CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 22 gennaio 2009
125.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

Giovedì 22 gennaio 2009. - Presidenza del presidente Valentina APREA. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca Giuseppe Pizza.

La seduta comincia alle 10.35.

DL 200/08: Misure urgenti in materia di semplificazione normativa.
Nuovo testo C. 2044 Governo.

(Parere alla I Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta del 21 gennaio 2009.

Valentina APREA, presidente, ricorda che nella scorsa seduta il relatore, dopo lo svolgimento della relazione, aveva proposto che la Commissione esprimesse un parere favorevole sul provvedimento in esame. Da quindi la parola ai colleghi che intendono intervenire.

Emerenzio BARBIERI (PdL), pur apprezzando la relazione svolta e il provvedimento nel suo complesso e pur preannunciando il voto favorevole sulla proposta di parere del relatore, esprime le proprie perplessità relativamente al fatto che il comma 1 dell'articolo 1 del provvedimento disponga anche in merito alla convergenza dei progetti di informatizzazione e classificazione riguardanti la normativa regionale, paventando il rischio che così facendo si possano travalicare le competenze delle Regioni e si possa di fatto

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creare un meccanismo che si pone in contraddizione con il progetto di riforma federalista dello Stato. Sottolinea, inoltre, che il provvedimento dispone che siano adottati entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto i decreti finalizzati a dare attuazione al programma di informatizzazione e classificazione della normativa vigente e che ciò di fatto rende meno efficace la portata normativa del provvedimento. Paventa inoltre il rischio che il meccanismo abrogativo previsto dal provvedimento possa essere fonte di inesattezze, in quanto viene fatto rinvio a un allegato contenente un numero molto elevato di atti normativi da abrogare e ciò potrebbe comportare che si incorra in qualche dimenticanza o inesattezza.
In generale, evidenzia che il provvedimento non è scritto in una forma chiara e che andrebbero quindi presi provvedimenti da parte delle autorità competenti, al fine di evitare che testi di legge di tale rilevanza possano essere scritti in modo non intelligibile.

Valentina APREA, presidente, rileva che la I Commissione ha apportato, attraverso l'approvazione di due emendamenti, due modifiche al testo che possono dare una risposta, per buona parte, alle perplessità sollevate dal collega Barbieri. Rileva, in particolare, che con un primo emendamento approvato dalla I Commissione è stato specificato alla fine del comma 1 dell'articolo 1 che per quanto riguarda la normativa regionale, la convergenza è realizzata in cooperazione con la Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle regioni e delle province autonome.
Sottolinea, inoltre, che la I Commissione con un apposito emendamento approvato, ha inserito un comma 1-bis all'articolo 2 del provvedimento, prevedendo che entro il 30 giugno 2009, il Ministro per la semplificazione normativa trasmette alle Camere una relazione motivata sull'impatto delle abrogazioni dell'allegato 1 nell'ordinamento vigente, con riferimento ai diversi settori di competenza dei singoli ministeri.

Manuela GHIZZONI (PD) rileva che l'operazione messa in atto con il provvedimento in esame non necessitava di un decreto-legge e poteva essere tranquillamente realizzata con un disegno di legge. Sottolinea, inoltre, che il meccanismo prefigurato dal provvedimento in esame prevede che le abrogazioni non avvengano subito, ma a partire dal 16 dicembre 2009 e che ciò costituisce un elemento di forte criticità, in quanto non ha senso, a suo avviso, disporre adesso l'abrogazione di norme, che però avverrà tra molti mesi: ciò in particolare dimostra che non sussistono i presupposti di necessità e urgenza per l'emanazione del decreto, perché in tal caso l'abrogazione sarebbe stato disposta con effetto immediato e non differito nel tempo.
Oltre che nel metodo, rileva anche una criticità nel merito, poiché nella relazione illustrativa non sono fornite indicazioni sul contenuto dei 28.800 provvedimenti abrogati. Rileva, pertanto che la Commissione non è posta nella condizione di conoscere quali norme si riferiscano alle proprie competenze e quali effetti si avranno dalla disposizione abrogativa. Auspica infine che l'azione di semplificazione normativa del Ministro Calderoli non si esaurisca in questo provvedimento, ma sia indirizzato alla produzione delle nuove leggi, affinché siano ben scritte, di inequivocabile interpretazione e quindi applicabili senza incertezze.
Preannuncia quindi, anche a nome dei deputati del proprio gruppo, l'astensione sulla proposta di parere presentata.

Antonio PALMIERI (PdL) rileva che le due clausole di salvaguardia citate dal Presidende Aprea sono molto importanti. Sottolinea altresì che il processo di semplificazione della normativa previsto dal provvedimento in esame è stato avviato nel 2005 dal Governo Berlusconi, che prosegue quindi l'opera già avviata.
Preannuncia quindi il voto favorevole sulla proposta di parere presentata.

Paola GOISIS (LNP) preannuncia, anche a nome dei deputati del proprio

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gruppo, il voto favorevole sulla proposta di parere presentata, sottolineando che il provvedimento in esame è frutto di un' iniziativa di grande valore del Ministro per la semplificazione normativa. Rileva inoltre che le abrogazioni disposte non sono state fatte a scatola chiusa e che sono state eliminate molte norme inutili, come ad esempio una normativa riguardante il pascolo abusivo. Segnala altresì che le competenze regionali sono state rispettate, in quanto è previsto che la Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle regioni e delle province autonome cooperi alla «convergenza» della normativa regionale.

Fabio GARAGNANI (PdL), relatore, intervenendo in sede di replica, sottolinea che dal dibattito sono emerse alcune riflessioni interessanti, che peraltro non incidono sulle valutazioni positive sul provvedimento già in precedenza espresse. Segnala, in particolare, che le competenze delle Regioni sono rispettate e ribadisce in conclusione la proposta di esprimere un parere favorevole sul provvedimento in oggetto.

La Commissione approva la proposta quindi di parere favorevole del relatore.

La seduta termina alle 10.55.

RISOLUZIONI

Giovedì 22 gennaio 2009. - Presidenza del presidente Valentina APREA. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca Giuseppe Pizza.

La seduta comincia alle 10.55.

7-00076 Garagnani: Salvaguardia della tradizione culturale e spirituale legata al Cristianesimo nelle politiche scolastiche.
(Seguito della discussione e conclusione - Approvazione di un nuovo testo).

La Commissione prosegue la discussione della risoluzione in titolo, rinviata nella seduta del 4 dicembre 2008.

Valentina APREA, presidente, ricorda che nella scorsa seduta il primo firmatario della proposta di risoluzione l'aveva illustrata e che il rappresentante del Governo aveva fornito il suo parere riguardo la proposta di risoluzione stessa. Da quindi la parola ai colleghi che intendono intervenire.

Paola GOISIS (LNP), preannuncia, anche a nome dei deputati del proprio gruppo, il voto favorevole sulla proposta di risoluzione presentata, in quanto i valori del cristianesimo sono fondamentali per l'Italia e devono essere tutelati, anche nelle scuole di ogni ordine e grado.
Rileva altresì che le altre religioni non possono in nessun caso sminuire l'importanza della religione cattolica

Giovanni Battista BACHELET (PD), preannunciando anche a nome dei deputati del proprio gruppo, il voto contrario sulla proposta di risoluzione presentata, sottolinea che il gruppo del Partito democratico non condivide né le premesse, né l'impegno della proposta di risoluzione del collega Garagnani. Per quel che riguarda il timore di un amalgama indistinto in cui la storia italiana ed europea perde di valore, oltre alla tolleranza e al rispetto, esprime la convinzione che una società «a patchwork» sia una forza, non una debolezza. Ricorda, a tal proposito che Barack Obama nel suo discorso d'insediamento, rivolgendosi ai terroristi ha detto: «Vi sconfiggeremo. Perché, lo sappiamo, il nostro retaggio «a patchwork» è una forza e non una debolezza. Noi siamo una nazione di cristiani e musulmani, ebrei e induisti e non credenti. Noi siamo formati da ciascun linguaggio e cultura disegnata in ogni angolo di questa Terra; e poiché abbiamo assaggiato l'amaro sapore della guerra civile e della segregazione razziale e siamo emersi da quell'oscuro capitolo più forti e più uniti, non possiamo far altro che credere che i vecchi odi prima o

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poi passeranno, che le linee tribali saranno presto dissolte; che, se il mondo si è rimpicciolito, la nostra comune umanità dovrà riscoprire se stessa». Senza negare i problemi dell'immigrazione, specie recente, ricorda che chi ha vissuto all'estero -ricorda a tal proposito di aver lavorato tre anni a Stoccarda e visitato per lavoro Danimarca, Olanda e Francia- trova frettolosa la liquidazione del modello d'integrazione nord-europeo come un totale fallimento e trova invece verosimile che integrazione, sicurezza e pace interna crescano bene nella direzione del melting pot americano, basato su conoscenza reciproca, valorizzazione di tutte le tradizioni pacifiche e solidali, religiose o culturali, all'interno di un unico patriottismo costituzionale; e viceversa diminuiscano, qualora l'identità dei padroni di casa sia imposta a viva forza, e, naturalmente contro le intenzioni dei proponenti, venga avvertita come una manganellata anziché come un'accogliente pacca sulla spalla.
Rileva che risulta poi impossibile condividere la riflessione dell'editorialista Magdi Allam, secondo cui non deve essere consentito di vivere in Italia a chi non rispetta le leggi italiane, non accetta i valori della società italiana e non aderisce alla comune identità nazionale italiana che si ricollega prevalentemente alla tradizione giudaico-cristiana; ricordando che questo concetto - sostiene sempre l'editorialista - deve valere per tutti i cittadini italiani e le persone che provengono da Paesi stranieri. Sottolinea quindi che a un cittadino tedesco di religione musulmana, Magdi Allam non consentirebbe, ad esempio, di risiedere in Italia, per ben due ragioni: non aderisce all'identità italiana né si ricollega, prevalentemente, alla tradizione giudaico-cristiana.
Ricorda che ciò si pone in contrasto con il fine di perseguire un dialogo interculturale, scopo che nella relazione alla XIV Commissione sul Programma legislativo e di lavoro della Commissione per il 2009 ed il programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea, elaborato dalla presidenza francese, ceca e svedese, la Commissione VII ha sentito il dovere, in una delle osservazioni, di precisare ieri all'unanimità. Rileva altresì che da tutto ciò appare lontano anni luce anche De Gasperi, nato nel cattolicissimo Impero Austro-ungarico, al quale la compresenza di diverse nazioni nell'unico stato asburgico forni la soluzione del problema altoatesino e l'idea dell'Unione Europea.
Evidenzia che fonti, forse non familiari al dottor Allam, italiano e cattolico da troppo poco, ma ben note, a suo avviso, a molti colleghi della maggioranza, dovrebbero essere sufficienti a stroncare il suo punto di vista illiberale, dato che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali e che è doveroso che sia legalmente riconosciuto ed effettivamente rispettato il diritto di libertà di coscienza di tutti i cittadini, come pure degli stranieri che vi risiedono, anche temporaneamente, per motivi di lavoro o altri. Ricorda che la prima citazione è tratta dall'articolo 3 della Costituzione; mentre la seconda è il messaggio di Giovanni Paolo II per la XXI Giornata Mondiale della Pace del 1988. Poiché, infine, nella nostra scuola, lo ricordava il sottosegretario Pizza nella seduta del 4 dicembre scorso, «la nascita della religione cristiana, le sue peculiarità e il suo sviluppo così come le vicende dei rapporti tra Stato e Chiesa, con particolare riferimento all'Italia, già sono oggetto di studio nell'insegnamento della storia sin dalla scuola primaria e rappresentano, trasversalmente, l'asse portante di altri insegnamenti», a suo giudizio, il rimedio sembra peggiore del male: senza aggiungere quasi niente, irriterebbe i professori, gelosi della loro libertà d'insegnamento, costituzionalmente garantita e spingerebbe, per reazione, le diverse comunità etniche e religiose alla ghettizzazione e alla difesa esasperata della propria identità, in opposizione a tutte le altre.
Sottolinea che i rischi, se la risoluzione fosse non solo approvata in commissione, ma anche attivamente recepita dal governo, sembrano molto gravi; assai delicate -infatti- sono le situazioni in cui una

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norma specificamente religiosa diventa, o tende a diventare, legge dello Stato, senza che si tenga in debito conto la distinzione tra le competenze della religione e quelle della società politica. Identificare la legge religiosa con quella civile può effettivamente soffocare la libertà religiosa e, persino, limitare o negare altri inalienabili diritti umani. Ricorda che quest'ultimo prudente avvertimento non è di un pericoloso nichilista, ma viene anch'esso da Giovanni Paolo II, nel Messaggio per la XXIV giornata mondiale della pace, 8 dicembre 1990, significativamente intitolato Se vuoi la pace, rispetta la coscienza di ogni uomo. Sottolinea che la Chiesa «non dia ragione» a chi vota senza esitazione contro questa risoluzione, in quanto si riconosce in ogni caso in un partito laico e rispettoso dell'avvertimento secondo il quale «a nessuno è lecito rivendicare esclusivamente in favore della propria opinione l'autorità della Chiesa», n. 43 Gaudium et Spes.
Ritiene di avere solo segnalato gli argomenti forti, civili e religiosi, per i quali il gruppo del Partito democratico voterà contro la proposta di risoluzione, a suo avviso incostituzionale, dannosa e controproducente rispetto al fine dichiarato dell'integrazione; e rileva di aver sottolineato che i teocon, come chiunque altro, hanno tutto il diritto di trarre dal loro atteggiamento verso la religione l'orientamento politico che credono, e di operare secondo i loro principi e interessi, ma che né essi - né chi la pensa all'opposto - possono pretendere di tirare l'Altissimo dalla loro parte.

Emerenzio BARBIERI (PdL) rileva che appare abbastanza anomalo il fatto che gli eredi del partito comunista citino frasi del Presidente americano, dato che quel partito ha espresso in passato sempre una certa distanza rispetto alla politica degli Stati Uniti d'America.
Ritiene inoltre che dire che l'Italia non è un paese di cristiani significa non rispettare la storia dell'Italia stessa. Sottolinea inoltre che la proposta di risoluzione non è illiberale, in quanto è fatta salva in ogni caso l'autonomia scolastica e la libertà di insegnamento dei docenti. Proporrebbe infine due modifiche alla proposta di risoluzione. Innanzitutto, al terzo paragrafo sostituirebbe le parole «dell'immigrazione comunitaria ed extracomunitaria» con le parole «dei cittadini comunitari ed extracomunitari».
Riterrebbe inoltre opportuno eliminare dalla proposta di risoluzione il quarto paragrafo.

Antonio PALMIERI (PdL) ritiene che non si può negare che il nostro è un paese cristiano e che se è giusto tutelare la libertà di religione, dall'altra parte è indubitabile che i principi della democrazia impongono altresì di non rinnegare la tradizione. Rileva inoltre che non si tratta di fare «proselitismi religiosi» nelle scuole, ma che è una questione di generazioni perché non si può rischiare di trasmettere valori sbagliati, sottolineando peraltro che indubbiamente la religione è comunque una questione di coscienza personale. Auspica pertanto che vi possa essere un discorso condiviso e ragionato da parte di tutte le forze politiche, al fine di difendere l'importanza dei principi cristiani nella nostra società.
Preannuncia pertanto il voto favorevole sulla proposta di risoluzione presentata.

Benedetto Fabio GRANATA (PdL) ricorda innanzitutto che lo spirito della proposta di risoluzione dovrebbe essere quello che per rispettare un'identità occorre rispettare anche tutte le altre. In tal senso, ritiene che il quarto paragrafo della risoluzione andrebbe espunto, in quanto, appunto la sottolineatura dell'importanza della tradizione cristiana non deve essere fatta disconoscendo le altre religioni. Preannuncia quindi, nel caso in cui la proposta di risoluzione venisse riformulata nel senso da lui indicato, il voto favorevole sulla proposta di risoluzione stessa.

Paola FRASSINETTI (PdL) condivide l'ipotesi di sopprimere il quarto paragrafo della proposta di risoluzione, in quanto è fondamentale, pur nella sottolineatura dell'importanza

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della tradizione cristiana, mantenere il giusto rispetto per tutte le religioni.
Rileva peraltro che tale rispetto reciproco ha come suo presupposto indefettibile il riconoscimento della condizione di reciprocità.

Eugenio MAZZARELLA (PD) ritiene che la proposta di risoluzione ponga una serie di problemi e che la stessa sembra essere solo funzionale all'ottenimento di un qualche riconoscimento pubblico, in particolare sui giornali.
Giudica inoltre la proposta di risoluzione inutile, in quanto le indicazioni nazionali già fanno riferimento alla tradizione cristiana. Ritiene in conclusione che il discorso andrebbe focalizzato con maggiore serenità.

Renato FARINA (PdL) preannuncia il voto favorevole sulla proposta di risoluzione presentata, constatando che la stessa è volta ad affermare l'importanza della religione cattolica, anche al di là di quello che possono avere detto i singoli Papi con riferimento peraltro a tematiche specifiche e circoscritte. Ricorda che tutti i programmi scolastici fanno riferimento alla storia del cristianesimo, ma che invece i libri non fanno grande riferimento al cristianesimo. Sottolinea che anche nell'educazione occorre un centro di gravità in quanto il multiculturalismo ha fallito e occorre quindi che ci sia in ogni caso una cultura prevalente. Ricorda inoltre che il battesimo è importante, anche se ciò non significa che senza battesimo non c'è niente. Ritiene anche che si dovrebbe evitare di confondere cosa sia religioso e cosa sia laico, in quanto spesso tale distinzione non è chiara.
Sottolinea in conclusione che la proposta di risoluzione non si pone l'obiettivo di prevaricare nessuno e concorda infine con l'opportunità di sopprimere il quarto paragrafo della proposta di risoluzione.

Emilia Grazia DE BIASI (PD) evidenzia un certo disagio di fronte alla proposta di risoluzione, rilevando che occorrerebbe impostare la discussione sicuramente dal punto di vista laico. Ritiene innanzitutto che il ragionamento seguito dalla proposta di risoluzione è inesatto, in quanto il riferimento dovrebbe essere fatto non al cristianesimo ma alla religione cattolica.
Non condivide inoltre l'eliminazione del crocifisso dalle aule, in quanto la cultura cattolica deve essere tutelata. Giudica però il punto d'arrivo della risoluzione inesatto, in quanto è necessario che via sia sempre un confronto aperto tra tutte le culture e religioni.

Ricardo Franco LEVI (PD) ricorda che è fondamentale rispettare lo straniero e le altre culture, in quanto lo scambio tra culture è portatore di benefici importanti per tutti.

Flavia PERINA (PdL) preannuncia il voto contrario sulla proposta di risoluzione in esame, in quanto non ne capisce lo spirito e gli obiettivi e rileva altresì che l'insegnamento della religione cattolica è già previsto nella scuola dell'obbligo.

Valentina APREA, presidente, pur riconoscendo che dagli interventi dei colleghi sono emersi una serie di spunti molti interessanti, rileva che non si può negare l'importanza della religione cattolica e della tradizione cristiana e che ciò è confermato anche dal fatto che il Presidente Obama ha giurato sulla Bibbia.

Fabio GARAGNANI (PdL) ringrazia i colleghi per tutti gli interventi svolti, rilevando che da tutti gli interventi sono emerse indicazioni importanti. Non condivide peraltro la posizione del collega Mazzarella, laddove sottolinea che la proposta di risoluzione è volta a all'ottenimento di un qualche riconoscimento pubblico, in particolare sui giornali. Chiede quindi maggiore rispetto, perché non vi sono intenti giornalistici di alcun tipo. Condivide le osservazioni dei colleghi Palmieri e Granata e riformula quindi la risoluzione nel senso indicato dai colleghi (vedi allegato).

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Ritiene inoltre che non sia giusto che i valori fondamentali della tradizione giudaico-cristiana vengono costantemente dissacrati, ribadendo in conclusione l'importanza della risoluzione.

Il sottosegretario Giuseppe PIZZA esprime parere favorevole sul nuovo testo della risoluzione così come riformulata. Rileva peraltro che l'oggetto della proposta di risoluzione non riguarda i rapporti tra Stato-Chiesa, che sono regolati dai Patti lateranensi. Condivide in linea generale le osservazioni dell'onorevole De Biasi per quel che riguarda la distinzione tra cristianesimo e religione cattolica, ricordando peraltro che il cattolicesimo è espressamente tutelato dai Patti lateranensi e che la proposta di risoluzione riguarda il cristianesimo.
Auspica che vi possa comunque essere una convergenza da parte di tutte le parti politiche sulla proposta di risoluzione.

Valentina APREA, presidente, pone quindi in votazione la proposta di risoluzione nel testo riformulato.

La Commissione approva il nuovo testo della risoluzione, come riformulata dal primo firmatario, che assume il numero 8-00027 (vedi allegato).

La seduta termina alle 11.55.

AUDIZIONI INFORMALI

Giovedì 22 gennaio 2009.

Audizione, del presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, professore Corrado Calabrò, del presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, professore Antonio Catricalà e di rappresentanti di Federazione nazionale della stampa italiana, Ordine dei giornalisti e associazioni di distributori, sulle problematiche connesse al settore dell'editoria.

L'audizione informale è stata svolta dalle 12.30 alle 14.50.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 14.50 alle 15.