CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 25 marzo 2009
157.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 25 marzo 2009. - Presidenza del presidente Stefano SAGLIA.

La seduta comincia alle 14.20.

DL 5/09: Misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi.
C. 2187 Governo.

(Parere alle Commissioni riunite VI e X).
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato, da ultimo, nella seduta di ieri.

Stefano SAGLIA, presidente, segnala che, nella seduta di ieri, le Commissioni riunite VI e X hanno convenuto che nella giornata odierna si concluda l'esame degli emendamenti riferiti al provvedimento in titolo e che il nuovo testo sia successivamente trasmesso alle Commissioni competenti in sede consultiva.
Avverte, pertanto, che la Commissione non concluderà neanche oggi l'esame del disegno di legge in titolo e sarà nuovamente convocata domani per l'espressione del parere, tenendo conto che le Commissioni di merito, nella stessa giornata, dovranno deliberare sul conferimento al relatore del mandato per riferire all'Assemblea.

Ivano MIGLIOLI (PD), dichiarato, in premessa, di voler attendere l'esito dell'esame in sede referente presso le Commissioni di merito per una più puntuale valutazione del provvedimento in titolo, fa notare che non è ancora chiaro quale modello di produzione si affermerà nel mondo, una volta superata l'attuale crisi economica, che ha segnato indiscutibilmente il declino di un certo tipo di modello capitalistico. Come avvenuto nel secolo scorso, in particolare negli anni '20 e '70, quando le grandi crisi economiche sancirono l'avvento di un nuovo sistema di rapporti tra Stati, collettività e mondo delle imprese, ritiene che oggi - analizzando la politica economica di alcuni Paesi - si possa constatare un brusco cambiamento di rotta rispetto al precedente modello di sviluppo. Al riguardo, cita il Governo statunitense, che sembra voler rilanciare l'intervento pubblico in campo economico anche attraverso un

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coinvolgimento degli investimenti statali nel capitale delle maggiori società bancarie, nonché altri Esecutivi europei, che hanno stanziato ingenti risorse dello Stato per rilanciare i consumi.
Dopo aver ricordato che, in occasione della recente commemorazione del giuslavorista Marco Biagi svoltasi a Modena, il Presidente delle Repubblica ha invocato l'unità di tutte le forze politiche e sociali per uscire dall'attuale grave crisi economica, fa notare che il Governo italiano non è stato in grado di predisporre politiche economiche chiare ed efficaci, sebbene nel Paese si registrino dati legati alla produzione industriale, all'occupazione, all'inflazione e al debito pubblico, molto più allarmanti rispetto a quelli degli altri partner europei. Individua poi nella particolarità del tessuto produttivo italiano, composto principalmente da piccole e medie imprese - pertanto meno propense a ricorrere ad investimenti finanziari a rischio -, la ragione per la quale il settore delle banche sembrerebbe risultare meno esposto alla crisi in atto, ricordando che nella scorsa legislatura l'allora Presidente del Consiglio Prodi aveva già messo in guardia rispetto ai rischi che sarebbero potuti derivare da alcune estreme forme di speculazione.
Fa notare che il provvedimento in esame risulta essere il quinto di una serie di atti volti a dare attuazione ad una politica economica di contrasto alla crisi, che giudica dal contenuto qualitativo e quantitativo insufficiente, per la quale sono stati previsti stanziamenti pubblici che, in rapporto al PIL, risultano largamente inferiori rispetto a quelli predisposti negli altri Paesi dell'Unione europea. Ritiene pertanto che la situazione economica del Paese sia destinata ad aggravarsi, come dimostrano i recenti dati statistici relativi alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria, che testimoniano una crisi imprenditoriale ed occupazionale di enorme portata. Pertanto, a fronte di un dato occupazionale sempre più drammatico, determinato da un profonda crisi del sistema della piccola e media impresa, ritiene che le misure proposte dal provvedimento in esame risultino assolutamente inadeguate. Pur valutando positivamente l'accordo che il Governo ha raggiunto con le regioni in relazione alle risorse da destinare agli strumenti di sostegno al reddito in deroga alla legislazione vigente - intervento sollecitato a più riprese dall'opposizione -, ritiene che l'azione dell'Esecutivo in materia di ammortizzatori sociali sia stata tardiva, considerato che lo stanziamento iniziale, previsto nell'ambito della manovra finanziaria dell'anno precedente, era stato di gran lunga inferiore. In tale quadro, ritiene che la riforma del mercato del lavoro predisposta negli anni passati dallo stesso Marco Biagi, che ha trovato applicazione solo per la parte relativa all'introduzione di misure di flessibilità «in entrata», non è stata del tutto portata a compimento, soprattutto per quanto concerne le misure di sostegno al reddito e di sviluppo del sistema degli ammortizzatori sociali: a tale proposito, giudica in termini negativi il non avere dato attuazione alla delega prevista in materia.
Nel rilevare la necessità di prevedere un prolungamento della cassa integrazione ordinaria per i lavoratori subordinati, ritiene che le forme di sostegno al reddito, previste nel provvedimento a favore dei titolari di contratti a progetto, pur costituendo un piccolo passo in avanti rispetto al precedente intervento, siano ancora largamente insufficienti. Inoltre, dopo aver evidenziato che dall'ambito di applicazione della misura risulta esclusa un'ampia fascia di lavoratori atipici, fa notare che la concessione del beneficio agli stessi lavoratori a progetto è subordinata alla presenza di requisiti particolarmente stringenti e non trova applicazione nel settore della pubblica amministrazione. Dopo aver precisato che il Governo si è limitato a rafforzare le tutele per coloro che già ne erano provvisti, fa notare che sarebbe stato auspicabile accogliere la proposta dell'opposizione - tradottasi poi in un atto di indirizzo recentemente discusso in Assemblea - di prevedere una indennità di disoccupazione a tutti i soggetti che perdono il posto di lavoro.

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Pur individuando nelle misure contenute negli articoli 1 e 2 del provvedimento in esame un tentativo di venire incontro ad alcuni settori dell'industria italiana, ritiene poi che tali forme di incentivo rischino di alterare i principi della concorrenza nei rapporti con le imprese degli altri Paesi europei, evidenziando inoltre che dalla loro fruizione risultano escluse le piccole e medie imprese di importanti settori produttivi, come quello ceramico e tessile, per le quali sarebbe necessario prevedere forme di agevolazione nell'accesso al credito. A tale proposito, giudica inadeguata la proposta annunciata dall'Esecutivo di istituire un apposito fondo di garanzia, per il cui finanziamento, tra l'altro, emergono profonde incertezze.
Nel ribadire che il suo gruppo, prima di esprimere una posizione definitiva sul decreto-legge, si riserva di valutare l'esito dell'esame degli emendamenti che ha presentato presso le Commissioni di merito in materia di ammortizzatori sociali, ritiene di dover evidenziare il comportamento tenuto dai componenti della maggioranza, dai quali si sarebbe aspettato una maggiore partecipazione in occasione dell'esame di un provvedimento di grande rilevanza per il Paese: fa notare infatti che, al momento, nessun deputato dei gruppi di maggioranza ha ritenuto di intervenire sull'argomento in questione. In questo senso, dopo aver sottolineato che le norme recate dal provvedimento in esame incidono in modo significativo su materie che rientrano a pieno titolo negli ambiti di competenza della XI Commissione, auspica che il relatore possa trarre utili spunti di interesse dalle considerazioni testé svolte, in vista della predisposizione della sua proposta di parere.

Gaetano PORCINO (IdV), nell'associarsi alle considerazioni svolte dal deputato Miglioli, intende anzitutto segnalare l'assoluta singolarità delle disposizioni contenute all'articolo 2 del decreto-legge n. 5 del 2009, che consente il beneficio degli incentivi per l'acquisto di mobili, elettrodomestici e computer soltanto a coloro che abbiano presentato la domanda per la detrazione fiscale delle spese sostenute per interventi di ristrutturazione edilizia: a suo avviso, infatti, la norma configura una palese iniquità, che non trova alcuna giustificazione sostanziale.
Prospetta, inoltre, l'opportunità di modificare lo stesso titolo del provvedimento, nel senso di indicare che esso reca misure per il sostegno di taluni - e non della totalità - dei settori industriali in crisi: cita, al riguardo, il settore del tessile e dei cosiddetti «fashionisti», per il quale non è previsto alcun intervento, segnalando come tale settore rischi, allo stato attuale, di essere investito da un'ondata di fallimenti, che interesserà l'intero territorio nazionale. Nel fare presente, infatti, che - oltre alle circa 1.200 aziende che si sono sinora rivolte al Parlamento per chiedere un aiuto concreto - vi sono molte altre che si trovano nelle medesime condizioni, ritiene che l'avere sostenuto soltanto alcuni settori industriali sia suscettibile di produrre ingiuste sperequazioni tra i diversi comparti produttivi del Paese.

Giulio SANTAGATA (PD), nell'affrontare il problema generale degli interventi posti in essere per fronteggiare la crisi in atto a livello globale, fa notare che, mentre i governi di tutto il mondo stanziano ingenti risorse pubbliche per il rilancio dell'economia, l'attuale Esecutivo italiano agisce attraverso iniziative estemporanee, senza una precisa visione strategica ed una chiara cognizione dei problemi esistenti, ridimensionando progressivamente il ruolo dello Stato nei settori economici, in evidente controtendenza rispetto agli sviluppi che si registrano negli stessi Paesi occidentali.
Osserva infatti che l'operazione di messa in sicurezza dei conti pubblici - certamente condivisibile in linea di principio - a più riprese preannunciata, e poi attuata in tutta fretta dal Governo in occasione della manovra finanziaria dell'estate del 2008, non può in alcun modo giustificare gli estesi tagli «orizzontali» alla spesa pubblica operati in settori particolarmente delicati - come quello dell'università - che hanno coinvolto in modo

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particolare gli enti territoriali e alcuni importanti dicasteri dell'amministrazione statale: si tratta, a suo giudizio, di una strategia di corto respiro intrapresa dal Governo, che segna la chiara assenza di un'idea complessiva di politica economica da mettere in campo. Fa notare, al riguardo, che - in luogo della richiamata strategia di mero spostamento delle poste di bilancio, peraltro attuata senza alcun criterio selettivo - il Governo aveva la possibilità di scegliere varie strade alternative: finanziare una politica di deficit spending (sulla quale dichiara personalmente di non concordare); agire sul versante delle entrate attraverso la leva fiscale e il rafforzamento della lotta all'evasione; promuovere una sostanziale riqualificazione della spesa. Al contrario, il Governo ha preferito intraprendere iniziative frammentarie e deludenti - per lo più finanziate attraverso risorse già iscritte a bilancio per altri scopi - da cui si desume un evidente disimpegno del pubblico sul fronte del mercato del lavoro, della sicurezza, dei controlli sull'edilizia e sull'evasione fiscale. Rileva che le stesse misure di incentivazione del settore auto, previste all'articolo 1 del provvedimento in esame, non sono altro che una riproposizione di pregresse tipologie di intervento, già sperimentate in passato dai precedenti Esecutivi e cancellate in gran fretta dallo stesso Governo Berlusconi.
Per tali ragioni, esprime forti perplessità sulla direzione intrapresa, che rende l'Italia l'unico Paese occidentale che sta percorrendo la strada della riduzione del peso dello Stato nell'economia, nel presupposto che meno vincoli e meno presenza pubblica possano rilanciare il sistema nel suo complesso.

Giuliano CAZZOLA (PdL) ritiene utile intervenire a nome del suo gruppo sul provvedimento in esame, soprattutto dopo che la maggioranza parlamentare è stata chiamata in causa, in particolare, dal deputato Miglioli: giudica, infatti, opportuno mantenere un costante confronto con i gruppi di opposizione, che forniscono stimoli importanti per l'attività del Governo e della stessa maggioranza. In tal senso, riferendosi anzitutto alle critiche svolte da taluni deputati dei gruppi di opposizione rispetto alle linee di politica economica del Governo, richiama un significativo episodio occorso alcuni mesi fa, quando - unitamente al presidente della Commissione - presentò un ordine del giorno in Assemblea finalizzato a promuovere la provvisoria sospensione del versamento della quota di TFR, da parte delle imprese, all'apposito Fondo gestito dall'INPS. Segnala che, in quella occasione, lo stesso Ministro dell'economia e delle finanze - per motivare la richiesta di ritiro dell'atto di indirizzo in questione - evocò ragioni di copertura finanziaria e chiarì come la vera priorità per il Paese fosse l'imminente positivo collocamento dei titoli di Stato, in assenza del quale sarebbe stato difficile anche pagare stipendi e pensioni. In sostanza, ritiene che le valutazioni sull'attuale condizione economico-finanziaria italiana non possano prescindere da una accorta verifica dello stato dei conti pubblici, atteso anche che la crisi riguarda tutto il mondo sviluppato e non può essere affrontata senza tenere in debita considerazione le disponibilità di bilancio.
Fa notare come, al contrario, i gruppi di opposizione continuino a proporre - come «ricette» per la soluzione della crisi - modelli esportati da altri Paesi occidentali, nel mero presupposto che l'intervento dello Stato nell'economia sia un dato positivo e, dunque, rappresenti la giusta risposta da fornire in questa fase di difficoltà globale. Al riguardo, tuttavia, invita a verificare quali siano i riscontri esistenti sui risultati prodotti dalle misure intraprese in tutti i Paesi stranieri, considerato anche che, spesso, tali Paesi pensano più alla tutela dell'apparato produttivo che non alla difesa della coesione sociale: in questo senso, ritiene che la crisi in atto a livello mondiale, in realtà, presenti elementi di forte novità, per i quali le vecchie terapie economiche risultano per lo più inefficaci.
Sottolinea, dunque, che con la politica del Governo in carica vi è stato un evidente «cambio di passo», atteso che - al

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pari della crisi seguita all'11 settembre 2001 - si è dovuta fronteggiare una situazione non meno grave di quella successiva all'attacco alle «Torri gemelle», se è vero che dal settembre 2008 ad oggi si sono registrati clamorosi e straordinari fallimenti di gruppi bancari e assicurativi - non soltanto americani, ma anche europei - che hanno modificato il corso della storia economica mondiale. In questo ambito, a suo avviso, il Governo ha saputo riconoscere per tempo il rischio di un possibile «effetto domino», bloccando un processo molto pericoloso: è stato, infatti, molto importante fare fronte al rischio di un tracollo finanziario del Paese, in ciò potendo anche contare su un ruolo responsabile della stessa opposizione.
Quanto alle politiche occupazionali, ricorda che già nella manovra estiva il Governo ha stanziato circa 440 milioni di euro per gli ammortizzatori sociali, a titolo di intervento iniziale a sostegno dei lavoratori, al quale ha fatto seguito un significativo accordo con le regioni, che ha mobilitato risorse pari ad oltre 8 miliardi di euro. In tal senso, pur riconoscendo che la delega per la riforma degli ammortizzatori non è stata attuata, fa presente che il Governo ha guardato soprattutto all'esigenza di disporre di strumenti flessibili, come la cassa integrazione in deroga, che possono dare una copertura più estesa delle garanzie per i lavoratori. Al contempo, ricorda che la maggioranza si è fatta carico di affrontare il problema dei lavoratori precari, potendo peraltro contare - anche in questo campo - su una pressante azione di sensibilizzazione politica posta in essere dai gruppi di opposizione: in proposito, invita tuttavia a non indulgere a prospettive catastrofistiche, considerato anche che i dati dimostrano che non tutti i lavoratori precari perderanno il posto di lavoro.
Dopo avere richiamato gli elementi informativi resi dall'INPS sul ricorso alla cassa integrazione, che giudica meno devastanti rispetto a quanto emerge da una lettura sommaria dei dati pubblicati nelle scorse settimane, raccomanda al relatore di introdurre - nella sua proposta di parere - un rilievo specifico in ordine ai pagamenti delle pubbliche amministrazioni, eventualmente invitando il Governo a dare pronta attuazione alle disposizioni di cui all'articolo 9, comma 3-bis, del decreto-legge n. 112 del 2008. Si sofferma, infine, su un emendamento approvato ieri presso le Commissioni di merito in materia di impedimento ai benefici per le imprese che delocalizzano la produzione industriale, giudicandolo di difficile attuazione e problematico sotto un profilo politico, atteso anche che - per riuscire ad essere competitivi in Italia e mantenere elevati livelli occupazionali all'interno del Paese - occorre poter contare anche sulla capacità di spostare parte della produzione all'estero, laddove si registrano livelli molto competitivi del costo del lavoro.

Giulio SANTAGATA (PD), intervenendo per una precisazione, intende sottolineare che, dietro alla critica espressa nei confronti della politica economica intrapresa dal Governo nell'attuale momento di crisi, non si cela alcun intento demagogico e strumentale, né vi sono inviti al catastrofismo. Nell'auspicare, pertanto, un rapido superamento delle difficoltà in atto - evidenziando le quali, l'opposizione non fa altro che manifestare una legittima preoccupazione per le sorti del Paese -, fa notare che le affermazioni rese dal deputato Cazzola nel corso del suo intervento tendono a rivelare una visione ideologica, che si fonda su un'idea di Stato sempre più lontano dai cittadini: ciò definisce con chiarezza, a suo avviso, i confini che distinguono, ad oggi, gli schieramenti politici di maggioranza e di opposizione.

Giuliano CAZZOLA (PdL), intervenendo a sua volta per una precisazione, dichiara di non aver avuto alcuna intenzione, con il suo intervento, di rappresentare i gruppi di opposizione come animati da uno spirito esclusivamente distruttivo e poco propenso alla collaborazione istituzionale.

Stefano SAGLIA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta di domani.

La seduta termina alle 15.20.

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INDAGINE CONOSCITIVA

Mercoledì 25 marzo 2009. - Presidenza del presidente Stefano SAGLIA.

La seduta comincia alle 15.20.

Indagine conoscitiva sull'assetto delle relazioni industriali e sulle prospettive di riforma della contrattazione collettiva.
(Seguito dell'esame del documento conclusivo e rinvio).

Stefano SAGLIA, presidente, chiede ai rappresentanti dei gruppi se intendano chiarire i propri orientamenti di massima in ordine alla nuova versione della proposta di documento conclusivo, presentata nella seduta del 19 marzo, avvertendo che il seguito dell'esame sarà comunque rinviato alla prossima settimana.

Intervengono, quindi, i deputati Giuliano CAZZOLA (PdL), Massimiliano FEDRIGA (LNP) e Cesare DAMIANO (PD).

Stefano SAGLIA, presidente, nel ringraziare i deputati intervenuti, prospetta l'opportunità di avviare - in parallelo con il seguito dell'esame della nuova versione della proposta - anche un confronto informale tra i gruppi nella prossima settimana, nella prospettiva della possibile definizione di un documento condiviso.

Dopo un richiesta di chiarimento formulata dal deputato Giuliano CAZZOLA (PdL), il presidente Stefano SAGLIA rinvia il seguito dell'esame del documento conclusivo ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.35.

N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.