CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 2 luglio 2008
25.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 2 luglio 2008. - Presidenza del presidente Stefano SAGLIA.

La seduta comincia alle 8.30.

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2009-2013.
Doc. LVII, n. 1.

(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento rinviato nella seduta di ieri.

Maria Grazia GATTI (PD), in relazione alla discutibile procedura adottata dal Governo per lo sviluppo della sessione di bilancio, chiede, preliminarmente, di sapere se nel bilancio di assestamento oggetto di un disegno di legge del Governo sia stato accertato un extragettito, e, in caso affermativo, chiede il rispetto del comma 4 dell'articolo 1 della legge finanziaria

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per il 2008, e cioè di destinare automaticamente l'extragettito alla riduzione della pressione fiscale sul reddito da lavoro dipendente e da pensione. Inoltre, sempre in relazione alla procedura adottata, sottolinea una grave violazione delle prerogative del Parlamento e delle sue strutture, visto che la Costituzione attribuisce (articolo 81) al Parlamento una funzione di indirizzo e controllo in ordine alla destinazione ed alla allocazione delle risorse pubbliche in relazione ai fini da perseguire nell'interesse della collettività.
Precisa che il DPEF viene esaminato insieme ad un decreto legge, che contiene una parte della manovra, varato un giorno prima che il Parlamento ricevesse il DPEF. Aggiunge che gli elementi della manovra sono stati indicati dalla stampa con una anticipazione che stigmatizza.
Sottolinea che le regole sono a tutela delle minoranze, ed una loro violazione non genera «semplificazione», rischia di violare i diritti delle minoranze parlamentari. Se si vuole porre un problema di revisione delle regole e delle procedure che presiedono la sessione di bilancio, si può discutere, ma non unilatelarmente. Fa poi presente che, rispetto alla manovra, si procede ad una decretazione di urgenza nell'ambito della quale sono inserite norme che entreranno in vigore a gennaio 2009, mettendo così in discussione i criteri di necessità ed urgenza.
Prima di entrare nel merito del DPEF vorrei inoltre rilevare che in Commissione la discussione è stata compressa entro tempi inadeguati. L'accelerazione dei tempi e l'addensarsi dei provvedimenti, però, non può né deve impedire una regolare ed approfondita discussione.
Circa il merito, fa presente che più volte si è convenuto sull'obiettivo da raggiungere, cioè il rilancio della crescita del Paese. Ritiene che elementi essenziali per il rilancio della crescita sono la crescita della produttività ed il rilancio del potere di acquisto, soprattutto di lavoratori e pensionati, per aumentare la domanda interna. Per tale motivo precisa di aver chiesto informazioni sull'esistenza dell'extragettito e sull'eventuale volontà di dare attuazione al comma 4 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2008.
I provvedimenti già discussi (ICI, straordinari, mutui) non hanno aumentato la produttività e nemmeno hanno sostenuto il reddito da lavoro dipendente e da pensione. Richiama poi l' indicazione da parte del Governo di un tasso di inflazione programmata all'1,7 per cento per l'anno in corso e all'1,5 per cento per gli anni successivi. A tale proposito sottolinea il dato ISTAT relativo ad una inflazione pari al 3,8 per cento. Ritiene che, se l'inflazione programmata deve essere più bassa di quella reale per orientare e costringere l'inflazione futura, per raggiungere questo obiettivo, essa deve essere «credibile», e quindi non meno della metà di quella reale. Una inflazione programmata all'1,7 per cento rischia di generare esasperazione e conflitto con le organizzazioni dei lavoratori, per i rinnovi dei CCNL, in una fase in cui il Governo dovrebbe favorire il rapporto fra le parti, dato che si stanno ridiscutendo gli assetti contrattuali. Fa notare che per il sostegno alla domanda interna sia necessario l'intervento di riduzione fiscale su redditi da lavoro e pensione, possibile solo se si continua la lotta all'evasione fiscale ed all'elusione che ha permesso negli ultimi due anni il reperimento di risorse importanti.
Rileva che la crescita del Paese risente delle diverse misure già discusse dal Parlamento e di quelle già adottate dal Governo ma ancora discusse in sede parlamentare, quali la scomparsa del credito di imposta per le imprese del Sud, lo svuotamento dei Fondi per Industria 1015, i tagli agli investimenti per le infrastrutture nelle regioni del Sud (Calabria, Sicilia), la previsione di tagli ai sostegni alle imprese ed agli investimenti pubblici, i tagli alla spesa di regioni e comuni con inevitabili ricadute sui servizi essenziali (basti pensare pensiamo solo ai tagli al trasporto pubblico locale, i cui problemi erano stati affrontati con grande fatica ed impegno nella passata legislatura).

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Circa la Robin Tax, sottolinea che verranno scaricati sui consumatori i maggiori costi, perché nei settori coinvolti non c'è concorrenza.
Ritiene infine poco chiaro l'aumento di fatto della pressione fiscale che dalla tabella «confronto tendenziale/programmatico 2009-2011» risulta in crescita per tutto il periodo. Inoltre si prevede la riduzione della spesa per investimenti.
Esprime poi preoccupazione sulle misure previste nei provvedimenti «collegati» sull'occupazione e sul mercato del lavoro. Nel DPEF, pur rilevandosi i dati della crisi occupazionale che si prospetta, si propongono vecchie ricette, si introducono semplificazioni e deregolazione degli interventi, ma in effetti si cancella la legge 188 del 2007, viene rivista la disciplina dei contratti a termine e dei contratti part-time ed inoltre si bloccano le stabilizzazioni nel pubblico impiego, oltre ad inserirsi forme contrattuali che di fatto cancellano il lavoro dipendente in agricoltura.
In conclusione, rileva che nel DPEF non si ritrova alcuna misura che aumenti realmente il reddito delle famiglie più a rischio, sostenendo il mercato interno. A questo proposito il DPEF parla di un fondo per l'acquisto di generi alimentari e per il pagamento delle bollette per un ammontare di circa 200 milioni, mentre la Robin Tax dovrebbe produrre circa 5 miliardi a proposito di perequazione fiscale. Ritiene che tale intervento umilia chi lo riceve e fa tornare indietro le forme di intervento solidaristico del Paese.

Lucia CODURELLI (PD) ritiene che le premesse contenute nella relazione dell'onorevole Cazzola sul primo Documento di programmazione economico-finanziaria del Governo Berlusconi non convincono, in quanto si stravolgono le regole e si espropriano le prerogative del Parlamento. Inoltre è lasciata irrisolta la vera emergenza visto che il Documento non contiene nessuna misura in favore del recupero di potere d'acquisto dei redditi fissi, ossia salari e pensioni. Inoltre, la macchinosità delle procedure e lo stravolgimento delle regole fa legittimamente sorgere il dubbio che questa accelerazione serva a occultare l'eventuale extragettito che sarebbe dovuto emergere dall'assestamento di bilancio e che, secondo l'articolo 1, comma 4, della legge finanziaria 2008, doveva essere automaticamente destinato alla riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente mediante un incremento delle detrazioni.
Sempre in merito alle procedure, va inoltre ricordato che la sessione di bilancio ha regole ben precise, nei tempi e nei modi, sia sotto l'aspetto della legislazione che dei regolamenti parlamentari. In particolare, entro il 30 giugno deve essere presentato il DPEF (che indica gli andamenti tendenziali e programmatici) e il disegno di legge di assestamento di bilancio per l'anno in corso; entro il 30 settembre devono essere presentati il disegno di legge di bilancio e contestualmente il disegno di legge finanziaria, nonché la relazione revisionale e programmatica e l'eventuale nota di aggiornamento al DPEF. Il DPEF viene approvato dalle Camere mediante una risoluzione con cui si impegna il Governo sui saldi ed, eventualmente, sui contenuti della manovra. Non si tratta di indicazioni di carattere meramente programmatico, ma di decisioni vincolanti per la fase di bilancio che, di norma, è successiva. Paradossalmente, in questo contesto, la tempistica viene invertita: è la manovra che anticipa e vincola il DPEF e non il contrario. Ritiene che sia una grave violazione delle prerogative del Parlamento, cui la Costituzione attribuisce una funzione di indirizzo e controllo in ordine alla destinazione e allocazione delle risorse pubbliche in relazione ai fini da perseguire nell'interesse della collettività. Infine, sottolinea che a legislazione e regolamenti parlamentari vigenti, appare quantomeno improbabile che la legge finanziaria da approvare entro la fine di dicembre possa effettivamente essere snella nei contenuti.
Passando ad esaminare il merito, rileva che, mentre ogni Governo segna nel primo DPEF un programma di politica economica

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di legislatura, il primo DPEF del Ministro Tremonti - che, peraltro, ha già in passato dichiarato di non credere in questo strumento - è un documento apparentemente povero di reali contenuti programmatici: esso, in realtà, soprattutto se esaminato in parallelo al decreto-legge che anticipa la manovra, appare pieno di criticità.
Ritiene che la politica economica illustrata dal DPEF 2009-2013 non risponda ai problemi del Paese ed è controproducente ai fini dell'aggiustamento della finanza pubblica. Il Documento non affronta le due priorità, quali il problema della produttività e la perdita di potere d'acquisto dei redditi da lavoro e delle pensioni. Senza intervenire su tali nodi, le previsioni di pareggio di bilancio pubblico al 2011 non potranno che restare un obiettivo sulla carta, innescando un circolo vizioso tra misure pro cicliche (depressive) e minori entrate/maggiori spese per i bilanci pubblici.
Ritiene che il DPEF non faccia riferimento a interventi significativi per lo sviluppo e per il sostegno al potere d'acquisto delle famiglie anche per l'ultimo anno della previsione (2013); l'aumento della produttività è inferiore all'1 per cento e permane un significativo differenziale di crescita con i Paesi dell'area-euro. Inoltre la domanda interna appare priva di sostegni e, pertanto, non si aprono spazi, almeno per i redditi da lavoro, per contribuire all'aumento in termini reali della domanda. Sull'andamento dei redditi da lavoro e, conseguentemente, della domanda interna, pesa l'obiettivo di inflazione programmata. Il Governo ha indicato un'inflazione programmata dell'1,7 per cento per l'anno in corso e dell'1,5 per cento dal 2009 in poi; l'inflazione programmata è uno dei numeri più importanti del DPEF ed è uno strumento fondamentali di politica economica. Esso dovrebbe essere inferiore all'inflazione «tendenziale» perché deve piegare le aspettative. Ritiene che per sostenere il potere d'acquisto dei redditi da lavoro e da pensione e risolvere l'impasse in cui si trovano costrette le parti sociali, il Governo invece dovrebbe puntare a due obiettivi: inflazione programmata al 2 per cento, livello massimo compatibile con il mandato della BCE; aumento delle detrazioni fiscali sui redditi da lavoro e da pensione per un importo medio di 250 euro, corrispondente ad un punto di inflazione per un reddito di 25.000 euro all'anno. Con tale intervento, un obiettivo di inflazione al 2 per cento non comprometterebbe il potere d'acquisto di lavoratori e pensionati, ne beneficerebbero la distribuzione dei redditi e la domanda interna, fonte unica della previsione di crescita per i prossimi anni.
In sintesi, sottolinea che il percorso di aggiustamento della finanza pubblica interviene in senso pro ciclico sugli investimenti e sulla domanda interna e, pertanto, risulta irrealistico.
Per quanto riguarda la finanza pubblica, fa presente che la correzione 2009 avverrà attraverso un aumento della pressione fiscale e una riduzione delle spese in conto capitale.
Osserva che il DPEF si concentra principalmente sulla spesa pubblica. In particolare, oltre ai presunti risparmi di spesa per le amministrazioni centrali per un ammontare pari a circa 14,5 miliardi (di cui 5 miliardi nel 2009), il DPEF prevede misure specifiche, con un effetto di recupero pari nel triennio a circa 20 miliardi, che si concentreranno in particolare nei settori del pubblico impiego, della finanza decentrata (-9,2 miliardi nel triennio, di cui un terzo nel 2009), della sanità (3 miliardi complessivi dal 2010) e della previdenza. Ritiene che, atteso che molti dei servizi sono forniti dagli enti territoriali - già duramente colpiti dal provvedimento sull'ICI - si avrà una riduzione dei servizi e delle garanzie sociali essenziali. Anche sul piano della crescita economica, il Governo fornisce una stima che va dallo 0,9 per cento del prossimo anno all'1,5 per cento del 2011 con una media nel triennio dell'1,2 per cento. Sostiene che con una crescita così bassa appare difficile la realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica, primo fra tutti il pareggio di bilancio nel 2011. Aggiunge che viene inoltre aumentata

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la pressione fiscale e viene ridotta solo marginalmente la spesa corrente primaria, nonostante i grandi risparmi dalla riforma della pubblica amministrazione annunciati dal Ministro Brunetta. Viene inoltre ridotta la spesa per gli investimenti, nonostante l'enorme deficit infrastrutturale di cui soffre il Paese.
In sostanza, con le misure di abolizione dell'ICI (il cui onere ricadrà in buona parte sui comuni) e di detassazione degli straordinari (di natura transitoria), vengono smentite le promesse elettorali. Anche l'aggiustamento nel biennio 2010-2011 avverrà mantenendo la pressione fiscale al di sopra del quadro a legislazione vigente e con un contenimento delle spese in conto capitale.
In valori assoluti, la pressione fiscale aumenta di 6,5 miliardi nel 2009, 6,7 nel 2010 e 6,5 nel 2011, nonostante le dichiarazioni contrarie del Ministro Tremonti. L'aumento deriva per 4,5 miliardi da un aumento delle imposte dirette e si fonda su una serie di interventi che il DPEF definisce di «perequazione fiscale». Richiama a tale proposito la «Robin tax» su banche e soprattutto sui produttori di energia, che, sulla base dei più elementari principi della teoria della traslazione delle imposte (domanda assolutamente rigida rispetto al prezzo) finirà per gravare in grande misura sulla famiglie, contro l'esigenza primaria di aumentare il potere di acquisto in una fase di stagnazione e di erosione salariale.
Ricorda che gli aumenti della pressione fiscale del precedente Governo hanno consentito il risanamento della finanza pubblica. Non a caso lo stesso DPEF, nell'analizzare gli andamenti degli ultimi anni, riconosce che «l'indebitamento netto in rapporto al PIL, dopo aver raggiunto il 12,4 per cento nel 1985, ha cominciato a decrescere fino a raggiungere nell'anno 2000 il valore minimo (0,8 per cento). Successivamente il deficit ha ripreso a salire toccando il 3,4 per cento nel 2006, per poi collocarsi nel 2007 all'1,9 per cento del PIL», ma anche che «dal 1998 l'avanzo primario ha cominciato a decrescere fino ad azzerarsi quasi completamente nell'anno 2005. Nel 2007 si è ricostituito un avanzo primario pari al 3,1 per cento del PIL». Circa le spese, nel DPEF si prevede che l'incidenza delle uscite totali ha ripreso a salire fino a toccar nel 2006 il 49,3 per cento. Il Ministro Tremonti ha, quindi, ereditato un quadro sano di finanza pubblica nel 2001 e lo ha vanificato, tanto da far aprire una procedura di infrazione europea, che si è chiusa a maggio grazie al risanamento operato dal Governo Prodi. Oggi il Ministro Tremonti si impegna ad abbassare il peso della spesa in misura esattamente pari a quanto lo aveva innalzato nella sua precedente gestione di finanza pubblica.
Rispetto al tendenziale, il Governo intende effettuare una correzione di circa 10 miliardi nel 2009. La composizione dell'aggiustamento è ancora più chiara se si tiene conto che nel 2009 si prevede un contenimento delle spese in conto capitale di circa 3 miliardi di euro. Gli investimenti fissi lordi scenderanno di circa 2,3 miliardi rispetto al quadro tendenziale, in un Paese che presenta storicamente una carenza di infrastrutture. Al contrario, le spese correnti diminuiranno nel 2009 di soli 194 miliardi di euro.
Conclude che ci si trova di fronte a una realtà già vissuta tra il 2001 e il 2006. In quegli anni vi fu il tentativo di incidere sul PIL in sede di programmazione economica. Ogni volta però le previsioni sulla crescita del PIL venivano sistematicamente smentite per l'anno successivo. Ricorda che il Ministro dell'economia partì facendo previsioni di crescita al 3 per cento e chiuse il suo mandato nel 2006 con una previsione dell'1,2 per cento, che venne smentita (la crescita fu dello 0,8 per cento).
Il DPEF in esame tradisce le promesse di riduzione della pressione fiscale fatte in campagna elettorale, deprime ulteriormente i consumi, perché non prevede alcuna misura di aumento del reddito disponibile delle famiglie, e riduce le spese per investimenti.

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Ivano MIGLIOLI (PD) con riferimento al metodo, esprime preoccupazione per il fatto che dall'inizio della legislatura il Parlamento è stato chiamato ad esaminare esclusivamente decreti-legge e in più occasioni il Governo ha posto la questione di fiducia sui provvedimenti all'esame parlamentare. Prescindendo dai ruoli all'interno della dialettica parlamentare, esprime perplessità circa l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri del DPEF e del decreto-legge collegato alla manovra in pochi minuti.
Dopo aver ricordato che il Documento di programmazione economica viene di solito presentato entro il 30 giugno e che su di esso il Parlamento si pronuncia con una risoluzione a cui segue, a partire da settembre, l'avvio della sessione di bilancio, fa presente che tale procedura ben può essere ritenuta eccessivamente farraginosa, ma la relativa modifica non dovrebbe essere sottratta alla valutazione del Parlamento. Ritiene che a tale proposito potrebbe risultare utile una presa di posizione anche da parte della presidenza della Commissione sulla opportunità del coinvolgimento parlamentare in sede di modifica delle procedure di bilancio.
Entrando nel merito del provvedimento in esame, rileva come nel Paese i problemi si concentrino essenzialmente su due aspetti, la crescita economica e i salari. A tale proposito ritiene che andrebbero richiamate le Considerazioni del Governatore della Banca d'Italia, non solo in relazione al tema delle pensioni, ma anche in riferimento ai salari dei quali è minacciato - secondo quanto affermato dallo stesso Governatore - il potere di acquisto. Ritiene altresì opportuno richiamare le dichiarazioni del Presidente della Confindustria sul pericolo di stagflazione che minaccia il nostro Paese. Evidenzia come il DPEF non affronti in maniera adeguata il tema dei salari bassi a fronte di prezzi molto elevati. L'indicazione del tasso di inflazione programmata all'1,7 per cento non può risultare credibile a fronte del dato ISTAT che attesta l'inflazione reale al 3,8 per cento: ritiene che in tale contesto l'individuazione di un tasso di inflazione programmata così basso finisca per colpire maggiormente i salari, diminuendone ulteriormente il potere d'acquisto. Segnala poi che nel DPEF si ritrovano riferimenti ad una riduzione delle spese infrastrutturali che si aggiunge a quella già disposta a seguito dell'azzeramento dell'ICI sulla prima casa. Esprime poi forti perplessità sui tagli alle spese per le Forze dell'ordine, nonostante l'allarme sociale circa la sicurezza.
Conclude sottolineando come nel documento si preveda un aumento della pressione fiscale e come esso non risponda affatto alle aspettative del Paese.

Teresio DELFINO (UdC), pur condividendo la finalità della stabilizzazione della finanza pubblica a cui tende il DPEF, anche in considerazione degli impegni assunti dall'Italia nell'ambito dell'Unione europea, esprime perplessità in primo luogo in ordine al metodo seguito dal Governo nell'adozione del provvedimento in discussione nella seduta odierna. Ritiene che una manovra economica così impegnativa, in grado di produrre i suoi effetti nell'arco di un triennio, avrebbe richiesto un confronto ben più approfondito all'interno dello stesso Consiglio dei ministri.
Relativamente al merito del DPEF, osserva come, a fronte delle dichiarazioni di intenti rese in sede di campagna elettorale dallo schieramento di centrodestra, non si ravvisa nel piano triennale di stabilizzazione della finanza pubblica quello spirito universalistico e solidale che invece sempre dovrebbe accompagnare i processi di ammodernamento del Paese. Ritiene pertanto di non comprendere l'approccio culturale seguito dal Governo e dalla sua maggioranza parlamentare in questo avvio di legislatura, sottolineando l'esistenza di un unico filo conduttore che lega i primi provvedimenti adottati dall'attuale esecutivo. Ricorda, a tale proposito, il decreto-legge volto alla detassazione degli straordinari, che, a suo avviso, ha introdotto gravi forme di discriminazione tra dipendenti pubblici e dipendenti privati. Evidenzia

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poi come il tema dell'evasione fiscale non sia stato affrontato nell'ambito del Documento di programmazione economico-finanziaria con la giusta enfasi, a differenza di quanto avvenuto invece per la riforma della pubblica amministrazione, celebrata e messa in grande evidenza nel provvedimento in discussione. Pur ritenendo necessario perseguire le finalità della crescita e dello sviluppo, anche considerata la minore dinamica dell'economia italiana rispetto alla media europea, lamenta la mancata menzione nel DPEF di politiche a favore delle famiglie e delle fasce più deboli della popolazione, tematiche sulle quali il Presidente del consiglio aveva assunto precisi impegni all'inizio della legislatura. A tale riguardo, pur ricordando che l'impegno del suo gruppo parlamentare è sempre stato volto all'introduzione di misure connesse ad altre forme di deduzione e all'erogazione di assegni, considera grave che nel Documento all'esame della Commissione non venga fatto alcun cenno alla misura sul quoziente familiare, nell'ambito di una politica fiscale vicina alle famiglie. Nel richiamare l'appello che il governatore Draghi, nella sua relazione annuale, ha rivolto a favore dell'incremento dei redditi dei lavoratori dipendenti e delle pensioni, ritiene che non sia stato opportuno condizionare la risoluzione della questione emergenziale legata ai bassi salari ad un futuro ed eventuale rilancio della crescita e della produttività, auspicando invece sul tema un intervento sollecito a sostegno delle aree della popolazione più bisognose.
Dopo aver osservato che le disposizioni introdotte dal Governo per azzerare l'ICI sulla prima casa non richiedevano, a suo avviso, un intervento così tempestivo, in considerazione del fatto che ampie fasce della popolazione già beneficiavano di tale sgravio fiscale, fa notare come allo stato non siano ancora state versate ai comuni le somme indicate nella manovra finanziaria come ristoro per i mancati introiti derivanti da tale imposta, con grave pregiudizio per le amministrazioni locali. In conclusione, dopo aver espresso preoccupazione per la prevista riduzione delle spese in conto capitale e per la decurtazione delle risorse a favore delle forze dell'ordine, ritiene grave che il Governo, nel predisporre un piano volto alla stabilizzazione dei conti pubblici e alla riduzione della spesa, abbia preferito tagliare risorse destinate alle categorie sociali più deboli, nelle quali rientrano le persone diversamente abili, venendo ad intaccare servizi di sicurezza sociale da ritenere fondamentali.

Stefano SAGLIA, presidente, essendo imminenti le votazioni in Assemblea, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 9.35.

INDAGINE CONOSCITIVA

Mercoledì 2 luglio 2008. - Presidenza del presidente Stefano SAGLIA. - Interviene il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali Maurizio Sacconi.

La seduta comincia alle 14.

Sull'ordine dei lavori.

Stefano SAGLIA, presidente, propone di invertire l'ordine del giorno previsto, nel senso di procedere, in primo luogo, alla relazione del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'assetto delle relazioni industriali e sulle prospettive di riforma della contrattazione collettiva, e successivamente all'esame del documento di programmazione economico-finanziaria, al fine di non comprimere i tempi per l'esame e la votazione del parere su tale documento.

La Commissione concorda.

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Indagine conoscitiva sull'assetto delle relazioni industriali e sulle prospettive di riforma della contrattazione collettiva.
Audizione del Ministro del lavoro, della sanità e delle politiche sociali, on. Maurizio Sacconi.
(Svolgimento e rinvio).

Stefano SAGLIA, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che attraverso il resoconto stenografico della seduta, anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei Deputati.
Introduce quindi l'audizione.

Il ministro Maurizio SACCONI, svolge una relazione sul tema oggetto dell'indagine.

Stefano SAGLIA, presidente, ringrazia il Ministro per il suo intervento e rinvia, secondo quanto convenuto in precedenza, ad altra seduta gli interventi dei deputati sulla relazione svolta dal Ministro.

La seduta termina alle 14.40.

N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.

SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 2 luglio 2008. - Presidenza del presidente Stefano SAGLIA.

La seduta comincia alle 14.40.

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2009-2013.
Doc. LVII, n. 1.

(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione - Parere favorevole con osservazioni).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento rinviato nella seduta antimeridiana.

Amalia SCHIRRU (PD) ravvisa nel contenuti del DPEF una mera enunciazione d'intenti, atteso che gran parte degli obiettivi ivi indicati risultano di difficile conseguimento. A tale riguardo, ritiene che, a fronte di un quadro economico contraddistinto da imprese poco competitive, con un basso tasso di innovazione tecnologica ed un alto livello di mortalità, nel DPEF non sia stata presa alcuna valida misura volta ad incrementare la produttività e a favorire lo sviluppo aziendale. Oltre a lamentare una riduzione delle somme destinate ai servizi sociali, alla scuola e alla sanità, esprime perplessità per la mancanza di disposizioni volte a tutelare l'occupazione femminile e giovanile, i redditi dei lavoratori dipendenti e le pensioni, che ritiene in grande sofferenza soprattutto nelle aree del Mezzogiorno. Auspica che non venga modificata la riforma previdenziale introdotta con il Governo Prodi che, attraverso la previsione del sistema delle quote, risponde all'esigenza di offrire maggiore opportunità di scelta a chi deve andare in pensione, garantendo comunque la stabilità dei conti pubblici e la sostenibilità del sistema previdenziale.
Pur comprendendo le ragioni che sono alla base della riforma della pubblica amministrazione, che ritiene necessaria soprattutto nei territori del Sud, esprime preoccupazione per i rilevanti tagli del personale che sono stati programmati, rammaricandosi poi anche per l'annunciata revisione delle agevolazioni previste per le cooperative sociali, che svolgono importanti servizi concessi in appalto. Nel rivendicare il lavoro svolto dal Governo Prodi, che ha portato a significativi miglioramenti nel campo delle tutele dei lavoratori cosiddetti precari attraverso l'approvazione del Protocollo sul Welfare, esprime perplessità per gli interventi normativi predisposti dal Governo volti a

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modificare la disciplina del sistema dei contratti, con particolare riferimento ai contratti a termine, ai lavori occasionali e all'apprendistato. Infine, auspica che non venga rivista l'applicazione estensiva della norma sul collocamento obbligatorio per i disabili, introdotta dal Governo precedente, sulla base della quale si è reso possibile stipulare convenzioni con cooperative sia di tipo B sia di tipo A. Nell'auspicare una profonda rivisitazione del contenuto del DPEF, si dichiara contraria al contenuto di tale Documento.

Giuliano CAZZOLA (PdL), relatore, intervenendo in sede di replica, fa presente che tale replica sarà necessariamente compressa dai tempi a disposizione della Commissione. Ritiene che il dibattito svolto sia stato molto importante, anche se, non per responsabilità della maggioranza, la Commissione ha vanificato un'opportunità che avrebbe potuto meglio utilizzare.
Con riferimento ai tempi di approvazione da parte del Consiglio dei ministri del DPEF, evidenziati con perplessità dall'onorevole Delfino, fa presente che assume molta importanza in tali contesti il lavoro preparatorio svolto. A tale proposito evidenzia come nella manovra indicata nel DPEF si ritrovino tutte le misure anticipate in Commissione dai Ministri Sacconi e Brunetta.
Con riferimento al ruolo della Commissione nell'esame del DPEF, precisa che la Commissione ha svolto il proprio ruolo all'interno di un perimetro temporale definito dal Presidente della Camera a norma di regolamento. Nel Documento il Governo propone una linea che può non essere condivisa, ma che presenta comunque una sua coerenza, soprattutto se si considera che negli anni passati spesso il Documento di programmazione recava indicazioni non riscontrabili poi in sede di legge finanziaria. Per tale motivo il Governo rivendica nel DPEF la scelta della contemporaneità tra parte programmatica e parte attuativa, che consente non solo di anticipare la manovra e di proiettarla in una prospettiva triennale, ma anche di indicare al Paese le risposte che il Governo intende fornire: in tal modo la manovra attua le indicazioni contenute nel DPEF, contrariamente a quanto accaduto in precedenza. Ritiene di condividere la scelta fatta dal Governo con il DPEF in esame, la quale non viola le regole, ma le innova e consente soprattutto di giudicare il Governo per quello che afferma e per quello che effettivamente realizza. Tale impostazione non comporta però alcuna sottrazione all'esigenza di un percorso di riforma delle procedure di bilancio che riconosca adeguati spazi di confronto e di dibattito. Preannuncia una specifica indicazione su tale punto nella proposta di parere che presenterà.
Quanto alle risposte da dare al Paese, ritiene che le scelte compiute in sede di DPEF siano sufficientemente chiare e che alcune siano state già in parte attuate con il decreto legge in materia di potere d'acquisto approvato ieri dalla Camera. Non comprende le critiche alla social card, soprattutto da parte di forze politiche che, quando erano al Governo avevano previsto i buoni sconto per la previdenza della casalinghe.
Circa gli aspetti strutturali, con particolare riferimento alla riforma della pubblica amministrazione, sottolinea la quantificazione dei risparmi sul PIL e in valore assoluto che deriveranno da tale riforma. A tale proposito, fa presente che nella proposta di parere che sottoporrà all'attenzione della Commissione viene proposto di assumere il disegno di legge recante delega per la ottimizzazione della produttività del lavoro come disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica.
Quanto poi alla pressione fiscale, rileva che si prevede un piccolo incremento rispetto agli andamenti a legislazione vigente in un contesto che è comunque di riduzione. Aggiunge poi che la pressione fiscale, sostanziandosi in un rapporto, sconta il peggioramento del PIL. Precisa comunque che l'aumento della pressione

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fiscale è comunque un aumento mirato e circoscritto.
Sulla «Robin Tax» fa notare che si incide su soggetti economici ben individuati, ma non sui cittadini, ai quali si ridistribuiscono riduzioni fiscali pari a 1,7 miliardi (ICI) e a 650 milioni (straordinari). Aggiunge che il rischio della rendita monopolistica viene affrontato con le liberalizzazioni anch'esse previste dalla manovra di finanza pubblica.
Sulla questione dell'inflazione programmata, fa presente, in primo luogo, la ripresa preoccupante dell'inflazione e, in secondo luogo, la esplicita indicazione proveniente dalla Banca centrale europea. Precisa che l'inflazione importata, di cui parla il DPEF, era prevista nel Protocollo del 1993. Ritiene inoltre fondamentale precisare che il potere d'acquisto dei salari si difende riducendo l'inflazione e non solo stabilizzandola. Infine precisa che uno degli obiettivi riconfermati nel DPEF è rappresentato dalla lotta all'evasione fiscale.
Nel formulare la proposta di parere favorevole con osservazioni (vedi allegato 1), precisa che le considerazioni svolte in ordine ai risultati dell'azione di Governo negli anni 2001-2006 devono necessariamente tenere conto del contesto europeo e internazionale di quel periodo e del deficit che era stato ereditato dal Governo Prodi.

Teresio DELFINO (UdC), intervenendo in sede di dichiarazione di voto sulla proposta di parere del relatore, riconosce che in tale proposta sono stati tenuti in debita considerazione alcuni rilievi emersi nel dibattito, tra i quali quelli relativi alla violazione delle regole sulle procedure di bilancio. Ritiene che la politica del Governo indicata nel DPEF presenti alcune ambiguità visto che, da una parte annuncia la volontà di tutelare la famiglia, il reddito dei lavoratori e dei pensionati, ma dall'altra propone su tali temi interventi marginali e assolutamente inadeguati. Ritiene che la manovra dovrebbe essere integrata con misure che tengano conto seriamente della questione familiare e dei salari delle fasce più deboli, così come dovrebbero essere adeguatamente prese in considerazione misure in ordine al potere d'acquisto dei lavoratori e dei pensionati. Aggiunge che sull'andamento dei redditi da lavoro pesa l'indicazione del tasso di inflazione programmata all'1,7 per cento, la quale potrebbe ingenerare incertezza nella contrattazione, come rilevato dal Governatore della Banca d'Italia. Constata poi una riduzione della spesa a danno dei servizi della sanità e della scuola con ricadute pesanti sulle persone disabili in grave disagio.
Ritenendo che nel DPEF in esame manchi una visione universalistica e solidaristica capace di garantire la dignità civile, sociale e reddituale di ogni cittadino in qualunque situazione si trovi, formula una proposta di parere alternativo (vedi allegato 2), precisando che il suo gruppo esprimerà voto contrario sulla proposta del relatore. Si riserva di valutare nel merito i singoli provvedimenti che il Governo adotterà, attesa comunque la condivisione degli obiettivi della crescita, della stabilità, della coesione sociale, della semplificazione amministrativa, nonché della riqualificazione della pubblica amministrazione.

Cesare DAMIANO (PD), formulando una proposta di parere alternativo (vedi allegato 3), stigmatizza il comportamento della maggioranza parlamentare e del Governo, che mette in discussione la possibilità di instaurare un confronto approfondito su tematiche di grande importanza.
Quanto al merito del provvedimento, rileva una palese contraddizione nelle indicazioni contenute nel DPEF , atteso che gli obiettivi che ci si prefigge di raggiungere con la manovra finanziaria, crescita, competitività, coesione sociale, a dispetto delle dichiarazioni rese pubblicamente, vengono sistematicamente disattesi. Cita come esempio le disposizioni di perequazione tributaria contenute nel decreto-legge n. 112/2008 che accompagna il DPEF, le quali, a suo avviso, rischierebbero

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di danneggiare, piuttosto che le grandi categorie produttive, proprio quelle classi sociali più deboli che, nelle intenzioni dichiarate dagli autori del provvedimento, dovrebbero invece trarre il maggior vantaggio. A tale riguardo, richiamandosi alla borsa elettrica, stima aumenti dell'energia pari al 23 per cento, proprio a causa dell'adozione di tali misure governative, e ritiene che tali incrementi non potranno essere mitigati dall'introduzione della cosiddetta social card. A tale riguardo, ritiene assolutamente insufficienti le risorse messe a disposizione dal Ministro dell'economia e delle finanze per il finanziamento di tale beneficio, anche considerando il fatto che non sono ancora ben chiare le sue modalità di attuazione né si è provveduto, attraverso la convocazione di apposite riunione tecniche, all'identificazione dei soggetti beneficiari. Osserva come le misure introdotte dal Governo in funzione della coesione sociale siano ben poca cosa rispetto a quelle predisposte dal precedente Governo, tra le quali ricorda quelle volte ad assicurare agli oltre 3 milioni di anziani, che percepiscono una bassa pensione annua (entro i 700 euro), un assegno adeguato, nonché quelle a favore delle donne, che hanno consentito di non contabilizzare il reddito familiare a fini fiscali. Ricorda che si tratta di disposizioni in base alle quali, facendosi riferimento ai contributi versati, si garantisce una giusta distribuzione del beneficio.
Esprime perplessità in ordine alla fissazione dell'inflazione programmata all'1,7 per cento, contro un'inflazione reale stimata dall'ISTAT al 3,8 per cento, osservando come una simile scelta, se non accompagnata almeno da misure di compensazione fiscale, oltre a minare la trattativa in corso tra le parti sociali per la riforma del modello contrattuale, possa compromettere seriamente, non solo il potere d'acquisto dei redditi dei lavoratori pubblici, ma anche quello dei dipendenti privati, atteso che uno scostamento maggiore dal tasso di inflazione reale può determinare ripercussioni anche in sede di contrattazione nelle imprese. Esprime una forte preoccupazione in ordine alla decisione del Governo di non dare seguito alle procedure di stabilizzazione dei precari, avviate dal governo di centrosinistra, lamentando inoltre una ingiustificata riduzione delle risorse stanziate precedentemente a sostegno della scuola, dell'occupazione femminile e delle forze dell'ordine. Ritiene pertanto che il Governo di centrodestra, a dispetto delle dichiarazioni iniziali, stia mettendo in atto un processo teso a minare l'autonomia delle parti sociali, anche attraverso la predisposizione di un programma di vera e propria deregolazione del mercato del lavoro. Dopo aver ribadito il suo rammarico per lo svilimento della normativa predisposta con le parti sociali nell'ambito dell'accordo del 23 luglio 2007, anche con riferimento alla disciplina sulla sicurezza sul lavoro, in ordine alla quale rileva l'avvio di un processo di destrutturazione, auspica che il Governo lasci inalterate almeno le disposizioni adottate dal precedente Governo in merito ai coefficienti di trasformazione per il calcolo delle pensioni, non anticipandone l'applicazione. Concludendo, preannunciando il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere formulata dal relatore.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole con osservazioni formulata dal relatore, risultando così precluse le votazioni sulle due proposte di parere alternativo depositate, una dai deputati Delfino, Cesa e Poli, l'altra dai deputati Damiano e Paladini.

Decreto-legge 112/08, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria.
C. 1386 Governo.

(Parere alle Commissioni riunite V e VI).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

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Paola PELINO (PdL), relatore, osserva che la Commissione è chiamata ad esprimere un parere - ai sensi dell'articolo 73, comma 1-bis del regolamento - alle Commissioni V e VI sul decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria. Il presente provvedimento, al titolo I, costituito dall'articolo 1, prevede le misure necessarie e urgenti per ridurre, a decorrere dalla seconda metà dell'esercizio finanziario in corso, l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche e per assicurare la crescita del tasso di incremento del prodotto interno lordo (PIL) rispetto agli andamenti tendenziali per l'esercizio in corso e per il successivo triennio attraverso una serie di interventi mirati che coinvolgono vari settori.
Il titolo II, relativo allo sviluppo economico, alla semplificazione e alla competitività , reca interventi in materia di innovazione, di impresa, di energia, di casa e di infrastrutture, di istruzione e di ricerca, di liberalizzazioni e di deregolazione, di semplificazioni, di piano industriale della pubblica amministrazione, di giustizia e di privatizzazioni. Il titolo III reca disposizioni sulla stabilizzazione della finanza pubblica, mentre il titolo IV interviene in materia di perequazione tributaria; il titolo V reca le disposizioni finanziarie e finali.
Per quanto attiene più specificatamente agli ambiti di competenza della Commissione XI, si sofferma solo su alcune disposizioni di interesse della Commissione, in quanto ritenute di particolare rilevanza, rinviando al testo in distribuzione per una indicazione completa di tali disposizioni. L'articolo 18 reca disposizioni in materia di reclutamento del personale delle società pubbliche, richiamando a tal fine di princìpi di cui comma 3 dell'articolo 35 del decreto legislativo n. 165 del 2001 in materia di reclutamento del personale nelle amministrazioni pubbliche (pubblicità della selezione, trasparenza, pari opportunità, decentramento delle procedure di reclutamento, presenza di esperti nelle commissioni di esame).
L'articolo 19 è volto a prevedere dal 1o gennaio 2009 l'integrale cumulabilità delle pensioni di anzianità con i redditi da lavoro autonomo e dipendente.
L'articolo 21 reca modifiche alla disciplina del contratto di lavoro a termine di cui al decreto legislativo 368/2001, come da ultimo modificata dalla L. 247/2007. In particolare, il comma 1 dell'articolo in esame è volto a novellare l'articolo 1, comma 1, del menzionato D.Lgs. 368/2001, ai sensi del quale l'apposizione di un termine alla durata del contratto di lavoro subordinato è consentita a fronte di ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo. Con la modifica in esame viene precisato che l'apposizione del termine è consentita anche se tali ragioni giustificative sono riferibili alla ordinaria attività del datore di lavoro. Il comma 2 è volto a novellare il comma 4-bis dell'articolo 5 del D.Lgs. 368/2001, introdotto dalla citata L. 247/2007, che ha stabilito che, ferma restando la disciplina della successione di contratti contenuta nei commi precedenti del medesimo articolo 5, se per effetto della successione di contratti a termine per lo svolgimento di mansioni equivalenti il rapporto di lavoro fra il datore di lavoro e il lavoratore superi complessivamente i 36 mesi, comprensivi di proroghe e rinnovi, indipendentemente dai periodi di interruzione che intercorrono tra un contratto e l'altro, il rapporto di lavoro viene considerato a tempo indeterminato, a decorrere dal superamento del predetto periodo. Peraltro, in deroga a tale disciplina, il citato comma 4-bis prevede la possibilità di stipula di un ulteriore contratto a termine fra gli stessi soggetti per una sola volta, a condizione che la stipula avvenga presso la Direzione provinciale del lavoro competente per territorio e con l'assistenza di un rappresentante di una delle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale cui il lavoratore sia iscritto o conferisca mandato. Spetta alle organizzazioni sindacali dei lavoratori e

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dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, con appositi avvisi comuni, stabilire la durata dell'ulteriore contratto. Nel caso in cui la su indicata procedura relativa alla stipula non sia rispettata, nonché in caso di superamento del termine stabilito nello stesso contratto, il nuovo contratto si considera a tempo indeterminato. A seguito della modifica del richiamato comma 4-bis, si prevede che la disciplina ivi prevista non si applica nel caso in cui dispongano diversamente i contratti collettivi stipulati a livello nazionale, territoriale o aziendale con le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. Il comma 3 dell'articolo 21 è invece volto a novellare il comma 4-quater dell'articolo 5 del D.Lgs. 368/2001, anch'esso introdotto dalla citata L. 247/2007, volto ad estendere in maniera generalizzata, a prescindere da una specifica previsione della contrattazione collettiva e indipendentemente dalla natura dell'attività lavorativa e produttiva, il diritto di precedenza nelle assunzioni a tempo indeterminato presso la stessa impresa, prevedendo ope legis la possibilità di fruire di tale diritto di precedenza (per le assunzioni effettuate entro i successivi 12 mesi) per tutti i lavoratori che abbiano prestato attività lavorativa con contratto a tempo determinato, con riferimento alle medesime mansioni a cui si riferisce l'assunzione, per un periodo superiore a sei mesi. Con la modifica introdotta dal comma 3 dell'articolo 21 si dispone che la disciplina relativa alla precedenza nelle assunzioni, di cui al menzionato comma 4-quater possa essere derogata dalle eventuali diverse previsioni dei contratti collettivi stipulati a livello nazionale, territoriale o aziendale con le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. Infine il comma 4 prevede che, dopo 24 mesi dalla data di entrata in vigore del decreto-legge in esame, il Ministro del lavoro procede ad una verifica degli effetti delle norme di cui ai commi precedenti dell'articolo in esame con le organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.
L'articolo 22 semplifica il regime giuridico dei contratti occasionali di tipo accessorio previsti dal decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, mai entrati a regime. Viene semplificata la tipologia di prestazioni di lavoro accessorio confermandone l'utilizzo per attività di natura occasionale rese in favore dell'impresa familiare di cui all'articolo 230-bis del codice civile, limitatamente al commercio, al turismo e ai servizi, ovvero nell'ambito di lavori domestici, di lavori di giardinaggio, pulizia e manutenzione di edifici, strade, parchi e monumenti, dell'insegnamento privato supplementare, di manifestazioni sportive, culturali o caritatevoli o di lavori di emergenza o di solidarietà, di attività agricole di carattere stagionale. Si inquadrano come prestazioni di lavoro accessorio anche le attività lavorative di natura occasionale rese nell'ambito dei periodi di vacanza da parte di giovani con meno di 25 anni di età, regolarmente iscritti a un ciclo di studi presso l'università o un istituto scolastico di ogni ordine e grado. Si aboliscono, inoltre, i requisiti soggettivi per poter svolgere prestazioni di lavoro occasionale. Si semplificano altresì le modalità di selezione del concessionario rinviando a un regolamento del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, che individua il concessionario del servizio e disciplina criteri e modalità per il versamento dei contributi previsti dalle relative coperture assicurative e previdenziali. In attesa del regolamento ministeriale i concessionari del servizio sono individuati nell'INPS e nelle agenzie per il lavoro di cui agli articoli 4, comma 1, lettere a) e c), e 6, commi 1, 2 e 3, del citato decreto legislativo n. 276 del 2003.
L'articolo 23 mira a una piena valorizzazione dell'autonomia collettiva rinviando alle parti sociali la possibilità di costruire un modello più efficiente e meno frammentato di formazione. I profili formativi dell'apprendistato professionalizzante sono rimessi integralmente ai contratti collettivi di lavoro stipulati a livello nazionale,

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territoriale o aziendale dalle associazioni dei datori e prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale ovvero agli enti bilaterali. Si conferma il tetto massimo di sei anni per l'apprendistato ma si supera il tetto minimo dei due anni, lasciando così alle parti sociali la possibilità di determinare periodi anche inferiori se funzionali alle esigenze del settore ovvero alle caratteristiche di ciascun percorso formativo. Viene inoltre novellato l'articolo 50, comma 1, del D.Lgs. 276/2003, riguardante l'apprendistato per l'acquisizione di un diploma o per percorsi di alta formazione: a seguito di tale modifica, si dispone che i soggetti di età compresa tra i diciotto anni e i ventinove anni possono essere assunti con contratto di apprendistato per conseguimento di un titolo di studio di livello secondario, per il conseguimento di titoli di studio universitari e della alta formazione, tra i quali vengono ricompresi i dottorati di ricerca. Invece il comma 4 dell'articolo in esame novella il comma 3 del medesimo articolo 50, il quale prevede che la regolamentazione e la durata dell'apprendistato per l'acquisizione di un diploma o per percorsi di alta formazione è rimessa alle regioni, per i soli profili che attengono alla formazione, in accordo con le associazioni territoriali dei datori di lavoro e dei prestatori di lavoro, le università e le altre istituzioni formative.
L'articolo 39 introduce alcune misure di semplificazione in materia di adempimenti obbligatori di natura formale nella gestione dei rapporti di lavoro. A tal fine è prevista l' istituzione del libro unico del lavoro nel quale sono iscritti tutti i lavoratori subordinati, i collaboratori coordinati e continuativi e gli associati in partecipazione con apporto lavorativo, il quale sostituisce i libri che il datore di lavoro doveva obbligatoriamente istituire ai sensi della normativa precedente (libro matricola e libro paga). Sono previste poi una serie di abrogazioni, quali quelle relative alle disposizioni sull'obbligo e sulle modalità di tenuta del libro matricola e del libro paga nonché l'abrogazione della legge 188/2007 in materia di modalità per le dimissioni volontarie della lavoratrice e del lavoratore.
L'articolo 40 reca disposizioni in materia di tenuta dei libri ed altri documenti relativi al personale nonché di altri adempimenti formali. La disposizione inoltre prevede che all'atto dell'assunzione, prima dell'inizio dell'attività di lavoro, i datori di lavoro pubblici e privati sono tenuti a consegnare ai lavoratori una copia della comunicazione di instaurazione del rapporto di lavoro di, adempiendo in tal modo anche alla comunicazione di cui al decreto legislativo 26 maggio 1997, n. 152.
L'articolo 41 reca varie modifiche alla disciplina in materia di orario di lavoro, in particolare modificando la definizione di lavoratore notturno dovendosi intendere per tale il lavoratore che svolge durante il periodo notturno almeno una parte del suo orario di lavoro secondo le norme definite dalla contrattazione collettiva, purché comunque per almeno tre ore del suo tempo giornaliero.
L'articolo 46 interviene in materia di norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche prevedendo, in particolare, deroghe al requisito della particolare e comprovata specializzazione di natura universitaria, introdotto dalla legge finanziaria per il 2008, per i contratti conclusi con professionisti iscritti in ordini o albi o con soggetti che operino nel campo dell'arte, dello spettacolo o dei mestieri artigianali.
L'articolo 49 reca significative e incisive modifiche alle disposizioni di cui all'articolo 36 del D.Lgs. 165/2001, concernente l'utilizzo di contratti di lavoro flessibile nelle pubbliche amministrazioni. Rispetto al testo previgente, il nuovo testo dell'articolo 36 prevede: la possibilità, per le amministrazioni pubbliche, in caso di esigenze temporanee ed eccezionali, di avvalersi delle forme contrattuali flessibili di assunzione e di impiego del personale previste dal codice civile e dalle leggi sui rapporti di lavoro subordinato nell'impresa, nel rispetto delle procedure di reclutamento vigenti; l'obbligo, da parte delle

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amministrazioni pubbliche, di rispettare, nell'ambito delle rispettive procedure selettive, i principi di imparzialità e trasparenza, al fine di evitare abusi nell'utilizzo del lavoro flessibile; infine, confermando la disposizione secondo cui eventuali violazioni di disposizioni imperative riguardanti l'assunzione o l'impiego di lavoratori da parte delle pubbliche amministrazioni non possono comunque comportare la costituzione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato (mentre il lavoratore avrà diritto al risarcimento del danno derivante dalla prestazione di lavoro eseguita in violazione di disposizioni imperative e le amministrazioni avranno l'obbligo di rivalersi sui dirigenti responsabili in caso di dolo o colpa grave), viene soppresso il divieto di assunzione, per le amministrazioni che violano la disciplina relativa all'utilizzo delle forme di lavoro flessibile di cui all'articolo 36, per il triennio successivo alla violazione stessa.
L'articolo 66 introduce talune misure intese a contenere ulteriormente le assunzioni presso le pubbliche amministrazioni in correlazione alle disposizioni di semplificazione amministrativa e di razionalizzazione delle strutture e degli organici. In sostanza, le amministrazioni dello Stato, gli enti pubblici non economici e le agenzie, fatti salvi gli specifici programmi assunzionali già previsti dalla normativa vigente (in particolare per quanto riguarda i Corpi di polizia, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco e le Agenzie fiscali), le procedure di mobilità e le assunzioni di personale appartenente alle categorie protette, potranno procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato: per l'anno 2009 nel limite del 10 per cento delle cessazioni verificatesi nell'anno precedente; per gli anni 2010 e 2011 nel limite del 20 per cento delle cessazioni avvenute nell'anno precedente; per l'anno 2012, nel limite del 50 per cento del turn over; a decorrere dall'anno 2013, al fine di dare carattere strutturale alle economie conseguite, le assunzioni potranno avvenire nei limiti delle cessazioni avvenute nell'anno precedente (e non dei posti vacanti in organico).
L'articolo 67 è rivolto a contenere le risorse destinate alla contrattazione integrativa delle amministrazioni dello Stato, delle agenzie, incluse le Agenzie fiscali di cui agli articoli 62, 63 e 64 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, e successive modificazioni, degli enti pubblici non economici, inclusi gli enti di ricerca e quelli pubblici indicati all'articolo 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e delle università in attesa di un generale riordino della materia concernente la disciplina del trattamento economico accessorio.
In particolare, il comma 7 prevede modifiche al procedimento di contrattazione collettiva per la messa a punto della tempistica e degli effetti della fase di controllo della compatibilità economica e finanziaria al fine di avere maggiore certezza dei costi e dei tempi di sottoscrizione dei contratti collettivi di lavoro. In particolare: sotto il profilo della certezza dei costi viene introdotto il principio del carattere impeditivo della certificazione non positiva della Corte dei conti; sotto il profilo della certezza dei tempi, decorsi quindici giorni dalla data di trasmissione della relazione tecnica da parte dell'ARAN, si prevede che il parere del Comitato di settore e del Governo, espresso previa deliberazione del Consiglio dei ministri, si intende reso favorevolmente consentendo alla procedura di proseguire l'iter con l'inoltro dell'ipotesi di accordo alla Corte dei conti.
Il comma 8 prevede che, in attuazione dei princìpi di responsabilizzazione e di efficienza della pubblica amministrazione, le amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, hanno l'obbligo di trasmettere alla Corte dei conti, tramite il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, apposite specifiche informazioni certificate dagli organi di controllo, sulla contrattazione integrativa, finalizzate anche alla verifica del rispetto dei vincoli finanziari previsti dalla normativa vigente.
Il comma 9 stabilisce che le predette informazioni, da acquisire attraverso apposita scheda integrativa del modello di

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cui all'articolo 40-bis, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001, riguardano, oltre i dati numerici sul rispetto dei vincoli finanziari relativi alle risorse da destinare alla contrattazione integrativa e l'evoluzione della consistenza dei fondi stessi, anche la concreta definizione ed applicazione di criteri improntati alla premialità, al riconoscimento del merito ed alla valorizzazione dell'impegno della qualità della prestazione.
Il comma 10 specifica che le predette informazioni fanno parte del referto annuale sul costo del lavoro presentato dalla Corte dei conti al Parlamento ai sensi del titolo V del decreto legislativo n. 165 del 2001, e individua specifiche misure sanzionatorie in caso di superamento dei vincoli finanziari nella gestione dei fondi della contrattazione integrativa in riferimento.
Il comma 11 prevede una specifica modalità di pubblicazione su internet per assicurare un controllo diffuso su tali dati da parte dei cittadini.
Il comma 12 prevede una sanzione aggiuntiva a quella del mancato invio dei dati ai sensi del titolo V del decreto legislativo n. 165 del 2001, in caso di mancato adempimento alle prescrizione della presente norma.
L'articolo 71, in primo luogo, introduce misure dirette alla riduzione dei giorni di assenza per malattia dei dipendenti pubblici, prevedendo alcune misure finalizzate a riportare il tasso di assenteismo del settore pubblico nei limiti di quello del settore privato. In particolare, viene stabilito che i permessi per particolari motivi familiari o personali introdotti dalla contrattazione collettiva, nonché quelli previsti dalla normativa a tutela delle persone con disabilità grave, previsti dall'articolo 33 della legge n. 104 del 1992, attualmente fruiti alternativamente in giorni o in ore, possano essere fruiti soltanto ad ore, fermi restando i tetti massimi già previsti dalle normative di settore.
L'articolo 72 prevede la progressiva riduzione del personale delle amministrazioni dello Stato (con esclusione della scuola), degli enti pubblici non economici, delle università e degli enti di ricerca, mediante l'introduzione di un nuovo istituto, l'esonero dal servizio, da attuare su base volontaria per il triennio 2009-2011.
L'articolo 73 reca due modifiche alla disciplina del part time nel pubblico impiego prevista dalla legge n. 662 del 1996, la cui applicazione ha destato qualche difficoltà.
L'articolo 74 interviene per completare il processo di riorganizzazione e di accorpamento delle amministrazioni centrali contenuto nelle leggi finanziarie 2007 e 2008 tramite l'adozione delle necessarie misure strutturali finalizzate all'effettivo contenimento dei costi e alla razionalizzazione della spesa degli apparati pubblici centrali e periferici.
L'articolo 75 prevede che le Autorità indipendenti, in attesa dell'emanazione della specifica disciplina di riforma, entro 45 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto e, in coerenza con i rispettivi ordinamenti, riconsiderano le proprie politiche in materia di personale in base ai princìpi di contenimento della relativa spesa desumibili dalle corrispondenti norme di cui al presente decreto, predisponendo allo scopo appositi piani di adeguamento da inoltrare alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al Ministero dell'economia e delle finanze.
L'articolo 76 reca una serie di misure dirette alla riduzione e alla razionalizzazione della spesa di personale degli enti locali e delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura.
L'articolo 80 prevede l'attuazione da parte dell'INPS, dal 1o gennaio 2009 al 31 dicembre 2009, di un piano straordinario di 200.000 accertamenti di verifica nei confronti dei titolari di benefìci economici di invalidità civile.
L'articolo 83, ai commi 1 e 2, prevede la predisposizione di piani di controllo da parte dell'INPS e dell'Agenzia delle entrate, anche sulla base dello scambio reciproco dei dati e delle informazioni in loro possesso, volti a garantire una maggiore efficacia nei controlli sul corretto adempimento degli obblighi di natura fiscale

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e contributiva a carico dei soggetti non residenti e di quelli residenti ai fini fiscali da meno di 5 anni.

Stefano SAGLIA, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Decreto-legge 92/08, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica.
C. 1366, approvato dal Senato.

(Parere alle Commissioni riunite I e II).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Stefano SAGLIA, presidente, prima di dare la parola al relatore sul provvedimento in esame, fa presente che, qualora si riscontrasse il consenso dei gruppi, la Commissione potrebbe procedere alla votazione del parere sul provvedimento in esame già nella giornata odierna, anziché nella seduta prevista per domani.

Michele SCANDROGLIO (PdL), relatore, rileva che la Commissione è chiamata ad esprimere il parere alle Commissioni riunite I e II sul decreto legge 23 maggio 2008 recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica, approvato dal Senato.
Il provvedimento intende rispondere - come si legge nella relazione illustrativa del disegno di legge di conversione originario (S. 692) - all'esigenza di affrontare in via di urgenza taluni problemi di ordine e sicurezza pubblica, quali la spinta alla criminalità derivante da una immigrazione irregolare senza controlli adeguati in ordine alla sussistenza dei requisiti per ottenere un soggiorno legale nel territorio dello Stato, l'incremento esponenziale delle vittime di incidenti stradali cagionati dall'abuso di alcool e stupefacenti, l'assenza di efficaci strumenti di contrasto alla criminalità locale in capo ai sindaci, le difficoltà operative nell'aggressione dei beni mafiosi dovute all'obsolescenza della normativa di prevenzione.
Precisa che tra le disposizioni inserite nel decreto legge figurano due disposizioni di interesse della XI Commissione: l'articolo 2-bis e l'articolo 2-ter, che introducono deroghe alla ordinaria disciplina del processo penale prevedendo rispettivamente: la precedenza, nei ruoli d'udienza, per la trattazione dei processi di maggior allarme sociale; la corrispondente sospensione per un anno dei processi per reati ritenuti meno gravi, purché commessi entro il 30 giugno 2002.
In particolare, l'articolo 2-bis, riformulando l'articolo 132-bis delle Norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale (D.Lgs n. 271 del 1989), elenca i reati per i quali è introdotta una corsia preferenziale nella trattazione dei relativi procedimenti penali stabilendo che, nella formazione dei ruoli e nella trattazione dei processi, il giudice debba dare precedenza assoluta ai procedimenti relativi ai citati reati. In tale ambito viene specificato (comma 2 dell'articolo 132-bis) che nella formazione dei ruoli di udienza il giudice assicura priorità assoluta alla trattazione dei procedimenti relativi a reati commessi in violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro.
L'articolo 2-ter, che trae le premesse dal contenuto dell'articolo 2-bis, sospende per un anno, dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto legge, i processi penali relativi a reati commessi entro il 30 giugno 2002 quando il processo si trovi nella fase compresa tra la fissazione dell'udienza preliminare e la chiusura del dibattimento di primo grado. La finalità della sospensione del processo (che a condizioni date, è obbligatoria per il giudice) è fatta risalire alla necessità di assicurare la priorità assoluta alla trattazione dei procedimenti urgenti, identificati dall'articolo 132-bis delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale, come riformulato dall'articolo 2-bis del decreto-legge in esame, ovvero da celebrare con rito direttissimo e immediato. Nell'ambito della deroga a tale disciplina della sospensione del processo penale, dettata dal comma 6 del nuovo articolo 2-ter,

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è previsto che non sono sospendibili, insieme ai processi relativi ai reati di grave allarme sociale, ai reati punibili con l'ergastolo o la reclusione superiore nel massimo a 10 anni, ai delitti di criminalità organizzata, anche quelli relativi ai reati commessi in violazione delle norme sugli infortuni sul lavoro.
Non ravvisando profili problematici relativamente agli aspetti di competenza della XI Commissione, propone di esprime un parere favorevole sul provvedimento in esame.

Teresa BELLANOVA (PD) contesta l'ipotesi di una votazione del parere sul provvedimento in esame già nella giornata odierna ritenendola una vera e propria forzatura, soprattutto alla luce della diversa programmazione dei lavori stabilita in sede di Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi.

Stefano SAGLIA, presidente, fa presente che l'ipotesi di votare il parere sul decreto-legge in esame già nella giornata odierna nasceva dalla constatazione della presenza nel provvedimento di minime disposizioni di interesse per la XI Commissione. Precisa comunque che, non riscontrandosi il consenso necessario per uno spostamento della data di votazione sul parere, tale votazione si effettuerà nella seduta di domani, secondo quanto già stabilito.

Massimiliano FEDRIGA (LNP), sottolineando l'ampia disponibilità manifestata in diverse occasioni dalla maggioranza, esprime disappunto circa gli atteggiamenti ostruzionistici assunti dall'opposizione.

Alessia Maria MOSCA (PD), con riferimento a quanto dichiarato dall'onorevole Fedriga, precisa che non c'è alcuna intenzione ostruzionistica da parte delle forze di opposizione, se si considera che era stato deciso in sede di Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, di avviare l'esame del decreto-legge n. 92 nella seduta odierna per concluderlo nella seduta prevista per domani.

Gaetano PORCINO (IdV), intervenendo sui lavori della Commissione, fa presente che sovente le Commissioni permanenti sono convocate in concomitanza con i lavori delle Commissioni bicamerali. Invita la presidenza della Commissione a segnalare tale circostanza che crea difficoltà per i parlamentari ai fini della partecipazione ai lavori delle richiamate Commissioni.

Simone BALDELLI (PdL) fa presente che non vi è stata alcuna obiezione da parte del rappresentante del gruppo PD in Commissione dinanzi alla ipotesi prospettata dal presidente, prima dell'intervento del relatore, di procedere alla votazione del parere sul decreto-legge in esame già nella giornata odierna: le obiezioni sono state formulate dall'onorevole Bellanova solo successivamente alla relazione dell'onorevole Scandroglio. Ravvisa in tale contesto un comportamento poco lineare da parte delle forze di opposizione. Ritiene che la proposta del presidente rispondesse comunque ad un'esigenza di buon senso, atteso che il problema politico, sicuramente esistente in ordine al decreto-legge in esame, afferisce ad aspetti rientranti nelle competenze delle Commissioni I e II. Il provvedimento presenta infatti solo minime disposizioni di interesse della XI Commissione.

Teresa BELLANOVA (PD), con riferimento ai rilievi avanzati dall'onorevole Baldelli, precisa che la posizione del gruppo del PD può essere indicata esclusivamente da esponenti dello stesso e non può essere assolutamente sindacata da altri. Conclude sottolineando come non si possa modificare la programmazione dei lavori in Commissione definita in sede di Ufficio di presidenza sulla base della presenza o meno in Commissione delle forze di maggioranza.

Ivano MIGLIOLI (PD) ritiene fondamentale esercitare il suo diritto di parlamentare chiarendo che la questione politica sottesa al decreto-legge in esame è una questione politica che investe l'intero Parlamento e quindi essa può emergere sia

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in sede referente sia in sede consultiva. Conclude, ritenendo inopportuno licenziare il parere su un provvedimento di grande rilevanza, quale quello in esame, in pochi minuti.

Stefano SAGLIA, presidente, ribadendo che viene mantenuta la programmazione dei lavori stabilita in sede di Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, rinvia la votazione del parere sul provvedimento in esame alla seduta di domani.

La seduta termina alle 16.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 16 alle 16.25.