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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 565 di giovedì 22 dicembre 2011

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 9.

LORENA MILANATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bongiorno, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Gianfranco Conte, D'Alema, Della Vedova, Donadi, Tommaso Foti, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Lombardo, Madia, Mazzocchi, Milanato, Moffa, Mura, Leoluca Orlando e Stucchi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente trentuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione del Comitato per la legislazione.

PRESIDENTE. Comunico che, a norma dell'articolo 16-bis, comma 1, del Regolamento, il Presidente della Camera ha chiamato a far parte del Comitato per la legislazione l'onorevole Anna Maria Bernini Bovicelli, in sostituzione dell'onorevole Antonio Distaso, dimissionario.

Modifica nella costituzione di una Commissione permanente.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di ieri la IV Commissione permanente (Difesa) ha proceduto all'elezione del deputato Giuseppe Moles a segretario.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Chiarimenti in merito all'attuazione del protocollo d'intesa sottoscritto presso la Presidenza del Consiglio dei ministri concernente la realizzazione del Museo della Navigazione e la connessa riorganizzazione demaniale e riqualificazione urbana nel comune di Pisa - n. 2-01256)

PRESIDENTE. L'onorevole Fontanelli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01256, concernente chiarimenti in merito all'attuazione del protocollo d'intesa sottoscritto presso la Presidenza del Consiglio dei ministri concernente la realizzazione del Museo della Navigazione e la connessa riorganizzazione demaniale e riqualificazione urbana nel comune di Pisa (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, rinuncio ad illustrare la mia interpellanza, così vi è più tempo per ragionare e riflettere sulla risposta del sottosegretario.

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PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, Filippo Milone, ha facoltà di rispondere.

FILIPPO MILONE, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, la vicenda richiamata nell'atto dagli onorevoli interpellanti necessita di un breve inquadramento cronologico, risalendo la stessa ai primi anni del Duemila. Nel mese di aprile del 2001, infatti, fu sottoscritto un Protocollo d'intesa tra la Difesa, l'Agenzia del demanio e il comune di Pisa, interessato ad avviare un importante progetto di riqualificazione urbana della città.
Tale Protocollo prevedeva la cessione delle caserme Curtatone e Montanara, Artale e Bechi Luserna, con la contestuale rilocazione delle realtà militari presso una nuova sede, da realizzare con oneri a carico della citata municipalità in una zona idonea più periferica.
A seguito di numerosi incontri e sopralluoghi finalizzati all'individuazione di un percorso che consentisse di dare attuazione all'intesa in parola, il comune di Pisa, dopo avere condotto uno specifico studio di fattibilità tecnico-economica, in data 13 luglio 2007, ha sottoscritto un accordo di programma finalizzato a dare concretezza agli impegni assunti dalle parti.
Di conseguenza, l'amministrazione comunale ha avviato l'elaborazione del progetto definitivo relativo alla nuova caserma, secondo le indicazioni fornite dall'amministrazione militare e riferite alle opere strettamente necessarie a consentire la rilocazione delle funzioni del reggimento attualmente operante presso la località toscana.
Tuttavia, in fase di attuazione delle azioni concordate, il comune di Pisa ha proposto, in più occasioni, di modificare parzialmente i contenuti del documento a suo tempo sottoscritto, prospettando, nello specifico, richieste, a lungo discusse anche con l'Agenzia del demanio, afferenti sia ad una possibile cessione anticipata della caserma Curtatone e Montanara, al fine di reperire le risorse necessarie per sostenere l'operazione attraverso la valorizzazione ed alienazione dell'immobile ricevuto anticipatamente, sia ad una risoluzione di un presunto squilibrio tra il valore delle caserme, stimato dall'Agenzia del demanio, e l'onere per la realizzazione del nuovo complesso.
Su tali richieste giova fare osservare che, durante le numerose riunioni fra le parti coinvolte, l'amministrazione della Difesa ha sempre dimostrato ampia apertura alle esigenze dell'amministrazione comunale, richiedendo, comunque, il rispetto di legittime clausole, anche fideiussorie, per la realizzazione della nuova struttura immobiliare, ricordando che nulla deve essere dovuto al comune dallo Stato, tanto meno dal Ministero della difesa, a titolo di conguaglio per la completa realizzazione delle opere costituenti la nuova caserma, in base all'articolo 4 del citato accordo di programma sottoscritto dalle parti.
In sintesi, dopo quasi dieci anni di trattative e ad oltre quattro anni dalla sottoscrizione dell'accordo in questione, si fa presente che, per cause non riconducibili all'amministrazione della Difesa, sono ancora in discussione gli impegni assunti, anche con il coinvolgimento della Presidenza del Consiglio, nell'intento della municipalità di ottenere preventivamente le caserme per potere dare corso alla valorizzazione delle stesse.
In questo arco temporale, tuttavia, non può essere sottaciuto che l'attesa dell'attuazione dell'accordo di programma ha determinato un deterioramento delle caserme utilizzate dalla Difesa, a scapito della funzionalità delle strutture e della qualità della vita degli utenti, in quanto sono stati, ovviamente, ridotti i fondi destinati all'ammodernamento delle caserme in oggetto per altre priorità di forza armata.
In tale quadro, gioco forza, l'esercito ha dovuto necessariamente porre in essere urgenti ed indifferibili azioni utili a salvaguardare il proprio personale mediante l'allestimento, in una delle citate caserme, la caserma Bechi Luserna, di manufatti prefabbricati ad uso uffici ed alloggi, in attesa della prevista costruzione della nuova caserma. Pag. 3
In ogni caso, il Dicastero, riconfermando il pieno rispetto degli impegni assunti, è pronto ad una rinnovata attività di concertazione con il comune di Pisa, nell'ottica di individuare ipotesi di soluzione, da prevedere nell'ambito di un apposito addendum all'accordo di programma in argomento, che consentano, da un lato, di assicurare le aspettative della citata amministrazione comunale e, dall'altro, di acquisire efficaci garanzie di salvaguardia, idonee alla ricollocazione delle funzioni presso la nuova caserma da realizzare in località Ospedaletto, che costituisce l'obiettivo finale del Ministero della difesa.

PRESIDENTE. L'onorevole Fontanelli ha facoltà di replicare.

PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, intanto saluto e auguro buon lavoro al sottosegretario per questo nuovo impegno e questa nuova responsabilità.
Rispetto alla risposta del Governo, mi dichiaro parzialmente soddisfatto, nel senso che l'interpellanza in oggetto aveva ed ha l'obiettivo di riattivare il tavolo di confronto che consenta di non perdere un'opportunità straordinaria di valorizzazione del patrimonio pubblico, a cominciare da quello dello Stato e dell'Esercito, prima ancora di quello della realtà locale. Questo anche perché quell'accordo di programma citato dal sottosegretario - accordo che conosco bene perché, all'epoca, ero sindaco di Pisa - non prevede che alcuno dei beni oggi di proprietà della Difesa venga acquisito a titolo di proprietà dell'amministrazione comunale, ma prevede una trasformazione dei suddetti beni e una loro valorizzazione in un contesto urbanistico il cui vantaggio pubblico, per la città di Pisa, sarebbe costituito dalla possibilità di utilizzare la caserma Bechi Luserna, ossia una delle due caserme oggi utilizzate dal 6o Reggimento di Manovra, come nuova porta di ingresso del turismo, perché è un'area grande, a ridosso del nuovo Museo della Navigazione che sta predisponendo il Ministero dei beni culturali sulla base della scoperta di navi romane e da dove era partita l'intera operazione.
Questa operazione, però, si regge, sostanzialmente, su una permuta che può creare le condizioni per l'investimento privato che realizzerebbe, sotto il controllo e la guida dell'amministrazione comunale, sulla base di un progetto concordato con la Difesa, la nuova caserma e, quindi, opererebbe la trasformazione delle caserme dismesse; una delle tre, tra l'altro, è ormai dismessa da anni e non vi si svolge più alcuna attività.
La preoccupazione espressa nell'interpellanza in oggetto nasce dal fatto che si sia deciso di investire nella caserma Bechi Luserna realizzando delle strutture che, almeno da quello che si può ipotizzare, vanno ad accogliere attività che attualmente si svolgono nell'altra caserma, quella sita in via Roma.
Ciò genera un interrogativo: allora, vuol dire che l'accordo non si vuole più, perché, se si spostano le attività da un lato e si investe lì, significa che quello è in realtà il punto più interessante per la città di Pisa. Insomma, se si compromette quella trasformazione, il disegno urbanistico per così dire viene meno nei suoi obiettivi.
Questa è la preoccupazione. È una grande opportunità che sarebbe un problema perdere. Negli anni che, come ricordava giustamente il sottosegretario, non sono pochi, noi abbiamo visto questo percorso procedere con ritmi e situazioni diverse, anche in ragione di sensibilità diverse che abbiamo incontrato in diversi momenti nell'ambito del Ministero della difesa.
Vi sono stati alcuni generali che hanno spinto molto, ve ne sono stati altri che non hanno spinto per niente, con l'impressione che vi fosse talvolta, per così dire, la prevalenza più di ragionamenti burocratici senza cogliere la situazione. Siccome la differenza di cui si parla in questa operazione di permuta di valore non è enorme (su un investimento calcolato di circa 300 milioni complessivi, si tratta di una differenza di 9 milioni), rispetto ad una progettazione della nuova caserma che va probabilmente anche molto al di là Pag. 4delle attuali esigenze del Reggimento di Manovra (si è un po' largheggiato nella progettazione), probabilmente non sarebbe impossibile, se ci fosse la volontà, riprendere il ragionamento e trovare un'intesa.
Quindi, penso che bisogna stare molto attenti all'investimento che si fa adesso perché non comprometta il resto e perché sia davvero una misura transitoria: se si tratta di una messa a norma è un conto; è, invece, un'altra cosa, se si realizzano strutture finalizzate a rimanere lì nel tempo.
Soprattutto, mi fa piacere la disponibilità manifestata. Mi auguro che il Ministero, con un indirizzo ed una volontà precisa, riprenda rapidamente il confronto con l'amministrazione comunale, come peraltro si è ribadito anche in una recente lettera che il sindaco Filippeschi ha inviato al Ministro.

(Elementi ed iniziative in relazione agli eventi alluvionali che hanno recentemente colpito la provincia di La Spezia e la Lunigiana - n. 2-01266)

PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01266, concernente elementi ed iniziative in relazione agli eventi alluvionali che hanno recentemente colpito la provincia di La Spezia e la Lunigiana (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUCIO BARANI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario che è qui presente.
Si parla della tragedia che ha colpito la Lunigiana in generale ed in particolare la mia città di Aulla, il 25 ottobre di quest'anno, e le Cinque Terre.
È stato un evento calamitoso eccezionale, sicuramente, come si dice, un'ondata di piena duecentennale. I dati meteorologici ci dicono che si è riversato un quantitativo d'acqua paragonabile a due volte la diga del Vajont, che nel lontano 1963 aveva procurato così tanti morti e distruzione. Si è trattato, insomma, di un evento eccezionale, che ha portato soprattutto la città di Aulla a subire due morti e dove oltre 300 persone sono state evacuate, una cinquantina è stata tratta in salvo dai vigili del fuoco con i gommoni. La caserma stessa dei vigili del fuoco è rimasta allagata, a seguito di una esondazione. La domanda è se si poteva evitare.
Nell'interpellanza urgente faccio riferimento ad un decalogo di situazioni che, prese una per una, potrebbero essere considerate lievi, ma messe tutte quante assieme potrebbero essere la causa di quell'onda anomala, di quello tsunami, di quella «bomba d'acqua», che ha messo a dura prova le attività commerciali e la città di Aulla su tre vie: via Lunigiana, via Resistenza e via Nazionale. Via Nazionale è una via romana. È la via che ha percorso Annibale venendo dalla Tunisia in Italia ed è, quindi, una via storica. Ciò significa che c'è sempre stata e che mai i fiumi erano riusciti a fare tanto.
In particolare, voglio partire da una diga, la diga di Rocchetta, che produce energia elettrica e la porta nel Nord Italia ed in Svizzera.
È alta 76 metri, larga 136, a cavalcioni sul torrente Teglia, che tiene nei suoi 29 chilometri circa 5 milioni di metri cubi di acqua. La Protezione civile e la prefettura avevano dato l'allarme fin da domenica 23, l'alluvione è avvenuta martedì 25, e risulta che domenica 23 per questioni meramente economiche la ditta Falck, che gestisce questa diga, non ha svuotato l'invaso. Quindi, l'ha tenuta con un certo livello, e man mano che pioveva (visto che la Protezione civile aveva continuato, lunedì e martedì, a dire che si sarebbe abbattuto un quantitativo di acqua di una certa consistenza) non ha gestito - secondo l'interpellante - in maniera idonea ed adeguata quella diga. Se avesse, man mano, fatto defluire l'acqua che intanto si raccoglieva, non saremmo arrivati al punto saliente di cui sto palando, cioè a questo tsunami, una bomba d'acqua che, ad un certo momento, si è abbattuta - vi sono decine, centinaia, forse migliaia di testimonianze - dalla diga di Teglia a Bocca di Magra, allo sbocco del fiume Magra al Pag. 5mare; tutti dicono che è stato un momento, un'onda che ha provocato tutti i disastri.
Questa onda deve essere stata provocata non solo dall'acqua abbondante che si è abbattuta in quel momento, ancorché eccezionale. Come dipendente o sorvegliante, in quel momento, c'era una persona sola. Non si sa se l'acqua man mano è stata fatta defluire dalle bocche inferiori, come si doveva fare. Se le bocche inferiori e le paratie della sommità della diga (mi si dice siano azionate manualmente, e ricordo che vi era una sola persona) fossero aperte contemporaneamente uscirebbero 700 metri cubi di acqua al secondo (significa, in venti minuti, un milione di metri cubi d'acqua). Le testimonianze parlano di un paesaggio lunare, che io stesso ho visitato giorni dopo l'alluvione. Raccontano di una «bomba d'acqua», come una biglia che sbatte da una parte all'altra e distrugge tutto quello che tocca: batte sulla sponda sinistra e genera una frana, sulla sponda destra e genera un'altra frana, così fino alla confluenza del fiume Magra. Strade che erano state fatte dalla Falck nel 1938, quando hanno costruito la diga, alte dieci metri su quel fiume sono state interrotte perché franate in una decina di punti. Orti, uliveti, vigneti secolari sono spariti.
È possibile che in cinque chilometri sia successo tutto questo se non hanno aperto quella diga? In cinque chilometri, come può succedere che l'acqua piovana formi dieci metri di acqua in altezza, se non sono stati aperti gli scarichi di fondo e le paratie di superficie?
Questa «bomba d'acqua» sicuramente l'hanno dovuta aprire perché la diga si era troppo riempita e il pericolo che crollasse era di gran lunga maggiore. Ma se fosse stata gestita in maniera seria e corretta dall'allarme in poi, con più personale e non con una persona sola, magari di mezza età e con qualche acciacco? Mi dicono che per andare dalle paratie di fondo a quelle di superficie ci vogliono anche 10-15 minuti, e se quello ci avesse impiegato mezz'ora? Ecco il segnale di quello che è successo. Le popolazioni riferiscono che, in quel momento, hanno sentito rumori sinistri tutti in un colpo, urla da film dell'orrore, come se qualcosa si fosse abbattuto. Il paesaggio lunare che si è visto dopo (sradicamenti, alberi spezzati, terreni, vigneti, castagneti e uliveti secolari completamente distrutti) fa pensare proprio a una cattiva gestione.
Questa potrebbe essere una delle cause o concause. Inoltre, non sono state create delle casse di espansione in certe zone, come l'autorità di bacino aveva prospettato ed indicato nella sua relazione per la messa in sicurezza a valle. Mi riferisco sia alla zona di Bocca di Magra, sia di Villafranca in Lunigiana, Aulla e Terrarossa, cioè a tutti quei paesi e quelle numerosissime città che sono lungo il fiume Magra. Vi era la necessità e l'urgenza di creare casse di espansione in certe zone, ad esempio a Filattiera, dove la popolazione e l'amministrazione si sono ribellate perché non si sono fatte. O a Villafranca dove, pur essendo state costruite, sulle quattro o cinque previste, se ne è fatta solo una e quella, poi, ha ceduto e si è rotta. La cassa di espansione, quindi, che doveva salvare i paesi a valle, è stata costruita in maniera anomala e insufficiente, si è riempita e, poi, rompendosi, quando è venuta quell'onda anomala, ha riportato centinaia, migliaia di metri cubi d'acqua a valle, danneggiando i ponti che erano a monte. Vi è stata una cattiva gestione dei fiumi, perché i fiumi dalle nostre parti sono diventati boschi, non si possono più toccare; i pseudoambientalisti hanno il dominio e il comando su tutti i fiumi. Guai a chi li tocca. Gli alberi si sono divelti, quindi, hanno fatto effetto diga ed hanno buttato giù diversi ponti a monte. Poi, sono andati giù anche a valle e, dunque, hanno contribuito alla piena.
L'alveo del fiume: il dizionario Zanichelli quando dà la definizione di un alveo sostiene che è tutto quello dove passa il fiume, tra un argine e l'altro. Fuori dei due argini non è alveo. E, allora, con tale definizione, se il riporto di ghiaia è salito negli ultimi vent'anni da cinque a otto metri - ripeto: da cinque a otto metri -, come è possibile che il fiume non andasse Pag. 6fuori? Quando sono stati costruiti gli argini, sono stati parametrati, da un punto di vista di ingegneria idraulica, a quella che era la profondità del fiume. Infatti, è un calcolo idraulico, matematico, ci arrivano anche i bambini delle elementari: se il centro dell'alveo del fiume è a dorso di mulo e, quindi, è superiore al livello dell'argine, è ovvio che prima o poi l'acqua esce. I fiumi, in base all'ingegneria idraulica, nei centri delle città vanno tenuti puliti e l'acqua va fatta scorrere velocemente, mentre fuori dai centri abitati va rallentata per fargli fare cassa di espansione, E, invece, si è gestita in maniera disordinata, per pressioni di pseudoambientalisti di cultura non certamente corretta, e in malo modo. Certo, se il riporto di ghiaia nei fiumi è superiore agli argini stessi, l'acqua è portata ad uscire. Cassa di espansione non fatta, dunque, fiumi che erano dei boschi, ghiaia che è salita dai cinque ai sette, agli otto metri rispetto a vent'anni fa, quando sono stati costruiti gli argini.
E ancora: il dragaggio, la corretta morfologia dei fiumi, è quella secondo cui al centro si fa scorrere l'acqua, non contro gli argini. E lì al centro, invece, c'erano gli accumuli di ghiaia e i fiumi venivano fatti scorrere contro gli argini perché nessuno dava autorizzazione a poter intervenire nei fiumi. Se qualcuno, anche un privato cittadino, fosse andato a prendere una carrettata di ghiaia gli avrebbero dato l'ergastolo. Sarebbe stato meglio commettere un omicidio, perché chi tocca un sasso o una pianta nel fiume è denunciato e deve sopportare processi interminabili. Inoltre, la dimostrazione che si è innescata una «bomba d'acqua» anomala viene dal fatto che, nella città di Aulla, un quartiere è andato completamente distrutto nei primi piani e tutte le famiglie sono ancora evacuate, in questo momento, nel momento in cui sto parlando. Si tratta di un quartiere non sul fiume Magra, ma su un altro fiume.
Si chiama fiume Aulella che non era in piena ed è a valle di Aulla. Quindi si è avuta la risalita di questo tsunami, di questa «bomba d'acqua» su un altro fiume e, dopo un centinaio di metri, si è rivoltato sia in questo quartiere sia nelle scuole di Aulla, elementari e medie, che ricordo essere le elementari degli anni Trenta e le medie degli anni Sessanta e che non erano mai andate sotto. Come non era mai andato sotto il palazzo Centurione dei Centurioni di Genova, del 1700, come non era mai andata sotto la Chiesa di San Caprasio, che è dell'anno 884, e sono andate sotto da sud e non da nord. Quindi, significa che questa «bomba d'acqua» è risalita. La «bomba d'acqua» che si è creata ha avuto come prima causa quella atmosferica: due dighe del Vajont che si sono abbattute in pochi minuti, perché fino a qualche minuto prima ovviamente nulla faceva presagire questa catastrofe.
Infine l'allarme è stato dato. Sin da domenica c'era l'allarme meteo. La prefettura tramite la Protezione civile ha invitato a tutti i sindaci l'allarme. Addirittura il sindaco di Pontremoli - il disastro è accaduto alle tre del pomeriggio dopo le sei ad Aulla e in altre zone a valle - aveva rimandato un fax dicendo: «State attenti perché qui l'acqua è veramente ai limiti», un grido di allarme mandato alla prefettura, alla provincia e alla comunità montana. Solo la prefettura ha chiamato il sindaco di Aulla e gli ha detto quello che sarebbe accaduto qualche ora dopo ma nessuno in quel Paese ha dato l'allarme. Le popolazioni sono rimaste non avvisate e, quindi, una sciagura annunciata. Nessuno l'ha voluta trasmettere alla popolazione perché fosse messa in salvo o per attuare i piani di protezione civile che sono necessari in un momento di così particolare pericolo per le popolazioni. Quindi, signor sottosegretario, ho concluso, ha ben capito che dalla diga di Rocchetta in giù il Governo deve intervenire e deve dare delle risposte a quelle popolazioni.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Giampaolo D'Andrea, ha facoltà di rispondere.

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GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, la interpellanza urgente dell'onorevole Barani, come è stato appena ricordato, fa riferimento agli eventi alluvionali verificatisi il 25 e il 26 ottobre in Liguria, con particolare concentrazione di effetti nella zona della Lunigiana e delle Cinque Terre e richiede, nel documento depositato il 12 novembre scorso, risposte al Governo in relazione alle iniziative immediatamente assunte come interventi di soccorso e di emergenza ma, nella seconda parte, solleva dubbi, perplessità, riserve e interrogativi in relazione al funzionamento del meccanismo della protezione civile e agli atti che nel tempo si sono prodotti che, nella valutazione dell'interpellante, hanno concorso a determinare cause che direttamente si sarebbero scaricate sullo svolgimento degli eventi calamitosi. Per quel che riguarda la prima parte, cioè gli atti compiuti dal Governo, ricordo che già il 28 ottobre il precedente Governo, con un decreto del Presidente del Consiglio, ha dichiarato lo stato di emergenza.
A seguito della deliberazione dello stato di emergenza, come di consueto, in data 5 novembre sono state emanate due ordinanze, che hanno consentito di effettuare i primi interventi urgenti di protezione civile, attraverso i presidenti delle regioni Toscana e Liguria, nominati commissari delegati per il superamento dell'emergenza, con il compito di individuare i comuni danneggiati dagli eventi alluvionali, di quantificare i danni, di adottare tutte le necessarie ed urgenti iniziative volte a rimuovere le situazioni di rischio, di assicurare l'assistenza alle popolazioni e di porre in essere ogni utile attività per l'avvio della messa in sicurezza delle aree colpite, nonché di provvedere alla predisposizione di un piano degli interventi per il superamento dell'emergenza, anche con il coinvolgimento degli enti locali interessati.
Quei documenti e gli atti successivi hanno determinato alcune azioni atte a favorire il rapido rientro nelle unità immobiliari danneggiate ed il ritorno alle normali condizioni di vita, nonché a porre in essere la ricostruzione di abitazioni principali distrutte o totalmente inagibili e la delocalizzazione delle stesse aree a rischio idrogeologico elevato o molto elevato e per l'indennizzo dei danni subiti; consentire l'autonoma sistemazione o altra sistemazione alloggiativa alternativa per i nuclei familiari la cui abitazione principale, abituale e continuativa fosse stata distrutta in tutto o in parte o oggetto di ordinanza di sgombero; consentire la ripresa delle attività produttive ed economiche.
Sono state disposte anche misure sospensive delle rate dei mutui erogati e il Dipartimento della protezione civile è stato autorizzato a ricevere le risorse derivanti dalla raccolta di fondi privati da destinare all'attuazione di specifiche iniziative necessarie per fronteggiare l'emergenza. Per garantire un efficace supervisione sull'uso delle risorse è stato istituito anche un comitato di garanti. Per gli interventi da attuare nella provincia di Massa Carrara è stata stanziata la somma di 85 milioni di euro, di cui 25 milioni a carico del Fondo della protezione civile e 60 milioni a carico del bilancio regionale, attraverso l'aumento di 5 centesimi di euro per litro dell'imposta regionale di cui all'articolo 17 del decreto legislativo n. 398 del 1990.
Per la provincia di La Spezia è stata stanziata la somma di 49,5 milioni di euro, anche qui con 40 milioni di euro da porre a carico del Fondo della protezione civile e un milione e mezzo di euro a valere sulle disponibilità del bilancio regionale, 8 milioni di euro derivanti dall'aumento di 2,42 centesimi di euro per litro dell'imposta regionale di cui sopra.
Una successiva ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri, sempre del Governo precedente, dell'11 novembre ha assegnato al commissario delegato 10 milioni di euro per affrontare poi gli eventi alluvionali che hanno colpito in particolare il territorio della città di Genova dal 4 all'8 novembre 2011. Fin qui gli Pag. 8interventi di emergenza, di soccorso, caratteristici dell'azione della Protezione civile.
Quanto alla seconda parte dei problemi sollevati dall'onorevole Barani, che hanno fatto più direttamente oggetto anche della sua illustrazione, che devo dire dettagliata e in qualche modo aggiornata anche rispetto al documento precedentemente presentato, in base agli elementi raccolti presso il Dipartimento della protezione civile e presso il Ministero dello sviluppo economico e quello delle infrastrutture, noi possiamo fornire una prima valutazione, poi dirò, alla fine del mio intervento, altro. La valutazione sulle cause dell'alluvione viene fatta risalire alle caratteristiche eccezionali, dal punto di vista meteorologico, che sono state determinate dall'ingresso - dicono gli esperti - di un sistema frontale a carattere freddo che, associato al contestuale arrivo di un flusso in quota con direttrice sud-ovest, ha determinato la formazione di una linea temporalesca che ha assunto una configurazione da supercella.
Nell'area dello spezzino e della Lunigiana si sono registrate precipitazioni con valori massimi fino a 522 millimetri in otto ore, con picchi fino a 140 millimetri in un'ora, alla stazione di Brugnato nella Val di Vara, e 350 millimetri in undici ore, con picchi di 160 millimetri in due ore, alla stazione di Pontremoli, nella parte toscana del bacino del Magra.
Queste intensissime precipitazioni hanno determinato dei fenomeni di piene repentine - i cosiddetti flash flood -, accompagnati da un notevole trasporto di sedimenti nei corsi d'acqua minori e piene significative in quelli principali, il Vara e il Magra, sia in territorio ligure che toscano. In particolare, in Liguria, i fenomeni di piena si sono verificati negli affluenti del torrente Vara, esondazioni nei comuni di Borghetto di Vara e Brugnato, alla foce del Magra, nei comuni di Amelia ed Arcola, e nei canali e rinconfluenti direttamente a mare nelle aree delle Cinque terre, in particolare nei comuni di Vernazza e Monterosso. In Toscana, invece, i fenomeni si sono verificati soprattutto nel torrente Vara e nel fiume Magra, con esondazioni nella comune di Aulla, com'è stato peraltro ricordato. In tutti i sensori delle sezioni idrometriche disponibili sono state superate le soglie massime di riferimento nonché i valori raggiunti nell'evento di dicembre 2009, che aveva preceduto.
Per quanto riguarda i compiti svolti da ciascun soggetto istituzionale, il Dipartimento della protezione civile ha condotto le attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza, utilizzando il proprio centro funzionale centrale. A tal riguardo, si evidenzia che le attività di allerta per le regioni Liguria e Toscana sono state condotte dalle regioni stesse, che hanno provveduto, nei giorni precedenti l'evento, ad emettere gli avvisi di criticità elevata e messaggi di allerta di livello massimo previsto nelle proprie procedure, cioè l'allerta 2. Il centro funzionale centrale del suddetto Dipartimento ha, secondo procedura, acquisito e rilanciato gli avvisi regionali nell'ambito dell'Avviso di condizioni meteo avverse nazionale e nel Bollettino di criticità nazionale.
Per quanto riguarda la correttezza delle manovre condotte sulla diga di Rocchetta sul torrente Teglia e l'immissione delle acque nell'invaso di Magra, si fa presente che la Direzione centrale per le dighe e le infrastrutture idriche ed elettriche ha comunicato che tali operazioni sono state condotte, a suo giudizio, nel rispetto delle norme vigenti in materia di sicurezza delle dighe, in proposito precisando che il bacino del fiume Magra è interessato dalla presenza di due sbarramenti, classificati come grandi dighe per altezza e volume: la diga di Giaredo sul torrente Gordana e la diga di Rocchetta sul torrente Teglia, entrambi affluenti di destra del fiume Magra, in territorio della regione Toscana.
Le suddette grandi dighe sono in concessione e gestione alla Edison Spa per un uso idroelettrico e, ai fini del controllo della relativa sicurezza, ricadono nel territorio di competenza dell'ufficio tecnico per le dighe di Firenze della Direzione generale per le dighe e le infrastrutture Pag. 9idriche ed elettriche. La diga di Rocchetta, ubicata nei comuni di Pontremoli e Mulazzo, sbarra il torrente Teglia, creando un invaso artificiale di volume di poco superiore a 5 milioni di metri cubi, con quota massima di regolazione a 403,50 metri sul livello del mare, e bacino imbrifero sotteso di 29,6 chilometri quadrati. La diga, realizzata negli anni 1934-1937, è del tipo ad arco, con altezza di 69,70 metri ed è in esercizio normale dal 1939. Sono dati essenziali per ricostruire il quadro di riferimento. Gli organi di scarico sono costituiti da uno scarico di superficie intercettato da due paratoie a settore, a funzionamento automatico autolivellante, capace, cioè, in linea di principio, di garantire la costanza del livello a monte e, quindi, l'equivalenza tra gli afflussi alla diga e i deflussi dalla diga, oltre che volontario, e da uno scarico di fondo a due luci, ciascuna intercettata da due paratoie in serie, azionabili solo volontariamente. La diga di Giaredo, ubicata nei comuni di Pontremoli e Zeri, sbarra il torrente Gordana, creando un invaso artificiale di volume modesto, di poco superiore ai 130 mila metri cubi, con la quota massima di regolazione a 362 metri sul livello del mare, e bacino imbrifero sotteso di 38,7 chilometri quadrati.
La diga, realizzata negli anni 1940-41, è del tipo ad arco, con altezza di 26,50 metri, ed è in esercizio normale dal 1949. Gli organi di scarico sono costituiti da uno scarico di superficie a soglia libera e da uno scarico di fondo presidiato da paratoia piana di modesta luce, azionabile solo volontariamente. Entrambe le dighe, in normale esercizio e senza limitazioni di invaso, non dispongono di una significativa capacità di riduzione delle piene.
Si premette che, in base alla vigente normativa le condizioni di esercizio e i controlli da effettuarsi sulle grandi dighe sono regolati da una apposito documento denominato «foglio di condizioni per l'esercizio e la manutenzione», redatto ed approvato dalla suddetta direzione generale e contenente le prescrizioni cui il concessionario, in questo caso l'Edison, deve attenersi per i controlli strumentali e diretti e le verifiche da effettuarsi sullo sbarramento, sugli organi di scarico e sulle sponde, ai fini della sicurezza delle opere e della pubblica incolumità. Le manovre degli organi di scarico nel corso degli eventi di piena rientrano tra le funzioni di gestione dell'invaso che sono in capo al concessionario il quale, in condizioni di piena, interagisce a livello territoriale con le competenti autorità idrauliche e di Protezione civile. Le relative procedure generali, in assenza di specifici piani di laminazione, eventualmente adottati dalle regioni ai sensi della direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 febbraio 2004, sono disciplinate da un documento di Protezione civile riferito principalmente al cosiddetto rischio diga, redatto dalla predetta direzione generale e approvato dalla prefettura competente per territorio, in questo caso la prefettura di Massa Carrara, secondo la circolare del Presidente del Consiglio dei ministri n. 7019 del 1996.
Relativamente all'evento del 25 ottobre, entrambe le dighe di Rocchetta e di Giaredo sono state interessate da un evento idropluviometrico di straordinaria intensità con un tempo di ritorno pluricentenario che ha coinvolto tutta l'asta del fiume Magra e la gran parte degli affluenti di destra del fiume stesso. In particolare, i citati sbarramenti non hanno evidenziato problemi di sicurezza a seguito dell'evento atmosferico; il report di evento, datato 4 novembre 2011 e reso disponibile dal centro funzionale del servizio idrogeologico della regione Toscana, ha evidenziato l'assoluta eccezionalità dell'accaduto. Le piogge più intense, seguite da repentini aumenti idrometrici di rilevanza eccezionale nel fiume Magra, si sono verificati in Lunigiana, raggiungendo il volume massimo giornaliero di 374 millimetri, registrato nel Pontremolese il giorno 25 ottobre alla stazione di Santa Giustina, con altezze di pioggia in particolare per la durata da tre a dodici ore nella giornata del 25 ottobre cui è stato associato localmente un tempo di ritorno anche superiore a 500 anni e con valori medi massimi Pag. 10d'intensità di pioggia fino a 27 millimetri all'ora e fino a 18 millimetri in 15 minuti.
Il citato rapporto del centro funzionale regionale ha attestato che l'andamento delle piogge sul bacino ha provocato un innalzamento repentino ed eccezionale del livello idrometrico del fiume Magra che nelle stazioni di Piccatello e di Santa Giustina, poste a monte della confluenza con il torrente Teglia ha raggiunto, rispettivamente, l'altezza di 4,1 metri e di 5,39 metri alle 17,15 del 25 ottobre 2011. La piena è stata registrata anche alla stazione di Calamazza, in comune di Aulla, a valle della confluenza con il Teglia dove si è raggiunta l'altezza di 8,12 metri alle ore 18, prima dell'allagamento della stazione stessa, pervenendo al massimo storico mai registrato dall'installazione di strumenti nella località in questione.
Sempre riguardo alla diga di Rocchetta, a seguito del sopralluogo ispettivo eseguito per gli accertamenti di competenza sulla sicurezza della diga e sulla base della documentazione acquisita dal concessionario, si fa presente che la precipitazione giornaliera misurata presso la diga è stata eccezionale: pari a 289 millimetri a fronte di precipitazioni cumulate nell'anno variabili, nell'ultimo decennio, tra 1177 millimetri e 2705 millimetri.
Nella fase antecedente all'evento del 25 ottobre l'invaso non era pieno ma si trovava a quote comprese fra 388 e 389 metri sul livello del mare, cioè 15 metri al di sotto della massima regolazione consentita, con un volume di invaso prossimo a 2 milioni 600 mila metri cubi, di poco superiore alla metà del volume totale di invaso pari a 5 milioni 22 mila metri cubi.
Peraltro, in attesa di un piano di laminazione adottato dalla Regione o di specifiche disposizioni in tal senso, occorre ricordare che esula dagli obblighi in capo al concessionario o gestore provvedere ad iniziative e ad eventuali svasi preventivi dei serbatoi artificiali.
Il livello dell'invaso di Rocchetta, alle ore 12 circa del giorno 25, è salito repentinamente per gli afflussi provenienti dal bacino imbrifero, raggiungendo tra le 16,40 e le 17,40 un massimo stimato a quota 403,64 metri sul livello del mare. Come risulta dalla documentazione fornita dal concessionario nei giorni immediatamente successivi all'evento, in parte rilevati dal sistema di controllo automatizzato, e in parte legati a testimonianze del personale addetto alla diga, la gestione della piena è stata attuata da parte del concessionario mediante la graduale apertura manuale delle paratoie dello scarico di fondo, iniziata alle ore 14,35.
Successivamente alla completa apertura delle paratoie di fondo, raggiunta alle ore 16,30 con livello di invaso in continua crescita anche dopo i citati rilasci, si sono aperte automaticamente (e quindi senza azionamenti manuali da parte degli operatori) le paratoie dello scarico di superficie, il cui automatismo è innescato alla quota massima di regolazione pari a 403,5 metri sul livello del mare, dal riempimento progressivo di due cavedi che provocano il sollevamento di galleggianti collegati ai contrappesi delle paratoie stesse.
Le paratoie di superficie si sono aperte, con gradi di apertura mediamente crescenti, dalle 16,40 alle ore 17,15, e poi mediamente decrescenti, dalle ore 17,15 alle 17,50, per circa un'ora, mentre le paratoie dello scarico di fondo sono state gradualmente chiuse a partire dalle 18,45 del 25 ottobre. Al termine del giorno 26 il serbatoio di Rocchetta è risultato invasato fino a quota 400,70 metri sul livello del mare circa, con un volume prossimo a 4.470 metri cubi.
Si fa presente, inoltre, che le manovre volontarie degli scarichi delle dighe sono disciplinate, in linea generale, dalla circolare del Presidente del Consiglio dei ministri n. 7019 del 1996, già citata, e dai documenti di Protezione civile che prevedono in occasione di apporti idrici che facciano temere il superamento della quota di massimo invaso l'apertura degli scarichi quando necessario per non superare detta quota, avendo cura che nella fase crescente non sia scaricata una portata superiore a quella affluente al serbatoio e nella fase decrescente non sia scaricata una portata superiore a quella massima scaricata nella fase crescente. Pag. 11
Detta procedura tecnica è risultata rispettata dal concessionario, in quanto l'apertura dello scarico di fondo è stata effettuata gradualmente e volontariamente, mentre i livelli d'invaso erano in continua crescita anche dopo la manovra. Inoltre, l'apertura delle paratoie dello scarico di superficie è avvenuta automaticamente, mediante automatismo di autolivellamento, finalizzato a garantire il non superamento del massimo invaso e la costanza tra afflussi e deflussi.
Sia nel corso della visita di vigilanza del 1o giugno 2011 che in quella del successivo 9 novembre 2011, sono state effettuate, da parte dell'ufficio tecnico per le dighe di Firenze, verifiche con esito positivo circa la funzionalità degli scarichi, compresa l'attivazione dei citati automatismi delle paratoie dello scarico di superficie, confermando le buone condizioni di sicurezza, manutenzione e gestione dell'impianto, ad eccezione della strada di accesso alla diga.
Al riguardo e con riferimento ai dissesti idrogeologici lungo l'asta del Teglia a valle diga, si fa presente che la stazione idrometrica, ubicata circa 4,5 chilomteri a valle della diga, ha registrato un incremento dei livelli nel torrente Teglia a partire dalle ore 12 circa del 25 ottobre, raggiungendo alle ore 15 circa un livello di poco inferiore a 2 metri. Il livello idrometrico si è incrementato sensibilmente tra le 15 e le 16 (fino a 3,50 metri), per poi salire repentinamente a valori oltre 7 metri dalle 16,20 circa (quindi prima dell'apertura automatica delle paratoie di superficie), con l'asportazione della stazione stessa e l'interruzione delle misure dalle 16,30 alle 17.
Poco a monte della stazione di misura era presente un ponte, crollato nel corso dell'evento stesso, che potrebbe aver temporaneamente ostruito il corso d'acqua.
Nel pomeriggio del 25 si è verificato nell'area un blackout delle comunicazioni, sia di telefonia fissa che mobile, con conseguenti problemi per i flussi di comunicazioni dalla diga, che erano in contatto con la centrale di Teglia mediante rete di comunicazione privata del concessionario.
Le comunicazioni fax di avviso circa l'attivazione delle fasi di allerta, di cui al documento di Protezione civile, non hanno avuto luogo nei confronti della prefettura di Massa Carrara e della direzione generale per le dighe e le infrastrutture idriche ed elettriche, mentre il concessionario ha dichiarato di aver dato comunicazione telefonica dell'apertura volontaria dello scarico di fondo al servizio Protezione civile della provincia di Massa Carrara.
Per completezza si riferisce che anche la diga Giaredo è stata interessata dall'evento, anche se i rilasci per sfioro da detto sbarramento sono risultati più contenuti. Il livello massimo raggiunto dall'evento è risultato infatti pari a 364,8 metri sul livello del mare, a fronte di una quota massima di regolazione di 362 metri sul livello del mare e di una quota di massimo invaso di 366 metri sul livello del mare.
Sulla base degli elementi disponibili e delle informazioni ricevute dal concessionario, si può affermare che non sussistano elementi per ritenere che le portate scaricate dalle dighe di Giaredo e Rocchetta abbiano aggravato la piena che sarebbe transitata nei rispettivi corsi d'acqua in assenza degli sbarramenti.
In particolare, la diga di Giaredo ha fatto defluire la portata transitante nella sezione di sbarramento, laminando la piena essenzialmente tramite sfiori dalla soglia libera. Per la diga di Rocchetta, la situazione di parziale invaso sussistente prima della piena (livello iniziale inferiore di circa 15 metri rispetto alla quota massima di regolazione) ha consentito una parziale laminazione della piena stessa nella fase crescente.
Le successive manovre di apertura volontaria dello scarico di fondo fino alla sua potenzialità massima, come risultante dai tabulati acquisiti, sono avvenute gradualmente con livelli dell'invaso in crescita e, quindi, nel rispetto delle disposizioni tecniche di cui al documento di Protezione Pag. 12civile approvato dalla prefettura di Massa Carrara in conformità alla circolare n. 7019 del 1996 più volte citata.
La successiva apertura delle paratoie dello scarico di superficie è avvenuta in modalità automatica al superamento della quota massima di regolazione (403,5 metri sul livello del mare), coincidente con quella di massimo invaso.
Il concessionario ha dichiarato di non aver effettuato manovre volontarie di dette paratoie di superficie. L'automatismo, che tende ad aprire le paratoie quando necessario a mantenere il livello al massimo invaso, è risultato in adeguate condizioni di funzionalità, con corretta attivazione accertata anche dall'ufficio tecnico per le dighe di Firenze, sia in data 1o giugno 2011, sia in data 9 novembre 2011.
Si ritiene, pertanto, allo stato degli atti e degli accertamenti, che detto automatismo abbia operato per rilasciare la portata necessaria a evitare il superamento della quota di massimo invaso, con presumibile coincidenza, nella fase di colmo della piena, tra portata entrante e portata uscente.
Desidero rassicurare l'onorevole interpellante che sarà mia cura, peraltro, trasmettere agli uffici competenti, già nella giornata di oggi, tutti gli elementi in qualche modo aggiunti nella illustrazione della interpellanza odierna per una più compiuta valutazione. Ma vorrei dire all'interpellante, come tutti sanno, che, per quanto riguarda gli eventuali profili di responsabilità relativamente alle conseguenze dell'evento di piena, è in corso un'indagine dell'autorità giudiziaria.

PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di replicare.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, ovviamente sono soddisfattissimo della risposta esaustiva e completa del sottosegretario. Come ha fatto il sottosegretario, non posso non ricordare anche di essere soddisfatto del precedente Governo, che si è subito attivato con stanziamenti e con la dichiarazione dello stato di emergenza. Sono soddisfatto anche perché finalmente si è fatto riferimento alla portata eccezionale.
Era in uso in queste settimane dare la responsabilità alla vittima di questa alluvione, cioè ad una città. Si diceva che la colpa di tutto quello che era successo è che da duemila anni quella città era stata costruita sul fiume Magra e così non doveva essere. Ma «la mamma degli scemi è sempre incinta e spesso fa parti gemellari», dice un vecchio proverbio.
Il sottosegretario ha detto che è stata una precipitazione eccezionale e ha parlato addirittura di tempi di ritorno forse secolari se non millenari e, quindi, quella è la causa principale e non ci si può fare nulla. Ha anche detto, nella sua spiegazione, che le dighe hanno quel tipo di gestione. Sicuramente un solo addetto è insufficiente e credo che, tra le righe, il sottosegretario lo abbia detto. Sì è andati dalle paratie manuali a quelle automatiche e a questo si è aggiunto il fatto che è mancata l'energia elettrica e non si è potuto avvisare la prefettura e la Protezione civile locale, che si è dovuto andare a Milano e da Milano arrivare giù. Insomma, questo è un triangolo che non ci piace.
Il sottosegretario ci ha anche detto che, comunque, l'invaso aveva 2 milioni 500 mila metri cubi d'acqua al suo interno e che forse era opportuno - questo lo prevede la legge - che la regione si adoperasse. Io sono soddisfatto e dire di essere soddisfatti del comportamento, da parte del sottoscritto, della regione Toscana significa che ha ben ottemperato in questo frangente. Forse la regione dovrebbe fare in modo che quando ci sono le allerte l'invaso sia ancora più basso e che funzioni da cassa di espansione, perché se si abbassa ancora di più raccoglie più acqua.
Ovviamente, il sottosegretario ci ha detto implicitamente che la provincia di Massa Carrara, la comunità montana e il comune di Aulla non hanno dato l'allerta. Ha spiegato bene che era da 48 ore che si diceva di prestare attenzione a queste precipitazioni ma queste tre realtà se ne sono «strafregate», mettendo quindi a Pag. 13repentaglio l'incolumità fisica e dei beni dei propri amministrati. Il sottosegretario ha anche detto che vi sarà ovviamente un'indagine e abbiamo fiducia nella magistratura in questo campo. Non ci si poteva far nulla, ma almeno si poteva dare l'allarme e le persone potevano essere messe in sicurezza nei punti di raccolta sull'alluvione, che poi abbiamo scoperto essere in zone smottabili e non in zone protette.
Insomma, da quanto è emerso sono soddisfatto anche del fatto che il sottosegretario ha affermato che si interesserà ulteriormente al fatto che l'alveo è cresciuto di 6, 7 o 8 metri, perché se l'alveo fosse stato al livello del 1990 non sarebbe accaduto nulla e, nonostante questa piena eccezionale, Aulla - e così Bocca di Magra e i comuni interessati, che sono diversi - non avrebbe subito nessun danno se il fiume fosse stato dragato e se la conformazione fosse stata corretta. Ad Aulla il fiume è largo più del Nilo, ha una larghezza superiore a quella del Nilo. Quindi, se è straripato è dovuto a questi 7, 8 o 9 metri di ghiaia, che si è accumulata. È ovvio che se l'alveo è superiore all'argine l'acqua esce. È una questione idraulica, matematica.
Pertanto, ritengo, signor Presidente, di dover ringraziare ulteriormente il sottosegretario che ha dato una risposta così completa ed esaustiva che era un po' che non si sentiva in quest'Aula del Parlamento. Grazie all'impegno che si è assunto gli farò avere ulteriori dati sulle casse di espansione non fatte, su quelle che si sono rotte e che erano state costruite e mal progettate, sugli argini non tenuti come dovevano essere tenuti e sui boschi, perché ormai i nostri fiumi sono diventati boschi e nessuno può più tagliare una pianta nel fiume. A tal proposito, ricordo che il sottosegretario ha affermato che i ponti sono andati giù perché le piante si sono accumulate negli archi di luce e con la piena hanno fatto un effetto diga.
Insomma, nell'interpellanza ho parlato di uno tsunami e termino dicendo che gli tsunami hanno onde di dieci metri. Lei, sottosegretario, ha detto che l'onda che è venuta giù è di sette, otto o dieci metri, quindi si tratta di un vero e proprio tsunami.

(Iniziative di competenza per il potenziamento delle infrastrutture e per la messa in sicurezza delle aree del territorio calabrese, in particolare alla luce degli eventi calamitosi che hanno recentemente colpito la provincia di Catanzaro - n. 2-01295)

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01295, concernente iniziative di competenza per il potenziamento delle infrastrutture e per la messa in sicurezza delle aree del territorio calabrese, in particolare alla luce degli eventi calamitosi che hanno recentemente colpito la provincia di Catanzaro (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIO TASSONE. Signor Presidente, ringrazio - per la presenza e in anticipo per le cose che ci dirà - il sottosegretario D'Andrea.
Signor Presidente, signor sottosegretario, certamente attendo per questa nostra interpellanza una risposta esaustiva, come quella che ha reso poco fa al collega Barani, ma non una relazione tecnica. Lui si è accontentato di una relazione tecnica, essendo un eclettico e quindi tecnico anche in questo campo; io, invece, desidero, e mi auguro che ciò sia stata predisposto per l'interpellanza da parte dei suoi uffici, un dato e dei riferimenti di carattere politico. Infatti, la rappresentazione che faccio assieme ai colleghi del mio gruppo, della situazione calabrese in seguito agli eventi calamitosi del 21 novembre, è veramente drammatica. Bisogna dare, pertanto, una risposta in termini di progettualità, di strategia e di disegno politico. Altrimenti, signor sottosegretario, ci ritroviamo più volte di fronte a vicende di questo genere, a riproporre le vecchie denunce e ricognizioni di insufficienza con la narrazione di un territorio sempre più debole e fragile, caratterizzato da una Pag. 14serie di vicende e violenze perpetrate da parte dell'uomo e che hanno determinato un'alterazione stessa del territorio.
L'altro giorno - devo dirlo con estrema chiarezza -, quando io e molti altri colleghi di quest'Aula abbiamo chiesto un'informativa urgente da parte del Governo sugli eventi calamitosi che si sono susseguiti in gran parte del nostro Paese, il rappresentante del Governo è venuto in Aula e si è dimenticato che c'era stato un evento calamitoso molto tragico e acuto anche in Calabria. Non voglio fare un torto al sottosegretario Fanelli - per carità, si tratta di una disfunzione degli uffici tecnici -, ma una disfunzione degli uffici tecnici per un Governo tecnico mi sembra una contraddizione in termini.
Mi auguro, signor sottosegretario D'Andrea - visto e considerato che ci conosciamo da lungo tempo e che lei fuoriesce dal tecnicismo per il suo status e per il suo impegno parlamentare e di Governo, da tutti riconosciuto e apprezzato -, che si possa fare giustizia di una lacuna e soprattutto di un'assenza assoluta di valutazione in un'informativa urgente del Governo.
Che cosa è successo il 21 novembre? Lo descrivo con molta puntualità nell'interpellanza urgente: c'è stata una grande pioggia, i soliti smottamenti, una realtà fatta di fiumare che straripano, una situazione idrogeologica certamente decadente, la storia di una vicenda che ha riguardato un ponte attraversato dalle Ferrovie dello Stato crollato immediatamente dopo essere stato attraversato da un treno; il treno poi si è piegato verso la roccia con ventuno persone dentro, e meno male che non è andato verso la scarpata: in questo caso, ci troviamo di fronte ad un miracolo.
A Catanzaro Lido muore una persona. Sono vicende che, ovviamente, riguardano le Ferrovie dello Stato per quanto concerne la vicenda del ponte, perché essa era stata denunciata nell'ottobre del 2010 da parte del presidente della provincia. Non è possibile che non si conoscano e non si individuino mai le responsabilità, perché, lo ripeto, signor Presidente, signor sottosegretario, le 21 persone si sono salvate per puro miracolo, per chi ha fede e per chi crede ai miracoli.
Chi non crede ai miracoli e non ha fede potrà invocare le coincidenze e le circostanze fortuite, come si suole dire, però vi è stata una situazione tragica. Qui si rischia di parlare di queste storie e di queste vicende semplicemente quando accadono. Poi, passeranno nel dimenticatoio: non vi sarà alcun rilancio da parte dei mass media, ma, purtroppo, neanche da parte dell'azione politica.
Vorrei fare un ragionamento: chi si deve interessare di queste cose? La Protezione civile, semplicemente in un tempo successivo, non facendo prevenzione? Ma non vi è la prevenzione e non vi è una politica della prevenzione all'interno del nostro Paese! Il Ministero dell'ambiente, la regione? Di chi sono le competenze? Sono distribuite tra Ministero dell'ambiente e regione, ma di chi è la responsabilità di una programmazione, di una progettazione, di una progettualità?
Tanto è vero che rivendico, molte volte, spesso anche in quest'Aula, che la competenza sulla sicurezza, e quindi anche sull'ambiente e sulla sanità, vada in testa e in capo allo Stato. Voglio fare questo ragionamento. Non c'entrerà niente con la mia interpellanza, ma, se non parliamo di queste cose, che facciamo? Le relazioni tecniche, sottosegretario D'Andrea?
La situazione della Calabria credo sia descritta dai tecnici. Se vi è un geometra, un ingegnere, un geologo, essi daranno un quadro complessivo della situazione. Certo è che, ogni anno, puntualmente, in ogni vicenda che riguarda le calamità naturali che investono questa regione, ci troviamo di fronte agli stessi identici problemi.
Alcune vicende sono analoghe, potrebbero essere riportate e riproposte puntualmente, ogni anno. Chi deve fare una programmazione? Chi deve fare un intervento serio rispetto a questi problemi, che vengono ad essere più volte evidenziati? Ritengo che bisogna fare una riflessione. Se vi è questo tipo di disponibilità, come penso che vi sia, da parte del Governo, Pag. 15non vi è dubbio che un qualche approccio di risposta debba venire anche in questo momento, in quest'Aula.
Di chi deve essere la responsabilità? La Protezione civile, ovviamente, dice che bisogna intervenire. Quando? Dopo! Ma si deroga semplicemente ad una legge sulla protezione civile, ad una politica della protezione civile, che è un problema soprattutto di prevenzione. Molte volte si è detto che bisogna fare prevenzione, ma su di essa certamente non abbiamo avuto alcun seguito e alcuna conseguenza.
Allora una riflessione e un ripensamento vanno fatti. So che lei mi risponderà (certamente, più di questo non può fare). Spero che vi sia, anche a braccio, signor sottosegretario, l'impegno di recuperare, nell'ambito di un'azione di Governo complessiva, nella collegialità del Governo, una politica che salvaguardi il territorio, lo preservi e individui delle responsabilità, perché le Ferrovie dello Stato non possono comportarsi come stanno facendo: taglio dei treni, disattenzione per quanto riguarda la regione Calabria, Trenitalia, certamente, che è la negazione del buonsenso e della razionalità, come la holding Ferrovie dello Stato. A meno che questo Governo non voglia coprire anche le Ferrovie dello Stato!
Ritengo che qualche dato vi sia: ho parlato poc'anzi di responsabilità. Mi auguro che il Governo, se dichiara la propria competenza, vada oltre rispetto ad una situazione che viene evidenziata con forza da parte dei colleghi e da parte mia nelle interpellanze, in questo strumento di sindacato ispettivo urgente, che abbiamo sottoposto alla sua attenzione.
Detto questo, non proseguo nel mio intervento e mi raccolgo, come si suol dire, in silenzio, in riflessione, e seguirò con attenzione la sua risposta. Mi permetterò poi di replicare.
Mi auguro, signor sottosegretario, di potere dare un contributo rispetto ad un problema che offre dati non marginali, fatti non circoscritti, ma seri, che riguardano la vivibilità di un popolo e di una comunità, ma, soprattutto, riguardano il senso di una civiltà e di una cultura che bisogna salvaguardare, soprattutto attraverso questi atti di sindacato ispettivo, altrimenti qual è lo scopo dei governi nazionali e degli esecutivi locali se non quello della preservazione del territorio e dell'uomo? Il territorio è a servizio dell'uomo e l'uomo deve viverci e rispettare le regole della convivenza.
Ritengo che questo sia un discorso molto ampio che possiamo costruire. Certamente questo è il nodo fondamentale su cui ci si misura, oggi e domani, una sfida di civiltà, di progresso e di sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Giampaolo D'Andrea, ha facoltà di rispondere.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, l'interpellanza urgente in oggetto, presentata poco più di una settimana fa dall'onorevole Tassone, oltre a chiedere notizie che verranno fornite compiutamente, anche per fare il punto sugli eventi dai quali prende spunto la suddetta interpellanza, richiama il Governo ad una riflessione più approfondita circa le azioni che è possibile porre in essere in direzione della soluzione di questioni annose e, mi permetterà l'onorevole Tassone di dirlo, secolari che riguardano la Calabria - e non solo la Calabria nel Mezzogiorno - e che sicuramente non sono di secondo piano.
Partirò da una ricognizione relativa agli eventi dai quali si prende spunto e mi riservo, nella parte finale della risposta del Governo, di affrontare, nei limiti del possibile, le questioni di fondo che, sia nel testo dell'interpellanza in oggetto, sia, soprattutto, nell'illustrazione che ne è stata testè fatta, sono state sollevate dall'onorevole Tassone, anche sulla base della sua lunga esperienza parlamentare e di Governo.
Gli eventi dai quali prende spunto l'interpellanza in esame sono quelli meteorologici che si sono verificati nella regione Pag. 16Calabria, interessando, in particolare, le province di Reggio, Catanzaro, Crotone e, in parte, quella di Vibo Valentia, l'ultima settimana del mese di novembre. In particolare, il 22 novembre 2011 abbiamo avuto precipitazioni con valori massimi sino a circa 360 millimetri orari in dodici ore, dalle 8 alle 20, e picchi sino a 185 millimetri in tre ore, dalle 14 alle 17,30, alla stazione di Cittanova, dove è stato possibile registrarli.
Una prima stima statistica dei tempi di ritorno ha collocato tali fenomeni nell'ambito di eventi assai rari e l'analisi dei dati riportati dagli idrometri ha evidenziato che il carattere impulsivo delle precipitazioni ha provocato l'innalzamento repentino, fino a 4 metri, di tutti i corsi d'acqua interessati, principali o secondari, con decrescita altrettanto rapida, fino a raggiungere livelli ordinari poche ore dopo la cessazione delle piogge. In alcuni casi sono stati rilevati livelli superiori anche a quelli registrati nel gennaio 2009, quando pure si verificarono eventi calamitosi.
I danni più gravi si sono rilevati nei comuni di Polistena, Platì, Cittanova, Germaneto, Petilia Policastro, Cotronei e Nicastro dove si sono verificati fenomeni di dissesto franoso, allagamenti ed esondazioni che hanno determinato anche il deragliamento di un treno sulla linea Lamezia-Catanzaro, che ha provocato il ferimento di venti persone.
In proposito si precisa che il treno viaggiatori regionale alle ore 18,40 ha sviato in prossimità del ponte, al chilometro 20,112, della linea Lamezia Terme - Catanzaro Lido e si è adagiato sul fianco destro, a valle della spalla del ponte ad arco in muratura, a tre campate, lato Catanzaro, fortemente compromesso da un'erosione fluviale del torrente Cancello. Successivamente, sotto l'azione dell'erosione idraulica del corso d'acqua, sono crollate la pila del ponte lato Lamezia Terme e le tre arcate. È un evento che si può definire ovviamente di particolare gravità.
Per appurare le cause dell'incidente è stata istituita dalla direzione tecnica della Rete ferroviaria italiana una specifica commissione di indagine, che effettuerà tutti gli accertamenti del caso, interfacciandosi con le commissioni di inchiesta, incaricate dall'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e dalla Direzione generale per le investigazioni ferroviarie del Ministero dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti.
Il luogo in cui è avvenuto l'incidente è compreso nella tratta Feroleto e Marcellinara, ricadente tra le località Piano di Amato e Votti del Barone, nei comuni di Amato e Pianopoli, alla confluenza tra il torrente Cancello e la piana del fiume Amato. Ai fini della pianificazione del territorio, nel piano stralcio per l'assetto idrogeologico redatto dall'Autorità di bacino regionale della Calabria, l'attraversamento ricade in un'area di attenzione per pericolo di inondazioni. A seguito di specifiche analisi esperite sullo stato dell'attraversamento, nel 2011 sono stati eseguiti interventi di sistemazione e consolidamento della spalla lato Lamezia Terme. Contestualmente sono stati pianificati per il 2012 ulteriori interventi sulla briglia di protezione, posta immediatamente a valle del ponte.
Dopo l'incidente l'infrastruttura ha subito il crollo della pila lato Lamezia Terme e delle tre arcate del ponte. La spalla lato Lamezia Terme non ha mostrato fessure e lesioni sui muri e sul parametro frontale, che possano far pensare ad eventuali spostamenti della stessa, mentre è evidente l'erosione del terreno di ricoprimento della fondazione della spalla di circa un metro e mezzo.
La pila crollata sembra essere ruotata in senso orario nel piano verticale e longitudinale del ponte, per presumibile scalzamento della fondazione della pila stessa, lato Catanzaro, che, rimasta integra, non presenta evidenti segni di spostamento.
La spalla lato Catanzaro presentava la fondazione in parte scoperta per erosione dell'alveo (per circa un metro e mezzo) e il crollo del muro d'ala lato monte, con la formazione di una notevole cavità a tergo, che potrebbe aver contribuito al deragliamento del treno. Pag. 17
Già nel 2009, a seguito di precedenti fenomeni alluvionali, crollò un ponte stradale con il cedimento della briglia di protezione a valle del ponte ferroviario. In conseguenza di tali eventi, la provincia di Catanzaro il 20 gennaio 2011 segnalò che la situazione dell'alveo del torrente Cancello, in corrispondenza della briglia e del ponte stradale crollati, si era ulteriormente aggravata, precisando che un'eventuale progressione del fenomeno avrebbe potuto compromettere la stabilità del retrostante ponte ferroviario.
Successivamente la RFI ha trasmesso una proposta di intervento, alla quale la suddetta provincia ha risposto, autorizzando lavori di ripristino e movimentando materiale inerte da recuperare in alveo, senza ulteriori apporti o modifiche, e rimandando alla presentazione di un progetto ogni altra autorizzazione al riguardo.
Nel frattempo la Rete ferroviaria italiana, oltre ad eseguire i lavori autorizzati per un importo di 140 mila euro, ha continuato il monitoraggio del ponte, secondo le verifiche periodiche previste dalle attuali norme, che, peraltro, sono applicate a tutte le opere d'arte delle reti ferroviarie. Sempre nell'ambito dei controlli periodici, la linea ferroviaria interessante il ponte è stata oggetto di una verifica da parte del treno di diagnostica, che non ha evidenziato alcun difetto dei parametri geometrici del binario. Inoltre, per il 2013 è stata pianificata la ricostruzione totale delle briglie, previa approvazione del progetto esecutivo da parte della provincia di Catanzaro, così come richiesto in data 2 febbraio 2011. Si sono svolti incontri, poi, tra il Ministero dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero della coesione territoriale, la Rete ferroviaria italiana Spa ed i rappresentanti regionali al fine dell'identificazione delle priorità di investimento nel settore ferroviario da includere nel «Piano di azione coesione».
Sono stati individuati inoltre una serie di progetti di potenziamento della rete ferroviaria calabrese consistenti: nel potenziamento infrastrutturale e tecnologico tra Battipaglia e Reggio Calabria, consistente nell'attrezzaggio tecnologico uniforme sull'intera linea, nell'adeguamento di caratteristiche prestazionali della linea, nella sistemazione e ricostruzione di opere d'arte, nel potenziamento di impianti di stazione, il cui costo è previsto in 230 milioni di euro; in una prima fase funzionale di potenziamento dell'itinerario che collega Metaponto, Sibari e Paola, comprendente interventi localizzati nella regione Calabria e mirati a aumentare la capacità e la velocità della linea, interventi che consistono in rettifiche di curve, adeguamento e velocizzazione di alcune stazioni e fermate, in adeguamenti prestazionali della linea e soppressione di alcuni passaggi a livello, con un costo complessivo di 155 milioni di euro; interventi di velocizzazione delle principali linee della rete calabrese, per un importo complessivo di 40 milioni di euro; in uno studio di fattibilità per l'eventuale elettrificazione del collegamento tra Lamezia Terme, Catanzaro e la dorsale ionica, e nella realizzazione di un primo lotto funzionale per un importo complessivo di 80 milioni di euro.
Le opere citate, il cui costo ammonta complessivamente, come si vede, a oltre 500 milioni di euro, vengono comprese nella tabella «opere in corso» dell'aggiornamento per il 2010 e 2011 del contratto di programma tra RFI Spa e Ministero dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, la cui definizione è in corso di istruttoria e sono state oggetto, aggiungo, di una recentissima riunione effettuatasi a Palazzo Chigi con i presidenti delle regioni interessate presieduta dal Presidente del Consiglio.
Riguardo, poi, alla manutenzione straordinaria e ordinaria delle linee ferroviarie calabresi, l'attività di manutenzione di RFI è progettata secondo due macropolitiche: la manutenzione ordinaria, che consiste nell'insieme delle azioni volte al mantenimento in efficienza, alla prevenzione dell'avaria e al pronto intervento, miranti a garantire, nell'arco dell'intero ciclo di vita, le prestazioni per le quali l'oggetto è stato realizzato e il cui costo, per gli anni 2010 e 2011, è stato Pag. 18rispettivamente di 62 e 70 milioni di euro; la manutenzione straordinaria, che rappresenta, invece, l'azione intrapresa allo scopo di migliorare l'affidabilità e potenziare l'infrastruttura mediante interventi che incrementino la sicurezza con un costo, per gli anni 2010 e 2011, rispettivamente di 81 e 88 milioni di euro. Per le suddette attività di manutenzione sono state utilizzate 833 risorse della Direzione territoriale di Reggio Calabria di RFI nel 2010 e 863 risorse nel 2011.
Relativamente alle attività di previsione ed allertamento, di cui alla direttiva del 27 febbraio 2004, si rappresenta che in data 21 novembre 2011 è stato emesso l'avviso di condizioni meteorologiche avverse per le regioni Sicilia, Calabria, Basilicata e Puglia. Il giorno successivo è stato emesso un nuovo avviso per le regioni Sardegna, Calabria, Basilicata, Puglia, Marche e Abruzzo. Secondo le procedure adottate dalla regione Calabria, nei giorni 21 e 22 novembre sono stati diffusi, dal Centro funzionale regionale, sito presso l'Arpa Calabria, due avvisi con livello di criticità elevata.
Ad oggi il quadro degli effetti al suolo registrati appare riconducibile, nel complesso, ad una situazione di moderata criticità, localmente elevata, ai sensi della suddetta direttiva e in linea con le previsioni e le criticità dichiarate.
Lo stato di vulnerabilità pregressa dei territori colpiti, che rappresenta il vero problema, ha determinato un'amplificazione degli effetti causati dagli eventi meteorologici e, in conseguenza di ciò, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, il 13 dicembre 2011, è stato dichiarato lo stato d'emergenza nei territori delle province di Catanzaro, Reggio Calabria e Crotone.
Per quanto riguarda le attività poste in essere ai fini della messa in sicurezza delle aree del territorio calabrese interessate dal dissesto idrogeologico, si ricorda che con la legge di stabilità 2010 sono state stanziate risorse pari a 900 milioni di euro. Tale importo costituisce l'intera dotazione delle risorse assegnate, per il risanamento ambientale, dalla deliberazione CIPE del 6 novembre 2009, che è stata completamente destinata alla realizzazione degli interventi diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico.
Successivamente, con il decreto-legge 29 dicembre 2010, sono state ridotte di 100 milioni di euro le risorse stanziate nel suddetto articolo 2 della legge n. 191 del 2009. La norma ha stabilito che le risorse disponibili possono essere utilizzate anche tramite accordo di programma sottoscritto dalla regione interessata e dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nell'ambito del quale è definita la quota di cofinanziamento regionale. Le risorse complessive previste per la realizzazione di tali accordi su tutto il territorio nazionale sono state, ad oggi, quasi integralmente programmate. In particolare si segnala che, a seguito dei contatti intercorsi e delle riunioni svolte presso il suddetto Dicastero, in data 25 novembre 2010, fu sottoscritto l'accordo di programma tra il Ministero dell'ambiente e la regione Calabria per un importo complessivo di 220 milioni di euro, di cui 110 milioni da parte del suddetto Ministero e 110 milioni da parte della regione interessata, per un piano che prevedeva la realizzazione di 185 interventi. Nella provincia di Catanzaro l'accordo di programma ha previsto la realizzazione di 33 interventi per un importo complessivo pari a 37 milioni e poco più di euro.
Attualmente, il Ministero dell'ambiente ha trasferito risorse pari a 21 milioni di euro. Le disponibilità residue saranno messe a disposizione nei tempi e nei modi in cui le stesse saranno direttamente disponibili nel bilancio. Inoltre, nell'ambito della pianificazione del Piano nazionale sud-ambiente si potranno rendere utilizzabili ulteriori assegnazioni, finalizzate alla copertura degli interventi programmati. Queste risorse sono di provenienza dai fondi FAS e, nonostante i relativi accordi di programma siano già stati sottoscritti, sono state solo in parte assegnate al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. È in atto - come è noto - una velocizzazione di questi investimenti anche in relazione alle possibilità Pag. 19che le regioni hanno di cofinanziamento in relazione al Patto di stabilità. Proprio in questi giorni si sono svolte riunioni di questo tipo. In merito alla eventuale possibilità di inserire i territori colpiti dalle recenti avversità atmosferiche tra quelli beneficiari dei fondi per la prevenzione del rischio idrogeologico, si fa presente che le risorse finanziarie, sia statali che regionali, inizialmente assegnate all'accordo di programma tra Ministero dell'ambiente e regione Calabria, risultano tutte integralmente destinate agli interventi già individuati nell'accordo stesso. Peraltro l'eventuale inserimento di altri interventi, a parità di risorse assegnate, potrà avvenire solo a seguito di eventuali rimodulazioni e riprogrammazioni nel quadro finanziario degli interventi previsti dall'accordo. In assenza di risorse aggiuntive tali eventuali rimodulazioni potranno essere operate solo in caso di specifica intesa tra i soggetti sottoscrittori dell'accordo di programma, fatta salva la disponibilità dei fondi FAS ministeriali e regionali previsti a copertura finanziaria dell'accordo stesso.
L'onorevole Tassone ha richiamato peraltro l'attenzione del Governo sulla necessità di un piano strategico di azione che riguardi, da un lato, la difesa del suolo e la messa in sicurezza delle aree del territorio calabrese e, dall'altro, il potenziamento delle infrastrutture. Sicuramente questo invito dell'onorevole Tassone non può trovare il Governo inerte. Devo dire che siamo nell'ambito di una questione, quella del dissesto idrogeologico della regione Calabria, che esattamente cinquant'anni fa l'onorevole Nitti in una celebre relazione depositata al Parlamento evidenziava come caratteristica anche della geografia dei luoghi e delle trasformazioni che i luoghi stessi avevano subito.
Il tema del dissesto idrogeologico è centrale in una regione dal territorio stretto e lungo come la Calabria e con una presenza appenninica rilevante; da sola si spiega anche per geografia naturale, ma si spiega anche con le modifiche che sono intervenute nel corso degli anni. È evidente che non si può affrontare con interventi tampone, fatti volta per volta, ma richiede una visione strategica.
Dobbiamo riconoscere che una parte di questa strategia in qualche modo si è cominciata a mettere a punto, ma sicuramente sarà necessario un impegno ulteriore, naturalmente anche compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili. Ci auguriamo che la ripresa di un'iniziativa di programmazione di interventi nelle aree meridionali, che è appena ricominciata, ci possa mettere nella condizione di affrontare con una visione più strategica le questioni sollevate e poste dall'onorevole Tassone. Speriamo, già nelle prossime settimane, dopo le festività natalizie, di poter dedicare, attraverso i competenti Ministri ed uffici, un'attenzione maggiore e specifica alle questioni che vengono sollevate.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, sottosegretario D'Andrea, intanto vorrei fare una considerazione di fondo: divido la sua risposta tra quella illustrata a braccio e consegnata alla mia attenzione, alla nostra attenzione e all'attenzione del Parlamento, con la quale concordo e per la quale la ringrazio, con quella che lei ci ha letto, la quale, certamente, denota un impegno, una conoscenza e un attenzionamento da parte sua e da parte, soprattutto, degli uffici. La ringrazio per la parte che lei ha illustrato a braccio perché vi è un'attenzione anche sul piano di una proiezione politica di una strategia in quanto così non si può andare avanti. E nemmeno mi impressiono quando mi si fa il riferimento di quelle cifre; non mi impressiono affatto. Quei 500 milioni di euro consegnati dall'accordo di programma non mi impressionano. Il mio amico Moretti può dire queste cose a chi vuole, ma, certamente, non le può consegnare ad un rappresentante del Governo per riferirle in Parlamento. Di queste prese in giro, signor sottosegretario, ormai abbiamo piene le tasche. Vorrei capire Pag. 20quali soldi, quali energie e risorse sono impiegate e quali sono i risultati raggiunti, a fronte di una strategia e di una «politica» da parte della holding Ferrovie dello Stato che è proiettata ad abbandonare la Calabria con la soppressione di numerosi treni. Vi è una contraddizione tra questa volontà, questo sforzo fatto dichiarare da lei in questo momento da parte di Ferrovie dello Stato e la soppressione di percorsi a lunga gittata che soprattutto colpiscono la fascia ionica della Calabria. Per cui, non credo che su questo possiamo assolutamente concordare.
Signor Presidente e signor sottosegretario, insisto che, per quanto riguarda la mancata tragedia del ponte tra Marcellinara e Lamezia Terme, non mi fido delle Commissioni, a meno che lei non prenda impegno che, fra qualche giorno o quando sarà, verranno riferite le conclusioni al Parlamento. Ma quante Commissioni d'inchiesta per accertare la verità sono state nominate in campo trasportistico e poi nessuno ha mai avuto contezza delle conclusioni? Non c'è mai nessuna responsabilità. Qui ci troviamo di fronte ad una vicenda, come detto e come ripeto, drammatica perché, per pura coincidenza, per provvidenza - chiamiamola come vogliamo -, non sono morte 21 persone. Ciò è stato denunciato; lei parla del gennaio del 2011, ma anche prima, dal presidente dell'amministrazione provinciale, anche prima e nessuno ha fatto nulla. Ma chi è responsabile in questo Paese? C'è qualche responsabilità o qualcuno che poi risponde?
O poi c'è sempre la casta che risponde di tutto? Come alcuni giornalisti che individuano soltanto la casta, soltanto il Parlamento, la cosiddetta casta.
Ma qualcuno che ha il potere reale di consegnare i soldi, di costruire, di fare, di operare risponda meglio al Paese anche per questa mancata tragedia. Signor sottosegretario, l'atto di sindacato ispettivo non è una burla. Alcuni vorrebbero che il Parlamento diventasse sempre più una burla. È un fatto serio. Dunque prenda impegno per la sua storia politica, per la sua storia parlamentare e di Governo contrassegnata sempre da fatti positivi, apprezzabili, circondati da grande stima. Prenda impegno di capire. Lo dica al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Poi fanno rispondere al sottosegretario per i rapporti con il Parlamento e a me fa piacere, ma dov'è il Ministero delle infrastrutture dei trasporti e quello dello sviluppo economico? Il mio partito certamente sostiene il Governo ma lei lo sa come la penso io? Lo sa come la penso io? Se va denunciata un'insufficienza, va denunciata un'insufficienza. Non me ne po' frega' de meno - come si dice a Roma - di quella roba. Signor Presidente e signor sottosegretario, non c'è dubbio che il problema è la dislocazione dei poteri. Di chi è la responsabilità? Lei ha fatto un riferimento per quanto riguarda i finanziamenti alla sistemazione idrogeologica anche attraverso la compartecipazione della regione per metà e metà. Sappiamo a che punto è questo tipo di rapporto? Sappiamo soltanto una cosa che, a dicembre, il Presidente del Consiglio dei Ministri ha firmato la dichiarazione di emergenza così come il presidente Scopelliti aveva chiesto. Ma poi tutta la sistemazione, tutte le risorse della Protezione civile, dove sono andate? Dove vanno? In una programmazione preventiva? No, perché ogni volta ci troviamo in questa situazione e non è che mi riferisco soltanto al Governo centrale, ma c'è la responsabilità delle autonomie locali che hanno autorizzato e hanno fatto finta di non sapere che c'era una violenza all'interno del territorio che si consumava giorno per giorno. Allora su questa parte mi consenta, signor Presidente e signor sottosegretario, non sono d'accordo. Non sono assolutamente soddisfatto di questa risposta che le hanno fatto leggere gli uffici e che lei poi ha commentato con grande puntualità, con grande intelligenza e con grande dignità. Non sono d'accordo, è fumo negli occhi. Vogliamo capire che cosa succede perché nella mia storia parlamentare questa è la trentesima interpellanza o interrogazione che svolgo in un'aula parlamentare su queste stesse vicende. È lo stesso modo, è la stessa vicenda. Pag. 21
Ma le dico di più. Noi parliamo della tratta Marcellinara-Lamezia Terme e lei lo sa che con la stessa tratta c'è stato un blocco, un sequestro da parte della magistratura, di un pezzo di strada ferrata perché era stata alimentata con materiale impoverito e c'era un grande pericolo, il cedimento e c'era un'inchiesta da parte della procura della Repubblica e ci sono le prime situazioni e risultati anche processuali. Chi doveva fare controlli di questo materiale impoverito? Questa è un'altra bomba che minacciava l'incolumità e la sicurezza dell'uomo e del cittadino. Certamente non si può rispondere in termini burocratici. Certamente sono d'accordo con lei e lei ha concordato, questo mi onora, che c'è bisogno di una politica, ma non di questo Ministro o del superministro. Non sappiamo se c'è un superministro, se c'è una supercasta, non so se c'è un holding di banche nel Governo. Non me ne importa nulla. Vorrei capire se c'è, al di là di questa rappresentazione di una realtà dove bisogna soltanto sperare e intanto alimentare la speranza con le lacrime e il sangue, c'è anche uno spazio per assicurare una convivenza e un'agibilità e soprattutto una qualità della vita nelle regioni difficili come sono quella calabrese o la Basilicata, regioni dimenticate ovviamente rispetto a quelle che, invece, dovrebbero essere i percorsi di una civiltà che non può essere negata ma deve essere assicurata giorno per giorno.
Allora, mi auguro che questa sia la prospettiva. Dunque, non è questo o quel Ministro, ma mi auguro che anche il Presidente del Consiglio dei ministri, con la sua compostezza, con la sua dignità e con il suo rispetto - che mi auguro sia sempre sostanziale e non semplicemente formale, perché con i formalismi non abbiamo nulla a che fare - possa ovviamente assumersi la responsabilità, affinché questo Paese viva ma poi viva anche l'uomo, al di là di quelle che sono le cifre e la girandola delle risorse che sono molte volte promesse, auspicate e molte volte anche sottratte, ma che devono certamente essere un punto forte di riferimento per andare avanti e per progredire in nome della civiltà e del progresso.

(Elementi e iniziative nei confronti del Governo del Pakistan in relazione al fermo di polizia a cui è stata sottoposta la giornalista Francesca Marino all'aeroporto di Karachi - n. 2-01289)

PRESIDENTE. L'onorevole Mogherini Rebesani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01289, concernente elementi e iniziative nei confronti del Governo del Pakistan in relazione al fermo di polizia a cui è stata sottoposta la giornalista Francesca Marino all'aeroporto di Karachi (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Signor Presidente, vorrei innanzitutto cogliere anche l'occasione per ringraziare il sottosegretario de Mistura: credo che sia al suo debutto in quest'Aula e mi fa particolarmente piacere che sia lui a rispondere all'interpellanza urgente in esame, visto che viene proprio da una recentissima, lunga ed importante esperienza in quell'area. Quindi, penso possa risponderci con tutta la competenza e la sensibilità che questo quesito richiede.
Abbiamo valutato di presentare l'interpellanza urgente in esame riguardante il caso della giornalista Francesca Marino, che collabora con diverse testate nazionali tra cui Il Messaggero, L'Espresso e Limes, e che ha recentemente pubblicato un volume proprio sul Pakistan, Apocalisse Pakistan, anatomia del Paese più pericoloso del mondo, e che lo scorso 20 novembre è stata vittima di un incidente piuttosto spiacevole, non isolato probabilmente per la realtà del Paese, ma molto spiacevole perché riguarda appunto una giornalista italiana.
È stata fermata all'aeroporto di Karachi proveniente dall'India, dove si trovava per motivi personali: la Marino ha una figlia adottiva in un orfanotrofio di Calcutta e suo marito è morto ed è sepolto in Pag. 22India; quindi, si reca spesso in quel Paese per motivi personali, così come si reca spesso in Pakistan per motivi invece professionali e di lavoro.
Aveva un regolare visto per esercitare il suo ruolo e la sua funzione e per entrare appunto nel Paese, in Pakistan. Il visto giornalistico le era stato rilasciato il 25 ottobre dall'ambasciata del Pakistan a Roma. Nonostante questo, è stata fermata e trattenuta per tutta la notte negli uffici della polizia aeroportuale, senza la presenza di un avvocato, ma ufficialmente, a quanto sembra, mai in stato di arresto. La mattina successiva è stata condotta negli uffici della Federal Intelligence Administration, sempre in assenza di avvocato, dove è stata trattenuta quasi tutta la giornata ed è stata sottoposta ad interrogatori sulla sua attività e sulle ragioni delle sue frequenti visite in India e in Pakistan.
Fino all'ultimo, apparentemente, la giornalista non ha avuto spiegazioni ufficiali dell'incidente in cui è incorsa. Quello che sembra ormai chiarito è il fatto che il suo visto sia stato inserito, successivamente al rilascio del visto stesso, ovvero il 1o novembre, in una black list di persone, per la maggior parte giornalisti ed attivisti, sembra più di cento, non gradite alle autorità pakistane. Quindi, forse c'è una procedura piuttosto anomala nell'inserimento in una black list di un visto già rilasciato soltanto qualche giorno prima in realtà, soltanto cinque o sei giorni prima.
La vicenda si è poi conclusa felicemente, diciamo così, nel senso che comunque le autorità pakistane ed il Ministero dell'interno pakistano le hanno concesso di rimanere nel Paese per altre 72 ore ed a lei è stato consigliato di lasciare comunque il Paese in tempi rapidi, anche perché fonti attendibili le hanno comunicato sul posto che avrebbe rischiato di essere accusata di spionaggio e di attività antipakistane, reati per i quali in Pakistan è prevista la pena di morte, come sappiamo.
Mi piacerebbe leggere una frase dal suo racconto di quanto è avvenuto, che credo possa descrivere bene il cuore del problema. Lei dice: «La situazione è stata risolta dal Ministro degli interni, Rehman Malik, che ha dato ordine di convalidare il mio visto per 72 ore. Fonti diplomatiche (...) mi hanno però avvisata di lasciare subito il Paese, perché, anche se il problema del visto era stato risolto, nessuno era in grado di garantire la mia sicurezza personale». Credo che questo racconti molto della consapevolezza e anche della responsabilità della giornalista, di Francesca Marino, che, quindi, ha lasciato il Pakistan.
È chiaro che si tratta di un caso sicuramente doloroso per chi l'ha vissuto, perché immagino che essere fermati per ore, senza sapere esattamente il motivo e senza essere in grado di comunicare con l'esterno o con un avvocato, in condizioni, quindi, di incertezza della propria situazione, sia molto pesante da un punto di vista fisico ed anche psicologico.
Credo che sia anche molto importante ciò che è successo per lo stato di salute, diciamo così, dell'informazione nell'area, non soltanto nell'area del Pakistan o dell'Afghanistan o delle aree di crisi in generale. Vi è una tendenza nel mondo a rendere sempre più difficile l'attività di giornalisti che svolgono il proprio lavoro, il proprio dovere di informazione - non solo per un diritto di informazione -, con competenza, con serietà, con professionalità, mettendo a rischio, a volte, la loro stessa sicurezza e la loro stessa vita, per svolgere una funzione fondamentale. Mi riferisco alla funzione di informare l'opinione pubblica mondiale in ordine a ciò che avviene in Paesi lontani da quelli in cui vive, in aree che sono fondamentali non soltanto per la stabilità e per la pace delle zone stesse, ma anche per la pace e la stabilità globali.
Ricordiamo, oltretutto che, quando si parla di Pakistan, nello specifico, si parla di un Paese - il sottosegretario lo sa certamente molto meglio di me - che, forse, ormai, ha assunto quasi più centralità del proprio vicino, cioè dell'Afghanistan, nel determinare le possibilità di stabilizzazione dell'area.
Si tratta, quindi, di una funzione vitale e fondamentale quella che i giornalisti svolgono nella regione. È chiaro che vi è Pag. 23sempre un margine di comprensione di ciò che può essere raccontato e di ciò che non può essere raccontato e di come si possono raccontare le cose. Credo che, però, i giornalisti italiani e, in particolare, Francesca Marino abbiano la sensibilità, la professionalità, l'umanità vorrei quasi dire necessaria per svolgere il proprio ruolo, il proprio compito, il proprio mestiere nel modo migliore.
Credo, quindi, che siano giuste, siano da ascoltare e meritino una risposta le denunce della Federazione nazionale della stampa italiana che, nel denunciare la gravità dell'episodio, segnalano anche come non sia accettabile che una cosa del genere avvenga in un Paese che ha con noi normali relazioni diplomatiche, e come, più in generale, questo episodio si inserisca nella sempre più diffusa tendenza nel mondo a mettere sotto pressione giornalisti che, sopratutto nelle aree di crisi o di confine con le crisi più acute, cercano di raccontare ciò che succede.
Ci tengo, invece, a sottolineare davvero quanto sia cruciale questo ruolo, perché, in quest'Aula spesso, anzi, purtroppo non troppo spesso, ma sufficientemente, dibattiamo di quello che avviene nelle aree più instabili del mondo, in cui sono spesso in atto forme di crisi e di conflitto, in cui anche i nostri militari e le nostre ONG sono impegnate con grandi sforzi e anche, spesso, con grandi risultati. Ci tengo, dunque, a sottolineare quanto è importante che gli italiani e l'opinione pubblica italiana siano informati di ciò che avviene in quei luoghi, non soltanto in ordine a quello che gli italiani impegnati sul campo, che siano militari o che siano civili, fanno, ma anche in quale contesto operano.
Credo che questo sia molto importante e svolga una funzione molto importante proprio perché c'è bisogno che gli italiani, l'opinione pubblica più diffusa italiana abbia una sempre più larga consapevolezza di cosa accade nelle aree di crisi, che sono rilevanti non soltanto per gli scenari internazionali, ma anche per l'interesse nazionale, altrimenti, non saremmo impegnati lì con tante risorse, tanti uomini e tanta energia.
Credo, quindi, che sia utile non soltanto per Francesca Marino, ovviamente, che aspetta delle risposte, ma anche per la Federazione nazionale della stampa e, direi, per l'opinione pubblica italiana più in generale, sapere di quali informazioni dispone il Governo italiano in relazione a questo episodio e come intenda procedere nelle relazioni con le autorità pakistane per verificare le effettive garanzie di sicurezza e di agibilità per poter svolgere liberamente l'attività giornalistica di informazione.
Tale attività deve essere resa il più possibile sicura, il più possibile libera, per le decine di giornalisti italiani che, tra l'Afghanistan e il Pakistan, operano in condizioni di estrema difficoltà e in condizioni di estrema responsabilità personale rispetto al messaggio che mandano all'opinione pubblica italiana.
Credo veramente sia giusto che sentano, sia da quest'Aula parlamentare che dalla consapevolezza del lavoro del Governo, il sostegno del loro Paese alla loro attività.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Staffan de Mistura, ha facoltà di rispondere.

STAFFAN DE MISTURA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, onorevole, prima di tutto vorrei confermare la sua versione dei fatti, e ringraziarla, francamente, di aver sollevato questo punto. È questo un punto che tocca sia la libertà di stampa che i rapporti che esistono e che sono eccellenti, ma che vanno modulati sulla base di eventi come questo, tra l'Italia e il Pakistan.
Mi permetto, quindi, di sollevare nove punti, brevi, che coincidono comunque con la sua versione dei fatti e che ricordano quello che è necessario fare e i motivi per i quali il Governo deve dare atto che questa è stata una interpellanza giusta. Ciò a parte il fatto che ho il piacere di conoscere la dottoressa Marino e l'ho vista in azione; ho una stima personale per il suo lavoro, chiaramente.
Punto numero uno: è vero, la dottoressa Marino è stata fermata il 20 di Pag. 24novembre e, per quello che ci risulta, è anche su una lista nera, una black list. Immediatamente, quando questo fatto increscioso è avvenuto, la Farnesina si è messa in attività con le autorità pakistane e, sulla base di rimostranze chiare, precise e nette da parte del nostro ambasciatore in Pakistan e del console generale, c'è stato un movimento nella direzione giusta. Non è stato rapido, è vero. Da parte nostra è stato rapido, ma da parte delle autorità pakistane c'è stato comunque il fatto di trattenere la dottoressa Marino per un periodo che certamente le è costato anche uno stress.
La realtà comunque è che, alla fine, la signora Marino è stata rilasciata, ha avuto 72 ore di tempo per poter fare il proprio lavoro, cosa che ha fatto, e in più credo che sia confermato che le sia stato lasciato, durante questo periodo, il proprio telefono.
Quello che in effetti è anche avvenuto, e lo confermo, è che il nostro ambasciatore le ha consigliato comunque, dopo le 72 ore, di lasciare il Paese. Lei è andata a Lahore; da lì, poi, è tornata dal luogo da cui era venuta per i motivi familiari che tutti, francamente, conosciamo e rispettiamo. Sappiamo dell'adozione di questa figlia e in più del fatto che ci sono dei motivi personali che la portano spesso in India; fatti che, forse, vengono anche male interpretati, da un Paese con il quale vi sono ancora delle difficoltà. Comunque, questo è avvenuto ed è partita in tutta sicurezza.
È vero anche che il nostro ambasciatore le ha consigliato di partire. Confermo quello che lei dice: in effetti, non solo il Pakistan, ma in particolare il Pakistan, è oggi uno dei Paesi più pericolosi per i giornalisti stranieri. La prova è nei fatti: quello che è avvenuto in passato quando non solo uno, ma più giornalisti, o hanno perso la vita o sono rimasti in grande difficoltà in un momento in cui il Pakistan, con l'Afghanistan, si trova, soprattutto nelle aree di frontiera, ad avere delle zone di non chiarezza.
Per quello che riguarda il punto numero sette, relativo alla questione della libertà di stampa, devo dire che lei ha ragione. I rapporti con il Pakistan sono buoni, molto buoni e debbono continuare ad essere buoni, perché in effetti il rapporto tradizionale tra l'Italia e il Pakistan è sempre stato buono, sia in termini commerciali che in termini di politica estera, ma i valori della libertà di stampa e della sicurezza dei giornalisti sono qualcosa cui noi teniamo, come Governo e come italiani.
È per questo che ci stiamo attivando e continueremo a farlo nell'ambito dell'Unione europea. Tutto ciò per avere un'azione corale, perché, in poche parole, non soltanto l'Italia ma tutti coloro che, come noi, credono nella libertà di stampa e nei diritti umani, possano marcare il fatto che i giornalisti hanno il diritto di fare il proprio lavoro senza essere minacciati.
La delegazione dell'Unione europea in Pakistan, insieme agli altri Stati membri, infatti, ha organizzato recentemente un evento sulla libertà di stampa che ha un suo significato particolare proprio perché è avvenuto su questo argomento.
Nello stesso tempo, riconfermo che è nell'interesse nazionale italiano - e mi auguro anche del Pakistan - di vedere che questi rapporti, che esistono e che sono buoni, anzi molto buoni (sia in termini di politica estera che in termini commerciali con un Paese che sta attraversando un momento molto difficile e, quindi, ha le sue variegazioni, che abbiamo notato avvengono costantemente), non vengano in qualche maniera isolati, ma in effetti sostenuti come fa un gruppo di Paesi amici del Pakistan, di cui l'Italia è parte integrante e attiva, per aiutarlo a superare questa fase di crisi la quale si manifesta anche in questi eventi.

PRESIDENTE. L'onorevole Peluffo, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi deputati, intervengo per esprimere soddisfazione per la risposta che ci ha Pag. 25dato in questa sede il signor sottosegretario e per la puntualità e l'attenzione che ha dimostrato il Governo rispetto all'episodio oggetto dell'interpellanza urgente che abbiamo presentato a prima firma della collega Federica Mogherini Rebesani.
Infatti si tratta, come ha sottolineato anche il sottosegretario, di un episodio grave, nel senso che quanto accaduto alla nostra concittadina Francesca Marino credo debba essere - come è stato fatto - oggetto di attenzione e debba essere preso anche in considerazione per quanto riguarda aspetti eventuali e futuri.
Francesca Marino riceve il visto dall'ambasciata pakistana in Italia e soltanto successivamente, al suo arrivo all'aeroporto di Karachi, viene trattenuta, trattenuta con questa formula, ossia senza avvocato, in uno stato che ufficialmente non è di arresto, ma evidentemente in uno stato di costrizione e di grave preoccupazione rispetto alla sua incolumità.
Soltanto successivamente si viene a sapere che è stata inserita in una black list, concetto di per sé particolarmente grave. Mi riferisco al fatto stesso che esista una black list di giornalisti e di attivisti per i diritti umani che risultano sgraditi alle autorità pakistane e che ricevono, come nel caso di Francesca Marino, il visto (quindi, non viene preventivamente indicato loro un problema, né sono considerate come persone sgradite), ma una volta che atterrano sul territorio pakistano sono oggetto di un trattamento che non possiamo che definire come un comportamento che ha evidentemente il senso di un atto intimidatorio, perché di questo si tratta.
Questa è la gravità dell'episodio. Per questo è fondamentale garantire l'incolumità dei nostri cittadini, a partire da Francesca Marino ed, inoltre, garantirne la sicurezza e la possibilità di esercitare il proprio lavoro di giornalista. Qui vi è il secondo aspetto per cui è stato necessario, a nostro giudizio, sollevare la questione di specie che ha riguardato Francesca Marino, ma riguarda più complessivamente tutte le Francesca Marino che ci sono in questo momento in Pakistan.
Infatti, vi sono decine di giornalisti italiani, e non solo italiani, che svolgono il proprio lavoro. A tal proposito, il rilievo che è stato avanzato dalla Federazione nazionale della stampa credo sia di grande attenzione, nel senso di richiamare la possibilità di svolgere in condizioni di sicurezza e di incolumità il proprio lavoro di giornalista in Pakistan.
Per questo - e concludo - l'invito al Governo è quello di mantenere la vigilanza, così come era nelle parole del sottosegretario de Mistura, nei confronti di un Paese con cui abbiamo normali relazioni diplomatiche e da cui pretendiamo il rispetto dei cittadini italiani, in particolare nello svolgimento corretto del proprio lavoro.

(Iniziative volte a contrastare il traffico di esseri umani, con particolare riferimento ai profughi fuggiti dal Corno d'Africa e dall'Africa sub-sahariana - n. 2-01294)

PRESIDENTE. L'onorevole Pezzotta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01294, concernente iniziative volte a contrastare il traffico di esseri umani, con particolare riferimento ai profughi fuggiti dal Corno d'Africa e dall'Africa sub-sahariana (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, sono veramente dispiaciuto di dover intervenire un'altra volta su questo tema, ma la situazione sta continuamente drammatizzandosi. Ho sperato, come tanti altri, che in questo anno la situazione potesse trovare una soluzione. Da molto tempo, ormai troppo, si sta consumando nella penisola del Sinai un dramma umano che inquieta, che turba, che crea profonda emotività e lo si sta consumando nella totale indifferenza dell'Europa e anche, devo purtroppo dire, del nostro Paese.
Migliaia di profughi fuggiti dal Corno d'Africa, in particolare dall'Eritrea e dalla Somalia, di cui conosciamo le situazioni politiche, economiche e anche di conflitto, sono stati ridotti allo stato di schiavitù o Pag. 26forse anche peggio della schiavitù. Sono stati ridotti a cose da poter scambiare, da poter vendere, da poter utilizzare, da una banda di predoni. Sono in larga maggioranza giovani, donne e bambini e sono vittime di un traffico inumano, organizzato da criminali che si arricchiscono da un lato con le richieste di riscatto verso le famiglie, verso gli amici, verso i conoscenti o, peggio, con un traffico clandestino di organi ai quali vengono obbligati e sottoposti quelli che non sono in grado di pagarsi la libertà.
Abbiamo racconti, telefonate veramente raccapriccianti e tremendi su quello che sta avvenendo in quell'area, anche se poi ci dicono che non riescono a localizzarli, ma basterebbe poco per localizzare dove sono, visto che si riesce ad avere contatti telefonici e la localizzazione di dove sono collocati credo che sia in una cosa anche abbastanza facile. Sono persone in fuga da situazioni di guerra, di persecuzioni, dalla dittatura e che speravano sicuramente di poter riconquistare, raggiungere una posizione nella quale farsi riconoscere nella loro condizione di profughi e di richiedenti asilo. In questo cammino verso la libertà, oserei dire verso la sopravvivenza, anche fisica, condotto in situazioni estreme, non sono riusciti ad arrivare ai luoghi che gli avrebbero consentito questa possibilità, cioè di pervenire a luoghi più sicuri, a luoghi dove avrebbero potuto farsi riconoscere il loro status di profughi, di rifugiati, e sono caduti nella rete di organizzazioni clandestine che, approfittando della loro situazione, ne hanno veramente utilizzata la condizione di estrema difficoltà, magari offrendogli un passaggio fino al confine israeliano, ma molte volte sono caduti nelle mani di predoni che gestiscono il traffico di persone. I pochi che sono riusciti a sottrarsi a questa cattura sono molte volte stati vittime delle guardie di frontiera che impediscono il loro espatrio, qui necessariamente clandestino, in Israele. Molti finiscono nelle carceri egiziane, dove sicuramente la loro situazione di trattamento, la loro situazione umana è diventata sempre più drammatica.
Molti giovani sono riusciti ad arrivare in Libia. Sono stati respinti, respinti quando hanno tentato, in mare, di uscirne, respinti verso il Sahara e dal Sahara verso il Sinai e, pertanto, diventati oggetto di cattura. Nel 2010 l'agenzia Habeshia, che in Italia si occupa dei profughi eritrei, e altre organizzazioni umanitarie, avevano lanciato un grido d'allarme, avevano segnalato questa situazione. Un anno fa si poteva parlare di 250 persone, oggi si comincia a parlare di migliaia.
Noi vorremmo che su questo vi fosse un'attenzione e una riflessione. Con questa interpellanza urgente chiediamo un'attenzione, pertanto, al nostro Governo, pur sapendo qual è la situazione politica di quei territori e di quegli ambiti, sicuramente molto più difficile oggi di quella che non era un po' di tempo fa. Noi chiediamo un'attenzione a questo problema e di ammettere e di definire delle iniziative presso le competenti sedi, europee ed internazionali. Chiediamo che il nostro Governo si attivi per coinvolgere l'Interpol, perché apra un'inchiesta su questo traffico di esseri umani, coinvolgendo la polizia egiziana e israeliana, con l'obiettivo di emettere mandati di cattura internazionali. Tanto, più o meno, si conoscono coloro che dirigono questo traffico. Chiediamo che si apra un'inchiesta specifica per risalire la catena che porta al traffico clandestino di organi, un traffico che sappiamo dove va a finire. Vi sono cliniche, medici e persone che si prestano, per motivi di denaro, a utilizzare il corpo e parti del corpo di persone per arricchirsi.
Bisogna sensibilizzare il Governo egiziano perché consenta l'accesso alle carceri alle organizzazioni umanitarie internazionali, per verificare se vi sono dei profughi, dei richiedenti asilo e per vedere, allora, di immetterli in questo status, in questa condizione di protezione internazionale. Inoltre, chiediamo che il nostro Governo intervenga presso l'Unione europea, in modo che si possa agire perché si aprano le frontiere per coloro che rischiano di cadere nelle mani dei predoni. Anche in questo caso, alla fine deve essere Pag. 27riconosciuto, a quelli che ne hanno il diritto, lo status di rifugiati, di esuli politici e di profughi.
Inoltre, credo che sia arrivato il tempo di modificare, in Italia, quella che è la politica dell'accoglienza. Noi prendiamo come esempio quanto avviene in Svezia, ma il tema della politica di accoglienza è un tema che va affrontato, soprattutto per quanto riguarda i rifugiati, per quanto riguarda i profughi. Ricordo che nella nostra Costituzione vi è un capitolo preciso sul diritto d'asilo. Tuttavia, devo anche ricordare che il nostro è uno dei pochi Paesi europei che non ha ancora una legge organica sul diritto d'asilo. Credo che il nostro Governo dovrebbe contribuire a realizzare progetti di sostegno nei Paesi di transito, in modo da consentire una via d'uscita a queste persone che per necessità devono andare via. Queste persone sono molto diverse da coloro che fuggono magari per altre esigenze, perché qui vi è la necessità della vita e della libertà.
Ciò affinché il transito sia tranquillo, sia assistito e affinché queste persone, alla fine, possano arrivare ad essere riconosciute nel loro status internazionale di profughi o di richiedenti asilo. Credo che dobbiamo fare in fretta perché ogni giorno che passa è un dramma in più. Pensiamo che il nostro Governo dovrebbe - per la nostra storia e la nostra tradizione, per quello spirito umanitario che anima il nostro essere, ma anche soltanto perché ogni persona che viene trattata in tal modo è un'offesa anche al nostro modo di pensare alla democrazia e alla libertà -, nel limite delle possibilità attuali, agire in fretta perché questa situazione trovi una sua soluzione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Staffan de Mistura, ha facoltà di rispondere.

STAFFAN DE MISTURA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, onorevole Pezzotta, prima di tutto la ringrazio per aver sollevato questa questione. Prima di tutto, a nome del Governo, posso dire che la questione dei profughi e dei rifugiati del Corno d'Africa è nota e guardata con molta attenzione e - se mi permette - personalmente, basandomi sulla mia storia personale, la sento profondamente. Quindi, le sono grato di sollevare e di risollevare questo argomento.
Leggerò con attenzione, sono quindici punti, articolati in maniera tale da essere, per quanto possibile, precisi su quella che è una situazione complessa e complicata.
Il primo punto è che grazie anche - e francamente molto - alla sua interpellanza noi ci siamo molto attivati, sia nell'ambasciata de Il Cairo, che altrove con le autorità locali, in particolare egiziane, e le organizzazioni internazionali, su questo argomento. Tutto questo però - per avere una massa critica - è stato e viene fatto in stretto coordinamento con la delegazione dell'Unione europea: è inevitabile, perché così abbiamo maggiore capacità di pressione.
Da parte egiziana va detto - e dobbiamo confermarlo, perché l'abbiamo visto ogni volta che c'è stato un intervento - che c'è collaborazione, c'è attiva collaborazione. È stato confermato quello che lei dice, ossia una presenza di eritrei in Alto Egitto e, in più, essi hanno un contatto - molti almeno, ma non tutti, ma quelli a cui lei si riferisce credo che siano proprio quelli - con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e, proprio alcuni di loro, dall'Alto Egitto, sono stati trasportati su base volontaria, da quanto ci risulta, in Etiopia. In più, basandosi sui contatti con le organizzazioni internazionali competenti, in particolare, di nuovo, con l'UNHCR, L'OIM, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, e le ONG più direttamente interessate, è stato notato - e, devo dire, con apprezzamento - che le autorità egiziane hanno consentito a loro di visitare i centri di accoglienza di Luxor e Assuan, gestiti dal Governo egiziano. Abbiamo anche notato, tramite i nostri contatti, che le autorità egiziane, alle quali viene ricordata l'importanza che questo problema ha ai nostri occhi, ma anche ai loro occhi, Pag. 28hanno intensificato, per quello che possiamo notare, l'impegno nel contrasto ai traffici di esseri umani.
Ora arriviamo al Sinai, ossia alla questione che lei solleva in particolare. Immagino che lei sia stato nel Sinai, bene, vedo che c'è stato. Io ci sono stato varie volte: è un territorio vastissimo, complesso, che proprio in una fase molto fragile, come quella che esiste adesso, non solo in Egitto, ma in tutta quella che chiameremo la «primavera avanzata araba», non è facile da controllare. Rimane quindi una zona difficile da controllare e, in particolare, in una certa zona dell'Egitto la sicurezza è inoltre peggiorata in questa fase politicamente di transizione. Questo non vuol dire che non possono usare i telefoni, ma arrivare a raggiungere quelle zone dove questi personaggi, in particolare organizzazioni criminali, operano, è difficile. Abbiamo la conferma - anche tramite alcune inchieste condotte dalla nostra Polizia di Stato insieme a quella egiziana - del coinvolgimento di gruppi criminali organizzati, e - lei ha ragione - del fatto che le tribù beduine vengono in qualche maniera collegate o utilizzate per questo.
Ora, il fatto non è solo egiziano, possiamo dire che non è circoscritto solo all'Egitto, ma anche ad altre zone, come la Libia e la Tunisia, dove, per motivi di transizione politica interna, è difficile da parte delle autorità locali poter focalizzarsi su quelli che, invece, sono problemi che riteniamo importanti ed urgenti, ma rispetto ai quali abbiamo notato, anche da parte loro, sensibilità e attenzione. Quindi, non vi è una risposta negativa, anzi. I rapporti da parte israeliana - lei ha fatto riferimento a questo - restano molto efficaci, anche perché la situazione, il controllo e l'accoglienza alla frontiera sono per loro tecnicamente più facili e il risultato è molto efficace. Per quello che riguarda l'azione in favore dei profughi del Corno d'Africa in Sinai, continueremo, anche grazie al fatto che lei ci sta stimolando - abbiamo bisogno di questi stimoli, onorevole, perché il mondo è grande, e quindi, a volte, ci si dimentica quanto urgenti siano delle situazioni che toccano anche i nostri principi umanitari -, a sensibilizzare direttamente il Cairo, il quale sta reagendo con grande collaborazione, devo dire e ripeto.
Intendiamo anche stimolare lo sviluppo della collaborazione tra l'Unione europea e l'Egitto proprio nel settore migratorio. Ora, nel contesto europeo potremmo vedere opportunamente valutate delle iniziative in materia di sistema generale di accoglienza, che è un argomento che va ben oltre rispetto a quello sul quale riferiamo. Sulla questione del traffico di organi, è orribile soltanto pensare che questo possa avvenire, come forse - lei mi pare avere informazioni chiare - sta avvenendo. Al riguardo, le autorità egiziane stanno dimostrando una particolare disponibilità, e non soltanto al dialogo. Le do un esempio: mentre stiamo parlando, in questo momento, il 22 dicembre, al Cairo, proprio adesso, vi è un convegno organizzato dall'Organizzazione mondiale delle migrazioni, la IOM, proprio sull'argomento delle migrazioni, ma, soprattutto, sulla sensibilizzazione delle autorità locali verso le tematiche che lei ha sollevato.
Per guardare, invece, lontano, cioè alle origini, l'Italia contribuisce, nonostante la nostra situazione, che, come lei ben sa, è molto attenta ai costi, in questo periodo, ad alleviare le sofferenze dei profughi anche nei Paesi di transito, cioè Etiopia e Sudan. Nel Sudan orientale la cooperazione italiana realizza interventi a sostegno del sistema sanitario locale, sia direttamente sia tramite Agenzie dell'ONU, in special modo l'UNICEF, in particolare con 500 mila euro, che sono stati dati anche in favore dell'UNHCR. In più, 44 mila rifugiati somali sono stati, come lei sa, accolti dai campi delle Nazioni Unite presenti nel Paese (in particolare, quello di Dolo Ado). Comunque, grazie di nuovo. Abbiamo bisogno di questi stimoli e nel 2012 intendiamo continuare questo lavoro di sensibilizzazione, ma anche di attivismo, perché i punti che lei ha sottolineato sono validi.

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PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto Comprensivo Statale «Alessandro Manzoni» di Castellanza, in provincia di Varese, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
L'onorevole Pezzotta ha facoltà di replicare.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario. Voglio solo fare osservare alcune cose: comprendo pienamente la complessità di agire in quell'area dopo la «primavera» e quello che si sta determinando è anche, probabilmente, una sorta di debolezza transitoria di potere che si può determinare e che rende molto più difficile di un tempo l'intervento. Credo che alcune risposte mi possano soddisfare. Mi rimane solo il dubbio - lo dico, anche qui, in modo molto pacato e certamente non polemico - di quanto tempo queste persone che sono prigioniere nel Sinai rimangano lì.
Infatti, se non diamo un termine entro il quale evacuarle, portarle via, la questione degli organi continuerà ad esistere. Anche per le forze sul confine israeliano succede qualcosa, perché non penso che l'espiantazione di organi possa avvenire nel deserto. Per cui, bisogna sensibilizzare lo stesso Governo israeliano su quello che succede sulla sua frontiera.
Sono d'accordo sulla conferenza che si sta svolgendo in questi giorni a Il Cairo, però sappiamo quanto le organizzazioni internazionali abbiano dubbi su ciò che avviene in Egitto rispetto alla questione dell'espiantazione degli organi. Pertanto, credo vi sia bisogno di una maggiore pressione da parte del nostro Governo.
Accolgo con molto interesse quanto lei ha detto rispetto al coinvolgimento dell'Unione europea, ma rimane, a mio avviso, ancora aperta la questione di quando liberare queste persone. La polizia egiziana non può fare finta di non sapere dove sono, perché lo sappiamo noi. Telefoniamo, parliamo con i prigionieri e, se noi che siamo in Italia sappiamo dove si trovano, credo che una polizia minimamente dotata - non mi sembra che la polizia egiziana non lo sia - sia in grado di arrivare dove queste persone sono prigioniere e rinchiuse. Lo abbiamo fatto presente anche ai diplomatici egiziani, ma non sempre otteniamo delle risposte forti.
Pur accogliendo con attenzione quanto lei ha detto, insisterei perché vi sia un'azione molto più pressante affinché queste persone siano liberate.

(Elementi in relazione alle aspre contestazioni indirizzate al dottor Oscar Giannino in occasione di un dibattito organizzato presso l'Università Statale di Milano - n. 2-01290)

PRESIDENTE. L'onorevole Frassinetti ha facoltà di illustrare l'interpellanza Renato Farina n. 2-01290 concernente elementi in relazione alle aspre contestazioni indirizzate al dottor Oscar Giannino in occasione di un dibattito organizzato presso l'università Statale di Milano (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmataria.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, esponenti del Governo, l'interpellanza urgente in oggetto viene presentata relativamente ad una circostanza molto grave.
Il 1o dicembre, a Milano, l'organizzazione Azione universitaria che fa riferimento al Popolo della Libertà organizza, presso la sede distaccata della facoltà di scienze politiche dell'Università Statale di Milano, sede sita in via Conservatorio, una conferenza sulle problematiche della crisi economica, in particolare sull'euro, dove, tra alcuni relatori, tutti giornalisti, invita anche Oscar Giannino, specialista della materia, per avere anche più voci da ascoltare.
Succede che, davanti all'entrata dell'università, numerosi studenti bloccano l'ingresso al giornalista con insulti, apostrofandolo con termini come «buffone», «padrone», «fascista», «distruttore dell'università». Oltre agli insulti verbali, vengono anche lanciati pomodori, uova e, naturalmente, viene negata qualsiasi possibilità di interloquire alla vittima. «La Pag. 30polizia presente» - dice Giannino in un suo comunicato - «mi ha cortesemente invitato a desistere. Questi i fatti. Nessun danno» - continua Giannino - «Ognuno giudichi se si debba arrivare ad episodi del genere».
L'agenzia ANSA delle ore 17,12 del primo dicembre recita: «Milano, 1o dicembre - Il giornalista e opinionista Oscar Giannino è stato contestato oggi a Milano, mentre si accingeva a partecipare ad un convegno sull'economia organizzato all'Università Statale di Milano. La polizia è dovuta intervenire per arginare le proteste di un folto gruppo di studenti dei collettivi. Alla fine non si sono registrati contusi, ma solo un po' di confusione. È accaduto tra le 15 e le 16,30 tra via Conservatorio e via Passione, dove ha sede il dipartimento di scienze politiche (...).
Secondo quanto riferito dalla questura, quando l'opinionista è giunto in taxi in via Conservatorio, alcuni studenti lo hanno contestato, tanto che la polizia gli ha consigliato di entrare da un ingresso secondario. Giannino è stato imbrattato da qualche uovo e salsa di pomodoro lanciata dai manifestanti e ha deciso di andarsene (...) Quando l'incontro si è concluso si sono verificati attimi di tensione».
Mi preme considerare come Pierluigi Battista, su il Corriere della Sera, il 5 dicembre, sottolinei che le forze dell'ordine abbiano consigliato a Giannino, cioè alla vittima di una prepotenza, di andarsene e di non provocare incidenti.
Chiediamo se, come si può dedurre da queste diverse fonti, soprattutto dalla testimonianza di Giannino, ma anche dal comunicato della questura riferito dall'ANSA, nulla sia stato fatto per garantire il libero corso all'espressione del diritto di parola e di opinione.
Chiediamo al Governo se si siano stati operati fermi o identificazione dei facinorosi che hanno aggredito il dottor Oscar Giannino. È evidente che studenti interni all'università con atti di violenza e di intolleranza hanno impedito il suo ingresso e lo svolgersi di questa manifestazione. La cosa grave è l'atteggiamento delle forze dell'ordine, che quasi davano per scontato il fatto che lo si potesse provocare e, quindi, hanno considerato una provocazione, una semplice adesione e partecipazione ad un confronto regolarmente autorizzato dalle autorità accademiche. Questo è il punto e siccome in passato ci sono stati episodi gravissimi che sono nati e si sono alimentati proprio in un siffatto clima, a noi preme porre questa domanda al Governo, perché questi fatti non si ripetano più.
Quindi, chiediamo se sia stata fatta un'azione preventiva e in che modo, per evitare un vulnus alla democrazia, alla partecipazione nel luogo, l'università, dove dovrebbe invece esserci la più grande garanzia dell'espressione di libertà. Dove ci sono i libri, dove c'è il confronto, dove ci sono giovani, che arricchiscono la loro cultura, il fatto che vi siano violenza ed intolleranza è ancora più grave che in altri luoghi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Carlo De Stefano, ha facoltà di rispondere.

CARLO DE STEFANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, quest'interpellanza urgente odierna pone all'attenzione del Governo il grave episodio verificatosi lo scorso 1o dicembre all'esterno dell'Università Statale di Milano, che ha coinvolto il giornalista Oscar Giannino. Prima di esporre i fatti, onorevoli deputati, ricostruiti sulla base degli accertamenti disposti dal prefetto di Milano e dal Dipartimento della pubblica sicurezza, desidero esprimere, anche a nome del Governo, piena solidarietà ad Oscar Giannino per l'atto violento ed arrogante commesso nei suoi confronti.
Di seguito i fatti. Il movimento Azione universitaria aveva indetto, per il pomeriggio del 1o dicembre scorso, un convegno presso l'Università Statale di Milano, sul tema: «Perché se l'Europa non va, non è solo un problema tecnico».

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 11,35)

CARLO DE STEFANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. L'incontro registrava la partecipazione di circa quaranta persone, in prevalenza studenti universitari militanti nel movimento giovanile del Popolo della Libertà.
Nei giorni antecedenti il convegno la notizia della concessione di spazi dell'università al sodalizio promotore della iniziativa aveva suscitato l'opposizione degli studenti del collettivo Assemblea scienze politiche occupate (ASPO), i quali organizzavano, sempre per il 1o dicembre, una giornata di mobilitazione con presidio in via Conservatorio, presso l'ingresso principale della sede dell'università.
Per evitare disordini e contatti fra le opposte fazioni, la presidenza dell'ateneo riservava al movimento Azione universitaria la sala conferenze, che si trova in corrispondenza dell'ingresso di via Passione. Da tale varco avrebbero dovuto accedere anche tutti gli ospiti. Alla seconda manifestazione, partecipavano una settantina di attivisti dell'ASPO e del gruppo antagonista dei Corsari, riunitisi intorno ad una piccola tensostruttura, montata nel cortile interno dell'ateneo.
La situazione veniva monitorata dalla questura, che aveva predisposto adeguati servizi di vigilanza sia all'interno che all'esterno dell'università. Durante lo svolgimento dell'iniziativa nelle adiacenze dell'ateneo venivano anche dislocati i contingenti delle forze di polizia, coordinati da funzionari di pubblica sicurezza.
Alle ore 14,15, tenuto conto della permanenza del sit-in all'interno dell'università, i partecipanti al convegno, muniti di numerose bandiere tricolori, venivano indirizzati dal personale della questura verso l'aula conferenze senza alcuna turbativa.
Alle 14.30, il giornalista Oscar Giannino - invitato a partecipare al convegno come relatore - giungeva a bordo di un taxi, in Via Conservatorio, pertanto ad un ingresso diverso da quello corrispondente alla conferenza riservata al convegno, e scendeva dall'auto all'altezza dell'ingresso principale dell'università, dove vi era il presidio degli attivisti dell'ASPO e dei «Corsari». I manifestanti, riconosciuto il giornalista, inveivano contro di lui, lanciando alcune uova e in particolare un giovane, successivamente identificato, si avvicinava ad Oscar Giannino, imbrattando i suoi abiti con conserva di pomodoro. Per qualche minuto il giornalista ha tentato di parlare con i contestatori, nonostante l'invito rivoltogli sia dagli incaricati della direzione universitaria sia dagli operatori di polizia ad entrare da Via Passione. Nel frattempo, gli stessi incaricati della direzione universitaria e gli operatori di polizia si inserivano tra il giornalista ed i manifestanti al fine di prevenire più gravi gesti di intemperanza. Poco dopo il giornalista si allontanava dall'università rinunciando spontaneamente a partecipare all'incontro.
I manifestanti si spostavano, quindi, per una decina di minuti in Via Passione, nel tentativo di disturbare lo svolgimento del convegno, ma le forze di polizia riuscivano a mantenere l'ordine e a garantire il regolare svolgimento della conferenza, evitando anche nella fase del deflusso ogni contatto tra manifestanti e i partecipanti.
In merito ai fatti esposti veniva inoltrata apposita informativa all'autorità giudiziaria. In particolare, la DIGOS identificava immediatamente il giovane che aveva imbrattato gli abiti del giornalista nonché altri nove antagonisti tra i più facinorosi che avevano partecipato all'aggressione, deferendoli all'autorità giudiziaria per il reato di violenza privata.
Onorevoli deputati, la gravità dell'episodio, nonostante l'immediata identificazione ed assicurazione alla giustizia dei responsabili, impone di proseguire con sempre maggiore impegno nell'azione di prevenzione e di contrasto ad ogni forma di intolleranza che, seppur posta in essere da gruppi minoritari, rappresenta sempre un segnale allarmante, soprattutto quando si impedisce la libera manifestazione del pensiero.

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PRESIDENTE. L'onorevole Renato Farina ha facoltà di replicare.

RENATO FARINA. Signor Presidente, intanto ringrazio il sottosegretario del quale conosciamo l'impegno che ha sempre esercitato proprio sui temi che in questa sede oggi sono oggetto di interpellanza, per cui confermiamo la stima verso la sua persona ed il suo lavoro. Siamo soddisfatti per il giudizio che ha espresso in merito alla gravità di quanto successo e per la solidarietà manifestata dal Governo nonché per la ricostruzione minuta dei fatti.
In merito all'esito del lavoro delle forze dell'ordine, invece, non possiamo essere soddisfatti, perché è stato fatto tutto, l'operazione è stata perfetta però il paziente è morto, nel senso che quando lei, signor sottosegretario, dice che tutta la manifestazione si è svolta regolarmente, è vero ma si è trattato di un matrimonio senza sposo, perché Giannino, in quelle condizioni, imbrattato com'era, non poteva certo tranquillamente trasferirsi dall'altra parte dove nel frattempo si erano spostati anche i manifestanti antimanifestazione. Devo dire che in questo caso si registra anche un atteggiamento, forse spiegabile, quasi che le manifestazioni in cui si mette a rischio lo status quo e cioè lo stato di occupazione di una facoltà universitaria, da parte di un certo tipo di cultura sono ritenute quasi una provocazione.
Tant'è vero che - come si può evincere dal comunicato di Giannino, che è sempre un signore e quindi non si lamenta espressamente - c'è quasi un atteggiamento da parte delle forze dell'ordine di tamponare lui invece che gli altri. Tra l'altro io so che è stato fatto accenno al suo vestire che è ritenuto una provocazione (lo so perché mi è stato testimoniato personalmente da altri), ma questo fa parte del nervosismo, che tante volte c'è, e della difficoltà di far fronte a situazioni quando si ha davanti una persona poco ordinaria come Oscar Giannino, che non è certo uno che fa l'agnellino con l'autorità di qualunque genere essa sia, ma cerca di essere se stesso. Mi ha incuriosito una formula, che ritengo interessantissima, quando nel comunicato di Giannino lui racconta come sia stato invitato a desistere. Io gradirei un Paese dove le forze dell'ordine invitano ad esistere, cioè ad essere pienamente se stessi e non a rinunciare ad essere se stessi.
Credo che dobbiamo fare un esercizio di memoria, e lo faccio - ahimè - raccontando da esperto della situazione. Sono stato uno dei primi studenti della facoltà di scienze politiche quando fu aperta la sezione staccata di Via Conservatorio nel gennaio del 1974. Da militante di Comunione e Liberazione ero presente nell'università, presente nei seminari, nei corsi, nell'attività politica. Naturalmente c'era una presenza di altro segno che a tutti i costi ci impediva di esistere. Noi non desistemmo. La violenza continuò, ci fu fin dagli inizi. Mi ricordo che lì ci fu il primo corso di centocinquanta ore nell'università. Io ed un altro collega, amico e studente di Comunione e Liberazione ci iscrivemmo entusiasti. Facevamo gli angeli del ciclostile dentro questo corso e, nonostante, la passione fummo di fatto cacciati. Io dovetti cambiare università. Ricordo che tutto sembrava andare bene, ma perché c'era un ordine perfetto, cioè nessuno incrinava lo status quo. Poi si è scoperto che dentro questo corso centocinquanta ore, studenti e operai, c'erano alcuni che di lì a poco sarebbero emersi come parte delle cellule delle Brigate rosse dell'Alfa Romeo, ed erano gli stessi che scrivevano i cartelli per la nostra espulsione, che fu di fatto accettata dalle forze dell'ordine.
Allora credo che si debba, da una parte, come è di moda dire adesso, recuperare il vizio della memoria e ricordare come allora ci fu un'occupazione tragica nelle università di una cultura violenta, considerato che (come nei boschi crescono i funghi) dove c'è una cultura di violenza e manifestazioni singole ed episodiche di violenza vengono fuori gruppi organizzati di violenza. Ma c'è una memoria viziosa che è la nostalgia di quel tempo, cioè di quando gruppi di facinorosi potevano permettersi di considerare territorio proprio l'università.
Il fastidio non è tanto per le idee diverse perché le idee si controbattono. Se non vi Pag. 33fossero state idee diverse i migliori testi di Marx e di Engels non sarebbero usciti e non sarebbe uscita la miseria della filosofia o la filosofia della miseria, la sacra famiglia. Contro chi polemizzavano? Il problema è che odiate la presenza fisica. La cosa insopportabile non è la circolazione di idee, ma che queste idee siano espresse da persone concrete, presenti nei luoghi, che negano l'occupazione totalizzante e totalitaria di un luogo di cultura. Per cui non sono insopportabili le idee di Oscar Giannino, è insopportabile che esista Oscar Giannino e sia presente in un posto che è considerato una riserva esclusiva, un'enclave della cultura dell'indignazione. Prima abbiamo parlato di Corno d'Africa; fino a quando gli indignati tirano uova e pomodori, la crisi alimentare non è così forte. Infatti, nel Corno d'Africa sono arrabbiatissimi e, forse, hanno più ragione, e non tirano uova a nessuno perché se le cuociono. Questa è una battuta per capire come vi sia un clima di violenza culturale che vuole occupare ideologicamente dei luoghi per impedire altre presenze.
Mentre mi dico, da una parte, soddisfatto, specialmente per l'atteggiamento del sottosegretario e, quindi, del Governo, vorrei chiedere una maggiore vigilanza culturale e, come ha sollecitato anche la mia collega Frassinetti in un'interrogazione al Ministro Profumo, un atteggiamento, da parte anche delle autorità accademiche, non di controllo militare dell'università, ma esattamente il contrario, ossia che non ci sia più un controllo militare dentro l'università da parte di chi rappresenta un ordine che non c'entra con quello della libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ricordo che alle ore 12 avrà luogo lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata. Sospendo, pertanto, la seduta che riprenderà alle ore 12 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e alle ore 13 con lo svolgimento delle restanti interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 11,50, è ripresa alle 12.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della difesa, il Ministro dell'interno, il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro per i rapporti con il Parlamento e il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione.

(Problematiche concernenti gli alloggi della difesa utilizzati da utenti cosiddetti sine titulo - n. 3-01983)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Biagio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01983 concernenti problematiche concernenti gli alloggi della difesa utilizzati da utenti cosiddetti sine titulo (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, signor Ministro, a più di un anno di distanza dall'avvio della discussione degli atti in materia, poco purtroppo è cambiato, anzi molto è peggiorato. C'è stata una sentenza del TAR che ha sospeso l'applicazione dei canoni agli inquilini ricorrenti evidenziando di fatto la non liceità degli stessi ma la Difesa non sembra essere interessata.
Chiedo pertanto se si intenda avviare la tanto agognata sospensione dei canoni illecitamente provvisori e se si intende frenare il recupero forzoso avviato in questi mesi.

PRESIDENTE. Il Ministro della difesa, Giampaolo Di Paola, ha facoltà di rispondere in tre minuti.

GIAMPAOLO DI PAOLA, Ministro della difesa. Signor Presidente, anzitutto intendo evidenziare come il Governo pro tempore nell'esprimere parere favorevole alla mozione che è stata citata dall'interrogante Pag. 34sottolineava l'importanza del rilascio dell'alloggio da parte degli stessi conduttori con titolo scaduto ad esclusione delle categorie protette che devono essere tutelate attraverso il decreto ministeriale di gestione del patrimonio della difesa. Tale patrimonio, come è noto, ha bisogno di oltre 50 mila unità abitative. In tale quadro, in tale contesto, la Difesa sta procedendo al fine di soddisfare le esigenze alloggiative del personale in servizio, anche con il recupero di alloggi rilasciati da conduttori con titolo scaduto, pur nell'attenta salvaguardia delle situazioni oggettivamente critiche in termini reddituali e familiari. Tali attività si stanno svolgendo con il coinvolgimento dei soggetti interessati chiamati a fornire ogni utile indicazione d'ufficio che non sia rilevabile e in grado di evidenziare situazioni di anomalie e meritevoli di attenzione. Quale diretto riscontro al quesito relativo al recupero forzoso, rendo noto che le azioni di recupero sono e saranno ad ogni buon conto effettuate in relazione alle necessità funzionali ed operative dell'amministrazione in base alle reali capacità di ripristino e di riassegnazione dell'utenza in titulo.
Per quanto concerne il quesito sugli aumenti di canone che, a parere dell'interrogante, sono improvvisi e iniqui e normativamente non previsti, non posso che ribadire gli elementi già forniti presso la IV Commissione difesa in occasione di due interrogazioni relative allo stesso argomento. A tale riguardo il decreto del Ministro della difesa 16 marzo 2011 definisce i criteri di rideterminazione del canone dovuto agli utenti non aventi titolo, la concessione di alloggi di servizio del Ministero della difesa nel rispetto dei principi stabiliti dal citato decreto. La menzionata norma prevede che tali canoni di occupazione siano rideterminati con decreto del Ministro della difesa adottato d'intesa con l'Agenzia del demanio, sentito il Consiglio centrale della rappresentanza militare. In particolare stabilisce che la rideterminazione avvenga sulla base dei prezzi di mercato o, in mancanza di essi, delle quotazioni rese disponibili dall'Agenzia del territorio nonché del reddito dell'occupante e della durata dell'occupazione. Con decreto del Ministro pro tempore, come richiesto dalla legge, è stata data quindi attuazione alla norma primaria prevedendo che il reddito del nucleo familiare dell'occupante fosse fattore di ponderazione tale da costituire in applicazione indice correttivo per la diminuzione dei canoni. Tale adeguamento, che tiene conto anche delle reali condizioni di vetustà e d'uso dell'immobile, è stato determinato in ragione di un coefficiente correttivo.

PRESIDENTE. La prego di concludere, Ministro Di Paola.

GIAMPAOLO DI PAOLA. Ministro della difesa. Vorrei assicurare l'onorevole interrogante che proprio al fine di scongiurare le situazioni di disagio sono state prese disposizioni per conseguire a livello periferico punti di contatto....

PRESIDENTE. La ringrazio, Ministro Di Paola.
L'onorevole Di Biagio ha facoltà di replicare.

ALDO DI BIAGIO. Signor Ministro, vorrei ringraziarla per quanto esposto a quest'Aula. Apprezzo l'esposizione della normativa al riguardo che conosciamo bene ma siamo qui anche per chiedere una modifica. Vorrei ricordare ancora una volta che il Governo lo scorso febbraio si è assunto un impegno che forse è considerato un semplice atto demagogico e non un orientamento operativo.
Ricordo che affermò che non si sarebbe proceduto al recupero degli alloggi nelle aree dove non sussistono impellenti esigenze. Allora sarebbe il caso che venissero indicate le impellenti esigenze nelle zone dove ora sono eseguiti gli sfratti. Sarebbe anche il caso che venisse ascoltato il Parlamento, che da mesi chiede di rivedere la normativa, e, perché no, tener presente anche la pronuncia di un tribunale amministrativo. Probabilmente, se molti sottolineano che qualcosa non va forse veramente qualcosa non va. Sarebbe Pag. 35pertanto auspicabile che nelle scelte operative del Ministero si insinuasse il dubbio che bisogna modificare qualcosa. A quasi un anno da quell'impegno, migliaia di famiglie sono letteralmente buttate in mezzo ad una strada. Sono centinaia i ricorsi, soprattutto di utenti a cui è stato chiesto un canone insostenibile e certamente non in linea con il reddito. Utilizzare la solita scusa che gli alloggi servono ai giovani militari non funziona più, perché sappiamo bene che non è così. Sono centinaia gli alloggi sfitti e decadenti: fare riferimento a quelli sarebbe un atto di pragmatismo e di etica amministrativa. Non è stato possibile giungere nemmeno all'alienazione degli alloggi forzosamente liberati, malgrado la legge lo prevedesse.
Signor Ministro, non costa nulla rivedere questa disciplina, sia in termini di cassa sia di rispetto. Noi saremo vigili e disponibili a riflettere insieme al Governo sulle possibili condivise soluzioni, per il rispetto che dobbiamo a chi per anni ha servito l'Italia con dedizione e sacrificio.

(Orientamenti del Governo in merito alla stabilizzazione del personale discontinuo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco - n. 3-01987)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01987, concernente orientamenti del Governo in merito alla stabilizzazione del personale discontinuo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO DI PIETRO. Signor Ministro, non devo certo spiegare a lei l'importanza del Corpo dei vigili del fuoco. A lei, valente, stimato e da me apprezzato da sempre, Ministro, allora rivolgo una preghiera. Lei sa meglio di me che i vigili del fuoco servono in maniera vitale, oserei dire come i poliziotti, i carabinieri e la Guardia di finanza, per la salvaguardia di beni essenziali del nostro Paese: la tutela delle vite umane, la difesa del territorio. Lei sa meglio e più di me della penuria incredibile di personale effettivo di vigili del fuoco. Lei sa meglio di me che da oltre vent'anni circa ventimila persone, un po' alla volta, in modo discontinuo stanno servendo questo Paese, facendo appunto i vigili del fuoco. Lei sa meglio di me che queste persone si chiamano discontinui: di fatto sono precari, che dal primo gennaio dell'anno prossimo, quindi fra qualche giorno, dovrebbero andare tutti a casa, con grave danno per il Paese e grave danno per queste ventimila persone, che rimangono senza dare un futuro alle famiglie. Che si fa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Anna Maria Cancellieri, ha facoltà di rispondere.

ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro dell'interno. Signor Presidente e onorevoli deputati, il Governo condivide le preoccupazioni manifestate dagli onorevoli interroganti per la situazione di disagio in cui versa il personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, come conseguenza delle misure di rigore e di severità economica che hanno imposto anche al Corpo riduzioni significative, ciò sia per l'organico effettivo del corpo sia per il personale volontario, grazie al quale si è sempre cercato di assicurare l'operatività dei presidi antincendio sul territorio nazionale. Tuttavia, in base all'articolo 6 del decreto legislativo n. 139 del 2006, il personale volontario non è legato da un rapporto di impiego all'amministrazione e di conseguenza il servizio prestato, anche se retribuito, non può essere considerato un lavoro subordinato.
Tale principio, nonostante le due pronunce giurisprudenziali citate dagli interroganti, è stato ribadito dalla legge n. 183 del 2011, la cosiddetta legge di stabilità 2012, che nella prospettiva di contenimento delle spese, ha ridotto di circa 57 milioni di euro gli stanziamenti per il richiamo in servizio dei volontari nel 2012 e di circa 30 milioni a partire dal 2013. Pag. 36Ciò nonostante i volontari potranno essere utilizzati anche per i prossimi anni.
Sempre con la legge di stabilità sono stati stanziati 220 milioni di euro, che vanno ad alimentare un fondo istituito per il potenziamento ed il finanziamento di oneri indifferibili della polizia di stato, dell'arma dei carabinieri e dei vigili del fuoco.
Una quota di tale fondo potrebbe essere utilizzata per finanziare ulteriori richiami del servizio volontario.
In attuazione delle disposizioni contenute nella manovra di finanza pubblica del 2007 e del 2008, è stato avviato un processo di stabilizzazione, concluso il 31 dicembre 2010, che ha consentito di immettere in servizio personale già qualificato e, al contempo, di non disperdere le professionalità acquisite in anni di servizio volontario.
Il decreto-legge n. 78 del 2009 ha fatto venire meno la possibilità di ulteriori stabilizzazioni. Esso, infatti, contiene la previsione che, nel triennio 2010-2012, nei concorsi pubblici sia riservata una percentuale in favore del personale da stabilizzare.
Il reclutamento nella pubblica amministrazione, peraltro, deve svolgersi nel rispetto del principio costituzionale del concorso pubblico. Ecco perché il Ministero dell'interno ha avviato anche la procedura ordinaria del concorso a 814 posti di vigili del fuoco, prevedendo, comunque, la riserva del 25 per cento al personale volontario.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro dell'interno. La relativa graduatoria, pertanto, costituisce l'unico serbatoio per l'assunzione nei prossimi anni.

PRESIDENTE. Deve concludere, signor Ministro.

ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro dell'interno. Assicuro a quest'Assemblea che sono pienamente disponibile ad individuare e a ricercare qualsiasi soluzione, qualunque soluzione, tenendo, tuttavia, presente che la vigente normativa mi impedisce di seguire la strada della stabilizzazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per la sua sincerità, anche se sono certo che anche lei avrà notato la distonia di quanto ha dovuto dire per difendere la legge di stabilità del 2011 e quanto hanno deciso i tribunali. Infatti, lei sa meglio di me che chiamare «precario» una persona che da vent'anni svolge un lavoro, anche se in modo discontinuo, è un'offesa alla Costituzione e a quella parte della Costituzione e dello Statuto dei lavoratori di cui tanto si parla in questo momento, che impedisce di considerare «precario», per la pubblica amministrazione soprattutto, una persona dopo che, per vent'anni, gli si rinnova, di volta in volta, il contratto.
Noi le abbiamo chiesto una cosa, signor Ministro: innanzitutto, di incontrarli urgentemente, prima del 31 dicembre se possibile - perché lei, da Ministro dell'interno, purtroppo, non potrà fare ferie, e loro, certamente, non hanno possibilità di farle -, in modo da confrontarsi con loro sulle migliori possibilità per il loro futuro.
Noi siamo qui per ribadire, però, alcuni concetti ben chiari. Stiamo parlando, me lo lasci dire, signor Ministro - lei non c'entra niente, perché è arrivata adesso -, di una truffa da parte dello Stato, perché lo Stato ha fatto una legge che garantisce ai cittadini il diritto di potersi considerare a tempo indeterminato quando, per un certo tempo che va oltre il precariato, essi svolgono un lavoro.
Signor Ministro, mi lasci dire che vi sono sentenze di più tribunali che hanno evidenziato l'illegittimità del comportamento della pubblica amministrazione e, nel momento in cui, si predispone una legge per sanare un'illegittimità, ma che è volutamente odiosa e in violazione della Costituzione, questa legge è particolarmente Pag. 37odiosa e particolarmente incostituzionale.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANTONIO DI PIETRO. Tutto ciò, quindi, proprio per evitare non solo che si possano mettere per strada 20 mila persone, che è già tanto, ma che si possa anche mettere a rischio l'incolumità delle persone - poiché essi svolgono il servizio del «115», cioè un servizio urgente - e la tutela del territorio.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Ministro, adesso fa parte di un Governo: visto che fate tante leggi anche d'urgenza, la invito a farne una d'urgenza in modo da sanare l'immoralità e l'incostituzionalità della legge precedente (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Iniziative per un corretto funzionamento del cosiddetto registro pubblico delle opposizioni, al fine di tutelare i cittadini con riguardo alle telefonate per scopi commerciali o per ricerche di mercato - n. 3-01984)

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01984, concernente iniziative per un corretto funzionamento del cosiddetto registro pubblico delle opposizioni, al fine di tutelare i cittadini con riguardo alle telefonate per scopi commerciali o per ricerche di mercato (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, signor Ministro, la direttiva CE relativa al trattamento dei dati personali testualmente afferma: «Gli Stati membri adottano le misure appropriate per garantire che, gratuitamente, le comunicazioni indesiderate a scopo di commercializzazione diretta non siano permesse se manca il consenso degli abbonati (...)».
Con decreto del Presidente della Repubblica n. 178 del 2010 si è istituito il registro pubblico delle opposizioni, introducendo il corretto equilibrio tra le esigenze degli abbonati che hanno scelto di non ricevere più telefonate commerciali e le esigenze delle imprese. Dal primo febbraio 2011 l'abbonato o la persona giuridica, finalmente, può, al fine di non essere contattato dagli operatori, iscriversi facendo valere il principio di scelta. La gestione del registro è affidata al suo Ministero, signor Ministro, cioè al Ministero dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, come persona terza. Attualmente noi sappiamo che le persone iscritte vengono lo stesso chiamate; vogliamo sapere quali iniziative intenda adottare o abbia già adottato il suo Ministero.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti.
Signor Presidente, onorevole Compagnon, l'introduzione del registro pubblico delle opposizioni ha indubbiamente offerto una maggiore tutela agli abbonati ai servizi telefonici italiani nei confronti di chiamate indesiderate da parte degli operatori di telemarketing e si pone come un punto di equilibrio tra le esigenze degli abbonati, che non vogliono essere contattati, e quelle delle imprese, che possono utilizzare tali strumenti di promozione; cose che lei ben sa.
La nuova normativa, dunque, intende offrire maggiore trasparenza e uno strumento concreto di tutela del cittadino che, iscrivendosi nel registro, può scegliere di tutelare la sua vita privata. La gestione di tale registro è stata affidata dal Ministero dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti con un contratto di servizio alla fondazione Ugo Bordoni, la quale ha progettato e implementato il sistema secondo quanto previsto dal decreto Pag. 38del Presidente della Repubblica n. 178 del 2010. Per quanto riguarda più specificatamente le questioni evidenziate dall'onorevole interrogante e in particolare le chiamate commerciali effettuate da numeri riservati, evidenzio che tali chiamate sono esplicitamente vietate dalla normativa citata e rappresentano un serio problema da affrontare mediante rigide e puntuali politiche ispettive e sanzionatorie. Interpellata specificatamente su tale questione, l'Autorità garante per la protezione dei dati personali, responsabile dell'attività di vigilanza e controllo sul corretto funzionamento del registro, ha comunicato che sta già adottando rigide e puntuali politiche ispettive e sanzionatorie. L'Autorità rileva peraltro che non è agevole risalire all'identità del titolare del trattamento dei dati personali cui eventualmente contestare la violazione lamentata. Tale situazione si verifica soprattutto quando le attività promozionali sono affidate dagli operatori economici a soggetti terzi in esternalizzazioni: i cosiddetti call center. Su questa questione il Garante ha intimato ai titolari del trattamento che ricorrono all'esternalizzazione del servizio di designare entro il 30 novembre 2011 gli agenti, come responsabili del trattamento, ai sensi del codice della privacy. Infatti, la designazione, da parte del titolare, del responsabile del trattamento rappresenta già di per sé una misura che, nel responsabilizzare i soggetti, può agevolare l'identificazione dell'autore della violazione.
Un ulteriore problema è quello relativo ai costi di accesso al registro ritenuti eccessivi e comunque tali da rappresentare un vero e proprio disincentivo all'ottemperanza delle prescrizioni normative; in merito comunico che il Ministero sta procedendo alla riduzione delle tariffe di accesso al registro al fine di scoraggiare l'evasione della normativa.

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di replicare.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, signor Ministro, mi rendo conto che lei è appena arrivato, per cui evidentemente non ho la presunzione di pensare che lei già sia nella condizione di risolvere questo problema, vorrei però sensibilizzarla perché alcune questioni lei le ha indicate. Voglio anche fare una premessa di questo tipo: secondo me già non è giusto che un cittadino, per non ricevere una telefonata, debba iscriversi a un registro; teoricamente dovrebbe essere esattamente il contrario o meglio praticamente; perché un cittadino che non vuole ricevere telefonate deve cercare un registro e deve iscriversi? Comunque c'è una regola, è previsto dalla legge, ci sono tanti cittadini che non vogliono essere disturbati e si sono iscritti. Ora mi rendo conto che i call center sono questioni che riguardano anche i posti di lavoro, per l'amor di Dio, e che i problemi del nostro Paese sono anche tanti altri e molto più importanti, però, in questo senso, vorrei che lei, signor Ministro, che ha una forza non da poco con tutte le deleghe che ha, deve assolutamente garantire che venga rispettata la legge, né più né meno. I cittadini che si sono iscritti in questo registro non devono essere più chiamati, per nessun motivo; ora, il 30 novembre già c'era la scadenza di questa prima risposta.
La fondazione Ugo Bordoni ha questa responsabilità, ma secondo me l'unica cosa che possiamo chiedere adesso - e che io chiedo a nome non solo personale, ma del mio gruppo - è che questo Ministro, quindi questo Ministero, quindi questo Governo si impegnino a creare le condizioni affinché venga rispettata la legge.
Il cittadino ha rispettato la legge, iscrivendosi ad un registro, cosa che secondo me non doveva fare, poiché doveva essere fatto diversamente. Adesso il Governo, questa maggioranza, faccia rispettare la legge nei confronti di quelle persone che, pur capendo le motivazioni del lavoro, ogni giorno sono quotidianamente assillate negli uffici e in famiglia. Hanno già tanti problemi e non possono continuare a stare lì ad alzare il telefono per sentire persone che propongono cose anche non sempre molto regolari.

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(Iniziative per garantire la distinzione tra le funzioni di regolazione e di controllo e le funzioni di stazione appaltante nel settore stradale e autostradale - n. 3-01985)

PRESIDENTE. L'onorevole Mariani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01985 concernente iniziative per garantire la distinzione tra le funzioni di regolazione e di controllo e le funzioni di stazione appaltante nel settore stradale e autostradale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, signor Ministro, gli italiani, che oggi affrontano un periodo molto duro, conoscono le autostrade come un servizio utile (a pagamento), ma molto distante dalla loro possibilità di verifica. In questo senso va il quesito che riguarda il controllo delle concessioni e delle tariffe autostradali.
C'è un'anomalia, infatti, nel nostro Paese: controllore e controllato di un settore così importante e che regola investimenti per centinaia di milioni di euro e costi per i cittadini, si identificano nello stesso soggetto, l'ANAS, condizionato dalla discrezionalità politica del Governo, in particolare del Ministero delle infrastrutture.
Apprezziamo la scelta del Governo di creare una autorità indipendente che regoli il settore dei trasporti e le chiediamo di capire perché il Governo stesso ha deciso di escludere dalle competenze della stessa la regolazione del settore stradale ed autostradale. Non era questo il momento?

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, onorevole Mariani, come è noto, l'articolo 36 del decreto-legge 6 luglio 2011 n. 98 ha istituito, a decorrere dal 1o gennaio 2012, l'Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali, sottoposta al potere di indirizzo, vigilanza e controllo esercitato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e dal Ministro dell'economia delle finanze per quanto attiene ai profili finanziari delle funzioni attribuite.
Specificatamente l'Agenzia svolge attività di programmazione della costruzione di nuove strade statali e di nuove autostrade, approvando i progetti relativi ai lavori inerenti la rete stradale e autostradale di interesse nazionale e adottando i provvedimenti ritenuti necessari ai fini della sicurezza del traffico, mentre in qualità di amministrazione concedente seleziona i concessionari autostradali, vigila su di essi e formula proposte in ordine alla regolazione e alle variazioni tariffarie per le concessioni autostradali.
Ai sensi del comma 3 dell'articolo 36, all'ANAS residuano le funzioni di concessionario, in quanto è tenuto a costruire e gestire le strade, ivi incluse quelle sottoposte a pedaggio, e le autostrade statali, nonché a porre in essere la relativa manutenzione ordinaria e straordinaria al fine di realizzare il progressivo miglioramento e adeguamento delle medesime.
In definitiva, tramite l'istituzione dell'Agenzia, si porta a compimento, rafforzandolo, il processo di separazione tra soggetto concedente e concessionario - e questo è già un grande passo avanti - già avviato per effetto dell'articolo 1, comma 1023, della legge 27 dicembre 2006 n. 296 che attribuiva ai Ministeri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'economia e delle finanze il compito di emanare direttive per realizzare giustappunto l'autonomia e la piena separazione organizzativa, amministrativa, finanziaria e contabile delle attività di vigilanza e controllo sui concessionari autostradali svolte dall'ANAS rispetto alle altre attività.
L'istituzione dell'Agenzia costituisce, dunque, il presupposto stesso per la regolazione pro concorrenziale del settore, eliminando ogni pericolo di possibile contiguità tra il concedente e il concessionario. Pag. 40Dall'altro lato, l'Agenzia non è e non può essere chiamata a svolgere attività di regolazione, potendo formulare soltanto proposte al riguardo, attività che continuerà ad essere assicurata allo stato dalle amministrazioni competenti (il CIPE e i Ministeri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'economia e delle finanze).
Pertanto, coerentemente con il quadro normativo appena descritto, il citato articolo 37, comma 4, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 fa salve le competenze dell'Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali. La direzione è quella che ci siamo detti anche in Commissione e la separazione tra Agenzia e concessionario, secondo noi, è un pezzo nella direzione giusta del separare regolazione, concedente e concessionario.

PRESIDENTE. L'onorevole Velo, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

SILVIA VELO. Signor Presidente, signor Ministro, non ci possiamo ritenere pienamente soddisfatti della sua risposta. Lei lo ha già detto: è un primo tratto del percorso, ma ancora l'Agenzia concentra su di sé il ruolo di controllore e controllato. Noi ci rammarichiamo che non ci sia stato l'inserimento di strade e autostrade nelle competenze dell'Authority dei trasporti. Si poteva e si doveva fare, a nostro avviso, subito nel decreto-legge «salva Italia». Peraltro, ricordo, come lei ben sa, che il Parlamento in questo senso ha approvato un ordine del giorno sulla cui attuazione noi vigileremo costantemente.
Sappiamo che nel nostro Paese le corporazioni sono forti. Talvolta sono visibili, talvolta meno. Noi crediamo, proprio per questo, che occorra perseguire con determinazione il percorso delle liberalizzazioni. Naturalmente, questo va fatto in senso positivo e non punitivo, per far crescere le imprese e non per penalizzarle. Nel settore dei trasporti si concentrano ingentissime risorse pubbliche. In tale settore nel passato sono state fatte scelte che il Partito Democratico ha criticato. Mi riferisco proprio a questo settore: rinnovo delle concessioni autostradali senza evidenza pubblica. Il metodo di affidamento dei lavori è per il 60 per cento effettuato in linea diretta.
Su questo ci sono state numerosissime segnalazioni: la Corte dei conti, l'Autorità di vigilanza sui lavori pubblici e, soprattutto, l'Antitrust attraverso il presidente Catricalà, che oggi è sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Ci rendiamo conto che si tratta di contratti in essere. Tuttavia, siamo di fronte ad una manovra eccezionale che, per risanare i conti pubblici, ha messo in discussione molti diritti acquisiti. Siamo di fronte a risorse ingenti in questo settore.

PRESIDENTE. Onorevole Velo, la prego di concludere.

SILVIA VELO. Quindi, crediamo che sia nostro dovere - di Governo e Parlamento - attivarsi per le opportune verifiche e chiediamo che da subito in questo senso l'inserimento nell'Authority delle competenze su strade e autostrade sia un percorso ineludibile.

(Iniziative di competenza per evitare la sospensione del servizio di smistamento automatico dei bagagli presso l'aeroporto di Fiumicino - n. 3-01986)

PRESIDENTE. L'onorevole Valducci ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01986 concernente iniziative di competenza per evitare la sospensione del servizio di smistamento automatico dei bagagli presso l'aeroporto di Fiumicino (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

MARIO VALDUCCI. Signor Presidente, signor Ministro, Aeroporti di Roma, lo scalo aeroportuale più importante d'Italia, 40 milioni di passeggeri, per il quale è stato previsto nei prossimi cinque anni il raddoppio del numero dei passeggeri, ha investito 21 milioni di euro su un impianto di distribuzione dei bagagli che è entrato in funzione nel luglio del 2010. Poche Pag. 41settimane fa, questo nuovo impianto ha dimostrato di poter dare un servizio leggermente migliore, ma non ancora evidentemente di grande soddisfazione per tutti i cittadini utenti che passano dall'aeroporto di Roma, riducendo ad un terzo il numero dei bagagli cosiddetti «smarriti» nel senso che ben comprendono i cittadini. A fronte di 21 milioni di euro investiti, 3 milioni sono i crediti che ADR, la società che gestisce l'aeroporto, deve avere dai vettori. Non li ha e, quindi, decide dal 1o gennaio 2012 di chiudere l'anno prossimo e tornare alla distribuzione manuale.

PRESIDENTE. Onorevole Valducci, la prego di concludere.

MARIO VALDUCCI. Mi sembra veramente un ritorno all'età della pietra e le chiedo di poter intervenire quanto prima

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha facoltà di rispondere.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, onorevole Valducci, la società di gestione Aeroporti di Roma ha annunciato la chiusura, infatti, dell'impianto di smistamento bagagli NET 6000 a partire dal 1o gennaio 2012 a seguito del rifiuto delle compagnie aeree di rispettare le disposizioni di cui al provvedimento dell'11 maggio 2011 con cui l'Ente nazionale per l'aviazione civile ha determinato il corrispettivo dovuto per il servizio reso.
Al riguardo, faccio presente che l'ENAC ha già convocato la compagnia aerea Alitalia, in qualità di principale vettore su Roma Fiumicino e, quindi, di maggior utilizzatore del sistema, per la definizione della problematica. In merito, Alitalia ha a sua volta informato di avere impugnato il provvedimento tariffario in questione tramite l'associazione di categoria IBAR. In relazione a ciò, l'ENAC ha comunque invitato formalmente la compagnia, nelle more della definizione del giudizio, ad adeguarsi al provvedimento contestato, che fino alla pronuncia definitiva del giudice dispiega i propri effetti.
In ogni caso l'ENAC, al fine di addivenire a una rapida soluzione nell'approssimarsi delle festività, ha reso noto che ha già provveduto a convocare per domani mattina, alle ore 10, la società Aeroporti di Roma, unitamente ad Alitalia.
Assicuro che il Governo seguirà con la massima attenzione l'evolversi della situazione, al fine di evitare ogni possibile disservizio che possa arrecare spiacevoli disagi ai passeggeri. Comunque, bene ha fatto a segnalare questa vicenda.

PRESIDENTE. L'onorevole Valducci ha facoltà di replicare.

MARIO VALDUCCI. Signor Presidente, ringrazio il «superministro» Passera. Lo chiamo così anziché elencare tutte le materie di cui si occupa o troviamo un nome più consono.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Sia chiaro che rifiuto la dizione!

MARIO VALDUCCI. Effettivamente, il Ministro Passera si occupa dell'economia italiana e dell'economia reale e, quindi, è molto importante occuparsi anche di questo segmento, che può apparire marginale ma che, di fatto, coinvolge, come ho detto, milioni e milioni di cittadini che trascorrono magari mezz'ora, quaranta minuti, un'ora o ore intere nel nostro aeroporto romano, in attesa dei bagagli o in attesa di partenze dei voli o di quant'altro.
Voglio lanciare un appello, approfittando di questo nostro question-time. L'aeroporto di Roma è il fiore all'occhiello dell'Italia. O meglio, dovrebbe esserlo, ma non lo è. Sappiamo che non lo è. Sono anni che ci occupiamo dell'aeroporto di Roma nella nostra Commissione, anche attraverso dei lavori svolti e approfonditi, per dare stimoli al Governo per migliorare questa situazione. Veramente le chiedo, penso un po' a nome di tutta la Commissione Pag. 42che ho l'onore di presiedere, la Commissione trasporti, di valutare questa situazione, perché in Italia vi sono scali aeroportuali che hanno un buon funzionamento, una buona immagine, che hanno prodotto investimenti e che sono in grado di dare un servizio migliore. Non lo è, però, l'aeroporto di Roma.
Dunque, penso che dobbiamo intervenire, affinché quella che è la città caput mundi, la città che comunque raccoglie uno dei patrimoni culturali e artistici più importanti del mondo, abbia la possibilità di accogliere decine di migliaia di cittadini del mondo e anche di cittadini italiani in un modo corretto e con l'immagine che deve avere lo scalo della capitale italiana.
Penso che su questo punto tutti quanti ci dobbiamo impegnare per sbloccare anche quel sistema tariffario e di investimenti che è ancora bloccato e che non vede il miglioramento di questo scalo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIO VALDUCCI. Unitamente, occorre concentrarsi, nella politica degli scali aeroportuali italiani, sugli scali più importanti, che sono otto o nove, che devono essere quelli su cui il livello nazionale si concentra per poter finalmente far sì, come lei ha ricordato, con un'attività complementare dei trasporti, che ciascuno produca il servizio migliore al prezzo migliore (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative volte a garantire lo svincolo delle somme pignorate presso le tesorerie degli enti del Servizio sanitario nazionale nelle regioni sottoposte ai piani di rientro dai disavanzi sanitari - n. 3-01989)

PRESIDENTE. L'onorevole D'Anna ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01989 concernente iniziative volte a garantire lo svincolo delle somme pignorate presso le tesorerie degli enti del Servizio sanitario nazionale nelle regioni sottoposte ai piani di rientro dai disavanzi sanitari (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, signor Ministro, intervengo per sottoporre alla sua attenzione e a quella del Governo una situazione alquanto incresciosa che si è determinata soprattutto nelle regioni meridionali, che sono gravate di un piano di rientro dal debito.
Queste regioni, nelle quali la gestione dei pagamenti ai fornitori di beni e servizi stenta ad avere una cadenza ordinaria e accettabile, sono ulteriormente gravate da questa norma, che non ha riscontri in altre legislazioni di carattere democratico e liberale, che denega ai titolari di un credito la possibilità di procedere ad esigere questo credito attraverso le procedure ingiuntive e quanto previsto dal codice civile.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole D'Anna, rispondo sulla base degli elementi che mi sono stati forniti dal Ministero dell'economia e delle finanze.
Sulla questione da lei proposta il Ministero dell'economia e delle finanze fa presente che i piani di rientro dai disavanzi sanitari hanno lo scopo di ricondurre all'equilibrio economico le gestioni sanitarie interessate, per gli esercizi precedenti al 2006, che hanno causato grave compromissione dei saldi di finanza pubblica programmati, innalzamenti della pressione fiscale regionale, determinazione di ingenti stock di debiti regionali.
L'attuazione dei piani, a decorrere dal 2007, costantemente monitorata dai due tavoli tecnici competenti, ha consentito alle regioni di realizzare importanti riqualificazioni dei propri sistemi sanitari, con una progressiva riduzione delle inefficienze di gestione e dei correlati costi.
Dal 2007, infatti, le regioni non hanno più generato perdite e debiti sanitari privi di copertura.
Tra le azioni di risanamento vi sono anche quelle legate alla regolarizzazione Pag. 43del sistema dei pagamenti e al progressivo smaltimento dello stock dei debiti accumulati nel passato, tenuto conto della necessità di ricostruire anche l'esatta entità del debito generato. In tal contesto, si collocano le disposizioni a cui lei fa riferimento.
Il Ministero dell'economia e delle finanze osserva che si tratta di norme destinate alle regioni sottoposte ai piani di rientro e commissariate, in qualche caso, dirette a sospendere l'attivazione o la prosecuzione di azioni esecutive nei confronti delle aziende sanitarie locali e ospedaliere delle regioni medesime, nonché a stabilire che le azioni già intraprese alla data dell'entrata in vigore del decreto-legge n. 78 del 2010 non producono effetti dalla suddetta data e non vincolano gli enti del Servizio sanitario nazionale e i tesorieri fino al 31 dicembre 2012, i quali possono disporre, per le finalità istituzionali dei predetti enti, delle somme agli stessi trasferite.
La finalità delle citate disposizioni è quella di garantire la progressiva regolarizzazione e normalizzazione del sistema dei pagamenti regionali e lo smaltimento dei debiti, fattore individuato tra i responsabili di importanti disfunzioni del sistema gestionale e di conseguenti pesanti oneri diretti e indiretti, nonché di garantire che la regolarizzazione non sia compromessa, rallentata o addirittura impedita dalle azioni esecutive intraprese dai creditori delle aziende.
Onorevole D'Anna, tenuto conto che le regioni interessate, ivi compresa la regione Campania, hanno operato e stanno continuando ad operare per il richiesto riordino, il Ministero dell'economia e delle finanze ritiene indispensabile garantire il periodo di sospensione previsto dalla legislazione vigente.

PRESIDENTE. L'onorevole D'Anna ha facoltà di replicare.

VINCENZO D'ANNA. Signor Ministro, credo che lei abbia detto una cosa che coglie l'essenza della mia domanda e che testimonia quanto sia improvvido l'intendimento di mantenere ferma questa disposizione. Lei ha detto che le regioni devono giustamente anche avere il tempo per accertare l'esatta consistenza della mole del debito perché nel tourbillon delle azione ingiuntive questa norma consente - attraverso un espediente paralegale - l'inserimento con semplici fatture all'interno delle procedure ingiuntive attivate con il titolo esecutivo.
Alla fine, noi non abbiamo stroncato la patologia, cioè l'abuso del ricorso ad azioni ingiuntive attraverso questo espediente «truffaldino», anche se consentito dalla legge, volto ad inserire in un procedimento ingiuntivo l'esazione, non attraverso un altro titolo esecutivo, quindi accertato da un giudice, ma attraverso l'inserimento di una fattura. Per questo, le regioni si sono viste costrette a chiedere al Governo questo «fermi tutti!», tanto per capirci.
Solo che la norma, così come prevista, blocca tutto, anche le procedure ingiuntive correttamente adottate, quindi con il titolo esecutivo ed il conseguente ristoro di coloro che correttamente richiedono quanto loro dovuto, ma non affronta la tematica di una modifica della norma che impedisca queste azioni parallele e paralegali e la possibilità di inserirsi nelle procedure ingiuntive attraverso fatture che sono presentate apoditticamente dal fornitore e che, quindi, non trovano riscontro.
Quindi pregherei il Governo, anche se vuol mantenere la vigenza della norma, che provveda per il futuro almeno a modificare l'impianto della normativa, evitando che si possa in queste procedure inserire la richiesta di fondi attraverso l'esibizione di una semplice fattura (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative relative agli obblighi di comunicazione recentemente introdotti per gli operatori finanziari con riferimento alle movimentazioni bancarie e finanziarie - n. 3-01990)

PRESIDENTE. L'onorevole Alessandri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni Pag. 44ed altri n. 3-01990 concernente iniziative relative agli obblighi di comunicazione recentemente introdotti per gli operatori finanziari con riferimento alle movimentazioni bancarie e finanziarie (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, signor Ministro, siamo di fronte alla prosecuzione del Governo Prodi e di Visco con la solita capacità accanitoria nei confronti di chi lavora.
Credo che l'articolo 11 della recente manovra sia da intendersi in questa maniera, con una sorta di «grande fratello», il «Serpico», che già veniva usato attraverso i server - sono circa duemila - di controllo di tutta l'attività della vita delle persone, che può essere un buono strumento contro l'evasione fiscale, salvo che questo poi non vada sempre a colpire i soliti.
Credo che, da parte sua, prima di proporre uno strumento come questo (che, come Ghizzoni di Unicredit oggi ha anticipato, verrà fatto pagare ancora una volta ai cittadini) sul controllo totale della vita privata - ieri è intervenuto anche il Garante europeo aggiunto dei dati personali, il giudice Buttarelli, dicendo che, su questo tema, ci saranno sicuramente ricorsi e verrà reso vano, poiché voi non avete idea di quanto la gente fuori sia esasperata dalla lotta del fisco in maniera quasi punitoria e quasi criminale -, un attimo di ragionamento forse sarebbe opportuno.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Alessandri, rispondo sulla base degli elementi forniti dal Ministero dell'economia e delle finanze, ringraziandola personalmente per aver citato due persone che stimo moltissimo.
Riguardo all'interrogazione, il Governo conferma l'opportunità della nuova disposizione al fine di prevenire e contrastare più efficacemente l'evasione fiscale e osserva che l'obbligo in questione è già presente negli ordinamenti di numerosi altri Paesi, quali ad esempio gli Stati Uniti e, nell'Unione europea, Francia e Norvegia.
L'obbligo stesso risponde all'esigenza di mettere a disposizione del fisco le informazioni utili ai fini di un più efficace contrasto all'evasione fiscale.
Si tratta, in specie, dei flussi finanziari che interessano rapporti con le banche e gli altri operatori finanziari la cui conoscenza consente di valutare la credibilità dei redditi e del volume degli affari dichiarato. In questo modo è agevolata la possibilità di intercettare le posizioni a più forte rischio di evasione sulle quali concentrare le attività di controllo fiscale, evitando di disperdere energie su posizioni di minore rischio ed i conseguenti aggravi sui contribuenti più corretti.
L'Agenzia delle entrate osserva, inoltre, che la consapevolezza del fatto che il fisco dispone dei dati sulla situazione finanziaria avrà un fortissimo effetto dissuasivo, inducendo molti contribuenti ed evasori ad adempiere più correttamente agli obblighi di dichiarazione.
La nuova disposizione affida, peraltro, la disciplina di dettaglio del nuovo obbligo di comunicazione a un provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate da emanare d'intesa con le associazioni di categoria degli operatori finanziari e con l'Autorità garante della privacy. Questo provvedimento stabilirà le modalità con cui dovranno avvenire le comunicazioni, prevedendo che le informazioni da inviare dovranno essere funzionali alla sola finalità di consentire al fisco la selezione delle posizioni a maggior rischio di evasione.
Non si tratterà, quindi, della comunicazione di ogni singola movimentazione che abbia interessato i rapporti, evidentemente non utile a detta finalità, bensì degli ammontari complessivi periodicamente movimentati. La comunicazione in parola presenta, quindi, effetti in termini di ingerenza nella privacy assai relativi.
Quanto dovrà formare oggetto di comunicazione sarà comunque valutato, come sopra evidenziato, dall'Autorità garante, Pag. 45così come le modalità concrete di trasmissione dei dati e la relativa archiviazione ed utilizzazione da parte del fisco. A quest'ultimo proposito, l'Agenzia delle entrate evidenzia che i dati archiviati non potranno essere consultati indiscriminatamente da parte dei funzionari dell'Agenzia stessa. Essi infatti, onorevole Alessandri, potranno essere utilizzati solo per effettuare elaborazioni centralizzate realizzate informaticamente solo dalla direzione generale dell'Agenzia delle entrate sulla base di criteri stabiliti con apposito provvedimento del direttore.

PRESIDENTE. L'onorevole Alessandri ha facoltà di replicare.

ANGELO ALESSANDRI. Signor Ministro, credo che il Governo non abbia capito la sollecitazione che abbiamo fatto. Lei ha letto uno speech già preparato dagli uffici del Ministero dell'economia e delle finanze, però credo che avrebbe bisogno, magari, di togliersi le vesti del professore e di venire a fare, come io ho fatto, l'artigiano, il commerciante, l'imprenditore, l'agricoltore, e rendersi conto di cosa vuole dire avere una partita IVA e avere contro uno Stato che, invece di essere quello che viene preventivamente a discutere e a capire le ragioni per cui è difficile oggi lavorare, viene sempre in maniera oppressiva a darti multe.
Dall'inizio vieni considerato un criminale e tocca a te difenderti, dimostrando di non esserlo. Passa la voglia di lavorare in questo Paese! Forse ci sono troppi professori che dall'alto scrivono norme irrealizzabili. Forse, proprio per questo le due persone che lei stima hanno la mia completa disistima, perché ho avuto modo, nel Governo Prodi, di poterli affrontare, se lei si riferiva a Prodi e a Visco.
Vedevo che a loro dava quasi fastidio che vi fossero così tante partite IVA in questo Paese, perché la loro logica era quasi europeista: ci volevano più multinazionali, meno partite IVA non controllabili. Invece, io le dico che questo Paese sta in piedi grazie a quelle partite IVA.
Si tolga quelle vesti e venga con me: la porto io a lavorare veramente, rischiando del suo, senza aiuti nel fare qualche fido con le banche, nel vedere come il mancato credito in questo Paese non venga tutelato, e in più, arriva, vessatoria, l'Agenzia delle entrate.
È vero, ci vuole un decreto o comunque una firma del direttore dell'Agenzia delle entrate per poter procedere a quello che fa Serpico, ma se i dati di Serpico, elaborati, finiscono in mano alle serpi, diventa difficile poter poi pensare che uno riesca anche difendersi.
Vi sono persone che si suicidano per questo, in questo Paese, e credo che un fisco amico dovrebbe essere la prima priorità che questo Governo si dovrebbe dare. Invece, voi continuate a porre in essere norme incomprensibili, ingestibili, inimmaginabili, che poi qualcuno sul territorio, quello che lavora e che dovrebbe pensare solo a lavorare, e non a doversi difendere tutto il giorno, non riesce ad applicare, perché di fronte ha un burocrate, che, applicando i dati di Serpico, continua ad ucciderlo.
Se continuate su questa strada, la gente reagirà con forza e la responsabilità sarà tutta e completamente vostra.

(Iniziative per la stabilizzazione del personale precario delle pubbliche amministrazioni, con particolare riferimento ai settori dell'università e della ricerca - n. 3-01988)

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A) ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01988, concernente iniziative per la stabilizzazione del personale precario delle pubbliche amministrazioni, con particolare riferimento ai settori dell'università e della ricerca (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, signor Ministro, poco fa è stato ricordato il problema dei contratti a tempo determinato nell'amministrazione centrale dello Stato, che vengono rinnovati di anno in anno e che durano da troppo Pag. 46lungo tempo. Ma vorrei richiamare l'attenzione su un settore strategico nazionale, che è il settore della ricerca, dove i contratti a tempo determinato raggiungono il 40 per cento, soprattutto negli enti di ricerca, per scendere poi al 17 per cento nelle università.
Mi chiedo come possa la ricerca essere libera, quando non vi è certezza dell'avvenire e quando condanniamo i nostri ricercatori a stipendi caritatevoli. Soprattutto, questo crea un declino delle vocazioni scientifiche e una fuga dei nostri giovani verso gli altri Stati europei.

PRESIDENTE. Il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, Filippo Patroni Griffi, ha facoltà di rispondere.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, onorevole interrogante, sulla questione occorre bilanciare le esigenze dei lavoratori con contratto a tempo determinato con il principio costituzionale dell'accesso per concorso. L'utilizzo delle forme contrattuali di tipo flessibile nella pubblica amministrazione di per sé non è uno strumento negativo, ma può considerarsi, addirittura, positivo ed efficace, se correttamente utilizzato per far fronte ad esigenze temporanee o sostitutive.
Invece, va contrastato l'utilizzo di tali tipologie contrattuali quale ordinaria modalità di acquisizione delle risorse umane, secondo procedure che non garantiscano il rispetto dei principi di imparzialità, trasparenza e merito. È proprio questo abuso che ha determinato i ben noti disagi sociali segnalati dall'interrogante.
Il ricorso a forme di stabilizzazione diffusa, sia pure programmata, non appare una soluzione percorribile, sia perché così si genererebbe una spesa fissa a regime, che il bilancio dello Stato, attualmente, non è in grado di sostenere, sia perché la stabilizzazione di personale titolare di contratti temporanei, non sempre adeguatamente selezionato, oltre ad incentivare l'utilizzo irregolare di contratti flessibili e a configurarsi come una sorta di sanatoria degli abusi esistenti, si pone in palese contrasto con i principi dell'articolo 97 della Costituzione, che prescrive il concorso pubblico.
Proprio in questa ottica, il decreto-legge n. 78 del 2009, all'articolo 17, ha previsto forme di reclutamento speciale nei confronti dei lavoratori con contratti di lavoro flessibile.
Il reclutamento speciale prevede, per gli anni 2010-2012, per chi abbia almeno tre anni di anzianità al 2007, di destinare il 40 per cento delle risorse finanziarie disponibili a tre canali di reclutamento: concorsi pubblici con riserva di posti nel limite del 40 per cento per il personale con contratto a tempo determinato, concorsi pubblici per titoli ed esami finalizzati a valorizzare, con apposito punteggio, l'esperienza professionale maturata dal personale con contratto a tempo determinato di collaborazione coordinata e continuativa, e, infine, assunzioni dirette per i profili professionali per il cui accesso è richiesto il possesso del titolo di studio della scuola dell'obbligo.
Per questo stesso personale, poi, il comma 26 dello stesso articolo 17 prescrive che i lavoratori assunti con contratto di lavoro a tempo determinato, che abbiano prestato attività lavorativa per più di sei mesi, usufruiscano del diritto di precedenza in caso di assunzione a tempo indeterminato effettuata dal datore di lavoro nei successivi dodici mesi, come già avviene nel privato.
Per quanto attiene al comparto scuola richiamato dall'interrogante, vorrei solo segnalare che il decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, attuativo del decreto-legge n. 70 del 2011, definisce una programmazione triennale per l'assunzione a tempo indeterminato di personale docente ed educativo per gli anni 2011 e 2013.
Infine, sotto l'aspetto delle risorse economiche destinabili alle procedure di stabilizzazione, va evidenziato che qualsiasi intervento sulla stabilizzazione del lavoro Pag. 47flessibile non può prescindere dal rispetto di vincoli finanziari e dalla tutela, in via prioritaria, dei vincitori di concorso.

PRESIDENTE. La prego di concludere, Ministro Patroni Griffi.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Alla luce di quanto rappresentato si ritiene, peraltro, possibile approfondire una disciplina della materia che non sia più di tipo transitorio come quella descritta, ma che consenta a regime, specie nel settore della ricerca, di valorizzare le esperienze professionali acquisite con rapporto di lavoro flessibile nei concorsi che verranno banditi.

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A) ha facoltà di replicare.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, ringrazio la sua cortesia, Ministro, e capisco il suo imbarazzo.
Ci troviamo in un momento di crisi che non ci consente di fare molto, però diceva un grande economista del passato che le crisi sono il prezzo da pagare perché le nuove idee, le nuove invenzioni, i nuovi sistemi di organizzazione del lavoro possano affermarsi. Senza le crisi non avremmo avuto le ferrovie, le bonifiche, le città moderne. Però, nei momenti di crisi bisogna sapere guardare in alto e lontano, bisogna salire sul campanile più alto della città e vedere che cosa si sta preparando all'orizzonte.
Io le chiedo di pensare alla ricerca perché proprio investendo sulla ricerca si può uscire dalla crisi. Signor Ministro, il debito pubblico si può risanare con una politica rigorosa, di sacrifici, come già il Governo sta cominciando a fare, ma se abbassiamo il livello del pensiero nazionale, se mortifichiamo i nostri ricercatori, il Paese si avvierà verso un lungo, ma inesorabile declino e precipiterà verso la barbarie.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 13 con il seguito dello svolgimento delle interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 12,55 è ripresa alle 13.

Si riprende lo svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. Riprendiamo lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

(Agevolazioni a favore di coloro che devono affrontare ricoveri ospedalieri fuori sede a causa dell'indisponibilità di strutture adeguate nel territorio provinciale di residenza n. 2-01232)

PRESIDENTE. L'onorevole Vincenzo Antonio Fontana ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01232, concernente agevolazioni a favore di coloro che devono affrontare ricoveri ospedalieri fuori sede a causa dell'indisponibilità di strutture adeguate nel territorio provinciale di residenza (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

VINCENZO ANTONIO FONTANA. Signor Presidente, signor sottosegretario, signor viceministro del lavoro e delle politiche sociali, da tempo diverse associazioni di volontariato continuano a segnalare le difficoltà di alcune famiglie, in cui vi sono bambini affetti da gravissime patologie, non curabili presso i normali nosocomi, ma solamente in strutture di alta specializzazione, costretti dunque ad emigrare in altri territori, con gravissimi disagi. Le famiglie di questi bambini sono costrette non solo a patire gravi danni morali, ma anche un notevole stress psico-fisico. Sono infatti costrette a sostenere viaggi molto gravosi dal punto di vista logistico, ma, soprattutto, anche dal punto di vista finanziario. Tali viaggi, quali che siano le condizioni economiche degli interessati, Pag. 48sono totalmente a carico delle stesse famiglie ed i ricoveri per patologie così particolari e delicate sono, solitamente, di media o lunga durata e, quindi, ripetuti anche nel tempo.
I sussidi concessi dagli enti locali si rivelano assolutamente inadeguati alle spese che le famiglie devono effettivamente sostenere per il viaggio, il soggiorno e per tutto quanto è legato a queste situazioni. Parte dei sussidi viene erogata, tra l'altro, a consuntivo, dopo diversi mesi dall'effettiva spesa. Le famiglie, talvolta, non sono quindi in condizione di affrontare queste anticipazioni e si trovano costrette a rivolgersi anche alla solidarietà dei privati e non sempre riescono comunque nell'intento di reperire le somme adeguate al caso.
Il diritto di accesso alla sanità deve essere garantito a tutti i cittadini italiani, senza alcuna discriminazione. Le famiglie spesso non sono in grado, autonomamente, di far fronte a queste spese connesse ai ricoveri di lungo termine. Vi sono, inoltre, difficoltà oggettive nel gestire i viaggi, i ricoveri e la normale gestione della famiglia, nel caso di famiglie -- si tratta appunto di minori - con più figli di minore età. Chiediamo, quindi, quali forme di agevolazioni o di assistenza economica siano previste in questi casi per potere affrontare tali difficoltà nei casi di ricoveri che avvengono lontano dalla provincia di residenza, proprio a causa dell'indisponibilità, di centri e di strutture di alta specialità. Chiediamo se il Governo intenda prevedere in tali casi un aiuto, non solo un sussidio economico, ma anche di potere facilitare i viaggi dei soggetti e delle famiglie interessate, specialmente per quanto riguarda il Mezzogiorno d'Italia, perché sappiamo bene che tali strutture sono particolarmente carenti in tutta l'area del Mezzogiorno.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Adelfio Elio Cardinale, ha facoltà di rispondere.

ADELFIO ELIO CARDINALE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevole Vincenzo Antonio Fontana, il problema sollevato da lei e dagli altri deputati è certamente di grande rilevanza e sensibilità umana, sociale e sanitaria. Il Ministero della salute risponde all'interpellanza urgente in esame, a seguito di delega della Presidenza del Consiglio dei ministri. A tal riguardo, pur condividendo le argomentazioni poste a sostegno della tematica e le finalità contenute nell'atto ispettivo, si ritiene opportuno precisare che le agevolazioni e le misure di assistenza economica auspicate sono di natura sociale ed economica e non rientrano negli ambiti e nelle competenze del Servizio sanitario nazionale. Ai sensi della legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 e tenuto conto dell'assetto del Sistema sanitario nazionale, infatti, le regioni devono garantire all'interno del proprio territorio l'accesso ad ogni livello di cura, potenziando la collaborazione tra le strutture di diverso livello di specializzazione e sviluppando tutti gli strumenti, anche tecnologicamente innovativi, che consentano di effettuare diagnosi ed impostare trattamenti a distanza.
Ne consegue che l'accesso alle cure intese come livelli essenziali di assistenza è un diritto costituzionalmente e universalmente garantito su tutto il territorio nazionale. Talune regioni hanno comunque previsto nei loro ordinamenti la concessione di contributi per consentire la copertura delle spese di viaggio o di soggiorno per le cure in Italia e all'estero. Tuttavia, la copertura economica dei conseguenti oneri è stata individuata, in genere, nei fondi per l'assistenza sociale e, in ogni caso, al di fuori delle risorse messe a disposizione del Servizio sanitario nazionale.
Infatti, l'articolo 5, comma 7, della legge 29 dicembre 1990 n. 407, ha disposto la soppressione, a carico del Fondo sanitario nazionale, di ogni forma di assistenza economica che non sia espressamente prevista da leggi dello Stato. Se posso aggiungere qualche considerazione mia personale per la lunga esperienza di medico e di docente, anche dell'onorevole Fontana, certamente io credo che abbiamo - e per Pag. 49questo farò la mia parte in sede ministeriale - necessità di una rivisitazione globale del Sistema sanitario nazionale, che risale al 1999 nella sua impostazione, ed è necessaria sia perché è stato un lungo periodo di evoluzione tumultuosa, e anche perché è noto che nell'arco di cinque anni il 50 per cento di tutti saperi medici divengono obsoleti. Quindi, c'è da rivedere questo per arrivare - come lei dice - a una assistenza globale. C'è da modificare dei livelli essenziali di assistenza ormai superati e immetterne dei nuovi. C'è da vedere tutta questa problematica dell'assistenza globale, intesa non solo come trattamento terapeutico, ma anche per tutto quel contorno cui lei faceva riferimento. Credo che in questi tempi pur difficili dal punto di vista economico-finanziario se si seguirà con scrupolo l'appropriatezza strutturale di dotazione farmacologica e anche clinica, la medicina difensiva e la prevenzione, si potranno trovare quei fondi per potere dare quella assistenza globale da lei auspicata e che io condivido e cercherò di portare avanti.

PRESIDENTE. L'onorevole Vincenzo Antonio Fontana ha facoltà di replicare.

VINCENZO ANTONIO FONTANA. Signor Presidente, signor sottosegretario, anzi preferisco chiamarla professore, perché io l'ho sempre conosciuta comune illustre docente e preside della facoltà di medicina dell'università di Palermo, quindi conosco la sua competenza nel settore, quindi anche la sua sensibilità. Chi come noi ha fatto la professione di medico si rende conto del dramma delle malattie, e delle famiglie che purtroppo sono coinvolte in queste situazioni.
Certo, la Sicilia e il Mezzogiorno hanno fatto grandi passi in avanti. Ricordo quando ero studente negli anni Settanta, quando purtroppo i viaggi della speranza erano veramente tantissimi. Oggi sono stati anche individuati dei centri di eccellenza. Mi riferisco soprattutto all'ISMET, ma anche al centro di Cefalù e a qualche altro centro importante in Sicilia che è nato, quindi grazie anche queste strutture molti viaggi della speranza sono stati francamente interrotti. Tanta gente oggi si rivolge alle strutture siciliane per essere curata, per essere adeguatamente curata. Purtroppo ancora sono necessarie tante strutture e io mi auguro che questo Governo possa stimolare anche la regione siciliana nel tentativo di realizzare altre strutture di alta specialità, soprattutto per quanto riguarda le malattie pediatriche perché è quello forse che in Sicilia ancora manca, dove molte famiglie sono ancora oggi costrette ai viaggi della speranza. So bene che il sistema sanitario nazionale non ha delle competenze specifiche nell'assistenza, tant'è che la mia interrogazione è stata anche rivolta al rappresentante del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, perché credo che la competenza sia legata proprio a questo settore.
Credo sia giusto, soprattutto per le famiglie meno abbienti e per coloro i quali non hanno la capacità economico-finanziaria di affrontare queste difficoltà, che il Governo possa in qualche modo assumere delle decisioni in merito per porre fine a tali situazioni di gravissimo disagio. Ne conosco più di una ed è per questo che ho formulato questa interpellanza urgente, proprio perché mi sono reso conto della grave difficoltà che alcune famiglie hanno affrontato e continuano ad affrontare ancora oggi.

(Iniziative normative in materia di copertura assicurativa professionale obbligatoria, con particolare riferimento alla responsabilità civile verso terzi dei medici - n. 2-01282)

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A) ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01282, concernente iniziative normative in materia di copertura assicurativa professionale obbligatoria, con particolare riferimento alla responsabilità civile verso terzi dei medici (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, signor sottosegretario, il problema Pag. 50che le sottopongo sta turbando la serenità dell'attività professionale di molti medici in Italia. Infatti, con la manovra economica dell'estate 2011 è stata introdotta la copertura assicurativa professionale obbligatoria. La norma prevede un anno di tempo per la messa a regime dell'obbligo. La decisione, condivisibile in linea di principio, sta esasperando le tensioni tra operatori sanitari e compagnie assicurative, grazie anche alla totale assenza di una strategia nazionale e politica di approccio al problema. L'assenza di linee guida istituzionali ha posto le compagnie assicurative nella posizione di contraente forte, posizione rafforzata dall'obbligo di copertura assicurativa professionale appena introdotto. A tal riguardo, le associazioni mediche segnalano: che le compagnie evitano di assicurare professionisti già sinistrati, cioè oggetto di semplici richieste di risarcimento, indifferenti al fatto che le denunce possono anche concludersi in un nulla di fatto sotto il profilo penale o non dar luogo ad un risarcimento in sede civile; laddove il medico riceva una disdetta per sinistro, da parte di una compagnia, altro assicuratore assumerà il rischio ben raramente e solo a fronte di premi elevatissimi. Segnalano, inoltre: che determinate specializzazioni a rischio, come i ginecologi, i chirurghi, i medici estetici e gli anestesisti, sono assicurate con clausola RD (riservato alla direzione) per evitare che l'intermediario, cioè l'agente, possa assumere indiscriminatamente un numero indeterminato di clienti anche in assenza di sinistri; la continua ascesa dei premi sta portando all'insostenibilità dei costi delle polizze a carico dei medici. Paradossale è la situazione dei ginecologi per i quali le polizze possono arrivare a 14 mila euro l'anno, anche se l'Italia è uno dei Paesi con i più bassi rischi alla nascita.
Premesso tutto ciò, le chiedo se non ritenga opportuno assumere iniziative, anche normative, per promuovere l'estensione a livello nazionale delle forme di autocopertura dei danni da malasanità introdotte da alcune regioni, e se non ritenga opportuno prevedere che le compagnie di assicurazione abbiano l'obbligo di assicurare i professionisti che lo richiedono, secondo il modello e le modalità della responsabilità civile delle auto, introducendo eventualmente una formula simile a quella del bonus malus. E se non ritenga ancora, infine, opportuno promuovere la redazione, in concorso con l'Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici, di un modello di polizza assicurativa di responsabilità civile verso terzi dei medici di base, valutando se talune delle clausole oggi introdotte nelle polizze non siano da considerare vessatorie e, in quanto tali, da sopprimere.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Adelfio Elio Cardinale, ha facoltà di rispondere.

ADELFIO ELIO CARDINALE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevole Pepe, lei ha sollevato un problema assai importante, direi strategico. Farò qualche notazione personale alla fine del documento ufficiale. Queste problematiche a cui lei fa cenno fanno correre il rischio di scardinare tutto il sistema sanitario nazionale italiano, che viene anche ripreso in altri Paesi. In merito ai contenuti dell'interpellanza urgente in esame, il Ministero della salute riconosce la delicatezza della tematica sollevata e, in via preliminare, ritiene che sia necessario promuovere e sostenere ogni forma di conciliazione delle controversie connesse alla responsabilità professionale medica, anche per decongestionare l'attività dei tribunali.
A ciò aggiungasi, che il Ministero auspica che in tempi brevi le iniziative normative per disciplinare la responsabilità professionale del medico, già avviate al Senato, possano concludersi, così da consentire una disciplina organica e sistematica volta alla tutela del paziente e al corretto espletamento della professione del medico. Ciò premesso, lo stesso Ministero non può essere promotore di forme di autocopertura dei danni da «malasanità», in considerazione che l'assicurazione può essere effettuata soltanto da società autorizzate. Pag. 51Va, inoltre, fin da subito segnalato che ogni iniziativa correlata al risarcimento da danni derivanti dall'esercizio delle professioni sanitarie rientra nella esclusiva competenza della Regione, ai sensi della legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, che ha modificato il Titolo V della Costituzione, attribuendo alle Regioni l'esercizio del potere organizzativo-gestionale, con riguardo agli aspetti sanitari.
Va poi detto che l'articolo 11 dell'intesa della Conferenza Stato-Regioni del 20 marzo 2008, prevede che l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) svolga funzioni di osservatorio nazionale sui sinistri e polizze assicurative, a cui affluiscono i dati sui sinistri e polizze assicurative, secondo i metodi ordinariamente utilizzati per i flussi informativi, elaborando un rapporto annuale che viene approvato dal comitato strategico. Per tale specifico riguardo, l'Agenas ha comunicato che, in relazione alle denunce di sinistri, il dato più aggiornato di cui dispone, datato 14 settembre 2011, riporta un numero pari a 16.242 richieste di risarcimento aperte a partire dal 1o luglio 2009. Il dato si riferisce a tutti i sinistri aperti con inclusione delle denunce cautelative; si rappresenta inoltre che, a partire dal 2010 l'Agenas ha avviato le attività di supporto alle regioni e pubbliche amministrazioni tramite la costituzione di un tavolo tecnico inter-regionale inteso anche quale luogo di incontro e di discussione per la verifica e l'aggiornamento dei contenuti informativi. È stata inoltre intrapresa la costruzione di un percorso condiviso di elaborazione delle informazioni relative alle denunce dei sinistri.
Nel merito dei quesiti posti da lei, onorevole Pepe, per gli aspetti di propria competenza, il Ministero dello sviluppo economico, interpellato da questo Ministero, dopo aver richiamato l'articolo 3 del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, ha inteso segnalare che l'estensione dell'obbligo a contrarre, previsto per la responsabilità civile auto, alla responsabilità professionale medica, così come suggerito nella interpellanza in esame, non trova alcuna ragione d'essere sia dal punto di vista sistematico che funzionale. Tale indicazione, infatti, qualora accolta, oltre ad essere un obbligo presente solo in Italia rispetto all'Europa, sarebbe contraddittoria riguardo al sistema tecnico-assicurativo e giustificata solo da specifiche motivazioni connesse a peculiari esigenze di protezione sociale. La responsabilità civile auto, infatti, si caratterizza come rischio di massa che, in quanto spalmato sulla comunità degli assicurati - circa 38 milioni di automobilisti - consente elevate standardizzazioni, che in realtà corrispondono a distinzioni per grandi categorie, mentre il ricorso al bonus malus, lungi dal potersi configurare come una personalizzazione, indica il riferimento ad una formula tariffaria utile a distinzioni quantitative.
Tutto questo non può essere applicato nella maniera più assoluta ad una responsabilità civile medica, in quanto ogni medico, per esperienza, per specializzazione, per storia personale, rappresenta un unicum di rischio, e, in quanto tale, non può andare esente dalla motivata valutazione selettiva dell'assicuratore.
Inoltre, sul piano del funzionamento del mercato, l'ipotizzato obbligo a contrarre determinerebbe l'effetto perverso di restringere la concorrenza, in quanto gli assicuratori che volessero operare nel settore sarebbero costretti a preannunciarsi annualmente con clausole e tariffari predeterminati e ad accettare qualunque richiesta assicurativa, con conseguente prevedibile allontanamento degli operatori dal settore, sia italiani sia stranieri.
Va considerato, al riguardo, che il meccanismo - per cui un'impresa che si dichiari disponibile ad operare per i rischi in esame sia obbligata a contrarre in modo automatico nel quadro delle condizioni e tariffe in precedenza annunciate - va anche contro i principi di regolamentazione e di vigilanza prudenziale del settore.
In conclusione ed in estrema sintesi si ritiene che lo specifico obbligo assicurativo imposto non può prescindere dall'individuazione Pag. 52del reale livello di assicurabilità di ciascun interessato, onde mantenere una corretta tariffazione sostenibile, se del caso anche con le necessarie conseguenze selettive.
Vorrei aggiungere, al di là della nota formale, di condividere pienamente quello che lei dice: bisogna approntare una strategia nazionale in questo settore, che è molto complessa. Infatti tutto questo attiene - è una delle parti - alla cosiddetta medicina difensiva, sia attiva sia passiva, perché il pericolo che vedono i giovani, soprattutto i giovani medici nelle trincee dei pronto soccorso, porta alla medicina difensiva. Come lei ha detto vi sono ormai specialità particolari, specialmente in ambito chirurgico, che cominciano ad essere assai carenti, perché neanche i giovani si iscrivono più in queste scuole di specializzazione, poiché sanno che corrono un rischio elevato. Una statistica recente, comunicata dal procuratore di Palermo, afferma che nell'arco di vent'anni di esercizio professionale 8 medici su 10 hanno o un avviso di garanzia o un rinvio a giudizio. È ben vero che 9 su 10 poi vengono assolti, ma chi ripaga i giovani di questo calvario, che spesso dura vent'anni? Questo è uno dei problemi che deve trovare una sistemazione sintetica generale.
Infatti, parliamoci chiaro: si è incrinato quel patto millenario tra medico e malato. Io dico sempre, sia ai miei studenti, essendo professore universitario, sia in tutte le riunioni e congressi: ma esisteranno ancora i grandi chirurghi, come Dogliotti e come Valdoni, che operavano sui pazienti che ormai gli altri medici dichiaravano intrattabili? Questi osavano l'inosabile e per giunta avevano la gratitudine dei familiari, qualunque fosse l'esito, per aver avuto il coraggio di intervenire e di trovare soluzioni anche disperate. Allora tutto questo, come dicevo, porta alla medicina difensiva, attiva e passiva, che più o meno incide circa per il 12 per cento sul finanziamento globale della sanità italiana. Se si riuscisse a trovare tutti assieme, come lei dice, una strategia nazionale, ci sarebbe automaticamente un grande risparmio sulla sanità, senza ulteriori tagli. Da parte mia metterò tutto l'interesse e tutto l'impegno, perché lo ritengo un problema fondamentale per la sanità e per lo sviluppo, perché alla fine tutto questo si ritorce con danno al malato. Questa è la sintesi.

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A) ha facoltà di replicare.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, non intendo replicare, voglio soltanto ringraziare il sottosegretario. Sappiamo di essere in buone mani. Vorrei però consegnarli un avvertimento: nei prossimi anni mancheranno i medici in Italia, soprattutto perché i giovani medici stanno disertando le scuole di specializzazione in chirurgia. Uno dei motivi è costituito proprio da questi problemi di cui abbiamo parlato. Quindi, signor sottosegretario, siamo nelle sue mani.

(Iniziative di competenza in merito alle recenti decisioni di Trenitalia relative al servizio di trasporto notturno a media e lunga percorrenza, con particolare riferimento alle ricadute occupazionali - n. 2-01280)

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01280, concernente iniziative di competenza in merito alle recenti decisioni di Trenitalia relative al servizio di trasporto notturno a media e lunga percorrenza, con particolare riferimento alle ricadute occupazionali (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIO TASSONE. Signor Presidente, lei cortesemente mi dà questa possibilità.

PRESIDENTE. Ne ha il diritto, un diritto che può riservarsi.

MARIO TASSONE. È un piacere avere questa sua personale disponibilità. Questa mia illustrazione tenterà di inquadrare il problema nei termini in cui io lo vedo, Pag. 53raccogliendo, in questo momento, l'attenzione da parte del Viceministro su un tema che ha due aspetti. Un aspetto interessa il mondo del lavoro e i livelli occupazionali, a cui faceva riferimento il Presidente nell'annunciare il titolo del mio atto di sindacato ispettivo, mentre l'altro aspetto riguarda la politica della holding Ferrovie dello Stato rispetto ai servizi che devono essere assicurati e rispetto alla tenuta di una struttura qual è quella di Trenitalia.
Vi sono due fattori che certamente coincidono: se vi fosse una proiezione, se vi fosse un potenziamento e se vi fosse una volontà accompagnata dalle risorse e dalla rispondenza del mercato, non si porrebbe il problema di livello occupazionale. Infatti, qui si tratta di una decisione da parte di Ferrovie dello Stato di disdettare un contratto a suo tempo assunto, nel giugno del 2012, con la società Newrest wagons lits-servirail Italia, con sei mesi di anticipo rispetto alla scadenza.
Vi è un orientamento secondo cui, con riferimento a Ferrovie dello Stato, si devono limitare e decurtare alcuni servizi, perché c'è la concorrenza degli aerei low cost. Questa è una vecchia storia che ritorna puntualmente in ogni occasione e in ogni stagione, cioè quella di tagliare i rami secchi. Dunque, si comincia già a condizionare e, soprattutto, a comprimere il servizio dei treni a lunga percorrenza, i treni notturni e il servizio notturno.
Il servizio di notte svolto dal personale in questione viene ad essere compresso a causa di un altro aspetto che emerge e, cioè, l'indizione di un ulteriore bando di gara di 55 milioni di euro - che è la metà rispetto alla base di gara precedente -, con un ribasso ulteriore che deve essere offerto dalla società vincitrice del bando di gara stesso. Adesso sembra che nemmeno la società che ha vinto con questo ribasso enorme abbia accettato di svolgere tale servizio e, quindi, temporaneamente, esso viene affidato alla società arrivata seconda. Siamo già in una situazione pressoché anomala, poiché si prevede la metà rispetto alla base di gara del bando precedente.
Questo servizio - voglio ricordarlo a me stesso, certamente, non al rappresentante del Governo - è molto delicato, perché si parla di servizio notturno, di personale cuccettistico, cioè quello dei vagoni letto, che indirizza ed assiste di notte i clienti. Esso rientra in un servizio universale e, pertanto, vi è già una copertura di risorse statali.
Vi è una politica che io non riesco a comprendere. Per dire la verità, non ho mai compreso la politica di Ferrovie dello Stato, anche perché Ferrovie dello Stato è un potere a parte. Quando facevo questo stesso mestiere, questo era un potere a parte coperto da leggi: ovviamente, vi è una partecipazione completa dello Stato, però, fa il privato quando gli conviene fare il privato e fa il pubblico quando deve battere cassa. Poi, ovviamente, recupera il discorso del piano concordato con il Governo: si tratta di migliaia di carte, che nessuno legge; pertanto, lì si può certamente elasticizzare e giocare con molta fantasia e, in questo caso, anche con la fantasia creativa.
Non ho certamente nulla da eccepire nei confronti di Moretti con il quale ho lavorato; egli è una persona intelligente, ma certamente tutto questo fa capire che c'è uno svincolo nei confronti di questa realtà da una linea politica, da un progetto o da una strategia politica.
Questa mattina, per alcuni versi parlavo anche di Ferrovie dello Stato - oggi è stato un giorno dedicato alle interpellanze - e denunciavo da parte di Trenitalia questo taglio di treni di lunga percorrenza nelle regioni meridionali e in Calabria soprattutto. Ribadivo anche le disattenzioni legate al maltempo, una tragedia che è stata evitata per puro miracolo; l'ha evitata certamente il Padreterno, invochi il Padreterno chi ha fede, sennò, chi non ha fede invochi il caso, ma non c'è dubbio che sia stata una vicenda strana. C'è allora da capire qual è la politica del Governo. Sono stato sempre favorevole a cambiare la legge istitutiva che regola Ferrovie dello Stato. Adesso siamo in una fase di liberalizzazione, in una fase di concorrenza; vorrei capire se Ferrovie Pag. 54dello Stato si concentra semplicemente sui treni veloci e il resto salta, se ci sono altri temi che sono venuti fuori anche in questi giorni. Ritengo che bisogna inquadrare il problema con molta attenzione.
Che cosa fa poi Ferrovie dello Stato? Intanto dice che per quanto riguarda il personale, in parte lo stanno ricollocando, adesso vedono come collocarlo e poi vedranno se possono attraverso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali creare le condizioni per gli ammortizzatori sociali. Per tali motivi, di fronte ad una gestione, a mio avviso, non attenta e non oculata, davanti alla minaccia del mantenimento del posto di lavoro di coloro che sono già occupati, Ferrovie dello Stato dice: vediamo se ci sono ancora soldi pubblici che coprono questo servizio, almeno usciamo fuori da questa fase congiunturale, passa la nottata e si va avanti in questa maniera.
Certamente questo è un problema del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ma, consentitemi, vi chiedo veramente scusa, non vorrei che tutto diventasse e si confinasse al Ministero del lavoro. È facile il giochetto; il dottor Passera che è molto bravo, bravissimo, ha preso due «maxiministeri» per cui sarà veramente molto bravo - questo è riconosciuto da parte del mondo intero -, ci dica brevemente qual è la sua strategia sul piano politico per le ferrovie. Il problema dell'occupazione è un problema di risulta, ma di risulta perché mancano una strategia e una politica del trasporto su ferro. Altrimenti non riusciamo a capire: o inquadriamo la situazione in questa proiezione oppure si fa il giochetto, ma questi giochetti, chi sta in Aula ormai da qualche tempo lo sa molto bene, noi non li accettiamo; se voi li accettate tra di voi, per carità siete un Governo di tecnici, date solidarietà ai tecnici. Noi che tecnici non siamo - ovviamente facciamo parte della casta, come voi sapete, della grande casta del privilegiati di questo nostro Paese -, non accettiamo i giochetti di chi non è casta, perché ovviamente noi siamo casta e gli altri non lo sono. Comunque questo giochetto di scaricare sul Ministero e di dire: adesso fate la mediazione con quelli che sono i candidati alla disoccupazione, con i disoccupati, è un giochetto a cui vi prego di non prestarvi.
Ma chiediamo che ci sia una sintesi da parte del Governo, perché oggi svolgiamo questo atto di sindacato ispettivo, però il discorso per quanto mi riguarda non si ferma qui perché bisogna capire, soprattutto, qual è la politica ferroviaria trasportistica sul piano dell'intermodalità.
Chiudo questa mia illustrazione ripetendo che non accetto che ventuno treni vengano ad essere soppressi in Calabria; non accetto che ovviamente si taglino anche quelle che sono state le energie e le risorse che a suo tempo furono messe a disposizione per il porto di Gioia Tauro; non accetto che questa vicenda su un servizio importante e fondamentale si giochi malamente (facevo riferimento al fatto che chi ha fatto la gara viene interessato temporaneamente per qualche mese senza chiedersi cosa avvenga dopo). È un servizio, ritornando al concetto di prima, che ritengo estremamente importante e delicato. Mi fermerei qui signor Presidente Leone.
Attendo questa risposta che mi auguro - lo dico proprio francamente per un rapporto che credo si possa stabilire tra di noi - non sia una «velina» fatta da Ferrovie dello Stato e Trenitalia e veicolata attraverso - lo possiamo dire, visto e considerato che siamo in quest'Aula - i «colleghi» che stanno al Governo. Questo è un altro giochetto che conosco.
Io mi rifiutai una volta, signor Presidente, di rispondere ad una «velina» di Ferrovie dello Stato, perché ritenevo che qualora Ferrovie dello Stato avesse dei problemi doveva venire e rispondere in Aula. Se il Governo ha il potere di gestire, va bene, ma non può fare il passacarte o lo sponsor debole di una vicenda in cui alcuni gestiscono e gli altri devono fare i passacarte.
Ritengo che il Parlamento e il Governo hanno una loro dignità e che questi strumenti del sindacato ispettivo servano soprattutto per chiarirci le idee e per dare Pag. 55una prospettiva e una proiezione ad una politica che vedo molto carente, molto confusa e molto opaca.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Michel Martone, ha facoltà di rispondere.

MICHEL MARTONE, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, onorevole Tassone, sono ben consapevole che, anche in virtù dei suoi precedenti incarichi di Governo, conosca benissimo il tema, ma non sono venuto qui in qualche modo per leggere una «velina» di altri. Più che altro sono qui per rispondere alla sua interpellanza urgente e cercherò, nei limiti di mia competenza, di rispondere su entrambi gli aspetti che lei ha posto.
L'interpellanza che lei ha presentato verte su un nuovo piano industriale del gruppo Ferrovie dello Stato e sulle relative scelte di management aziendale adottate. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che abbiamo interrogato, ha fatto sapere che negli ultimi dieci anni, ed in modo particolare nell'ultimo anno, i collegamenti ferroviari notte sono stati interessati da una forte contrazione della domanda.
Tale circostanza, comune a tutti i Paesi europei, ha reso necessaria nel nostro Paese una razionalizzazione del servizio. Va precisato che questa tipologia di treni rientra nel novero del servizio universale, ovvero di quel servizio che, per poter essere effettuato, necessita di un corrispettivo pubblico definito nell'ambito di un contratto di servizio valido per il 2009-2014, un contratto di servizio, peraltro, suddiviso in due periodi contrattuali.
In attesa di una riperimetrazione dei servizi contribuiti nel secondo periodo contrattuale (quello che va dal 2012 al 2014) il vettore ferroviario ha evidenziato che le perdite per l'anno 2011 si attestano a circa 134 milioni di euro. Con l'avvio del nuovo orario invernale l'impresa ferroviaria, a seguito di un confronto con l'amministrazione committente, ha proceduto ad una parziale rimodulazione dei servizi offerti. Tale rimodulazione ha consentito, da una parte, di assicurare il medesimo servizio in termini di relazioni servite e, dall'altra, di non avere un impatto negativo sull'utenza in termini tariffari.
Nonostante ciò, il gestore dei servizi ha dovuto operare delle scelte aziendali che hanno comportato la riduzione delle attività di accompagnamento a bordo dei suddetti treni, scelte che, riguardando politiche aziendali di esclusiva competenza del gestore dei servizi, non hanno consentito al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti alcun margine di intervento.
Ferrovie dello Stato ha fatto sapere, inoltre, che nell'ambito del nuovo contratto di appalto per i servizi di accompagnamento dei treni notte è stato pattuito l'impegno dell'impresa aggiudicataria ad impiegare il personale già utilizzato dal precedente affidatario (la cosiddetta clausola sociale) in misura corrispondente ai volumi di attività oggetto del nuovo contratto.
Secondo quanto fatto sapere da Ferrovie dello Stato, dall'11 dicembre scorso nei collegamenti ferroviari notturni sulla rotta Parigi-Milano-Venezia e viceversa, ha iniziato ad operare la nuova società TVT, costituita in partnership tra Trenitalia e la francese Veolia-Transdev. Le modalità di svolgimento e affidamento dei servizi connessi a questi collegamenti sono curate direttamente e autonomamente dalla società TVT.
Riguardo poi all'asserita preferenza concessa al servizio Alta velocità rispetto al servizio notte, Ferrovie dello Stato ha evidenziato che, come già detto, il servizio notte è in forte perdita e per consentirne il proseguimento in virtù della sua utilità sociale è oggetto di contribuzione statale, mentre i servizi Alta velocità sono effettuati dall'impresa in regime di mercato e si sostengono esclusivamente attraverso i ricavi da traffico.
In riferimento alle riduzioni del servizio carrozze letto e alle conseguenti difficoltà di prenotazione, la società ferroviaria ha, altresì, comunicato che dal 28 luglio scorso è stata chiusa la vendita dell'intero servizio letto sul territorio nazionale Pag. 56a causa di una situazione eccezionale di indisponibilità di carrozze letto, determinata dall'improvvisa sospensione delle lavorazioni da parte della ditta appaltatrice della manutenzione (la RSI di Costa Masnaga). Tale circostanza ha dato luogo alla risoluzione del contratto con la citata ditta per grave inadempimento.
A partire da metà settembre, per limitare i disagi legati a tale sospensione del servizio, Trenitalia ha riaperto la vendita di una quota parte di carrozze letto (circa il 30 per cento dell'offerta), nei limiti delle disponibilità esistenti. Laddove ciò non è stato possibile, l'offerta «sdraiata» è stata assicurata sostituendo le vetture letto con cuccette «Comfort».
Da ultimo, Trenitalia ha fatto sapere che è in corso la procedura di riaffidamento del servizio di manutenzione che, tuttavia, necessita di adeguati tempi tecnici per il suo completamento in quanto si tratta di un settore che prevede lavorazioni estremamente specialistiche.
Passando, quindi, agli aspetti occupazionali delle questioni di nostra più stretta competenza, per quanto riguarda la nostra competenza, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha autorizzato, per il periodo dal 1o maggio 2010 al 30 aprile 2011, la corresponsione del trattamento di integrazione salariale in favore dei lavoratori dipendenti della Wasteels International Italia Srl (appalto Trenitalia Spa per servizi di assistenza, accoglienza, accompagnamento e altre prestazioni accessorie svolti dal personale viaggiante treni notte) per i quali è stato stipulato in data 30 aprile 2010 un contratto di solidarietà che ha stabilito per 12 mesi la riduzione massima dell'orario di lavoro da 38 ore settimanali, come previsto dal contratto collettivo nazionale del settore «attività ferroviarie» applicato, a 15 ore medie settimanali nei confronti di un numero massimo pari a 115 unità, su un organico complessivo di 201.
Tale misura è stato prorogata per ulteriori 12 mesi (fino al 30 aprile 2012) nei confronti di un numero massimo pari a 113 lavoratori su un organico complessivo di 190 unità.
Tengo a precisare che la razionalizzazione del servizio notturno ha generato circa 1.700 esuberi, 900 tra il personale di Trenitalia ed oltre 800 tra i dipendenti delle ditte in appalto o in subappalto. Per i 900 dipendenti di Trenitalia, Ferrovie dello Stato ha individuato le azioni di ricollocazione all'interno del gruppo tali da risolvere completamente la problematica.
Per quanto riguarda, invece, l'esubero di circa 800 dipendenti delle ditte in appalto, voglio precisare che sono così riconducibili: 180 lavoratori all'azienda Wasteels che svolgeva in precedenza prevalentemente servizi di accompagnamento notte su tratte internazionali; 486 lavoratori all'azienda Servirail, che svolgeva servizi di accompagnamento su tratte nazionali; 87 lavoratori all'azienda RSI, che svolgeva servizi di manutenzione, mentre il rimanente numero a servizi subappaltati o, più in generale, all'indotto del settore.
Le tre aziende citate hanno concluso presso gli uffici del Ministero del lavoro e delle politiche sociali le procedure per il licenziamento collettivo. Nel corso di una riunione svoltasi lo scorso 12 dicembre, i competenti uffici del Ministero dei lavoro e delle politiche sociali hanno sollecitato le parti a formalizzare le procedure di cambio appalto con la nuova ditta affidataria provvisoria per definire il numero dei lavoratori che verranno assunti in virtù della clausola sociale, anche al fine di determinare con precisione il numero degli esuberi a cui potranno eventualmente applicarsi trattamenti di sostegno al reddito, anche in deroga.
Faccio presente che Trenitalia ha accolto l'invito del Ministero che rappresento ed ha convocato le aziende interessate alla successione di appalto e le organizzazioni sindacali al fine di favorire una soluzione alla crisi occupazionale appena descritta. Nel corso di tale ultimo confronto, svoltosi alla presenza anche di Trenitalia, l'azienda appaltatrice Angel Service Srl avrebbe quantificato in 320 unità il bacino dei lavoratori interessati dal passaggio di cantiere. Tali lavoratori, pertanto, vanno sottratti dal numero complessivo degli esuberi Pag. 57del settore. In tale occasione, tuttavia, non è stato possibile formalizzare le procedure di cambio appalto fra il cedente e il cessionario a causa della mancata convocazione dell'associazione temporanea di imprese Wasteels Servirail (parte cedente).
Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha manifestato la sua disponibilità, alla luce dei chiarimenti che dovessero derivare dai successivi incontri, a convocare le parti interessate ai fini dell'applicazione delle misure di sostegno al reddito in favore dei lavoratori nei limiti e con le modalità consentiti dalla normativa vigente.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, devo intanto ringraziare il Viceministro per questa risposta. Come avevo già anticipato, è stata una risposta a mio avviso apprezzabile rispetto alla narrazione delle vicende ed agli impegni che si sono assunti e che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali sta portando avanti. Di converso, vi è e rimane un po' in ombra quella storia su cui, ovviamente, si diparte il tutto e su cui, di riflesso, ricadono alcune responsabilità o alcune incombenze - meglio ancora, perché responsabilità è una parola impropria in questa occasione - in capo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Capisco che vi siano 800 esuberi. Qui si deve cogliere questo passaggio. Certamente, vi è il dato occupazione e, soprattutto, questi esuberi che creano delle lacerazioni e dei problemi sociali, senza dubbio. Si tratta di personale che è stato ed è impegnato. Vi è stato il passaggio di appalto, vi è adesso una ditta provvisoria e si stanno espellendo dei lavoratori o vi sono candidati ad essere espulsi dal circuito del lavoro. Certamente, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha dato la sua disponibilità rispetto a quelle che sono le norme, le regole e quant'altro, e tenterà di fronteggiare tali problemi.
Non ho capito, tuttavia, il primo passaggio della risposta, quello relativo alle Ferrovie e a Trenitalia. Siamo sempre lì, signor Presidente e signor Viceministro. Trenitalia e Ferrovie dello Stato che cosa vogliono fare? Abbiamo messo questi treni ad alta velocità a Milano e nel Sud. Anzi, nel Sud non ve ne è nessuno, vi sono falsi treni ad alta velocità perché la Freccia d'Argento è semplicemente un'indicazione di un termine aulico che, ovviamente, sollecita le migliori fantasie. Ma che cosa si vuole fare? Come dicevo, si vuole fare concorrenza con gli aerei e con gli aeroporti?
Questo avviene in una situazione su cui certo questo Governo deve anche misurarsi. Non carico certamente questo Governo, che si è insediato l'altro giorno, di vecchie disfunzioni. Sarebbe stupido e, ovviamente, molto approssimativo, anche sul piano di un approccio parlamentare, fare una valutazione e, soprattutto, un tentativo di questo genere. Certamente, vi è l'assenza di una politica trasportistica e di intermodalità nei trasporti all'interno del nostro Paese, che è stata più volte evocata. Vi è certamente un'assenza di una politica della logistica, perché facendo a pezzetti questi trasporti, come un modulo a se stante, praticamente non si va da nessuna parte. A conti fatti, abbiamo visto saltare, con questi servizi universali, altre cose. Chi non ricorda - ma lo dico senza voler fare alcun riferimento - che oggi, per esempio, le Poste non esistono più. Le Poste fanno altre cose. Svolgono attività bancarie, aprono sportelli, elargiscono credito. La distribuzione della posta è un'incombenza eventuale, di secondo o di terzo tipo.
Ma cosa vogliono fare le Ferrovie dello Stato? Tagliare tutti i servizi notturni? Si dice che questo avviene anche in Europa. Allora, vi deve essere qualche problema, perché non è vero che manca il mercato. È importante anche come si offre un certo servizio e la sua qualità. Però, occorre discutere su queste cose, perché il modo con cui è stata gestita questa vicenda - quella della Servirail e della Wasteels - è balordo e, per alcuni versi, anche arrogante. Rimangono questi esuberi. Mentre i 900, quelli che fanno parte della struttura Pag. 58delle Ferrovie dello Stato, possono essere ricollocati, questa realtà invece, quella che si esplica attraverso l'indotto, ritengo che sia minacciata e che abbia problemi veri e seri.
Quei pochi passeggeri e questo servizio residuale come verranno gestiti? Con quale tipo di garanzie verranno gestiti?
Questo è tutto da capire. Ma chi è che dà un'indicazione rispetto a questo tipo di proiezioni delle Ferrovie a livello europeo? Qual è il centro decisionale? Non esistono evidentemente centri decisionali perché, ad un certo punto, in Europa si scopre che vi sono delle sofferenze per quanto riguarda i treni notte. C'è anche da capire perché, fino a qualche tempo fa, queste grandi sofferenze non c'erano; evidentemente ci sono state delle gestioni poco accorte, comunque i problemi certamente esistono. Il trasporto viario si è potenziato sempre di più e le strutture aeroportuali sono ovviamente sempre più inadeguate rispetto al volume di traffico. Per carità, vi sono degli indicatori molto seri.
Vorrei concludere in questa maniera - non me ne voglia, signor viceministro - ma non posso dichiararmi d'accordo, pur ringraziandola sul piano personale dello sforzo che ha fatto. Lei ha detto qualcosa di molto significativo - anche a braccio - per cui la ringrazio moltissimo perché questo denota una grande sensibilità e volontà da parte di un rappresentante del Governo di capire e di cogliere ogni rilievo. Lei non può essere il terminale di una destinazione, di una lettera, di una posta o di una decisione che viene da chissà dove. Se è possibile, occorre capire il perché ci si trova in queste condizioni e circostanze. Capisco che c'è Montezemolo che dà qualche fastidio e qualche preoccupazione per quanto concerne il problema delle liberalizzazioni. Ma, su questo profilo, come liberalizziamo se alcuni servizi vengono ad essere gestiti in modo così confuso? Bisogna chiarire qualcosa in termini di grande lucidità: il fatto che quei contratti di programma vengano ad essere evocati continuamente costituisce certamente anche un'occasione per rivederli e riadeguarli. Auspichiamo che non siano contratti di programma - mi si consenta - che soltanto qualcuno legge, gestisce o impone. Se siamo per le liberalizzazioni e se sono in sofferenza alcuni servizi, si faccia chiarezza rispetto ad una situazione monopolistica che ha imposto regole, si è sostituita ai Governi, ai Parlamenti e ha gestito i mercati.
Oggi ci sono problemi sul piano economico: se potessimo ricomporre tutti questi tasselli forse non troveremmo una risposta esaustiva ad una soluzione, ma avremmo qualche barlume di verità rispetto alle altre versioni di verità, di cui in questi giorni si è fatta molto incetta.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 14,30, con il seguito dello svolgimento delle interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 13,55, è ripresa alle 14,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente trenta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Tempi e modalità per il completamento degli interventi di adeguamento ed ammodernamento della strada statale «dello Stelvio» n. 38 - n. 2-01258)

PRESIDENTE. L'onorevole Codurelli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza Pag. 59n. 2-01258, concernente tempi e modalità per il completamento degli interventi di adeguamento ed ammodernamento della strada statale «dello Stelvio» n. 38 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, questa interpellanza contiene una richiesta precisa in merito ai fondi già da tempo previsti per la strada statale n. 38 della Valtellina, cosiddetta «dello Stelvio», per interventi di adeguamento e ammodernamento della strada statale, che sono interventi vitali per la viabilità, non adeguata alle necessità della valle ma non solo, essendo una delle vie di comunicazione più importanti per l'economia del turismo.
È un intervento previsto dalla Variante di Morbegno, dallo svincolo di Fuentes, cioè da Colico attraversando la città di Morbegno, e soprattutto Tirano: sono due tappi che veramente creano difficoltà ad un territorio che è periferico rispetto ai grandi centri e alle principali vie di comunicazione, un territorio caratterizzato da una lunga estensione longitudinale sull'asse est-ovest, 100 chilometri di strada per andare da Piantedo a Bormio, o meglio, da Colico che è il paese più vicino. Più del 67 per cento del territorio è posto poi su quote superiori ai 1.500 metri sul livello del mare. Le caratteristiche geografiche del territorio comportano forti difficoltà per spostamenti e comunicazioni e pongono quindi un freno allo sviluppo economico.
Queste sono parole dette alcuni anni fa, quando non si era ancora precipitati nella crisi attuale; pensiamole e portiamole ad oggi, in data odierna e con la crisi che morde ancora di più. La rete stradale è veramente fondamentale, perché è non solo una delle caratteristiche difficoltà di collegamento, ma c'è un problema sulla rete ferroviaria, c'è un problema sui trafori, c'è un problema dato dal fatto che non esiste il trasporto aereo in quella provincia, cosa che bisogna assolutamente che venga in qualche modo compresa. Un ulteriore aggravio deriva dal fatto che la dotazione in questa provincia è notevolmente deficitaria proprio per le esigenze delle imprese e dei cittadini e risulta in peggioramento relativamente al resto del Paese; infatti i dati rilevati - e ciò è veramente importante - nel 2004, e non oggi, in quel territorio, dimostrano che dal 1991 al 2004 sulla rete ferroviaria si sono persi dieci punti rispetto ad altre zone e sulla rete ferroviaria addirittura ventotto. Dunque non siamo in pari nemmeno con la media e siamo assolutamente a nord.
Mi preme fare una breve cronistoria: questo dibattito, rispetto all'ammodernamento della strada in oggetto, è partito nel 1997, quando la regione Lombardia firma una convenzione con l'ANAS; nel 2001 la delibera del CIPE inserisce l'intervento nell'ambito del Corridoio plurimodale padano con accessibilità alla Valtellina per un importo di 480 milioni di euro; nel 2003 la regione Lombardia presenta il progetto definitivo; nel 2004 l'ANAS trasmette alle amministrazioni interessate il progetto definitivo corredato dal programma e dalle risoluzioni, la regione Lombardia trasmette copia della delibera con la quale esprime parere favorevole e il Ministro dell'ambiente sulla base della valutazione esprime parere favorevole; nel 2005 la regione Lombardia evidenzia che una copertura finanziaria di 280 milioni di euro è sufficiente per finanziare un primo stralcio - ed è questo il problema su cui oggi ci si è bloccati - e sul Trivio di Fuentes; l'ANAS comunica al CIPE il quadro della somma già a disposizione per il primo stralcio, che ammonta a 140 milioni di euro.
Il costo definitivo dell'opera sarebbe di 671 milioni, ma si prende atto della copertura finanziaria di 140 milioni per il primo stralcio. Per quanto riguarda il finanziamento del fabbisogno residuo, esso è pari a 140 milioni. Nel 2006 il CIPE, con delibera n. 75, rende disponibili gli ulteriori 140 milioni. Il 18 dicembre 2006 viene firmato un accordo di programma. L'indizione della gara avviene nel maggio 2007. L'avvio dei lavori era previsto entro il 2008 e l'apertura al traffico entro l'estate del 2011. Purtroppo devo dire: era prevista. Nel 2007 - oggi siamo al 22 Pag. 60dicembre 2011 - l'ANAS pubblica il bando di gara per l'affidamento dell'appalto integrato per la variante di Morbegno e dello svincolo di Fuentes. Nel 2008 il MIT trasmette la relazione istruttoria «Accessibilità - I lotto - variante Morbegno» per l'intervento. Il CIPE, con delibera n. 14, prevede e destina i 140 milioni. Per il secondo stralcio si prende atto che, rispetto al progetto definitivo, la variante consente una riduzione del 50 per cento utilizzabile per la parte superiore per Tirano, per completare la copertura finanziaria dell'opera, per la quale sono indicati come disponibili i fondi della regione, della provincia, della Camera di commercio e di altri enti, la cui compartecipazione - ci tengo a sottolineare - è superiore a quanto era destinato della parte centrale. Il 4 giugno 2008 l'ANAS aggiudica l'appalto integrato per la realizzazione dei lavori. Nel 2009 approva il progetto esecutivo per i lavori ed il 19 febbraio trasmette il progetto definitivo, con le modifiche che c'erano state. L'accessibilità rientra - lo sottolineo - tra le opere di cui alla delibera CIPE n. 10 sullo stato di attuazione del PIS. Il 12 maggio viene convocata la commissione relativa al secondo stralcio. In quel momento, come dicevo prima, la fine era prevista per il 2011. Il 18 giugno del 2010 invece il collegio di vigilanza dell'accordo di programma si è riunito a Sondrio, deliberando la possibilità di utilizzare per l'integrazione del finanziamento del I lotto - II stralcio - della variante di Morbegno, i ribassi d'asta, che era possibile poi utilizzare per l'intervento successivo. Nel 2011, nell'allegato infrastrutture del Documento economico e finanziario 2012-2014, si legge che l'opera statale dello Stelvio, del I lotto, è riportata nelle tabelle: programma delle infrastrutture strategiche. Purtroppo ad oggi non ne sono conseguiti gli atti. Ricordo, perché è importante, che la stampa nazionale aveva pubblicato anni or sono - non oggi perché la situazione è ulteriormente peggiorata - che si trattava di una delle strade più pericolose. È stata definita la mappa del pericolo, quella da Napoli allo Stelvio, le capitali della morte. La situazione è ancora peggiore, rispetto ai parametri riportati in quella sede, proprio in un'altra sezione considerata fondamentale, che concerne proprio questo tratto di strada, che non trova ancora il giusto supporto economico da parte dello Stato e del Governo. Aggiungo, inoltre, che è in programma un grosso intervento per la messa in sicurezza nella parte del monte Piazzo, che è la parte prima di arrivare a Colico, ma che non è ancora partito perché i problemi sono enormi. Infatti, chiudere quella parte vorrebbe dire isolare tutto il territorio. Ad oggi 110 milioni di euro (60 ex fondi «legge obiettivo», più 50 ex fondo infrastrutture) che il Governo ha promesso di destinare, non sono ancora arrivati. In questa interpellanza chiedo quali siano i motivi che hanno impedito fino ad oggi tali stanziamenti. Ricordo che a luglio del 2010 in Commissione era stata approvata una risoluzione a mia prima firma, in cui si impegnava il Governo a trovare le risorse proprio per il ritardo accumulato e si sottolineava l'urgenza di intervenire in questo senso con i 60 milioni, più gli altri promessi. All'inizio di quest'anno ci sono stati ulteriori impegni - a parole - da parte Governo in occasione del dibattito sulla legge di stabilità, accogliendo un altro mio ordine del giorno.
Nel mese di settembre vi è stata una risposta a un'interrogazione della sottoscritta, con la quale il sottosegretario Misiti ha creato ulteriore allarme, perché precisava che «l'assegnazione definitiva del contributo di 60 milioni di euro veniva rinviata alla fase dell'approvazione del progetto definitivo della variante», rimandando, quasi, la colpa al territorio. Egli aggiungeva, inoltre, che, rispetto alle risorse, probabilmente, visto il ritardo dei lavori, esse rischiavano di essere tutte destinate al Mose.
Ma, veramente, la parte incredibile di questa storia e vicenda è che tutta la documentazione, invece, è arrivata, come dichiarato dal presidente della provincia con la delibera n. 40 del 3 ottobre scorso, e che tutte le parti coinvolte hanno deliberato le risorse che erano previste in Pag. 61compartecipazione, il BIM con 40 milioni, la regione Lombardia con 63, la camera di commercio con altri cinque milioni: tutti hanno destinato le risorse, mentre, invece, mancano le risorse del Governo.
Ecco perché credo che una risposta, che mi aspetto - mi auguro - positiva, sia indispensabile per il territorio e per far ripartire quest'opera, al fine di non peggiorare ulteriormente una situazione già difficile, aggravata anche da questa crisi economica, perché veramente c'è bisogno di non bloccare gli interventi, ma di farli partire.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per infrastrutture e i trasporti, Guido Improta, ha facoltà di rispondere.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, non vi è dubbio che l'allarme contenuto nell'interpellanza dell'onorevole Codurelli, alla data dell'8 novembre, fosse assolutamente giustificato. Tuttavia, l'ammodernamento della strada statale 38 dello Stelvio è inserito ancora nel primo programma delle infrastrutture strategiche.
L'ANAS ha redatto il progetto definitivo della nuova strada statale 38, lotto 1o, stralcio 2o (dallo svincolo di Cosio allo svincolo del Tartano). Nel mese di febbraio 2009 sono state avviate le procedure di legge obiettivo ai sensi dell'articolo 166 del decreto legislativo n. 163 del 2006.
Ad oggi, sul progetto sono stati acquisiti i pareri favorevoli di tutti gli enti competenti e si è in attesa della delibera finale del CIPE, che avverrà prima possibile, tenuto conto che il Ministro per le infrastrutture e i trasporti, nella seduta del 6 dicembre 2011 - quindi poche settimane fa - avvalendosi del comma 7 dell'articolo 32 della legge n. 111 del 2010, ha confermato la valenza prioritaria dell'intervento, salvaguardando, così, gli investimenti già programmati, che, altrimenti, sarebbero stati suscettibili di revoca, ai sensi del citato articolo 32 della legge n. 111 del 2010, che prevedeva la revoca dei finanziamenti per opere non iniziate a tutto il 2010.
Allo stato, pertanto, risultano assegnati i seguenti finanziamenti: 25 milioni di euro per la realizzazione del primo stralcio; 63 milioni di euro dalla regione Lombardia; 37 milioni di euro dalla provincia di Sondrio; 5 milioni di euro dalla camera di commercio di Sondrio; 40 milioni di euro dal consorzio dei comuni del bacino imbrifero montano dell'Adda.
Per quanto concerne il contributo di 60 milioni di euro, assegnati in via programmatica dalla delibera CIPE n. 14 del 2008 a favore di ANAS, quale soggetto attuatore dell'intervento relativo all'«accessibilità Valtellina: strada statale 38 - I e II lotto», l'assegnazione definitiva è subordinata all'approvazione del progetto definitivo della variante da parte del CIPE, la cui istruttoria è però già in corso.
Per quanto attiene, poi, alla disponibilità degli ulteriori 50 milioni di euro a valere sulle risorse di cui all'articolo 46 della legge n. 122 del 2010, rinvenienti dalla revoca dei mutui accesi con la Cassa depositi e prestiti e non utilizzati, devo ricordare che il comma 3 della medesima disposizione di legge ha previsto la destinazione di tali risorse prioritariamente per il finanziamento del Mose.
Pertanto, come confermato dal Ministero dell'economia e delle finanze, le risorse resesi disponibili sinora, pari a complessivi 336 milioni di euro, sono state destinate al sistema Mose con delibere del CIPE n. 78 del 2010 e n. 5 del 2011.
Non appena verrà accertata l'effettiva disponibilità di nuove risorse da destinare alla strada statale n. 38, proprio in ragione della priorità alla quale facevo riferimento in precedenza, si potrà finalmente e definitivamente procedere alla copertura del fabbisogno economico-finanziario.

PRESIDENTE. L'onorevole Codurelli ha facoltà di replicare.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per questa risposta che, in qualche modo, dà una speranza rispetto alle risorse a disposizione. Pag. 62
Quello, però, che mi preme sottolineare è che non potrò esprimere oggi la mia soddisfazione. Ciò non è certamente da attribuire a questo Governo che ha fatto un passo avanti dicendo che dal 6 dicembre scorso sono stati messi in sicurezza gli investimenti già programmati mentre prima, invece, era tutto in forse.
Quello che mi sento di chiedere e di esprimere con forza ancora è che, visto che siamo alla fine dell'anno, all'inizio del prossimo anno, alla ripresa dei lavori, si possa trovare un momento, il prima possibile, nel quale fissare un incontro per capire quale può essere la data della riunione del CIPE affinché questo deliberi almeno l'entità della prima somma, indispensabile per potere iniziare questi lavori e continuare quelli del primo lotto, per poi pensare anche al secondo lotto. Questo deve assolutamente rappresentare una priorità per questo Governo.
In una situazione dove si dice che bisogna fare ripartire il lavoro e l'economia in generale, questi sono si piccoli contributi, ma indispensabili, alla luce del fatto che, come lei stesso ha sottolineato nella sua risposta, vi sono tante risorse, e molto di più, messe a disposizione da parte del territorio. Sarebbe assolutamente «criminale» non usare questa sinergia per riuscire a fare ripartire l'economia e il lavoro per tutta l'Italia.
In questo caso, dato che stiamo parlando di un'opera che attende da tanto tempo e che è talmente urgente, mi sento di fare un appello affinché si recuperi il tempo perduto, perché ne è stato perso tanto. Nel 2006 si intravedeva una via d'uscita. Poi non si riesce a capire cosa sia avvenuto dal 2008 in avanti, visto che alla fine del 2006 erano state individuate le risorse necessarie. Non si capisce perché in questi anni si sia tutto bloccato, a livello ministeriale ed infrastrutturale, dove non è più stata avviata un'opera.
Ecco perché la ringrazio per la risposta che mi ha dato che, da una parte, tranquillizza, ma, dall'altra, mi spinge a chiederle di tenere attenzionata questa opera il cui iter è iniziato nel 1997. Detto questo, detto tutto. Dal 1997, siamo al 2011 e questo non fa onore alla celerità che dovrebbe esservi affinché le infrastrutture possano avere la risposta adeguata da parte del nostro Paese.

(Iniziative volte alla corretta interpretazione delle disposizioni della legge n. 238 del 2010 in materia di concessione di incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia - n. 2-01261)

PRESIDENTE. L'onorevole Vaccaro ha facoltà di illustrare la sua interpellanza concernente iniziative volte alla corretta interpretazione delle disposizioni della legge n. 238 del 2010 in materia di concessione di incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia n. 2-01261 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

GUGLIELMO VACCARO. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, occorrono pochi minuti per ripercorrere l'iter di approvazione di una legge che ha visto impegnato il Parlamento in questa legislatura, in maniera particolare perché ha condotto, proprio in quest'Aula, all'approvazione unanime di un testo che fa capo ad un'iniziativa legislativa di parlamentari appartenenti a tutti gli schieramenti politici - caso singolare, raro - con una proposta a prima firma dell'onorevole Enrico Letta.
Abbiamo creduto, sin dall'inizio di questa legislatura, in una proposta che potesse offrire a tanti nostri giovani talenti emigrati all'estero per motivi di studio, di lavoro, di potere considerare con favore la possibilità di rientrare nel nostro Paese, di tornare qui in Italia a dare un contributo alla propria patria in un momento in cui l'economia, non solo italiana, ma mondiale, è in grande difficoltà.
Abbiamo cercato di trasformare, in sintesi, un vincolo in un'opportunità. Mi riferisco al vincolo dato dall'emigrazione imponente di tantissimi giovani, sui quali il nostro Paese ha investito negli anni, portandoli al compimento di studi significativi, anche in termini di costi veri e propri. Pag. 63
Come ricordavano nel dibattito, in quest'Aula e poi al Senato, i tanti colleghi che sono intervenuti a sostegno di questa legge, le stime ci dicono che laureare un ragazzo costa mediamente 130 mila euro. Vedere, poi, questo ragazzo, ovvero l'investimento solenne che una famiglia fa e che uno Stato accompagna, lasciare il nostro Paese, per poi non considerare assolutamente la possibilità di rientrare, è un piccolo smacco ed anche un grave danno.
Noi pensiamo di poter offrire a questi ragazzi con questa legge una possibilità in più di rientrare in Italia. Dobbiamo consentire loro di continuare a sperare nella possibilità di impegnarsi a tornare nel nostro Paese e lo dobbiamo fare chiarendo e, se possibile, anche migliorando la normativa.
Proprio il 23 dicembre 2010 il Senato della Repubblica approvava in seconda lettura il testo di legge. Ad un anno di distanza - siamo al 22 dicembre 2011 - non siamo ancora riusciti a portare a regime questa normativa, per una serie di complicazioni emerse durante lo studio del testo ed una serie di attese dovute all'emanazione dei decreti attuativi. Si tratta in particolare di due decreti: quello del Ministero degli affari esteri, che incaricava i consolati nella procedura di attestazione del periodo di permanenza all'estero (nella proposta di legge, divenuta legge, era stata loro delegato questo come compito); quello del Ministero dell'economia e delle finanze, che era chiamato a fissare in maniera più puntuale i profili dei laureati e dei giovani talenti, italiani ed europei, in giro per il mondo, che in qualche modo intendevamo richiamare con una politica vera e propria di attrazione.
Questi due decreti sono stati emanati quest'anno, nei primi mesi del 2011. Abbiamo dovuto poi attendere la circolare dell'Agenzia delle entrate, che è arrivata solo a fine luglio 2011. Possiamo dire che da pochi mesi la legge è definitivamente entrata in vigore ed è oggetto di attenzione e di considerazione da parte di centinaia di giovani italiani, che si trovano tuttora all'estero, e anche di tanti che sono rientrati, scommettendo immediatamente su quest'impianto normativo, aderendo all'invito, che il Parlamento e l'Italia tutta hanno fatto loro, con questa proposta di incentivi.
Tali incentivi ricordiamo consentono a chi rientra di portare a tassazione solo il 30 per cento del reddito per un periodo di tre anni, se è uomo, solo il 20 per cento del reddito per tre anni, se è donna. Anche su questo abbiamo un problema, che segnalo al rappresentate del Governo - e ringrazio il Governo per l'attenzione che sta prestando - con il quale è già in corso un dialogo.
Una legge, che vede l'avvio dell'iter parlamentare a fine 2008 - inizio 2009, che viene approvata a fine 2010, che entra in vigore effettivamente dal 2011 e che prevede incentivi per tre anni, non può «scadere» nel 2013. Va da sé. Infatti, se questo paletto, ovvero se questo limite resta, gli stessi tre anni previsti nella proposta di incentivazione trovano uno scoglio formale, che deve essere rimosso.
Di qui parte anche un appello al Governo in occasione del milleproroghe, che consentirebbe una semplice dilazione o meglio, per così dire, un ripristino dell'arco naturale temporale (per tre anni) di effettiva applicazione della legge - che noi stiamo mettendo a punto in queste ore - e, quindi, fino al 2015, se è possibile.
Così pure, abbiamo riscontrato altre piccole difficoltà interpretative. Ci sono tanti giovani italiani, che si sono recati all'estero per effettuare un periodo di studi o di approfondimento. Pensiamo per esempio ai tanti che si sono recati negli Stati Uniti per i master in business administration. Comunque, possiamo dire che in generale i master durano mediamente 18 mesi.
E allora perché non consentire a tutti questi giovani che hanno conseguito un titolo importantissimo che ha comportato anche investimenti notevoli da parte delle famiglie e da parte degli stessi ragazzi, che spesso, per potersi offrire questa possibilità di crescita e di approfondimento, lavorano contemporaneamente o addirittura lasciano un lavoro in Italia per poter Pag. 64investire i propri piccoli risparmi accumulati all'inizio della propria carriera in un'occasione di studio così importante e significativa?
Anche in questo caso basterebbe ridurre il periodo di permanenza fissato dalla legge da ventiquattro a diciotto mesi per poter offrire ad un vasto panorama di talenti che si sono impegnati in questa attività prevalentemente di studio di poter tornare.
Ricordiamo - lo dico ai colleghi presenti e ringrazio tutti per l'attenzione - che oggi si conclude l'attività di questa Aula in quest'anno. Noi possiamo guardare a tanti ragazzi che sono in giro e che continueranno ad andare all'estero per formarsi e qualificarsi, e far loro sapere che ci sono un Parlamento ed un Governo - soprattutto se ci sarà questa possibilità nel «milleproroghe» - che guardano loro con interesse e disponibilità, favorendone il rientro ma anche sostenendo la partenza. Perché sui talenti e sui giovani in particolare, come ha detto anche il Presidente Monti nel corso della presentazione alla Camera del suo programma, c'è da scommettere. In un'epoca di globalizzazione è scontato, in molti casi necessario e dovuto, andare, partire e approfondire, ma è anche importante che ci sia un sistema Paese che consente a chi ha fatto questa scelta non scontata - perché sappiamo che non è mai semplice spiegare le vele e andare in mare aperto fuori dai confini nazionali - di poter tornare, perché ci sono considerazione e disponibilità effettive.
Noi chiediamo con questa interpellanza urgente al Governo di approfondire - anche grazie ad un confronto ulteriore che speriamo ci sia stato o possa avvenire in tempi rapidissimi con l'Agenzia delle entrate - una serie di piccoli problemi interpretativi e applicativi che i talenti italiani in giro per il mondo ci hanno segnalato su un blog che abbiamo aperto, molto visitato e consultato e che è registrato sotto il dominio www.controesodo.it, per poter dire effettivamente che la legge è funzionante, è fatta per chi è andato all'estero per 18 mesi o due anni e ha voglia di rientrare in Italia. Noi purtroppo - questa è la ragione di questa interpellanza urgente, signor sottosegretario, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, signor Presidente - non ci siamo ancora riusciti. Il fatto che su questo blog che, lo ripeto, è consultabile, www.controesodo.it, ci siano decine di commenti che segnalano difficoltà interpretative e applicative - dal consolato che non riesce ancora a sapere come fare a certificare - un consolato lo sa, un altro consolato non lo sa - l'Agenzia delle entrate che risponde ad alcune domande in maniera non sempre puntuale e definitiva lasciando aperte ulteriori possibilità di approfondimento - allontana questi giovani dall'ipotesi di rientro e sottrae alla nostra economia occasioni di crescita. Infatti questi ragazzi, rientrando, riportano tutto l'investimento che noi abbiamo sostenuto per formarli insieme alle loro famiglie, riportano un'accresciuta capacità acquisita grazie a periodi di studio e di lavoro all'estero, con un know how straordinario, con un capitale relazionale significativo e lo fanno dando un contributo in termini di gettito all'erario. Infatti, nonostante lo sconto o meglio la riduzione della parte di imponibile che si presenta poi all'imposizione fiscale, dobbiamo pensare che tutto ciò che arriva all'imposizione è tutto un valore aggiunto.
Infatti noi oggi da questi potenziali produttori di reddito non riceviamo alcuna dichiarazione. Quindi si tratta di un caso straordinario, unico. Questo Parlamento ci ha creduto, questa Camera ha votato all'unanimità (lo ripeto, è un caso rarissimo) e di qui l'appello accorato al Governo nel rispondere oggi, con il «milleproroghe», con una nuova circolare dell'Agenzia delle entrate, con ulteriori inviti a tutti i consolati e alle reti diplomatiche italiane in giro per il mondo a promuovere questa occasione. E proprio in un periodo di crisi chi ha scommesso su una grande esperienza altrove può considerare con maggior favore la possibilità di ritornare qui da noi a mettere in campo un'iniziativa produttiva, un'esperienza professionale di lavoro autonomo, o dare il proprio Pag. 65contribuito all'interno di un'organizzazione complessa, perché la legge consente anche a chi rientra da assunto di poter beneficiare di questa riduzione delle imposte.
Abbiamo bisogno di risposte puntuali. L'interpellanza fa riferimento a sette questioni. Speriamo che, così come il Senato della Repubblica il 23 dicembre dello scorso anno, chiudendo di fatto l'attività di quell'Aula, ha saputo e voluto dare un messaggio a tutti questi italiani che sono in giro per il mondo, lo possa fare anche quest'Aula, oggi, in questo ultimo giorno di lavoro grazie alla risposta del Governo, per poter dire ai tanti ragazzi che sono in giro e che vogliono tornare e a quelli che sono tornati avendo scommesso su una buona legge (da tutti considerata una buona legge), di poter stare sereni che c'è un Governo che pensa seriamente a quello che loro hanno fatto ritornando nel nostro Paese, per poterli accompagnare, e per poter soddisfare questo desiderio di crescere insieme a noi in questa fase di difficoltà.
Con questo potrebbe essere conclusa la mia illustrazione e mi riservo nella replica di considerare tutto ciò che verrà fuori dalla risposta del sottosegretario.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Gianfranco Polillo, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'interpellante ha già ricordato quali sono state le caratteristiche della legge n. 238 del 2010, che fu approvata dopo una lunga gestazione parlamentare approfittando - come spesso accade nella storia parlamentare - di una finestra che si aprì all'improvviso e che consentì la sua approvazione. In qualche modo fu un'approvazione fatta con grande fretta e quindi la stessa disposizione di legge recò e reca tuttora alcune contraddizioni interne che sono quelle evidenziate dall'interpellante e che in qualche modo dovremo correggere.
Ricordo che la legge ebbe un carattere bipartisan proprio per dare soluzione ad un problema lungamente sentito e dibattuto. Negli anni Settanta si diceva che l'Italia era un Paese strano perché esportava tutto: uomini, merci, e capitali. Oggi la situazione è decisamente cambiata, ma purtroppo noi costringiamo ancora giovani con una cultura superiore a lasciare il Paese per trovare all'estero la loro formazione ed eventualmente per lavorare all'estero quando non trovano lavoro in Italia nonostante i costi sostenuti per l'istruzione primaria a cui ha fatto cenno l'interpellante. Quindi sono d'accordo con lui, si tratta di un impoverimento netto specialmente in un mondo che vive soprattutto (il mondo di oggi) di tecnologia e di globalizzazione. Sono giovani lavoratori che, tornati in Italia, con il loro contributo offriranno un'accelerazione forte nei processi di modernizzazione complessiva del Paese stesso. Aggiungo che non vi sono oneri - come diceva l'interpellante - perché queste maggiori entrate, seppure ridotte rispetto agli standard di imposizione fiscale, non sono conteggiate nel tendenziale. Come vedete esistono le condizioni oggettive per cercare di risolvere i problemi indicati dall'interpellante.
Come farlo? In parte lo faremo, secondo quello che ci scrive l'Agenzia delle entrate, con un documento di prassi - che è un termine un po' «misterioso», gergo assolutamente burocratico, ma presumo che si tratti di una circolare - nel quale cercheremo di affrontare i nodi non di carattere legislativo. Questo avverrà con un incontro preliminare del responsabile dell'Agenzia delle entrate direttamente con gli interpellanti. So che questo incontro era già fissato, poi per motivi di calendario specialmente collegati ai lavori della Camera non è stato possibile aderire a questa prospettiva. Vedremo se con modifiche normative mirate riusciremo in qualche modo a far fronte a questi problemi direttamente nel decreto-legge di fine anno, che su indicazione del Presidente del consiglio preferiremmo non definire più «milleproroghe», un po' per motivi scaramantici, ma anche soprattutto perché riteniamo che il provvedimento sarà molto Pag. 66più asciutto e sarà molto limitato alla materia specifica che intenderà trattare.
Con questo credo di aver concluso la mia risposta e auguro all'interpellante buone feste, visto che oggi è l'ultima seduta della Camera.

PRESIDENTE. L'onorevole Vaccaro ha facoltà di replicare.

GUGLIELMO VACCARO. Signor Presidente, dichiaro una piena soddisfazione per quello che ho ascoltato e credo di poterlo dichiarare a nome di tutti i giovani interessati alla rapida, totale, corretta, piena applicazione di questa legge. Glielo dobbiamo, lo dobbiamo a questi giovani che sono rientrati, a quelli che vogliono rientrare, risolvendo le incertezze al più presto. Io stesso ho aggiornato l'impegno e il confronto che c'era con l'Agenzia delle entrate da oggi a domani, sperando che questo documento di prassi che il sottosegretario annunciava possa essere in qualche modo adottato ad horas, nelle prossime giornate o, al massimo, nelle prossime settimane, per offrire una risposta definitiva a tutti quelli che hanno qualche preoccupazione, che dobbiamo fugare. Bisogna, se possibile, con questo provvedimento di fine anno, risolvere questi aspetti legati alle date. Un terzo aspetto che non ho esposto nella mia illustrazione riguarda la data che è stata inserita per la maturazione dei requisiti al 20 gennaio del 2009, cioè all'atto del deposito della proposta di legge alla Camera dei deputati, facendo riferimento ad una modalità che, forse, ha risentito anche di una mia precedente esperienza professionale che prevede, per tutto ciò che riguarda i programmi consegnati all'Unione europea, una possibilità di eleggibilità retroattiva fissata alla data dell'inoltro alla Commissione. Tutti i giovani che sono rientrati, pur avendo i requisiti al 20 gennaio 2009, nel periodo di valutazione e di approvazione della legge si ritrovano in un limbo che non consente loro di sapere - ma questo vale anche per chi non è rientrato, pur avendo la possibilità di farlo, per altre questioni ancora aperte - se sono alla fine beneficiari o meno di questa disposizione.
Abbiamo ancora un lavoro importante da fare sulla mobilità dei giovani, sulla possibilità di farli crescere e di farli tornare, ma, soprattutto - lo aggiungo perché può essere questo un punto di lavoro qualificante per il prosieguo della legislatura -, anche sulla capacità di attrarre talenti stranieri in Italia. Questo è un altro deficit che il nostro Paese ha. Abbiamo un saldo complessivamente negativo perché esportiamo e non importiamo; non riusciamo a riportare, ma, soprattutto, non riusciamo ad attrarre. Dobbiamo darci da fare; diversamente anche la sfida della competitività, che diventa sempre più globale e sempre più difficile da affrontare, quella che nel mondo si chiama la battaglia dei talenti, per noi non potrà che segnare una sconfitta.
Se il Governo Monti, dando credito a queste richieste, riuscirà a rilanciare la prospettiva di questa legge, noi avremo fatto un grande lavoro. Questi giovani, come abbiamo detto in un convegno recente che si è svolto negli Stati Uniti d'America, sono come delle cellule staminali che possono essere riportate in tessuti in qualche modo debilitati o profondamente segnati della nostra società, della nostra economia, e farla ripartire perché insieme al loro sapere, alle loro relazioni, possono creare le condizioni per risanare e rilanciare aree di difficoltà. Penso in particolare - questo mi sia consentito per le mie origini - al Meridione d'Italia che è il più grande esportatore di talenti presso il Nord e presso l'estero di questo nostro grande Paese.

(Iniziative volte a salvaguardare la stabilità dell'Eurozona ed elementi in ordine alle reali prospettive della moneta unica europea - n. 2-01288)

PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01288, concernente iniziative volte a salvaguardare la stabilità dell'Eurozona ed elementi in ordine alle reali prospettive della moneta unica europea (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

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LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor sottosegretario, la mia interpellanza urgente verte su dei rumors, su quello che da alcuni mesi si vocifera. In particolare, mi è stato detto in maniera confidenziale da alcuni nostri esponenti dell'intelligence che operano in Europa.
E poi l'abbiamo rivisto su tutti i maggiori quotidiani italiani e stranieri che nell'interpellanza cito, da quelli americani, inglesi a quelli italiani (la Repubblica, Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore, Milano Finanza) sono tutti a dire la stessa cosa, tant'è che mi sono fatto accompagnare a vedere questo stabilimento in Svizzera dove si dice che vengono stampati marchi o euro forti con particolarità abbastanza sofisticate.
Questa signora Merkel, il Primo Ministro tedesco ha questo piano B e lo sta portando avanti con forza, tant'è che a livello dell'Eurozona è quella che dice continuamente e sistematicamente «no» ad ogni appello che tutti i Governi dell'Eurozona stanno facendo, ultimamente Sarkozy compreso che è il leader francese. La stessa Svizzera sta preparando lo studio per un franco a 1,25-1,30 dall'attuale 0,80. La stessa Inghilterra ovviamente si sta preparando a far sì che siano pronti ad un'eventuale debolezza del dollaro e a questo piano B della Germania.
Ovviamente questo ci porta a riflettere perché ci porta indietro, signor sottosegretario, di diversi anni, di 15 anni, quando l'Italia assieme agli altri Paesi europei, alla presenza di un Governo debole - non le sto a ricordare da chi era guidato quel Governo perché lo sa perfettamente - passò all'euro e adottò il cambio euro-lira. Siamo andati al cambio a 1936,27, cioè il popolo italiano, la gente italiana ha pagato l'unità della Germania. La Germania in quel momento era forte, gli statisti italiani erano stati giustamente per gli interessi dei Paesi Inghilterra, Francia e Germania. Avere un Governo debole in Italia è nel loro interesse, perché riescono ad ottimizzare, a conquistare non più con gli eserciti ma con l'economia il nostro Paese. In quel periodo è stata svenduta una parte dei gioielli di famiglia delle ricchezze che avevamo, delle nostre partecipazioni e molte di queste sono andate a Paesi stranieri. I latini erano nostri maestri di vita e di cultura: mors tua vita mea. L'hanno applicata e noi ovviamente abbiamo dovuto soccombere e stiamo pagando ancora adesso quel cambio folle.
Quel cambio è stato utile ai Paesi stranieri e al capitalismo familiare italiano che ha vissuto di quel cambio. Lo conosciamo tutti: questo capitalismo familiare italiano vive solo di aiuti di Stato, considera il popolo ignorante e credulone e quindi tutti a sostenere i loro bisogni, a dividere gli utili e a socializzare le perdite. Ovviamente quest'ultimo punto è quello che si ripete quotidianamente e poi si inventano di tanto in tanto di scendere in politica, perché vogliono occupare anche quelli che sono i posti della rappresentanza del popolo sovrano.
Non vorrei che fossimo in questo momento, signor sottosegretario, in una situazione analoga e che noi non abbiamo un piano B, né qualcuno in via XX Settembre che si occupi di questo piano B, se dovesse accadere che la Cancelliera tedesca veramente stampasse i marchi o quell'euro che nella mia interpellanza è ben descritto. Infatti, signor sottosegretario, lei conosce perfettamente - glielo ho fatto vedere - sia lo stabilimento in fotografia che la prova di stampa di quel marco o euro forte.
In effetti noi dovremmo essere pronti, non come quindici o vent'anni fa, in quel cambio, in quel cambio folle per il popolo italiano, ma in questo nuovo euro forte o euro debole, con marco e franco svizzero che si sta preparando a questa evenienza. Le sto dicendo questo anche perché è ovvio che la Germania, nel fare questo, in un'Europa in cui il baricentro è sbilanciato sul Baltico, soffre la presenza di Paesi del Mediterraneo che sono marginali. L'Italia è per l'Europa l'equivalente del meridione: è un problema e quindi cercano di distaccarci. E lo fanno, come è sempre successo dalla storia del mondo ad oggi, con le questioni economiche. Infatti le guerre si vincono solamente con l'economia, Pag. 68non certamente con gli eserciti, perché gli eserciti si mantengono con l'economia. Ora la storia si ripete: Giovanbattista Vico, questo filosofo napoletano, ha sempre parlato di corsi e ricorsi storici.
In questo momento a me viene in mente il sorrisetto tra Merkel e Sarkozy, nel cercare di togliere dall'Italia un Governo forte e rappresentativo e di sostituirlo con un altro, ancorché autorevole, che ha avuto la fiducia di uno straordinario numero di parlamentari e senatori. Tuttavia non vorrei che questa fosse una storia che si ripete, congeniale a questo capitalismo familiare - non le faccio i nomi, ma li conosce perfettamente - di capacità assolutamente priva, che fa solo ed unicamente i suoi interessi e vuole ricevere solo aiuti di Stato. Quindi non vorrei che questi poteri forti, ovviamente assieme all'interesse della finanza e del capitalismo europeo, facessero in modo ancora una volta di prendere dall'Italia quei proventi per tamponare i buchi che le loro banche, le tedesche in particolare, ma anche le francesi e le inglesi, hanno con la Grecia ed altri Paesi che stanno andando in default. Infatti, non sono le nostre banche ad avere quei titoli spazzatura, sono le banche di questi Paesi.
Concludo: è un fatto che la Cancelliera Merkel continui ad ostinarsi a non voler far stampare moneta alla BCE, mentre gli Stati Uniti lo stanno facendo, l'Inghilterra sta facendo, il Giappone lo sta facendo, la Svizzera lo sta facendo, l'India lo sta facendo, la Cina e così via. Qual è l'obiettivo di questa signora? Non c'è altro che un obiettivo: cercare di conquistare - senza i carri armati, con l'economia - l'autorevolezza e la sovranità almeno economica del popolo italiano.
Detto questo, nell'interpellanza urgente in esame è specificato dove si stampano, secondo il sottoscritto, con quale inchiostro, è dettagliata nei particolari e ciò è anche confermato da un mucchio di autorevoli giornali ed economisti internazionali: sono tutti citati nell'interpellanza urgente, che ovviamente non le ho letto, però le ho riassunto in maniera sommaria, ma credo anche precisa e puntuale.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Gianfranco Polillo, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, io vorrei ringraziare innanzitutto l'interpellante per aver posto il problema e per la denuncia implicita che c'è nelle sue parole circa una cattiva comunicazione fatta da alcune autorevoli fonti di informazione - e io direi: malgrado l'autorevolezza delle testate che hanno ospitato e che continuano ad ospitare articoli, analisi, saggi - che appunto esternano la tesi di un possibile default dell'euro, con tutte le conseguenze che ne deriverebbero e con tutte le varianti del caso: euro di prima classe, euro di seconda classe, e così via; non rendendosi conto che questi elementi, che poi smentirò in maniera categorica, e la fattibilità stessa di piani di questo genere, in qualche modo, contribuiscono a dare alimento ad una speculazione che, come i lor signori sanno, non si muove soltanto sul terreno dell'analisi oggettiva, ma si nutre di sentiment, si nutre di impressioni, si nutre di humor.
L'interpellante ha fatto riferimento un po', seppure per grandi linee, a quella che è stata l'origine, la nascita dell'euro, ed io sono d'accordo con le sue considerazioni. Aggiungo soltanto un particolare, e cioè che il cambio che fu allora stabilito, indubbiamente sfavorevole all'Italia, fu la conseguenza del processo di unificazione tedesco, che avvenne ipotizzando un cambio tra il vecchio marco della Germania occidentale e il marco della Germania orientale che, come dicono gli economisti, fu stabilito «one to one», cioè un marco occidentale contro un marco orientale. Questo fu fatto per motivi evidenti di carattere politico, perché altrimenti si sarebbero creati cittadini di prima e di seconda serie. Tuttavia, la conseguenza di quell'equiparazione doveva essere una svalutazione del nuovo marco, svalutazione Pag. 69che non avvenne per motivi di prestigio internazionale e che fu supportata da una forte politica restrittiva da parte della Germania stessa, che attirò capitali dall'estero per contribuire ad accelerare il processo di unificazione.
Questo significa, quindi, che, se esaminiamo il processo storico, dobbiamo dire che all'unificazione tedesca ha contribuito tutto l'Occidente, che tale contributo ha pagato per porre fine definitivamente alla ferita della Seconda guerra mondiale e aprire una nuova prospettiva di carattere generale. Sarebbe interessante ricordare alla Germania, oggi, qual è stato questo contributo e qual'è stata la generosità dimostrata dai partner europei nei confronti di quel problema specifico.
Quello che voglio dire, questo premesso, è che, per quanto ci riguarda, l'euro non è in discussione e, quindi, non esiste nessun «piano B»; nessuno sta pensando ad un «piano B», tanto meno all'interno del Ministero dell'economia e delle finanze. Questo non solo lo dico come rappresentante del Governo, ma lo dico, se mi consentite, sia come economista, sia come cittadino italiano, perché l'eventuale conseguenza di tali sconsiderate considerazioni, sarebbe di natura catastrofica in senso ampio, non solo sul piano economico, come cercherò di argomentare seppure brevemente, ma anche sul piano politico.
Sul piano economico, infatti, qualora si verificasse una situazione di quel genere, vi sarebbe uno scompiglio generalizzato negli equilibri valutari di tutto il mondo, con un susseguirsi di rivalutazioni e svalutazioni che farebbe regredire la situazione internazionale a quella che fu la situazione degli anni Settanta, quando, come ricorderete, vigeva un regime di cambi flessibili che, alla fine, ha rischiato di distruggere l'essenza stessa del commercio internazionale.
Il risultato di quegli anni - voglio qui ricordarlo - fu la stagflation, questo misto di inflazione e recessione, che determinò tante conseguenze negative nel nostro Paese, con il sorgere anche di fenomeni di terrorismo, che furono marcati in quegli anni, in conseguenza della grave crisi economica che si determinò. Ma la conseguenza più grave - è per questo che auspico che in Germania si possa affrontare questo problema - sarebbe che sul piano politico ci troveremmo di nuovo ad una frantumazione dell'Europa, un po' ritornando a quello che fu il periodo del Novecento - che rimane ancora un secolo tragico, per molti versi, nella storia dell'umanità - in cui, da una parte, ci troveremmo una Germania unita e isolata dal contesto europeo.
Dall'altra parte però ci ritroveremmo di nuovo una Russia che, non solo deve fare ancora molti passi sulla strada di un'evoluzione di tipo democratico, ma che ha innanzitutto un potenziale bellico molto superiore a quello tedesco, se non altro perché è in possesso della bomba atomica, e nello stesso tempo è un Paese che ha grandi risorse finanziarie, dovute al controllo di grandi risorse energetiche e petrolifere, le quali, l'abbiamo visto nelle vicende che hanno interessato la politica interna ed estera russa, sono state utilizzate come armi per condizionare la situazione dei Paesi limitrofi.
Quindi, è uno scenario catastrofico, come si vede, sia da un punto di vista economico, sia da un punto di vista politico; non c'è alternativa alla permanenza dell'euro e chiunque sogni improbabili piani «b» commette degli errori di carattere sistemico e di carattere analitico, che hanno come sola conseguenza quella di alimentare ulteriormente la speculazione internazionale.
Noi esaminiamo con grande attenzione il dibattito che c'è all'interno degli Stati Uniti, dove sono distinguibili, lo dico in modo schematico, due diverse posizioni, a volte tra di loro non collimanti. Da una parte ci sono le posizioni di coloro che hanno il controllo dell'economia reale e dell'innovazione e quindi di quella parte dell'establishment americano che produce beni che vuole esportare e che perciò è fortemente interessato all'esistenza di un mercato europeo. Quest'ultimo, come ricorderò, è uno dei principali mercati di consumo del mondo e quindi un conto è Pag. 70vendere lo stesso prodotto in un mercato che ha un'unica moneta e un altro è vendere tale prodotto in un mercato segmentato che ha tante monete dove, quindi, i costi di transazione, come dicono gli economisti, sarebbero destinati a crescere.
C'è invece un'altra posizione contrapposta, che è quella del mercato finanziario internazionale, che non vede di buon occhio l'affermarsi dell'euro perché l'euro, in qualche modo, insidia il dollaro come unica moneta di riserva e, quindi, consente di determinare una situazione a livello mondiale in cui viene meno l'obbligo, specialmente da parte dei Paesi creditori che hanno forti attivi della bilancia commerciale, di investire soltanto in dollari. Questo è un elemento che ovviamente determina una situazione di competizione conflittuale e quindi da quella parte dell'establishment americano c'è una certa attesa, una certa speranza che, in qualche modo, il processo unitario in Europa si trovi in una fase molto difficile, una fase di transizione, perché noi sappiamo che indietro non possiamo tornare ma non possiamo nemmeno rimanere fermi. Noi dobbiamo andare avanti e l'unico modo per andare avanti è accelerare il processo della costruzione europea e passare da una comunità caratterizzata soltanto da elementi comuni sul terreno economico, mercantile e finanziario, ad una governance più complessiva. È appunto quello lo sforzo che stiamo tentando di fare, cercando da un lato di accelerare il risanamento finanziario di ciascun Paese, che è una delle gambe di questa strategia, e dall'altro però di trovare strumenti comuni per intervenire sui mercati finanziari e contrastare la speculazione.
Come si vede, non ho qui la pretesa di esaurire un argomento così complesso, ma le forze in gioco sono molto, molto forti e non posso che concludere con una vecchia definizione di un grande autore americano, un grande studioso americano, Kindleberger, che è stato uno dei più acuti analisti della crisi del 1929. In conclusione egli disse che in quegli anni l'egemonia economica si era spostata, passando dall'Europa agli Stati Uniti; ma siccome l'egemonia comporta oneri ed onori, gli Stati Uniti non colsero questo elemento di novità e si comportarono in modo da voler avere soltanto i vantaggi dell'egemonia, senza pagare pegno per quello che invece era l'esercizio di questa nuova potestà. La conseguenza di questa mancata consapevolezza fu appunto la crisi del 1929.
Mi auguro, specialmente da parte delle autorità tedesche, che su testi di questo genere si sia fatta una adeguata riflessione per non commettere errori analoghi a quelli che l'umanità ha commesso negli anni citati prima con la crisi del 1929.

PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di replicare.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, ovviamente sono soddisfattissimo, anche perché il sottosegretario ha dimostrato le sue indubbie capacità; è uno dei rappresentanti di questo Governo più autorevole e lo seguo, ogni tanto, nei dibattiti politici. Mi dà la grande soddisfazione di far stare zitti i giornalisti che non conoscono la materia.
So che commentano, quando escono dai dibattiti, «ohimè, questo è preparato, è dura prenderlo in castagna». Il fatto che, sia in questa interpellanza urgente che nella precedente, è andato a braccio, signor Presidente, e non abbia letto lo speech come tutti gli altri - sono qui da questa mattina, ho visto oltre venti interventi e tutti hanno letto quello che hanno loro preparato gli uffici - le fa ovviamente onore.
Il sottosegretario Polillo ha fatto una citazione di un noto economista, mentre io faccio quella di mia madre, una casalinga, una donna umile che mi ha sempre detto di stare attento ai germanici, che da sempre sono venuti in Italia per invaderla e per conquistarla, dal tempo dei barbari a quello della grande cultura romana fino alla seconda guerra mondiale dopo l'8 settembre (ma anche prima, con Hitler e i carri armati). Ultimamente sono venuti con il marco e adesso vorrebbero ritornare con il «piano b».
Hanno nel DNA di arrivare in Italia e prendersi tutto quello che abbiamo. Non è Pag. 71razzismo, ma la storia ci ha insegnato questo. Ovviamente li dobbiamo guardare sempre con rispetto e sapere che non faranno mai i nostri interessi. Vedo che questo Governo e il sottosegretario che lo rappresenta ha ben colto tale aspetto nell'esempio che ci ha fatto del default e della crisi del 1929. Qui faceva un appello interessantissimo per dire che, anche se è il locomotore dell'economia europea in questo momento, deve stare attenta agli oneri e agli onori e che pertanto non deve guardare solo gli onori, ma deve tenere in considerazione anche gli oneri, perché altrimenti rimarrebbe sotto le proprie ambizioni e macerie.
Mi auguro - e concludo - ed invito il sottosegretario, che è preparatissimo, ed il Governo in questo campo e soprattutto per questa materia a monitorare bene la situazione economica, in quanto poi il «non me lo aspettavo» e il «non lo prevedevo» significherebbero il default dell'economia italiana. Tuttavia, sono convinto che con la maggioranza che ha questo Governo nel futuro guarderà verso lo sviluppo e non più verso le tasse.
Sappiamo infatti che ormai è stato raggiunto il livello massimo e forse si dovrebbe iniziare la curva discendente detassando e abbassando la pressione fiscale. Sicuramente il Governo avrà autorevolezza anche in Europa, come la aveva in campo internazionale ed europeo il precedente Governo, per far sentire la nostra voce, suscitare il nostro rispetto e, perché no, magari saremo noi a sorridere nei loro confronti, quando magari il prossimo anno vedremo che i due protagonisti dei sorrisi non saranno più presenti nella scena politica italiana.
Concludo, signor Presidente - ovviamente lo faccio a titolo personale, ma credo di rappresentare anche i 628 deputati che occupano questi scranni - augurandole, visto che il mio è l'ultimo intervento di quest'anno, buone feste, buon Natale e arrivederci al prossimo anno. Auguri anche a lei, signor sottosegretario Polillo.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barani, anche per gli auguri che formulo anche a lei, alla sua famiglia e naturalmente a tutti i colleghi che verranno comunque raggiunti da queste parole. Cogliamo l'occasione anche per ringraziare anche tutti i funzionari e tutto il personale della Camera che ci ha accompagnato in quest'anno di lavoro. Auguri naturalmente anche al Governo, anzi, soprattutto al Governo.
È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Irrogazione di sanzioni ai sensi dell'articolo 60 del Regolamento.

PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza nella odierna riunione ha preso in esame gli episodi avvenuti nel corso della seduta dell'Assemblea del 15 dicembre 2011.
L'Ufficio di Presidenza, visti gli articoli 12 e 60 del Regolamento della Camera dei deputati, ha deliberato: di censurare il comportamento tenuto dal deputato Gianluca Buonanno; di irrogare al deputato Fabio Rainieri la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di tre giorni di seduta. La decorrenza avrà effetto dalla giornata di lavori parlamentari successiva a quella odierna.
Ricordo che, ai sensi dell'articolo 60, comma 3, del Regolamento, le decisioni in tema di sanzioni adottate dall'Ufficio di Presidenza sono comunicate all'Assemblea e in nessun caso possono essere oggetto di discussione.
Constato che l'onorevole Fabio Rainieri non è presente in Aula.

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, i lavori dell'Assemblea Pag. 72riprenderanno martedì 10 gennaio, con la seguente articolazione:

Martedì 10 gennaio (ore 15, con eventuale prosecuzione notturna).

Discussione della Relazione sulla contraffazione nel settore agroalimentare approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale (Doc. XXII-bis, n. 2).

Discussione sulle linee generali:
mozioni Laffranco ed altri n. 1-00761 e Pedoto ed altri n. 1-00730 concernenti iniziative in sede comunitaria in relazione a misure in materia di composizione ed etichettatura dei prodotti alimentari destinati alle persone intolleranti al glutine;
proposta di legge n. 4166 - Norme in materia di misure per il contrasto ai fenomeni di criminalità informatica (Approvata dal Senato).

Mercoledì 11 (ore 16, con eventuale prosecuzione notturna) e giovedì 12 gennaio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 13 gennaio) (con votazioni).

Alle ore 15 avrà luogo lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata con l'intervento del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Seguito dell'esame:
Relazione sulla contraffazione nel settore agroalimentare approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale (Doc. XXII-bis, n. 2);
mozioni Reguzzoni ed altri n. 1-00769, Monai ed altri n. 1-00772, Meta ed altri n. 1-00773 e Biasotti ed altri n. 1-00778 concernenti iniziative in materia di accordi bilaterali nel settore del trasporto aereo, con particolare riferimento alla questione dell'operatività della compagnia Singapore Airlines presso l'aeroporto di Malpensa;
mozione Laffranco ed altri n. 1-00761 e Pedoto ed altri n. 1-00730 concernenti iniziative in sede comunitaria in relazione a misure in materia di composizione ed etichettatura dei prodotti alimentari destinati alle persone intolleranti al glutine;
proposta di legge n. 4166 - Norme in materia di misure per il contrasto ai fenomeni di criminalità informatica (Approvata dal Senato).

Giovedì 12 gennaio, alle ore 12, avrà luogo l'esame della domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Cosentino (Doc. IV, n. 26).

La Conferenza dei presidenti di gruppo sarà convocata giovedì 12 gennaio per definire il programma dei lavori per il periodo gennaio-marzo ed il calendario relativo al restante periodo del mese di gennaio.

L'organizzazione dei tempia per la discussione degli argomenti previsti sarà pubblicata in calce al Resoconto stenografico della seduta odierna.

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Fabio Meroni, proclamato in data 21 dicembre 2011, ha aderito al gruppo parlamentare Lega Nord Padania.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

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Martedì 10 Gennaio 2012, alle 15:

1. - Discussione della relazione sulla contraffazione nel settore agroalimentare approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale (per la discussione sulle linee generali) (Doc. XXII-bis, n. 2).

2. - Discussione delle mozioni Laffranco ed altri n. 1-00761 e Pedoto ed altri n. 1-00730 concernenti iniziative in sede comunitaria in relazione a misure in materia di composizione ed etichettatura dei prodotti alimentari destinati alle persone intolleranti al glutine (per la discussione sulle linee generali).

3. - Discussione della proposta di legge (per la discussione sulle linee generali):
S. 2271 - d'iniziativa dei senatori: CASSON ed altri: Norme in materia di misure per il contrasto ai fenomeni di criminalità informatica (Approvata dalla 2a Commissione permanente del Senato) (C. 4166).
- Relatore:
Rossomando.

La seduta termina alle 15,45.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI PREVISTI

Doc. XXII-bis, n. 2 - Relazione sulla contraffazione nel settore agroalimentare

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore.

Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 50 minuti (con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 35 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 3 minuti
Partito Democratico 1 ora e 2 minuti
Lega Nord Padania 31 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 26 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 24 minuti
Popolo e Territorio 23 minuti
Italia dei Valori 22 minuti
Misto: 24 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 4 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 3 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 3 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti
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Mozione n. 1-00761 e abb. - Composizione ed etichettatura dei prodotti alimentari destinati alle persone intolleranti al glutine

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 51 minuti (con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 29 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 2 minuti
Partito Democratico 1 ora e 1 minuto
Lega Nord Padania 30 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 23 minuti
Popolo e Territorio 22 minuti
Italia dei Valori 22 minuti
Misto: 24 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 4 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 3 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 3 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

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Pdl n. 4166 - Misure per il contrasto ai fenomeni di pirateria informatica

Tempo complessivo: 11 ore e 30 minuti, di cui:

  • discussione generale: 5 ore e 30 minuti;
  • seguito dell'esame: 6 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 10 minuti 10 minuti
Governo 10 minuti 10 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti 5 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale 50 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 51 minuti (con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 15 minuti 4 ore e 29 minuti
Popolo della Libertà 35 minuti 1 ora e 2 minuti
Partito Democratico 35 minuti 1 ora e 1 minuto
Lega Nord Padania 31 minuti 30 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 31 minuti 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 31 minuti 23 minuti
Popolo e Territorio 31 minuti 22 minuti
Italia dei Valori 30 minuti 22 minuti
Misto: 31 minuti 24 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti 6 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 5 minuti 4 minuti
Fareitalia per la Costituente
Popolare
4 minuti 3 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 4 minuti 3 minuti
Liberal Democratici-MAIE 3 minuti 2 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 3 minuti 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 3 minuti 2 minuti
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Mozione n. 1-00769 - Operatività della compagnia Singapore Airlines presso l'aeroporto di Malpensa

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 51 minuti (con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 29 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 2 minuti
Partito Democratico 1 ora e 1 minuto
Lega Nord Padania 30 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 23 minuti
Popolo e Territorio 22 minuti
Italia dei Valori 22 minuti
Misto: 24 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 4 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 3 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 3 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 5 dicembre 2011.

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Doc. IV, n. 26 - Domanda di autorizzazione all'esecuzione della misura della custodia cautelare in carcere nei confronti del deputato Cosentino

Tempo complessivo: 3 ore (*).

Relatore 10 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 51 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 49 minuti
Popolo della Libertà 25 minuti
Partito Democratico 24 minuti
Lega Nord Padania 11 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 9 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 8 minuti
Popolo e Territorio 8 minuti
Italia dei Valori 8 minuti
Misto: 16 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 2 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 10 minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato.