CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 27 ottobre 2009
238.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
COMUNICATO
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AUDIZIONI INFORMALI

Martedì 27 ottobre 2009.

Audizioni di rappresentanti dell'ANICA e della Federazione Sistema Cultura Italia di Confindustria e di rappresentanti dell'AIAT (Associazione italiana agenzie teatrali), nell'ambito dell'esame delle proposte di legge C. 762 Bellanova, C. 1550 Ceccacci Rubino, C. 2112 Borghesi, C. 2654 Delfino, recanti disposizioni per la tutela dei lavoratori dello spettacolo, dell'intrattenimento e dello svago.

Le audizioni informali sono state svolte dalle 10.35 alle 11.20.

AUDIZIONI INFORMALI

Martedì 27 ottobre 2009.

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Audizione di rappresentanti del SIAR (Sindacato italiano autisti di rappresentanza) sulle problematiche relative al riconoscimento professionale della categoria degli autisti di rappresentanza.

L'audizione informale è stata svolta dalle 11.20 alle 11.50.

ATTI DEL GOVERNO

Martedì 27 ottobre 2009. - Presidenza del vicepresidente Giuliano CAZZOLA. - Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Eugenia Roccella.

La seduta comincia alle 14.10.

Sui lavori della Commissione.

Giuliano CAZZOLA, presidente, comunica che nei giorni scorsi è stata avanzata la richiesta di trasferimento alla sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento, di due proposte di legge assegnate alla XI Commissione, recanti rispettivamente «Modifiche al decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, in materia di diritti e prerogative sindacali di particolari categorie di personale del Ministero degli affari esteri» (A.C. 717) e «Disposizioni concernenti l'assegno sostitutivo dell'accompagnatore militare per il 2009» (A.C. 2788). Avverte, pertanto, che la presidenza si riserva - qualora si perfezionassero i requisiti prescritti dal Regolamento e l'Assemblea deliberasse il trasferimento in sede legislativa dei predetti provvedimenti - di convocare la Commissione nel corso della corrente settimana per la loro discussione ed eventuale approvazione.

La Commissione prende atto.

Schema di decreto legislativo recante recepimento della direttiva 2006/54/CE riguardante l'attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego.
Atto n. 112.

(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto legislativo in titolo, rinviato nella seduta del 13 ottobre 2009.

Giuliano CAZZOLA, presidente, ricorda che nella scorsa settimana ha avuto luogo un ciclo di audizioni informali nell'ambito dell'esame del provvedimento in titolo, che ha consentito alla Commissione di acquisire utili elementi conoscitivi. Rammenta, inoltre, che - pur essendo scaduto, lo scorso 24 ottobre, il termine per l'espressione del prescritto parere - il Governo ha comunque acconsentito a un breve differimento del pronunciamento della Commissione stessa, anche oltre il termine prescritto dalla legge, impegnandosi a non adottare definitivamente l'atto prima di avere acquisito il parere parlamentare.
Comunica, quindi, che il relatore, sulla base dell'istruttoria sinora svolta, ha predisposto una proposta di parere favorevole con osservazioni (vedi allegato 1) e che è stata testé depositata, da parte del gruppo dell'Italia dei Valori, una proposta alternativa di parere, sottoscritta dai deputati Paladini e Porcino (vedi allegato 2); ricorda, altresì, che - secondo quanto convenuto nell'ambito dell'ultima riunione dell'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi - entro la giornata di oggi anche gli altri gruppi interessati potranno presentare eventuali proposte alternative di parere, atteso che la definitiva deliberazione di competenza della Commissione sul provvedimento in titolo avrà luogo nella giornata di domani.

Barbara SALTAMARTINI (PdL), relatore, nell'illustrare la sua proposta di parere, si sofferma sulle osservazioni in essa

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contenute, facendo presente, in particolare, che taluni dei rilievi inseriti nella proposta prendono spunto da elementi emersi nel corso delle audizioni informali svolte ovvero da valutazioni che sono state formulate nel dibattito in Commissione e nel confronto con i rappresentanti dei gruppi.
Auspica, pertanto, che sulla proposta di parere possa avviarsi un'utile discussione, che possa condurre ad una convergenza dell'intera Commissione.

Giuliano CAZZOLA, presidente, avverte che il gruppo del Partito Democratico - presa visione della proposta di parere del relatore - ha appena depositato una proposta alternativa di parere (vedi allegato 3), sottoscritta dai deputati Damiano, Bellanova, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Codurelli, Gatti, Gnecchi, Letta, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru.

Lucia CODURELLI (PD) fa presente che il suo gruppo ha convenuto di presentare alla Commissione una proposta di parere alternativa a quella del relatore, pur nella speranza che sia ancora possibile giungere ad una posizione unitaria sull'argomento. Nel rimarcare l'importanza del provvedimento in esame, si interroga sui motivi per i quali si è giunti con notevole ritardo al recepimento di una importante direttiva europea in materia di pari opportunità, facendo notare che un atteggiamento più sollecito del Governo nella presentazione di tale schema di decreto legislativo avrebbe potuto garantire spazi temporali maggiori per la sua discussione in Parlamento. Ritiene che, in materia di pari opportunità, più che la mera affermazione di principi conti la realizzazione di misure concrete - anche attraverso l'applicazione di norme già esistenti - che possano avviare un processo di miglioramento della condizione femminile nel Paese, al fine di evitare discriminazioni nel campo dell'accesso al lavoro, della retribuzione, delle tutele previdenziali. Fa notare che di fronte ad una crisi economica che ha raggiunto livelli allarmanti, il Governo, a dispetto delle enunciazioni di principio declamate nel provvedimento in esame, ha perseguito fin dal suo insediamento politiche sociali assolutamente inadeguate, soprattutto nei confronti delle donne, come testimoniano i provvedimenti assunti in materia di abrogazione del divieto delle cosiddette «dimissioni in bianco» e di innalzamento dell'età pensionabile delle donne nella pubblica amministrazione, nonché lo stesso decreto-legge sui precari della scuola, con il quale, a suo avviso, si è introdotta una vera e propria forma di licenziamento collettivo femminile.
Soffermandosi più nel particolare sul merito del provvedimento, dopo aver espresso condivisione sulle osservazioni contenute nella proposta di parere del relatore legate alla necessità di evitare di eliminare nel provvedimento il limite al numero dei mandati delle consigliere e dei consiglieri per le pari opportunità, sottolinea la sussistenza nello schema di decreto di alcuni elementi di criticità connessi a questioni che fanno riferimento al mancato coinvolgimento della Conferenza Stato-regioni nelle elaborazione del testo finale, alla composizione del Comitato nazionale per l'attuazione dei principi di parità di trattamento ed uguaglianza di opportunità (organismo privo di neutralità), al ruolo della consigliera di parità - a suo avviso, poco indipendente e troppo subordinata al Ministero - alla previsione di possibili livelli differenti nell'ambito delle forme pensionistiche complementari collettive. Ritiene dunque necessario uno sforzo ulteriore al fine di migliorare significativamente un provvedimento che non affronta pienamente la problematica della pari rappresentanza tra i generi, dal momento che né opera una efficace armonizzazione tra l'ordinamento interno vigente e quello comunitario né pone le premesse per un potenziamento dei servizi di welfare.
Auspica, in conclusione, che possa esserci un cambiamento di rotta in seno alla maggioranza e si possa favorire lo sviluppo di politiche attive in materia di parità di

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trattamento, che garantiscano una maggiore presenza delle donne nei processi decisionali e nel mercato del lavoro in generale.

Elisabetta RAMPI (PD), nel rivolgere un ringraziamento al presidente e al relatore per aver reso possibile lo svolgimento di audizioni informali sull'argomento in questione, delle quali ritiene si sia tenuto conto in sede di formulazione della proposta di parere, sottolinea la necessità di affrontare le problematiche delle pari opportunità con spirito trasversale, in vista del superamento dei troppi ostacoli che ancora impediscono alle donne di emergere nella società in materia di accesso al lavoro, retribuzione e regimi professionali di sicurezza sociale. Fa notare che in un periodo di grande crisi economica, che colpisce anzitutto i soggetti deboli del mercato del lavoro - come le donne - il Governo, da un lato, si lascia andare ad affermazioni di principio propositive, come quelle contenute nel provvedimento in esame, dall'altro, nella manovra di finanza pubblica che si appresta a varare, sembra ignorare totalmente tali problematiche, prospettando ingenti tagli ai servizi di welfare. Rileva che a fronte dei drammatici dati sull'occupazione femminile, che testimoniano di un Paese sempre più lontano dal raggiungimento degli obiettivi di Lisbona, diviso tra nord e sud e dilaniato da una profonda crisi di valori, la classe politica dovrebbe avvertire il dovere morale di cambiare passo e di assumersi la responsabilità di superare le profonde condizioni di disparità occupazionali, retributive e previdenziali tuttora esistenti.
Nel merito più specifico del provvedimento, pur ritenendo condivisibili taluni aspetti del provvedimento, esprime perplessità sulla prospettata eliminazione, dal Codice delle pari opportunità, del riferimento alla progressione professionale e di carriera, sulla delineazione di un rapporto quasi gerarchico tra la consigliera di parità e le sue supplenti, nonché sulla mancata acquisizione del parere della Conferenza Stato-regioni. Inoltre, rileva talune criticità nella parte del testo relativa alle forme di previdenza collettive, nelle quali, a suo avviso, mancherebbe una effettiva solidarietà di genere, nonché laddove si affronta la tematica del ruolo della consigliera nazionale di parità, che giudica poco indipendente, a dispetto delle indicazioni dell'Unione europea. Auspica, in conclusione, che vi siano ancora margini per una modifica più significativa del testo in esame, che possa favorire davvero lo sviluppo di politiche a sostegno delle donne e della maternità, attraverso interventi che garantiscano la conciliazione dei tempi di lavoro con quelli familiari.

Donella MATTESINI (PD), nel sottolineare che il provvedimento in esame giunge in Commissione con considerevole ritardo rispetto ai tempi inizialmente previsti per il recepimento della direttiva europea in materia di pari opportunità, osserva che tale tempo avrebbe potuto essere più opportunamente impiegato per un suo più approfondito esame; auspica, in ogni caso, che sul testo in esame maggioranza ed opposizione possano tentare ancora di collaborare proficuamente, così come è avvenuto in occasione dell'esame del decreto-legge sui precari della scuola. Rileva che sulla materia della parità di genere l'attuale Esecutivo continua ad operare nel campo delle ipotesi e delle affermazioni di principio, peraltro smentite dalla sua azione concreta, che ha portato all'assunzione di provvedimenti volti a disincentivare, più che a sostenere, la presenza delle donne nel mercato del lavoro. Cita, al riguardo, le disposizioni introdotte in materia di orario di lavoro (in particolare, con riferimento al part-time) e quelle che hanno abrogato il divieto delle «dimissioni in bianco», misure in ordine alle quali si augura che vi possa essere una disponibilità della maggioranza a rivederne il contenuto in senso più favorevole alle lavoratrici.
Dopo aver osservato che il Parlamento si appresta ad approvare una manovra finanziaria che non sembra destinare ai servizi a sostegno delle donne significative

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risorse, si sofferma sul nuovo articolo 50-bis del decreto legislativo n. 198 del 2006, introdotto dallo schema di decreto legislativo in esame, rilevando la necessità, in nome di una reale efficacia della stessa disposizione, di prevedere come obbligatorio, e non semplicemente possibile, l'inserimento nei contratti collettivi di lavoro di specifiche misure di prevenzione delle discriminazioni.

Giuliano CAZZOLA, presidente, con riferimento ad alcune osservazioni svolte dai deputati intervenuti, fa notare che all'esame del provvedimento in titolo è stato garantito ampio spazio, dal momento che il provvedimento in questione è stato posto all'ordine del giorno in numerose sedute della Commissione, talvolta sconvocate proprio su richiesta dei gruppi, e che nella scorsa settimana hanno anche avuto luogo diverse audizioni informali sull'argomento. Ricorda, inoltre, che il Governo ha comunque acconsentito a un breve differimento del pronunciamento della Commissione, anche oltre il termine prescritto dalla legge, con ciò dimostrando un'ampia disponibilità al confronto con il Parlamento.

Massimiliano FEDRIGA (LNP), nel rivolgere un sentito ringraziamento al relatore per aver tenuto debito conto, in sede di predisposizione della sua proposta di parere, delle osservazioni emerse nel corso delle audizioni informali - anche di quelle provenienti dall'opposizione - giudica grave che i gruppi di minoranza continuino a tenere un comportamento di pregiudiziale contrarietà a tutti i provvedimenti di iniziativa governativa, con ciò rivelando uno spirito demagogico ed ideologico. Ritiene poi inaccettabile che, anche in una sede meno formale dell'Assemblea, come quella della Commissione, dove meno pressante è l'esigenza di svolgere un ruolo «di cassa di risonanza» rispetto a talune battaglie politiche, si insista con alcune argomentazioni che tendono a raffigurare i gruppi di minoranza come gli unici veri «paladini» delle pari opportunità e a rappresentare, con toni drammatici e quasi terroristici, gli interventi dell'Esecutivo - come quello recente in materia di istruzione - come tesi a danneggiare le donne, piuttosto che a sostenerle. Osserva che un simile atteggiamento rischia di vanificare gli sforzi di sintesi del relatore e il raggiungimento stesso di una convergenza su tematiche tanto delicate.
Con riferimento, inoltre, ad altre considerazioni espresse da taluni esponenti dell'opposizione, fa notare che non è in alcun modo imputabile alla responsabilità del Governo la mancata espressione del parere sul provvedimento da parte della Conferenza Stato-regioni, essendo tale inadempienza legata piuttosto a fattori attinenti al funzionamento interno della stessa Conferenza, che non hanno permesso una convocazione nei termini prescritti.
Ricorda, peraltro, che dei presunti ritardi nell'attuazione della direttiva andrebbe chiesta ragione al Governo di centrosinistra in carica nella scorsa legislatura, che ha avuto oltre un anno per approvare - senza successo - un provvedimento di recepimento della normativa comunitaria. Dopo aver fatto presente che l'Esecutivo in carica ha comunque concesso alla Commissione una proroga per l'espressione del parere e che, pertanto, non rispondono al vero le osservazioni in ordine ad una presunta mancanza di approfondimento dell'argomento in oggetto, si sofferma sul merito dell'argomento in discussione, osservando che le situazioni giuridiche soggettive connesse al sistema di welfare andrebbero ricondotte in un sistema di protezione sociale più complessivo, che considerasse la famiglia come nucleo centrale di riferimento e non si limitasse ad un semplice riconoscimento di diritti individuali.

Giovanni PALADINI (IdV), pur ringraziando il relatore per il lavoro svolto, esprime perplessità sul provvedimento in esame, che ritiene non introduca significative novità in materia di pari opportunità e non assicuri una razionale armonizzazione

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tra ordinamento interno vigente e ordinamento comunitario, soprattutto con riferimento a taluni aspetti che riguardano la composizione del Comitato nazionale per l'attuazione dei principi di parità di trattamento ed uguaglianza di opportunità, il mancato riferimento alla progressione professionale e di carriera, una non adeguata attività di contrasto delle disparità di trattamento nell'accesso al lavoro, nella retribuzione e nelle forme previdenziali collettive. Nel segnalare che il suo gruppo, per le ragioni esposte, ha deciso di presentare una proposta di parere alternativa a quella del relatore, fa notare che il Parlamento nel caso di specie non è nelle condizioni di esprimere un parere al Governo, dal momento che lo stesso Esecutivo non ha provveduto ad indicare alla Commissione in modo puntuale la rispondenza tra quanto previsto nel provvedimento in esame e quanto richiesto dalla direttiva comunitaria da recepire, contravvenendo ad alcuni disposizioni comunitarie che vanno in tal senso.

Amalia SCHIRRU (PD), nel condividere talune delle osservazioni contenute nella proposta di parere formulata del relatore, soprattutto laddove si prospetta al Governo la necessità di prevedere un limite al mandato dei consiglieri di parità, di valutare una modifica al comma 9 dell'articolo 54 del decreto legislativo n. 151 del 2001, in materia di adozione internazionale, e di considerare l'opportunità di superare alcune forme di discriminazione nell'accesso al lavoro per coloro che hanno svolto il servizio civile dal 1985 in avanti, intende rilevare che la strada da percorrere in vista di una piena integrazione delle donne nel mercato del lavoro è ancora lunga, come testimonia la persistenza di alcune forme di discriminazione nei confronti delle lavoratrici nell'ambito della pubblica amministrazione (soprattutto nel campo delle Forze Armate), connesse all'applicazione di criteri non meritocratici nel sistema di reclutamento del personale e nelle procedure di nomina degli enti pubblici. In conclusione, nell'osservare che, a fronte di un incremento delle funzioni degli organismi chiamati ad operare in materia di pari opportunità, si riscontra un generale disimpegno del Governo nel reperimento delle risorse finanziarie necessarie, esprime perplessità sul ruolo secondario attribuito al supplente dei consiglieri di parità, la cui funzione dovrebbe essere, a suo avviso, recuperata nell'ambito di un quadro più collegiale di partecipazione.

Giuliano CAZZOLA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.10.

SEDE CONSULTIVA

Martedì 27 ottobre 2009. - Presidenza del vicepresidente Giuliano CAZZOLA. - Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Eugenia Roccella.

La seduta comincia alle 15.10.

Istituzione del Ministero della salute e incremento del numero complessivo dei Sottosegretari di Stato.
C. 2766 Governo, approvato dal Senato.

(Parere alla I Commissione).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

Giuliano CAZZOLA, presidente e relatore, osserva che il disegno di legge in esame, approvato dal Senato e composto di un unico articolo, prevede una modifica del numero dei Ministeri e dei componenti del Governo, nonché l'istituzione di due distinti dicasteri, il «Ministero della salute» ed il «Ministero del lavoro e delle politiche sociali», attraverso la separazione

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delle funzioni attualmente esercitate dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali. In questo senso, segnala che l'articolo 1 dispone l'aumento del numero dei Ministeri da dodici a tredici - a seguito del ricordato «sdoppiamento» dell'attuale Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali - e prevede che il numero totale dei componenti del Governo a qualsiasi titolo, ivi compresi ministri senza portafoglio, viceministri e sottosegretari di Stato, non possa essere superiore a 63 e che la composizione del Governo debba essere coerente con il principio costituzionale delle pari opportunità tra donne e uomini nell'accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive. L'aumento di tre unità - da 60 a 63 - del numero dei membri del Governo è riferito, come già nel testo vigente, ai componenti del Governo «a qualsiasi titolo»; per tali ragioni, considerando la carica di Presidente del Consiglio dei ministri e quella dei titolari dei tredici ministeri, se ne desume che il Governo non potrà contare più di quarantanove membri tra ministri senza portafoglio, viceministri, sottosegretari di Stato ed eventuali vicepresidenti del Consiglio che non siano al contempo titolari di ministero.
Segnala che il comma 2 dell'articolo 1 prevede, poi, ulteriori modifiche al decreto legislativo n. 300 del 1999, tra cui l'attribuzione al Ministero dell'economia e delle finanze di talune funzioni in merito al settore della spesa sanitaria ed al finanziamento del Servizio sanitario nazionale, anche per quanto attiene ai piani di rientro regionali. Con una modifica introdotta nel corso dell'esame presso il Senato è stata inserita una nuova lettera b-bis), che aggiunge alle funzioni attribuite al Ministero della salute anche quella del monitoraggio della qualità delle attività sanitarie regionali riguardanti i livelli essenziali delle prestazioni erogate, sul quale il Ministro riferisce annualmente al Parlamento.
Sottolinea che il comma 3 statuisce il trasferimento al nuovo Ministero della salute, a decorrere dall'entrata in vigore della legge e senza maggiori oneri per il bilancio dello Stato, delle funzioni e delle strutture indicate dal decreto legislativo n. 300 del 1999 che, ai sensi della disciplina vigente, sono conferite al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali. Osserva, inoltre, che il comma 6 rimette ad un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri l'individuazione provvisoria del contingente minimo degli uffici strumentali e di diretta collaborazione dei Ministeri interessati al riordino. Segnala, altresì, che il comma 8 prevede che, ai fini della funzionalità delle strutture, per i Ministeri indicati nel disegno di legge, si possa provvedere alla copertura dei posti di funzione di livello dirigenziale e procedere all'assunzione di personale non dirigenziale, mentre i commi 10 e 11 recano le norme di copertura finanziaria.
Ritiene, infine, utile soffermarsi più diffusamente su una disposizione di particolare interesse per la XI Commissione, contenuta nel comma 9 dell'articolo 1, che dispone che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali promuova con gli enti previdenziali e assistenziali pubblici vigilati l'integrazione logistica e funzionale delle sedi territoriali: si tratta di una disposizione che attua il comma 3 dell'articolo 74 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, in base al quale è prevista, nell'ambito di un intervento di razionalizzazione delle amministrazioni dello Stato e di riduzione degli assetti organizzativi, una rideterminazione della rete periferica delle stesse amministrazioni su base regionale o interregionale o una riorganizzazione delle esistenti strutture periferiche nell'ambito delle prefetture-uffici territoriali del Governo. Sottolinea che il medesimo comma 9 del provvedimento in esame prevede poi che i risparmi aggiuntivi conseguiti, rispetto a quelli già considerati ai fini del rispetto dei saldi di finanza pubblica, in attuazione della disposizione richiamata al presente comma, sono computati ai fini dell'attuazione dell'articolo 1, comma 11, della legge 24 dicembre 2007, n. 247, ovvero ai fini

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della eventuale rideterminazione - da effettuarsi a decorrere dall'anno 2011 con decreto del Ministro dell'economia, di concerto con il Ministro del lavoro - degli incrementi delle aliquote contributive dei lavoratori iscritti all'assicurazione generale obbligatoria e alle forme sostitutive ed esclusive della medesima, nonché alle ulteriori gestioni pensionistiche indicate dal comma 10 del medesimo articolo 1 della legge n. 247. In proposito, infatti, giudica importante ricordare che il mancato conseguimento delle economie ivi previste a copertura degli interventi sul sistema pensionistico, disposti dalla legge n. 247 del 2007, comporterà a partire dal 2011 un incremento delle aliquote pari allo 0,09 per cento in tutti i regimi di carattere obbligatorio, con un conseguente aumento del costo del lavoro che sarebbe opportuno evitare, come il Governo si è più volte impegnato a fare.
Peraltro, fa presente che il comma 9 dell'articolo 1 del provvedimento in esame stabilisce anche che gli enti previdenziali e assistenziali sono autorizzati a stipulare con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali apposite convenzioni per la valorizzazione degli immobili strumentali e la realizzazione di centri unici di servizio, riconoscendo al predetto Ministero canoni e oneri agevolati, anche in considerazione dei risparmi derivanti dalle integrazioni logistiche e funzionali. Con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare entro due mesi dalla data di entrata in vigore della legge, sono individuati gli ambiti e i modelli organizzativi di cui al già citato articolo 1, comma 7, della legge 24 dicembre 2007, n. 247, volti a realizzare sinergie e conseguire risparmi nel triennio 2010-2012 per un importo non inferiore a 100 milioni di euro, da computare ai fini di quanto previsto al comma 8 del medesimo articolo 1, ovvero in vista di quel piano di razionalizzazione del sistema degli enti previdenziali e assicurativi teso a conseguire, nell'arco del decennio, risparmi finanziari per 3,5 miliardi di euro.
Si tratta, a suo avviso, di una misura che andrebbe ulteriormente rafforzata, in considerazione delle diverse disposizioni vigenti in materia di razionalizzazione e risparmi riguardanti sia gli enti pubblici non economici sia il Ministero competente; occorrerebbe, quindi, precisare ulteriormente, attraverso specifici percorsi operativi, le sinergie ricavabili, sia nell'ambito dell'integrazione funzionale (ad esempio, attività ispettiva) sia nell'ambito dell'integrazione logistica (cosiddette «case del welfare»). Rileva altresì - come già evidenziato nel parere delle Commissioni riunite XI e XII sullo schema di decreto correttivo del decreto legislativo n. 81 del 2008, che riprendeva le conclusioni a cui era pervenuta l'indagine compiuta nella XV legislatura a proposito del «polo della sicurezza» - l'esigenza di un'effettiva sinergia, intorno all'INAIL, tra tutti gli istituti preposti alla tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori.
In conclusione, considerata l'importanza politica e strategica dell'intervento proposto, che intende meglio distribuire le competenze tra i diversi dicasteri, ritiene che vi siano le condizioni per una valutazione positiva del provvedimento, sul quale preannuncia sin d'ora l'intenzione di formulare un parere favorevole, sia pure valutando la possibilità di qualche eventuale osservazione, diretta in particolare a sottolineare il tema delle sinergie nel «polo della sicurezza».

Maria Grazia GATTI (PD) si domanda se un provvedimento che dovrebbe disciplinare l'istituzione di un nuovo dicastero e modificare il numero dei sottosegretari di Stato rappresenti la sede più idonea per un intervento di riforma degli enti previdenziali, come quello prospettato dal relatore. Considerata, infatti, la particolare situazione che caratterizza questi enti e l'ambito di operatività del disegno di legge in esame, riterrebbe utile un ulteriore approfondimento del merito della questione, sulla quale il suo gruppo non ha alcuna difficoltà a confrontarsi sulla base di riflessioni pacate e meditate.

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Giuliano CAZZOLA, presidente e relatore, fa presente di avere rilevato esclusivamente - nell'ambito della descrizione del provvedimento e della normativa vigente - l'esigenza di un miglioramento delle sinergie dei diversi attori previdenziali, soprattutto nel settore della sicurezza.

Donella MATTESINI (PD), preso atto del contenuto del provvedimento in esame, si domanda se esso realmente risponda in modo positivo all'esigenza di integrazione socio-sanitaria, che proviene soprattutto dai territori. Chiede, pertanto, al relatore se il Governo e la maggioranza abbiano la consapevolezza della direzione che si intraprende con l'approvazione del disegno di legge in titolo.

Giuliano CAZZOLA, presidente e relatore, fa notare che la risposta alla domanda testé formulata potrebbe opportunamente essere resa dalle forze politiche di opposizione, che avevano responsabilità di Governo nella precedente legislatura.
Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Legge di contabilità e finanza pubblica.
C. 2555, approvato dal Senato.

(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

Giuliano CAZZOLA, presidente, avverte che - essendo imminente l'inizio delle votazioni in Assemblea - nella seduta odierna si procederà esclusivamente all'illustrazione del provvedimento in titolo, mentre il seguito dell'esame sarà rinviato alla seduta già prevista per domani.

Massimiliano FEDRIGA (LNP), relatore, fa notare che la XI Commissione è chiamata ad esprimere il parere, per quanto di propria competenza, sul disegno di legge di iniziativa del Governo n. 2008, recante «legge di contabilità e finanza pubblica», già approvato dal Senato e adottato come testo base dalla V Commissione, al quale risulta abbinata un'ulteriore proposta di legge di iniziativa parlamentare. Fa presente che il provvedimento propone un'articolata riforma della disciplina di contabilità nazionale, che supera il meccanismo vigente basato sulla legge n. 468 del 1978, in modo da adeguare il contesto normativo del «governo della finanza pubblica» al mutato assetto costituzionale dei rapporti tra lo Stato e gli enti territoriali - anche in virtù della legge n. 42 del 2009, che ha conferito al Governo un'ampia delega per l'attuazione del federalismo fiscale, recentemente approvata dal Parlamento - ed ai vincoli di bilancio derivanti dall'ordinamento comunitario, nonché ad introdurre strumenti di pianificazione e controllo della spesa, finalizzati a contenerne una incoerente espansione. Tale provvedimento affronta, pertanto, i temi del coordinamento della finanza pubblica e dell'armonizzazione dei sistemi contabili, secondo principi di trasparenza e verificabilità della spesa, nonché di consapevole programmazione degli obiettivi di finanza pubblica. A suo giudizio si prosegue, in tal modo, la riforma del bilancio, già avviata sin dall'avvio della legislatura, nella direzione di una sempre più marcata trasformazione verso il bilancio di cassa, considerando in particolare i rapporti tra la legislazione e il bilancio e le modalità di classificazione del bilancio e del rendiconto.
In questo contesto, osserva che il provvedimento in esame - rafforzando una tendenza di semplificazione procedurale e normativa, già intrapresa nell'anno passato con il decreto-legge n. 112 del 2008 e con l'impostazione di una manovra triennale - si pone nell'ambito di un programma più strutturale di alleggerimento dei vincoli legislativi sul bilancio, che contribuisca a ridurre l'ingorgo normativo e a

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consentire la regolazione delle politiche pubbliche in funzione dei risultati, affiancati da efficaci strumenti di indirizzo e controllo parlamentare. Rileva poi che tale riforma della contabilità pubblica, oltre ad essere puntualmente disciplinata dal provvedimento, è anche affidata ad una successiva legislazione delegata, per quanto riguarda soprattutto l'adeguamento dei sistemi contabili, le procedure di spesa in conto capitale, il completamento della riforma del bilancio dello Stato e la riforma del sistema dei controlli.
Per quanto riguarda i profili di più diretto interesse della XI Commissione, segnala, in particolare, l'articolo 10, comma 1, l'articolo 15, commi 6 e 8, e l'articolo 19, comma 3.
Al riguardo, ritiene anzitutto opportuno rilevare che, nell'ambito del nuovo ciclo della programmazione finanziaria, il citato articolo 10 attribuisce un particolare rilevo alla Decisione di finanza pubblica (DFP), ossia al provvedimento destinato a sostituire l'attuale Documento di programmazione economico-finanziaria (DPEF), con una serie di differenze che riguardano, oltre alla data di presentazione (spostata a ridosso della manovra di finanza pubblica, alla fine del mese di settembre), anche le procedure attuative ed il contenuto di merito: la DFP indica, infatti, le linee-guida di politica economica e il quadro delle previsioni economiche e di finanza pubblica almeno per il triennio successivo; essa, inoltre, definisce - ai sensi del comma 1 dell'articolo 10 - gli obiettivi articolati per i «sottosettori» del conto delle amministrazioni pubbliche, relativi all'amministrazione centrale, all'amministrazione locale e agli enti di previdenza e aggiorna le previsioni per l'anno in corso. In tal senso, fa notare che si è previsto che il nuovo documento dettagli specificamente anche la situazione degli enti previdenziali, con ciò attribuendo ad essi un autonomo rilievo nella fase programmatoria e previsionale.
Segnala, poi, che anche l'articolo 15 prevede un ruolo specifico per gli enti di previdenza; ai sensi del comma 6 di tale articolo, infatti, essi trasmettono mensilmente al Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato tutti gli incassi ed i pagamenti effettuati, codificati con criteri uniformi sul territorio nazionale, mentre il comma 8 del medesimo articolo prevede che gli enti previdenziali privatizzati, le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, le autorità portuali, gli enti parco nazionale e gli altri enti pubblici, che inviano i flussi trimestrali di cassa e non sono ancora assoggettati ai meccanismi unitari di rilevazione delle spese, continuano a trasmettere al Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato i dati trimestrali della gestione di cassa dei loro bilanci entro il 20 dei mesi di gennaio, aprile, luglio e ottobre del trimestre di riferimento.
Rileva, inoltre, che l'articolo 19, che interviene in materia di copertura finanziaria delle leggi, riproduce, con limitate modifiche, la disciplina relativa ai fondi speciali attualmente dettata dall'articolo 11-bis della legge n. 468 del 1978. In particolare, segnala che il comma 3 del medesimo articolo 19 prevede che le quote dei fondi speciali di parte corrente e, se non corrispondono a disegni di legge già approvati da un ramo del Parlamento, di quelli di parte capitale, non utilizzate entro l'anno cui si riferiscono, costituiscono economie di bilancio. Pur a fronte di tale regola generale, peraltro, tale comma prevede che gli importi di cui all'articolo 11, comma 3, lettera e) - che determinano l'importo complessivo massimo destinato, in ciascuno degli anni compresi nel bilancio pluriennale, al rinnovo dei contratti del pubblico impiego - non utilizzati al termine dell'esercizio, sono conservati nel conto dei residui fino alla sottoscrizione dei contratti di lavoro o all'emanazione dei relativi provvedimenti negoziali.
In conclusione, pur prendendo atto dei limitati profili di competenza della XI Commissione, ritiene opportuno sottolineare la significativa rilevanza che tale riforma assume per il sistema economico-finanziario nel suo complesso, anche nell'ottica di un contenimento e di una

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riqualificazione della spesa nonché di una «decongestione» delle procedure parlamentari connesse alla sessione di bilancio, che avranno luogo, comunque, attraverso la piena valorizzazione degli strumenti di controllo parlamentare in ordine ad una gestione sempre più flessibile della finanza pubblica. Per tali motivi, preannuncia sin d'ora l'intenzione di formulare una proposta di parere favorevole.

Giuliano CAZZOLA, presidente, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.30.