CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 1° luglio 2008
24.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Finanze (VI)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

Martedì 1o luglio 2008. - Presidenza del presidente Gianfranco CONTE. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Giuseppe Vegas.

La seduta comincia alle 10.05.

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2009-2013.
Doc. LVII, n. 1.

(Parere alla V Commissione).
(Seguito esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 26 giugno 2008.

Lorenzo RIA (PD) considera inutile diffondersi eccessivamente sul contenuto della manovra, la quale non affronta concretamente i problemi del Paese nel suo complesso, e, più in particolare, le questioni che interessano le famiglie, il sistema delle imprese, le pubbliche amministrazioni e il tessuto economico, ma rappresenta esclusivamente uno strumento di marketing politico utilizzato dal Governo. In tale contesto, pur considerando positivamente talune delle proposte avanzate dal Ministro dell'economia, quali, ad esempio, l'emissione di obbligazioni pubbliche europee destinate al finanziamento delle infrastrutture, considera paradossale che l'Esecutivo addossi agli organismi comunitari la responsabilità per le proprie difficoltà ad elaborare una politica economica credibile ed efficace.
In particolare, ritiene inaccettabile che il Governo giustifichi la sua scelta di fissare all'1,7 per cento il tasso di inflazione programmata, laddove il tasso di inflazione reale si avvicina, per talune tipologie di beni di prima necessità, addirittura al 5 per cento, sostenendo che l'indicazione di tale valore è dovuta dalla scelte in materia dalla Banca Centrale Europea. Invece di ricorrere a tali argomentazioni speciose, il Governo avrebbe dovuto introdurre nella manovra efficaci misure di sostegno automatico delle famiglie, per porle al riparo dai rischi derivanti dalla dinamica inflazionistica. In tale prospettiva l'Esecutivo, forte del consenso di cui effettivamente gode in questo periodo, avrebbe dovuto avviare una fase di concertazione con le categorie produttive, al fine di individuare misure di contenimento dei prezzi, restituendo alla famiglie almeno la quota di inflazione importata nel nostro sistema

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economico a causa dell'incremento del prezzo del petrolio sui mercati internazionali.
Al contrario, i provvedimenti di finanza pubblica finora adottati si limitano ad alcune operazioni di carattere principalmente cosmetico sul lato delle entrate, introducendo aggravi di tassazione per le banche, le assicurazioni e le imprese petrolifere che incidono su settori economici già sottoposti a tensione inflazionistica, e che indurranno gli operatori a scaricare i maggiori oneri tributari sui prezzi al consumo, contraddicendo in tal modo l'impegno a non gravare sulle risorse dei cittadini.
Ritiene inoltre piuttosto umiliante la previsione, di sapore quasi caritatevole, relativa all'introduzione di una carta acquisti per i soggetti meno abbienti, la quale sembra ripetere l'esperienza delle «tessere dei poveri» in uso negli anni cinquanta.
Sul piano dell'equilibro generale dei conti pubblici, sottolinea come il contenuto della manovra finanziaria contraddica, anche sotto questo profilo, gli impegni assunti nel corso della campagna elettorale, in quanto gli interventi di stabilizzazione della finanza pubblica per il triennio 2009-2011 sono realizzati attraverso un incremento della pressione fiscale ed una riduzione degli stanziamenti per spese in conto capitale già programmate.
In conclusione, evidenzia come le gravi carenze dell'impostazione di finanza pubblica perseguita dal nuovo Governo costituiscano, a contrario, la migliore testimonianza dell'estrema serietà dell'azione del precedente Presidente del Consiglio Prodi, che aveva consentito di realizzare notevoli obiettivi, nell'esclusivo interesse del Paese.

Alberto FLUVI (PD), nel ribadire le considerazioni critiche già espresse in precedenza circa la decisione del Governo di anticipare, attraverso la presentazione del decreto-legge n. 112 del 2008, buona parte del contenuto sostanziale della manovra, che realizza, di fatto, una riforma della sessione bilancio senza il necessario coinvolgimento del Parlamento, sottolinea come il Governo «ombra» intenda presentare una proposta alternativa al Documento di programmazione economico-finanziaria.
In tale contesto condivide l'esigenza di modificare le modalità ed i tempi di esame parlamentare dei documenti di bilancio, superando l'attuale assetto, che comporta lunghe, defaticanti discussioni nel corso dell'esame della legge finanziaria, con la presentazione di migliaia di emendamenti e con la posizione della questione di fiducia su uno o più maxi emendamenti presentati dal Governo, sottolineando tuttavia come il percorso che il Governo ha scelto per realizzare tale riforma in modo surrettizio non sia accettabile, in quanto non coinvolge le Camere in questo processo di revisione.
Con particolare riferimento al decreto-legge n. 112 del 2008, evidenzia come le Camere non dispongano di tempi sufficienti per analizzare adeguatamente tutti gli aspetti del provvedimento, rispetto al quale è prevedibile che il Governo intenda porre la questione di fiducia. Sarebbe invece necessario favorire un maggior coinvolgimento degli organismi parlamentari, ed un fattivo confronto tra le forze di opposizione e quelle di maggioranza, le quali hanno certamente il diritto di realizzare le proprie linee di politica economica, ma hanno, al contempo, il dovere di rispettare le prerogative del Parlamento nella definizione degli interventi legislativi.
Passando a taluni aspetti di merito del DPEF, sottolinea come, nonostante i proclami in questo senso lanciati nel corso della recente campagna elettorale, il Governo non realizzi la promessa riduzione della riduzione fiscale al di sotto del 40 per cento, ma intenda invece mantenere tale valore ben al di sopra del 43 per cento. Considera altresì paradossale che l'Esecutivo fissi all'1,7 per cento il tasso di inflazione programmata per il 2008, pur sapendo che tale valore è pari, in linea generale, al 3,8 per cento, e raggiunga punte anche superiori nei comparti di taluni beni di ampio consumo. Ritiene

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dunque necessario, pur senza indulgere in argomentazioni di carattere demagogico ed in ipotesi irrealistiche, tenere presenti tali due aspetti, introducendo efficaci misure di sostegno del potere di acquisto dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, in assenza delle quali si rischia di deteriorare ulteriormente la già difficile situazione sociale del Paese.
A tal fine considera opportuno utilizzare l'ammontare del maggiore gettito tributario registratosi nel corso di quest'anno, la cui esistenza è del resto riconosciuta dallo stesso Ministero dell'economia in un recente comunicato.
In questo quadro è certamente legittimo interrogarsi circa l'effettiva natura di tale gettito, ritenendo tuttavia che la percentuale di maggiori entrate ascrivibile a versamenti da accertamento con adesione debba considerarsi come strutturale, a meno che il Governo non intenda abbandonare la linea di rafforzamento dell'azione di contrasto dell'evasione fiscale avviata nella precedente legislatura.
Reputa, infatti, che la lotta all'evasione sostituisca un importante risorsa, segnalando, del resto, come anche il decreto-legge n. 112 del 2008 contenga, all'articolo 83, comma 18, una previsione che estende l'operatività dell'istituto dell'accertamento con adesione anche ai verbali di constatazione che consentono l'emissioni di accertamenti parziali.
Per quanto riguarda le riduzioni della spesa operate dalla manovra, si domanda se la diminuzione di 14,5 miliardi di euro degli stanziamenti per i ministeri ed il taglio di 9,2 miliardi di euro dei trasferimento alla regioni ed agli enti locali non rischino di compromettere la stessa erogazione di servizi pubblici essenziali, in particolare dai comuni, i quali subiranno già le conseguenze delle minori entrate derivanti dall'abolizione dell'imposta sugli immobili sulla prima casa, operata dal decreto-legge n. 93 del 2008. Sottolinea, infatti, come tali decisioni rischino di rendere insostenibile la situazione finanziaria dei comuni, tenuto anche conto del fatto che i trasferimenti compensativi previsti a fronte della predetta abolizione dell'ICI sulla prima casa risultano probabilmente inferiori al necessario, e non tengono conto della naturale dinamicità del gettito assicurato dall'ICI stessa.
Occorre pertanto chiarire se i tagli adottati dal Governo in questa fase abbiano carattere permanente, oppure servano esclusivamente a migliorare, in questa fase, i conti della finanza pubblica, salvo essere successivamente ridimensionati con la prossima legge finanziaria.

Renzo CARELLA (PD) sottolinea come, da una prima analisi del Documento di programmazione economica-finanziaria, emerga la sensazione che il Governo enunzi sui mezzi di comunicazione di massa una linea di politica economica che non corrisponde a quanto effettivamente realizzato, contraddicendo in tale modo le promesse fatte nel corso della campagna elettorale.
In particolare rileva come gli inasprimenti fiscali nei confronti delle banche, delle assicurazione e delle società petrolifere, tanto pubblicizzati, siano solo in minima parte destinati a reperire risorse aggiuntive per far fronte alle difficoltà delle classi meno abbienti, per le quali l'unica soluzione proposta è la riproposizione di uno strumento, quello della carta acquisti, che ricalca l'antico libretto dei poveri, in termini offensivi e mortificanti per i cittadini e senza risolvere le difficoltà di sopravvivenza di ampie fasce sociali.
In tale contesto i tagli ai trasferimenti per gli enti locali rischiano di aggravare ulteriormente la situazione, pregiudicando l'erogazione di sevizi sociali indispensabili, i quali dovranno essere pertanto posti a carico dei cittadini stessi
Il DPEF contraddice inoltre la promessa di portare al di sotto del 40 per cento il livello della pressione fiscale, che si mantiene invece nettamente al di sopra del 43 per cento, mentre il Governo sembra abbandonare la linea del contrasto all'evasione fiscale che aveva portato notevoli nel corso della precedente legislatura. Manca inoltre una coerente visione

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di politica industriale che consenta al sistema produttivo di fronteggiare le attuale sfide competitive e che dia ai disoccupati la possibilità di trovare nuove opportunità di lavoro.
Particolarmente gravi appaiono altresì le ulteriori riduzioni di stanziamento recate dal decreto-legge n. 112 del 2008, che, all'indomani dei tagli già disposti dal decreto-legge n. 93 del 2008, rischiano di incidere molto negativamente sull'ammodernamento infrastrutturale, non solo del Mezzogiorno, ma di molte regioni italiane, tra le quali cita il Lazio, che perderà, ad esempio, l'opportunità di completare importanti interventi di miglioramento della rete viaria, quali il compimento della bretella Cisterna-Valmontone.
Esprime quindi l'auspicio che il Parlamento abbia la possibilità di discutere approfonditamente la manovra senza chiusure e pregiudizi ideologici, al fine di migliorare il testo del decreto-legge n. 112 del 2008.

Maurizio LEO (PdL), relatore, ringrazia i deputati intervenuti per i contributi forniti al dibattito, su molti dei quali ritiene tuttavia di dissentire.
Con riferimento ai rilievi circa la mancata riduzione del livello della pressione fiscale, sottolinea come tale tematica debba essere affrontata tenendo conto delle dimensioni del debito pubblico italiano, dell'andamento dell'indebitamento netto e della scarsa dinamica del PIL: in tale contesto generale appare infatti evidente che, se si vuole rispettare l'impegno, assunto in sede europea, di giungere al pareggio di bilancio entro il 2011, non è possibile fino a quella data realizzare consistente riduzione della pressione fiscale.
Per quanto riguarda il tasso di inflazione programmata fissato dal Governo, pur riconoscendo come esso risulti distante dall'inflazione effettiva, evidenzia come tale decisione discenda necessariamente dall'impostazione di politica monetaria della Banca Centrale europea, la quale individua un tetto massimo di inflazione programmazione programmata che gli Stati membri possano definire, proprio al fine di combattere la spirale inflazionistica derivante dagli effetti dell'incremento del prezzo del petrolio sul mercato internazionale.
Per ciò che riguarda le tematiche del cosiddetto extragettito, ritiene che non sia affatto chiara l'effettiva sussistenza di tale fenomeno, rilevando come la crescita delle entrate registratasi nei primi mesi del 2008 non sia correlata ad un positivo andamento dei versamenti IVA ed IRPEF, ma al massiccio ricorso allo strumento dell'accertamento con adesione. In proposito rileva come tale istituto, che certamente non deve essere di per sé demonizzato, comporti tuttavia alcuno profili di delicatezza, in quanto consente agli uffici finanziari di ridurre significativamente, fino al 60 per cento, l'ammontare dell'imposta accertata, al fine di indurre i contribuenti a chiudere la propria posizione nei confronti dell'Erario.
Non ritiene inoltre che il Governo intenda abbandonare il fronte del contrasto all'evasione fiscale, ricordando a tale proposito le disposizioni recate dall'articolo 83 del decreto-legge n. 112 del 2008, le quali prevedono tra l'altro, un incremento del 10 per cento dell'attività di prevenzione e repressione dell'evasione fiscale svolte dall'amministrazione finanziaria, l'attuazione di un piano straordinario di controlli per la determinazione sintetica del reddito delle persone fisiche, attraverso l'utilizzo combinato degli elementi segnaletici di capacità contributiva e degli ordinari poteri di indagine dell'amministrazione, il coinvolgimento dei comuni nella lotta all'evasione fiscale, nonché l'applicazione dello strumento dell'accertamento con adesione anche ai verbali di constatazione relativi ad accertamenti parziali.
Con riferimento, infine, alla riduzione dei trasferimenti in favore degli enti locali, sottolinea, anche in questo caso, come tale tematica debba essere affrontata in un quadro più generale, nella prospettiva della riforma in senso federalista del sistema tributario, e della progressiva trasformazione del ruolo degli enti locali, i

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quali devono contribuire in maniera più incisiva all'emersione di maggiori basi imponibili.

Il Sottosegretario Giuseppe VEGAS, dopo aver ringraziato i deputati intervenuti per il loro contributo al dibattito, rileva come il Governo non intenda in alcun modo espropriare le funzioni parlamentari, e come la decisione di anticipare una parte della manovra finanziaria attraverso la presentazione del decreto-legge n. 112 del 2008 risponda all'esigenza indifferibile di assicurare entro l'estate l'entrata in vigore di talune norme di stabilizzazione della finanza pubblica, al fine di evitare ogni rischio circa la tenuta dei conti pubblici, i quali presentano attualmente alcuni elementi di criticità. L'urgenza di intervenire in materia attraverso lo strumento del decreto-legge si basa pertanto su tali valutazioni, nonché sulla considerazione che alcune delle misure previste necessitano di una fase di attuazione piuttosto articolata, che rende opportuno assicurare quanto prima l'entrata in vigore delle relative norme di rango legislativo.
Evidenzia, peraltro, come già in passato si sia fatto ampiamente ricorso a decreti-legge collegati che anticipavano la manovra di fine anno, e come le Camere dispongano comunque dei tempi ordinariamente previsti per l'esame dei disegni di legge di conversione.
Passando ad alcune tematiche specifiche, evidenzia come il disegno di legge di assestamento segnali un netto peggioramento nell'andamento del gettito IVA, pari a tre miliardi, che anticipa l'andamento non positivo del trend economico, dal quale deriva l'impossibilità di fare affidamento su ulteriori incrementi del gettito tributario. Tale impostazione, ispirata ad evidenti ragioni di prudenza da parte del Governo, conferma, del resto, l'atteggiamento tenuto dal precedente Ministro dell'economia e delle finanze, Padoa Schioppa, il quale aveva rinviato alle risultanze del disegno di legge di assestamento un definitivo giudizio circa la possibilità di utilizzare il cosiddetto extragettito.
Con riferimento alla questione concernente il tasso di inflazione programmata indicato nel DPEF, ricorda come già l'Accordo sul costo del lavoro del 1993 avesse stabilito il principio di sterilizzare tale tasso rispetto agli effetti dell'inflazione importata, appunto al fine di limitare l'innescarsi di una spirale inflazionistica che risulterebbe perniciosa soprattutto per i ceti meno abbienti. Sulla base di tale impostazione il Governo ha dunque fissato il tasso di inflazione programmato, il quale non sconta dunque gli effetti sui prezzi determinati dall'incremento dei prezzi delle materie prime, in particolare del petrolio, registrati sui mercati internazionali. A tale proposito sottolinea come molte delle problematiche insorte su questo versante derivino dal contrasto tra la politica monetaria seguita dalla FED americana, che ha mantenuto un'impostazione più espansiva, e quella tenuta dalla BCE, la quale segue un approccio restrittivo, volto a limitare le fiammate inflazionistiche.
Ritiene, comunque, che la manovra finanziaria contenga una serie di incisive misure a sostegno delle categorie economicamente più deboli, rappresentate, ad esempio, dall'istituzione della carta acquisti, dalle previsioni volte a frenare la dinamica inflazionistica, nonché dalle misure, contenute nel decreto-legge n. 93 del 2008, volte all'eliminazione dell'ICI sulla prima casa ed alla riduzione delle rate dei mutui immobiliari.
Per quel che riguarda le riduzioni degli stanziamenti per i ministeri e per gli enti locali, sottolinea come l'Esecutivo, dopo aver riscontrato la necessità di adottare quanto prima una manovra correttiva, abbia deciso di ripartire gli oneri del risanamento tra i diversi centri di spesa della finanza pubblica, i quali sono costituiti principalmente, come è noto, dalle amministrazioni statali e dagli enti locali: pertanto, i sacrifici richiesti a tali soggetti

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risultano assolutamente equilibrati, essendosi inoltre tenuto conto delle specifiche esigenze degli enti locali.
Questi ultimi non dovranno, dunque, necessariamente ridurre l'erogazione dei servizi sociali, ma potranno rimodulare l'utilizzazione delle risorse tra le diverse voci di spesa, oltre ad essere chiamati a partecipare maggiormente all'azione di contrasto dell'evasione fiscale, nonché a procedere ad alienazioni del rispettivo patrimonio immobiliare. Sottolinea quindi come i tagli disposti dal decreto-legge n. 112 del 2008 siano ispirati ad una logica di ottimizzazione delle risorse e di razionalizzazione delle strutture burocratiche, richiamando a tale proposito l'esigenza di riportare in linea con gli standard europei il rapporto tra docenti ed alunni nell'ambito del sistema educativo nazionale.

Gianfranco CONTE, presidente, alla luce della richiesta in questo senso avanzata dal rappresentante del gruppo PD, rinvia ad una seduta da convocare alle ore 15,30 della giornata di domani il seguito dell'esame, nel corso della quale si procederà alla votazione della proposta di parere che sarà formulata dal relatore.

La seduta termina alle 11.10.