CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 7 ottobre 2009
229.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
COMUNICATO
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INTERROGAZIONI

Mercoledì 7 ottobre 2009. - Presidenza del presidente Silvano MOFFA. - Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Pasquale Viespoli.

La seduta comincia alle 14.20.

5-01791 Braga: Flessibilità degli strumenti di integrazione salariale.

Il sottosegretario Pasquale VIESPOLI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

Chiara BRAGA (PD), nel ringraziare il rappresentante del Governo per la sollecita risposta fornita, si dichiara tuttavia insoddisfatta della stessa, facendo notare che le difficoltà in cui versano numerose aziende, prevalentemente di piccola o media dimensione, in particolare nella provincia di Como, sono proseguite anche successivamente all'emanazione della circolare interpretativa dell'INPS - citata dal sottosegretario Viespoli - relativa al computo del trattamento di integrazione salariale. Ritiene che ciò avrà inevitabili ricadute sul versante occupazionale di tutto il tessuto produttivo del territorio, che si tradurranno in ritardi nell'erogazione dei trattamenti - come, peraltro, già si sta verificando - o, addirittura, nel mancato riconoscimento dell'indennità di disoccupazione a numerosi lavoratori. Ritiene che con la predetta circolare dell'INPS, pur introducendosi in parte meccanismi di maggiore flessibilità ai fini dell'attribuzione del beneficio, non si pongano le premesse per una complessiva riforma del sistema degli ammortizzatori sociali né si affronti la questione dell'estensione dell'efficacia

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temporale della CIG, richiesta in più occasioni dai gruppi di opposizione.

5-01813 Cazzola: Tutela dei diritti dei dipendenti della Nortel Italia.
5-01836 Madia: Tutela dei diritti dei dipendenti della Nortel Italia.

Silvano MOFFA, presidente, avverte che le interrogazioni in titolo, aventi contenuto analogo, saranno svolte congiuntamente.

Il sottosegretario Pasquale VIESPOLI risponde alle interrogazioni in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

Giuliano CAZZOLA (PdL), pur ringraziando il rappresentante del Governo per la risposta fornita con estrema tempestività, ritiene di non potersi dichiarare soddisfatto, dal momento che dalla stessa ricostruzione dei fatti fornita dal sottosegretario Viespoli si evince la gravità della situazione in cui risulta coinvolta la multinazionale in questione. Ritiene, infatti, che quest'ultima abbia messo in atto comportamenti gravemente lesivi dei più elementari diritti soggettivi dei lavoratori, producendo, peraltro, una serie di inaccettabili conseguenze, suscettibili di porre in discussione il rispetto di fondamentali regole di leale confronto con le parti sociali e con le stesse istituzioni statali, che sono ormai consolidate nella prassi e fanno parte del patrimonio giuridico dell'ordinamento democratico. Osserva, quindi, che in un Paese come l'Italia non può essere tollerato un comportamento che, probabilmente, appare più consono ad istituti vigenti in regimi anti-democratici: invita, pertanto, l'Esecutivo ad assumere precise responsabilità al riguardo, facendo del caso in questione un vero e proprio «cavallo di battaglia» nell'ambito delle proprie politiche attive per il lavoro.

Maria Anna MADIA (PD), pur ringraziando il rappresentante del Governo per la risposta esauriente ed aggiornata agli ultimi recenti sviluppi della vicenda in oggetto, che rappresenta, comunque, un segnale di attenzione nei confronti della problematica descritta nell'interrogazione, ritiene inevitabile associarsi alla posizione di complessiva insoddisfazione testé assunta dal deputato Cazzola. Ritiene il caso di specie esemplificativo di quanto il lavoro in Italia stia vivendo un momento drammatico, caratterizzato dalla mancata applicazione di fondamentali garanzie a tutela dei lavoratori e dal costante inasprimento delle tensioni sociali presso le aziende sul territorio, come confermano anche talune notizie apparse presso gli organi di informazione nella giornata odierna, riguardanti peraltro un'altra azienda in crisi nella regione Lazio.
Invita, pertanto, il Governo ad assumersi le proprie responsabilità e ad esercitare un ruolo di moral suasion nei confronti della multinazionale in questione, al fine di salvaguardare le tutele dei lavoratori coinvolti, anche in ragione del fatto che lo stesso Esecutivo, a seguito di recenti avvicendamenti nella proprietà societaria in oggetto, sembra possa diventare in futuro uno dei maggiori beneficiari dei servizi da questa resi.

Silvano MOFFA, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

La seduta termina alle 14.35.

SEDE REFERENTE

Mercoledì 7 ottobre 2009. - Presidenza del presidente Silvano MOFFA. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza.

La seduta comincia alle 14.35.

DL 134/09: Disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico ed educativo per l'anno 2009-2010.
C. 2724 Governo.

(Seguito dell'esame e rinvio).

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La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo rinviato nella seduta di ieri.

Silvano MOFFA, presidente, avverte che, a seguito di quanto convenuto nella seduta di ieri, è stata definita l'organizzazione, per la giornata di domani, di un rapido ciclo di audizioni informali in relazione al provvedimento in titolo: saranno, quindi, previste le audizioni di rappresentanti di CGIL, CISL e UIL (comparto scuola e istruzione), nonché di rappresentanti di organizzazioni del personale precario della scuola. Comunica, inoltre, che i responsabili della Conferenza delle regioni e delle province autonome, convocata anch'essa per la giornata di domani, hanno fatto presente - con una nota inviata in data odierna anche a nome del Presidente Errani - di non essere nelle condizioni di giungere, in tempi brevi, all'adozione di una posizione condivisa sull'argomento; per tale ragione, l'audizione informale di rappresentanti della Conferenza non potrà avere luogo.
Ricorda, infine, che la Commissione ha già stabilito, nella giornata di ieri, che il termine per la presentazione di emendamenti al disegno di legge in esame, già fissato per venerdì 9 ottobre, sia differito alle ore 11 di lunedì 12 ottobre.

Donella MATTESINI (PD) fa notare che il Governo in carica, a fronte di un dato demografico in costante aumento e di una società sempre più complessa, nella quale emergono le difficoltà dei soggetti più deboli, invece di puntare ad un forte investimento nell'istruzione e nella formazione culturale, decide di operare un drastico ridimensionamento dei servizi scolastici, prevedendo tagli sostanziali del personale docente e delle risorse ed ignorando, sostanzialmente, il fenomeno del precariato nella pubblica amministrazione. Nel ricordare che il precedente Governo Prodi aveva elaborato un piano triennale teso al graduale assorbimento dei precari, ponendo peraltro le basi per un rilancio complessivo del sistema scolastico, attraverso la valorizzazione della sua autonomia e il riordino dei meccanismi di valutazione, osserva che l'attuale Esecutivo sembra incamminarsi lungo un percorso opposto, teso a ridurre al minimo l'insegnamento nelle scuole pubbliche. Ritiene, inoltre, che tale progetto di ridimensionamento del numero delle classi, dei corsi didattici e degli insegnanti non comporterà l'atteso risparmio di costi, atteso che lo stesso meccanismo posto in essere con il provvedimento in esame - imposto d'autorità senza alcune forma di interlocuzione con le parti sociali e le stesse istituzioni locali - oltre a non risolvere il problema del precariato, scarica su enti previdenziali ed autonomie locali il peso del finanziamento di determinati oneri, connessi al riconoscimento dell'indennità di disoccupazione (da attuarsi secondo procedure del tutto generiche e indefinite) e all'attivazione di specifici progetti per attività di carattere straordinario dal contenuto assai sfumato (a totale discrezione delle amministrazioni), suscettibili, peraltro, di determinare significative disparità di trattamento tra regione e regione.
Sempre con riferimento al merito del provvedimento in esame, fa notare che esso contiene misure parziali e temporanee, con le quali il Governo si sottrae al dovere di individuare un percorso di stabilizzazione certo e definito per le migliaia di lavoratori coinvolti nel settore della scuola, mettendo in forse la funzione stessa della immissione in ruolo e delle graduatorie, con il rischio concreto di doversi presto scontrare con un contenzioso presso i tribunali amministrativi, che potrebbe essere anche di pesante entità.
Si sofferma poi sul comma 1 dell'articolo 1, secondo il quale i contratti a tempo determinato non possono in alcun caso trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato e consentire la maturazione di anzianità utile ai fini retributivi prima della immissione in ruolo, evidenziando la difformità di tali disposizioni rispetto al diritto comunitario, atteso che a livello europeo è stata espressamente vietata, anche con sentenze recenti, ogni forma di discriminazione tra lavoratori a tempo determinato e lavoratori a tempo indeterminato,

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se non in presenza di ragioni obiettive, che il Governo ha ritenuto arbitrariamente di individuare nella disciplina speciale dei lavoratori della scuola. Fa notare, inoltre, che tale norma introduce una sostanziale difformità di trattamento tra insegnanti ordinari e docenti di religione, ai quali, invece, per prassi viene riconosciuta la maturazione di scatti stipendiali biennali, ponendo in essere l'ennesimo atto di discriminazione tra prestatori di lavoro.
In conclusione, nel ribadire che il provvedimento in questione fornisce la fotografia puntuale dello stato di confusione in cui versa l'attuale Governo, auspica che nel prosieguo del dibattito si possa imprimere un deciso cambiamento di rotta nella dialettica tra maggioranza ed opposizione, in vista del miglioramento di un testo che appare, allo stato, palesemente inadeguato a risolvere le problematiche in atto nella realtà della scuola italiana.

Maria COSCIA (PD) ritiene che il provvedimento in esame sia il frutto di scelte politiche sbagliate assunte dall'attuale Governo - fondate su tagli indiscriminati al settore dell'istruzione - i cui nefasti effetti si traducono oggi in un complessivo impoverimento dell'insegnamento scolastico pubblico e in un inasprimento delle tensioni sociali (specie nel Mezzogiorno), a fronte di un progressivo aumento del numero degli alunni frequentanti, sempre più disorientati rispetto al cambio continuo di docenti e alla riduzione dei corsi didattici.
Pur riconoscendo che talune problematiche del settore dell'istruzione non possono essere ricondotte esclusivamente alle responsabilità di un singolo Esecutivo, osserva che il provvedimento in discussione tenta di porre rimedio in modo «goffo» agli errori già commessi dalla maggioranza di centrodestra: il Governo in carica, pertanto, non riesce, a suo avviso, ad affrontare la questione del precariato da un punto di vista organico e lungimirante, a differenza di quanto fece, invece, il precedente Governo Prodi, autore di un ampio e avveduto progetto di riforma del sistema scolastico. Ritiene che il decreto-legge in esame, più che intervenire a sostegno dei precari, introduca ulteriori elementi di conflitto nel settore dell'istruzione, ingenerando una sorta di «guerra tra poveri», che mette uno di fronte all'altro i docenti non in ruolo, costretti a lottare tra di loro per vedersi attribuire incarichi di supplenze temporanee.
Fa poi notare che appare quantomeno «fumosa» la norma, contenuta nel provvedimento, che rimette alle regioni il compito di attivare progetti per lo svolgimento di attività didattiche a carattere straordinario, anche considerato che essa appare suscettibile di determinare oneri significativi a carico di regioni ed enti locali - peraltro non consultati al riguardo, se non «in ordine sparso» - non comportando, peraltro, alcun benefico effetto a vantaggio dei precari nel medio-lungo termine.
In conclusione, nel rivolgere un sentito appello al Governo affinché fornisca concrete risposte alle problematiche drammatiche del mondo del lavoro, e della scuola in particolare, ritiene inaccettabile che l'Esecutivo persegua obiettivi di risanamento del debito pubblico sottraendo risorse a settori fondamentali della pubblica amministrazione, quali l'istruzione e la ricerca, dal cui giusto riconoscimento dipende, non soltanto la ripresa dell'economia in crisi, ma lo stesso destino delle giovani generazioni e della società contemporanea.

Maria Anna MADIA (PD) riterrebbe corretto che tutti i gruppi potessero riconoscere, in via preliminare, che il decreto-legge n. 134 è figlio dei pesanti tagli operati dal Governo in carica nei confronti del settore scolastico, in cui si è creata una situazione molto difficile sotto il profilo occupazionale. Al riguardo, cita una serie di dati che emergono da rapporti presentati da autorevoli organismi internazionali (in particolare dall'OCSE), che evidenziano il rilevante deficit italiano nel settore dell'educazione, in particolare in termini di quantificazione della spesa e penalizzazione del capitale umano. Segnala, inoltre, che l'Italia è in fondo alla «classifica»

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degli stipendi del corpo-insegnanti, che sono tra i più bassi d'Europa, rilevando come tale dati siano aggravati dalla assoluta mancanza di garanzie e di tutele sociali per il personale precario. Per tali ragioni, sottolinea che la vera motivazione da cui nasce il provvedimento d'urgenza adottato dall'Esecutivo non è quella contenuta nell'articolato del testo, bensì quella legata all'esigenza di tamponare i danni prodotti dalla politica di riduzione delle spese per la scuola, fortemente voluta dal Governo Berlusconi, che ha provocato un'immensa disoccupazione nel settore.
Soffermandosi su talune disposizioni recate dal decreto-legge in esame, esprime preoccupazione per la norma di cui al comma 1 dell'articolo 1, che sembrerebbe rendere impossibile la trasformazione dei rapporti di lavoro precari in contratti di lavoro a tempo indeterminato; auspica, peraltro, che il Governo sappia sciogliere le perplessità interpretative connesse a tale disposizione, già richiamate nella seduta di ieri. Segnala, inoltre, che il medesimo comma 1 contiene una evidente discriminazione tra diverse tipologie di insegnanti non di ruolo, in palese contraddizione con recenti sentenze adottate in ambito comunitario, che hanno imposto il divieto di creare disparità tra lavoratori a tempo determinato e lavoratori a tempo indeterminato.
In conclusione, nell'augurarsi che dalle audizioni informali programmate per domani possano emergere importanti elementi di conoscenza per il prosieguo del dibattito, riassume sinteticamente le tre questioni più critiche sollevate dal provvedimento in esame: la potenziale discriminazione nella retribuzione e nella carriera del personale precario; la realizzazione di una sorta di «guerra tra poveri e poverissimi», che rende evidente la strategia di abbandono delle fasce più deboli della società, scientificamente perseguita dal Governo in carica; il rischio concreto di una difformità applicativa delle misure tra le diverse regioni. Su tale ultimo punto, peraltro, nel rilevare l'assurdità di non avere coinvolto la Conferenza delle regioni all'interno del meccanismo applicativo, si domanda se sarà prevista l'attribuzione di poteri sostitutivi al Governo, per appianare le eventuali differenze di attuazione della normativa introdotta dal decreto-legge in esame. Per le ragioni esposte, auspica che, nel seguito dell'esame parlamentare, vi siano le condizioni per un effettivo miglioramento del testo.

Il sottosegretario Giuseppe PIZZA intende scusarsi, in modo non formale, con la presidenza e con tutti i gruppi presenti alla seduta, in quanto sarà costretto ad abbandonare provvisoriamente i lavori della Commissione, a causa di un concomitante impegno presso un'altra sede parlamentare.

Silvano MOFFA, presidente, prende atto delle oggettive condizioni di impedimento che obbligano il sottosegretario Pizza ad abbandonare provvisoriamente i lavori della Commissione, precisando che i deputati che intendono partecipare al dibattito - ove ritenessero imprescindibile la presenza di un rappresentante del Governo per lo svolgimento del proprio intervento - potranno chiedere la parola in una fase successiva dell'odierna seduta o, eventualmente, anche nella giornata di domani.

Giuliano CAZZOLA (PdL) dichiara anzitutto di avere apprezzato gli interventi che hanno sinora segnalato l'esigenza di considerare il problema della scuola come una questione da risolvere con misure «di sistema», precisando di non essere intenzionato ad impostare il confronto in Commissione, sul provvedimento in esame, in base a logiche di appartenenza o di schieramento. Richiamati, quindi, alcuni importanti rapporti presentati da autorevoli organizzazioni italiane, osserva che la storia del precariato della scuola in Italia insegna che la carriera delle migliaia di persone coinvolte ha un solo fondamentale passaggio, costituito dall'assunzione a tempo determinato o dall'immissione in ruolo. In proposito, peraltro, ritiene doveroso ricordare che il tentativo di risparmiare e razionalizzare il settore del personale

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scolastico è stato svolto anche nella passata legislatura, come dimostrato dalla legge finanziaria per il 2007, che ha previsto una forte riduzione, a decorrere dall'anno scolastico 2007-2008, di unità di personale docente e ATA, peraltro accompagnata da una ulteriore riduzione nell'anno successivo, che ha portato a consistenti tagli delle spese, sino a 1.400 milioni circa per l'anno finanziario 2009. Ciò dimostra, a suo avviso, che anche i precedenti Governi hanno ritenuto opportuno fare i conti con gli oneri finanziari prodotti dal sistema scolastico.
Elenca, quindi, una serie di dati che forniscono, a suo giudizio, una fotografia realistica della scuola italiana, dai quali emerge che - a fronte di una sensibile diminuzione del rapporto tra popolazione scolastica e insegnanti registratasi dalla fine degli anni '70 ad oggi, pari al 25 per cento circa - vi è, invece, una crescita del numero complessivo di insegnanti, che raggiunge diverse migliaia di unità: pur non negando, al riguardo, che una delle cause della crescita sia da rinvenirsi anche nell'incremento della qualità dell'offerta formativa, ritiene comunque che questa tendenza confermi l'esistenza di un dato problematico di natura strutturale, se è vero che - come risulta dai dati OCSE riferiti agli Stati rientranti all'interno di tale organizzazione - l'Italia è il Paese con il numero più basso di alunni in rapporto ai docenti.
Osserva, pertanto, che il Governo in carica non poteva non intervenire di fronte a questa situazione, atteso anche che, contando tutte le graduatorie esistenti, si registrano circa 260.000 precari della scuola in senso stretto e che, al contempo, vi è un estremo disordine nelle graduatorie medesime, che genera confusione nella gestione complessiva del sistema e rende possibile una situazione, come quella che si verifica in alcune aree del Nord Italia, per cui - pur in presenza di un così elevato numero di insegnanti precari - esistono numerose cattedre vacanti. Invita, inoltre, a riflettere sul fatto che i dati dimostrano che un accrescimento delle attese viene spesso smentito dalla realtà concreta, visto che soltanto nel 2009 sono stati stabilizzati circa 25.000 precari: in sostanza emerge con evidenza, a suo avviso, la difficoltà di cercare di addossare le responsabilità dell'attuale situazione ad una sola parte politica.
In conclusione, osserva che - sebbene il Governo sia intervenuto oggi con una «misura-tampone» - si sta comunque preparando una exit strategy, che passa dal blocco delle graduatorie e dalla definizione di nuove regole di reclutamento. In questo ambito, ritiene che il problema non sia soltanto la stabilizzazione dei precari, ma anche la risposta alle crescenti esigenze formative dell'intera popolazione scolastica, atteso che la spesa per l'educazione non può tradursi meccanicamente in spesa per il personale. Pertanto, fa presente che un aiuto a questo tipo di politica potrà essere fornito anche dal versante previdenziale, laddove l'attuale età anagrafica media degli insegnanti e le prospettive di lungo periodo inducono a ritenere che il progressivo pensionamento di una significativa fascia di personale potrà portare ad un graduale assorbimento del problema.

Ivano MIGLIOLI (PD) osserva che il Governo potrebbe anche essere impegnato - come taluni esponenti della maggioranza intendono far credere - a predisporre un piano di uscita dalla crisi economica ed occupazionale in atto, anche nel settore della scuola, ma nel frattempo occorre constatare che la realtà attuale del sistema scolastico italiano appare deprimente e sconcertante, come testimonia il caos che ha caratterizzato l'avvio del corrente anno scolastico. Pur riconoscendo che non tutti i mali che affliggono tale settore rientrano nella responsabilità dell'attuale Governo, fa notare che i recenti provvedimenti da questo adottati intervengono tuttavia ad acuirli, introducendo ulteriori elementi di difformità tra docenti precari, che potrebbero peraltro entrare in pesante contraddizione con talune recenti sentenze pronunciate dai tribunali amministrativi locali. Oltre a mettere in evidenza un problema di metodo, connesso

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all'utilizzo eccessivo da parte del Governo dello strumento della decretazione d'urgenza, intende far notare che le politiche dell'Esecutivo nel campo dell'istruzione, a differenza di quelle perseguite nella scorsa legislatura, risultano improntate ad un mero ridimensionamento degli investimenti, che appare del tutto ingiustificato a fronte del tendenziale aumento del numero degli alunni nelle scuole e dell'evidente stato di progressivo deterioramento delle strutture scolastiche. Pertanto, nel far notare che una riduzione della spesa pubblica potrebbe essere ammessa solo in presenza di un sistema scolastico regolarmente funzionante, osserva che la realtà odierna del mondo delle scuole, al contrario di quanto testé sostenuto dal deputato Cazzola (il quale ha peraltro citato, a suo parere, dati sensibilmente difformi rispetto a quelli enumerati ieri dal relatore), risulta profondamente diversa e richiede un grande impegno finanziario, anche per la sola messa in sicurezza degli edifici scolastici e per l'acquisto delle più elementari forniture didattiche (aspetti sui quali il Governo, a suo giudizio, appare da tempo reticente). Dinanzi ad un sistema sempre più complesso, nel quale convergono gli interessi dei soggetti deboli più disparati - quali immigrati, disabili, collaboratori scolastici e precari - fa notare che le proposte normative del Governo e, in particolare, del Ministro Gelmini, si sono rivelate inadeguate e sono state valutate negativamente dalle stesse famiglie italiane.
Dopo aver rimarcato come il comma 1 dell'articolo 1 del decreto-legge in esame ponga in competizione precari appartenenti a varie categorie (alcune delle quali, peraltro, completamente ignorate) e introduca gravi elementi di discriminazione tra docenti ordinari e docenti di religione, osserva conclusivamente che il Governo avrebbe almeno potuto prevedere di destinare al settore della scuola parte delle risorse che rientreranno in Italia a seguito dall'approvazione del cosiddetto «scudo fiscale», misura sulla quale esprime, in ogni caso, un giudizio di netta e convinta contrarietà. Infatti, dal momento che ormai tale provvedimento, che definisce «vergognoso», è stato assunto, ritiene che sia quantomeno doveroso, a parziale riparazione di uno «scempio» di tale entità, impiegare in modo produttivo le somme che si riuscirà a recuperare dai conti illegittimamente detenuti all'estero, fornendo al mondo della scuola risposte più efficaci di quelle predisposte con il decreto-legge in esame.

Giuliano CAZZOLA (PdL), intervenendo per una precisazione, fa presente che i dati richiamati nel suo intervento non sono in alcun modo configgenti con quelli rappresentati ieri dal relatore, considerato che essi si riferiscono a due differenti bacini di personale, l'uno riguardante la platea dei precari potenzialmente beneficiari del provvedimento in esame, l'altro relativo alla platea complessiva degli insegnanti precari inseriti nelle numerose graduatorie esistenti.

Giulio SANTAGATA (PD), nel dichiarare di non volersi diffondere particolarmente sulla singolare «uscita» del rappresentante del Governo dal dibattito in corso, che comunque stigmatizza, giudica di basso profilo l'operazione messa in campo dalla maggioranza di centrodestra, dal momento che essa interviene con un provvedimento che, lungi dal risolvere in senso definitivo il problema del precariato nella scuola, attraverso una immissione in ruolo o una generale rivisitazione dei meccanismi di accesso alla professione, mira a sostituire alcuni precari con altri precari, attraverso il sistema delle supplenze brevi, non producendo, peraltro, nessuna forma di risparmio, che potrebbe invece derivare da più adeguate misure di razionalizzazione (predisposte, a suo tempo, dal Governi Prodi).
Osserva, inoltre, che, poiché alla creazione del fenomeno del precariato storico - ormai diventato strutturale nella pubblica amministrazione - hanno contribuito tutte le classi politiche da diversi anni a questa parte (nel tentativo di conseguire ipotetici risparmi di gestione), occorre ora sollecitamente trovare una soluzione

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condivisa che permetta di far salvo il patrimonio di conoscenze e competenze acquisito da tali lavoratori nel settore pubblico, in attesa di una più generale riforma del sistema di reclutamento scolastico. Giudica ingiusto proseguire secondo un metodo basato sulla volontà di scaricare sul mondo della scuola gli effetti di una mancata azione di razionalizzazione dell'apparato della pubblica amministrazione, operando tagli indiscriminati al settore, suscettibili di produrre ingenti danni, ai quali si tenta poi di recuperare con successivi provvedimenti parziali e inadeguati. Auspica, pertanto, che l'attuale Esecutivo possa predisporre una soluzione normativa che segua il percorso di programmazione delle risorse e di progressiva stabilizzazione dei precari tracciato nella precedente legislatura, al fine di salvaguardare il posto di lavoro di migliaia di lavoratori e di assicurare un corretto funzionamento dei servizi scolastici.
In conclusione, nel rimarcare il proprio giudizio negativo sul decreto-legge in esame, si interroga ironicamente su quale utilità potranno più avere in futuro talune facoltà universitarie umanistiche propedeutiche all'insegnamento, considerato che quest'ultimo, a causa della negligenza dell'attuale Governo, appare, di fatto, destinato a scomparire.

Silvano MOFFA, presidente, ricorda che nella giornata di domani avranno luogo le audizioni informali programmate e si concluderà, nella seduta convocata per le ore 12, l'esame preliminare del provvedimento, con l'intervento dei deputati ancora iscritti a parlare e con le repliche del relatore e del rappresentante del Governo.
Rinvia, quindi, il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.55.

ATTI DEL GOVERNO

Mercoledì 7 ottobre 2009. - Presidenza del presidente Silvano MOFFA.

La seduta comincia alle 15.55.

Proposta di nomina del dottor Giulio Boscagli a presidente dell'Istituto per gli affari sociali (IAS).
Nomina n. 44.

(Rinvio del seguito dell'esame).

La Commissione prosegue l'esame della proposta di nomina in titolo, rinviata, da ultimo, nella seduta del 29 settembre 2009.

Silvano MOFFA, presidente, comunica che è stata autorizzata, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del Regolamento, la proroga di dieci giorni del termine per l'espressione del parere sulla proposta di nomina in titolo. Avverte, pertanto, che il predetto termine verrà in scadenza mercoledì 14 ottobre 2009.
Considerato, peraltro, che è ormai imminente la ripresa dei lavori in Assemblea, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta, che sarà convocata nella prossima settimana.

La seduta termina alle 16.