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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 618 di giovedì 5 aprile 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 9,40.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati De Micheli, Di Stanislao, Gregorio Fontana, Gidoni, Lupi, Paglia, Rugghia, Toccafondi e Vella sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

Il Presidente del Senato, con lettera in data 4 aprile 2012, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VI Commissione (Finanze):
S. 3184 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie, di efficientamento e potenziamento delle procedure di accertamento» (5109) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, V, VII, VIII, IX, X, XI, XII, XIII, XIV e della Commissione parlamentari per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione di cui all'articolo 16-bis del Regolamento.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Intendimenti del Governo in merito alla richiesta di estradizione di Arsen Avakov avanzata dalle autorità ucraine - n. 2-01437)

PRESIDENTE. L'onorevole Vernetti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01437, concernente intendimenti del Governo in merito alla richiesta di estradizione di Arsen Avakov avanzata dalle autorità ucraine (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, pochi giorni fa la Camera dei deputati, con un'iniziativa che ha coinvolto esponenti di tutte le forze politiche, ha ospitato Eugenia Timoshenko, figlia dell'ex Primo ministro Pag. 2 dell'Ucraina, Yulia Timoshenko. In quell'occasione essa ha incontrato il Presidente del Parlamento ed esponenti di tutte le forze politiche che sostengono quella campagna di liberazione della ex Primo ministro e di altri esponenti del precedente Governo, oggi detenuti con arresti che noi giudichiamo ampiamente arbitrari.
La situazione dell'Ucraina in questi ultimi mesi, dopo la vittoria di Yanukovych, si è fortemente deteriorata per quel che riguarda gli standard della tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Persino il possibile accordo di associazione tra Ucraina e Unione europea è messo in discussione e numerosi osservatori internazionali - e cito esponenti del Parlamento europeo, del Congresso degli Stati Uniti d'America, di molti Governi dell'Unione europea e lo stesso Commissario europeo per le relazioni esterne - giudicano quest'arretramento degli standard in materia di tutela delle libertà fondamentali e dei diritti umani, un elemento che, per così dire, potrà produrre effetti negativi sull'insieme delle relazioni bilaterali e multilaterali di quel Paese, intanto con l'Unione europea.
Vi è il fatto stesso che un ex Primo ministro sia oggi in carcere da oltre sei mesi - mi riferisco a Yulia Timoshenko - per un reato sostanzialmente di abuso di potere, che è ancora meno che un reato amministrativo. Yulia Timoshenko è infatti accusata dalla magistratura, tutt'altro che indipendente, di avere concluso un accordo per le forniture del gas russo all'Ucraina - accordo, segnalo, sul quale c'era un interesse strategico da parte di tutta l'Unione europea e dei Paesi confinanti - considerato svantaggioso per il proprio Paese.
Numerosi osservatori, autorità ed enti internazionali, a cominciare dall'Unione europea, hanno fortemente criticato l'articolo 365 del codice penale ucraino, che sostanzialmente è un articolo che norma e definisce l'abuso di potere, che tutti gli organismi internazionali giudicano uno strumento che il Governo e una magistratura giudicata da molti osservatori non indipendente utilizzano per colpire gli avversari politici.
Non è un caso, forse è l'unico caso europeo, dove oggi sono in carcere, a distanza di soli sei mesi dalle elezioni, l'ex Primo Ministro, l'ex vice Primo Ministro, l'ex Ministro della difesa, l'ex Ministro dell'interno. È un elemento che ci preoccupa. Pochi giorni fa ci è giunta notizia - segnalo che tutti i sondaggi rilevano come il movimento il Tymoshenko Bloc, cioè quella coalizione di forze democratiche nate in seguito alla cosiddetta rivoluzione arancione, è data per largamente vittoriosa nelle prossime elezioni parlamentari previste per l'ottobre 2012. Ma, naturalmente, una coalizione data nei sondaggi largamente vittoriosa, con il proprio leader incarcerato nelle patrie galere, e pure malato, difficilmente può competere in condizioni eque e civili - che le autorità italiane hanno arrestato, su mandato dell'Interpol e su richiesta delle autorità giudiziarie ucraine, Arsen Avakov, esponente del partito politico dell'ex Primo Ministro (oggi all'opposizione in Ucraina), ex governatore della regione di Kharkov, importante area industriale del centro del Paese, e anch'egli accusato, sempre sulla base dello stesso articolo 365 del codice penale, di abuso di potere. Noi crediamo che naturalmente le forze di polizia e le autorità italiane devono operare nel modo più deciso per la repressione di ogni forma di crimine, anche perseguendo esponenti non italiani su richiesta dell'Interpol - non c'è dubbio -, ma noi crediamo che questo sia un caso nel quale nuovamente abbiamo a che fare con una richiesta profondamente politica, e quindi chiediamo al Governo di negare l'estradizione e anche di valutare la concessione dell'asilo politico qualora l'interessato ne facesse richiesta.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per la giustizia, Andrea Zoppini, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ZOPPINI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, in Pag. 3risposta all'interpellanza urgente dell'onorevole Vernetti, e in relazione ai fatti nella stessa riportati, ritengo opportuno comunicare quali sono gli elementi conoscitivi attualmente nella disponibilità del Ministero della giustizia.
Secondo quanto riferito dal competente Dipartimento per gli affari di giustizia, il cittadino ucraino Avakov Arsen è stato arrestato in Italia il 16 marzo 2012, in quanto ricercato dalla Repubblica dell'Ucraina, in seguito al mandato di arresto emesso nei suoi confronti dal tribunale di Kharkiv, in data 31 gennaio 2012, per commissione di un reato di truffa. In data 27 marzo 2012, l'arresto dell'Avakov è stato convalidato alla Corte di appello di Roma, che ha contestualmente disposto l'applicazione della misura coercitiva della custodia cautelare in carcere, dandone informazione al Ministero della giustizia. Il successivo 28 marzo, il Ministero della giustizia ha a sua volta informato lo Stato estero dell'applicazione provvisoria della misura coercitiva nei confronti dell'Avakov e, in ottemperanza al dettato normativo dell'articolo 716, comma 4, del codice di procedura penale, ha richiesto il mantenimento della misura in atto rappresentando l'insussistenza allo stato di ragioni ostative all'estradizione dell'arrestato.
La richiesta di mantenimento della suddetta misura è stata avanzata, infatti, avendo riguardo agli elementi di fatto e di diritto emergenti dal verbale di arresto e dal provvedimento di convalida e di contestuale applicazione della custodia in carcere, nei quali nulla viene detto né sulla personalità dell'arrestato né tantomeno sul suo ruolo politico di ex governatore di Kharkiv e di personalità di spicco del partito di opposizione denominato Patria. Piuttosto, l'unico riferimento formale al quale è possibile assegnare una pretesa natura politica è rinvenibile nel diniego all'estradizione per asseriti motivi politici, che lo stesso arrestato ha opposto all'autorità giudiziaria procedente e che è stato comunicato dalla Corte d'appello di Roma al Ministero della giustizia il 29 marzo 2012. Tengo, quindi, a sottolineare che nessun altro documento o allegazione difensiva risulta finora pervenuta al Ministero della giustizia circa la prospettata persecuzione politica dell'Avakov e che, pertanto, in assenza di parametri diversi, non può esser effettuata nessuna considerazione ulteriore o difforme, quanto meno di natura discriminatoria.
Ad ogni buon conto vorrei ricordare, sotto il profilo strettamente tecnico-giuridico, che il procedimento relativo all'estradizione dell'Avakov è tuttora pendente nella fase giurisdizionale, avendo la Corte di appello di Roma esclusivamente convalidato l'arresto del ricercato, ed emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, in relazione ad un fatto reato che è stato qualificato come abuso d'ufficio, ai sensi dell'articolo 323 del codice penale, e non come truffa.
Ogni eventuale circostanza dovrà, quindi, essere presa in considerazione, in primo luogo, dalla Corte di appello di Roma in sede di decisione, nel merito, sulla ricorrenza dei presupposti per l'estradizione.
Qualora, infatti, l'autorità giudiziaria procedente dovesse ritenere che, ai sensi dell'articolo 701 del codice di procedura penale, difettino i presupposti per l'accoglimento della domanda presentata dall'autorità del Governo della Repubblica di Ucraina, l'estradizione dell'Avakov non potrebbe essere in alcun modo concessa.
Soltanto all'esito della fase giurisdizionale, ed unicamente nell'ipotesi in cui la predetta Corte di appello abbia ritenuto la sussistenza delle condizioni per l'accoglimento della domanda di estradizione, quelle stesse circostanze ed eventuali memorie difensive o documenti che dovessero essere prodotti e comunicati al Ministero, potranno essere valutati dal Ministro guardasigilli ai fini dell'eventuale diniego della richiesta di estradizione.
Quanto agli aspetti di competenza propria del Ministero degli affari esteri, posso comunicare che resta ferma l'attenzione e la preoccupazione dell'Unione europea, e con essa dell'Italia, per alcuni procedimenti giudiziari della Repubblica ucraina, Pag. 4che non hanno rispettato gli standard internazionali in materia di processo trasparente e indipendente.
Sul piano politico, infatti, in seguito al vertice Unione europea-Ucraina del dicembre 2011, è stata adottata una dichiarazione congiunta nella quale le stesse autorità ucraine, confermando il loro impegno in materia di Stato di diritto e di indipendenza del potere giudiziario, hanno riconosciuto che le sfide in tale area richiedono urgente attenzione, in particolare attraverso una riforma giudiziaria. Tale dichiarazione congiunta ha indicato anche che è necessario migliorare la legislazione ucraina in materia di libertà di riunione e di libertà di stampa, in modo da allinearla agli standard internazionali e che è del pari fondamentale promuovere la conclusione del nuovo Accordo di associazione e la sua successiva applicazione, proprio al fine di accelerare l'associazione politica e l'integrazione economica dell'Ucraina con l'Unione europea.
L'Italia, che è pienamente solidale con le posizioni espresse dalle istanze dell'Unione europea e che ha contribuito a definirle, sta lavorando in questa direzione.
Per ciò che concerne, infine, la prospettata ipotesi dell'asilo politico, la competenza a pronunciarsi è della Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale; anche quest'ultima potrà intervenire soltanto dopo l'eventuale presentazione di una domanda in tal senso e potrà valutare, in sede di successiva istruttoria, tutte le considerazioni di contesto politico e diplomatico rappresentate.

PRESIDENTE. L'onorevole Vernetti ha facoltà di replicare.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la risposta. Io credo che vi siano i tempi per poter ragionare ed esaminare, quindi, con calma il caso; sarà nostra cura seguirlo con attenzione. Naturalmente, è stata depositata una mozione sul caso generale dei diritti umani e della democrazia in Ucraina - che verrà discussa, credo, tra non molto qui in Aula, alla Camera dei deputati -, che affronta puntualmente non solo tutti i temi oggetto di questo caso specifico, ma anche il quadro generale e il contesto in cui si colloca.
Quindi, ringrazio il Governo e ci riteniamo soddisfatti fino a questo momento: naturalmente, sarà nostra cura seguire con puntualità il caso per verificarne le successive evoluzioni.

(Orientamenti del Governo sulla riorganizzazione degli uffici giudiziari in zone ad alta concentrazione criminale, con particolare riferimento all'ipotesi di soppressione del tribunale di Bagheria (Palermo) - n. 2-01438)

PRESIDENTE. L'onorevole Giammanco ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01438, concernente orientamenti del Governo sulla riorganizzazione degli uffici giudiziari in zone ad alta concentrazione criminale, con particolare riferimento all'ipotesi di soppressione del tribunale di Bagheria (Palermo) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

GABRIELLA GIAMMANCO. Signor Presidente, signor sottosegretario, la questione che mi accingo a sottoporle è fortemente sentita da me, in quanto cittadina bagherese, e da tutta la comunità di Bagheria che, in quest'Aula, mi pregio di rappresentare.
Come lei sicuramente saprà, Bagheria è il comune più popoloso della provincia di Palermo, con i suoi quasi 60 mila abitanti, ed è il dodicesimo centro più popoloso della Sicilia. Ciò premesso, ciò di cui oggi le chiederò maggiore contezza, riguarda la riduzione delle sedi distaccate di tribunale, anche mediante accorpamento di tribunali limitrofi, prevista dalla legge del 14 settembre 2011, n. 148, che ha convertito il decreto-legge n. 138 dello stesso anno.
Il primo articolo della predetta legge, attribuisce all'Esecutivo la delega per l'adozione di decreti legislativi diretti a riorganizzare la distribuzione degli uffici Pag. 5giudiziari sul territorio, con l'obiettivo di ridurre la spesa pubblica e incrementare l'efficienza.
Sempre lo stesso articolo - l'articolo 1 della legge n. 148 del 2011 - indica i principi e i criteri direttivi da osservare nella riorganizzazione degli uffici giudiziari. La lettera b) del comma 2 di tale articolo prevede di ridefinire l'assetto territoriale degli uffici giudiziari, anche mediante l'attribuzione di porzioni di territori a circondari limitrofi, secondo criteri che tengano conto, tra l'altro, della specificità territoriale del bacino di utenza, anche con riguardo - cito testualmente - al «tasso di impatto della criminalità organizzata».
Nell'ambito dell'ampio progetto di redistribuzione degli uffici giudiziari si prospetta la chiusura del tribunale di Bagheria, in quanto sezione distaccata del tribunale di Palermo, che ha una competenza territoriale sulla città di Bagheria, appunto, e sul comune di Ficarazzi.
Signor sottosegretario, è innegabile che la presenza sul territorio di questo ufficio giudiziario rappresenti molto per la città di Bagheria e per tutti i bagheresi, me compresa, che ritengono questo tribunale segno tangibile della presenza dello Stato, simbolo e presidio di legalità in un'area geografica della Sicilia in cui sono, purtroppo, ancora troppo presenti e troppo diffusi gli interessi della criminalità organizzata, specie quella di stampo mafioso.
L'altissimo prezzo pagato nella lotta alla mafia, soprattutto in termini di vite umane, costituisce testimonianza del grande impegno profuso dalle istituzioni, dalla magistratura, dalle forze dell'ordine e da tutti i cittadini onesti per l'affermazione dei principi del vivere civile, ma i risultati finora ottenuti, signor sottosegretario, devono essere consolidati con un'adeguata e continua presenza dello Stato sul territorio e con la promozione della cultura dell'antimafia.
L'importanza della presenza delle istituzioni, che maggiormente richiama al concetto di legalità e che tutela la società civile in un ambito territoriale certamente complesso, non può, dunque, essere ignorata a causa del pur necessario, riordino dei conti pubblici. Riordino dei conti pubblici che, a mio parere, non può essere perseguito in modo cieco, senza considerare la peculiarità delle diverse aree geografiche coinvolte nella riorganizzazione degli uffici giudiziari, ancor più perché, come precedente accennato, l'articolo 1 della legge n. 148 del 2011 chiama in causa, tra i criteri da osservare nella redistribuzione dei tribunali, la «specificità territoriale» e il «tasso d'impatto della criminalità organizzata».
L'eventuale soppressione del tribunale di Bagheria e il conseguente spostamento del suo carico di lavoro sul tribunale di Palermo allungherebbero, tra l'altro, i tempi della giustizia in zone in cui l'esigenza della certezza del diritto è maggiormente sentita, senza contare che la contemporanea soppressione di altre sedi distaccate e il conseguente trasferimento dei loro contenziosi al tribunale di Palermo andrebbero ulteriormente a gravare e a rallentare l'efficienza del tribunale del capoluogo siciliano.
È doveroso ricordare, signor sottosegretario, che al tribunale di Bagheria, in passato, precisamente tra il 1999 e il 2000, nonostante la manifesta contrarietà del sindaco di allora e della classe forense di Bagheria, fu sottratta la competenza su estese aree territoriali. In quegli anni, infatti, si frazionò e ridimensionò notevolmente il comprensorio della sezione distaccata di Bagheria del tribunale di Palermo. In che modo? Attribuendo al circondario del tribunale di Termini Imerese o, in alternativa, alla sua sezione distaccata di Corleone, il territorio dei comuni di Belmonte Mezzagno, Baucina, Casteldaccia, Ciminna, Misilmeri, Santa Flavia, Ventimiglia di Sicilia, Cefalà Diana, Godrano, Bolognetta, Marineo, Campofelice di Fitalia, Mezzojuso e Villafrati: tutti comuni fino ad allora, ripeto, facenti parte del circondario della sezione distaccata di Bagheria del tribunale di Palermo.
In particolare, va sottolineato che le abitazioni del comune di Santa Flavia e le abitazioni del comune di Bagheria confinano tra loro senza soluzione di continuità Pag. 6e che, da Bagheria, Santa Flavia si può raggiungere anche a piedi. Inoltre, tutti gli altri comuni prima citati distano da Bagheria appena dieci-quindici minuti di automobile e per raggiungere Termini Imerese da questi comuni è necessario passare, pur sempre, dalla città di Bagheria.
Ciò aveva quindi giustificato che facessero parte del circondario della sezione distaccata di Bagheria, in seguito depauperata, a mio parere, in modo assolutamente arbitrario ed ingiustificato, a favore del tribunale di Termini Imerese. Sarebbe quindi opportuno, come prevede anche l'articolo 1 della più volte citata legge n. 148 del 2011, rivedere e ridefinire l'assetto territoriale degli uffici giudiziari mediante la diversa attribuzione di porzioni di territorio a circondari vicini.
Per concludere, signor sottosegretario, le chiedo, quindi, quale sia l'orientamento del Governo per quanto riguarda la riorganizzazione degli uffici giudiziari in aree del nostro Paese, come quella di cui sto parlando, particolarmente complesse e a rischio per l'alta concentrazione criminale di stampo mafioso. Le chiedo, inoltre, allo scopo di mantenere aperto il tribunale di Bagheria, simbolo e presidio di legalità e di giustizia, di mutare l'assetto della circoscrizione, riaccorpando a tale ufficio giudiziario i comuni limitrofi che in passato, come ho ricordato, gli appartenevano e che sono veramente tanti e diversi. In questo modo, il tribunale di Bagheria potrebbe anche trasformarsi in sezione distaccata di Termini Imerese, alleggerendo, tra l'altro, l'enorme carico di lavoro che andrebbe a confluire a Termini Imprese, anche in seguito alla prevista chiusura del tribunale di Cefalù competente, tra l'altro, su tutti i contenziosi del territorio delle Madonie.
Infine, signor sottosegretario, qualora per esigenze di contenimento della spesa pubblica, non fosse, in alcun modo, possibile mantenere in vita il tribunale di Bagheria, chiedo al Ministero della giustizia, che lei rappresenta, di accorpare questo ufficio giudiziario al tribunale di Termini Imerese, che potrebbe rispondere, con maggiore celerità rispetto al tribunale di Palermo, alle esigenze di giustizia dei cittadini bagheresi.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Andrea Zoppini, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ZOPPINI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, nel rispondere all'interpellanza dell'onorevole Giammanco, non posso non riferirmi a quanto già rappresentato il 29 marzo ultimo scorso, in occasione della discussione dell'interpellanza urgente dell'onorevole Di Centa, avente ad oggetto le problematiche connesse al progetto di revisione delle circoscrizioni giudiziarie. Devo, pertanto, anche in questa occasione ricordare che, come noto, la legge n. 148 del 2011, di conversione del decreto-legge n. 138 del 2011, delega il Governo ad adottare decreti legislativi per la riorganizzazione della distribuzione degli uffici giudiziari sul territorio. I principi ed i criteri direttivi del riordino prevedono la riduzione degli uffici giudiziari di primo grado, la possibilità di ridefinire l'assetto territoriale delle circoscrizioni giudiziarie, anche mediante attribuzione di porzioni di territorio a circondari limitrofi e la ridefinizione dell'assetto territoriale degli uffici requirenti non distrettuali.
Pertanto, con decreto ministeriale del 13 ottobre 2011 è stato istituito, presso l'ufficio legislativo del Dicastero della giustizia, il gruppo di studio per la revisione delle circoscrizioni giudiziarie. Allo stato, posso comunicare che tale gruppo di studio sta provvedendo a raccogliere i dati relativi ai carichi di lavoro, alle piante organiche, ai bacini di utenza e a quant'altro possa rivelarsi utile ai fini dell'elaborazione di criteri oggettivi ed omogenei, sulla cui base riorganizzare gli uffici giudiziari e realizzare una loro più razionale distribuzione sul territorio. L'individuazione dei predetti criteri, allo stato ancora in via di definizione, mira, infatti a conseguire una preventiva risoluzione di eventuali problematiche nell'esercizio della delega, con particolare riferimento alla necessità Pag. 7 di contemperare l'esigenza di una ottimale distribuzione e di impiego delle risorse disponibili, con la necessità di garantire all'utenza opportune condizioni di fruibilità, così da realizzare una complessiva, maggiore efficienza nell'erogazione del servizio giustizia. Una volta concluso tale incarico e definiti tali criteri si procederà alla concreta individuazione delle sedi giudiziarie accorpabili, tenendo conto delle indicazioni provenienti dai responsabili degli uffici giudiziari e dai rappresentanti degli organi istituzionali e delle comunità interessate.
Ribadisco infine che soltanto all'esito del predetto articolato procedimento, nel quale, vorrei sottolineare, si darà adeguato spazio a tutte le indicazioni provenienti dalle diverse istituzioni territoriali, sarà possibile sottoporre al vaglio delle competenti autorità politiche gli interventi normativi ritenuti necessari.
Detto questo, però, voglio aggiungere che il Governo terrà sicuramente conto delle indicazioni che oggi sono state fornite quanto al riaccorpamento della sezione distaccata di Bagheria. Mi farò personalmente carico di trasmettere quanto ascoltato al Ministro, in modo da dare soddisfazione - nei limiti in cui, naturalmente, l'opera di revisione delle circoscrizioni sarà possibile - alle indicazioni che oggi sono state prospettate al Governo.

PRESIDENTE. L'onorevole Giammanco ha facoltà di replicare.

GABRIELLA GIAMMANCO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la sua gentile risposta, dal momento che egli stesso ha detto che le decisioni finali sono ancora in via di definizione e, appunto, non sono state definitivamente prese. Mi auguro, davvero, che l'Esecutivo valuti seriamente, in molto attento ed approfondito, la possibilità di mantenere aperto il tribunale di Bagheria, per tutte le ragioni che le ho precedentemente esposto e per la possibilità, prevista già dalla legge n. 148 del 2011, di riattribuirgli dei territori che anni fa gli furono ingiustamente sottratti, lo ripeto.
Ciononostante confido e mi auguro fortemente che, nell'impossibilità di far sopravvivere il tribunale di Bagheria, la soluzione alternativa che le ho prospettato, cioè quella di accorparlo al tribunale di Termini Imerese anziché a quello di Palermo, possa essere quella decisa, in ultima analisi, dal Governo che lei rappresenta.
Nel sollecitarvi nuovamente, quindi, ad agire verso questa direzione, le chiedo, comunque, di non sottovalutare l'opportunità di mantenere aperto il tribunale di Bagheria, che è simbolo - ripeto - di legalità e di giustizia in un'area geografica ad alta infiltrazione mafiosa e che per questo merita tutta l'attenzione di questo Esecutivo.

(Elementi ed iniziative di competenza in merito a comportamenti del prefetto Paolo Maddaloni in relazione a fatti per i quali sono in corso indagini giudiziarie - n. 2-01439)

PRESIDENTE. L'onorevole Codurelli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01439, concernente elementi ed iniziative di competenza in merito a comportamenti del prefetto Paolo Maddaloni in relazione a fatti per i quali sono in corso indagini giudiziarie (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, dalla stampa abbiamo appreso che, il 23 marzo, il Consiglio dei ministri ha nominato diversi prefetti, coinvolgendo anche la provincia di Lecco, oltre a Monza, Livorno, Firenze, Siena e Reggio Calabria. A Lecco, in sostituzione del prefetto Valentini, è stato indicato Paolino Maddaloni, in arrivo da Frosinone. Sempre dalla stampa abbiamo appreso che, alla fine di febbraio, Paolino Maddaloni era stato messo a disposizione dal Ministero dell'interno, lasciando il suo incarico a Frosinone. La decisione era stata presa dal Consiglio dei ministri dopo che era stata resa nota una sua telefonata intercettata con l'ex sindaco di Casapesenna, Pag. 8 Fortunato Zagaria, arrestato agli inizi di febbraio con l'accusa di aver favorito il boss dei casalesi, Michele Zagaria, solo suo omonimo. Per questa vicenda, comunque, Maddaloni non è indagato, mentre risulta indagato Fortunato Zagaria, come indicato nell'interpellanza. Lo stesso prefetto, però, ha ricevuto nel 2010 un avviso di garanzia per appalti truccati, quando era subcommissario per i rifiuti al comune di Caserta (la Direzione distrettuale antimafia di Napoli ne aveva chiesto l'arresto), sempre a favore degli imprenditori legati alla camorra. Questo procedimento risulta ancora in corso, il prefetto risulta rinviato a giudizio dopo che il procedimento originario è stato separato in due tronconi. Sottolineo velocemente che gli imputati dell'altro troncone sono stati addirittura arrestati e la procedura sta andando avanti.
Come parlamentari del PD, assieme al mio collega senatore Rusconi, ci siamo immediatamente attivati, contattando il Ministero, perché colpiti, veramente colpiti, da questa nomina, non esprimendo assolutamente un giudizio sulla persona, ma perché definiamo inopportuno il trasferimento a Lecco, stante la delicatezza per le situazioni che si sono verificate sul nostro territorio.
Abbiamo chiesto e chiediamo ora, a fronte delle indagini in corso, proprio per meglio tutelare l'amministrazione e l'interesse pubblico, di procedere ad un immediato avvicendamento del prefetto, destinandolo ad attività che non prevedano interazione con amministrazioni comunali, ovunque siano situate, non solamente a Lecco. Da qui quindi l'opportunità di questa nomina, che abbiamo trasferito in questa interpellanza urgente.
Nel contempo, sottolineo con convinzione che sollevare questioni garantiste per giustificare tale nomina non c'entra assolutamente nulla. Attenzione: non sono per niente accettabili in quanto qui non si discute, come abbiamo affermato da subito e ovunque, dell'innocenza o meno del signor Maddaloni, che ha tutto il diritto di difendersi e tutelarsi nelle aule di giustizia, ma della credibilità o meno di una carica istituzionale, visto che la persona è investita appunto da questioni giudiziarie, nell'intrecciare rapporti delicati e complessi che non sono esenti nel nostro territorio. Come si fa a non ammettere l'errore, il grosso errore, anche di sottovalutazione, da parte del Ministero competente? Si tratta di un errore verso il territorio.
Ci domandiamo, ancora più, quale idea ci si sia fatta dei territori, in generale, da parte del Governo. Non è una domanda retorica, attenzione, per questo abbiamo chiesto e richiediamo ora che l'unica via di uscita seria ed auspicabile è quella che il Ministero dell'interno torni sui suoi passi e destini il signor Maddaloni ad altro incarico, senza esporlo a sua volta a un dibattito imbarazzante e di cui non c'è assolutamente alcun bisogno e che sicuramente non giova all'immagine di nessuno, a partire dalla credibilità stessa del Governo in carica. La città di Lecco e la sua provincia tutta hanno svolto in questi anni una importante azione di prevenzione contro le infiltrazioni mafiose, aumentando i controlli e la vigilanza nel territorio, dal caso dell'annullamento della gara di appalto dei parcheggi, abbastanza recente, che è una testimonianza concreta dell'impegno in tal senso. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza una stretta collaborazione e sinergia fra tutti gli attori, in primis il prefetto Marco Valentini, con il quale si è instaurata una fattiva collaborazione, generata da un rapporto di fiducia, oltre che da un chiaro impegno a favore della tutela della legalità.
Occorre tutelare le imprese e il territorio dalle infiltrazioni criminali attraverso un sistema di sicurezza, non partecipata solo sulla carta, per rendere le attività economiche il più possibile impermeabili alle infiltrazioni e al rischio di collusione con la criminalità organizzata, servono regole, principi e procedure finalizzate a rafforzare le condizioni di sicurezza e legalità nel mondo del lavoro al fine di qualificare il personale delle aziende, e così via. Regole sì, ma occorre una forte credibilità. Senza questa, niente va avanti, e lo sappiamo. Pag. 9
Questa scelta, lo ribadisco, inopportuna del Ministro Cancellieri che ha destinato a Lecco Maddaloni rischia di bloccare quel circolo virtuoso instaurato fino ad oggi. È bene assolutamente sgombrare il campo tra chi è più o meno garantista. Per favore, vi chiedo di non farlo. Il compito di un prefetto è molto delicato, ne sono convinta. Diversamente - lo dico qui con molta convinzione - se qualcuno lo considera un mero funzionario, sarebbe bene dircelo con molta chiarezza. Guardate, per onestà intellettuale, vista la discussione in atto da anni sul ruolo delle prefetture, se uno considera un prefetto solo un mero funzionario, allora, con onestà, diciamo che non serve. I funzionari ci sono già, risparmieremmo un po' di risorse ed anche un po' di credibilità per il Paese, però occorre onestà intellettuale. Il prefetto instaura rapporti sul territorio e deve essere garante di correttezza e incorruttibilità. Ritengo per questo, sempre, ovunque e in ogni istanza, che chi rappresenta lo Stato, le istituzioni non debba in alcun modo generare anche il più semplice sospetto di un suo possibile coinvolgimento con la malavita organizzata.
Parlo di sospetto, non parlo di accuse. Infatti, secondo le parole del sindaco di Lecco, Virginio Brivio, vi è stata la positiva collaborazione tra istituzioni del territorio (comune, prefettura, forze dell'ordine) nonché il contributo di istituti bancari con riferimento a ben quattro importanti edifici gestiti in passato dalla malavita (i Coco). Infatti, la pizzeria Wall Street di Lecco diventerà luogo pubblico per la legalità. Un'altra pizzeria di via Ghislanzoni sarà trasformata in centro di aggregazione per anziani. Un altro appartamento sarà inserito nella rete degli alloggi destinati a fasce deboli. Poi un altro ancora sarà consegnato al comune di Torre de' Busi e sarà destinato ad appartamenti a fini sociali. Anche questo è avvenuto dopo un lungo lavoro fatto in questo biennio.
Sempre dal sindaco proviene un invito che condivido pienamente e lo pongo qui: venga accelerata l'entrata in vigore del nuovo codice antimafia, affinché tutte le procedure di affidamento degli incarichi degli appalti siano condotte con grande scrupolo, prestando particolare attenzione. Prendo atto che il Ministro Cancellieri in questi giorni ha annunciato la volontà di una accelerazione perché è fondamentale. Il decreto è stato approvato nel settembre scorso.
Inoltre, nell'ambito del patto di sicurezza del territorio lecchese, il comune sta intensificando lo scambio di informazioni con riferimento ai dati di prefettura e delle attività competenti sui contratti e appalti di lavoro, servizi e forniture al fine di agevolare l'attività di prevenzione e contrasto alla malavita. Proprio in questi giorni è stata revocata una licenza ad un altro pub. Potrei continuare sugli interventi positivi con fatti e non solo con buone intenzioni, consapevole che la strada da compiere è ancora lunga e che si tratta di passi importanti, ma non risolutivi, di un fenomeno che anche in tutta la Lombardia, oltre che nel lecchese assume sempre più carattere di emergenza. Non siamo un'isola felice.
È necessario che politica, enti locali, associazioni, giovani e cittadini proseguano insieme nell'impegno, consapevoli che la legalità non è un valore che si conquista, facendo la gara a chi strilla di più o avendo la pretesa di mettersi a tutti i costi una medaglia sulla giacca. Non è così. I simboli sono importanti, ma occorrono poi la credibilità, la determinatezza e l'autorevolezza attraverso un paziente impegno di corresponsabilità da perseguire in maniera collettiva e condivisa. Ecco perché ho voluto raccontare alcuni fatti oltre che l'impegno concreto.
Per questi motivi, ancora pochi, che ho citato sottolineo ancora la non opportunità di questa nomina in questo consesso. Un rappresentante del Governo sul territorio di questo tipo (ma, ribadisco, ovunque nelle istituzioni) non può essere coperto da nessuna ombra. Per questo è bene che, in attesa di essere giudicato, venga impegnato in attività che non prevedano l'interazione per le amministrazioni comunali e non solo. Pag. 10
Penso agli incontri con gli studenti che i prefetti fanno spesso e volentieri: ma con quale spirito si presenterebbe di fronte ad ombre (non a condanne, ma ombre ci sono)? Occorrono segnali forti di cambiamento. Per questo motivo questa nomina non ci sta, è sbagliata, è inopportuna. Chiedo, pertanto, al Ministro che ci ascolti, che riveda la sua posizione e si chieda anche perché la Ministra Cancellieri è stata chiamata al Governo di questo Paese, perché abbiamo un Governo tecnico, perché dovrebbe essere un Governo al di sopra delle parti.
Personalmente penso che sia necessario non arretrare almeno sulla sicurezza e la legalità, ma avanzare e accelerare nuove norme che sono «ferme» e ciò per non abbassare la credibilità nelle istituzioni che oggi sono sempre più lontane dal cittadino. Chiedo un ripensamento in questo senso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Giovanni Ferrara, ha facoltà di rispondere.

GIOVANNI FERRARA, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interpellanza in esame l'onorevole Codurelli, unitamente ad altri deputati, chiede al Governo chiarimenti sugli episodi, nei quali risulta coinvolto il prefetto Paolino Maddaloni, chiamato a ricoprire la carica di prefetto di Lecco, ed una valutazione sull'opportunità di procedere ad un immediato avvicendamento nella carica.
In proposito, devo subito fare una precisazione. Gli episodi, i quali vengono riproposti in maniera circostanziata ed analitica dagli interpellanti, attengono, in un caso, a vicende per le quali non risulta avviato alcun procedimento penale; in un altro caso, si tratta di fatti che formano oggetto di accertamenti da parte della magistratura penale.
Per quanto riguarda il primo episodio, relativo alla telefonata intercorsa tra il prefetto Maddaloni e il sindaco di Casapesenna, l'amministrazione dell'interno ne è venuta a conoscenza solo a seguito di notizie giornalistiche e, comunque, tre anni dopo che il dottor Maddaloni, nominato prefetto nel 2006, aveva lasciato la provincia di Caserta. Sul contenuto di tale telefonata, come già ho accennato, non è in corso alcun procedimento penale.
Il secondo episodio riguarda la questione degli appalti. A tale riguardo, faccio presente che vi è stata una richiesta di rinvio a giudizio del prefetto Maddaloni per i reati di turbata libertà degli incanti e abuso di ufficio. In relazione a questa richiesta di rinvio a giudizio, il prefetto Maddaloni ha chiesto ed ottenuto, rinunziando all'udienza preliminare, il rito immediato, la cui udienza è fissata per il 5 giugno prossimo, per accelerare la definizione del procedimento. Relativamente a tale ultimo fatto, riteniamo doveroso astenerci da qualsiasi valutazione di merito per il rispetto che, ovviamente, si deve agli accertamenti della magistratura giudicante per evitare interferenze e doppi giudizi.
Ovviamente, i fatti hanno formato oggetto di attenta e approfondita riflessione da parte del Ministero dell'interno per la delicatezza che rivestono, in quanto toccano un funzionario dello Stato chiamato a ricoprire incarichi istituzionali delicati sul territorio. Tuttavia - e qui lo devo ribadire, nonostante il riferimento dell'interpellante -, non è inutile il richiamo al rispetto del principio costituzionale di presunzione generale di non colpevolezza fino alla condanna, anche perché abbiamo un imminente giudizio di merito. Questa considerazione, dunque, ha indotto l'amministrazione dell'interno ad osservare, come sempre, una linea di garantismo, che non vuole assolutamente significare una sottovalutazione dei fatti oggetto di accertamento una volta che essi, però, dovessero trovare riscontro.
In relazione all'indagine sugli appalti, gli onorevoli interpellanti chiedono di conoscere, con un'altra domanda, se l'amministrazione abbia avviato un procedimento ispettivo interno. In proposito, preciso che il Ministero dell'interno non ha ravvisato l'esigenza di dare corso a procedimenti di natura ispettiva a causa dell'indagine penale Pag. 11 in corso sugli stessi fatti, che consiglia di astenersi da iniziative amministrative che potrebbero essere in sovrapposizione, attesa anche la pregiudizialità degli accertamenti penali su quelli amministrativi.
Va poi osservato che i reati contestati al prefetto Maddaloni - come ho detto, turbata libertà degli incanti e abuso d'ufficio - non sono compresi tra quelli per i quali l'articolo 3 della legge n. 97 del 2001 impone il trasferimento o la cessazione dalla funzione, a seguito, però, di rinvio a giudizio. Nonostante la legge non imponga per questi reati questa misura cautelare, il Ministero dell'interno ha ritenuto, comunque, opportuno allontanarlo dal contesto in cui operava, prima con una messa a disposizione e poi, non appena se ne è offerta l'occasione, di destinarlo ad altra sede, in occasione di un movimento di prefetti. Ciò consentirà, tra l'altro, anche al prefetto di svolgere con serenità questo incarico.
Voglio, comunque, ribadire, in conclusione, il noto impegno che l'Amministrazione continua a porre sui temi della trasparenza e della legalità. Per questi motivi, impegno qui l'amministrazione ad affermare che seguirà con la dovuta attenzione la vicenda, in relazione all'evoluzione degli accertamenti penali.

PRESIDENTE. L'onorevole Codurelli ha facoltà di replicare.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, mi dispiace, ma dichiaro subito la mia completa insoddisfazione, completa perché ancora di più (mi è stato detto che il 5 giugno ci dovrebbe essere l'udienza) è stata inopportuna e sbagliata questa nomina - e veramente ce ne rammarichiamo - e dico a lei, che in questo caso è rappresentante del Governo e le chiedo di riferirlo al Ministro, che la vostra non è assolutamente una prova di coraggio e non si inserisce nemmeno nella linea di indirizzo di un Governo di tale «entità», chiamato per fronteggiare l'emergenza del Paese. Questa è l'altra delusione più grande. Infatti, se questo Governo, con questo atto, antepone la garanzia di una persona rispetto alla complessità della situazione che abbiamo di fronte, se ha messo davanti il funzionario e non il Paese, mi domando veramente - e chiedo una verifica - se questa sia la scelta giusta, conoscendo i ritardi che questo Governo sta comunque accumulando in materia di giustizia e di corruzione.
Per questo, la mia insoddisfazione è piena e chiedo ancora, in questi dieci giorni che mancano, una valutazione ed un ripensamento rispetto a come state governando - perché ciò si ripercuote anche sulla vostra credibilità - anche con riferimento ad una battaglia, seria o meno, in materia di trasparenza. L'ho detto prima in apertura, l'ho riaffermato molto bene, ma ripeto ora qual è il problema: non bastano le procedure sulla carta e le regole, occorre prima di tutto la convinzione, l'autorevolezza e nessuna ombra per poter perseguire tutto ciò. Come ho detto all'inizio, nessuno di noi si è permesso di esprimere un giudizio rispetto a ciò perché è assolutamente lungi da noi farlo. Abbiamo parlato di opportunità politica e lo ribadisco. Dicevo prima che questo Governo si dovrebbe perlomeno fare una domanda - e lo sosteniamo lealmente - sul perché è stato chiamato a governare questo Paese. Ciò è avvenuto anche per questo, non soltanto per la situazione economica, ma complessivamente. Credo che il Ministro Cancellieri sia consapevole di questo e quando sento sul territorio un ex Ministro che dice che un altro Ministro questa cosa non l'avrebbe mai fatta, ciò non ci arreca un grande sollievo, visto che noi sosteniamo lealmente questo Governo. C'è chi ha fatto una battuta in passato e un Ministro che ha detto: non siamo stati chiamati a distribuire caramelle. No! Siete stati chiamati per rispondere ad un'emergenza di questo Paese assieme alle forze politiche che sono qui in Parlamento e vi sostengono. Ecco perché vorremmo assolutamente che in questi dieci giorni ci ripensaste fino alla data del processo: mancano due mesi, ma chi ve lo fa fare, anche per un discorso di lealtà, di trasparenza, di rispetto del territorio e per il lavoro che si Pag. 12fa, altrimenti ne verrà fuori una certa immagine. Da oggi, da parte di questo Ministero emerge che si è messo al centro il funzionario e non il bene della legalità, della lotta alla mafia, della trasparenza e sopratutto del cambiamento. In questo momento credo che uno dei primi problemi di questo Paese sia la corruzione, ovunque troppo estesa.
Dunque, non abbiamo bisogno di ombre, ma di atti che siano i più trasparenti possibile. Per questo, vi chiediamo di soprassedere fino al 5 giugno e, a quel punto, di fronte a ciò che la magistratura deciderà nei confronti del prefetto, la giustizia verrà fatta, in un modo o nell'altro, e si potrà procedere con trasparenza, senza più ombra di dubbio. Esporre questa persona a dibattiti ed a problematiche sul territorio, alla fine, non fa bene alle istituzioni, al Governo e a tutti noi.

(Misure a favore dei piccoli risparmiatori in possesso di titoli di Stato della Repubblica greca - n. 2-01420)

PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01420, concernente misure a favore dei piccoli risparmiatori in possesso di titoli di Stato della Repubblica greca (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti). Prendo atto che l'onorevole Boccia si riserva di intervenire in sede di replica. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Gianfranco Polillo, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, vorrei far presente che la Consob, la Commissione nazionale per la società e la borsa, aveva comunicato fin dall'inizio che, al fine di assicurare la massima informativa al mercato, avrebbe adottato una specifica comunicazione del 2 marzo 2012 per rendere noto che l'offerta promossa dalla Repubblica Ellenica in taluni Stati, tra i quali l'Italia, era intesa a supportare la sostenibilità del debito greco (si sarebbe aperta il 24 febbraio e conclusa alle ore 21 dell'8 marzo, sempre ultimo scorso). Nella comunicazione è stato evidenziato altresì che era stato diffuso un Invitation Memorandum, reperibile sul sito apposito che riguarda i bond greci (www.greekbonds.gr), e che l'offerta era rivolta al pubblico in Italia pur in assenza della pubblicazione di un apposito documento autorizzato dalla Consob. Questo significa in definitiva che il risparmiatore era stato avvisato dei rischi che avrebbe corso nell'acquisto dei suddetti bond. Infatti era stato testualmente specificato nella citata comunicazione che l'offerta in Italia era riconducibile all'esenzione di cui al comma 4 lettera a) dell'articolo 35-bis del Regolamento Consob che stabilisce: «Le disposizioni del presente Titolo e quelle della Parte IV, Titolo II, Capo II, Sezione I, del Testo unico non si applicano alle offerte pubbliche di acquisto o di scambio volte ad acquisire titoli di debito, se promosse dall'emittente di tali titoli di debito, ove: a) gli strumenti finanziari che l'offerente intende acquistare o, nel caso di offerta pubblica di scambio, offrire in scambio siano emessi da uno Stato membro dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) o da organismi internazionali a carattere pubblico di cui facciano parte uno o più Stati membri dell'OCSE o che beneficiano della garanzia incondizionata e irrevocabile degli stessi». Tale comunicazione è stata pubblicata sull'home page del sito Internet della Consob; è stata inoltre inoltrata all'ABI, all'Assosim, all'Assoreti e alla Federcasse affinché le stesse contribuissero alla più ampia diffusione fornendo alle associate anche l'eventuale supporto operativo.
Sempre nella citata comunicazione la Consob, anche con l'obiettivo di assicurare la massima trasparenza e simmetria informativa, ha quindi richiamato l'attenzione degli operatori al rispetto delle regole di condotta previste dalla disciplina in materia di servizi di investimento nel corso delle operazioni in questione, tenuto conto che gli obblighi, che gli intermediari finanziari devono rispettare nell'esercizio Pag. 13delle loro funzioni, non differiscono a seconda della tipologia di strumenti finanziari che vengono offerti alla clientela. C'è stata quindi un'informazione abbastanza completa e capillare; infatti anche per l'offerta di obbligazioni emesse dalla Repubblica Ellenica valgono le stesse regole di condotta previste dalla disciplina in materia di servizi di investimento che gli intermediari finanziari sono tenuti, sottolineo le parole «sono tenuti», ad osservare nel collocare un qualsiasi strumento finanziario.
Nella citata comunicazione la Consob ha raccomandato a tutti gli intermediari che detengono per conto della clientela strumenti finanziari coinvolti nelle operazioni in esame, di predisporre le necessarie misure rivolte a garantire agli investitori un'informativa tempestiva ed adeguata in merito ai termini e alle condizioni dell'offerta.
Infine, con riferimento al quesito diretto a conoscere se esistano obbligazioni emesse dalla Repubblica Ellenica ma sottoposte alla legislazione italiana, la Consob ha precisato che dalla data di chiusura dell'offerta nei mercati regolamentati e sugli MTF di diritto italiano (multilateral trading facilities) non risulta più negoziato alcun prestito obbligazionario emesso dalla Repubblica Ellenica.

PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di replicare.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, signor sottosegretario Polillo, l'interpellanza che con il collega Corsaro, a nome dei due uffici di presidenza del Partito Democratico e del Popolo della Libertà, abbiamo sottoposto al Governo, non è un'interpellanza qualsiasi. È un'interpellanza che nasce sulla base di centinaia, anzi migliaia, di messaggi arrivati immagino, come ai nostri partiti, e qui ai gruppi parlamentari, anche al Governo e alla CONSOB. Questa è un'interpellanza particolare perché deve aiutarci a far luce su una condizione anomala nella quale il nostro Paese, e non solo il nostro Paese, si ritrova per via di una decisione assunta in sede comunitaria, sulla mediazione sulla transazione legata alla gestione del debito sovrano greco.
Devo dirle con grande franchezza che la sua risposta non solo non ci aiuta, ma inevitabilmente costringe i gruppi parlamentari, certamente quello del Partito Democratico, ma immagino anche quelli degli altri partiti che sostengono questo Governo, a fare un'ulteriore riflessione. Vorrei che lei facesse una sintesi al Vice Ministro Grilli e al Presidente del Consiglio Monti, su quanto valore hanno ancora le legislazioni nazionali rispetto al funzionamento dei mercati finanziari e, soprattutto, rispetto alle garanzie oggettive che tutti i risparmiatori europei, a maggior ragione quelli italiani, hanno in caso di default. Il passaggio che lei ci ha letto - la ringrazio per la disponibilità - è un passaggio da «prontuario». Quelle clausole le conosciamo tutti, ma non ci ha letto l'altra parte delle clausole, che distinguono i bond emessi sotto legislazione estera. Per intenderci, sottosegretario Polillo, gli investitori privati in possesso di obbligazioni greche, per un importo di circa 200 miliardi, subiranno una perdita del 53,5 per cento del valore nominale e una perdita reale del 73 o 74 per cento.
Prima domanda: chi ha deciso di aderire allo swap? Seconda domanda: dove è stato deciso che lo swap sarebbe stata l'operazione migliore possibile per transare il debito greco? Il 9 marzo 2012 il Ministro delle finanze greco ha reso noto che ammontano all'85,8 per cento le adesioni volontarie dei creditori privati sotto legislazione greca, pari a 152 miliardi di euro su 177. Ora, che molte grandi banche avessero interesse ad aderire all'operazione di swap proposta dalle istituzioni comunitarie, sta nelle cose. Era ovvio, era necessario e fondamentale per salvare la Grecia e per farlo attraverso un'operazione così complessa, ma non era altrettanto ovvio che molti piccolissimi risparmiatori potessero essere d'accordo con gli investitori istituzionali e con le grandi banche.
Ora, se questo è comprensibile sotto legislazione greca - e ricordo a noi stessi Pag. 14che quei bond avevano rendimenti alti, certamente più alti rispetto a quelli di mercato, perché chi sottoscrive un bond al 10, 11 o 12 per cento sa, forse, che sta sottoscrivendo un'obbligazione anche con un certo rischio - il tema che noi abbiamo sottoposto al Governo, innanzitutto, è quello delle asimmetrie tra le legislazioni nazionali dentro il contesto europeo.
Infatti, se le legislazioni nazionali non contano più, allora cancelliamole, però diciamolo in maniera chiara, anche fuori da quest'Aula. Diciamolo ai mercati, che l'unica legislazione che conta è quella comunitaria. Però, nel mentre accade qualcosa, e cioè che vi sono piccoli risparmiatori che hanno un danno per effetto di decisioni prese sopra le loro teste, i Governi nazionali qualcosa devono fare.
Tra i detentori dei 26,8 miliardi di bond sotto legislazione estera - penso agli italiani, ai tedeschi, agli svizzeri, agli olandesi, ai giapponesi - solo i possessori di 15,3 miliardi hanno detto «sì» allo swap. Cosa succede a tutti coloro che hanno detto «no»? Questa è la domanda alla quale dobbiamo rispondere. Sono 11,5 miliardi: restano da rimborsare, o questi, siccome hanno detto «no», tengono in mano carta straccia?
Se così fosse, dobbiamo chiarirci su molti temi. Il 15 maggio Atene dovrà iniziare i rimborsi, per l'esattezza quello di un floating-rate note da 450 milioni di euro, che va a scadenza e i cui possessori hanno detto «no» allo swap. Che farà Atene? Troverà i soldi entro il 15 giugno, perché ci sono 30 giorni di tempo, oppure scopriremo, per la prima volta, che vi è uno Stato sovrano in Europa che può non pagare i propri debiti?
Le dico questo perché, altrimenti, non dovremmo meravigliarci del fatto che in Grecia si stanno pagando, anche sui bond successivi allo swap, rendimenti stratosferici e non dovremmo meravigliarci del fatto che quei bond successivi vengono trattati oggi - mentre noi parliamo dello swap vecchio, che consente di affrontare tutto il tema della transazione - al 20 per cento rispetto alla parità.
Dico tutto questo, sottosegretario Polillo, per porre alcune questioni che sono seriamente politiche. La prima: le legislazioni nazionali hanno senso o no? In Svizzera il bond greco è ancora quotato, a Milano il bond greco non è più quotato! La risposta non può essere che la Grecia è fuori, perché lo stesso tema lo pongono gli olandesi.
Allora, diciamo chiaramente che le legislazioni nazionali non contano più nulla. A quel punto, mi permetto di dire che si possono accorpare anche le Borse, perché vorrei capire a che cosa servono le Borse provinciali, compresa quella di Milano. Lo dico con un tasso di autocritica molto alto, ma la questione è seria.
Ma se è così, allora dobbiamo avere tutti un sussulto di coraggio e dobbiamo dire di mettere tutti insieme i debiti. Andiamo verso gli eurobond, ma mettiamo insieme i debiti, e se dobbiamo cedere sovranità - lo dico al Presidente Buttiglione - cediamola, ma non continuiamo a girare intorno al problema centrale. Con questo swap, che noi sul piano politico abbiamo sostenuto, ha senso salvare la Grecia e fare queste transazioni, ma non a carico dei piccoli risparmiatori!
Infatti, le grandi banche che hanno aderito allo swap, hanno già ottenuto all'1 per cento risorse finanziarie dalla Banca centrale europea; ma alla famiglia che ha sottoscritto 20 mila euro di bond greci sotto legislazione italiana, perché erano quotati a Milano e perché qualcuno gli aveva detto che il foro competente era il tribunale di Milano, chi gliela dà una risposta? Una banca di affari? Gliela diamo attraverso il Financial Times? Gliela dobbiamo dare noi, gliela deve dare il Governo italiano, gliela deve dare la politica italiana.
Quindi, non vorrei che si facesse confusione: da un lato, noi siamo per il salvataggio della Grecia e per quella transazione finanziaria; dall'altro, il tema che poniamo e abbiamo posto con questa interpellanza urgente è un problema serio.
I risparmiatori italiani, soprattutto quelli che hanno sottoscritto bond sotto legislazione italiana, non possono pagare Pag. 15un costo che non li riguarda. Su questo chiediamo al Tesoro, e quindi al Governo italiano, un supplemento di analisi di valutazione; non stiamo parlando di cifre stratosferiche, ma di cifre limitate, di alcune centinaia di milioni in Italia.
È opportuno che si trovi una soluzione per quelle famiglie, ma è ancora più importante che il Governo prenda atto che, probabilmente, una stagione è finita. La storia del default greco ci impone il superamento delle legislazioni nazionali, diciamolo senza ipocrisia. Superiamo le legislazioni nazionali se andiamo dritti per un'unica strada che è quella di un raccordo comunitario e che ci deve portare a far sì che le regole, quando si emettono titoli di Stato, siano uguali in tutti i Paesi membri dell'Eurozona. Soprattutto, i meccanismi, in caso di default, devono essere chiari. Purtroppo, la Grecia ha fatto da apripista e non vorremmo che questa vicenda diventasse l'inizio di un meccanismo che porta poi gli stessi mercati a non fidarsi più dei Paesi membri dell'Unione europea in difficoltà, perché questa vicenda dimostra che anche un Paese membro dell'Unione europea, quindi un Paese con l'euro, potrebbe non ripagare i propri creditori.
Concludo il mio intervento, signor Presidente, ribadendo che l'interpellanza urgente in oggetto è solo l'inizio di un dibattito che non può durare a lungo e che serve a consentire al Tesoro di prendere atto della condizione nella quale ci troviamo in questa fase storica. Così come, con tanta solerzia, abbiamo trovato soluzioni che hanno consentito al sistema bancario di reggere rispetto a questa e ad altre vicende, con la stessa solerzia, in questa fase di transizione, dobbiamo trovare soluzioni per i piccoli risparmiatori italiani, che forse hanno letto quel prospetto a cui faceva riferimento il sottosegretario Polillo e che è stato richiamato dalla Consob, ma probabilmente no, ed è il caso di molti piccolissimi risparmiatori. Questi non possono essere ostaggio dei tempi di evoluzione della normativa comunitaria rispetto alla legislazione nazionale, vanno tenuti fuori. Ecco, li teniamo fuori solo se lo Stato, quindi il Governo italiano ed il Parlamento, trovano una soluzione a breve.
Concludo davvero dicendo che nei prossimi giorni, con il collega Corsaro, sottoporremo anche agli altri gruppi parlamentari una nostra proposta e cercheremo di indicare al Governo una strada possibile. Ci auguriamo che il Governo, da questo punto di vista, ci aiuti a costruire un meccanismo che dia all'Italia credibilità su questi temi e che, soprattutto, consenta di dare una risposta agli ignari risparmiatori italiani, che tutto avrebbero potuto immaginare, tranne che vi fossero differenze così forti tra le legislazioni e che le regole, rispetto alla regolazione del risparmio, fossero non solo così asimmetriche, ma anche così ballerine.

(Iniziative in merito alla vertenza Irisbus e per un piano nazionale per il trasporto pubblico locale - n. 2-01435)

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01435, concernente iniziative in merito alla vertenza Irisbus e per un piano nazionale per il trasporto pubblico locale (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, rappresentante del Governo, illustro la mia interpellanza urgente non per abusare della sua pazienza, ma sperando che, illustrando il contenuto dell'interpellanza urgente stessa e sviluppando alcune interrogazioni, il rappresentante del Governo vada oltre le valutazioni che avrà formulato per iscritto e, quindi, entri di più nel vivo della questione che stiamo trattando.
Partirei da un dato. Il Parlamento ha già approvato, alcuni mesi fa, una mozione presentata da me e da altri parlamentari per impegnare il Governo a seguire con molta attenzione la vicenda dell'Irisbus di Grottaminarda e per trovare delle soluzioni positive.
Questa è una vicenda, signor sottosegretario, che ha un particolare significato. Non è una crisi aziendale come le tante, Pag. 16che purtroppo registriamo nel nostro Paese. Quello stabilimento a Flumeri è stato realizzato negli anni Settanta. La provincia di Avellino, in virtù di una decisione della classe politica dell'epoca, ha cambiato la sua natura, ha cambiato la sua vocazione. Si è investito molto sul futuro, pensando che lo stabilimento Irisbus di Flumeri potesse garantire occupazione adeguata. Lo stabilimento fu realizzato appunto negli anni Settanta con una serie di agevolazioni: ettari ed ettari di terreno agricolo espropriati agli agricoltori e ceduti sostanzialmente a titolo gratuito alla FIAT. Grandi furono i contributi dello Stato e la famiglia Agnelli diventò proprietaria di uno stabilimento che era il fiore all'occhiello, sostanzialmente in virtù di una concessione da parte dello Stato, che gli diede i fondi per realizzare quello stabilimento.
Attorno a quella fabbrica si era ipotizzato un modello di sviluppo cosiddetto a raggiera, cioè da questa fabbrica principale si dovevano irradiare sul territorio impulsi positivi per la crescita e lo sviluppo. La FIAT solo in parte ha assecondato questo modello, ipotizzato, di sviluppo, un modello evidentemente virtuoso. L'indotto avrebbe dovuto creare circa 10 mila posti di lavoro e la fabbrica si sarebbe dovuta approvvigionare di quello che occorreva per realizzare gli autobus dalle aziende che nascevano in loco. Invece cosa è accaduto negli anni? È accaduto che non solo la FIAT non ha assecondato questo modello di sviluppo, ma progressivamente ha ritenuto di diminuire la capacità produttiva di quello stabilimento ben prima che ci fosse la crisi, ben prima che ci fosse una contrazione delle commesse pubbliche per quanto riguarda i mezzi di trasporto pubblico locale, sostanzialmente creando le condizioni che poi si sono realizzate: si produce poco, non ci sono commesse, chiudiamo lo stabilimento.
La provincia di Avellino, in virtù di questa scelta, fatta negli anni Settanta, come detto, ha rinunciato ad altre opportunità, onorevole rappresentante del Governo. L'Irpinia è l'unica area di provincia campana che non è sede di università. L'università ha sedi a Napoli, a Benevento, a Caserta, a Salerno, ma non ha sede ad Avellino, perché ci fu uno scambio in quell'epoca: la FIAT ad Avellino e l'università in un'altra provincia.
Ora, a distanza di tanti anni come si può non valutare la storia, le origini di quello stabilimento e i mutamenti che ha determinato? Quando i dirigenti della FIAT, ma anche l'amministratore delegato Marchionne hanno avuto in Parlamento vari confronti, a dire la verità non avevano mai parlato di una possibile chiusura o cessione dello stabilimento Irisbus di Flumeri. Avevamo sempre concentrato l'attenzione, anche attraverso i nostri atti parlamentari e di altri colleghi, su altri stabilimenti della FIAT che insistono nella realtà campana. Penso a Pomigliano o all'FMA di Pratola Serra che produce motori: anche quello stabilimento vive una crisi profonda, con gli operai che lavorano in media 7 giorni al mese, con una cassa integrazione di fatto permanente.
Però, la decisione di chiudere lo stabilimento dell'Irisbus a Flumeri è stata una sorta di pugnalata data alla schiena, è stato un attacco al cuore di una provincia, portato con cinismo, perché si vuole far passare anche un altro principio, che è sbagliato ed è per questo che noi insistiamo che lo stabilimento Irisbus di Flumeri deve continuare a produrre, per evitare che si lasci passare l'idea che non conviene investire al Sud e che gli stabilimenti produttivi del Sud possano essere chiusi quando non conviene più ad una imprenditoria codarda e vile, che decide di abbandonare i lavoratori al proprio destino, senza fare fino in fondo il proprio dovere, che è quello di competere sui mercati, quello di stare e di navigare sui mercati proprio quando il mare è in tempesta. Perché la FIAT non può immaginare di incamerare fondi pubblici prima, di incamerare gli utili dopo, quando la produzione va bene e di socializzare le perdite: questa è una espressione usata e abusata, ma che rende molto l'idea di quello che sta facendo la FIAT nel nostro Paese. Pag. 17
Ho ripresentato questa interpellanza urgente perché i lavoratori sono ritornati, attraverso la cosiddetta «tenda della resistenza», a manifestare e a chiedere di nuovo attenzione da parte della politica e delle istituzioni. Si sono sentiti abbandonati e si sono anche sentiti presi in giro perché tutte le soluzioni proposte dalla FIAT sono soluzioni che non esistono, semplicemente non esistono, perché la FIAT propone prima di vendere lo stabilimento alla DR che in questo momento ritengo non potrebbe nemmeno, non sarebbe nemmeno in condizioni di aprire una semplice concessionaria - cioè un negozio che vende automobili, nemmeno questo sarebbe in grado di fare la DR - e poi si sente parlare ora - questa era la proposta della FIAT, non so se l'altra è della FIAT oppure anche del Governo o di chi ha seguito prima dell'insediamento di questo Governo la vicenda - di un gruppo cinese, basterebbe andare a leggere quello che ha scritto qualche tempo fa Il Sole 24 Ore: «Mistero buffo su Irisbus, dietro l'offerta "cinese" c'è una inedita alleanza italo-bengalese».
Praticamente, stiamo parlando di gruppi fantasma, che non hanno mai prodotto alcunché, cordate che nascono, probabilmente, perché hanno fiutato l'affare, ritengono di poter speculare e, poi, chiaramente, di andare via.
Ebbene, la FIAT, il 14 settembre dell'anno scorso, ha reso una dichiarazione: quella data per noi della provincia di Avellino equivale all'11 settembre. Infatti, con quanto annunciato dalla FIAT - cioè, la chiusura dello stabilimento Irisbus di Flumeri -, certo, non si determina la morte fisica di oltre 3 mila persone, ma si determina certo la morte civile e, sicuramente, la morte dell'economia di una provincia, che sarebbe compromessa in maniera irreversibile. È evidente, infatti, che la FIAT non è un gruppo industriale qualsiasi e che, quindi, quella presenza qualifica il tessuto produttivo industriale di una realtà: se la FIAT decide di andare via, evidentemente, è un segnale negativo.
Ebbene, i dirigenti della FIAT, questi grandi scienziati dell'economia e dell'industria, cosa hanno dichiarato il 14 settembre rispetto alla decisione del gruppo DR, cioè quel gruppo che, come ho detto, in questo momento, non sarebbe in grado nemmeno di aprire un negozio per vendere auto, forse nemmeno nuove, ma auto usate? Hanno dichiarato che: «Di fronte all'impossibilità di portare a termine l'unica soluzione individuata che consentiva l'avvio di una nuova iniziativa imprenditoriale e industriale per assicurare continuità al sito, l'azienda sarà costretta, suo malgrado, ad avviare le procedure consentite dalla legge per cessare le attività dello stabilimento». Irisbus Italia «si rammarica del fatto che le strumentalizzazioni sviluppatesi su questa vicenda non hanno abbiano consentito la verifica della nuova soluzione industriale delineata, che avrebbe garantito prospettive di occupazione e di reddito».
Evidentemente, chi ha scritto queste cose va internato - va internato! - perché chi sostiene che il gruppo DR potesse sostituirsi alla FIAT per produrre e garantire l'occupazione in quel sito evidentemente è una persona che ha perso il senno; è una persona che andrebbe internata in manicomi che, purtroppo, non ci sono più (mi riferisco a queste persone, e non a coloro che sono realmente malati).
Quindi, signor sottosegretario, la FIAT deve dare una risposta al Governo, al Paese, all'Italia: non può produrre bus in Francia e nella Repubblica Ceca e, poi, pretendere che i comuni italiani li acquistino. In altri termini, noi compriamo mezzi pubblici e lo dobbiamo fare...

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Iannaccone.

ARTURO IANNACCONE. Concludo, signor Presidente, terminerò il ragionamento in sede di replica, dicendo anche quali sono le nostre proposte, signor sottosegretario. Una di queste è di dar vita ad una cordata di imprenditori italiani che salvaguardi l'occupazione e la vocazione industriale di quel sito.

Pag. 18

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Massimo Vari, ha facoltà di rispondere.

MASSIMO VARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, con riferimento alla vertenza Irisbus, oggetto dell'interpellanza urgente, faccio presente che il Ministero dello sviluppo economico sta seguendo la vicenda dallo scorso 7 luglio, data in cui la FIAT ha annunziato la volontà di dismettere, cedendolo, il sito produttivo di Flumeri, in provincia di Avellino.
Il Ministero è, dunque impegnato per una auspicabile e positiva soluzione del problema, da un lato convocando incontri con le parti interessate, aziende e organizzazioni sindacali, dall'altro offrendo il proprio contributo di mediazione.
Lo scorso dicembre rappresentanti del Ministero dello sviluppo economico hanno partecipato alle riunioni, tenutesi presso il Ministero del lavoro, che si sono concluse con un accordo che contempla il ricorso alla cassa integrazione guadagni straordinaria per cessazione di attività. Il suddetto accordo, firmato il 14 dicembre scorso, prevedeva, tra l'altro, la convocazione di un tavolo di confronto presso il Ministero dello sviluppo economico, al fine di avviare la discussione sulla reindustrializzazione del sito. Detto confronto si è tenuto in data 16 gennaio 2012 e si è concluso con la stesura di un verbale sottoscritto dai rappresentanti del Ministero, da Confindustria, dal FIAT Industrial e dalle organizzazioni sindacali. L'intesa ha previsto l'impegno di FIAT Industrial a favorire la continuità produttiva nel sito in caso di manifestazione di interesse, sia da parte di aziende di settori diversi sia dello stesso settore dell'automotive. A tal proposito, l'azienda ha istituito una specifica task force per la valutazione delle offerte eventualmente pervenute ed il Ministero dello sviluppo economico, da parte sua, si è attivato per far conoscere le opportunità di investimento ad eventuali nuovi imprenditori.
Al tempo stesso, la FIAT, dando seguito ad impegni che erano stati presi in tal senso, ha avviato il piano di ricollocazione dei dipendenti in altri siti del gruppo, fermo il mantenimento da parte dell'Irisbus dei contatti con possibili imprenditori interessati. Devo, però, precisare che l'attività di ricerca di nuovi soggetti è stata rallentata dal provvedimento di sequestro giudiziario del sito, come peraltro noto all'onorevole interpellante.
In ogni caso, dopo avere ascoltato l'illustrazione, fatta dall'onorevole Iannaccone, di un'interpellanza che riguarda un tema così importante, è mio desiderio sottolineare che il Ministero dello sviluppo economico continuerà a seguire la vicenda e convocherà il tavolo di confronto nelle prossime settimane, proprio nel desiderio di trovare una auspicabile positiva soluzione per il problema.
Vengo ora all'altra parte dell'interpellanza, che concerne il ripristino delle risorse da attribuire alle regioni per il trasporto pubblico locale. Detta problematica, secondo quanto comunicato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, è stata ripetutamente esaminata e dibattuta in sede di Conferenza unificata Stato-regioni, al fine di pervenire ad una soluzione che limiti gli effetti delle criticità del settore conseguenti alla riduzione dei trasferimenti statali operati dalle ultime manovre finanziarie.
In vista della soluzione del problema, ricordo che è stato emanato l'articolo 30, comma 3, del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, con il quale è stata elevata a 1.200 milioni di euro, a decorrere dall'anno 2012, la disponibilità sul Fondo di cui all'articolo 21, comma 3, del decreto-legge n. 98 del 2011. È, inoltre, da far presente che, con il decreto-legge n. 216 del 2011, convertito dalla legge n. 14 del 2012, è stata introdotta una modifica al già citato articolo 21, comma 3, del decreto-legge n. 98 del 2011, con la quale si prevede un'intesa tra il Governo e la Conferenza unificata Stato-regioni per la definizione degli obiettivi di efficienza e di razionalizzazione del trasporto pubblico locale, e, in particolare, per la definizione delle misure da adottarsi nel primo trimestre Pag. 19 dell'anno, nonché dei criteri di riparto del Fondo per il finanziamento del trasporto pubblico locale tra le regioni a statuto ordinario.
La medesima disposizione di legge, come modificata, demanda all'Osservatorio nazionale sul trasporto pubblico locale, istituito presso il Ministero dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti, il compito di monitorare l'attuazione della predetta intesa e di predisporre il piano di riparto delle risorse del fondo in parola.
Quale segno dell'importanza che le istituzioni annettono al problema, è stata, infine, concordata tra Governo, regioni e comuni l'apertura di un tavolo avente per oggetto l'individuazione delle azioni più urgenti da intraprendere in materia.

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di replicare.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, signor sottosegretario, la ringrazio perché mi sembra di aver colto nella sua replica la consapevolezza della serietà dell'argomento che stiamo trattando. Questo, quindi, è un elemento che io ritengo di novità, poi mi auguro che le dichiarazioni che lei ha reso in Aula possano essere seguite da comportamenti coerenti, da una azione efficace sua e del Ministro. Colgo nella sua replica un elemento positivo, che è appunto questo, e un elemento negativo legato al sequestro giudiziario dello stabilimento, che è il rallentamento delle trattative in corso. Tuttavia, è evidente che il Governo deve inventarsi qualcosa di nuovo rispetto al passato; è difficile immaginare che la FIAT trovi sul mercato propri concorrenti da portare a Flumeri, questo non accadrà; infatti è evidente che la FIAT, proprio alla luce degli investimenti che intende fare il Governo, punterà a vendere in Italia i bus che costruisce in Francia, che costruisce nella Repubblica Ceca; incamererà comunque i soldi dei contribuenti italiani però saranno i lavoratori francesi, i lavoratori della Repubblica Ceca a continuare a percepire il salario. Nulla contro questi lavoratori ma non possiamo dimenticare che in provincia di Avellino, tremila famiglie saranno sul lastrico, tremila famiglie non avranno più reddito in una provincia che ha già ottantamila disoccupati e viaggia con una media del 33, del 34 per cento di disoccupazione. Non chiude solo uno stabilimento, ma chiude uno stabilimento FIAT e, per di più, uno stabilimento FIAT nel sud e uno stabilimento FIAT in una provincia interna della Campania che già subisce le logiche centraliste di una regione governata da un presidente che invece di preoccuparsi delle condizioni in cui versano le province campane, sta pensando di raccattare mercenari in consiglio regionale per avere le mani libere per poter governare a suo piacimento.
E allora, non avendo molta fiducia in quello che potrà fare la regione Campania attraverso un presidente incapace, rivolgo a lei, proprio per il contenuto della sua replica, che ritengo segni una differenza rispetto al passato, la richiesta di un impegno a seguire con attenzione la vicenda; non si può accettare che cambi la vocazione industriale di quel sito. Nella mia interpellanza urgente ho fatto riferimento al modello Alitalia, cioè al tentativo di mettere insieme una cordata di imprenditori italiani che siano legati al settore dell'automotive e che possano occuparsi della reindustrializzazione di questa area. Tuttavia, la FIAT non deve mettere i bastoni tra le ruote, se ha deciso di andare via se ne vada però non deve svuotare lo stabilimento; lasci tutto quello che c'è perché è stato realizzato con fondi pubblici e consenta al Governo di fare la sua proposta con i sindacati, con Confindustria e con coloro che sono interessati.
I lavoratori saranno estremamente grati, se il Governo riuscirà a trovare una soluzione. Vi è molta attesa. Siamo alla vigilia di un periodo di festività: mi auguro che, avendo ascoltato questa sua risposta - che mi preoccuperò, chiaramente, di diffondere e di rendere nota in provincia di Avellino - possano, questi lavoratori che vivono questi momenti drammatici, avere un periodo di serenità, di fiducia in quello che potrà fare il Governo. Per Pag. 20quello che mi riguarda, onorevole sottosegretario, continuerò a fare la mia parte, presentando atti di sindacato ispettivo, interrogazioni, interpellanze ed eventualmente una nuova mozione, ma sarà il mio un pungolo positivo, affinché il Governo trovi le soluzioni migliori nell'interesse dei lavoratori, del Paese e di un'Italia che deve conservare la sua capacità competitiva.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Con lettera del 4 aprile scorso, il presidente del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo ha chiesto il differimento ad altra data della discussione della mozione Della Vedova ed altri n. 1-00923, concernente iniziative per la regolamentazione dei giochi a premi, prevista a partire da mercoledì 11 aprile 2012, in considerazione del concomitante esame in sede referente della proposta di legge in materia di contrasto al fenomeno delle ludopatie.
Concordando gli altri gruppi, la predetta discussione si intende rinviata ad altra data.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 11 aprile 2012, alle 11,30:

1. - Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
Conversione in legge del decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, recante norme in materia di poteri speciali sugli assetti societari nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché per le attività di rilevanza strategica nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni. (C. 5052-A)
- Relatori: Alberto Giorgetti, per la V Commissione; Causi, per la VI Commissione.

2. - Discussione del testo unificato delle proposte di legge (per la discussione sulle linee generali):
VELO ed altri; NASTRI: Legge quadro in materia di interporti e di piattaforme territoriali logistiche. (C. 3681-4296-A)
- Relatore: Toto.

(ore 15)

3. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

(ore 16)

4. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, recante norme in materia di poteri speciali sugli assetti societari nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché per le attività di rilevanza strategica nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni (C. 5052-A).
- Relatori: Alberto Giorgetti, per la V Commissione; Causi, per la VI Commissione.

5. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
VELO ed altri; NASTRI: Legge quadro in materia di interporti e di piattaforme territoriali logistiche (C. 3681-4296-A).
- Relatore: Toto.

Pag. 21

6. - Seguito della discussione delle mozioni Borghesi ed altri n. 1-00866, Terranova ed altri n. 1-00990, Rao, Briguglio ed altri n. 1-00991, Romani ed altri n. 1-00992, Caparini ed altri n. 1-00994, Oliveri ed altri n. 1-00995 e Pionati ed altri n. 1-01002 concernenti iniziative in relazione al piano nazionale di assegnazione delle frequenze, con particolare riferimento all'emittenza locale.

7. - Seguito della discussione delle mozioni Mogherini Rebesani, La Malfa, Boniver, Pezzotta, Paglia, Mosella, Commercio ed altri n. 1-00971, Di Stanislao ed altri n. 1-00987, Misiti ed altri n. 1-00988, Dozzo ed altri n. 1-00989 e Pianetta ed altri n. 1-00993 concernenti iniziative per il disarmo e la non proliferazione nucleare in vista del prossimo vertice NATO.

8. - Seguito della discussione delle mozioni Vincenzo Antonio Fontana ed altri n. 1-00855, Binetti ed altri n. 1-00927, Iannaccone ed altri n. 1-00958, Miotto ed altri n. 1-00959, Palagiano ed altri n. 1-00962, Lo Monte ed altri n. 1-00964, Laura Molteni ed altri n. 1-00967 e Stagno d'Alcontres ed altri n. 1-00981 concernenti iniziative in ordine alle modalità di ammissione alle scuole di specializzazione in medicina.

9. - Seguito della discussione delle mozioni Montagnoli ed altri n. 1-00896, Lombardo ed altri n. 1-00901, Fluvi ed altri n. 1-00910, Misiti ed altri n. 1-00911, Crosetto ed altri n. 1-00913, Borghesi ed altri n. 1-00916, Mosella ed altri n. 1-00924, Polidori ed altri n. 1-00929, Cambursano ed altri n. 1-00948 e Ciccanti ed altri n. 1-00970 concernenti misure a favore delle piccole e medie imprese in materia di accesso al credito e per la tempestività dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni.

La seduta termina alle 11,20.