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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 558 di martedì 6 dicembre 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ROSY BINDI

La seduta comincia alle 11,05.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 1o dicembre 2011.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bergamini, Bongiorno, Boniver, Bratti, Brugger, Buonfiglio, Castagnetti, Castiello, Cenni, Cirielli, Dal Lago, Fava, Gregorio Fontana, Tommaso Foti, Graziano, Iannaccone, Jannone, Lo Monte, Lombardo, Lucà, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Mistrello Destro, Mura, Nucara, Palombo, Pescante, Pisicchio, Rainieri, Paolo Russo, Valducci, Vico e Vitali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,08).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11,30.

La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 11,30.

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 2380-2386 - D'iniziativa dei senatori: Caruso ed altri; Berselli e Cardiello: Modifica dell'articolo 645 e interpretazione autentica dell'articolo 165 del codice di procedura civile in materia di opposizione al decreto ingiuntivo (Approvata, in un testo unificato, dalla 2a Commissione permanente del Senato) (A.C. 4305); e dell'abbinata proposta di legge: Cavallaro ed altri (A.C. 3794).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge d'iniziativa dei senatori Caruso ed altri; Berselli e Cardiello, già approvata in un testo unificato dalla 2a Commissione permanente del Senato: Modifica dell'articolo 645 e interpretazione autentica dell'articolo 165 del codice di procedura civile in materia di opposizione al decreto ingiuntivo; e dell'abbinata proposta di legge d'iniziativa dei deputati Cavallaio ed altri.
Ricordo che nella seduta del 5 dicembre 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunziato ad intervenire in sede di replica.

Pag. 2

(Esame degli articoli - A.C. 4305)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 4305)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 4305), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sposetti, Sani, Scanderebech, Giulio Marini, Paroli, Pisicchio, Casini, Gianni, Miotto, Scandroglio, Maroni, Cesa, Laura Molteni, Cesare Marini, Messina, Tabacci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 413
Votanti 410
Astenuti 3
Maggioranza 206
Hanno votato
410).

Prendo atto che i deputati Barbato e Vessa hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 4305)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 4305), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Maroni, D'Anna, Pisicchio, Cesario, Saglia, Aracu, Vannucci, Sereni, Fogliardi, Recchia, Barbato, Cimadoro, Narducci, Biancofiore, Tocci, Simeoni.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva.
(Vedi votazionia ).

(Presenti 432
Votanti 430
Astenuti 2
Maggioranza 216
Hanno votato
430).

Prendo atto che la deputata Di Centa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4305)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, svolgerò una telegrafica dichiarazione di voto per esprimere il voto favorevole di Futuro e Libertà su questo provvedimento. Con tale proposta di legge, infatti, si modifica l'articolo 645 del codice di procedura civile in modo da risolvere una situazione di incertezza giuridica generata da una sentenza della Corte di cassazione a sezioni unite che ha di fatto stravolto l'orientamento giurisprudenziale fino a quel momento consolidato in materia di termini di costituzione in giudizio in caso di opposizione al decreto ingiuntivo... qual è il problema?

Pag. 3

PRESIDENTE. Che succede, onorevole Lo Presti?

ANTONINO LO PRESTI. Il sottosegretario mi interrompe, perché?

PRESIDENTE. Termini il suo intervento, dopo se il sottosegretario intende parlare gli darò la parola.

ANTONINO LO PRESTI. Scusi, signor Presidente, mi hanno evidentemente interrotto perché c'è stato probabilmente un equivoco di comunicazione, chiedo scusa.

PRESIDENTE. Dopo il sottosegretario avrà modo di esprimersi, prego, onorevole Lo Presti.

ANTONINO LO PRESTI. Credo che forse non si rivolgesse a me.

PRESIDENTE. Onorevole Lo Presti, termini il suo intervento.

ANTONINO LO PRESTI. Certo, per carità, signor Presidente.
Dunque, con questo provvedimento si risolve il problema costituito dal sopra ricordato mutamento repentino della giurisprudenza, che ha comportato di fatto il rischio di stravolgere tutta una serie di procedimenti in corso.
Al di là delle considerazioni di merito sul provvedimento, ci troviamo quindi di fronte ad una norma di carattere interpretativo che, condivisa e auspicata anche dal Consiglio nazionale forense, vuole porre rimedio a questa situazione così grave, che avrebbe visto risolvere negativamente tutta una serie di procedimenti in corso. Quindi, con questa disposizione di carattere generale, applicandola ai procedimenti in corso, possiamo tranquillamente dare risposta ad una situazione di incertezza che si è determinata e che ha purtroppo messo nel panico l'intera classe forense (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Il sottosegretario, professor Mazzamuto, intende intervenire?

SALVATORE MAZZAMUTO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, no, la ringrazio. Posso solo manifestare il compiacimento per la concordia e la celerità nell'affrontare la questione.

MASSIMO POLLEDRI. Devi guardare l'Aula!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, come abbiamo avuto modo di vedere con il voto sugli articoli, si tratta di un provvedimento su cui tutte le forze politiche hanno convenuto per ciò che riguarda il contenuto di un'opzione interpretativa sulle disposizioni riguardanti i termini a comparire delle parti nell'ambito di un procedimento per decreto ingiuntivo, opzione interpretativa che, com'è stato già ricordato dal collega Lo Presti, si è resa necessaria a seguito della pronuncia della Corte di cassazione del 9 settembre 2010, che ha posto fine ad un contrasto interpretativo in sede giurisprudenziale sul secondo comma dell'articolo 645 del codice di procedura civile.
Consegnerò il testo completo della mia dichiarazione di voto, non senza però aver prima ricordato che il nuovo orientamento sancito dalle sezioni unite rischiava di travolgere i procedimenti di opposizione al decreto ingiuntivo in corso a causa della possibile dichiarazione di improcedibilità nei casi in cui la costituzione in giudizio dell'opponente non fosse avvenuta nel termine dimezzato di cinque giorni. La proposta che stiamo esaminando ed approvando è volta ad evitare questo effetto, appunto, sui procedimenti in corso.
Gli unici rilievi, per lasciare anche traccia di alcuni dubbi, nostri, che non riguardano il merito del provvedimento ma, direi, il metodo che si è seguito, attengono all'opportunità che un intervento legislativo si preoccupi di contenere gli effetti di una sentenza delle sezioni unite della Cassazione. Probabilmente Pag. 4qualche dubbio sul metodo rimane, ma non possiamo non tutelare i processi pendenti dalla dichiarazione di improcedibilità e non possiamo non tutelare gli opponenti dal rischio di vedere nullificati i propri diritti, che meritano invece di essere accertati. Per queste ragioni, preannuncio il voto favorevole del gruppo dell'Unione di Centro al provvedimento in questione.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Ria, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, la Lega Nord voterà favorevolmente su questo provvedimento, ma coglie l'occasione per sottolineare una questione. In questo Paese, quando si parla di risparmi, di contenimento delle spese, raramente si considera, tra le cause di molti problemi, soprattutto nei rapporti con i Paesi esteri, con gli stranieri, il costo di certe interpretazioni giurisprudenziali. In questo caso, per una questione puramente procedurale di nessun pregio filosofico o morale, si rischiava di determinare gravi danni a operatori economici solo perché, secondo un'interpretazione mutata, dopo ben cinquantacinque anni, una certa cosa non si poteva fare di più.
È chiaro, ed è a tutti noto, che una delle questioni che ci contestano gli stranieri è proprio l'incertezza del diritto. Oggi il Parlamento, seppure su una questione e non certo in un grande momento, si riappropria del proprio potere sovrano di scrivere le leggi ed interpretarle e lo dovrebbe fare più spesso.
Aggiungo - e concludo - che non di rado la giurisprudenza con certe interpretazioni supera e travalica la volontà del popolo italiano che si esprime in quest'Aula, unico soggetto legittimato a fare le leggi. Penso alle norme sulla clandestinità introdotte con legge da questo Parlamento (e, quindi, volute dal popolo italiano) e poi di fatto stravolte da interpretazioni giurisprudenziali che non riflettono certamente la volontà della stragrande maggioranza del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Quindi, in questo momento, votando favorevolmente a questo provvedimento, ci riappropriamo anche di un nostro potere sovrano garantito dalla Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, con questo provvedimento compiamo un atto di buona legislazione ispirata da iniziative legislative che hanno riguardato sia questa Camera (con un progetto di legge a prima firma del collega Cavallaro e sottoscritto anche dai deputati Andrea Orlando, Rossomando, Tenaglia, Picierno e dal sottoscritto, nonché sostenuto dalla nostra capogruppo in Commissione Ferranti) e da una di iniziativa legislativa del Senato (che ha visto anche l'approvazione in prima lettura il 13 aprile 2011 all'unanimità in Commissione giustizia in sede deliberante).
Questo provvedimento legislativo nasce da una situazione di particolare gravità e difficoltà che, in tema di procedure e termini da osservare per l'opposizione a decreto ingiuntivo, è sorto in seguito ad una sentenza delle Sezioni unite della Corte di cassazione. Mi riferisco alla sentenza n. 19246 del 9 settembre 2010. Con questa pronuncia, le Sezioni unite hanno improvvisamente invertito e ribaltato una giurisprudenza di circa sessant'anni costantemente ribadita e confermata in tema di termini da osservare per la costituzione in giudizio dell'opponente in sede di opposizione al decreto ingiuntivo. L'interpretazione che la Corte di cassazione ha seguito per sessant'anni in maniera univoca è stata quella di ammettere e di ritenere che il termine a disposizione del Pag. 5l'opponente per costituirsi in giudizio fosse ridotto della metà - da dieci a cinque giorni - nell'unica ipotesi in cui l'opponente si fosse avvalso della facoltà di ridurre il termine a comparire a disposizione della controparte.
Questo orientamento della Corte di cassazione risale ad una prima pronuncia la n. 3053 del 1955 ed è stata confermata con un numero estremamente rilevante, significativo ed univoco di pronunce successive, nel 1987 la n. 3355, la n. 12044 del 1998, la n. 18942 del 2006. Nel 2009, con la pronuncia n. 11436 la Corte di cassazione ha riconfermato questo principio ammettendo che la riduzione del termine per la costituzione in giudizio dell'opponente dovesse applicarsi in ogni caso in cui l'opponente si fosse avvalso della facoltà di riduzione dei termini a comparire, sia che ciò fosse derivato da una scelta consapevole ovvero anche da un mero errore.
A seguito di questa pronuncia delle Sezioni unite del settembre 2010 e dalla potenziale efficacia retroattiva del nuovo indirizzo interpretativo, è derivata una situazione di gravissima incertezza che ha destato forti ed enormi preoccupazioni, innanzitutto del ceto forense (come hanno sottolineato il consiglio nazionale forense e tanti ordini professionali), ma anche nel mondo della magistratura. Infatti, dopo quella pronuncia delle Sezioni unite, si è avuta pluralità di sentenze e di orientamenti diversi seguiti dai giudici di merito.
Alcuni hanno ritenuto che, per effetto del nuovo indirizzo interpretativo, dovessero ritenersi tardive le costituzioni in giudizio avvenute dopo il quinto giorno, con la conseguente pronuncia di improcedibilità dell'opposizione al decreto ingiuntivo e la gravissima conseguenza che il decreto ingiuntivo, oggetto dell'opposizione, diveniva definitivo ed esecutivo.
Altri giudici di merito, invece, hanno optato per la soluzione della remissione in termini, con la conseguente necessità, sicuramente non positiva, della regressione del giudizio pendente ad una fase anteriore e di un grave ritardo nelle decisioni. Vi sono poi i giudici che non hanno ritenuto di seguire per tutti i giudizi pendenti - le migliaia e migliaia di opposizioni al decreto ingiuntivo pendenti alla data di pronuncia di questa sentenza della Corte di Cassazione a sezioni unite - l'orientamento delle sezioni unite e di escludere la retroattività del nuovo indirizzo interpretativo, applicando l'istituto di common law di matrice anglosassone dell'overruling e, quindi, ritenendo che il nuovo indirizzo interpretativo, mutando in maniera significativa l'interpretazione seguita per tanti anni sulle regole processuali da applicare in questo campo, dovesse valere soltanto per il futuro, senza poter retroagire sui giudizi pendenti. Infine, vi sono giudici di merito che, invece, sono giunti ad una conclusione analoga, ritenendo una sorta di efficacia vincolante dei precedenti giurisprudenziali formatisi nei decenni da parte della Corte di cassazione ed equiparando, quindi, il nuovo orientamento delle sezioni unite ad una sorta di ius superveniens.
Ma in tutto questo vi è stata anche serie di prese di posizioni significative della stessa Corte di cassazione e provenienti, dunque, dall'interno stesso della Corte di cassazione. In particolare, vi è stato, su Il Sole 24 Ore del 23 ottobre 2010, un intervento, reso con grande coraggio e onestà intellettuale dal direttore del massimario della Corte suprema di cassazione, Mario Rosario Morelli, che sostanzialmente ha ritenuto, anche in base al principio costituzionale del giusto processo, che il nuovo orientamento delle sezioni unite non dovesse e non potesse avere efficacia retroattiva, ma dovesse valere soltanto per il futuro e, quindi, per i giudizi sorti dopo la pubblicazione della sentenza delle sezioni unite di settembre 2010. In questo senso, in questo articolo si ritiene che questo orientamento è in linea con la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, che impone la conoscibilità della regole di diritto e la ragionevole prevedibilità della sua applicazione e, altresì, in sintonia con la giurisprudenza della Corte di giustizia. Pertanto, ragionevolmente i mutamenti di giurisprudenza nell'interpretazione di norme processuali, Pag. 6anche per il principio fondamentale di economia delle attività processuali, non possono sconvolgere l'assetto preesistente e predisposto in relazione alle migliaia e migliaia di situazioni processuali in corso.
Da ultimo, vi è stata anche una nuova pronuncia delle sezioni della Corte di cassazione, la n. 15154 dell'11 luglio 2011, in cui la Corte sottolinea nella motivazione come i mutamenti di giurisprudenza, in tema di interpretazione di regole processuali, devono rispettare sempre il principio di ragionevolezza e il principio di tutela dell'affidamento legittimo ingenerato nel cittadino da un pregresso e consolidato indirizzo giurisprudenziale soprattutto in assenza, come nel nostro caso, di indici di prevedibilità di una modificazione di questo orientamento.
È evidente, allora, che l'iniziativa legislativa, di cui oggi discutiamo, è giusta e saggia. Si tratta di un'iniziativa bipartisan, che coinvolge tutti i gruppi parlamentari e tutte le due Assemblee legislative, e che recepisce una grave situazione di incertezza e di difficoltà nell'applicazione e nell'interpretazione delle regole processuali in questo campo; situazione di incertezza e di difficoltà sollevata dalla stessa giurisdizione di merito, indicata anche dalla Corte di cassazione ed evidenziata, con forza, dal consiglio nazionale forense e dal mondo degli avvocati. Oggi interveniamo con un provvedimento legislativo completo, che detta una disposizione generale che si applica a tutti i giudizi. Nel primo comma dell'articolo 1 del provvedimento in esame interveniamo sul secondo comma dell'articolo 645 del Codice di procedura civile e dettiamo una disciplina generale pro futuro. Interveniamo poi con una norma di interpretazione che riguarda i giudizi in corso alla data di entrata in vigore della legge, che oggi ci apprestiamo a varare. È una norma giusta perché così evitiamo di mandare al macero, dopo anni e anni di attesa e di svolgimento processuale, senza alcuna decisione di merito e per una mera ragione procedurale, legata a un mutamento improvviso e francamente non giustificato né motivato delle sezioni unite che contraddice sessant'anni di giurisprudenza uniforme della suprema Corte, migliaia e migliaia di opposizioni che sono pendenti e che si vedrebbero cancellate senza alcuna decisione effettiva e senza alcuna pronuncia di merito.
Naturalmente, siccome in tema di opposizione a decreto ingiuntivo, è evidente che molte opposizioni si dirigono contro le banche, le assicurazioni ed i soggetti gestori di contratti di massa con condizioni generali di contratto, noi con questa norma andiamo incontro ad un'esigenza fondamentale e sacrosanta di giustizia e di tutela dell'affidamento del cittadino all'applicazione di norme di interpretazione e processuali in vigore da anni ed anni, in questo caso pressoché da sessant'anni. Quindi, introduciamo una norma che si applica in tantissimi casi, nella stragrande maggioranza dell'enorme marea di opposizioni a decreto ingiuntivo pendenti e in itinere, che rischierebbero di essere travolte da un'efficacia retroattiva della pronuncia della Corte di cassazione del settembre 2010. Come è avvenuto in tanti casi, rischieremmo di travolgere e di sacrificare le esigenze legittime e sacrosante dei cittadini alle prese con la necessità di avere una pronuncia di merito nella contestazione dell'esistenza o della quantificazione di un credito vantato nei confronti dei cittadini da banche ed assicurazioni.
Per questo il pronunciamento unanime di questo Parlamento, con l'abile e sapiente lavoro di regia svolto in Commissione giustizia dal collega Mario Cavallaro, è su un provvedimento di buona legislazione, che scrive una pagina di buona politica in cui è al centro l'interesse del cittadino e in cui il Parlamento interviene per risolvere una questione e una difficoltà che spetta solo al potere legislativo risolvere, come ci hanno indicato gli stessi giudici di merito e lo stesso ceto forense perché, di fronte ad una difficoltà così grave nell'interpretazione e nell'applicazione delle norme, può essere solo il Parlamento a risolvere, una volta per tutte e per ogni fattispecie di questo tipo, la questione dettando nuove regole, come Pag. 7facciamo nel primo e nel secondo comma, per i nuovi giudizi, ma anche per la marea di giudizi di opposizione pendenti.
Per questo, siamo di fronte a un buon provvedimento e a una pagina di buona legislazione, che oggi scriviamo unitariamente in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole dell'Italia dei Valori a questo provvedimento. Mi soffermerò solo brevissimamente su di esso in quanto le ragioni del voto favorevole sono state già illustrate ieri in sede di discussione sulle linee generali dal collega onorevole Monai e oggi dai colleghi che mi hanno preceduto.
Si tratta di un provvedimento che elimina ambiguità ed incertezze e pone invece chiarezza, attività che il Parlamento deve fare nel senso che deve elaborare norme sempre più chiare di sicura interpretazione. È un'occasione per ritornare più in generale sul significato di questo provvedimento, che è piccolo e limitato all'interno della riforma della giustizia, anche se significativo sotto il profilo della chiarezza normativa. Vorrei dire che finalmente quest'Aula comincia ad occuparsi - anche partendo da un provvedimento limitato - dei modi per far funzionare la giustizia, cioè di quella riforma della giustizia che l'Italia dei Valori per tanto tempo ha chiesto e che invece ha visto tre anni e mezzo sprecati dal precedente Governo senza portare in Parlamento un vero piano e un vero programma di riforma della giustizia. In modo particolare, abbiamo apprezzato che il nuovo Ministro abbia fatto un programma succinto, ma molto realistico e che, all'interno di questo programma, insieme al problema delle carceri abbia inserito il problema della giustizia civile. La giustizia civile è un elemento essenziale dello sviluppo. Noi sappiamo che molte imprese straniere non si localizzano in Italia perché sanno che la giustizia civile da noi ha tempi biblici. Quindi, il mancato funzionamento della giustizia civile è un impedimento forte allo sviluppo del nostro Paese.
Noi prendiamo sul serio il Ministro della giustizia e crediamo che sia ancora più credibile perché i due sottosegretari nominati sono entrambi civilisti; quindi veramente ci aspettiamo molto su questo piano perché il precedente Governo ha contrabbandato come riforma della giustizia un provvedimento di minima rilevanza che in realtà non ha risolto assolutamente il problema anzi forse lo ha aggravato perché anche la questione della semplificazione dei riti, che sono molto numerosi, non ha raggiunto il proprio effetto in quanto il decreto legislativo proposto ed emanato dal Governo in realtà non semplifica proprio niente, semmai pone dei gravissimi problemi interpretativi di applicazione di un rito o dell'altro in sede di diritto intertemporale.
Noi quindi abbiamo già, di fronte al Ministro in audizione in Commissione, chiesto che questo Governo si impegni fattivamente per una vera riforma della giustizia, cioè dei modi per farla funzionare e non dei ceppi per ostacolarla come è stato nei tre anni e mezzo precedenti in cui il Parlamento è stato sequestrato e inchiodato per risolvere problemi personali del Premier. Noi non vogliamo più sentire parlare di queste cose.
L'Italia dei Valori ha presentato oltre venti proposte di legge di riforma organica della giustizia, siamo pronti a discutere e a sostenere qualunque volontà di riforma della giustizia che verrà proposta dal Governo purché sia nel senso di farla funzionare e non nel senso di porre ostacoli al suo funzionamento. Abbiamo indicato oltre che degli strumenti per far funzionare meglio la giustizia civile anche un programma serio e complessivo, ad esempio interventi molto forti in tema di lotta alla corruzione. La corruzione ha un rilevante effetto negativo sullo sviluppo economico in quanto abbiamo appreso da diverse fonti che almeno 60 miliardi di euro è il costo della corruzione in Italia. Pag. 8Noi crediamo che proprio sotto i profili del recupero delle risorse e del sostegno allo sviluppo e alla ripresa economica questo Governo si debba caratterizzare anche per un'efficace lotta alla corruzione.
Noi riteniamo che ci siano degli strumenti diversi da quelli che il Governo presenta nella sua manovra per recuperare fondi che siano disponibili per lo sviluppo, questi strumenti sono la lotta all'evasione fiscale, la lotta alla corruzione, una più incisiva lotta ai costi della politica e non ai costi della democrazia, quindi prendiamo spunto da questa occasione per invitare il Governo ad essere molto meno timoroso e molto più coraggioso nell'affrontare i nodi della giustizia; nodi che non attengono soltanto all'interesse dei cittadini ad avere una giustizia rapida e certa ma attengono anche all'interesse generale complessivo dell'Italia ad avere un funzionamento della giustizia che sia anche volano per lo sviluppo economico.
Ho voluto a nome dell'Italia dei Valori inserire questo provvedimento nel quadro di una più generale riforma della giustizia, noi saremo accanto al Governo se ci presenterà un piano organico in questo senso, altrimenti veramente non vedremmo una discontinuità rispetto al Governo precedente. Noi abbiamo già concesso un'apertura di credito e ci auguriamo che questo Governo sappia rispondere in maniera corretta ad un migliore funzionamento della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo innanzitutto per dichiarare il voto favorevole del gruppo di Popolo e Territorio sulla proposta di legge in esame e mi rivolgo ai colleghi parlamentari, soprattutto a quelli come l'onorevole Iannuzzi che si sono tanto scaldati su una proposta di legge che ristabilisce in un certo senso per il cittadino una maggiore tutela dei propri diritti in queste procedure esecutive.
Vorrei ricordare al Parlamento e soprattutto ai tecnici del nuovo Governo Monti che in materia di procedure ingiuntive vige ancora una norma che probabilmente non trova pari neanche nel Laos, nel Vietnam o nella Cambogia, quella di Pol Pot, che impedisce ai creditori, nelle regioni con piano di rientro dal debito, di eseguire i pignoramenti. Vi è cioè la denegazione assoluta del diritto da parte di questi erogatori di beni e servizi a vedere tutelato il proprio credito.
Poiché avevamo come Ministro dell'economia e delle finanze - lo dico all'onorevole Iannuzzi, che è campano come me - l'onorevole Tremonti, che era criptosocialista, se non proprio socialista, approfittiamo di questo Governo di tecnici che non ha coloriture di carattere ideologico e culturale per chiedere al Governo di rimuovere urgentemente questa norma capestro, che svilisce il diritto del creditore, perché denega il suo diritto di tutelare il proprio credito.
Vorrei quindi invitare tutti i colleghi rappresentanti dei gruppi, che sin qui si sono dichiarati favorevoli - sottolineando opportunamente quanto questo provvedimento si collochi nella giusta interpretazione garantista a favore dei diritti dei cittadini, che erano stati in parte conculcati dalla sentenza della Corte di Cassazione - a farsi promotori tutti insieme di una mozione da sottoporre al Presidente del Consiglio Monti, che è anche Ministro dell'economia e delle finanze ad interim, affinché si revochi questa disposizione liberticida e gravemente lesiva dei legittimi interessi dei fornitori di beni e servizi, sia da parte del Servizio sanitario nazionale sia da parte delle stesse regioni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scelli. Ne ha facoltà.

MAURIZIO SCELLI. Signor Presidente, come ricordavano i colleghi che mi hanno preceduto, questa proposta di legge si è resa necessaria per la pronuncia della Corte di cassazione a sezioni unite del 9 Pag. 9settembre 2010, n. 19246, che ha completamente stravolto un orientamento di circa cinquant'anni e che ha indotto tutti coloro i quali si sono imbattuti, soprattutto come avvocati, nei procedimenti di opposizione a decreto ingiuntivo a seguire i principi ordinari in materia di costituzione in giudizio, soprattutto da parte dell'attore.
Sappiamo che nel procedimento di decreto ingiuntivo si capovolgono le posizioni iniziali, per cui colui che propone ed ottiene il decreto ingiuntivo diventa poi convenuto nella fase di opposizione, mentre il destinatario del decreto incentivo diventa attore. In questa proiezione, la sentenza della Corte di cassazione a sezioni unite ha stravolto l'orientamento precedente, che in qualche modo aveva, con un orientamento pacifico e consolidato, ammesso che l'abbreviazione dei termini per comparire potesse intervenire soltanto nel caso in cui la notifica dell'atto avesse un termine inferiore rispetto ai novanta o ai centocinquanta giorni, a seconda che l'atto fosse stato notificato in Italia o all'estero. Questo ha interessato soprattutto i procedimenti pendenti, perché ricordiamo che una sentenza, seppure autorevolissima, come quella del massimo organismo giudiziario, cioè le sezioni riunite della Corte di cassazione, non è una legge e non può prevedere da quale momento possa entrare in vigore, ma fa stato per tutti i procedimenti pendenti, quelli in atto.
Quindi, ha generato una situazione di grande disagio e anche di grande pericolo per quelli che sono gli interessi in causa in ogni procedimento, facendo sì che l'articolo 647 del codice di procedura civile, che è quello che prevede l'addio alla costituzione tardiva o addirittura alla mancata costituzione in giudizio da parte di chi ha interesse a contrastare gli effetti del decreto ingiuntivo, potesse determinarne l'esecutorietà, e quindi far sì che le migliaia di procedimenti che sono oggi pendenti in tutti i tribunali italiani potessero acquistare immediatamente la provvisoria esecuzione, e quindi far venire meno i diritti e le facoltà di ciascuna parte di contrastare un provvedimento monitorio di questa portata.
Questa proposta di legge riporta la situazione in un contesto di maggiore serenità ed evita le conseguenze che si sarebbero potute determinare soprattutto agli avvocati, a coloro i quali, giustamente, hanno consigliato, suggerito e proposto un'opposizione fatta di contenuti, di ragioni e di fondatezza, ma rispettando i termini che, fino ad un anno fa, la stessa Corte di cassazione prevedeva come da abbreviarsi soltanto nel caso in cui non fossero stati rispettati i termini a comparire.
I due articoli, e oggi anche l'unanimità con cui la Camera, così come il Senato, si appresta a votare, come anche il gruppo del Popolo della Libertà farà, determinano una situazione di grande certezza, limitando l'intervento normativo a un'eliminazione all'articolo 645 della frase «ma i termini di comparizione sono ridotti a metà», che viene soppressa proprio per evitare questo vulnus che si è creato, e poi, soprattutto, si individua l'abbreviazione dei termini solo nei casi in cui non vengano rispettati i termini a comparire.
Questo comporta una maggiore chiarezza e, soprattutto, un rispetto di tutti i principi che stanno alla base di un procedimento di questo genere, senza violare alcun tipo di principio, tanto meno quello costituzionale della par condicio. I procedimenti per l'opposizione a decreto ingiuntivo restano tutti vivi, non vi è la caducazione di alcun diritto e non vi è neanche un danno o un pregiudizio della parte che oggi verrebbe a vedersi riconosciuta un'efficacia di un decreto ingiuntivo opposto per costituzione tardiva o, addirittura, mancata costituzione.
Oggi la parte che ha tutto l'interesse a far sì che il provvedimento possa acquistare il prima possibile la sua efficacia, indipendentemente dalla sentenza finale, può chiedere in qualsiasi momento al giudice la provvisoria esecuzione. In tal caso, ciò comporterebbe un diritto pieno a vedersi riconosciute le proprie ragioni, senza correre il rischio che, in virtù di Pag. 10quel vulnus creato dalle sezioni unite della Corte di cassazione, possa derivarne un pregiudizio molto grave alla parte che, in assoluta buona fede e forte di un consolidamento giurisprudenziale di oltre cinquant'anni, ha fatto sì che si costituisse in giudizio nei dieci giorni e non nei cinque giorni.
Prendo spunto da questa occasione: non voglio polemizzare, ma l'onorevole Palomba, che generalmente è una persona molto equilibrata, ha avuto una caduta di stile che poteva in qualche modo risparmiarsi, censurando il Governo precedente, censurando una riforma del codice di procedura civile che invece vi è stata, che stava producendo i propri effetti e che nei prossimi anni certamente darà delle risposte.
Concludo manifestando il parere e il voto favorevole da parte del gruppo del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4305)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 4305, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Rosso, Perina, Barbaro, Marantelli, Testoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 2380-2386 - «Modifica dell'articolo 645 e interpretazione autentica dell'articolo 165 del codice di procedura civile in materia di opposizione al decreto ingiuntivo» (Approvata, in un testo unificato, dalla 2a Commissione permanente del Senato) (4305):

Presenti 468
Votanti 467
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato sì
467
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Samperi e Morassut hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Duilio ha segnalato che non è riuscito a votare.
Dichiaro così assorbita la proposta di legge n. 3794.

Rinvio del seguito della discussione delle mozioni Reguzzoni ed altri n. 1-00769, Monai ed altri n. 1-00772 e Meta ed altri n. 1-00773 concernenti iniziative in materia di accordi bilaterali nel settore del trasporto aereo, con particolare riferimento alla questione dell'operatività della compagnia Singapore Airlines presso l'aeroporto di Malpensa (ore 12,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Reguzzoni ed altri n. 1-00769, Monai ed altri n. 1-00772 e Meta ed altri n. 1-00773 concernenti iniziative in materia di accordi bilaterali nel settore del trasporto aereo, con particolare riferimento alla questione dell'operatività della compagnia Singapore Airlines presso l'aeroporto di Malpensa (Vedi l'allegato A - Mozioni).

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il tema della operatività Pag. 11della compagnia Singapore Airlines presso l'aeroporto di Malpensa e, più in generale, quello della rinegoziazione degli accordi bilaterali per l'attivazione di nuove rotte hanno costituito già occasione di approfondito confronto con il precedente Governo. Peraltro, l'onorevole Simeoni, nel suo intervento, aveva preannunciato la presentazione di una mozione da parte del gruppo Popolo della Libertà e, quindi, era corretto che il Governo avesse contezza di tutte le posizioni espresse dai gruppi parlamentari prima di pronunciarsi.
Anche alla luce della presentazione di un'ulteriore mozione da parte dell'onorevole Biasotti, avvenuta questa mattina, il Governo chiede il rinvio del seguito della discussione delle mozioni Reguzzoni ed altri n. 1-00769, Monai ed altri n. 1-00772 e Meta ed altri n. 1-00773 concernenti iniziative in materia di accordi bilaterali nel settore del trasporto aereo, con particolare riferimento alla questione dell'operatività della compagnia Singapore Airlines presso l'aeroporto di Malpensa, per un'istruttoria più completa.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, prendiamo atto della richiesta del Governo.
Le motivazioni addotte dal Governo sono comprensibili, ma non possiamo immaginare che questo diventi un precedente nel senso che, se la presentazione all'ultimo momento di una mozione da parte di un gruppo dovesse comportare automaticamente un rinvio del dibattito, questo creerebbe un precedente obiettivamente non sopportabile per quest'Aula. Ci rendiamo conto che il Governo si è insediato da poco e che, ovviamente, le mozioni vertono su un tema di particolare interesse, e non abbiamo nulla in contrario rispetto all'esigenza del Governo di avere un quadro compiuto della situazione, ma questo non certo perché un gruppo, legittimamente, presenta una mozione quando vuole. La Camera, nel momento in cui sono iscritte all'ordine del giorno, discute le mozioni iscritte all'ordine del giorno stesso.
Ne approfitto, signor Presidente, se non le dispiace, per avanzare una richiesta. Poiché - non credo di dire nulla di problematico - vi erano lavori in corso per arrivare alla presentazione di una mozione unitaria sul punto successivo dell'ordine del giorno, avevamo pensato di utilizzare il tempo di questo dibattito per chiudere questo lavoro. La pregherei, se fosse possibile e se i gruppi non hanno nulla in contrario, di rinviare al pomeriggio il seguito della discussione delle mozioni all'ordine del giorno in modo che questo tempo sia utilizzabile per fornire all'Aula maggiori elementi su un argomento di particolare interesse per creare, effettivamente, la possibilità di avere un'azione unitaria e, quindi, discuterla nel momento in cui questo lavoro è concluso.

FRANCESCO NUCARA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, vorrei intervenire sull'ordine dei lavori, per la verità, e non sulla mozione. Giovedì scorso alla Statale di Milano...

PRESIDENTE. Onorevole Nucara, la prego di intervenire a fine seduta, tanto mi pare che non ci sarà molto tempo da aspettare. Adesso terminiamo gli interventi su questo punto all'ordine del giorno e sull'ordine dei lavori le darò la parola a fine seduta.

GABRIELE CIMADORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, credo comunque che il mio intervento sia pertinente ai lavori anche perché, visto che il Governo giustamente chiede un approfondimento sul tema e Pag. 12sulla materia, se approfondisse anche il fatto del quale mi giunge voce che l'amministratore delegato o presidente che dir si voglia, dottor Bonomi, di SEA - Aeroporti di Malpensa e Linate, abbia un compenso di 700 o 800 mila euro...

PRESIDENTE. Onorevole Cimadoro, la prego di intervenire a fine seduta. Grazie.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, noi un po' obtorto collo accettiamo, capendo le ragioni comprensibili della richiesta del Governo di rinviare la discussione che, lo ricordo, fa parte di quelle chieste all'opposizione, a condizione però, Presidente Bindi, che venga posto in cima al calendario della settimana prossima, ovviamente fatti salvi i decreti e gli altri atti che, ai sensi del nostro Regolamento, hanno la priorità perché, essendosi già svolta la discussione sulle linee generali, riteniamo che questo argomento debba essere affrontato quanto prima. Rivolgo l'invito al Governo di ragionare in tema di liberalizzazione e di libertà di impresa anche nella gestione delle pratiche autorizzative degli aeroporti, se si vuole arrivare ad una posizione comune.
Sull'altra parte dell'intervento dell'onorevole Giachetti mi riservo di intervenire, perché non ho capito se si è tradotto in una proposta o meno. Prima direi di risolvere il problema relativo a questo punto all'ordine del giorno e poi, se c'è una richiesta, mi riservo di esprimermi.

PRESIDENTE. Onorevole Reguzzoni, come presidente di gruppo, lei sa meglio di me che l'ordine del giorno viene stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo e, come lei ben sa, al primo punto all'ordine del giorno della prossima settimana c'è l'esame del decreto-legge in materia economica. Quindi non posso assolutamente assicurare a lei che il rinvio, oggi, sia collegato ad un'iscrizione di questo punto all'ordine del giorno con la priorità che lei ha richiesto. Questo verrà deciso dalla Conferenza dei Presidenti di gruppo.

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, non siamo contrari come gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo al rinvio per l'approfondimento richiesto sulla questione di Malpensa dal Governo e dal sottosegretario Improta, fermo restando che è ovvio che anche noi condividiamo le conclusioni e le motivazioni di queste mozioni, quindi questo tempo sarà usato a fin di bene.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, la posizione è chiara: è ovvio che i decreti-legge hanno la priorità. La Conferenza dei presidenti di gruppo non ha chiuso il calendario perché il decreto non è ancora, ad oggi, stato depositato quindi è ovvio che il decreto-legge ha la priorità e, se arriva, sarà esaminato per primo e l'argomento in esame diventerebbe il primo successivo all'approvazione del decreto-legge. Se è così siamo favorevoli al rinvio, altrimenti non lo siamo, ma questi erano gli accordi già presi con la Presidenza.

PRESIDENTE. Onorevole Reguzzoni, sarà la Conferenza dei presidenti di gruppo che stabilirà se questo punto all'ordine del giorno sarà prioritario rispetto agli altri, perché in questo momento il calendario che è stato stabilito, a prescindere dal decreto-legge, prevede che gli argomenti che non sono stati trattati questa settimana possano essere trattati la prossima, ma l'ordine non può essere deciso in questo momento dall'Assemblea. Pag. 13
Lei ha più esperienza di me da questo punto di vista e quindi la prego di non insistere, perché lei sa che non è possibile porre come condizione al rinvio di questo punto all'ordine del giorno il fatto che sia il primo all'ordine del giorno della prossima settimana.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ad adiuvandum rispetto alla risposta che lei correttamente ha dato al collega capogruppo della Lega Nord Padania, vorrei ricordare che la comunicazione del 1o dicembre della Conferenza dei presidenti di gruppo e della Presidenza prevede che, dopo l'esame della manovra, siano posti all'ordine del giorno una serie di documenti esaminati nella Giunta per le autorizzazioni, la mozione Vannucci ed altri n. 1-00768 sul completamento del corridoio Baltico-Adriatico, la proposta di legge sulla definizione del processo penale, la mozione Reguzzoni ed altri n. 1-00770 sulla patrimonializzazione delle banche, il disegno di legge di ratifica dell'accordo tra Italia e Fondazione europea per la formazione professionale, le disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordine ai collegi e, poi, come si precisa, a questi argomenti, che fanno a seguito alla manovra, potrebbe aggiungersi il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi. Quanto richiesto dal collega Reguzzoni, quindi, non è consono alla decisione della Conferenza dei presidenti di gruppo. Solo la Conferenza dei presidenti di gruppo può decidere diversamente; se, invece, il collega vuole votare in Aula decida la Presidenza. Noi siamo pronti a votare la sua proposta ed eventualmente anche a bocciarla.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per ricordare all'Assemblea, anche in ordine alla richiesta dell'onorevole Reguzzoni, che la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo a seguito della quale è stato predisposto il vigente calendario, si svolse nell'incertezza dell'assegnazione della manovra alla Camera o al Senato, ipotizzando un calendario - lo ricorderà bene l'onorevole Reguzzoni - che tenesse conto sia della possibilità che la manovra fosse assegnata al Senato che, appunto, corrisponde al calendario testè ricordato dall'onorevole Quartiani, sia dell'ipotesi in cui la manovra fosse presentata effettivamente a questo ramo del Parlamento. In quel caso, come ricorderà anche la Presidente Bindi, si decise di far rimanere comunque all'ordine del giorno gli argomenti oggi previsti. Evidentemente, la trattazione di tutti gli argomenti inseriti nel calendario sarebbe stata subordinata all'esame della manovra nel caso in cui essa fosse stata effettivamente, così com'è stato, assegnata a questo ramo del Parlamento. Essa sarebbe giunta all'esame dell'Aula dalla giornata di martedì 13 dicembre.
Comprendo l'esigenza, di natura anche politica, rappresentata dall'onorevole Reguzzoni di un rinvio, che non si sostanzi in un rinvio sine die, di questo provvedimento. Il Governo può ragionevolmente far richiesta di rinvio di un provvedimento per un ulteriore approfondimento, ma, come elegantemente ha sottolineato l'onorevole Giachetti, non è credibilmente possibile immaginare un precedente basato sull'approfondimento, sul fatto che una delle mozioni sia stata depositata più recentemente rispetto all'esame in Aula. Infatti, si tratta di un evento al quale il Governo tendenzialmente dovrà abituarsi perché spesso e volentieri accade. Ci rendiamo pur tuttavia conto che questo è un modo difficile di procedere, per qualsiasi Governo e di qualsiasi colore, a maggior ragione in questa situazione così particolare, per riuscire a fornire pareri nell'immediatezza a mozioni che possono essere consegnate fino a cinque minuti prima dell'espressione dei pareri. Pur comprendendo, Pag. 14 quindi, credo, però, si possa trovare un punto di equilibrio in un accordo tra gentiluomini. Infatti, la prossima settimana è stabilito l'esame della manovra e credo si ponga l'esigenza, per quel poco che ho di esperienza in quest'Aula, di una convocazione di una Conferenza dei presidenti di gruppo per disciplinare il calendario successivo. Ritengo, quindi, che, essendo questo un argomento che era già previsto antecedentemente ed essendo al gruppo della Lega Nord Padania riconosciuta, proprio in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, una quota parte degli argomenti che vige in capo all'opposizione, la Lega Nord Padania stessa avrà facoltà di chiederne l'inserimento nella prima settimana utile dopo la manovra. Credo che questo obiettivamente sia un diritto sacrosanto dell'opposizione e nessuno può far torto a questo diritto.
A maggior ragione in forza del fatto che, seppur in maniera atipica, il Governo chiede un rinvio per un approfondimento, il rinvio lo si concede esclusivamente in ragione del fatto che in questa fase c'è il consenso di tutti e anche quello del gruppo in capo al quale è inserito in calendario l'argomento. In conclusione ritengo quindi che, essendo stata svolta la discussione sulle linee generali, avremo ragionevolmente occasione, a seguito della Conferenza dei presidenti di gruppo, di porre l'argomento in una posizione tale da essere votato non prima della manovra ma comunque nei tempi immediatamente successivi - non so quando li stabiliremo nella Conferenza dei presidenti di gruppo - ma non si tratta un rinvio sine die. Credo che questo possa rappresentare un elemento di tranquillità anche per il gruppo della Lega.
Per quanto riguarda l'approfondimento necessario per addivenire ad un lavoro unitario sui piccoli comuni, ritengo che sarebbe più utile riuscire a portare avanti questo approfondimento anche attraverso il lavoro del Governo e un confronto politico sulle mozioni, piuttosto che trovarci ad affrontarle senza un accordo, pur essendo palese la volontà di giungere ad una mozione unitaria.
Quindi ritengo che si possa ragionare anche nel senso di prendersi il tempo necessario - vedremo quale sia questo tempo eventualmente anche con la prosecuzione pomeridiana - per poter addivenire ad un accordo anche sulla mozione successiva perché sarebbe assolutamente surreale, nella concordia di tutti, non addivenire ad una mozione unitaria semplicemente perché non si è avuto il tempo di limare un testo condiviso.

PRESIDENTE. L'onorevole Reguzzoni è ancora al telefono, tuttavia mi pare sia evidente che in questo momento non è nella nostra disponibilità l'ordine del giorno già definito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo. Mi pare di poter interpretare da parte dell'onorevole Baldelli una disponibilità, nella sede della Conferenza dei presidenti di gruppo, a tenere in considerazione una sorta di priorità nei confronti di questo documento di indirizzo. Chiedo all'onorevole Reguzzoni se da questo punto di vista si sente garantito. Gli esponenti del Partito Democratico i quali, se vogliono, possono riprendere naturalmente la parola, si sono limitati a ricordare quanto la Presidenza aveva già fatto presente. Non possiamo in questo momento stabilire di cambiare ciò che la Conferenza dei presidenti di gruppo ha già stabilito. Quindi occorre una nuova Conferenza dei presidenti di gruppo nella quale verrà valutata con l'attenzione che mi pare sia stata espressa da tutti l'eventuale priorità di questo documento di indirizzo.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, a me quello che interessa è il rapporto costruttivo perché qui non si sta parlando semplicemente di una battaglia parlamentare ma di migliaia di posti di lavoro che servono come il pane alle popolazioni del nostro Paese, in particolare a quelle attorno all'area di Malpensa. Pag. 15Il Governo mi ha chiamato in settimana e mi ha chiesto un po' di tempo per riflettere perché voleva entrare meglio nel merito dell'argomento nella speranza di poterci dire di sì. Ovviamente la nostra non è una battaglia a priori, a noi interessa che le questioni siano risolte. E ho dato tale disponibilità con l'intesa che lo slittamento sia di una settimana.
Apprezzo le parole del collega Baldelli. Sicuramente sarà buon testimone presso il Presidente Fini. Tuttavia vogliamo rinviare o alla settimana prossima se non c'è la manovra oppure appena la manovra è terminata e, comunque entro la fine del mese, come abbiamo diritto ai termini del Regolamento come quote di opposizione. Pertanto accettiamo le precisazioni, accettiamo di rinviare e sulle altre questioni mi riservo di intervenire se verranno poste.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Reguzzoni. Si intende pertanto rinviato l'esame di questo punto su richiesta del Governo che intende procedere ad un ulteriore approfondimento e sarà la Conferenza dei presidenti di gruppo a stabilire quando reinserirlo all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno adesso prevederebbe di passare alle mozioni concernenti le unioni dei comuni. Tuttavia nel suo precedente intervento l'onorevole Giachetti aveva esplicitato una richiesta. Mi sembrava tuttavia che qualcuno chiedesse che lei la riformulasse. La pregherei di farlo dopodiché sentiremo gli altri gruppi e anche il Governo.

ROBERTO GIACHETTI. La ringrazio, signor Presidente. Approfitto anche della presenza in aula del sottosegretario D'Andrea. È in corso e - ripeto - non credo di dire niente di nuovo, il tentativo di arrivare ad una proposta unitaria di mozione sull'argomento all'ordine del giorno.
Su questo tentativo stanno lavorando sia i gruppi parlamentari sia il Governo. Mi pare di intendere - e possiamo chiederne conferma al Governo - che ovviamente pensavamo di avere il tempo della mozione che doveva essere all'ordine del giorno, mentre non c'è questo tempo. Poiché credo che per le 15 sia possibile addivenire a questa soluzione, io le chiedo semplicemente (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)... Sento in particolare i colleghi della Lega che hanno fretta: vorrei ricordare che ci siamo riuniti alle 11 di questa mattina e stiamo lavorando da un'ora e 40. Quando poi si fanno le moralizzazione del caso, arrivare alle 15 per concludere un altro provvedimento non mi pare una cosa drammatica (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Allora io formalmente le faccio la proposta di rinviare alle ore 15 il punto all'ordine del giorno, con le motivazioni che ho dato e non certo per perdere tempo adesso.

PRESIDENTE. Sentiamo il Governo. Onorevole Vaccaro, non distragga il sottosegretario. Sottosegretario D'Andrea, ci può esprimere il suo parere?

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, io a nome del Governo dico che se c'è un po' di tempo potrebbe essere utile a dare uno sbocco positivo a questa discussione, quindi se si può approfondire va bene.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, noi non siamo d'accordo, anche perché non è che questa settimana, la settimana scorsa e quella prima ancora che il Parlamento abbia brillato per numero di provvedimenti e proposizioni fatte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Pertanto non siamo d'accordo sul rinvio, siamo d'accordo per andare avanti, c'è tutto il tempo oggi. Abbiamo iniziato i lavori alle 11 questa mattina: se Pag. 16un accordo è stato trovato bene, altrimenti si vada al voto e non c'è alcun problema.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, formalizzo la richiesta della sospensione fino alle 15.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, abbiamo testé rinviato un punto dell'ordine del giorno sul quale vi era la richiesta del Governo di approfondimento. Io ho già detto nell'intervento precedente e lo ribadisco anche in questo che vi sono punti che stanno a cuore magari ad alcuni gruppi, punti che stanno a cuore ad altri gruppi ed io credo che occorra guardare ad un'economia dei lavori complessiva. Non credo che la Lega abbia fretta di andarsene: la Lega può porre delle questioni politiche, ma se c'è da lavorare non credo che né la Lega, né il Popolo della Libertà né altri abbiano mai posto problemi di questo genere, perlomeno nei tre anni passati (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Forse, rispetto all'ipotesi di lavorare su documenti differenti, essendovi stata una convergenza sull'ipotesi di realizzare un documento unitario, credo che sarebbe paradossale affrontare diversi documenti, magari con votazioni incrociate, invece di addivenire ad un unico dispositivo. Quindi, con la premessa che il punto di incontro di tutti potrebbe essere un documento unitario, che possa mettere d'accordo nel dispositivo le esigenze di tutti i gruppi, in particolar modo perché proprio il tema dell'aggregazione dei comuni non divenga un progetto di una sola parte o di un solo gruppo, ma sia esso stesso, nella politicità del tema, condiviso da tutte le forze politiche, io credo che l'opportunità di affrontare questo tema in maniera unanime sia un valore politico che va al di là anche delle possibili scadenzature dei tempi di questa giornata. Ricordo che vi sono peraltro Commissioni importanti che sono riunite nella pausa, con audizioni importanti, con molti Ministri che vengono a relazionare sul programma di governo e su temi che inevitabilmente coinvolgeranno anche i contenuti della manovra, a cui tutti i colleghi terranno ad essere presenti. Dunque ritengo, signor Presidente, che nessuno in quest'aula possa sentirsi in diritto di dire ad un altro che non vuole rimanere il pomeriggio. Io credo che tutti dovremmo ragionare sul testo unanime che dovremmo portare a casa su un argomento così importante.
Credo, altresì, che vi siano le condizioni - e in qualche modo anche il Governo, che credo abbia già valutato in parte questi testi, può confortare quanto sto per dire - per addivenire ad un testo e ad un dispositivo unitario.
Pertanto, signor Presidente, ritengo che l'ipotesi formulata dal collega Giachetti possa essere tenuta in considerazione ed invito anche il collega Reguzzoni a valutare se effettivamente non si possa addivenire ad un accordo complessivo, senza doversi pronunciare con un voto su questa questione, in quanto ritengo che sia nell'interesse di tutti mostrare un segnale unitario su un tema così importante.

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Polledri, il suo gruppo è già intervenuto, ma se è per contribuire alla soluzione della questione, prego, ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, in relazione alla proposta formalizzata dal collega Giachetti vi è già stato un intervento a favore ed io intervengo formalmente contro, sia nel merito, sia come prassi.
Mi sembra che in passato vi siano state levate di scudo su argomenti ben più importanti, su emendamenti dirimenti della manovra finanziaria e quant'altro. Pag. 17Abbiamo ascoltato il collega Giachetti e, molte volte, il collega Volontè giustamente protestare contro il Governo perché dieci, quindici, minuti non erano sufficienti. Ora stiamo parlando, signor Presidente, di un ordine del giorno che francamente sarà superato...

PRESIDENTE. Si tratta di una mozione, onorevole Polledri.

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo scusa, si tratta di una serie di mozioni che sono già superate nei contenuti dalla manovra del decreto-legge del Governo. Stiamo parlando di quello, certamente! Stiamo parlando di un decreto-legge che ridisegna la province e che, in qualche modo, ridisegna il federalismo fiscale. Pertanto, se dobbiamo rimandare, rimandiamo di una settimana, quando possiamo conoscere l'altro. Pertanto, signor Presidente, rimandare semplicemente per rimandare sarebbe qualcosa contro il decoro del Parlamento.

PRESIDENTE. Considero l'intervento dell'onorevole Polledri come un intervento contrario al rinvio. Ho adesso una richiesta di intervento da parte dell'onorevole Cesare Marini, il quale immagino voglia intervenire a favore. Ricordo che gli interventi sarebbero uno a favore e uno contro. Di conseguenza, all'onorevole Moffa - il quale, apprendo, intende intervenire contro - ricordo che è già intervenuto l'onorevole Polledri.
Prego, onorevole Cesare Marini, ha facoltà di parlare.

CESARE MARINI. Signor Presidente, voglio ricordare a lei, ma anche a molti colleghi che immagino non conoscano la disciplina, che il 31 dicembre di quest'anno, ossia tra venti giorni, scadrà il termine ultimo per il trasferimento di due funzioni essenziali alle unioni di comuni. Su questa procedura, per la verità, tutta l'impalcatura è molto sbagliata, fatta male, scritta male...

PRESIDENTE. Onorevole Cesare Marini, lei è a favore? Perché il Governo...

CESARE MARINI. È importante questo aspetto, signor Presidente. E, dunque, due sono i punti. Se noi interveniamo tempestivamente, invitando il Governo ad eventuale correzione, abbiamo i tempi. Altrimenti non siano più in tempo. Per questo motivo, sono d'accordo con quello che hanno detto i rappresentanti del mio gruppo.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta dell'onorevole Giachetti di rinviare il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative normative per la costituzione di unioni di comuni alla ripresa pomeridiana dei lavori che avverrà alle ore 15,30.

(È approvata).
La Camera approva per 230 voti di differenza.

ANGELO COMPAGNON. Alle ore 15, signor Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, le spiego perché alle 15,30. La proposta della Presidenza è alle 15,30 perché, essendo convocate Commissioni con le audizioni dei Ministri, riteniamo che i lavori delle Commissioni debbano avere il tempo necessario.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo su un argomento che è correlato a questo e che ritengo vada evidenziato, perché oggi si porrà il problema. Infatti, oggi sono convocate contemporaneamente delle Commissioni bicamerali e delle Commissioni permanenti. Grazie alla decisione assunta dall'Ufficio di Presidenza - di fronte alla quale io mi inchino e che ritengo anche saggia - dal Pag. 1815 di novembre è stata iniziata la rilevazione delle presenze nelle Commissioni permanenti e il problema, riguardo la contemporaneità dei lavori, quando vi fossero, tra i lavori d'Aula e delle Commissioni, è stato già posto in sede della scorsa Conferenza dei presidenti di gruppo.
Il rilevamento delle presenze in Commissione, come lei sa, signor Presidente, prescinde dalle votazioni, a differenza di quanto accade per l'Aula. Oggi più di un deputato mi ha posto esattamente questo problema: nel momento in cui vi fosse la contemporaneità dei lavori, come si dovrebbe comportare? Infatti, è del tutto evidente che il tema si pone sempre, signor Presidente. Bisognerebbe comunque mettere in condizione i deputati di far sì che, se fosse in corso un dibattito in una Commissione, contemporaneamente non ve ne fossero da altre parti. Ciò è più facile da organizzare per lavori dell'Aula, che dipendono sempre dalla stessa «patria», ma non per quanto riguarda le bicamerali, e mi riferisco anche a bicamerali importanti: nella fattispecie, oggi si riuniranno la Commissioni antimafia e la Commissione di vigilanza. Le bicamerali, come lei sa, signor Presidente, hanno un regime abbastanza autonomo, perché composte sia da deputati che da senatori.
È chiaro che non penso che si possa risolvere adesso tale problema, ma è del tutto evidente, Presidente, che dobbiamo fare in modo che vi sia la possibilità per i deputati, prioritariamente di poter seguire tutti dibattiti e, quindi, chiedere anche al Senato di concordare i calendari, per fa sì che quando si svolge un dibattito su un argomento in una Commissione bicamerale non vi sia convocazione delle Commissioni permanenti o, viceversa, se si sa che è convocata una delle Commissioni permanenti non siano convocate contemporaneamente le bicamerali.
Comunque, più in generale, si pone un problema per i deputati rispetto alle possibili contemporaneità dei lavori d'Aula che, come sappiamo, non sono solo quelli con votazioni, ma anche quelli svolti per le informative, il sindacato ispettivo e così via. Signor Presidente, la pregherei di assumere, per quanto possibile, la completezza di tutte le opzioni che abbiamo e porle, perché è chiaro che avendo fatto una scelta importate, dobbiamo trovare anche una sistemazione per i nostri lavori.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Giachetti. A tale proposito, la Presidenza aveva deciso di affrontare la regolamentazione di questo argomento, indubbiamente molto importante, a partire dai lavori dell'anno prossimo. Farò presente, comunque, la sua sollecitazione, perché in effetti nelle prossime due settimane si potrebbe ripresentare il problema che oggi lei ha evidenziato.

UGO LISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

UGO LISI. Signor Presidente, sono una delle «vittime» di questa storia assurda, tant'è che pensavo che fosse finito il bicameralismo perfetto in Italia. Vale a dire: al Senato non vi è bisogno di impronte o quant'altro, ma almeno nelle bicamerali, di una delle quali sono vicepresidente vicario, pensavo di avere un foglio su cui, insieme ai collegi parlamentari della Camera dei deputati, mettere la propria firma e poi, alla fine del mese, gli uffici delle bicamerali lo avrebbero portato presso il Servizio per le competenze dei parlamentare o gli uffici dei questori per la rilevazione delle nostre presenze. Ciò non è possibile e quindi, se uno svolge il suo mestiere a palazzo San Macuto nelle Commissione bicamerali, così come in quella della semplificazione legislativa dove, addirittura, è richiesta la presenza tassativa e non si può nemmeno chiedere la sostituzione, una persona risulta assente anche dalle Commissioni, e non solo dall'Aula. Siccome mi sembra l'ennesima presa in giro a contrario rispetto alla «casta», pregherei gli uffici competenti di porre rimedio immediatamente.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.

Pag. 19

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, sullo stesso problema?

GIANPAOLO DOZZO. Non proprio, Presidente, ma sempre, comunque, riguardo i lavori di quest'Aula.

PRESIDENTE. Allora posso concludere la lettura del punto precedente, per poi passare agli interventi sull'ordine dei lavori?

GIANPAOLO DOZZO. Certamente, Presidente.

PRESIDENTE. Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15,30 per lo svolgimento del seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative normative per la costituzione di unioni di comuni con popolazioni inferiori a una determinata soglia.
Prima di sospendere la seduta hanno chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori gli onorevoli Boccuzzi, Nucara, Cimadoro e Dozzo.
Prego onorevole Boccuzzi ha facoltà di parlare.

ANTONIO BOCCUZZI. Signor Presidente, nella giornata di oggi cade il quarto triste anniversario della tragedia che ha colpito Torino, ma non solo Torino, l'intero Paese. Mi riferisco al grave infortunio alla ThyssenKrupp in cui persero la vita i miei sette colleghi. Vorrei cogliere l'occasione per ricordare molte altre tragedie che hanno colpito il nostro Paese prima e dopo la Thyssen: Campello sul Clitunno, il mulino di Fossano, l'Eternit di Casale, Mineo, Molfetta, la Saras in Sardegna, Paderno, Barletta. Molto più lungo, ahimè, potrebbe essere questo elenco. Ogni giorno ancora tre sono i lavoratori che perdono la vita lavorando. Sicuramente la crisi può influire nella priorità, ma la sicurezza e la salute dei lavoratori deve essere sempre la stella polare da seguire. In un momento in cui l'asticella dei diritti si sta abbassando sempre più mi auguro che il nuovo Governo sia pronto e attento, così come ho apprezzato nelle parole sulla sicurezza sul lavoro del Ministro Fornero. Noi saremo qui non solo per non dimenticare, ma per continuare a ricordare e insieme trovare i percorsi migliori per ridare al nostro Paese quel senso di civiltà che merita (Applausi).

PRESIDENTE. La Presidenza si unisce al ricordo che lei ha fatto ed esprime solidarietà alle famiglie delle vittime.

FRANCESCO NUCARA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, giovedì scorso Oscar Giannino, noto opinionista, doveva tenere un convegno all'università statale di Milano per parlare dell'euro. Gli è stato impedito, essendo stato fisicamente aggredito da un gruppo di facinorosi, cosiddetti «di sinistra», che lo hanno colpito con uova e salsa di pomodoro.
Il fatto grave non è solo questo, ma che la polizia, dopo qualche minuto di sconcerto, ha invitato Oscar Giannino ad abbandonare, ad essere gentile e a tornarsene a casa perché non gli era consentito di parlare, onde evitare possibili ulteriori incidenti. Siccome la Costituzione garantisce al cittadino la libertà di espressione e la libertà di pensiero, credo che vi sia una palese violazione della Costituzione italiana e questa violazione è stata garantita dalle forze di polizia, che hanno invitato Giannino ad allontanarsi.
Chiedo alla Presidenza che il Governo venga a riferire su questo episodio, che ritengo gravissimo, in Parlamento. Tra l'altro, nel passato - lo voglio ricordare all'Aula - anche a Giampaolo Pansa è stato impedito di presentare i propri libri, quindi vorrei capire su quale crinale si sta avviando la democrazia italiana. Chiedo pertanto alla Presidenza di chiedere a sua volta - chiedo scusa per il bisticcio di parole - al Governo di venire a riferire in Aula quanto prima su questo gravissimo episodio (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Pag. 20

PRESIDENTE. La Presidenza si farà carico della sua richiesta. Constato l'assenza dell'onorevole Cimadoro, che aveva chiesto di parlare. Si intende che vi abbia rinunziato.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, vorrei farle notare - le chiedo anche se per cortesia ne può rendere edotto il Presidente Fini - la situazione dei lavori di quest'Aula. Questa mattina abbiamo iniziato i lavori alle 11. Giustamente ha ricordato che oggi pomeriggio c'è tutta una serie di audizioni, molto importanti, di Ministri e quindi ha dato più tempo a disposizione, iniziando i lavori dell'Aula del pomeriggio alle 15,30. Tuttavia, non vedo il motivo perché non sia stato deciso questa mattina, ad esempio, di iniziare alle ore 9, dato che comunque, signor Presidente, noi della «casta» siamo in questo momento bersagliati da trasmissioni televisive che vengono qui all'ingresso di Montecitorio, ci chiedono a che ora entriamo, ci fanno «timbrare il cartellino», vedono l'ora di entrata dei vari parlamentari e poi ci mettono al ludibrio.
Mai che una volta il Presidente Fini abbia preso posizione su questa cosa, ma - lo sappiamo benissimo - il Presidente Fini fa solamente i propri interessi. Quindi, vorrei che lei rendesse edotto il Presidente Fini che, se i suoi orari di inizio lavoro sono le 11, i nostri orari di lavoro potrebbero essere benissimo le 8,30 o le 8 del mattino, come tutti i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Quindi, al di là delle questioni poste dal collega Giachetti e dal Governo per quanto riguarda le mozioni, avremmo potuto benissimo concludere i nostri lavori questa mattina e oggi pomeriggio avere tutto il tempo necessario (due, tre, quattro ore) per avere i Ministri del Governo e per svolgere quelle che si chiamano audizioni, visto che - io faccio parte della Commissione affari esteri - generalmente vi sono diciotto, venti iscritti a parlare e poi il presidente dà, per ciascuno di noi parlamentari, due minuti di tempo per parlare in discussione e sentire poi le risposte del Ministro. Tutto questo si potrebbe, pertanto, risolvere avendo dei tempi più consoni e non dei tempi così, molto laschi.
Quindi, vorrei che lei, Presidente, facesse presente al Presidente Fini - se, Dio vuole, ogni tanto venisse anche a presentarsi qui in Aula lo farei direttamente, ma è molto difficile trovarlo - questa mia sollecitazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, mi consenta di dissociarmi dalle sue valutazioni sul Presidente della Camera, al quale sicuramente riferirò il suo intervento. Tuttavia, le faccio notare che l'ordine del giorno di questa giornata è stato deciso all'unanimità dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, della quale fa parte anche il presidente del suo gruppo.

GIANPAOLO DOZZO. Con questo cosa vorrebbe dire, che lei vuole iniziare alle 12, anziché alle 11?

FRANCESCO LARATTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LARATTA. Signor Presidente, approfitto anche della presenza del sottosegretario D'Andrea, che conosce la vicenda di cui voglio parlare adesso. Sono oltre cinquecento le scosse sismiche di varia intensità registrate nel Pollino, al confine tra la Calabria e la Basilicata, nel corso dell'ultimo anno. Si tratta di scosse che il più delle volte vengono avvertite dalla popolazione. Questa frequenza, senza voler scatenare allarmismi, rappresenta però qualcosa di anomalo, che non può essere ignorato.
Secondo l'Istituto nazionale di geofisica, la zona si sarebbe risvegliata circa un anno fa, da settembre 2010, ed è stata colpita da oltre cinquecento terremoti, che Pag. 21sono in continuo, anche in questi giorni. È appena il caso di evidenziare la forte preoccupazione delle popolazioni interessate in una notevole area montuosa. Ho incontrato stamani il presidente del Parco del Pollino - parco che abbraccia esattamente l'area interessata dallo sciame sismico -, il quale, insieme ai sindaci del posto, segue con apprensione gli eventi. Ci chiedono di attivare gli strumenti a disposizione, attraverso la Protezione civile, per tranquillizzare le popolazioni, sostenerle, in un'opera di educazione, ad affrontare il momento, verificare la condizione delle scuole, la loro messa in sicurezza, insieme a tutte le altre necessarie norme di comportamento.
Ho depositato, signor Presidente, un'interrogazione al Governo per interessarlo della vicenda, sperando che ci possa essere la giusta e opportuna attenzione. Non intendiamo provocare allarmismi, ma nemmeno possiamo sottovalutare quei segnali che evidentemente possono significare qualcosa che gli esperti, meglio di noi, sapranno leggere e interpretare. Ma, per favore, evitiamo di sottovalutare quanto sta accadendo. Chiedo di nuovo al sottosegretario D'Andrea di farsi portavoce presso il Ministro, il Presidente del Consiglio, la Protezione civile, di quanto segnalato, che noi riteniamo di particolare importanza.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Laratta, tra l'altro la presenza del sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento fa sì che l'interlocuzione sia diretta con il Governo.

MARCO CARRA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO CARRA. Signora Presidente, intervengo molto rapidamente. Il prossimo 31 dicembre scadranno i contratti di lavoro, a tempo determinato ovviamente, per 650 lavoratrici e lavoratori della pubblica amministrazione in servizio presso le prefetture e le questure del nostro Paese. È altrettanto ovvio che queste segnalazioni e queste giuste sollecitazioni le ho ricevute dalle dipendenti del mio territorio, cioè in servizio presso la questura e la prefettura di Mantova.
Sono sollecitazioni e problemi, questi, non nuovi per questo Parlamento, per il Governo del Paese e soprattutto per queste dipendenti, visto che da alcuni anni sono sottoposte alla tensione snervante di non sapere se continueranno ad avere un lavoro. L'anno scorso il rinnovo del contratto è arrivato in zona Cesarini, cioè il 30 dicembre, ed è stato comunicato a queste dipendenti il 31 dicembre. È opportuno ricordare che il lavoro svolto riguarda migliaia e migliaia di pratiche relative alla regolarizzazione di cittadini extracomunitari, pratiche che debbono essere svolte dalle prefetture e dalle questure, e senza queste dipendenti c'è il rischio di paralisi per questi uffici, a meno che non venga richiamato in ufficio personale adibito alla tutela della sicurezza.
Ecco perché ritengo che il contratto debba essere prorogato e vale la pena ricordare che, oltre al dato relativo al funzionamento degli uffici, penso che sia fondamentale prorogare questi contratti per continuare ad offrire una prospettiva di tranquillità per queste dipendenti e per le loro famiglie. Su questo tema ho presentato un'interrogazione alcune settimane fa (la n. 5-05731). Mi aspetto dal Governo una risposta affermativa, a prescindere dalla risposta stessa che si vorrà dare a questa interrogazione. L'importante è chiudere positivamente questa vicenda, prorogando i contratti di lavoro per il 2012 alle 650 dipendenti della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, anch'io volevo esprimere la mia solidarietà al giornalista Oscar Giannino, al quale, nei giorni scorsi, di fronte all'Università statale di Milano è stato impedito di partecipare Pag. 22 ad un dibattito e lo stesso è stato fatto oggetto di un lancio - credo - di pomodori o di uova.
Credo che non vi sia alcuno spazio per l'intolleranza e per il tentativo di non far parlare le persone che non hanno le nostre stesse opinioni. A me capita spesso di non avere la stessa medesima opinione di Oscar Giannino. Per questo penso che sia ancora più importante impegnarsi perché coloro che non hanno le nostre stesse opinioni possano parlare. Vorrei però fare riferimento all'intervento che ha fatto poc'anzi il collega Nucara, il quale - oltre alla solidarietà con il dottor Giannino - presumeva ed esplicitava una critica al fatto che le forze dell'ordine non fossero intervenute per evitare questo episodio. Non ho esattamente nozione di come si siano verificati i fatti, che per fortuna, a parte la gravità di principio di non far partecipare ad un dibattito una persona (ciò è gravissimo), non hanno riguardato atti di violenza, ma solo il lancio di pomodori e di uova. Vorrei però dire che non credo che si debba limitare la scelta operativa delle forze dell'ordine sul terreno ad opera di questo o di quel deputato. Sono le forze dell'ordine che di volta in volta possono decidere nelle fattispecie in cui sono chiamate a dirimere questioni di questo tipo se sia più conveniente per l'ordine pubblico intervenire con la forza. Evidentemente in quel caso hanno ritenuto che fosse gravissimo, come è gravissimo, che il dottor Giannino non abbia potuto parlare, e questo merita la nostra totale solidarietà perché è un fatto indegno che non abbia potuto parlare. Penso che sia presumibile che prima di esprimere un giudizio sulle forze dell'ordine bisognerebbe ascoltare la loro versione dei fatti, capire come mai in quel caso non abbiano scelto di far entrare con la forza il dottor Giannino.
Ci sono occasioni nelle quali le forze dell'ordine reputano che il rischio implicito nell'agire con la forza per bloccare le persone che stanno impedendo a qualcuno di parlare possa essere maggiore del fatto, invece, di consigliare alla persona alla quale è impedito di parlare - in questo caso, il dottor Giannino - di allontanarsi. Rimangono la nostra totale solidarietà al dottor Giannino e la nostra condanna totale per il fatto che gli sia stato impedito di parlare. Non ci associamo alla critica alle forze dell'ordine, perché vorremmo prima capire meglio quali erano le condizioni del contesto nel quale le forze dell'ordine in quel caso hanno operato (Applausi).

PRESIDENTE. Onorevole Fiano, la Presidenza si unisce nell'esprimere la solidarietà al dottor Oscar Giannino e, naturalmente, nel condannare gli atti di violenza. Il Governo ha assistito alla richiesta da lei avanzata.

RENATO FARINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, intervengono sulla medesima questione. Il Popolo della Libertà, a mia prima firma, ha presentato ieri un'interpellanza urgente sul tema, riferendo i fatti così come li riporta l'agenzia ANSA e come li riporta Giannino nel suo blog, che sono un po' diversi da come li riferisce la questura. Nell'interpellanza urgente si chiede al Governo di precisare quali siano le regole di ingaggio in questi casi, se vi siano delle disposizioni particolari e come mai non vi sia stato un lavoro di prevenzione, visto che Giannino è stato fatto tranquillamente accomodare in taxi davanti all'ingresso principale, dove da tempo erano radunate queste persone e la DIGOS ne era informata. Dopodiché, a me risulta - perché ho raccolto la testimonianza diretta dalla stessa vittima di queste fatti - che un funzionario della questura addirittura ha esortato il dottor Giannino a vestirsi diversamente per evitare provocazioni.
Credo che tutto questo sia incivile, anche da parte di chi eventualmente avesse riferito questi fatti. Credo anche che sia un episodio gravissimo di violenza, comunque, consentire questi fatti e non identificare le persone che, oltre a lanciare le uova, tra l'altro hanno anche danneggiato Pag. 23 le ginocchia di Giannino, senza che di questo fatto sia stata data notizia. Tuttavia, questo fa parte del tipo di minimizzazione che di solito riguarda questi episodi e anche le parole rivolte a Giannino, gravissime, credo che siano, esse stesse, come pietre. Non serve tanto, quindi, fermarsi a dire che sono stati solo lanci di uova e di pelati. Questo credo che sia importante farlo presente e credo che sia importante anche il lavoro di prevenzione. Non si tratta semplicemente di impedire violenze peggiori - e su questo posso essere tranquillamente d'accordo -, quanto di far sì che queste condizioni non si verifichino.

Annunzio del conferimento di incarico a un Ministro senza portafoglio.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato, in data 4 dicembre 2011, la seguente lettera: «Onorevole Presidente, la informo che con mio decreto in data odierna, sentito il Consiglio dei ministri, ho conferito al Ministro senza portafoglio, presidente Filippo Patroni Griffi, a norma dell'articolo 9 della legge 23 agosto 1988, n. 400, l'incarico per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Con cordiali ossequi. Firmato: Mario Monti, Presidente del Consiglio».
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15,30.

La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 15,40.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Antonione, Bongiorno, Brugger, Cenni, Gianfranco Conte, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Tommaso Foti, Franceschini, Lamorte, Lo Monte, Lucà, Moffa, Mura, Nucara, Palumbo, Pisicchio e Reguzzoni sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione delle mozioni Donadi ed altri n. 1-00685, Bressa ed altri n. 1-00774 e Reguzzoni ed altri n. 1-00775 concernenti iniziative normative per la costituzione di unioni di comuni con popolazione inferiore ad una determinata soglia (ore 15,41).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Donadi ed altri n. 1-00685 (Nuova formulazione), Bressa ed altri n. 1-00774 e Reguzzoni ed altri n. 1-00775 concernenti iniziative normative per la costituzione di unioni di comuni con popolazione inferiore ad una determinata soglia (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta di lunedì 5 dicembre 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Avverto che, in data odierna, sono state presentate le mozioni Baldelli ed altri n. 1-00776 e Commercio ed altri n. 1-00777 (Vedi l'allegato A - Mozioni) e che è stata presentata una ulteriore nuova formulazione della mozione Donadi ed altri n. 1-00685 (Vedi l'allegato A - Mozioni). I relativi testi sono in distribuzione.
Avverto inoltre che sempre in data odierna è stata presentata la mozione Donadi, Valducci, Bressa, Reguzzoni, Ria, Muro, Pisicchio, Commercio ed altri n. 1-00779 e contestualmente sono state ritirate le altre mozioni presentate. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A - Mozioni).

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'interno, Saverio Pag. 24 Ruperto, che esprimerà altresì il parere sulla mozione Donadi, Valducci, Bressa, Reguzzoni, Ria, Muro, Pisicchio, Commercio ed altri n. 1-00779.

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per un chiarimento (forse ero disattento nella confusione generale): il Governo ha espresso parere favorevole sull'ultima mozione presentata, che nelle premesse sussume tutte le precedenti mozioni. Ho capito bene, signor Presidente?

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, il Governo ha espresso parere favorevole sulla mozione unitaria.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, noi abbiamo partecipato alla preparazione e alla redazione di questa mozione, ci riconosciamo nella stessa, il nostro obiettivo era di richiamare un tema che riteniamo fondamentale. Vorrei ricordare che, per la prima volta, in una legge dello Stato con un nostro emendamento - e mi riferisco alla legge delega sul federalismo, la legge iniziale del 2009 - venne inserito per la prima volta un principio che tendeva a favorire la realizzazione in forma associata da parte dei comuni, nella forma delle unioni tra comuni. Questo perché noi eravamo e siamo convinti che quella sia una delle strade che può permettere non solo di ridisegnare l'organizzazione generale delle nostre istituzioni, ma anche di avere un impatto rilevante in termini di finanza pubblica.
Successivamente abbiamo più volte affinato il nostro ragionamento e in tutte le manovre abbiamo cercato di chiedere con emendamenti che fosse inserito un principio generale volto a rendere non più semplicemente facoltativa, ma obbligatoria la forma associata della gestione di tutte le funzioni comunali.
Questo dal momento in cui è chiaro ed evidente che nel nostro Paese non riesce a funzionare l'idea della soppressione dei comuni oppure di forme obbligate di fusione. Siamo il Paese dei comuni, siamo il Paese dei campanili, siamo il Paese nel quale, quindi, l'idea dello stendardo che rappresenta la comunità è così radicata che un intervento di quel tipo si rivelerebbe ingestibile.
Allora noi abbiamo detto superiamo quella logica, lasciamo che ogni comune abbia comunque un suo sindaco e una sua rappresentanza, ma riportiamo la gestione di tutti i servizi comunali a un'entità e una soglia più grande. In questo senso noi in passato abbiamo proposto sempre la soglia dei ventimila abitanti. Anche quella che viene richiamata in questo testo di quindicimila abitanti ci soddisfa perché, comunque, affinando un po' i calcoli e utilizzando anche i dati dei bilanci comunali - quelli rielaborati dalla Commissione parlamentare sul federalismo fiscale - abbiamo potuto calcolare l'impatto che possiamo attendere da una misura di questo tipo sulla finanza pubblica. Infatti, considerando una serie di spese generali dei singoli comuni che verranno meno a seguito di una gestione basata su un numero più elevato di persone amministrate, abbiamo potuto determinare a regime un risparmio di 2 miliardi all'anno di spesa pubblica, il che, in una situazione come quella in cui ci troviamo oggi, mi pare un dato tutt'altro che disprezzabile.
Per questi motivi, signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, ribadisco che verrà espresso il voto favorevole da parte del nostro gruppo sulla mozione unitaria (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Muro. Ne ha facoltà.

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LUIGI MURO. Signor Presidente, intervengo per annunciare subito il voto favorevole di Futuro e Libertà per il Terzo Polo, anche se devo onestamente dire che una materia del genere non può essere licenziata con una mediazione fra diverse mozioni, qualcuna eccessivamente spinta verso la riduzione dell'autonomia degli enti locali, qualcun'altra invece abbastanza «pilatesca» per usare un termine moderato.
È certo che noi voteremo a favore per dare un segnale in questo momento particolare della nostra vita politica; però riteniamo che questa mozione debba essere solo un indirizzo - come poi è - al Governo, con una particolare attenzione per le peculiarità che la nostra nazione ha rispetto agli ottomila e oltre comuni. Non si può ridurre tutto a un calcolo di natura economica o ragionieristica; se abbiamo deciso di eliminare le province - e credo che sia stato il primo atto, un atto importante e giusto - poi dobbiamo ragionare bene rispetto a questa furia che ci prende un po' tutti, pur di dimostrare di voler tagliare. I comuni sono la cellula vitale della nostra democrazia e quindi credo che una fortissima attenzione vada dedicata.
Mi permetto di sottolineare che ovviamente nell'ambito delle scelte vanno individuate le omogeneità territoriali, perché è evidente che le comunità montane - quelle vere - o le isole minori che sono una realtà molto diffusa nel nostro Paese hanno delle peculiarità che non possono essere acriticamente accorpate da un criterio di tagli. Al di là degli esempi che sono stati fatti - come la Danimarca, poi a volte quando conviene ci rifacciamo alla Germania o all'America, poi addirittura abbiamo ritrovato la Danimarca come modello di accorpamento - non credo che sia questa la nostra tradizione, non lo è neanche la Francia che ha moltiplicato i comuni. Comunque il nostro voto favorevole è un segnale ed un invito al Governo a trattare questo argomento con estrema chiarezza, senza ambiguità, rifacendosi alle norme che già esistono - al Testo unico e alle altre norme - e con una particolare attenzione appunto all'omogeneità dei comuni (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, ci siamo trovati di fronte ad una serie di mozioni riguardanti i comuni e le unioni di comuni. Questa è una materia più volte affrontata e scandagliata da parte del Parlamento, sia in questa legislatura sia in altre, dove l'unione dei comuni fu anche un obiettivo perseguito e raggiunto, che doveva economizzare e razionalizzare l'attività dei comuni stessi per quanto riguarda alcuni servizi fondamentali. Sia il decreto-legge n. 78 del 2010, sia il decreto-legge n. 138 del 2011 in questa legislatura hanno affrontato questo tema per quanto riguarda alcune funzioni fondamentali ed essenziali.
Il decreto-legge n. 78 del 2010 affrontava questo tema relativamente ad alcune funzioni. Le funzioni erano sei, due dovevano entrare in vigore immediatamente, le altre quattro erano state rinviate ad altri provvedimenti e quindi procrastinate nel tempo. Le funzioni sono quelle di polizia locale, istruzione, viabilità, settore sociale, territorio e ambiente, amministrazione controllata, contenzioso, come mi suggerisce l'onorevole Carlucci. Credo che le unioni di comuni siano state un momento fondamentale. Il dato che è emerso riguarda il numero degli abitanti. Il decreto-legge n. 78 del 2010 faceva riferimento a diecimila abitanti per quanto riguarda le unioni di comuni, successivamente il decreto-legge n. 138 del 2011 ha fatto riferimento ai comuni da mille a cinquemila abitanti.
Adesso queste mozioni indicano come limite quindicimila abitanti, come criterio per la costituzione delle unioni di comuni. Io ho qualche perplessità su queste mozioni, soprattutto sulle mozioni originarie - parliamo delle mozioni originarie, non dell'accordo raggiunto e della mozione unitaria - perché la previsione di 15 mila Pag. 26abitanti rispetto alle competenze e alle funzioni credo sia una forzatura laddove non esistano le condizioni.
Per quanto riguarda i comuni da mille a cinquemila abitanti, le funzioni e i servizi unici sono un fatto naturale. Per un comune di mille abitanti ritengo che sia un fatto naturale e ovvio avere servizi unici con un comune contiguo di altri mille o millecinquecento abitanti. Credo che il legislatore abbia incoraggiato ad andare in questa direzione, ma poi c'è stato tutto un dibattito in cui questo tema non è venuto fuori. Il codice delle autonomie, che abbiano discusso ed approvato nell'Aula di Montecitorio, che adesso è all'esame dell'altro ramo del Parlamento, ritengo che possa essere anche l'occasione per una ristrutturazione delle autonomie locali, che in passato non si è voluta fare. Noi avevamo posto il tema delle province anche in termini diversi da come sta venendo fuori, che speriamo possa avere anche un'articolazione e una collocazione diversa rispetto ad alcuni annunci che sono emersi in questo periodo di tempo.
Abbiamo avuto anche la legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale, sul quale abbiamo anche svolto una valutazione per quanto riguarda il ruolo delle autonomie locali, il rapporto con le province e con le regioni. Abbiamo anche affrontato questi temi e questi argomenti in sede di discussione del provvedimento di riforma dell'articolo 81 della Costituzione sul pareggio di bilancio, quando abbiamo concentrato la nostra attenzione sul ruolo delle regioni e dei comuni. Un atto di indirizzo parlamentare è certamente sempre importante, anche se nel passato non ha avuto grande successo e soprattutto grandi risultati, né grande incidenza sull'orientamento e sull'attività del Governo.
Ho visto che il Governo si è dichiarato d'accordo sull'accordo raggiunto - scusate la ripetizione - attraverso i gruppi per formulare un unico dispositivo. Il dispositivo unico parla di 15 mila abitanti, ovvero porterà la soglia minima a 15 mila abitanti come dimensione delle forme associative. Possiamo ovviamente anche essere perplessi su questo dato. C'è, tuttavia, un rinvio, per definire i parametri e i criteri geografici, alle regioni, che dovrebbero orientare e definire i criteri di deroga a tale soglia che è stata indicata.
È un dispositivo che raccoglie tutti, anche se ovviamente il primo e il secondo potrebbero essere anche intesi come in contraddittorio, perché subordinando ad un rinvio elimina anche la previsione iniziale. È un orientamento o, se vogliamo, un contributo da parte della Camera, soprattutto rispetto al dibattito in corso in questo particolare momento, anche per rivalutare significativamente il ruolo delle autonomie locali, che va salvaguardato. Oggi, infatti, c'è molte volte un clima particolare rispetto agli organismi di democrazia rappresentativa ed i comuni sono il momento fondamentale ed essenziale di collegamento e di raccordo tra il rappresentante, il territorio e le istituzioni, un'espressione, quindi, del territorio, il momento più alto della democrazia e della partecipazione. Ecco perché io nel passato non sono stato mai d'accordo sulla riduzione dei consiglieri comunali e non sono stato mai d'accordo con l'eliminazione delle circoscrizioni, perché non si risparmiava nulla, anche quando noi abbiamo sostenuto tranquillamente, per quanto riguarda i consigli circoscrizionali, che erano un fatto gratuito.
Come ho detto già prima, sottosegretario Ruperto, per quanto riguarda le province ci siamo espressi contro le province in una visione articolata. Certamente abbiamo anche parlato dell'unione di comuni, abbiamo parlato anche delle aree metropolitane ed abbiamo parlato di quel dettato costituzionale che non ha avuto una grande storia rispetto alle aree metropolitane. Pertanto, questa mozione serve forse per sollecitare e per focalizzare l'attenzione anche del Parlamento e del Paese su dati fondamentali ed essenziali che sono certamente quelli dell'economia per evitare il baratro e per evitare tutto quello che si è detto in questi giorni.
Io non sono un economista, perciò mi affido a chi è più bravo di me e a chi sa le cose meglio di me, che ci dice che dobbiamo votare alcune misure per evitare Pag. 27la fine del nostro Paese, ma non c'è dubbio che sappiamo una cosa, soprattutto che ci viene dalla sensibilità democratica e dall'impegno civile che noi - tutti noi altri - mettiamo giorno per giorno nel rivalutare le autonomie locali come un momento forte di salvaguardia della democrazia e delle strutture delle istituzioni all'interno del nostro Paese.
L'indebolimento dei comuni certamente non porta da nessuna parte, come alcuni effetti di leggi e anche di dettati costituzionali per quanto riguarda l'incompatibilità dei comuni, per cui prima la soglia di 20 mila andava bene ed adesso è al di sotto dei 20 mila abitanti. Io ritengo che questo rappresenti piuttosto una penalizzazione, perché è invalso l'uso dei capi in questo nostro Paese di recepire alcuni articoli giornalistici, dove ovviamente c'è la parola d'ordine di essere comunque contro la casta. E nessuno si illuda: saranno la casta i parlamentari, saranno la casta anche gli amministratori locali. Certamente si rischia, se noi continuiamo con questo andazzo, di rimanere senza casta, ma di rimanere soprattutto senza le istituzioni e senza coloro che svolgono un servizio nei confronti delle istituzioni democratiche. Ritengo che questo sia il pericolo: vi sarà il pericolo economico, il pericolo dell'economia, ma vi sarà anche il pericolo della democrazia e della tenuta democratica all'interno del nostro Paese.
Detto questo, come vedete, anche una mozione, ovvero un atto di indirizzo parlamentare, può essere l'occasione per recuperare un dibattito molto intenso e forte per evitare che discussioni sugli amministratori locali, sulle autonomie locali, sulle province, sulle regioni e soprattutto sul Parlamento, siano confinate e siano appannaggio della stampa o di alcuni quotidiani o giornalisti interessati.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Tassone.

MARIO TASSONE. Noi non abbiamo mai fatto un discorso sui giornalisti, ovvero di quanto prendono i giornalisti, alcuni giornalisti in particolare, ma sarebbe ovviamente l'ora di fare anche chiarezza e trasparenza. Questo, infatti, significa mantenere la democrazia, dove tutti i poteri e tutte le espressioni debbono certamente dare conto ai cittadini.
Ritengo che questo sia un momento importante e fondamentale, visto e considerato che dobbiamo approvare una manovra economica pesante. Dobbiamo compensare e fare in modo che vi sia un bilanciamento per rivalutare e riqualificare l'azione democratica, sotto il profilo della partecipazione dei cittadini, salvaguardando ed esaltando le istituzioni che la rappresentano come Parlamento, come amministrazione locale e nelle realtà più varie del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, in effetti vi è una doppia iscrizione a parlare per il gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo semplicemente perché, se si fossero mantenute tutte le mozioni inizialmente presentate, avremmo avuto una posizione diversificata a seconda delle varie mozioni. Con la presentazione, invece, di una mozione unitaria, che io stesso ho potuto sottoscrivere, naturalmente ci ritroviamo nell'espressione di voto favorevole sulla mozione unitaria medesima. Infatti noi, come ha già precisato l'onorevole Tassone, avevamo sin dall'inizio accettato la necessità di incrementare le forme di gestione integrata delle funzioni e dei servizi comunali. Rispetto alle mozioni originariamente presentate, in particolar modo quella dell'Italia dei Valori, avevamo rilevato almeno due criticità. La prima riguardava, appunto, la soglia minima di 15 mila abitanti come dimensione delle forme associative che per noi era ed è una soglia che non può riguardare tutto il territorio nazionale, tutte le regioni, tutti i comuni. Infatti, vi sono delle specificità e delle peculiarità territoriali e demografiche che possono portare anche ad Pag. 28una soglia minima inferiore rispetto a quella di 15 mila abitanti. La seconda criticità era conseguente alla prima: mi riferisco alla necessità di coinvolgere le regioni nella definizione di criteri per arrivare ad una soglia minima in deroga rispetto ai 15 mila abitanti.
Superate queste due criticità, noi ci ritroviamo naturalmente nella mozione unitaria, fermo restando quello a cui ha già fatto cenno l'onorevole Tassone. Secondo noi, è arrivato il momento di mettere fine in questo campo all'episodicità degli interventi. Ve ne sono stati tanti in questa legislatura e, pertanto, è arrivato il tempo di recuperare unitarietà nella legislazione degli enti locali, arrivando finalmente all'approvazione definitiva del Codice delle autonomie.
È con questo auspicio, e, cioè, che si metta mano finalmente davvero ad un'approvazione celere - l'abbiamo già approvato alla Camera e il Senato sta lavorando, ma tornerà da noi con delle modifiche -, esprimiamo il voto favorevole sulla mozione sulle unioni dei comuni e sulle altre forme associative previste nella stessa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, vorrei unirmi anch'io a quanto diceva adesso l'onorevole Tassone perché, se possiamo fare in modo, magari, di rendere obbligatorio per i giornalisti un minimo di passaggio nelle istituzioni e fargli vedere cosa succede nei comuni e nelle province, forse qualcosa di quello che abbiamo letto in questo periodo sui giornali non lo troveremo più. Infatti, oggettivamente tutti scrivono di tutto, ma senza sapere bene cosa succede in questi enti. Quello che succede in questi enti ci sta veramente a cuore, soprattutto a noi come Lega Nord Padania, in particolare nei riguardi dei comuni. Mi fa piacere che l'onorevole Borghesi per il momento ci lascia ancora i comuni perché, se fosse per lui, eliminerebbe anche quelli, preso com'è dalla voglia di risparmiare su tutto. Però gli vorrei dare un suggerimento: già che ci siamo, cominciamo ad eliminare lo Stato, così risparmiamo molto di più e non partiamo dal basso. Gli ricordo che la Costituzione prevede che la Repubblica è costituita, prima di tutto il resto, dai comuni e, quindi, i comuni sono la base e la nostra storia. Dagli anni mille le autonomie comunali hanno reso il nord del Paese quello che è e, visto che il nord è anche la parte del Paese da cui proviene, dovrebbe esserne orgoglioso, ricordarsene ogni tanto, senza attaccare sempre le autonomie comunali.
Sulla mozione, che poi è stata condivisa da tutte le forze politiche, c'è già stata l'illustrazione dei colleghi. Sono restate ferme tutte le premesse che ogni gruppo aveva presentato e si tratta di premesse in qualche modo simili che risultavano quindi anche condivisibili: i comuni rappresentano l'ente più vicino al cittadino, sono quelli che ascoltano di più i cittadini, sono quelli che vanno salvaguardati. Come riuscire a dare un maggiore impulso alle attività comunali viene poi declinato nell'impegno al Governo e in questa parte vengono ricordati quelle che già oggi sono le norme che possono venire in aiuto: l'articolo 30 e l'articolo 32 del Testo unico n. 267/2000 sulle unioni dei comuni e sulle convenzioni. A questi istituti abbiamo dovuto aggiungere quella che dovrebbe essere un'ulteriore spinta per avere la razionalizzazione ma non snaturalizzazione dei comuni: le associazioni di tipo federativo, cioè fare in modo che i comuni senza unirsi e, quindi, mantenendo la loro autonomia identificativa, possano appunto unire le funzioni, possano unire i servizi, possano mettere in condivisione anche il personale e, quindi, rendere al meglio ai propri cittadini questi servizi. Siamo dunque favorevoli all'approvazione di questa mozione. Naturalmente l'impegno del Governo è stato in questo senso di applicarsi affinché la mozione trovi impegno. Noi vigileremo perché questo impegno venga assunto sino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, la mozione in esame affronta a mio modo di vedere in tono serio un tema cruciale dell'architettura costituzionale del nostro Paese: le autonomie locali, in modo particolare l'autonomia comunale. La storia della nostra Repubblica ci ha insegnato come l'identità comunale sia all'origine della storia istituzionale di questa nostra nazione e, quindi, quando affrontiamo questi temi dobbiamo maneggiarli con cura e quello che è il portato storico, il portato culturale dell'autonomia comunale non deve mai essere dimenticato né deve mai risultare affievolito nella nostra attenzione. Ma accanto a questa dimensione politico-culturale e istituzionale vi è - le vicende di questi giorni lo esaltano in modo particolare - il problema dell'efficienza e della funzionalità di tali autonomie comunali. La crisi complessiva, la crisi economico-finanziaria ci costringe a ragionare in termini completamente diversi rispetto a quanto abbiamo fatto sino ad oggi. La mozione in esame affronta in modo serio il tema della gestione associata di funzioni e servizi da parte dei comuni, stabilendo una soglia minima in quindicimila abitanti che da un punto di vista puramente astratto e teorico potrebbe essere considerata una soglia ottimale. Dico puramente astratto e teorico perché tale soglia a seconda delle condizioni geografiche, economiche e demografiche potrebbe esser o troppo piccola o troppo grande. Ed è esattamente per questo che, a mio modo di vedere con molta ragionevolezza, è stato affidato alle regioni il compito di definire possibili deroghe a questa soglia, in modo tale da garantire che l'efficienza e l'efficacia di un servizio reso non venga meno rispetto all'organizzazione territoriale dei comuni. È del tutto evidente che i comuni di pianura contigui hanno problemi diversi dai piccoli comuni di montagna o dai comuni delle isole e che pertanto una soluzione unitaria, univoca per tutto il territorio nazionale sarebbe stata illuministica, non accettabile e priva di senso comune.
Questa mozione impegna il Governo a far sì che si faccia un passo in avanti significativo verso l'efficienza, senza perdere di vista la storia dei comuni, l'autonomia dei comuni, l'identità dei comuni che costituiscono la storia e l'identità di questa nostra Repubblica. Credo che questo sia un atto politicamente importante e di responsabilità che questa Camera oggi si assume.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valducci. Ne ha facoltà.

MARIO VALDUCCI. Signor Presidente ed esponenti del Governo, siamo pervenuti ad una formulazione unitaria di questo argomento, che è un argomento chiaramente molto sentito da tutte le forze politiche e sul quale penso che tutte abbiano la condivisione di volere arrivare a forme associative che consentano ai cittadini, alle imprese e alle famiglie in quel territorio di avere dei servizi di qualità e di prezzo adeguati alla restante parte del territorio nazionale. Questa esigenza è un'esigenza molto sentita. La nostra, è vero, è una storia di comuni, ma evidentemente è anche vero che oggi, con le sfide della globalizzazione, con difficoltà economico-finanziaria e con la complessità della nostra società è sempre più difficile che comuni di mille, duemila, tremila, quattromila o cinquemila abitanti siano in grado di svolgere questi servizi ad un adeguato livello di qualità e prezzo ed è per questo che quindi tutti convergiamo sulla necessità di andare verso forme associative. Lo facciamo tutti nella consapevolezza che le imposizioni e le obbligatorietà sono sicuramente un fatto coercitivo che spesso non ha aiutato ad arrivare a delle soluzioni, ma anche consapevoli che, così come poi è stato già scritto nell'articolo 16 del decreto-legge n. 138 del 2011, convertito nella legge n. 148, vi sia la necessità di arrivare con determinazione alla semplificazione ed alla concentrazione di quelle che sono poi in realtà dei centri Pag. 30di acquisto dei servizi che poi vengono dedicati ai nostri cittadini. Non abbiamo voluto indicare dove le forme di risparmio, che sono comunque di alcuni miliardi di euro, potrebbero essere dirottate nei confronti del bilancio dello Stato oppure si potrebbe far ricadere questi risparmi, che si otterrebbero attraverso le gestioni congiunte di questi servizi, anche sui territori che hanno generato questi stessi servizi.
Ieri, nella discussione sulla presentazione delle mozioni presentate, tutti hanno fatto presente l'enorme numero di comuni che sono presenti in Italia sotto i tremila o cinquemila abitanti. Ricordo solamente che, se si riuscisse ad arrivare a quella dimensione ottimale dei consorzi che abbiamo cercato di definire in ambiti territoriali di quindicimila abitanti, passeremmo da oltre ottomila centri di spesa a circa 626 centri di spesa. Questo comporterebbe ovviamente, come appare solo da questi numeri, un risparmio notevole delle prestazioni, oltre che sicuramente un'interazione migliore tra le componenti della società, ad iniziare dall'impresa, dalla famiglia e dai cittadini, e le nostre situazioni pubbliche (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, intervengo solo per annunciare il voto favorevole della delegazione dei radicali alla mozione congiunta in esame, cogliendo l'occasione per sottolineare comunque come la proposta di realizzazione di unioni di comuni potrà sì portare ad un risparmio, grazie alla centralizzazione di una serie di servizi, ma temo che questo rischi di essere soltanto una goccia nel mare. Lo dico perché in Italia noi sappiamo che la maggior parte dei comuni è al di sotto dei ventimila abitanti. Ne abbiamo addirittura alcuni con 34 abitanti soltanto. Questa impostazione legata all'unione di comuni salva in buona sostanza tutti i comuni e i relativi sindaci, i consigli comunali, nonché tutto il personale dipendente.
Proprio per questo motivo, credo che l'approvazione di questo documento possa, e debba, in realtà, costituire l'avvio di un dibattito più ampio in cui si proceda ad un ridisegno complessivo del nostro territorio, non solo con la soppressione di comuni di dimensioni così esigue, ma soprattutto, con l'introduzione - come da dettato costituzionale - delle città e delle aree metropolitane. Questo è un aspetto della nostra Costituzione che attende da tempo di essere introdotto e credo che sia assolutamente necessario procedere in questo senso (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Donadi, Valducci, Bressa, Reguzzoni, Ria, Muro, Pisicchio, Commercio ed altri n. 1-00779, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Landolfi... onorevole Rosato... colleghi, consiglio di aspettare ancora qualche secondo, perché mi sembra che vi siano ancora molti colleghi in Transatlantico, ed è l'unica votazione del pomeriggio.
Onorevole Duilio... i colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 403
Votanti 402
Astenuti 1
Maggioranza 202
Hanno votato
402).

Pag. 31

Prendo atto che i deputati De Girolamo e Fucci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 7 dicembre 2011, alle 11:

1. - Informativa urgente del Governo in relazione alle misure di emergenza per le regioni colpite da eventi alluvionali e calamitosi nel corso dell'anno 2011.

(ore 15)

2. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 16,20.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO LORENZO RIA SULLA PROPOSTA DI LEGGE N. 4305

LORENZO RIA. Il testo che votiamo oggi riguarda un provvedimento già approvato al Senato, che si è distinto per la mancanza di un vero e proprio dibattito, posto che tutte le forze politiche hanno convenuto sul suo contenuto. Si tratta di un'opzione interpretativa (promanante dal Parlamento) sulle disposizioni riguardanti i termini a comparire per le parti, nell'ambito di un procedimento per decreto ingiuntivo.
È oltremodo noto che tale genere di procedimento rientra nei giudizi sommari di cognizione, dove la proposizione della cosiddetta opposizione al decreto è atto assimilabile ad un vero e proprio atto di citazione in giudizio e valido ad instaurare tra opponente e opposto un processo simile a quello ordinario. La peculiarità dell'opposizione al decreto ingiuntivo, invero, è da rinvenirsi nel comma 2 dell'articolo 645 del codice di procedura civile, disposizione che ha dato luogo a contrasto interpretativo in sede giurisprudenziale risolto dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione con sent. n. 19247 del 9 settembre 2010. La citata norma dispone nel senso che «in seguito all'opposizione, il giudizio si svolge secondo le norme del procedimento ordinario davanti al giudice adito; ma i termini di comparizione sono ridotti della metà». L'orientamento della Corte di Cassazione è stato per lungo tempo consolidato nel senso che, in caso di opposizione a decreto ingiuntivo, quando l'opponente si sia avvalso della facoltà di indicare un termine di comparizione inferiore a quello ordinario, il termine della sua costituzione è automaticamente ridotto a 5 giorni dalla notificazione dell'atto di citazione in opposizione, pari alla metà del termine ordinario.
Le Sezioni unite, nella richiamata sentenza n. 19246 del 2010, hanno invece concluso nel senso che non solo i termini di costituzione dell'opponente e dell'opposto sono automaticamente ridotti della metà in caso di effettiva assegnazione all'opposto di un termine a comparire inferiore a quello legale ma che tale effetto automatico è conseguenza del solo fatto che l'opposizione sia stata proposta, in quanto l'articolo 645 del codice di procedura civile prevede che in ogni caso di opposizione i termini di comparizione siano ridotti alla metà. Secondo le Sezioni Unite, infatti, la regola del necessario collegamento tra termini di comparizione e termini di costituzione, fissata da un'altra norma, l'articolo 165, primo comma, del codice di procedura civile, costituisce espressione di un principio generale di razionalità e coerenza, con la conseguenza che l'espresso richiamo nell'articolo 645 del codice di procedura civile di tale principio risulterebbe del tutto superfluo.
In sostanza, secondo la Cassazione, l'opposizione a decreto ingiuntivo è sempre caratterizzata dall'abbreviazione dei termini di comparizione ed all'opponente non compete alcuna facoltà di scelta tra termine abbreviato e termine ordinario. Di conseguenza, il termine per la costituzione Pag. 32in giudizio dell'opponente è sempre di 5 giorni, a nulla rilevando il termine di comparizione di volta in volta assegnato in concreto. A ciò consegue che le costituzioni in giudizio dell'opponente successive al quinto giorno dalla notificazione dell'opposizione devono considerarsi tardive, con conseguente improcedibilità dell'opposizione ed esecutività del decreto ingiuntivo a norma dell'articolo 647 del codice di procedura civile.
Il nuovo orientamento sancito dalle Sezioni Unite rischiava, pertanto, di travolgere i procedimenti di opposizione a decreto ingiuntivo in corso, a causa della possibile dichiarazione di improcedibilità nei casi in cui la costituzione in giudizio dell'opponente non sia avvenuta nel termine dimezzato di 5 giorni.
La proposta di legge in esame è volta ad evitare questo effetto sui procedimenti in corso.
L'articolo 1 della proposta di legge n. 4305 incide sulla disciplina generale del procedimento di opposizione a decreto ingiuntivo, sopprimendo la previsione della riduzione a metà dei termini di comparizione, che ha dato origine alle divergenti interpretazioni giurisprudenziali.
L'articolo 2 reca una norma interpretativa applicabile ai procedimenti in corso che conferma l'orientamento consolidato della Cassazione precedente alla sentenza delle Sezioni Unite n. 19246 del 2010.
L'articolo prevede, infatti, che per i procedimenti pendenti alla data di entrata in vigore della legge, l'articolo 165, primo comma, del codice di procedura penale si interpreta nel senso che la riduzione del termine di costituzione dell'attore ivi prevista si applica, in caso di opposizione a decreto ingiuntivo, solo se l'opponente abbia assegnato all'opposto un termine di comparizione inferiore a quello ordinario previsto dall'articolo 163-bis, primo comma.
Gli unici rilievi mossi al Senato rispetto alla proposta in esame sono stati relativi non al merito ma al metodo, ovvero all'opportunità che un intervento legislativo si preoccupi di contenere gli effetti di una sentenza delle sezioni unite della Cassazione. Probabilmente qualche dubbio sul metodo rimane, ma non possiamo non tutelare i processi pendenti dalla dichiarazione di improcedibilità e gli opponenti dal rischio di vedere nullificati i propri diritti, che meritano di essere accertati. Per queste ragioni, preannuncio il voto favorevole del mio gruppo al provvedimento in questione.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 4)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Pdl 4305 ed abb. - articolo 1 413 410 3 206 410 56 Appr.
2 Nom. articolo 2 432 430 2 216 430 56 Appr.
3 Nom. Pdl 4305 ed abb. - voto finale 468 467 1 234 467 52 Appr.
4 Nom. Moz. Donadi e a 1-779 403 402 1 202 402 53 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.