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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 568 di mercoledì 11 gennaio 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 15,05.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (ore 15,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della salute, il Ministro della difesa, il Ministro per i rapporti con il Parlamento, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.

(Iniziative di competenza in ordine alla riscossione dei crediti vantati dal Policlinico Gemelli nei confronti della regione Lazio - n. 3-01998).

PRESIDENTE. L'onorevole Pedoto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fioroni n. 3-01998, concernente iniziative di competenza in ordine alla riscossione dei crediti vantati dal Policlinico Gemelli nei confronti della regione Lazio (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

LUCIANA PEDOTO. Signor Presidente, il policlinico «Agostino Gemelli» è una delle più grandi realtà sanitarie di eccellenza del nostro Paese, che oggi si trova in grandissima difficoltà perché è in attesa di veder saldati crediti esigibili da moltissimo tempo. Si tratta di 224 milioni di euro per il periodo 2000-2006 (importo acclarato da un lodo arbitrale), di 78 milioni di euro per il periodo 2006-2010 e di parte del fabbisogno per l'anno 2011. Quindi, si tratta di un'enorme quantità di crediti che vanta il policlinico «Agostino Gemelli» che - lo ricordiamo - eroga le sue prestazioni senza filtri, senza rifiuti e senza limitazione degli accessi. Infatti, il Gemelli non è come una normale struttura sanitaria privata convenzionata: non può, infatti, selezionare i suoi interventi.
Pertanto, si chiede al Governo se intenda - ho terminato, signor Presidente - adoperarsi perché sia certa la definizione dei tempi affinché il policlinico Gemelli possa continuare la sua attività di cura, come sempre al servizio dei cittadini malati.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Renato Balduzzi, ha facoltà di rispondere.

RENATO BALDUZZI, Ministro della salute. Signor Presidente, il problema del ritardo dei pagamenti da parte della regione Lazio nei confronti del policlinico Gemelli va inquadrato necessariamente nella più complessiva problematica della sanità laziale e nella sua non facile situazione economico-finanziaria. Si tratta - com'è noto - di una regione sottoposta ad un piano di riqualificazione e di rientro; una regione, dunque, per la quale il Ministero della salute svolge un intenso ruolo di stimolo e di affiancamento anche in considerazione dell'importanza ultra regionale della sanità laziale.
Nel merito, confermo che sui presunti crediti vantati dal policlinico Gemelli per Pag. 2gli anni 2000-2006 è intervenuto nel marzo 2009 un lodo arbitrale, che ha posto a carico del Servizio sanitario nazionale i maggiori oneri contrattuali, che riguardavano l'indennità di esclusività dei dirigenti medici, sostenuti dal policlinico a seguito dell'applicazione dei contratti collettivi nazionali di settore anche per quanto riguarda il personale impiegato presso il policlinico.
Il collegio arbitrale ha riconosciuto la pretesa creditoria in ragione di quanto previsto dall'accordo integrativo del 2003 che recitava: «La regione Lazio riconosce i maggiori oneri derivanti dall'applicazione della normativa contrattuale nazionale se ed in quanto a tal fine finanziate con fondi statali». Tale lodo è stato impugnato dalla regione Lazio davanti alla Corte d'appello e la Corte dei conti del Lazio ha ravvisato perplessità circa la possibilità che, con finanziamenti pubblici specificamente vincolati per legge a coprire i costi del servizio sanitario nazionale, si possano coprire anche i costi del personale del policlinico Gemelli non assimilabili in tutto ai policlinici universitari statali.
Per quanto riguarda le iniziative in corso per gli anni successivi a quelli oggetto del lodo di cui ho appena detto e acquisite anche le valutazioni tecniche della regione, specifico che con un decreto commissariale di quasi un mese fa - del 12 dicembre 2011 - è stata effettuata una ricognizione dell'appropriatezza della remunerazione richiesta dal policlinico Gemelli.
Posso assicurare, in conclusione, l'impegno mio personale fin dall'inizio del mandato e del Governo per rendere compatibili le esigenze della regione Lazio e del suo piano di riqualificazione e rientro con le formidabili esigenze di riqualificazione e ristrutturazione di uno dei presidi più importanti del nostro sistema.
Anche per quanto riguarda questo aspetto, che sia riconosciuto a questo presidio fino in fondo il suo ruolo di ospedale classificato.

PRESIDENTE. L'onorevole Gasbarra, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

ENRICO GASBARRA. Signor Presidente, signor Ministro, apprezziamo quanto lei oggi ci ha detto ma non possiamo dichiararci soddisfatti finché non verificheremo e non assisteremo ad un'inversione di atteggiamento e di risposta ad una vicenda grave nei numeri e, soprattutto, preoccupante perché sta mettendo a rischio una struttura importante ed essenziale per la vita dei cittadini del Lazio e non solo. Il Gemelli, come lei ha ricordato e come ha ricordato l'onorevole Pedoto nell'interrogazione, rappresenta un punto di eccellenza ma anche un punto di riferimento. In questo momento, peraltro di crisi che investe il Paese, una struttura di questo tipo, posta in una condizione di rischio, non solo arrecherebbe un danno enorme per i malati e per le prestazioni sanitarie ma può rappresentare un momento di grave crisi anche occupazionale ed economica.
Quindi mi auguro che il suo impegno e le sue parole, che noi apprezziamo perché ha definito «formidabili esigenze» quelle del Gemelli, siano presi nella dovuta attenzione da parte del Governo; magari anche con un intervento - considerato proprio che la regione Lazio è obbligata al piano di rientro e il Governo esercita sulla regione una particolare attenzione - ed una spinta nei confronti della regione affinché questa struttura di così alta qualità di intervento - che non può, come si ricordava, limitare le prestazioni perché gran parte di esse sono effettuate senza filtro, a meno che non immaginiamo di chiudere il pronto soccorso che effettua prestazioni così rilevanti - venga considerata e trattata non come una normale casa di cura, che può limitare le prestazioni, proprio perché qui siamo di fronte ad una struttura sanitaria importante e strategica, mentre l'atteggiamento della regione Lazio, nei confronti dei crediti esigibili, è di considerare la «questione Gemelli» alla Pag. 3stessa stregua delle case di cura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Orientamenti del Governo in merito alla riduzione delle spese militari, con particolare riferimento al programma per la produzione e l'acquisto dei 131 cacciabombardieri F-35 - n. 3-01999)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Stanislao ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01999, concernente orientamenti del Governo in merito alla riduzione delle spese militari, con particolare riferimento al programma per la produzione e l'acquisto dei 131 cacciabombardieri F-35 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, chiedo al Ministro direttamente e senza giri di parole, se è anch'egli altrettanto in grado di essere diretto e senza giri di parole, di rispondere a questo quesito importante che ci chiede l'intera comunità nazionale e anche gran parte del personale del comparto difesa: se il Governo intenda prendere nelle prossime settimane misure concrete per la riduzione delle spese militari ed in particolare se non intende bloccare in via definitiva l'impegno del programma che ci vede protagonisti nell'acquisto dei 131 cacciabombardieri F-35.
Mi auguro che la sua risposta sia diretta e meno mortificante di quanto detto dal generale Tricarico, perché noi ci facciamo carico dell'intera coscienza collettiva nazionale e della dignità di questo Parlamento.

PRESIDENTE. Il Ministro della difesa, Giampaolo Di Paola, ha facoltà di rispondere.

GIAMPAOLO DI PAOLA, Ministro della difesa. Signor Presidente, gli interventi legislativi che sono stati assunti dal Parlamento nella seconda metà del 2011 per fronteggiare la crisi finanziaria hanno comportato per il bilancio della difesa una riduzione degli stanziamenti di circa 3 miliardi nel triennio 2012-2014, di cui circa un miliardo e mezzo solo nel 2012. Il bilancio della difesa per il 2012, quindi, si è attestato oggi su 19,9 miliardi di euro: di questi il 30 per cento (6 miliardi) vanno alla funzione sicurezza interna e soltanto 13,6 miliardi vanno alla funzione difesa.
Questo significa che lo 0,84 per cento, in realtà, va alla funzione difesa, che è ben al di sotto dei valori degli altri Paesi europei cui si fa tradizionalmente riferimento. In questo quadro, come ho già affermato nelle Commissioni difesa di Camera e Senato, lo strumento militare non è più sostenibile, a fronte delle risorse che oggi il Paese può stanziare per la difesa, quindi richiede interventi di straordinaria importanza e urgenza.
La revisione dello strumento militare che stiamo conducendo verrà ad incidere su struttura, organizzazione e programmi, salvaguardando però l'efficienza operativa, che è l'essenza dello strumento. In questo quadro, vi è l'esigenza di rinnovare, nell'arco del prossimo quindicennio, le linee aerotattiche dello strumento militare italiano: Tornado, Amx, che hanno operato dal 1991 in tutte le missioni internazionali sotto mandato ONU. Il programma JSF risponde a questa esigenza. È un programma avviato con lungimiranza dall'allora Ministro della difesa Beniamino Andreatta e confermato nel decennio dai Governi D'Alema, Prodi e Berlusconi.
Il dimensionamento complessivo del programma, come tutto il settore dell'investimento - l'ho detto e lo ripeto - è in corso di riesame alla luce delle esigenze operative e della compatibilità finanziaria. Tuttavia non vi è dubbio che stiamo parlando di un programma di elevato valore operativo, tecnologico e industriale, che vede già oggi a Cameri, nel novarese, un complesso industriale per la costruzione, l'assemblaggio, la produzione e la manutenzione del velivolo. È un complesso che dà e darà occupazione a millecinquecento persone e, considerate tutte le industrie che lavorano oggi nel programma JSF, in prospettiva vi è una previsione di 10 mila posti di lavoro. Sono oltre quaranta imprese Pag. 4 che contribuiscono alla crescita economica, tecnologica, industriale e occupazionale del Paese. Anche così si fa la crescita e questo diagramma, che ho qui a disposizione, rappresenta visivamente le imprese che lavorano a questo programma e la loro distribuzione nel Paese.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Stanislao ha facoltà di replicare.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, signor Ministro, mi spiace ma la sua risposta è oltremodo deludente e peraltro anche mortificante. Lei ha citato una serie di numeri, dimenticando che questo Governo, attraverso una serie di manovre, ha falcidiato la spesa pubblica per l'università, la scuola, la ricerca, le imprese e la giustizia, dimenticando peraltro che nel 2010 in questo comparto si sono spesi 20 miliardi e che nel 2011 vi è stato un aumento dell'8,4 per cento. La nota aggiuntiva della difesa parla per il 2012 di più di 21 miliardi, quindi stiamo parlando di qualcosa di cui lei non ha parlato o di cui non è assolutamente a conoscenza.
Peraltro, l'intervento sui cacciabombardieri F-35 prevede 18 miliardi nell'arco di dieci o dodici anni, quindi evidentemente lei ha poca dimestichezza con i numeri e probabilmente è necessario che ci sia una registrazione di questi elementi. Quando parliamo di questo, anche e soprattutto nel comparto difesa, abbiamo il meno 18 per cento di risorse per quanto riguarda il personale, non solo per gli stipendi, i mezzi e la sicurezza, ma anche e soprattutto per l'addestramento e la formazione. Lei di queste cose non ha parlato e non posso pensare che lei abbia la memoria a scatti, visto che oggi fa il Ministro, mentre prima faceva l'ammiraglio. Mi auguro che ci siano delle volontà. La domanda posta da noi andava proprio in questo senso: capire se il nuovo Ministro della difesa fosse in armonia con il modello di difesa europea o se ancora lavorasse e cincischiasse nel recinto della politica nazionale all'interno dei soliti «tiramenti» che si fanno nel comparto della difesa. Mi auguro veramente che si prenda per positiva la nostra volontà di porre questa domanda e che sia una domanda dialogante. Mi auguro che nella prossima occasione - perché il sottoscritto insieme all'Italia dei Valori ha presentato una mozione per quanto riguarda gli F-35 - qui in Aula sia più pronto e anche più disponibile a considerare non solo in termini ragionieristici, ma anche in termini di opportunità, di coscienza collettiva e di necessità di questo comparto, se vi sono elementi tali per cui si possa definire l'azzeramento di alcuni progetti che altri Paesi hanno abbandonato nel tempo, perché assolutamente non validi, soprattutto quelli degli F-35, che sono stati abbandonati in tantissimi Paesi non solo in Europa, a partire dagli Stati Uniti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Iniziative per la salvaguardia delle graduatorie di merito e per l'immediato assorbimento delle graduatorie vigenti da parte del Ministero dello sviluppo economico con riferimento al concorso pubblico a 107 posti bandito nell'ottobre 2008 dall'Istituto nazionale per il commercio estero - n. 3-02004)

PRESIDENTE. L'onorevole Muro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02004 concernente iniziative per la salvaguardia delle graduatorie di merito e per l'immediato assorbimento delle graduatorie vigenti da parte del Ministero dello sviluppo economico con riferimento al concorso pubblico a 107 posti bandito nell'ottobre 2008 dall'Istituto nazionale per il commercio estero (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

LUIGI MURO. Signor Presidente, se posso brevemente autoqualificare la mia interrogazione la collocherei nell'alveo del leale rapporto tra Parlamento e Governo, che sono certo sia un rapporto di reciprocità. Mi riferisco nel caso specifico ad un concorso bandito, secondo le norme, regolarmente, dall'ICE (Istituto per il commercio estero) nel 2008 con 107 posti di Pag. 5area funzionale C; la graduatoria è stata pubblicata il 30 aprile 2010; successivamente (teniamo presente che hanno partecipato quindicimila cittadini a queste selezioni) con legge n. 111 del 2011 l'ICE è stato soppresso, ma il giorno dopo, con un decreto della Presidenza del Consiglio del 7 luglio 2011, è stata autorizzata l'assunzione di ulteriori unità per le esigenze di varie amministrazioni dello Stato. Il decreto di soppressione prevedeva il trasferimento di tutti i rapporti attivi e passivi dall'ICE al Ministero dello sviluppo economico. Ora io dico: se ciò era previsto dalla norma, cosa intende fare il Governo affinché, in un momento di così grave crisi occupazionale, si dia seguito non solo ad una naturale esigenza di lavoro ma anche a una norma che prevedeva il subentro in tutte le posizione attive e passive?

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, rispondo all'interrogazione leggendole per conto del Ministro dello sviluppo economico il seguente testo.
Il concorso bandito dall'ex Istituto per il commercio estero si è concluso - come lei ha richiamato - con la pubblicazione della graduatoria sulla Gazzetta Ufficiale del 30 aprile 2010. Ricordo che in ottemperanza alle norme miranti al contenimento della spesa pubblica si è provveduto all'assunzione di solo quattro unità per l'anno 2010 e di sette unità per l'anno 2011, dato che ai sensi della legge n. 244 del 2007 il numero delle unità di personale da assumere non può eccedere per ciascun anno il 20 per cento delle unità cessate nell'anno precedente. Il decreto-legge n. 98 del 2011, convertito nella legge 15 luglio 2011, n. 111, ha soppresso l'Istituto per il commercio estero, e successivamente con il decreto-legge n. 201 è stato disposto il trasferimento delle inerenti risorse di personale al Ministero dello sviluppo economico e all'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, di nuova istituzione. Il citato decreto stabilisce che con uno o più decreti di natura non regolamentare del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, si individuano le risorse umane, strumentali e finanziarie, nonché i rapporti giuridici attivi e passivi facenti capo al soppresso Istituto da trasferire all'Agenzia e al Ministero; inoltre, con i medesimi decreti si provvede a rideterminare le dotazioni organiche di quest'ultimo. Con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 luglio il Dipartimento della funzione pubblica ha autorizzato l'ICE ad assumere 12 unità di personale.
La rimozione del limite all'assunzione da parte del Dipartimento stesso, acquistando efficacia solo il 5 ottobre 2011, ha come unico destinatario l'Istituto ormai estinto con decorrenza 6 luglio 2011 e non può essere in subordine fatta valere anche nei confronti del Ministero, soggetto estraneo il cui unico obbligo è quello di subentrare nelle risorse di personale, finanziarie e strumentali già in forza presso l'ICE alla data del 6 luglio 20011. Al riguardo si è chiesto il parere dell'Avvocatura dello Stato in ordine all'efficacia nei confronti del Ministero del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di autorizzazione all'assunzione.
Considerata l'urgenza e la delicatezza della questione, in attesa della risposta da parte dell'Avvocatura, il Ministero ha altresì coinvolto il Dipartimento della funzione pubblica nonché la Ragioneria generale dello Stato presso il Ministero dell'economia e delle finanze interpellando tali amministrazioni sulla medesima questione.
Pertanto, pur considerando le aspettative dei vincitori del concorso, occorre tenere conto della nuova situazione giuridica creatasi e delle nuove procedure stabilite dalla legge.

PRESIDENTE. L'onorevole Muro ha facoltà di replicare.

LUIGI MURO. Signor Presidente, innanzitutto nella risposta del Ministro è Pag. 6contenuta anche, sia pur parzialmente, una piccola soluzione: sarebbe opportuno, per cominciare, disporre la proroga della validità della graduatoria e, poi, attendere - noi riteniamo che l'interpretazione sia positiva - il parere dell'Avvocatura perché, laddove si parla di estensione dei rapporti attivi e passivi, certamente vanno ricompresi, in questa accezione, anche i concorsi già espletati e pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale.

(Intendimenti del Governo in merito alla revisione della nuova disciplina pensionistica, con riferimento a lavoratori in stato di disoccupazione o mobilità che avevano già maturato determinati requisiti - n. 3-02000)

PRESIDENTE. L'onorevole Fedriga ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-02000, concernente intendimenti del Governo in merito alla revisione della nuova disciplina pensionistica, con riferimento a lavoratori in stato di disoccupazione o mobilità che avevano già maturato determinati requisiti (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, signor Ministro, il Governo, con la manovra Monti, come lei sa meglio di me, perché è stata fautrice di questa iniziativa, ha aumentato l'età per l'accesso ai benefici previdenziali fino, in alcuni casi, a sei anni. La Lega ha contrastato con forza questa misura perché riteniamo iniquo fare pesare i sacrifici che il Paese deve fare su coloro che hanno lavorato una vita - appunto per quarant'anni - svolgendo i loro servizi con abnegazione e fatica. All'interno di questo provvedimento, però, sono stati coinvolti anche tutti quei lavoratori sottoposti ad ammortizzatori sociali, o addirittura licenziati, che erano prossimi alla pensione entro pochi mesi. Con l'aumento dell'accesso ai benefici queste persone si troveranno senza alcun tipo di reddito, né previdenziale né lavorativo né tantomeno da ammortizzatore. Chiediamo, quindi, cosa il Governo intenda fare per affrontare questi casi emergenziali, che coinvolgono migliaia di lavoratori del nostro Paese.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha facoltà di rispondere.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, è indubbio che la manovra previdenziale sia stata molto severa, il Governo non l'ha mai nascosto e, anzi, credo che abbia chiarito molto bene sia le circostanze che l'hanno motivata sia il quadro di riferimento all'interno del quale si colloca. È stata preoccupazione del Governo, non solo raggiungere obiettivi di rigore finanziario, ma anche cercare di salvaguardare lavoratori per i quali l'incremento, forte, dell'età pensionabile avrebbe creato dei problemi. A questo problema abbiamo cercato di rispondere con il comma 14 dell'articolo 24 che, come lei avrà visto, elenca con sufficiente accuratezza, come noi speriamo, i lavoratori che potrebbero trovarsi, in virtù di accordi di mobilità o di mobilità lunga o di contratti di solidarietà, con il rischio di essere senza pensione e senza reddito. Per questi lavoratori è detto espressamente che l'allungamento dell'età pensionabile non vale e che, quindi, valgono le vecchie norme e per questi lavoratori il decreto-legge prevede accantonamenti che, a nostro giudizio, dovrebbero essere sufficienti. Per il futuro e, quindi, per tutti coloro che non rientrano negli accordi stipulati alla data di emanazione del decreto il problema si può porre. Noi stiamo monitorando con attenzione e stiamo cercando di vedere cosa potrà essere fatto, ma è indubbio che la riforma delle pensioni mira anche a sottrarre l'uso improprio del sistema previdenziale proprio come ammortizzatore sociale, in un certo senso obbligando il Governo, ma anche le parti sociali, a cercare nuove soluzioni per il problema dei lavoratori anziani che troppo spesso sono stati semplicemente scaricati sul sistema pensionistico. Pag. 7
Aggiungo che per le donne è comunque prevista, ancorché scarsamente utilizzata, una possibilità di uscita anticipata purché sia scelta l'opzione del metodo interamente contributivo, quindi un metodo severo per il calcolo della pensione, che però vuol dire che, in questo caso, una lavoratrice può uscire senza addossare oneri al sistema pubblico.

PRESIDENTE. L'onorevole Fedriga ha facoltà di replicare.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la risposta. Tuttavia mi dispiace dirle, signor Ministro, che la Lega non è soddisfatta. Infatti ci confrontiamo con i problemi reali delle persone e mi dispiace che lei non si renda conto, non voglia rendersi conto che ci sono lavoratori che, ad esempio, non firmano accordi. Ci sono, ad esempio, i lavoratori della piccolissima impresa che magari hanno siglato accordi personali con il datore di lavoro, magari erano gli unici dipendenti ed erano convinti di andare in pensione entro pochi mesi, magari il datore di lavoro gli ha dato una buonuscita un po' più ampia e adesso si trovano senza nulla per mantenere se stessi e la propria famiglia.
Capisco che è molto più facile e molto più semplice scrivere le leggi dai libri di teoria, però poi bisogna confrontarsi con la realtà concreta dei lavoratori e dei cittadini e a queste persone cosa rispondiamo? Non sono monitorabili perché non firmano accordi a livello nazionale. Non ci sono soltanto i lavoratori della FIAT. Ci sono anche i lavoratori della piccola impresa, che sono il 93 per cento del nostro tessuto produttivo, che non possono essere lasciati per strada, in particolar modo in un periodo di crisi, Ministro. E mi dispiace che lei dissenta.
Infatti dissentire con uno stipendio da parlamentare - lo dico io da parlamentare - o da Ministro o da grande professore universitario è facile. È più difficile dissentire con lo stipendio di un piccolo operaio della piccola impresa che con 1.000-1.100 euro al mese deve mantenere la propria famiglia. E quando si trova senza anche questo, senza pensione e senza l'ammortizzatore sociale le assicuro che è molto, molto, molto difficile pensare di poter guardare ad un futuro non dico in modo ottimistico ma perlomeno prevedere la propria sopravvivenza. E su questo la Lega dà la massima disponibilità a ragionare sul tema e trovare una soluzione. Infatti aumentare da un giorno all'altro - questo è quello che è avvenuto - l'età pensionabile non è mettere tutti sullo stesso piano, ma è fare grosse discriminazioni soprattutto per chi si trova in quel cuneo temporale e improvvisamente vede sfasciare tutte le proprie prospettive di vita (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Iniziative in relazione agli effetti delle ultime manovre finanziarie sui servizi socio-assistenziali - n. 3-02001)

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-2001, concernente iniziative in relazione agli effetti delle ultime manovre finanziarie sui servizi socio-assistenziali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

TERESIO DELFINO. Signor Ministro, signor Presidente, la nostra interrogazione esprime la profonda preoccupazione per i tagli alla spesa sociale. I tagli fatti agli enti locali - l'abbiamo rilevato fortissimamente in questi mesi nelle tre manovre che si sono succedute - luglio, agosto e poi la manovra Monti - hanno ridotto gli enti locali nell'impossibilità di mantenere il livello di prestazioni che venivano garantite alle persone diversamente abili, soprattutto agli anziani, ma anche a tante altre categorie in difficoltà. Allora, siccome questo Governo ha nel principio del rigore, dell'equità e della crescita l'esigenza di dare una pari opportunità, vorremmo capire e la sollecitiamo con questa interrogazione a capire quali potrebbero essere le misure che possono mettere in condizioni i comuni di assolvere i loro compiti tenuto Pag. 8conto che la spesa sociale è al 62 per cento una spesa sostenuta dalle amministrazioni comunali.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha facoltà di rispondere.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, vorrei rassicurare l'onorevole Delfino che la preoccupazione sua è anche preoccupazione del Ministro del lavoro e del welfare ed è anche preoccupazione del Governo tutto, perché noi usiamo la parola equità con qualche esitazione perché conosciamo le implicazioni di un esercizio che tenda a realizzare l'equità in pratica, soprattutto nei riguardi dei soggetti più deboli, di coloro che hanno svantaggi o disabilità.
Vorrei ricordare che il Ministro per le pari opportunità non interpreta le pari opportunità solamente e neanche prevalentemente in termini di genere, ma le interpreta esattamente nel senso anche della parità di opportunità per persone diversamente abili.
Detto questo, la sua premessa è corretta e questo è un dato di fatto con il quale ci scontriamo forse quotidianamente: il rigore finanziario che deriva da un debito che è ereditato dal passato e che ci è imposto dalla necessità di rendere questo debito sostenibile rischia di scaricarsi anche su quelle fasce di popolazione che noi vorremmo idealmente tutelare anche più di altre.
È sicuramente vero che la riduzione delle risorse in capo al Ministero - sui fondi per esempio per la disabilità - riflette però non soltanto il rigore finanziario, ma riflette anche proprio la diversa attribuzione di competenze tra il centro e le regioni. Le regioni hanno competenze esclusive anche in questo ambito, il Governo ha il potere e il dovere, direi, di assicurarsi che le regioni, entro un quadro normativo definito, spendano bene - forse potrei dire meglio di quanto hanno fatto in passato - risorse che si stanno assottigliando. In un certo senso, quindi, l'impegno del Ministero e del Governo è quello di dare un quadro normativo che sia volto alla maggiore efficienza nella spesa anche per la disabilità, proprio partendo dalla considerazione che i volumi complessivi di risorse non potranno, o ben difficilmente potranno, essere aumentati. Sull'uso della delega fiscale e assistenziale stiamo ragionando con il Ministero dell'economia e delle finanze sulla possibilità di usare questo veicolo normativo esattamente per studiare una sistemazione di alcuni capitoli dell'assistenza.

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di replicare.

TERESIO DELFINO. Signor Ministro, le chiedo scusa per la ruvidezza di questo mio intervento, ma francamente resto perplesso rispetto ad un Governo che ha impostato l'azione sull'equità e che non rivisita le norme che hanno portato all'azzeramento del Fondo per l'autosufficienza, che hanno portato all'azzeramento del Fondo per l'inclusione degli immigrati, che hanno portato alla diminuzione e alla difficoltà dell'inserimento scolastico, e potrei continuare.
Noi come gruppo UdC sosteniamo lealmente il Governo, però vogliamo che in questa direzione vi sia un impegno altrettanto forte, come vi è stato per la questione della previdenza, dove pur con difficoltà noi siamo stati assolutamente leali, e per la questione del lavoro, che è una priorità. Non possiamo pensare che davanti ai grandi principi di civiltà che ci sono nella Costituzione italiana, ma soprattutto anche nella legislazione, dalla legge n. 104 del 1992 in avanti, noi possiamo dire che andiamo a ridefinire il quadro delle competenze, ma i tagli che sono stati fatti saranno tali. Noi le chiediamo, come gruppo, veramente un'analisi approfondita con tutte le associazioni di categoria, con tutti i problemi che compongono la vasta questione sociale, per non lasciare indietro chi è senza voce. Infatti questi tagli vanno sicuramente fatti, ma guai nel caso, come qualcuno ha detto, in cui questi tagli fanno rumore soprat Pag. 9tutto per le categorie più in difficoltà, per gli anziani.
Dico solo questo, signor Presidente: il tasso di crescita di ospedalizzazione di anziani non autosufficienti sta a dimostrare che questi tagli non sono assolutamente economicamente vantaggiosi. Pertanto prendo atto e sono certo che lei si impegnerà in questa direzione ed il gruppo dell'UdC sicuramente la seguirà, perché dobbiamo dare equità al nostro Paese e soprattutto a chi è più in difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e della deputata Argentin).

(Orientamenti del Governo in merito all'attuazione della delega per il riordino della normativa in materia di occupazione femminile - n. 3-02002)

PRESIDENTE. L'onorevole Saltamartini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02002, concernente orientamenti del Governo in merito all'attuazione della delega per il riordino della normativa in materia di occupazione femminile (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

BARBARA SALTAMARTINI. Signor Presidente, signor Ministro, come lei certamente saprà, con l'articolo 46 del cosiddetto collegato lavoro è stato riaperto il termine per l'esercizio della delega al Governo finalizzata al riordino della normativa in materia di occupazione femminile.
Tra le altre cose, i decreti legislativi attuativi della delega dovrebbero prevedere incentivi e sgravi contributivi mirati a sostenere regimi di orari flessibili per favorire la conciliazione vita-lavoro, nonché per favorire l'aumento dell'occupazione femminile, non soltanto attraverso la revisione della normativa vigente in materia di congedi parentali, ma anche con il rafforzamento di istituti, quali il telelavoro o il lavoro a tempo parziale.
Inoltre, tra i principi direttivi della delega che ho citato, vi è anche il rafforzamento delle garanzie per l'applicazione effettiva della parità di trattamento uomo-donna in materia di occupazione e di lavoro.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Saltamartini.

BARBARA SALTAMARTINI. Per questo motivo, noi intendiamo capire quali siano le intenzioni del Governo, se intenda realmente andare avanti con l'attuazione della delega e se abbia già stabilito un percorso istruttorio e una tempistica attuativa della legge stessa.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha facoltà di rispondere.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, onorevole Saltamartini, di nuovo devo richiamare il fatto che io sono, al tempo stesso, Ministro del lavoro e del welfare, e delle pari opportunità. E non è un caso, io credo, che il Presidente Monti abbia voluto ricongiungere queste competenze all'interno di un unico Ministero, almeno pro tempore.
È vero che le pari opportunità per le donne, secondo me, si giocano soprattutto sul lavoro ed è vero - questo è il mio profondo convincimento, non solo come Ministro, ma anche prima, come studioso - che i molti problemi del mercato del lavoro italiano e della scarsa crescita italiana dipendono in misura non piccola dalla scarsa partecipazione delle donne al mercato del lavoro e, quando avviene e quando c'è, da una partecipazione che non è in condizioni di parità rispetto alla retribuzione e alla progressione di carriera.
Quindi, io intendo esattamente mettere al centro anche dell'azione di questo Ministero il lavoro delle donne come segmento debole del mercato, così come il lavoro dei giovani ed anche il lavoro degli anziani, magari, cercando di correggere la distorsione precedente, in base a cui i lavoratori anziani prima li si manda in pensione e meglio è. Pag. 10
Detto questo, onorevole Saltamartini, lei sa anche che questo Governo ha in programma qualcosa che chiamiamo modifica o riforma del mercato del lavoro. Io, pur riservandomi di verificare se la delega a cui lei fa riferimento possa costituire il veicolo normativo appropriato per interventi specifici sull'occupazione femminile, al momento, sto considerando - stiamo considerando - l'insieme dei problemi del mercato del lavoro e stiamo cercando di dare, all'interno di questa visione complessiva, delle soluzioni efficaci a problemi che lei ha menzionato. Le dico anche che, sul piano personale, io intendo prendere molto seriamente le politiche che lei ha chiamato «di conciliazione», ma vorrei evitare che ci riferissimo a queste politiche come a politiche eminentemente per il lavoro delle donne.

PRESIDENTE. La invito a concludere, Ministro.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Io credo che la conciliazione debba riguardare, al tempo stesso, uomini e donne e che questo sia un terreno importante sul quale la parità può effettivamente esercitarsi.
Quindi, onorevole Saltamartini, posso rassicurarla che è esattamente al centro delle mie preoccupazioni di questi giorni, con l'attenzione e l'impegno sul mercato del lavoro che abbiamo, che i temi che lei ha sollevato saranno temi presto in discussione e all'esame per proposte di soluzioni, speriamo, efficaci.

PRESIDENTE. L'onorevole Saltamartini ha facoltà di replicare.

BARBARA SALTAMARTINI. Signor Ministro, la ringrazio e devo dire che sono assolutamente d'accordo con lei, nelle premesse che ha espresso rispetto al mio quesito, sia per la concezione delle pari opportunità, così come lei l'ha intesa, sia relativamente all'accorpamento, all'interno di un unico Ministero, di tre deleghe molto importanti che io credo siano assolutamente affini e vadano trattate tutte in maniera trasversale, rispetto alle deleghe del Ministero che lei oggi detiene.
Rispetto a questo, ovviamente, non posso che accogliere favorevolmente l'impegno che lei stessa, oggi, in quest'Aula prende, così come aveva già fatto, in qualche modo, nella Commissione lavoro dove l'abbiamo audita. Credo che le politiche di conciliazione siano centrali, per l'occupazione femminile, ma non solo; noi riteniamo, come gruppo parlamentare, che le politiche di conciliazione siano fondamentali per l'istituto della famiglia perché, attraverso una corresponsabilità all'interno del nucleo familiare, agevolata da buone politiche di conciliazione, si può portare avanti questo peso che lo Stato tende a considerare quasi privato e non un bene pubblico.
Quindi, in tal senso, mi auguro che ci sarà la possibilità di confrontarci e di andare in profondità anche rispetto alle perplessità da lei espresse. Mi auguro che ci sarà la possibilità di confrontarci, non soltanto in sede politica, ma anche all'interno della Commissione lavoro di cui io faccio parte, insieme ad altri colleghi parlamentari, proprio per capire effettivamente come affrontare, in termini di grande opportunità, il tema del lavoro femminile, posto che siamo convinti che, in un momento di crisi economica quale quello attuale, l'occupazione femminile sia uno dei volani per lo sviluppo e la crescita della nostra nazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Elementi e iniziative con riguardo alla manutenzione dell'impianto nucleare di Trino Vercellese e allo smaltimento delle relative scorie - n. 3-02003)

PRESIDENTE. L'onorevole Marmo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02003, concernente elementi e iniziative con riguardo alla manutenzione dell'impianto nucleare di Trino Vercellese e allo smaltimento delle relative scorie (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

Pag. 11

ROBERTO MARMO. Signor Presidente, signor Ministro, voglio ricordare che nel 1990 fu decisa la chiusura dell'impianto nucleare di Trino Vercellese, chiedendo all'ENEL di elaborare ed attuare un piano di smaltimento. Nel 1999 la proprietà dell'impianto fu trasferita alla Sogin, con l'incarico di smantellare la centrale, sistemare i materiali radioattivi presenti e procedere al recupero e alla valorizzazione dell'area. Dal 2000 la Sogin ha elaborato e presentato un progetto globale di smantellamento dell'impianto nucleare. Ricordo che localmente quel sito è estremamente importante per l'economia ed è strategico perché insistono in quell'area importanti falde acquifere per l'approvvigionamento idrico delle popolazioni dell'alto astigiano e dell'alessandrino.
In questo contesto, vorrei conoscere attualmente lo stato dei lavori relativi alla manutenzione dell'impianto, il termine entro cui sarà effettivamente smantellato e il costo annuo, dal 1990 ad oggi, dell'intera operazione.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Corrado Clini, ha facoltà di rispondere.

CORRADO CLINI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, l'istanza per la disattivazione è stata presentata da Sogin nel dicembre 2001 e ad essa è seguita una serie di interventi già effettuati tra i quali la modifica del sistema di immagazzinamento del combustibile irraggiato, la decontaminazione dei generatori di vapore, la realizzazione di un sistema di trattamento e condizionamento delle resine esaurite della centrale, al fine di ridurne il volume e garantirne la sicurezza nel lungo termine. Il progetto ha ottenuto il giudizio positivo di compatibilità ambientale da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel dicembre 2008.
La disattivazione definitiva, finalizzata al rilascio del sito senza vincoli di carattere radiologico, è prevedibile che sia autorizzata dall'autorità competente, ovvero dal Ministero dello sviluppo economico, entro l'estate del 2012. Per l'attuazione del processo di decomissioning occorre sbloccare la situazione anche del combustibile nucleare attualmente stoccato nella centrale di Trino, circa 15 tonnellate di biossido di uranio, e destinato ad essere trasferito in Francia per il riprocessamento.
A questo proposito i trasporti previsti in origine per l'anno 2011 stanno subendo ritardi nei tempi a causa della sospensione delle spedizioni decretata dal prefetto di Vercelli nel giugno scorso in seguito alle manifestazioni «No TAV». Quindi per poter riprendere il programma di spedizioni si sta verificando con le autorità di sicurezza coinvolte la fattibilità di percorsi alternativi.
Attualmente il combustibile esaurito esistente a Trino è sistemato in sicurezza sotto la vigilanza di ISPRA, che è l'autorità di sicurezza nucleare, nella piscina della centrale, mentre i residui prodotti dall'esercizio dell'impianto e quelli derivanti dalle operazioni di decommissioning sono stoccati presso depositi provvisori per i quali la Sogin prevede un adeguamento nel corso del 2012.
Il volume dei rifiuti stoccati in centrale a fine 2010 era di 1150 metri cubi mentre i volumi massimi da conferire al deposito nazionale dopo le attività di smantellamento saranno di circa 4200 metri cubi.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CORRADO CLINI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Lo stato di avanzamento del decommissioning è attualmente valutato dalla Sogin pari al 14 per cento e l'anno 2024 è stimato quale data presumibile di rilascio del sito senza vincoli di natura radiologica, mentre i costi di mantenimento della centrale sono stimati, sempre dalla Sogin, in circa 4,5 milioni di euro l'anno.

PRESIDENTE. L'onorevole Marmo ha facoltà di replicare.

ROBERTO MARMO. Signor Presidente, signor Ministro, i dati che lei ha riferito Pag. 12non sono certamente confortanti. Il processo è a rilento e questo crea confusione, uno stato psicologico di confusione nei cittadini di quelle zone.
Come ho precedentemente riferito, si tratta di un'area importante, strategica, là insistono pozzi e falde acquifere di prelievo di un acquedotto, quello del Monferrato, fondamentale per due province del Piemonte.
Mi auguro che l'accelerazione che si era già chiesta ci sia. C'è un'attenzione da oltre vent'anni su questa situazione, sugli impianti di Trino Vercellese. Si è sempre chiesta un'accelerazione e ci sono costi che sono a carico della collettività e, quindi, mi auguro che si vada avanti più celermente anche grazie all'apporto delle province. È un po' ridicolo pensare al 2024 per la salute dei cittadini e quindi mi dichiaro non soddisfatto.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,05 con il seguito della discussione della relazione sulla contraffazione nel settore agroalimentare approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,10.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Antonione, Bongiorno, Boniver, Cirielli, Consolo, Dal Lago, Jannone, Leo, Mazzocchi, Migliavacca, Pecorella, Pescante e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,10).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione della relazione sulla contraffazione nel settore agroalimentare approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale (Doc. XXII-bis, n. 2) (ore 16,11).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della relazione sulla contraffazione nel settore agroalimentare approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione ed è stata presentata la risoluzione Fava, Sani, Bergamini, Anna Teresa Formisano, Raisi, Cimadoro, Mistrello Destro ed altri n. 6-00098 (Vedi l'allegato A - Risoluzione - Doc. XXII-bis, n. 2).

(Intervento e parere del Governo - Doc. XXII-bis, n. 2)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Massimo Vari, che esprimerà altresì il parere sulla risoluzione presentata.

MASSIMO VARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Pag. 13Presidente, il Governo esprime parere favorevole sulla risoluzione Fava, Sani, Bergamini, Anna Teresa Formisano, Raisi, Cimadoro, Mistrello Destro ed altri n. 6-00098 e, quindi, accoglie le raccomandazioni e gli impegni ad esso rivolte dal Parlamento.

(Dichiarazioni di voto - Doc. XXII-bis, n. 2)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, qualcuno, ieri, in quest'Aula, durante la discussione, ha detto che la risoluzione che oggi ci accingiamo ad approvare - e che, di fatto, abbiamo già approvato in Commissione il 6 dicembre - dà una mano ai più deboli del Paese, perché parliamo di lavoro sommerso, di lavoro minorile, di lavoro non retribuito e di lavoro in nero.
Per cui, con questa risoluzione, si cerca di dare degli strumenti e dei suggerimenti al Governo per contrastare questa situazione ormai generalizzata, in quanto, nel nostro Paese, è diventata non più eccezione, ma quasi sistema. Addirittura, in certe regioni, la maggior produzione è data dalla contraffazione. Questi non sono dati che diciamo liberamente in quest'Aula, ma sono dati raccolti e sintetizzati nella risoluzione, frutto di anni di lavoro della guardia di finanza, dei carabinieri, della polizia e di tutte le migliori forze dell'ordine. Per cercare di trovare soluzione a ciò, alcune osservazioni, che credo possano essere condivise anche da lei, presidente Fava, anche se non espressamente inserite nella risoluzione, le dobbiamo sollevare.
Mi riferisco alla mancanza di risorse rispetto a un progetto così grande, che dovrebbe stimolare le forze migliori di questo Paese per isolare tale mercato, che è immenso. Si parla, infatti, di addirittura 150 miliardi di euro di sommerso. Si è svolta poco fa, in Commissione di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, un'audizione della SIMEST: anche in merito al made in Italy e all'italian sounding vorremmo che si fosse molto più rigorosi. Non si possono finanziarie società che vanno all'estero a produrre che poi riportano lo stesso prodotto in Italia camuffato con marchio italiano, anzi, non camuffato, perché rispettano tutte le regole, ma, di fatto, il consumatore non sa, perché abbagliato dalle scritte e dalle diciture, per cui non è consapevole di ciò che accade.
Lo scorso 6 dicembre, lo ripeto, la Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale ha approvato all'unanimità la relazione sulla contraffazione e devo ringraziare il Parlamento e la sua sensibilità per aver istituito questa Commissione.
Infatti, tale fenomeno stava diventando nel nostro Paese troppo importante e troppo grave. Spero che questo lavoro darà risultati e frutti, ma è la minima parte, la punta dell'iceberg della contraffazione che avviene nel nostro Paese. Infatti qui si affronta il tema della contraffazione agroalimentare, ma è solo uno spicchio della contraffazione, del lavoro nero e del sommerso che avvengono clandestinamente su tutto il nostro territorio. Se entriamo nei particolari della moda, dell'alta moda, del prêt-à-porter e di tanti altri settori, noi siamo, insieme ad alcuni Paesi asiatici, i maggiori produttori di contraffazione ed è su questo allora che facciamo qualche breve osservazione.
Come dicevo prima, sull'italian sounding e sulla citata problematica si segnala, come del resto rilevato dalla relazione approvata dalla Commissione di inchiesta sulla contraffazione, che il primo rapporto sull'agroalimentare del 2011 presentato da Eurispes e Coldiretti descrive sul punto una situazione piuttosto allarmante: si va dalle false mozzarelle di bufala al concentrato di pomodoro cinese avariato e spacciato come made in Italy, fino al prosciutto ottenuto da maiali olandesi. Pag. 14
Su questa vicenda dell'italian sounding l'Italia dei Valori ha fatto una battaglia ed ha presentato sul Parmacotto un'interrogazione, ma né il Governo precedente, né il Governo che si è insediato ci hanno ancora risposto. Vorremmo sapere come mai finanziamo aziende che vanno a produrre, vendere o commercializzare in altri Paesi prodotti che non sono nati e cresciuti nel nostro Paese.
Questa è un'anomalia. Capisco che la SIMEST - l'osservazione l'abbiamo fatta poco fa in Commissione - ha una mission e l'ha rispettata in tutto questo (rispondo al sottosegretario con il quale abbiamo parlato brevemente ieri), ma questi paletti della SIMEST probabilmente vanno spostati, chiariti o ristretti. Non possiamo finanziare aziende che vanno a delocalizzare e riportano poi nel nostro Paese prodotti che non sono del nostro Paese.
Inoltre, un'osservazione importantissima che voglio fare è che l'Italia dei Valori dichiara la sua disponibilità - e il voto naturalmente speriamo che sia all'unanimità su questa risoluzione - ma con qualche piccolo appunto, affinché vengano rafforzate le politiche di tutela e di controllo della qualità dei prodotti agricoli e di contrasto alla contraffazione dell'agropirateria sui mercati interni ed esterni e affinché venga potenziato il controllo della diffusione delle merci contraffatte su siti di compravendita on-line.
Anche qui è un nuovo, ampio mercato che si sta allargando senza nessun controllo, un nuovo mercato giovane che, però, sta facendo numeri importantissimi. Su questo bisogna dare un punto di attenzione importante, affinché vengano avviate specifiche campagne informative nelle scuole di istruzione primaria e secondaria sulla gravità del fenomeno della contraffazione alimentare.
Infatti, non dimentichiamo che l'alimentare ha dei riflessi sulla salute importantissimi. Auspichiamo che le dogane italiane vengano dotate di ulteriori strumenti tecnologici adeguati al controllo quantitativo delle merci. Abbiamo sentito audizioni disarmanti sulla non-possibilità delle non-forze disponibili. Vi sono container che arrivano a milioni nei nostri porti, di cui riusciamo a controllarne una millesima parte e questo è impossibile.
Auspichiamo che vengano adottate iniziative urgenti finalizzate a contrastare il dilagante fenomeno dell'italian sounding. Voglio ripetermi, sottosegretario: credo che SIMEST debba essere ristrutturata in questo senso e sull'italian sounding, che è un borderline di legalità, bisogna chiudere le porte.
Auspichiamo, inoltre, che venga garantita la prosecuzione dei servizi forniti dalla rete di IPR dell'estero, garantendo l'immediata collocazione presso gli uffici delle rappresentanze diplomatiche. Non abbiamo capito perché sono state chiuse, non abbiamo ancora avuto risposta e anche su questo abbiamo presentato un'interrogazione.
Auspichiamo che venga superato lo stallo attuale della normativa dell'Unione europea sul marchio obbligatorio di origine.
Io capisco che l'Unione europea fa resistenza, ma noi dobbiamo insistere: il made in Italy, in Europa, credo che sia la cosa più importante. Poche altre nazioni in Europa hanno questo interesse. Forse è con noi la Francia, ma le altre non hanno questa qualità, questi prodotti di eccellenza che potrebbero avere l'orgoglio di essere marcati made in Italy e su questo veniamo imitati da tutti.
Dichiaro ancora il voto favorevole dell'Italia dei Valori alla risoluzione, sperando che il Governo ci metta veramente il cuore su questa vicenda (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polidori. Ne ha facoltà.

CATIA POLIDORI. Signor Presidente, a nome del gruppo Popolo e Territorio esprimo voto favorevole sulla risoluzione in oggetto. Da molteplici stimoli alla riflessione che sono venuti da questa relazione così meticolosa e puntuale, fatta dalla Commissione parlamentare di inchiesta Pag. 15 sui fenomeni della contraffazione, con la quale mi complimento per questo lavoro che so essere stato particolarmente impegnativo, sono emersi in maniera oltremodo chiara quali devono essere le priorità di questo Paese per la promozione dei nostri prodotti all'estero.
Sicuramente è la tutela, ma anche la promozione del concetto del made in Italy quale snodo cruciale per lo sviluppo della nostra economia. Il made in Italy è molto più che un brand, lo sappiamo, è un patrimonio sociale, un patrimonio culturale che si basa su valori fondamentali e strettamente legati al territorio di provenienza dei prodotti stessi. Non è riproducibile altrove ma, ahimè, come la Commissione ha avuto nella sua relazione modo di sottolineare, è fortemente imitato, delle volte anche non solo contraffatto, ma imitato in maniera subdola.
Sappiamo che il commercio con l'estero rappresenta il 25 per cento del prodotto interno lordo ed è una delle poche, forse l'unica, voce che ancora può crescere dell'economia italiana. L'anno scorso, addirittura in due trimestri abbiamo superato in export la Germania. È proprio pensando a questo, pensando alle potenzialità delle nostre piccole e medie imprese, potenzialità ancora inespresse, che tutti gli attori destinati alla promozione del sistema Italia, quindi gli attori produttivi, istituzionali e comunque in genere, devono assolutamente impegnarsi nelle varie azioni promozionali, sostenuti ovviamente da strumenti importanti, quali le nostre ambasciate, i nostri consolati e, finalmente, grazie anche alla rinata ICE, che spero potrà essere in futuro ripotenziata.
La lotta alla contraffazione ovviamente avrà un senso e avrà successo se condotta a tutto campo, soprattutto se terrà conto anche di quelle zone grigie, di quelle zone particolari che non sono illecite, ma che danneggiano fortemente la nostra economia. Mi riferisco all'italian sounding, su cui si è soffermata a lungo la relazione della Commissione. Sono prodotti che all'estero, al di là quindi dei confini nazionali, vengono venduti utilizzando delle immagini, dei colori particolari, delle volte anche dei profumi contraffatti, come prodotti italiani, ma che di italiano non hanno nemmeno un lontano parente.
È ovvio che questo tipo di contraffazione colpisce soprattutto l'Italia, data la forte emigrazione storica verso i nuovi Paesi emergenti (in Brasile, in Argentina, in Uruguay vi è una forte discendenza italiana). Ma è sconcertante il dato degli Stati Uniti: pare che solo il 10 per cento dei prodotti venduti come italiani siano in realtà prodotti in Italia. Qui, secondo me, un ruolo molto importante potrebbero averlo - è un appello, è un invito - i nostri italiani, i nostri deputati e senatori eletti all'estero, che lavorano con le associazioni e le fondazioni che si occupano proprio di rapporti. Ora me ne viene in mente una molto importante per tutti, la NIAF International, la fondazione americana.
Infatti, sono proprio questi i maggiori produttori dell'italian sounding. Sono i nostri emigrati che, tentando di riprodurre un prodotto italiano, hanno tentato di mettere insieme la ricetta, la tradizione italiana, con ciò che avevano all'epoca a disposizione, ma modificando in questa maniera letteralmente il gusto degli stranieri, che non sanno quale sia il vero gusto in questo caso o il gusto del bello o lo stile italiano.
Lo stesso Joseph Del Raso, presidente della fondazione, narrava come ormai la nuova generazione di figli di emigrati sia invece molto più attenta, abbia anche le possibilità economiche, ma sia molto più attenta a voler non solo acquistare, ma produrre prodotti che siano assolutamente italiani.
Chiaramente questa percezione non è facile. Quindi, la lotta è molto ardua, perché la distinzione tra il prodotto vero italiano e quello contraffatto non è semplice, laddove manca proprio la conoscenza. Ecco perché, oltre alla tutela, sarebbe fondamentale - la Commissione lo ha sottolineato opportunamente - dotarsi di strumenti positivi di promozione. Ad esempio, la Francia lo ha fatto con lo champagne: oltre alla lotta alla contraffazione ha messo in piedi un sistema di Pag. 16conoscenza del loro vino pregiato in loco in modo da rendere chiunque edotto della distinzione tra prodotto contraffatto e reale.
È chiaro che sarebbe molto importante poter trasferire la cultura del saper fare, i valori e così magari eviteremmo domande imbarazzanti come è successo ad esempio qualche mese fa a me quando avevo la delega del commercio con l'estero. Mi sono trovata davanti ad una delle maggiori istituzioni cinesi in Italia che ci chiedevano come potesse essere possibile produrre un vino italiano espiantando le nostre viti e producendolo in Cina. È chiaro che se la cultura e la promozione dovessero andare nella direzione di spiegare che alcune cose sono letteralmente non producibili all'estero in quanto il sole, l'aria e i profumi italiani non sono riproducibili, probabilmente potremo evitare delle situazioni incresciose di questo tipo.
Molto importanti sono i riconoscimenti che ci vengono. L'UNESCO ha dichiarato la dieta mediterranea patrimonio culturale e materiale dell'umanità. Grazie alle camere di commercio italiane all'estero questo concetto viene diffuso. Altrettanto sappiamo che i prodotti agroalimentari passano sicuramente per i canali della ristorazione. Quindi, il progetto di Unioncamere, Ospitalità italiana, Ristoranti italiani nel mondo per avere la certificazione è risultato fondamentale, non solo per l'Italia in genere, ma anche per i ristoratori italiani all'estero. Infatti, hanno aderito 1.131 ristoranti addirittura in 41 paesi stranieri e, quindi, se ne sentiva assolutamente l'esigenza.
Siamo vittime di una concorrenza sleale, perché la concorrenza leale saremmo assolutamente in grado di vincerla. Si tratta di una concorrenza illegale e asimmetrica (il dumping sociale piuttosto che quello classico), ma la World Trade Organization dice che addirittura il 10 per cento degli scambi mondiali si basano su contraffazione e su marchi contraffatti. Ciò costa alle aziende italiane quasi 50 miliardi di euro l'anno. Quindi, è ovvio che la lotta alla contraffazione dovrà passare per un impegno del Governo a esigere la proprietà intellettuale, affinché venga riconosciuta all'interno dell'Unione europea soprattutto negli scambi bilaterali con gli altri paesi.
Occorrono più mercato e più tutela, quindi, a diversi livelli. Le indicazioni geografiche sono sempre state un nostro cavallo di battaglia e, quindi, a livello del WTO bisogna chiedere il nostro diritto dei popoli alla propria storia e alla propria identità. È necessario esigere quanto previsto nell'agenda Doha sulla proprietà intellettuale. Eravamo solo all'inizio, ma ora siamo in buona compagnia: più di un terzo dei membri hanno appoggiato l'idea favorevole del riconoscimento globale delle DOC, DOP e IGP.
A livello europeo occorre non mollare e cercare di sfondare il fuoco di sbarramento fatto dai popoli del nord (da Germania, Inghilterra e Svezia) contro il nostro volere del made in Italy. Questo chiaramente sappiamo che porterà a risultati immediati. Pensiamo al fatto che non possiamo esportare alcuni prodotti in Canada perché qualcuno prima di noi ha comunque registrato il marchio e a livello nazionale sarà necessario dare più forza all'Agenzia delle dogane e alle forze dell'ordine che sappiamo essere le migliori fra le forze esistenti in campo internazionale. È chiaro che questi aspetti dovranno essere strettamente correlati perché il prerequisito è che i nostri prodotti siano buoni in Italia. La nostra reputazione, in altre parole, passa attraverso la genuinità. Quindi, occorre partire di qui per andare all'estero.
In conclusione, dovremmo probabilmente tornare a sognare di nuovo il made in Italy e a desiderarlo (nel senso etimologico del termine desiderata), perché il made in Italy è una mission che travalica l'economia italiana (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'approdo alla relazione Pag. 17in esame rappresenta, senza dubbio, un traguardo. Lo abbiamo ripetuto più volte: la contraffazione è un danno prima ancora che un reato, un colpo grave inferto all'economia del Paese e alla sua variegata ricchezza. Sul versante agroalimentare tale danno assume dei tratti ancora più vistosi non solo per il carattere strategico che tale settore ha per l'economia del nostro Paese ma, anche e soprattutto, per l'esigenza di garantire la sicurezza degli alimenti che il cittadino acquista.
Malgrado questo, come ha avuto modo di evidenziare la Commissione, il fenomeno della contraffazione non teme alcun tipo di crisi o rallentamento. Si è portati erroneamente a credere che questo fenomeno sia solo una piaga del mercato esterno, ma non è così. Anche in Italia, in alcune realtà della grande distribuzione, troviamo tra gli scaffali prodotti pieni di tricolori ma che non sono italiani. Hanno dei prezzi più bassi e, quindi, il consumatore ignaro e frettoloso è portato a metterli velocemente nel carrello. Tutto si può dire tranne che vi sia informazione al riguardo. I consumatori italiani e non brancolano nel buio, soprattutto le nuove generazioni la cui cura alimentare è lasciata al caso. Purtroppo, sembrerebbe quasi che tale forma di contraffazione cresca proporzionalmente con le dinamiche di un'economia globalizzata, in particolar modo sul versante del mercato estero, dove il made in Italy su alcuni prodotti non è più una garanzia ma un pacchiano esempio di packaging. I danni sui nostri prodotti di eccellenza e sul portato economico sono sotto gli occhi di tutti.
Oltre al danno economico non si deve trascurare anche quello culturale e sociale. Il fatto che tra alcuni consumatori all'estero si creda erroneamente che il vero parmigiano reggiano sia quello prodotto in Cina o negli USA è senza dubbio uno schiaffo morale alla nostra eredità e alla nostra storia. Fa male dirlo, ma stiamo assistendo passivamente al disfacimento di un potenziale enorme nel nostro bagaglio produttivo e commerciale.
Ho avuto modo di operare, negli anni addietro, in qualità di dirigente del Ministero delle politiche agricole, proprio sul versante delle relazioni internazionali. Ho coordinato campagne di informazione, iniziative di approfondimento e di lotta al fenomeno dell'italian sounding, come inevitabile deriva di un sistema da migliorare. Pertanto, ho sempre ritenuto la questione come prioritaria nell'agenda del Governo, anche se l'impegno su questo fronte non è mai troppo. Certo, la normativa al riguardo vede l'Italia come esempio tra i più evoluti, come viene sottolineato dalla relazione. Ma a sostegno di una normativa valida vi devono essere i fatti e la reale preparazione dei soggetti direttamente coinvolti. Lo stesso Ministero ha inteso approfondire alcuni aspetti, introducendo una linea di priorità di azione e prevedendo una linea di attività, a livello nazionale e internazionale, per supportare il vero prodotto agroalimentare made in Italy e contrastare quei fenomeni degenerativi ingannevoli per il consumatore.
Anche il progetto del true Italy va in questa direzione. Si tratta di una sorta di marchio che va letteralmente a guidare il consumatore verso una scelta di un vero prodotto garantito italiano. Ma bisogna approfondire e migliorare iniziative di questo tipo, che mirino a valorizzare le piccole e medie imprese italiane, da cui deriva la percentuale più alta di prodotti di eccellenza del nostro patrimonio agroalimentare.
Come ha evidenziato bene la relazione in esame, è da valutare l'opzione di promuovere incentivi per quelle aziende che scelgono volontariamente l'utilizzo di sistemi di etichettatura e di tracciabilità. Siamo noi a dover sollevare per bene le nostre istanze presso le sedi comunitarie, facendo sentire la nostra voce perché l'Italia, in particolare, è la parte lesa di un fenomeno da combattere senza alcun tipo di deroga.
In una recente intervista, il Ministro Catania ribadiva che la lotta alla contraffazione alimentare è tra le priorità del suo mandato. Ci auguriamo che questa possa essere una rinnovata promessa, ma tale Pag. 18lotta può essere intrapresa svincolandola dalla valorizzazione del made in Italy?
Il made in Italy deve essere pienamente promosso, sostenendo anche la definizione di accordi tra l'Italia e gli altri Paesi affinché si crei una promozione del prodotto presso le strutture recettive con il solo obiettivo di creare una consapevolezza del prodotto italiano in quelle aree in cui esiste una drammatica confusione tra ciò che è e ciò che non è realmente italiano. Gli strumenti a nostra disposizione esistono, bisogna solo saperli utilizzare nel migliore dei modi e permettere anche a livello europeo di poterli chiaramente utilizzare.
Questa indagine permanente si pone nella direzione giusta e si inserisce in un percorso condiviso ed utile.
È in virtù di tali aspetti che evidenzio il voto favorevole alla risoluzione da parte del mio gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intanto intendo esprimere soddisfazione nell'Aula del Parlamento per una proposta che viene da una Commissione speciale voluta dal Parlamento che credo abbia fatto un buon lavoro, riuscendo a portare una proposta unitaria all'attenzione del Parlamento. Brevissimamente, cercando di non ripetere le considerazioni che hanno fatto i colleghi con i quali abbiamo condiviso un lungo lavoro di audizioni, di incontri e di scoperte - consentitemi di usare questa parola - di un mondo che noi, per primi, non conoscevamo, intendo fare alcune considerazioni. La prima: con questa nostra proposta e con queste nostre considerazioni abbiamo fotografato come funziona oggi il mercato della contraffazione. Non mi stancherò mai di ripetere che il Paese che, per primo e di più, subisce i danni di questo fenomeno è il nostro perché sicuramente il made in Italy in tutti i campi e, non ultimo, nel settore agroalimentare è un marchio appetibile che va assolutamente copiato e contraffatto.
Il quadro normativo del nostro Paese sul piano teorico - e ribadisco sul piano teorico - ci dà una soddisfacente protezione dal punto di vista legislativo. Il problema è un altro: il problema è che la vetustà di alcune disposizioni ne consiglierebbero una rivisitazione in termini di velocità e di abolizione di lungaggini amministrative.
Nella fattispecie, nelle audizioni che abbiamo tenuto nella nostra Commissione, che cosa è venuto fuori, signor sottosegretario? È venuto fuori che ovviamente i grandi gruppi possono adire con più facilità le vie legali, ma quando parliamo di consorzi piccoli, che pure hanno una lunga tradizione ed un grandissimo prodotto, chiaramente le difficoltà sono più grandi, con un danno di ritorno notevolissimo per il loro prodotto, per la salute dei consumatori, per il PIL e per l'export del nostro Paese.
Cito, per tutti, il caso forse più famoso di contraffazione nel settore agroalimentare, che concerne il Parmesan, che ormai è diventato all'estero quasi un prodotto DOC di contraffazione del nostro Parmigiano reggiano.
Ebbene, noi abbiamo incontrato i produttori del Parmigiano reggiano, quelli che con grande fatica portano avanti la produzione, dal primo passo della filiera al prodotto di eccellenza, che è il Parmigiano reggiano. Dire che sono avviliti è usare un eufemismo. Quella tradizione, quella nostra grande tradizione va assolutamente tutelata e lo dobbiamo fare noi che siamo i legislatori ed il Governo di questo Paese nei confronti degli altri Paesi che vorrebbero copiare e rubare un nostro bene.
Noi abbiamo proposto una maggiore complementarietà fra le disposizioni che tutelano la qualità delle produzioni rispetto a quelle che invece si occupano della loro salubrità. Voglio anche fare una riflessione su una modalità di vendita moderna, quella via internet: lì ovviamente la tutela del consumatore e la tutela dalla contraffazione diventa più difficile, ma noi dovremmo pensare ad occuparci anche di Pag. 19questo perché, purtroppo, anche lì c'è un grande mercato che non riusciamo a controllare.
Occorre, secondo noi, agire con più decisione, con campagne di informazione e con iniziative di cooperazione, per far comprendere ai cittadini i rischi che si corrono soprattutto riguardo alla sicurezza e per alla salute fisica, nell'ottica ovviamente di tutelare il consumatore, ma anche di tutelare le motivazioni per le quali alcuni prodotti possano avere un prezzo leggermente più alto rispetto ad altri.
Signor sottosegretario, noi chiediamo un'azione più mirata per i mercati esteri, per abituare i consumatori di quei Paesi a saper distinguere un vero prodotto italiano da servili imitazioni o da azioni parassitarie che richiamano all'italianità. Il sistema di tracciabilità dei prodotti, degli alimenti, dell'etichettatura del cibo, attua in concreto, e deve attuarla in concreto per il consumatore, la garanzia di acquistare prodotti controllati lungo tutta la filiera; anche per questo venne introdotta nella legislazione europea, nel 2000, l'indicazione dell'origine dell'alimento, in occasione dello scoppio dell'emergenza relativa all'encefalopatia spongiforme bovina, che indusse il legislatore europeo non solo a fronteggiare l'emergenza, ma anche a pensare ad una tutela di garanzia.
Vorrei evidenziare due questioni avviandomi alla conclusione; in primo luogo l'istituzione, presso il Ministero dello sviluppo economico, con legge 23 luglio 2009, n. 99, del Consiglio nazionale anticontraffazione. Vorrei rivolgermi a lei, signor sottosegretario, ma anche al presidente della Commissione, il collega Fava, che mi auguro possa ascoltare, ma vedo che è un attimo distratto. Presidente Fava, stavo chiedendo al sottosegretario e a lei come presidente, poiché sappiamo che è stato istituito nel 2009 il Consiglio nazionale anticontraffazione presso il Ministero dello sviluppo economico, di promuovere al più presto un incontro con questo Consiglio, perché credo che il lavoro che noi stiamo svolgendo in Commissione, ormai da un anno, nei vari settori e in primis quello agroalimentare, debba essere rapportato a questo Consiglio, insieme al quale dobbiamo continuare a lavorare.
In secondo luogo sappiamo tutti che il made in Italy, a livello europeo, ha qualche problema di tutela e pertanto chiedo, rivolgendomi al sottosegretario - ma credo che tutta la Commissione sia disponibile - di mandare questa risoluzione a tutti i parlamentari europei italiani, di tutti i partiti politici, perché possano fare da portavoce, facendole proprie, delle considerazioni di questa Commissione all'interno del Parlamento europeo, perché conosciamo bene - essendo stati anche in missione a Bruxelles, dove le abbiamo verificate e toccate con mano - le difficoltà che ci sono a tutelare alcune questioni che riguardano il made in Italy. Bè io credo che questa potrebbe essere una sfida importante.
Il Parlamento italiano all'unanimità legifera in questa direzione e i parlamentari europei eletti nel nostro Paese devono avere l'obbligo morale e politico di farsene garanti in seno al Parlamento europeo. Ovviamente, annunciamo il voto favorevole del gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo. (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, vorrei iniziare il mio intervento partendo dalla fine di quello dell'onorevole Anna Teresa Formisano, alla quale a questo punto chiedo io attenzione - ma vedo che è impegnata al telefono - per tranquillizzarla sul fatto che il Consiglio nazionale anticontraffazione, il cosiddetto CNAC, nella persona della dottoressa Mainini che lo presiede, è già stato contattato da parte della Commissione di inchiesta che presiedo, con l'intento di audirlo già nelle prossime settimane, in merito all'attività svolta dal 2009 ad oggi, in particolare ovviamente sul tema che stiamo affrontando in Commissione in queste ultime settimane, che è quello che riguarda l'approfondimento Pag. 20 circa la contraffazione nel settore tessile.
Parto dalla fine del mio intervento, perché era doverosa una risposta immediata alla collega, per rivolgere i miei personali ringraziamenti a tutti i colleghi che hanno diligentemente frequentato la Commissione in questo anno e che hanno contribuito a far sì che oggi si possa discutere all'interno di questo Parlamento di un problema che noi riteniamo fondamentale; e che lo sia è un dato oggettivo e di fatto. Lo dicono i numeri, su cui ho avuto modo di confrontarmi con il sottosegretario Vari, rappresentante del Governo, in questi ultimi due giorni, a più riprese. Egli stesso ha avuto la possibilità di confermarmi l'interesse e l'attenzione che il Governo rivolge a questo tema. Già questo di per sé dovrebbe essere un ottimo risultato per il Parlamento, perché noi saremo con ogni probabilità il primo Parlamento europeo a porre una questione di questa rilevanza all'interno di un Parlamento nazionale, cosa che dà il senso di quanto il nostro Paese sia esposto e in prima linea in termini di lotta alla contraffazione e di consapevolezza del fatto che la contraffazione sia un problema da affrontare e da debellare, perché sta diventando un problema endemico del sistema.
Per quanto riguarda i numeri, abbiamo avuto modo di valutarli: parliamo di un volume d'affari all'incirca di 7 miliardi di euro stimati di contraffazione all'interno del nostro Paese, che diventano quasi 200 miliardi di euro, 250 milioni di dollari, secondo le vecchie stime a livello mondiale. Sono numeri che raddoppiano se si considera anche la contraffazione che avviene per via telematica, con le nuove tecnologie. Sono numeri impressionanti che dicono che decine di migliaia, se non centinaia di migliaia di posti di lavoro nel mondo, ma in particolare in Italia - stante il fatto che l'Italia è uno dei Paesi più colpiti da questo fenomeno - sono sacrificati all'ufficialità e a tutti i crismi che ne conseguono in termini di regolarità, di condizioni di lavoro dei lavoratori stessi, a fronte di un mercato sommerso e senza regole, nell'ambito del quale nessuna categoria merceologica è esclusa. A maggior ragione, non è esclusa una categoria merceologica come quella del settore agroalimentare, che paradossalmente porta con sé anche una serie di criticità e rischi che sono ben diversi e più facilmente percepibili.
Ho avuto modo ieri, in sede di discussione sulle linee generali, di spiegare come spesso la sensibilità dei cittadini non sia tanto sviluppata in altri settori merceologici quanto in quello dell'agroalimentare, proprio per il fatto che la gente normalmente ha a cuore ciò che mangia e che fa mangiare ai propri figli, quello che normalmente è oggetto di utilizzo nei propri pasti, anche frugali, di tutti i giorni. Sappiamo che il tema dell'agroalimentare diventa un tema importante non solo però per la contraffazione in quanto tale, e quindi non solo per la contraffazione così come la intendiamo tutti, ma anche per quel fenomeno che molti colleghi negli interventi che mi hanno preceduto hanno ricordato, che è quello del cosiddetto italian sounding.
Quindi noi ai 7 miliardi di euro, che stimiamo essere il volume complessivo della contraffazione in Italia - dei quali buona parte attiene proprio al settore agroalimentare - dobbiamo sommare un volume d'affari enorme, quantificato in 50-55 miliardi di euro (ovviamente stiamo parlando di stime), che è il volume complessivo delle merci commercializzate in giro per il mondo con il meccanismo del cosiddetto italian sounding. Si tratta di un meccanismo che di per sé non configura nessun tipo di reato, ma che danneggia in modo irreversibile un sistema produttivo come quello italiano, stante il fatto che - per darvi un termine di paragone - noi abbiamo in giro per il mondo merci che vengono vendute come se fossero prodotte in Italia - come se fossero made in Italy a pieno titolo - ma che made in Italy non sono, per un valore che è oltre due volte il valore complessivo delle esportazioni dell'agroalimentare del nostro sistema.
Se è vero, com'è vero, che in Italia il sistema agroalimentare esporta in giro per Pag. 21il mondo circa 23 miliardi di euro l'anno di prodotti, ebbene si rende evidente la dimensione del fenomeno e del problema. Oggi non voglio dilungarmi oltre su questi temi di cui abbiamo avuto modo di discutere a lungo sia in Commissione sia ieri in sede di discussione sulle linee generali. Mi limito quindi a sollecitare l'attenzione e l'interesse da parte del Parlamento su questo tema.
Mi pare di aver capito fin qui che le opinioni dei gruppi siano sostanzialmente univoche, e che quindi si possa andare verso una approvazione il più possibile vicina all'unanimità del Parlamento di una risoluzione che riprenda i contenuti della relazione stessa, che è stata il frutto di un lavoro durato quasi un anno e che di fatto fotografa una situazione di assoluta emergenza. Come in tutte le emergenze, anche in questo caso c'è bisogno di un intervento della politica.
Concludo ricordando come le politiche del nostro Paese siano state in realtà assolutamente efficaci sul versante legislativo, come ho avuto modo di spiegare ieri in questa Aula. Il nostro è un sistema di leggi fra i più all'avanguardia a livello comunitario; anzi è talmente all'avanguardia che molto spesso i partner europei ci chiedono di rallentare e di andare con maggiore calma anche in termini di applicazione. Queste leggi purtroppo trovano difficoltà ad essere applicate non tanto per la dedizione delle forze dell'ordine (che sono impegnatissime su questo versante), quanto probabilmente per il fatto che a volte si confrontano con la scarsa preparazione e con la scarsa importanza che viene data ad un fenomeno, in particolare da parte della magistratura, che non ha ancora ben compreso l'entità e la portata di un fenomeno che oggi per dimensioni e per quantità non può essere indifferente alla criminalità organizzata.
Vengo ad un riferimento sul punto specifico, così come ci è stato prospettato a suo tempo dal Procuratore nazionale antimafia: la criminalità organizzata si sta interessando al settore della contraffazione perché ormai è secondo solo al mercato della droga in termini di dimensioni; quindi è evidente che a quel tipo di mercato occorre guardare con attenzione fino ad arrivare ad ipotizzare il fatto che sui reati di contraffazione possano essere estese le leggi e le normative speciali che riguardano il tema del reato associativo, così come previsto normalmente per tutte le attività delittuose della criminalità organizzata. Su questo punto insistiamo, e guardiamo anche all'esterno - e concludo - per dire che (accogliendo anche la parte finale dell'intervento della collega Anna Teresa Formisano e facendolo mio in questo momento) noi abbiamo una grossa difficoltà oggi ad essere compresi a livello comunitario sull'importanza del fenomeno. Abbiamo delle grosse difficoltà a difendere le indicazioni geografiche protette e le indicazioni geografiche di origine. Il resto dell'Unione ha fin qui dimostrato scarsa sensibilità. Abbiamo bisogno di far sentire - lo dico al Governo - tutto il peso politico di un Paese che si unisce di fronte ad un problema e che cerca di risolverlo con convinzione perché è diventato un problema di sistema.
Annuncio pertanto il voto favorevole del gruppo della Lega Nord Padania alla risoluzione presentata e ringrazio per l'attenzione i colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sani. Ne ha facoltà.

LUCA SANI. Signor Presidente, in questa prima relazione, approvata all'unanimità dalla Commissione, il fenomeno della contraffazione e della pirateria emerge in tutta la sua gravità. Ciò conferma il valore della scelta della Camera di istituire, appunto, una Commissione d'inchiesta. Le numerose audizioni hanno confermato la portata di un fenomeno allarmante non solo per il tessuto delle nostre imprese ma anche per il bilancio dello Stato in termini di mancate entrate fiscali.
La Direzione investigativa antimafia stima il valore della contraffazione, solo sul mercato interno, tra i 3 e i 6 miliardi di euro. Il Censis stima una perdita per le Pag. 22casse dello Stato di circa 5 miliardi di euro e sostiene che la sconfitta del fenomeno garantirebbe almeno 130 mila nuovi posti di lavoro. Bastano questi pochi dati per comprendere che le iniziative di contrasto alla contraffazione assumono un grande significato, non solo a difesa della legalità, ma per lo sviluppo del Paese. Verso questo fenomeno si registra, fra l'altro, come diceva adesso il presidente Fava, un crescente interesse della criminalità organizzata.
Per alcuni settori merceologici la contraffazione rende molto di più del traffico di stupefacenti e con minori rischi sotto il profilo penale. È, cioè, interesse particolare della criminalità organizzata proprio nel settore agroalimentare. Sul piano normativo bisogna dire che il nostro Paese può essere considerato tra quelli più evoluti, a conferma della sensibilità del legislatore su questa materia. Durante le audizioni sono comunque emerse indicazioni, come veniva ricordato, utili a migliorare il quadro normativo e, quindi, le azioni di contrasto. La Commissione ha avviato il proprio lavoro partendo dal sistema agroalimentare. Le ragioni di questa scelta risiedono non solo sul fatto che l'industria alimentare italiana è la seconda manifattura del Paese con un fatturato di 124 miliardi di euro ed è anche una voce fondamentale per il nostro export con circa 24 miliardi, ma anche sul fatto che sulla contraffazione dei prodotti agroalimentari c'è una grande sensibilità in quanto molto spesso si registrano effetti anche sul piano della salubrità degli alimenti. In molti casi, a vicende di contraffazione di ingredienti o provenienza degli alimenti, corrisponde anche un'adulterazione o una sofisticazione degli stessi. A rimetterci, quindi, non è solo il tessuto economico, ma anche la salute dei cittadini.
Il contrasto alla contraffazione agroalimentare nel nostro Paese è stato affrontato con serietà, basti ricordare la legge sull'etichettatura e la tracciabilità. Su questo piano occorre, però, emanare rapidamente i decreti attuativi di quella legge e spostare, poi, l'iniziativa sul piano internazionale ed europeo, affrontando i temi quali il made in e la tracciabilità da un lato e l'omogeneità delle tariffe portuali e dei controlli doganali all'interno del territorio comunitario dall'altro. Su questo occorre impegno perché il fenomeno condiziona molto e mortifica le potenzialità di sviluppo della nostra economia. Nella relazione vengono riportati alcuni esempi riguardanti pomodori, olio extravergine, cereali, prodotti lattiero-caseari. Dobbiamo aver presente che quando dall'Italia passa pomodoro triplo concentrato proveniente dalla Cina che viene diluito con acqua e sale e trasformato in doppio concentrato etichettato made in Italy ed esportato, questo causa un forte condizionamento del prezzo dei pomodori italiani che rimangono incolti o, per rimanere competitivi, sviluppano fenomeni inaccettabili di sfruttamento della manodopera.
Lo stesso si può dire per l'olio deodorato e colorato con clorofilla che dal Nord Africa viene acquistato a 2 euro e portato in scaffale a 6 euro o del grano canadese che concorre a produrre la pasta made in Italy, ma che porta il prezzo del grano italiano a livelli inferiori ai costi di produzione; oppure del pecorino romano prodotto da imprese italiane all'estero con latte ungherese che ha messo in ginocchio l'intero comparto ovicaprino della Sardegna, della Toscana e del Lazio. Si potrebbero fare altri esempi. C'è un paradosso in alcuni casi, ossia che talvolta è lo Stato, attraverso le proprie società partecipate, come è il caso dell'audizione citata anche dagli altri colleghi, ad essere coinvolto in processi che ricadono sotto il nome di italian sounding che è, appunto, l'altra piaga che danneggia il sistema agroalimentare italiano, più subdola della contraffazione perché non è reato, ma disorienta il consumatore rispetto all'origine dei prodotti. È una piaga che viene stimata in 60 miliardi di euro di giro di affari, in un rapporto, quindi, di tre a uno rispetto alle nostre esportazioni.
La relazione affronta nel dettaglio questo aspetto. Basterebbe recuperare il 6 per cento dell'italian sounding per mettere in pareggio la nostra bilancia commerciale Pag. 23nel campo agroalimentare. Come si contrasta? Con accordi in campo internazionale, con informazione ai consumatori, rendendo il consumatore consapevole su ciò che acquista e mangia, ma anche con politiche che restituiscano competitività al settore agricolo e agroalimentare per assestarsi sul mercato interno e per penetrare con maggior autorevolezza sui mercati internazionali.
Tali politiche fino ad oggi sono mancate. Oggi siamo al quarto Ministro dell'agricoltura e l'assenza di queste politiche si è fatta sentire sulla pelle degli agricoltori italiani. Pertanto, dichiarando il voto favorevole del gruppo del PD alla risoluzione relativa alla relazione della Commissione, l'auspicio è che tra i prossimi provvedimenti mirati alla crescita e allo sviluppo ci sia un capitolo finalmente dedicato all'agricoltura, utile per le nostre aziende ad affrontare le sfide imposte dalla globalizzazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bergamini. Ne ha facoltà.

DEBORAH BERGAMINI. Signor Presidente, con la risoluzione che stiamo discutendo oggi qui in Aula, si raggiunge un importante primo punto d'arrivo di un lavoro molto lungo e complesso svolto dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale. Tale relazione si concentra su un aspetto specifico della contraffazione, quella agroalimentare, ma nei suoi elementi comincia ad analizzare l'intero fenomeno della contraffazione. Si tratta di un fenomeno di grande complessità perché trasversale, che interessa tutti i segmenti produttivi tipici del made in Italy e che ha una capacità di evoluzione straordinaria.
Basti pensare a come la contraffazione sta approfittando delle nuove tecnologie in modo straordinariamente efficace. Mi riferisco in particolare alla vendita di beni contraffatti tramite Internet. Stime non recentissime della Banca mondiale contano un valore complessivo del fenomeno contraffattivo mondiale, intorno ai 350 miliardi di euro. In Italia la contraffazione vale, secondo stime comparate, circa 7 miliardi di euro ogni anno. Il problema della contraffazione ci riguarda in modo particolare perché aggredisce il cuore del sistema Italia e lo fa perché spinge allo sviluppo di una concorrenza sleale, procura perdita di competitività alle nostre aziende, procura danni all'erario naturalmente. È stimato che il fenomeno contraffattivo nel 2009 abbia portato un mancato incasso all'erario italiano di oltre cinque miliardi di euro. Il fenomeno contraffattivo determina inoltre lo sfruttamento di soggetti deboli e determina disoccupazione, come è già stato ricordato da alcuni miei colleghi che mi hanno preceduto, e sta mostrando forti infiltrazioni da parte della criminalità organizzata. Ma soprattutto determina un danno potenziale enorme per i consumatori e, infine, lede sotto molti aspetti il made in Italy perché colpisce la qualità del prodotto italiano, colpisce la sua capacità di innovazione, la creatività, l'eccellenza, la valorizzazione delle tradizioni della nostra identità nazionale.
Tutto questo è ancor più vero se ci concentriamo proprio sul tema di questa risoluzione vale a dire sull'agroalimentare. Questo settore è il secondo per importanza nel nostro Paese e pesa per circa il 10 per cento dell'export nazionale e concerne un ambito di pericolosità fondamentale in quanto riguarda la nutrizione, l'alimentazione degli italiani. Per questo è importantissimo che la battaglia di contrasto alla contraffazione messa in atto sia sempre più incisiva e sia sempre più ubbidiente a quei necessari criteri di qualità e di trasparenza che sono richiesti in particolare in questo settore.
Questo è tanto più vero nel momento in cui c'è una ricerca spasmodica di risorse da parte dello Stato italiano e nel momento in cui è evidente che proprio nei momenti di crisi economica il fenomeno contraffattivo raccoglie una grande accelerazione: si ha minore capacità di spesa, si risparmia sulla qualità, si tende a comprare Pag. 24 ciò che costa meno. Per tutto questo ritengo importantissimo e naturalmente estremamente attuale il lavoro svolto sin qui. Questa relazione che è all'origine della risoluzione che stiamo discutendo ha raccolto una serie di proposte migliorative che hanno l'intento di condurre ad una riflessione ancora più complessa, ancora più accurata sulle mosse da prendere per incentivare il contrasto alla contraffazione, per potenziare la lotta alla contraffazione.
Mi auguro che queste indicazioni vengano raccolte dal Parlamento e dal Governo in questo senso. Un primo punto importante è la riflessione sulla tutela legale: è già stato detto, noi dobbiamo fare una battaglia soprattutto per quello che riguarda le istanze comunitarie di tutela del nostro made in Italy, di tutela della qualità del nostro prodotto agroalimentare, e questo lo si fa rafforzando la tutela della tracciabilità, dell'etichettatura, dei marchi DOP e di tutte le altre marchiature che servono proprio a delineare un chiaro percorso e una chiara filiera di come viene prodotto e di come nasce un prodotto agroalimentare.
È poi opportuno sviluppare maggiore coordinamento fra le varie istituzioni che a diverso titolo sono chiamate ad essere operative sul contrasto alla contraffazione - istituzioni, forze di polizia naturalmente - un coordinamento che non può e non deve essere solamente a livello nazionale, ma che deve essere chiesto a chiara voce dalle istituzioni italiane in ambito comunitario. Senza questo coordinamento ogni lotta nazionale alla contraffazione sarà naturalmente purtroppo insufficiente.
Altro elemento importante è un monitoraggio costante del fenomeno contraffattivo, proprio perché, come dicevo prima, è un fenomeno multiforme, che si evolve con grande velocità e che ha bisogno di essere conosciuto e attualizzato costantemente. Un'altra operazione importante da fare è quella di raccordare e di intensificare l'opera di comunicazione e di prevenzione, per fare in modo che i consumatori e i cittadini abbiano sempre maggiore consapevolezza di che cosa significa acquistare e consumare un prodotto contraffatto.
Infine, sarebbe opportuno anche prevedere - e anche qui raccolgo un'indicazione giunta dal lavoro della Commissione - una politica di incentivazione per quelle aziende italiane che adottano tutti i necessari mezzi per favorire la garanzia di qualità e di trasparenza del loro lavoro e dei loro prodotti.
Credo che da un quadro così dettagliato e così attento, certo perfettibile, che naturalmente ci riserviamo all'esito della relazione finale che prepareremo ed elaboreremo alla fine dei lavori della Commissione di inchiesta, si possano effettuare ulteriori miglioramenti ed ulteriori finalizzazioni al ragionamento ed all'analisi svolta da questa prima relazione, ma certo ci auguriamo che questo possa servire a fare in modo che il nostro Paese si doti di armi e strumenti supplementari che consentano di svolgere sempre di più una battaglia efficace, anche a livello internazionale, per il contrasto ad un fenomeno che è stato stimato pesi sull'export delle aziende italiane per 60 miliardi di euro.
Nella certezza dunque di aver offerto un contributo importante ed una riflessione ancora più attenta su questo fenomeno, esprimo a nome del gruppo del Popolo della Libertà il parere favorevole alla risoluzione in esame (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Cessazione dal mandato parlamentare del deputato Marco Zacchera (ore 17,10).

PRESIDENTE. Comunico che in data 22 dicembre 2011 è giunta alla Presidenza la seguente lettera dell'onorevole Marco Zacchera:
«Caro Presidente, con riferimento alla Tua lettera del 14 dicembre ultimo scorso concernente l'invito ad optare tra l'incarico di sindaco di Verbania e quello di deputato al Parlamento, Ti comunico di aver optato per la carica di sindaco della mia città e pertanto rassegno le mie dimissioni Pag. 25 da deputato. Voglio ringraziare la Presidenza, i collaboratori della Camera e tutti i colleghi che in questi 18 anni di mandato parlamentare hanno condiviso con me tanti momenti che rimarranno indimenticabili e importanti nella mia vita. A tutti porgo un cordiale saluto con l'augurio di poter sempre assolvere al meglio il nostro compito verso il Paese.

Firmato: onorevole Marco Zacchera» (Applausi).

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Caro Presidente e onorevoli colleghi, intervengo molto brevemente. È davvero con un po' di emozione che prendo per l'ultima volta la parola in quest'Aula, poi ci si è messa anche l'influenza a rendere la voce un po' rauca.
Sono diciotto anni di vita che ho trascorso in quest'Aula e cinque legislature, ma, in ottemperanza all'invito che ho ricevuto, ho optato appunto per l'incarico di sindaco della mia città e, quindi, devo lasciare la Camera dei deputati. Non vi nascondo che è una scelta sofferta, ma è meditata ed anche serena.
Verbania è una piccola città - la mia città natale -, ma è un piccolo capoluogo di provincia dove il rapporto con il sindaco è diretto, dove - lo dico con orgoglio - sono stato il primo eletto di centrodestra dopo 64 anni di amministrazione di sinistra. Per me queste cose contano ancora nella scelta di un incarico (Applausi).
Colleghi, vi lascio semplicemente con un invito: attenti, perché il Parlamento italiano, purtroppo, sta perdendo la propria credibilità nei confronti della gente. Per mesi e da mesi, siamo sottoposti ad una quotidiana ondata di insulti e di accuse di essere una «casta». Se a volte, purtroppo, è vero, e l'ho anche ammesso, oggi che vi lascio, vi dico che le cose che vengono lette e stampate, sovente, sono francamente eccessive, con forzature inaccettabili.
Colleghi, se anche qui dentro vi fossero state persone indegne, io vi dico che, in diciotto anni, ho conosciuto centinaia di persone perbene, che hanno onorato questo Parlamento (Applausi). Lo dico con orgoglio: centinaia di colleghi che hanno veramente a cuore la propria patria, gente che lavora e non si nasconde, che è veramente preoccupata per la comunità nazionale, che non viene qui soltanto per prendere lo stipendio. Così come ho conosciuto - e ringrazio - centinaia di collaboratori dipendenti della Camera, sicuramente seri e preparati, che saranno anche ben pagati, ma che, mediamente, sono molto, molto più preparati rispetto alla media dei dipendenti pubblici.
Concludendo, bisogna avere il coraggio e la determinazione di spiegare alla gente che la politica italiana può essere sì degenerata e che vanno colpiti gli sprechi, ma non tutto è da buttare, perché in quest'Aula, prima di tutto, vi è e deve restare la democrazia, che è la forza della nostra comunità nazionale (Applausi).
Colleghi, nel lasciarvi, vi ringrazio per le tante amicizie vere, che sono nate e cresciute in questi anni, amicizie vere al di là di ogni opinione e gruppo politico, perché reciproche e fondate sempre sulla stima personale. Tantissimi di voi sono dei veri amici, tra voi e chi ci ha preceduto.
Lascio, quindi, la Camera con un po' di tristezza, anche perché è un po' assurda questa storia relativa all'incompatibilità, che al Senato è stata decisa in una maniera e qui alla Camera è stata decisa in un'altra (Applausi). Una volta di più, il Parlamento non ha fatto una bella figura. Le decisioni si accettano, è una questione di serietà, ma credo che sia legittimo, al più, esprimere un minimo di disagio.
Vi lascio, quindi, in amicizia e rivolgo un augurio a chi mi subentra. Sono cosciente di aver sempre cercato di svolgere il mio dovere con attenzione, impegno e passione, in Aula e in Commissione, quando mi avete nominato al Consiglio d'Europa e come presidente, per cinque anni, della delegazione italiana alla UEO. Soprattutto, sono cosciente di aver cercato di fare il deputato sempre in mezzo alla Pag. 26gente: continuerò a fare il sindaco nella mia città e lo farò gratuitamente, rinunciando, fin da ora, ad ogni indennità di carica, proprio perché credo che la politica vera debba essere prima di tutto un servizio alla comunità, e noi tutti dobbiamo contribuire in qualche modo a riscattarla.
Io credo che tutti i deputati, nella propria intima coscienza, continuino a sentirsi al servizio dell'Italia e così bisogna continuare a fare. Rivolgo, quindi, un saluto e, nella diversità dei ruoli che avremo in futuro, che Iddio protegga sempre la nostra Italia e illumini ciascuno di voi. Caro Presidente e colleghi, vi saluto tutti, uno per uno (Applausi - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zacchera. Non ti dimenticheremo e non dimenticheremo le nobili parole con le quali ti sei congedato da quest'Aula.
Trattandosi di un caso di incompatibilità - accertato dalla Giunta delle elezioni nella seduta del 14 dicembre 2011 -, la Camera prende atto, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento, di questa comunicazione e della conseguente cessazione del deputato Marco Zacchera dal mandato parlamentare.

Proclamazione di un deputato subentrante (ore 17,12).

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito dell'avvenuta presa d'atto delle dimissioni del deputato Marco Zacchera, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, nella seduta del 16 dicembre 2011 - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361 - che il candidato che, nell'ordine progressivo della stessa lista n. 4 - Il Popolo della Libertà nella medesima II Circoscrizione Piemonte 2, segue immediatamente l'ultimo degli eletti, risulta essere Daniele Galli.
Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la II Circoscrizione Piemonte 2, Daniele Galli.
Si intende che da oggi decorre il termine di 20 giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.
Facciamo al collega Galli i migliori auguri di un fruttuoso svolgimento del suo mandato parlamentare.

Si riprende la discussione (ore 17,15).

(Votazione - Doc. XXII-bis, n. 2)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fava, Sani, Bergamini, Anna Teresa Formisano, Raisi, Cimadoro, Mistrello Destro ed altri n. 6-00098, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesare Marini, Meroni, Brandolini, Ravetto, Tempestini, Ferranti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 540
Votanti 538
Astenuti 2
Maggioranza 270
Hanno votato
538).

Prendo atto che i deputati Vassallo, Ruben e Meroni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Tassone ha segnalato che non è riuscito a votare.

Pag. 27

Seguito della discussione delle mozioni Reguzzoni ed altri n. 1-00769, Monai ed altri n. 1-00772, Meta ed altri n. 1-00773 e Biasotti ed altri n. 1-00778 concernenti iniziative in materia di accordi bilaterali nel settore del trasporto aereo, con particolare riferimento alla questione dell'operatività della compagnia Singapore Airlines presso l'aeroporto di Malpensa (ore 17,16).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Reguzzoni ed altri n. 1-00769, Monai ed altri n. 1-00772, Meta ed altri n. 1-00773 e Biasotti ed altri n. 1-00778 concernenti iniziative in materia di accordi bilaterali nel settore del trasporto aereo, con particolare riferimento alla questione dell'operatività della compagnia Singapore Airlines presso l'aeroporto di Malpensa (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 5 dicembre 2011, è stata presentata la mozione Biasotti ed altri n. 1-00778, che è stata iscritta all'ordine del giorno.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

CORRADO PASSERA. Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, farei prima un quadro sulla situazione che sta alla base delle mozioni, per poi entrare nel merito delle singole mozioni stesse.
Per quanto riguarda tutte e quattro le mozioni occorre premettere che la materia degli accordi di traffico aereo comporta l'esercizio di competenze di cui, già dal 2004 e sulla base di diverse pronunce, l'Unione europea reclama la propria esclusiva titolarità.
Nel merito si rappresenta che l'accordo bilaterale italiano con Singapore prevede, allo stato, 17 frequenze settimanali per parte con scali previsti a Roma, Milano e a un terzo punto. Tale accordo non prevede la possibilità di esercitare da Milano Malpensa i diritti di quinta libertà la cui concessione, per contro, andrebbe a consentire alla Singapore Airlines di imbarcare traffico da Milano per destinazioni oltre l'Italia, a chiaro detrimento dei flussi di traffico verso gli Stati Uniti oggi trasportati da vettori italiani e comunitari. L'eventuale concessione a Singapore Airlines dell'autorizzazione ad operare tra Milano e New York con diritti di quinta libertà, ipotesi che non trova riscontro nella regolamentazione attuale, avrebbe inoltre un inevitabile effetto di danneggiare paesi e vettori della stessa area - Malesia India - nonché del Golfo - Emirates, Qatar e via dicendo - che così come Singapore Airlines negli anni hanno richiesto, a più riprese, autorizzazioni in tal senso.
D'altronde l'ultima revisione dell'accordo aereo di cui trattasi - che occorre ribadire, non prevede diritti di quinta libertà tra Milano e Nord America - risale al mese di giugno 2009, dunque successivamente all'entrata in vigore della legge n. 2 del 2009, la cosiddetta salva Malpensa ed ha sì previsto un maggior numero di frequenze, ma con soli diritti di terza e quarta libertà. In effetti, la legge n. 2 del 2009, che consente alle autorità italiane di autorizzare servizi aggiuntivi su base extrabilaterale è volta ad assicurare uno sviluppo dei servizi aerei diretti tra Italia e Paesi terzi, invece i diritti di quinta libertà non hanno tale funzione, soprattutto laddove una loro concessione non porta ad un incremento dei servizi offerti tra l'Italia e il Paese terzo interessato.
In altri termini, un conto è incrementare i collegamenti diretti tra due Paesi facenti parte di un accordo - terza e quarta libertà - un altro è la concessione di diritti di quinta libertà, che comportano un servizio tra uno dei due suddetti Paesi e un Paese terzo. Nella fattispecie infatti si parla di una rotta Milano-New York in Pag. 28prosecuzione della Singapore-Milano. Nel primo caso l'ampliamento dei collegamenti produce certamente effetti benefici sugli operatori economici e sui consumatori, nel secondo caso invece - stiamo parlando della quinta libertà - l'attivazione del servizio Milano-Singapore potrebbe comportare non solo il decremento dell'attuale volume di traffico delle compagnie europee, ma anche il rischio che tali compagnie non siano più indotte ad individuare nell'aeroporto milanese il fulcro di una rete di collegamenti internazionali.
Tra l'altro, la concessione del diritto di quinta libertà non sarebbe giustificata nella fattispecie neppure dall'assenza di collegamenti diretti tra Milano e New York, considerata la molteplicità dei servizi attualmente offerti, fruibili da tutti i vettori comunitari e statunitensi sulla base di apposito accordo open skies tra Europa e Stati Uniti. Pertanto l'eventuale attivazione di un'ulteriore analoga tratta da parte della Singapore Airlines verrebbe a creare una sovrapposizione del servizio a probabile esclusivo beneficio della compagnia asiatica.
A livello di Unione europea e dei singoli Stati membri si registrano posizioni assolutamente restrittive in materia di concessione dei diritti di quinta libertà con Paesi terzi. A tale proposito, anche l'Unione europea si è espressa nel senso dell'opportunità di valutare attentamente se l'estensione dei diritti di traffico conseguente a un eventuale accordo globale tra Unione europea e Singapore avvantaggia effettivamente in modo equilibrato le compagnie comunitarie e di Singapore o piuttosto se queste ultime non siano in grado di trarre da tale accordo un maggior profitto economico. Infatti i pochissimi casi di servizio di quinta libertà operanti tra Unione europea e Paesi extra Europa da vettori non comunitari risultano giustificati dalla mancanza di collegamenti diretti tra le città interessate ed in ogni caso sono stati operati in collaborazione con i vettori nazionali interessati. Occorre, alla fine, evidenziare che la mancata apertura della tratta in questione a favore della Singapore Airlines non produrrebbe i paventati effetti penalizzanti per le infrastrutture e la società di gestione degli aeroporti di Milano, anche perché la proposta della detta compagnia non si traduce nell'aumento della frequenza dei voli, trattandosi di voli già operativi sulla tratta Singapore-New York via Milano.
Si segnala, altresì, che la società di gestione, nei primi nove mesi dell'anno, ha fatto registrare ben quasi 22 milioni di passeggeri - quasi più 6 per cento - e circa 341 mila tonnellate di merci - più 7,4 per cento - e un buon andamento dei ricavi, attestati su 477 milioni di euro. L'utile netto operativo è stato di 39 milioni di euro (più 18 per cento). È da notare che la crescita dei ricavi si è prodotta nonostante la società di gestione non abbia ancora beneficiato degli adeguamenti tariffari previsti dal contratto di programma sottoscritto il 23 settembre tra SEA ed ENAC. La questione - e concludo - potrà comunque costituire oggetto di ulteriori approfondimenti, anche in base al futuro atteggiamento della Commissione dell'Unione europea alla luce degli sviluppi relativi al negoziato per un accordo aereo globale.
Per quanto riguarda le mozioni, il Governo esprime parere favorevole sostanzialmente per tutte le mozioni, con soltanto due distinguo, che riguardano la non possibilità per l'Italia di decidere autonomamente su queste tratte, ma prendendoci l'impegno di andare a discutere, in sede di Commissione europea, la possibilità di aprire altre tratte di questo genere.
Per quanto riguarda la mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00769, l'unica parte su cui non esprimeremmo parere favorevole è dove si afferma: «ad assumere iniziative volte a concedere senza indugio i diritti di "quinta libertà" sull'aeroporto di Malpensa alla compagnia aerea Singapore Airlines». Siccome questa è una facoltà che non ci appartiene, ove non accolta la disponibilità del Governo in base alla riformulazione del testo della mozione - che poi illustrerei -, si dovrebbe impegnare il Governo «ad attivarsi presso la Commissione europea al fine di modificare ed implementare l'offerta di traffico tra Unione europea Pag. 29 e Singapore, comprensivamente dell'eventuale concessione dei diritti di "quinta libertà" con Paesi terzi».
Per quanto riguarda la mozione Monai ed altri n. 1-00772, il parere è favorevole su tutto il contenuto, tranne dove si afferma: «contestualmente adottando le opportune iniziative finalizzate alla concessione dei diritti di "quinta libertà" sull'aeroporto di Malpensa alla compagnia aerea Singapore Airlines». Viene qui di nuovo sottolineata la necessità da noi proposta di una riformulazione che tenga conto della volontà di «attivarsi presso la Commissione europea al fine di modificare e di implementare l'offerta di traffico tra Unione europea e Singapore, comprensivamente dell'eventuale concessione dei diritti di "quinta libertà" con Paesi terzi».
Per quanto riguarda la mozione Meta ed altri n. 1-00773, il Governo esprime parere favorevole e, in merito al piano nazionale aeroportuale, farà il possibile per realizzarlo e presentarlo nei più brevi tempi possibili. Per quanto riguarda la mozione Biasotti ed altri n. 1-00778, il Governo esprime parere favorevole su tutti i punti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,30)

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Ne risulterebbe, per quanto riguarda il Governo, un testo di mozione che riprende tutti i punti delle mozioni presentate, con l'aggiunta di quella correzione che ci deriva dalla nostra effettiva facoltà e, quindi, dal nostro impegno ad andare in sede comunitaria ad ottenere quello che non possiamo concedere autonomamente.
Il testo della parte dispositiva della mozione che potrebbe risultare dalla combinazione di tutte le mozioni, e riprendendo tutti i punti previsti nelle mozioni presentate, è il seguente. Punto primo: «a rispettare quanto previsto nell'articolo 19, comma 5-bis, del decreto-legge 29 novembre 2008, promuovendo la definizione di nuovi accordi bilaterali nel settore del trasporto aereo, nonché la modifica di quelli vigenti, al fine di ampliare il numero di vettori ammessi ad operare sulle rotte nazionali, internazionali e intercontinentali, di assicurare il mantenimento dei livelli occupazionali e dei collegamenti internazionali necessari allo sviluppo del sistema produttivo e sociale delle aree interessate, nonché di ampliare il numero delle frequenze e destinazioni su cui è consentito operare a ciascuna parte, dando priorità ai vettori che si impegnino a mantenere i predetti livelli occupazionali». Tale riformulazione assorbirebbe il primo capoverso del dispositivo delle mozioni Reguzzoni ed altri n. 1-00769 e Monai ed altri n. 1-00772.
Secondo punto: «a porre in essere ogni atto di competenza a supporto della crescita di Malpensa, anche favorendo l'incremento dei voli intercontinentali allo scopo di dare un nuovo impulso ai rapporti commerciali...»

PRESIDENTE. Signor Ministro, mi scusi se la interrompo. Innanzitutto la saluto perché ho preso ora la Presidenza dal collega Buttiglione. Da parte degli uffici, ma anche da parte della Presidenza - mi corregga se non ho ben capito - si desume che in questo momento il Governo starebbe proponendo il testo di una mozione unitaria sottoscritta da tutti i gruppi.
A prescindere dal fatto che, data la natura delle mozioni, questa dovrebbe essere un'iniziativa dei gruppi, il suggerimento che può essere dato dalla Presidenza, laddove il Governo fosse disponibile - verificata la disponibilità dei gruppi anche ad accettare eventuali proposte - a un testo unitario (che può essere proposto, sottoscritto e presentato solo dai gruppi parlamentari) sarebbe quello che il Governo chiedesse una sospensione per verificare con i rappresentanti dei gruppi la possibilità di presentare una mozione unitaria a cui il Governo darebbe, senza nessuna riformulazione, un parere unico.
Altrimenti, dovremmo limitarci solamente alla prima parte, del suo intervento espresso a cui non ho assistito, nel corso Pag. 30della quale, come mi dicono gli uffici, lei ha giustamente e correttamente espresso il parere del Governo con le proposte di modifica su ogni singola mozione, e verificare l'eventuale accettazione o meno da parte dei proponenti di tali proposte.
Quindi, le strade che abbiamo di fronte sono due. La prima è quella di rimanere sulle quattro mozioni presentate e magari sinteticamente il Governo potrebbe ripetere il parere e le modifiche proposte sulle singole mozioni. La seconda è quella - non è ovviamente compito della Presidenza - che il Governo proponga di verificare l'opportunità e la disponibilità da parte dei gruppi ad una mozione unitaria, il cui testo - potrebbe essere accettato dal Governo. Tuttavia, per percorrere questa seconda strada occorre la disponibilità da parte dei gruppi a ritirare le proprie mozioni e, eventualmente, ad individuare una mozione comune. Le chiedo scusa per l'interruzione.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, sono io che chiedo scusa a lei. Il senso era soltanto di dire che tutti i contenuti di tutte le mozioni non trovano nessun parere sfavorevole da parte del Governo. C'è solo una richiesta: dove si chiede di prendere noi autonomamente disposizioni per aprire quella rotta, sostituirla con un impegno del Governo di andare in Commissione europea a chiedere ciò, perché non possiamo prenderle direttamente. È solo questo; il resto - per quanto ci riguarda - è accettato.

PRESIDENTE. Se ho ben capito, quindi, il parere del Governo su ogni singola mozione è favorevole, con le modifiche proposte sulle quali i proponenti si esprimeranno.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, apprezzo lo scrupolo con cui ha esaminato la nostra mozione e accolgo a nome del gruppo il suggerimento di espungere nella parte conclusiva quel riferimento che lei ha sottolineato non essere pertinente alle competenze del Governo. Quello che mi preme sottolineare - e penso sia il filo conduttore comune delle mozioni che abbiamo all'esame - è un passaggio assolutamente fondamentale da lei colto nella dichiarazione testé fatta, ossia la necessità e la stringente emergenza di rinegoziare gli accordi bilaterali e l'asset che consenta a Milano Malpensa di riprendere quella dimensione di hub internazionale che aveva fino a qualche anno fa.
Infatti, con la destrutturazione delle tratte aeree che è seguita al cosiddetto salvataggio di Alitalia, che in realtà ben poco ha salvato se non i portafogli della cordata di imprenditori che ha prelevato la risorsa più polposa di questo gruppo aziendale lasciando allo Stato, al debito pubblico, gli oneri che ne conseguivano, ebbene, con la destrutturazione di questa struttura aeroportuale è seguita poi la vicenda di Lufthansa, la quale ha anch'essa recentemente abbandonato le strategie che aveva ipotizzato e che vedevano in Malpensa un ganglio fondamentale delle rotte di questa importante compagnia tedesca. Così siamo arrivati ad una sorta di galleggiamento di sopravvivenza di questa struttura aeroportuale che era stata lanciata anche dal Governo precedente come una sorta di punta di diamante del nostro sistema aeroportuale.
Così non è stato. Le responsabilità di questo decadimento sono esclusivamente addebitabili ad una condotta governativa che non è stata capace di intercettare quali fossero le reali dinamiche del mercato, ma che anzi con politiche protezionistiche ha favorito una sorta di reviviscenza dell'aeroporto di Linate a scapito di Malpensa, in una logica che ha rafforzato in maniera decisiva l'aeroporto di Parigi Pag. 31con l'accordo di Air France che sostanzialmente vede oggi transitare su quell'aeroporto, sul Charles de Gaulle, la gran parte dei flussi intercontinentali che dall'Italia, se non verso Fiumicino, si muovono verso la Francia.
Allora è urgente che quell'articolo che lei ha citato e che noi evochiamo nella mozione, ossia il comma 5-bis dell'articolo 19 del decreto-legge n. 185 del 2008, venga in qualche modo attuato anche in maniera piuttosto arrembante, perché il tempo stringe e ciò è necessario per il sistema aeroportuale italiano, che è stato oggetto di un'approfondita analisi in un'indagine conoscitiva che proprio noi, in IX Commissione (Trasporti, poste e telecomunicazioni), con il presidente Valducci, abbiamo posto in essere esaminando il settore per lungo tempo e abbiamo concluso con un documento che sostanzialmente invitava proprio all'ampliamento degli accordi bilaterali in questione.
Confidiamo che su questa linea ci sia una forte iniziativa da parte del Governo e, in questa logica, l'Italia dei Valori sarà al vostro fianco nella consapevolezza che il trasporto aereo ha delle grossissime potenzialità e che, però, in Italia rimane con dei piedi di argilla. Questo gigante ha bisogno senz'altro di essere supportato e sostenuto, come noi riteniamo sia doveroso fare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, non solo non accetto l'ipotesi di riformulazione del Governo, ma stigmatizzo un intervento che per noi è assolutamente importante ed emblematico di un modo di fare, di dire, di concepire la politica che non ci piace.
Caro Ministro, ci aspettavamo da lei, che è un uomo di impresa ben noto in questo Paese, un intervento, il primo che fa in quest'Aula, che non fosse la pedissequa ripresa di un intervento scritto dagli uffici, anche con delle inesattezze. Infatti, il Presidente Lupi l'ha interrotta non solo per questioni di forma ma, se la Presidenza della Camera dovesse esaminare il suo testo, dovrebbe dire che la Presidenza ha sbagliato ad ammettere la nostra mozione, perché lei dice che non è possibile quanto è contenuto nella nostra mozione, che invece è possibilissimo.
Di che cosa stiamo parlando al di fuori del «burocratese» e del «politichese»? Dobbiamo capire di che cosa stiamo parlando. Non stiamo parlando di niente. Stiamo parlando di un migliaio di posti di lavoro che sono fermi, perché il Governo non vuol dare l'autorizzazione ad operare alla Singapore Airlines (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). E non è la Singapore Airlines, perché giustamente ha citato la Malesia, il Qatar.
Vi sono altre compagnie che intendono operare sull'aeroporto di Milano perché, cari signori, l'aeroporto di Milano, l'aeroporto di Malpensa, rappresenta il centro economico pulsante di questo Paese, quello che paga tutti conti di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). E noi cosa facciamo? Abbiamo delle compagnie aeree che dicono di portare qui degli aeromobili, di investire e di creare subito mille posti di lavoro diretti nell'aeroporto più tutto l'indotto che si verrebbe a creare.
Noi diciamo di «no» perché - sono sue parole, signor Ministro - questo va a detrimento dei vettori italiani. Quali vettori italiani sono in grado di fare il collegamento oggi tra Milano e New York? Ce n'è solo uno che riesce a coprire poco più della metà dei giorni della settimana, perché fa quattro collegamenti settimanali. Non riesce nemmeno a fare un collegamento giornaliero ed è il vettore di cui lei è la vera anima. Infatti, non è che ci si può dimenticare che la CAI (Compagnia aerea italiana) nasce per iniziativa di Banca Intesa, del dottor Corrado Passera e di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Potrei andare avanti ma non lo farò...

Pag. 32

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, mi pare che l'onorevole Reguzzoni stia esprimendo la sua dichiarazione di voto.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Il mio intervento ha un senso, ma, visto che la Camera era assorbita in mezzo al «burocratese», credo di stare riportando un po' il senso delle cose. Infatti, voglio dire a qualcuno che non è vero il senso di una cosa che ho contestato in quest'Aula: il fatto che si dava il monopolio sulla tratta Milano-Roma ad una compagnia privata aveva senso per un periodo limitato di tempo e cioè per tre anni che sono scaduti il 3 dicembre dell'anno scorso. Adesso è il tempo di aprire il mercato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Questo vuole essere il Governo delle liberalizzazioni? Inizi dal trasporto aereo, caro Ministro Passera! Inizi a dare la libertà ai vettori di operare. Noi non lo paghiamo, perché lo pagano i cittadini tramite la Camera dei deputati, ma tutti i cittadini pagano il biglietto sulla tratta Milano-Roma. Lo sapete quanto costa? Molti di voi non lo sanno. I voli nel nostro Paese hanno avuto un incremento di tariffa dal 20 al 70-80 per cento. Allora adesso è il momento! Il termine era il 3 dicembre 2011...

EMANUELE FIANO. L'hai votato tu! Ma cosa stai dicendo?

PRESIDENTE. Onorevole Fiano.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. All'onorevole Fiano dà fastidio questa cosa, perché a quella parte abbiamo sempre detto che noi vogliamo la liberalizzazione. Noi vogliamo camminare con le nostre gambe! Vogliamo che Roma non fermi l'economia della Padania ed è questo il motivo per cui siamo qui (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Invece, venite a raccontarci delle cose, caro Ministro, che non sono vere. Non entro nel merito di altre posizioni del Governo, perché il fatto che il sottosegretario ai trasporti sia stato scelto nella persona del responsabile delle relazioni istituzionali di un vettore privato italiano è una scelta molto discutibile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Non entro nel merito perché è una persona stimabile, che ha avuto un ruolo positivo, ma l'attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ricopriva il ruolo di garante dell'Antitrust ed è stato bloccato dalla legge fatta per tutelare una compagnia nascente per un periodo di tempo limitato, che, lo ricordo, è scaduto il 3 dicembre 2011. Adesso non si può andare avanti così, bisogna liberalizzare il mercato. Il presidente Catricalà, quando era presidente dell'Antitrust, ha aperto, proprio recentemente, una procedura di valutazione sulla situazione di monopolio reale che viviamo nel nostro Paese.
Voglio vedere come questa cosa andrà avanti, ma - lo ripeto - non voglio andare oltre, perché potrei aprire altri capitoli, ma a noi non interessano questi fatti. Ci interessano i fatti concreti. Il numero di passeggeri che da Milano per volare a New York utilizza scali europei è di 150 mila persone all'anno: milanesi, lombardi e padani che volano e sono costretti a volare su capitali europei, quindi con un disagio forte per raggiungere New York. Non parliamo di tutte le altre destinazioni, perché Malpensa serviva 1.400 destinazioni e oggi ne serve 140.
Tutto questo può essere risolto, perché noi abbiamo sempre detto che, se abbiamo un problema da risolvere, il nord può pagare anche questa parte. Però ad una condizione: che si vada alla fine del percorso verso la totale liberalizzazione dello spazio aereo del nostro Paese. Infatti, se lo spazio aereo è libero, le compagnie vanno dove ci sono le esigenze di volo, dove ci sono i soldi, dove c'è chi ha necessità di volare. Non è che si vola solo per turismo. Non si vola solo per venire a vedere il Colosseo. Si vola per far viaggiare un Paese, per tenere in piedi un'economia che paga le tasse e anche tutti i vostri conti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Il Governo non può rispondere - trincerandosi dietro questioni burocratiche - Pag. 33in questo modo. Non è vero, Ministro, che il secondo punto del nostro dispositivo non è ammissibile, altrimenti chieda alla Presidenza della Camera la verifica sull'ammissibilità del nostro testo. Voi non è che dite che non è possibile, voi non volete aprire il mercato nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Avete interesse a difendere il monopolio della Compagnia aerea italiana, un monopolio di fatto che costa al nostro Paese miliardi di euro in termini di tariffe e miliardi di euro in termini di mancata accessibilità. Vi sono persone e aziende che non possono venire nelle regioni più produttive del nostro Paese perché non hanno un servizio. Si tratta di un disservizio e lo vedete anche voi viaggiando su Fiumicino, che è un aeroporto congestionato e che non può reggere tutto il traffico che oggi sopporta. Si tratta di un disservizio che paga tutto il Paese.
Ci va bene tutto quello che avete detto. Voteremo a favore di tutte le mozioni, perché non vogliono dire molto, ma vanno nel senso di uno sviluppo dell'aeroporto di Malpensa. Ma, Ministro, la invito a rivedere il suo parere sul secondo capoverso del dispositivo della nostra mozione, dove si dice testualmente: «ad assumere iniziative volte a concedere senza indugio i diritti di "quinta libertà" sull'aeroporto di Malpensa alla compagnia aerea Singapore Airlines».
«Iniziative volte a concedere senza indugio». Quali sono? Le leggi lo dicono e non vi è bisogno che venga a spiegarci cosa affermano le leggi. Sappiamo cosa può fare il Governo, in che modo può farlo e in che modo deve rapportarsi all'Unione europea. Ebbene, lo faccia. Se avete la voglia di dare l'autorizzazione a Singapore Airlines di operare, accettate il nostro testo. Se, invece, affermate di non accettare il nostro testo, allora non trinceratevi dietro parole burocratiche. Dite, chiaro e tondo, che dite «no» ad un vettore importante e a una compagnia aerea - oggi la Singapore Airlines, ma vi ho già detto che vi sono il Qatar, la Malesia, gli Stati che lei ha citato e ve ne potrebbero essere altri - che pensano di introdurre un volo per New York e siccome fanno un investimento di centinaia di milioni di euro probabilmente al volo per New York ne seguiranno altri, magari per collegare gli aeroporti del nostro Paese - parlo anche agli amici del sud - magari da Palermo o da altri aeroporti, come Firenze, Trieste o tutti gli aeroporti che hanno un interesse a poter avere maggiore accessibilità verso il resto del mondo.
Dunque, se voi non volete tentare questo, ditelo. Affermate che dite «no» a qualcuno che vuole investire sulla competitività del nostro Paese. Gettate la maschera e fate vedere che non siete il Governo delle liberalizzazioni ma il Governo del protezionismo e degli interessi dei soliti noti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, devo dire che mi fa piacere che anche la Lega si sia accorta che in politica esiste il problema del conflitto di interessi e delle liberalizzazioni. Comunque, avremo modo di affrontarlo nelle sedi opportune. Detto questo, la questione posta dalla mozione oggi all'esame dell'Aula attiene al cosiddetto diritto «di quinta libertà», ossia all'autorizzazione a una compagnia aerea extra Unione europea di effettuare collegamenti intercontinentali partendo da un aeroporto europeo.
Nel caso di specie, l'autorizzazione richiesta dalla compagnia aerea Singapore Airlines afferisce alla richiesta di nulla osta al fine di poter svolgere il collegamento aereo tra Milano Malpensa e New York, in tal modo utilizzando come hub Malpensa, che costituirebbe scalo intermedio tra Singapore e New York.
È indubitabile che non vi possa essere, in linea di principio, pregiudizio alcuno circa la legittimità della richiesta avanzata dal vettore asiatico, posto che il mercato e la concorrenza postulano la necessità e anche l'opportunità di non frapporre vincoli, Pag. 34limitazioni, esclusioni, riserve, sul piano dell'operatività, a carico dei players di settore. La legittimità e la condivisibilità sul piano ideologico, se così ci si può esprimere, dell'aspirazione imprenditoriale della compagnia aerea, costituiscono un discorso che, investendo il piano dei principi e dunque dei criteri fondamentali che orientano la disciplina di funzionamento di attività (in questo caso economiche), non può prescindere da ogni altra valenza rintracciabile nella definizione della specifica questione di cui si occupano le mozioni in esame. In altri termini, si vuole qui riaffermare un principio di stampo liberale, quello della libertà d'impresa, dunque della libera iniziativa economica, della libera concorrenza, che deve ispirare le valutazioni con le quali si approcciano le problematiche e se ne declinano le ipotesi solutive.
Tutte queste considerazioni devono, tuttavia, lasciare lo spazio indispensabile, prudente e ragionevole, per ogni ragionamento intorno agli interessi, ugualmente legittimi e, in ogni caso, degni di approfondimento, di apprezzamento e di consapevole valutazione delle annesse utilità, laddove riguardassero il sistema Paese.
Anche nel caso - e il nostro è certamente di questa natura - nel quale si voglia affermare, senza infingimenti e senza strumentali camaleontismi, la convinzione e la necessità di una radicale svolta nell'assetto del sistema dei trasporti, in generale, e di quello aereo in particolare, in quanto tema del presente dibattito, svolta che è possibile concepire solo nella direzione della piena liberalizzazione del settore, è però da escludersi, ancorché sul piano dell'accademia, ogni tentazione fideista o abbandono manicheo.
In realtà, la complessità delle situazioni e delle realtà si è sedimentata nel corso del tempo, anche, anzi quasi certamente, a causa di scelte e decisioni ispirate a miopi ed insane politiche. Nel settore del trasporto aereo questa - sia detto apertis verbis - è stata in Italia la regola, la premura costante e l'altare su cui si sono consumati i riti sacrificali di concezioni liberali e liberiste e di auspicata apertura alla libera regolamentazione da parte del mercato delle esigenze degli utenti.
La complessità - ripeto - delle problematiche suggerisce di valutare con ogni attenzione, non tanto l'impatto degli interventi di indubbio e positivo stimolo, volti a decrementare la presenza dello Stato, lasciando spazio ad un ruolo più incisivo del mercato, ma piuttosto a rilevarne gli effetti collaterali, anche indotti, e gli eventuali possibili fenomeni di perversa ritrazione degli esiti immaginati in termini di effettivo miglioramento delle opportunità di settore e di concreto sviluppo del mercato, anche latamente inteso. Non è raro infatti che a processi subitanei di deregulation facciano da contraltare profittevoli e strumentali azioni lucrative ad opera di chi ha l'aggio di manovrare mercati monopolistici e, dunque, per definizione, quanto meno nel breve periodo in grado di distorcere gli effetti naturali delle politiche di liberalizzazione, o addirittura ad opera di chi, più tempestivamente, ha intrapreso la strada dell'apertura al mercato, ma con accorte limitazioni idonee a catturare, addomesticare o condizionare, potendo spendere il know-how degli insider, l'ambito di più recenti aperture agli orizzonti nuovi ed inesplorati del libero mercato.
Dunque, per quanto concerne la concessione dei diritti di «quinta libertà» è necessario non limitare l'analisi al vantaggio immediato derivante dall'incremento dei servizi commerciali operati, ma spingerla alla valutazione di possibili e più complesse implicazioni economiche di lungo periodo, soprattutto in relazione ad un inevitabile decremento che tale concessione porterebbe al volume di traffico attualmente operato dalle compagnie europee. D'altra parte va evidenziato come un atteggiamento di particolare cautela nella concessione di diritti di «quinta libertà» a Singapore è comune tanto alle istituzioni comunitarie, quanto ai singoli Stati membri dell'Unione europea.
Per questo motivo, il gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo condivide il contenuto delle mozioni del Partito Democratico Pag. 35 e del Popolo della Libertà ed esprimerà voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo sosterrà con il proprio voto le mozioni presentate dai colleghi Meta e Monai e, in coerenza anche con le osservazioni che abbiamo ascoltato dal Ministro Passera, non voterà la mozione della Lega.
Ciò francamente ci dispiace moltissimo perché la mozione della Lega contiene uno stimolo, pone una questione e sollecita una politica, anche nel nome del Nord produttivo, che merita e meriterebbe un pieno sostegno, se vi fosse coerenza nelle parole e nella posizione dello stesso collega Reguzzoni, che mi sembra abbia sottovalutato l'apertura significativa venuta dal Governo con le parole del Ministro Passera ad operare in sede europea secondo i principi attualmente in vigore, affinché questo diritto di «quinta libertà» sia definito e trattato in quella sede e non attraverso decisioni solitarie dei singoli Stati. È un'apertura verso le sorti di Malpensa, più in generale, e di questo tema specifico della tratta della Singapore Airlines, che mi spiace che la Lega non abbia colto anche perché la chiusura nei confronti di questo tema e dello specifico volo, dello slot, richiesto dalla Singapore Airlines è avvenuta esattamente quando la Lega era al Governo con il precedente Governo.
Ciò precisato, devo tuttavia dire anche che noi condividiamo la posizione del Governo, ma stimoliamo - com'è giusto che faccia il Parlamento - su alcuni temi il Governo ad una riflessione più ampia e più matura.
Malpensa è espressione del Nord produttivo, è un grande aeroporto ed un grande patrimonio dell'intero Paese. Malpensa era un hub internazionale, oggi declassato, che solo nel 2007 muoveva 23,8 milioni di passeggeri mentre oggi ne ospita meno di 19. Il numero stesso dei voli Alitalia settimanali è diminuito da 1.238 del 2007 a 148 e si stimano perdite nel solo settore del turismo superiori ai 70 milioni. È una grande questione che non si risolve solo dando risposta e operando in Europa per il riconoscimento di nuovi slot e nuove tratte per l'attrazione di nuove presenze e operatori internazionali. Ci sono temi che sono stati evocati e che a mente serena andranno anche rivisti, compreso il monopolio della compagnia CAI che in molti aspetti desta preoccupazioni in chi all'epoca osservò e anche non votò alcune leggi, alcune disposizioni e in chi, alla luce del funzionamento e del persistere di questi monopoli anticoncorrenziali e contrari anche agli interessi dei cittadini-consumatori, si pone oggi delle riflessioni; dunque il tema c'è, esiste così come esistono i guasti di un certo federalismo aeroportuale. Di conseguenza, nel sostenere queste mozioni, voglio ricordare che l'azione del Governo a livello europeo dovrà ispirarsi al riconoscimento della libertà di mercato, anche in senso conforme e coerente al regolamento (CE) n. 793/2004. Lo chiediamo in nome della maggiore competitività del nostro Paese e dell'interesse nazionale ad attrarre investimenti e attività di operatori internazionali che generano effetti sull'occupazione e la crisi economica. Lo ricordiamo nel nome anche di una grande questione, direi epocale e storica della nostra fase politica, che è la necessità di conciliare le liberalizzazioni che necessitano ontologicamente di pari condizioni, di par condicio - liberalizzazione in tutti gli Stati - e gli interessi nazionali. È un grande tema e siamo certi che il Presidente Monti saprà farlo ben valere in sede europea in tutti i settori (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marantelli. Ne ha facoltà.

DANIELE MARANTELLI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Passera per aver accolto in toto la mozione e quindi le Pag. 36proposte del Partito Democratico. Per tornare a crescere il nostro Paese deve investire in infrastrutture materiali e immateriali e in un efficiente sistema aeroportuale che, alla base della più moderna modalità di trasporto di persone e merci, è assolutamente necessario e indispensabile per sostenere la competitività del sistema economico e produttivo. Capisce Ministro Passera a cosa mi riferivo?
Noi non siamo privi di aeroporti, ne abbiamo 47, però nei primi venti transita il 94 per cento dei passeggeri, questo dato condanna seccamente un modello cresciuto in modo irrazionale e spesso clientelare. Uno dei dieci Paesi più ricchi del mondo deve dotarsi al più presto di un piano nazionale del trasporto aereo: questa è la richiesta di fondo che, avanzata al Governo, è stata accolta. Il Ministro ha detto che sarà definita in un arco di tempo relativamente breve, ed io mi auguro che questi tempi siano definiti in maniera certa perché credo che abbiamo assolutamente bisogno in questo caso di affrontare la crisi economica e finanziaria con tutte le carte in regola. I colleghi della Lega hanno perentoriamente intimato al Governo di concedere i diritti di «quinta libertà» sull'aeroporto di Malpensa richiesti dalla compagnia aerea Singapore Airlines.
Lo hanno fatto ricordando nella loro mozione i dati negativi dello scalo lombardo. Nella loro mozione si dice che la decisione di Air France di abbandonare l'aeroporto rischia di essere dirompente per l'intero trasporto aereo del Nord Italia, spostando su Parigi il nuovo hub per voli intercontinentali della parte più ricca del Paese. Tutto vero. Ma, colleghi del Carroccio, dove eravate degli ultimi due lustri? In Tanzania(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Mi risulta che negli ultimi dieci anni abbiate avuto responsabilità rilevanti nel Governo nazionale. Mi risulta che negli ultimi undici anni siate stati ininterrottamente al Governo della più popolosa e ricca regione del Paese, la Lombardia. Mi risulta che abbiate persino avuto il presidente di Alitalia. Mi risulta che lo stesso ex presidente di Alitalia sia ormai da anni presidente della SEA e cioè della società che gestisce gli aeroporti di Malpensa e Linate. Sbaglio? Non credo proprio. Questi sono i fatti. La deformazione dei fatti è un espediente che non ci aiuterà a vincere le sfide e men che meno a rilanciare Malpensa. Lasciamo stare la sequela di errori che hanno portato alle attuali difficoltà, errori nazionali e lombardi che hanno coinvolto ampi strati di classi dirigenti e non solo politiche. Nel 2008 ci avete detto che per salvare il carrozzone romano (leggi Alitalia) si colpiva il Nord. Trovata propagandistica geniale, che vi aiutò a vincere le elezioni. Dopo di che, con la vittoria del 2008, è seguita una decisione del Governo precedente che modificò con un decreto-legge ad hoc le norme antitrust relative alla tratta Milano-Roma, permettendo ad Alitalia/AirOne un totale monopolio sulla rotta. Il presidente Reguzzoni nel 2008 era presidente della provincia di Varese, la mandò al voto anticipato con l'obiettivo di venire a Roma da deputato a salvare Malpensa. Da capogruppo ha potuto partecipare su questo tema a numerosi vertici di maggioranza in svariati luoghi ma, come riconosciuto nella mozione di cui è primo firmatario, senza apprezzabili risultati. Nel frattempo, i problemi si sono aggravati. Lufthansa è andata via, tra due mesi se ne andrà KLM, recentemente ha chiuso Globeground, sono stati persi centottanta posti di lavoro, per Cargo Italia sono in corso dure trattative per la cassa integrazione. È particolarmente importante, caro Ministro Passera, dotarci di una strategia efficace nel settore cargo. La crisi si affronta con una risposta europea comune e ci auguriamo che nei prossimi vertici vi sia una maggiore consapevolezza, a partire dalla Germania. È bene ricordare in quest'Aula anche i dati positivi: nel corso del terzo trimestre del tribolatissimo 2011 i distretti del made in Italy nelle esportazioni sono cresciuti dell'8,2 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2010. I tedeschi si sono fermati al 7,5. Conseguire questi risultati in una fase sostanzialmente recessiva dà conto delle nostre potenzialità. Le esportazioni sono Pag. 37cresciute in quel trimestre del 33,8 per cento in Corea del sud e di oltre il 29 per cento in Brasile. Credo che i nostri prodotti, generalmente ad alto valore aggiunto, non siano arrivati in Corea o in Brasile con la mongolfiera. Ecco perché è assolutamente necessario che il sistema delle nostre imprese possa essere sostenuto non solo dalla nuova politica del credito, ma anche da infrastrutture moderne come gli aeroporti. Malpensa, che va rilanciata con un nuovo progetto attrattivo - apprezzo in questo senso l'impegno di quest'oggi del Governo e del Ministro - ha avuto un mese di novembre molto nero. Quindi, dobbiamo saper guardare avanti con idee e progetti nuovi, dandoci una strategia sul trasporto aereo e sul ruolo di Linate. Oggi Linate fa più transito di Malpensa, ma Linate non può fare concorrenza all'Europa. Capisco che cambiando gli addendi la somma non cambi, e infatti i conti economici di SEA vanno bene. Ciò che non va è la pesante perdita di traffico business per l'Italia. L'assenza di una risposta convincente a questo problema in vista dell'Expo sarebbe davvero un danno grave per tutto il Paese. Sarà importante il ruolo dell'Authority sui trasporti recentemente istituita. Ecco, per concludere, realizzare finalmente un Piano nazionale del trasporto aereo che definisca le peculiarità di ciascun aeroporto, a seconda delle caratteristiche del territorio in cui si trova, è la strada per dare certezze agli investitori nazionali e internazionali. Ad esempio, Roma è il centro politico, religioso e turistico; Milano è il centro economico e finanziario.
Al Governo chiediamo - così come fa, del resto, correttamente anche la mozione del PdL - di definire un piano nazionale di trasporto aereo integrato, intrecciato con le altre modalità di trasporto, così da migliorarne l'accessibilità (ferrovie, porti, strade). Un moderno, integrato, sostenibile piano dei trasporti è fondamentale per rilanciare lo sviluppo, la crescita. Il gap infrastrutturale riguarda tutto il Paese. Per questo la sfida che ha davanti il Governo è obiettivamente impegnativa e richiederà un utilizzo selettivo e trasparente delle risorse pubbliche e private. Su questo il PD è pronto a fare il proprio dovere. Non so se questo è un modo astratto o di pensare in grande. So che Carlo Cattaneo era un lombardo che aveva un cattivo carattere, e quindi non avrebbe avuto certamente fortuna nel far politica, però non è stato solo un grande pensatore federalista ma anche un grande progettista, e Carlo Cattaneo amava ripetere - lo ricordo agli attuali e agli ex federalisti - che un grande popolo che non sa pensare in grande opera in piccolo. Noi non vogliamo operare in piccolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, credo che l'onorevole Reguzzoni abbia tentato di cambiare le carte in tavola - e mi consenta, non è stato proprio elegante - perché l'immagine che lui dà di presentarsi qui come se la Lega non fosse stato soggetto protagonista della vicenda aeroportuale del Nord Italia è un'immagine totalmente strumentale. Reguzzoni, ma dov'era lei nel 2008 quando «pompavate» il salvataggio di Alitalia? Dov'era lei quando fissavate il divieto all'antitrust di occuparsi della tratta Milano-Roma che opera in condizioni di supermonopolio e che costa ai cittadini contribuenti una somma enorme, quasi 500 euro per il viaggio di sola andata? Quindi sgombriamo il campo, non ci faccia lezioni, che non è il caso. Capisco che questa sia la linea della nuova Lega ma francamente vi vedevamo meglio quando eravate attivi come forza di Governo, o almeno facevate credere che era così.
Ora, nel merito, non capisco perché non si vogliano cogliere le aperture del Governo su questioni che sono fondamentali. L'aeroporto di Malpensa può avere una funzione strategica se trova un interlocutore (e qui, correttamente, avete anche indicato l'interesse di alcuni grandi vettori del golfo), ma non si tratta di fare un accordino per una tratta unica. Il Governo Pag. 38dovrebbe assecondare l'iniziativa di SEA per individuare un vettore che faccia di Malpensa il punto stabile dei propri passaggi internazionali. Magari non è Singapore, ma la disponibilità (invece di alzare la voce) vi dovrebbe essere sul terreno concreto. Così come avreste dovuto stimolare il Governo a portare a compimento il DPCM legato all'accordo di programma SEA-ENAC che è la condizione che ha portato poi all'intesa tra Ministero dell'economia e Ministero dei trasporti perché il Presidente del Consiglio firmi questo decreto.
Cosa contiene questo decreto? L'automatismo delle tariffe, che può mettere in condizione la società che gestisce gli aeroporti (anche quello di Malpensa) di poter realizzare quegli investimenti senza i quali i nostri aeroporti rischiano di essere fuori mercato. Ecco, se voi aveste detto queste cose avreste detto delle cose di buon senso che vi riportavano sul terreno della concretezza. Diversamente è solo una passerella strumentale, e mi dispiace dover dire che lei è venuto in Parlamento, ma Malpensa, invece di averla salvata, l'ha inguaiata, e di questo mi dispiace ma dovrà rendere conto anche agli elettori che l'hanno portata qui (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, ho chiesto al Governo di poter cambiare opinione. Ho notato che durante il mio intervento il Ministro ha chiesto di intervenire.
Chiedo al Governo se ha cambiato opinione circa il parere sul secondo capoverso del dispositivo della nostra mozione. Viceversa, ho già detto che abbiamo una posizione favorevole sugli altri punti, ma mi riservo, a seguito dell'intervento che il Ministro mi sembrava fosse intenzionato a svolgere, di chiedere o meno la votazione per parti separate.

PRESIDENTE. Onorevole Reguzzoni, la Presidenza si sarebbe ovviamente riservata, al momento della votazione della mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00769, di chiedere al Governo, proprio dopo il suo preciso intervento, se il parere fosse confermato oppure c'erano delle condizioni di cambiamento.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
La prima mozione da votare è quella Reguzzoni ed altri n. 1-00769 su cui il Governo ha espresso parere favorevole, eccetto il secondo capoverso del dispositivo. Chiedo, anche formalmente, al Governo di precisare il suo parere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, confermo il parere che ho dato in precedenza.

PRESIDENTE. Sta bene. Onorevole Reguzzoni, conferma la richiesta di votazione per parti separate?

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, signor Ministro, visti la nomea e il nome che ha, un intervento anche un po' più forte in tema di liberalizzazioni sulle sollecitazioni che le abbiamo dato ce lo aspettavamo da lei. La risposta burocratica un po' svilisce l'attività del nostro Parlamento. Chiedo, comunque, la votazione per parti separate e vorrei conoscere il parere del Governo sui singoli punti del dispositivo.

PRESIDENTE. Il parere del Governo è chiaro alla Presidenza e lo ribadirò. È stata chiesta la votazione per parti separate di tale mozione, nel senso di votare distintamente le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole da quelle su cui Governo ha espresso parere contrario. Avverto che, ove venisse approvata la mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00769, il primo capoverso del dispositivo della Pag. 39stessa assorbirebbe il primo capoverso del dispositivo della mozione Monai ed altri n. 1-00772.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00769, ad eccezione del secondo capoverso del dispositivo, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lehner, Corsaro, La Russa, Zinzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 536
Votanti 285
Astenuti 251
Maggioranza 143
Hanno votato
283
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che la deputata Braga ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00769, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli De Micheli, Veltroni, La Malfa, Martini, Toto, Speciale...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 537
Votanti 494
Astenuti 43
Maggioranza 248
Hanno votato
86
Hanno votato
no 408).

Vi è stato un errore materiale da parte dell'onorevole Martini che ha espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Monai ed altri n. 1-00772, nel testo riformulato, per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pianetta... onorevole Moffa... onorevole Della Vedova... onorevole Speciale... onorevole Garofalo... onorevole Boccuzzi... onorevole Pizzolante... onorevole De Girolamo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva
(Vedi votazionia ).

(Presenti 538
Votanti 354
Astenuti 184
Maggioranza 178
Hanno votato
350
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che la deputata Braga ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione della mozione Meta ed altri n. 1-00773.
Avverto che, ove venisse approvata tale mozione, il terzo capoverso del dispositivo della stessa assorbirebbe il secondo capoverso del dispositivo della mozione Biasotti ed altri n. 1-00778.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meta ed altri n. 1-00773, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Braga... onorevole Speciale... onorevole Cesaro... onorevole Casero... onorevole Pizzolante... onorevole Tanoni... onorevole Mondello... L'onorevole Braga ha votato? Onorevole Ferranti... onorevole Mondello... Pag. 40
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva
(Vedi votazionia ).

(Presenti 539
Votanti 323
Astenuti 216
Maggioranza 162
Hanno votato
308
Hanno votato
no 15).

Prendo atto che la deputata Amici ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Biasotti ed altri n. 1-00778, per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Braga... onorevole De Girolamo... onorevole Gelmini... onorevole Speciale... onorevole De Girolamo... onorevole Boccia... onorevole Gatti... onorevole Garofalo... onorevole Pezzotta... onorevole D'Anna... onorevole De Girolamo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva
(Vedi votazionia ).

(Presenti 540
Votanti 299
Astenuti 241
Maggioranza 150
Hanno votato
297
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che i deputati Franceschini e Minniti hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto astenersi.

Testo sostituito con errata corrige volante Seguito della discussione delle mozioni Laffranco ed altri n. 1-00761, Pedoto ed altri n. 1-00730, Binetti ed altri n. 1-00797, Palagiano ed altri n. 1-00798, Mosella ed altri n. 1-00799 e Fogliato ed altri n. 1-00801 concernenti iniziative in sede comunitaria in relazione a misure in materia di composizione ed etichettatura dei prodotti alimentari destinati alle persone intolleranti al glutine (ore 17.03). Seguito della discussione delle mozioni Laffranco ed altri n. 1-00761, Pedoto ed altri n. 1-00730, Binetti ed altri n. 1-00797, Palagiano ed altri n. 1-00798, Mosella ed altri n. 1-00799 e Fogliato ed altri n. 1-00801 concernenti iniziative in sede comunitaria in relazione a misure in materia di composizione ed etichettatura dei prodotti alimentari destinati alle persone intolleranti al glutine (ore 18.18).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Lanfranco ed altri n. 1-00761, Pedoto ed altri n. 1-00730, Binetti ed altri n. 1-00797, Palagiano ed altri n. 1-00798, Mosella ed altri n. 1-00799 e Fogliato ed altri n. 1-00801 concernenti iniziative in sede comunitaria in relazione a misure in materia di composizione ed etichettatura dei prodotti alimentari destinati alle persone intolleranti al glutine (vedi allegato A - Mozioni).
Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di martedì 10 gennaio 2012, è stata presentata la mozione Fogliato ed altri n. 1-00801, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.
Avverto che è stata testé presentata una nuova formulazione della mozione Laffranco ed altri n. 1-00761 (vedi allegato A - Mozioni), il cui testo è in distruzione, che è stata sottoscritta anche dagli onorevoli Pedoto, Binetti, Mosella e Fogliato. Pertanto l'ordine dei firmatari di tale mozione così riformulata è il seguente: Laffranco, Pedoto, Binetti, Mosella, Fogliato ed altri.
Avverto inoltre che contestualmente le mozioni Pedoto ed altri n. 1-00730, Binetti ed altri n. 1-00797, Mosella ed altri n. 1-00799 e Fogliato ed altri n. 1-00801 sono state ritirate dai presentatori.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni Laffranco, Pedoto, Binetti, Mosella, Fogliato ed altri n. 1-00761 (Nuova formulazione) e Palagiano ed altri n. 1-00798.

Pag. 41

ADELFIO ELIO CARDINALE, Sottosegretario di Stato per la salute. Onorevoli proponenti e firmatari delle mozioni, rappresento la posizione del Governo in ordine agli impegni contenuti nelle mozioni. Il Ministero della salute è a conoscenza della proposta di regolamento da parte del Parlamento europeo e del Consiglio relativo agli alimenti destinati ai lattanti e ai bambini e agli alimenti destinati a fini speciali medici ed è particolarmente sensibile alla problematica connessa a tale proposta di regolamento che, all'articolo 17, intende abrogare il regolamento (CE) n. 41/2009, quale norma specifica sulla composizione e l'etichettatura dei prodotti alimentari adatti alle persone intolleranti al glutine. A tale riguardo, infatti, nel corso del Consiglio dei Ministri della salute dell'Unione europea, che si è svolto il 2 dicembre 2011, il nostro Ministro della salute ha tenuto a precisare che sia il Governo sia il Parlamento italiano non sono d'accordo circa l'esclusione dall'ambito di applicazione del regolamento in questione dei prodotti dietetici senza glutine, che verrebbero declassati ad alimenti di uso corrente, con la possibilità di riportare in etichetta l'indicazione «senza glutine» come una semplice informazione accessoria e volontaria. Il Ministro ha precisato inoltre che i celiaci rappresentano un gruppo di soggetti nutrizionalmente molto vulnerabili per l'assoluta esigenza di escludere il glutine dalla dieta per tutta la vita, il che impone la disponibilità di un'ampia gamma di prodotti dietetici sostitutivi degli alimenti con glutine, adeguati al piano e alle necessità organolettiche e nutrizionali attualmente erogati in Italia a carico del Servizio sanitario nazionale. Ha concluso l'intervento, il Ministro, ribadendo la necessità di ricomprendere nel regolamento in esame anche i prodotti dietetici senza glutine.
Nel merito degli impegni formulati nelle mozioni in esame - che anticipo: il Governo accoglie tutte - alla luce delle precisazioni contenute anche a livello europeo, in ultimo in data 2 dicembre 2011, il Governo esprime una netta posizione favorevole in ordine all'accoglimento dei medesimi impegni.
A questo punto vale la pena fare una breve sintesi, riferita anche agli aspetti tecnici della problematica. Dopo la presentazione del progetto di regolamento della Commissione europea, volto ad abrogare il settore di prodotti dietetici per mantenere solo le norme adottate sugli alimenti per la prima infanzia e gli alimenti per fini speciali, il Ministero della salute ha subito assunto una posizione contraria, riconfermata, come detto, nelle riunioni del 21 e 2 dicembre 2011. I prodotti senza glutine, formulati appositamente per i celiaci, oggi sono gestiti come prodotti dietetici e sono destinati al consumo da parte...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole sottosegretario, alla Presidenza ogni tanto spetta uno spiacevole ruolo: non la voglio interrompere, ma volevo sottolineare che vi è già stata la discussione sulle linee generali, che è quella fase in cui il Governo può intervenire anche spiegando le proprie ragioni e via dicendo. Oggi siamo nella fase - ed è per questo che la Presidenza l'ha interrotta, chiedendole scusa - di espressione da parte del Governo dei pareri e delle motivazioni dell'eventuale parere negativo o favorevole. C'è un ulteriore particolare che voglio sottolineare, per cui le chiedo di darmi la risposta finale che ci permetta di passare alle dichiarazioni di voto e al voto.
Come avrà notato, signor sottosegretario, le mozioni sono state riformulate e, quindi, ora ne abbiamo di fronte due: una dell'Italia dei Valori e una presentata da tutti gli altri gruppi. Quindi lei mi conferma, in ogni caso, che il parere del Governo è favorevole sia sulla mozione dell'Italia dei Valori, sia sulla mozione presentata da tutti gli altri gruppi?

ADELFIO ELIO CARDINALE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, lo confermo e lo avevo anticipato: il Governo è favorevole sia all'una che all'altra mozione, che, in buona sostanza, Pag. 42 strutturalmente, dicono la stessa cosa. Il Governo si impegna a compiere tutti i passi presso l'Unione europea, affinché venga ripristinata questa distinzione a favore dei celiaci, considerando i prodotti in oggetto come prodotti dietetici. In questo caso ho la presunzione di dire - ma è stato detto anche in sede di discussione - che in questo settore l'Italia è all'avanguardia.
Noi dobbiamo difendere in tutti i modi questa posizione, perché non si tratta di una semplice questione di etichettatura di prodotti, ma di evitare un danno alla salute di soggetti infermi.

PRESIDENTE. Sta bene. Ovviamente, il Parlamento, con queste mozioni - in merito alle quali a breve vedremo il risultato -, darà questo segnale.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, innanzitutto, prendiamo atto delle dichiarazioni del Governo. Il fatto che, a parte l'Italia dei Valori, una buona parte del Parlamento abbia deciso di convergere su una mozione unitaria, mi sembra un segnale di attenzione. Per un Paese come il nostro, è una misura di civiltà e di progresso tutelare i cittadini più deboli ed è un dovere vigilare sui meccanismi di tutela della loro salute.
La legge 4 luglio 2005, n. 123, che reca norme per la protezione dei soggetti malati di celiachia, è un valido esempio di cosa significhi proteggere le persone che vivono una condizione di vulnerabilità. Con tale legge - giova ricordarlo - la malattia celiaca o celiachia, viene riconosciuta come malattia sociale. Coerentemente con tale consapevolezza, il legislatore prevede interventi volti a favorire il normale inserimento nella vita sociale dei soggetti che ne sono affetti.
È, dunque, apprezzabile che, come anche il Senato in precedenza, quest'Assemblea si sia mobilitata con slancio unanime nella consapevolezza dei limiti della decisione assunta nelle competenti sedi europee circa la composizione e l'etichettatura dei prodotti alimentari adatti alle persone intolleranti al glutine.
Quando parliamo di celiachia, occorre avere ben chiaro che essa è l'intolleranza alimentare più diffusa a livello mondiale. I dati contenuti nella relazione annuale al Parlamento sulla celiachia relativa al 2010, ci dicono che questo tipo di intolleranza colpisce un italiano su 100. Vi sarebbero pertanto 600 mila potenziali celiaci sparsi sul territorio nazionale, a fronte dei circa 122 mila diagnosticati.
Ciò che rende la celiachia una patologia subdola è la profonda variabilità dei sintomi con i quali si manifesta che, nella stragrande maggioranza dei casi, danno vita a diagnosi errate o tardive. Le conseguenze di una mancata diagnosi corretta - mi preme sottolinearlo - sono debilitanti per il fisico e causa di patologie ben più gravi.
Non vi sono cure specifiche o trattamenti farmaceutici particolari: l'unico rimedio ad oggi esistente per assicurare ai soggetti affetti da celiachia un buono stato di salute, è rappresentato da una rigorosa dieta senza glutine, con l'esclusione di alcuni degli alimenti più comunemente utilizzati, quali il pane, la pasta, la pizza e i derivati. Una stretta osservanza di tale dieta è obbligatoria non solo per ottenere la remissione dei sintomi dovuti alla malattia, ma anche per prevenirne le complicanze. È, infatti, noto che la prolungata esposizione al glutine aumenta il rischio di patologie autoimmuni e neoplastiche, le quali, una volta che si sono sviluppate, non regrediscono, neppure instaurando il trattamento dietetico. Questo dunque è il contesto nel quale si inserisce la questione oggi al centro del nostro dibattito.
Le scelte adottate a livello europeo dalla Commissione, infatti, rischiano di compromettere gravemente la salute dei celiaci, nonché anni di attente politiche Pag. 43sociali e di buone pratiche intraprese dalle istituzioni italiane e dalle associazioni presenti sul territorio nazionale.
La proposta avanzata dalla Commissione, con lo scopo di semplificare la normativa europea, intende modificare la direttiva quadro 2009/39/CE della Comunità europea relativa ai cosiddetti prodotti dietetici, ma non si limita a questo: nelle intenzioni della Commissione vi è anche la pericolosa abrogazione del regolamento (CE) n. 41/2009, relativo alla composizione e all'etichettatura dei prodotti alimentari adatti alle persone intolleranti al glutine, la cui applicazione è prevista a decorrere dal primo gennaio 2012. Noi, allora, chiediamo al Governo di intervenire con energia in sede europea; la compattezza che l'Aula sta dimostrando gli dà tutta la forza affinché l'esperienza italiana, che è forte, seria, rigorosa e maturata, possa fare scuola ed evitare che si creino i problemi che sono stati ampiamente illustrati durante la discussione sulle linee generali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, come già esposto nel corso della discussione sulle linee generali, credo che anche in tema di dichiarazioni di voto sia necessario fare una premessa medico-scientifica per capire cosa stiamo approvando e se le misure che stiamo approvando saranno sufficienti alla protezione di questi pazienti, cittadini affetti dal morbo celiaco, malattia celiaca, sprue celiaca o enteropatia da glutine, questa forma di intolleranza permanente che dura tutta la vita e che colpisce, come è stato già precedentemente detto, un italiano su cento; si tratta, quindi, di circa seicentomila cittadini. Ebbene, si tratta di una patologia che ha un'incidenza sempre più evidente, probabilmente perché la classe medica italiana si è resa maggiormente attenta a questa patologia, e che può portare addirittura alla morte dell'individuo. Ricordo che esistono due categorie di questa malattia: esiste una forma infantile che interessa il bambino quando passa dall'allattamento alla dieta mista ed esiste quella dell'adulto che colpisce la seconda e terza decade di età in seguito ad uno stimolo di tipo stressante come può essere un taglio cesareo, un intervento allo stomaco.
Ebbene, perché stiamo approvando, tutti, in quest'Aula, due mozioni che vanno nella stessa direzione ma con sfumature diverse? Innanzitutto perché occorre capire che anche l'ingestione di frazioni millesimali di gliadina, questa proteina contenuta nel glutine, può determinare degli effetti devastanti a livello della mucosa dell'intestino tenue ed esattamente del digiuno. I villi intestinali vengono a degenerarsi, si ha un ispessimento della mucosa e tutte le sostanze nutritive, le vitamine e gli ioni, non vengono più assorbiti. Si entra quindi nella sindrome da male assorbimento.
Ebbene, apprezzo l'atteggiamento della XII Commissione del Senato (Igiene e sanità), ma anche quello che il Governo, in questo momento, ha detto e cioè di essere contrario a questo atto comunitario, il regolamento COM (2011)353, che il 20 giugno scorso voleva imporre delle misure che sicuramente semplificherebbero la vita a molti cittadini ma la complicherebbero alle fasce più deboli, cioè ai celiaci. È chiaro che ci vuole un atteggiamento stringente e dovremmo mantenere, a nostro avviso ma credo ad avviso anche della maggior parte dell'Aula, quello che era il vecchio regolamento (CE) n. 41/2009. Questa è la direzione che stiamo prendendo e apprendo volentieri che il Governo è in sintonia con noi su questo genere di problematiche.
Signor sottosegretario, ieri, nel corso della discussione sulle linee generali, abbiamo anche parlato di ulteriori iniziative che a nostro avviso il Governo dovrebbe imporre o proporre al Parlamento e ci siamo soffermati sul problema della presenza del glutine nei farmaci. Ancora oggi in Italia, quando si prende una compressa non sappiamo se l'involucro della capsula, la superficie edulcorata della compressa, il Pag. 44fermento lattico o lo sciroppo presentino tracce di glutine. Poiché lei sa che anche delle frazioni infinitesimali possono scatenare questo problema a livello intestinale, problema che può avere anche delle complicanze che vanno in senso oncologico e quindi diventano pericolose per la vita, credo che si dovrebbe fare chiarezza su questo punto.
Presenteremo, quindi, una proposta di legge dell'Italia dei Valori in cui chiediamo al Governo di mettere una spighetta di grano per indicare che quel preparato contiene glutine e quindi non è adatto alle persone affette da celiachia. Questa è l'innovazione, la nota un po' più stringente che noi vorremmo; per il resto siamo contrari, come avete espresso anche voi in questo momento, al regolamento COM (2011)353 che vorrebbe essere approvato, perché il Parlamento europeo dovrebbe essere più stringente.
Inoltre i prodotti che sono annoverati nel registro nazionale dei prodotti di celiaci dovrebbe essere mantenuto per dare la possibilità ai pazienti affetti da celiachia di poter sempre ottenere la prescrizione medica.
Per questa ragione annuncio il voto favorevole del gruppo Italia dei Valori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianni. Ne ha facoltà.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo intervengo perché la malattia di cui parliamo, la celiachia, che sembra una parola dolce, come diceva qualche grande nostro scrittore siciliano, Pirandello, di fatto è una malattia gravissima perché non colpisce soltanto l'assorbimento intestinale come il collega sottosegretario sa, ma purtroppo porta avanti e porta in sé tutte le patologie inerenti i polmoni - le bronchiti, le polmoniti - e che certamente portano a morte chi è colpito da questa patologia.
Il glutine è come se fosse un veleno, dare degli alimenti senza glutine è come garantire una medicina a chi è affetto da questa patologia.
Sono contento che il Governo abbia deciso di esprimere parere favorevole sulla mozione a prima firma del collega Laffranco, ma lo sarò ancora di più se il Governo interverrà in maniera autoritaria - non autorevole, ma autoritaria - presso questa Unione europea che non sa più cosa inventarsi per metterci in difficoltà, come se la salute fosse qualcosa di superficiale.
Comprendiamo la necessità di mettere mano alla semplificazione delle etichette, ma mai come in questo momento e come in questo caso è necessario non semplificare, ma aumentare, allargare, specificare meglio le motivazioni per cui si adoperano alcuni alimenti anziché altri. Oggi parliamo di tutela della salute, non di liberalizzazione di un alimento senza glutine, con poco glutine o chissà quali altre terminologie utilizzare per definire quello che è un dovere morale e politico verso chi è stato più sfortunato di noi.
Per questo che il gruppo Popolo e Territorio voterà a favore della mozione convintamente (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bongiorno. Ne ha facoltà.

GIULIA BONGIORNO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, parlo del mio status di celiaca. Ho scoperto di essere celiaca nel 2003 e vi dico subito che ho sentito dire da coloro che mi hanno preceduto che è una malattia gravissima, il che per me non è di buon auspicio. Tuttavia vorrei dire questo: è gravissima ma si può evitare di andare incontro a conseguenze gravissime con un semplice atteggiamento.
Dico sempre a tutti i celiaci - faccio parte di un'associazione di celiaci che si chiama ACI - di fare attenzione: non si deve mangiare in farmacia. Infatti la paura di ingerire glutine determina molti celiaci a comprare i cibi in farmacia, a mangiare esclusivamente in farmacia, a Pag. 45ghettizzarsi, a non uscire da casa. La celiachia diventa un problema se noi abbiamo paura della celiachia. Se noi non abbiamo paura della celiachia usciamo da casa; se non ci limitiamo a mangiare in farmacia, se noi andiamo a comprare i prodotti al supermercato non ci facciamo imprigionare dalla celiachia.
Tutto questo mio discorso ha un presupposto che potrebbe crollare di fronte a ciò che sta accadendo in sede europea. Io posso spingere i celiaci a non mangiare in farmacia a condizione che, andando al supermarket, trovino scritto chiaramente nell'etichetta: « non c'è glutine ». Ove non ci sia questa scritta in maniera chiara, è evidente che il celiaco sarà indotto a non andare al supermarket ed a continuare a mangiare in farmacia.
Tenete conto che tutti pensano che glutine significhi esclusivamente farina, non conoscendo la celiachia che non mi piace assolutamente definire malattia gravissima, io la considero una patologia scavalcabile con un pizzico di intelligenza. Questa patologia scavalcabile con un pizzico di intelligenza può essere scavalcata purché non ci si limiti a pensare che glutine significhi esclusivamente farina.
Molte persone mi invitano a casa e mi dicono: so che per te non devo fare la pasta. Il punto non è questo: il glutine è presente ovunque. Il glutine è presente nei farmaci, il glutine è presente nello yogurt, e dovete pensare che le patatine che si vendono al supermercato, a seconda dell'anno in cui sono prodotte, hanno il glutine o non lo hanno. Per cui, chi va a fare la spesa al supermarket, di solito, va con un libretto chiamato prontuario, in cui vi sono scritti la marca della patatina e l'anno in cui è stata prodotta ed è stato controllato che non vi sia glutine.
Quindi, già è un po' difficile fare la spesa in queste condizioni, se in più decidiamo di togliere le etichette, a quel punto la conclusione sarà facilissima: tutti i celiaci che in questi anni si sono evoluti e stanno accettando gli inviti a casa altrui, si chiuderanno dentro casa. Per cui, ove non vi fosse un intervento deciso, diretto, forte, chiaro, la conseguenza sarebbe di alzare una barriera altissima e imprigionare, veramente, i celiaci, e trasformare questa patologia in quello che hanno detto i colleghi: una malattia veramente limitante. Sono allora contenta della soluzione trovata dal Governo per la quale esprimeremo voto favorevole (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, credo che il fatto che di tante mozioni siamo riusciti a farne una sola dia una misura molto concreta e molto positiva di come questo Parlamento sia capace di trovare, su una serie di obiettivi, con grande facilità, l'accordo e la capacità di esprimere a questo Governo il desiderio che si faccia carico fino in fondo della richiesta.
Fatta questa premessa, vorrei far presente che la diversa normativa che è stata espressa a livello europeo, rispetto alla normativa italiana del 2005, ci pone un punto di riflessione importante in un momento in cui dobbiamo cercare di capire quali sono gli elementi di specificità che guidano le norme e quali sono, invece, quegli elementi che tengono conto, con maggiore concretezza, del contesto che la norma vuole esprimere.
In questo caso specifico la normativa italiana è di gran lunga più avanzata di quanto non lo sia la normativa europea, ed è per questo che noi diciamo «no» a questa norma europea che ci viene proposta, e che non vorremmo ci venisse imposta. Il fatto che in Italia la normativa sia più avanzata è anche legato a due fattori molto concreti. Il morbo celiaco in Italia è più diffuso, e lo è perché, da un lato, esprime una sua familiarità (non possiamo parlare di fattori genetici ma, sicuramente, nei ceppi familiari vi è una tendenza ad avere più casi di morbo celiaco), dall'altro, evidentemente, è lo stile alimentare che vi è in Italia che privilegia alimenti all'interno dei quali il glutine è fortemente presente e penso, per far un esempio, a pasta e pizza, che sono due Pag. 46degli elementi di base della nostra nutrizione.
È chiaro, quindi, che in Italia, per i motivi familiari detti e per i motivi alimentari, questa malattia si sia espressa con maggior frequenza e con maggiore gravità, e ci abbia imposto la necessità di fare una diagnosi il più precoce possibile, perché se questa diagnosi si fa precocemente si consente uno sviluppo dei bambini più normale. Infatti, il sintomo più frequente in questi bambini - a parte la diarrea e, quindi, la perdita di elementi nutrizionali fondamentali - è proprio che crescono poco, e col crescere poco si crea tutta quell'atmosfera di ansia e di preoccupazione, a livello di famiglie, che, oltre alla malattia organica, induce poi anche una serie di disturbi del comportamento che nasce proprio dall'ansia e dell'angoscia.
Detto questo, non si capisce perché, avendo in Italia una norma di migliore qualità, che difende meglio la specificità dei nostri profili epidemiologici e che tiene conto della concretezza delle nostre abitudini alimentari, dobbiamo rinunciare a questo in virtù di una normativa che forse riflette meglio stili alimentari e abitudini che probabilmente sono più diffusi nel nord Europa.
Da questo punto di vista vogliamo chiedere al Governo di rifiutare la norma a livello europeo, esattamente come ha fatto già il Senato, tenendo conto che basta la salvaguardia di un certo tipo di alimentazione per convertirsi ipso facto in un elemento di protezione, in un elemento salvavita. L'abolizione della norma approvata da questo Parlamento nel 2005 comporterebbe anche la perdita della somministrazione gratuita di questi alimenti a queste persone, con sovraccarico economico e con difficoltà ulteriori per famiglie che potrebbero trovarsi in difficoltà.
Credo che il coro di tutte le nostre mozioni condensate in una unica proposta possa meritare una attenzione concreta da parte del Governo, soprattutto sotto il profilo delle richieste che vengono avanzate (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, «è farina del suo sacco», si suol dire, e questa farina del sacco dell'Europa rischia di creare il mal di pancia. Molte volte l'Europa ci ha dato il mal di pancia e rischia di darcelo adesso. Rischia di darlo a molti. C'è chi dice siano 60 mila e chi 100 mila persone, ossia l'equivalente di una città come Piacenza o Parma sparse un po' ovunque, anche in questo Parlamento, come la collega Bongiorno.
In teoria, se ci sono 1,5 celiaci su 100, dovremmo averne sei; qualcuno magari lo è, qualcuno non lo sa, ma è vero che i numeri aumentano. Purtroppo i nuovi tipi di grano, con una molecola molto più grande, favoriscono la malattia - come ha detto ieri e oggi la collega Binetti - che è una malattia familiare, ma sicuramente con una trasmissione.
Ebbene, questa farina del sacco dell'Europa rischia di avvelenarci ed è una cosa che condividiamo tutti. L'Europa, almeno su questi argomenti, non è prima. Non è prima come capacità, perché in fondo si privano di poco. Di cosa si priva in qualche modo con questa etichetta l'Europa? Di poco. Dov'è che è diffusa? Vista l'ora vorrei solamente citare quelli che sono i piaceri del nostro Paese: lasagne, pasta alla carbonara, pasta con la bottarga, pizza, pizzoccheri, tortelli, tortellini, bucatini alla gricia, gnocchi al pomodoro, orecchiette con le cime di rapa. Per noi è già ora di cena e quindi questo ci sottolinea la salivazione, ma è una cosa meravigliosa.
Questo è un Paese federalista in due posti fondamentalmente, in cui ognuno contribuisce con quello che ha senza predominare: a tavola e nella camera nuziale e in ognuno dei posti questo mescolamento di ricchezze e di diversità porta a dei risultati bellissimi. Ora noi pensiamo che l'Europa debba imparare qualcosa, però, anche dalla civiltà giuridica, dalla legge di cui tutti noi andiamo fieri del 2005, una legge che è stata voluta dal Pag. 47Governo Berlusconi e dalla maggioranza, ma approvata da tutti e che stabiliva un principio fondamentale, quello che la celiachia non è una malattia rara, ma in qualche modo una malattia sociale. Ciò significa che consegna questi bambini e questi adulti ad una rete di solidarietà e di attenzione che va dall'educazione scolastica, all'assistenza del medico ed arriva fino alle tasche, perché la nostra legge consente oggi - non sempre in farmacia, ed ha ragione chi dice che ci vorrebbero più punti specializzati che in alcuni punti del Paese non ci sono - di non pagare, ed in qualche modo di poter godere di una protezione sociale.
Ebbene questa normativa, questo cambio dell'etichettatura, espone sicuramente a maggiori rischi perché non sappiamo come vengono fatti i prodotti, non sappiamo come vengono tutelati i malati e inoltre si toglie un contributo. In questo momento un'Europa che ci chiede sacrifici non ci può chiedere anche di rinunciare al piacere, non può chiedere di rinunciare al piacere a centinaia di migliaia di persone e non può chiedere soprattutto di rinunciare a un contributo. Per questo la Lega voterà a favore della mozione unitaria e si asterrà sulla mozione dell'Italia dei Valori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pedoto. Ne ha facoltà.

LUCIANA PEDOTO. Signor Presidente, le diverse mozioni presentate stasera sono volte al raggiungimento dei medesimi obiettivi, quindi a evitare tutti i rischi e le conseguenze che si verificheranno per i nostri concittadini malati di celiachia. Noi sappiamo benissimo che la normativa comunitaria è nata con un intento di semplificazione, ma per semplificare la vita forse di alcuni operatori finiremmo per complicare la vita ad alcuni cittadini e concittadini malati di celiachia. È una malattia genetica, su base ambientale, con conseguenze temibili in termini di neoplasie e di malattie autoimmuni.
È una malattia dalla quale non si guarisce, vi è soltanto un rimedio: la dieta, una dieta rigorosa e senza assunzione di glutine. Pensiamo a quanto sia difficile da seguire questa dieta perché moltissimi cibi, molti di più di quello che pensiamo, contengono glutine, anche molti farmaci contengono glutine. Pensiamo a quanto può essere difficile la giornata di un malato di celiachia vivendo tutto il giorno fuori casa, quanto è difficile mangiare fuori casa.
Ciò che noi vorremmo, tutti insieme, è un impegno che dimostri che le ragioni della semplificazione cedano il passo sulle ragioni della salute, come è stato già sottolineato. Nel nostro Paese la normativa è sempre stata molto accurata ed anche all'avanguardia in questo tema. La legge italiana prevede interventi tutti volti a favorire l'inserimento nella vita sociale del malato celiaco, attraverso l'erogazione gratuita dei prodotti dietetici senza glutine, attraverso lo sviluppo di tutte quelle attività finalizzate a riconoscere tempestivamente una diagnosi e attraverso tutti quei progetti finalizzati a garantire un'alimentazione adeguata del celiaco fuori di casa: i progetti di educazione sanitaria per i cittadini, per le famiglie, per gli operatori sanitari e per tutti coloro che si occupano della ristorazione collettiva. Ogni anno il Ministero della salute presenta una relazione in Parlamento a conferma del fatto che è uno degli obiettivi definiti fondamentali ed importanti per il nostro Paese.
Quindi, l'intervento della Commissione europea rischia di rendere vano tutto quello che il nostro Paese ha fatto fino ad oggi a favore dei soggetti celiaci. Presso il Parlamento europeo si sono svolti incontri all'insegna dell'impegno della salvaguardia dei celiaci. Anche il Senato nell'ottobre del 2011 ha approvato all'unanimità le mozioni che impegnano il Governo in questo senso. Quindi, si profila un voto unanime e mi auguro che sia davvero così.
L'unità del Parlamento su questa materia potrà rafforzare l'impegno del Governo in sede europea per modificare queste norme, garantire tutte le adeguate tutele sia in termini di etichettature, ma anche di mantenere l'attenzione alta in Pag. 48termini di mantenimento di tutte le attività di educazione e di formazione di tutti coloro che entrano in contatto con i malati di celiachia, delle loro famiglie e anche di tutti coloro, sempre in aumento, che sono malati di celiachia e ancora non lo sanno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Vi è ora l'ultimo intervento, quindi chiedo ai colleghi di rientrare perché poi si svolgeranno le votazioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Virgilio. Ne ha facoltà per tre minuti.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, chiedo il permesso di consegnare lo scritto del mio intervento e intervengo soltanto rapidamente per dire che in Italia attualmente una persona su cento è affetta da malattia celiaca. Ogni anno vengono diagnosticati circa 50 mila nuovi casi; ci sono 300 mila persone che sono celiache e ancora non lo sanno. Come già ascoltato, esiste un fattore genetico su cui possiamo fare poco ed esiste un fattore acquisito su cui invece possiamo fare molto e in Italia facciamo molto, cioè la presenza di una proteina a cui si è allergici, diciamo così, che è il glutine.
L'adozione della proposta di regolamento da parte della Commissione europea del 20 giugno 2011 è finalizzata alla revisione delle disposizioni in materia di prodotti alimentari destinati ad un'alimentazione particolare e prevede, all'articolo 17, paragrafo 2, l'abrogazione del regolamento (CE) n. 41 del 2009, relativo alla composizione e alla etichettatura che oggi - lo voglio ricordare - avviene in Italia e per cui oggi siamo all'avanguardia nella diagnosi e nella prevenzione di questa patologia. Molti cittadini e i medici conoscono bene questa patologia.
Sfortunatamente però l'Italia è l'unico Paese che si sta battendo contro l'adozione del suddetto regolamento europeo, tanto che il messaggio che traspare in merito al problema celiachia è quello che si tratti di un problema italiano, e non è così, motivato da eccessivo garantismo. Non è affatto in questo modo. Noi riteniamo che la derubricazione della celiachia a condizione trattabile con prodotto alimentare generico diventi rischiosa e ingannevole, provocando conseguenze: una sensibilizzazione che vada riducendosi, una compliance alla dieta in calo, soprattutto per i giovani, la diffusione di infondate informazioni sugli aspetti benefici dei prodotti senza glutine. L'Italia si è sempre attivata per tutelare le categorie più deboli e deve continuare a farlo. È per tutto questo che noi esprimiamo parere favorevole alle mozioni e invito tutti a votare in maniera favorevole alla mozione unitaria.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Di Virgilio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che, ove venisse approvata la mozione Laffranco, Pedoto, Binetti, Mosella, Fogliato ed altri n. 1-00761 (Nuova formulazione), il quarto capoverso del dispositivo della stessa assorbirebbe il secondo capoverso del dispositivo della mozione Palagiano ed altri n. 1-00798.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Laffranco, Pedoto, Binetti, Mosella, Fogliato ed altri n. 1-00761 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cassinelli... Onorevole Laboccetta... Onorevole De Girolamo... Onorevole Desiderati... Onorevole Casini...

Pag. 49 Onorevole Buonanno... Onorevole D'Antona... Onorevole Cesare Marini... Onorevole Monai... Onorevole Scalera...Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva
(Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 493
Astenuti2
Maggioranza 247
Hanno votato
493).

Prendo atto che il deputato Damiano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palagiano ed altri n. 1-00798, per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Laboccetta... Onorevole Villecco Calipari... Onorevole Martini... Onorevole Sposetti... Onorevole Duilio... Onorevole Mondello... Onorevole Bonaiuti... Onorevole Mario Pepe (PD)... Onorevole Mario Pepe (Misto-R-A)...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva.
(Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 134
Astenuti 359
Maggioranza 68
Hanno votato
134).

Prendo atto che i deputati Mantini e Mario Pepe hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto.

Testo sostituito con errata corrige volante Seguito della discussione della proposta di legge S. 2271 - d'iniziativa dei senatori Casson ed altri: Norme in materia di misure per il contrasto ai fenomeni di criminalità informatica (Approvata dalla 2a Commissione permanente del Senato) (A.C. 4166) (ore 17,10). Seguito della discussione della proposta di legge S. 2271 - d'iniziativa dei senatori Casson ed altri: Norme in materia di misure per il contrasto ai fenomeni di criminalità informatica (Approvata dalla 2a Commissione permanente del Senato) (A.C. 4166) (ore 18,57).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dalla 2a Commissione permanente del Senato: Norme in materia di misure per il contrasto ai fenomeni di criminalità informatica.
Ricordo che nella seduta del 10 gennaio 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 4166)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge.
Avverto che l'onorevole Contento ha ritirato tutte le proposte emendative a sua firma, sulle quali la I Commissione (Affari costituzionali) aveva espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 4166).
Avverto, inoltre, che la Commissione ha presentato gli emendamenti 1.100, 2.100 e 4.100 (Vedi l'allegato A - A.C. 4166), che sono in distribuzione ed in relazione ai quali risulta alla Presidenza che tutti i gruppi abbiano rinunciato ai termini per la presentazione dei subemendamenti.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 4166)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 4166).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ANNA ROSSOMANDO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del proprio emendamento 1.100.

PRESIDENTE. Il Governo?

Pag. 50

SALVATORE MAZZAMUTO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Vi attendo. Onorevole Damiano... Se cortesemente rimanete al vostro posto perché ci sono una serie di votazioni. Così riusciamo a concludere il provvedimento. Onorevoli Lo Presti, Binetti, Stradella, Rao, Cesare Marini... Hanno votato tutti? Onorevoli Goisis e Cesare Marini... Onorevole Goisis, ha votato?

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva
(Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 490
Astenuti 2
Maggioranza 246
Hanno votato
490).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Bossa, Saltamartini, Cesare Marini... l'onorevole Cesare Marini ha votato... onorevole Bonaiuti, sollevi il dito, perfetto!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva
(Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 495
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato
495).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 4166)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 4166).
Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

ANNA ROSSOMANDO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 2.100.

PRESIDENTE. Il Governo?

SALVATORE MAZZAMUTO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Cicchitto vuole votare... onorevole Bonaiuti... onorevole Cicchitto, la tessera va posta esattamente nel verso giusto... apriamo il terminale dell'onorevole Cicchitto... onorevoli Cicchitto e Bonaiuti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva
(Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 495
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato
494
Hanno votato
no 1). Pag. 51

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cicchitto, Patarino... l'onorevole Bonaiuti ha votato... hanno votato tutti? Onorevoli Patarino, Nizzi, Cesare Marini, Della Vedova, Comaroli... l'onorevole Cesare Marini ha votato... l'onorevole Comaroli non riesce a votare... onorevole Brandolini... l'onorevole Comaroli ha votato? Sblocchiamo la macchina?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva
(Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 496
Astenuti 2
Maggioranza 249
Hanno votato
496).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 4166)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 4166), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cicchitto, Bossa, Cesare Marini, Mondello, Sardelli, De Camillis... ancora l'onorevole Mondello... sbloccate la macchina dell'onorevole Mondello, per cortesia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva
(Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 499
Astenuti 2
Maggioranza 250
Hanno votato
499).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 4166)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 4166).
Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

ANNA ROSSOMANDO, Relatore. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 4.100.

PRESIDENTE. Il Governo?

SALVATORE MAZZAMUTO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ricordo che all'articolo 4 è riferito un solo emendamento integralmente soppressivo, di cui la Commissione raccomanda l'approvazione e su cui il parere del Governo è favorevole. A norma dell'articolo 87, comma 2, del Regolamento, verrà quindi posto in votazione il mantenimento dell'articolo. Pertanto, chi è a favore dell'emendamento della Commissione deve esprimere voto contrario. Invece, chi è contrario all'emendamento deve esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mondello, Cesare Marini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge
(Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 493
Astenuti 4
Maggioranza 247
Hanno votato
15
Hanno votato
no 478). Pag. 52

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4166)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, annunzio il voto favorevole del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Napoli, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, seguo le indicazioni dei colleghi e faccio notare che, ancora una volta, in Commissione giustizia, quando ci sono dei provvedimenti che vengono esaminati con correttezza e speditezza, riusciamo a dare un ottimo esempio. Speriamo che questo possa essere utile anche per il futuro.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Rao, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, annunzio il voto favorevole del gruppo della Lega Nord.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cavallaro. Ne ha facoltà.

MARIO CAVALLARO. Signor Presidente, non posso che adeguarmi agli altri colleghi, quindi annuncio il voto favorevole del nostro gruppo, anche perché questo provvedimento è stato promosso da un'iniziativa legislativa dei senatori del Partito Democratico nell'altro ramo del Parlamento.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Cavallaro, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà ed un apprezzamento per il lavoro della Commissione e della relatrice che ha accolto una serie di proposte di modifica anche da parte del nostro gruppo, arrivando ad un voto assolutamente condiviso.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 4166)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Pag. 53

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4166)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 4166, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesare Marini, Mondello, D'Anna, Maurizio Turco, Codurelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 2271 - «Norme in materia di misure per il contrasto ai fenomeni di criminalità informatica» (Approvato dalla 2a Commissione permanente del Senato) (4166):

Presenti e votanti 488
Maggioranza 245
Hanno votato
488
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Giovanelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Annunzio delle dimissioni di un sottosegretario di Stato.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha inviato, in data odierna, la seguente lettera:
«Onorevole Presidente, la informo che il Presidente della Repubblica, con proprio decreto in data odierna, adottato su mia proposta, ha accettato le dimissioni rassegnate dal sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, professor Carlo Malinconico. Firmato: Mario Monti».

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che l'onorevole Daniele Galli, proclamato deputato in data odierna, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Popolo della Libertà.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,10).

FRANCESCO LARATTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per un minuto.

FRANCESCO LARATTA. Signor Presidente, vorrei solo ricordare in quest'Aula i cinque ragazzi morti nella notte di Natale nel corso del grave incidente stradale sulla strada statale n. 107 Silana-Crotonese nel comune di San Giovanni in Fiore, tutti ragazzi giovanissimi: due fratelli ventenni tra le cinque vittime, altri due giovanissimi del posto ed una ragazzina di poco più di 15 anni. Una strage terribile la notte di Natale che ha commosso tutto il Paese. I ragazzi viaggiavano su una Volkswagen che si è scontrata con una Nissan proprio sulla strada statale n. 107 per Crotone.
Signor Presidente, la tragedia pone con forza la questione della sicurezza sulle strade. In Calabria è una questione di enorme portata in quanto sia l'autostrada Salerno-Reggio Calabria sia le strade statali più importanti presentano problemi molto gravi in termini di sicurezza. Da anni non si fanno lavori importanti di manutenzione straordinaria, ammodernamento e messa in sicurezza anche perché l'ANAS non ha più le risorse finanziarie necessarie per gli interventi, sono state tagliate tutte nel corso delle manovre degli ultimi anni: interventi necessari sulle statali calabresi come la citata strada statale n. 107 Silana-Crotonese, la n. 18 e la n. 106. La tragedia di Natale, con la morte di cinque ragazzi, deve far riflettere tutti Pag. 54noi, la questione della sicurezza sulle strade deve tornare in primo piano nell'agenda degli interventi del Governo e degli enti competenti.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per un minuto.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire per sollecitare la risposta ad un'interrogazione, infatti deposito ancora oggi una mia - ed è la terza - interrogazione sull'Ungheria e su quello che sta avvenendo in quel Paese. Purtroppo, a quanto mi risulta, il gruppo di cui ho l'onore di essere il vicepresidente, Italia dei Valori, pare essere in splendida solitudine su questo argomento.
Che l'Ungheria sia un problema democratico per il suo popolo e per l'Europa tutta è ormai evidente a tutti, ma lo era anche quando il sottosegretario Mantica diede una risposta alla mia prima interrogazione sull'argomento, quella risposta era stupefacente nella sua inadeguatezza. Spero dunque che oggi il nuovo Ministro Terzi di Sant'Agata mi risponda, risponda presto e che l'Assemblea di Montecitorio possa presto svolgere un vero dibattito sulla situazione ungherese, nella quale purtroppo i diritti vengono conculcati e l'affidabilità civica e democratica è in pericolo. La concentrazione dei poteri, il condizionamento delle autorità indipendenti e la censura sulla stampa dell'Ungheria di oggi ci ricorda un passato lontano, ma non troppo e dovrebbero farci preoccupare più di quanto il distratto fluire delle agenzie di stampa rende oggi possibile in Italia.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, sarà cura della Presidenza sollecitare nel merito quanto da lei richiesto.

FIAMMA NIRENSTEIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per un minuto.

FIAMMA NIRENSTEIN. Signor Presidente, è con dispiacere che prendo la parola per sanzionare con grande decisione le parole dell'élite dell'élite di questo Paese, ovvero del sindaco di una delle città più importanti d'Italia, Napoli, il sindaco De Magistris, il quale nel corso di una seduta, in una sua legittima giornata di solidarietà con il popolo palestinese, ha detto delle cose così stupefacenti e così fuori da ogni comune concezione sia culturale che morale e anche della politica basilare del popolo italiano, che è quella del riconoscimento e del rispetto per lo Stato di Israele, unico Stato democratico di tutto il Medio Oriente, da lasciare senza parole. Il sindaco De Magistris ha affermato che la storia della Palestina viene letta come l'ingiusto risarcimento dato alla popolazione ebraica e del mondo per la tragedia della Shoah, in parole povere, ignorando interamente il fatto che il movimento nazionale del popolo ebraico nasce nell'Ottocento insieme a quello di qualsiasi altro popolo che, come quello italiano, ambiva alla propria sovranità nazionale.
Inoltre, ha definito l'esistenza dello Stato di Israele un male relativo, a cui si dovrebbe porre rimedio sistemando il popolo palestinese decisamente in quella situazione statuale alla quale tutti i Paesi del mondo sono d'accordo nel dire che bisogna arrivare, una volta che il popolo israeliano si sia messo d'accordo con quello palestinese su una questione che riguarda innanzitutto la sicurezza, dopo tanti e tanti anni di terrorismo, di aggressività e di odio sia verbale che fisico da parte del popolo palestinese nei confronti del popolo ebraico. Tutto questo è stato dimenticato e, nell'ambito della sala del consiglio di una delle più importanti città d'Italia, la bandiera di odio e di delegittimazione è stata ancora una volta sventolata (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Chiedo di parlare.

Pag. 55

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, intervengo per chiederle di sollecitare il Governo a rispondere ad una interrogazione di cui sono primo firmatario, insieme ai colleghi Misiani, Fiano e Farinone. L'interrogazione è la n. 4-02208 del 3 febbraio del 2009, quindi sono passati quasi tre anni. Credo che sia un tempo sufficiente per ottenere una risposta ad un atto di sindacato ispettivo. Nel frattempo, è cambiato il Governo, quindi magari ho più possibilità di ottenere una risposta. Ma oltre a queste ragioni, voglio richiamare la domanda contenuta nell'interrogazione, che riguarda la preparazione di Expo 2015. La domanda verte su come il Governo intenda intervenire nel caso in cui gli enti locali coinvolti nella preparazione di Expo 2015 non riescano a rispettare il Patto di stabilità interno come conseguenza del contributo che sono chiamati a versare. Lo dico perché nella giornata di ieri l'amministratore delegato della società Expo 2015 - lo riportano i giornali di oggi - ha rivolto un appello al Governo chiedendo aiuto, dicendo che lo stesso deve prendere una posizione chiara sull'Expo, a partire dal tema del Patto di stabilità. Quando è stata depositata l'interrogazione mancavano sei anni all'Expo, adesso ne mancano tre, per cui credo sia un tema di stringente attualità.

PRESIDENTE. Bene, credo che abbia spiegato bene le ragioni, la Presidenza solleciterà in merito a quanto da lei richiesto.

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, per segnalare... Sì un minuto, va bene.

PRESIDENTE. Onorevole Strizzolo, non mi riferivo a lei, erano dei segnali di fumo tra me e l'onorevole Quartiani, prego.

IVANO STRIZZOLO. Chissà chi è in grado di decifrare questi segnali di fumo. Signor Presidente, intervengo per chiedere tramite lei di sollecitare il Governo a dare risposta ad una serie di interrogazioni presentate da me in più occasioni per quanto riguarda la carenza del servizio postale in diversi comuni del territorio della regione Friuli Venezia Giulia. In questi giorni c'è la notizia della chiusura di diversi uffici postali in piccoli comuni di montagna. È la chiusura di servizi indispensabili soprattutto nelle zone più disagiate. Tra l'altro, anche oggi assieme ad altri colleghi parlamentari della regione abbiamo presentato l'ennesima interrogazione su questo problema. Le Poste sono una società pubblica e hanno per finalità un servizio pubblico. Non è pensabile di continuare a tenere i conti in ordine ed a fare utili a spese delle aree più deboli del Paese.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 12 gennaio 2012, alle 9,30:

1. - Informativa urgente del Governo sugli sviluppi recenti e le prospettive della politica europea.

(a partire dalle ore 12)

2. - Discussione di una domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Cosentino (Doc. IV, n. 26-A).
- Relatori: Samperi, per la maggioranza; Santelli, di minoranza.

(al termine delle votazioni)

3. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,20.

Pag. 56

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO DOMENICO DI VIRGILIO SULLE MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE IN SEDE COMUNITARIA IN RELAZIONE A MISURE IN MATERIA DI COMPOSIZIONE ED ETICHETTATURA DEI PRODOTTI ALIMENTARI DESTINATI ALLE PERSONE INTOLLERANTI AL GLUTINE

DOMENICO DI VIRGILIO. In Italia attualmente in media 1 persona su 100 è affetta da malattia celiaca, e in età pediatrica è una delle patologie croniche più frequenti in assoluto. Alcuni dati statistici italiani indicano che a fronte di 30-40.000 casi diagnosticati attualmente, ne esistono altri 300.000 non ancora individuati.
Si tratta di una patologia multifattoriale legata a due fattori fondamentali: uno è rappresentato dalla predisposizione genetica, ed il secondo, di carattere ambientale, è costituito dalla presenza nella dieta di una proteina, il glutine. Può essere definita, quindi, come un'intolleranza permanente al glutine ed alle proteine affini in soggetti geneticamente predisposti.
Esistono quattro forme di celiachia:
forma tipica
forma atipica
forma silente
forma latente

Esistono molte malattie associate alla celiachia quali il diabete mellito insulino-dipendente (2,7 per cento) e la sindrome di Down (10 per cento).
Tra le altre patologie più frequentemente associate ad essa vanno inoltre ricordate: tiroiditi autoimmuni, morbo di Addison, nefropatia da IgA, porpora trombocitopenica autoimmune, anemia emolitica autoimmune, artrite reumatoide giovanile, sindrome di Turner, sindrome di Williams, epilessia (con o senza calcificazioni endocraniche), psoriasi, dermatite erpetiforme.
Ora l'adozione della proposta di regolamento COM (2011)353, da parte della Commissione europea del 20 giugno 2011 e finalizzata alla revisione delle disposizioni in materia di prodotti alimentari destinati ad un'alimentazione particolare, prevede all'articolo 17, paragrafo 2, l'abrogazione del decreto-legge n. 41 del 2009, relativo alla composizione e all'etichettatura dei prodotti alimentari adatti alle persone intolleranti al glutine, la cui applicazione è prevista a decorrere dal 1o gennaio 2012, con grave nocumento per i malati affetti da celiachia.
Sfortunatamente l'Italia è l'unico Paese che si sta battendo contro l'adozione del suddetto regolamento europeo, tanto che il messaggio che traspare in merito al problema celiachia è quello che si tratti di un problema italiano motivato da eccessivo garantismo verso alcune categorie della popolazione, riducendo la battaglia ad una mera strategia per proseguire nella erogazione gratuita dei prodotti.
Con l'abolizione del decreto-legge n. 41 del 2009 le persone affette da celiachia verrebbero escluse dalle categorie cosiddette «vulnerabili».
La semplificazione della dicitura sulle etichette dei prodotti alimentari adatti ai celiaci, che non sarebbero così più indicati come «prodotto dietetico» bensì come prodotti alimentari «senza glutine», derubricano la celiachia da patologia a semplice stile di vita, considerando che verrebbero equiparati ai prodotti con semplice indicazione nutrizionale (p.es. senza grassi aggiunti, senza colesterolo) e quindi sarebbero esclusi dal rimborso da parte del Servizio sanitario nazionale.
Benché una politica di semplificazione normativa possa essere legittima e condivisibile, essa diventa inaccettabile e da contrastare quando diventa troppo drastica o per meglio dire banalizza una malattia multifattoriale, genetica, irreversibile ed autoimmune come la celiachia riducendola a stile di vita da mantenere attraverso semplici indicazioni nutrizionali.
La derubricazione della celiachia a condizione trattabile con un prodotto alimentare generico, diventa rischiosa e ingannevole provocando conseguenze quali: la sottostima della celiachia, denunciata Pag. 57ancora nella IV Relazione al Parlamento sulla celiachia del 2010 (pubblicata il 22 novembre scorso); la scarsa conoscenza della celiachia nella classe medica, principale ragione del punto precedente; la compliance alla dieta, che pare in calo preoccupante, soprattutto tra i giovani; la diffusione delle infondate informazioni sugli aspetti benefici dei prodotti senza glutine sulla generalità della popolazione.
L'Italia si è sempre attivata per tutelare le categorie più deboli della popolazione ed in particolar modo ha sempre cercato di garantire ai malati riconosciuti tutele socio-assistenziali ed economiche attraverso l'erogazione di prestazioni sanitarie e di farmaci e rimborsi per prodotti alimentari.
Ed è per tutto quanto sopra detto che chiedo a tutti i colleghi di votare favorevolmente le mozioni presentate per opporci all'adozione di un così drastico regolamento europeo ed evitare che la normativa vigente attualmente in Italia a tutela dei malati di celiachia possa essere da tale regolamento annullata.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI FEDERICO PALOMBA, ANGELA NAPOLI, ROBERTO RAO E MARIO CAVALLARO SULLA PROPOSTA DI LEGGE N. 4166

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento in esame è stato approvato in sede deliberante dalla Commissione giustizia del Senato. Preme ricordare, preliminarmente, come i ministri della giustizia di Italia, Portogallo, Francia, Spagna, Slovenia e Germania abbiano affermato, in una dichiarazione congiunta, quanto sia importante il rafforzamento della dimensione tecnologica a livello europeo, al fine di aumentare l'efficacia della lotta alla criminalità transnazionale.
La proposta di legge è volta ad introdurre nell'ordinamento misure finalizzate a colmare il forte squilibrio tecnologico tra le dotazioni informatiche messe a disposizione delle forze di polizia e quelle comunemente utilizzate dalla criminalità.
L'articolo 1 introduce alcune modifiche al codice penale in materia di confisca obbligatoria dei beni informatici o telematici utilizzati per la commissione dei reati informatici. L'innovazione è riferita ai soli reati informatici previsti dal codice penale, ricomprendendo, oltre alle ipotesi indicate dalla legge n. 48 del 2008, anche le truffe commesse con l'utilizzo di strumenti informatici, fattispecie, queste, in costante aumento. Si sottolinea, al riguardo, come la denominazione «beni informatici o telematici» sia volutamente ampia al fine di ricomprendere, alla luce delle elaborazioni giurisprudenziali, qualsiasi res tipicamente utilizzata per la commissione dei richiamati reati. Conformemente a quanto previsto in generale, anche le norme sulla confisca dei beni informatici e telematici non possono trovare applicazione quando la cosa «appartiene a persona estranea al reato» (articolo 1).
Le norme modificano il codice penale estendendo le ipotesi di confisca obbligatoria ai beni informatici utilizzati per commettere reati appunto informatici.
Si prevede, altresì, che i beni informatici, che in sede di indagini risultino essere stati utilizzati per il compimento di uno dei reati elencati, debbano essere sequestrati ed affidati dall'autorità giudiziaria agli organi di polizia che ne facciano richiesta e che li utilizzano per contrastare la criminalità informatica ovvero ad altri organi dello Stato che li impiegano comunque per finalità di giustizia.
Mi verrebbe da dire che questo provvedimento rappresenta uno sberleffo istituzionale nei confronti dei mafiosi e dei criminali in genere, poiché i beni che essi hanno usato per commettere i loro reati si ritorcono a loro svantaggio in quanto verranno utilizzati nella lotta dello Stato contro di loro.
Detti beni, qualora siano successivamente confiscati, sono assegnati alle amministrazioni che ne facciano richiesta e che già li abbiano avuti in uso ovvero agli organi di polizia che ne facciano richiesta o ad altri organi dello Stato (articolo 2).
I beni informatici e telematici confiscati nell'ambito di procedimenti penali Pag. 58per delitti contro la personalità individuale, articoli da 600 a 604 del codice penale, sono assegnati agli organi di polizia giudiziaria che ne abbiano fatto richiesta per l'impiego nelle attività sotto copertura ovvero per lo svolgimento dei compiti di istituto (articolo 3).
Più in dettaglio, l'articolo 1 modifica l'articolo 240 del codice penale che disciplina la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere reato e delle cose che ne sono il prodotto o profitto.
In particolare, viene prevista la confisca obbligatoria dei beni informatici e telematici utilizzati per la commissione dei reati prevalentemente informatici (numero 1-bis).
La disposizione richiama i seguenti delitti: accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico (articolo 615-ter); detenzione e diffusione abusiva di codici di accesso ai sistemi informatici o telematici (articolo 615-quater); diffusione di apparecchiature, dispositivi o programmi informatici diretti a danneggiare o interrompere un sistema informatico o telematico (articolo 615-quinquies); installazione di apparecchiature atte ad intercettare od impedire comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche (articolo 617-bis); falsificazione, alterazione o soppressione del contenuto di comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche (articolo 617-ter); intercettazione, impedimento o interruzione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche (articolo 617-quater); installazione di apparecchiature atte ad intercettare, impedire o interrompere comunicazioni informatiche o telematiche (articolo 617-quinquies); falsificazione, alterazione o soppressione del contenuto di comunicazioni informatiche o telematiche (articolo 617-sexies); danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici (articolo 635-bis); danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici utilizzati dallo Stato o da altro ente pubblico o comunque di pubblica utilità (articolo 635-ter); danneggiamento di sistemi informatici e telematici, anche di pubblica utilità (articoli 635-quater e 635-quinquies, 473, 474); frode informatica (articolo 640-ter); frode informatica del soggetto che presta servizi di certificazione di firma elettronica (articolo 640-quinquies).
Inoltre, si dispone che, come già previsto per gli altri casi di confisca obbligatoria, non si proceda all'applicazione delle misure se beni e strumenti informatici appartengono ad una persona estranea al reato (primo periodo).
È, inoltre, stabilito che la confisca dei beni e degli strumenti informatici è obbligatoria, Pag. 35 anche in caso di applicazione della pena su richiesta delle parti, cosiddetto patteggiamento.
Con l'articolo 2 si introduce nel codice penale l'articolo 86-bis mediante il quale è disciplinato l'impiego dei beni e strumenti informatici utilizzati per la commissione dei reati informatici.
In particolare, il comma 1 prevede che i beni informatici, che in sede di indagine risultino essere stati utilizzati per il compimento di uno dei reati elencati, debbano essere sequestrati ed affidati dall'autorità giudiziaria agli organi di polizia che ne facciano richiesta, che li utilizzano per contrastare la criminalità informatica, ovvero ad altri organi dello Stato che li impiegano comunque per finalità di giustizia. Lo strumento è quello della custodia giudiziale con facoltà d'uso.
Il comma 2 disciplina la fase successiva alla condanna e, dunque, alla confisca dei suddetti beni, prevedendone l'assegnazione a coloro che già li hanno custoditi ai sensi del comma precedente ovvero ai medesimi organi di polizia che ne facciano richiesta o ad altri organi dello Stato.
In realtà, devo precisare che l'articolo 86-bis riguarda le norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale.
L'articolo 3 interviene sulla disciplina delle operazioni sotto copertura contenute nell'articolo 9 della legge n. 146 del 2006. In particolare, la novella, introducendo il comma 9-bis, prevede che i beni informatici e telematici confiscati nell'ambito di procedimenti penali per delitti contro la personalità individuale (articoli 600-604 Pag. 59del codice penale, dalla riduzione in schiavitù alla tratta di persone, comprendendo tutti i diritti di sfruttamento sessuale di minori), siano assegnati agli organi di polizia giudiziaria che ne abbiano fatto richiesta per l'impiego nelle attività sotto copertura, ovvero per lo svolgimento dei compiti di istituto.
Si tratta, dunque, di una normativa che ha un significato simbolico, oltre che materiale, molto forte, attraverso il quale lo Stato avverte chi si serve di questi strumenti per commettere reati che tali strumenti saranno usati contro chi, in realtà, li usa.
Queste ragioni inducono il gruppo parlamentare dell'Italia dei Valori ad esprimere un giudizio fortemente positivo su questa normativa.

ANGELA NAPOLI. La pirateria informatica si è rivelata una vera e propria attività criminale e necessita, quindi, oltre che del dovuto contrasto repressivo anche di quello legato alla prevenzione, quale la confisca obbligatoria dei beni informatici utilizzati per la commissione dei reati in materia.
Questa iniziativa legislativa, pervenutaci dal Senato, è sicuramente condivisa dal gruppo di Futuro e Libertà, anche alla luce del fatto che la destinazione dei beni sequestrati e poi confiscati venga affidata per particolari esigenze di ordine pubblico, va a colmare il forte squilibrio tecnologico riscontrabile, in atto, tra le dotazioni informatiche messe a disposizione delle Forze di polizia e quelle usate dalla criminalità.
Non va, altresì, sottaciuto che la pirateria informatica coinvolge la criminalità transnazionale e che, pertanto, è inimmaginabile pensare che il dovuto contrasto possa essere attuato con strumenti tecnologici limitati o comunque non adeguati alle dimensioni assunte da tale tipo di reati.

ROBERTO RAO. Le nuove tecnologie informatiche costituiscono per lo sviluppo sociale, economico, culturale grandi opportunità. Ciò che ne viene maggiormente esaltata è la dimensione della libertà: ben al di sopra dei pur rilevantissimi interessi economici, la rete, internet, i social network sono il luogo dove oggi, più che in qualsiasi altro contesto, si esplica la libertà individuale di comunicare, di acquistare, diffondere informazioni, di associarsi.
Si tratta di libertà fondamentali (non solo nella gerarchia delle fonti e nella loro qualificazione formale, ma soprattutto nel loro rilievo fondante la personalità umana) fra le più feconde, in quanto non si limitano ad arricchire intellettualmente chi le esercita, ma avviano processi di creazione e condivisioni di conoscenze e relazioni comuni.
Accanto a questo profilo di libertà, occorre prenderne in considerazione un altro pre-giuridico: tale è l'importanza che hanno assunto le nuove tecnologie che molte di esse ormai possono definirsi come vera e propria estensione della persona.
Nel mondo delle comunicazioni interpersonali quel che conta non è la «macchina» in sé o le funzioni che compie, bensì l'insieme degli elementi immateriali che contiene e la funzione identificativa che svolge.
Contestualmente all'evoluzione di tali tecnologie si è avuta la nascita e la proliferazione di molte e nuove forme di reato e di aggressione criminosa talvolta commesse per mezzo di sistemi informatici e telematici, in altri casi su e contro i medesimi, intesi non più come strumenti per compiere tali reati, ma come oggetti materiali di questi ultimi (c.d. «computer crimes»).
Nel nostro ordinamento, lo sviluppo di una normativa in materia di criminalità informatica è avvenuto senza un previo disegno sistematico, perché condizionato da contingenti necessità di tutela cui il legislatore ha inteso via via far fronte, ovvero dall'urgenza di adeguarsi ad indicazioni e raccomandazioni di fonte sopranazionale.
Sulla spinta delle Raccomandazioni del Consiglio d'Europa, è stata approvata la legge 23 dicembre 1993, n. 547 (Modificazioni ed integrazioni alle norme del codice Pag. 60penale e del codice di procedura penale in tema di criminalità informatica) che ha novellato il codice penale, attraverso l'introduzione di nuove fattispecie di reato e la modifica di quelle esistenti, con riferimento ai beni informatici.
A fronte della necessità di approntare un'adeguata tutela giuridica in presenza di nuove forme di «aggressione tecnologica» si era posto il problema dell'applicabilità in via estensiva e, soprattutto, analogica delle norme penali preesistenti.
I principi di legalità e tassatività, infatti, correlati con il divieto dell'analogia in malam partem nel diritto penale, rendevano molto difficoltosa l'applicazione delle norme penali a tali nuove fattispecie criminose.
Parimenti, in quel periodo era sorta anche l'esigenza di uniformare e parificare il diritto positivo italiano agli altri ordinamenti stranieri, anche per consentire, ai fini della cooperazione ed estradizione internazionale, la c.d. doppia incriminazione.
Le fattispecie relative ai computer crimes venivano quindi ricondotte, con molte difficoltà e forzature, nell'ambito applicativo delle preesistenti norme incriminatrici, come quelle sul furto, sul danneggiamento, sulla frode o sulla truffa.
Nel settembre 2007 i Ministri della giustizia di Italia, Portogallo, Francia, Spagna, Slovenia e Germania hanno affermato, in una dichiarazione congiunta, quanto sia importante il rafforzamento della dimensione tecnologica a livello europeo al fine di aumentare l'efficacia della lotta alla criminalità transnazionale.
La ragione di tutto ciò è abbastanza ovvia ed è correlata, come già precedentemente osservato, al ruolo di fondamentale importanza che le reti assumono nella società e nell'economia moderna.
Al termine della XV legislatura, il Parlamento ha ratificato la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla «cyber-criminalità» (stipulata a Budapest il 23 novembre 2001), con l'approvazione della legge 18 marzo 2008, n. 48, la cui maggiore novità è rappresentata dall'estensione della responsabilità amministrativa delle aziende per un'ampia serie di reati informatici.
In questa direzione si muovono anche le disposizioni riguardanti le violazioni della confidenzialità, integrità e disponibilità dei dati e dei sistemi informatici.
Come già evidenziato dal senatore Casson nella relazione di accompagnamento al progetto di legge originario, oggi assistiamo nella realtà italiana ad un forte squilibrio tecnologico tra le dotazioni informatiche messe a disposizione delle Forze di polizia e quelle comunemente utilizzate dalla criminalità.
La situazione non è migliorata ed è anzi addirittura peggiorata a seguito della citata ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa.
Infatti, alle aumentate competenze delle «procure informatiche distrettuali», non sono finora seguite - come ci si sarebbe ragionevolmente aspettato - azioni legislative volte ad elevare il livello di conoscenza tecnica e il livello di dotazioni informatiche a disposizione delle Forze di polizia giudiziaria. Un particolare grazie alla polizia postale per il lavoro qualificato e costante che ha svolto in questi anni.
In questo quadro va evidenziato come nelle indagini in materia di criminalità informatica ci si sia trovati spesso di fronte a beni suscettibili di confisca, ai sensi dell'articolo 240 del codice penale, in quanto «cose pertinenti al reato».
Tale disposizione ha creato però alcuni problemi poiché, trattandosi di beni informatici o telematici (computer fissi ma soprattutto portatili, smart-phone, supporti di archiviazione di informazioni o di programmi informatici ed altro) di un certo valore ma, allo stesso tempo, soggetti a rapido deprezzamento, il loro prolungato non uso ha condotto alla perdita del loro valore intrinseco.
Si consideri, inoltre, che siamo di fronte a beni non deperibili il cui uso non inciderebbe sul loro valore estrinseco e, anche in caso di sentenza di assoluzione, non precluderebbe una loro restituzione agli aventi diritto. Pag. 61
Oggi, in assenza di adeguate dotazioni d'ufficio, poliziotti, carabinieri e finanzieri mandano avanti le indagini anche grazie a qualche computer comprato di tasca, o usufruiscono di vecchi modelli in via di rottamazione concessi per poco tempo in comodato d'uso dalle società che forniscono alle forze dell'ordine i materiali per le intercettazioni telefoniche.
In tale situazione si ritiene necessario prevedere per legge una destinazione dei suddetti beni a soggetti istituzionalmente interessati al loro riutilizzo per finalità meritevoli di tutela, sulla falsariga della legislazione già esistente in materia di beni sequestrati nell'ambito di attività di contrasto alla pedopornografia, al contrabbando, al traffico di droga o alla prevenzione e repressione dell'immigrazione clandestina, nonché, con le previsioni in materia di beni sequestrati con misura di prevenzione patrimoniale ai sensi della normativa antimafia.
Si impone pertanto una modifica legislativa in grado di incidere in maniera positiva sul vigente assetto normativo in materia di contrasto alla criminalità informatica, anche al fine di colmare quel divario tecnologico da più parti denunciato, nonché di restituire incisività all'azione investigativa ed efficacia alla tutela dei diritti delle persone offese.
Risultano perciò ampiamente condivisibili l'estensione delle ipotesi di confisca obbligatoria ai beni e strumenti informatici o utilizzati per la commissione dei reati informatici (articolo 1), la previsione che tali beni sequestrati e poi confiscati siano destinati a particolari esigenze di ordine pubblico (articoli 2 e 3), nonché l'applicazione delle suddette disposizioni anche nei casi di beni informatici utilizzati per commettere alcuni reati di contraffazione (articolo 4).
Nessuno può permettersi di sottovalutare le minacce rappresentate dalla criminalità organizzata e dal terrorismo e proprio la loro gravità ci impone di riflettere sull'evidente urgenza che determinati valori sottesi ad una società democratica siano efficacemente preservati utilizzando tutti gli strumenti tecnologici e innovativi oggi disponibili. Questo disegno di legge permette di compiere positivamente un passo in avanti in questa direzione e pertanto avrà il nostro convinto sostegno parlamentare.
Siamo ancora una volta davanti ad una norma che ci può spingere a recuperare il gap legislativo con l'Europa senza essere oscurantista o censoria verso la rete.
Ulteriore dimostrazione di quanto in tema di giustizia siamo riusciti nuovamente a realizzare con ampia convergenza che speriamo si possa ripetere con riforme ancora più ampie ed incisive nell'interesse dei cittadini e del sistema giustizia con lo stesso approfondimento e la stessa rapidità.

MARIO CAVALLARO. Il provvedimento che oggi licenzierà l'Aula fa capo a quel necessario adeguamento del sistema giuridico, anche in sede penale e processualpenalistica che è stato avviato in sede internazionale europea ed introdotto in conseguenza dell'evoluzione tecnologica e dell'uso sempre più diffuso delle tecnologie informatiche a fini criminosi (purtroppo per la neutralità dei mezzi).
Il lavorio normativo può dirsi concluso ed anzi l'occasione di questo provvedimento, sicuramente opportuno, è anche una sollecitazione ad una migliore e futura attenzione sistematica a questa complessa tematica.
Nel merito, il provvedimento - nato dall'iniziativa di alcuni senatori del nostro gruppo e approvato dal Senato - nell'iter ha sostanzialmente evidenziato - come spesso quando le questioni non sono sensibili ad personam - una convergente positiva volontà di dare questa ulteriore indicazione in sede di applicazione delle norme sulla criminalità informatica, cioè quella che riguarda «beni informatici» o che viene attuata mediante mezzi informatici.
In particolare a) estende la confisca obbligatoria dei beni informatici utilizzati per commettere reati informatici; b) consente, con una tipica misura «di contrappasso» destinata ad una punizione pratica ma anche esemplare, l'utilizzazione - alla polizia o ad altra autorità che ne possa trarre giovamento - dei beni informatici, sia in Pag. 62fase di sequestro (e questa è una misura sicuramente normativa, tanto che si è dovuto prevedere che essi non siano altrimenti necessari in fase processuale) sia e ancor più assicurata in fase di confisca.
La confisca è stata prevista opportunamente come obbligatoria anche nei casi di patteggiamento.
L'opera della Commissione ha consentito di dare un'impronta di maggiore generalità ed astrattezza alla norma.
Il gruppo del PD comunica il proprio convinto voto favorevole al provvedimento.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Risoluz. Fava e altri n. 6-00098 540 538 2 270 538 27 Appr.
2 Nom. Moz. Reguzzoni e a 1-769 - I p. 536 285 251 143 283 2 22 Appr.
3 Nom. Moz. Reguzzoni e a 1-769 - II p. 537 494 43 248 86 408 22 Resp.
4 Nom. Moz. Monai e a 1-772 rif. 538 354 184 178 350 4 22 Appr.
5 Nom. Moz. Meta e a 1-773 539 323 216 162 308 15 22 Appr.
6 Nom. Moz. Biasotti e a 1-778 540 299 241 150 297 2 22 Appr.
7 Nom. Moz. Laffranco e a - 1-761 n.f. 495 493 2 247 493 22 Appr.
8 Nom. Moz. Palagiano e a - 1-798 493 134 359 68 134 22 Appr.
9 Nom. Pdl 4166 - em. 1.100 492 490 2 246 490 22 Appr.
10 Nom. articolo 1 496 495 1 248 495 22 Appr.
11 Nom. em. 2.100 496 495 1 248 494 1 22 Appr.
12 Nom. articolo 2 498 496 2 249 496 22 Appr.
13 Nom. articolo 3 501 499 2 250 499 22 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 15)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. mantenimento articolo 4 497 493 4 247 15 478 22 Resp.
15 Nom. Pdl 4166 - voto finale 488 488 245 488 22 Appr.