CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 26 febbraio 2009
145.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
COMUNICATO
Pag. 159

SEDE CONSULTIVA

Giovedì 26 febbraio 2009. - Presidenza del vicepresidente Raffaello VIGNA indi del presidente Andrea GIBELLI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Daniele Molgora.

La seduta comincia alle 11.10.

Delega al Governo in materia di federalismo fiscale.
C. 2105 Governo, approvato dal Senato, e abb.

(Parere alle Commissioni V e VI).
(Seguito esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta di ieri.

Carlo MONAI (IdV) condivide nella sostanza gli interventi svolti ieri dai deputati Lulli e Vico, sottolineando che, sotto il profilo dei principi, è difficile esprimere un orientamento contrario sul disegno di legge in esame. Rileva tuttavia che le linee guida del provvedimento sono eccessivamente indeterminate e si limitano a disegnare un quadro i cui contorni risultano poco definiti. Non intende esprimere una critica preconcetta, sottolineando che la discussione sia nelle Commissioni sia in Assemblea potrebbe portare ad un miglioramento del testo. Osserva che, per una riforma delle istituzioni repubblicane nel senso dell'introduzione del federalismo fiscale, è necessario procedere anche ad una semplificazione degli assetti istituzionali. Ricorda che il provvedimento in esame ha la finalità di rendere più trasparente il controllo della spesa pubblica e di responsabilizzare gli amministratori. Procedono in questo senso le disposizioni che prevedono l'ineleggibilità degli amministratori che hanno portato in dissesto i bilanci degli enti. Ribadisce quindi l'indifferibilità di una semplificazione istituzionale, se si vuole giungere ad una riforma dello Stato in senso federale realmente efficiente. Ritiene infine che le linee di indirizzo contenute nelle norme in esame, pur condivisibili, debbano essere più chiaramente definite nel corso dell'esame parlamentare per non lasciare al Governo una delega in

Pag. 160

bianco privando, nel contempo, il Parlamento della sua essenziale funzione legislativa.

Laura FRONER (PD) ritiene molto importante, in linea di principio, l'approvazione di una riforma sul federalismo, ma sottolinea che il disegno di legge delega in esame non sembra soddisfare le aspettative che si erano diffuse tra i cittadini e le istituzioni in base alle dichiarazioni anticipate dalla stampa sul merito del provvedimento. Rileva che una riforma sul federalismo fiscale dovrebbe necessariamente implicare una revisione generale del funzionamento della pubblica amministrazione; in caso contrario, la dichiarata responsabilità del territorio sui servizi offerti ai cittadini verrebbe svilita da una sovrapposizione di competenze che ha finora appesantito notevolmente l'iter burocratico cui cittadini ed imprese sono quotidianamente sottoposti per avere soddisfazione alle loro legittime richieste. Osserva che dovrebbe essere definito, in primo luogo, il livello di responsabilità e di autonomia dei comuni - la realtà locale più immediatamente a contatto dei cittadini - e che si dovrebbero conseguentemente ridisegnare le competenze dei diversi livelli amministrativi territoriali. Giudica fondamentale dare compiuta attuazione ai principi di responsabilità e di solidarietà, in quanto il federalismo non deve pregiudicare in alcun modo l'unitarietà dello Stato e i livelli essenziali dei servizi offerti ai cittadini. Lamenta che finora vi sono state molte dichiarazioni di intenti ma poche soluzioni, soprattutto per quanto riguarda la materia dei trasferimenti e l'autonomia tributaria degli enti locali. Aggiunge che sarebbe auspicabile conoscere preventivamente l'obiettivo della qualità dei servizi offerti e avere un quadro ben delineato riguardo ai fabbisogni e al costo standard dei livelli essenziali dei servizi. Osserva altresì che bisogna approfondire il reale livello di autonomia dei comuni: finora, al riguardo, è stata manifestata una dichiarazione di intenti che tuttavia non ha trovato concreta applicazione. L'attuale Governo ha infatti sottratto ai comuni, con l'eliminazione dell'ICI, un'autonomia impositiva dalla quale essi ricavavano una fonte importante delle loro entrate. Ritiene inoltre che le disposizioni in esame dovrebbero consentire la possibilità di premiare i comuni virtuosi che si impegnano per migliorare il livello dei servizi offerti. Questo principio, infatti, non ha finora trovato soddisfazione perché spesso i trasferimenti hanno paradossalmente premiato le amministrazioni che non avevano dato buona prova di sé riguardo alla qualità dei servizi e alle economie di bilancio. Per quanto riguarda infine la perequazione, sottolinea che i territori di montagna presentano maggiori disagi sia per la localizzazione sia per la carenza di infrastrutture che penalizzano non solo i residenti, ma anche coloro che decidono di svolgere attività produttive in quei luoghi. Ritiene che le disposizioni in esame non siano sufficientemente chiare in materia di perequazione infrastrutturale.

Raffaello VIGNALI (PdL), relatore, ringrazia i colleghi per le modalità costruttive con cui si è svolto il dibattito e per i contributi ricchi di stimoli. Osserva che le tematiche del federalismo sono presenti fin dalla nascita dello Stato italiano unitario e che l'attenzione al territorio è una costante del dibattito parlamentare. Il federalismo fiscale rappresenta un aspetto essenziale della riforma federale dello Stato: attualmente la «manovrabilità» della leva fiscale da parte delle regioni e degli enti locali è molto limitata. Sottolinea che in diversi passaggi del testo in esame si richiamano le tematiche del federalismo solidale e della perequazione, assicurando che anche nelle regioni settentrionali è molto avvertita la necessità di favorire lo sviluppo del Mezzogiorno. Il federalismo, infatti, non rappresenta una risposta ad un presunto egoismo del nord, ma intende dare una possibilità di sviluppo al sud. Si tratta di un federalismo vicino ai cittadini che ha l'obiettivo di rendere più semplice la lotta all'evasione fiscale, certamente più efficace a livello locale.

Pag. 161

Osserva che il provvedimento introduce criteri di responsabilità della spesa ai diversi livelli di governo del territorio: l'obiettivo è individuato in un fisco efficiente, in cui il passaggio dalla spesa storica ai costi standard rappresenta un conquista per delineare modelli virtuosi di gestione territoriale, oltre alla definizione di livelli essenziali delle prestazioni. Ritiene che l'ampliamento della sussidiarietà verticale implichi necessariamente quello della sussidiarietà orizzontale, altrimenti si darebbe luogo ad una forma ancora più pervasiva di centralismo e burocratizzazione. A questo fine, concorda sul rilievo che nel prossimo futuro si dovrà procedere ad una revisione degli assetti istituzionali e dei livelli di governo possibilmente partendo dal basso e procedendo ad una semplificazione delle strutture amministrative particolarmente richiesta dal mondo delle imprese.
Con riferimento ai rilievi formulati dall'onorevole Formisano in merito all'utilizzo di un disegno di legge delega per introdurre la riforma, ritiene che questo strumento sia necessario al fine di consentire una rapida partenza del federalismo fiscale, e rileva peraltro che il dialogo con il Parlamento è assicurato dal previsto confronto con la neoistituita Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale. Per quanto riguarda più specificamente le competenze della Commissione, nel preannunciare una proposta di parere favorevole, osserva che il federalismo fiscale non può produrre un aumento della tassazione sulle imprese. Al riguardo, auspica anzi che il sistema consenta di giungere ad una riduzione dell'imposizione fiscale, come del resto preannunciato dal ministro Tremonti. In secondo luogo, ritiene che il federalismo fiscale debba condurre ad una forte semplificazione degli adempimenti burocratici e fiscali sia per i cittadini sia per le imprese. Questi due elementi saranno esplicitamente richiamati nella predisposizione della proposta di parere.

Andrea GIBELLI, presidente, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 11.50.

RISOLUZIONI DEL PARLAMENTO EUROPEO

Giovedì 26 febbraio 2009. - Presidenza del presidente Andrea GIBELLI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Daniele Molgora.

La seduta comincia alle 11.50.

Risoluzione del Parlamento europeo del 4 dicembre 2008 su «La strada verso il miglioramento dell'ambiente per le PMI in Europa - Atto sulle piccole imprese ("Small Business Act")».
Doc. XII, n. 194.

(Esame, ai sensi dell'articolo 125 del regolamento, e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del documento in titolo.

Andrea GIBELLI, presidente, avverte che la Commissione è chiamata ad esaminare la risoluzione del Parlamento europeo in oggetto. In proposito ricorda che l'articolo 125 del Regolamento, al comma 1, prevede che l'esame dei testi di risoluzioni del Parlamento europeo sono assegnati alle Commissioni competenti per materia e, per il parere, alla Commissione politiche dell'Unione europea e alla Commissione affari esteri e comunitari. Lo stesso articolo 125 stabilisce poi che il dibattito avviato sulla risoluzione del Parlamento europeo può concludersi con la votazione di una risoluzione a norma dell'articolo 117 dello stesso Regolamento. Dà quindi la parola al relatore, il collega Vignali.

Raffaello VIGNALI (PdL) desidera anzitutto esprimere la propria soddisfazione per essere relatore dell'importante provvedimento in oggetto; la comunicazione

Pag. 162

adottata dalla Commissione europea il 25 giugno scorso, «Una corsia preferenziale per la piccola impresa», meglio nota come Small business Act, costituisce infatti un documento della massima importanza ai fini della individuazione di una politica organica a sostegno delle piccole e medie imprese.
In effetti, l'ordinamento europeo già da tempo riconosce il rilievo di tali categorie di imprese nell'ambito dell'assetto produttivo del continente, in particolare consentendo che per le stesse si applichino regole meno rigorose ai fini della concessione di aiuti di Stato. Le piccole e medie imprese rappresentano oltre il 90 per cento delle imprese attive in Europa; garantiscono l'occupazione a 65 milioni di persone e producono oltre la metà del PIL dell'Unione europea.
Con lo Small Business Act si compie, tuttavia, un evidente passo in avanti.
L'intento è quello di ricondurre ad una logica coerente ed organica il complesso delle disposizioni agevolative o derogatorie che si sono successivamente stratificate al di fuori di un disegno compiuto.
La comunicazione tocca, infatti, diversi aspetti, tutti particolarmente sensibili per le piccole e medie imprese: dalla semplificazione delle procedure per l'avvio della loro operatività al regime fiscale, dal miglioramento della qualità dei servizi prestati da amministrazioni pubbliche alla velocizzazione dei termini di pagamento dei debiti di fornitura vantati nei confronti delle stesse amministrazioni.
La comunicazione merita, quindi, pieno apprezzamento per lo sforzo di razionalizzazione che la ispira, e che può risultare particolarmente utile per il nostro Paese per due ragioni.
In primo luogo, per l'ovvia considerazione che il fenomeno delle piccole e medie imprese è particolarmente diffuso in Italia, costituendo tale categoria di imprese la vera ossatura del tessuto produttivo nazionale. Per cui è evidente che il nostro Governo dovrà dimostrare la massima cura nel seguire, a livello europeo, le successive fasi di avanzamento dello Small Business Act.
In secondo luogo, le indicazioni contenute nella comunicazioni, per quanto concerne i compiti che vengono affidati alla competenza degli Stati membri, offrono al nostro legislatore l'occasione per aggiornare, ove necessario, la disciplina vigente, particolarmente frastagliata e spesso anche contraddittoria.
Questo è forse il più vistoso difetto della disciplina vigente nel nostro Paese: orientarsi all'interno delle diverse misure di sostegno di cui le PMI possono beneficiare è cosa talmente complessa, e così complicate risultano le relative procedure che, alla fine, molto spesso queste rinunciano ad avvalersene.
La comunicazione ha un ulteriore merito: quello di rispondere pienamente al criterio della sussidiarietà che implica il ricorso all'intervento delle istituzioni europee quando il livello nazionale non risulta adeguato o sufficiente allo scopo.
Sulla base di questo criterio, vengono, infatti, distinti i compiti spettanti agli Stati membri da quelli che invece investono direttamente la competenza dell'Unione europea.
Se l'obiettivo che la comunicazione si prefigge è quello di individuare un complesso di iniziative idonee a valorizzare le PMI, è evidente che tale proposito assume carattere prioritario nell'attuale congiuntura, contrassegnata dalla grave crisi che sta determinando una contrazione della domanda e una accentuazione delle difficoltà, specie per le imprese di più ridotta dimensione, a far fronte agli impegni finanziari assunti.
Il valore strategico dello Small business Act risulta ancora più chiaro quando si consideri lo scarto esistente fra l'attuale situazione del nostro paese e gli obiettivi che vengono stabiliti nel documento per quanto concerne le competenze degli Stati membri.
Non si riferisco soltanto a quella esigenza di coerenza complessiva cui ha già accennato ma anche ai ritardi che in numerosi casi penalizzano gravemente le imprese operanti in Italia rispetto a quelle di altri paesi membri, le cui positive esperienze

Pag. 163

hanno evidentemente ispirato la Commissione europea, secondo il metodo delle best practices.
Procedendo ad una rapida rassegna di dieci principi fondamentali intorno ai quali vengono organizzate le iniziative da adottare, si deve anzi tutto constatare che nel nostro ordinamento non sembra sussistere una stretta e proficua integrazione tra sistema scolastico e l'esigenza di una diffusione della imprenditorialità, fattore determinante per l'attivazione di nuove iniziative produttive.
Uno dei difetti più frequentemente denunciati per quanto riguarda la nostra istruzione scolastica è proprio costituito dalla distanza tra programmi e metodologie di studio ed esigenze del mondo produttivo dall'altra. È crescente la difficoltà del sistema produttivo di trovare forza lavoro adeguatamente formata, una volta completato il ciclo secondario di istruzione, per essere direttamente immessa nel mercato del lavoro.
La comunicazione sottolinea, a questo proposito, non soltanto l'esigenza di aggiornare i programmi scolastici inserendovi sistematicamente le discipline che attengono all'organizzazione e alle regole delle aziende, ma anche quella formare adeguatamente i docenti e di intensificare i rapporti tra strutture scolastiche e mondo delle imprese.
Analoghe considerazioni valgono per il secondo principio, vale a dire la esigenza di consentire la continuità delle imprese che siano risultate temporaneamente insolventi ma che non si siano dimostrate responsabili di comportamenti illeciti.
La normativa vigente in Italia in materia di fallimenti e di procedure concorsuali sconta, infatti, nonostante i correttivi apportati negli scorsi anni, gli effetti deleteri della eccessiva durata temporale dei relativi procedimenti, che pone tutti i soggetti interessati (imprese, lavoratori e creditori) in una prolungata condizione di precarietà. Il primo e più pesante danno di questa situazione è costituito dalla condizione di incertezza in cui sono costrette ad operare imprese che pure, superata una fase di temporanea difficoltà, avrebbero le potenzialità per proseguire, magari riconvertendosi.
Significativo appare anche l'obiettivo di considerare adeguatamente le esigenze specifiche delle PMI quando si procede all'adozione di nuove disposizioni di carattere legislativo o amministrativo.
Soltanto recentemente si è avviato in Italia un virtuoso lavoro di drastica semplificazione della normativa e per la riduzione di adempimenti che, pur non rispondendo più a effettive necessità, risultano assai onerosi per i soggetti interessati.
Si è tuttavia soltanto agli inizi di un percorso che implica un passo ulteriore che consiste nell'obbligo di effettuare una valutazione rigorosa, nella fase di predisposizione delle nuove iniziative legislative e amministrative, delle eventuali ricadute sulle PMI, anche attraverso la tempestiva e preventiva consultazione delle organizzazioni rappresentative delle stesse.
Il documento della Commissione attribuisce poi notevole importanza alla semplificazione delle procedure per l'avvio di nuove attività riducendo ovvero eliminando tutte le procedure, a partire dal rilascio di licenze o permessi, che non siano necessarie allo scopo.
Ricorda a questo proposito che il Piano di ripresa economica (Recovery Plan) ha fissato in tre giorni il tempo massimo a disposizione delle autorità pubbliche per valutare la procedibilità di richieste di avvio di nuove attività imprenditoriali.
Questo è un caso esemplare di distanza amplissima tra le previsioni della comunicazione e la realtà del nostro Paese: è evidente che su questo aspetto occorre un impegno particolare da parte delle amministrazioni competenti per velocizzare le pratiche, in considerazione del fatto che l'ingiustificato prolungamento delle procedure per l'avvio di nuove aziende costituisce un formidabile disincentivo alla imprenditorialità. A tal fine è auspicabile che le amministrazioni competenti si organizzino per attuare immediatamente, all'indokmani dell'emanazione del previsto regolamento, le disposizioni previste dall'articolo

Pag. 164

38 del decreto-legge n.112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008 , in materia di impresa in un giorno.
Assai delicato è poi il tema dell'accesso delle piccole e medie imprese agli appalti pubblici. È evidente, alla luce delle continue modifiche apportate alla disciplina della materia nel nostro paese, che non è facile trovare un punto di equilibrio soddisfacente tra la necessità delle stazioni appaltanti di avvalersi delle economie di scala che possono essere assicurate da controparti di maggiori dimensioni con quella di non estromettere dal mercato delle commesse pubbliche le piccole e medie imprese.
Nella comunicazione si stabilisce, in proposito, che i soggetti contraenti dovrebbero essere indotti a suddividere, ove possibile, i contratti in lotti anche per evidenziare le possibilità di subappalto.
Le stesse considerazioni valgono per quanto concerne l'indicazione per cui occorre evitare che ai fornitori o agli appaltatore siano richiesti requisiti finanziari sproporzionati. Anche in questo caso, non si può trascurare il dato di fatto costituito dal valore che la solidità finanziaria può assumere come indicatore di affidabilità di un'impresa che lavori per conto di amministrazioni pubbliche.
In ogni caso, non sembrano porre problemi, per cui dovrebbero trovare puntuale attuazione, le indicazioni della Commissione che impegnano gli Stati membri a porre in essere alcune iniziative per quanto concerne la facilitazione della disponibilità di informazioni e la maggiore trasparenza negli appalti anche attraverso l'istituzione di appositi portali elettronici.
Una questione che chiama direttamente in causa il nostro paese riguarda la tempestività dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni.
Come è noto, il sistema delle imprese italiano si lamenta per i ritardi con i quali le pubbliche amministrazioni provvedono a saldare i propri debiti, il che comporta enormi difficoltà per le imprese creditrici che si vedono private della liquidità indispensabile per la prosecuzione della loro attività e che in taluni casi finiscono per risultare addirittura insolventi.
Su questo aspetto è indispensabile che il Governo italiano assuma comportamenti adeguati alla gravità della situazione, risultando oggettivamente paradossale che le stesse amministrazioni che non provvedono a saldare i propri debiti procedano poi nei confronti delle medesime imprese all'attivazione di procedure di riscossione coattiva dei tributi dovuti.
Ricorda che il Piano di ripresa economica, nel ribadire l'importanza di questo tema, ha fissato in un mese il termine massimo entro cui dovranno essere saldati i debiti in essere e quelli nuovi che le pubbliche amministrazioni dovessero contrarre con le imprese.
Gli ulteriori principi indicati nella comunicazione pongono l'accento sulla facilitazione all'accesso al credito con strumenti che combinino indebitamento e capitale proprio; sull'utilizzo della leva fiscale per incoraggiare la destinazione di utili all'investimento; sul ricorso più intenso alla firma elettronica; sulla agevolazione all'utilizzo del sistema del marchio comunitario; sulla prestazione alle PMI di servizi di consulenza, anche con riferimento agli strumenti per contrastare pratiche commerciali sleali di cui le stesse PMI possono essere vittime; sulla costituzione di cluster, vale a dire di raggruppamenti di imprese relativamente ai quali si dovrebbe verificare l'utilità dell'esperienza italiana dei distretti, e sugli incentivi per l'utilizzo di tecnologie ecocompatibili nonché sul sostegno alle imprese esportatrici.
A questo ultimo riguardo, segnala che nel nostro paese si registrano evidenti carenze e sovrapposizioni a causa di una troppo articolata e non sempre efficace strumentazione a sostegno delle imprese esportatrici.
Nel quadro delle iniziative già assunte dalle istituzioni europee per tradurre concretamente le indicazioni della comunicazione, occorre prestare particolare attenzione all'attenuazione dei vincoli relativi alla fruizione degli aiuti di Stato de minimis.

Pag. 165

È chiaro che i nuovi criteri indicati offrono notevoli opportunità di cui appare necessario che il nostro sistema delle PMI sia posto nelle condizioni di potersene avvalere.
Non meno significativa, specie per il nostro paese, appare l'intenzione di presentare a breve una proposta legislativa diretta a rendere permanente l'applicazione dell'aliquota IVA ridotta per alcuni servizi ad alta intensità di lavoro, tipicamente svolti da imprese di minore dimensione.
La comunicazione è stata esaminata dal Parlamento europeo che il 4 dicembre scorso ha adottato una risoluzione nella quale si richiamano gli Stati membri a garantire l'integrale attuazione dello Small business Act, per quanto di loro competenza, e si sottolinea l'importanza di un periodico monitoraggio dei progressi compiuti al riguardo. Questo lavoro di screening può essere utilmente svolto anche dal nostro Parlamento che dovrà costantemente richiamare l'attenzione del Governo e sollecitarlo affinché assuma pienamente le sue responsabilità e provveda a dare attuazione, per quanto di sua competenza, alle indicazioni contenute nella comunicazione.
La portata della comunicazione giustifica un attento esame da parte della nostra Commissione.
Si tratta, in particolare, di individuare, tra le diverse indicazioni fornite agli Stati membri, quelle che, nel caso specifico del nostro paese, rivestono carattere prioritario.
Questa ricognizione può essere effettuata anche sulla base di un confronto con gli organismi rappresentativi delle PMI, che può essere svolto nell'ambito della deliberata indagine conoscitiva sullo stato di crisi del settore industriale-manifatturiero. Allo stesso tempo, occorre procedere ad una accurata valutazione, con il Governo, degli ostacoli che impediscono, nel breve periodo, la modifica della normativa nazionale vigente nel senso auspicato così come delle iniziative che possono invece trovare rapida traduzione sul piano legislativo e su quello amministrativo.

Gianluca BENAMATI (PD), concorda con il collega Vignali sulla valutazione della rilevanza della risoluzione del Parlamento europeo in esame; lo Small business act è il primo documento nel quale si riconosce l'importanza nell'economia europea delle piccole e medie imprese. L'obiettivo definito di «pensare in piccolo» interessa particolarmente il nostro Paese ed implica il rafforzamento di regole e strategie in ambito UE che creino un ambiente più favorevole alle PMI, e che costituiscano il quadro nel cui si inseriscono le iniziative di carattere nazionale.
Tutti i 10 punti indicati nel documento europeo sono ampiamente condivisibili, ma alcuni assumono, a suo avviso, carattere di priorità: si riferisce in particolare alla semplificazione legislativa e burocratica finalizzata all'ottenimento di concreti risparmi nei costi di gestione; ad una fiscalità tendenzialmente unitaria in ambito europeo tesa ad alleggerire il carico fiscale per le PMI in particolare in momenti particolarmente strategici, quali le fasi di start up, ovvero di crescita o di fusione; alla modificazione dei meccanismi che sovrintendono alla gestione degli appalti pubblici finalizzata a consentire la trasparenza informativa e la frammentazione degli appalti per facilitarne l'accesso alle PMI; alla sottolineatura della necessità di risolvere l'annoso problema dei ritardi di pagamento in particolare da parte della pubblica amministrazione. Qualcosa a tale proposito è stato fatto con il decreto n. 185, ma occorre senza dubbio operare per ampliare l'ambito di applicazione della norma.
Conclude con una rapida osservazione su un altro tema cui il documento fa riferimento e del quale condivide l'impostazione: si tratta del tema della ricerca e dell'innovazione che devono essere stimolate prevedendo fondi specifici per le PMI e facilitando il loro accesso ai programmi quadro già varati in sede europea, operando nel senso di limitare i requisiti che impediscono l'accesso e favorendo la partecipazione di cluster.
Concorda infine sull'opportunità costituita dalla redazione, a conclusione del

Pag. 166

dibattito, di una risoluzione da parte della X Commissione, che evidenzi la necessità del massimo raccordo fra la politica italiana in materia e la politica europea.

Carlo MONAI (IdV) rileva che la relazione del collega Vignali non ha sufficientemente illustrato la tematica della centralità della ricerca e dell'innovazione che è un punto fondamentale della risoluzione in esame. Sottolinea che la competitività globale, soprattutto nei mercati in espansione, è un elemento essenziale per promuovere processi di ricerca e di innovazione. Auspica quindi che questo aspetto sia valorizzato nella risoluzione che sarà eventualmente approvata dalla Commissione. Ritiene che il Governo dovrebbe profondere maggiore impegno nell'incentivare i settori industriali in crisi, lamentando altresì che le difficoltà che interessano il sistema scolastico italiano e il taglio dei fondi per l'istruzione non hanno consentito, negli ultimi tempi, l'attuazione di progetti di collegamento tra scuole ed imprese. Sollecita pertanto la Commissione ed il Governo a lavorare sulle rilevanti problematiche affrontate dalla risoluzione in titolo, confrontandosi con realtà essenziali per lo sviluppo del Paese ed evitando inutili proclami.

Alberto TORAZZI (LNP) dichiara di condividere, anche a nome del suo gruppo, il contenuto della risoluzione in esame e il sotteso small business act; intende sottolineare alcuni nodi che a suo parere occorrerà affrontare compiutamente: le piccole e medie imprese, che bisogna ricordare sono quelle che impiegano più manodopera, subiscono un carico fiscale eccessivamente elevato, e inoltre subiscono intollerabili ritardi nella riscossione dei pagamenti. Ai fini della programmazione delle attività delle aziende, sottolinea la necessità di introdurre un sistema di certezza dei pagamenti, soprattutto da parte della pubblica amministrazione. Aggiunge che le PMI hanno particolari difficoltà nell'acceso al credito; al riguardo, ritiene che le maggiori garanzie loro richieste dovrebbero avere come controparte un trattamento di maggior favore. Richiamate le difficoltà delle PMI nei mercati esteri, rileva che sul versante degli ammortizzatori sociali esse, pur essendo libere, nella maggior parte dei casi, dai vincoli stabiliti dall'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, non sono in grado di garantire il lavoro dipendente quando attraversano un momento di crisi. Ritiene infine necessario favorire un più proficuo collegamento tra le università e le PMI per promuovere ricerca e innovazione.

Raffaello VIGNALI (PdL), relatore, sottolineata l'importanza del tema della ricerca e innovazione nella risoluzione in esame, ricorda che in occasione della discussione del provvedimento C. 1441-ter, attualmente in corso di esame al Senato (S. 1195), dopo un serrato confronto con il Governo, si è individuata una riserva del 50 per cento degli incentivi da destinare alle piccole imprese, per le quali sono state introdotte anche forme di semplificazione che auspica siano mantenute nel testo che sarà prossimamente approvato dall'altro ramo del Parlamento. Con riferimento all'ultima osservazione del deputato Torazzi, sottolinea che negli ultimi anni vi è una grande dinamicità delle università nei confronti delle PMI insistenti sul loro territorio. Manifesta quindi ampia disponibilità ad inserire i diversi contributi della discussione nella risoluzione che sarà eventualmente approvata dalla Commissione.

Andrea GIBELLI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito del dibattito ad altra seduta.

La seduta termina alle 12.25.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 12.25 alle 12.45.