CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 1° luglio 2008
24.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
COMUNICATO
Pag. 79

AUDIZIONI

Martedì 1o luglio 2008. - Presidenza del presidente Valentina APREA. - Intervengono il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca Mariastella Gelmini e il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca Giuseppe Pizza.

La seduta comincia alle 10.15.

Seguito dell'audizione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Mariastella Gelmini, sulle linee programmatiche del suo dicastero.
(Svolgimento, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, e rinvio).

Valentina APREA, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori sarà assicurata, oltre che mediante impianto audiovisivo a circuito chiuso, anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Intervengono, per formulare domande ed osservazioni, i deputati Elena CENTEMERO (PdL), Pierfelice ZAZZERA (IdV), Fabio GARAGNANI (PdL), Caterina PES (PD), Antonio PALMIERI (PdL) e Alessandra SIRAGUSA (PD).

Il ministro Mariastella GELMINI interviene per una precisazione.

Dopo una ulteriore precisazione della deputata Alessandra SIRAGUSA (PD), interviene, per formulare domande ed osservazioni, la deputata Gabriella GIAMMANCO (PdL).

Valentina APREA, presidente, rinvia quindi il seguito dell'audizione ad altra seduta.

La seduta termina alle 11.45.

N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.

Pag. 80

SEDE CONSULTIVA

Martedì 1o luglio 2008. - Presidenza del presidente Valentina APREA. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca Giuseppe Pizza.

La seduta comincia alle 11.45.

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2009-2013.
Doc. LVII, n. 1.

(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Stefano CALDORO (PdL), relatore, ricorda che il DPEF, relativo al periodo 2009-2013, reca una manovra di stabilizzazione delle finanza pubblica per il triennio 2009-2011, basata sull'integrale convergenza tra parte programmatica e parte attuativa. Un piano di stabilizzazione triennale dei conti pubblici mirato a quattro obiettivi essenziali : ridurre il costo complessivo dello Stato, rendere più efficace l'azione della pubblica amministrazione, ridurre il peso burocratico che grava sulla vita dei cittadini (semplificazione) e spingere l'apparato economico verso lo sviluppo e la crescita ( interventi per lo sviluppo ). A tal fine ricorda che si intende adottare un pacchetto di provvedimenti legislativi che attuino la manovra con riferimento all'intero triennio e non limitatamente al primo anno come si è fino ad ora verificato. Una politica di bilancio coerente con gli impegni politici e giuridici assunti in sede Europea che si prefigge di dare piena e immediata attuazione agli impegni presi dal precedente Governo ed al rispetto dell'obiettivo-vincolo del raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2011 ribadito nella riunione dell'Eurogruppo del 20 aprile 2007. Sottolinea che obiettivo fondamentale della manovra è il recupero di risorse finalizzato alla riduzione del deficit e del debito pubblico per un ammontare leggermente superiore a quello indicato dalla Relazione unificata sull'economia e la finanza pubblica (RUEF) del marzo scorso. In particolare, nella RUEF era previsto un recupero di risorse pari a 25-30 miliardi, importo che si ritiene di incrementare a circa 35 miliardi in seguito alla due diligence effettuata dalla Ragioneria generale dello Stato, che ha stimato il deficit per il 2008 pari al 2,5 per cento del PIL. L'azione correttiva si concentrerà principalmente sulla riduzione della spesa pubblica, in ragione di una media del 3 per cento del totale (1 per cento annuo), con l'intento di assicurare comunque una diminuzione dello 0,5 annuo del saldo strutturale a partire dal 2009. Ricorda inoltre che non saranno invece varate nuove imposte mentre viene confermato l'obiettivo del contrasto all'evasione fiscale, da perseguire anche attraverso il federalismo fiscale.
Evidenzia quindi che l'entità della manovra ammonta allo 0,6 per cento del PIL nel 2009, all'1'1 per cento del PIL nel 2010 e all'1,9 per cento del PIL nel 2011. Gli obiettivi previsti dalla RUEF vengono sostanzialmente confermati: l'indebitamento netto è fissato al 2,5 per cento del PIL nel 2008, al 2 per cento nel 2009 ed all'1 per cento nel 2010, sino a giungere al sostanziale pareggio del saldo nel 2011. L'avanzo primario aumenta progressivamente e, partendo dal 2,6 per cento del 2008, si colloca al 3,1 per cento nel 2009, al 4 per cento nel 2010 per giungere al 5 per cento nel 2013. Il debito pubblico è previsto scendere sotto il 100 per cento del PIL nel 2011, per attestarsi al 90,1 per cento del PIL nel 2013. Ricorda che nel DPEF vengono inoltre sinteticamente esposti i contenuti delle politiche in materia di perequazione tributaria, piano industriale per la pubblica amministrazione, semplificazione normativa e amministrativa, interventi per lo sviluppo, federalismo fiscale e privatizzazioni.
Per quel che riguarda le parti del DPEF di competenza della Commissione cultura, sottolinea che tra gli interventi per lo

Pag. 81

sviluppo viene citata la facoltà di trasformazione delle Università in fondazioni a base associativa con il conferimento al patrimonio di tali fondazioni del patrimonio demaniale già in uso alle Università trasformate. Inoltre si fa riferimento all'attuazione di un processo di razionalizzazione del personale della scuola pubblica anche attraverso la riduzione del gap del rapporto medio alunni/docente rispetto agli altri paesi europei. Rileva, altresì, che nell'ambito del quadro di sintesi si specifica che la strategia per rilanciare la crescita si baserà su una serie di iniziative tra le quali viene citata anche la promozione della ricerca scientifica e dell'innovazione tecnologica tramite il rafforzamento dei distretti e la realizzazione di fondi per l'innovazione e fondi di investimento con la partecipazione di investitori pubblici e privati in un sistema integrato tra fondi a livello nazionale e reti di fondi locali.
Per quel che riguarda l'andamento dell'economia italiana in senso generale, ricorda invece che la crescita italiana ha confermato in questi anni il divario con l'area dell'euro: un punto percentuale sia nel 2006 che nel 2007. Nel 2008, nonostante i risultati superiori alle aspettative registrati nel primo trimestre, la crescita è stimata pari allo 0,5 per cento (conforme alle previsioni della Commissione e dell'OCSE mentre per il FMI la crescita sarà dello 0,3 per cento), a fronte dell'1,7 per cento dell'area dell'euro. Aggiunge, inoltre, che nel 2008 i consumi privati concorrerebbero alla crescita nella misura dello 0,2 per cento e le esportazioni nette fornirebbero un apporto dello 0,3 per cento. La spesa delle famiglie segnerebbe una forte decelerazione rispetto al 2007 crescendo solo dello 0,3 per cento. Gli investimenti in macchinari ed attrezzature mostrano una crescita sensibilmente negativa rallentando ulteriormente rispetto al 2007. Le esportazioni sono stimate in rallentamento - per il 2,1 per cento - dopo essere cresciute del 5,2 per cento nel 2007 e del 6 per cento nel 2006. Nell'ultimo trimestre del 2008 l'occupazione è aumentata dello 0,3 per cento rispetto al trimestre precedente. Nel 2008 l'occupazione crescerebbe dello 0,7 per cento, a fronte di una crescita media dell'1,3 per cento nel 2006-2007. Il tasso di disoccupazione si attesterebbe invece al 5,9 per cento, facendo registrare una riduzione dello 0, 2 rispetto al 2007.
Ricorda inoltre, che, tenuto conto anche di una crescita leggermente negativa della produttività, pari a - 0,2 per cento, il costo del lavoro aumenterebbe nel 2008 del 4,1 per cento contro l'1,5 per cento del 2007. L'inflazione relativa al 2008 - condizionata dagli aumenti degli input importati - , misurata dal deflatore del PIL, è stimata pari al 3,4 per cento, anche se sarebbe destinata a scendere al 2,9 per cento nel mese di dicembre del medesimo anno. Sottolinea quindi che il DPEF precisa che le previsioni economiche per il 2008 sono state riviste al ribasso in misura consistente rispetto a quelle formulate nel DPEF dello scorso anno e di un decimo di punto rispetto alla RUEF del marzo scorso. Il DPEF segnala il permanente divario di sviluppo territoriale tra le aree del paese. Nel 2007 la crescita del PIL è stata pari all'1,6 per cento nel Centro-Nord ed allo 0,9 per cento nel Mezzogiorno. Per quanto riguarda le previsioni relative al 2009, la crescita del PIL risulterebbe pari allo 0,9 per cento, nel quadriennio successivo la crescita si attesterebbe leggermente al di sotto dell'1,5 per cento; mentre i consumi delle famiglie crescerebbero dello 0,9 per cento, riflettendo l'evoluzione positiva del reddito disponibile per effetto della decelerazione dell'inflazione al consumo. Aggiunge che gli investimenti in macchinari ed attrezzature mostrerebbero un incremento pari all'1 per cento per giungere quindi, nel medio periodo, a crescere in media a tassi superiori al 2 per cento annuo. Nel 2009 le esportazioni crescerebbero del 3,5 per cento - meno del commercio mondiale ma con una tendenza al recupero negli anni successivi - e le importazioni del 3 per cento, manifestando un'elasticità elevata rispetto al PIL. Il disavanzo della bilancia commerciale si attesterebbe al 2 per cento rispetto al PIL - 0,6 per cento - per effetto del miglioramento delle ragioni di

Pag. 82

scambio; l'occupazione crescerebbe dello 0,5 per cento e, negli anni seguenti, ad una media dello 0,6/0,7 per cento all'anno. Il tasso di disoccupazione continuerebbe a ridursi passando da 5,8 per cento del 2009 al 5,4 per cento del 2013. Il costo del lavoro per unità di prodotto crescerebbe dell'1,3 per cento, mentre nel 2008 la crescita stimata è del 4,1 per cento.
Evidenzia quindi che il DPEF conferma i tassi di inflazione programmata contenuti nel precedente DPEF, pari a 1,7 per cento nel 2008 e 1,5 per cento annuo dal 2009 al 2013. Al riguardo, ricorda come gli accordi tra Governo e parti sociali in materia di inflazione programmata contemplino il mancato recupero dell'inflazione dovuta all'aumento degli input importati che determina un impoverimento netto per l'intero Paese. Rileva infine che il DPEF precisa che la manovra finanziaria si articolerà in quattro strumenti normativi: un decreto legge recante le misure necessarie e urgenti da attuare, a decorrere dalla seconda metà dell'esercizio finanziario in corso, per garantire la stabilizzazione della finanza pubblica; un disegno di legge recante le norme necessarie per il completamento degli interventi che concorrono alla realizzazione degli indicati obiettivi entro l'anno 2011; due ulteriori disegni di legge concernenti rispettivamente l'attuazione del federalismo fiscale e norme volte alla costituzione di un codice delle autonomie nonché alla realizzazione di interventi per Roma capitale. Secondo quanto indicato nel documento, l'azione correttiva si concentrerà principalmente sulla spesa pubblica, nella prospettiva di ridurla senza intaccare la quota di garanzia sociale. In particolare, il contenimento della spesa - che si prevede sarà accompagnato dal miglioramento dell'efficacia e dell'efficienza della struttura pubblica - dovrebbe essere realizzato attraverso l'applicazione di un limite preventivo alla crescita della spesa di bilancio relativa a missioni, programmi e ai costi di gestione. Tale strumento, previsto in generale per l'intera spesa pubblica, si integra con gli ulteriori meccanismi di flessibilità di bilancio, già introdotti, diretti ad attivare gradualmente il processo di revisione sistematica della spesa, cosiddetto spending review, attraverso la possibilità di rimodulazione delle dotazioni finanziarie relative ai programmi compresi all'interno di ciascuna missione di spesa. Sottolinea che secondo quanto previsto nel DPEF, l'intervento potrà assicurare nel triennio cospicui risparmi di spesa per le Amministrazioni Centrali per un ammontare pari a circa 14,5 miliardi, di cui circa 5 miliardi nel 2009.
Si riserva quindi di presentare una proposta di parere nel prosieguo dell'esame.

Manuela GHIZZONI (PD) rileva che il DPEF rappresenta un documento strategico per la politica economica del Paese, pertanto ritiene che sarebbe necessario avere più tempo per poterlo discutere approfonditamente. Rileva in particolare che il documento in esame contiene pochissimi, «laconici» riferimenti alle materie di competenza della Commissione, a testimonianza che per questo Governo scuola ed università non rappresentano leve di sviluppo bensì settori da tagliare per fare cassa, contraddicendo il buon senso e le indicazioni dell'agenda di Lisbona.
Sottolinea che la discussione del DPEF attuale si configura come l'ennesima «distorsione delle norme regolamentari» perpetrate in questo inizio di legislatura dalla maggioranza. Sottolinea, infatti, che il DPEF viene svuotato della sua utilità pratica, in quanto contemporaneamente allo stesso è stato emanato il decreto-legge n. 112 del 2008, che già contiene le scelte fondamentali del Governo in materia di politica economica. A dimostrazione di ciò, cita il fatto che nel DPEF è contenuto un richiamo alquanto generico alle politiche in materia di scuola, politiche che vengono invece affrontate in modo dettagliato dal decreto-legge n. 112. Ritiene, inoltre, che discutere del DPEF prima dell'approvazione del disegno di legge di rendiconto e di assestamento costituisca un'altra anomalia procedurale, poiché proprio dall'esame del rendiconto e dell'assestamento

Pag. 83

si sarebbero ricavati utili elementi di informazione in merito all'entità del cosiddetto extra-gettito, che il Governo si ostina a non dichiarare.
Nel merito del provvedimento, considera politicamente grave la previsione contenuta nel DPEF di un'inflazione programmata all'1,7 per cento, anche in considerazione del fatto che l'ISTAT nella giornata di ieri ha indicato un valore del rapporto inflativo pari al 3,8 per cento. La scelta è grave, poiché è sulla base di un'inflazione programmata che si rinnovano i contratti di lavoro e si interviene sulla domanda interna dei consumi. Aggiunge che tale previsione non tiene conto della drammatica situazione in cui versano le famiglie con redditi medio-bassi: a tal proposito, ricorda che il precedente Governo ha previsto un intervento concreto a favore dei redditi fissi, con il riconoscimento della quattordicesima mensilità per i pensionati, che sarà erogata nel corrente mese di luglio. Auspica quindi che vi sia una revisione di tali interventi in modo tale da raggiungere almeno il 2 per cento di inflazione programmata.
Con riferimento agli aspetti di politica redistributiva, considera inoltre insoddisfacente la politica attuata fino adesso dal Governo, che si limita a estendere le misure già previste dal precedente Esecutivo in materia di cancellazione dell'ICI, rilevando in particolare che il Governo in carica con tale intervento ha inteso tutelare i proprietari di immobili con redditi medio-alti, dato che a quelli con redditi medio-bassi aveva già pensato invece il precedente. Considera inoltre negativa la politica del Governo in materia di infrastrutture per il Mezzogiorno, di azzeramento del credito di imposta per queste zone del Paese e di svuotamento dei fondi per il progetto Industria 2015. Ritiene, inoltre, che il DPEF operi un sostanziale blocco delle risorse per le infrastrutture nel sud, sottolineando quindi che esso si pone sulla stessa scia dell'ultima manovra finanziaria del precedente Governo Berlusconi: tagli alle risorse in conto capitale a fronte di aumenti della spesa pubblica. In proposito, quantifica in 2,5-3 miliardi le risorse tagliate in materia di infrastrutture ed in soli 194 milioni di euro quelle tagliate con riferimento alla spesa corrente.
Sottolinea, inoltre, che il DPEF non riduce affatto le tasse, in controtendenza rispetto a quanto contenuto nel programma del Governo: afferma che nel biennio 2010-2011 la pressione fiscale aumenterà dello 0,2 per cento. Inoltre, l'eliminazione dell'ICI e i minori trasferimenti compensativi da parte dello Stato imporrà in ogni caso agli enti locali di dover reperire altrove le risorse tagliate, verosimilmente aumentando le rette dei servizi alla persona, con gravi disagi per le tasche dei cittadini. Rileva, d'altra parte, che la cosiddetta Robin Tax non rappresenta uno strumento efficace per fare recuperare potere d'acquisto ai redditi fissi: al contrario, la scarsa concorrenza nel mercato bancario e in quello dei produttori di energia scaricherà sui consumatori maggiori costi compensativi dei prelievi fiscali. Non si spiega diversamente, ad esempio, l'aumento dei prezzi pari al 23 per cento alla borsa elettrica nell'ultima settimana.
Rileva, quindi, che l'unica misura per affrontare l'emergenza del potere d'acquisto sarebbe rappresentata dalla riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente mediante un incremento delle detrazioni, come previsto dal Governo Prodi con la legge Finanziaria per il 2008, vincolando a tal fine l'eventuale extra-gettito. Osserva che, evidentemente, per non ridurre la pressione fiscale a tali redditi, il Governo Berlusconi si ostina ad occultare l'entità dell'extra-gettito.
Considera, infine, insopportabili i sacrifici richiesti al mondo della scuola e dell'università. Annunciando che sulle materie di competenza della Commissioni saranno svolti gli interventi di altri colleghi del suo gruppo, sottolinea con forza che gli interventi previsti per i settori della scuola e dell'università rappresentano sacrifici insopportabili che potrebbero portare al collasso del sistema dell'istruzione e della formazioni superiore.
Rileva con preoccupazione che è eccessivamente ristretto il termine assegnato

Pag. 84

alle Commissioni V e VI per la presentazione degli emendamenti al decreto-legge n. 112 del 2008: se la tempistica fosse confermata a venerdì prossimo i gruppi sarebbero costretti a presentare emendamenti senza aver potuto svolgere un esame approfondito del provvedimento. Osserva quindi che si tratterebbe dell'ennesima violazione delle prerogative del Parlamento.

Stefano CALDORO (PdL), relatore, evidenzia come molti dei profili richiamati dalla collega Ghizzoni dovranno essere chiariti direttamente dal Governo che ha predisposto il documento in esame. In ogni caso auspica che dall'esame del provvedimento possano emergere contributi significativi. Rileva in ogni caso che le proposte emendative potranno essere presentate direttamente presso le Commissioni di merito.

Antonio PALMIERI (PdL) giudica estremamente apprezzabile l'atteggiamento del relatore del provvedimento in esame, che ritiene avrà anche il relatore sul provvedimento in materia di ICI, in quanto entrambi invece di presentare immediatamente una proposta di parere, hanno preferito rendersi disponibili ad una discussione con i colleghi della Commissione, al termine della quale formulare poi una proposta di parere. Nel merito del provvedimento giudica positivamente il fatto che il DPEF quest'anno sia molto scarno nei suoi contenuti, rilevando in particolare che con tale scelta il Governo cerca di invertire una tendenza che si era consolidata negli anni passati e che si sostanziava nella approvazione di DPEF dai contenuti molto dettagliati, non accompagnati peraltro da misure corrispondenti contenute nei provvedimenti finanziari successivi. Riconosce inoltre al DPEF il merito di rispondere ad esigenze impellenti, sulla scia di quanto già fatto in materia di detassazione degli straordinari. Rimarca, infine, quale aspetto qualificante del documento in esame l'obiettivo di contenere le spese al fine consentire all'economia italiana di rientrare nei parametri europei.

Eugenio MAZZARELLA (PD) ringrazia il relatore per l'impegno preannunciato di recepire i suggerimenti provenienti dalla discussione in Commissione, al fine di elaborare una proposta di parere. Sottolinea peraltro che il DPEF è molto depotenziato dalla circostanza che contemporaneamente alla presentazione dello stesso è stato emanato il decreto-legge n. 112 del 2008, che di fatto contiene tutte le scelte fondamentali in materia di politica economica. Solleva peraltro talune perplessità sul fatto che il DPEF, al di là delle enunciazioni formali in esso contenute, sia rivolto effettivamente a perseguire interessi generali. In particolare rileva che l'eliminazione dell'ICI costituisca uno strumento attraverso il quale si perseguono interessi particolaristici, proteggendo il potere di acquisto delle famiglie, da un certo punto di vista, ma mettendo a rischio la concreta attuazione delle politiche in materia di beni culturali, istruzione, ricerca, dall'altro. Non emerge in particolare dal documento in esame come salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie, considerando piuttosto come res nullius interventi di ristrutturazione architettonica, tutela dei centri storici dei comuni e così via.
Considera, in particolare, non rispondente all'interesse generale del Paese una politica economica che considera tutti i beni pubblici come «mano morta», rilevando quindi l'opportunità di evitare di puntare troppo alla privatizzazione dei beni pubblici e dell'attività di interesse pubblico in generale. Si tratta in sostanza dell'esaltazione dell'individualismo proprietario alimentata da una filosofia economica della paura che tende a strumentalizzare qualsivoglia intervento a favore del pubblico. Stigmatizza infine la circostanza che il Governo abbia posto la fiducia sul decreto-legge in materia di ICI la scorsa settimana, impedendo di fatto ai deputati di discuterlo, auspicando che lo stesso non accada sul decreto-legge n. 112 che la Commissione si appresta ad esaminare nei prossimi giorni, al fine dell'espressione del parere alle Commissioni di merito.

Pag. 85

Luciano CIOCCHETTI (UdC), pur rilevando che il DPEF di quest' anno costituisce un auspicabile tentativo di cambiamento dal punto di vista procedurale, in considerazione della necessità, più volte richiamata da tutte la parti politiche, di introdurre delle modifiche alla procedura di approvazione della legge finanziaria, esprime peraltro il convincimento che tale tentativo di modifica - che si sostanzia nella compressione dei tempi a disposizione dei parlamentari per la discussione del DPEF - necessiterebbe di un confronto con l'opposizione prima di essere concretamente attuato. Sottolinea, inoltre, che il tentativo di modificare il meccanismo procedurale è reso più grave dall'avvenuta fissazione da parte delle Commissioni competenti nel merito di un termine molto breve per la presentazione degli emendamenti al decreto-legge n. 112 del 2008.
Sul contenuto del provvedimento, rileva innanzitutto che non si tiene conto delle condizioni drammatiche in cui versa l'economia italiana, rilevando in particolare che il DPEF andrà ad incidere pesantemente sugli utenti finali, in quanto la «Robin Tax» a prima vista sembrerebbe colpire banche e società petrolifere, ma ad un'analisi più dettagliata degli effetti concreti delle norme, potrebbe rivelarsi come un meccanismo che scarica i propri effetti finali sui consumatori e quindi sulle famiglie. Rileva inoltre che il DPEF non opera alcuna riduzione sostanziale della pressione fiscale, in contraddizione con quanto preannunciato dal Governo, dato che la pressione fiscale si attesterà al 43,1 per cento nel 2011 e al 42,6 per cento nel 2009. Considera d'altra parte insufficienti le misure di perequazione fiscale, che non tutelano a sufficienza i nuclei familiari, soprattutto quelli numerosi. Stigmatizza inoltre la previsione di tagli agli enti locali, ricordando che essi si inseriscono in una situazione che vedrà già i comuni in grossa difficoltà dal punto di vista finanziario a seguito della eliminazione dell'ICI. Ricorda in particolare che tali tagli potrebbero causare diminuzioni di interventi in materie fondamentali quali l'edilizia scolastica. Non condivide d'altra parte neanche le riduzioni sulle spese in conto capitale nelle materie di competenza della Commissione, auspicando quindi, in conclusione, un sostanziale ripristino di tali riduzioni nel decreto-legge n. 112 del 2008.

Pierfelice ZAZZERA (IdV) sottolinea che il DPEF dovrebbe costituire uno strumento fondamentale per delineare le linee generali della politica del Governo in materia finanziaria, da attuare poi attraverso i successivi provvedimenti; per questa ragione sarebbe opportuno che esso delineasse in modo sintetico, ma comunque esaustivo, tutti gli snodi principali delle successive manovre da attuare. Sottolinea, invece, che il provvedimento in discussione rappresenta evidentemente il modo contraddittorio in cui opera il Governo attuale, sbandierando delle scelte che vengono poi contraddette dalle decisioni di fatto. Rileva, infatti, in questo senso che di fronte al problema reale del Paese che è quello della mancanza di crescita dell'economia, prevedere un obiettivo di inflazione programmata all'1,7 per cento risulta abbastanza irrealistico. Considera parimenti irrealizzabili gli obiettivi di rientro del debito pubblico configurati dal DPEF, rilevando che seppure l'esigenza di rispetto dei parametri fissati dall'UE è un'esigenza importante e sentita in modo particolare anche dal Governo precedente, occorre anche in questo campo porsi degli obiettivi realizzabili, come fatto dal precedente Governo Prodi. Non condivide inoltre le scelte del Governo Berlusconi in materia di energia nucleare e riforma del processo civile, più in generale ritenendo che la discussione sul DPEF non debba essere strozzata da tempi troppo ristretti. Rileva inoltre che col provvedimento in questione e in particolare con quello che ha eliminato l'ICI il Governo sembra venire incontro alle esigenze dei cittadini ma in realtà le mortifica, in quanto le risorse che non proverranno più dall'applicazione dell'ICI non potranno più essere utilizzate per garantire ai cittadini servizi sociali importanti quali gli asili nido e la sanità. Tali tagli sono confermati dal DPEF e dall'esame

Pag. 86

del decreto-legge n. 112 del 2008. Giudica inoltre inopportune le misure tendenti a colpire le banche e le società petrolifere, in quanto le stesse si ripercuoteranno in ogni caso sugli utenti finali. Si tratta di decisioni che contraddicono sé stesse, per esempio, quando tentano di ridurre il ricorso alla class action invece di favorirlo, come avviene in altri paesi europei. Ritiene anzi che le misure che riguardano le banche e le società petrolifere potrebbero addirittura dare vantaggi fiscali agli stessi.
Considera infine gravi i tagli previsti in materia di beni culturali e di istruzione, ritenendo assolutamente negativa la trasformazione delle università in fondazioni. Ricorda in conclusione che anche per quel che riguarda la vicenda Alitalia la politica del Governo ha seguito lo stesso iter: lacunosa e fumosa fin dall'inizio, in quanto il prestito fornito all'Alitalia non è sufficiente a garantire una ripresa duratura da parte dell'azienda in questione. Non vorrebbe che lo stesso metodo fosse seguito per settori vitali per la società come l'istruzione, la ricerca e la cultura appunto.

Luisa CAPITANIO SANTOLINI (UdC) considera innanzitutto «fuori tema» alcuni degli interventi svolti, in quanto gli stessi non si occupano delle materie di competenza della Commissione ma appaiono più simili ad interventi in discussione generale in Assemblea. Condivide peraltro l'opinione di chi considera troppo ristretti i tempi imposti dal Governo per la discussione del DPEF. Rileva peraltro che il documento in esame affronta molti aspetti in modo concreto, essendo stato emanato un decreto-legge che lo affianca proprio per fare in modo che le indicazioni del DPEF siano da esso specificate. Sottolinea in particolare che il DPEF, contrariamente a quanto avveniva in passato, prevede una programmazione triennale degli interventi da attuare. Ricorda quindi che il DPEF tende correttamente a ridurre le spese del comparto pubblico, evidenziando peraltro una certa carenza per quel che riguarda le politiche da attuare nei vari settori. Stigmatizza in particolare le politiche in materia di riduzione del personale scolastico, ricordando inoltre che le scelte in materia di beni culturali e scuola sono in evidente contrasto con le dichiarazioni programmatiche rese dai Ministri Germini e Bondi nel corso delle recenti audizioni svolte in Commissione. Ritiene quindi che il DPEF appare carente anche per la mancanza di strumenti a tutela della famiglia; i tagli previsti dal DPEF nelle materie di competenza della Commissione rendono inoltre più evidenti i limiti evidenziati.

Giovanni LOLLI (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, esprime preoccupazione per il fatto che nelle ultime settimane la Commissione abbia discusso approfonditamente provvedimenti, senza riuscire di fatto ad incidere sui tagli previsti da tali provvedimenti nelle materie di sua competenza. Ricorda in particolare che ciò è accaduto nell'ambito della discussione del decreto in materia di ICI, rilevando che le pregevoli discussioni svolte in Commissione non hanno portato ad ottenere alcunché dal punto di vista della salvaguardia delle risorse destinate alla scuola, ai beni culturali, alla ricerca e allo sport, visto che non si è riusciti neanche ad esprimere il parere di competenza. Teme quindi che tale epilogo possa replicarsi sia nell'ambito della discussione del provvedimento odierno sia in relazione al decreto-legge n. 112 del 2008, che reca tagli rilevanti in tutte le materie di competenza della Commissione. Auspica quindi che la Commissione possa definire adeguatamente i tempi di esame dei due provvedimenti, al fine di incidere in modo concreto nelle scelte del Governo, anche tenendo conto del fatto che il termine per la presentazione degli emendamenti presso le Commissioni di merito è stato fissato per venerdì.

Valentina APREA, presidente, sottolinea che la Commissione in tutti i casi illustrati dal collega Lolli non ha la possibilità di modificare direttamente il testo del decreto nelle materie di propria competenza,

Pag. 87

ma può unicamente esprimere pareri alle Commissioni competenti auspicando che gli stessi siano recepiti dai rispettivi relatori. È quindi ininfluente il riferimento alla scadenza del termine per la presentazione di emendamenti ai fini della compiutezza dell'esame da parte della Commissione cultura. Aggiunge d'altra parte che la programmazione dei lavori della Commissione definita dall'Ufficio di presidenza integrato di rappresentanti dei gruppi ha inteso consentire un più approfondito esame del decreto-legge n. 112 del 2008 per far sì che la Commissione possa esprimersi sul testo cosi come eventualmente modificato dalla Commissione di merito a seguito dell'esame degli emendamenti presentati.

Giovanni Battista BACHELET (PD) rileva che nonostante sia fondamentale ridurre tutte le spese del comparto pubblico, non appare opportuno prevedere tagli al personale docente nell'ambito della ricerca e dell'università, in considerazione del fatto che in tale settore si registrerà a breve una notevole carenza di personale, a seguito del pensionamento di gran parte del personale. Ritiene pertanto importante escludere dai tagli previsti il personale operante nel campo dell'università e della ricerca, anche al fine di evitare che si trovino soluzioni «tampone» che fanno riferimento all'uso e alla creazione di personale precario.

Stefano CALDORO (PdL), relatore, ritiene importante che la Commissione possa avere tempi adeguati per la discussione del DPEF, rilevando peraltro che la discussione del DPEF deve essere tenuta separata da quella del decreto-legge n. 112 del 2008. Condivide quindi l'esigenza espressa da alcuni colleghi della minoranza di intervenire in concreto sul provvedimento all'esame delle Commissioni di merito, eventualmente anche anticipando l'avvio dell'esame del decreto-legge n. 112 del 1998 nel corso della settimana.

Dario GINEFRA (PD) esprime la sensazione che il provvedimento in esame costituisca un'anomalia, che non consente al Parlamento di discutere le scelte fondamentali in materia economica. Ritiene in particolare che il DPEF sia di fatto svuotato dai suoi contenuti essenziali, in quanto le scelte fondamentali sono contenute nel decreto-legge n. 112 del 2008, che prevede una serie di tagli consistenti in materie di rilevante interesse per la Commissione. Si associa quindi alle considerazioni svolte da altri colleghi, laddove evidenziano che il DPEF, nel momento in cui si pone l'obiettivo di tagliare spese non fondamentali del comparto pubblico, appare in netta contraddizione con quanto accaduto nel corso dell'esame del decreto-legge in materia di ICI. In tale sede furono infatti approvati una serie di ordini del giorno che tendevano a preservare spese non essenziali che appaiono in realtà in contraddizione con i principi formulati proprio nel documento in esame. Ribadisce quindi che i tagli previsti per le materie di competenza della Commissione contrastano con le dichiarazioni rilasciate nel corso delle loro audizioni programmatiche dai ministri Gelmini e Bondi, considerando quindi fondamentale tutelare la dignità dei parlamentari, attraverso il riconoscimento agli stessi della possibilità di incidere concretamente nelle materie che discutono. Evidenzia quindi che al di là delle affermazioni della maggioranza, in particolare in tema di federalismo fiscale, il DPEF non prevede interventi concreti in materia di sviluppo economico, anche in considerazione del fatto che le risorse sottratte ai comuni attraverso l'eliminazione dell'ICI dovranno in qualche modo essere recuperate dai comuni.

Valentina APREA, presidente, precisa che, come di consueto, l'organizzazione dei lavori della Commissione sarà definita dall'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi. Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 13.30.

Pag. 88

SEDE CONSULTIVA

Martedì 1o luglio 2008. - Presidenza del presidente Valentina APREA. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca Giuseppe Pizza.

La seduta comincia alle 19.

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2009-2013.
Doc. LVII, n. 1.

(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella odierna seduta antimeridiana.

Paola GOISIS (LNP), pur evidenziando che il DPEF contiene una serie di tagli nelle materie di competenza della Commissione, ritiene che essi siano il frutto delle politiche attuate dai precedenti Governi. Rileva in particolare che la gestione dissennata del denaro pubblico attuata negli ultimi sessanta anni in Italia abbia provocato disfunzioni e problemi notevoli in vari settori, ricordando in particolare che recentemente il Governo è dovuto intervenire per porre rimedio a due situazioni particolarmente gravi come quella dell'emergenza rifiuti a Napoli e quella dell'Alitalia. Ritiene pertanto che la soluzione di tutti i problemi della finanza pubblica risieda nell'applicazione di un vero federalismo fiscale e non quindi di un fiscalismo locale come quello che è stato finora attuato attraverso la modifica del titolo V della Costituzione. Sottolinea in particolare che il federalismo fiscale proposto dalla Lega prevede che le risorse vengano utilizzate nei posti dove vengono prodotte, assicurando con ciò peraltro non solo una sburocratizzazione dell'attività gestionale, ma anche il perseguimento di fini solidaristici. Rivendica peraltro al Governo il merito di aver mantenuto la promessa elettorale relativa alla riduzione dell'ICI, ricordando peraltro che l'eliminazione dell'ICI costituisce uno strumento di tutela non di un interesse particolare ma di un interesse generale relativo a milioni di persone, specialmente del nord, che pur avendo redditi di entità non cospicua, fanno sacrifici enormi pur di diventare proprietari di una casa. Ritiene inoltre non corrispondente al vero l'affermazione in base alla quale il Governo non presterebbe sufficiente attenzione alla difesa dei beni pubblici, rilevando in particolare che il problema risiede nel fatto che è al sud che si verificano spesso gestioni dissennate dei beni pubblici e che occorre quindi intervenire in tal senso. Conclude quindi segnalando la necessità di pervenire all'introduzione di un vero federalismo fiscale al fine anche di risollevare le sorti dell'economia nel sud del Paese, economia che stenta invece a decollare anche a causa di molteplici fattori non ultimo quello delinquenziale.

Ricardo Franco LEVI (PD) apprezza la verità che emerge dal DPEF, in quanto in esso si sottolinea che la gestione della finanza pubblica operata dalla precedente gestione del governo di destra avrebbe creato squilibri molto forti nei costi dello Stato e che nei due anni del governo Prodi sono stati cancellati tali squilibri. Apprezza anche il fatto che il DPEF esprime con chiarezza gli interventi che si vogliono attuare aumento delle tasse, ma niente crescita e nessun aumento dei salari. Giudica pertanto la manovra attuata dal DPEF come tipicamente restrittiva. Per quel che riguarda i temi di competenza della Commissione, aggiunge che negli ultimi cinque-sei anni, nell'ambito della letteratura economica si è sempre cercato di spiegare la crisi economica con riferimento al mancato adeguamento dell'economia europea ad alcuni importanti fattori quali la globalizzazione, uno sviluppo delle nuove tecnologie, la tutela dell'ambiente. Sottolinea inoltre che tali riflessioni hanno puntato a mettere in risalto le cause della crisi di ciascun Stato europeo con riferimento al campo dell'istruzione e al modello sociale. Rileva, in particolare,

Pag. 89

che si tende a mettere in risalto in generale la difficoltà di trasporre un modello da un Paese ad un altro. In particolare nel DPEF viene delineato un modello di istruzione che non coincide con quello esposto dal Ministro nel corso dell'audizione programmatica in quanto contrasta, prevedendo la riduzione del numero dei docenti, con peculiarità che hanno fin qui contraddistinto in modo positivo il modello italiano. Sottolinea quindi che il numero dei docenti è funzionale ad un modello di istruzione che attua il tempo pieno e prevede forme di insegnamento particolare in favore dei disabili. Esprime pertanto la convinzione che la riduzione dell'organico possa di fatto incidere negativamente sulle caratteristiche peculiari del modello di scuola operante in Italia.

Rosa DE PASQUALE (PD) considera insopportabili i tagli all'istruzione, in quanto il numero dei docenti della scuola italiana è funzionale al soddisfacimento di una serie di esigenze fondamentali, quale ad esempi quella di promuovere l'integrazione degli studenti disabili. Sottolinea invece che un punto di criticità del sistema scolastico italiano risiede nel fatto che gli insegnanti spesso non hanno un'adeguata specializzazione per l'insegnamento delle materie di loro competenza. Segnala inoltre che la riduzione del corpo docente potrebbe avere anche effetti negativi sulla garanzia delle condizioni di sicurezza per gli alunni, considerando che le normative europee prevedono generalmente che il numero degli alunni per classe non possa essere superiore a determinati standard. Considera inoltre insufficiente la consistenza del patrimonio edilizio della scuola, in particolare al sud.
Aggiunge che l'istituto del «tempo pieno» sarebbe vanificato dalla riduzione del personale previsto dal decreto, sottolineando che esso consente di dedicare sufficiente attenzione a tutti gli studenti. I tagli al personale docente d'altra parte comporterebbero una riduzione di efficienza della scuola primaria italiana che è al top in Europa. Sui tagli al personale ATA, ricorda che le funzioni da questi svolte sono fondamentali al fine di prevenire gli incidenti in ambito scolastico, aderendo a precise disposizioni in tal senso previste dal codice civile. Ritiene anzi che il numero di persone impiegate nell'assolvimento di tali funzioni sia già troppo ridotto e che appare opportuno attuare provvedimenti specifici volti a risolvere i problemi dei «precari storici» nel mondo della scuola. In conclusione, ritiene che prima di procedere a qualunque tipo di taglio di risorse nel settore dell'istruzione, sarebbe opportuno capire esattamente quale tipo di modello di scuola si vuole attuare.

Erica RIVOLTA (LNP) esprime la convinzione che i tagli previsti nel DPEF siano necessari in quanto esistono problemi finanziari rilevanti, rilevando peraltro che ciò non esclude la possibilità di attuare riforme strutturali. Ricorda a tal proposito che anche in altri Paesi europei si è proceduto ad effettuare tagli rilevanti della spesa pubblica, anche con riferimento al settore della scuola e non si capisce perché ciò non dovrebbe essere possibile anche in Italia. Giudica inoltre il federalismo proposto dalla Lega uno strumento virtuoso che darà la possibilità a tutto il Paese di un maggiore sviluppo, proprio a partire dal settore scolastico. Per quel che riguarda invece il personale ATA, ritiene che lo stesso svolga una funzione fondamentale, ma che esistono indubbiamente delle situazioni di sprechi inaccettabili che vanno senz'altro ridimensionate.

Caterina PES (PD) considera il federalismo fiscale sicuramente un'opportunità importante per lo sviluppo locale, rilevando peraltro che quando si parla di pianificazione economica non è possibile fare contrapposizioni tra nord e sud, anche perché le industrie del nord negli anni passati si sono arricchite anche grazie ai contadini del sud. Auspica in ogni caso che sia attuato un federalismo di tipo solidale. Segnala peraltro, per quel che riguarda la situazioni economica del Paese più in generale, che il percorso di risanamento è già cominciato con il Governo precedente.

Pag. 90

Rileva quindi che quello che colpisce in modo particolare nell'impostazione del DPEF e del decreto-legge n. 112 del 2008 in particolare è che i tagli effettuati non vengono compensati da provvedimenti che sostengono il potere d'acquisto dei consumatori o che aiutano i giovani e le famiglie. Con il provvedimento in esame vengono colpiti in modo particolarmente negativo gli interessi degli enti locali; non discute inoltre l'importanza delle politiche di risparmio della spesa pubblica, ma ricorda che il Governo Prodi aveva anch'esso fatto delle politiche di risparmio, prevedendo peraltro per quel che riguarda in particolare gli enti locali un'applicazione graduale dei tagli di spesa, anche attraverso la monitorizzazione di alcune realtà pilota. Ritiene quindi che i tagli previsti non debbano snaturare il modello di scuola vigente in Italia. A tale ultimo proposito, rileva che i tagli del Governo sulla scuola siano troppo alti rispetto ai tagli previsti negli altri settori, creando di fatto le condizioni affinché non vi siano più insegnanti specializzati per l'insegnamento. In conclusione, ritiene che i tagli alla scuola produrranno una perdita di competitività da parte della scuola italiana rispetto alla scuola europea, aggiungendo che le riduzioni agli enti locali produrranno un abbassamento notevole della qualità dei servizi sociali in genere.
Preannuncia pertanto che la sua parte politica non potrà mai votare a favore del provvedimento in esame.

Antonino RUSSO (PD) sottolinea che gli interventi previsti nel DPEF hanno un unico comune denominatore, sono ingiusti, iniqui e sbagliati, in quanto colpiscono solo una parte dei cittadini, cioè quelli del sud. Rileva a tal proposito che appaiono particolarmente gravi i tagli di 7 miliardi e 300 milioni di euro agli interventi volti a riequilibrare le economie di nord e sud. Menziona a conferma di tale impostazione del DPEF anche i tagli alla scuola così come anche quelli alla ricerca, riduzioni che finiranno evidentemente per gravare soprattutto sulle regioni meridionali. Ricorda inoltre che le misure previste dal DPEF producono gravi conseguenze per il sud, in quanto la copertura dei provvedimenti in materia di ICI e di detassazione degli straordinari avviene attraverso il taglio delle risorse stanziate per le opere infrastrutturali del sud, senza che sia indicato come saranno restituiti tali stanziamenti. Intende d'altra parte stigmatizzare l'atteggiamento di chi distingue la giustezza di un provvedimento a seconda dell'area geografica che colpisce. Si tratta di un atteggiamento che considera miope e che non intende in alcun modo assecondare.

Valentina APREA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 19.55.