CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 14 ottobre 2008
75.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
COMUNICATO
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COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

Martedì 14 ottobre 2008. - Presidenza del vicepresidente Roberto TORTOLI. - Interviene il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino.

La seduta comincia alle 11.50.

Sulla missione a Parigi in occasione del Seminario dell'OCSE sul cambiamento climatico (2 ottobre 2008).

Roberto TORTOLI, presidente, comunica di avere partecipato, in rappresentanza della Camera dei deputati, al Seminario dell'OCSE sul cambiamento climatico,

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che ha avuto luogo lo scorso 2 ottobre a Parigi e nel corso del quale è stato presentato il rapporto sulle previsioni ambientali fino al 2030, di recente predisposto dalla citata Organizzazione.
Al riguardo, illustra sinteticamente i punti qualificanti della missione svolta, riferendo preliminarmente sul ruolo e sui compiti dell'OCSE e sugli scopi di iniziative come quella svoltasi a Parigi, che sono dirette anche a far conoscere ai parlamentari degli Stati membri il lavoro svolto dall'OCSE in termini di raccolta e analisi dei dati, di studio e di ricerca, di definizione di principi comuni per un più efficace coordinamento delle politiche nazionali e internazionali e di promozione di strumenti normativi internazionali. Sotto questo profilo, segnala positivamente che ha avuto modo di accertare la piena disponibilità dei rappresentanti dell'OCSE a svolgere audizioni presso le competenti Commissioni parlamentari, per approfondire le tematiche oggetto del seminario.
Quanto ai lavori del seminario sui cambiamenti climatici, riferisce che esso si è articolato in tre sessioni, la prima incentrata sulla discussione di alcuni scenari relativi ai costi della inazione rispetto ai mutamenti climatici in atto; la seconda relativa all'analisi degli effetti dei cambiamenti climatici e del loro impatto su specifiche realtà territoriali (tra cui uno studio relativo agli effetti sul territorio e sulle attività turistiche invernali nella regione dell'Arco Alpino); la terza volta ad illustrare i risultati di una ricerca che l'OCSE sta portando avanti per individuare gli strumenti a minor costo per l'abbattimento della CO2. Passa quindi ad indicare alcuni punti scaturiti dalla discussione seminariale, segnalando la grande rilevanza data all'edilizia e all'importanza di costruire in modo efficiente al fine di ridurre l'immissione di CO2; alle nuove tecnologie per la cattura della CO2; alla fortissima incidenza dei fenomeni di deforestazione (che può incidere negativamente sui cambiamenti climatici più degli stessi trasporti); alle misure di adattamento, considerate altrettanto importanti di quelle dirette alla riduzione delle emissioni di gas serra. Riferisce, inoltre, che l'OCSE ha avviato un monitoraggio, su scala mondiale, dei brevetti in campo ambientale, vale a dire sulle innovazioni per la riduzione dei gas serra, al fine di individuare i Paesi che più investono in ricerca e sviluppo in campo ambientale e di accelerare e rafforzare i processi di trasferimento delle tecnologie innovative.
Informa, infine, che un'ampia discussione è stata dedicata all'energia nucleare, con valutazioni positive sia sotto il profilo dei costi che dell'impatto ambientale di questa forma di energia, che consente di mitigare quantomeno i rischi derivanti da uno sviluppo unicamente basato sull'energia da fonti fossili (al 2030 è prevista, infatti, una crescita della richiesta di energia del 50 per cento). Il nucleare è stato per questo valutato come uno strumento complementare alle energie rinnovabili e indispensabile per affrontare la sfida posta dai cambiamenti climatici, anche in considerazione della notevole disponibilità di uranio (tanto che con l'uso delle più moderne tecnologie si è ipotizzata una disponibilità da tremila fino a sedicimila anni).
In conclusione, rappresenta la generale preoccupazione, emersa dall'incontro, per la situazione finanziaria ed economica, che rischia di mettere in secondo piano le politiche ambientali e il perseguimento degli obiettivi e dei programmi in campo ambientale: al riguardo, preannuncia un'interessante pubblicazione sul nucleare, con particolare riferimento ai profili della sicurezza, che sarà distribuita dall'OCSE il 16 ottobre prossimo, in occasione del Consiglio dei ministri europei che si terrà a Parigi e che sarà dedicato alla tematica complessiva «energia-clima».

Sergio Michele PIFFARI (IdV) auspica che sia possibile acquisire da parte della Commissione, in tempi rapidi, gli atti e i documenti citati nella relazione testé svolta, in modo da poterne analizzare con attenzione i contenuti.

Roberto TORTOLI, presidente, conferma che gli atti del seminario, al momento non disponibili, conterranno comunque pochi elementi di informazione, mentre sarebbe più interessante poter disporre

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delle ricerche prodotte dall'OCSE sui temi evidenziati.
Nessun altro chiedendo di intervenire, dichiara quindi conclusa la discussione sulle comunicazioni in titolo.

La seduta termina alle 12.05.

INTERROGAZIONI

Martedì 14 ottobre 2008. - Presidenza del vicepresidente Roberto TORTOLI. - Interviene il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino.

La seduta comincia alle 12.05.

5-00362 Beccalossi: Procedure per la realizzazione della variante stradale Urago d'Oglio-Brescia.

Il sottosegretario Bartolomeo GIACHINO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

Viviana BECCALOSSI (PdL) ringrazia la presidenza e il rappresentante del Governo per la celerità con cui si è proceduto allo svolgimento dell'interrogazione in titolo. Nel dichiararsi soddisfatta per la risposta ricevuta, segnala tuttavia che essa contiene, accanto ad elementi positivi, come quelli relativi alla congrua liquidazione da parte di ANAS di numerosi proprietari di terreni, anche alcuni elementi negativi, come quelli relativi alla sussistenza di circa cinquanta proprietari che hanno ricevuto acconti inferiori a quanto loro dovuto. Nel prendere atto, inoltre, della denuncia dell'ANAS nei confronti delle società che hanno indebitamente trattenuto somme spettanti ai proprietari dei terreni, esprime la preoccupazione che al danno fin qui subito dagli stessi proprietari si aggiunga la possibilità che essi vengano soddisfatti solo a conclusione di una estenuante vicenda giudiziaria. Chiede, pertanto, al Governo di fare tutto quanto a sua disposizione affinché l'ANAS, continuando a tutelare in sede giudiziaria i propri legittimi interessi, possa procedere a corrispondere ai detti proprietari quanto loro spettante.

5-00413 Mastromauro: Stato di un intervento infrastrutturale sulla strada statale n. 275.

Il sottosegretario Bartolomeo GIACHINO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

Margherita Angela MASTROMAURO (PD) esprime apprezzamento per la puntuale ricostruzione della vicenda fornita dal rappresentante del Governo. Osserva, peraltro, che dalla risposta ricevuta emerge chiaramente che non si è ancora conclusa, presso il Ministero competente, l'istruttoria per la presentazione del progetto dinanzi al CIPE. Chiede, pertanto, al Governo di avere le indispensabili rassicurazioni sulla celere definizione di tale procedimento, condizione necessaria per il concreto avvio dei lavori di realizzazione di un'opera attesa da lungo tempo dalle popolazioni e dalle amministrazioni locali.

La seduta termina alle 12.20.

SEDE CONSULTIVA

Martedì 14 ottobre 2008. - Presidenza del vicepresidente Roberto TORTOLI indi del presidente Angelo ALESSANDRI. - Interviene il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino.

La seduta comincia alle 12.20.

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge finanziaria per l'anno 2009).
C. 1713 Governo.
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Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009 e bilancio pluriennale per il triennio 2009-2011.
C. 1714 Governo.

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2009 (limitatamente alle parti di competenza).
Tabella n. 9: Stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'anno finanziario 2009.
Tabella n. 10: Stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per l'anno finanziario 2009 (limitatamente alle parti di competenza).
(Relazione alla V Commissione).
(Seguito dell'esame congiunto e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame congiunto, rinviato il 9 ottobre 2008.

Salvatore MARGIOTTA (PD) indica le ragioni profonde che sono alla base del giudizio negativo, suo personale e del gruppo del Partito Democratico, sulla manovra finanziaria in esame. Denuncia la scomparsa dai provvedimenti di adeguate misure di contrasto ai cambiamenti climatici e stigmatizza le dichiarazioni, pubblicamente rese dal Ministro Ronchi, circa la volontà dell'Italia di rinegoziare gli impegni assunti in ambito internazionale su tale argomento. Ricorda, in proposito, con grande preoccupazione, che a fronte di obblighi internazionali che impongono al Paese di ridurre del 6 per cento delle emissioni di gas serra entro il 2012, gli ultimi dati parlano di un aumento del 9 per cento di tali emissioni e che questo rischia di tradursi in pesanti oneri per l'Italia, oltre che in una plateale smentita degli annunci e degli impegni assunti dal Ministro dell'ambiente in occasione della presentazione alla Commissione delle linee programmatiche del proprio dicastero.
Allo stesso modo, rileva che i pesanti tagli delle risorse destinate alle infrastrutture smentiscono clamorosamente le parole e le promesse del Ministro delle infrastrutture, il quale davanti alla Commissione aveva garantito stanziamenti per il rilancio della «legge obiettivo», con risorse pari a 14 miliardi di euro, nel triennio 2009-2011, e a 4,9 miliardi per il solo 2009. I tagli alle risorse per le infrastrutture appaiono, a suo avviso, ancor più gravi in un momento in cui il mondo imprenditoriale ed economico richiede unanimemente un incremento delle politiche e degli investimenti pubblici nelle infrastrutture, anche per la loro riconosciuta funzione anticongiunturale e di mitigazione degli effetti negativi della crisi economica in atto. Elencando le più gravi riduzioni di stanziamenti, registrate dalla manovra, cita la diminuzione di circa il 40 per cento dei fondi per le politiche abitative, il crollo delle risorse per la difesa del suolo e la pesantissima riduzione dei fondi a disposizione dell'ANAS e delle infrastrutture ferroviarie.
Altrettanto grave appare, a suo giudizio, il decremento dei fondi per l'ambiente, che passano, rispetto allo scorso anno, da 1.832 e 1.263 milioni di euro e che producono l'azzeramento sostanziale delle politiche di risparmio energetico e di incentivazione e rafforzamento della produzione delle energie rinnovabili. Infine, ritiene doveroso fare quantomeno un accenno all'inaccettabile sottrazione di risorse per le infrastrutture nel Mezzogiorno, che testimonia apertamente la totale mancanza di attenzione da parte del Governo per le esigenze e le legittime aspettative di quella parte del Paese, a differenza di quanto il precedente Governo aveva cercato di fare per le popolazioni meridionali.

Andrea MARTELLA (PD) fa presente che il suo gruppo nutre un elevato livello di preoccupazione per gli effetti che la manovra economica produrrà sul tema delle infrastrutture. Esprime, quindi, un giudizio estremamente negativo sulla politica di investimenti infrastrutturali del Governo, che delinea incertezze programmatiche e finanziarie. In proposito, ricorda che il suo gruppo ha più volte ribadito l'intenzione di contribuire alla realizzazione di un progetto di ammodernamento

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infrastrutturale del Paese; tuttavia, per fare ciò, occorre che il Governo chiarisca quali opere vuole fare e su quali priorità intende concentrare i propri sforzi.
Dopo avere rilevato che il Ministro Matteoli è impegnato, in questi giorni, nella firma di accordi con le singole regioni, ai quali non corrisponderanno le risorse necessarie, rivendica come il Governo Prodi - al contrario di quanto amano ripetere i gruppi dell'attuale maggioranza - abbia in realtà investito con forza nel settore delle infrastrutture, avviando una politica di incremento delle dotazioni per investimenti che si è clamorosamente bloccata con l'arrivo del nuovo Governo, impegnato a spendere ogni risorsa residua in favore del taglio dell'ICI sulla prima casa. A tale proposito, giudica deludente il continuo ricorso alla crisi finanziaria internazionale come giustificazione dei mancati investimenti, anche perché ritiene che tale crisi sia intervenuta in un momento successivo alla definizione delle linee-guida della manovra all'esame del Parlamento.
Per tali ragioni, invita il Governo ad aprire una seria interlocuzione con il Parlamento e con i gruppi di opposizione, che consenta di comprendere quali percorsi autorizzativi dovranno seguire le opere da realizzare, quali siano le opere ancora da cantierare e, in ultima analisi, quali siano le reali priorità infrastrutturali che l'Esecutivo intende promuovere.
Nel sollecitare, dunque, la ripresa di una organica programmazione sulle opere pubbliche, d'intesa con Parlamento e Conferenza Stato-regioni, indirizza tre richieste di chiarimento al Governo. La prima riguarda l'entità e la consistenza dei fondi FAS, le cui quote a disposizione delle infrastrutture non sono ancora state definite con certezza: auspica, pertanto, che il Governo sappia fornire numeri credibili in questo settore. Raccomanda, poi, al rappresentante del Governo di illustrare le modalità con cui si intende proseguire nel progetto di creazione di un fondo per le infrastrutture presso la Cassa Depositi e Prestiti, di cui si sta parlando con insistenza negli ultimi giorni. Infine, invita il Governo a fare definitiva chiarezza sui fondi BEI, indicandone la consistenza e le modalità di utilizzo, con particolare riferimento alla tempistica e alla destinazione delle risorse, che appaiono comunque insufficienti a finanziare l'ambizioso programma contenuto nell'Allegato al DPEF.
Pone, quindi, la questione del ricorso alle risorse private per il finanziamento delle opere pubbliche, osservando come le previsioni formulate dal Ministro - che ha prospettato il reperimento di circa 33 miliardi di euro dal mercato - appaiano troppo ottimistiche, senza pensare che l'attuale crisi finanziaria internazionale non potrà certo essere di aiuto in questa direzione e che, peraltro, i fondi privati non possono essere sempre visti come alternativi alle risorse pubbliche.
Si sofferma, infine, sul cosiddetto «Piano casa», segnalando l'esigenza che tale argomento venga affrontato come una emergenza strategica, attraverso politiche concertate con regioni ed enti locali, che diano risposte serie e adeguate e si pongano il problema di riavviare il mercato degli affitti.
Su tutti gli elementi evidenziati, preannuncia che il suo gruppo presenterà una serie limitata e selettiva di proposte emendative, invitando i gruppi di maggioranza ad un impegno comune per modificare - almeno rimediando ai tagli più preoccupanti e incrementando le relative dotazioni - la manovra finanziaria in esame: in caso contrario, ritiene che l'Italia rimarrà indietro agli altri Paesi europei e non sarà più in grado di risollevarsi.

Margherita Angela MASTROMAURO (PD), nell'associarsi alle critiche rivolte dai deputati del suo gruppo circa la inaccettabilità dei tagli imposti dai provvedimenti in titolo nel settore delle infrastrutture, contesta quanto affermato dal relatore nella relazione introduttiva in ordine ad una supposta funzione anticongiunturale delle riduzioni di spesa in questione. All'opposto, ritiene che proprio il rilancio dell'economia e della capacità di crescita del sistema produttivo italiano non possa

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prescindere da un incremento delle risorse e degli investimenti pubblici nei settori cruciali delle infrastrutture e delle costruzioni. Allo stesso modo, giudica infondate le osservazioni svolte dal deputato Tommaso Foti nella precedente seduta, riguardo al fatto che il drastico taglio di risorse alle infrastrutture non avrebbe comunque effetti negativi, atteso che il coefficiente di utilizzazione delle risorse stanziate per la realizzazione delle opere pubbliche risulta inferiore al 50 per cento. Ritiene, infatti, che, ferma restando la necessità di implementare le risorse indispensabili all'ammodernamento del sistema infrastrutturale del Paese, il dato citato metta in luce un'ulteriore grave mancanza di attenzione da parte di un Governo che non si pone adeguatamente la questione relativa all'assoluta necessità di intervenire per rimuovere gli ostacoli di carattere procedurale o tecnico che impediscono una più efficiente utilizzazione delle risorse disponibili.
Sul merito dei provvedimenti in esame, osserva, quindi, che il Governo avrebbe potuto fare di più in ordine alla portata delle agevolazioni tributarie per la ristrutturazione degli immobili e stigmatizza l'azzeramento delle agevolazioni fiscali disposte dal precedente Governo a favore degli interventi per il risparmio e l'efficienza energetica degli edifici. Quanto al cosiddetto «Piano casa», rileva con delusione che tutte le perplessità emerse nel corso dell'esame del decreto-legge n. 112 del 2008 restano intatte: così è per quanto riguarda il ruolo delle regioni e degli enti locali, l'uso dei fondi stanziati dal Governo Prodi, le competenze dei diversi livelli di governo coinvolti, le modalità di attuazione del piano e la disattesa necessità che il Parlamento fosse messo in condizione di discuterlo prima, e non dopo, dell'esame della manovra di bilancio.

Roberto MORASSUT (PD), nell'associarsi alle considerazioni svolte dai deputati del suo gruppo, ritiene - anche in considerazione della ristrettezza dei tempi - di dover concentrare il proprio contributo all'esame critico del cosiddetto «Piano casa». Al riguardo, esprime anzitutto la propria delusione e contrarietà per un'iniziativa, com'è quella intrapresa dal Governo, che, al di là dell'enfasi posta al momento del suo annuncio, si va rivelando sempre più inconsistente e incapace di intercettare l'esigenza diffusa in ampi settori della popolazione ( non solo fra i ceti popolari, ma ormai anche in ampie fasce dei ceti medi) di politiche abitative coerenti e incisive, capaci di sostenere la crescente domanda sociale in materia di sostenibilità degli affitti e di implementazione dell'edilizia residenziale pubblica.
Rileva, inoltre, che la drastica riduzione delle risorse per l'edilizia agevolata e di quelle a sostegno delle locazioni dimostra chiaramente che il Governo non ha una vera politica per la casa. Rileva, altresì, che il cosiddetto «Piano casa» mostra gravi limiti fin dalle sue «fondamenta». Alla base del piano, infatti, non c'è alcuno studio e alcuna analisi seria della dimensione territoriale e quantitativa dell'effettivo fabbisogno abitativo, studi e analisi che pure si sarebbero potuti produrre in tempi rapidi, avvalendosi delle indiscusse competenze di organismi quali, ad esempio, l'ISTAT. Vi è, invece, a suo giudizio, soltanto l'idea «a buon mercato» di un massiccio coinvolgimento dei capitali privati, attratto da una legittima prospettiva di forti profitti, ma proprio per questo non orientato, né tanto meno diretto, al rispetto e al soddisfacimento della effettiva e sempre più profonda domanda sociale di politiche abitative pubbliche. Di qui, a suo giudizio, il rischio grave, e connaturato alle modalità di predisposizione del cosiddetto «Piano casa», che il meccanismo fondamentale della prevista concessione ai privati di diritti edificatori in cambio del loro coinvolgimento nella costruzione di alloggi pubblici si traduca in una plateale distorsione dell'allocazione delle risorse, con un'offerta di alloggi tutta concentrata nelle maggiori aree urbane - dove l'attività edilizia promette ai privati la resa finanziaria maggiore e i maggiori profitti - a scapito di tutto il resto del territorio nazionale e con il rischio fortissimo di lasciare senza risposta un'ampia fascia

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della popolazione, che rischia di vedersi negato il fondamentale diritto di accesso all'abitazione.
Nel richiamare, infine, la farraginosità delle procedure previste per l'attuazione del cosiddetto «Piano casa», che rischiano di tradursi in paralizzanti conflitti giurisdizionali fra Governo, regioni ed enti locali, denuncia il pericolo che esso si traduca in un ulteriore, indiscriminato e inaccettabile, consumo di territorio, invece che farsi strumento di una sempre più urgente azione di recupero e riuso del patrimonio immobiliare esistente.

Sergio Michele PIFFARI (IdV) ritiene essenziale focalizzare l'attenzione della Commissione sui contenuti concreti della manovra, piuttosto che limitarsi a discorsi generici, tutti rivolti all'analisi della cornice generale nella quale si inseriscono i provvedimenti in esame, che recano con sé il rischio della superficialità e della confusione. In proposito, richiama alla memoria la grave situazione nella quale ci si era venuti a trovare due anni fa, all'insediamento del Governo Prodi, con cantieri chiusi per mancanza di fondi e lunghissimi elenchi di opere prioritarie predisposti dal precedente Governo Berlusconi. Nel ricordare, inoltre, che in conseguenza di quella situazione, nei due anni appena passati, il Ministro Di Pietro ha dovuto svolgere una indispensabile opera di riadeguamento e riequilibrio fra le risorse effettivamente disponibili e le opere effettivamente realizzabili, richiama l'assoluta necessità di impedire che oggi - con il dimezzamento sostanziale delle risorse e l'inevitabile necessità di dover ridimensionare i programmi di intervento di ANAS e Ferrovie - ci si ritrovi nuovamente in quella grave situazione.
Con riferimento, poi, alle misure predisposte per un robusto coinvolgimento del capitale privato nelle opere pubbliche, osserva che il Governo, prima ancora di spiegare per quali opere e con quante risorse i privati abbiano effettivamente intenzione di intervenire nel settore delle infrastrutture, dovrebbe sentire la responsabilità di spiegare al Paese e al Parlamento - ad esempio - quali siano gli interventi e le opere che i concessionari autostradali, i quali hanno già incassato dall'attuale Governo il rinnovo delle concessioni, hanno realizzato o si apprestano a realizzare. Allo stesso modo, per quanto riguarda le politiche abitative e l'annuncio del cosiddetto «Piano casa», rileva che il tentativo del Governo di spostare tutta l'attenzione politica sulla cornice normativa e finanziaria di riferimento rischia di mettere in ombra i pesanti danni prodotti rispetto ad un lavoro costante e coerente, condotto dal precedente Governo insieme alle regioni e agli enti locali, che aveva portato nella passata legislatura allo stanziamento di oltre 500 milioni per lo sviluppo di una politica della casa improntata ad un'equa ripartizione territoriale delle risorse e capace di dare risposta alla domanda sociale, sempre più estesa, di misure a sostegno degli affitti e dell'edilizia pubblica.
In conclusione, formula l'auspicio che il Governo e la maggioranza diano alle forze parlamentari il tempo per una discussione seria delle questioni emerse, consentendo di passare da una politica degli annunci ad una politica fondata sulla programmazione, sulla concretezza delle misure messe in campo, nonché sulla capacità di dare risposte tangibili ai territori e alle popolazioni.

Roberto TORTOLI, presidente, avverte che, non essendovi altri iscritti a parlare, si è così concluso l'esame preliminare dei provvedimenti in titolo. Chiede, quindi, al relatore e al rappresentante del Governo se intendano fornire proprie considerazioni conclusive rispetto ai temi oggetto del dibattito svolto in Commissione.

Agostino GHIGLIA (PdL), relatore, si riserva di entrare nel dettaglio delle diverse questioni di competenza nella seduta di domani, nella quale presenterà le proprie proposte di relazione. Per quanto concerne il dibattito svolto, peraltro, dichiara di comprendere molte delle valutazioni compiute dai deputati intervenuti, ricordando tuttavia che esiste anche una

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realtà odierna molto concreta, con una situazione di bilancio estremamente complessa, che deriva anche dal fatto che non vi sono soverchie risorse finanziarie ereditate dal passato, e con un contesto finanziario internazionale in continua instabilità.
Fa presente, pertanto, che il principale obiettivo che il Governo si è dato con la manovra in esame è quello del contenimento delle spese, per cui i necessari e dolorosi tagli non possono che investire tutti i settori di intervento delle singole politiche di settore.

Il sottosegretario Bartolomeo GIACHINO intende ringraziare la Commissione per il confronto sinora svolto e rinviare ad una successiva replica più puntuale del Ministro, che si sta impegnando molto per il riavvio di una forte politica infrastrutturale. Ricorda che la situazione economica globale condiziona pesantemente l'attività di tutti i governi e, quindi, anche la manovra finanziaria. Osserva, inoltre, che tutto è cambiato rispetto a dieci giorni fa: è merito, dunque, di questo Governo avere intuito prima di tutti l'avvicinarsi della crisi mondiale e il blocco dell'economia italiana, che, a differenza delle previsioni di crescita dell'1,5 per cento (manovra finanziaria 2008), vede il PIL di quest'anno a crescita zero.
Rileva, poi, che vi può essere dissenso su alcune scelte, ma non si può mettere in discussione la buona fede dell'attuale maggioranza, che ritiene le infrastrutture strategiche per la ripresa dello sviluppo, così come non mette assolutamente in dubbio la scelta dell'opposizione a favore delle infrastrutture. A suo avviso è necessario, però, avere consapevolezza che l'avere ostacolato le infrastrutture negli ultimi vent'anni, non solo ha rallentato la crescita economica del Paese, ma ha anche distolto risorse che oggi sarebbero quanto mai utili e preziose.
Fa presente, quindi, che la manovra finanziaria per il triennio 2009-2011 si colloca nel quadro finanziario definito prima del decreto-legge 93 del 2008, introdotto per la copertura dell'abolizione dell'ICI sulla prima casa e, dopo, dal decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con modificazioni nella legge n. 133 del 2008, che ha anticipato l'adozione delle misure volte al miglioramento dei conti pubblici ed al perseguimento degli obiettivi programmatici del Governo. In tale contesto organizzativo, in fase di continua e rapida evoluzione, sono state individuate, con l'atto di indirizzo del 29 luglio 2008, le priorità politiche da realizzarsi per l'anno 2009, in stretta coerenza con l'emissione del programma di Governo e con quanto contenuto nel DPEF 2009-2011 - Allegato infrastrutture.
In relazione alle richieste di chiarimenti formulate nel corso del dibattito, si sofferma anzitutto sul finanziamento della Banca Europea degli Investimenti. Ritiene che, in un momento così delicato per la finanza mondiale, riuscire ad ottenere la disponibilità della BEI nel garantire un prestito di 15 miliardi di euro per dare attuazione alle infrastrutture del Paese, oltre a confermare la fiducia di un organismo come la BEI, testimonia il pieno appoggio al processo di infrastrutturazione organica attivato in Italia, osservando che nell'accordo si dice esplicitamente che sia la BEI che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti si impegnano: ad individuare i progetti suscettibili di poter beneficiare di un finanziamento da parte della Banca; a definire appropriate modalità di finanziamento alle migliori condizioni economiche, in considerazione delle particolari caratteristiche di ciascuno di essi; a condividere le competenze acquisite dalla BEI in ambito europeo in materia di finanza strutturata e di progetto come ad esempio il Partenariato Pubblico Privato; a mettere in opera i finanziamenti anche a favore degli Enti promotori, delle regioni e degli enti pubblici territoriali e/o di soggetti concessionari, sempre per interventi mirati alla infrastrutturazione organica del Paese.
Rileva, quindi, che nella fase di individuazione degli interventi la BEI utilizzerà il quadro delle proposte già definite nell'Allegato Infrastrutture al Documento di Programmazione Economica e Finanziaria,

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approvato dal CIPE, dalla Conferenza Stato Regioni e dal Parlamento nell'agosto scorso. Ritiene utile ricordare, inoltre, per ribadire ancora una volta l'importanza dell'accordo, che il Presidente della BEI ha ribadito che si tratta del secondo accordo, con queste caratteristiche, firmato finora dalla BEI. Più in generale, quanto alle modalità di selezione degli interventi, ritiene che essi possano essere individuati insieme, anche con un comune lavoro parlamentare.
Si sofferma, poi, sulle problematiche relative al cosiddetto «Paino casa», osservando che il «Piano nazionale di edilizia abitativa» di cui all'articolo 11 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, è stato previsto dal legislatore al fine di garantire su tutto il territorio nazionale livelli minimi essenziali di fabbisogno abitativo per il pieno sviluppo della persona umana. Esso rende possibile l'elaborazione di un programma a livello nazionale per le città in grado di generare progetti, rendendo fattibili una serie di interventi che interpretino e favoriscano le vocazioni dei centri metropolitani, ne colgano i fenomeni, ne stimolino gli aspetti positivi. Segnala che il «Piano nazionale di edilizia abitativa» non è stato sottoposto al vaglio delle Commissioni parlamentari, in quanto la sua approvazione avviene con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, previa delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) e d'intesa con la Conferenza Unificata, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.
Fa presente che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, attuando le disposizioni normative citate, ha provveduto a redigere uno schema di Piano che sarà presentato a breve in sede di Conferenza Unificata. Il «Piano» in fase di definizione, presenta le seguenti linee di intervento:
a) sistema integrato di fondi immobiliari per l'acquisizione e la realizzazione di immobili per l'edilizia residenziale finanziate dai fondi immobiliari;
b) incremento del patrimonio di edilizia residenziale pubblica con le risorse derivanti anche dall'alienazione di alloggi di edilizia pubblica in favore degli occupanti muniti di titolo legittimo;
c) promozione finanziaria anche ad iniziativa di privati;
d) agevolazioni a cooperative edilizie costituite tra i soggetti destinatari degli interventi;
e) programmi integrati di promozione di edilizia anche sociale.

Osserva che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per quanto riguarda il punto alla lettera a), assumerà il ruolo di investitore in uno o più fondi a vocazione nazionale, in modo tale da incentivare l'intervento di altri organismi quali: la Cassa depositi e prestiti; le fondazioni di origine bancaria; le compagnie di assicurazione.
Per quanto attiene all'attuazione degli altri interventi previsti dal Piano, fa presente che sono previste due procedure alternative: attraverso la sottoscrizione di appositi accordi di programma; attraverso le modalità concernenti i lavori relativi a infrastrutture strategiche e insediamenti produttivi.
In conclusione, auspica che il seguito dell'esame dei provvedimenti in titolo da parte della Commissione possa proseguire in uno spirito di condivisione delle questioni evidenziate, per le quali è disponibile a fornire ogni altro possibile chiarimento.

Angelo ALESSANDRI, presidente, preso atto delle ulteriori considerazioni svolte dal rappresentante del Governo, ricorda che il termine per la presentazione di emendamenti ai provvedimenti in esame scade alle ore 16 di oggi.
Rinvia, quindi, il seguito dell'esame ad altra seduta.

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Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia.
C. 1441-ter Governo.

(Parere alla X Commissione).
(Esame e conclusione - Parere favorevole con condizioni e osservazioni).

La Commissione inizia l'esame.

Guido DUSSIN (LNP), relatore, osserva che il disegno di legge in esame, risultato dello stralcio degli articoli di competenza della X Commissione dal disegno di legge collegato alla manovra finanziaria dello scorso luglio, ha un contenuto di notevole rilevanza, non solo per le imprese, ma per l'intero Paese, in quanto rappresenta il provvedimento più importante del programma del Governo in materia di energia. Fa presente che il provvedimento risulta iscritto nel calendario dei lavori dell'Assemblea a partire da giovedì mattina e che, pertanto, il parere deve essere reso nella giornata odierna.
Elencando le numerose disposizioni di interesse della VIII Commissione, segnala anzitutto che, all'articolo 5, nell'ambito della riforma degli interventi di reindustrializzazione dei siti in crisi industriale, è previsto, al comma 8, il parere del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ai fini del coordinamento dell'accordo di programma che regola le azioni e le modalità di esecuzione degli interventi. In sintesi, fa presente che l'articolo 5 estende su tutto il territorio nazionale l'applicazione del regime di agevolazione e promozione industriale previsto dalla legge n. 181 del 1989, che ha introdotto la realizzazione di un programma speciale di reindustrializzazione delle aree di crisi siderurgica attuato dalle aziende del gruppo IRI. A seguito dell'esame in sede referente, osserva che il testo non contiene riferimenti alla disciplina dell'articolo 252-bis del cosiddetto «codice ambientale» e ai programmi di bonifica e riconversione industriale dei siti industriali contaminati, che avrebbero intrecciato in misura più penetrante le competenze della VIII Commissione. Coglie, tuttavia, l'occasione per evidenziare alla Commissione e al Governo l'urgenza per una modifica sostanziale del citato articolo 252-bis, ancora prima della fine dell'iter parlamentare del disegno di legge di delega per la modifica del decreto legislativo n. 152 del 2006, che possa permettere l'attuazione degli interventi di riconversione industriale nelle aree da bonificare, dichiarate Siti di Interesse Nazionale: sono, infatti, necessari e urgenti gli interventi, sia di carattere amministrativo che legislativo, per porre fine ai gravi ritardi amministrativi e alle copiose lungaggini procedurali che oggi riscontrano gli imprenditori interessati, che vedono bloccate le proprie iniziative di reindustrializzazione, anche tenuto conto che la maggior parte dei siti da reindustrializzare sono anche siti che occorre preventivamente bonificare.
Passa, poi, ad enumerare gli articoli che rientrano nelle competenze della VIII Commissione, relativi alla materia nucleare. Al riguardo, rileva che l'articolo 15 contiene una delega al Governo per emanare, entro il 30 giugno 2009, uno o più decreti legislativi di riassetto normativo, recanti i criteri per la disciplina della localizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione elettrica nucleare, per i sistemi di stoccaggio dei rifiuti radioattivi e del materiale nucleare, per la definizione di misure compensative da corrispondere alle popolazioni interessate, per la definizione delle procedure autorizzative e dei requisiti soggettivi per lo svolgimento delle attività di costruzione, esercizio e disattivazione degli impianti. Tali decreti saranno emanati nel rispetto delle norme in tema di valutazione di impatto ambientale e di pubblicità delle relative procedure, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, d'intesa con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la conferenza unificata e le competenti Commissioni parlamentari. Osserva che, tra i principi e criteri direttivi, si prevede la definizione di adeguati livelli di sicurezza dei siti, che soddisfino le esigenze di tutela della salute della popolazione e dell'ambiente, e la

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previsione di un'autorizzazione unica per la costruzione e l'esercizio degli impianti nucleari, per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi e per lo smantellamento a fine vita, rilasciata, previa intesa con la Conferenza unificata, con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, a seguito di un procedimento unico semplificato al quale partecipano opportunamente le amministrazioni interessate.
In proposito, fa rilevare che tale autorizzazione unica comprende la dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza delle opere e l'apposizione del vincolo preordinato all'esproprio e sostituisce ogni provvedimento amministrativo, autorizzazione, concessione, licenza, nulla osta, atti di assenso e atti amministrativi, comunque denominati previsti dalle norme vigenti, costituendo titolo a costruire ed esercire le infrastrutture in conformità del progetto approvato. In sostanza, osserva che la disciplina del rilascio dell'autorizzazione unica per la costruzione e l'esercizio degli impianti nucleari segue le linee di principio della disciplina di autorizzazione unica prevista per la costruzione delle centrali termoelettriche a turbogas, di cui al decreto-legge 7 febbraio 2002, n. 7, convertito dalla legge n. 55 del 2002, che ha permesso la celere costruzione e ammodernamento degli impianti allo scopo di garantire rapidamente la sicurezza del sistema elettrico nazionale; sono fatte salve le procedure di valutazione dell'impatto ambientale che, dal momento che non rientrano nei criteri di delega, devono intendersi quelle ordinarie.

Raffaella MARIANI (PD), interrompendo il relatore, fa presente che il rappresentante del Governo - peraltro appartenente ad un dicastero solo marginalmente interessato dal provvedimento in esame - ha appena abbandonato l'aula della Commissione. In proposito, nel rilevare che tale atteggiamento illustra la volontà di ignorare totalmente il Parlamento, pone alla presidenza della Commissione la questione della presenza alla seduta del Ministro o del sottosegretario di Stato competenti in materia di ambiente, considerato che il provvedimento in esame investe in pieno argomenti di loro competenza.

Angelo ALESSANDRI, presidente, comunica che il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il sottosegretario di Stato per il medesimo dicastero si trovano entrambi all'estero, in due diverse sedi, per ragioni legate al loro incarico istituzionale. Osserva, peraltro, che la presenza di rappresentanti del Governo alle sedute delle Commissioni dedicate all'esame di disegni di legge in sede consultiva non può essere considerata obbligatoria.

Raffaella MARIANI (PD) giudica grave e poco corretto, nei confronti del lavoro svolto dal relatore e dall'intera Commissione, l'eventuale perdurare dell'assenza di un rappresentante del Governo alla seduta odierna. Invita, pertanto, la presidenza a farsi carico di un problema che assume un carattere anzitutto politico, più che tecnico, assicurando che il dibattito in Commissione di svolga alla presenza di un rappresentante dell'Esecutivo. In caso contrario, preannuncia che il suo gruppo, per protestare contro tale atteggiamento, sarà costretto ad abbandonare i lavori della Commissione.

Angelo ALESSANDRI, presidente, preso atto della richiesta formulata dal gruppo del Partito Democratico, avverte che si attiverà per garantire immediatamente la presenza di un rappresentante del Governo alla seduta della Commissione.
Sospende, quindi, la seduta, avvertendo che essa riprenderà non appena sarà giunto nell'aula della Commissione il rappresentante del Governo.

La seduta, sospesa alle 13.20, è ripresa alle 13.25.

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Angelo ALESSANDRI, presidente, avverte che il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, è testé rientrato nell'aula della Commissione. Invita, pertanto, il relatore a proseguire nell'illustrazione del provvedimento in esame.

Guido DUSSIN (LNP), relatore, osserva che l'articolo 16-bis del disegno di legge in esame contiene misure per la sicurezza e il potenziamento del settore energetico: nell'ambito della riorganizzazione degli organismi e delle competenze in materia nucleare, i commi 6 e 6-bis prevedono il commissariamento e il successivo «smembramento» della Sogin S.p.A., attraverso il conferimento di beni o rami di azienda ad altre società partecipate dallo Stato, operanti nel settore energetico. Rileva, poi, che il comma 7 prevede la predisposizione di un piano straordinario per l'efficienza e il risparmio energetico preparato di concerto tra il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con l'apporto dell'Agenzia nazionale per l'efficienza energetica, istituita nel'ambito dell'ENEA ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo n. 115 del 2008. Ricorda che il decreto legislativo n. 115 del 2008, in attuazione della direttiva 2006/32/CE, stabilisce un quadro di misure volte al miglioramento dell'efficienza degli usi finali dell'energia sotto il profilo costi e benefici, ai fini del miglioramento della sicurezza dell'approvvigionamento energetico e della tutela dell'ambiente, attraverso la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.
Osserva, inoltre, che i commi 8 e 8-bis contengono misure per la promozione e lo sviluppo delle fonti rinnovabili di energia e per la creazione di impianti fotovoltaici centralizzati, in aree messe a disposizione dai comuni, per la produzione di energia elettrica da cedere a privati che intendono accedere al «conto energia» e ai servizi di «scambio sul posto». Il comma 9 contiene norme acceleratorie per l'ammodernamento degli elettrodotti: non si prevedono autorizzazioni per gli interventi di riparazione o sostituzione di componenti in linea e si sottopongono alla denuncia di inizio attività (DIA) gli interventi sugli elettrodotti che comportano varianti di lunghezza non superiore a 1500 m lineari, che utilizzano il medesimo tracciato o si discostano per un massimo di 40 m, e gli interventi all'interno delle stazioni elettriche che non comportano modifiche della cubatura degli edifici. Gli interventi non devono essere in contrasto con gli strumenti urbanistici vigenti e devono rispettare le norme sull'elletromagnetismo. Fa presente che la DIA, accompagnata da una relazione asseverata del progettista, è presentata 30 giorni prima dell'inizio dei lavori al Ministero dello sviluppo economico e al comune competente, che può bloccare la realizzazione dell'opera, nel sopramenzionato termine dei 30 giorni, qualora riscontri la mancanza delle condizioni stabilite. Qualora la variante interessi aree sottoposte a vincolo il termine di 30 giorni decorre dal rilascio del relativo atto di assenso. Osserva, poi, che il comma 11, nei casi di costruzione di centrali termoelettriche a turbogas di potenza superiore a 300 MW termici, considera come opere connesse e quindi rientranti nel procedimento acceleratorio dell'autorizzazione unica di cui alla legge n. 55 del 2002, anche gli interventi di sviluppo ed adeguamento della rete elettrica di trasmissione nazionale necessari all'immissione in rete dell'energia prodotta.
Si sofferma, dunque, sui commi 12, 12-bis e 12-ter del citato articolo 16-bis, che rinnovano la disciplina per la costruzione dei rigassificatori di gas naturale liquido: si prevede la conclusione del procedimento nel termine di 200 giorni attraverso la convocazione di una conferenza di servizi e si fanno salve le procedure per la valutazione d'impatto ambientale, l'intesa della regione interessata e la pronuncia del Consiglio comunale sulla relativa variante urbanistica, come dalla normativa vigente. La modifica più rilevante consiste nell'eliminazione del parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici sull'eventuale variante del Piano Regolatore Portuale reso ai sensi dell'articolo 5, comma 3 della legge n. 84 del 1994. Fa

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presente che, a seguito delle ultime modifiche apportate all'articolo 8 della legge n.340 del 2000, dal decreto-legge n. 159 del 2007 collegato alla finanziaria 2008, tale parere doveva comunque essere reso nell'ambito della conferenza di servizi, anche se non bloccava più il rilascio del decreto di VIA. Ricorda che l'articolo 5 della legge n.84 del 1994 prevede una precisa sequenza degli atti autorizzativi ai fini dell'approvazione di un Piano Regolatore Portuale o di una Variante allo stesso, disponendo il rilascio della VIA solo a seguito del parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici: tale previsione ha bloccato l'approvazione dei progetti dei rigassificatori ubicati in area portuale, richiedendo l'approvazione di una variante al PRP preventivamente alla VIA. Pertanto, osserva che la presente disposizione semplifica ulteriormente l'autorizzazione alla costruzione dei rigassificatori; tale autorizzazione costituisce anche approvazione della variante automatica al Piano Regolatore Portuale. Ritiene, in tal senso, opportuno specificare, nell'ultimo periodo del comma 12, capoverso comma 3, che il concerto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti deve intendersi come aggiuntivo rispetto a quello del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Sottolinea, infine, che il comma 13 dell'articolo in questione rinnova la disciplina per il permesso di ricerca e la concessione di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in terraferma, prevedendo procedure semplificative per il rilascio della relativa autorizzazione, segnalando l'opportunità di prevedere un parere vincolante della Regione interessata nell'ambito della procedura di autorizzazione.
Rileva, quindi, che l'articolo 16-ter istituisce l'Agenzia per la sicurezza nucleare e ne disciplina le nomine degli organi direttivi, il funzionamento e l'organizzazione. Ricorda che, secondo le proposte di direttive comunitarie che negli ultimi anni sono state all'esame delle istituzioni dell'UE, ciascuno Stato membro deve istituire un'autorità di regolamentazione responsabile della sicurezza nucleare degli impianti nucleari e dell'effettiva attuazione delle norme di sicurezza. Tali autorità nazionali andrebbero a comporre un Comitato delle autorità di regolamentazione a livello europeo. Osserva che la X Commissione, dopo un lungo dibattito, ha condiviso la scelta di creare l'Agenzia nucleare italiana come un organismo autonomo e indipendente, costituito con le strutture competenti dell'ISPRA e con le risorse umane dell'ENEA, i cui Presidente e componenti sono nominati dal Presidente del Consiglio di Ministri. Per quanto riguarda i componenti, due sono designati dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e due dal Ministro dello sviluppo economico. L'Agenzia svolge le funzioni e i compiti di autorità nazionale per la regolamentazione, il controllo e l'autorizzazione ai fini della sicurezza degli impieghi pacifici dell'energia nucleare, la gestione dei rifiuti radioattivi e la protezione dalle radiazioni ed è la sola autorità nazionale responsabile per la sicurezza e la salvaguardia nucleare. Segnala, in proposito, l'esigenza di prevedere che i costi per il funzionamento dell'agenzia non gravino sulle risorse attualmente stanziate per l'ISPRA, anche per evitare contraddizioni con le misure finanziarie già individuate con l'articolo 16-quinquies, il quale, infatti, contiene norme per il finanziamento dell'avvio dell'ISPRA anche per il periodo commissariale, prevedendo il passaggio ai capitoli di bilancio dell'APAT delle somme a disposizione dell'ICRAM e dell'INFS per l'anno 2008.
Segnala, inoltre, il comma 7 dell'articolo 16-quater, che prevede il riconoscimento per un periodo non inferiore a 10 anni del regime di sostegno per la cogenerazione ad alto rendimento. Al riguardo, considerati gli incentivi esistenti per la cogenerazione, ritiene che la norma proposta potrebbe irrigidire il regime di sostegno verso un'unica forma di produzione di energia e, quindi, pregiudicare la disponibilità di risorse per l'incentivazione della produzione di energia rinnovabile. Propone, pertanto, di sopprimere il citato comma 7.

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Segnala, poi, che l'articolo 17, comma 2, opportunamente prevede la promozione di progetti dimostrativi sulla cattura e sul confinamento della CO2 emessa dagli impianti termoelettrici: ritiene opportuno estendere tali misure, in via sperimentale, anche per il sequestro della CO2 nei giacimenti di idrocarburi in terraferma, a fine ciclo di coltivazione. Si sofferma, altresì, sull'articolo 17-bis, che interviene nella materia di valutazione d'impatto ambientale, semplificando il procedimento di autorizzazione degli elettrodotti in cavo interrato di lunghezza inferiore ai 40 Km, nel senso di escludere tali infrastrutture dalla procedura di VIA regionale. Ricorda che gli elettrodotti in cavo interrato, di lunghezza superiore ai 40 Km e gli elettrodotti aerei di lunghezza superiore ai 15 Km e con tensione nominale di esercizio superiore ai 150 KW sono sottoposti alla procedura di VIA statale. Gli elettrodotti aerei di lunghezza superiore ai 10 Km e con tensione nominale di esercizio superiore ai 100 KW sono sottoposti alla VIA regionale, mentre gli elettrodotti aerei di lunghezza superiore ai 3 Km e con tensione nominale di esercizio superiore ai 100 KW sono sottoposti a semplice verifica di assoggettabilità alla VIA regionale. Infine, sottolinea che, con l'articolo 18-bis, appena introdotto dalla Commissione di merito, rientrano nuovamente nelle competenze del Ministero dell'ambiente le procedure di VIA sugli impianti eolici off shore.
In conclusione, sulla base di quanto esposto e nel ricordare che la Commissione deve esprimere il proprio parere entro la giornata odierna, presenta una proposta di parere favorevole con condizioni e osservazione (vedi allegato 3).

Salvatore MARGIOTTA (PD) dichiara di provare sincero imbarazzo per il fatto che provvedimenti di tale importanza, dai quali dipende la definizione e il cambiamento profondo della politica energetica del Paese, debbano essere discussi e valutati dalla Commissione in meno di un'ora di tempo. Nel ringraziare il sottosegretario Giachino per il «sacrificio» compiuto, che comunque rende possibile il proseguimento della discussione in Commissione, reputa tuttavia gravissimo che in questa sede, per l'ennesima volta, si debba registrare l'assenza del Ministro dell'ambiente o del sottosegretario delegato. Sotto questo profilo, ritiene di non potersi esimere dal ricordare che già in diverse occasioni il rappresentante del suo gruppo aveva formalmente richiesto la presenza del Ministro Prestigiacomo ai lavori della Commissione e che tutte queste richieste erano rimaste colpevolmente inevase: a suo avviso si tratta, a questo punto, di un segnale grave anche in termini di mancanza di rispetto nei confronti dei gruppi di opposizione, del Parlamento e del Paese stesso.
Quanto al merito del provvedimento in esame, rileva che, se è vero che la politica energetica italiana sconta - non da oggi - gravi ritardi in termini di capacità di scelta, costi eccessivi e squilibri nell'uso e nella diversificazione delle fonti energetiche (oltre che un costante disallineamento in termini di livelli complessivi di emissioni di gas serra), tuttavia la risposta del Governo non è assolutamente condivisibile, e non certo sulla base di inesistenti pregiudizi di tipo ideologico. Al contrario, vi è - a suo giudizio - la certezza oggettiva che il nucleare di terza generazione sia una scelta inutile, enormemente costosa, non risolutiva dei problemi urgenti che il Paese ha davanti e ancora fortemente inquinante. In particolare, ritiene che la produzione di scorie, ancora rilevante nel nucleare di terza generazione, ponga un serissimo problema per l'Italia, se è vero che, a distanza di oltre venti anni dall'abbandono del nucleare con il referendum del 1987, non sono stati ancora risolti i problemi di decommissioning degli impianti e di smaltimento delle scorie nucleari. Nel chiedersi se davvero ci sia la volontà di costruire le nuove centrali, avverte - ad esempio - che già il Presidente della regione Lombardia ha dichiarato che esse non potranno essere realizzate in quella regione. Critica, poi, da un lato le farraginose procedure previste nel provvedimento, auspicando che su questo punto ci sia la possibilità di una discussione seria e approfondita fra maggioranza e opposizione, dall'altro le misure

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che richiamano ad un coinvolgimento dei privati, che allo stato appare del tutto ipotetico e non ben delineato.
Ritiene, inoltre, che la cosiddetta «scelta nucleare» del Governo rischia di produrre gravi danni anche sul versante del rafforzamento e dello sviluppo delle politiche per il risparmio energetico e delle fonti energetiche rinnovabili, com'è evidente anche dal denunciato abbandono nella manovra finanziaria di tutte le misure di implementazione e sostegno di tali politiche. Sono invece queste politiche, a suo avviso, che insieme alla costruzione di un numero adeguato di rigassificatori, alla convinta partecipazione ai programmi di ricerca e sviluppo delle tecnologie nucleari, ad una scelta a favore del nucleare di quarta generazione (con costi minori, meno inquinamento e un ridotto quantitativo di scorie), possono favorire la crescita energetica del Paese. Quanto alle questioni legate all'istituzione dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, osserva che la «battaglia strisciante» del Ministro dell'ambiente nei confronti del Ministro dello sviluppo economico ha fin qui prodotto solo confusione normativa in tema di organizzazione e funzionamento dell'Agenzia in questione. In particolare, giudica inaccettabile la previsione di un'Agenzia per la sicurezza nucleare che non sia totalmente indipendente, anche sotto il profilo della nomina del suo vertice, dai dicasteri e dal Governo nel suo complesso. Nello stigmatizzare, infine, una pervicace volontà del Ministro dell'ambiente e, in questo caso, anche di quello dello sviluppo economico, di procedere con il metodo del commissariamento di tutti gli enti e organismi vigilati (in questo caso di tratta della SOGIN e dell'ENEA), figlio di una concezione politica secondo cui tutti devono rispondere all'Esecutivo, annuncia che il suo gruppo, pur apprezzando lo sforzo operato dal relatore nella stesura della proposta di parere, non potrà che votare convintamene contro tale proposta di parere.

Alessandro BRATTI (PD), nel ringraziare il relatore per il lavoro compiuto, rileva che la discussione di un provvedimento di tale portata avrebbe richiesto l'approntamento, da parte del Governo, quantomeno degli indispensabili studi relativi al fabbisogno energetico nazionale previsto per il prossimo futuro. Stante l'assenza di tale studio, ci si trova - a suo giudizio - nella paradossale situazione di dover discutere di una scelta fondamentale di politica energetica, quale è quella del ritorno dell'Italia al nucleare, senza sapere nemmeno quante centrali si vogliono o si debbono realizzare. A suo avviso, inoltre, la scelta frettolosa e approssimativa operata dal Governo rischia di allontanare l'Italia dalle scelte di fondo della Commissione europea in materia di politica energetica: invece che sulle fonti rinnovabili e sulle politiche di implementazione del risparmio e dell'efficienza energetica, l'Italia viene sospinta in tutt'altra direzione, con scelte che ipotecano il futuro energetico del Paese per i prossimi 40 o 50 anni.
Nel denunciare la politica del Governo di commissariamento di tutti gli enti e organismi posti sotto la sua vigilanza, sottolinea la confusione e la gravità delle scelte operate in materia di organizzazione e funzionamento dell'istituenda Agenzia per la sicurezza nucleare, sottolineando anche l'esiguità delle risorse umane e materiali messe a sua disposizione, che vengono sottratte, peraltro, all'ISPRA e all'ENEA. Richiamata l'attenzione della Commissione sulla grave situazione dei lavoratori precari attualmente in servizio presso l'APAT, denuncia l'approssimazione e l'inadeguatezza di misure che non garantiscono adeguati livelli, né sul fronte di chi deve realizzare le centrali, né su quelli - altrettanto importanti - di chi deve controllare e di chi deve fare ricerca.

Mauro LIBÈ (UdC) ringrazia il relatore per il lavoro condotto e il sottosegretario Giachino per la disponibilità ad essere presente in doverosa rappresentanza del Governo. Rileva, peraltro, che l'assenza del Ministro dell'ambiente non deve essere vista come un danno ma, al contrario, come un elemento che consente alla Commissione di lavorare con maggiore serenità

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e auspica, invece, che nel prosieguo della discussione sul provvedimento in esame sia possibile contare sulla partecipazione del Ministro dello sviluppo economico, il quale, del resto, si è sentito in dovere questa mattina di ringraziare, in X Commissione, i rappresentanti dei gruppi dell'UDC e del Partito Democratico per il contributo fattivo dato alla discussione e alla predisposizione del testo del provvedimento. Quanto al merito del provvedimento in esame, rivendica al suo gruppo una funzione di critica al Governo, non per la scelta effettuata di ritorno al nucleare, ma per la timidezza con cui porta avanti tale scelta. Al riguardo, sottolinea che la decisione di spostare al 30 giugno 2009 il termine per la costituzione dell'Agenzia per la sicurezza nucleare è una decisione grave, che rischia di mettere in forse l'attuazione dell'intero programma di interventi predisposto per la presente legislatura. All'opposto, richiama «gli ambientalisti di ritorno» alla oggettiva considerazione che è meglio utilizzare energia nucleare prodotta in Italia, in centrali nucleari poste sotto il controllo di organismi nazionali, che comprare, a caro prezzo, energia prodotta in centrali nucleari controllate da organismi esteri sui quali l'Italia e le sue istituzioni non hanno alcun potere. Peraltro, richiama la sua profonda convinzione che la scelta di ritorno al nucleare debba abbandonare tutti i tatticismi e le indecisioni presenti nella politica del Governo, con un piano di azione improntato a semplificazione e snellezza delle procedure, ma al tempo stesso debba fornire il massimo delle garanzie possibili per la totale sicurezza dei cittadini.
Infine, con riferimento ad aspetti specifici del testo in esame, sottolinea negativamente la previsione di una assoluta priorità di dispacciamento riservata all'energia nucleare. Nel ricordare infatti la posizione lineare del suo gruppo, secondo cui la scelta di ritorno al nucleare è indispensabile per garantire parità di costi rispetto alle altre fonti energetiche (oltre che l'indipendenza energetica del Paese), ritiene che l'energia prodotta da centrali nucleari non possa avere priorità assoluta nel dispacciamento, ma debba essere vincolata ad una parità di costo con le altre fonti energetiche. Infine, con riferimento all'istituenda Agenzia per la sicurezza nucleare, ritiene che essa debba essere concepita e costruita come un fondamentale strumento di garanzia, non dell'opposizione o della maggioranza, ma dei cittadini. Sotto questo profilo, ritiene che la nomina dei suoi vertici non possa essere ricondotta alla responsabilità del Governo, pena la perdita di quella sua fondamentale funzione, ma al contrario debba richiedere la espressione di un parere parlamentare vincolante, a maggioranza qualificata, perché solo questo è il meccanismo che può assicurare il rispetto dell'indipendenza dell'Agenzia e della sua concreta possibilità di svolgere la sua funzione di garanzia nell'interesse esclusivo dei cittadini. In conclusione, preannuncia il voto di astensione del suo gruppo, che dovrà intendersi come fiducia verso le intenzioni del Governo piuttosto che come fiducia nella capacità e nella volontà politica del Governo stesso di tradurre in atto le scelte annunciate.

Roberto TORTOLI (PdL), pur non intendendo entrare nel merito del dibattito sinora svolto, ricorda che le previsioni ambientali dell'OCSE sino al 2030 prevedono investimenti in nuove centrali, a livello mondiale, pari ad oltre 5.000 miliardi di euro: se tutti questi impianti fossero alimentati con energia fossile, le emissioni sarebbero in grado di compromettere seriamente il clima. Ricorda, peraltro, che la stessa OCSE, nel valutare la possibile sostituzione dell'energia nucleare con un mix di fonti energetiche, segnala che qualsiasi soluzione produrrebbe almeno il 10 per cento in più di emissioni rispetto all'energia nucleare.
Passando al merito del provvedimento, infine, segnala al relatore l'esigenza di esprimere un rilievo anche sull'articolo 16-sexies, commi 1 e 4, del provvedimento in esame, che istituisce un nuovo ente energetico, l'ENES, in sostituzione dell'ENEA. Al riguardo, infatti, ritiene opportuno

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un richiamo al concerto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'adozione dei relativi provvedimenti attuativi.

Guido DUSSIN (LNP), relatore, dichiara la propria disponibilità ad accogliere la richiesta testé formulata dal deputato Tortoli. Presenta, quindi, una nuova versione della sua proposta di parere (vedi allegato 4).

Sergio Michele PIFFARI (IdV), intervenendo per una valutazione conclusiva sulla nuova versione della proposta di parere del relatore, ringrazia il relatore per il lavoro svolto, al tempo stesso sottolineando la negativa costante nei lavori della Commissione, rappresentata dal fatto di esaminare sempre con troppa fretta provvedimenti importanti come quello in discussione. Ad esempio, ritiene che sarebbe stato oltremodo opportuno approfondire aspetti quali - ad esempio - quelli relativi alle competenze e al ruolo dei diversi livelli territoriali di governo in materia di ricerche minerarie o di sfruttamento di eventuali giacimenti di uranio sul territorio nazionale, ovvero alla qualifica e alla natura dei materiali inerti connessi al ciclo di produzione dell'energia nucleare, con particolare riferimento alla necessità del loro deposito e stoccaggio in siti specifici. Concorda con quanto già osservato da altri deputati sul fatto che la scelta del Governo sembra muovere, non da un'analisi oggettiva del fabbisogno energetico nazionale, ma da questioni di principio, forse anche ineludibili, ma che non possono fare ombra alla necessità stringente di chiarezza, trasparenza e massimo approfondimento delle scelte da adottare. Nel ricordare che, ove si decidesse di comprare all'estero le tecnologie e le competenze tecniche necessarie, l'avvio della costruzione delle centrali nucleari potrebbe anche essere riferito non a 20 anni da oggi, ma ai prossimi 4/5 anni, ritiene che non ci si possa «cullare sugli allori» e che occorra considerare con tutta la necessaria attenzione la relativa ristrettezza dei tempi a disposizione per una approfondita discussione e ponderazione del complesso delle decisioni che il Paese ha davanti e per l'approntamento di garanzie assolute per quanto concerne la tutela e la salvaguardia della salute e della sicurezza dei cittadini.
Conclude annunciando il voto contrario del suo gruppo sulla nuova versione della proposta di parere presentata dal relatore, formulando peraltro l'auspicio che, quantomeno sui criteri di nomina del vertice dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, il Governo possa accettare di rivedere e migliorare - a garanzia di tutti gli italiani - il testo approvato dalla X Commissione, sottraendo il potere di nomina del presidente al Presidente del Consiglio dei ministri e attribuendolo al Presidente della Repubblica o ai presidenti dei due rami del Parlamento, anche per evitare che forzature della democrazia come quella in questione possano poi, un domani, ricadere negativamente su tutti i cittadini.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la nuova versione del parere del relatore.

La seduta termina alle 14.15.