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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 717 di martedì 13 novembre 2012

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 12.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta dell'8 novembre 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Antonione, Bindi, Boniver, Brugger, Buonfiglio, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, d'Ippolito Vitale, Dal Lago, Della Vedova, Dozzo, Fallica, Gianni Farina, Renato Farina, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Garavini, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Iannaccone, Jannone, Leo, Leone, Lombardo, Lucà, Malgieri, Marchi, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Misiti, Mistrello Destro, Moffa, Mura, Angela Napoli, Nucara, Palagiano, Paolini, Pisacane, Pisicchio, Rainieri, Rigoni, Paolo Russo, Sanga, Stefani, Stucchi, Tassone, Tenaglia, Valducci, Vitali e Volontè sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 8 novembre 2012, il deputato Massimo Donadi, già iscritto al gruppo parlamentare Italia dei Valori, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto.

Modifica nella composizione del comitato direttivo di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 8 novembre 2012, il deputato Antonio Borghesi ha reso noto che l'assemblea del gruppo parlamentare Italia dei Valori ha proceduto, in pari data, alla sua elezione a presidente del gruppo.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 12 novembre 2012, il deputato Angelo Alessandri, già iscritto al gruppo parlamentare Lega Nord Padania, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto.

Su un lutto della deputata Elisabetta Rampi.

PRESIDENTE. Comunico che la collega Elisabetta Rampi è stato colpita da un grave lutto: la perdita della madre. Pag. 2
La Presidenza della Camera ha fatto pervenire alla collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni (ore 12,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

(Elementi ed iniziative in merito a casi di morte o di grave malattia di militari per possibile contaminazione da uranio impoverito - nn. 2-01687, 3-02594 e 3-02595)

PRESIDENTE. Avverto che l'interpellanza Berretta n. 2-01687 e le interrogazioni Maurizio Turco n. 3-02594 e Di Stanislao n. 3-02595, concernenti elementi ed iniziative in merito a casi di morte o di grave malattia di militari per possibile contaminazione da uranio impoverito (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni), vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente.
Chiedo all'onorevole Berretta se intenda illustrare la sua interpellanza o si riservi di intervenire in sede di replica

GIUSEPPE BERRETTA. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, Filippo Milone, ha facoltà di rispondere.

FILIPPO MILONE, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, in relazione alla triste vicenda del sergente S.C. recentemente scomparso a seguito di una grave patologia tumorale, si rappresenta che, in data 12 luglio 2007, il militare è stato riscontrato, dalla commissione medico-ospedaliera di Taranto, affetto da patologia tumorale cerebrale e giudicato permanentemente non idoneo al servizio nella Marina militare e idoneo alla riserva e al transito nelle corrispondenti aree funzionali del personale civile della difesa ai sensi del decreto ministeriale 18 aprile 2002 e dell'articolo 930 del codice dell'ordinamento militare di cui al decreto legislativo n. 66 del 2010. A seguito dell'istanza presentata dall'interessato il 5 ottobre 2007 per il riconoscimento della dipendenza da causa di servizio della grave infermità sofferta e dell'equo indennizzo, la competente direzione generale della previdenza militare della leva e del collocamento al lavoro dei volontari congedati (PREVIMIL) ha trasmesso la relativa documentazione al comitato di verifica per le cause di servizio per il previsto parere. Tale organo medico-legale, esaminato il rapporto informativo redatto dal comando di appartenenza che citava l'impiego del sottufficiale in qualità di addetto alla squadra riparazioni della compagnia trasporti raggruppamento anfibio San Marco nell'ambito della missione Joint Guardian in Kosovo dal 14 ottobre al 25 novembre del 1999 e, successivamente, a Durazzo dal 3 aprile all'8 giugno del 2000 e dal 28 dicembre 2000 al 31 gennaio 2001, ha giudicato l'infermità tumorale da cui il militare era affetto, non dipendente da fatti di servizio, con parere reso il 19 gennaio del 2009.
Conseguentemente, la Direzione generale della previdenza militare Previmil, ha respinto, con decreto ministeriale n. 2595/N del 30 luglio 2010, l'istanza di riconoscimento della dipendenza da causa di servizio e di concessione dell'equo indennizzo per intempestività della domanda di accertamento e per non riconosciuta dipendenza da causa di servizio.
È il caso di sottolineare che il parere del comitato - istituito e operante alle dipendenze del Ministero dell'economia e delle finanze, e la cui attività, quindi, è posta al di fuori delle attribuzioni istituzionali della difesa - è vincolante per l'amministrazione che ha soltanto la facoltà di richiedere un riesame dello stesso, qualora ne ravvisi le ragioni; si precisa che, nel caso in cui il comitato, anche in Pag. 3sede di riesame, dovesse esprimersi negativamente, l'amministrazione non può che conformarsi a tale parere.
Infatti, con l'entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica n. 461 del 2001, in tema di procedimento per il riconoscimento della dipendenza delle infermità da causa di servizio dei pubblici dipendenti, è stato affidato ad un solo organo, il comitato di verifica per le cause di servizio, il compito di pronunciarsi sulla dipendenza o meno da causa di servizio dell'infermità o lesione da cui è affetto il soggetto.
Si partecipa, inoltre, che il militare non ha presentato alcuna domanda volta ad ottenere la speciale elargizione in applicazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010, articoli dal 1078 al 1084 (malattie uranio-correlate), né al fine del riconoscimento del diritto ai benefici previsti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 243 del 2006 (patologie riconducibili a particolari condizioni ambientali od operative di missione). Si rammenta, tuttavia, che il presupposto necessario per l'attribuzione di tali benefici, è il riconoscimento della dipendenza da causa di servizio della patologia sofferta. Per completezza d'informazione, si fa presente che non risulta alcun contenzioso instaurato dallo stesso avverso il menzionato provvedimento negativo di dipendenza n. 2595/N.
Quanto, invece, alle iniziative da assumere al fine di assicurare la completa copertura delle spese mediche ai militari che hanno contratto malattie da contaminazione da uranio impoverito a seguito di missioni in Kosovo, si fa presente che in favore del personale militare, per patologie contratte (a prescindere dalla causa d'insorgenza) ovvero per ferite o lesioni riportate in missioni compiute al di fuori del territorio nazionale, nonché nello svolgimento di attività operative o addestrative, anche sul territorio nazionale, è previsto il rimborso-anticipo delle spese di cura e di altre prestazioni sanitarie sostenute o da sostenersi, sia ad avvenuto riconoscimento della dipendenza da causa di servizio, sia nelle more del procedimento per tale riconoscimento.
È previsto anche il rimborso delle spese per prestazioni sanitarie effettuate presso centri di altissima specializzazione all'estero per i militari affetti da malattia riconosciuta dipendente da causa di servizio. Con riferimento, in ultimo, ai casi accertati di morte o di grave malattia di militari per possibile contaminazione da uranio impoverito a seguito di missioni in Kosovo, alla data del 29 ottobre 2012, il numero totale di neoplasie maligne occorse nel personale militare impiegato almeno una volta in Kosovo, o nel periodo dal 1996 al 2012, notificate all'Osservatorio epidemiologico della difesa (OED), risulta essere di 420 casi in totale, di cui 48 decessi.
È opportuno sottolineare come si tratti del totale dei casi di neoplasia notificati all'OED, senza alcun riferimento ad una eventuale esposizione ad una particolare noxa patogena ambientale.
Peraltro, sostenere che vi siano militari che abbiano contratto gravi patologie in conseguenza dell'esposizione diretta all'uranio impoverito non trova, a livello scientifico, alcun riscontro evidenced-based e, in ogni caso, non c'è evidenza epidemiologica che sostenga la maggior incidenza di patologie neoplastiche uranio-correlate nel personale impegnato nei teatri operativi.
Anche la terza Commissione parlamentare d'inchiesta istituita sulla materia, nell'ambito della relazione intermedia - approvata nella seduta del 18 gennaio 2012 - ha evidenziato, relativamente ai rischi per la salute connessi all'esposizione all'uranio impoverito, che alla luce delle risultanze istruttorie e sulla base degli attuali, più accreditati, studi scientifici al riguardo, non si possa né sostenere né negare la sussistenza di un nesso diretto di causalità tra l'esposizione all'agente tossico e lo sviluppo della malattia, e che, in conclusione, sulle possibili cause delle patologie in esame permane una ampia dialettica all'interno della comunità scientifica.

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PRESIDENTE. L'onorevole Berretta ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-01687.

GIUSEPPE BERRETTA. Signor Presidente, dichiaro la mia insoddisfazione. La mia insoddisfazione è frutto del fatto che mi sarei atteso parole di verità e di speranza per una famiglia e per dei figli che hanno perduto il proprio padre. È un approccio che ritengo eccessivamente burocratico e frutto di una difesa ad oltranza delle ragioni dello Stato, e che rischia di danneggiare oltre modo lo Stato stesso, la sua immagine e la sua considerazione da parte della famiglia in questione e da parte di tutti coloro i quali conoscono in maniera approfondita il tema in questione.
Si tratta, secondo me, di un dramma vero, di una famiglia che rischia oggi una difficoltà economica gravissima, di bambini che rischiano oggi di essere davvero privati di qualunque cosa e che, in primo luogo, sono stati privati del padre, un figlio del Mezzogiorno che ha servito il Paese, si è ammalato, ha perduto la vita. A fronte delle incertezze o delle mancate prove, una cosa è certa: si è ammalato e oggi non c'è più.
Capisco che c'è un iter burocratico che va seguito, capisco che ci sono delle regole che vanno altresì seguite, mi domando però che Stato è quello che non prende in considerazione una condizione di disagio come quella attuale e non tenta di porvi rimedio. Peraltro, ero a conoscenza di tutti i profili procedurali che sono stati qui ribaditi. Mi domando, ad esempio, perché il riesame l'amministrazione non lo abbia richiesto autonomamente, visto che rientrava nelle proprie possibilità; comunque al di là dei profili di carattere procedurale e concreto, mi domando come non si possa trovare lo strumento per dare un minimo di risposta a questa famiglia e un ulteriore sostegno a questi bambini.
In questo senso, signor Presidente, anche alla luce della risposta che acquisiamo oggi, mi troverò costretto a investire le ulteriori istituzioni, come la regione Sicilia. Chiederò al presidente Crocetta, neoeletto, di farsi carico della questione e chiederò al sindaco di Catania di intervenire e di supplire rispetto ad una obiettiva mancanza che registro.

PRESIDENTE. L'onorevole Maurizio Turco ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-02594.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, non posso dichiararmi né soddisfatto, né insoddisfatto, perché oggettivamente non c'è stata risposta ai quesiti presenti nella nostra interrogazione. Approfitto dell'occasione per sottolineare al signor sottosegretario che è dal 2009 che continuiamo a presentare interrogazioni sulla questione, di cui attendiamo pazientemente risposta.
C'è un fatto nuovo. Finalmente il Ministero della difesa ha fatto un passo avanti. Finora ha negato che vi potesse essere connessione tra l'utilizzo di uranio impoverito e l'insorgenza di alcune patologie. Oggi ci ha detto che non può né sostenere, né negare. Magari fra dieci anni potrà sostenerlo. Ma c'è anche un altro fatto nuovo: ci è venuto a dire - senza dirlo, ma sostenendolo nei fatti - che c'è stato utilizzo di uranio impoverito in alcune situazioni particolari. Anche questo fatto è un fatto nuovo, perché lo si era sempre negato.
Io credo che, di fronte a fatti nuovi così importanti, non si può dare questa comunicazione nel vuoto dell'Aula - certo, ci sarà il verbale - quando invece qui siamo di fronte a un capovolgimento di quello che tutti i Governi precedenti hanno sempre sostenuto. Io ringrazio il signor sottosegretario di averci fornito un dato: 420 casi e 48 decessi, mi è parso di capire, solo relativamente al Kosovo dal 1996 al 2012.
Sono dati allarmanti ma, allo stesso tempo, egli sa benissimo che sono parziali, perché il Ministro della difesa non può conteggiare il personale che, al momento dell'insorgenza della patologia, non è più sotto le armi. Non lo può conteggiare, quindi non lo può seguire e non gli può neanche consentire di sottoporsi a quel calvario burocratico di cui era oggetto l'interrogazione precedente. Pag. 5
E poi da questo macabro conteggio mancano assolutamente i dati relativi ai civili, sia quelli locali (i cittadini del posto dove è stato utilizzato l'uranio impoverito), sia tutti quelli, italiani e non, operanti nelle organizzazioni non governative che durante questi episodi militari (se non vogliamo chiamarli di guerra) erano presenti sul terreno.
Noi abbiamo sollevato anche la questione dei poligoni militari esistenti in Italia. Non era difficile poter corrispondere ad una semplice richiesta come quella che abbiamo formulato, se vi è volontà di fare un'inchiesta epidemiologica, ma non come la si sta facendo, cioè facendola fare, ancora una volta, alla procura di Lanusei. Il Ministero della difesa dispone di dati non pubblici e così tanto riservati, signor Presidente, che sui poligoni di Salto di Quirra o di Torre Veneri ci sono stati presentati dei dati della Commissione di inchiesta che è operante al Senato, ma in entrambi casi le sedute si sono svolte in maniera segreta.
Che cosa c'è di segreto che non si può conoscere rispetto all'utilizzo di sostanze dannose per la salute dei cittadini in genere e dei militari in particolare? Infatti, quello che traspare dall'attitudine non del Governo, ma delle alte sfere del Ministero della difesa, è l'insensibilità innanzitutto nei confronti dei propri sottoposti di cui dovrebbero avere la massima responsabilità.

PRESIDENTE. Onorevole Maurizio Turco, la prego di concludere.

MAURIZIO TURCO. Di questo noi chiamiamo non il Governo, ma il Ministero a rispondere per tutte quelle risposte che sono mancate nel corso di questi anni, e in merito alle quali lei - grazie signor sottosegretario - ci ha fornito alcune piste di lavoro ulteriori.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Stanislao ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-02595.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, qualche argomentazione me la fa anche illustrare, evidentemente. Intanto, la ringrazio e voglio dire che mi aspettavo da parte del Governo, dopo l'approvazione della mia risoluzione in Commissione sempre sull'uranio impoverito, qualche elemento di ulteriore apertura per «far uscire dal buio» questa tematica, che in qualche modo ormai è appannaggio non solo del comparto difesa del Ministero. Ma ormai, siccome purtroppo si stanno ingrossando le fila delle persone affette e contaminate da uranio impoverito e stanno aumentando anche i nuclei familiari che risentono di questo perché perdono i loro cari, voglio anche sottolineare un aspetto: siamo di fronte a dei numeri che non sono prettamente quelli che ci diceva il sottosegretario.
Infatti, al di là delle considerazioni secche, asciutte e asettiche, ci sono degli elementi che riguardano varie umanità, persone, storie, volti, cuori, menti che hanno servito lo Stato e che hanno in qualche modo con questa malattia, e con la loro dipartita, «privato» le proprie famiglie. Non sono 420 e non sono 28. Credo che dovremmo parlare intorno alle quattromila unità tra civili e militari e dovremmo triplicare il rapporto dei casi portati avanti, proprio per il motivo che diceva il collega Maurizio Turco: ci sono quelli che sfuggono poi agli elementi della conoscenza e del controllo delle attività militari.
Ma mi faccia dire una cosa che, tra il serio e il faceto, ha qualcosa di «riso amaro». In tempo di spending review, anche sulle risposte che riguardano le persone fate il risparmio. Dovete essere seri, concreti, diretti, dire come stanno veramente le questioni. Sono tre argomentazioni che abbiamo toccato, pur avendo come punto di riferimento l'uranio impoverito, che hanno tutt'altre direttrici e andavano analizzate e meritavano risposte importanti e non liquidatorie.
Io non ho come punto di riferimento in senso negativo il sottosegretario, ma mi rivolgo a tutto il comparto difesa, a cominciare dal Ministro della difesa, affinché prenda in esame questi elementi perché, quando propongo di dare non solo e non Pag. 6tanto l'elargizione speciale, ma di mettere in campo anche le assicurazioni, che sono state definite e prese in consegna dalla Navale assicurazioni di Ferrara, ci vogliono delle risposte importanti. Bisogna capire in che misura e in che modo, per esempio, il Ministero è intestatario della polizza che fa capo alla Navale assicurazioni di Ferrara e se, in virtù di questo, il Ministero fa delle segnalazioni selettive a questa assicurazione.
Inoltre, quando arrivano queste richieste di denuncia rispetto a casi che ormai sono conclamati - perché, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, i tribunali sono pieni di ricorsi, vinti da queste persone, che costano centinaia di milioni di euro allo Stato per il comparto difesa - prendiamone atto. Piuttosto che far fare tanti ricorsi a povere persone, poveri cristi, povere famiglie, che poi vincono, non è meglio fare qualcosa di più diverso e ammettere che c'è questa reciprocità? Non c'è nulla di male, è successo, è successo anche in altri teatri di guerra, come in Somalia e nei Balcani e nei poligoni. Succede costantemente e quotidianamente.
Io ho preparato due dossier, uno presentato in Commissione e l'altro alla Commissione europea a Bruxelles. Prendiamo atto di questi elementi: nessuno vuole andare contro nessuno, ma la presa d'atto è un gesto di civiltà, di maturità e di consapevolezza di un intero Stato, non solo e non tanto del Governo e del Parlamento.
Io sono assolutamente insoddisfatto perché non c'è nessuna risposta rispetto a questi dati e le mie uniche due domande, che riguardavano il rapporto fra questa assicurazione e il comparto difesa, non hanno trovato risposta.

PRESIDENTE. Onorevole Di Stanislao, la invito a concludere.

AUGUSTO DI STANISLAO. A tutte queste persone che cosa diamo? Cosa diciamo loro? Come le ricompensiamo per il lavoro svolto in nome e per conto dello Stato? Con quale dignità, con quale memoria, con quale prospettiva, con quale storicizzazione? Noi dovremmo essere in grado di essere Parlamento e non solo Governo, che taglia e cuce le istanze e le vite di tante persone che hanno servito lo Stato.
Concludo parlando di un aspetto: essendo così insoddisfatto, ho presentato da qualche tempo una mozione, che chiedo venga discussa urgentemente in Aula, sempre sull'uranio impoverito, perché non possiamo più sottacere questo aspetto e non basta più la Commissione senatoriale. Bisogna che l'intero Parlamento si impossessi di questi elementi, che sono elementi di umanità e di politica, ma che anche riguardano l'intero humus della nostra società civile, dello Stato e della Nazione.

(Iniziative per assicurare la prosecuzione dell'attività della caserma della scuola allievi carabinieri di Fossano (Cuneo) - n. 3-02536)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, Filippo Milone, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Delfino n. 3-02536, concernente iniziative per assicurare la prosecuzione dell'attività della caserma della scuola allievi carabinieri di Fossano (Cuneo) (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

FILIPPO MILONE, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, in premessa alla questione sollevata con l'interrogazione in titolo, appare opportuno soffermarsi brevemente sull'importante e indiscusso ruolo che l'Arma dei carabinieri svolge nell'ambito dell'ampia missione affidata alle Forze armate per la sicurezza e la difesa del Paese, nonché per la salvaguardia delle libere istituzioni.
L'Arma non solo concorre alla difesa integrata del territorio nazionale, ma partecipa anche alle operazioni per il mantenimento e il ristabilimento della pace e della sicurezza internazionali, contribuisce alle attività volte alla ricostruzione e al ripristino dei corpi di polizia locali nei teatri operativi, garantisce i servizi di Pag. 7sicurezza delle rappresentanze diplomatiche e consolari all'estero ed esercita le funzioni di polizia militare, in via esclusiva, per tutte le Forze armate.
È proprio in relazione a tali compiti che l'Arma ha sviluppato un graduale processo di rinnovamento delle strutture e delle procedure, perseguendo un programma di razionalizzazione dei settori logistico-gestionali, finalizzato precipuamente al recupero di risorse a favore degli impieghi operativi.
Peraltro, la drastica riduzione del turnover nell'arruolamento di personale dell'Arma ha ridotto le esigenze di formazione di base con conseguente necessità di alleggerire la dotazione di reparti addestrativi.
Lo studio di razionalizzazione di tale comparto ha tenuto conto della capacità alloggiativa di ciascun istituto, dei costi di funzionamento e della possibilità di riallocarvi all'interno i reparti operativi territoriali accasermati in stabili locati a titolo oneroso.
Per quanto concerne, in particolare, la chiusura della scuola allievi carabinieri di Fossano, si evidenzia che il complesso è gravato da rilevanti costi di esercizio, oltre a richiedere continue opere di conservazione. Al momento, necessita di immediati e radicali interventi per adeguamenti impiantistici, strutturali e tecnologici, la cui esecuzione non appare conveniente.
La scuola è già oggetto di concreto interesse da parte dell'Esercito italiano, mentre l'Arma dei carabinieri terrà una delle palazzine per trasferirvi la locale compagnia carabinieri territoriale, conseguendo il risparmio del relativo canone.
Il personale della scuola verrà, comunque, ricollocato in altri reparti, nelle rispettive aree e in quelle limitrofe.

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di replicare.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, sono assolutamente convinto del grandissimo ruolo che l'Arma dei carabinieri svolge sia nelle missioni di pace, sia nelle azioni e nelle attività di prevenzione e di sicurezza nel nostro Paese, così come condivido pienamente la capacità di formazione, di aggiornamento e di qualificazione degli effettivi dell'Arma.
La questione che poniamo qui è quella dell'utilizzo di uno stabile di una caserma, ricco di storia e di presenze, che, in seguito alle dinamiche della riduzione degli effettivi e del contenimento della spesa che lei ha ricordato, rischia la chiusura. C'è, attorno a questa caserma, la vita di una città, c'è un'economia che si muove, c'è una compenetrazione, una condivisione di una comunità che sempre ha visto in questo luogo di formazione e in questa scuola un elemento molto positivo.
Allora, nel riferirmi alla sua risposta, non possiamo che prendere atto con grande rammarico che la decisione del comando dell'Arma dei carabinieri è quella di spostare ad altra sede tutti gli effettivi e tutti coloro che operavano all'interno di questa scuola di formazione.
Quello che volevamo sapere con maggiore puntualità e che vediamo carente nella sua risposta risiede nelle parole che lei ha pronunciato dicendo che c'è un interesse dell'Esercito. Poiché di tale questione si discute da mesi, a livello provinciale e a livello della città di Fossano, ci auguravamo che in questa occasione il rappresentante del Ministero della difesa ci desse un'indicazione circa i passi in avanti per questa soluzione, che consentirebbe di mantenere comunque - dopo tante altre caserme di alpini e di fanteria, che hanno chiuso nella nostra grande provincia di Cuneo - una significativa e forte presenza cui la comunità provinciale tutta, non solo la città di Fossano, è interessata.
Purtroppo, debbo dichiararmi, per questa parte, assolutamente insoddisfatto. La sollecitazione che torneremo a proporre è nel senso di un'iniziativa del Ministero della difesa che dia una risposta più concreta rispetto alla possibile allocazione di una brigata dell'Esercito in questo presidio, anche perché la provincia di Cuneo - lei lo sa, signor sottosegretario, come lo sanno tutti i parlamentari - ha dato un grande contributo Pag. 8in ogni occasione, sia nelle recentissime missioni di pace nei vari teatri di guerra che lei ha richiamato, sia nelle storiche guerre che questo Paese ha sostenuto in passato.
Per questo, noi riteniamo fondamentale che vi sia un atto di responsabilità e di riconoscenza, con il mantenimento di questa caserma, nella quale l'Esercito si attivi rapidamente per insediare degli effettivi che testimonino, da parte del Governo e del Ministero, un'attenzione a una comunità provinciale che sempre si spende e si è spesa, in passato, generosamente per la tutela e per i valori della nostra comunità nazionale e della Patria.
La ringrazio, quindi, se con questa perorazione lei vorrà attivare un'iniziativa e, trovandosi fra poco tempo nuovamente a discutere in quest'Aula di questo presidio, potremo registrare dei passi in avanti.
Ringrazio anche lei, signor Presidente, per la bontà di avermi lasciato concludere questo intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Delfino, la ringrazio di avere richiamato la gloriosa divisione, poi brigata Cuneense, che è cara al cuore di tutti noi.

(Iniziative per agevolare i giovani nell'assegnazione delle nuove farmacie in base alle disposizioni del decreto-legge in materia di liberalizzazioni n. 1 del 2012 - n. 2-01422)

PRESIDENTE. L'onorevole Razzi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01422, concernente iniziative per agevolare i giovani nell'assegnazione delle nuove farmacie in base alle disposizioni del decreto-legge in materia di liberalizzazioni n. 1 del 2012 (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, signor sottosegretario, il cosiddetto decreto-legge sulle liberalizzazioni n. 1 del 2012 ha disposto la possibilità di costituire 5 mila nuove farmacie, ossia una ogni 3.300 abitanti.
Le modalità di assegnazione danno la possibilità, per i giovani sino a 40 anni, di associarsi tra loro per concorrere e alla fascia d'età compresa tra i 50 ed i 67 anni di partecipare al concorso per soli titoli. I più attempati farmacisti, con anni di servizio sia nel pubblico sia nel privato, accumulano titoli, corsi e master, anche molto costosi, ad un certo punto per inerzia e su concessione, soprattutto, da parte di case farmaceutiche, che gliene fanno dono.
Il concorso non prevede esami né quiz a verifica della preparazione vera e non data per presunta. Il decreto-legge esclude, nella pratica, una fascia consistente di giovani tra i 40 ed i 50 anni non abbastanza giovani per associarsi, né abbastanza vecchi per partecipare al concorso per soli titoli, non avendo avuto il tempo materiale per acquisirli. Tali decisioni - che, di fatto, non agevolano, ma escludono i giovani laureati dal mercato ed agevolano i farmacisti in età pensionabile, che hanno smesso di studiare da anni e a cui si consente di accedere facilmente all'acquisizione di una nuova farmacia - sono, secondo l'interrogante, assai inopportune.
Non si comprende come mai i giovani debbano patire condizioni penalizzanti piuttosto che agevolazioni ed opportunità, al punto da metterli in minoranza e fuori del tutto dal mercato, né perché non si sia tenuto conto della possibilità di introdurre prove d'esame, in qualsiasi forma, in grado di garantire una preparazione effettiva, costante e non presunta, che avrebbero coinvolto anche i farmacisti di età compresa tra i 40 e 50 anni attraverso una prova d'esame.
Concludo, signor sottosegretario, chiedendo se il Governo non intenda assumere iniziative normative nel senso indicato in premessa.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Adelfio Elio Cardinale, ha facoltà di rispondere.

ADELFIO ELIO CARDINALE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Pag. 9Presidente, si risponde all'interpellanza urgente in esame a seguito di delega della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Come è noto, la modifica del rapporto numerico tra popolazione residente ed esercizi farmaceutici, disposta dalla vigente normativa nell'ottica di un potenziamento del servizio di distribuzione farmaceutica e di accesso alla titolarità delle farmacie, ha reso doverosa l'indizione di un concorso straordinario, a cura delle regioni e delle province autonome, finalizzato all'assegnazione delle sedi farmaceutiche disponibili.
In particolare, l'articolo 11 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 27 del 2012, ha limitato la partecipazione al suddetto concorso ai farmacisti non titolari di farmacia, ai farmacisti titolari di farmacia rurale sussidiata, ai farmacisti titolari degli esercizi commerciali (legge n. 248 del 2006) e ai titolari di farmacia soprannumeraria.
Nel merito della questione posta, si comunica che la legge n. 135 del 2012, nel convertire il decreto-legge n. 95 del 2012, ha modificato, tra l'altro, l'articolo 11 in questione. Tale limitazione di età, di fatto, poteva potenzialmente precludere l'assegnazione di una farmacia a professionisti di età non molto superiore ai quaranta anni, considerato che questi, da un lato, non potevano raggiungere il massimo del punteggio per i titoli all'esercizio professionale, in quanto impossibilitati a documentare venti anni di attività, dall'altro, non potevano aspirare neppure alla titolarità per una gestione associata, avendo superato il limite consentito.
Preso atto di tale prevedibile disparità di trattamento, in sede di ulteriore analisi tecnica da parte del Ministero della salute, in collaborazione con i rappresentanti delle regioni, si è provveduto a sopprimere la limitazione dei quaranta anni mediante un ulteriore intervento legislativo. L'articolo 23 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, ha modificato l'articolo 11 come di seguito riportato, eliminando ogni previgente esclusione. La norma così dispone: «Ai concorsi per il conferimento di sedi farmaceutiche gli interessati in possesso dei requisiti di legge possono concorrere per la gestione associata, sommando i titoli posseduti. In tale caso, ai soli fini della preferenza a parità di punteggio, si considera la media dell'età dei candidati che concorrono per la gestione associata. Ove i candidati che concorrono per la gestione associata risultino vincitori, la titolarità della farmacia assegnata è condizionata al mantenimento della gestione associata da parte degli stessi vincitori, su base paritaria, per un periodo di dieci anni, fatta salva la premorienza o sopravvenuta incapacità.»
In virtù della modifica normativa introdotta, la problematica da lei posta e segnalata, onorevole Razzi, risulta superata.

PRESIDENTE. L'onorevole Razzi ha facoltà di replicare.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario e sono pienamente soddisfatto della risposta.
Le questioni poste nell'interpellanza dal sottoscritto e avallate da tutto il gruppo Popolo e Territorio configurano il buonsenso del Governo, oltre che un piano programmatico che, nell'ambito dei provvedimenti che siamo chiamati a proporre, rappresenta e vorrebbe rappresentare un'opportunità per i giovani e non un impedimento.
L'attenzione mostrata dal Governo interviene su questi aspetti preclusivi, che danneggiano i giovani e favoriscono invece i farmacisti anziani. Signor sottosegretario, noi di Popolo e Territorio ci auguriamo che il Governo, con le sue assicurazioni, adotti di fatto provvedimenti a favore dei giovani farmacisti, correggendo gli squilibri oggetto dell'interpellanza, perché mortificano gli effetti positivi, peggiorando i contenuti salienti.
La ringrazio, signor sottosegretario, diamo una buona opportunità ai giovani farmacisti. Grazie al Governo.

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(Problematiche riguardanti l'espletamento dei tirocini degli specializzandi delle scuole di psicoterapia presso le aziende sanitarie locali - n. 3-02245)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Adelfio Elio Cardinale, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Lulli n. 3-02245, concernente problematiche riguardanti l'espletamento dei tirocini degli specializzandi delle scuole di psicoterapia presso le aziende sanitarie locali (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

ADELFIO ELIO CARDINALE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, in merito alla questione sollevata nell'interrogazione parlamentare dell'onorevole Lulli in esame, in via preliminare, si ritiene opportuno precisare quanto segue. Con il decreto del Ministro dell'università e della ricerca scientifica in data 11 dicembre 1998, n. 509, è stata rideterminata e regolamentata la disciplina concernente il riconoscimento degli istituti, che, ai sensi e per gli effetti di cui all'articolo 3 della legge n. 56 del 1989, intendono attivare corsi di specializzazione in psicoterapia. L'intera materia rientra, pertanto, nella competenza specifica di detto Dicastero. Infatti, il suddetto decreto, all'articolo 2, comma 2, stabilisce che gli istituti in argomento, al fine di ottenere il riconoscimento, devono produrre al MIUR un dossier contenente atti relativi all'esistenza, per lo svolgimento dei tirocini pratici, di convenzioni con strutture o servizi pubblici e privati accreditati, nonché attestanti la disponibilità di qualificato personale docente e non docente e di idonee strutture e attrezzature necessarie all'efficace svolgimento dei corsi. Il citato decreto non menziona specificamente le strutture del Servizio sanitario nazionale quali sedi necessarie per lo svolgimento del tirocinio. Tuttavia, per quanto riguarda la questione segnalata nell'atto ispettivo, a giudizio del Ministero della salute sembra evidente che pregiudiziale al riconoscimento degli istituti sia l'accertamento della capacità formativa degli stessi sia per quanto attiene alla formazione teorica sia per quanto attiene alla formazione pratica, che si concretizza nell'effettuazione dei tirocini pratici da parte dei discenti.
Inoltre, l'articolo 3 del medesimo decreto prevede la costituzione presso il menzionato Dicastero di un apposito organismo, ossia la Commissione tecnico-consultiva, che ha il compito di esprimere parere vincolante in ordine alla idoneità degli istituti e all'attivazione dei corsi in parola. Tale idoneità prevede l'accertamento ex ante del possesso dei requisiti relativi alla capacità formativa delle scuole. Per i profili di competenza, il MIUR ha fatto presente che fino al 2007 il tirocinio poteva essere svolto solo in strutture quali cliniche universitarie e ospedali. Successivamente, lo stesso Ministero ha comunicato che, per venire incontro alle scuole che trovavano difficoltà a stipulare convenzioni per il tirocinio, è stata allargata la possibilità anche in strutture convenzionate con altri enti pubblici. Pertanto, alla luce delle valutazioni sopra rese, questo Ministero, pur non direttamente coinvolto, raccogliendo quanto segnalato dall'onorevole interrogante, ritiene opportuno avviare iniziative per sensibilizzare le regioni affinché sia assicurato un ridimensionamento del numero delle scuole parametrato alla effettiva capacità di garantire un successivo e adeguato tirocinio professionale.

PRESIDENTE. L'onorevole Lulli ha facoltà di replicare.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario. Anche io molto succintamente avevo fatto riferimento alla normativa esistente nell'interrogazione. Le cose che ha detto sono cose vere.
Accolgo come un auspicio l'attivazione del Ministero presso le regioni per quegli obiettivi che ha delineato, però devo dire che non è stata data risposta all'interrogazione. Infatti, la cosa che credo sia priva di senso e che - mi permetto di usare una parola forte - sia un'offesa ai giovani in questione è che per svolgere pratiche di Pag. 11tirocinio presso le strutture pubbliche siano costretti a pagare un obolo. Io l'ho detto nell'interrogazione e mi attiverò anche presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per carità, tuttavia penso che il Governo e, in questo caso, anche il Ministero della salute debbano attivarsi, perché questo non è accettabile.
Io posso essere d'accordo che vadano chiariti e regolamentati meglio i tirocini e che, sicuramente, ci sia da fare un monitoraggio vero sugli istituti che formano, ma che un giovane debba pagarsi anche il tirocinio presso una struttura sanitaria pubblica, la trovo una cosa offensiva non solo verso quei giovani, ma anche verso la comunità nazionale. Insomma, noi ci riempiamo tanto la bocca per dare opportunità ai giovani: in questo caso, è francamente inaccettabile che si continui a proseguire, in molte regioni - peraltro, compresa la regione di chi parla, ma non è la sola - in alcune strutture sanitarie pubbliche, a far pagare per poter effettuare il tirocinio al giovane praticante.
Per questo motivo, non posso dichiararmi soddisfatto. Annuncio che, ovviamente, prenderò altre iniziative, sia in termini di sindacato ispettivo che di risoluzioni e, forse, a questo punto, anche in ordine a qualche norma legislativa che impedisca il ripetersi di una pratica che, francamente, è sconcertante.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,52).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ieri avevo presentato un'interpellanza urgente al Presidente del Consiglio e al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare a seguito della pesante alluvione che, nella giornata dell'11, aveva colpito la provincia di Massa Carrara - la mia provincia -, ma, più in generale, tutta la Toscana nordoccidentale e la parte della Liguria cosiddetta di levante. Ci sono state abbondanti cadute d'acqua e, soprattutto, si sono verificati crolli, frane, allagamenti, tutta una serie di disastri e disagi per decine di migliaia di persone.
Non so come dire, sono pronto a ritirare questo mio atto di sindacato ispettivo, perché, purtroppo, ieri - e questa mattina le notizie ancora aggravano la realtà -, dopo il nubifragio che si era abbattuto, l'alluvione che si è abbattuta sulla Toscana nordoccidentale è scesa ed ha colpito in maniera ancora più pesante la provincia di Grosseto, l'Umbria e l'orvietano.
Addirittura questa mattina i tre dispersi sono stati rintracciati: si tratta di tre operai dell'Enel morti dentro un furgone a causa del crollo di un ponte sul fiume Albegna, almeno queste sono le prime ricostruzioni. Per cui la situazione non solo è ancor più drammatica dopo la morte, ieri, anche di un anziano agricoltore, ma si è addirittura bloccata la linea ferroviaria ed è stata interrotta l'autostrada. Altrettante situazioni di disagio ci sono nel Veneto. Insomma, davvero questa estate di San Martino è stata particolarmente pesante nei confronti del nostro Paese e, in particolare, della mia regione, la Toscana.
A mio avviso questo merita - e mi rivolgo quindi a lei, signor Presidente - un'informativa dettagliata da parte del Governo ed una risposta ai quesiti che, comunque, già ieri avevo inteso proporre, ossia se il Governo non ritenga di voler assumere le opportune iniziative per garantire con la massima urgenza le risorse necessarie a sostegno dei territori e delle popolazioni coinvolte dall'alluvione, quali iniziative immediate per far fronte all'emergenza, nonché se, infine, il Governo non ritenga di voler prevedere, entro un determinato limite di spesa annuale, che l'utilizzo delle risorse proprie e delle risorse provenienti dallo Stato, da parte di regioni ed enti locali, per interventi prioritari Pag. 12di messa in sicurezza di aree a più elevato rischio idrogeologico, possa essere autorizzato anche in deroga agli obblighi relativi al Patto di stabilità interno.
Le sarò grato, signor Presidente, se vorrà farsi interprete di questa mia esigenza nei confronti del Governo stesso.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Evangelisti, la Presidenza ovviamente provvederà a portare a conoscenza del Governo questa sua richiesta e mi auguro che essa venga rapidamente accolta.
Sospendo, quindi, la seduta, che riprenderà alle ore 15 con il seguito della discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali, nonché ulteriori disposizioni in favore delle zone terremotate nel maggio 2012.

La seduta, sospesa alle 12,55, è ripresa alle 15,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, la deputata Bongiorno è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,06).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori (ore 15,07).

LUCA SANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA SANI. Signor Presidente, le cronache di oggi riportano gli effetti disastrosi dell'ondata di maltempo che ha colpito il Centro Italia; ancora una volta, siamo di fronte ad un bilancio drammatico, in primo luogo in termini di vite umane, di cittadini inermi travolti dall'ondata di piena e in questo voglio esprimere, mi consenta, a nome del Partito Democratico, il cordoglio per la loro scomparsa e la vicinanza alle loro famiglie. È un bilancio drammatico anche per i danni provocati al patrimonio pubblico e privato, perché in alcune realtà il tessuto di impresa legato soprattutto all'agricoltura e al sistema agroalimentare è stato spazzato via dalla forza delle acque. Gli eventi più drammatici si sono avuti in Liguria, in Toscana, nella provincia di Massa Carrara e in Maremma, in Umbria e nell'Alto Lazio. Ad ora le istituzioni locali, la Protezione civile, l'Esercito e i volontari coordinati dalle prefetture sono all'opera per riportare la situazione alla normalità ma, da soli, non possono riuscirci. Occorrono interventi e risorse immediate, a cominciare dalla decretazione dello stato di emergenza, consentendo così l'esclusione dal Patto di stabilità degli interventi necessari alla messa in sicurezza del territorio. Occorrono risorse certe e immediate cogliendo, innanzitutto, l'opportunità data dalla legge di stabilità in approvazione in questi giorni e, qualora non bastasse, occorrerà l'individuazione di un provvedimento straordinario, come adottato già in occasione di altre calamità.
Inviterei pertanto la Presidenza a valutare l'opportunità di chiedere al Governo di riferire in Aula rispetto alla dinamica degli eventi che sono accaduti, alla quantificazione Pag. 13dei danni provocati e alle iniziative che il Governo intende assumere per consentire a quelle popolazioni, oggi in ginocchio, di ritornare in una condizione di normalità.

PRESIDENTE. La Presidenza provvederà a portare a conoscenza del Governo la sua sollecitazione e il suo invito. Il Governo del resto è presente e ha ascoltato.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 15,08).

MANLIO CONTENTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, approfitto per sollecitare una risposta all'interrogazione a risposta in Commissione a mia firma, n. 5-08056, riferita alla società DVT Sistemi Srl con sede in Budoia la quale risulta aver fornito nel 2010 beni al comando generale dell'Arma dei carabinieri per 770 mila euro. Ancora oggi tale società sta attendendo i pagamenti, con gravi ripercussioni sia sull'andamento della società stessa, sia nei confronti dei lavoratori dipendenti che non ricevono lo stipendio. Chiedo, quindi, che la Presidenza solleciti il Governo a rispondere di fronte a questa situazione estremamente grave che non ha giustificazione nei confronti degli organismi pubblici competenti.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Contento, la Presidenza provvederà a portare a conoscenza del Governo la sua sollecitazione.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 15,10, è ripresa alle 15,30.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 10 ottobre 2012, n. 174, recante disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali, nonché ulteriori disposizioni in favore delle zone terremotate nel maggio 2012 (A.C. 5520-A/R).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 10 ottobre 2012, n. 174, recante disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali, nonché ulteriori disposizioni in favore delle zone terremotate nel maggio 2012.
Ricordo che nella seduta dell'8 novembre 2012 l'Assemblea ha approvato l'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel nuovo testo approvato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo aveva posto la questione di fiducia.
Ricordo, inoltre, che sempre nella seduta dell'8 novembre, sono stati illustrati gli ordini del giorno ed è stato espresso il parere da parte del rappresentante del Governo.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 5520-A/R)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 5520-A/R).
Avverto che l'ordine del giorno Maggioni n. 9/5520-A-R/32 è stato ritirato dal presentatore.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/5520-A-R/1, accettato dal Governo, purché riformulato. Pag. 14
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Scilipoti n. 9/5520-A-R/2, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Albini n. 9/5520-A-R/3 e Marchignoli n. 9/5520-A-R/4, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Mazzocchi n. 9/5520-A-R/5 formulato dal Governo.

ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, la invito ad un benevolo ascolto, così come invito i vari colleghi ad ascoltare questo mio breve intervento. Infatti, il mio non è un ordine del giorno come tutti gli altri, cioè non chiediamo con questo ordine del giorno di impegnare il Governo ad adottare alcuni provvedimenti, ma chiediamo al Governo, in primo luogo, di sapere se con un decreto-legge si può abrogare l'articolo 123 della Costituzione, e questo dovrebbe interessare tutti i colleghi. Secondo: il Governo dice, al comma 3 dell'articolo 2, che il Presidente della regione che abbia presentato le dimissioni può, dopo sei mesi dalle elezioni, modificare lo statuto ed eventualmente la legge regionale; poi, però, si contraddice, dicendo che, comunque, egli può anche, nel momento stesso in cui si tengono le elezioni, procedere secondo il decreto-legge n. 138 del 2011, cioè con 50 consiglieri regionali o secondo la popolazione. Il Governo, quando venerdì ci ha risposto, ha detto che per loro è complicato intervenire su una materia per la quale il decreto-legge ha già disposto, le Commissioni hanno deliberato e l'Assemblea ha approvato il testo, e che è evidente che quando il provvedimento sarà definitivamente approvato, se ci fosse qualche problema... e così via, ma il Presidente di turno scherzosamente ha soggiunto che provvederanno i ricorsi alla Corte costituzionale. Perché dico ciò? Perché - ci teniamo a dirlo al Governo - noi siamo d'accordo sui tagli alla spesa pubblica, siamo anche d'accordo sulla diminuzione del numero dei consiglieri regionali, ma è necessario fare tutto questo rispettando l'autonomia delle regioni. Noi ci troviamo...

PRESIDENTE. Onorevole Mazzocchi, le chiedo scusa. Invito i colleghi a non dialogare con il Governo, che dovrebbe ascoltare.

ANTONIO MAZZOCCHI. Noi poi ci troviamo di fronte un altro vulnus, e cioè che in questo decreto-legge non è stato previsto minimamente il discorso dei listini. Faccio un esempio: nella regione Lazio abbiamo un listino di 14 persone, ciò significa che avremmo in corsa 36 persone. Il decreto-legge non dice nulla su quanti listini vi debbono essere, se devono essere in proporzione alla popolazione, se devono essere 12 o se si devono eliminare. Vorrei porre una domanda al Governo. Poco fa, parlando con il sottosegretario, egli gentilmente mi rispondeva dicendo che le regioni possono legiferare. Non credo, perché la presidente della regione Lazio, in data 28 settembre, si è dimessa e pertanto può provvedere soltanto all'ordinaria amministrazione, e per me la modifica dello statuto e della legge regionale è un atto di straordinaria amministrazione. Ma ammesso e non concesso che si riunisse e il numero legale non c'è, che cosa si fa?
Dalle agenzie di stampa, sottosegretario, abbiamo saputo che venerdì la Polverini indirrà le nuove elezioni. Con 50? In base a cosa? Il listino? In base a cosa? Allora chiediamo a lei un chiarimento su questo, perché non è pensabile che si proceda con ricorsi. Già abbiamo un ricorso al TAR, un ricorso al Consiglio di Stato e ci saranno altri ricorsi. Noi siamo d'accordo sul risparmio, ma con questo vostro silenzio non fate altro che far aumentare le spese perché ogni elezione viene a costare alla regione Lazio 26 milioni di euro e sicuramente con questi ricorsi si sospenderanno le elezioni e provvederemo poi ad altri 26 milioni di euro di spese. Pag. 15
Ecco perché credo che voi avete il dovere, scusatemi questa parola, ma il dovere di chiarire le domande che vi sto facendo e i colleghi devono anche comprendere che se, «puta caso», questa volta lasciamo fare il Governo a modificare un articolo della Costituzione si dà vita ad un precedente di una gravità eccezionale. Ciò significa che anche in altri momenti il Governo potrà benissimo modificare altri punti della Carta costituzionale. Ecco perché chiedo sommessamente al Governo di darci chiarimenti sulla regione Lazio, soprattutto per quanto riguarda il discorso del listino.

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, con riferimento al problema individuato della regione Lazio, va sottolineato che lo statuto della regione Lazio è stato adeguato a seguito della riforma del Titolo V e, quindi, questo è diventato un problema della regione Lazio, sul quale il Governo non ha gli strumenti per intervenire direttamente. Non è così nel caso di altre regioni, in cui tanto è vero che il Governo può anche andare a fissare la data delle elezioni, ma per la regione Lazio c'è una diversità di competenze che non può essere violata legittimamente neanche con un interessamento, se non quello del dibattito istituzionale. Ma purtroppo non è possibile prendere, assumere e compiere atti specifici. Poi, per quello che riguarda le valutazioni giuridiche, ritengo che questa non sia la sede per esprimerle.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Virgilio, ma, onorevole Di Virgilio, prima dobbiamo chiedere all'onorevole Mazzocchi se insiste per la votazione dell'ordine del giorno a sua firma n. 9/5520-A-R/5.

ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario, non insisto sulla votazione, ma, a titolo personale, dico subito che non parteciperò alla votazione finale su un decreto-legge che calpesta le norme della nostra Costituzione.

PRESIDENTE. Quindi, l'ordine del giorno Mazzocchi n. 9/5520-A-R/5 è ritirato e cade anche la domanda di intervento dell'onorevole di Virgilio visto che è venuta meno la materia del contendere.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Garagnani n. 9/5520-A-R/6, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Laffranco n. 9/5520-A-R/7, accettato dal Governo, purché riformulato.

PIETRO LAFFRANCO. Signor Presidente, accolgo la riformulazione, ma devo far presente al Governo che, per come è stata intesa la riformulazione dal Governo, l'accettazione dell'ordine del giorno tramite la modifica non cambia il senso che noi abbiamo voluto individuare. In altre parole, essendo rimasto tra le premesse il fatto che i comuni più piccoli sono anche quelli con maggiori difficoltà finanziarie, la riformulazione che mi chiedete, e che io ovviamente accetto subito, non può cambiare il senso perché avreste dovuto espungere anche la premessa. Pertanto ringrazio e accetto la riformulazione.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Santelli n. 9/5520-A-R/8 formulato dal Governo.

PIETRO LAFFRANCO. Signor Presidente, no, non è accoglibile l'invito al ritiro e insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Santelli n. 9/5520-A-R/8, non accettato dal Governo. Pag. 16
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Invito i colleghi ad affrettarsi. Avremo come sempre una maggiore tolleranza in questa prima votazione, che non si ripeterà per quelle successive...
Onorevole Scilipoti... Onorevole Gasbarra... Onorevole Soglia... Onorevole Cera... Onorevole Concia... Onorevole Della Vedova... Onorevole Barani... Onorevole Armosino... Onorevole Lusetti... Onorevole Simeoni... Onorevole Biancofiore... Onorevole Dal Lago... Onorevole Nizzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 412
Votanti 408
Astenuti 4
Maggioranza 205
Hanno votato
202
Hanno votato
no 206).

Prendo atto che il deputato Nizzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole, che il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Schirru e Antonino Foti hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che l'onorevole Toccafondi accetta la riformulazione proposta per il suo ordine del giorno n. 9/5520-A-R/9 e non insiste per la votazione.
Prendo atto che l'onorevole Contento non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5520-A-R/10, accettato dal Governo.
Prendo atto che gli onorevoli Lupi e Cirielli accettano la riformulazione proposta dal Governo per i loro ordini del giorno n. 9/5520-A-R/11 e n. 9/5520-A-R/12 e non insistono per la votazione.
Chiedo all'onorevole Zamparutti se accetta la riformulazione proposta dal Governo per il suo ordine del giorno n. 9/5520-A-R/13.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, questo ordine del giorno tratta dell'uso da parte dei comuni di oneri concessori volti nell'intendimento dell'ordine del giorno a contrastare il consumo di suolo. Accolgo la riformulazione per quanto riguarda il secondo e il terzo paragrafo. Però credo che il Governo, coerentemente anche con l'intento espresso nel disegno di legge del Ministro Catania su questa materia, sarebbe meglio che, anziché limitarsi a valutare l'opportunità di prorogare l'unica norma che oggi pone dei limitati vincoli nella destinazione di queste entrate (mi riferisco al comma 8 dell'articolo 2 della legge n. 244 del 2007), anziché limitarsi a «valutare l'opportunità di», sarebbe meglio - in questo senso avanzo una richiesta di revisione del parere - che si impegnasse a prorogare ulteriormente questa norma anche per il 2013.

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il Governo accetta la «riformulazione della riformulazione».

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, mi scusi, ma il Governo non può accettare una riformulazione. Può riformulare negli stessi termini. Intendiamo così l'affermazione del sottosegretario: quindi l'ordine del giorno è accettato con l'ultima riformulazione proposta dal Governo.
Chiedo all'onorevole Mantovano se accetta la riformulazione proposta dal Governo per il suo ordine del giorno n. 9/5520-A-R/14.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, questo ordine del giorno va nella direzione della ratio ispiratrice dell'intero intervento legislativo proposto da questo decreto-legge e, quindi, dalla legge di conversione. Pag. 17
Come si fa a chiedere alla Corte dei conti di svolgere attraverso le sue sezioni regionali controlli più estesi, più articolati e più penetranti e non immaginare non dico un'integrazione di organico ma almeno un avvio di ripiano delle carenze di organico che in questo momento, a proposito della Corte dei conti, riguardano il 30 per cento dei magistrati contabili, i quali in totale per tutte le sezioni regionali di controllo sono non più di 130 e per una regione così importante e grossa come la Lombardia sono appena 9.
Pertanto accetto la riformulazione, così come ho dovuto prendere atto del parere negativo espresso dal Governo in Commissione sugli emendamenti che andavano nella stessa direzione, però gradirei che il Governo non facesse fare a questo ordine del giorno la stessa fine di tanti altri, cioè qualcosa che si accoglie con qualche smussatura e a cui poi non si dà applicazione. Proprio per questa ragione, accetto la riformulazione proposta dal Governo ma chiedo che l'ordine del giorno sia sottoposto al voto dell'Aula.

PRESIDENTE. Quindi accetta la riformulazione ma insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mantovano n. 9/5520-A-R/14, nel testo riformulato accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mondello, Motta, Cera, Genovese, Fitto, Portas, Fioroni, Savino, Dionisi, Grassano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 437
Votanti 434
Astenuti 3
Maggioranza 218
Hanno votato
426
Hanno votato
no 8).

Prendo atto che il deputato Reguzzoni ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi e che il deputato Verducci ha segnalato che non è riuscito a votare.
Saluto gli insegnanti e gli studenti della scuola elementare Sant'Onofrio di Rimini, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marinello n. 9/5520-A-R/15, accettato dal Governo. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mario Pepe (Misto-R-A) n. 9/5520-A-R/16, accettato dal Governo, purché riformulato. Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Compagnon n. 9/5520-A-R/18, accettato dal Governo, purché riformulato.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, vorrei far presente ai rappresentanti del Governo, signori sottosegretari, che questo ordine del giorno è stato accolto ma con uno stralcio e non con una riformulazione, togliendo le ultime tre righe dell'impegno dove si chiedeva che venisse restituito dallo Stato ai comuni l'eventuale gettito.
Chiedo cortesemente al Governo se può in effetti riformulare più che stralciare questa parte, magari proponendo di individuare un sistema che eventualmente possa permettere ai comuni virtuosi di usufruire del maggior gettito incassato. Lo riterrei più appropriato piuttosto che lo stralcio.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo può aderire alla valutazione prospettata dall'onorevole Compagnon e di conseguenza proporre una riformulazione che, in luogo Pag. 18delle parole che vanno da «facendo» a «territorio comunale» - che quindi verrebbero espunte - preveda l'individuazione di un sistema che possa permettere ai comuni virtuosi di usufruire dei benefici di cui all'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, accetta questa riformulazione proposta dal Governo?

ANGELO COMPAGNON. Sì, signor Presidente, accetto questa riformulazione e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Marco Carra n. 9/5520-A-R/19, Lenzi n. 9/5520-A-R/21 e Mura n. 9/5520-A-R/23 accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Piffari n. 9/5520-A-R/24 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Piffari n. 9/5520-A-R/24, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Pionati, Mondello, Damiano, Dima, Donadi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 450
Votanti 445
Astenuti 5
Maggioranza 223
Hanno votato
66
Hanno votato
no 379).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Cimadoro n. 9/5520-A-R/25 e Favia n. 9/5520-A-R/26, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/5520-A-R/27 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/5520-A-R/27, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lussana, Cesa, Palmieri, Pezzotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 452
Votanti 447
Astenuti 5
Maggioranza 224
Hanno votato
62
Hanno votato
no 385).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/5520-A-R/28, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/5520-A-R/30, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Consiglio n. 9/5520-A-R/31 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Consiglio 9/5520-A-R/31, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sbai, Barani, D'Antoni, Verducci, Marchioni, Sarubbi, Letta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). Pag. 19

(Presenti 459
Votanti 450
Astenuti 9
Maggioranza 226
Hanno votato
61
Hanno votato
no 389).

Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Pini n. 9/5520-A-R/33 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pini n. 9/5520-A-R/33, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Garagnani, Cesario, Granata, Mondello, D'Antoni, Donadi, Velo... L'onorevole Donadi ancora non riesce a votare. Qualcuno faccia qualcosa per l'onorevole Donadi! I nostri servizi tecnici...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 459
Votanti 450
Astenuti 9
Maggioranza 226
Hanno votato
63
Hanno votato
no 387).

Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Stucchi n. 9/5520-A-R/34, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Rivolta n. 9/5520-A-R/35 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rivolta n. 9/5520-A-R/35, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lussana... Ha votato! Chi non riesce ancora a votare?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 455
Votanti 444
Astenuti 11
Maggioranza 223
Hanno votato
145
Hanno votato
no 299).

Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cavallotto n. 9/5520-A-R/36, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Goisis n. 9/5520-A-R/37 insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Goisis n. 9/5520-A-R/37, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli D'Antona, D'Antoni... Si affretti, onorevole Vignali! Onorevoli Allasia, La Russa, Patarino, Rampelli... L'onorevole La Russa ancora non riesce a votare. Il tecnico è dall'onorevole La Russa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 461
Votanti 451
Astenuti 10
Maggioranza 226
Hanno votato
67
Hanno votato
no 384).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno D'Amico n. 9/5520-A-R/38 e Fugatti n. 9/5520-A-R/39, accettati dal Governo. Pag. 20
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Torazzi n. 9/5520-A-R/41, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Dal Lago n. 9/5520-A-R/42 e Polledri n. 9/5520-A-R/43, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Comaroli n. 9/5520-A-R/44, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Rainieri n. 9/5520-A-R/45 e Callegari n. 9/5520-A-R/46, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Negro n. 9/5520-A-R/47, Buonanno n. 9/5520-A-R/49 e Bonino n. 9/5520-A-R/50, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bragantini n. 9/5520-A-R/51, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bragantini n. 9/5520-A-R/51, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Duilio, si affretti! Onorevoli Ronchi, Verducci, Gasbarra... L'onorevole Gasbarra è ancora in difficoltà... Onorevole Bossa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 460
Votanti 453
Astenuti 7
Maggioranza 227
Hanno votato
59
Hanno votato
no 394).

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Chiappori n. 9/5520-A-R/52, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Chiappori n. 9/5520-A-R/52, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sbai, Dussin, D'Antoni, Verducci, Torrisi, Rosato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 461
Votanti 457
Astenuti 4
Maggioranza 229
Hanno votato
46
Hanno votato
no 411).

Prendo atto che il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Vizia n. 9/5520-A-R/53, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Vanalli n. 9/5520-A-R/54, accettato dal Governo, purché riformulato.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, questo ordine del giorno si riferisce all'applicazione del patto di stabilità interno per i comuni sotto i cinquemila abitanti. Il Governo, alla richiesta di spostare più avanti il termine per l'entrata in vigore di questa applicazione, suggerisce di riformularlo nel senso di «valutare l'opportunità di...». Il Governo si è già espresso in una risposta al question-time di qualche settimana fa, affermando che per motivi vari ed eventuali non era possibile Pag. 21aderire a questa richiesta. Si è espresso anche ieri quando una delegazione di sindaci di piccoli comuni ha chiesto perlomeno di differirne l'entrata in vigore, se non di rinunciare all'applicazione del patto di stabilità. L'intenzione del Governo è già stata espressa più di una volta, quindi l'impegnarsi a valutare l'opportunità lo trovo una presa in giro. Siccome recentemente tutti i parlamentari che vanno in televisione sono contro l'applicazione del patto di stabilità per i piccoli comuni, in quest'Aula oggi li voglio vedere votare su un ordine del giorno che magari non è la fine del mondo, però potrebbe dare un segnale al Governo. Quindi voglio vedere se tutti i colleghi, che di solito quando vanno in televisione lo dicono, quando scrivono sui giornali lo dicono, quando si trovano nei propri comuni al sindaco amico lo dicono, sono in grado di dirlo anche qui in quest'Aula, alzando la mano o schiacciando il bottone verde, invitando il Governo non a valutare la possibilità, ma perlomeno, dando la possibilità ai comuni di avere un lasso di tempo per ultimare i loro investimenti con le spese di investimento appunto, a posticipare l'entrata in vigore del patto di stabilità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vanalli n. 9/5520-A-R/54, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Razzi, Sardelli, Mattesini, Zinzi, Nola...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 450
Astenuti 14
Maggioranza 226
Hanno votato
86
Hanno votato
no 364).

Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pastore n. 9/5520-A-R/55, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pastore n. 9/5520-A-R/55, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lussana, Papi, Scanderebech, Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 454
Votanti 442
Astenuti 12
Maggioranza 222
Hanno votato
61
Hanno votato
no 381).

Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Grimoldi n. 9/5520-A-R/56, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/5520-A-R/56, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lussana, Granata, Scilipoti, Goisis, Raisi, Ciccioli, Marchioni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 460
Votanti 449
Astenuti 11
Maggioranza 225
Hanno votato
66
Hanno votato
no 383).

Pag. 22

Prendo atto che il deputato Nizzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Bitonci n. 9/5520-A-R/57 e Fedriga n. 9/5520-A-R/58, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Forcolin n. 9/5520-A-R/59, non accettato dal Governo. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Forcolin n. 9/5520-A-R/59, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gasbarra, Santori, Verducci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 467
Votanti 459
Astenuti 8
Maggioranza 230
Hanno votato
222
Hanno votato
no 237).

Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Alessandri n. 9/5520-A-R/60, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Molgora n. 9/5520-A-R/61, non accettato dal Governo. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Molgora n. 9/5520-A-R/61, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Verducci, Moles, Formisano, Ruben, Negro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 466
Votanti 458
Astenuti 8
Maggioranza 230
Hanno votato
215
Hanno votato
no 243).

Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Simonetti n. 9/5520-A-R/62, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto altresì che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Togni n. 9/5520-A-R/63, accettato dal Governo.
Prendo atto inoltre che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Fava n. 9/5520-A-R/64, Dussin n. 9/5520-A-R/65, Lanzarin n. 9/5520-A-R/66 e Volpi n. 9/5520-A-R/67, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto ancora che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Allasia n. 9/5520-A-R/68, Isidori n. 9/5520-A-R/69, Montagnoli n. 9/5520-A-R/70, Munerato n. 9/5520-A-R/71 e Nicola Molteni n. 9/5520-A-R/72, accettati dal Governo.
Prendo poi atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rondini n. 9/5520-A-R/73, non accettato dal Governo. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rondini n. 9/5520-A-R/73, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Verducci, Laganà Fortugno, Vignali, Gianni, Ronchi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). Pag. 23

(Presenti 471
Votanti 461
Astenuti 10
Maggioranza 231
Hanno votato
67
Hanno votato
no 394).

Prendo atto che i deputati Gava e Cavallaro hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fabi n. 9/5520-A-R/74, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo altresì atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Paolini n. 9/5520-A-R/75, accettato dal Governo.
Prendo inoltre atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/5520-A-R/76, non accettato dal Governo. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/5520-A-R/76, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lussana, Ronchi, Vella, Tanoni, Mondello, Froner, Castagnetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 468
Votanti 458
Astenuti 10
Maggioranza 230
Hanno votato
61
Hanno votato
no 397).

Prendo atto che i deputati Gava e Cavallaro hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Avverto che l'ordine del giorno Desiderati n. 9/5520-A-R/77 è stato ritirato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lussana n. 9/5520-A-R/78, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Follegot n. 9/5520-A-R/79, non accettato dal Governo. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Follegot n. 9/5520-A-R/79, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Giammanco, Nicola Molteni, Rampelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 468
Votanti 460
Astenuti 8
Maggioranza 231
Hanno votato
52
Hanno votato
no 408).

Prendo atto che il deputato Graziano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Gava e Cavallaro hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fogliato n. 9/5520-A-R/80, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ferranti, Goisis, Trappolino, Verducci, Bonciani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 463
Astenuti 9
Maggioranza 232
Hanno votato
52
Hanno votato
no 411).

Pag. 24

Prendo atto che i deputati Cavallaro e Gava hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Crosio n. 9/5520-A-R/81, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Dozzo n. 9/5520-A-R/82, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Martini n. 9/5520-A-R/83 e Reguzzoni 9/5520-A-R/84, accettati dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5520-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo già espresso il nostro voto favorevole in occasione della fiducia al provvedimento. Ci apprestiamo a consegnare all'Aula il voto finale di condivisione, un voto in cui gli elementi e le considerazioni di natura politica prevarranno rispetto a quelli di natura tecnico-formale.
Diciamo subito che a questo Governo si deve sicuramente il merito di avere introdotto nell'alfabeto della politica il senso complesso che l'espressione spending review porta con sé. È un merito, certamente, che va riconosciuto a Monti quando ha costruito un programma di interventi incentrato sulla riduzione selettiva della spesa pubblica, e specialmente, della variegata area dell'inefficienza e degli sprechi, facendo di questo lo strumento principale della sua politica e scegliendo di non affondare il coltello nel doloroso e sensibile corpo dei vincoli di bilancio.
L'intervento del Governo, pertanto, che noi più condividiamo è quello volto all'eliminazione degli sprechi e alla razionalizzazione dei servizi pubblici, alla elevazione della loro qualità, alla verifica della congruità delle loro tariffe che si muove con criteri che potrebbero essere definiti alla stregua dell'azione di un ombudsman nazionale, attento a restituire alla cittadinanza la dimensione dell'efficienza pubblica e del contenimento delle spese. Vi è poi un altro profilo collegato al complesso intervento della spending review che riguarda l'area del welfare con le implicazioni relative ai servizi essenziali, come la sanità, l'istruzione e i trasporti, che va invece maneggiato con un supplemento di attenzione, con una cura specialissima, soprattutto in un momento di grande difficoltà dei cittadini che si rivolgono ai servizi pubblici i cui livelli fondamentali di prestazione sono garantiti dalla Costituzione, in modo particolare dall'articolo 117.
Il voto di oggi è, invece, riferito specialmente alla prima dimensione della spending review, volta a rafforzare i meccanismi di controllo della spesa pubblica attraverso più efficienti modelli di gestione, attraverso l'acquisizione anche di nuovi elementi di conoscenza, a fronte dei mille incontrollati centri e soggetti in grado di generare spesa pubblica.
L'attenzione rivolta agli enti locali, dopo i primi interventi diretti all'apparato centrale dello Stato, rappresenta dunque un passo ulteriore nel senso della riorganizzazione in termini di razionalità della spesa pubblica.
Noi condividiamo, pertanto, la scelta di intervenire con strumenti di efficienza e di riorganizzazione sul piano delle regioni e delle province. Vorremmo tuttavia - mi avvio a conclusione - mettere in guardia noi tutti, Parlamento, Governo, pubblica opinione, sul pericolo che si insinui la sensazione che sia in atto una tendenza al ribaltamento dell'impianto di decentramento indicato dalla Costituzione, con l'avanzamento di suggestioni di neocentralismo in contrasto ad un ventennio di federalismo verbale ed ipnotico.

Pag. 25

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Pisicchio.

PINO PISICCHIO. Non è questo ciò che si vuole, naturalmente, ma è opportuno trasmettere ai cittadini la più corretta sensazione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iapicca. Ne ha facoltà.

MAURIZIO IAPICCA. Signor Presidente, noi di Grande Sud, come abbiamo già dichiarato la scorsa settimana con il voto di fiducia, non faremo mancare il nostro sostegno al Governo e, quindi, daremo anche questa volta il nostro voto favorevole a questo disegno di legge, che reca disposizioni in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali e disposizioni in favore delle zone terremotate.
È comunque un provvedimento estremamente il complesso e delicato per le materie che affronta. Da un lato, vi era certamente bisogno di un efficace controllo della Corte dei conti sulle regioni e sugli enti locali, nonché sui bilanci degli stessi e, dall'altro lato, si sentiva la necessità di un serio intervento sui tagli dei costi della politica.
Noi di Grande Sud avevamo proposto con un emendamento l'introduzione delle procedure ai fini del riequilibrio finanziario delle regioni con l'introduzione di uno specifico fondo presso il Ministero dell'economia e delle finanze, finalizzato a concedere anticipazioni di cassa per debiti fuori bilancio accertati.
Abbiamo anche proposto l'introduzione delle limitazioni dei vitalizi e dei trattamenti pensionistici degli amministratori regionali, riportandoli al trattamento spettante ai membri del Parlamento in misura tale che non superassero il 60 per cento degli emolumenti.
L'emendamento, pertanto, recava disposizioni più stringenti rispetto all'attuale formulazione, ove ci si riferisce alla sola indennità di funzione e di carica. Per quanto concerne l'indennità di funzione si dispone che la stessa non poteva eccedere il limite del 20 per cento dell'emolumento complessivo percepito dai parlamentari.
Ci siamo anche trovati d'accordo per un trattamento pensionistico basato sul sistema contributivo. Abbiamo apprezzato le disposizioni per i controlli della Corte dei conti nei confronti delle regioni. In particolare è stato soppresso il controllo preventivo, che avrebbe bloccato qualsiasi iniziativa ed attività di investimento, ma viene conformato quello sul rendiconto generale. Importante è che la verifica si estenda anche alle società partecipate.
Comunque la proposta emendativa era volta ad incentrare il controllo preventivo sui principali atti amministrativi generali ed a restringerne la verifica di legittimità ai soli profili finanziari.
Di enorme importanza sono le disposizioni per i territori colpiti da eventi sismici, allo scopo di favorire la concessione di finanziamenti agevolati e di un credito di imposta destinato alla ricostruzione di immobili ubicati nei territori colpiti, nonché l'assistenza alle popolazioni ed anche per la ripresa economica.
In conclusione, signor Presidente, con il presente disegno di legge si è voluto sottolineare la legittimità di alcune specifiche categorie di atti regionali ai fini della verifica del rispetto dei vincoli finanziari e del risparmio sui costi della politica ed anche disposizioni in favore delle vittime del terremoto del maggio 2012. Grande Sud, signor Presidente, voterà quindi a favore di questo disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, a dimostrazione che il gruppo che rappresento non fa mai nulla in via pregiudiziale, comunico fin da subito che esprimeremo un voto di astensione su questo provvedimento. Quindi, pur essendo opposizione a questo Governo, non daremo un voto contrario - appunto, Pag. 26come dico - in via pregiudiziale. Ci sono naturalmente delle parti del provvedimento sulle quali esprimiamo delle riserve, ma noi valutiamo soprattutto alcuni aspetti che riguardano la questione dei costi della politica: gli scandali che hanno coinvolto gli organi regionali e lo sperpero di risorse pubbliche, e che sono venuti alla luce in modo incontrovertibile, sono alla base di questo decreto-legge. È un provvedimento d'urgenza per ridurre i costi della politica regionale, e devo dire che questa volta è stato fatto anche in punta di diritto per evitare profili di illegittimità sul piano costituzionale, e per tentare di stroncare gli abusi vergognosi del denaro pubblico ai quali abbiamo assistito.
Vorrei anche ricordare che il Governo ha depositato un disegno di legge costituzionale per la revisione dell'autonomia regionale perché fondamentalmente quello che è avvenuto si lega anche ad un eccesso, probabilmente, di autonomia per cui una riforma del Titolo V probabilmente è necessaria. La scelta di trasferire alla legislazione concorrente o alla legislazione esclusiva delle regioni ambiti e materie che vi sono finiti solo su un'onda di tipo emotivo, come principio anticentralista, ha finito per generare più che un moderno Risorgimento una autodeterminazione non più dei popoli ma una autodeterminazione da «compaesani». E mentre su questo aspetto si andrà a discutere quando sarà il momento, è anche corretto che il Titolo V riveda il riparto di alcune competenze legislative tra Stato e regione in alcune materie, anche perché se noi andiamo a guardare gli Stati federali a consolidato federalismo questi spesso hanno, proprio su quelle materie che si vogliono andare a rivedere, una clausola di supremazia o di salvaguardia che è, alla fine, volta a tutelare anche valori unitari.
Credo che il cuore di queste disposizioni sia da un lato i controlli e dall'altro i costi della politica. Sui controlli si ritorna ad un soggetto, la Corte dei conti, che riprende in pieno le prerogative costituzionali ordinamentali che le spettano, mentre noi giudichiamo, come dicevo, importante la questione della riduzione dei costi degli apparati regionali.
A parte le questioni relative alla definizione delle indennità dei consiglieri e i riferimenti alle regioni di natura virtuosa, anche se sarà rimessa comunque alla Conferenza Stato-regioni la sua individuazione, va detto che in ordine ai vitalizi c'è sicuramente una norma generale che ci vede favorevoli, ma esprimiamo qualche riserva sul fatto che se, da un lato, si chiude la discussione per le regioni che già hanno regolato i vitalizi abolendoli, dall'altro il fatto che le regioni residue possano comunque intervenire sui vitalizi e non far scattare automaticamente il meccanismo dei 66 anni e di almeno dieci anni nelle cariche di consigliere o assessore o presidente, è un elemento che desta delle perplessità. Nel senso che...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONIO BORGHESI. È già scaduto il mio tempo, Presidente? Allora vorrei chiudere su questo. Mi sembra impensabile che siano già passati dieci minuti, però...

PRESIDENTE. Chiedo scusa, un errore materiale.

ANTONIO BORGHESI. Ah, ecco, grazie Presidente. Quindi, il fatto che possano ancora deliberare, magari in modo diverso da quello indicato, ci lascia delle perplessità mentre, invece, c'è una norma nuova che noi troviamo assolutamente innovativa e importante. Ma, proprio per questo, noi chiederemo che quella norma venga aggiunta anche al Regolamento del Parlamento.
Si tratta della norma che prevede che, per coloro che siano condannati con sentenza passata in giudicato per reati contro la pubblica amministrazione, quel vitalizio venga meno. Noi chiediamo fin d'ora - lo chiedo al Presidente della Camera, a chi presiede in questo momento, ma perché lo estenda immediatamente al Presidente - l'opportunità di rivedere il regolamento dei vitalizi, che, peraltro, è stato oggetto di Pag. 27una revisione abbastanza recente, per introdurre anche per i parlamentari la norma che chi è condannato con sentenza passata in giudicato per reati contro la pubblica amministrazione non abbia il diritto di ricevere un vitalizio dal Parlamento italiano (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
È una norma che è presente negli Stati Uniti d'America, è una norma che è presente in molti altri Stati civili. Trovo francamente discutibile - non voglio fare nomi perché nel mio blog ne ho elencato un lungo numero - che dei personaggi, che vanno in giro a straparlare, a volte di politica, dopo essere stati persino Ministri, ma con condanne per corruzione in via definitiva, percepiscano dieci mila euro al mese di vitalizio. È uno scandalo che, a nostro giudizio, deve terminare e, per questo, chiedo che l'Ufficio di Presidenza e il Presidente stabiliscano la stessa norma anche per quanto riguarda i parlamentari.
Ciò detto, altre norme che riteniamo utili sono state introdotte, a parte quelle dei controlli della Corte dei conti; ad esempio, era una nostra precisa richiesta, non solo una relazione di fine mandato, ma anche una relazione di inizio mandato. Per noi, infatti, è particolarmente rilevante che il sindaco appena nominato abbia un periodo di tempo entro il quale fare una sorta di verifica dei conti che gli sono stati lasciati dal suo predecessore.
Si fa nient'altro che quello che viene fatto normalmente nelle aziende attraverso quella procedura che si chiama di due diligence che è volta a verificare, per l'amministratore che entra, se la situazione dei conti, che gli è stata lasciata da chi l'ha preceduto, è esattamente corrispondente al vero oppure diversa, dal che si dovrebbe far discendere - ed era questa la seconda parte della nostra proposta non accettata - anche l'eventuale responsabilità dell'amministratore che abbia portato il suo comune al dissesto, responsabilità che sono previste pure dalle norme sul federalismo. Di sicuro il meccanismo non può essere che chi si trova a gestirlo quel dissesto debba poi portarne la responsabilità quando esso proviene dal passato.
Complessivamente, concludendo, signor Presidente, noi vediamo alcune luci importanti in questo decreto-legge e, come dicevo, abbiamo anche delle riserve e delle perplessità su una parte della normativa. Per questo motivo, comunque, noi esprimeremo un voto di astensione sulla globalità del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianni. Ne ha facoltà.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, il decreto-legge in esame, sul quale il Governo ha richiesto l'ennesima fiducia, affronta una serie complessa di materie che hanno fatto propendere le Commissioni sulla necessità di svolgere una serie di audizioni, sia con i rappresentanti istituzionali, che con numerosi docenti universitari, al fine di rimodulare il testo in maniera più consona agli scopi che il decreto-legge si prefigge di raggiungere. Tant'è che, all'articolo 1, prevede controlli della Corte dei conti nei confronti delle regioni e questo articolo è stato sostanzialmente riscritto, ancorché d'intesa con il Governo, dalle Commissioni di merito.
Mentre la disciplina originaria attribuiva alla Corte dei conti compiti di controllo sia preventivo che successivo sugli atti della regione, nella riscrittura operata dalle Commissioni di merito prevale il rafforzamento delle forme di controllo di gestione. In particolare, è stato soppresso il controllo preventivo di legittimità sugli atti della regione.
All'articolo 1, inoltre, viene previsto l'intervento semestrale della Corte dei conti sulla tipologia delle coperture finanziarie adottate dalle leggi regionali e sulle tecniche di quantificazione degli oneri, con riferimento alle leggi approvate nel semestre precedente.
L'intervento di natura successiva rispetto all'efficacia dell'atto considerato si realizza attraverso la trasmissione ai consigli regionali di una relazione delle sezioni regionali di controllo della Corte dei conti. Si introduce, quindi, il compito di Pag. 28esaminare, sempre da parte della Corte dei conti, i bilanci, i preventivi e i rendiconti consuntivi, con i relativi allegati delle regioni e degli enti che compongono il Servizio sanitario nazionale, secondo le modalità e con le procedure previste dall'articolo 1, commi 166 e seguenti, della legge 23 dicembre 2005, n. 266. Tali atti sono trasmessi alle competenti sezioni regionali di controllo della Corte dei conti dai presidenti delle regioni con una propria relazione.
Nel testo licenziato dalle Commissioni, inoltre, si è rimandato alla Conferenza Stato-regioni - e non alla Corte dei conti - il compito di garantire l'uniformità delle relazioni dei rendiconti e si è deciso di rendere trasparenti i dati contabili attraverso la pubblicazione dei rendiconti, non solo in allegato al conto consuntivo del consiglio regionale, ma anche sul sito istituzionale della regione. Se ciò non dovesse essere fatto, qui è previsto l'obbligo di restituire le somme ricevute non rendicontate. Quindi, finalmente, si mette in chiaro e in luce questo obbligo di trasparenza.
Con il secondo articolo, si è intervenuti sulle misure necessarie al contenimento dei costi della politica nelle regioni, con l'obbligo della riduzione dei numeri dei consiglieri e degli assessori, sulle indennità, sui contributi ai gruppi consiliari, e fissando un tetto agli assegni di fine mandato. Si è esclusa la possibilità di usufruire del vitalizio per coloro che avessero subito una condanna in via definitiva per delitti contro la pubblica amministrazione. Inoltre, si prevede il commissariamento delle regioni in caso di mancata attuazione delle misure di risparmio; si esclude, infine, la possibilità che il presidente della regione dimissionario o impedito nello svolgimento delle sue funzioni possa continuare a ricoprire l'incarico di commissario ad acta per la gestione del piano di rientro, così come è avvenuto in qualche regione italiana.
Per il finanziamento dei gruppi, è stato introdotto un vincolo di destinazione dei contributi: essi dovranno essere impiegati ai soli fini istituzionali dei consigli regionali, per le funzioni di studio, editoria, comunicazione. Sono stati altresì introdotti alcuni criteri aggiuntivi per la ridefinizione dell'entità dei contributi, tenendo conto delle dimensioni territoriali e della popolazione residente.
All'articolo 3, in sede di Commissioni sono state introdotte alcune disposizioni a favore dei comuni in stato di dissesto. Ad esempio, sono state integrate le disposizioni recate dal Testo unico degli enti locali in materia di concessioni, di anticipazione di tesoreria da parte del tesoriere, su richiesta dell'ente locale, innalzando i limiti massimi di anticipazione degli enti locali in dissesto da tre a cinque dodicesimi delle entrate - delle entrate correnti, ovviamente -, accertate nel penultimo anno precedente.
L'innalzamento del limite massimo e le anticipazioni di tesoreria da tre a cinque dodicesimi delle entrate sono previsti soltanto in favore degli enti dissestati per i quali: a) sia stata adottata dal consiglio la delibera - quindi, sono delle limitazioni, ovviamente - recante la formula di esplicita dichiarazione di dissesto finanziario, di cui all'articolo 246 del Testo unico (del TUEL); b) sia stata adottata dal consiglio o dal commissario successiva delibera, di cui sempre all'articolo 251, comma 1, del Testo unico degli enti locali, di definizione delle aliquote e delle tariffe base per le imposte e tasse locali di spettanza dell'ente dissestato, nella misura massima consentita, nonché dei limiti reddituali agli effetti dell'applicazione dell'imposta comunale per l'esercizio di imprese, arti e professioni che determinano gli importi massimi al tributo dovuto; c) sia stata certificata congiuntamente dal responsabile del servizio finanziario e dall'organo di revisione contabile una condizione di grave indisponibilità di cassa.
L'innalzamento dei limiti massimi è concesso per la durata di sei mesi a decorrere dalla data in cui è stata certificata la grave indisponibilità di cassa. Per quanto attiene, invece, alla disciplina del Fondo di rotazione, il nuovo articolo 243-ter del Testo unico degli enti locali precisa che il fondo è finalizzato alla concessione Pag. 29di anticipazioni a sostegno del risanamento degli enti locali che abbiano deliberato la procedura di riequilibrio finanziario e si è stabilito che il limite di tale sostegno ammonta a 200 euro per abitante per i comuni e a 20 euro per abitante per le province.
L'articolo 9 affronta il differimento dei termini per la verifica degli equilibri di bilancio degli enti locali, nonché modifiche della disciplina dell'imposta provinciale di trascrizione, di IMU, di riscossione delle entrate e di 5 per mille; in particolare, il comma 1 differisce al 30 novembre 2012 il termine entro il quale il consiglio dell'ente provvede ad effettuare la ricognizione sullo stato di attuazione dei programmi, dando atto del permanere degli equilibri generali del bilancio.
Nel corso dell'esame è stata soppressa la previsione secondo la quale con il differimento al 30 novembre il termine per l'adozione della delibera sulla ricognizione dello stato di attuazione dei programmi dovesse essere contestuale alla deliberazione di assestamento del bilancio previsionale dell'ente. Il comma 3, di fatto, posticipa alcuni termini in materia di IMU; il comma 4 conferma la proroga, per l'attività di riscossione alla società Equitalia ma sopprime il divieto per i comuni di procedere alle gare per il nuovo affidamento delle attività di gestione e riscossione delle entrate.
L'articolo 11 prevede ulteriori disposizioni per i territori colpiti da eventi sismici nel maggio di quest'anno; in particolare, le disposizioni introdotte al comma 1, lettera a), numeri da 1 a 4, modificano alcuni articoli allo scopo di favorire una rapida attuazione dell'articolo 3-bis del decreto-legge n. 95 del 2012 che riguarda il credito d'imposta e la concessione di finanziamenti agevolati destinati alla ricostruzione degli immobili ubicati nei territori colpiti dagli eventi sismici del 20 e del 29 maggio 2012. In particolare, si interviene sulla modalità di svolgimento delle funzioni attribuite dai presidenti delle regioni interessate sui contratti stipulati dai privati per lavori e servizi connessi agli interventi di ricostruzione e per la costruzione degli edifici scolastici nonché sui controlli antimafia.
È da segnalare che si introduce un comma aggiuntivo all'articolo 7 al fine di escludere i comuni delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo interessati, appunto, dagli eventi sismici, dall'applicazione delle sanzioni per il mancato rispetto del Patto di stabilità interno.
Si posticipa, infine, dal 6 giugno al 30 settembre 2012, la data entro la quale devono essere autorizzati gli impianti alimentati da fonti rinnovabili ubicati nelle zone colpite dal sisma per poter accedere agli incentivi vigenti alla data della richiesta. Il comma 1-bis proroga dal 30 novembre al maggio 2013...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIPPO GIANNI. Mi avvio a concludere, signor Presidente; Popolo e Territorio ovviamente, voterà a favore di questo provvedimento, anche perché una serie degli elementi di cui ho parlato prima, non riesco a parlare di tutti perché è finito il tempo a mia disposizione, sono compatibili con quello che noi pensiamo si debba fare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, mi accingo a fare una dichiarazione più politica dei colleghi che mi hanno preceduto. Il provvedimento che ci apprestiamo a licenziare rappresenta senza dubbio un atto di responsabilità e, allo stesso tempo, un segno di rispetto nei confronti di ogni singolo cittadino che si è sentito colpito in prima persona dall'attualità dalla quale sono emersi in maniera vergognosa girandole di sprechi e sperperi aventi come protagonisti amministratori locali che, in una fase così delicata per la tenuta sociale ed economica del Paese, sanno quasi di beffa. Anche per questa ragione appare importante quanto definito in questo provvedimento Pag. 30attraverso il quale si è inteso rivedere il funzionamento degli enti territoriali.
Infatti, sono molti gli enti locali in chiare difficoltà economiche e appare puntuale l'intervento normativo che prevede, per le amministrazioni in dissesto, una deroga alle leggi vigenti, con conseguente possibilità di rateizzare i debiti. Tutto ciò nel tempo limite di un quinquennio. Ciò dovrà certamente favorire il rientro dal disavanzo e mettere quindi gli amministratori locali in condizione di riprendere le attività di pianificazione territoriale, con il riguardo massimo per le esigenze dei cittadini e delle attività produttive. Giudichiamo elevato il valore politico di questo provvedimento, poiché rappresenta un segnale incisivo rispetto a certi eventi a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi e che ancora oggi tengono le amministrazioni e le assemblee elettive regionali sotto la lente di ingrandimento della magistratura. La gestione disinvolta e sfrontata delle risorse pubbliche in alcuni casi ha arrecato grande turbamento nella cittadinanza, contribuendo in maniera sostanziale a screditare un'intera classe politica, con rammarico di chi onora quotidianamente e con onestà i propri doveri politici e amministrativi. Appare giusto, quindi, rafforzare le capacità di controllo della Corte dei conti sui bilanci delle regioni e in particolare dei gruppi consiliari; si contribuisce, inoltre - e questo è un bene - ad abbattere i costi della politica nelle regioni, vincolando le stesse a rivedere le indennità di consiglieri e assessori, in una logica di adeguamento degli standard ottimali delle regioni più virtuose. La definizione di una sorta di circuito di competizione-collaborazione fra enti diversi potrebbe sicuramente apportare dei benefici notevoli sul versante della credibilità delle istituzioni, incoraggiando tendenzialmente significativi risparmi di risorse pubbliche. Il Parlamento è sovrano, rappresenta dei cittadini, e noi, come deputati, dobbiamo e sentiamo con forza la responsabilità di scelte che hanno importanti riflessi sociali sui singoli e sulle comunità territoriali. Molto è stato fatto in poco tempo, ma ancora tanto resta da fare. I mesi che ci separano dalla scadenza naturale di questa legislatura sono pochi e gli sforzi da mettere ancora in campo per portare l'Italia fuori dalla crisi appaiono numerosi e gravosi. Come ricordavo, sicuramente il significato pubblico di questo provvedimento è forte e non trascurabile, per questo appare auspicabile che tutte le forze politiche di maggioranza non abbandonino in questo momento quel sentimento di forte responsabilità politica orientato al bene comune che ci ha permesso di sostenere il Governo Monti sino a questo momento. Un inasprimento seppur strategico del clima pre elettorale può causare una pericolosa instabilità, sia in termini sociali che meramente politici, e la congiuntura economica entro la quale tutto questo avviene non aiuta, senza dubbio. Anzi, amplifica determinati approcci ed esaspera gli atteggiamenti. Per questo siamo chiamati alla lucidità nelle scelte politiche che sia capace di inserirsi proprio nella direzione di ridare slancio alle rinnovate prospettive economiche, amministrative e sociali del nostro Paese. Per tale ragione, il nostro deve essere un corale e condiviso e costante impegno, una presa di responsabilità reale e lungimirante che sappia partire dalla consapevolezza degli errori del passato e sappia tramutarli in possibilità e prospettive valide e realizzabili. Per questa ragione diamo il nostro voto favorevole al provvedimento in esame, come uno di quei passi convinti verso la ricostruzione di un sistema Paese in cui noi di Futuro e Libertà abbiamo deciso di continuare a credere (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, oggi siamo qui per la conversione di un decreto-legge che costituisce un ulteriore passo nel tentativo di riavvicinare la politica ad un Paese reale che sta soffrendo. Abbiamo, un anno Pag. 31fa, chiamato il professor Monti a gestire questo Paese perché ne avevamo bisogno.
Sono stati affrontati tanti nodi strutturali e ne abbiamo ancora tanti da affrontare. Anche quello che sta facendo oggi il Governo con questo decreto-legge è quanto doveva fare prima la politica, quello che la politica non ha voluto o non è riuscita a fare, come per le province, dove le promesse elettorali dei partiti maggiori sono state disattese in quest'Aula, come le riforme tanto annunciate sul Titolo V per ridare competitività ad un Paese che soffre, che ha delle aziende che fanno fatica a competere sul mercato internazionale. Serve buona politica, è banale dirlo, tutti concordiamo. Oggi questo provvedimento fa un passo in avanti. La cosa che ci domandiamo è: perché ha dovuto farlo il Governo? Perché non l'ha fatto il Parlamento? Perché non l'ha fatto la classe politica?
È ovvio, vedendo le tante ritrosie ci voleva qualcuno che tracciasse la strada, una strada che sembra far male, che colpisce allo stesso modo chi si è comportato bene e chi si è comportato male, però di fronte all'inedia il Governo è dovuto intervenire perché alla politica è mancato il coraggio e la voglia di intervenire sul taglio dei costi, sull'istituzione e la reintroduzione dei controlli. Sappiamo bene che amministrare oggi è più complicato. La situazione internazionale, i patti interni all'Unione europea ci richiamano ad un senso maggiore di responsabilità. Tutti capiscono che i tagli fanno male: quando c'è polpa fanno male, ma quando si è vicino all'osso fanno ancora più male e oggi la situazione è difficile.
Quella di oggi, con questo provvedimento, è un'iniziativa doverosa. Oltre a dare un segnale su una maggiore etica per quanto riguarda i costi della politica, c'è anche una operazione, diciamo noi, di equità. Si è cercato di uniformare una situazione nazionale, che era una situazione che presentava tante difformità. Non è solo una questione formale ed economica, è anche una questione etica. Questo è un Paese unito, è un grande Paese unito, anche con un trattamento più equivalente tra tutte le regioni italiane diamo un segnale di maggiore unità. E proprio per unire ancora di più faccio un appello accorato alle regioni a statuto speciale perché a loro volta diano un segnale per unire ancora di più questo Paese.
I cittadini oggi non si fidano, qualcuno se ne meraviglia ancora. Non si fidano sicuramente perché certa stampa, anche poco professionale, non ha fatto nulla per dividere le mele marce dalle mele buone, ha lavorato solo per generalizzare, ma principalmente anche perché tanti, troppi casi di illegalità, di mancanza di eticità, hanno coinvolto la politica. Allora avremmo dovuto farlo noi e invece no, lo sta facendo il Governo, noi ci adeguiamo, iniziando con la reintroduzione dei controlli. L'autonomia prima e un male interpretato senso di federalismo poi hanno distrutto questo sistema indispensabile, un sistema che tutelava anche gli amministratori.
È autonomia, è federalismo quando qualche amministratore opera dei tagli? E parlo di tagli al riscaldamento nella scuola. Non credo che sia autonomia, non credo che sia federalismo. È equità quando ancora oggi, anche in quest'Aula, sotto un malcelato senso di avversione verso il Patto di stabilità, si equiparano i grandi comuni con i piccoli? I piccoli gli sforzi li fanno realmente, i grandi nascondono la non applicazione del Patto di stabilità tramite le tante società di scopo e le società in house.
Allo stesso modo non sono espressione di federalismo né di autonomismo tutte le unioni dei comuni che sono state fatte con un obiettivo serio ma si ritrovano a operare in senso opposto. Quando dei comuni si uniscono per gestire meglio i servizi, per fare risparmi, devono unire anche i dirigenti, invece molte unioni di comuni hanno permesso ai comuni di tenersi i dirigenti e alle unioni di assumere nuovi dirigenti. Noi crediamo che si debba andare in un altro senso. Lo stesso vale per il sistema dei controlli. Il sistema dei controlli può sicuramente limitare l'azione amministrativa. Pag. 32
Può anche rallentarla, ma sicuramente serve a dare quella credibilità che oggi manca: un amministratore serio sarà preoccupato del lavoro aggiuntivo, ma non si scoraggerà, proprio perché questa complicazione servirà ad evidenziare chi si comporta meglio. Credo che sia una garanzia in più per chi opera con grande serietà.
Davanti a sempre possibili azioni penali o amministrative conviene a tutti dimostrare che la propria azione non è stata arbitraria, ma sottoposta a controlli anche preventivi. Una nuova stagione servirà a tutelare principalmente la buona politica: troppi sono stati gli episodi di corruzione per non intervenire.
In questo provvedimento - mi avvio alla conclusione signor Presidente - c'è anche una parte importante che riguarda ancora più da vicino le persone e tanti imprenditori dell'Emilia Romagna che hanno subito un sisma e che con questo provvedimento hanno visto un altro passo avanti. Non è tanto, bisogna fare ancora di più, ma si sta lavorando e il Governo deve dare segnali ancora importanti in questo campo.
Noi capiamo la situazione, ma chiediamo al Governo di impegnarsi per continuare su questa strada. Mancano ancora tante certezze e noi dobbiamo dargliele. Oggi la situazione economica è difficile, i vincoli sono forti e ciò richiede maggiore forza e determinazione e un supplemento di capacità, ma richiede anche da parte delle forze politiche più buon senso: bisogna abbassare il livello dello scontro. Ci vuole più collaborazione e meno demagogia populista da portare sulle piazze, che non serve a nulla.
Vorrei ricordare oggi quello che è successo ieri e ieri l'altro in Toscana. Ci sono altre popolazioni che stanno vivendo dei drammi. Diamo un segnale di vicinanza da parte del Parlamento e del nostro gruppo alle vittime e a tutti questi nostri concittadini. Però un appello al Governo lo faccio anche in questo campo: signori del Governo, ci affidiamo a voi, ma anche al Parlamento. La situazione è difficile e questi eventi purtroppo rischiano di ripetersi a ritmo sempre più elevato. Iniziamo da subito: noi come UdC lo abbiamo chiesto a tutti i governi precedenti da tempo.
Abbiamo presentato delle mozioni votate all'unanimità. Iniziamo da subito con delle iniziative impegnando anche delle risorse per dare una sicurezza a questo territorio. Bisogna uscire dalla sola gestione dell'emergenza per guardare alla tutela, perché guardare alla tutela futura del territorio significa anche risparmiare in termini economici su quanto ci costerà un domani. Il nostro voto sarà favorevole e convinto come sempre. Ci assumiamo la responsabilità delle nostre azioni e, a differenza di qualcuno, votando «sì» avremo il coraggio di sostenere le nostre scelte anche fuori da quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastore. Ne ha facoltà.

MARIA PIERA PASTORE. Signor Presidente, dico subito che sulla legge di conversione del decreto legge n. 174 del 2012 la Lega Nord esprimerà un voto di astensione. Voglio anche precisare che sul contenuto del decreto-legge come approvato dal Consiglio dei ministri le nostre perplessità erano davvero molte ed erano dovute ad una serie di motivi di carattere generale e particolare che vorrei riassumere.
Innanzitutto, vi è il ricorso ossessivo alla decretazione d'urgenza: nessun Governo si è mai permesso di utilizzare in tale misura la forma del decreto-legge con l'obiettivo di sostituirsi al Parlamento democraticamente eletto e, a maggior ragione, un governo nominato sarebbe tenuto ad evitarlo. Per quanto attiene al provvedimento in esame, solo l'articolo 11 relativo alle disposizioni riguardanti le popolazioni dell'Emilia e della Lombardia che nel maggio scorso sono state colpite dal terremoto giustifica il ricorso alla forma del decreto-legge.
Ma, detto questo, l'urgenza è comunque tardiva, posto che siamo a novembre e le Pag. 33popolazioni dei nostri territori non solo hanno, ma avevano immediatamente bisogno di aiuto, considerato anche che l'articolo 11 viene adottato al fine di favorire la massima celerità applicativa delle disposizioni contenute in un altro decreto-legge, il n. 95 del 2012.
Poi vi è l'uso propagandistico che caratterizza i provvedimenti del Governo Monti: dal decreto «salva Italia» al decreto contro i costi della politica.
Vista l'enfasi con cui vengono riportate le vostre dichiarazioni, i cittadini poi pensano veramente che con il primo abbiate salvato l'Italia e che questo decreto-legge sia dedicato ai costi della politica. In realtà si tratta di un decreto-legge riguardante disposizioni in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali e solo l'articolo 2 riguarda la riduzione dei costi della politica nelle regioni, ed è bene sottolineare che l'articolo 2 è stato completamente riscritto durante i lavori delle Commissioni. Poi il ricorso alla fiducia, che blocca e svilisce l'attività di questo Parlamento.
Inoltre il testo originario del decreto-legge era palesemente incostituzionale: nel ripristinare i controlli preventivi di legittimità sugli atti delle regioni vi siete dimenticati che tali controlli sono stati aboliti dalla riforma del titolo V della Costituzione approvata dal Parlamento nel 2001, risultava perciò incomprensibile reintrodurli attraverso un decreto-legge. Di fatto un controllo così pressante poteva solo paralizzare l'attività legislativa e amministrativa delle regioni con il conseguente blocco degli investimenti e dei servizi ai cittadini, creando quindi più danni che vantaggi. Quindi anche l'articolo 1 è stato completamente sostituito, infatti durante i lavori delle Commissioni congiunte affari costituzionali e bilancio il testo è stato sostanzialmente modificato rispetto al decreto-legge approvato dal Consiglio dei ministri, si tratta in ogni caso di un testo che non ha l'approvazione della Lega Nord Padania perché conferma le direttrici che caratterizzano questo Governo: è un provvedimento profondamente centralista, un provvedimento che blocca il percorso federalista - l'attuazione della legge 5 maggio 2009, n. 42 -, l'applicazione dei costi standard, l'applicazione dei sistemi premiali per gli enti virtuosi e sanzionatori per gli enti spreconi, blocca le disposizioni sull'armonizzazione dei bilanci.
È un provvedimento che esprima la prevalenza della burocrazia sulla politica, la preminenza dei burocrati rispetto alla volontà popolare. È un provvedimento che non semplifica ma aumenta gli adempimenti, soprattutto è un provvedimento che non aiuta i comuni virtuosi ma anzi interviene a favore degli enti in pre-dissesto e premia gli enti in dissesto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania): come considerare altrimenti la norma che attribuisce 40 milioni di euro ai comuni che nel 2012 hanno dichiarato lo stato di dissesto?
Anche questo, come tutti i provvedimenti di questo Governo, è caratterizzato dall'irragionevolezza, dalla mancanza di buonsenso, dalla distanza tra la teoria e la pratica, dal distacco tra la dottrina e la realtà. Un ulteriore provvedimento che mira, forse consapevolmente, a scardinare le istituzioni e ad affossare il Paese.
È un testo che avremmo voluto migliorare ulteriormente, a tale scopo abbiamo presentato numerosi emendamenti, tra questi è stato approvato quello che consente ai comuni di procedere a nuovi affidamenti delle attività di gestione e riscossione dei tributi e consente perciò di non prorogare la riscossione affidata ad Equitalia, consentendo di attivare un sistema di riscossione meno invasivo e più attento alle difficoltà dei cittadini. Siamo riusciti a sopprimere l'assurda disposizione in base alla quale negli enti locali il presidente del collegio dei revisori dei conti avrebbe dovuto essere designato dal prefetto e scelto dai Ministri dell'interno e dell'economia e delle finanze. Siamo riusciti ad inserire una clausola di invarianza finanziaria.
Abbiamo anche assistito allo strano teatrino sugli emendamenti riguardanti l'estinzione dei mutui con la Cassa depositi e prestiti e il pagamento delle imposte e Pag. 34dei contributi per le zone terremotate, prima approvati, poi nuovamente discussi e modificati in modo assolutamente non soddisfacente, così come abbiamo assistito ai ritardi della Ragioneria generale dello Stato nel fornire i dati e le relazioni tecniche.
In definitiva si tratta di un provvedimento che non ci convince e sul quale non strumentalmente esprimiamo le nostre riserve. Avete pensato di inserire in questo decreto-legge un articolo riguardante il terremoto dello scorso maggio, non possiamo rimanere fermi né avere dei tentennamenti di fronte alle difficoltà, ai disagi, al dramma economico e sociale che stanno vivendo le popolazioni colpite dal terremoto, popolazioni alle quali la Lega Nord Padania ha testimoniato immediatamente vicinanza e solidarietà attraverso raccolte fondi, aiuti alimentari, interventi nei soccorsi e ancora in questi ultimi giorni dando un contributo di 1 milione di euro, un aiuto concreto, mentre non si può dire la stessa cosa delle promesse dell'Europa, dei famosi e fumosi 670 milioni di euro che forse arriveranno.
Un'Europa che, ancora una volta, dimostra la propria pochezza, un'Europa dei burocrati e dei veti, distante dalle necessità dei cittadini. Sul sisma, in Commissione, nonostante il parere contrario del Governo, era stato approvato un emendamento che prevedeva il rinvio a giugno del pagamento dei tributi e dei contributi per i residenti delle zone colpite dal terremoto.
Poi, il Governo ha proposto di modificare l'emendamento e la nuova formulazione prevede solo la sospensione dell'IRPEF e dei tributi locali per i lavoratori dipendenti, le imprese, i commercianti e gli agricoltori fino a giugno del 2013. Si tratta però di una sospensione, di una proroga perché i tributi dovranno comunque essere pagati, una proroga che esclude i contributi quando, per altre situazioni, si è fatto qualcosa di diverso e - diciamocelo in tutta sincerità - per le popolazioni terremotate della Lombardia e dell'Emilia si doveva fare di più e potevate fare di più (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Questo decreto-legge disciplina però un aspetto relativo ai costi della politica nelle regioni, che consideriamo un principio importante.
Come dicevo, l'articolo 2 è stato completamente riscritto dalle Commissioni e ora, in modo concreto, si pone un limite all'importo dell'indennità di funzione e dell'indennità di carica, alle spese di esercizio del mandato, alla disciplina dell'assegno di fine mandato ed all'importo dei contributi a favore dei gruppi consiliari, oltre a prevedere forme di pubblicità e maggiore trasparenza. Occorre considerare, da un lato, che nel Paese si trascina da tempo una crisi economica che ha portato alla chiusura delle imprese e a consistenti ricorsi agli ammortizzatori sociali, una crisi che crea grande difficoltà alle famiglie; dall'altro lato, occorre considerare episodi tutt'altro che edificanti, che hanno evidenziato gestioni a dir poco superficiali e che hanno contribuito a creare sfiducia nella classe politica.
Non ci sottraiamo alla questione perché vogliamo una politica seria, onesta e credibile, anzi riteniamo che si debbano colpire tutte le incongruenze e, quindi, oltre ai costi della politica, anche i costi della burocrazia. Siamo quindi senz'altro favorevoli ad iniziative che intervengono sui costi e sulla gestione dei soldi pubblici.
Per questi motivi, responsabilmente, il nostro sarà un voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sereni. Ne ha facoltà.

MARINA SERENI. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, con il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico approviamo oggi un provvedimento che interviene in maniera significativa su regioni ed enti locali in una stagione particolarmente travagliata della vita di questi livelli istituzionali. Il ricorso ad un provvedimento d'urgenza è stato la conseguenza di un drammatico susseguirsi di inchieste che hanno investito regioni Pag. 35importanti come la Lombardia ed il Lazio, portando allo scioglimento anticipato dei rispettivi consigli. È giusto ricordare qui che fu proprio la Conferenza dei presidenti delle regioni, all'indomani dello scandalo Fiorito scoppiato nel Lazio, in merito all'uso dei fondi dei gruppi consiliari, a concordare con il Governo un decreto sui costi della politica e sui meccanismi di controllo delle attività di spesa delle regioni e degli enti locali.
Proprio oggi, con l'arresto del presidente del gruppo dell'Italia dei Valori in consiglio regionale nel Lazio quella vicenda torna all'onore, o meglio al disonore delle cronache e, ancora di più, appare scandaloso ed incredibile, dopo la sentenza di ieri del TAR del Lazio, il rifiuto della presidente Polverini di indire le elezioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Che cosa altro deve accadere, presidente Polverini, in un momento di crisi così dura, in cui servirebbero istituzioni al servizio dei lavoratori, delle famiglie e delle imprese in difficoltà? È da irresponsabili ricorrere a giochetti e cavilli per impedire che i cittadini del Lazio possano tornare alle urne e ridare alla loro regione un Governo degno e credibile.
Mi rivolgo qui anche al Governo. Noi abbiamo sostenuto ed approvato in questi mesi misure e riforme importanti nella direzione della trasparenza, della riduzione dei costi della politica, della moralizzazione della vita pubblica.
Si tratta di leggi che abbiamo voluto per dare una risposta positiva all'indignazione e alla sfiducia di tanti cittadini verso la politica, i partiti e le istituzioni democratiche. Ma proprio per questo, per non rendere vane queste leggi, oggi dobbiamo, senza indugio, restituire la parola agli elettori del Lazio e della Lombardia.
Il provvedimento, che oggi approviamo, è stato modificato profondamente nelle Commissioni, come hanno molto bene messo in luce i relatori e i colleghi del mio gruppo che sono intervenuti prima di me. Vorrei sottolineare anche io questo aspetto perché, in un clima in cui la semplificazione giornalistica può trarre in inganno, è bene che resti una traccia corretta di questo lavoro. Su due punti l'intervento del Parlamento è stato, dal nostro punto di vista, particolarmente positivo: i controlli e l'identificazione di parametri di virtuosità cui armonizzare i trattamenti dei consigli regionali e le spese per i gruppi.
Sul primo nodo, quello dei controlli, si è reso necessario riscrivere integralmente la norma. Il testo del Governo, risentendo del clima di emergenza in cui il provvedimento è nato, ipotizzava un sistema di controlli preventivi e successivi, in capo alle sezioni regionali della Corte dei conti, del tutto impossibile da attuare. Al di là delle valutazioni di ordine costituzionale che la totalità dei giuristi ascoltati in Commissione hanno evidenziato, il meccanismo previsto nella formulazione originaria avrebbe finito per tradursi concretamente o in una paralisi dell'attività amministrativa delle regioni o nella necessità di un aumento consistente degli organici delle sezioni regionali della Corte dei conti o, come più probabile, nella italica soluzione dei troppi controlli, quindi nessun controllo.
La soluzione individuata dal Parlamento disegna, invece, un sistema efficace e penetrante di controlli sugli atti di spesa preventivi e consuntivi fondamentali, con particolare attenzione sia al comparto sanitario, che rappresenta tanta parte della spesa regionale, sia alle società controllate e partecipate, cui è affidata la gestione dei servizi pubblici. Ritengo sia rilevante e meritevole di una sottolineatura l'introduzione di indicatori di possibili squilibri finanziari come, ad esempio, l'aumento delle spese per i gruppi consiliari, e di una disciplina sanzionatoria per quelle amministrazioni che non rispettino le nuove norme.
Ugualmente significative sono state le modifiche introdotte in merito ai costi dei gruppi consiliari e ai trattamenti dei consiglieri regionali. In questo caso, le Commissioni hanno lavorato interloquendo positivamente con la Conferenza delle regioni e delle province autonome, cui il testo del decreto-legge emanato dal Governo conferiva il compito di indicare la regione più virtuosa per armonizzare la Pag. 36disciplina di tutte le altre in materia di indennità, spese per i gruppi, trattamenti di fine mandato e vitalizi.
Il testo licenziato, tenendo conto dell'accordo intervenuto in sede di Conferenza delle regioni e delle province autonome, raggiunge l'obiettivo di una riduzione complessiva dei costi della politica e, soprattutto, crea le condizioni di trasparenza e rigore necessarie ad evitare che si ripetano fenomeni di malcostume, corruzione e sprechi di denaro pubblico analoghi a quelli che hanno originato i recenti scandali.
Infine, Presidente, il decreto-legge contiene alcune misure ulteriori per le aree colpite dal sisma del maggio 2012.
Il Partito Democratico ha dato atto più volte a questo Esecutivo di aver trattato con attenzione e impegno il problema del terremoto dell'Emilia e delle altre zone interessate. I provvedimenti presi in questi mesi hanno, senza dubbio, fatto sentire la solidarietà e la partecipazione di tutta la nazione. Cogliamo, anzi, l'occasione di questo intervento per ribadire qui il sostegno nostro - e credo di tutto il Parlamento - per la giusta battaglia che il presidente Monti sta conducendo in Europa, per contrastare ogni resistenza egoistica e per risolvere positivamente la questione delle risorse europee da destinare alle aree colpite dal sisma.
Proprio perché abbiamo riconosciuto il valore delle decisioni assunte fin qui, non siamo stati persuasi dalle argomentazioni portate dal Governo in merito al trattamento fiscale delle aziende e dei lavoratori che hanno subito danni dal sisma. Abbiamo detto più volte che questo terremoto ha colpito una delle aree più produttive del Paese, che questo è il terremoto dei capannoni, di una comunità operosa e orgogliosa del suo saper fare. Non chiedevamo e non chiediamo uno sconto e neppure una sospensione generalizzata degli adempimenti fiscali per tutta l'area del cratere, quanto piuttosto una misura limitata a quei lavoratori dipendenti che hanno l'abitazione inagibile e a quegli imprenditori che hanno subito danni diretti o indiretti in un momento di recessione così duro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il confronto tra le Commissioni e il Governo su questo punto è stato faticoso. Mi dispiace non vedere qui il rappresentante del Ministero dell'economia che ha seguito il provvedimento. È stato faticoso e non ha prodotto il risultato sperato. Lo sottolineiamo pacatamente ma fermamente, perché ritenevamo e riteniamo ancora giusto garantire parità di trattamento tra le popolazioni colpite da questo terremoto e quelle interessate da precedenti analoghe calamità naturali. Concludo con una considerazione legata agli effetti disastrosi dell'ondata di maltempo che ha colpito in queste ore la Toscana, la Liguria, il Veneto, la mia Umbria e il Lazio. Stiamo discutendo la legge di stabilità e abbiamo reperito con grande fatica alcuni milioni di euro per le calamità che dal 2009 ad oggi hanno devastato parti del territorio nazionale. E oggi siamo ancora una volta di fronte a lutti e distruzioni provocate da eventi naturali non imprevedibili. Dico al Governo: quanto si spende per rispondere continuamente all'emergenza? Quanto si risparmierebbe in termini di vite umane e di risorse finanziarie se si attuasse un grande piano straordinario di tutela e prevenzione dal rischio idrogeologico? Ecco, siamo ancora nella discussione della legge di stabilità e abbiamo ancora tempo. Continuiamo a chiedere l'allentamento del patto di stabilità per gli enti locali, per intervenire sulla fragilità del nostro territorio, sulla sua grande ricchezza, per creare così sicurezza e lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Loggia. Ne ha facoltà.

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, signori componenti del Governo, la linea ispiratrice del nuovo testo, che viene fuori da un laboriosissimo insieme di modificazioni che si sono operare nella I e nella V Commissione, è sostanzialmente quella di accentuare il controllo sulla gestione finanziaria delle regioni attraverso Pag. 37l'introduzione di alcune norme: la prima, che dà l'impostazione allo stesso provvedimento, è il richiamo espresso all'articolo 3, comma 5, della legge 14 gennaio del 1994 e all'articolo 7, comma 7, della legge 5 giugno 2003, n. 131. Vi è poi l'obiettivo di garantire il rispetto dei vincoli finanziari derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea e ancora quello di fare un riferimento, più espresso rispetto all'ordinamento precedente, agli articoli 28, 97 e 119 della Costituzione. Si tratta di un modello di controllo che costituisce una implementazione rispetto a quello già previsto per gli enti locali dall'articolo 1, comma 166, della legge n. 266 del 2005. Si è voluta accentuare la competenza delle sezioni regionali di controllo della Corte dei conti al fine di emettere una pronuncia di accertamento, qualora si riscontrino squilibri economico-finanziari, una mancata copertura di spesa e una violazione di norme finalizzate a garantire, attraverso questi controlli, la regolarità della gestione finanziaria ovvero, al contrario, il mancato rispetto degli obiettivi posti con il patto di stabilità interno.
Si è voluto, altresì, fare in modo che, laddove si verificassero queste condizioni, la verifica delle sezioni regionali di controllo porti a precludere l'attuazione di programmi di spesa per i quali è stata accertata la mancata copertura o l'insussistenza della relativa sostenibilità finanziaria. Come è di tutta evidenza, si tratta di un'accentuazione dei controlli, che porta, nelle intenzioni del legislatore, prima il Governo e oggi il Parlamento, alla possibilità di effettuare un controllo più accurato sulla gestione finanziaria delle regioni.
Ancora, il controllo si estende sino ai gruppi consiliari attraverso un'accurata procedimentalizzazione, che passa dal consiglio regionale al presidente della regione, e da questo alla sezione regionale della Corte dei conti. E ancora, con riferimento alla questione, più volte sollevata, dei vitalizi regionali, è stata introdotta una nuova norma rispetto al testo originario che dispone che nelle regioni venga prevista l'esclusione dall'erogazione del vitalizio per coloro che hanno subito una condanna in via definitiva per delitti contro la pubblica amministrazione ai sensi degli articoli 28 e 29 del codice penale.
Decine e decine di altre norme sono state introdotte, sulle quali non mi soffermo: ho voluto citare soltanto le più significative, ma vanno ancora ricordate le previsioni dell'articolo 11, opportunamente introdotte e, anche qui, ampiamente modificate, per consentire ai comuni colpiti dal terremoto nell'Emilia-Romagna e nelle zone limitrofe di poter avere alcune - alcune, non sufficienti, purtroppo - possibilità di alleviare le sofferenze tanto delle famiglie quanto delle aziende di queste zone produttive del Paese.
Ma, sul merito del disegno di legge di conversione, vorrei poter aggiungere che, se vi fossero stati buoni amministratori e buoni legislatori regionali (in questo, purtroppo, le regioni non hanno mediamente brillato) e se anche il Parlamento - questa è anche un'autocritica nei confronti del Parlamento - fosse stato più accorto nel legiferare, e quindi avessimo avuto ottimi amministratori e ottimi legislatori - l'ho già detto e lo ripeto -, questo disegno di legge, ma di più, questo decreto-legge non avrebbe avuto alcuna rilevanza e sarebbe stato sostanzialmente superfluo, se solo ci fossimo limitati, noi legislatori nazionali, ma, soprattutto, ripeto, i legislatori regionali e, ancora di più, gli amministratori regionali, ad attenerci puramente e semplicemente ai principi dell'ordinamento giuridico e alla Carta costituzionale, laddove sancisce in maniera estremamente chiara l'obbligo di operare una buona amministrazione.
Basterebbero solo queste due parole, buona amministrazione, contrapposte alle altre due, cattiva amministrazione. Difatti, lasciatemi dire - anche qui lo voglio ribadire - che cos'è l'antipolitica dinanzi alla quale spesso ci siamo scandalizzati e che pure ha avuto tanta presa nell'opinione pubblica. Sappiamo bene che la repulsione nei confronti di alcuni fatti accaduti non ha niente a che vedere con la politica. Pag. 38
Certo, la repulsione può essere contro gli sprechi, contro i privilegi, contro la cattiva amministrazione appunto, contro le ruberie, ma questo che c'entra con la buona politica? Se, ribadisco, vi fossero stati buoni amministratori, non avremmo avuto nessun movimento di repulsione nei confronti dei politici o della politica in generale, altrimenti dovremmo partire dal presupposto, assolutamente inaccettabile, che politica uguale privilegi, politica uguale sprechi, politica uguale ruberie, e via di seguito. Non credo che questo possa essere accettato da nessuno che abbia un minimo di buon senso o una capacità di analisi in buona fede.
Allora, vorrei ancora soffermarmi su un altro elemento essenziale, presente in questo decreto-legge e oggi nella legge di conversione. Ma se solo il Governo si fosse curato di dare attuazione ai decreti legislativi che sono stati posti in essere oramai da più di un anno, 13-14 mesi, dalla Commissione per l'attuazione del federalismo fiscale - mi riferisco, in maniera particolare, all'armonizzazione dei bilanci e al decreto legislativo sui premi e sanzioni -, bene, credo che anche per questa parte il decreto-legge sarebbe stato totalmente superfluo, tanto è vero che noi abbiamo pensato, in I Commissione e in V Commissione, di fare propri, di rendere all'interno, di portare all'interno della legge di conversione alcuni principi essenziali del decreto legislativo sui premi e sulle sanzioni.
Ancora, perché il decreto attuativo - lo chiedo al Governo - sull'armonizzazione dei bilanci non è stato attuato? Forse tutti noi, ma certamente tutti gli italiani, sono in gran parte all'oscuro del fatto che non vi è una uniformità nella predisposizione dei bilanci dei comuni, o delle province, o delle regioni, sicché il controllo sugli atti di gestione diventa realmente difficile e talvolta impossibile. Nel momento nel quale sarà possibile, invece, mettere a paragone, attraverso la lettura dei bilanci, dei comuni, messi a paragone tra di loro, delle province e delle regioni, così come è possibile fare con le dichiarazioni dei redditi di qualsiasi cittadino - il Parlamento è gravemente carente in questo ed il Governo ancora di più -, bene, in quel momento tutti i cittadini potrebbero operare questo controllo prima ancora che la Corte dei conti metta gli occhi sugli atti prodotti.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole La Loggia.

ENRICO LA LOGGIA. Mi avvio a concludere, signor Presidente.
Si è voluto sostanzialmente, ancora una volta, affermare - ed è un'affermazione grave - che vi è una frattura tra lo Stato apparato e lo Stato società. Noi continuiamo in questo, continuiamo ad alimentare questa frattura, anche attraverso questo decreto-legge, per le ragioni che ho appena finito di enunciare, perché laddove il Governo e il Parlamento avessero portato alle estreme conseguenze gli atti già prodotti, questo decreto, insisto ancora una volta, non avrebbe avuto ragione di essere.
Allora, conclusivamente, i cittadini ci chiederanno e ci chiedono: «Ma state facendo una buona legge? Questa legge risponderà alle esigenze che sono state così fortemente enunciate dai cittadini italiani?». Bene, questa non è certamente un'ottima legge, è appena sufficiente, ma dobbiamo anche avere la consapevolezza che, mentre di più e di meglio certamente si sarebbe potuto fare, altrettanto certamente, signor Presidente, questo è il massimo che questo Parlamento è stato in condizioni di fare per le proprie, per le nostre, capacità qui, oggi e in questo momento. Non sempre riusciamo al meglio delle nostre intenzioni, ma certamente, ancora una volta, riusciamo al meglio delle nostre capacità.

PRESIDENTE. Sono così concluse le dichiarazioni di voto finale.

(Correzioni di forma - A.C. 5520-A/R)

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.

Pag. 39

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Nel corso dell'esame in sede referente del disegno di legge Atto Camera n. 5520, all'articolo 3, comma 1, lettera e), è stato introdotto l'articolo 148-bis del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, che, al comma 4, dispone l'abrogazione del comma 168 dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266. Nel contempo sono rimasti nel testo alcuni riferimenti alla norma abrogata. L'articolo 3, comma 1, lettera r), capoverso 243-bis, al comma 6, lettera a) riproduce peraltro il contenuto del predetto comma 168.
I presidenti hanno esposto la questione al Comitato dei nove, che all'unanimità, acquisito il consenso del Governo, ha convenuto di proporre all'Assemblea le seguenti correzioni di forma, ai sensi dell'articolo 90 del Regolamento: all'articolo 3, comma 1, lettera r), capoverso 243-bis: al comma 1, secondo periodo, le parole: «previste dall'articolo 1, comma 168, della legge 23 dicembre 2005, n. 266» sono sostituite dalle seguenti. «di cui al comma 6, lettera a)»; al comma 3, le parole: «previste dall'articolo 1, comma 168, della legge n. 266 del 2005» sono sostituite dalle seguenti: «di cui al comma 6, lettera a)»; al comma 6, lettera a), le parole: «ai sensi dell'articolo 1, comma 168, della legge 23 dicembre 2005, n. 266» sono soppresse; all'articolo 3, comma 1, lettera r), capoverso 243-quater, comma 3, secondo periodo, le parole: «ai sensi dell'articolo 1, comma 168, della legge 23 dicembre 2005, n. 266» sono sostituite dalle seguenti: «ai sensi del comma 6, lettera a), dell'articolo 243-bis.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, credo che sia opportuno chiedere al Governo se ritiene che sia una correzione formale.

PRESIDENTE. Prego, signor sottosegretario.

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Sì, signor Presidente, il Governo ritiene che sia una correzione formale.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, questa proposta di correzione formale si intende accolta dall'Assemblea.
(Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale - A.C. 5520-A/R)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5520-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 5520-A/R, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Amici, Santori, Motta, Bocciardo, Beccalossi, Ciccanti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: «Conversione in legge del decreto-legge 10 ottobre 2012, n. 174, recante disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento Pag. 40degli enti territoriali, nonché ulteriori disposizioni in favore delle zone terremotate nel maggio 2012» (5520-A/R):

Presenti 466
Votanti 391
Astenuti 75
Maggioranza 196
Hanno votato 386
Hanno votato no5.

(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che il deputato Ciccanti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. Mi scuso con l'onorevole Ciccanti.
Prendo altresì atto che il deputato Pagano ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole e che il deputato Gava ha segnalato che non è riuscito a votare.

TESTO AGGIORNATO AL 14 NOVEMBRE 2012

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 5419.

Testo sostituito con l'errata corrige del 14 NOVEMBRE 2012 PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di una proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la VII Commissione (Cultura) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
S. 3412 - Senatori POSSA ed altri: «Disposizioni per il sostegno e la valorizzazione dei festival musicali ed operistici italiani di assoluto prestigio internazionale» (Approvato dal Senato) (A.C. 5419).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di una proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la VII Commissione (Cultura) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:

S. 3412 - Senatori POSSA ed altri: «Disposizioni per il sostegno e la valorizzazione dei festival musicali ed operistici italiani di assoluto prestigio internazionale» (Approvata dalla 7a Commissione permanente del Senato) (A.C. 5419).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito)

Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 3555-B.

PRESIDENTE. La Presidenza, acquisito l'assenso di tutti i Gruppi, derogando al termine di cui al comma 1 dell'articolo 90 del Regolamento, propone direttamente l'assegnazione in sede legislativa alla VII Commissione (Cultura), con il parere delle I, II, V, IX e XI, della seguente proposta di legge:

S. 3233-2429 - MOFFA ed altri, senatori LANNUTTI ed altri: «Equo compenso nel settore giornalistico» (Approvata, con modificazioni, in un testo unificato, dalla 11a Commissione del Senato, già approvata dalla Camera) (A.C. 3555-B).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito)

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,30)

Seguito della discussione del testo unificato dei progetti di legge: Disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali e nei consigli regionali. Disposizioni in materia di pari opportunità nella composizione delle commissioni di concorso nelle pubbliche amministrazioni (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato). (A.C. 3466-3528-4254-4271-4415-4697-B).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato dei progetti di legge, già approvati in un testo unificato dalla Camera e modificato dal Senato: Disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte Pag. 41degli enti locali e nei consigli regionali. Disposizioni in materia di pari opportunità nella composizione delle commissioni di concorso nelle pubbliche amministrazioni.
Ricordo che nella seduta del 5 novembre 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice ed il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 3466-B ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato dei progetti di legge.
Avverto che non sono pubblicati nel fascicolo, a norma dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, gli emendamenti presentati direttamente in Assemblea non riferiti a parti modificate dal Senato. Avverto che non saranno posti in votazione gli articoli 3, 4 e 5, in quanto non modificati dal Senato. Avverto altresì che a norma del punto 5.5 della circolare del Presidente della Camera sull'istruttoria legislativa nelle Commissioni del 10 gennaio 1997, gli emendamenti Barberi 1.4, 2.3, 2.4, 2.5, 2.6, 2.2, 2.7, 2.8, 2.9, 2.10, 2.11, 2.12, 2.13, 2.14, 2.15, 2.18, 2.16 e 2.17 non saranno posti in votazione, in quanto meramente formali.
Avverto inoltre che, ai sensi dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, anche l'emendamento Barbieri 2.1 non verrà posto in votazione, in quanto, pur intervenendo su una parte modificata dal Senato, incide sostanzialmente sul principio, non modificato dal Senato, di cui al comma 1, lettera c), in cui si dispone che nelle liste nessuno dei due sessi possa essere rappresentato in misura superiore ai due terzi dei candidati. In altri termini, poiché la disposizione sulla quale l'emendamento incide reca la disciplina sanzionatoria in caso di violazione del citato principio di cui al comma 1, lettera c), che come ricordato non è stato modificato dal Senato, l'emendamento in questione non può essere posto in votazione dovendo necessariamente le due norme risultare tra di loro coordinate.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 3466-B ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3466-B ed abbinati).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, voglio esordire dicendo alla gentile e - devo dire - squisita relatrice che di questo provvedimento salvo, soprattutto dopo il dibattito che si è svolto al Senato, solo una cosa, che è l'obbligatorietà della presenza nelle liste per le elezioni di almeno un terzo, io dico di donne, perché il problema che questo provvedimento si pone, e al quale a mio giudizio dà una risposta sbagliata, è una forte assenza nelle liste, soprattutto per i consigli comunali, di donne, quindi ecco perché invece di usare il termine di «genere» uso il termine di «donne». Però credo che il problema che noi dobbiamo affrontare, onorevole Presidente, è quello per cui non essendosi i partiti strutturati per dare spazio - devo dire, in genere, tutti - adeguato alla presenza femminile noi pensiamo di risolvere la questione con una legge che in qualche modo impone questo tipo di soluzione.
Voglio dire una cosa alla relatrice, non perché penso di convincerla, ma perché trovo la cosa interessante. Ho partecipato - credo che lei lo sappia, perché era una riunione del gruppo interparlamentare di amicizia con la Germania - insieme all'ex presidente della Commissione Affari del Senato, il senatore Pastore, ad un incontro tra parlamentari italiani e parlamentari tedeschi, e il senatore Pastore candidamente, conoscendo in realtà la risposta, a mio giudizio, ha chiesto se in Germania esistesse una normativa del genere; i parlamentari tedeschi sono letteralmente sobbalzati sulla sedia, perché essi scelgono i Pag. 42loro candidati nelle assemblee di partito e ovviamente scelgono quelli che portano più voti, altrimenti perdono le elezioni.
Allora, il problema è che questa questione non può essere affrontata nei termini in cui viene affrontata in questo provvedimento, perché il problema è a monte, è nel modo in cui i partiti selezionano la loro classe dirigente. Non è un caso, e lo dico per chi vuol salvare l'esperienza della prima Repubblica, per chi la vuole condannare, ma perché ci abbiamo messo quasi trent'anni per fare in modo che ci fosse una Ministra donna in questo Paese? Non credo perché ci fosse una volontà preconcetta di escluderla, ma perché non venivano selezionate dai partiti.
Quando sono state selezionate - la relatrice lo ricorda molto bene, avendo studiato in modo adeguato la storia della prima Repubblica - abbiamo cominciato ad avere fior di Ministre donne: non era certamente della mia posizione politica, ma ricordo che l'onorevole Anselmi fu una grande Ministra del lavoro; ricordo che la senatrice Falcucci fu una grande Ministro della pubblica istruzione, se è vero come è vero che abbiamo cambiato la composizione degli organi collegiali della scuola due mesi fa. Vuol dire che queste cose che fece la Falcucci sono durate quasi quarant'anni.
Allora, io credo che questo problema andrebbe correttamente affrontato negli statuti di partito. Io poi sono convinto, ma so che su questa questione non troverò grande consenso, che il rischio che si corre è che si cada sotto la mannaia della Corte costituzionale.
Non molti mesi fa abbiamo affrontato in quest'Aula la composizione dei consigli nelle società quotate in Borsa. Ho votato contro quel provvedimento perché, a mio avviso, contrario anche quello alla Costituzione in quanto si prevede una garanzia di risultato e non di partecipazione femminile nelle liste delle società.
Nel provvedimento si stabiliva che tante donne dovessero essere presenti nei consigli di amministrazione delle società. È come se dicessimo - non chiedo alla relatrice di cambiare il parere che so esprimerà sugli emendamenti a firma mia e dell'onorevole collega Garagnani - che tante donne devono essere presenti nei consigli comunali, cioè una cosa incredibile. Noi variamo una normativa in forza della quale chi vuol dare due preferenze ne deve dare una ad un uomo e una ad una donna col bel risultato che non ci si preoccupa in nessun modo del fatto che con questa normativa può accadere che un consiglio comunale sia composto solo di uomini e che nessuna donna ne faccia parte. Trovo la cosa francamente originale.
Credo che meglio sarebbe stato che noi percorressimo un'altra strada che è quella che in qualche modo ha individuato il nostro gruppo, il gruppo del PdL, al Senato: cosa si fa allo stato attuale? Poi vediamo se la norma cambia oggi o domani nella Commissione affari costituzionali. Noi abbiamo detto, con un emendamento, che si possono dare tre preferenze. Se se ne danno tre, una deve essere una preferenza di genere, usando un termine che va di moda. Qui, invece, si dice una cosa che, francamente, a mio giudizio è preoccupante, cioè diciamo che, se un cittadino vuole dare due preferenze, non può darle a due persone dello stesso sesso. Alla luce di quello che sta avvenendo nella società, è francamente una cosa inspiegabile e incredibile. Noi abbiamo approvato una riforma costituzionale, come l'onorevole Lorenzin sa, non che garantisse un risultato - non garantisce un risultato -, ma il testo che anch'io ho approvato afferma che «la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini». Essa si riferisce, quindi, a tutte le politiche atte a fare in modo che le donne si possano mettere in parità di condizione rispetto agli uomini, ma ai nastri di partenza, non ai nastri d'arrivo - condizione di parità ai nastri di partenza -, per essere elette ad ogni carica elettiva.
Le donne oggi partecipano, infatti, in condizioni di parità con gli uomini, ai concorsi per la magistratura - non ho bisogno di ricordare le percentuali di presenza femminile tra i magistrati -, per l'avvocatura, al concorso notarile, per le Pag. 43professioni mediche e rappresentano in stragrande numero la maggioranza delle vincitrici di concorso, superando di gran lunga gli uomini. Sono più brave, più capaci e più preparate e giustamente abbiamo un numero straordinariamente più alto di donne che vince i concorsi rispetto agli uomini. Con la norma in esame - e di ciò ci accorgeremo quando i comuni capiranno cosa stiamo facendo - introduciamo il «voto di coppia» e cancelliamo di fatto l'articolo 3 della Costituzione e la libertà di voto del cittadino. È evidente, per chiunque abbia partecipato ad un'elezione comunale, senza mancare di rispetto per nessuno, ma chi non ha mai partecipato ad un'elezione comunale difficilmente comprende di cosa in questo momento si sta parlando, che mettendo nelle liste un terzo di donne e due terzi di uomini, anche nei comuni piccoli in cui ci sono quindici o venti candidati, ci sarà fin dall'inizio la preoccupazione di abbinare un candidato uomo e una candidata donna e nella realtà sarà così.
Il risultato pratico sarà che il patrimonio personale di consensi di una persona che non riesce a trovare un abbinamento rimarrà quello, mentre chi si abbina raddoppierà i suoi voti, perché conseguirà sia i propri voti che quelli della partner. Se un candidato ha solo 300 voti, ma ciascun membro di una coppia di candidati che si mette d'accordo ha 250 voti, il candidato che ha 300 voti non verrà eletto, mentre la coppia che si «scambia» i voti - e, in questo senso, possiamo parlare di voto di scambio - avrà 500 voti.
Ma con il meccanismo che abbiamo introdotto in questo provvedimento, ci sarà un terzo di candidati che non potrà trovare una partner, perché se sono due terzi e un terzo, è ovvio che un terzo di candidati non potrà trovare una partner, dal momento che, anche con tutto lo sforzo del mondo, inserendo un terzo di candidati di sesso femminile, questi ultimi si troveranno sin dall'inizio in una situazione svantaggiata. Bisogna tener conto, infatti, che avendo ridotto il numero dei consiglieri comunali, anche le liste di minoranza dei comuni più piccoli che dovessero prendere il 40 per cento dei voti, avranno al massimo due eletti - lo ripeto, due eletti -, con la riduzione, che abbiamo approvato in quest'Aula del numero dei consiglieri comunali. Qualche volta uno, qualche volta due. Quindi, si «blocca» l'elezione su una coppia e, naturalmente, il capo andrà a cercarsi subito un partner che possa portare dei voti.
Penso all'Inghilterra o agli Stati Uniti, a come vengono eletti i senatori negli Stati americani. Non ho mai visto, in America - lo abbiamo visto anche nelle recenti elezioni -, che qualcuno proponga che i due senatori eletti in ciascuno Stato siano un uomo e una donna: ciò non passa neanche per l'anticamera del loro cervello, perché il voto è un voto personale. In democrazia, il voto è un voto personale e, quando si elegge un deputato o un senatore, si elegge Tizio, Caio o Sempronio, non si elegge una coppia. Quando si elegge un consigliere comunale, si elegge Tizio, Caio o Sempronio, non si elegge una coppia.
Dunque, io credo che quest'Aula farebbe bene a riflettere sull'inopportunità di mandare avanti questo provvedimento. Farebbe bene, perché il problema della rappresentanza di genere non si risolve con metodi coercitivi, ma si risolve con una paziente opera che devono fare i partiti. E se la legge elettorale, come mi auguro, conterà le preferenze, vedremo se questo è uno sforzo che i partiti saranno in grado di fare. Tuttavia, è necessario che i partiti tornino ad essere quei partiti che, selezionando la classe dirigente, in modo ovviamente democratico, non autoritativo, siano in grado di tener conto che in questo Paese, oggi, c'è anche una forte richiesta di una rappresentanza di genere. Ecco perché chiedo non alla relatrice di cambiare parere - perché immagino quale parere darà -, ma all'Aula, nella misura in cui ciò sia possibile e nella misura in cui si pensi che se non tutta, ma una parte delle considerazioni che ho svolto abbia le gambe per camminare, di votare a favore degli emendamenti a firma mia e dell'onorevole Garagnani.

Pag. 44

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

BEATRICE LORENZIN, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Barbieri 1.3, 1.4, 1.1 e 1.2.

PRESIDENTE. Il Governo?

CECILIA GUERRA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Barbieri 1.3.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Barbieri 1.3 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbieri 1.3, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pedoto, Romani, Bocciardo, Moles, Speciale, Lovelli, Duilio, Colaninno, Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 449
Votanti 389
Astenuti 60
Maggioranza 195
Hanno votato
13
Hanno votato
no 376).

Ricordo che l'emendamento Barbieri 1.4 è formale e, quindi, non verrà posto in votazione.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Barbieri 1.1 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbieri 1.1, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Livia Turco, Razzi, Calderisi, Pili, Ghiglia, Gava, Repetti, Mondello, Gianfranco Conte, Della Vedova...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 456
Votanti 395
Astenuti 61
Maggioranza 198
Hanno votato
17
Hanno votato
no 378).

Prendo atto i deputati Borghesi, Tempestini e Miotto hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Avverto che l'emendamento Barbieri 1.2 non sarà posto in votazione avendo la medesima portata normativa dell'emendamento Barberi 1.1 testé respinto dall'Assemblea.
Passiamo, dunque, alla votazione dell'articolo 1.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Milo, Pedoto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 459
Votanti 396
Astenuti 63
Maggioranza 199
Hanno votato
380
Hanno votato
no 16).

Pag. 45

Prendo atto che il deputato De Poli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 3466-B ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3466-B ed abbinati). Essendo tutti gli emendamenti presentati formali ed essendo l'emendamento Barbieri 2.1 inammissibile passiamo direttamente al voto dell'articolo 2.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sereni, Marchioni, Verducci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 461
Votanti 407
Astenuti 54
Maggioranza 204
Hanno votato
389
Hanno votato
no 18).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3466-B ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3466-B ed abbinati).
Avverto che l'ordine del giorno Scilipoti n. 9/3466-B/1 deve intendersi a prima firma dell'onorevole Razzi.
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

CECILIA GUERRA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, mi rimetto all'Assemblea.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, deve esprimere il parere sui singoli ordini del giorno presentati: o accetta, o riformula o non accetta i singoli ordini del giorno.

CECILIA GUERRA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, con riguardo all'ordine del giorno Razzi n. 9/3466-B/1, la perplessità deriva non tanto dall'impegno del Governo quanto dalla formulazione delle premesse, che sono un po' in contraddizione con lo spirito di questa norma che non è quello di imporre delle quote. Comunque, dovendo scegliere, il Governo accetta l'ordine del giorno Razzi n. 9/3466-B/1.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Angeli n. 9/3466-B/2, che si pone in contrasto con lo spirito della norma oggi approvata. Il Governo accetta gli ordini del giorno Scilipoti n. 9/3466-B/3 e Lorenzin n. 9/3466-B/4.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Razzi n. 9/3466-B/1, accettato dal Governo.
Constato l'assenza dell'onorevole Angeli: s'intende che abbia rinunziato al suo ordine del giorno n. 9/3466-B/2.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Scilipoti n. 9/3466-B/3 e Lorenzin n. 9/3466-B/4, accettati dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3466-B ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

Pag. 46

DAVID FAVIA. Signor Presidente, colleghi, l'Italia dei Valori voterà convintamente a favore di questo provvedimento, come è già stato in sede di prima lettura. Anche questa volta voteremo a favore pur con questa formulazione, leggermente modificata dal Senato. Troviamo opportuno che nessun sesso possa essere rappresentato per più di due terzi nelle liste elettorali comunali, regionali e nazionali. Mi sia consentito dire che in molte regioni virtuose, tra le quali la mia regione, le Marche, quest'obbligo era già previsto. Siamo ovviamente favorevoli anche alle due preferenze ripartite una e una per genere e alla parità nei media e nelle commissioni di concorso.
Detto questo, mi sia consentito di ripetere, come ho già fatto in sede di discussione sulle linee generali nella dichiarazione di voto in prima lettura, che questo decreto-legge sarebbe dovuto uscire dal Parlamento in maniera più coraggiosa. Voglio dire che molti criticano le cosiddette quote, dicono che non aiutano la rappresentanza di genere, ma voglio far rilevare che quando questa normativa era già stata prevista con la legge n. 81 del 1993, che poi è stata dichiarata incostituzionale, in quel breve periodo in cui è stata in vigore la rappresentanza femminile è passata dal 7 al 18 per cento, quindi questo tipo di normativa ha assolutamente un suo valore.
Tuttavia sarebbe opportuno che - e stiamo discutendo con difficoltà in Commissione l'attuazione dell'articolo 49 - per esempio anche i partiti prevedessero l'obbligatorietà della presenza negli esecutivi, perché quello che manca realmente in questo provvedimento, e per questo non c'è stato coraggio forse anche da parte di noi proponenti di forzare la volontà dell'Aula, è stato di rendere ciò obbligatorio. Devo dire con piacere che in molti comuni, in molte province, in molte regioni quest'obbligo viene sentito moralmente.
Ma, purtroppo, in molti altri esecutivi e in molti altri enti no. Quindi, sarebbe assolutamente più che opportuno rendere obbligatoria - paritariamente come in Francia sarebbe il massimo - la presenza dei due generi anche negli esecutivi.
Mi resta da dire soltanto una cosa: effettivamente, sebbene questa normativa sia utile, è un palliativo se non viene risolto in radice il problema fondamentale della presenza femminile in politica che è quella del tempo. Credo che lo Stato e la società dovrebbero favorire la disponibilità di tempo da parte delle donne, quindi con ampi mezzi soprattutto nell'ambito dei servizi sociali per dare tempo e modo alle donne di fare politica. Comunque sia, per quanto debole, questa norma è un primo passo che noi dell'Italia dei Valori salutiamo con favore e voteremo favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bongiorno. Ne ha facoltà.

GIULIA BONGIORNO. Signor Presidente, so perfettamente che è poco attraente qualsiasi legge sulle quote rosa, perché effettivamente sembra che coattivamente e contro il merito qualcuno voglia far piombare dal cielo la donna che non si merita un posto, un ruolo, una qualifica. Allora, quello che io suggerisco all'Aula è che si deve vedere il punto di partenza, prima di stabilire se, in realtà, è qualcosa di coattivo o qualcosa che in realtà spontaneamente si deve avvertire come una necessità.
Il punto di partenza è che a parole tutti dicono che siamo in una situazione di assoluta parità tra uomo e donna e poi però guardando quest'Aula si scopre che il numero delle donne che occupano questi banchi è molto limitato e circoscritto. Questo perché non ci sono donne in grado di potersi sedere in questi banchi? Io credo di no. Questo accade perché purtroppo, anche se a parole non viene ammesso, c'è un fortissimo pregiudizio nei confronti delle donne. Sembra qualcosa di preistorico, ma è così. Ho cominciato a fare l'avvocato quando ero molto giovane a Palermo e questo pregiudizio l'ho avuto Pag. 47nei miei confronti perché i clienti chiedevano al capo del mio studio di non essere affidati a me.
Voi direte che questa è la dimostrazione che poi col merito si superano i pregiudizi. Assolutamente no: io sono riuscita ad andare avanti perché ci sono state alcune persone, alcuni clienti, alcuni miei maestri che mi hanno dato l'occasione. Se non mi avessero dato l'occasione di potermi confrontare col diritto, di poter fare delle arringhe e di poter difendere dei clienti importanti, non sarei riuscita ad esser un buon avvocato. Non si riesce solo con il merito, ma perché c'è qualcuno che ti dà la possibilità di dimostrare che meriti.
Allora, il presupposto di questa legge è dare un'occasione alle donne. Ma, attenzione, deve essere un'occasione con due precise caratteristiche e due precisi paletti. Deve essere temporanea, perché altrimenti effettivamente non avrebbe senso questa legge e poi, attenzione, deve essere una legge che deve valorizzare le donne di valore. Ecco perché, quando parlo di quote rosa, auspico che siano delle quote ben colorate di rosa, un rosa fucsia, che significa donne sì, ma donne di valore.
Quindi, legge come legge occasione, legge come legge a tempo, ma legge come legge indispensabile (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo e del deputato Di Pietro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, tenterò in pochi minuti di fare un ragionamento su questa legge, che è stata sottoscritta in maniera trasversale da tutti i gruppi politici.
Oggi i voti che abbiamo visto in quest'Aula colorare di verde il risultato finale credo che rappresentino un buon viatico per andare avanti, ma questo non è a mio avviso un punto di arrivo, è un punto di partenza. Voglio partire dalla considerazione che ha fatto prima il collega Favia e lo ringrazio per la riflessione svolta: in questo Paese dovremmo cominciare anche a rivedere i tempi della politica, perché se noi non partiamo dai tempi della politica non daremo mai alle donne che vogliono impegnarsi in politica l'opportunità di poterlo fare.
Partendo da questa considerazione, il tema della composizione delle giunte e delle amministrazioni così come di molti organi eletti ed elettivi è stato più volte affrontato sulla parità di rappresentanza. Io non mi soffermerò sulle varie questioni che la Corte costituzionale ha più volte dovuto affrontare in tema di parità di rappresentanza, ma desidero soffermarmi su un aspetto importante di questo provvedimento. Prima la collega Bongiorno parlava della sua esperienza da avvocato; io ho cominciato la mia lunga carriera politica nel 1978, candidandomi per le comunali nel mio comune dove, caro collega Barbieri, c'erano quattro preferenze, non due ma quattro, eppure lì, a furia di sgomitare e di farsi apprezzare non solo perché eri una giovane ragazza, ma perché magari proponevi qualcosa di concreto, si è riusciti alla fine ad ottenere il risultato.
Partendo dalla mia esperienza personale che è stata un'esperienza di gavetta - quando si cominciava attaccando i manifesti, quando si stava in aula nel consiglio comunale unica donna su 30 consiglieri maschi, quando prima di alzare la mano per chiedere la parola dovevi riflettere e aspettare -, quando poi si è avuta l'opportunità di poter occupare un posto in un governo, magari anche da legislatore, la prima cosa che ti viene in mente è: diamo una risposta ai problemi delle tante donne che vorrebbero ma non ce la fanno o vorrebbero ma non possono. Allora riprendo per un attimo con la mente il percorso di quando si è legislatori regionali e si pensa per esempio all'istituzione di quelle strutture che possono aiutare le donne che desiderano fare politica con un sostegno, un aiuto che sia concreto - che in questo Paese ancora manca, caro Presidente, caro sottosegretario -, strutture che servono a sostenere il sistema del welfare familiare che ancora stentano a decollare. Ci sono Paesi come la Francia e Pag. 48la Germania dove sono cinquant'anni avanti rispetto a noi e dove i numeri della rappresentanza femminile sono ben diversi, dove non c'è necessità di avere una quota.
Io non sono un'appassionata di quote rosa, questo provvedimento non è per le quote rosa. Cominciamo a stabilire questo principio, noi stiamo dando con questo provvedimento una mano affinché il sistema democratico di questo Paese sia compiuto perfettamente, perché in questo Paese, in tutte le assemblee elettive, c'è una carenza di democrazia. In questo Paese, quanto alla rappresentanza delle donne impegnate in politica - dal Parlamento passando per i consigli regionali, per i consigli provinciali e per finire con i consigli comunali - siamo ultimi nella graduatoria a livello europeo. Questo non ci piace, signor Presidente, qui non si tratta di tutelare le donne, ma di dare l'opportunità a tutti di poter fare politica e quando dico tutti dico uomini e donne. Un invito voglio anche rivolgerlo ai responsabili nazionali dei partiti.
Non ricordiamoci solo delle donne quando si fanno le assemblee delle donne. Le donne in questo Paese non devono dimostrare più nulla. Hanno dimostrato che possono fare, in egual misura, professioni, lavori, ruoli che, fino a qualche tempo fa, erano esclusiva competenza degli uomini.
Credo che le donne in questo Paese abbiano dimostrato tutto quello che c'era da dimostrare e allora tocca alla classe politica di questo Paese avere la responsabilità e dare la responsabilità alle donne, che vogliono impegnarsi in politica, di avere una chance. Questa sarà la vera sfida. Questa è la vera democrazia.
Ovviamente, il voto del gruppo dell'Unione di Centro sarà favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastore. Ne ha facoltà.

MARIA PIERA PASTORE. Signor Presidente, questa proposta di legge è stata già approvata dalla Camera, modificata al Senato ed ora torna all'attenzione di quest'Aula. La proposta interviene sul testo unico degli enti locali, modificando la parte relativa agli statuti, interviene in materia elettorale, per quanto attiene alla presentazione delle liste, e, inoltre, interviene sull'accesso agli organi degli enti locali e delle regioni.
La Lega Nord è chiaramente favorevole all'articolo 51 della Costituzione relativo alle pari opportunità e crediamo anche nella necessità che gli elettori siano rappresentati sia da donne che da uomini. Personalmente, credo che, con più donne in politica, la politica sarebbe migliore, ma questa riflessione non ha nulla a che fare con il modo con cui viene incentivata la partecipazione delle donne.
La Lega Nord e le donne della Lega Nord sono sempre state contrarie alle quote, e questa proposta introduce un meccanismo, di fatto, molto simile alle quote. Noi siamo convinte che approvare provvedimenti particolari che disciplinano il dettaglio non sia la strada giusta. Crediamo invece che sia necessario un cambiamento culturale. Crediamo nel merito, nella capacità e nel lavoro, ed è in base a questi principi che donne e uomini dovrebbero entrare nelle amministrazioni e nella politica.
È stato detto che sta ai partiti incentivare e valorizzare la presenza femminile. È così e credo che il movimento della Lega Nord sappia - e saprà - premiare l'impegno di donne e di uomini. Pertanto, il nostro voto sarà di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, noi voteremo questo testo, nonostante le modifiche apportate dal Senato, che pure hanno colto qualche aspetto non del tutto convincente. Ma lo votiamo perché questo è un testo - e lo voglio ricordare - di iniziativa parlamentare, voluto e accompagnato - Pag. 49oserei dire - dalla tenacia e dalla determinazione di tante colleghe, ma anche di tanti uomini, alleati convinti di un obiettivo che diventa l'obiettivo per dare anche senso e qualità alla nostra democrazia.
Lo abbiamo fatto con determinazione, soprattutto perché abbiamo messo nella tenacia la possibilità di tenere insieme un'idea inclusiva della democrazia, sì, un'idea inclusiva, quella di tenere insieme la democrazia e la cittadinanza politica e sociale delle donne italiane.
Democrazia inclusiva perché eravamo e siamo di fronte, collega Barbieri, ad una drammatica diseguaglianza nella rappresentanza, che è diseguale. Basterebbe citare i dati della presenza delle donne nelle assemblee elettive, ma uno su tutti, basta a dare il senso e la dimensione dei fatti sui quali stiamo ragionando: una sola presidente di regione, una sola eletta nel consiglio regionale della Calabria.
Io credo che, di fronte a questi dati, doveva irrompere nella concezione e nel rapporto dell'idea di politica e di democrazia che abbiamo, l'idea che la questione di riequilibrio di genere, e non la questione di donne o di quote, avvenisse dentro un profilo molto più alto e più consapevole. L'abbiamo fatto, merito sicuramente della sensibilità e della flessibilità della relatrice, ma - credo - anche della voglia e della determinazione di tutti noi.
Oggi, noi siamo di fronte a questo elemento: voler colmare un vulnus che si era creato durante il corso di questa Repubblica. Le donne italiane - lo ricordava la collega Formisano - non devono dimostrare più nulla. Lo testimoniano nella loro quotidiana affermazione di talento, di sapere e di competenze.
Lo sappiamo tutti. Molti nostri colleghi, quando utilizzano i mass media, riconoscono che le donne italiane sono le più scolarizzate e sono quelle che si laureano di più. Poi, però, si fermano: è proprio di fronte a questo fermarsi che abbiamo sentito il bisogno di intervenire. Di qui una legge, uno strumento per non essere più considerate l'eccezione né, tanto meno, la concessione di qualcuno a sedere nella rappresentanza politica. Invece, un diritto a quella rappresentanza politica, da parte delle donne, nella presenza nelle liste delle assemblee elettive per diventare un dato di normalità. Ecco, questo è il provvedimento in esame: l'affermazione di una normalità.
Ma si sa che in questo Paese la normalità è una rivoluzione e a volte le rivoluzioni, come da sempre lo testimoniano, spaventano e inquietano chi pensa che, di fronte a questo, vi sia la messa in discussione di un ordine gerarchico del potere. Noi vogliamo offrire questo strumento. Lo strumento è una piccola legge, è una straordinaria opportunità. È l'opportunità, per la politica, di fare i conti con se stessa, di ritrovare il senso della sua missione e del suo spirito etico e di responsabilità e, per le donne italiane, di presentarsi sulla scena pubblica per essere considerate, al pari dei colleghi uomini, capaci di governare e di agire il potere, che è una normalità, cari colleghi. Lo ricordo perché credo che abbiamo compiuto e stiamo compiendo, in questo momento, una scelta che peserà fortemente nelle prossime competizioni elettorali. Non vi è più alibi per nessuno, né per i partiti né, tanto meno, per chi pensa che la politica debba continuare ad essere solo uno strumento di ambizione e di potere.
Votiamo questo provvedimento, colleghi, in uno dei momenti più drammatici, per il vulnus di credibilità delle classi dirigenti e della politica. Alle donne, nella storia di questo Paese, spesso è stato assegnato un compito che non è quello salvifico, ma quello di misurarsi nella congerie e nel gorgo delle grandi vicende politiche per dire che noi ci siamo e che ci siamo da protagoniste e non da comprimarie. Questo è l'augurio migliore perché questo provvedimento venga utilizzato dentro questa forbice di normalità ma anche di straordinaria opportunità.
A tutte noi, a quelle che più ci hanno creduto e hanno lavorato, credo che vada il plauso non solo di quest'Aula ma dell'insieme delle forze politiche che, con lungimiranza, hanno determinato, anche nei voti precedenti, la consapevolezza che non possiamo sbagliare nell'esprimere un Pag. 50voto favorevole su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico, Popolo della Libertà e Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saltamartini. Ne ha facoltà.

BARBARA SALTAMARTINI. Signor Presidente, in conclusione di questo lungo dibattito parlamentare sento il dovere, innanzitutto, di ringraziare tutti noi, perché credo che oggi si stia segnando una bella pagina in questo Parlamento dove, in tanti mesi, abbiamo visto il lavoro non solo delle donne ma di tutti i colleghi che hanno partecipato alla stesura del testo finale.
Permettetemi, in particolare, di ringraziare il Governo, per il lavoro che aveva fatto e che ha iniziato a fare con il Ministro Carfagna, depositando il disegno di legge, e tutti i gruppi parlamentari. Ovviamente - non me ne vogliano gli altri - mi sento di dover ringraziare colei che non solo è stata la relatrice di questo provvedimento ma che, per il gruppo del Popolo della Libertà, è stata la prima firmataria della nostra proposta di legge, Beatrice Lorenzin.
Credo, dunque, che quanto stiamo per approvare oggi in quest'Aula sia un segnale importante. Ma, prima ancora di essere un segnale importante da un punto di vista legislativo, considerata la comunanza e l'unione che si è vista in quest'Aula, credo che quello che stiamo lanciando oggi, da quest'Aula e con questo provvedimento, sia un messaggio culturale ancora più importante. Ne parlavo con alcune colleghe prima di intervenire a nome del gruppo del PdL, ricordando che dati alla mano dimostrano che questo sistema, seppure non entusiasmante per alcuni profili e che, comunque, non definisco un sistema di quote, perché qui non si sta parlando di un provvedimento che prevede l'istituzione di quote, è il sistema che più di altri ha permesso che un maggior numero di donne entrasse nelle istituzione, in particolare negli enti locali.
Quindi, anche per rispondere ai colleghi che sono intervenuti nelle tante ore in cui si è dibattuto su questo tema in Aula, non ultimo il mio collega Barbieri, è indubbio che questa legge, che magari per alcuni non è soddisfacente, farà sì che ci siano più donne elette. Ma attenzione, perché io credo che sia questa la grande novità e, se volete, la grande sfida culturale che abbiamo voluto compiere: le donne oggi sono chiamate ad una sfida importante attraverso questa legge, perché oggi le donne che avranno la possibilità di avere sì pari opportunità ai blocchi di partenza, come giustamente chiedeva Barbieri, saranno chiamate a prendere i voti, a raccogliere preferenze. Quindi, dovranno essere rappresentanti di un territorio, avere le capacità per poter rappresentare cittadini, interessi e categorie. Questo provvedimento può essere veramente quella chiave per scardinare quel sistema, cosiddetto di «quote bloccate» e di favori, che spesso ha visto noi donne nella necessità di dover arrivare a quel sistema per sfondare il soffitto di cristallo, ma spesso costrette a rinunciare ad interpretare il ruolo di soggetti politici, prima ancora che di essere donne. Allora, questo secondo me è il grande valore di questo provvedimento. Poi tutte le leggi sono perfettibili e avremmo potuto fare molto di più, molto o molto di meno, ma quello che per noi conta oggi è che, dati alla mano, con questa legge noi avremmo già alle prossime amministrative la possibilità di sforare quelle percentuali bassissime, che ci vedono fanalino di coda in Europa, e di avere una rappresentanza femminile qualificata e selezionata attraverso il merito, perché, come diceva anche la collega Bongiorno, noi è a quelle figure femminili che guardiamo, non certo ad altre. Ma soprattutto con questo provvedimento chiediamo ai partiti di assumersi quella responsabilità di interpretare veramente il principio costituzionale di pari opportunità di rappresentanza nelle istituzioni e nei ruoli elettivi. È vero infatti che i partiti troppo spesso hanno utilizzato le donne per fini elettorali. Quante di noi hanno dovuto organizzare in ogni campagna elettorale la Pag. 51manifestazione delle donne a sostegno di questo o quel candidato? Ebbene, oggi noi donne chiediamo un'altra cosa: di poter rappresentare non quel candidato, spesso e quasi sempre uomo, ma di poter rappresentare noi stesse in una competizione elettorale a preferenze senza quote, perché in questa fase non ci servono, ma di poter rappresentare realmente quello che siamo e quello che valiamo. Le donne che sapranno affrontare questa sfida al fianco, non dietro e non davanti ai colleghi dei rispettivi partiti, sapranno interpretare al meglio questo provvedimento e dimostreranno che oggi non abbiamo sbagliato, ma anzi abbiamo compiuto un grande passo avanti. È per questo che il Popolo della Libertà preannunzia il proprio voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lehner. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, intervengo a titolo personale e non voglio coinvolgere alcuno con quello che sto per dire. Un grande filosofo inglese, che ha dedicato la sua vita ai diritti civili e all'emancipazione femminile, scrisse però che le pari opportunità vanno date in partenza. Tutti debbono poter partire con le stesse possibilità. Poi, per quanto riguarda il punto di arrivo, spetterà al merito, talora anche al caso, ma il caso vale per tutti, per le donne e per gli uomini. John Stuart Mill non può esser accusato di essere misogino o antifemminista, essendo stato campione dell'emancipazione femminile. Ritengo offensivo che un Parlamento produca leggi sulle quote. Io sono abituato a pensare alla specie umana, non penso alle razze e non penso neppure ai sessi, che oggi si chiamano generi e non si capisce perché.
Fra l'altro, io accuso questo Parlamento di non occuparsi della vera questione femminile in Italia: ogni giorno le donne vengono ammazzate, strangolate e picchiate, e questo Parlamento si occupa, invece, di quella parte di donne già privilegiate, di alta borghesia, di buoni studi, che vogliono fare politica; potranno farla anche senza le leggi del Parlamento.
Un Parlamento serio, un Parlamento consapevole, un Parlamento veramente dalla parte della donna dovrebbe occuparsi delle violenze quotidiane sulle donne, ma siccome sono donne che vanno a lavorare, siccome sono donne che fanno le colf, siccome sono delle poveracce, a voi, «donne casta» del Parlamento, non ve ne frega nulla (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico e Lega Nord Padania)! Io vi accuso! Questa è una follia! Facciamo una sessione parlamentare...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Lehner.

GIANCARLO LEHNER. ... sulle violenze alle donne. Altro che quote rosa! Voi capite che...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lehner.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.

DANIELE GALLI. Signor Presidente, onestamente sto assistendo in quest'Aula ad un cambiamento interpretativo della Costituzione. La Costituzione italiana non prevede quello che molte colleghe vogliono introdurre, con una forzatura, con questo provvedimento: prevede esattamente quello che la Corte costituzionale ha affermato nella sentenza n. 422 del 1995, ai sensi degli articoli 3 e 51 della Costituzione.
È assolutamente il contrario di quanto prevede questo provvedimento, in quanto, in quella occasione, essa aveva abrogato la precedente legge, la n. 277 del 1993, che imponeva per legge le quote rosa. Ovviamente, non si può fare finta di avere risolto il problema della condizione femminile con questo provvedimento. La condizione femminile e la possibilità per le donne in Italia di partecipare alla vita politica vanno garantite con seri provvedimenti Pag. 52sulla famiglia e a tutela del lavoro femminile, tali da metterle in parità di condizioni per partecipare, e non con questi placebo.
Questi sono dei placebo! Mi rivolgo a chi si ammanta dell'approvazione di questa legge: è un fatto puramente accademico, non risolve beatamente niente! Ma la peggiore cosa è che questo provvedimento andrebbe ad introdurre altre presenze: potrebbe introdurre quote di altro tipo, quote di tipo religioso o di tipo identificativo diverso tali da complicare terribilmente il nostro sistema elettorale. Questo è un punto su cui si possono insinuare sicuramente le posizioni che ho detto. Spero nell'intervento salvifico della Corte costituzionale!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, anche io, in modo pacato rispetto anche ad alcuni colleghi, vorrei argomentare il mio voto contrario su questo provvedimento. Credo che siamo tutti d'accordo, e mi sono piaciute le riflessioni del collega Barbieri, sul fatto che un Parlamento, un partito, debba cogliere l'evoluzione della società, ma compito del Parlamento e dei partiti è di cogliere e stimolare l'evoluzione della società e, in questo senso, prendere atto di certe difficoltà registratesi nel corso degli anni nel mondo femminile, non in modo coercitivo, non con delle leggi ad hoc che trascurano, invece, altri fattori più significativi.
Non ripeto ciò che è stato detto in quest'Aula, però desidero precisare che vi è un universo femminile che di fatto è maltrattato, di fatto non è riconosciuto nella sua dignità, di fatto non ha le pari opportunità che, invece, sono riservate agli uomini, come pure esiste una differenza tra la donna e l'uomo che credo non possiamo parificare o omologare a tutti gli effetti.
In questo senso, questa proposta di legge pecca di genericità: non si fa riferimento in modo esplicito alle quote rose, ma si interferisce, in un certo modo, brutalmente, su quella che è la normativa elettorale, prefigurando determinati risultati o auspicandoli, ed è una proposta di legge sostanzialmente ipocrita, che rischia di mettere la coscienza in pace di chi l'ha sottoscritta o delle donne, ma non affronta i problemi a monte, alla base della società italiana, in questo caso dell'evoluzione della donna in quanto tale e delle necessità reali che caratterizzano la donna nella sua dignità.
Non si può inserire - e concludo - un principio per cui per eliminare ed affrontare determinate difficoltà si provvede con uno strumento legislativo. Si inserisce un principio pericoloso che credo non possa essere accettato e che poi può essere foriero di danni anche per altre realtà e situazioni.
Questa è la ragione per cui esprimo voto contrario al provvedimento medesimo, non in quanto contrario allo spirito che lo anima, ma allo strumento che si è scelto di adottare, ossia uno strumento coercitivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, i deputati radicali si asterranno. Noi crediamo che si continui a proporre iniziative legislative, ma ad evitare di arrivare «alla» iniziativa legislativa che, secondo noi, è quella diretta all'attuazione, dopo sessantaquattro anni, dell'articolo 49 della Costituzione sulla democrazia interna ai partiti. Solo attraverso un provvedimento che sancisca il dovere di gestire democraticamente i partiti, solo in quella sede, sarà possibile per noi prendere in considerazione anche il diritto-dovere di una giusta ed equa rappresentanza di genere (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Pag. 53

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3466-B ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato dei progetti di legge n. 3466-B ed abbinati, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Garagnani, Carfagna, Franceschini, Repetti, Gianfranco Conte, Capodicasa Mondello, Boccia, Rossomando...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali e nei consigli regionali. Disposizioni in materia di pari opportunità nella composizione delle commissioni di concorso nelle pubbliche amministrazioni» (Approvati, in un testo unificato, dalla Camera e modificati dal Senato) (3466-3528-4254-4271-4415-4697-B):

Presenti 440
Votanti 374
Astenuti 66
Maggioranza 188
Hanno votato 349
Hanno votato no 25
(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Italia dei Valori - Vedi votazioni).

Dimissioni della deputata Giovanna Melandri.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le dimissioni dell'onorevole Melandri.
Comunico che, in data 6 novembre 2012, è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera dell'onorevole Giovanna Melandri: «Onorevole Presidente, con la presente mi preme informarla di aver maturato la decisione di dimettermi dal mandato parlamentare a seguito della mia designazione a Presidente del MAXXI. Colgo l'occasione per ribadirle la mia personale stima per come, in questa legislatura, ha saputo con garbo e misura, presiedere i lavori d'Aula. Cordiali saluti. Firmato Giovanna Melandri».
Avverto che, ai sensi dell'articolo 49, comma 1, del Regolamento, la votazione sull'accettazione delle dimissioni del deputato Melandri avrà luogo a scrutinio segreto mediante procedimento elettronico.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Melandri. Ne ha facoltà.

GIOVANNA MELANDRI. Signor Presidente, cari colleghi, prendo la parola, lo confesso, con un'emozione simile a quella che avvertii entrando per la prima volta in quest'Aula, nel 1994.
È un'emozione che anche oggi si tramuta in un profondo senso di rispetto verso le nostre istituzioni repubblicane e anche in un pensiero grato verso quei cittadini che, accordandomi negli anni la loro fiducia, mi hanno dato mandato di rappresentarli, ma anche verso coloro che, negandomi quella fiducia, mi hanno stimolato in tutti questi anni a fare meglio e a rispettare profondamente chiunque in quest'Aula li rappresentasse.
È a loro che desiderio ricollegarmi idealmente in questo momento. In questi anni di vita politica attiva ho incontrato straordinari interlocutori, che mi hanno insegnato a pensare alla politica come un servizio ed una ricerca permanente. Sono troppi per ricordarli tutti, ma vorrei, accomiatandomi da quest'Aula, ricordarne tre, che non sono più con noi oggi ed a cui io personalmente devo moltissimo: Vittorio Foa, Miriam Mafai e Nilde Iotti.
Personalmente non ho mai pensato che il fisiologico rinnovamento delle classi dirigenti di un Paese dovesse passare per la rottamazione di persone e la cancellazione di storie e di memorie. Non è questo ciò che ho imparato in quest'Aula. Quella di Pag. 54lasciare la vita parlamentare, come comprenderete tutti, non è mai una scelta facile. Tanto più non può esserlo in un momento nel quale la politica è raffigurata come un unicum indistinto, in cui vite, scelte e responsabilità non fanno differenza. Non è vero: in politica, come in tutti i settori della vita economica e civile, non si è tutti uguali.
Ed io, terminando il mio impegno di parlamentare, sento l'urgenza di una difesa assoluta delle istituzioni, che si possono difendere facendole innanzitutto funzionare meglio con meno (meno denaro e meno eletti) ma anche contrastando l'uso di un linguaggio spaventoso, che tutto assimila in un grigio indistinto, che uccide la politica ed annulla il principio di responsabilità.
Tra chi ha servito le istituzioni - bene o male non sta certo a noi dirlo - e chi se ne è servito resta un abisso e per servire le istituzioni occorre dedicarsi ad esse completamente. È da questa visione della politica, semplice quanto esigente, che deriva la decisione che mi ha portato alle dimissioni di oggi. Esse non derivano né da una norma di legge, che mi imponesse di darle - perché non c'è quella norma di legge - né dal clima di iconoclastia e velata misoginia che stiamo attraversando. Piuttosto, derivano da un imperativo morale, a cui ho sempre cercato di obbedire in questi diciannove anni: servire le istituzioni senza avere altre incombenze prevalenti.
E quando il Ministro Ornaghi, che ringrazio per la fiducia, mi ha chiesto in spirito di servizio di andare a presiedere una fondazione (Commenti)...

PRESIDENTE. Colleghi!

GIOVANNA MELANDRI. ... di andare a presiedere una fondazione culturale, nelle cui potenzialità credo fermamente malgrado il periodo di commissariamento e le acutissime difficoltà in cui tuttora versa, ho pensato di dover rendermi disponibile, proprio in quello spirito, ad una chiamata istituzionale.
Non pretendo che tutti comprendano le ragioni di questa scelta e, tuttavia - fatemi dire colleghi - inesattezze sono state dette e scritte su scivoli inesistenti ed indennità anch'esse non previste per gli amministratori di fondazioni culturali da una legge del 2010, la legge n. 122.
Farò il presidente del Maxxi con passione, mettendo a disposizione di questa realtà tutta la mia esperienza pregressa, i miei rapporti internazionali e le relazioni che ho costruito in questi anni.
Dunque, io oggi vi chiedo di voler accogliere le mie dimissioni per poter presiedere il MAXXI in assoluta autonomia e con un impegno totale. Spero così che le polemiche che hanno accompagnato l'esordio di questa vicenda - fatemelo dire, con una punta di leggerezza - restino soltanto una buona pubblicità fatta al MAXXI, a quel meraviglioso museo delle arti del ventunesimo secolo - progettato da una grande architetta internazionale -, mai tanto nominato nelle cronache nazionali e politiche dei giornali e che, naturalmente, invito ciascuno di voi a venire presto a visitare.
Concludo. Uscendo da quest'Aula mi restano ricordi di una lunga stagione politica che gli storici chiameranno l'incompiuta seconda Repubblica ed anche la soddisfazione, lo voglio dire, di avere fatto l'ultimo voto sulle quote rosa, o meglio sul principio del riequilibrio della rappresentanza.
Mi resta un grande rimpianto, quello di non poter votare con voi la riforma della legge elettorale: politicamente sono nata con il maggioritario ed ancora oggi serbo nel cuore il ricordo di quella straordinaria campagna elettorale che nel 1994 mi fece entrare in Parlamento strappando i voti uno ad uno in un collegio uninominale. Il porcellum ci ha slegato da chi dovremmo rappresentare, offendendo la dignità dei cittadini defraudati della loro piena sovranità ma anche di noi eletti, sminuiti nella nostra responsabilità politica. Allora, da parte mia rivolgo a ciascuno di voi l'augurio personale e sincero di concorrere a cambiare la legge elettorale per ridare alla politica e alle istituzioni quell'onorabilità che sembrano aver smarrito ed a proseguire con impegno quest'ultimo scorcio di Pag. 55legislatura, tanto breve quanto significativo. Buon lavoro a tutti! (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al collega Franceschini, salutiamo gli allievi e i docenti dei licei statali Luigi Stefanini, di Mestre, che assistono ai nostri lavori. Prego, onorevole Franceschini, ha facoltà di parlare.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, mi consenta in un attimo di ringraziare l'onorevole Melandri per il gesto delle dimissioni che, come ha ricordato, non costituiscono un atto dovuto in base ad una legge e che avvengono per un incarico importante, e non retribuito, cui l'ha chiamata autonomamente il Ministro Ornaghi.
Colgo l'occasione, oltre che per formularle gli auguri di buon lavoro, per ricordare ai colleghi - vi chiedo un attimo di attenzione - che siamo in una situazione in cui paradossalmente avere fatto il parlamentare non è un pezzo importante del proprio curriculum vitae, in base al quale un'esperienza di questo tipo al massimo livello istituzionale del Paese può essere un argomento in più per andare a ricoprire ruoli importanti dopo avere svolto il proprio mandato parlamentare; paradossalmente, in questo brutto clima in cui siamo, sembra quasi un impedimento a fare altre cose.
Quindi, come è capitato in questa legislatura e come io credo che capiterà, quando un parlamentare che ha fatto bene il proprio lavoro qui e nel Governo, dopo tale esperienza - com'è normale in altri Paesi - grazie al fatto di avere fatto il parlamentare va a svolgere altri ruoli, credo che questo vada salutato positivamente da tutti (Applausi).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'accettazione delle dimissioni dell'onorevole Melandri.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 390
Votanti 388
Astenuti 2
Maggioranza 195
Voti favorevoli 230
Voti contrari 158
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che la deputata Golfo ha segnalato che non è riuscita a votare.

Proclamazione di un deputato subentrante (ore 18,45).

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito dell'accettazione delle dimissioni dal mandato parlamentare della deputata Giovanna Melandri, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, nella seduta del 22 ottobre 2008, ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del Testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati (decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957) - che il candidato che nell'ordine progressivo della lista n. 5 - Partito Democratico nella X circoscrizione Liguria segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Giovanni Lorenzo Forcieri. Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 117-bis, comma 3, del Regolamento, per la X circoscrizione Liguria, Giovanni Lorenzo Forcieri. Si intende che da oggi decorre il termine di 20 giorni per la presentazione di eventuali ricorsi. Al collega Forcieri, buon lavoro.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera in data odierna, il deputato Giuseppe Vatinno, già iscritto alla componente politica Alleanza per l'Italia del gruppo parlamentare Pag. 56Misto, ha chiesto di aderire al gruppo parlamentare Italia dei Valori. La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Approvazione in Commissione (ore 18,47).

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta del 13 novembre 2012, la VIII Commissione permanente (Ambiente, territorio e lavori pubblici) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge: Nicco «Modifica all'articolo 80 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, concernente le sedi dell'ente "Parco nazionale Gran Paradiso"» (4913); con l'assorbimento della seguente proposta di legge Togni e Lanzarin «Modifiche al decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 5 agosto 1947, n. 871, concernenti la sede dell'ente "Parco nazionale Gran Paradiso"» (4540), che pertanto sarà cancellata dall'ordine del giorno.

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea (ore 18,48).

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto che, al fine di consentire la conclusione dell'esame presso la V Commissione dei disegni di legge n. 5534-bis - Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2013) e n. 5535 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e bilancio pluriennale per il triennio 2013-2015, la discussione congiunta sulle linee generali dei medesimi disegni di legge, già prevista per domani, mercoledì 14 novembre (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), avrà luogo giovedì 15 novembre, dalle ore 15, con eventuale prosecuzione notturna.
Nella mattina di giovedì 15 novembre avrà luogo lo svolgimento di interpellanze urgenti.
Resta confermato lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) alle ore 15 di domani, mercoledì 14 novembre.
Il seguito dell'esame dei disegni di legge n. 5534-bis e n. 5535 avrà luogo a partire da martedì 20 novembre, alle ore 10. Nella stessa giornata, dalle ore 15 alle ore 18, avrà luogo il previsto esame delle mozioni Zampa ed altri n. 1-01183 e Mussolini ed altri n. 1-01184, concernenti iniziative in favore dell'infanzia.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 18,50).

CARLO EMANUELE TRAPPOLINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO EMANUELE TRAPPOLINO. Signor Presidente, le piogge straordinarie di questi giorni hanno messo in ginocchio interi territori dell'Umbria, della Toscana e dell'alto Lazio. I danni sono ingenti e nella mia regione molte aree artigianali e commerciali, abitazioni e terreni coltivati, produzioni agricole e strutture sono state devastate dall'acqua. Aziende isolate, strade e ponti chiusi, frane e allagamenti stanno provocando pesanti disagi nelle popolazioni colpite nell'orvietano, nel trasimeno, nel marcianese e nel perugino. Si è trattato di un evento di portata eccezionale. La quantità di pioggia che solitamente cade in una stagione si è infatti riversata in un solo giorno, causando l'inondazione di fiumi, torrenti e corsi d'acqua.
In questo momento il primo pensiero e la mia solidarietà va alle famiglie, cittadini, ai lavoratori e alle aziende colpite. È ora necessario superare la fase della prima emergenza per riportare la normalità nelle zone devastate dall'acqua e dal fango. Persistono ancora gravi difficoltà negli spostamenti, nelle attività economiche e sociali, nella agibilità degli edifici. In queste Pag. 57ore gli enti territoriali, le istituzioni, la Protezione civile, le forze dell'ordine e migliaia di volontari sono impegnati a fondo per questo obiettivo. Ecco Presidente, in questo senso di fronte alla solidarietà ed alla straordinarietà della situazione è indispensabile l'intervento immediato del Governo accanto all'impegno della regione Umbria per la decretazione dello stato di emergenza per calamità naturale, secondo quanto previsto dalla legge n. 100 del 2012.
E, poi, in sede di discussione della legge di stabilità il Governo deve prevedere l'esclusione dal Patto di stabilità degli interventi di messa in sicurezza del territorio, alcune risorse immediate, lo sblocco dei residui passivi di cui dispongono le regioni e gli enti locali perché possano cominciare i lavori per la riduzione del rischio idrogeologico e, infine, un intervento immediato per sospendere il pagamento, in scadenza il 16 novembre, della trimestrale IVA e della quarta rata del contributo minimo obbligatorio per artigiani e commercianti.
Signor Presidente, di fronte a questo disastro, dopo l'emergenza, non è più rinviabile un piano che affronti nel lungo periodo il dissesto idrogeologico del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

FRANCESCO BOSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, credo che questo non sia il momento, da parte dei singoli parlamentari, per elaborare strategie. Visto quanto drammaticamente è accaduto nella giornata di ieri in Toscana nella provincia di Lucca, in Lunigiana, nel comune di Capannoli fino a Grosseto, nella parte sud, dove si hanno già quattro morti e tre dispersi nelle zone di Orbetello, Albinia, Manciano, Capalbio, Pitigliano e Sorano, chiedo semplicemente che il Governo, di fronte a tutto questo, venga subito domani a riferire sullo stato delle cose e sui provvedimenti che intende intraprendere perché non è giusto, di fronte alla drammaticità di questi eventi, che il Parlamento non venga edotto dai competenti Ministri di quello che sta accadendo, cosa si sta facendo e, soprattutto, cosa si intende fare per questi enormi danni, in termini di sacrifici di vite umane, di proprietà private e infrastrutture pubbliche.
Quindi, signor Presidente, la prego di farsi portatore di questa richiesta presso il Governo affinché già da domattina si possano avere notizie più esatte (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, ho già avuto modo di informare il Presidente della Repubblica, il Presidente della Camera e il Presidente del Senato che il 6 novembre scorso la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato la Bulgaria per aver violato il diritto a libere elezioni previsto dall'articolo 3 del protocollo numero 1, in quanto ha adottato delle modifiche sostanziali al diritto elettorale. Questo perché, come prevede la Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa, le modifiche elettorali sostanziali non vanno prese a meno di un anno dalla scadenza elettorale.
La prego, signor Presidente, di sollecitare le Commissioni interessate, a cominciare dalla Commissione affari costituzionali, a prendere conoscenza di questa sentenza e di valutare, nel prosieguo dei nostri lavori, in prossimità della scadenza elettorale, l'opportunità o meno di presentarsi davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo con la manifesta volontà di violare i protocolli pattizi che il nostro Paese ha inteso sottoscrivere.

MARCO CARRA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO CARRA. Signor Presidente, intendo sollecitare la risposta all'interrogazione Pag. 58n. 5-08333 a mia firma, congiunta a quella dell'onorevole Zani, attraverso la quale chiedo che il Ministro dello sviluppo economico apra un tavolo di confronto tra le parti - mi riferisco alle organizzazioni sindacali e all'impresa - per affrontare la grave crisi che sta attraversando la cartiera Burgo, con particolare riferimento allo stabilimento di Mantova che conta poco meno di 200 dipendenti.
È importante che il Governo prenda l'iniziativa, visto che i vertici aziendali non incontrano i sindacati da oltre quattro mesi e che, dopo aver messo, nei mesi scorsi, in cassa integrazione i lavoratori, si apprestano ad una nuova chiusura dell'impianto. Ci sono temi rilevanti da affrontare, come gli ingenti costi energetici che questa azienda deve affrontare o la scelta che i gruppi editoriali compiono di acquisire la maggior parte della carta all'estero, pur godendo, nella quasi totalità dei casi, di cospicui finanziamenti pubblici, italiani ovviamente.
Sono questioni molto rilevanti per il futuro occupazionale di questi lavoratori, che meritano l'interessamento attivo del Governo e credo, a questo punto, a prescindere dalla stessa risposta che il Governo intenderà dare alla mia interrogazione.

LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, vorrei tornare sulle calamità naturali che hanno colpito in questi giorni, ieri e ieri l'altro, la Toscana, l'Umbria e le altre regioni italiane, invitandola - come ha fatto l'onorevole Bosi - a chiedere al Governo di venire a riferire, perché c'è veramente bisogno, in questo momento, dell'intervento di esso.
Alcuni presidenti di regione hanno ammesso il loro totale fallimento, la difficoltà in cui si trovano: come la regione Toscana, in cui il suo presidente, Rossi, ha chiesto aiuto alle altre regioni, dicendo che questa volta non ce la fanno; ed ha ragione. È necessario che intervenga il Governo e che i soldi messi a disposizione per il rischio idrogeologico siano veramente spesi per il rischio idrogeologico e per interventi di somma urgenza.
Noi abbiamo esempi di soldi, di milioni di euro, decine di milioni, stanziati e non utilizzati: si è ancora lì a fare gare per il pericolo, per la paura che qualche procura indaghi, e così non si fanno i lavori. Bisogna che questi soldi siano finalizzati al lavoro di contenimento degli argini e di pulizia degli alvei, e non ad altre cose. Bisogna ritornare, infatti, alla politica dei nostri antichi romani: cosa facevano quando dovevano bonificare un terreno o una zona? Facevano i canali, e più erano profondi e più si bonificava quella zona. Quindi, se non si tolgono le piante dai fiumi, se non si abbassa e non si fa il dragaggio di essi, se non si toglie la ghiaia, ebbene questi fiumi continueranno a venir fuori. È quello che è successo in Maremma, è quello che è successo nella mia Lunigiana, dove c'è stata una botta d'acqua pari al triplo, al quadruplo di quella che si è verificata nelle altre zone: eppure ha resistito, fino a quando è crollato un ponte dell'ANAS, di una statale. Se crolla il ponte di una statale, significa che le manutenzioni, anche l'ANAS, non le fa, perché bisogna andare a vedere sotto i piloni se c'è ancora un basamento su cui reggere. E il dramma di un pullman con 50 persone che è rimasto in bilico non si è consumato, perché il Padreterno ci ha dato una mano.
Quindi, è per questo che la invito, signor Presidente, a dire al Governo di venire a relazionare, di aiutare i governatori che chiedono aiuto e di vincolare i soldi a ben precisi interventi in ordine al rischio idrogeologico e non ad altre stupidaggini, che, ovviamente, sanno fare in molte province, e di realizzare quella che è la messa in sicurezza degli abitati.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUCIO BARANI. Non bisogna difendere l'ambiente, bisogna difendere la gente che abita in quelle zone. Le costruzioni non sono il danno, sono quelle da proteggere, Pag. 59perché lì ci vive la gente: quindi, bisogna rinforzare gli argini, pulire gli alvei, dragare il più possibile e spendere i soldi che sono stanziati, e non lasciarli lì per fare cassa.

DANIELA SBROLLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELA SBROLLINI. Signor Presidente, dopo la devastante alluvione causata dal fiume Bacchiglione il 1o novembre 2010 che ha sommerso di fango e acqua il territorio veneto danneggiando migliaia di persone e bloccando centinaia di aziende, in particolare nei territori del comune di Vicenza e del comune di Caldogno, purtroppo, come abbiamo potuto vedere, anche domenica 11 novembre, qualche giorno fa, un'altra volta i cittadini hanno vissuto una giornata bruttissima, per fortuna con problemi meno gravi rispetto a quelli che abbiamo visto due anni fa perché è stata scongiurata un'esondazione piena. Tuttavia, si sono registrati ampi allagamenti in alcune aree del territorio e nuovi danni; quindi, molte famiglie, oggi, sono in difficoltà.
Per scongiurare il rischio di una nuova alluvione è assolutamente necessario che venga realizzato il bacino di laminazione nel comune di Caldogno. Su questo c'è già un parere unanime espresso dai maggiori esperti, dalla regione Veneto alla Protezione civile e al Genio civile; questa è l'unica opera in grado di superare lo stato di emergenza permanente con cui sono costretti a convivere molti cittadini di questi nostri comuni. Il bacino di laminazione risulta già progettato dalla regione Veneto e integralmente finanziato; è notizia di pochi giorni fa che la Corte dei Conti ha autorizzato gli stanziamenti per realizzare l'opera.
Noi chiediamo che il Governo possa dare maggiore tempestività conferendo, solo per questa specifica situazione, al presidente della regione Veneto, Luca Zaia, dei poteri commissariali speciali, proprio per realizzare al più presto quest'opera che noi consideriamo importantissima. C'è già, inoltre, un parere espresso sia dal sindaco del comune di Vicenza che dal sindaco del comune di Caldogno e, quindi, chiedo al Governo di fare al più presto e di procedere in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANTONIO DE POLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DE POLI. Signor Presidente, anch'io prendo la parola per unirmi all'intervento della collega Sbrollini rispetto alle problematiche che abbiamo avuto in questi giorni, in modo particolare nei comuni di Vicenza e di Caldogno ma vorrei citare anche molti altri comuni tipo Veggiano, in provincia di Padova o, nel Camposampierese, Loreggia e molti altri. Credo che, oggi, la salvaguardia del territorio sia una delle priorità che questo Governo deve mettere in atto e altrettanto devo dire che tale attenzione deve essere posta anche da parte della regione, del suo presidente e, quindi, da parte di quella maggioranza che purtroppo, ancora una volta, dopo due anni dal disastro che abbiamo visto tutti, ancora oggi, non è riuscita a far sì che quelle opere che sono state programmate, finanziate e autorizzate - in modo particolare, come detto prima, quella del bacino di laminazione di Caldogno - siano realizzate. Allora, credo che oggi servano realmente dei poteri speciali ma che diano dei tempi e delle modalità tali che, se li diamo alla regione, al suo presidente, realizzi quanto necessario, non lasci lì tutto, come è successo, purtroppo, due anni fa. Se questo non avvenisse chiediamo che intervenga direttamente il Governo con i poteri sostitutivi per raggiungere quegli obiettivi e per mettere in sicurezza il territorio del Veneto.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, ho più volte posto all'attenzione di questa Camera i problemi presenti nel territorio del Metapontino riguardanti la sicurezza e la crescita della criminalità organizzata. Per rispondere con coraggio a questi problemi le comunità di quel territorio, proprio sabato scorso, a Policoro hanno fatto una grande manifestazione per la legalità; c'erano tante associazioni, l'associazione «Libera», ma soprattutto tanti giovani legati al mondo cattolico. Intervengo anche stasera, signor Presidente, per sollecitarla affinché possa chiedere al Ministero dell'interno e al Ministero della difesa di dare seguito a quegli impegni che sono stati assunti e che ci sia un potenziamento delle strutture riguardanti l'ordine pubblico.
Anche perché non si tratta solo di semplici furti che si stanno realizzando in quella realtà, crescono purtroppo gli attentati alle aziende. C'è la preoccupazione che si stia organizzando una associazione criminale che attraverso il racket vuole piegare importanti siti produttivi. Ecco perché le chiedo, Presidente, di sollecitare i Ministeri competenti affinché si dia seguito a tutte quelle tematiche che sono state qui poste all'attenzione, quelle realtà vengano seriamente potenziate e possa essere fronteggiata la crescita della criminalità organizzata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

AUGUSTO DI STANISLAO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, intervengo solo per rappresentare un'istanza che riguarda un'azienda che è situata nel mio comune, che è azienda leader a livello internazionale per la lavorazione dei materiali compositi, di carbonio, che ha prodotto interventi per quanto riguarda importanti marche nazionali e internazionali - ne cito alcune per tutte: Ferrari, Maserati, Porsche - e che si è interessata anche della definizione di alcuni materiali compositi per l'aerospaziale. È una società che in questi anni è arrivata ad avere 1.200 operai e che si è distinta in tutto il mondo per la capacità e la qualità della lavorazione e per la capacità, la qualità e l'abnegazione dei suoi dipendenti.
Siamo in una fase di profonda crisi nella quale attualmente i due rappresentanti che hanno rilevato la società non si sono dimostrati in grado di reggere l'urto di questa sfida per l'innovazione, il cambiamento e di reggere anche la sfida dei mercati, per cui si è arrivati ad un punto tale che richiede la presenza forte, diretta e immediata del Ministero dello sviluppo economico. Tale intervento non è più rinviabile assolutamente nemmeno alla parte tecnica che è rappresentata all'interno del Ministero, perché in questo momento è la politica che deve intervenire attraverso il Ministro affinché prenda in carico questo bacino di professionalità e di qualità. Parliamo di 520 operai che rappresentano la possibilità di rilancio per questa azienda che attualmente vede una parte di loro, quasi un centinaio, presidiare notte e giorno l'azienda affinché non sparisca dal mercato, perché in questa fase più che mai, nonostante tutto, è chiamata in causa per mettere in campo una serie di nuovi elementi di materiale di carbonio che vanno a interessare macchine che stanno facendo gli interessi nazionali in Formula 1, e non solo, che hanno bisogno di un sostegno reale sotto il profilo economico e politico e che hanno bisogno del Ministero.
Mi auguro che questi operai con le loro famiglie non vengano abbandonati a se stessi, ma che si possa definire quanto prima, anche in settimana, un incontro con le parti sindacali, le maestranze e la proprietà affinché si dia una risposta diretta ed immediata. Infatti, questi non solo hanno bisogno di un intervento di politica e di un intervento economico-finanziario, ma hanno bisogno di sapere che lo Stato è vicino, che il Governo è vicino. Hanno bisogno di sapere che c'è una grande e importante prospettiva e che non si lasciano quote di mercato in mano ad altre nazioni, perché noi in questo settore rappresentiamo l'eccellenza. Pag. 61
Ricordo anche ai colleghi che sono presenti in quest'Aula che in quella sede, nel comune di Colonnella, vi è un polo del carbonio riconosciuto a livello regionale e nazionale che merita considerazione, merita prospettiva, merita di essere ripreso in mano e merita che le istanze di questi operai abbiano la giusta dignità e possano trovare accoglienza all'interno del Ministero. Mi auguro che nei prossimi giorni, nelle prossime ore, ci siano delle risposte importanti e concrete perché è giusto che queste persone possano guardare con serenità alla loro prospettiva di vita e che le loro famiglie abbiano la necessaria tranquillità.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari (ore 19,08).

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Giovanni Lorenzo Forcieri, proclamato in data odierna, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Partito Democratico.
Comunico altresì che con lettera pervenuta in data odierna il deputato Aniello Formisano, già iscritto al gruppo parlamentare Italia dei Valori, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 14 novembre 2012, alle 15:

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 19,10.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 5520-A/R - odg 9/8 412 408 4 205 202 206 47 Resp.
2 Nom. odg 9/5520-A/R/14 rif. 437 434 3 218 426 8 47 Appr.
3 Nom. odg 9/5520-A/R/24 450 445 5 223 66 379 46 Resp.
4 Nom. odg 9/5520-A/R/27 452 447 5 224 62 385 45 Resp.
5 Nom. odg 9/5520-A/R/31 459 450 9 226 61 389 43 Resp.
6 Nom. odg 9/5520-A/R/33 459 450 9 226 63 387 43 Resp.
7 Nom. odg 9/5520-A/R/35 455 444 11 223 145 299 43 Resp.
8 Nom. odg 9/5520-A/R/37 461 451 10 226 67 384 43 Resp.
9 Nom. odg 9/5520-A/R/51 460 453 7 227 59 394 43 Resp.
10 Nom. odg 9/5520-A/R/52 461 457 4 229 46 411 43 Resp.
11 Nom. odg 9/5520-A/R/54 464 450 14 226 86 364 43 Resp.
12 Nom. odg 9/5520-A/R/55 454 442 12 222 61 381 43 Resp.
13 Nom. odg 9/5520-A/R/56 460 449 11 225 66 383 43 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/5520-A/R/59 467 459 8 230 222 237 43 Resp.
15 Nom. odg 9/5520-A/R/61 466 458 8 230 215 243 43 Resp.
16 Nom. odg 9/5520-A/R/73 471 461 10 231 67 394 43 Resp.
17 Nom. odg 9/5520-A/R/76 468 458 10 230 61 397 43 Resp.
18 Nom. odg 9/5520-A/R/79 468 460 8 231 52 408 43 Resp.
19 Nom. odg 9/5520-A/R/80 472 463 9 232 52 411 43 Resp.
20 Nom. Ddl 5520-A/R - voto finale 466 391 75 196 386 5 39 Appr.
21 Nom. T.U. 3466 e abb.-B - em. 1.3 449 389 60 195 13 376 38 Resp.
22 Nom. em. 1.1 456 395 61 198 17 378 37 Resp.
23 Nom. articolo 1 459 396 63 199 380 16 37 Appr.
24 Nom. articolo 2 461 407 54 204 389 18 37 Appr.
25 Nom. T.U. 3466 e abb.-B - voto finale 440 374 66 188 349 25 37 Appr.
26 Segr Dimissioni On.Melandri 390 388 2 195 230 158 37 Appr.