CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 12 novembre 2009
246.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

Giovedì 12 novembre 2009. - Presidenza del presidente Donato BRUNO. - Interviene il ministro per i rapporti con le regioni Raffaele Fitto.

La seduta comincia alle 8.35.

DL 135/09: Disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee.
C. 2897 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta dell'11 novembre 2009.

Donato BRUNO, presidente, comunica che sono stati presentati emendamenti ed

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articoli aggiuntivi (vedi allegato) e avverte che il deputato Maurizio Bernardo ha ritirato gli emendamenti a sua firma (7.3, 7.6, 7.8, 7.11, 15.36 e 15.55).
Quanto all'ammissibilità degli emendamenti presentati, ricorda, in generale, che, ai sensi dell'articolo 89, il presidente ha la facoltà di negare l'accettazione e lo svolgimento di articoli aggiuntivi ed emendamenti che «siano relativi ad argomenti affatto estranei all'oggetto della discussione». Ricorda inoltre che l'articolo 96-bis, comma 7, del regolamento prevede, per la valutazione dell'ammissibilità degli emendamenti, criteri più rigorosi rispetto a quelli stabiliti per il procedimento legislativo ordinario, stabilendo, in particolare, che devono essere dichiarati inammissibili gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi che non siano «strettamente attinenti» alla materia del decreto-legge. Ricorda altresì che la circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997 precisa che la stretta attinenza al contenuto del decreto-legge è «valutata con riferimento ai singoli oggetti ed alla specifica problematica affrontata dall'intervento normativo».
Alla luce di tali criteri, avverte che sono da considerarsi inammissibili le seguenti proposte emendative: Maran 3.2 e Zeller 3.3, che sopprimono o modificano l'articolo 122, comma 7-bis, del codice degli appalti; Viola 3-ter.7, volto ad affidare all'Autorità garante della concorrenza e del mercato compiti non strettamente conseguenti alle misure oggetto dell'articolo 3-ter; Vignali 4.13.,volto ad ampliare le disposizioni contenute nel comma 11 dell'articolo 30 della legge n. 99 del 2009; Barani 6.1, che abroga il regolamento recante disposizioni tecniche concernenti apparecchiature per il trattamento domestico di acque potabili; Vanalli 6.01, che dispone lo stanziamento di risorse per l'espletamento dei controlli nel settore agro-alimentare; Lulli 16.5, volto a precisare che i decreti che definiscono le modalità di applicazione delle disposizioni in materia di tutela del made in Italy debbano avere particolare riguardo ad alcuni profili non strettamente attinenti alla materia; e Vanalli 18.12, che introduce, oltretutto con decreto non regolamentare, una deroga al divieto di cessione dei crediti comunitari recato dal terzo comma dell'articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica 727 del 1974. Sono inoltre da ritenere inammissibili gli emendamenti Favia 15.23 e Favia 15.62, in quanto volti a modificare il comma 10 dell'articolo 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008 al fine di sostituire l'autorizzazione all'adozione di regolamenti di delegificazione ivi prevista con una delega legislativa al Governo, laddove costituisce prassi consolidata quella di non ritenere ammissibili emendamenti che si pongano in contrasto con i parametri della legge n. 400 del 1988, e, in particolare, emendamenti a decreti-legge che contengano deleghe legislative o vi incidano.
Infine, dà conto delle sostituzioni comunicate alla presidenza per la seduta odierna.

Roberto ZACCARIA (PD), intervenendo sui lavori della Commissione, ricorda che il gruppo del Partito democratico ha chiesto ieri la rimozione dal testo della disciplina in materia di servizi pubblici locali di cui all'articolo 15, al fine di discuterne in un separato provvedimento, da esaminare anche celermente, anche perché la collocazione dell'articolo in questione all'interno del decreto-legge in esame appare inappropriata, sia per la mancanza del presupposto dell'urgenza, sia per la mancanza del collegamento con la materia propria del decreto stesso. Poiché si tratta, per il suo gruppo, di un punto pregiudiziale, chiede al rappresentante del Governo e alla maggioranza se intendano accogliere la richiesta.

Mario TASSONE (UdC), intervenendo sui lavori della Commissione, ricorda che anche il suo gruppo ha assunto la stessa posizione. Ribadisce inoltre la valutazione critica del suo gruppo rispetto a decreti-legge dal contenuto eterogeneo, come quello in esame, i quali, a causa dell'esame affrettato che impongono, di fatto sminuiscono il ruolo del Parlamento e ne ledono la dignità.

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Donato BRUNO, presidente, prima di dare la parola al ministro Fitto, precisa di aver chiesto la presenza ai lavori della Commissione del ministro per le politiche europee, che ha la competenza sull'intero provvedimento, al fine di ascoltare la risposta del Governo alla richiesta dell'opposizione. Il ministro Ronchi non ha potuto prendere parte alla seduta in corso, a causa di altri impegni istituzionali. È presente, tuttavia, il ministro per gli affari regionali, il quale ha la competenza sulla materia dell'articolo 15, sul quale vertono le principali riserve dell'opposizione.

Il ministro Raffaele FITTO, considerato che, per quanto attiene alla scelta del Governo di collocare la disposizione in materia di servizi pubblici locali all'interno del decreto-legge in esame, sono stati messi in dubbio l'esistenza del presupposto di urgenza dell'intervento e l'attinenza della disposizione all'oggetto proprio del decreto stesso, osserva che, per quanto concerne l'urgenza, questa sussiste. Il Governo ha incontrato infatti forti difficoltà nella predisposizione dei regolamenti attuativi dell'articolo 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, il cui testo - prima che il decreto-legge lo modificasse - non era quello voluto dal Consiglio dei ministri, bensì quello, significativamente diverso, risultante dall'esame parlamentare del disegno di legge di conversione: se non si fosse modificata la base legislativa di riferimento, di cui al predetto articolo, i regolamenti attuativi avrebbero rischiato di essere travolti dai ricorsi amministrativi. Per questa ragione, considerato che il termine per la cessazione delle gestioni dirette da parte dei comuni era fissato al 31 dicembre 2010 e che il tempo a disposizione rischiava di non essere sufficiente per modificare la legge con un provvedimento ordinario, il Governo ha ritenuto necessario intervenire con urgenza.
Per quanto riguarda invece l'attinenza dell'articolo 15 all'oggetto proprio del decreto-legge, fa presente che la sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee del 15 ottobre 2009 ha stabilito precisi criteri per l'affidamento del servizio idrico e che l'Italia ha pertanto la necessità di adeguare la propria normativa, e di farlo celermente, per evitare l'avvio dell'attuazione di una riforma che rischia di essere invalidata dall'Unione europea e per la quale l'Italia potrebbe essere chiamata a pagare una sanzione in sede comunitaria.
Quanto infine al merito della proposta di riforma di cui all'articolo 15, si dichiara disponibile a fornire tutti i chiarimenti che saranno richiesti.

Roberto ZACCARIA (PD) ritiene che le motivazioni addotte dal rappresentante del Governo per respingere la richiesta del suo gruppo non siano convincenti. Atteso infatti che il termine per la cessazione delle gestioni dirette è ancora lontano e che la sentenza della Corte di giustizia del 15 ottobre scorso non impone immediati obblighi di adeguamento normativo a carico dell'Italia, c'è tutto il tempo per discutere una riforma nell'ambito di un disegno di legge ordinario.

Mario TASSONE (UdC) concorda con il deputato Zaccaria in quanto la sentenza della Corte di giustizia non impone all'Italia una modifica normativa immediata, senza contare che su materie come quella dei servizi pubblici locali si è sempre discusso approfonditamente in Parlamento. Rileva inoltre che un intervento sui servizi pubblici locali dovrebbe essere valutato alla luce del quadro complessivo della riforma che il Governo intende portare avanti in materia di autonomie locali.

Anna Maria BERNINI BOVICELLI (PdL), relatore, in relazione alla perplessità manifestata dal deputato Zaccaria e da altri in relazione allo strumento legislativo utilizzato dal Governo, fa presente che sia la legge n. 11 del 2005, sia la legge n. 89 del 1989 ammettono il ricorso al decreto-legge per l'attuazione di obblighi comunitari, non solo per quelli scaduti ma anche per quelli in scadenza. Il Governo, del resto, ha fatto ricorso al decreto-legge per questa finalità anche nel 2007 e nel 2008. Né si può negare che sussista l'urgenza,

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dal momento che il mancato adempimento di obblighi comunitari comporta il pagamento di pesanti sanzioni pecuniarie e che in passato l'Italia è stata non di rado sanzionata. Fa inoltre presente che il provvedimento incide su discipline che sono oggetto di procedure di infrazione comunitaria anche in stato avanzato. L'esigenza di intervenire per evitare il pagamento di sanzioni sussiste anche in relazione all'articolo 15 del provvedimento in esame, considerata la sentenza della Corte di giustizia già ricordata dal ministro Fitto.

Marco CAUSI (PD) giudica non convincenti le motivazioni addotte dal rappresentante del Governo e dalla relatrice per non accogliere la richiesta del suo gruppo in relazione all'articolo 15. Per quanto riguarda la sentenza citata dal ministro, premesso che il 15 ottobre, quando la sentenza è stata emessa, il decreto-legge era già stato emanato, va detto che, in ogni caso, la sentenza non pone obblighi per la cessazione delle gestioni dirette: se così fosse, la Francia e la Germania si starebbero muovendo per modificare le proprie discipline interne, che attualmente permettono ai comuni di Parigi e di Berlino di gestire in house ad esempio i servizi di trasporto pubblico. Del resto, se vi fosse un obbligo comunitario posto dalla sentenza citata dal ministro per porre fine alle gestioni dirette, non si vede perché il Governo dovrebbe escludere dall'applicazione della disciplina il trasporto ferroviario regionale.
Ciò premesso, chiarisce che la sua parte politica non discute la necessità di cambiare la disciplina in materia di affidamento dei servizi pubblici locali a rilevanza economica, ma ritiene che si debba procedere con la dovuta attenzione, sia per verificare la sostenibilità della riforma da parte degli enti locali, sia per valutare la ragionevolezza delle esclusioni dalla disciplina generale.

Il ministro Raffaele FITTO, per quanto riguarda la posizione dei comuni, fa presente che il presidente dell'ANCI, in sede di Assemblea nazionale dell'associazione, ha espresso un giudizio positivo sulla riforma in esame. Fa inoltre presente che, se si vuole valutare la sostenibilità della riforma da parte degli enti locali, occorre anche tenere conto del fatto che le gestioni dirette hanno provocato, in molte regioni, gravi dissesti di bilancio. Il provvedimento in esame intende invece permettere un rilancio degli investimenti nei servizi pubblici locali, in vista di un miglioramento dell'efficienza e della qualità dei servizi stessi, che in alcune zone d'Italia è davvero necessario. Per quanto riguarda infine l'autorità di regolazione del settore idrico, il Governo ha preferito non prevederne l'istituzione con il provvedimento in esame, in quanto si tratta di un intervento per il quale l'utilizzo dello strumento del decreto-legge è effettivamente improprio. Ciò non significa tuttavia che non sia allo studio del Governo la costituzione di un organismo di regolazione del settore. Quanto infine ai settori esclusi dalla disciplina, alcuni, come la distribuzione del gas, sono stati esclusi in quanto il Governo condivide il lavoro svolto dal precedente Esecutivo e ritiene soddisfacente l'attuale assetto; altri sono stati esclusi in quanto, anche alla luce di un confronto con gli enti e gli operatori interessati, è apparso preferibile ipotizzare una scansione di tempi diversa.

Paolo FONTANELLI (PD) ritiene che le argomentazioni addotte dal ministro non siano convincenti. Sulla necessità di riformare la disciplina dei servizi pubblici locali, la sua parte politica non nutre dubbi; ritiene però che non si possa farlo nei termini proposti dall'articolo 15 del decreto-legge in esame, occorrendo una riflessione più ampia, inquadrata in un discorso più generale in ordine alla riforma del sistema delle autonomie locali. Per queste ragioni il suo gruppo ha chiesto la soppressione dell'articolo 15 e la discussione della materia in un altro provvedimento. Quanto infine alle dichiarazioni del presidente dell'ANCI, fa presente che questa ha fatto pervenire ai deputati anche proposte di emendamento, che il Governo

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non intende però accogliere: a suo avviso, non è corretto invocare l'ANCI solo quando è vantaggioso per le proprie posizioni.

Donato BRUNO, presidente, invita il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il prescritto parere sugli emendamenti.

Anna Maria BERNINI BOVICELLI (PdL), relatore, invita al ritiro di tutti gli emendamenti presentati, avvertendo che, diversamente, il parere deve intendersi contrario. Quanto alle motivazioni dell'invito al ritiro, si dichiara disponibile a chiarirle, ove richiesto, nel corso delle votazioni.

Il ministro Raffaele FITTO esprime parere conforme a quello della relatrice.

Mario TASSONE (UdC) dichiara che il suo gruppo non è disponibile a ritirare gli emendamenti presentati ed esprime il proprio rammarico a dover constatare che, come previsto, ancora una volta non c'è, da parte della maggioranza e del Governo, alcuna disponibilità ad un confronto con l'opposizione su temi delicati come quelli affrontati dal provvedimento, rispetto a molti dei quali il suo gruppo non oppone una contrarietà di merito, ma soltanto rappresenta l'esigenza di una maggiore chiarezza circa gli intendimenti.

Roberto ZACCARIA (PD), premesso di condividere il rammarico espresso dal deputato Tassone, dichiara che il suo gruppo insiste per la votazione degli emendamenti riferiti agli articoli 2, 3-ter, 15 e 16 e ritira tutti gli altri, fermo restando che li ripresenterà all'Assemblea.

David FAVIA (IdV) insiste per la votazione degli emendamenti presentati dal suo gruppo riferiti agli articoli 2, 3-ter, 15 e 16 e ritira tutti gli altri, ferma la loro ripresentazione all'Assemblea.

Karl ZELLER (Misto-Min.ling.) ritira tutti gli emendamenti da lui sottoscritti, con l'eccezione degli emendamenti riferiti all'articolo 15, per i quali insiste per la votazione.

Giuseppe CALDERISI (PdL) dichiara che i deputati del suo gruppo ritirano gli emendamenti presentati.

Donato BRUNO, presidente, invita il deputato Tassone a valutare se il suo gruppo ritiene di assumere una posizione analoga a quella dei gruppi del Partito Democratico e dell'Italia dei Valori, che hanno ritirato tutti gli emendamenti ad eccezione di quelli riferiti agli articoli 2, 3-ter, 15 e 16. In tal modo la Commissione potrà concentrare il proprio esame su alcuni articoli e in particolare sull'articolo 15 al quale è riferita la gran parte delle proposte emendative.

Mario TASSONE (UdC), premesso che tutte le materie toccate dal provvedimento in esame sono ugualmente delicate e meriterebbero la stessa attenzione, prende atto che non ci sono i tempi per un dibattito parlamentare approfondito. Considerato che gli altri gruppi di opposizione hanno scelto di utilizzare il tempo a disposizione per concentrarsi su alcuni articoli, ritiene di non poter opporsi a questa linea e ritira pertanto tutti gli emendamenti presentati da deputati del suo gruppo, salvo quelli riferiti agli articoli che saranno esaminati. Chiede però al presidente di chiarire fin d'ora se, almeno sugli articoli che saranno esaminati, sia immaginabile che la maggioranza prenda in considerazione le proposte dell'opposizione ovvero se il provvedimento è da ritenersi immodificabile.

Donato BRUNO, presidente, chiarisce, affinché i rapporti tra maggioranza e opposizione siano ispirati alla consueta lealtà, che allo stato non sembra vi siano le condizioni per modificare il provvedimento. Avverte quindi che si passa ora all'esame degli emendamenti riferiti agli articoli 2, 3-ter, 15 e 16.

Mario LOVELLI (PD), intervenendo sui suoi emendamenti 2.1, 2.2 e 2.4, fa presente

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che l'intervento previsto dal Governo nel settore delle ferrovie è insufficiente. L'Unione europea chiede infatti che l'autorità di regolazione del settore sia un ente indipendente sotto ogni profilo dalla società che eroga il servizio di trasporto, mentre in Italia questo non avviene, visto che la società che gestisce l'infrastruttura ferroviaria non è indipendente dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che svolge la funzione di autorità di settore. Aggiunge che se fosse stata approvata la sua proposta di legge C. 1057, recante Istituzione dell'Autorità per i servizi e l'uso delle infrastrutture di trasporto, della quale la Commissione Trasporti ha iniziato l'esame senza poi portarlo avanti, l'Italia non sarebbe incorsa in una procedura di infrazione comunitaria. Gli emendamenti in esame riprendono la citata proposta di legge, delineando una soluzione alle questioni poste dalla Commissione europea migliore di quella avanzata dal Governo nell'articolo in esame e prospettando inoltre un diverso sistema di sanzioni pecuniarie per le imprese.

Anna Maria BERNINI BOVICELLI (PdL), relatore, osserva che la soluzione prospettata negli emendamenti Lovelli diverge radicalmente da quella individuata dal Governo in quanto prevede l'istituzione di un'autorità di settore. Le istituzioni europee hanno tuttavia espresso una preferenza per organismi di settore configurati in modo diverso dalle autorità indipendenti, le quali sono enti staccati dall'apparato amministrativo dello Stato. Per questa ragione il Governo ha previsto la costituzione di un'agenzia nazionale, attribuendole risorse proprie e personale in modo da assicurarle il grado di indipendenza richiesto dall'Unione europea.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Lovelli 2.1 e 2.2, Favia 2.3, Lovelli 2.4, Favia 2.5, 2.6, 2.7 e 2.8.

Donato BRUNO, presidente, avverte che si passa ora all'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 3-ter.

David FAVIA (IdV), intervenendo sull'emendamento Di Pietro 3-ter.1, di cui è cofirmatario, chiarisce che il suo gruppo chiede la soppressione dell'articolo in quanto ritiene che esso faccia venir meno una disciplina migliore, la quale favoriva e valorizzava la partecipazione delle regioni alla realizzazione delle infrastrutture viarie, mentre la norma prevista dal Governo riduce tale partecipazione al solo caso, del tutto marginale, di infrastrutture di esclusivo interesse di una singola regione.

Rodolfo Giuliano VIOLA (PD), intervenendo sul suo emendamento 3-ter.2, osserva che l'articolo in esame arresta l'importante processo riformatore avviato dal precedente Governo, che andava in direzione federale: il cosiddetto «federalismo infrastrutturale». Si tratta, per inciso, di un processo che il ministro Matteoli si era impegnato a portare avanti. Invita pertanto ad una riflessione su questo punto, rivolgendosi soprattutto ai deputati della Lega Nord Padania, per evitare di eliminare la possibilità per le regioni di intervenire sui propri territori con ingenti risorse.

Manuela DAL LAGO (LNP) chiarisce che l'articolo 3-ter in esame convince pienamente il suo gruppo ed invita a non confondere tra la possibilità, per la regione, di essere ente concedente e la possibilità di essere soggetto concessionario: l'istanza federalista è soddisfatta nel momento in cui la regione è ente concedente; la gestione è invece bene che sia affidata a un altro soggetto, come richiesto anche dall'Unione europea.

Pierluigi MANTINI (UdC), nel condividere la posizione espressa dalla deputata Dal Lago, osserva che la proliferazione di società pubbliche spesso non è la soluzione del problema, ma il problema stesso, proprio in ragione della commistione tra concessore e concessionario, cui il suo gruppo guarda in modo critico. Non si può però tacere che l'articolo 3-ter fa salvi i poteri e le funzioni conferiti ai soggetti pubblici già costituiti in alcune regioni,

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vale a dire in Veneto e in Lombardia, mentre il vero federalismo dovrebbe assicurare le stesse possibilità a tutte le regioni.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli identici emendamenti Di Pietro 3-ter.1 e Viola 3-ter.2, nonché gli emendamenti Di Pietro 3-ter.3, 3-ter.4 e 3-ter.5.

Donato BRUNO, presidente, ricorda che l'emendamenti Viola 3-ter.6 è stato ritirato. Avverte altresì che si passa ora all'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 15.

Raffaella MARIANI (PD), intervenendo sull'emendamento Amici 15.1, di cui è cofirmataria, osserva che l'Unione europea ammette, a certe condizioni, l'affidamento diretto, cosiddetto in house, della gestione dei servizi, per cui non è vero che la disciplina anteriore al decreto-legge esponesse l'Italia al rischio di una procedura di infrazione. Certo, era necessaria una riflessione sugli affidamenti diretti e la sua parte politica era disponibile a farla. Il Governo ha invece scelto di procedere unilateralmente e frettolosamente. Quanto ai sindaci, non sono affatto tutti d'accordo sulla riforma, come ventilato dal ministro Fitto; moltissimi di loro sono anzi preoccupati che, in conseguenza del cambio di rotta voluto dal Governo, si determini nei prossimi anni un'interruzione dell'affidamento dei servizi, soprattutto del servizio idrico, oltre che una stretta creditizia, che farebbe venir meno gli indispensabili investimenti. Ritiene poi indispensabile un organismo di regolazione del settore idrico, anche per evitare che nel servizio idrico accada quel che è accaduto per altri servizi pubblici coinvolti in passato in processi di privatizzazione affrettati, per effetto dei quali il notevole impegno finanziario degli investitori è stato poi ripagato attraverso un aumento delle tariffe, a danno dei consumatori.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge l'emendamento Amici 15.1.

Gian Luca GALLETTI (UdC), intervenendo sull'emendamento Tassone 15.2, di cui è cofirmatario, osserva che in materie delicate e complesse come quella in esame ci si dovrebbe il più possibile astenere da interventi frammentari. L'esperienza mostra che nella gran parte dei casi è poi necessario tornare indietro, determinando una grave incertezza negli enti locali e nei privati. Invita pertanto ad una riflessione più approfondita sul tema dei servizi pubblici locali, facendo notare, ad esempio, che l'articolo 15 si applica a servizi diversi, ciascuno dei quali ha le proprie specificità, delle quali sarebbe opportuno tenere conto. A suo avviso, è necessaria una riflessione complessiva, che sfoci in un testo unico dei servizi pubblici locali, che innanzitutto individui una volta per tutti i servizi che devono qualificarsi come tali. Occorre soprattutto tenere sempre a mente l'obiettivo, che, a suo parere, deve essere quello di passare dal regime di monopolio alla concorrenza. Questo obiettivo non si raggiunge con l'intervento previsto dal Governo, che mantiene il regime di monopolio. Per avere concorrenza occorre infatti in primo luogo la separazione tra le reti, che devono essere pubbliche, e la gestione, che deve essere curata da privati in concorrenza; in secondo luogo occorre l'affidamento della gestione mediante gara ad evidenza pubblica. Il ricorso a società miste previsto dall'articolo non è una soluzione, perché mantiene la gestione al soggetto pubblico, in regime di monopolio, con danno del cittadino utente. In definitiva, occorre ricordare che altro è privatizzare, altro invece è liberalizzare: per ottenere concorrenza occorre liberalizzare un settore, non basta privatizzare le società che vi operano. L'articolo 15 si limita appunto a privatizzare, parzialmente, le società operanti nei servizi pubblici.

Federico TESTA (PD) rileva che l'errore commesso in passato è stato quello di disciplinare in modo omogeneo settori diversi. Il provvedimento in esame compie, sotto questo aspetto, un passo avanti, in quanto esclude dall'ambito di applicazione

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una serie di settori con caratteristiche specifiche. Questo però non basta, perché i settori che rimangono nella sfera di applicazione dell'articolo, cioè distribuzione dell'acqua, trasporto pubblico locale e raccolta dei rifiuti, sono tra loro profondamente diversi. L'articolo, inoltre, privatizza, come ricordato dal deputato Galletti, senza liberalizzare, ma privatizzare prima di aver liberalizzato ha come unico effetto di trasferire la rendita di posizione monopolista dal soggetto pubblico al soggetto privato, senza vantaggio per l'utente. Va poi detto che i comuni non sono, nella gran parte dei casi, in grado, per mancanza di professionalità specifiche al loro interno, di curare le gare per l'affidamento delle gestioni. Occorrerebbe, prima di privatizzare, creare una struttura di supporto, che fornisca consulenza, stabilisca criteri di valutazione, predisponga bandi di gara-tipo. Diversamente i comuni, che in molti casi vogliono soltanto acquisire risorse da spendere in altri campi, procederanno alle privatizzazioni con la sola assistenza dei consulenti delle società private che partecipano alle gare. In definitiva, per smantellare i monopoli, è essenziale che esista un'autorità di regolazione che svolga le funzioni anzidette. Il mercato non tende infatti naturalmente alla concorrenza e per portarcelo occorre quindi la vigilanza di un organismo terzo.

Il ministro Raffaele FITTO, preso atto con soddisfazione del parziale apprezzamento dichiarato da alcuni degli intervenuti, intende rispondere alle obiezioni sollevate. Per quanto riguarda l'inadeguatezza dell'articolo 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, ribadisce che quell'articolo è stato stravolto nel corso dell'esame parlamentare del disegno di legge di conversione: l'articolo 15 in esame si limita a ripristinare il testo dell'articolo 23-bis che il Consiglio dei ministri aveva deliberato. Quanto alla diversità dei settori cui si applica la disciplina, fa presente che la varietà delle situazioni non impedisce che il legislatore disciplini innanzitutto gli aspetti comuni, per poi curarsi delle specificità. Per quanto riguarda le gare pubbliche, chiarisce che il regolamento di attuazione della nuova disciplina fornirà tutte le indicazioni e le garanzie necessarie: proprio al fine di poter predisporre un buon regolamento, che non finisse travolto dai ricorsi, il Governo ha voluto modificare l'articolo 23-bis, in modo da avere una solida base giuridica per i regolamenti. Per quanto riguarda invece i tempi della riforma, dichiara l'impegno del Governo a predisporre il regolamento di attuazione nel giro di un mese e a tenere conto di tutte le indicazioni che verranno dal Parlamento. Aggiunge che l'impostazione della riforma che il Governo intende portare avanti è basata su un dibattito di molti anni, il quale non ha finora portato a nulla solo perché sono mancate, sotto gli altri Governi, le condizioni politiche per varare finalmente la riforma.

Roberto ZACCARIA (PD) invita il ministro Fitto a non dimenticare che il Parlamento non è organo di consulenza del Governo per la predisposizione di norme regolamentari, bensì il titolare primario della potestà legislativa.

Il ministro Raffaele FITTO chiarisce di non aver voluto in alcun modo sminuire il ruolo del Parlamento, del quale ha grande considerazione e rispetto, ma di aver soltanto voluto dire che ad alcune fondate preoccupazioni espresse in merito alle gare risponderà il regolamento di attuazione della legge.

Pierluigi MANTINI (UdC) osserva che, se si vuole fare una riforma seria dei servizi pubblici locali, occorre senz'altro, come prima cosa, individuare quali sono tali servizi, come suggeriva il collega Galletti. Quanto poi all'equiparazione tra società pubbliche e società private, fa presente che si tratta di una fictio giuridica che va superata: l'Unione europea chiede che la gestione dei servizi sia affidata con gara e che, tendenzialmente, si superino le gestioni in proprio o in house. L'affidamento delle gestioni a società a capitale interamente o prevalentemente pubblico e con amministratori scelti dalla politica è

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cosa diversa dalla privatizzazione reale. L'Europa non comprende appieno questo fenomeno, tipicamente italiano, ma per poter superare l'attuale regime di monopolio pubblico in Italia occorre abbandonare le gestioni in proprio e procedere ad una vera liberalizzazione.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Tassone 15.2. e Messina 15.3.

David FAVIA (IdV), intervenendo sul suo emendamento 15.4, osserva che è paradossale che l'articolo 15, mentre esclude dall'ambito di applicazione della norma le farmacie comunali, non escluda l'acqua, che è un bene primario, vitale e scarso. La sua parte politica è favorevole alla separazione tra la proprietà delle reti, che deve restare pubblica, e l'erogazione dei servizi, che deve diventare privata in regime di concorrenza, ma ritiene che l'acqua debba essere trattata diversamente, in quanto la peculiarità del bene sconsiglia la liberalizzazione e impone che resti in mano pubblica l'intero servizio.

La Commissione respinge l'emendamento Favia 15.4.

Marco CAUSI (PD), intervenendo sull'emendamento Amici 15.5, di cui è cofirmatario, sottolinea che la distribuzione dell'acqua ha caratteristiche tali da richiedere un trattamento diverso. Ricorda che oggi in Italia il servizio idrico è gestito, a seconda dei comuni, da società pubbliche, da società miste pubblico-privato o da società interamente private: l'esperienza non dimostra che la gestione delle società private sia migliore di quella delle società pubbliche; né è detto che le società private investano di più delle pubbliche. Va inoltre considerato che c'è grande preoccupazione nei comuni che hanno fatto la scelta della gestione in proprio o in house, i quali rischiano ora di dover mettere in discussione assetti efficienti, e questo senza una valida ragione, considerato che la legislazione comunitaria non vieta la gestione in proprio.

Il ministro Raffaele FITTO non nega che vi siano gestioni pubbliche efficienti, ma sono una minoranza. Invita quindi a non assumere sulla questione della separazione della proprietà delle reti dalla gestione dei servizi una posizione ideologica.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge l'emendamento Amici 15.5.

Paolo FONTANELLI (PD), intervenendo sull'emendamento Amici 15.6, di cui è cofirmatario, ribadisce che gli emendamenti presentati dal suo gruppo in materia di servizio idrico sono dettati dalla volontà di tenere conto della specificità della risorsa acqua, che è vitale ed esauribile e pertanto deve essere considerata con speciale attenzione. Si tratta di una preoccupazione seria e fondata, per la quale il gruppo chiede di escludere il servizio idrico dall'ambito di applicazione della norma e comunque di non procedere a gare prima di aver istituito un organismo di regolazione.

Il ministro Raffaele FITTO, per quanto riguarda l'organismo di regolazione, chiarisce che sono allo studio del Governo tre ipotesi: la prima è quella di affidare i compiti di regolazione ad una sezione specializzata dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas; la seconda è quella di rafforzare la Commissione nazionale di vigilanza sulle risorse idriche (Co.N.Vi.R.I.); la terza è quella di istituire un'autorità autonoma, che si sostenti con meccanismi di autofinanziamento. In ogni caso, premesso che il Governo è consapevole dell'esigenza di un organismo di regolazione, fa presente che questo tema non avrebbe potuto essere affrontato nell'ambito di questo decreto-legge, anche perché non è possibile procedere sul punto senza aver prima sentito le autonomie territoriali, le quali dovranno avere una qualche forma di rappresentanza all'interno

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dell'organismo. Assicura comunque che è intendimento del Governo approfondire questo punto nei prossimi mesi.

La Commissione respinge l'emendamento Amici 15.6.

Donato BRUNO, presidente, essendo imminente l'inizio delle votazioni in Assemblea e dovendo, prima di allora, riunirsi anche il Comitato permanente per i pareri per l'esame di emendamenti presentati a provvedimenti in Assemblea, rinvia il seguito dell'esame alla seduta già convocata mezz'ora dopo il termine delle votazioni antimeridiane dell'Assemblea.

La seduta termina alle 10.35.

COMITATO PERMANENTE PER I PARERI

Giovedì 12 novembre 2009. - Presidenza del vicepresidente Oriano GIOVANELLI.

La seduta comincia alle 10.35.

Disposizioni per il rafforzamento della competitività del settore agroalimentare.
Emendamenti C. 2260-A Governo ed abb.

(Parere all'Assemblea).
(Esame e conclusione - Parere).

Maria Piera PASTORE (LNP), relatore, rileva che gli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 3 ed il nuovo subemendamento 0.4.602.600 della Commissione non presentano profili critici per quanto attiene al rispetto del riparto di competenze legislative di cui all'articolo 117 della Costituzione e propone, pertanto, di esprimere su di essi il parere di nulla osta.

Nessuno chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere del relatore.

Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, fatta a Strasburgo il 13 novembre 1987, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
Emendamenti C. 2836-A Governo.

(Parere all'Assemblea).
(Esame e conclusione - Parere).

Il Comitato inizia l'esame del provvedimento.

Beatrice LORENZIN (PdL), relatore, rileva che gli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 3 non presentano profili critici per quanto attiene al rispetto del riparto di competenze legislative di cui all'articolo 117 della Costituzione e propone, pertanto, di esprimere su di essi il parere di nulla osta.

Nessuno chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere del relatore.

Adesione della Repubblica italiana al Protocollo di modifica della Convenzione del 1976 sulla limitazione della responsabilità in materia di crediti marittimi, adottato a Londra il 2 maggio 1996, nonché delega al Governo per la sua attuazione.
Emendamenti C. 2720 Governo, approvato dal Senato.

(Parere all'Assemblea).
(Esame e conclusione - Parere).

Maria Piera PASTORE (LNP), relatore, rileva che gli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 1 non presentano profili critici per quanto attiene al rispetto del riparto di competenze legislative di cui all'articolo 117 della Costituzione e propone pertanto di esprimere su di essi il parere di nulla osta.

Nessuno chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere del relatore.

La seduta termina alle 10.40.

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ATTI DEL GOVERNO

Giovedì 12 novembre 2009. - Presidenza del presidente Donato BRUNO. - Interviene il ministro per le politiche europee Andrea Ronchi.

La seduta comincia alle 13.55.

Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2008/43/CE della Commissione, del 4 aprile 2008, relativa all'istituzione, a norma della direttiva 93/15/CEE del Consiglio, di un sistema di identificazione e tracciabilità degli esplosivi per uso civile.
Atto n. 149.

(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Pierguido VANALLI (LNP), relatore, ricorda che lo schema di decreto legislativo introduce e disciplina un sistema di identificazione univoca e di tracciabilità degli esplosivi per uso civile, in attuazione alla direttiva 2008/43/CE del 4 aprile 2008. In particolare, si prevede che le imprese che fabbricano o importano esplosivi procedano alla marcatura degli esplosivi mediante un'identificazione univoca conforme al modello di cui all'allegato 1 allo schema di decreto.
L'obbligo di etichettatura riguarda tutti gli oggetti esplodenti di cui all'Allegato I al decreto legislativo 2 gennaio 1997, n. 7, con l'esclusione degli esplosivi destinati ad essere utilizzati dalle Forze di polizia e dalle Forze armate, degli articoli pirotecnici, delle munizioni per uso civile e di altre particolari categorie di esplosivi, espressamente indicate. Conseguentemente, la definizione del campo di applicazione del provvedimento è individuata in via residuale.
Il Ministero dell'interno, quale autorità nazionale competente, assegna un apposito codice identificativo ad ogni sito di fabbricazione, italiano o di nazionalità di altro Stato membro dell'UE, che insiste sul territorio nazionale.
Per garantire la circolazione degli esplosivi sul mercato comunitario in condizioni di sicurezza, si fa obbligo alle imprese di utilizzare il sistema informatico di raccolta dei dati del Ministero dell'interno, denominato G.E.A., che consente la tracciabilità dell'esplosivo lungo l'intera filiera produttiva, distributiva e commerciale, ovvero, in alternativa, di istituire a proprio carico un sistema che consenta la tracciabilità degli esplosivi e la trasmissione dei relativi dati al sistema G.E.A.
In ogni caso, le spese per l'utilizzazione ovvero per il collegamento dei dati al sistema G.E.A. sono a carico delle imprese.
Ciascuna impresa deve altresì provvedere alla tenuta di un registro informatizzato relativo a tutte le movimentazioni degli esplosivi.
Infine, lo schema di decreto prevede uno specifico sistema di sanzioni per assicurare l'osservanza delle disposizioni ivi contenute. In particolare, l'introduzione nel territorio nazionale e la detenzione di esplosivi in violazione degli obblighi di identificazione e di etichettatura previsti dal decreto è punita con l'arresto da venti giorni a tre mesi e con l'ammenda da 20.000 a 200.000 euro. Sono inoltre stabilite sanzioni amministrative per le violazioni relative alle modalità di identificazione e tracciamento degli esplosivi.

Donato BRUNO, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 14.

SEDE REFERENTE

Giovedì 12 novembre 2009. - Presidenza del presidente Donato BRUNO. - Interviene il Ministro per le Politiche Europee, Andrea Ronchi.

La seduta comincia alle 14.

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DL 135/09: Disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee.
C. 2897 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito dell'esame e conclusione).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta antimeridiana odierna.

Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Tassone 15.7 e Mariani 15.8, sottoscritto anche dal deputato Zaccaria.

Karl ZELLER (Misto-Min.ling.), intervenendo con riferimento al proprio emendamento 15.9, intende richiamare l'attenzione della Commissione su una questione che reputa delicata. Nel testo dell'articolo 15 non è a suo avviso chiaro se la lettera a) intende ricomprendere anche l'ipotesi delle società con capitale interamente pubblico che operano in libero mercato. Si tratta infatti di una delle quattro ipotesi per la partecipazione alle gare che di norma sono contemplate; in questo caso sembra invece che ne vengano ipotizzate solo tre. Rileva pertanto che il proprio emendamento è proprio volto a chiarire tale aspetto visto che, altrimenti, non si comprende se tali società potranno partecipare alla gara nel 2012.
Fa presente che il Ministro Fitto ha affermato che non vi è l'intenzione di escludere le società pubbliche non in house dalla partecipazione alla gara ed ha preannunciato un parere favorevole su un eventuale ordine del giorno che fosse presentato al riguardo. Preso atto di tale disponibilità ritira quindi il proprio emendamento 15.9 ribadendo l'esigenza di evitare una interpretazione discriminatoria nei confronti delle società pubbliche.

Il ministro Andrea RONCHI conferma la valutazione favorevole del Governo rispetto ad un eventuale ordine del giorno che fosse presentato sulla questione testé rappresentata dal collega Zeller.

La Commissione respinge l'emendamento Borghesi 15.10.

Karl ZELLER (Misto-Min.ling.) illustra il proprio emendamento 15.11. In proposito ricorda che il Governo ha affermato di aver predisposto la nuova disciplina sui servizi pubblici locali per dare seguito alla normativa comunitaria ed alla giurisprudenza delle Corte di giustizia. Rileva, peraltro, che dalla recente sentenza della citata Corte del 15 ottobre 2009 emerge il contrario di quanto sostiene l'Esecutivo. Considerato che in tale ambito viene fatta salva la possibilità di affidare i servizi in house chiede al Governo per quali ragioni si voglia escludere invece tale affidamento. La questione è legata anche alle modalità con cui si può decidere di gestire in proprio senza procedere alla gara. Ritiene che molti profili dubbi si porranno con l'approvazione dell'articolo 15, che non dà attuazione alle previsioni comunitarie che, invece, sono concordi nell'affidare direttamente a società o a procedere alla gestione diretta.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Zeller 15.11, Tassone 15.12, Amici 15.13, Zeller 15.14, Mariani 15.15 e 15.16, questi ultimi due sottoscritti anche dal deputato Zaccaria, Brugger 15.17 e Favia 15.18.

Paolo FONTANELLI (PD), intervenendo con riguardo all'emendamento Testa 15.19 rileva come esso accolga, di fatto, quanto affermato anche oggi dal Ministro Fitto in ordine all'esigenza di prevedere autorità di regolazione del settore.

Donato BRUNO, presidente, chiede al presentatore se non ritenga opportuno trasformare il contenuto di tale emendamento in un ordine del giorno.

Paolo FONTANELLI (PD) insiste nella votazione dell'emendamento, da lui sottoscritto.

La Commissione respinge l'emendamento Testa 15.19.

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Gian Luca GALLETTI (UdC) illustra l'emendamento 15.20 di cui è cofirmatario, volto a prevedere che il parere dell'Autorità garante per la concorrenza ed il mercato sia obbligatorio e vincolante per la gestione in house. Considerato che attualmente si prevede un meccanismo di silenzio assenzio nel caso in cui l'Autorità non si esprima entro sessanta giorni, la proposta del suo gruppo è invece quella di rendere necessario tale parere, da esprimere entro novanta giorni dalla ricezione delle relazione. Evidenzia infatti come la gestione in house debba essere eccezionale e motivata. Considerate le poche competenze dell'Autorità in materia, è immaginabile che essa non farà i dovuti approfondimenti o comunque farà scadere il termine.

Anna Maria BERNINI BOVICELLI (PdL), relatrice, ricorda come più volte è stato evidenziato come vi sia una proliferazione di agenzie ed autorità. Rileva come il parere cui ha fatto testé riferimento il collega Galletti non possa che essere obbligatorio ma non può configurarsi come vincolante, come avviene anche per i pareri del Parlamento.
Rileva come l'intenzione del legislatore sia quella di contenere i tempi di intervento per la negoziazione diretta evitando che i tempi dell'Autorità possano essere eccessivamente lunghi e confliggere con le altre autorità esistenti. Rileva come sia opportuno che attraverso la legge si privatizzi mentre attraverso la deregulation delle autorità di settore si liberalizzano i comparti.

Gian Luca GALLETTI (UdC) nel richiamare la procedura già prevista dall'articolo 23-bis, ricorda come finora di fronte alle richieste dei comuni l'Autorità garante abbia espresso un parere contrario nei confronti di tutti considerato che non ha le strutture idonee.

Paolo FONTANELLI (PD) rileva che gli emendamenti che la Commissione si accinge ora ad esaminare sono molti e di contenuto identico, in quanto scaturiscono tutti da proposte dell'ANCI. Considerato che il Ministro ha premesso che il consenso dell'ANCI è uno degli aspetti fondamentali del provvedimento in esame non vede per quali ragioni la Commissione debba esprimersi contro tali proposte.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge l'emendamento Tassone 15.20, gli identici emendamenti Favia 15.21 e Testa 15.22, l'emendamento Favia 15.24, gli identici emendamenti Zeller 15.25, Tassone 15.26, Fontanelli 15.28 e Mariani 15.29, nonché l'emendamento Mariani, sottoscritto anche dal deputato Zaccaria.

Karl ZELLER (Misto-Min.ling.), intervenendo sul proprio emendamento 15.31, analogo anche ad altri emendamenti che sono stati presentati sulla materia, fa presente che esso è volto a prevedere un ampio termine di riferimento sin d'ora, proprio per evitare continue proroghe che certamente si renderanno necessarie a breve, trattandosi di fatto di una vendita del patrimonio pubblico.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge l'emendamento Zeller 15.31, Favia 15.32, Esposito 15.33, sottoscritto anche dal deputato Zaccaria, Favia 15.34, Causi 15.35 e gli identici emendamenti Tassone 15.37 e Quartiani 15.38, sottoscritto anche dal deputato Zaccaria. Respinge inoltre, con distinte votazioni, gli identici emendamenti Tassone 15.39 e Amici 15.40, gli identici emendamenti Zeller 15.41 e Fontanelli 15.42, l'emendamento Tassone 15.43, gli identici emendamenti Favia 15.44, Zeller 15.45, Tassone 15.46 e Fontanelli 15.48, gli emendamenti Zeller 15.49, Favia 15.50, Esposito 15.51, gli identici emendamenti Zeller 15.52, Tassone 15.53, Fontanelli 15.54, gli emendamenti Quartiani 15.56, Tassone 15.57, Esposito 15.58, sottoscritto anche dal deputato Zaccaria, Esposito 15.59, sottoscritto anche dal deputato Zaccaria, gli identici emendamenti Favia 15.60 e Testa 15.61, sottoscritto anche dal deputato Zaccaria, gli identici emendamenti Testa 15.63, sottoscritto anche dal deputato Zaccaria,

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e Meta 15.64, l'emendamento Meta 15.65, sottoscritto anche dal deputato Zaccaria, gli identici emendamenti Zeller 15.66, Favia 15.67, Tassone 15.68 e Fontanelli 15.69, gli identici emendamenti Zeller 15.71 e Gnecchi 15.72, gli emendamenti Nicco 15.73, Tassone 15.74, Amici 15.75, Mariani 15.76, Borghesi 16.1, 16.2 e 16.3, Vico 16.4, sottoscritto anche dal deputato Zaccaria, Marchi 16.6, sottoscritto anche dal deputato Zaccaria, Vico 16.7, sottoscritto anche dal deputato Zaccaria, e l'articolo aggiuntivo Borghesi 16.01.

Paolo FONTANELLI (PD), intervenendo per dichiarazione di voto, esprime la contrarietà del suo gruppo sul provvedimento in esame, fondata su una pluralità di ragioni.
In primo luogo, ci si trova di fronte anche in questo caso a provvedimenti di urgenza che sono ormai talmente diffusi da aver superato ogni limite, tanto da aver portato il suo gruppo ad evidenziare come ci si trovi di fronte ad una modifica della Costituzione materiale del Paese.
Si tratta di una ormai diffusa prassi nell'adozione di decreti omnibus dei quali è altamente difficile ravvisare un'omogeneità dei temi trattati ed un reale legame con il titolo del provvedimento, che sarebbe volto a dare seguito agli obblighi comunitari.
Ricorda come anche nella seduta di ieri era stata preannunciata la disponibilità del suo gruppo ad un atteggiamento costruttivo qualora la maggioranza avesse acceduto alla richiesta di stralciare almeno l'articolo 15, così da pervenire ad una seria ed organica riforma del sistema dei servizi pubblici locali. Deve prendere atto che tale proposta non ha trovato una risposta positiva.
Richiama quindi i principali profili di contrarietà sul merito del provvedimento: si riferisce in particolare all'articolo 15 riguardante la disciplina dei servizi pubblici locali su cui rileva una grande approssimazione ed insufficienza nelle risposte che vengono date di fronte all'esigenza di una riforma del sistema. Tale esigenza è emersa con chiarezza anche nel corso del dibattito in Assemblea sulle mozioni presentate sulla materia: ciò che è necessario è una riforma organica complessiva che abbia una visione globale delle problematiche emerse.
Evidenzia come l'articolo 15 abbia un'impostazione non condivisibile per diverse ragioni tra cui l'esclusione a priori di alcuni importanti settori ed una generalizzazione che non tiene conto delle peculiarità dei diversi ambiti. Ritiene insufficiente e debole l'impostazione dell'articolo 15 rispetto all'obiettivo, più volte dichiarato, di voler creare le condizioni per le liberalizzazione dei servizi pubblici locali realizzando un sistema concorrenziale a beneficio degli utenti.
Rileva come ci si trovi di fronte ad un settore su cui è difficile intervenire per la sua complessità ed in cui l'impostazione che è prevalsa con l'articolo 15 in discussione è quella di porre maggiore accento sulla privatizzazione piuttosto che sulla liberalizzazione.
Esprime altresì molte perplessità sulla volontà di escludere dai vantaggi della libera concorrenza proprio quei settori da cui deriverebbero maggiori vantaggi agli utenti. Diversamente, per un settore quale è quello idrico - che attiene ad un bene primario ed esauribile qual è l'acqua - si è deciso di consentirne la privatizzazione e l'attribuzione tramite gara nonostante sembri irrealistico pensare che un privato possa decidere di fare gli ingenti investimenti che il settore richiede. A suo avviso è stata promossa un'azione di privatizzazione più per pubblicità che per reale volontà.
Sempre con riferimento al settore idrico, ricorda come questo era stato escluso dalle procedure di gara nel testo che aveva elaborato la collega Lanzillotta, tanto più in assenza di un'Autorità di regolamentazione. In proposito, pur prendendo atto di quanto evidenziato dalla relatrice in merito all'opportunità di evitare sovrapposizioni e proliferazione di enti, ritiene che occorra che il problema sia affrontato nella sua interezza e a

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favore degli utenti, senza norme frastagliate come invece avviene con il provvedimento in esame.

David FAVIA (IdV) esprime il voto contrario del suo gruppo rilevando in primo luogo come ancora una volta sia stato svuotato il ruolo della Commissione e dell'Assemblea alla luce dei tempi brevi di esame a disposizione e della chiusura della maggioranza nell'accettare qualsiasi proposta emendativa. Si tratta di segni negativi di cui occorre tenere conto, tanto più in un provvedimento che non ha oggettive ragioni di urgenza e che presenta molte misure che non sono legate all'attuazione degli obblighi comunitari.
Ritiene altresì alquanto grave che la maggioranza ed il Governo non abbiano accettato la proposta di stralciare quantomeno l'articolo 15, che sarebbe potuto essere oggetto di un intervento con legge ordinaria ed in cui attualmente prevale una logica di privatizzazione rispetto a quella di liberalizzazione. Non condivide inoltre in alcun modo l'aver trattato un bene primario qual è l'acqua diversamente dalle farmacie comunali. Ritiene che il problema sia stato sottovalutato considerato che l'acqua deve essere un bene da preservare nella proprietà e nella gestione pubblica.
Richiama quindi le disposizioni dell'articolo 3-ter che costituiscono solo un palliativo per le infrastrutture di esclusivo interesse regionale. Rileva altresì, in merito all'articolo 16 riguardante il made in Italy che, seppure si tratta di una norma attesa da tempo, l'attuale formulazione presenta un profilo equivoco nel momento in cui non chiarisce se il concetto di lavorazione ricomprenda tutte le fasi della stessa incluso l'assemblaggio. Diversamente, tale norma potrebbe essere facilmente elusa e forse essa è frutto di troppe pressioni esterne.
In merito all'articolo 2, ritiene che l'indipendenza dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle Ferrovie non sia stata pienamente definita in quanto i fondi ed il personale restano ancora legati al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Alla luce di tali considerazioni preannuncia il voto contrario del suo gruppo.

Giuseppe CALDERISI (PdL) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo ricordando che l'articolo 10 della legge n. 11 del 2005 prevede l'adozione di decreti-legge per rispondere a procedure di infrazione comunitaria in corso e per adeguare le materie considerate prioritarie che non sono state ricomprese nella legge comunitaria annuale.
Ricorda che la disciplina dei servizi pubblici locali assume un ruolo prioritario nell'ambito delle direttive comunitarie e del Trattato di Lisbona. Gli stessi settori esclusi lo sono stati in linea con quanto previsto dalla normativa dell'Unione europea.
Ringrazia, in conclusione, il presidente della Commissione e la relatrice per la competenza dimostrata nonché il Governo ed i gruppi di opposizione i quali hanno consentito di svolgere un dibattito in Commissione limitato ai profili essenziali del testo nel rispetto della diversità della posizioni ed a tutela del ruolo del Parlamento.

Gian Luca GALLETTI (UdC) nel richiamare quanto evidenziato da più parti nel corso del dibattito in merito all'iter legislativo del provvedimento, che ha costretto ad esaminare in poche ore un tema che avrebbe richiesto molto tempo, fa presente che la Commissione non è di fatto entrata nel merito delle questioni. Ciò d'altronde anche a causa del fatto che lo strumento del decreto-legge si adatta poco a questo tipo di materie.
Ribadisce le convinzione che si tratti di un'occasione persa, pur essendo consapevole che entro breve tempo si dovrà certamente intervenire nuovamente su un provvedimento confuso.
Ritiene particolarmente erroneo aver fatto riferimento in via principale alla figura della società mista, che costituisce uno strumento individuato alla fine degli anni Novanta come modello transitorio per la liberalizzazione del settore. Rileva come con l'articolo 15 tale fattispecie sia

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divenuta la modalità definitiva per un regime concorrenziale. Evidenzia tuttavia come tale figura non faccia venire meno i conflitti di competenza ed i regimi di monopolio.
Fa presente come gli obiettivi di diminuzione dei costi ed aumento della qualità, al servizio del cittadino, non sono al centro della società mista, che non ha nessuno stimolo a procedere in tale direzione. Sottolinea come l'unica differenza è quella che le risorse aggiuntive che ne derivano anziché essere attribuite in regime di monopolio sono divise con un altro soggetto. Al contempo, esprime forte preoccupazione anche per le modalità individuate per la privatizzazione consistenti nella vendita in blocchi o in modalità di affidamento a trattativa privata da parte degli enti locali di parte delle quote.

Donato BRUNO, presidente, comunica che sono pervenuti i pareri del Comitato per la legislazione e delle Commissioni competenti in sede consultiva sul testo.
La Commissione delibera di conferire il mandato al relatore di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

Donato BRUNO, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.

La seduta termina alle 15.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Giovedì 12 novembre 2009.

L'Ufficio di presidenza si è riunito dalle 15 alle 15.15.