CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 27 gennaio 2009
126.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Giustizia (II)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

Martedì 27 gennaio 2009. - Presidenza del presidente Giulia BONGIORNO. - Interviene il sottosegretario di Stato per giustizia Giacomo Caliendo.

La seduta comincia alle 12.55

Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali.
C. 406 Contento, C. 1415 Governo, C. 1510 Tenaglia, C. 1555 Vietti, C. 290 Jannone e C. 1977 Bernardini.

(Seguito esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame dei provvedimenti, rinviato nella seduta dell'8 gennaio 2009.

Giulia BONGIORNO, presidente e relatore, avverte che ai progetti di legge C. 406 Contento, C. 1415 Governo, C. 1510 Tenaglia e C. 1555 Vietti, sono state abbinate le proposte di legge C. 290 Jannone e C. 1977 Bernardini.
Avverte altresì che sono stati presentati circa 400 emendamenti (vedi allegato) e, considerata la rilevanza e complessità del tema della riforma delle intercettazioni, ha ravvisato l'opportunità di dedicare la seduta odierna all'illustrazione degli emendamenti presentati, per poi domani, dopo l'espressione del parere sui medesimi da parte del relatore e del rappresentante del Governo, procedere al loro esame. Assicura che per ciascun emendamento potranno poi intervenire anche coloro che oggi interverranno per illustrare nel complesso gli emendamenti da loro presentati. Pertanto, proprio per consentire alla Commissione di approfondire le questioni connesse alla riforma delle intercettazioni, auspica che gli interventi di oggi siano finalizzati ad evidenziare le problematiche giuridiche ritenute più rilevanti, anche sotto un profilo politico, per riservare alla fase dell'esame dei singoli emendamenti l'approfondimento di ogni altra questione.

Antonio DI PIETRO (IdV), intervenendo sull'ordine dei lavori, rileva che da talune notizie di stampa risulterebbe che il Governo abbia intenzione di presentare sostanziali modifiche al provvedimento in esame o, addirittura, di presentare un nuovo provvedimento in materia di intercettazioni. Domanda quindi come la Presidenza intenda organizzare i lavori della

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Commissione e, ove le notizie di stampa fossero confermate, quale utilità avrebbero gli stessi.

Giulia BONGIORNO, presidente, ricorda che la Commissione ha adottato quale testo base il disegno di legge n. 1415 del Governo e che, secondo quanto previsto dal regolamento, oggi inizierà l'esame degli emendamenti presentati su quel testo. Ricorda che nel corso dell'esame il Governo potrà presentare emendamenti. In tal caso sarà fissato un termine per la presentazione di eventuali subemendamenti.

Il sottosegretario Giacomo CALIENDO precisa che il Governo sta esaminando con estrema attenzione tutti gli emendamenti presentati e si riserva la presentazione di proposte emendative, ove si ravvisasse la necessità di apportare delle correzioni al testo e comunque tenendo conto dei rilievi che emergeranno nel corso del dibattito.

Antonio DI PIETRO (IdV) sottolinea come non si possa non tenere conto delle numerose notizie di stampa secondo le quali il Governo avrebbe intenzione di presentare un nuovo provvedimento in materia di intercettazioni, rilevando che ciò renderebbe sostanzialmente inutili, allo stato, i lavori della Commissione, poiché si procederebbe all'esame di un testo obsoleto.

Il sottosegretario Giacomo CALIENDO precisa che non risulta alcuna convocazione del Consiglio dei ministri che abbia all'ordine del giorno il tema delle intercettazioni.

Giulia BONGIORNO, presidente e relatore, dopo aver ribadito che la Commissione procederà oggi all'esame degli emendamenti presentati al testo base, chiede se vi siano interventi.

Enrico COSTA (PdL) rileva come il provvedimento in esame sia di estrema rilevanza e come la disciplina in esso prevista sia destinata a produrre effetti su tutto il sistema del diritto penale sostanziale e processuale, incidendo profondamente su taluni aspetti della cultura giuridica del nostro Paese. Qualsiasi intervento normativo in tema di intercettazioni deve prevedere un adeguato bilanciamento fra molteplici interessi costituzionalmente rilevanti. Da un lato, è necessario garantire lo svolgimento di una attività investigativa completa ed efficace e, dall'altro, tutelare adeguatamente il diritto alla riservatezza, evitando limitazioni eccessive o ingiustificate. Ricorda inoltre come le intercettazioni costituiscano un mezzo di ricerca della prova che, ove la relativa disciplina non sia attentamente formulata tenendo conto della predetta necessità del bilanciamento di interessi, si presta ad incidere anche su soggetti estranei al procedimento penale, sottolineando come tali soggetti meritino invece la massima tutela.
Ritiene che il testo del Governo costituisca un'ottima base di partenza, anche alla luce del dibattito in materia di intercettazioni svoltosi nella precedente legislatura, che portò alla redazione di un testo approvato sostanzialmente all'unanimità dalla Camera. Evidenzia quindi come il Governo abbia preso le mosse da quel dibattito per elaborare il testo oggi all'esame della Commissione.
Sottolinea come fra gli aspetti più rilevanti del provvedimento vi sia la modifica degli articoli 266 e 267 del codice di procedura penale, con la previsione di presupposti e limiti di ammissibilità più adeguati e frutto di un più equilibrato bilanciamento degli interessi in gioco. Ritiene altresì condivisibile la scelta di attribuire al tribunale in composizione collegiale la competenza ad autorizzare lo svolgimento delle operazioni di intercettazione, evidenziando che tale scelta non comporterebbe, come sostenuto da taluno, diffuse e problematiche situazioni di incompatibilità, poiché i tribunali dei capoluoghi di provincia dispongono in genere di un numero di magistrati più che sufficiente per esercitare anche questa competenza.
Con riferimento ai limiti di ammissibilità, ritiene che sia condivisibile ed equilibrata

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la scelta di affiancare al limite generale, rappresentato dai delitti non colposi per i quali è prevista la pena dell'ergastolo o della reclusione superiore nel massimo a dieci anni, un elenco tassativo di reati per i quali, pur collocandosi al di sotto di quel limite edittale, si ritiene comunque necessario ammettere il ricorso alle intercettazioni. Ritiene pertanto che questo impianto debba essere conservato, potendosi peraltro discutere sull'adeguatezza della soglia dei dieci anni e sull'opportunità di modificare l'elenco dei reati.
Sul versante dei presupposti, sottolinea l'importanza di un cambiamento di cultura giuridica, nel senso di considerare le intercettazioni come un mezzo per la ricerca della prova che può essere disposto solo nei confronti di un soggetto nei confronti del quale sussistano gravi indizi di colpevolezza, e non come strumento per ricercare la stessa notizia di reato. Fa presente, quindi, di avere presentato un emendamento volto a sostituire il concetto di «indizio di reato» con il diverso concetto di «indizio di colpevolezza», salvo che si tratti di delitti di criminalità organizzata.
Conclude rilevando come un ulteriore aspetto patologico delle intercettazioni, del quale è opportuno che la Commissione discuta in modo molto approfondito, sia rappresentato dalla cosiddetta «iper-rubricazione» tramite la quale si eludono i limiti di ammissibilità delle intercettazioni medesime, secondo il modello delle cosiddette «intercettazioni a rete», in base al quale le intercettazioni vengono autorizzate per un certo reato che nel corso delle indagini viene meno, per lasciare il posto ad un altro reato, spesso non intercettabile e non previamente ipotizzato dal pubblico ministero.

Rita BERNARDINI (PD) ritiene profondamente erroneo che il Governo continui a procedere con riforme parziali e settoriali, mentre dovrebbe risolvere questioni fondamentali e strutturali di riforma della giustizia. Sottolinea come la formulazione della vigente disciplina delle intercettazioni non lasciasse presagire un così ampio abuso di questo strumento investigativo, tale da rendere l'Italia il Paese con il maggior numero di soggetti sottoposti ad intercettazione. Rileva che la Commissione dovrebbe riflettere attentamente sul problema della corretta formulazione delle norme e sul motivo per cui le norme stesse vengono aggirate, sottolineando come l'interpretazione della disciplina delle intercettazioni si sia in sostanza trasformata in una lotta tra poteri.
Evidenzia come anche nella nuova disciplina di cui si sta discutendo il pubblico ministero, che fa la richiesta, ed i magistrati del tribunale in composizione collegiale, che autorizzano l'intercettazione, siano figure contigue, rilevando quindi la necessità di una separazione delle relative carriere. Ricorda che il Ministro Alfano ha rilasciato delle significative dichiarazioni in tema di separazione delle carriere, alle quali tuttavia non è seguita nessuna iniziativa o fatto concreto.
Fa presente di aver presentato un emendamento volto a rendere cogente il divieto di intercettazioni delle comunicazioni tra avvocato ed assistito e ne auspica l'approvazione.

Donatella FERRANTI (PD), intervenendo a nome del suo gruppo, preliminarmente sottolinea la sostanziale contrarietà ai principi sui quali si basa il disegno di legge del Governo, adottato come testo base. In particolare, rileva che il Governo non ha assolutamente trovato il giusto contemperamento tra le diverse esigenze investigative e di tutela della riservatezza dei soggetti coinvolti nelle indagini, delle quali si deve tenere conto quando si intende riformare la disciplina delle intercettazioni. A tale proposito osserva che il testo del Governo, da un lato, riduce drasticamente i reati per i quali può essere disposta l'intercettazione nonché i tempi di durata e, dall'altro, stende un vero e proprio velo sulle indagini giudiziarie, le quali vengono completamente sottratte all'opinione pubblica. Per quanto attiene alla riduzione dei reati da intercettare, osserva che questa incide negativamente anche sulle indagini di criminalità organizzata,

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in quanto spesso è proprio attraverso le indagini sui «reati satellite» che è possibile successivamente condurre con successo le indagini in materia di criminalità organizzata.
Gli emendamenti presentati dal suo gruppo sono volti a correggere il testo del Governo con due obiettivi. Il primo è quello di non sottrarre all'autorità giudiziaria uno strumento di indagine e di ricerca della prova che finora si è dimostrato decisivo anche per l'accertamento di reati estremamente gravi ma che non rientrano tra quelli intercettabili secondo il testo base; il secondo è quello di evitare che le intercettazioni possano tradursi in un grave vulnus alla riservatezza dei soggetti coinvolti nelle vicende giudiziarie nonché, anzi specialmente, di quelli la cui posizione è in realtà del tutto irrilevante ai fini delle indagini.
Il testo del Governo presenta alcune anomalie anche in materie diverse da quella delle intercettazioni, come ad esempio all'articolo 1 nel quale si prevede una nuova ipotesi di astensione del magistrato e di rimozione del pubblico ministero nel caso in cui rilasci dichiarazioni pubbliche relative al procedimento. La predetta novità è ritenuta estremamente pericolosa nella parte in cui si prevede che la sostituzione del magistrato possa avvenire anche sulla base della sola iscrizione di questo nel registro degli indagati per reato di rivelazione indebita di atti segreti. La sostituzione di un magistrato potrebbe quindi essere provocata anche da una semplice denuncia per il predetto reato.
Esprime forti contrarietà sull'eccessivo irrigidimento della normativa sulle intercettazioni ambientali, che sostanzialmente vengono quasi azzerate, in quanto sono subordinate alla circostanza che nel luogo ove esse sono disposte vi sia il fondato motivo di ritenere si stia svolgendo una attività criminosa, come la normativa attuale prevede unicamente per i luoghi di privata dimora. Non condivide neanche la disposizione che consente alla parte offesa, per i reati puniti con pena della reclusione superiore nel massimo a cinque anni, di chiedere che sia disposta l'intercettazione delle proprie utenze, rilevando come si tratti di una sorta di compensazione che il Governo ha inteso prevedere per poter consentire l'intercettazione di alcuni reati gravi, come ad esempio l'estorsione o la rapina semplice, che, secondo la nuova formulazione dell'articolo 266, non sarebbero più intercettabili. A tale proposito sottolinea come la previsione delle intercettazioni a richiesta di una parte non tenga conto che le intercettazioni, come le perquisizioni, sono efficaci a condizione che siano fatte a sorpresa dei soggetti intercettati. Inoltre dichiara la propria contrarietà ad ogni eccessiva privatizzazione degli strumenti di ricerca della prova.
Non condivide la scelta del Governo di parificare alle intercettazioni le riprese visive, senza distinguere, secondo quanto sancito dalla giurisprudenza costituzionale, tra quelle captative di conversazioni e quelle che non lo sono. Su tale punto il suo gruppo ha presentato un apposito emendamento. Estremamente grave è anche l'assimilazione dei tabulati telefonici alle intercettazioni, nonostante queste si limitino a far risultare dei flussi di comunicazione tra un soggetto e un altro, senza nulla far desumere sul contenuto della comunicazione stessa. Su tale questione è stato presentato un emendamento volto ad applicare la disciplina vigente prevista dal codice sulla privacy in relazione ai flussi di comunicazioni telematiche. Rileva, anche in relazione alle polemiche sorte sul cosiddetto «archivio Genchi» (questione peraltro sollevata dal suo gruppo con una interpellanza urgente da lei sottoscritta), che il problema della conservazione dei tabulati deve essere risolto non assoggettando questi alla disciplina delle intercettazioni, quanto piuttosto affrontando problemi diversi, come, ad esempio, quello dell'affidabilità dei consulenti dei magistrati.
Esprime una forte contrarietà alle modifiche della disciplina degli atti e delle notizie pubblicabili, non condividendo assolutamente la scelta di «imbavagliare» la stampa non consentendo di pubblicare il riassunto o il contenuto di atti giudiziari,

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comprese le intercettazioni. Riguardo queste ultime ritiene opportuna una limitazione alla loro pubblicazione, ma non ritiene assolutamente condivisibile prevedere il divieto di pubblicazione del loro esito. Anche su questa questione il suo gruppo ha presentato degli emendamenti.
Tra gli emendamenti presentati alcuni riprendono i rilievi dell'avvocatura emersi nel corso delle audizioni, come quelli sul divieto di rilasciare copia dei verbali dei supporti e dei decreti relativi alle intercettazioni, che siano stati depositati. Sempre in ordine al deposito dei verbali di intercettazione, ritiene più congrua la scelta del suo gruppo di prevedere che siano depositate solamente le intercettazioni ritenute rilevanti e non, come previsto dal Governo, anche quelle irrilevanti.

Luca Rodolfo PAOLINI (LNP) ritiene che, per limitare la fuga di notizie relative alle intercettazioni, sarebbe opportuno criptare i supporti e i documenti provenienti dai centri di ascolto. Fa presente inoltre di avere presentato un emendamento all'articolo 1, volto a precisare che il magistrato ha l'obbligo di astensione se ha pubblicamente rilasciato dichiarazioni concernenti il merito o le persone coinvolte nel procedimento affidatogli.

Antonio DI PIETRO (IdV) in primo luogo sottolinea la totale contrarietà all'impostazione del disegno di legge del Governo, che finisce per comprimere fortemente un essenziale strumento di ricerca della prova. Sarebbe stato più opportuno limitare l'intervento sulla disciplina delle intercettazioni alla questione del loro deposito e conservazione, della loro utilizzazione nel processo ed alla loro pubblicazione, prevedendo anche sanzioni adeguate in caso di violazione dei divieti. Il provvedimento, invece, contiene una serie di novità inaccettabili che vanno dalla drastica riduzione dei reati intercettabili, all'azzeramento della libertà di stampa sulle indagini giudiziarie, alla riduzione dei tempi delle operazioni di intercettazione, all'attribuzione ad un giudice collegiale della competenza in merito alla loro autorizzazione, all'irrigidimento delle intercettazioni ambientali nonché alla previsione di più rigorosi requisiti necessari per disporre le intercettazioni. Su tutti tali punti il suo gruppo ha presentato degli emendamenti migliorativi del testo, ai quali si aggiungono altri emendamenti che dichiara di essere disposto a ritirare, qualora venisse manifestata dalla maggioranza l'intenzione di accogliere gli altri emendamenti.
Per quanto attiene alla modifica del comma 2 dell'articolo 114, sottolinea la gravità del divieto di pubblicazione non solo degli atti di indagine, ma anche del loro riassunto o contenuto finché non siano terminate le indagini preliminari. Un divieto del genere, qualora fosse stato già introdotto nell'ordinamento, nelle ultime competizioni elettorali sia politiche che amministrative avrebbe impedito all'opinione pubblica di essere a conoscenza del coinvolgimento in indagini giudiziarie anche di soggetti candidati. Tutto ciò porterebbe a delle elezioni a «scatola chiusa», con grave pregiudizio del principio di trasparenza, a discapito della democrazia.
Rappresenta un grave vulnus all'attività di indagine la parificazione delle riprese visive alle intercettazioni, in quanto essa non consentirà, ad esempio, di poter effettuare delle foto o delle riprese nel corso di pedinamenti.
Sottolinea tutta la propria contrarietà all'innalzamento a oltre dieci anni di reclusione del limite di pena previsto come criterio per individuare i reati intercettabili, in quanto in tal modo non saranno più intercettabili alcuni gravi reati tra i quali si sofferma su quelli di natura economico-finanziaria, che spesso sono il presupposto di altri più gravi reati.
Sulle intercettazioni ambientali invita il Governo a rinunciare alla scelta di comprimerle estendendo l'attuale disciplina prevista per le intercettazioni ambientali in luoghi di privata dimora a quelle effettuate in luoghi diversi.
Appaiono del tutto anacronistiche rispetto alle reali esigenze investigative le modifiche che il Governo intenderebbe apportare alla disciplina dei presupposti

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delle intercettazioni, prevedendo, tra l'altro, la competenza del tribunale in composizione collegiale, senza tenere conto che al giudice monocratico l'ordinamento attribuisce la competenza in relazione ad atti limitativi della libertà personale sia di natura cautelare sia di natura decisoria, e considerato che una serie di reati puniti con pena detentiva rientrano nella competenza del tribunale in composizione monocratica. Inoltre ricorda che la normativa vigente attribuisce comunque a un organo collegiale la competenza per il riesame di atti di autorizzazione delle intercettazioni emanati da un organo monocratico, quale il giudice per le indagini preliminari.
Ritiene che il disegno di legge del Governo sia del tutto deficitario anche in ordine alla lotta alla criminalità organizzata, per quanto possa sembrare ad una prima lettura che si sia inteso prevedere una sorta di doppio binario stabilendo come presupposto per le intercettazioni per reati di criminalità organizzata la sussistenza di indizi di reato sufficienti, anziché gravi, e non prevedendo un limite temporale così come si prevede per gli altri reati. In realtà, osserva che la drastica riduzione dei reati intercettabili, per quanto sia confermata l'intercettabilità dei reati associativi a stampo mafioso, finisce per incidere negativamente sulle indagini di criminalità organizzata, in quanto è proprio attraverso il previo accertamento dei «reati fine» che spesso è possibile fare emergere i vincoli associativi.
Per quanto attiene al nuovo sistema di intercettazioni attraverso la previsione di appositi centri sia di intercettazione che di ascolto, esprime delle riserve, che potranno essere oggetto di un confronto in Commissione. Sottolinea a tale proposito, comunque, fortissime perplessità sull'idea di prevedere un unico grande centro di intercettazioni, che, ricordando Echelon, rischierebbe di diventare un sistema di sorveglianza globale sottratto a qualsiasi controllo.
Ritiene che sia deleteria la scelta del Governo di eliminare la possibilità di utilizzare in procedimenti diversi le intercettazioni in quei casi in cui, come si prevede attualmente, si tratti di reati per i quali è obbligatorio l'arresto in flagranza. È una aberrazione non consentire più tale possibilità.

Giulia BONGIORNO, presidente, interrompe l'onorevole Di Pietro avvertendolo delle imminenti votazioni in Assemblea e che, pertanto, deve concludersi la seduta della Commissione. Dopo aver rassicurato l'onorevole Di Pietro che il suo intervento proseguirà nella prossima seduta, rinvia il seguito dell'esame.

La seduta termina alle 13.55.

AVVERTENZA

I seguenti punti all'ordine del giorno non sono stati trattati:

SEDE REFERENTE

Disposizioni in materia di violenza sessuale.
C. 611 Caparini, C. 666 Lussana, C. 817 Angela Napoli, C. 924 Pollastrini, C. 688 Prestigiacomo, C. 574 De Corato, C. 952 Pelino e C. 1424 Governo.

COMITATO DEI NOVE

Misure contro gli atti persecutori.
C. 1440 ed abb./A.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI