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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 518 di mercoledì 14 settembre 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 11,20.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Brambilla, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Catone, Cicchitto, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Fitto, Franceschini, Frattini, Gelmini, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lo Monte, Maroni, Martini, Meloni, Migliavacca, Misiti, Moffa, Nucara, Leoluca Orlando, Polidori, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Rotondi, Saglia, Stucchi, Vito e Zacchera sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Poiché il prosieguo della seduta avrà luogo in diretta televisiva, sospendo i lavori dell'Aula fino alle ore 11,30.

La seduta, sospesa alle 11,25, è ripresa alle 11,30.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Preavviso di votazioni elettroniche.

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2887 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. Delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari (Approvato dal Senato) (A.C. 4612) (ore 11,31).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. Delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e Pag. 2articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione n. 4612 (vedi l'allegato A della seduta del 13 settembre 2011 - A.C. 4612), nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato (vedi l'allegato A della seduta del 13 settembre 2011 - A.C. 4612. Per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato e per gli emendamenti riferiti all'articolo unico del disegno di legge di conversione vedi l'allegato A della seduta del 13 settembre 2011 - A.C. 4612).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4612)

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ricordo che, secondo quanto stabilito in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto sulla fiducia di un rappresentante per gruppo e per ciascuna delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, per dare un giudizio risolutamente negativo sul Governo è sufficiente ricordare che, per quasi tre anni, abbiamo sentito dire e ripetere che la situazione italiana era sotto controllo, che l'Italia aveva affrontato la crisi meglio degli altri e ne stava uscendo meglio degli altri.
I nostri richiami ad agire sono tutti caduti nel vuoto. Poi, di colpo, la catastrofe. La realtà di una situazione lasciata marcire per troppo tempo si è imposta anche al Governo e alla maggioranza.
A luglio ci è stato chiesto di favorire l'approvazione rapida di una manovra, lo abbiamo fatto ed è passata in tre giorni. È stato detto che sarebbe stata sufficiente.
Ad agosto avete dovuto fare una nuova manovra e questa nuova manovra l'avete cambiata cinque volte.
Oggi il Presidente del Consiglio attacca l'opposizione, ma è colpa dell'opposizione o è colpa della vostra confusione, improvvisazione e «pressappochismo», signori della maggioranza?
Onorevole Berlusconi, signor Presidente del Consiglio, il problema non è più la manovra. Nel giudizio internazionale è venuta meno, da tempo, la fiducia in lei e nel suo Governo. Non è la manovra, ma è il manovratore. Non è l'auto, ma il conducente.
Nelle crisi di fiducia come quella che investe oggi l'Italia contano le cose che si fanno e chi fa queste cose.
Presidente del Consiglio, lei sa che il giudizio dei Governi amici e delle istituzioni internazionali europee è negativo e senza attenuanti. Lo sa lei, lo sanno i suoi Ministri, lo sanno i colleghi che siedono nella maggioranza.
Ieri, a Bruxelles, lei ha attaccato le opposizioni che non coopererebbero al risanamento finanziario del Paese, ma lei, che fino a poco tempo fa aveva sempre sostenuto che non aveva bisogno di un consenso largo, che le bastava la maggioranza, che aveva un consenso popolare, lei diceva, superiore al 50 per cento, oggi chiede il nostro sostegno.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole La Malfa.

GIORGIO LA MALFA. Evidentemente i sondaggi mostrano che il suo gradimento è ai minimi termini.
Ecco perché lei chiede un aiuto. Vuole questo aiuto? Apra la strada ad un Governo di unità nazionale, si dimetta.
Questa è la ragione per cui il gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE vota «no», con chiarezza, sulla fiducia, perché si possa aprire la strada ad una nuova soluzione che restituisca fiducia all'Italia e agli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal Democratici-MAIE e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brugger. Ne ha facoltà.

Pag. 3

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, il voto in tempi immediati della manovra economica è un atto dovuto. Tuttavia, il voto che la responsabilità delle opposizioni avrebbe comunque garantito, al di là della fiducia, non nasconde ai mercati e all'Europa il caos dell'azione di Governo.
La crisi in corso avrebbe richiesto un percorso efficace e coerente perché siamo tutti consapevoli della drammatica situazione in atto. Non è stato così fino ad oggi.
In realtà, abbiamo dovuto constatare scelte di Governo del tutto contraddittorie, l'una destinata a smentire la precedente, con costi sempre più elevati per il Paese, come dimostra il crescente costo degli interessi sul debito determinato dalla valutazione dei mercati. Basti pensare allo spread tra BTP e Bund che ieri ha superato quota 400.
L'Unione europea, ancora prima che questa manovra sia approvata, già pone gravi interrogativi sulla sua attuazione e ritiene necessaria una manovra aggiuntiva nel caso in cui le previsioni di gettito e di riduzione della spesa non siano adeguate ad ottenere gli obiettivi di risanamento.
Ed è questo il punto: manca la fiducia dell'Europa nei confronti di questo Governo e di questa manovra.
Il Governo sarà inevitabilmente costretto a profonde misure di abbattimento del debito sovrano così come dovrà finalmente decidere misure strutturali per la crescita in assenza delle quali i costi sostenuti dal Paese saranno maggiori e l'aumento reale della pressione fiscale ancora più pesante ed iniqua.
Nel corso della legislatura abbiamo sempre valutato i provvedimenti nel merito e deciso senza pregiudizi, caso per caso. Questa manovra non ci convince: mancano criteri di equità e gradualità nelle misure adottate, con attenzione in primo luogo alla famiglia e sono assenti - mentre dovrebbero essere la priorità dell'azione del Governo - interventi a sostegno della crescita.
Per queste ragioni noi come deputati delle minoranze linguistiche esprimiamo un voto contrario sulla questione di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Misto - Minoranze linguistiche e di deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà. Onorevole Buttiglione, la prego...

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, a nome della componente Repubblicani - Azionisti, annuncio il voto di fiducia favorevole alla richiesta del Governo.
A titolo personale voglio aggiungere che la direzione nazionale del Partito Repubblicano italiano, con 25 voti a favore, 4 astenuti e 3 contrari, ha invitato i parlamentari repubblicani a votare positivamente la fiducia, come peraltro è successo al Senato con l'amico Del Pennino e non potendolo fare la senatrice Sbarbati, in missione in Cina ed assente.
È nostra convinzione che questa manovra non sia sufficiente a salvare il Paese e ci interessa relativamente il giudizio positivo dell'Unione europea. Né tanto meno dobbiamo chiedere alla stessa Unione di imporre a tutti i Paesi la riforma sulle pensioni. Facciamola da soli, poiché sul sistema pensionistico non dobbiamo ulteriormente farci ridere dietro.
Ugo La Malfa, nella sua interventista a Ronchey sul «non governo», sosteneva tra l'altro: siamo tutti d'accordo che i sindacati seguano una certa politica per salvare un minimo di economia produttiva di tipo occidentale. Bisogna rivedere i costi. È necessaria un'austerità di massa, poiché non basta dire che bisogna punire l'evasione fiscale. Queste sono esigenze morali, ma la questione economica non è là. E continuando diceva: si pongono certi gruppi il problema reale delle condizioni in cui siamo? Niente!
Era il 1977. Sembra oggi. Queste idee ci appartenevano allora e ci appartengono a tutt'oggi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Monte. Ne ha facoltà.

Pag. 4

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la crisi del Paese non è soltanto economica. È prima di tutto una crisi figlia dell'incapacità decennale dei Governi - di tutti i Governi che si sono succeduti - di utilizzare e valorizzare le grandi risorse umane e soprattutto territoriali del nostro Paese.
La prima e la più grande di queste risorse sprecate è rappresentata dal Mezzogiorno. Il sud è stato abbandonato e lasciato solo, e miliardi di euro di investimenti ad esso destinati sono stati stornati per altri scopi e per altre aree. L'ANAS e le ferrovie hanno assunto nella spesa un'impostazione strabica e prevalentemente - quando non esclusivamente - nordista.
Un sud infrastrutturato, valorizzato e non sacrificato, avrebbe trainato la ripresa dell'intero Paese. Penalizzare il Mezzogiorno, quindi, ha significato penalizzare l'Italia intera e questo Governo purtroppo non ha fatto eccezione, malgrado l'impegno solenne del programma elettorale.
E, così, ci troviamo di fronte a «due Italie» diverse: una che rischia di diventare sempre più rancorosa ed egoista ed una umiliata e privata di ogni sua ricchezza, a partire dai suoi giovani migliori costretti a lasciarla.
Provate a pensare, onorevoli colleghi, cosa voglia dire oggi fare l'amministratore di un ente locale nel Mezzogiorno, senza risorse pubbliche e con centinaia di giovani davanti alla porta, che ti chiedono un aiuto che non sei in grado di dare.
Certo, mala amministrazione, clientelismo, sprechi e inefficienze sono largamente presenti e vanno combattuti con grande determinazione, ma si tratta purtroppo di fenomeni diffusi in tutte le aree del Paese.
Se qualcuno pensasse che si tratti, invece, di fenomeni esclusivamente meridionali venga prima a spiegarci come mai un chilometro di alta velocità in Italia sia costato fino a quattro volte rispetto a quanto uno stesso chilometro, con le stesse caratteristiche, sia costato in Francia (e non ci si può sbagliare: al sud l'alta velocità non è stata realizzata), o come mai la politica italiana oggi sia martoriata da scandali relativi a piani regolatori di importanti comuni del nord.
Occorre un nuovo patto tra le grandi aree del nostro Paese, e per fare questo occorre che la politica riacquisti credibilità, qualità e anche stili di vita più sobri per poter chiedere i sacrifici necessari. La manovra che affrontiamo è certo rigorosa...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Lo Monte.

CARMELO LO MONTE. ...ma è purtroppo ancora una volta territorialmente sbilanciata e non contiene alcun elemento di riequilibrio e di perequazione.
Per questo i parlamentari del Movimento per le Autonomie non potranno votare la fiducia oggi richiesta (Applausi dei deputati dei gruppi Misto - Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud, Misto-Alleanza per l'Italia e Misto-Liberal Democratici- MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, signori del Governo, colleghi, Alleanza per l'Italia voterà contro la fiducia al Governo.
Oggi la sfiducia nei vostri confronti non è più solo dell'opposizione ma è sentimento della stragrande maggioranza degli italiani che vedono bruciati ogni giorno i loro risparmi, che vedono taglieggiati dalle tasse i loro redditi, che non credono più che nel nostro Paese ci sia ancora un futuro per i loro figli.
La sfiducia nei confronti del vostro Governo è degli imprenditori che ancora una volta constatano che nulla, assolutamente nulla, si sta facendo per stimolare la crescita, se non l'annuncio svogliato del Ministro dell'economia di un prossimo «tagliando» a cui neppure lui crede. Un Ministro dell'economia la cui grande e imperdonabile responsabilità è di aver gettato al vento tre anni in cui ha goduto Pag. 5di un potere assoluto nel Governo e nella maggioranza, in cui è stato circondato dall'adulazione dei media e dei potenti. La sua responsabilità è di non aver usato questa irripetibile condizione per fare delle riforme che oggi avrebbero reso l'Italia più forte, ma solo per rafforzare il suo potere personale.
La sfiducia totale nei confronti del vostro Governo è anche l'opinione dell'Europa, l'opinione della comunità internazionale, è l'opinione dei mercati che non credono che una classe di Governo travolta dagli scandali, ricattata da lenoni e faccendieri, possa guidare un Paese nella tempesta, che osservano una maggioranza che, anche quando il Paese è arrivato sull'orlo dell'abisso, fa prevalere gli interessi di partito, le convenienze elettorali piuttosto che l'interesse nazionale e non riesce, neppure di fronte alla drammaticità della crisi, a trovare uno scatto di dignità e di responsabilità. Tutto questo l'Italia lo sta pagando e lo pagherà caro, perché il costo del debito ci strangolerà anche domani, condizionando la possibilità di ritornare a crescere.
L'Italia non merita tutto questo perché è un grande Paese che ha eccezionali potenzialità, e voi lo state portando a fondo.
Il Terzo Polo, di fronte ai gravissimi rischi che il Paese sta correndo, si è assunto la responsabilità, insieme alle altre forze dell'opposizione, di consentire una approvazione rapida della manovra di cui pure non condivide i contenuti e l'impostazione. Al Senato aveva dato addirittura disponibilità a sostenere misure impopolari ma strutturali, tali cioè da far capire ai mercati che l'Italia fa sul serio, che è impegnata tutta insieme a ridurre il suo debito, a lavorare di più, a produrre di più, a tagliare gli sprechi.
Avete rifiutato qualsiasi confronto, ancora una volta guidati dal disperato tentativo di resistere e di sopravvivere, e oggi annunciate che i sacrifici che avete imposto agli italiani, ben 138 miliardi in tre anni tra tagli e tasse, non sono serviti a nulla e occorrerà fare un'altra manovra da 400 miliardi. Annunciate il condono mentre dichiarate di fare la lotta all'evasione, e di fronte a tutto questo costringete la Camera a votare una fiducia che segna drammaticamente la distanza tra le istituzioni e il sentire del Paese.
Noi diciamo «no», e vi diciamo anche che ora basta. Non potrete essere voi, ormai privi di credibilità e di autorevolezza, a chiedere altri sacrifici agli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia, Misto-Liberal Democratici- MAIE e di deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante MASSIMO DONADI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, sappiamo quanto forte sia la sua allergia per i processi, ma oggi non possiamo proprio esimerci da metterla qui, in quest'Aula, sul banco degli imputati e leggerle la nostra sentenza di condanna perché lei è colpevole per tutti i capi di imputazione. Lei è colpevole di alto tradimento dell'interesse nazionale perché, dal 2001 ad oggi, in dieci anni, di cui ne ha passati otto al Governo, lei ha creato mezzo miliardo di euro di nuovo debito pubblico, ossia un milione di miliardi di vecchie lire (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Un terzo dell'immenso e sterminato debito pubblico del Paese lo ha creato lei con i sui Governi in questi otto anni. Si rende conto della gravità di questo? Si rende conto che è lei che ci ha portato, con la dissolutezza dei suoi Governi, sull'orlo di quel precipizio nel quale oggi ci ritroviamo? Eppure lei aveva ereditato, grazie al lavoro di chi l'ha preceduta, gli interessi sul debito pubblico più bassi della storia del Paese e, grazie alla sua incompetenza, oggi quegli interessi sono nuovamente esplosi e si sono già mangiati, al momento attuale, più della metà delle due manovre che pure abbiamo approvato, visto che ogni punto in più di interessi sul debito pubblico costerà all'Italia ogni anno 19 miliardi di euro. Ma torniamo a quel mezzo miliardo di euro che ha prodotto Pag. 6lei, che avete prodotto voi con questi Governi. Siete voi che più di ogni altro avete la responsabilità di questo. Con questi debiti avete affossato il Paese, avete creato le premesse della bancarotta, avete truffato la fiducia degli italiani, avete tolto la speranza di un futuro ai giovani. Per questo, noi, signor Presidente del Consiglio, per questo mezzo miliardo di euro di debiti che ha prodotto lei, la giudichiamo colpevole.
Lei è anche colpevole di diserzione perché, quando la crisi si è abbattuta sulla Grecia un anno fa, invece di onorare il suo dovere di uomo di Stato, è fuggito come un disertore qualunque (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). È fuggito dalle sue responsabilità, è fuggito dalla realtà continuando a ripetere che tutto andava bene e che stavamo meglio degli altri. Il fatto di aver colpevolmente ritardato, al di là di ogni ragionevolezza, il metter mano ai conti pubblici, intervenendo molto tempo dopo tutti gli altri Paesi - e se ne faceva addirittura un vanto di questo -, è la colpa che le contestiamo ed è il crimine più grave per un uomo di Governo. Lei ha rinunciato a governare, lei ha rinunciato a decidere, lei ha rinunciato ai suoi doveri, lei ha macchiato di infamia l'onorabilità del Governo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Per questo noi la condanniamo. Lei è, infine, colpevole di menzogna plurima a danno dell'intero popolo italiano. Ha mentito sapendo di mentire quando, a giugno di quest'anno, poco più di due mesi fa, ha detto: adesso abbasseremo le tasse! Sono passati neanche due mesi e oggi lei mette la sua firma su una manovra che, sommata a quella di luglio, vale 100 miliardi di euro dei quali il 73 per cento sono tasse e arriveranno all'86 per cento quando vi saranno anche quelle degli enti locali che state strozzando. Ha mentito di nuovo, nelle ultime settimane, raccontando agli italiani che questa era l'unica manovra possibile per riportare il nostro bilancio in pareggio. Ma che menzogna spudorata! Se lo Stato spende più di quello che incassa, la soluzione non è di incassare di più alzando le tasse, ma di spendere di meno (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Paesi come Irlanda, Portogallo, Spagna, Inghilterra, hanno tutti approvato manovre che vanno nella stessa direzione, ossia ridurre di molti punti nei prossimi anni la loro spesa pubblica. Noi facciamo l'opposto, tassiamo sempre di più per poter continuare a spendere indisturbati come prima. Eppure proprio qui vi erano le condizioni per una manovra fatta tutta di risparmi visto che già oggi i soldi dei cittadini finanziano uno Stato sprecone ed inefficiente, un elefante obeso che produce più burocrazia che servizi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Uno Stato che foraggia una partitocrazia affamata di sempre più posti e sempre maggiori spese e che ha ormai perso completamente il senso del limite e il senso del bene comune.
Avreste potuto abolire le province e, invece, le volete trasformare in province regionali raddoppiandone il numero. Avreste potuto abolire quella selva di enti ed istituzioni, tra comuni e regioni, che alimentano una spesa totalmente inutile e parassitaria di miliardi di euro. Avreste potuto dare un taglio netto alle 30 mila persone dei consiglieri di amministrazione degli enti locali. Avreste potuto dimezzare il numero delle auto blu che, in Italia, è il più alto di qualunque Paese civile al mondo e ci costa 5 miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Avreste potuto bloccare le consulenze che ogni anno costano allo Stato 3 miliardi e che abbiamo capito che ormai sono diventati soltanto strumenti di una politica clientelare quando non addirittura un modo per pagare le tangenti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Avreste potuto dimezzare il numero dei parlamentari.
Potevamo interrogarci, per fare un esempio su mille, di come questo Stato può essere ristrutturato risparmiando un sacco di soldi, riflettere se serve ancora oggi avere sei organi di polizia nazionale (polizia, carabinieri, guardia di finanza, guardia forestale, guardia costiera, polizia penitenziaria, più due di polizia locale: la polizia comunale e la polizia provinciale) Pag. 7che fanno tutti più o meno le stesse cose, quando invece, avviando processi di integrazione e di razionalizzazione, potevamo risparmiare miliardi e avere più sicurezza. La realtà è che non avete fatto tutto questo perché è più facile tassare i cittadini che mettere mano agli interessi forti e ben rappresentati dell'oligarchia dello Stato, dei poteri della politica, delle aziende degli enti locali, delle burocrazie civili e militari ed intere categorie di privilegiati e di foraggiati. Vi siete rifugiati ancora una volta in quella irresponsabilità di Governo che ha portato il Paese lì dove è oggi sull'orlo del precipizio. Si potevano recuperare risorse importanti dalla corruzione: è una piaga che si divora ogni anno 70 miliardi di euro di risorse pubbliche. Bastavano due piccoli emendamenti che non costavano nulla a questa manovra finanziaria per tagliare una volta per tutte l'albero della corruzione. Emendamento n. 1: il pubblico dipendente condannato definitivamente per corruzione è licenziato in tronco e, nella sua vita, farà quello che vuole ma in una pubblica amministrazione non ci metterà mai più piede! Emendamento n. 2: l'impresa che ha corrotto per avere appalti in modo illecito potrà fare nel resto della sua vita quello che vorrà, le auguriamo ogni bene, ma non farà mai più appalti con le pubbliche amministrazioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Ma allora dobbiamo interrogarci non tanto perché questi emendamenti non ci sono nella manovra ma perché in un Paese che brucia ogni anno 70 miliardi in corruzione non esistono ancora oggi queste norme. Interroghiamoci e c'è da riflettere sul perché questo Paese non vuole queste norme. Avremmo potuto prevedere anche un innalzamento dell'età del pensionamento delle donne - e su questo si poteva ragionare - ma non come lo avete fatto voi, strisciando nell'ombra e «fregando» i soldi che sono delle donne, che appartengono solo alle donne. Quei risparmi dovevano servire per creare finalmente un welfare per le famiglie fatto di maggiori asili nido, di un tempo pieno a scuola che corrispondesse davvero all'orario di lavoro, di una possibilità di detrarre, come in tutti gli altri Paesi civili dell'Occidente, dalle dichiarazioni dei redditi delle famiglie i costi per le baby sitter, per le badanti, per le collaboratrici domestiche; così avremmo creato nuove opportunità di lavoro, avremmo anche dato un rilancio all'economia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) invece di ammazzarla di tasse come state facendo voi.
Signor Presidente del Consiglio, c'è un ultimo reato, il più grave, del quale la riteniamo politicamente colpevole: il vilipendio internazionale della nazione italiana. Lei è diventato ormai da tempo causa di imbarazzo per il Paese a livello internazionale, la sua mancanza di credibilità è una delle cause se non la causa principale della crisi di fiducia che oggi l'Italia sconta sui mercati.
L'articolo di due giorni fa in copertina del New York Times è lo specchio fedele degli occhi con i quali ormai tutto il mondo ci giudica attraverso il giudizio che dà di lei. Voglio leggerle soltanto due passaggi. Dice il New York Times: «la nostra follia politica di americani impallidisce di fronte a questa opera buffa a luci rosse - parlano di lei - ma non dovremmo limitarci a restare a bocca aperta o a sogghignare. Il cammino dell'Italia dalla gloria al ridicolo, un cammino favorito dalle distrazioni legali e carnali di Berlusconi minaccia la stabilità finanziaria dell'intera Europa e non va a beneficio di nessuno».
E allora, signor Presidente del Consiglio, se non vuole che, oltre alla nostra qui oggi condanna, si aggiunga anche quella più grave e definitiva della storia che la ricordi come la peggiore calamità mai abbattutasi su questo Paese, compia un gesto di rispetto verso 60 milioni di italiani che lavorano, faticano, studiano, danno l'anima per tirare avanti e si dimetta. Dia la possibilità a questo Paese di guardare avanti e di ricominciare a sperare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, sappiamo quanto forte sia la sua allergia per i processi, ma oggi non possiamo proprio esimerci da metterla qui, in quest'Aula, sul banco degli imputati e leggerle la nostra sentenza di condanna perché lei è colpevole per tutti i capi di imputazione. Lei è colpevole di alto tradimento dell'interesse nazionale perché, dal 2001 ad oggi, in dieci anni, di cui ne ha passati otto al Governo, lei ha creato 500 miliardi di euro di nuovo debito pubblico, ossia un milione di miliardi di vecchie lire (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Un terzo dell'immenso e sterminato debito pubblico del Paese lo ha creato lei con i sui Governi in questi otto anni. Si rende conto della gravità di questo? Si rende conto che è lei che ci ha portato, con la dissolutezza dei suoi Governi, sull'orlo di quel precipizio nel quale oggi ci ritroviamo? Eppure lei aveva ereditato, grazie al lavoro di chi l'ha preceduta, gli interessi sul debito pubblico più bassi della storia del Paese e, grazie alla sua incompetenza, oggi quegli interessi sono nuovamente esplosi e si sono già mangiati, al momento attuale, più della metà delle due manovre che pure abbiamo approvato, visto che ogni punto in più di interessi sul debito pubblico costerà all'Italia ogni anno 19 miliardi di euro. Ma torniamo a quei 500 miliardi di euro che ha prodotto Pag. 6lei, che avete prodotto voi con questi Governi. Siete voi che più di ogni altro avete la responsabilità di questo. Con questi debiti avete affossato il Paese, avete creato le premesse della bancarotta, avete truffato la fiducia degli italiani, avete tolto la speranza di un futuro ai giovani. Per questo, noi, signor Presidente del Consiglio, per questi 500 miliardi di euro di debiti che ha prodotto lei, la giudichiamo colpevole.
Lei è anche colpevole di diserzione perché, quando la crisi si è abbattuta sulla Grecia un anno fa, invece di onorare il suo dovere di uomo di Stato, è fuggito come un disertore qualunque (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). È fuggito dalle sue responsabilità, è fuggito dalla realtà continuando a ripetere che tutto andava bene e che stavamo meglio degli altri. Il fatto di aver colpevolmente ritardato, al di là di ogni ragionevolezza, il metter mano ai conti pubblici, intervenendo molto tempo dopo tutti gli altri Paesi - e se ne faceva addirittura un vanto di questo -, è la colpa che le contestiamo ed è il crimine più grave per un uomo di Governo. Lei ha rinunciato a governare, lei ha rinunciato a decidere, lei ha rinunciato ai suoi doveri, lei ha macchiato di infamia l'onorabilità del Governo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Per questo noi la condanniamo. Lei è, infine, colpevole di menzogna plurima a danno dell'intero popolo italiano. Ha mentito sapendo di mentire quando, a giugno di quest'anno, poco più di due mesi fa, ha detto: adesso abbasseremo le tasse! Sono passati neanche due mesi e oggi lei mette la sua firma su una manovra che, sommata a quella di luglio, vale 100 miliardi di euro dei quali il 73 per cento sono tasse e arriveranno all'86 per cento quando vi saranno anche quelle degli enti locali che state strozzando. Ha mentito di nuovo, nelle ultime settimane, raccontando agli italiani che questa era l'unica manovra possibile per riportare il nostro bilancio in pareggio. Ma che menzogna spudorata! Se lo Stato spende più di quello che incassa, la soluzione non è di incassare di più alzando le tasse, ma di spendere di meno (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Paesi come Irlanda, Portogallo, Spagna, Inghilterra, hanno tutti approvato manovre che vanno nella stessa direzione, ossia ridurre di molti punti nei prossimi anni la loro spesa pubblica. Noi facciamo l'opposto, tassiamo sempre di più per poter continuare a spendere indisturbati come prima. Eppure proprio qui vi erano le condizioni per una manovra fatta tutta di risparmi visto che già oggi i soldi dei cittadini finanziano uno Stato sprecone ed inefficiente, un elefante obeso che produce più burocrazia che servizi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Uno Stato che foraggia una partitocrazia affamata di sempre più posti e sempre maggiori spese e che ha ormai perso completamente il senso del limite e il senso del bene comune.
Avreste potuto abolire le province e, invece, le volete trasformare in province regionali raddoppiandone il numero. Avreste potuto abolire quella selva di enti ed istituzioni, tra comuni e regioni, che alimentano una spesa totalmente inutile e parassitaria di miliardi di euro. Avreste potuto dare un taglio netto alle 30 mila persone dei consiglieri di amministrazione degli enti locali. Avreste potuto dimezzare il numero delle auto blu che, in Italia, è il più alto di qualunque Paese civile al mondo e ci costa 5 miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Avreste potuto bloccare le consulenze che ogni anno costano allo Stato 3 miliardi e che abbiamo capito che ormai sono diventati soltanto strumenti di una politica clientelare quando non addirittura un modo per pagare le tangenti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Avreste potuto dimezzare il numero dei parlamentari.
Potevamo interrogarci, per fare un esempio su mille, di come questo Stato può essere ristrutturato risparmiando un sacco di soldi, riflettere se serve ancora oggi avere sei organi di polizia nazionale (polizia, carabinieri, guardia di finanza, guardia forestale, guardia costiera, polizia penitenziaria, più due di polizia locale: la polizia comunale e la polizia provinciale) Pag. 7che fanno tutti più o meno le stesse cose, quando invece, avviando processi di integrazione e di razionalizzazione, potevamo risparmiare miliardi e avere più sicurezza. La realtà è che non avete fatto tutto questo perché è più facile tassare i cittadini che mettere mano agli interessi forti e ben rappresentati dell'oligarchia dello Stato, dei poteri della politica, delle aziende degli enti locali, delle burocrazie civili e militari ed intere categorie di privilegiati e di foraggiati. Vi siete rifugiati ancora una volta in quella irresponsabilità di Governo che ha portato il Paese lì dove è oggi sull'orlo del precipizio. Si potevano recuperare risorse importanti dalla corruzione: è una piaga che si divora ogni anno 70 miliardi di euro di risorse pubbliche. Bastavano due piccoli emendamenti che non costavano nulla a questa manovra finanziaria per tagliare una volta per tutte l'albero della corruzione. Emendamento n. 1: il pubblico dipendente condannato definitivamente per corruzione è licenziato in tronco e, nella sua vita, farà quello che vuole ma in una pubblica amministrazione non ci metterà mai più piede! Emendamento n. 2: l'impresa che ha corrotto per avere appalti in modo illecito potrà fare nel resto della sua vita quello che vorrà, le auguriamo ogni bene, ma non farà mai più appalti con le pubbliche amministrazioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Ma allora dobbiamo interrogarci non tanto perché questi emendamenti non ci sono nella manovra ma perché in un Paese che brucia ogni anno 70 miliardi in corruzione non esistono ancora oggi queste norme. Interroghiamoci e c'è da riflettere sul perché questo Paese non vuole queste norme. Avremmo potuto prevedere anche un innalzamento dell'età del pensionamento delle donne - e su questo si poteva ragionare - ma non come lo avete fatto voi, strisciando nell'ombra e «fregando» i soldi che sono delle donne, che appartengono solo alle donne. Quei risparmi dovevano servire per creare finalmente un welfare per le famiglie fatto di maggiori asili nido, di un tempo pieno a scuola che corrispondesse davvero all'orario di lavoro, di una possibilità di detrarre, come in tutti gli altri Paesi civili dell'Occidente, dalle dichiarazioni dei redditi delle famiglie i costi per le baby sitter, per le badanti, per le collaboratrici domestiche; così avremmo creato nuove opportunità di lavoro, avremmo anche dato un rilancio all'economia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) invece di ammazzarla di tasse come state facendo voi.
Signor Presidente del Consiglio, c'è un ultimo reato, il più grave, del quale la riteniamo politicamente colpevole: il vilipendio internazionale della nazione italiana. Lei è diventato ormai da tempo causa di imbarazzo per il Paese a livello internazionale, la sua mancanza di credibilità è una delle cause se non la causa principale della crisi di fiducia che oggi l'Italia sconta sui mercati.
L'articolo di due giorni fa in copertina del New York Times è lo specchio fedele degli occhi con i quali ormai tutto il mondo ci giudica attraverso il giudizio che dà di lei. Voglio leggerle soltanto due passaggi. Dice il New York Times: «la nostra follia politica di americani impallidisce di fronte a questa opera buffa a luci rosse - parlano di lei - ma non dovremmo limitarci a restare a bocca aperta o a sogghignare. Il cammino dell'Italia dalla gloria al ridicolo, un cammino favorito dalle distrazioni legali e carnali di Berlusconi minaccia la stabilità finanziaria dell'intera Europa e non va a beneficio di nessuno».
E allora, signor Presidente del Consiglio, se non vuole che, oltre alla nostra qui oggi condanna, si aggiunga anche quella più grave e definitiva della storia che la ricordi come la peggiore calamità mai abbattutasi su questo Paese, compia un gesto di rispetto verso 60 milioni di italiani che lavorano, faticano, studiano, danno l'anima per tirare avanti e si dimetta. Dia la possibilità a questo Paese di guardare avanti e di ricominciare a sperare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi e onorevole Presidente del Consiglio assente, è trascorso poco più di un anno da quando Futuro e Libertà denunciò con chiarezza all'opinione pubblica italiana l'inadeguatezza di questo Governo a fronteggiare i tempi difficili che si sarebbero presentati e che l'ottimismo del suo Presidente non sarebbe bastato ad affrontare una crisi che era nuovamente alle porte e che solo lei, onorevole Berlusconi assente, si ostinava a non vedere, in quanto interamente assorbito dalle sue vicende personali, che ancora oggi scandiscono le sue giornate lavorative e l'agenda di Governo. Lei, Presidente Berlusconi, troppo impegnato nel praticare uno stile di vita che di fatto l'ha delegittimata agli occhi dell'opinione pubblica nazionale ed internazionale, messo in contrapposizione con altre istituzioni, non ha voluto accorgersi che la nostra condizione economica e finanziaria era sull'orlo del baratro e che non bastava sorridere davanti alle telecamere per allontanare il nuovo mostro, che dopo la crisi immobiliare americana già si affacciava a minacciare l'Italia e l'Europa.
Abbiamo perso un anno dietro ad insulse polemiche con la magistratura, a conflitti verbali con gli organi di stampa, a tensioni con il Capo dello Stato. Abbiamo perso tempo ad inseguire improbabili conflitti di attribuzione, senza che venisse affrontato un solo argomento sul fronte delle riforme, se non per bloccare le azioni dei giudici nei suoi confronti. Sono rimasti inascoltati tutti gli allarmi e le proposte che Futuro e Libertà e le opposizioni hanno formulato per evitare di precipitare nella situazione in cui oggi ci troviamo, così come non sono bastati i ripetuti richiami delle autorità europee, che hanno sollecitato addirittura per iscritto l'intervento del luglio scorso.
Nel corso del dibattito parlamentare sulla manovra di appena un mese fa, quella per intenderci che il Governo da lei presieduto definì una manovra epocale, che avrebbe messo al riparo l'Italia dal rischio default, noi di Futuro e Libertà denunciammo subito l'inadeguatezza delle misure messe in campo ed il rischio che di lì a poco saremmo stati punto e a capo; avremmo cioè dovuto ricominciare, come nel gioco dell'oca, tutto da principio, perché quelle misure non sarebbero state sufficienti a dare ai mercati ed alle autorità europee le risposte alle richieste che riguardavano essenzialmente due obiettivi: quello delle riforme strutturali, che consentissero un azzeramento del deficit pubblico e di recuperare, attraverso questa operazione, risorse da destinare al sostegno della crescita economica. Fummo purtroppo facili profeti e pur tuttavia non ostacolammo quella manovra, accogliendo con senso di responsabilità l'appello del Capo dello Stato a fare presto per salvare il Paese. Dicemmo subito però che presto sarebbe stato necessario intervenire ancora, perché le misure non erano idonee e soprattutto non avrebbero ingannato i mercati, che immediatamente infatti reagirono accanendosi sui nostri titoli e proiettando il differenziale con i titoli tedeschi a livelli mai raggiunti prima. Non immaginavamo però che le nostre previsioni andassero ben oltre ciò che la cronaca, che ha accompagnato lo sviluppo di questa manovra, ci ha mostrato in tutta la sua drammaticità, a cominciare dall'incredibile e sconcertante balletto di decisioni, che duravano lo spazio di un comunicato stampa di questo o di quel Ministro, di contrordini dettati alle agenzie prima dal Ministero dell'economia e delle finanze e poi smentiti da Palazzo Chigi, di misure scritte a quattro mani dalla Presidenza del Consiglio e dal Ministro Tremonti e cancellate, nello spazio di un telegiornale, dal dito medio del Ministro Bossi, quello stesso dito medio che ormai è diventato il simbolo della vostra politica (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo), di fughe in avanti di frondisti del PdL, in realtà pilotati dallo stesso Premier per ridimensionare il Ministro Tremonti, di richieste di collaborazione dell'opposizione poi archiviate dalla solita Pag. 9violenza verbale a cui ormai lei ci ha abituato e che ancora oggi ridonda nei titoli dei principali giornali. Tutto questo ha prodotto, nei fatti, una manovra che non risolve le questioni di fondo, che rimangono tutte incompiute, e che anzi avrà come prodotto finale - ed è questo che pensa il 68 per cento degli italiani - un aumento delle tasse, al di là dell'odioso balzello denominato «contributo di solidarietà», che colpisce chi già le tasse le paga.
Si tratta di una manovra che impedirà agli enti locali di fornire servizi pubblici adeguati ai lavoratori e ai cittadini più disagiati, che non potranno più godere di alcuna assistenza sociale; una manovra in cui non trova spazio un solo intervento sulle privatizzazioni, per il lavoro, per le imprese, per i giovani e per la ricerca; è una manovra che, oggi, ci costringe ad inginocchiarci davanti ai cinesi.
Avete rifiutato tutte le nostre proposte, proposte sensate, come quella sulla detraibilità delle spese familiari, o sulla certificazione dei crediti verso la pubblica amministrazione: tutte proposte sostanzialmente a costo zero.
Avete introdotto l'aumento dell'IVA, che potrà, però, avere effetti di rallentamento della crescita e avete immaginato previsioni di recupero di risorse dalla lotta all'evasione, ma per fare che cosa? Ottenere un aumento delle entrate di 100 miliardi di euro in due anni, fino al 2013, quando ci dovrebbe essere il pareggio di bilancio, per destinarne 75 a ridurre il deficit pubblico e i rimanenti 25 per finanziare un aumento di spesa corrente di 36 miliardi di euro, con un taglio di investimenti infrastrutturali di 11 miliardi di euro. Dunque, a conti fatti, nuove tasse, altro che azzeramento del deficit!
E sul fronte dei tagli alla spesa? Solo «acqua fresca»! Già sulle province vi è qualche ripensamento e avete raschiato il fondo del barile sul fronte dei tagli lineari, che hanno devastato intere categorie e settori economici.
Ma quando vi deciderete ad incidere sulle pazze spese per gli approvvigionamenti delle pubbliche amministrazioni e delle decine di enti inutili e società collegate, dove si nasconde - lì - il pozzo senza fondo degli sprechi e il vero cancro della corruzione?
L'argomento della corruzione è un autentico tabù per questa maggioranza, che tiene da un anno nei cassetti del Senato il disegno di legge, impedendo di fatto all'altro ramo del Parlamento di poterne discutere. Non finiremo mai di ripeterlo: la corruzione produce danni per 60 miliardi di euro all'anno e, insieme all'evasione fiscale, costituisce la faccia di una stessa medaglia: la medaglia di un sistema di potere che indulge di fronte a questi fenomeni in quanto, se dovesse affrontarli seriamente, metterebbe in discussione la sua stessa esistenza e sopravvivenza.
Avete affermato che la lotta all'evasione è il pilastro di questa manovra. Bene, belle parole! Ma questo pilastro su quali fondamenta poggia? Qual è l'esempio che si offre agli evasori per redimerli e convincerli a pagare le tasse? Non certo quello che avete offerto e che state offrendo in questi giorni a tutti i livelli, a cominciare dagli scandali che hanno fatto strame della legalità e del prestigio delle istituzioni, per finire con le spese pazze del Premier per i suoi svaghi privati.
Stiamo perdendo tempo prezioso con scelte incoerenti e dissennate. Questo Governo, pur di sopravvivere a se stesso, sta trascinando il Paese nel baratro. Chieda scusa ai tanti italiani onesti e vada a casa (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che sui singoli aspetti della manovra si sia già discusso abbastanza, sia sui giornali, sia nelle aule del Parlamento.
Occorre, però, oggi, in un momento di grande crisi economica, parlare chiaro al Paese ed inquadrare le reali dimensioni di una crisi: quest'ultima non è la crisi del Pag. 10berlusconismo, come qualcuno ancora una volta propone, come un modo o come una scorciatoia per dare risposte semplici a domande complesse. Si tratta, invece, di una crisi internazionale, che nasce dalla crisi dei subprime americani, dal fallimento di alcune grandi banche ed è acuita dall'attacco che gli investitori stanno facendo, dopo la Grecia, alle nazioni con un'economia più debole, come la Spagna e l'Italia.
Perché la nostra economia è più debole? Non perché è mal rappresentata, e sulla qual cosa ritornerò, ma perché la nostra nazione si porta appresso uno tra i più alti debiti pubblici nell'ambito mondiale ed europeo.
L'onorevole Donadi rimproverava al Governo in carica, o ai Governi presieduti dall'onorevole Berlusconi, il record di aver totalizzato altri 500 milioni di euro di debito. Egli dimentica, però, di dire che questi 500 milioni ne hanno incontrati altri 1.850 di miliardi di debito, che sono il triste primato (1.900 miliardi di euro), che rappresenta circa il 120 per cento del PIL della nostra nazione.
Per farci capire da chi ci ascolta dobbiamo dire che il debito pubblico equivale ad un debito di 30.724 euro per ogni italiano, inclusi i neonati e gli ultracentenari, ovvero un debito di 80.327 euro per ogni occupato, per ogni lavoratore. Si tratta di un indebitamento che, al netto, è il 4,6 del nostro prodotto interno lordo, ma, soprattutto, lo dico ai critici, in questa nazione vi è un saldo primario, nel 2010, cioè un saldo tra le entrate e le uscite al netto dei 70 miliardi di euro di interessi che si pagano, che è negativo, di meno 0,5 per cento. Ciò significa che o si affrontano i nodi strutturali e si taglia e si riforma questo Paese, si fanno le liberalizzazioni e, veramente, si realizza un'economia di mercato, per quanto sociale, o passeremo da un pannicello caldo ad un altro, senza dare risposte in grado di risolvere questo problema.
E questo debito da dove viene? Ho sentito poc'anzi l'onorevole La Malfa fare l'esegesi del debito: credo che quando facevo il professionista a casa mia lui faceva il Ministro nei Governi che dal 1982 ad oggi hanno prodotto questo debito (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio e di deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Erano i Governi della unità nazionale, erano i Governi dell'arco costituzionale, erano i Governi della non sfiducia, erano i Governi dell'alternativa e delle convergenze parallele, erano, caro La Malfa, i Governi delle alchimie, che facevano leva sulla spesa pubblica e che vedevano concordanti e consenzienti - forse te, in una dimensione di voce critica ma clamante nel deserto -, ma che facevano leva sulla spesa pubblica, che è lo strumento che è stato usato in questa nazione per conferire prebende e benefici ai contemporanei addossandone il costo ai posteri che, come tali, non votato e non protestano.
Detto tutto questo, occorre aggiungere che non vi è il problema della manovra, del «taglia di qua» o «taglia di là»: questa nazione è arrivata al redde rationem, non è più possibile governare facendo leva su politiche keynesiane; non è più possibile che i Ministri dell'economia indulgano ancora in soluzioni cripto-socialiste; non è più possibile che i politici di questo Paese, come dice Ferdinando Adornato, altro non siano votati che ad un «andreottismo» delle coscienze, per i quali i provvedimenti sono buoni o sono sbagliati a seconda se si è dalla parte del Governo o dalla parte dell'opposizione.
Poiché qualcuno in questi giorni affacciava anche i timori di una speculazione dettata dai cosiddetti speculatori: in un'economia libera gli speculatori non esistono, non esistono i complotti plutocratici e giudaici di antica memoria, esistono gli investitori, esistono i fondi pensione, esistono gli hedge fund, esistono i fondi comuni di investimento, ai quali concorrono piccole aziende e privati cittadini. Questi fondi comprano titoli di Stato o altri beni in quelle economie che sono in grado di garantire gli investimenti; e noi siamo una nazione derelitta, ancora cripto-socialista, ancora piena di partecipazioni statali, con uno Stato che continua a Pag. 11fare l'imprenditore e con una sanità allo sfascio in cui la pubblicità del servizio viene contrabbandata per la statalità della gestione.
Siamo una nazione dove non esistono dei veri momenti concorrenziali tra pubblico e privato e non esiste la terzietà delle istituzioni che devono controllare l'efficienza dei servizi e l'economicità degli stessi.
Allora vedete, stare qui a dire che il New York Times ha detto questo o ha detto quello, mi sembra una barzelletta. Farò in modo di mandare alla redazione del New York Times gli atti parlamentari dei discorsi dell'onorevole Donadi, in modo che il New York Times possa veramente capire quanto basso sia il livello che la politica ha raggiunto in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).
E, se vogliamo, potremmo dire al New York Times che i Governi americani hanno «tenuto bordone» alle politiche di spesa nel momento in cui l'Italia aveva un ruolo di cerniera, quando al di là della cortina di ferro c'erano attacchi alla libertà e alle istituzioni liberali e democratiche.
Se errore c'è stato da parte di Berlusconi, è stato quello di non aver fatto Berlusconi, ossia di non aver fatto quelle riforme che i professionisti, gli imprenditori e gli onesti cittadini chiedono: la riforma del pubblico impiego, la riforma della sanità, la fuoriuscita dello Stato dalle industrie decotte e dalle partecipazioni statali, la creazione di un sistema che smantelli il catto-comunismo ideologico sul quale si è costruita un'Italia spendacciona che dal 1982 ad oggi ha prodotto circa 1904 miliardi di euro di debito.
Ed allora, come gruppo di Popolo e Territorio, non possiamo che dare la nostra fiducia a questo Governo. Gliela diamo condizionatamente però e gliela diamo con la speranza che in questo ultimo scorcio di legislatura il nostro Presidente del Consiglio si liberi dai manutengoli e dai cortigiani reggicoda, ritorni all'originale principio dei Martino, dei Pera, dei Colletti, di quella rivoluzione liberale che ha consentito all'Italia che produce e all'Italia che paga le tasse di riconoscersi in un leader e in un'idea di libertà e di progresso, sia sociale, sia politica, sia economica.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

VINCENZO D'ANNA. Alla fine votiamo sì al Governo Berlusconi, chiedendo a Berlusconi di fare una sola cosa: realizzare ciò che ha promesso, mettendoci in grado di continuare a seguirlo lunga la strada che egli ha indicato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, colleghi, siamo in pericolo, il nostro Paese è in pericolo. L'errore più grave che potremmo fare in questo momento è semplicemente dare la colpa alla crisi finanziaria internazionale, oppure sposare l'improbabile teoria del complotto: potenze straniere che tramano contro l'Italia.
Non ammettere che, invece, esiste all'interno della crisi finanziaria globale un problema tutto italiano sarebbe un errore davvero imperdonabile. Non siamo in pericolo per caso e siamo più in pericolo degli altri Paesi europei. Per troppo tempo, colleghi della maggioranza e del Governo, ci avete fatto credere che le cose andavano, tutto sommato, bene.
Vi ricordate? I conti del Paese erano sotto controllo, alla fine saremmo usciti dalla crisi senza neanche tanti sacrifici. Il Presidente del Consiglio amava dire: «Usciremo dalla crisi senza mettere le mani nelle tasche degli italiani», oppure come non ricordare le parole del Ministro Tremonti che ancora a giugno di quest'anno diceva (testualmente): «Nessuna correzione dei conti pubblici per il 2011 e neanche per il 2012; quello che abbiamo fatto è sufficiente».
Chi, come noi, osava in quei momenti contraddirvi, veniva bollato da voi come Cassandra, iettatore, incompetente.

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Noi non siamo contenti di aver avuto ragione, anzi, però vi dobbiamo dire con onestà che purtroppo abbiamo avuto ragione. È arrivato il momento della verità. Nel giro di due mesi le Borse italiane hanno perso molti punti e progressivamente gli spread dei titoli italiani, rispetto a quelli tedeschi, sono arrivati ad un livello molto pericoloso. A noi in questo momento non interessa la polemica, interessa l'analisi per capire dove avete sbagliato. Avete sbagliato pensando di poter risolvere tutto con qualche taglio lineare ai conti dello Stato e puntando su riforme improbabili, come quelle del federalismo fiscale.
Io voglio dire una cosa ai colleghi della Lega sul federalismo fiscale. So che tra qualche giorno andrete sul Po a fare i vostri riti; fatene uno, il funerale del federalismo fiscale, perché il federalismo fiscale con questa manovra è morto, e non lo diciamo noi, lo dicono i vostri governatori delle regioni (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Dunque, la sottovalutazione del problema e la vostra ostinata pervicacia nel fare spot elettorali al posto delle riforme strutturali vi ha costretto oggi a fare una manovra correttiva emergenziale che aumenta le tasse dell'86 per cento. L'86 per cento della manovra è fatto di nuove tasse, se ci mettiamo dentro anche gli aumenti che gli enti locali dovranno fare a seguito dei tagli che hanno avuto. Guardate che stiamo parlando di tasse che, in particolare, colpiscono le fasce più deboli della popolazione e le famiglie con figli.
Mi riferisco, ad esempio, all'IVA. Vi è chiaro che l'IVA colpisce di più chi ha una capacità di spesa minore rispetto agli altri? Con la Robin tax non avete inventato nulla di nuovo, anzi cambiamogli nome! Non colpiamo le aziende energetiche. Le aziende energetiche che agiscono in regime di monopolio scaricheranno quel miliardo e 800 milioni di euro sulle bollette energetiche delle famiglie e delle imprese italiane. Stiamo parlando di addizionale IRPEF. Non devo spiegarvi io che l'addizionale IRPEF trasforma un'imposta progressiva in proporzionale e colpisce in particolare i redditi più deboli. Stiamo parlando delle tasse e delle tariffe dei servizi locali. Ma chi pensate che le paghi le tariffe dei servizi locali? Babbo Natale? Stiamo parlando di asili nido, di refezione scolastica. Stiamo parlando di quelle famiglie che assistono gli anziani e che hanno bisogno dell'assistenza domiciliare. Noi, per ringraziare le famiglie di quello che hanno fatto in questa crisi economica, invece che introdurre il quoziente familiare, le tassiamo ancora di più (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Insomma, questa è una manovra debole con i forti e forte con i deboli. Ancora una volta non avete avuto il coraggio di fare le vere riforme strutturali. Ma, scusate, vi chiedo che fine hanno fatto i tagli ai costi della politica. Avete scritto cinque versioni della manovra; quasi quasi vi preferivamo quando ne scrivevate una in tre minuti, non ora che ne scrivete una ogni tre minuti. Man mano che ne scrivevate una nuova, c'era qualche taglio in meno alla politica e qualche tassa in più per i cittadini. Così è sparita la soppressione delle province più piccole, rimandando tutto ad un'improbabile legge costituzionale, sono diminuiti i tagli all'indennità dei parlamentari che svolgono il doppio lavoro, è sparita la soppressione degli enti che voi stessi avevate definito, nella prima stesura, inutili. Sia chiaro agli italiani una cosa però, ossia che non è stato il Parlamento a cambiare nella manovra le norme sui costi della politica, ma il Governo e la sua maggioranza. Non addebiterete a noi la pantomima sui costi della politica (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Ve lo diciamo con chiarezza, l'Unione di Centro è per la riduzione del numero dei parlamentari, per l'abolizione immediata delle province più piccole e per ridurre in maniera più consistente le indennità dei parlamentari che hanno un altro lavoro oltre quello di parlamentare. Questo deve essere chiaro a tutti gli italiani. Pag. 13
Noi con responsabilità le proposte ve le abbiamo sottoposte, vi abbiamo chiesto più coraggio sulle pensioni nell'ambito però di un grande patto generazionale. Fermo restando i requisiti dei 65 anni di vecchiaia e dei 40 anni di anzianità, vi abbiamo chiesto di tagliare il sistema delle quote che permette oggi ancora a 170 mila italiani all'anno di andare in pensione a 58 anni. Anche a me piacerebbe andare in pensione a 55 anni, ma non ce lo possiamo più permettere.
Noi dobbiamo destinare queste risorse, nell'ambito di un grande patto generazionale, ai nostri figli, a farli entrare nel mondo del lavoro in maniera più facile ed assisterli (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo). Non voglio appartenere ad una generazione che lascia un mondo peggiore ai propri figli di quello che ha ereditato dai propri genitori.
Vi abbiamo chiesto più coraggio sulle liberalizzazioni dei servizi pubblici locali, nelle banche, nelle assicurazioni, nelle professioni. Vi abbiamo chiesto più coraggio sulla crescita. Ministro Tremonti, non si può liquidare il tema della crescita del Paese che manca completamente da questa manovra semplicemente dicendo: «Faremo poi un tagliando sulla crescita». Un Paese che aumenta le tasse e non la produzione è destinato al fallimento e produce solo disoccupazione.
Se non diamo immediatamente - subito, non fra qualche mese - segnali di novità e non recuperiamo la credibilità, la Francia, la Germania e la BCE si sostituiranno a noi nei processi decisionali che riguardano la nostra economia. Abbiamo una via di uscita, guardiamo che cosa hanno fatto gli altri Paesi. C'era una nazione che stava peggio di noi, la Spagna, con un tasso di disoccupazione doppio rispetto al nostro e che certo non può competere con l'Italia. Per farvi un esempio, noi abbiamo un'industria manifatturiera tra le più forti del mondo. Siamo il secondo Paese esportatore in Europa. Siamo più forti strutturalmente della Spagna. In quel Paese, però, il Presidente Zapatero ha ammesso di non essere in grado di gestire la situazione. Ha indetto elezioni anticipate escludendo una sua ricandidatura e ha chiesto uno sforzo di unità nazionale con la collaborazione di tutte le opposizioni. È successo che, oggi, la Spagna sta meglio dell'Italia.
Mi rivolgo a tutti, maggioranza e opposizione: questo non è più il momento di far prevalere i piccoli interessi di parte, ma gli interessi generali del Paese. Ognuno deve essere disponibile a rinunciare ad una parte della propria sovranità e del proprio potere. Noi vi proponiamo un passo indietro per farne compiere uno in avanti all'Italia, un Governo non tecnico, ma politico e di responsabilità che coinvolga tutte le forze migliori del Paese riformiste e moderate presenti sia nel Partito Democratico che nel Popolo della Libertà.
Per concludere, il Presidente della Repubblica ci ha detto una frase molto semplice, ma che penso unisca tutti noi e il Paese: «Ce la possiamo fare e ce la dobbiamo fare». Credo che, se saremo uniti, ce la possiamo fare e, anzi, ce la dobbiamo fare (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, ministri, colleghi deputati, se siamo qui in quest'Aula a votare la fiducia al Governo sulla manovra è perché il pressing dei mercati e la crisi internazionale sono tali che non potevamo perdere un minuto di più. Abbiamo responsabilmente risposto al bisogno del Paese che - vogliamo ricordarlo - meglio di altri ha saputo affrontare le turbolenze della difficilissima congiuntura economica internazionale.
Abbiamo saputo tenere i conti in ordine e non è facile. Sono i numeri che lo dimostrano. Il nostro deficit è migliorato molto più di quanto hanno saputo fare gli altri Paesi. Sono i numeri che parlano e Pag. 14non le chiacchiere. Il pareggio di bilancio, che soltanto qualche mese fa sembrava un'utopia, oggi è realtà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Il pareggio di bilancio significa smettere, per la prima volta dopo quasi un secolo, di accumulare debiti. È una questione di correttezza innanzitutto per le generazioni future che quei debiti saranno costretti a pagare. Sappiamo che questa manovra è pesante. È una medicina amara, che però serve per curare e fermare una malattia. Dobbiamo avere anche l'onestà di dire ai cittadini che non potevamo fare diversamente: non farlo, avrebbe significato aprire la via del fallimento vero e proprio del Paese.
Ci dispiace constatare che, nonostante tutto, l'opposizione ha continuato e continua tuttora a suonare la stessa identica musica: mandare a casa il Governo anche a costo di mettere sul lastrico le nostre famiglie e le nostre imprese. Ma vi siete chiesti che cosa succederebbe se non passasse questa fiducia oggi? Avete fatti i conti di che cosa costerebbe alle nostre famiglie, ai nostri pensionati, alle nostre imprese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Il vostro è un atteggiamento irresponsabile e opportunista. Siete pronti a tutto pur di eliminare l'avversario. Non importa se il Paese può andare a rotoli.
Noi, invece, abbiamo il dovere di considerare il bene di tutti i nostri cittadini e di votare convinti a sostegno di questa fiducia.
Presidente Donadi, che si riempie la bocca, attendiamo voi dell'Italia dei Valori alla prova dei fatti. Le province e i comuni che sono amministrati dalla Lega hanno oltre il 50 per cento di raccolta differenziata e smaltiscono i rifiuti a casa loro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il vostro sindaco di Napoli, invece, è capace solo di chiedere soldi, assistenzialismo e di portare i rifiuti in Germania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Sono questi gli sprechi su cui intervenire e gli incapaci devono andare a casa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Nel merito della manovra, non voglio esprimermi aggiungendo il mio sproloquio ai troppi che si sono sommati in questi giorni. Ma, potevamo fare qualcosa di meglio? Certo, è sempre possibile fare qualcosa di meglio, ma la Lega è stata vigile, presente e determinata, difendendo i propri interessi. Le pensioni, innanzitutto, che percepiscono i nostri anziani, come abbiamo sempre detto, e di questo siamo soddisfatti. Ci piacciono anche i tagli ai Ministeri e il contributo di solidarietà che è a carico di noi parlamentari. Abbiamo fatto il possibile anche per ridurre il taglio agli enti locali, ai comuni sui quali non era giusto ricadesse tutto il peso della manovra, soprattutto su quei comuni virtuosi che sono stritolati dal Patto di stabilità interno e che non possono spendere quanto hanno in cassa. E dobbiamo ... (Dalle tribune del pubblico viene esposto uno striscione recante la scritta: «basta Lega, basta Roma, basta tasse»).

PRESIDENTE. Attenda, onorevole Reguzzoni (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Prego di togliere immediatamente quello striscione!
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 12,25, è ripresa alle 12,26.

PRESIDENTE. Riprendo la seduta. Prego, onorevole Reguzzoni.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Evidentemente, quello che dico dà fastidio a molti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Ma noi andiamo avanti, perché siamo convinti di avere dalla nostra, come dimostrano anche i recenti fatti di cui parlerò, il senso non soltanto del consenso ma della storia. Pag. 15
Dobbiamo andare avanti in questa direzione perché non è possibile che i comuni, che hanno soldi in cassa, non li possano spendere. Quindi, avanti con la revisione del Patto di stabilità interno, con la riforma del fisco, con la riforma tributaria, con la riforma costituzionale e con la riduzione del numero dei parlamentari. Avanti con la semplificazione e la sburocratizzazione, le liberalizzazioni e la difesa della nostra produzione. Sono questi gli obiettivi che dobbiamo centrare e non esiste altra via d'uscita.
Inoltre, vi è una cosa che ci preoccupa molto. È di questi giorni, infatti, la notizia di un probabile aumento della partecipazione della Cina al debito pubblico italiano. Signor Presidente, però faccio fatica a proseguire perché si verificano, sempre in concomitanza degli interventi dei membri del gruppo della Lega, fatti che sono incresciosi e che sfuggono, chissà come mai, al controllo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Invito i colleghi a consentire all'onorevole Reguzzoni di svolgere il suo intervento. Prego, onorevole.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Anche perché il mio intervento è uno dei più brevi e sto già avviandomi alla conclusione, perché non servono tante chiacchiere. Servono i numeri e i fatti, quelli che non siete capaci voi di produrre (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
La notizia, quella che ci preoccupa molto - e di questo chiedo al Ministro Frattini, che è in Aula, di prendere atto -, è relativa ad un probabile aumento della partecipazione della Cina al debito pubblico italiano. Questo non ci piace. Non permetteremo che dopo aver concesso loro di invadere il nostro mercato (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)... Evidentemente qualcuno ha interessi, quando si parla della Cina, a fare rumore, sempre da quella parte dell'emiciclo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non permetteremo che dopo aver concesso loro di invadere i nostri mercati con prodotti falsi, a volte nocivi della salute e dannosi per la nostra economia, adesso ci tengano in pugno anche mettendo le mani sui nostri risparmi.
I cinesi, grandi amici del vostro Prodi, ci hanno portato via le aziende e i posti di lavoro e ora, con i nostri soldi, vogliono impadronirsi di tutto il Paese. Ebbene, sono certo che non saremo così ciechi da svendere anche la parte buona, quella più importante, che è il valore costituito dai nostri operai, dalle nostre imprese e dal nostro know-how.
L'ultimo discorso in quest'Aula lo conclusi dicendo che era necessario passare dalla difesa all'attacco e che il Governo deve riprendere immediatamente il cammino delle riforme liberali e federaliste. Adesso dobbiamo pensare allo sviluppo, alla crescita. Raggiunto il pareggio di bilancio, dobbiamo tornare a guardare con grande ottimismo al futuro, è il momento giusto ed è anche l'ultima occasione, non ci sarà una seconda possibilità. Andiamo avanti, ammoderniamo il Paese e non ascoltiamo quelli che sanno solo dire no, solo conservare e solo opporsi a qualsiasi riforma. Andiamo avanti e facciamo un Paese libero e federale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Veltroni. Ne ha facoltà.

WALTER VELTRONI. Signor Presidente, oggi è un tempo speciale, per molti versi drammatico, una di quelle stagioni difficili che raramente per fortuna si presentano a chi ha responsabilità politica. Oggi tutto è a rischio, oggi in discussione c'è davvero il futuro del nostro Paese e il futuro dell'Europa, la più grande costruzione politica del dopoguerra, che ha bisogno di diventare presto, in questa crisi spaventosa, gli Stati Uniti d'Europa, il progetto che Altiero Spinelli sognò mentre Pag. 16bruciavano Coventry e Dresda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ogni giorno il Paese si impoverisce, per anni in ogni famiglia italiana si è salito, con fatica e sudore, con talento e creatività, un gradino sociale nella certezza che i nostri figli avrebbero vissuto meglio di noi. Ora non è più così, e l'insicurezza di milioni di ragazzi italiani che studiano per prendere una laurea e finiscono a 600 euro al mese, non tutti i mesi, in un call center è il paradigma del rischio di declino di una grande nazione.
Giorgio Napolitano ha fatto riscoprire all'Italia l'orgoglio della sua storia e della sua identità, e mentre i Ministri deridevano il tricolore quell'uomo, figlio del tempo del dolore e della speranza italiana, ha ricucito il senso e la dignità del nostro essere figli di questo meraviglioso Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
All'Italia che assiste sgomenta alla crisi inedita di questi giorni non abbiamo il diritto di riservare in quest'Aula le parole di un comizio, troppo facili e troppo ovvie. Penso che il Governo e in particolare il Presidente del Consiglio abbiano responsabilità davvero storiche, so bene, perché non sono un fazioso, che oggi nessuno è al riparo da una condizione generale dell'Occidente che ha un nome che fa venire i brividi: si chiama recessione, la crisi della produzione e dei consumi. Quella parola nel Novecento ha significato tragedie sociali e umane, non dimentichiamolo mai.
Non sono quelli che viviamo giorni della cronaca ma giorni della storia, per questo voglio rivolgermi con rispetto a voi, donne e uomini della maggioranza che da più di tre anni guida questo Paese, con rispetto ma con schiettezza, che spero apprezzerete. Cosa serve all'Italia ora? Serve che prosegua il balletto delle manovre, un, due, tre, quattro, cinque, che si è svolto sotto gli occhi attoniti della comunità internazionale e dei cittadini? Serve che si continui lo spettacolo inverecondo delle divisioni e dei veti, del dito medio indicato a chi parla di riforma delle pensioni, con i gruppi e le fazioni della maggioranza che si scannano, con il Presidente del Consiglio che dice che il suo Ministro dell'economia e delle finanze rievoca, combattendo l'evasione fiscale, i tempi dello stalinismo? Serve che il Governo si scagli contro quei sindaci, anche di centrodestra, che protestano per scelte che peggioreranno la qualità sociale della loro comunità? Serve una coalizione che ha iniziato la legislatura invocando i dazi contro la Cina e ora la cerca affannosamente per vendere patrimonio o debito? E serve che in sedi internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) Berlusconi chiami criminale - lo ha detto ieri l'onorevole Casini - un'opposizione che in poche ore ha consentito l'approvazione di due manovre che non condivide radicalmente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
Cosa avrebbe detto se fosse accaduto quello che successe in quest'Aula qualche anno fa, con la legge finanziaria che consentì l'entrata nell'euro, quando proprio Berlusconi allora capo dell'opposizione fece abbandonare l'Aula mettendo a rischio quella scelta storica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
Dobbiamo uscire da questa crisi e dobbiamo uscirne più forti come italiani; tutti sapete - e lo dite - che la corsa non di un Governo, ma di una lunga fase politica durata quindici anni è finita, lo hanno detto le elezioni e lo dicono quei sondaggi che un tempo venivano tanto citati e oggi tanto nascosti. Lo dice la stampa internazionale, gli osservatori e la crescente freddezza dei nostri partner europei, lo dicono i mercati che sono un termometro importante della stabilità e affidabilità di un Paese.
Il Presidente del Consiglio può anche pensare, come ripete in modo sempre più astioso e stanco, che sia un complotto ordito da non so chi, ma mente a se stesso e ricorda la storia immaginaria dell'uomo che imbocca l'autostrada nel senso sbagliato e sente la radio che lancia l'allarme dicendo: «attenzione, un uomo ha imboccato l'autostrada contromano», e commenta con se stesso: «sì, uno, saranno mille». È il Presidente del Consiglio che è Pag. 17contromano, non il resto del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
È per questo che è giusto che guidi qualcun altro il nostro Paese e riporti l'auto nella corretta direzione. È già capitato nella storia italiana che le forze politiche, chi aveva vinto e chi aveva perduto le elezioni, si rendessero responsabilmente conto che vi sono dei momenti in cui vi è bisogno di qualcosa di più, e questo qualcosa di più ha una luce che lo illumina e lo definisce: si chiama interesse nazionale.
La dignità di un uomo politico e di Stato si vede non quando assume potere e responsabilità, ma quando capisce che la sua permanenza può nuocere alla forza e al futuro del proprio Paese e ne trae le conseguenze. Quanto più si è governato scambiando mezzi e fini, quanto più è apparso che gli interessi privati fossero prevalenti su quelli generali del Paese, tanto più, in un momento così difficile, si è chiamati a rispettare le ragioni della collettività e della nazione.
Fare un passo indietro, senza chiedere contropartite, è un atto di dignità politica e personale, che non potrebbe, come tale, che essere apprezzato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non farlo è un atto di arroganza e di egoismo. Voglio dirlo chiaramente: abbiamo bisogno, e subito, di un nuovo Governo, di una soluzione che restituisca al Paese serenità e prestigio internazionale, senza vincitori e vinti, ma con una sola stella polare: il bene degli italiani.
L'improvvisazione con la quale si è affrontata questa crisi, prima negata e poi subita, non si può protrarre in questi tempi così eccezionali. Abbiamo bisogno di un Governo con un'ampia base parlamentare, non un ribaltone e nemmeno la miseria, che oggi va in scena, delle maggioranze fatte di transfughi e di paura; di un Governo guidato da una persona che in Europa sia rispettata ed ascoltata e possa parlare a nome dell'intero Paese, come fece Alcide de Gasperi al tempo della ricostruzione.
Continuando invece così, nella totale sfiducia che accompagna, in questo momento, il nostro Governo, saremo costretti a nuove manovre, in una spirale concitata che ha già fatto tanto male ad un Paese amico come la Grecia. Bisognerà, invece, fare scelte radicali e profonde, e tutti, nessuno escluso, dovranno caricare sulle proprie spalle il fardello della verità sulla situazione del Paese e la responsabilità delle decisioni conseguenti.
Né la maggioranza può continuare a negare l'evidenza di una svolta necessaria, né l'opposizione si può sottrarre all'assunzione di oneri e responsabilità pesanti. Tutti, per l'Italia, abbiamo bisogno di dimostrare che la politica può essere la forma più alta di «disinteresse» e di coraggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), altrimenti non ci si lamenti per quella che viene chiamata l'antipolitica.
Ciò che la genera è la rissosità e l'inconcludenza di un sistema che appare troppo pesante e lento a fronte della rapidità dei mutamenti strutturali. L'antipolitica nasce se si varano tre Commissioni bicamerali e se ne ignorano i risultati, nasce se chi decide sembra pensare a sé, mentre intorno tutto è scosso e tutto vacilla. L'antipolitica nasce se nella politica crescono malaffare e criminalità, se la legalità è considerata un fastidio e i poteri terzi un'anomalia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); l'antipolitica nasce quando vi è un Governo senza potere e un Parlamento senza capacità di controllo. La politica e la partecipazione sono l'unico strumento che abbiamo per evitare che la crisi diventi rischio di frattura nel tessuto sociale e civile del Paese.
E quando sento che viene proposto come soluzione, gridata proprio sabato scorso nella Piazza di Montecitorio, di chiudere il Parlamento, mi viene in mente l'ultimo discorso che da quello scranno tenne Giacomo Matteotti, per difendere la libertà e la democrazia nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Non di altre manovre abbiamo bisogno, non di annunci improvvisati, ma di respiro lungo. Vorrei dire con una frase: meno Pag. 18manovre e più riforme. Abbiamo bisogno che si affrontino con senso di equità la riforma delle pensioni e quella del lavoro; non l'inutile e ideologico articolo 8, ma un nuovo patto con le parti sociali, che abbia al centro la fine della precarietà, una nuova stagione di lavoro femminile e una maggiore produttività diffusa, perché l'Italia ha bisogno di crescita, di innovazione, di tecnologia, di sapere che si accompagna al rigore.
L'Italia ha bisogno di lavoro e di impresa e sbaglia chi, ancora, non capisce che è il tempo di una grande alleanza dei produttori per la crescita e l'equità.
Bisognerà proporsi di dare un colpo serio al debito che ci taglia le gambe e ci succhia futuro. Come ha detto Bersani: riforma radicale della pubblica amministrazione e valorizzazione del patrimonio pubblico. E poi, dimezzamento dei parlamentari, differenziazione delle due Camere, alleggerimento della macchina politica per avere una democrazia che funziona.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Veltroni.

WALTER VELTRONI. E poi chiedere a quel 10 per cento del Paese, che possiede il 48 per cento del patrimonio, di contribuire.
Voi vi siete accaniti nei vari tentativi di manovra contro chi paga le tasse, ma lo scandalo di questo Paese è che solo il 2 per cento dichiari più di 74 mila euro. Lo scandalo italiano è l'evasione fiscale, come lo è il fatto che si accetti, come un male incurabile, che le mafie succhino al PIL 150 milioni di euro.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Veltroni.

WALTER VELTRONI. Ho concluso, signor Presidente.
Non manovre, riforme. Subito un Governo con un ampio sostegno parlamentare che possa affrontare l'emergenza e compiere le scelte più dolorose. È quello che fecero, con successo, Giuliano Amato e Carlo Azeglio Ciampi.
Giriamo pagina, facciamolo insieme. Cambiamo la legge elettorale che tutti aborriamo e poi si confrontino alle elezioni schieramenti fondati su omogeneità politica e programmatica.
Non siamo un Paese «di schifo», onorevole Berlusconi, siamo una grande e coraggiosa comunità. Dimostri di amare l'Italia, che con lei è stata sin troppo generosa, e faccia un passo indietro.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Veltroni.

WALTER VELTRONI. Il Paese lo apprezzerà e comincerà per tutti un tempo nuovo (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Misto - Alleanza per l'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, voglio innanzitutto ricordare all'onorevole Galletti che, se si deve riformare lo Stato, superando le province e riducendo il numero dei parlamentari, se la cosa non si vuole fare in modo, diciamo così, estemporaneo, necessariamente si devono fare delle riforme costituzionali (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), perché il numero dei parlamentari e le province stanno nella Costituzione e, quindi, dalla Costituzione, attraverso una riforma costituzionale, tutto va regolato in modo diverso.
Aggiungo anche che, qualora la sinistra non avesse fatto un referendum nel 2006, la riduzione del numero dei parlamentari noi già la avremmo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Però, voglio anche aggiungere due cose. Una riguarda il passato, l'altra riguarda il presente. Quella che riguarda il passato è determinata dal fatto che non potete rivolgere a noi delle accuse contraddittorie. Vi è un'accusa per cui noi avremmo sottovalutato la situazione e vi è un'altra Pag. 19accusa per cui vi sarebbe stato un eccesso di rigore nella politica economica fatta dal Governo. O l'una o l'altra: dovete scegliere. Nella polemica, non potete sommare entrambe.
Aggiungo anche che vi è stato qualcuno, l'onorevole Bersani, che in quella fase proponeva di finanziare la crescita con un punto di PIL in deficit (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se avessimo seguito questo suggerimento oggi saremmo nella stessa situazione della Grecia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Dal 2008 ad oggi, in effetti, noi viviamo una crisi di fondo, per certi aspetti epocale. Se vogliamo chiamare le cose con il loro nome, noi ci troviamo di fronte a questo paradosso, e cioè che, dopo il crollo del comunismo, oggi viviamo una crisi profonda del capitalismo, il che, evidentemente, non vuole dire parlare di crollo, ma vuole dire misurarsi con una situazione gravissima. Ecco, in una situazione di questa importanza, di questa gravità, la sinistra italiana dovrebbe misurarsi, innanzitutto, con questo elemento di fondo.
Ma, al di là dei toni usati oggi dall'onorevole Veltroni, per voi, in effetti, tutta la colpa di ciò che sta accadendo ha un nome e si chiama Berlusconi. E, in effetti, voi siete paradossalmente passati dal marxismo e dall'anticapitalismo allo scalfarismo e all'antiberlusconismo viscerale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), ma questo vi porta fuori strada.
In effetti, noi ci misuriamo con una situazione in cui sono entrate in crisi entrambe le due grandi intuizioni e le conseguenti politiche economiche, che hanno caratterizzato l'Occidente. Da una parte era la linea del compromesso socialdemocratico, del welfare e del keynesismo, che si fondava su più spesa pubblica e più pressione fiscale. Questa operazione, che ha dato anche dei suoi frutti straordinari e grandiosi, poi ad un certo punto si è essiccata e si è tradotta in dirigismo, in statalismo, in aumento del debito pubblico. Ed è successo, allora, nella dinamica dell'Occidente, che sono subentrati gli spiriti animali del capitalismo ed hanno espresso una linea tutta diversa, quella del thatcherismo e del reaganismo, e anche questo ha rappresentato un momento di grande importanza e di grande significato. Anche qui, però, si è sovrapposta ad un certo punto, su questi spiriti animali così forti, una finanziarizzazione selvaggia e senza regole, che è una delle ragioni della crisi con la quale noi ci stiamo misurando.
Il 14 settembre 2008, data del fallimento della Lehman Brothers, ha un significato altrettanto importante come l'11 settembre 2001. Sono due date che scandiscono un dramma politico, economico, sociale e culturale. A tutto ciò si è risposto, da parte degli USA, con l'immissione di enormi dosi di liquidità per salvare le banche, non accompagnata da un analogo impegno di regolamentazione dei mercati. Nello stesso tempo la finanza speculativa ha iniziato a portare un attacco all'euro, perché l'euro è sempre stato visto con grande ostilità.
Questo attacco all'euro, a partire dai Paesi più deboli o più esposti sul terreno del debito, sta facendo leva anche sulla contraddizione di fondo dell'Europa: l'esistenza di una moneta unica e di tante politiche economiche diverse, alcune espansive ed altre restrittive, e quindi di una profonda asimmetria. Di qui la catena di destabilizzazioni che non sta risparmiando nessuno: la Grecia, l'Irlanda, il Portogallo, la Spagna, poi l'Italia, la Francia e, per certi aspetti, la Germania. Quest'ultima ha un problema politico di fondo, nello scontro fra gli europeisti e gli isolazionisti, quello di fare i conti con il resto dell'Europa oppure di abbandonare a se stessa l'Europa compiendo però una scelta miope, perché tutto si tradurrebbe in una crisi che finirebbe col colpire anche la Germania.
Orbene, di fronte a tutto ciò, ad una crisi globale del capitalismo ed ai suoi riflessi sia sull'USA, sia sull'Europa, la nostra situazione è paradossale. Cosa fa la sinistra italiana? Essa è accecata dalla Pag. 20faziosità, riversa tutte le responsabilità sul Governo e su Berlusconi e finisce con il giocare il tanto peggio, tanto meglio. Alcune delle parole e degli attacchi che voi avete rivolto a questo Governo sono delle munizioni per gli speculatori e per coloro che giocano al peggio (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Voi vi trovate in questa drammatica situazione di concentrare il fuoco sull'ipotesi di una crisi di Governo, rispetto alla quale, onorevole Veltroni, c'è solo un salto nel buio. Infatti, non solo non c'è un serio terreno comune di incontro, sul piano economico e sociale, fra il centrodestra ed il centrosinistra, ma il centrosinistra a sua volta è profondamente diviso al suo interno, non solo nei rapporti fra il PD e l'Italia dei Valori, ma nei rapporti fra il PD e l'estrema sinistra.
Voi costituite un contraddittorio schieramento sociale e politico che è già di per sé incapace di governare, figurarsi se dovessimo mettere in piedi un Governo di emergenza, che sarebbe allo sbando e che metterebbe sì il Paese a rischio nella situazione drammatica nella quale ci troviamo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio)!
Per questa ragione noi rimaniamo al nostro posto e facciamo il nostro dovere.
Abbiamo scelto una misura economica certamente pesante, fondata sia su tagli sia su interventi fiscali, che ha però in sé la ragione di misurarsi con i problemi dell'Europa. Ebbene, voi ieri avete giocato tutte le carte sul fallimento della missione del Presidente Berlusconi, ma l'Europa vi ha dato delle risposte da parte delle personalità più significative del mondo europeo, che hanno detto che questa manovra ha un significato positivo e un rilevante valore. Avete giocato al peggio e avete sbagliato le vostre carte anche rispetto all'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Certamente noi dobbiamo aprire, una volta fatta questa manovra, una seria riflessione per due operazioni che vanno al di là delle manovre, una operazione che riguarda la crescita, e una operazione che riguarda il problema di fare i conti non con il deficit ma con il debito pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), il che implica un'operazione di finanza straordinaria che vada al di là di qualunque schema e che sommi insieme una quantità di interventi, che riguardino le dismissioni, che riguardino l'aumento dell'IRPEF per gli alti redditi, che riguardino anche la riforma strutturale delle pensioni. È una riflessione che dobbiamo aprire e che dobbiamo fare, non come manovra ma come grande operazione strategica di conclusione della legislatura.
Ma onorevole Presidente, sarei ipocrita se non concludessi questo intervento ponendo un problema. Il problema è che noi ci troviamo di fronte, il Parlamento si trova di fronte ad un uso politico della giustizia che è assolutamente inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). E che ci sia questo uso politico della giustizia lo avete ammesso voi stessi, quando colleghi dell'importanza e del ruolo dell'onorevole Buttiglione, che ha parlato di un salvacondotto, come l'onorevole Bocchino, che ha assicurato il Presidente Berlusconi sul fatto che non ci saranno vendette, e come l'onorevole Gentiloni, che ha detto che, se lascia, viene meno il conflitto di interesse e ci sarebbe certo minore accanimento; ebbene, queste parole o sono delle barzellette o, se hanno un senso, hanno il senso gravissimo di implicare un rapporto stretto fra un'area politica di questo Parlamento ed alcune procure, perché soltanto in questo caso ci potrebbero essere salvacondotti e operazioni di questo tipo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio). Voglio concludere, dicendo che purtroppo e tragicamente la gravità di questo momento, per quanto riguarda il confronto rispetto alle grandi questioni economiche e sociali, è complicata anche dal fatto che ci sono procure che intervengono...

Pag. 21

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Cicchitto.

FABRIZIO CICCHITTO. E ieri il procuratore Lepore ha addirittura evocato l'accompagnamento coatto del Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Respingiamo questo tipo di intromissioni nella vicenda politica italiana, ma voi stessi dovreste avere l'intelligenza politica di capire che questa distruzione dello Stato di diritto è un rischio che riguarda tutta la democrazia italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto per le quali era stata disposta la ripresa televisiva diretta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, questa manovra è un'occasione sprecata, l'ennesima. Soprattutto tasse, poche riforme di struttura e anche quelle poche presenti sono scritte piuttosto male. Penso, ad esempio, all'articolo 8 di riforma delle relazioni industriali. Poco o nulla per la crescita.
La Camera ancora una volta ha potuto dibattere, ma non migliorare la manovra.
Sul piano politico il Governo non ha avuto il coraggio di assumersi le responsabilità delle misure necessarie su cui abbiamo presentato emendamenti: liberalizzazioni, privatizzazioni, riduzioni oculate della spesa, riforma delle pensioni, abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, restituzione alle imprese delle risorse dovute per la fornitura di beni e di servizi. Tutto questo non c'è e non c'è stato, e anche per questo noi vi neghiamo oggi la fiducia (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4612)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatto motivata richiesta per ragioni personali o per impegni legati alla loro carica.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Ventucci.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 13).
(Segue la chiama)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 4612: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. Delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari, sulla cui approvazione, senza Pag. 22emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti e votanti 618
Maggioranza 310
Hanno risposto 316
Hanno risposto no 302
(La Camera approva - Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Vedi votazionia ).

Hanno risposto sì:
Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Alessandri Angelo
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Allasia Stefano
Angeli Giuseppe
Angelucci Antonio
Antonione Roberto
Aprea Valentina
Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barba Vincenzo
Barbareschi Luca Giorgio
Barbieri Emerenzio
Beccalossi Viviana
Belcastro Elio Vittorio
Bellotti Luca
Berardi Amato
Bergamini Deborah
Berlusconi Silvio
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berruti Massimo Maria
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bianconi Maurizio
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bitonci Massimo
Bocciardo Mariella
Bonaiuti Paolo
Bonciani Alessio
Bonino Guido
Boniver Margherita
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Brambilla Michela Vittoria
Brancher Aldo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Buonanno Gianluca
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Calearo Ciman Massimo
Callegari Corrado
Caparini Davide
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Casero Luigi
Cassinelli Roberto
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Catanoso Basilio
Catone Giampiero
Cavallotto Davide
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Centemero Elena
Ceroni Remigio
Cesario Bruno
Cesaro Luigi
Chiappori Giacomo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
Comaroli Silvana Andreina
Consiglio Nunziante
Conte Gianfranco
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Cristaldi Nicolò
Crosetto Guido
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
D'Anna Vincenzo
De Angelis Marcello Pag. 23
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Nichilo Rizzoli Melania
Desiderati Marco
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Dima Giovanni
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Di Virgilio Domenico
Di Vizia Gian Carlo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Dussin Luciano
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Renato
Fava Giovanni
Fedriga Massimiliano
Fitto Raffaele
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Forcolin Gianluca
Formichella Nicola
Foti Antonino
Foti Tommaso
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Fucci Benedetto Francesco
Fugatti Maurizio
Galati Giuseppe
Garagnani Fabio
Garofalo Vincenzo
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Germanà Antonino Salvatore
Ghedini Niccolò
Ghiglia Agostino
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gianni Giuseppe
Gibiino Vincenzo
Gidoni Franco
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Goisis Paola
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Grassano Maurizio
Grimoldi Paolo
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannaccone Arturo
Iannarilli Antonello
Iapicca Maurizio
Isidori Eraldo
Jannone Giorgio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
Landolfi Mario
Lanzarin Manuela
La Russa Ignazio
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Leo Maurizio
Leone Antonio
Lisi Ugo
Lorenzin Beatrice
Lunardi Pietro
Lupi Maurizio
Lussana Carolina
Maggioni Marco
Malgieri Gennaro
Mancuso Gianni
Mannucci Barbara
Mantovano Alfredo
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Giulio
Marmo Roberto
Maroni Roberto
Marsilio Marco
Martinelli Marco
Martini Francesca
Martino Antonio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Meloni Giorgia
Miccichè Gianfranco
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio Pag. 24
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Misiti Aurelio Salvatore
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Moles Giuseppe
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Montagnoli Alessandro
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Munerato Emanuela
Murgia Bruno
Mussolini Alessandra
Napoli Osvaldo
Nastri Gaetano
Negro Giovanna
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Nucara Francesco
Orsini Andrea
Pagano Alessandro
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Paolini Luca Rodolfo
Parisi Massimo
Paroli Adriano
Pastore Maria Piera
Pecorella Gaetano
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario (Misto-R-A)
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pianetta Enrico
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Pini Gianluca
Pionati Francesco
Pirovano Ettore
Pisacane Michele
Piso Vincenzo
Pittelli Giancarlo
Pizzolante Sergio
Polidori Catia
Polledri Massimo
Porcu Carmelo
Porfidia Americo
Prestigiacomo Stefania
Pugliese Marco
Rainieri Fabio
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Razzi Antonio
Reguzzoni Marco Giovanni
Repetti Manuela
Rivolta Erica
Roccella Eugenia
Romani Paolo
Romano Francesco Saverio
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rondini Marco
Rossi Luciano
Rossi Mariarosaria
Rosso Roberto
Rotondi Gianfranco
Russo Paolo
Ruvolo Giuseppe
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Santelli Jole
Sardelli Luciano Mario
Savino Elvira
Sbai Souad
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scelli Maurizio
Scilipoti Domenico
Siliquini Maria Grazia
Simeoni Giorgio
Simonetti Roberto
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Speciale Roberto
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stefani Stefano
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Stucchi Giacomo
Taddei Vincenzo
Terranova Giacomo
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto Pag. 25
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Traversa Michele
Tremonti Giulio
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vanalli Pierguido
Vella Paolo
Ventucci Cosimo
Verdini Denis
Versace Santo Domenico
Vessa Pasquale
Vignali Raffaello
Vitali Luigi
Vito Elio
Volpi Raffaele
Zacchera Marco

Hanno risposto no:
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Amici Sesa
Argentin Ileana
Bachelet Giovanni Battista
Barbaro Claudio
Barbato Francesco
Barbi Mario
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bernardini Rita
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonavitacola Fulvio
Bongiorno Giulia
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Briguglio Carmelo
Brugger Siegfried
Bucchino Gino
Buonfiglio Antonio
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carra Enzo
Carra Marco
Casini Pier Ferdinando
Castagnetti Pierluigi
Causi Marco
Cavallaro Mario
Cenni Susanna
Cera Angelo
Cesa Lorenzo
Ciccanti Amedeo
Cilluffo Francesca
Cimadoro Gabriele
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Commercio Roberto Mario Sergio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Consolo Giuseppe
Conte Giorgio
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
De Micheli Paola
De Pasquale Rosa Pag. 26
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Biagio Aldo
Di Giuseppe Anita
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Divella Francesco
Donadi Massimo
Duilio Lino
Esposito Stefano
Evangelisti Fabio
Fadda Paolo
Farina Gianni
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Favia David
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontanelli Paolo
Formisano Aniello
Formisano Anna Teresa
Franceschini Dario
Froner Laura
Galletti Gian Luca
Garavini Laura
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giovanelli Oriano
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Gozi Sandro
Granata Benedetto Fabio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Iannuzzi Tino
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
La Malfa Giorgio
Lamorte Donato
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Lenzi Donata
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lolli Giovanni
Lombardo Angelo Salvatore
Lo Monte Carmelo
Lo Moro Doris
Lo Presti Antonino
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Mantini Pierluigi
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcazzan Pietro
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marini Cesare
Marrocu Siro
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mecacci Matteo
Melandri Giovanna
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Menia Roberto
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merlo Ricardo Antonio
Merloni Maria Paola
Messina Ignazio
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita Pag. 27
Misiani Antonio
Mogherini Rebesani Federica
Monai Carlo
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mura Silvana
Murer Delia
Muro Luigi
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nicco Roberto Rolando
Nicolais Luigi
Occhiuto Roberto
Oliveri Sandro
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orlando Leoluca
Paglia Gianfranco
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Parisi Arturo Mario Luigi
Patarino Carmine Santo
Pedoto Luciana
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Mario (PD)
Perina Flavia
Pes Caterina
Pezzotta Savino
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Piffari Sergio Michele
Pisicchio Pino
Pistelli Lapo
Pizzetti Luciano
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcino Gaetano
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Proietti Cosimi Francesco
Quartiani Erminio Angelo
Raisi Enzo
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossomando Anna
Rota Ivan
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Sarubbi Andrea
Sbrollini Daniela
Scanderebech Deodato
Scarpetti Lido
Schirru Amalia
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Siragusa Alessandra
Soro Antonello
Sposetti Ugo
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Tidei Pietro
Tocci Walter
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Vaccaro Guglielmo
Vannucci Massimo
Vassallo Salvatore
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventura Michele
Verini Walter
Vernetti Gianni
Vico Ludovico Pag. 28
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zazzera Pierfelice
Zeller Karl
Zinzi Domenico
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

PRESIDENTE. Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative presentate.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di conversione di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
Sospendo brevemente la seduta, che riprenderà alle ore 15 con l'esame degli ordini del giorno. Ricordo che a partire dalle ore 18,30 avrà luogo lo svolgimento, con ripresa televisiva diretta, delle dichiarazioni di voto finale, cui seguirà la votazione finale.

La seduta, sospesa alle 14,10, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Berlusconi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Catone, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Fitto, Franceschini, Frattini, Gelmini, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Leone, Lo Monte, Maroni, Martini, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Misiti, Moffa, Nucara, Leoluca Orlando, Polidori, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Romano, Rotondi, Saglia, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, è di poche ore fa la notizia della morte di Walter Bonatti, un grande alpinista e un grande italiano. È giusto, credo, ricordare la sua figura, la figura di un uomo che ha dedicato gran parte della vita alla montagna ed è stato per una generazione intera il simbolo della pratica alpinistica moderna, intesa come l'andare per monti con spirito di avventura, di rottura dagli schemi della quotidianità e, per dirla con Reinhold Messner, con quella libertà di andare dove si vuole, preparandosi fisicamente e mentalmente con l'ausilio della tecnica, ma senza artifici, nel rispetto dell'ambiente, della montagna e dei limiti di ciascuna persona che con la montagna non intende competere, ma assecondarne e raccoglierne fino in fondo il fascino che essa esercita, i misteri che nasconde, rispettando la sua natura e le sue leggi inesorabili.
Walter Bonatti, con il suo modo di fare alpinismo, ha superato un'intera epoca, segnandone i confini e le modalità nuove, le modalità dell'alpinismo moderno nel mondo, a cominciare da quel 1954 quando, con spirito di abnegazione, solo tardivamente riconosciutogli dalla comunità nazionale e alpinistica, portando oltre gli otto mila metri del K2 le bombole di ossigeno necessarie alla conquista italiana della vetta, dimostrò, tra l'altro, che si poteva salire a quelle quote himalayane senza l'ausilio dell'ossigeno e con tecnica alpina. Pag. 29
Walter Bonatti, che rappresenta una leggenda dell'alpinismo e insieme anche una di quelle figure che, prima operaio poi diventato guida alpina e ancora affermato scrittore di montagna e di avventure in ambienti impervi e ostili, ha saputo legare la passione alla professione senza mai scadere nel mito della superiorità dell'uomo sull'ambiente naturale.
Bonatti ha illustrato nel mondo l'Italia e nella società l'alpinismo e la sua pratica fuori dagli eccessi della sportività spinta all'estremo e del gesto fine a se stesso.
Per questo gli diciamo grazie. Bonatti con le sue imprese e sui gesti, tra l'altro, smise di fare alpinismo estremo quando ritenne raggiunto il proprio limite.
Bonatti nella vita ci ha insegnato che c'è un limite alla competizione, c'è un limite con il quale ognuno può e deve misurarsi, innalzandolo fin dove ritiene di poter arrivare, ma mai imponendolo ad altri e men che meno pretendendo che altri vi si misurino al riconoscimento di una sorta di patente che nessun alpinista può monopolizzare.
Bonatti ha superato i limiti dell'alpinismo classico, ma non ne ha mai contestato l'ispirazione, lo ha innovato senza disconoscerlo. Anche in questo ha onorato la tradizione dell'alpinismo e della montagna italiana.
Bonatti, se fosse qui, mi criticherebbe per averlo ricordato. Infatti, egli non ha mai agito per la gloria e la notorietà fine a se stessa. Tuttavia, mi è parso opportuno, signor Presente, ricordarlo in Parlamento a poche ore dalla sua scomparsa (Applausi).

Si riprende la discussione (ore 15,10).

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stata approvata per appello nominale la questione di fiducia posta sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione n. 4612, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4612)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4612).
Avverto che l'ordine del giorno Giammanco n. 9/4612/88 è stato ritirato dalla presentatrice.
Avverto, altresì, che l'ordine del giorno Garofalo n. 9/4612/53 è stato sottoscritto anche dall'onorevole Gibiino, che l'ordine del giorno Commercio n. 9/4612/22 è stato sottoscritto anche dall'onorevole Gianni e che l'ordine del giorno Saltamartini n. 9/4612/146 è stato sottoscritto anche dall'onorevole Reguzzoni.
Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto estranei rispetto al contenuto del provvedimento, i seguenti ordini del giorno: Morassut n. 9/4612/19, che concerne l'alienazione diretta agli inquilini degli immobili degli enti previdenziali (riproduce il contenuto di emendamenti dichiarati inammissibili); Lombardo n. 9/4612/24, che riguarda l'istituzione del punto franco presso il porto di Messina (riproduce il contenuto di un emendamento dichiarato inammissibile); Muro n. 9/4612/92, relativo alla sospensione dei recuperi forzosi degli alloggi del Ministero della difesa occupati senza titolo (riproduce il contenuto di un emendamento dichiarato inammissibile); Patarino n. 9/4612/94, concernente la prosecuzione degli scavi archeologici in corso nel comune di Castellaneta; Maurizio Turco n. 9/4612/142, riguardante il riordino dell'Arma dei carabinieri e del Corpo della guardia di finanza (riproduce il contenuto di un emendamento dichiarato inammissibile); Lanzarin n. 9/4612/148, relativo al ripristino della normativa che pone a carico del titolare del permesso di costruire l'esecuzione diretta delle opere di urbanizzazione primaria (riproduce il contenuto di un emendamento dichiarato inammissibile); Tassone n. 9/4612/181, relativo alla costruzione di Pag. 30alloggi da cedere al personale delle Forze armate; Iapicca n. 9/4612/195, recante iniziative volte ad evitare lo spostamento al Nord Italia della sede legale dell'Alenia, a seguito della fusione con Aermacchi.
Avverto, infine, che la Presidenza non ritiene ammissibile l'ordine del giorno Contento n. 9/4612/129, nella parte in cui riguarda gli organi costituzionali, in quanto lesivo della relativa autonomia.

MANLIO CONTENTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signora Presidente, non concordo sulla dichiarazione di inammissibilità nella parte in cui il mio ordine del giorno n. 9/4612/129 si riferisce gli organi costituzionali. Infatti, questo ordine del giorno chiede che, in attuazione del principio di trasparenza, gli emolumenti corrisposti a chiunque, sia in quanto dipendente sia in quanto collaboratore, vengano resi pubblici non soltanto da parte di tutti gli enti e le istituzioni, ma anche da parte degli organi costituzionali.
Come lei sicuramente saprà, le esigenze di trasparenza e di credibilità della pubblica amministrazione sono direttamente correlate al principio costituzionale di buon andamento degli uffici. Questo ordine del giorno, quindi, nella parte in cui impegna il Governo ad adottare nel più breve tempo possibile, nel rispetto - ove del caso - dell'autonomia costituzionale dei soggetti interessati, idonee disposizioni per estendere il principio di trasparenza a tutti gli enti e le istituzioni, ivi compresi gli organi costituzionali e le autorità indipendenti senza esclusione alcuna, non fa altro che riprendere disposizioni che il Governo e il Parlamento hanno già assunto in altra occasione.
Le cito tutte quante: potrei cominciare sostanzialmente dall'articolo 5 del decreto-legge n. 78 del 2010, nel quale si fa riferimento alle economie negli organi costituzionali, di governo e negli apparati politici, potrei citare l'articolo 4 del decreto-legge n. 98 del 2011, nel quale si fa riferimento ai benefits corrisposti anche a organi costituzionali, potrei citare l'articolo 1 dello stesso decreto-legge n. 98 del 2011, in cui si fa riferimento al trattamento economico onnicomprensivo corrisposto ai titolari di cariche elettive e incarichi di vertice, e via di seguito.
Il mio ordine del giorno non fa altro che chiedere al Governo l'impegno di inserire in una norma di legge un provvedimento che richiami questo principio.
È evidente che gli organismi costituzionali si comporteranno di conseguenza: potranno adottare le misure necessarie o non farlo.
Quindi, con questo ordine del giorno non si discute del contenuto effettivo di quel precetto, ma si chiede un impegno al Governo in quella direzione.
Concludo, signora Presidente, dicendo che trovo abbastanza singolare che, per quanto riguarda i deputati, il Governo - tanto per fare un esempio molto banale - possa intervenire direttamente con una disposizione adottata con un decreto-legge e avallata anche dal Capo dello Stato sulle indennità, senza alcun problema di autonomia sotto questo profilo, mentre il Parlamento, che legifera e che interviene anche con modifiche costituzionali, non possa pretendere con un ordine del giorno che tutti gli organismi costituzionali si adeguino al principio di trasparenza nei confronti dei loro dipendenti. Posso anche prenderne atto, signora Presidente, ma mi consentirà di dirle che mi sembra veramente un paradosso insostenibile (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Contento, la Presidenza ha valutato attentamente l'ammissibilità del suo ordine del giorno e la motivazione per la quale non lo ha ritenuto ammissibile - come prima annunciato - è relativa alla posizione particolare occupata dagli organi costituzionali nel nostro ordinamento.
La Presidenza conferma - per le considerazioni esposte - la propria decisione e aggiunge, peraltro che, proprio per quanto riguarda il riferimento che lei ha Pag. 31fatto al contributo di solidarietà richiesto ai parlamentari, l'Ufficio di Presidenza ha provveduto a riunirsi proprio questa mattina per assumere le decisioni che spettano al Parlamento, come organo, e che non possono essere assunte da altro organo costituzionale.

ROBERTO MORASSUT. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT. Signor Presidente, intervengo anch'io per esprimere la mia sorpresa per l'inammissibilità del mio ordine del giorno che si riferisce alla ripresa del processo di alienazione degli immobili che hanno fatto parte per lungo tempo del patrimonio delle due società SCIP per l'alienazione del patrimonio degli alloggi pubblici, che poi sono ritornati nel 2008 nella disponibilità, attraverso una legge votata dal Parlamento, dell'INPS.
Non sono d'accordo con il parere di inammissibilità del mio ordine del giorno perché, in realtà, con esso si chiede soltanto di rendere operative le procedure burocratiche ed amministrative da parte dei Ministeri competenti - il Ministero dell'economia e delle finanze ed il Ministero del lavoro e delle politiche sociali - e di trasmettere il parere all'INPS per riprendere e concludere il processo di alienazione che riguarda ormai soltanto 10 mila famiglie monoreddito (in gran parte costituite da persone anziane e pensionati), che hanno accantonato risorse per acquistare l'alloggio sulla base di quanto previsto dalle disposizioni della legge n. 410 del 2001 (legge che ha risolto il problema per 90 mila famiglie, lasciandolo pertanto sussistere soltanto per il restante 10 per cento), ma che non riescono a concludere questa procedura perché, con il ritorno del patrimonio dalle vecchie società SCIP all'INPS, l'INPS si è fermato e non procede alla vendita.
Perché ritengo che sia sbagliato il parere di inammissibilità?
Perché stiamo discutendo di una manovra finanziaria che sta cercando di reperire risorse e che al tempo stesso, recuperando risorse allo Stato - in questo caso all'INPS - sia anche una manovra possibilmente giusta, che vada nella direzione della giustizia e dell'equità sociale.
Questo ordine del giorno risponde esattamente a entrambe le esigenze perché, concludendo l'operazione di alienazione, lo Stato incasserebbe all'incirca un miliardo di euro (visto che siamo andati cercando danari per tutto il Paese) e chiuderebbe una questione sociale ormai molto antica che sta creando in tante città, in particolare a Roma (anche soltanto perché è la capitale, quindi quantitativamente la questione incide di più), molta incertezza e molta insicurezza, ripeto, soprattutto a carico di famiglie monoreddito e anziani che ormai, nel percorso della loro vita, vedrebbero finalmente realizzata la possibilità di acquistare a un prezzo più che vantaggioso, ma giusto, stabilito dalle stime dell'Agenzia del demanio, l'alloggio nel quale hanno vissuto per tutta la vita.
Non capisco, quindi, le motivazioni dell'inammissibilità, se non per il fatto che è stato giudicato inammissibile l'emendamento da me presentato; però, è una spiegazione quantomeno burocratica perché l'ordine del giorno potrebbe benissimo essere approvato e dare al Governo e ai Ministeri il via per concludere finalmente queste procedure ferme da due anni, anzi da tre anni, per un motivo che non si comprende.

PRESIDENTE. Onorevole Morassut, lei sa bene che l'emendamento è stato ritenuto inammissibile per estraneità di materia e, di conseguenza, anche l'inammissibilità dell'ordine del giorno ha come motivazione l'estraneità di materia. Per usare un'altra immagine, si potrebbe dire che il suo emendamento è attaccato a un nuovo vagone, per cui, come lei sa, rispetto a questo decreto-legge è considerato non ammissibile.

GABRIELE CIMADORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 32

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, intervengo a sostegno dell'ordine del giorno Contento che vorrei fosse sottoscritto da tutta l'Aula. L'inammissibilità che la Presidenza ha dichiarato nei confronti di questo ordine del giorno fa parte di quei formalismi ai quali noi siamo abituati molto spesso, e molto spesso questi formalismi arrivano a un non risultato.
Credo che in un momento simile, così delicato, in cui tutti siamo chiamati a compiere dei grossi sacrifici e degli sforzi per il nostro Paese, chiedere chiarezza nei confronti di alcuni organi di questo nostro Paese sia un atto dovuto.
Credo anche che bisognerebbe, a questo punto, che anche loro partecipassero a quanto noi tentiamo di fare; noi vorremmo proporre qualcosa di più importante rispetto alle proposte del Governo, rispetto agli impegni di questi Paesi e alle necessità del nostro Paese, ma questo è un atto di chiarezza dovuto.
Ritengo che la Presidenza dovrebbe riammettere e dare forza a questo ordine del giorno che dovremmo sottoscrivere tutti; io, di fatti, sono il primo a farlo (Applausi di deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Cimadoro, non solo le ricordo che c'è stata una valutazione molto approfondita da parte della Presidenza ma, al di là del merito della questione anche assolutamente condivisibile, sono le modalità con le quali si devono stabilire i rapporti fra gli organi costituzionali il motivo vero per il quale è stata assunta questa decisione.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non possiamo che prendere atto di quanto la Presidenza stabilisce. Vorrei semplicemente anch'io lasciare agli atti che non è in discussione la decisione del Governo di applicare una trattenuta di solidarietà sui deputati anzi, ci mancherebbe altro!
Il problema che poneva l'onorevole Contento credo che prescindesse completamente dal merito e facesse riferimento al fatto che, proprio per le motivazioni in base alle quali la Presidenza (credo anche giustamente) stabilisce che con un ordine del giorno non si può incidere sui rapporti con gli altri organi costituzionali, forse sarebbe necessaria una maggiore attenzione - ovviamente lo dico con tutta la serenità del caso - sull'ammissibilità, costituzionalità, regolarità di un intervento nel testo che ci arriva dal Senato, che porta il Governo ad intervenire direttamente su una materia che, ringraziando Dio, oggi l'Ufficio di Presidenza sana, ma è esattamente e specularmente la stessa e la medesima cosa.
Credo che l'onorevole Contento in qualche modo volesse stigmatizzare il fatto che un ordine del giorno che dà indirizzi al Governo viene ritenuto inammissibile, perché interviene in rapporti con altri organi costituzionali, mentre il Governo interviene a gamba tesa direttamente su competenze tutelate dalla Costituzione, che sono interne alla Camera dei deputati, la quale ha fatto bene ad intervenire. Vorrei fosse chiaro che non si contesta il merito della decisione, ma è una questione che costituzionalmente è riservata alle decisioni interne ed autonome della Camera, e in questo caso del Senato. Signor Presidente, questa è la cosa che stride un po', ossia, da una parte, la Presidenza dichiara inammissibile un ordine del giorno e, dall'altra, ci troviamo a dovere assumere come un dato di fatto un intervento che, a mio avviso, è ancor più grave, perché interviene dal punto di vista legislativo e non come indirizzo al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, il suo intervento è la dimostrazione che la Camera dei deputati si è comportata correttamente, sia sanando quella che io ritengo e abbiamo ritenuto, convocando l'Ufficio di Presidenza, una ferita, mi riferisco alle disposizioni contenute in un decreto-legge che riguardano regolamenti Pag. 33interni della Camera, sia non comportandosi come altri organi. L'ammissione di questo ordine del giorno avrebbe in qualche modo leso la correttezza del comportamento che si deve tra gli organi costituzionali.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, anche io sollevo qualche perplessità rispetto alla decisione della Presidenza di non dichiarare ammissibile il mio ordine del giorno n. 9/4612/181. In fondo ritengo che, rispetto ad un atto di indirizzo parlamentare, su una problematica che evidenzio bisognerebbe avere una visione di insieme - oso dire elastica - più opportuna e razionale. Con questo ordine del giorno faccio un richiamo ad una vecchia legge, che riguarda gli alloggi per le forze di polizia, in cui ci sono milioni di euro bloccati da moltissimi anni e quindi anche una situazione economica alterata rispetto alla prospettiva di creare queste infrastrutture, dando gli alloggi alle forze di polizia. Proprio la riapertura dei termini che la legge stessa ha definito, con la giustificazione che molti comuni non hanno ottemperato alla costruzione di queste case per situazioni oggettive, significa anche sbloccare questi fondi e, quindi, creare occupazione e ricchezza, altrimenti questi fondi restano congelati, senza alcuna proiezione sia sul piano sociale, sia sul piano economico. Signor Presidente, tenuto conto del valore degli ordini del giorno - non vorrei essere irrispettoso e irriguardoso - chiedo se si possa rivedere il giudizio di inammissibilità del mio ordine del giorno, che certamente rappresentava un contributo che volevamo dare ad un provvedimento che è rimasto bloccato per motivi oggettivi, come ricordavo, per quanto riguarda la definizione anche degli aspetti tecnici e burocratici che hanno riguardato soprattutto i comuni.

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, lei ha troppa esperienza per non conoscere il motivo per il quale il suo ordine del giorno non è stato ritenuto ammissibile: siamo di fronte ad un'evidente estraneità di materia. Questo è il motivo vero, a prescindere dal merito del contenuto del suo ordine del giorno.
L'onorevole Fedriga ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4612/198.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, vista anche la presenza dei rappresentanti del Governo vorrei motivare anche i fatti che mi hanno spinto a presentare questo ordine del giorno.
Infatti, l'articolo 11 del testo che stiamo analizzando, che fra poco ci accingeremo a votare, prevede il divieto di svolgere tirocini per tutti quegli studenti che abbiano terminato da più di 12 mesi il loro percorso di laurea oppure di diploma.
Ovviamente, capisco il merito della questione, che vuole eliminare la possibilità di utilizzare i tirocini come una sorta di lavoro subordinato alternativo, però, nella sostanza, limita anche tutti quei corsi di specializzazione e master che vivono proprio di una formazione di alto profilo e mandano i propri studenti all'interno di aziende, anche di tenore internazionale, a svolgere i tirocini.
Faccio un esempio: nella mia città vi è uno dei più importanti master e scuole di specializzazione presenti nel nostro Paese, che è il MIB, che lavora con Costa Crociere, con Allianz, con Generali. Agli studenti di questo master sarà impedito di andare all'interno di queste stesse società che sponsorizzano il master a svolgere il tirocinio, e quindi, come avviene nel 90 per cento dei casi, di essere assunti in queste aziende.
Ma non vi è, ovviamente, solo il MIB: pensiamo alla Bocconi di Milano o alla LUISS di Roma. Verrà impedito a tutti gli studenti di poter accedere al mondo del lavoro. Oltretutto, vi è da considerare che gli studenti scelgono di frequentare questi corsi e questi master dopo qualche anno di lavoro. Finito il corso di laurea, svolgono uno o due anni di lavoro e dopo si iscrivono a questi master. Pag. 34
In questo caso, non sarebbe più permesso loro di fare i tirocini. Per questo, nell'ordine del giorno chiediamo al Governo di monitorare la situazione e, nel caso, di intervenire per via legislativa per risolvere questo vulnus. Signor Presidente, concludo solamente ricordando che queste sono le cose che interessano direttamente i giovani nel mondo del lavoro e, forse, dovremmo parlare di queste cose, invece di intervenire, da parte di diversi rappresentanti politici, per creare un conflitto generazionale.
Infatti, secondo loro, bisogna intervenire sulle pensioni di anzianità perché altrimenti si andrebbero a turbare e penalizzare i giovani che adesso si immettono nel mondo del lavoro. Bisogna sfatare questa cosa perché è una bugia: con la riforma della previdenza del 1992 si va in pensione con il sistema contributivo; quindi, non è assolutamente vero che, tutelando i pensionati di oggi, quelli che hanno lavorato una vita, si va a penalizzare i giovani.
Oltretutto, in realtà, aumentando la presenza di persone nel mercato del lavoro e prolungando l'età pensionabile, si andrebbero a penalizzare quei giovani che devono entrare nel mondo del lavoro, che si troverebbero per degli anni le porte chiuse in quanto il mercato è saturo.
Quindi noi ci impegniamo su cose concrete e forse - lo dico a tutti i rappresentanti, di centrosinistra ma anche di centrodestra, viste le dichiarazioni degli ultimi giorni - bisognerebbe stare attenti ai tasti che si toccano e pensare alle cose concrete, e non invece creare scontri generazionali, che sono dannosi per il Paese e soprattutto per i giovani, perché, se si raccontano cose false, si rischia di andare in una direzione sbagliata, e quindi in una direzione normativa e amministrativa che sicuramente non risolve i problemi che oggi i giovani si trovano ad affrontare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Vannucci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4612/163.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire perché questa è una questione piuttosto delicata. Infatti, nel provvedimento, all'articolo 5, comma 1-bis, è stato previsto un finanziamento a favore della regione Basilicata di sette milioni di euro, per mettere in sicurezza e ripristinare le infrastrutture danneggiate dagli eventi calamitosi del febbraio-marzo 2011... Signor Presidente, però ho bisogno che lei mi garantisca l'attenzione del Governo.

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Polledri di non distrarre il sottosegretario.

MASSIMO VANNUCCI. Noi salutiamo con favore questo intervento per la Basilicata. Facciamo, però, notare che, nello stesso giorno e nella stessa data del 10 marzo, sono stati emanati tre separati decreti del Presidente del Consiglio dei ministri con dichiarazione dello stato di emergenza per la regione Marche, la provincia di Teramo e la regione Basilicata.
Nello stesso giorno e con lo stesso decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 marzo scorso, pubblicato nella stessa Gazzetta, le dichiarazione dello stato di emergenza, appunto, erano tre. Tra l'altro, quello per le Marche, a differenza degli altri, era di tipo C che significa che la calamità non è affrontabile dalla regione con strumenti ordinari e non ci si può esimere dall'emettere la prevista ordinanza di Protezione civile.
La regione Marche ha stimato i danni in 500 milioni di euro, cifra ben cinque volte superiore alle altre emergenze. Bene, la materia, che i colleghi conoscono, è appunto questa. Con il decreto-legge milleproroghe abbiamo modificato la legge n. 225 del 1992 di Protezione civile e, da quel momento in poi, cioè dal 1o marzo, non è più possibile per lo Stato intervenire se prima non è intervenuta la regione con l'aumento di tutte le tassazioni possibili. Voi capite che, di fronte ad una calamità che ha provocato 500 milioni di euro di danno, qualsiasi azione di una piccola regione come le Marche sarebbe assolutamente insufficiente. Pag. 35
Benissimo. Successivamente a questo la Camera si è resa conto, evidentemente, dell'errore e, nella seduta del 15 luglio 2011, quindi pochi giorni fa, in una delle ultime sedute prima della pausa estiva, ha approvato all'unanimità la mozione 1-00693 in cui si stabilisce che bisogna rivedere questa norma e affrontare questo tema. Ora, nel provvedimento in esame troviamo solamente un intervento per la Basilicata. Ripeto che questo ci fa piacere, anche perché il Governo, di fatto, ammette che le norme che ha introdotto con il milleproroghe poi non le rispetta. È dovuto tornare indietro rispetto a quelle norme perché, se la nuova legge di Protezione civile stabilisce che lo Stato deve intervenire solo successivamente, in questo caso si disattende una norma e, quindi, ci fa piacere che cada questo assurdo principio.
Nell'ordine del giorno n. 9/4612/163 chiediamo semplicemente che il Governo si impegni a rispettare i contenuti della suddetta mozione, che tutti abbiamo approvato, non solo per la Basilicata, ma anche per le Marche, per la provincia di Teramo e per le emergenze che sono seguite.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Vannucci.

MASSIMO VANNUCCI. Perché sono seguite emergenze in Piemonte, in Lombardia, in Puglia e tutte queste regioni si trovano assolutamente bloccate. Non è più stata emessa un'ordinanza di Protezione civile da quel momento.
Abbiamo sindaci veramente preoccupati, direi disperati. Chiedo a quei colleghi che hanno rivestito la carica di sindaco cosa avrebbero fatto di fronte ad una calamità con frane e fiumi esondati. Avreste immediatamente mobilitato uomini e mezzi per limitare i pericoli e rendere agibili strade e fiumi. Questi sindaci hanno fatto questo, signor Presidente, ma oggi si trovano in difficoltà perché non possono pagare le imprese. Con una proposta emendativa, avevamo chiesto la deroga al patto di stabilità. Oggi quei sindaci sono veramente preoccupati.
Ho voluto illustrare l'ordine del giorno n. 9/4612/163, oltre che presentarlo, anche se penso che il parere del Governo sarà assolutamente favorevole, visto che chiediamo solamente il rispetto di un atto di indirizzo che questa Camera ha già approvato.

PRESIDENTE. L'onorevole Ria ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4612/175.

LORENZO RIA. Signor Presidente, ieri un autorevole quotidiano, con un articolo del vincitore del premio Strega 2011, Edoardo Nesi, ci ricorda che crescere nel mercato globale è possibile e che va fatto investendo su imprese piccole e capitali giovani.
Questo inciso, a mio modo di vedere, riassume efficacemente le mille sollecitazioni che in questi mesi soprattutto sono giunte al Governo perché decida di mettere mano ad una riforma complessiva del mercato del lavoro e dell'autoimprenditorialità, nel senso di garantire un futuro ai nostri giovani, per evitare che - per rubare una bella espressione che la mia collega Binetti ha usato in altre circostanze - possano diventare una mina che può esplodere in qualsiasi momento. Quella dei giovani è una fame soprattutto di opportunità, è una fame intellettuale. In questo contesto si inserisce il presente ordine del giorno che è finalizzato a consentire alle imprese italiane un più agevole accesso al credito e di favorirne l'orientamento alla specializzazione e all'internazionalizzazione, uniche ricette possibili per affrontare le sfide del mercato globale.
Voglio ricordare brevemente alcuni dati, perché tutte le indagini sugli andamenti economici dell'economia italiana testimoniano in modo inequivocabile il grave disagio in cui versa il nostro Paese, disagio che emerge ancor più chiaramente nelle aree meridionali del Paese. Lo stesso paper: «Nord e sud: insieme nella crisi, divergenti nella ripresa», evidenzia che, in termini di PIL, nel 2010, l'Italia cresce meno della media europea, 1,3 per cento Pag. 36contro l'1,8 per cento dell'Unione europea e che, in questo stesso periodo, il Mezzogiorno ha segnato un modesto +0,2 per cento contro +1,7 per cento del centro-nord. Tra i dati particolarmente allarmanti riportati in termini di consumi, occupazione e disoccupazione, emerge quello degli investimenti, che nel 2010 ha fatto registrare un 2,5 per cento in più a livello nazionale ma che al centro-nord sono tre volte superiori rispetto al sud. Per non parlare poi soprattutto del tasso di occupazione giovanile dai 15 ai 34 anni, che nel 2010 si è attestato, nel Mezzogiorno, ad appena il 31,7 per cento contro il 56,5 per cento del nord, segnando un divario di ben 25 punti.
In questo quadro di per sé grave, si inserisce una manovra economica che, concentrandosi quasi esclusivamente sugli equilibri di bilancio, non contiene misure strutturali volte ad affrontare le reali emergenze del Paese e che, anzi, rischia di penalizzare ulteriormente il sud. Se si vuole realmente perseguire l'obiettivo di favorire lo sviluppo dell'economia italiana, occorrerebbe adottare invece misure di incentivazione concrete delle iniziative imprenditoriali, soprattutto per i giovani e le donne, dovremmo cercare di facilitare la crescita dimensionale delle imprese e di potenziare gli strumenti per agevolare l'accesso al credito, dovremmo ridefinire una specifica politica di sviluppo per il sud che veda soprattutto le giovani generazioni come attori e protagonisti principali della rinascita meridionale. A questo scopo, chiedo che la Camera, votando a favore dell'ordine del giorno in esame, impegni il Governo ad affrontare una riforma complessiva del sistema lavoro impresa, rivisitando la materia degli incentivi finalizzati all'autoimprenditorialità e all'autoimpiego, attualmente disciplinati dai titoli I e II del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 185, che riordini...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LORENZO RIA. ...finalmente il mercato del lavoro e del capitale in relazione ai fabbisogni dei territori, coinvolgendo le strutture formative, il sistema universitario e il mondo della ricerca e che spinga l'impresa, certa del sostegno dello Stato, ad investire su specializzazione ed internazionalizzazione.
Mi auguro - e sto per concludere, Signor Presidente - che, si possa intervenire in tema di finanziamenti ampliando le tipologie di investimento ammissibili rimodulando i tetti di investimento e i settori merceologici agevolabili, innalzando la quota del mutuo agevolato a fronte del contributo a fondo perduto e definendo un nuovo sistema agevolativo relativo alle spese di funzionamento e di gestione, e che si arrivi a questo impegno per raggiungere questi obiettivi e questo risultato.

PRESIDENTE. L'onorevole Palomba ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4612/74.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, vorrei chiedere al Governo, con questo ordine del giorno, una parola di verità e di chiarezza su un punto molto preciso. L'articolo 5-bis introdotto al Senato nel decreto-legge prevede una deroga alla spesa anche oltre i limiti del Patto di stabilità per le regioni dell'obiettivo convergenza. Le regioni dell'obiettivo convergenza si sa per tabulas che sono per l'Italia la Calabria, la Campania, la Puglia e la Sicilia.
Vorrei che il Governo non fosse disturbato perché dovrà dare una risposta se lo riterrà opportuno.
Sono queste quattro regioni e tra di esse evidentemente non c'è la Sardegna. La questione ha destato grande scalpore, indignazione e anche rabbia nella Sardegna. Persino la giunta regionale ha fatto finta di indignarsi per l'ennesima volta di fronte all'ennesimo scippo del Governo nei confronti della Sardegna, dicendo che non è possibile che questo accada. Si è precipitato il Ministro Fitto a fare una dichiarazione, ha detto: no, no, vedrete che poi decideremo che anche la Sardegna sarà inclusa tra le regioni dell'obiettivo convergenza o comunque tra le regioni che Pag. 37beneficeranno di questo vantaggio dell'articolo 5-bis.
Io non ho presentato un emendamento in merito perché sapevo benissimo che sarebbe stato inutile, in quanto voi avevate già deciso di mettere la fiducia, però con questo ordine del giorno il Governo è costretto a dare una risposta precisa. In altre parole, con quali strumenti il Governo intende inserire la Sardegna tra le regioni che potranno beneficiare dell'articolo 5-bis? Non può essere certo uno strumento amministrativo, perché la legge parla chiaramente di regioni dell'obiettivo convergenza. Allora mi chiedo se il Ministro Fitto, come al solito, abbia fatto l'imbonitore, così come è nella cultura di questo Governo (prego il collega che è di spalle di non disturbare il mio intervento, perché io voglio parlare con il Governo), in quanto voi siete maestri dell'imbonimento. Il Ministro Fitto ha detto di stare tranquilli, ma noi non stiamo tranquilli affatto.
La Sardegna vuole sapere se questa è una scelta precisa del Governo di escluderla dalle regioni che godono di questi benefici oppure se è uno sbaglio, se intendete recuperare e come intendete recuperare, ma non venite a dirci che con un atto amministrativo possa essere possibile far godere alla Sardegna gli stessi benefici che sono previsti per la regione dell'obiettivo convergenza, che sono molto bene individuate nel nostro ordinamento. Allora non mi sarà sufficiente che il Governo, nel dire se è favorevole, dica che per esempio accoglie questo ordine del giorno.
Vorrei che in quel momento, nel momento in cui dice che l'ordine del giorno è accolto, se lo accoglierà, ci dica con nettezza e con chiarezza con quali strumenti intenda garantire questo obiettivo, cioè dell'estensione chiara e netta alla Sardegna dei benefici previsti dall'articolo 5-bis. Su questo noi vi chiediamo finalmente una risposta chiara e non una risposta fumosa e imbonitoria come siete soliti fare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4612/184.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, questo ordine del giorno è l'ennesimo tentativo di cercare di sensibilizzare in maniera concreta il Governo rispetto al costo della benzina, un costo esagerato per la stragrande maggioranza degli italiani. Tralascio le considerazioni di tipo politico e mi rifaccio all'intervento in discussione sulle linee generali su quanto un parlamentare possa incidere rispetto a una manovra come questa, essendo stata messa la fiducia (cioè praticamente niente), e mi auguro che questo ordine del giorno venga accolto, ma in maniera diversa da come in passato altri ordini del giorno altrettanto importanti sono stati accolti. Forse pochi si rendono conto - certamente il Governo non si rende conto - della differenza abissale che c'è tra il costo del petrolio al barile che c'è stato nel 2008 e il costo del petrolio al barile oggi rispetto al costo al litro alla pompa della benzina.
Nel 2008, il costo al barile era di oltre 150 dollari, oggi il costo al barile è di 84, 89 dollari e, quindi, praticamente molto, ma molto meno. Il costo alla pompa di un litro di benzina era, nel 2008, di 1,56 euro al litro, oggi, con un prezzo quasi dimezzato del costo al barile, è di 1,625 euro, addirittura di più. A proposito, mi rivolgo alla Presidenza per segnalare un refuso sul mio ordine del giorno: alla quarta riga del primo capoverso dove è scritto: «11,56», si intende: «1,56». Faccio presente, quindi, che c'è un aspetto che pochi sottolineano, che il Governo non vuol vedere, ossia che le accise sono altissime, ma anche che chi deve dare questo servizio e che denuncia spesso il costo troppo alto al barile, non parla mai quando questo viene dimezzato. E tutto questo va sulla pelle dell'Italia più debole, del ceto medio, delle famiglie, della piccola e media impresa, di chi ha bisogno quotidianamente di un pieno di benzina o, comunque, di far benzina. A chi non ha problemi che la benzina costi 1,56, 1,60 o 2 euro, non fa nessuna differenza. Chi, invece, ogni giorno, deve vivere andando a Pag. 38far benzina, avendo determinati stipendi, incontra sicuramente delle difficoltà.
Voglio ricordare a questo Governo che, a maggio, sul cosiddetto decreto omnibus, un altro emendamento similare, presentato dal sottoscritto, era stato accolto, dove lo stesso Governo, a fronte del caro benzina, aveva aumentato le accise per finanziare le risorse del FUS e si era impegnato a recuperare quelle risorse per il FUS in altro modo, da altre parti e, invece, non è stato fatto niente. Se, poi, pensiamo che questa manovra aumenta di un punto l'IVA, di conseguenza ci rendiamo conto che vi è un ulteriore aggravio di spese per chi, appunto, deve fare quotidianamente benzina.
Quello che chiedo in ultima analisi al sottosegretario e al Governo è, ovviamente, di accogliere questo ordine del giorno che, evidentemente, non poteva chiedere di più di quanto chiede, e favorire un più attento monitoraggio dei prezzi dei prodotti energetici praticati dalle compagnie petrolifere d'intesa con il Garante per la sorveglianza dei prezzi, onde evitare odiosi fenomeni speculativi che possano ulteriormente danneggiare i consumatori italiani, nonché a procedere al taglio delle accise coerentemente a quanto si era già impegnato a fare. Mi riferisco all'ultima cosa che ho detto, ossia all'ultimo del giorno.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Compagnon.

ANGELO COMPAGNON. Ho finito, signor Presidente. Mi auguro che questa volta, per rispetto agli italiani che hanno più bisogno, il Governo, non solo accolga il mio ordine del giorno, ma, conseguentemente, si prenda tutte le responsabilità.

PRESIDENTE. I colleghi sono pregati di consentire a chi svolge l'intervento di farlo in un clima di maggior ascolto e, soprattutto, di consentire a chi vuole ascoltare di poterlo fare.
L'onorevole Codurelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4612/104.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo sull'ordine del giorno di cui sono prima firmataria perché all'articolo 1, comma 20, si disciplina il progressivo innalzamento del requisito per la pensione di vecchiaia delle donne nel settore privato. Il tutto nonostante in varie occasioni il Ministro abbia affermato che non sarebbe mai intervenuto. Si interviene in nome veramente di un concetto di parità «strabico» e quanto mai iniquo. Già nel decreto-legge n. 78 del 2010 si era passati all'innalzamento del requisito dai 60 ai 65 anni per le donne del pubblico impiego con decorrenza 1o gennaio 2012, un provvedimento senza precedenti. E, sempre nel decreto-legge n. 78 del 2010, nel medesimo articolo, si stabiliva che i risparmi derivanti - 4 miliardi a regime - confluissero in un Fondo strategico per l'economia e per interventi dedicati a politiche sociali, familiari e per la conciliazione tra la vita lavorativa e familiare.
Ma nella legge finanziaria 2010 le disponibilità del fondo strategico del Paese a sostegno dell'economia sono state ridotte a 120 milioni per l'anno 2010 e poi nella legge finanziaria del 2011 sono state azzerate. Credo che questo sia veramente un utilizzo del concetto di parità per le donne solo ed esclusivamente per fare cassa, che non possiamo accettare. La parità che il Governo ha applicato e continua ad interpretare è continuamente a senso unico e fa pagare alle donne un prezzo senza precedenti ed è veramente incomprensibile per il cinismo di tanto accanimento.
Il Governo anticipa inoltre il reperimento di 4 miliardi di euro per ottenere risparmi mediante la riduzione di detrazioni fiscali: in altri termini far cassa attraverso la riduzione delle detrazioni per i carichi familiari, per l'assistenza, con tagli ai comuni e sui servizi. Saranno ulteriormente diminuiti tutti i servizi che ancor di più peseranno esclusivamente sulle donne e sulle famiglie. Appunto le donne vengono ulteriormente penalizzate quando, invece, assieme ai giovani dovrebbero essere il pilastro per il nostro futuro. Pag. 39
Ecco perché chiediamo al Governo che accetti assolutamente questo ordine del giorno e che applichi quanto previsto nell'articolo 12, comma 12-sexies del decreto-legge n. 78 e che questi risparmi siano assolutamente devoluti ai servizi e che tenga conto della direttiva europea 2006/54 recepita lo scorso anno proprio dal nostro Governo. Infatti siamo di fronte a un dramma sulla disoccupazione femminile senza precedenti: oltre il 50 per cento. Le donne guadagnano oltre il 17 per cento in meno dei loro colleghi. Una donna su quattro lascia il proprio impiego dopo la maternità e solo 10 bambini su cento trovano posto nei nidi dell'infanzia. Di questi meno della metà riesce ad entrare nei servizi pubblici.
Di fronte a questi dati non si può essere stupiti che l'Italia abbia uno dei tassi di natalità più bassi. Quante volte lo abbiamo denunciato! Oggi sempre più in decrescita dopo qualche anno invece di aumento. Infatti le donne sono costrette a scegliere tra famiglia e carriera. Per fortuna sono realiste e non vivono nell'illusione che sarà un processo facile, ma non possono assolutamente essere le sole a pagare un prezzo così alto che è il prezzo di tutta la nostra società. Nella disuguaglianza che prima ho citato le donne restano sempre le più disuguali e questo Governo non fa che aumentare tali disuguaglianze. È sempre più difficile conciliare maternità, famiglia e lavoro per la crescente instabilità economico-lavorativa riconosciuta da tutti. Il lavoro è sempre più precario oltre ad essere sempre meno.
Chiedo al Governo di accettare questo ordine del giorno, non perché venga messo nel cassetto, ma affinché mantenga gli impegni assunti molte volte anche in questo Parlamento di fronte a mozioni, risoluzioni, emendamenti e molti ordini del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Favia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4612/75.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, preliminarmente due annotazioni tecniche. Vorrei sottoscrivere anch'io l'ordine del giorno Vannucci n. 9/4612/163. Inoltre, c'è un refuso nel testo del mio ordine del giorno: alla quindicesima riga, la cifra 500 mila euro deve intendersi sostituita con 100 milioni.
Detto questo, nell'illustrare questo ordine del giorno sul quale mi auguro che il Governo esprima parere favorevole, c'è da dire che in questa manovra al Senato, e quindi blindato qui alla Camera con la fiducia, è stato approvato un emendamento che prevede uno stanziamento di 7 milioni di euro a favore della Basilicata per eventi calamitosi identici a quelli subiti dalle Marche.
Il 10 marzo, con provvedimento coevo, è stato decretato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri lo stato di emergenza sia nella Basilicata sia per le Marche. Inoltre, in luglio in quest'Aula è stata approvata una mozione che individuava un percorso comune per tutte le calamità per il ripristino delle infrastrutture e per gli indennizzi ai cittadini ed alle imprese ed impegnava il Governo a stanziare rapidamente fondi per tutte le regioni.
Ora ci ritroviamo a vedere stanziati fondi - per quanto francamente molto esigui - solamente a favore della Basilicata. La cosa è ovviamente positiva, perché non si tratta di fare una guerra tra poveri, quindi siamo contenti che un minimo di risorse siano state destinate ad una regione come la Basilicata, colpita dall'alluvione, però ci chiediamo come mai possa essere successo che sono stanziati fondi per la Basilicata e non anche per le Marche e per tutti quegli altri territori, per i quali il 10 marzo è stato dichiarato lo stato di emergenza, che comunque siano stati colpiti da questi eventi.
Ciò tenendo presente che la regione Marche e gli enti locali hanno anticipato somme ingentissime, tra i 70 e i 100 milioni di euro, a fronte di danni superiori ai 500 milioni di euro, tenendo presente che il Governo ha tagliato risorse per le regioni con tagli lineari pari al 67 per cento e che, a seguito del completamento di questa manovra e di tutte quelle che si sono succedute negli ultimissimi mesi, probabilmente Pag. 40mettendo insieme i tagli alle regioni e i tagli agli enti locali arriveremo a circa un 75-80 per cento. Questo per dire che i denari che la regione Marche e gli enti locali delle Marche hanno investito nelle opere urgenti, quelle da espletare proprio per uscire dall'assoluta emergenza, sono stati sottratti al finanziamento di altre iniziative, che alla luce dei tagli perpetrati dal Governo, sono assolutamente essenziali (parliamo di servizi sociali e parliamo di interventi proprio a favore dei cittadini più deboli e dei cittadini più poveri).
Quindi francamente credo che questa azione discriminatoria, per quanto come ripetiamo siamo contenti per la Basilicata, vada immediatamente coperta con uno stanziamento a favore delle Marche. Dunque chiediamo il parere favorevole del Governo su questo ordine del giorno ed anche il voto favorevole dell'Aula, perché francamente siamo in un ritardo che non si era mai visto in situazioni di questo tipo, specialmente dopo il «milleproroghe» e specialmente dopo che con il provvedimento - fortunatamente - a favore della Basilicata si è visto che si può andare oltre la previsione del «milleproroghe» (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Meta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4612/136.

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, mi pare che abbiamo di fronte un quadro, per quanto concerne il trasporto pubblico locale, davvero devastato. Come se non bastasse la manovra che gli enti locali e le regioni hanno subito l'anno scorso, con questa ennesima manovra praticamente si mette in ginocchio l'intero sistema. Non lo diciamo noi dell'opposizione PD: sono i presidenti delle regioni, i sindaci delle grandi città, come i presidenti delle province. A fronte di un'esigenza di un miliardo 900 milioni (la spesa storica per far funzionare il trasporto su ferro e quello su gomma) siamo di fronte ad una proposta di 400 milioni. Questo significa davvero chiudere con il trasporto pubblico locale.
Io non sono qui a mendicare una convergenza del Governo rispetto ad un ordine del giorno. Già in precedenza, purtroppo, sono stati approvati ordini del giorno in quantità industriale. La nostra ansia non è quella di farsi vedere approvato un ordine del giorno.
Cogliamo quest'occasione per dire al Governo, ai rappresentanti del Governo, che sono presenti, a dir la verità, in modo distratto in quest'Aula, che nelle prossime occasioni in cui saremo costretti probabilmente ad intervenire per mettere a posto i conti e, magari, anche per affrontare le questioni della crescita, avremo come centro della riflessione queste questioni relative al funzionamento dell'intero sistema dei trasporti.
Domani, i presidenti delle regioni, con un'iniziativa che non ha precedenti, si vedranno costretti a consegnare le deleghe al Governo. È un'iniziativa grave, che segnala un ostacolo non solo di difficoltà, ma di impotenza degli amministratori locali rispetto a questa questione. Del resto, in questi tre anni, abbiamo assistito ad uno smontaggio sistematico dei trasporti pubblici locali.
È notizia di questa mattina, nonostante le rassicurazioni del Governo, che è stato chiuso lo stabilimento di Irisbus in Irpinia: uno stabilimento che, tra lavoratori diretti e indiretti, significa qualche migliaio di posti di lavoro. Il Ministro Romani aveva dato rassicurazioni (come il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti), ma purtroppo, un ulteriore insediamento produttivo viene chiuso. Con la chiusura dello stabilimento di Irisbus, praticamente, l'Italia non è più in grado di produrre direttamente con il proprio marchio alcun bus, alcun mezzo di trasporto collettivo.
Questo fa il paio anche con quanto concerne lo stato delle ferrovie. Noi abbiamo posto la questione anche l'anno scorso, sollecitando l'acquisto di mille treni attraverso l'accisa della benzina. Il Governo è stato sordo, ha risposto negativamente e, in seguito, abbiamo visto che l'accisa è stata usata per finanziare il Pag. 41Fondo unico per lo spettacolo. Risposta giusta, ma risposta impropria, poiché mette gli uni contro gli altri.
Da questo punto di vista, vorrei ricordare ai Ministri e ai sottosegretari presenti che abbiamo di fronte una situazione di emergenza. La vicenda dei trasporti non si chiuderà con questa manovra: rimarranno in sospeso e inevase tantissime domande, rimarranno in sospeso e inevase tantissime situazioni drammatiche.
Se volete, potete anche approvare l'ordine del giorno in oggetto, potete anche dare parere favorevole, ma noi vogliamo vincolarvi ad un senso di responsabilità che, sistematicamente, è mancato in questi tre anni.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MICHELE POMPEO META. Con questo intervento, annuncio la presentazione di una proposta di legge che adegui definitivamente quello che era l'ex Fondo nazionale per i trasporti per finanziare il trasporto locale e l'acquisto di materiale rotabile. Ne va di mezzo anche la sicurezza di milioni di pendolari e di utenti, che sono diventati figli di nessuno. I nuovi disperati della terra, quelli non protetti da nessuno, sono i milioni di pendolari che, ogni giorno, per ragioni di studio o di lavoro, si vedono costretti a prendere treni fatiscenti e a salire su bus inquinanti e non sicuri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4612/59.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, con questo ordine del giorno, il nostro gruppo, il gruppo dell'Italia dei Valori, vuole porre l'attenzione su una questione importante e a dir poco rilevante. Infatti, il provvedimento che stiamo esaminando non presenta alcuna misura che garantisca il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni alle imprese. Misure che attuerebbero le indicazioni comunitarie al riguardo.
Voglio anche ricordare che nel mese di luglio, nel corso della disamina della legge comunitaria 2010, come gruppo dell'Italia dei Valori, abbiamo presentato un emendamento all'articolo 1, a prima firma dell'onorevole Borghesi, che riguardava proprio questa questione. L'Assemblea votò a favore di tale emendamento. Vogliamo anche ricordare, a questo proposito, la direttiva europea del febbraio 2011.
Tale direttiva, entrata in vigore nel marzo del 2011, riguarda proprio la materia dei ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali e prevede un ritardo nel pagamento di massimo trenta giorni, con la possibilità di arrivare ai sessanta giorni in caso di accordo tra le due imprese. La condizione, però, è che a rimetterci non sia una delle due imprese e cioè l'impresa più debole. Per ciò che riguarda invece i pagamenti del settore pubblico verso un'impresa, il limite per il pagamento è di trenta giorni e in caso di ritardo le motivazioni devono essere oggettive e il pagamento non può comunque andare oltre i sessanta giorni.
Voglio anche ricordare che in sede di esame in Commissione Bilancio al Senato era stato approvato un emendamento su questa questione, sostenuto da tutta l'opposizione, che poi è stato eliminato dal maxiemendamento presentato in Aula. Sottosegretario, noi ci chiediamo perché ci sia questa vostra reticenza nell'affrontare l'argomento una volta per tutte. Argomento, questo, chiaramente importante che poi, se non viene affrontato, va a penalizzare le imprese. Ecco perché il nostro gruppo vuole impegnare il Governo a dare attuazione alla direttiva europea del 23 febbraio 2011, entrata in vigore nel marzo 2011, nel nostro ordinamento. Ciò soprattutto per fare modo che quei principi che sono stati sanciti a livello comunitario per la lotta ai ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali siano attuati, soprattutto per quello che riguarda le imprese che non vengono pagate dalle pubbliche amministrazioni.
Chiediamo inoltre che venga valutata l'opportunità di assumere delle iniziative volte a istituire presso la Cassa depositi e Pag. 42prestiti un fondo rotativo che anticipi proprio i pagamenti ai fornitori delle pubbliche amministrazioni.
Chiediamo infine che vengano adottate iniziative normative che consentano ad alcuni creditori delle pubbliche amministrazioni, come ad esempio i soggetti titolari di partita IVA ma anche le imprese artigiane e le aziende che hanno i requisiti della piccola impresa ai sensi del decreto del Ministro dell'industria del 18 settembre 1997, di richiedere sempre alle amministrazioni debitrici una certificazione delle somme dovute. Somme che poi dovrebbero essere cedute a un istituto di credito che ne assume la piena titolarità, previo comunque il pagamento dell'intera somma che è dovuta dalla pubblica amministrazione alle piccole e medie imprese. Mi auguro che il sottosegretario prenda in considerazione questo ordine del giorno visto e considerato che in tutte le manovre non c'è stata mai una misura a sostegno delle piccole e medie imprese e almeno questo dobbiamo concederlo per fare in modo che le piccole e medie imprese, che sono in fondo l'anima dell'economia dei piccoli paesi, non chiudano aumentando e incrementando quella che è la disoccupazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Giulietti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4612/30.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, vorrei illustrare il mio ordine del giorno al Governo, se fosse possibile. Sottosegretario Giorgetti, vorrei rivolgermi a lei brevissimamente perché credo che questo ordine del giorno possa servire a porre fine a una polemica e a chiarire una questione delicatissima che riguarda l'esito della consultazione referendaria, con particolare riferimento al quesito sull'acqua pubblica, quesito che peraltro ha visto un voto molto ampio, trasversale e non di parte. Lei sa che da qualche giorno c'è una protesta in rete e fuori dalla rete perché si tende a sostenere la posizione che ci sia un aggiramento surrettizio dello spirito e della lettera del quesito referendario e cioè che, non solo non siano state avviate le pratiche laddove la privatizzazione era stata realizzata, ma anche che il contenuto dei commi 4 e 5 sia applicabile anche alle municipalizzate dell'acqua.
Si tratta di un ordine del giorno molto semplice, che non dà vita a nessun equivoco, che recepisce integralmente il quesito referendario nello spirito e nella lettera e chiarisce qualsiasi forma di equivoco, anche perché non credo che a nessuno possa passare per la testa di aggirare o di imbrogliare un risultato referendario così ampio e clamoroso; non ne lascerei nemmeno il sospetto.
Esso è semplicemente un invito a farlo proprio da parte del Governo e a chiudere qualsiasi tipo di discussione su questa materia.

PRESIDENTE. Saluto le allieve e gli allievi dell'Accademia della guardia di finanza di Castelporziano, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune. Un saluto da parte della Presidenza e dell'intera Assemblea (Applausi).

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/4612/30 presentato dall'onorevole Giulietti.

PRESIDENTE. L'onorevole Cimadoro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4612/63.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, quella degli ordini del giorno è una passerella a cui oramai siamo abituati e che fa anche un po' pena, per la verità, perché è l'unico strumento che questo Governo ha lasciato ai parlamentari per poter dire la propria, ma senza nessun risultato per la verità, perché poi i risultati non vengono, né dalla maggioranza né dalla minoranza. Facciamo un tentativo Pag. 43inutile solo per spendere qualche parola in più, per far fronte alle esigenze che il Paese ha e per le quali non ha risposte. Facciamo dei tentativi.
L'Italia dei Valori ha sicuramente ben chiara la situazione del Paese e la drammaticità del problema dell'occupazione, che è di fatto il problema più importante del nostro Paese. Non abbiamo crescita e non abbiamo sviluppo perché non vi è occupazione. L'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/4612/59 è uno degli ordini del giorno che avrebbe potuto dare dei suggerimenti, far fronte a delle esigenze di piccole e grandi aziende, che stanno aspettando da anni il pagamento di un lavoro già fatto e che, probabilmente, non riceveranno mai prima di sei, sette, otto mesi o un anno e, nel frattempo, queste aziende corrono il rischio di fallire. Per cui facciamo un tentativo inutile e quasi stolto rispetto all'attenzione che il Governo dà a questi ordini del giorno.
Il mio ordine del giorno relativo alla manovra è sul tema delle liberalizzazioni. La liberalizzazione del mercato del lavoro potrebbe dare un senso, potrebbe dare un significato e potrebbe dare la possibilità a molti giovani o imprenditori di aprire e fare nuovo mercato, e dare la possibilità, nel caso, di dare occupazione. Ahimè, purtroppo, oltre alla liberalizzazione non vi è un finanziamento che possa far fronte e dare possibilità ad aziende nuove di insediarsi nel nostro Paese per dare questa possibilità.
Nel provvedimento, nel documento di programmazione, nel titolo II, in particolare all'articolo 3, si parla di liberalizzazioni, ma poi nel risultato e nella sostanza non dice assolutamente niente. Proprio sul tema delle liberalizzazioni noi abbiamo dei deficit particolarissimi: abbiamo difficoltà di fronte all'Europa, perché tutti gli anni paghiamo, mi pare, 130 milioni di euro per le sanzioni. Non solo rispetto all'Europa, ma secondo la relazione dell'Autorità garante della concorrenza, siamo in difficoltà su tutti i fronti, anche perché non riusciamo a dare al mercato quella linearità che dovrebbe esserci. Abbiamo naturalmente i cartelli, abbiamo naturalmente le difficoltà e forme assolute di monopolio, per cui, siamo di fronte a un blocco totale.
Non dico che con le liberalizzazioni potremmo risolvere il nostro problema dell'occupazione, ma potremmo avere la possibilità di avere più sviluppo e più occupazione. Non vi faccio l'elenco delle richieste che l'Autorità ha fatto nel 2010, perché sono numeri che stravolgono e sono numeri a cui poi l'Autorità garante non ha la possibilità di incidere, ma dice solo qual è la situazione e quali sono le infrazioni, ma poi, alla fine, non cambia assolutamente niente.
Pertanto vorremmo impegnare il Governo ad adottare interventi realmente incisivi in materia di liberalizzazioni, soprattutto in quei settori in cui già sappiamo esservi detentori di monopoli di fatto certificati.
Su questo, al di là della distrazione del Governo e della poca attenzione, credo di aver fatto uno sforzo per poter portare quantomeno all'attenzione dell'Aula che c'è una sensibilità da parte di un partito politico che non mollerà mai e sarà sempre pronto a fare queste battaglie di libertà (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Strizzolo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4612/165.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, con questo ordine del giorno ho inteso portare nuovamente all'attenzione del Governo il problema legato alla realizzazione di una importante infrastruttura che mira a garantire livelli di sicurezza e di fruibilità maggiori per quanto riguarda l'autostrada A4, in particolare nel tratto da Trieste a Venezia.
Come sanno anche i colleghi parlamentari e, in particolare, quelli delle due regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto, questa arteria ha una valenza strategica non solo per queste due regioni e per l'intero Nord-est, ma riguarda anche i rapporti con i Paesi del centro e dell'est europeo, con l'area balcanica, presentando Pag. 44quindi un interesse di carattere nazionale ed europeo.
Ebbene, per la realizzazione della terza corsia, per la quale praticamente sono richieste risorse per più di due miliardi di euro, la società Autovie Veneto, attualmente concessionaria fino al 2017 della gestione di questa arteria, sta incontrando difficoltà nel reperimento delle risorse per completare quest'opera perché la concessione scade nel 2017 e nella trattativa avviata con le banche per definire il percorso per ottenere i finanziamenti necessari trova delle difficoltà.
Non entro nel merito della questione adesso, perché vi saranno altre sedi per valutare il rapporto tra la regione Friuli Venezia Giulia, il Governo e lo Stato sulla partita delle infrastrutture e soprattutto sui rapporti di carattere finanziario, dei quali non solo io, ma anche altri colleghi del Partito Democratico hanno un giudizio negativo, soprattutto per accordi e intese sottoscritte in questi ultimi tempi. Ripeto, tuttavia, che sono argomenti che affronteremo in altre occasioni.
Mi preme in questo momento richiamare l'attenzione del Governo perché questa è un'opera che interessa non solo il Friuli Venezia Giulia e il Veneto, ma l'intero Paese e anche l'Europa e credo sia indispensabile che da parte del Governo ci sia un impegno.
Allo stesso modo, chiedo con questo ordine del giorno di prorogare la durata della concessione quanto meno fino ad affiancare la durata dei mutui per i finanziamenti che la società Autovie Venete andrà a contrarre o, in alternativa, che il Governo intervenga con un robusto stanziamento di risorse per abbattere almeno in parte la necessità di ricorrere a finanziamenti che evidentemente hanno i loro costi proprio perché questa è un'arteria che ha valenza nazionale e internazionale. Confido pertanto che il Governo accetti l'ordine del giorno da me presentato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

CARLO MONAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere di apporre la mia firma sull'ordine del giorno Strizzolo n. 9/4612/165.

PRESIDENTE. L'Onorevole Mario Pepe (Misto-R-A) ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4612/192.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, sarò brevissimo. Vorrei approfittare della presenza dei nostri più bravi sottosegretari alle Finanze per raccomandare l'approvazione di questo ordine del giorno, che serve a rendere più incisiva la lotta all'evasione fiscale, che è il punto cardine di questa manovra considerato che, nonostante gli accordi internazionali e l'inasprimento della lotta all'illecita circolazione di capitali sui mercati mondiali, i cosiddetti paradisi fiscali o i Paesi con fiscalità favorevole riguardo all'attività finanziaria rappresentano ancora un pericolo per la finanza pubblica in termini di ricchezza prodotta e non tassata. Nella sola Svizzera sono ancora detenuti 300 miliardi di euro italiani. Pertanto, invito il Governo a fare quello che ha fatto la Germania nell'agosto del 2011. La Germania e la Svizzera hanno siglato un Accordo in base al quale la Svizzera ha comprato il segreto bancario in cambio di una tassazione a favore della Germania del 26 per cento. Se fa questo anche l'Italia, potremmo ridurre una parte del debito pubblico e quindi risparmiare interessi. Per cui, il mio ordine del giorno vuole impegnare il Governo ad avviare opportune trattative per siglare un accordo finanziario e fiscale con la Svizzera analogo a quello che ha fatto la Germania.

PRESIDENTE. L'onorevole Polledri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4612/14.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario, il decreto di liberalizzazione del settore elettrico venne fatto alcuni anni or sono per impedire in qualche modo che ci fosse una situazione di monopolio italiano. Venne Pag. 45fatto obbligo all'ENEL di poter collocare una serie di Genco, proprio per poter liberalizzare il sistema elettrico. Ora, Presidente, noi non abbiamo liberalizzato il sistema elettrico per consegnare al monopolista francese EDF gran parte del sistema produttivo energetico nazionale.
Dico questo perché tra poco tempo scadrà la dead line in cui EDF potrà venire a fare shopping in Italia e rilevare una consistente parte di quella che era la milanese Edison, per cui arriveremo ad avere il paradosso che le nostre bollette saranno pagate e serviranno in qualche modo per sostenere gli imprenditori francesi. Questo poteva avere un senso quando ancora c'era un patto per il nucleare, ma dopo il nucleare tutte le produzioni di termoelettrico diventano fondamentali per il Paese.
Per questo, Presidente, in quest'ordine del giorno chiediamo che vengano attualizzate le disposizioni del decreto-legge n. 112 del 2008 sullo sviluppo e che con decreto ministeriale del Ministero dello sviluppo economico venga riconosciuto il settore energetico, con la possibilità di attribuire al Ministero dell'economia e delle finanze un potere di opposizione successiva. Presidente, dopo Parmalat non vogliamo perdere fette di sovranità nazionale. Oggi il mio capogruppo ha paventato il pericolo di consegnare l'economia in mano agli svizzeri. Credo che consegnare l'economia ai cugini d'Oltralpe in modo incauto e gratuito non sia un'operazione a favore delle imprese del Paese e della Padania.

PRESIDENTE. L'onorevole Zacchera ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4612/10.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, il mio ordine del giorno, che mi auguro sarà approvato dal Governo e accolto, si riferisce ai problemi che gli enti locali hanno a seguito dell'approvazione di questo decreto-legge. Chi parla è leale deputato di maggioranza e quindi non farà mancare il suo voto, ma non può nascondere un profondo sconcerto per come sia stato esteso questo decreto-legge, e non soltanto per l'entità delle cifre - siamo tutti preoccupati, io sono anche sindaco della mia città, per far quadrare le somme - ma perché ci è sembrato che in molti momenti l'estensione di questo decreto-legge non abbia tenuto conto della realtà: della realtà dei piccoli comuni, delle realtà territoriali, della logica soprattutto.
Nella mia provincia dei comuni distanti 80 chilometri dovevano diventare un comune solo, stando alla prima versione del decreto-legge, perché siccome ci sono le montagne e ci sono i versanti è chiaro che sono comuni contigui, ma hanno in mezzo la montagna. Pertanto, se bisogna poi fare tutto il giro ai piedi delle diverse valli, è veramente ridicola una dicitura di questo tipo. Vedo che l'amico Giorgetti sorride, ma queste sono realtà.
Quindi, penso che intervenire in questo senso non abbia avuto molta logica. Sarebbe stato molto meglio limitarsi, in un decreto-legge economico, a parlare di problemi economici e tutt'al più domandare alle regioni - come è stato fatto per le province alla fine - di risolvere e di intervenire sui problemi, nel senso di risparmiare dei fondi nell'organizzazione dei comuni impegnando le province o le nuove aree di area vasta - o come le si vuole chiamare - ad essere loro a risolvere i problemi del territorio sulla base della logica. Questo, secondo me, è federalismo, decentramento e logica. Non si è voluto farlo.
Ma soprattutto l'aspetto più negativo legato a questo decreto-legge è il discorso del Patto di stabilità, che è una cosa logica a livello nazionale. Tuttavia, quando i comuni non hanno i conti in regola secondo il Patto di stabilità soltanto perché è lo Stato che non paga quello che deve pagare ai comuni è ovvio che si avviti una situazione insostenibile. Il mio comune doveva prendere quasi un milione di euro dal Ministero della giustizia per il funzionamento del tribunale di Verbania. I soldi non arrivano ed è chiaro che poi non si può spendere per pagare i contributi, arrivando all'assurdo che noi magari abbiamo, come abbiamo, oltre 4 milioni Pag. 46congelati su conti corrente del comune e non possiamo usare i soldi, né pagare contributi, né i fornitori e lo Stato ci deve dare oltre un milione di euro. Ma come può un comune logicamente - fosse in mano anche ai maghi - risolvere queste storture? La richiesta è, per cominciare, di stralciare dal Patto di stabilità i crediti - una volta accertati - che le altre amministrazioni pubbliche debbono ai comuni, altrimenti nessun comune potrà mai mantenere alla lunga il proprio Patto di stabilità.
Se ci blocchiamo nel pagamento dei fornitori al termine dei lavori fatti, è evidente che poi dopo si avvia una infausta catena tramite la quale le imprese non possono pagare i dipendenti, non possono partire con i lavori e avanti in questo senso. Quindi, apprezzando anche i miglioramenti che ci sono stati nel corso dell'iter del decreto, mi auguro e chiedo al Governo di approvare questo concetto: i comuni debbono essere lasciati liberi, per quanto possibile all'interno di un contesto generale, di poter operare al meglio. Non si pensi che le amministrazioni comunali siano in mano soltanto a dei corrotti o a delle persone che vogliono dissipare la ricchezza dello Stato. La gran parte dei comuni è in mano a persone serissime, che cercano disperatamente di far quadrare i conti e chiedono soltanto di potersi gestire con senso di responsabilità. Questo, secondo me, è il federalismo solidale di cui abbiamo bisogno nel nostro Paese.

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4612/189.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, questo ordine del giorno che ho presentato riprende il tema già affrontato dall'onorevole Zacchera, tenuto conto che noi abbiamo una lunga e profonda trattazione del riassetto degli enti locali, non ultimo l'iter legislativo del Codice delle autonomie locali. A me pare di poter condividere quanto è stato detto da più parti, che - stante l'impatto economico non quantificato - questa normativa poteva benissimo essere stralciata dal provvedimento in esame. Si tratta di una normativa che tocca alcuni aspetti fondamentali della storia e dell'identità della nostra comunità nazionale. Infatti, proprio nel territorio montano la presenza di questi comuni ha una storia ultracentenaria. Quindi, tenuto conto che la norma colpisce per oltre il 60 per cento la realtà dei comuni della montagna, si trattava probabilmente di andare a ricercare quegli effetti di riduzione dei costi della organizzazione politica e amministrativa nazionale certamente in altri ambiti.
Anche se fossimo partiti - come voleva questa maggioranza - con le realtà dei piccoli comuni sotto i mille abitanti, è evidente che si sarebbe dovuto operare con una capacità di dialogo, di confronto e di analisi della storia e della presenza di questi comuni, soprattutto - dico - del patrimonio della rappresentanza democratica e del ruolo gratuito e volontaristico che svolgono gli amministratori locali a sostegno e a supporto dell'ambiente, del territorio e della comunità montana. Questo ruolo poteva altresì essere discusso e affrontato in un dialogo, vista la proposta federalista portata avanti dal partito della Lega Nord in un'ottica regionale, coinvolgendo le regioni nel disegno di proporre qualche modifica veramente incisiva che non toccasse l'assetto.
Ora siamo davanti ad un provvedimento che, per il voto di fiducia, diventerà legge senza avere avuto qui la possibilità di un approfondito esame, ma poiché sappiamo che questa disposizione avrà successivi passaggi normativi, questo ordine del giorno impegna il Governo a promuovere al più presto e ad attivare subito quel tavolo di confronto e quel dialogo con i comuni attraverso l'ANCI, AMPCI e l'UNCEM. Infatti non si può pensare che, in modo centralistico e dirigistico, si possano assumere normative senza passare attraverso questo radicale e profondo dialogo con le rappresentanze locali.
Noi riteniamo - e concludo questa mia illustrazione - che questo provvedimento debba essere rivisitato nel senso di andare Pag. 47a garantire certamente la gestione associata delle funzioni e dei compiti, ma che veder ridotta ulteriormente la rappresentanza democratica rappresenti un depauperamento della risorsa umana e degli amministratori che, da sempre, hanno rappresentato in tutti i piccoli comuni, ma soprattutto nelle zone disagiate, collinari e montane un'autentica risorsa. Per questo, auspico che il Governo guardi con attenzione a questa richiesta di rivalutazione prevista dall'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. L'onorevole Barbato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4612/68.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, in Commissione finanze ho chiesto ai concessionari dei giochi se volevano definire il contenzioso in corso con lo Stato relativo ai famosi 98 miliardi, mutuando una norma che abbiamo approvato nella manovra economica precedente, di luglio, che prevede che, laddove vi siano dei contenziosi fino a 20 mila euro è possibile chiuderli pagando una percentuale oscillante tra il 10 ed il 30 per cento. Questi concessionari mi hanno risposto che non se ne parla nemmeno e che anzi la colpa di tutto quello che successo è dello Stato, della guardia di finanza e della Corte dei conti. Insomma, l'arroganza di questi prepotenti, che addirittura ieri hanno esordito così: dicendo «voi parlamentari date i numeri». Questa è la riprova di come questo settore abbia in pugno la politica perché probabilmente molti partiti, fondazioni politiche e singoli politici hanno succhiato al biberon dei concessionari dei giochi, fondazioni, contributi e regali vari. Allora, questa è una manovra che non mette le mani sui ricchi e sui potenti: sono i poveri e quelli che non hanno che mantengono i ricchi. Sono i disabili e quelli più sfortunati. Proprio questa mattina, mentre entravo qui, a palazzo Montecitorio, due disabili sulla loro sedia a rotelle mi hanno fermato e mi hanno chiesto di voler contribuire a questo Governo, perché vogliono bene all'Italia.
Hanno detto «ce l'hanno con noi, se la prendono anche con noi» perché nella manovra economica ci sono quattro miliardi derivanti da tagli sulle politiche sociali, sulle pensioni di invalidità, sui disabili, sull'accompagnamento. Allora mi hanno detto «le dispiace onorevole, noi non possiamo entrare in Parlamento, può consegnare al Governo, al Ministro Tremonti e al Ministro Calderoli che ha detto che vuole tagliare l'accompagnamento, noi percepiamo 260 euro al mese per vivere con una disabilità al 100 per cento». Questi sono i due assegni di Incoronato Alessandra e Luca Faccio, di Bassano del Grappa e di Santa Marinella, in provincia di Roma; la prego signor Presidente di invitare gli assistenti parlamentari a venire a ritirarli, per consegnarli al Ministro dell'economia e delle finanze, perché i due assegni sono intestati al Ministero dell'economia e delle finanze. I disabili, i più sfortunati, i più deboli in questo Paese pagheranno questa schifosa manovra economica che state facendo in danno agli italiani (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Onorevole Barbato!

FRANCESCO BARBATO. Questa è la vostra manovra, questo è il Governo di centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato. Come lei sa non può lasciare agli atti nessuna documentazione relativa al suo intervento, quindi non verranno gli assistenti parlamentari a ritirarla, né lei potrà depositarla.
L'onorevole Samperi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4612/128.

Testo sostituito con errata corrige volante MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, vorrei soltanto che il Governo riflettesse ulteriormente su quanto richiesto in questo ordine del giorno. La revisione delle circoscrizioni giudiziarie sappiamo Pag. 48che è ormai un tema che dobbiamo necessariamente affrontare per una maggiore razionalizzazione del sistema giustizia e per un'efficienza dello stesso sistema, ma non dobbiamo cadere in facili scorciatoie e nelle logiche emergenziali della nostra nazione, dobbiamo adottare ragioni di buonsenso. Le circoscrizioni e la loro revisione non rappresentano un argomento che si può affrontare così semplicemente in un decreto-legge, c'è una legge delega, ma i criteri fissati in essa sono estremamente vaghi e ci preoccupano. Ecco perché quello che comunque si chiede con questo ordine del giorno al Governo è un impegno a non creare circoscrizioni eccessivamente sovradimensionate, perché ad esempio nei tribunali sede delle aree metropolitane se a prevalere è il criterio della permanenza nella provincia di un tribunale si verificheranno delle assurdità, per cui il sistema giustizia perderà efficienza, perché i tribunali saranno eccessivamente ampi e perderanno sicuramente efficacia ed efficienza.
Perciò con questo ordine del giorno chiediamo che, quantomeno nelle aree metropolitane, il tribunale, dell'area metropolitana appunto, perda territorio a favore di tribunali più piccoli, proprio per cercare di riequilibrare una giusta dimensione dei tribunali.
MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, vorrei soltanto che il Governo riflettesse ulteriormente su quanto richiesto in questo ordine del giorno. La revisione delle circoscrizioni giudiziarie sappiamo Pag. 48che è ormai un tema che dobbiamo necessariamente affrontare per una maggiore razionalizzazione del sistema giustizia e per un'efficienza dello stesso sistema, ma non dobbiamo cadere in facili scorciatoie e nelle logiche emergenziali della rottamazione, dobbiamo adottare ragioni di buonsenso. Le circoscrizioni e la loro revisione non rappresentano un argomento che si può affrontare così semplicemente in un decreto-legge, c'è una legge delega, ma i criteri fissati in essa sono estremamente vaghi e ci preoccupano. Ecco perché quello che comunque si chiede con questo ordine del giorno al Governo è un impegno a non creare circoscrizioni eccessivamente sovradimensionate, perché ad esempio nei tribunali sede delle aree metropolitane se a prevalere è il criterio della permanenza nella provincia di un tribunale si verificheranno delle assurdità, per cui il sistema giustizia perderà efficienza, perché i tribunali saranno eccessivamente ampi e perderanno sicuramente efficacia ed efficienza.
Perciò con questo ordine del giorno chiediamo che, quantomeno nelle aree metropolitane, il tribunale, dell'area metropolitana appunto, perda territorio a favore di tribunali più piccoli, proprio per cercare di riequilibrare una giusta dimensione dei tribunali.

PRESIDENTE. L'onorevole Marchignoli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4612/50.

MASSIMO MARCHIGNOLI. Signor Presidente, abbiamo presentato questo ordine del giorno insieme all'ordine del giorno De Biasi n. 9/4612/118 per sollevare il tema - che avremmo voluto sollevare se non fosse stata posta la questione di fiducia nel dibattito, con un emendamento soppressivo - del trattamento fiscale delle cooperative italiane. Consideravano questa scelta da parte del Governo sbagliata, poiché con il comma 36 dell'articolo 2 si aumenta dal 30 al 40 per cento la tassazione sugli utili netti delle cooperative, salvo le agricole della piccola pesca, e dal 55 al 65 per cento quelli delle cooperative di consumo.
Le cooperative sono un grande patrimonio economico e sociale del Paese. Vorrei ricordare tre dati: in questo ultimo anno così difficile per l'economia del nostro Paese e per l'occupazione, le cooperative hanno aumentato del 5 per cento l'occupazione nelle loro imprese, hanno raggiunto oggi un milione e 200 mila addetti e producono il 7 per cento del PIL nazionale. Questa manovra, che noi del Partito Democratico, ma non solo, abbiamo denunciato con forza, si caratterizza negativamente per due questioni fondamentali: la prima è l'iniquità, l'ingiustizia, che provoca; la seconda è l'assenza di qualsiasi politica e di qualsiasi misura per la crescita economica del Paese. Allora, se le cooperative, secondo i dati che ho enunciato, che sono veri, rappresentano il 7 per cento del PIL, danno lavoro ad un milione e 200 mila persone e hanno aumentato del cinque per cento l'occupazione, è vero o no che sono soggetti che concorrono in maniera decisiva alla tenuta e che lavorano per la crescita economica del Paese? Perché allora volete punire e colpire un sistema di imprese così importante per l'economia e la coesione sociale del nostro Paese, poiché il tema è la crescita? Non è la prima volta che ci provate. Per due volte, dal 2001 ad oggi, avete assunto misure fiscali contro il sistema cooperativo. Questa è la terza volta, peraltro dopo che il Ministro Tremonti, all'inizio di questa legislatura, alla domanda che noi gli rivolgemmo, nell'audizione sulla prima manovra mitica del Governo, quella del decreto-legge n. 112 del 2008, se considerava conclusa la vicenda del trattamento fiscale delle cooperative, rispose che la considerava conclusa. Ma guarda caso, ancora una volta, in questa manovra fate una operazione punitiva nei confronti dell'impresa cooperativa. Allora, ci chiediamo per quale motivo e la risposta mi pare chiara. Mi pare chiaro che avete una volontà persecutoria nei confronti di un sistema di imprese che non considerate per quello che è, ma considerate un avversario politico, sbagliando. Il sistema di imprese cooperative è un sistema plurale, un sistema di soci, di Pag. 49persone che hanno il più diverso orientamento politico e che producono ricchezza e lavoro, che rimane sul territorio. Ma spiegatemi dove e come soci di una Spa decidono di rinunciare ai dividendi per metterseli in tasca per lasciare gli utili, all'80, al 90 o al 100 per cento, a vantaggio dell'impresa che li reinveste per le generazioni future e per il territorio in cui vivono. Vi sbagliate, facendo questa operazione fate del male al Paese. Lo fate per un obiettivo di miopia economica e per la volontà di colpire ciò che non è un avversario politico. Queste sono imprese che danno un respiro, che danno forza, che sono un patrimonio per la crescita. Sono un patrimonio dell'Italia. Noi con questo ordine del giorno vi chiediamo di ripensarci al più presto. Appena ci sarà l'occasione, cancellate questa vergognosa misura, perché fate del male all'economia italiana e impedite ad un pezzo dell'economia di contribuire alla crescita dell'Italia, così come ci chiede l'Europa ed anche il Presidente della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Mosella ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4612/29.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, con questo ordine del giorno vogliamo riportare all'attenzione del Governo, ma anche dell'Aula tutta, i temi della famiglia, dei giovani e del precariato.
Alcuni dati che devono far riflettere in queste ore drammatiche: l'Italia si colloca al primo posto in Europa per quanto riguarda la disoccupazione giovanile. Secondo l'ufficio studi di Confartigianato sono un milione 138 mila i giovani under 35 senza lavoro. Il dato relativo ai giovani fino a 24 anni è ancora più drammatico: il tasso di disoccupazione è pari al 29,6 per cento rispetto al 21 per cento della media europea. Il tasso di occupazione dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni è sotto la media europea, che è del 37,6 per cento. In Italia solo un giovane su quattro lavora, pari al 24,4 per cento, contro il 52,4 per cento dei ragazzi inglesi, il 46,9 per cento dei tedeschi, il 32,2 per cento dei francesi.
Secondo i dati raccolti dal Censis nel Progetto «Welfare, Italia - Laboratorio per le nuove politiche sociali», solo tre giovani famiglie su dieci riescono a mettere da parte un po' di risparmi, il 58 per cento spende tutto il proprio reddito mensile e circa il 5 per cento è costretto a indebitarsi.
Le donne, che, secondo la definizione fornita dall'ultimo rapporto annuale dell'ISTAT sulla situazione del Paese, rappresentano il pilastro del welfare, vivono una vera e propria questione femminile: il tasso di occupazione delle donne in Italia rimane di 12 punti inferiore alla media europea e chi trova un'occupazione può aspirare per lo più a mestieri non qualificati. Mi fermo per fare alcune brevi e rapide considerazioni.
Siamo consapevoli che il Paese si trova in una situazione di vera emergenza, ma siamo anche consapevoli che, mai come in questo momento storico, l'Italia vive un conflitto generazionale: l'Italia dei padri si trova costretta a tradire l'Italia dei figli. Se è vero, come è innegabile dai conteggi, che il debito pubblico, per cui rischiamo lo sfascio, è aumentato di circa il 30 per cento negli ultimi cinque anni, da 1,5 a 1,9 miliardi di euro, ciò è stato frutto di un atteggiamento irresponsabile del Governo, che, pur di conservare consenso, ha continuato a dire o a far dire nei suoi giornali e nelle sue televisioni che tutto andava per il meglio, irridendo e dando del bugiardo a chi sosteneva il contrario.
Si è usata un po' la strategia della massaia, che nasconde la polvere sotto il tappeto invece di fare il suo dovere. Qui è bene ricordarlo, perché nel momento attuale questa strategia deve essere abbandonata.
Non è il momento di raccontarsi e raccontare delle favole ai cittadini, non è il momento degli egoismi, della tentazione di proteggere gli interessi di pochi a scapito degli interessi di molti, e tanto meno dei più deboli, anzi, la nostra cultura, almeno la mia, e la nostra etica civile si poggiano o si dovrebbero poggiare sul Pag. 50concetto che, proprio nei momenti difficili, il primo dovere è quello di pensare agli ultimi e ai più esposti.
Se si fa una valutazione della manovra usando questa sensibilità, è inevitabile nutrire grandi timori per ciò che dovranno affrontare l'istituzione familiare e le fasce giovanili, che già sono in crescente difficoltà per via di una politica tesa ad esorcizzare gli ultimi anni cercando di contenere una coperta che già era corta e che avrebbe avuto bisogno di essere allungata, e non accorciata con disinvolta noncuranza, come ha fatto la maggioranza.
Il manzoniano Don Abbondio diceva: "uno il coraggio, se non ce l'ha, non se lo può dare". Temo, purtroppo, che altrettanto accada quanto alla coscienza sociale.
Con questo ordine del giorno ho voluto lanciare un appello perché si corregga l'insostenibile. Sappiamo che il Governo e la maggioranza si possono anche blindare dietro ai numeri, e lo faranno tra poco, ma che al giudizio del Paese non potranno sottrarsi, perché quanto decidono oggi iscriverà le sue conseguenze direttamente sulla vita del Paese di domani.
I dati sono drammatici e noi chiediamo al Governo, anche con grande umiltà, di adottare, al fine di sottoporle all'esame delle Camere, misure di sostegno a favore delle famiglie e dei giovani e di contrasto al precariato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Gianni Farina ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4612/123.

GIANNI FARINA. Signor Presidente, con questo ordine del giorno invitiamo il Governo, in occasione dell'attività di riorganizzazione della spesa pubblica e dell'amministrazione, ad escludere, in coerenza con quanto disposto per la scuola e la ricerca in Italia, ulteriori riduzioni nell'impegno di sostegno delle attività di insegnamento della lingua e della cultura italiana all'estero.
Signor Presidente, uno degli studi più approfonditi sugli italiani nel mondo è condotto dalla fondazione Migrantes che, anno dopo anno, ci aggiorna sui dati circa l'emigrazione e l'immigrazione. Nell'ultimo studio, del dicembre 2010, si rileva un'annotazione scontata, ma solo apparentemente, perché, ancora oggi, stentiamo a crederci: in Italia persiste uno scarso livello di sensibilità nei confronti dei connazionali all'estero. Ossia, siamo in una fase di stallo, nonostante il processo di globalizzazione, con la mobilità che ne consegue.
In tale contesto è un fattore di straordinaria rilevanza il tema della lingua e della cultura italiane nel mondo. Lingua e cultura, modi di pensare, di agire, di sentire, di essere, di partecipare sono tutti fattori di un'equazione che va risolta per il bene della nostra comunità, dei popoli e delle nazioni con cui conviviamo e vorremmo, assieme, combattere e vincere la sfida dell'interculturalismo, che vuole dire comprensione degli uni e degli altri, capacità di distinguere gli obiettivi comuni, di creare messaggi alti e forti, all'altezza della sfida che abbiamo davanti e che è il perseguimento di un mondo globale che sappia vivere, capirsi e arricchirsi reciprocamente e creare quello che, talvolta con troppa retorica, definiamo il «villaggio sulla collina».
Perdere una lingua, afferma la Commissione cultura del Consiglio d'Europa, significa smarrire la memoria, affievolire i valori della convivenza, costruire, in definitiva, la light culture che robotizza e disumanizza la società.
Il compito per noi sta nell'impegno a difesa della multicultura e di quella tradizione culturale italiana, forse minoritaria, che è stata ed è straordinaria ricchezza di tanti Paesi del mondo.
È troppo facile, per chi vi parla, la critica ad una politica di Governo frutto di un'assoluta cecità che è figlia dell'ignoranza dei processi storici che hanno accompagnato le vicende dell'emigrazione, della ricchezza che essa rappresenta in termini intellettivi, professionali e umani, di quale straordinario avamposto in Europa e nel mondo può essere la nostra comunità nella sfida del mondo globale. Pag. 51
Le potature lineari degli investimenti su ogni capitolo riguardante la comunità italiana, la lingua, la tutela, l'assistenza, le strutture consolari, gli enti e le fondazioni morali, coma la Dante Alighieri, per esempio, sono atti di illimitata irresponsabilità le cui conseguenze sono oggi difficili da definire, soprattutto in presenza di una situazione politica imprigionata in una sorta di inattività comatosa e avvilente.
A chi vi parla, a me, a noi tutti, a noi deputati eletti all'estero, rimane la libertà della protesta, l'invito a volere accogliere un ordine del giorno che esprime una preoccupazione e una speranza di una nuova attenzione su un tema decisivo per la difesa del nostro patrimonio linguistico e culturale italiano nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurita l'illustrazione degli ordini del giorno.
Prima di passare all'espressione dei pareri da parte del Governo sugli ordini del giorno presentati, avverto che l'ordine del giorno Osvaldo Napoli n. 9/4612/6 è stato ritirato dal presentatore.
Avverto, altresì, che è in distribuzione la nuova formulazione dell'ordine del giorno Favia n. 9/4612/75, che tiene conto della segnalazione di un refuso effettuato dall'onorevole Favia in sede di illustrazione del suo ordine del giorno.
Avverto, inoltre, che alcuni ordini del giorno sono fra di loro identici, ovvero, pur recando minime differenze nelle premesse, contengono identici impegni per il Governo.
Si tratta in particolare dei seguenti ordini del giorno: l'ordine del giorno n. 9/4612/27 è identico all'ordine del giorno n. 9/4612/45 e sostanzialmente identico agli ordini del giorno n. 9/4612/55 e n. 9/4612/137. L'ordine del giorno n. 9/4612/28 è identico all'ordine del giorno n. 9/4612/52. L'ordine del giorno n. 9/4612/82 è identico all'ordine del giorno n. 9/4612/96.

ANGELO COMPAGNON. ...Signor Presidente, i nomi dei presentatori!

PRESIDENTE. Un attimo soltanto, provvediamo ai nomi dei presentatori. L'ordine del giorno Fallica n. 9/4612/27 è identico all'ordine del giorno Sardelli n. 9/4612/45 nonché agli ordini del giorno Minardo n. 9/4612/55 e Velo n. 9/4612/137.
L'ordine del giorno Terranova n. 9/4612/28 è identico all'ordine del giorno Romele n. 9/4612/52. L'ordine del giorno Graziano n. 9/4612/82 è identico all'ordine del giorno Giorgio Conte n. 9/4612/96. L'ordine del giorno Tabacci n. 9/4612/85 è identico all'ordine del giorno Causi n. 9/4612/119.
Se non vi sono obiezioni, i predetti ordini del giorno saranno esaminati e, qualora ne sia fatta richiesta, votati congiuntamente, per non dar luogo a votazioni discordanti o comunque a preclusioni e assorbimenti. Se è chiaro quello che la Presidenza ha espresso e se non vi sono obiezioni...

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, soltanto un chiarimento: laddove gli ordini del giorno sono identici nulla quaestio. Laddove lei dice che sono sostanzialmente simili, vorrei capire se ciò riguarda soltanto la parte della premessa o riguarda il dispositivo, perché è chiaro che in questo caso l'argomento è un po' più delicato.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, in questo caso l'impegno è identico, vi sono alcune differenze, lievi, nelle premesse. Tutto questo evidentemente per non procedere a votazioni discordanti ma soprattutto per evitare assorbimenti, perché la votazione sarebbe legata comunque ad un ordine di presentazione che finirebbe per penalizzare chi ha un numero successivo.
Se tale proposta viene considerata acquisita, chiedo al Governo di esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

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ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta gli ordini del giorno Bruno n. 9/4612/1, Laboccetta n. 9/4612/2, Mazzocchi n. 9/4612/3 e Carlucci n. 9/4612/4. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Germanà n. 9/4612/5. Il Governo accetta gli ordini del giorno Distaso n. 9/4612/7, Merlo n. 9/4612/8, Mario Pepe (PD) n. 9/4612/9, Zacchera n. 9/4612/10, Cavallaro n. 9/4612/11, Toccafondi n. 9/4612/12, Gioacchino Alfano n. 9/4612/13, Polledri n. 9/4612/14, De Angelis n. 9/4612/15, Cazzola n. 9/4612/16, Versace n. 9/4612/17 e Foti n. 9/4612/18.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Aracu n. 9/4612/20, mentre accetta l'ordine del giorno Lo Monte n. 9/4612/21.
Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno Commercio n. 9/4612/22 purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare l'emanazione di un'apposita circolare interpretativa al fine di chiarire che tutte le regioni coinvolte nel Piano per il Sud rientrano nell'ambito applicativo dell'articolo 5-bis». Il Governo altresì accetta l'ordine del giorno Oliveri n. 9/4612/23 purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: dopo le parole: «una applicazione diversificata in relazione alla diversa dimensione delle province italiane», sostituire la parola: «disponendo» con la parola: «valutando».
Ricordo che l'ordine del giorno Lombardo n. 9/4612/24 è stato dichiarato inammissibile.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Cicu n. 9/4612/25, Mazzoni n. 9/4612/26, Fallica n. 9/4612/27 e n. 9/4612/28...

PRESIDENTE. Scusi signor sottosegretario, l'ordine del giorno n. 9/4612/28 è a prima firma Terranova; inoltre le ricordo che l'ordine del giorno Fallica n. 9/4612/27 rinvia agli ordini del giorno Sardelli n. 9/4612/45, Minardo n. 9/4612/55 e Velo n. 9/4612/137, mentre l'ordine del giorno Terranova n. 9/4612/28 rinvia all'ordine del giorno Romele n. 9/4612/52.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno Mosella n. 9/4612/29, mentre accetta l'ordine del giorno Giulietti n. 9/4612/30 purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo al rispetto del risultato referendario», mentre la parte successiva del dispositivo rimarrebbe inalterata.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Ventucci n. 9/4612/31, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Barani n. 9/4612/32. Il Governo inoltre accetta gli ordini del giorno Gregorio Fontana n. 9/4612/33, Mottola n. 9/4612/34 e Moffa n. 9/4612/35.
Il Governo inoltre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Marmo n. 9/4612/36 purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare la previsione in via sperimentale per gli anni 2012 e 2014 di un contributo di solidarietà nella misura del 10 per cento», mentre la parte successiva del dispositivo rimarrebbe inalterata. Il Governo accetta altresì l'ordine del giorno Gianni n. 9/4612/37, purché il dispositivo sia riformulato nel senso di mantenere solo il primo capoverso. Il Governo inoltre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno D'Anna n. 9/4612/38, mentre accetta gli ordini del giorno Scilipoti n. 9/4612/39, Nola n. 9/4612/40 e Milo n. 9/4612/41.
Il Governo accetta altresì l'ordine del giorno Grassano n. 9/4612/42 purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare iniziative di propria competenza» mentre la parte successiva del dispositivo rimarrebbe inalterata.
Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno Lehner n. 9/4612/43 purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: al primo comma capoverso dopo le parole «impegna il Governo» inserire le parole «a valutare la possibilità di» e sostituire la prima parola del secondo capoverso «a» con la seguente: «di». Pag. 53
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Pisacane n. 9/4612/44, mentre accetta l'ordine del giorno Sardelli n. 9/4612/45.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ruvolo n. 9/4612/46, mentre accetta gli ordini del giorno Iannaccone n. 9/4612/47 e Porfidia n. 9/4612/48.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Burtone n. 9/4612/49, a condizione che venga riformulato nel senso che nel dispositivo le parole: «a recepire la direttiva», siano sostituite dalle seguenti: «ad accelerare il recepimento della direttiva».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Marchignoli n. 9/4612/50, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire nel dispositivo, dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti parole: «compatibilmente con il rispetto dell'equilibrio delle finanze pubbliche,», mentre accetta gli ordini del giorno Marinello n. 9/4612/51, Romele n. 9/4612/52 e Garofalo n. 9/4612/53.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mazzuca n. 9/4612/54, mentre accetta l'ordine del giorno Minardo n. 9/4612/55.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Brugger n. 9/4612/56, mentre accetta l'ordine del giorno Nicco n. 9/4612/57, a condizione che venga riformulato nel senso che nel dispositivo le parole: «ad adeguare ogni misura», siano sostituite dalle seguenti: «a valutare l'adeguamento di ogni misura».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cuomo n. 9/4612/58, a condizione che venga riformulato nel senso che nel dispositivo le parole: «ad adottare ulteriori iniziative», siano sostituite dalle seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/4612/59, purché il dispositivo sia così riformulato: nel primo capoverso, dopo le parole: «a dare definitiva attuazione», inserire le seguenti: «, compatibilmente con la salvaguardia degli equilibri di finanza pubblica,»; nel secondo capoverso, le parole: «ad adottare le opportune iniziative», siano sostituite dalle seguenti: «a valutare l'adozione di opportune iniziative».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Piffari n. 9/4612/60, purché riformulato nel senso che il dispositivo sia il seguente: «a valutare opportune iniziative normative volte a finanziare il trasporto pubblico locale e di massa anche utilizzando parte delle risorse stanziate per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Di Pietro n. 9/4612/61, mentre accetta l'ordine del giorno Monai n. 9/4612/62, a condizione che venga riformulato nel senso che nel dispositivo le parole: «ad adottare ogni iniziativa», siano sostituite dalle seguenti: «a valutare l'adozione di ogni iniziativa».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cimadoro n. 9/4612/63 a condizione che venga riformulato nel senso che nel dispositivo le parole: «ad adottare interventi», siano sostituite dalle seguenti: «a valutare l'adozione di interventi», mentre accetta l'ordine del giorno Messina n. 9/4612/64.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Paladini n. 9/4612/65 purché sia riformulato sostituendo nel dispositivo, dopo le parole: «impegna il Governo a», la parola: «prendere» con la seguente: «valutare».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/4612/66 purché sia riformulato sostituendo nel dispositivo, dopo le parole: «impegna il Governo a», la parola: «prendere le opportune misure» con le seguenti: «valutare l'opportunità di varare misure».

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di seguire il parere formulato dal rappresentante del Governo perché condiziona l'accettazione alla riformulazione e, quindi, dovete ascoltare la riformulazione e sopratutto la devono sentire i presentatori.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Porcino n. 9/4612/67 purché sia riformulato anche questo sostituendo nel dispositivo, Pag. 54dopo le parole: «impegna il Governo a», la parola: «prendere» con la seguente: «valutare».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Barbato n. 9/4612/68 purché sia riformulato espungendo dal testo delle premesse l'ottavo e il nono capoverso mentre il dispositivo resta non modificato.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cambursano n. 9/4612/69, mentre accetta l'ordine del giorno Orlando n. 9/4612/70 purché sia riformulato nel modo seguente: nel dispositivo, dopo le parole «impegna il Governo a garantire una maggiore efficienza della giustizia» sostituire le parole: «anche mediante l'istituzione» con le seguenti: «valutando anche l'eventuale istituzione».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rota n. 9/4612/71 purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo nell'esercizio della delega prevista all'articolo 1, comma 2, dove possibile, di riorganizzare la distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari, prevedendo l'accorpamento delle sole procure, indipendentemente dall'eventuale accorpamento dei rispettivi tribunali».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Borghesi n. 9/4612/72 purché il dispositivo sia riformulato sostituendo le parole: «a proporre la soppressione» con le seguenti: «a valutare l'eventuale soppressione, compatibilmente con l'equilibrio della finanza pubblica,». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/4612/73.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Palomba n. 9/4612/74, mentre accetta l'ordine del giorno Favia n. 9/4612/75 purché sia riformulato nel modo seguente: nel dispositivo, dopo le parole: «impegna il Governo a provvedere», sostituire la parola: «tempestivamente» con le seguenti: «compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Zazzera n. 9/4612/76 purché sia riformulato, sostituendo nel dispositivo le parole: «ad adottare tempestivamente le opportune iniziative legislative» con le seguenti: «a valutare l'adozione di tempestive iniziative».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Palagiano n. 9/4612/77 purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «a valutare, compatibilmente con l'equilibrio delle finanze pubbliche, nuove iniziative atte a rendere più equo il peso del contributo dei dipendenti pubblici e dei pensionati alla manovra».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Donadi n. 9/4612/78, purché sia riformulato sostituendo nel dispositivo le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a valutare l'adozione di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mura n. 9/4612/79, purché, anche questo sia riformulato sostituendo nel dispositivo le parole: «ad adottare» con la seguente: «a valutare l'adozione di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/4612/80, purché sia così riformulato nel dispositivo, al terzo capoverso sostituendo le parole: «a determinare nel seguente modo le quote delle risorse» con le seguenti: «a valutare la destinazione di quote delle risorse».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Trappolino n. 9/4612/81, purché sia riformulato, sostituendo nel dispositivo le parole: «a prevedere un complessivo e necessario progetto», con le seguenti: «a valutare ulteriori progetti».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Graziano n. 9/4612/82, purché sia riformulato sostituendo nel dispositivo la parola: «15» con la seguente: «30».

PRESIDENTE. Questo è identico all'ordine del giorno Giorgio Conte n. 9/4612/96.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta gli ordini del giorno Catanoso n. 9/4612/83 e Fucci n. 9/4612/84.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Tabacci n. 9/4612/85 e Nicola Molteni n. 9/4612/86.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Pini n. 9/4612/87, purché sia riformulato Pag. 55sostituendo nel dispositivo le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a valutare la previsione di».

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Giammanco n. 9/4612/88 è stato ritirato.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Frassinetti n. 9/4612/89, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Di Biagio n. 9/4612/90 e accetta l'ordine del giorno Paglia n. 9/4612/91.

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Muro n. 9/4612/92 è inammissibile.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Tremaglia n. 9/4612/93.

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Patarino n. 9/4612/94 è inammissibile.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Consolo n. 9/4612/95.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Giorgio Conte n. 9/4612/96, purché sia riformulato sostituendo nel dispositivo la parola: «15» con la seguente: «30».

PRESIDENTE. È la stessa riformulazione relativa all'ordine del giorno Graziano n. 9/4612/82.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì. Il Governo accetta gli ordini del giorno Bratti n. 9/4612/97 e Braga n. 9/4612/98, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Margiotta n. 9/4612/99.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mariani n. 9/4612/100 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ferranti n. 9/4612/101.
Il Governo, inoltre, accetta gli ordini del giorno Boccuzzi n. 9/4612/102, Damiano n. 9/4612/103 e Codurelli n. 9/4612/104, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Madia n. 9/4612/105.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Gatti n. 9/4612/106, mentre accoglie come raccomandazione i successivi ordini del giorno Mattesini n. 9/4612/107 e Schirru n. 9/4612/108.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Gnecchi n. 9/4612/109 e Oliverio n. 9/4612/110, mentre accetta l'ordine del giorno Brandolini n. 9/4612/111, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di impegnare il Governo: «a valutare l'adozione per il prossimo triennio», lasciando inalterata la parte restante del testo. Allo stesso modo, il Governo accetta l'ordine del giorno Servodio n. 9/4612/112, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di impegnare il Governo: «a valutare l'adozione per il prossimo triennio», lasciando inalterata la parte restante del testo.
Il Governo accoglie come raccomandazione i successivi ordini del giorno Zucchi n. 9/4612/113, Sani n. 9/4612/114 e Agostini n. 9/4612/115, mentre accetta l'ordine del giorno Tullo n. 9/4612/116, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di impegnare il Governo: «a valutare l'eventuale revisione delle disposizioni», lasciando inalterato il resto del periodo.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Baretta n. 9/4612/117, De Biasi n. 9/4612/118 e Causi n. 9/4612/119, che è identico all'ordine del giorno Tabacci n. 9/4612/85, mentre accetta l'ordine del giorno Rugghia n. 9/4612/120, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di impegnare il Governo: «all'atto dell'applicazione della norma sopra citata, a valutare l'eventuale informazione delle Commissioni parlamentari competenti».
Il Governo accetta i successivi ordini del giorno Realacci n. 9/4612/121, Porta n. 9/4612/122, Gianni Farina n. 9/4612/ Pag. 56123 e Fedi n. 9/4612/124, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bucchino n. 9/4612/125.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Narducci n. 9/4612/126, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Garavini n. 9/4612/127.
Il Governo accetta il successivo ordine del giorno Samperi n. 9/4612/128, così come accetta l'ordine del giorno Contento n. 9/4612/129, ad eccezione della parte relativa agli organi costituzionali, che è stata dichiarata inammissibile. Il Governo accetta altresì gli ordini del giorno Berardi n. 9/4612/130, Pizzolante n. 9/4612/131, Del Tenno n. 9/4612/132 e Misuraca n. 9/4612/133, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Garagnani n. 9/4612/134.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lovelli n. 9/4612/135, a condizione che sia riformulato nel senso di espungere l'ultima parte del dispositivo, che è la seguente: «promuovendo l'istituzione di una Autorità amministrativa indipendente per la regolazione e l'uso di tutte le infrastrutture di trasporto».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Meta n. 9/4612/136, mentre accetta l'ordine del giorno Velo n. 9/4612/137, che è identico agli ordini del giorno Fallica n. 9/4612/27, Sardelli n. 9/4612/45 e Minardo n. 9/4612/55.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Fiorio n. 9/4612/138, Zaccaria n. 9/4612/139, Duilio n. 9/4612/140 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zamparutti n. 9/4612/141.

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Turco Maurizio n. 9/4612/142 è stato dichiarato inammissibile.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Farina Coscioni n. 9/4612/143 e Bernardini n. 9/4612/144.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Beltrandi n. 9/4612/145, Saltamartini n. 9/4612/146 e Guido Dussin n. 9/4612/147.

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Lanzarin n. 9/4612/148 è stato dichiarato inammissibile.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta gli ordini del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/4612/149, Togni n. 9/4612/150 e Comaroli n. 9/4612/151.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Reguzzoni n. 9/4612/152.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Volpi n. 9/4612/153 e accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Caparini n. 9/4612/154, Consiglio n. 9/4612/155, Crosio n. 9/4612/156, Dal Lago n. 9/4612/157 e Forcolin n. 9/4612/158.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Gidoni n. 9/4612/159 e Bitonci n. 9/4612/160.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Montagnoli n. 9/4612/161 e Zeller n. 9/4612/162.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Vannucci n. 9/4612/163 e Quartiani n. 9/4612/164.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Strizzolo n. 9/4612/165 e Stagno d'Alcontres n. 9/4612/166.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Pelino n. 9/4612/167 e accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Pagano n. 9/4612/168, Vincenzo Antonio Fontana n. 9/4612/169, Laganà Fortugno n. 9/4612/170 e Raisi n. 9/4612/171.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Ciccanti n. 9/4612/172 e Occhiuto n. 9/4612/173.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Binetti n. 9/4612/174.

PRESIDENTE. Binetti, accolto.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta gli ordini del giorno Ria n. 9/4612/175 e Libè n. 9/4612/176.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Rao n. 9/4612/ Pag. 57177 e accetta l'ordine del giorno Pezzotta n. 9/4612/178.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Scanderebech n. 9/4612/179 e Mantini n. 9/4612/180.

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Tassone n. 9/4612/181 è stato dichiarato inammissibile.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta gli ordini del giorno Naro n. 9/4612/182, Poli n. 9/4612/183, Compagnon n. 9/4612/184 e Mereu n. 9/4612/185.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Calgaro n. 9/4612/186, Capitanio Santolini n. 9/4612/187 e accetta gli ordini del giorno Ruggeri n. 9/4612/188 e Delfino n. 9/4612/189.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Mondello n. 9/4612/190 e Miotto n. 9/4612/191.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Mario Pepe (Misto-R-A) n. 9/4612/192, Marsilio n. 9/4612/193 e Rampelli n. 9/4612/194.

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Iapicca n. 9/4612/195 è stato dichiarato inammissibile.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Corsaro n. 9/4612/196 e accetta l'ordine del giorno Valducci n. 9/4612/197 se riformulato con le modifiche che ho prima citato a proposito degli analoghi ordini del giorno e quindi 30 giorni e nella parte: «in senso federale» «entro 60 giorni».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fedriga n. 9/4612/198 e accetta l'ordine del giorno Nizzi n. 9/4612/199 purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo della Repubblica al chiarimento che tutte le regioni coinvolte nel Piano per il Sud possano rientrare nell'ambito applicativo dell'articolo 5-bis».

PRESIDENTE. Avverto che anche gli ordini del giorno Commercio n. 9/4612/22 e Nizzi n. 9/4612/199, pur avendo minime differenze nelle premesse, contengono impegni tra di loro identici e anche il parere dato dal Governo è identico.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,36).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli ordini del giorno.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, vorrei porre una questione di carattere generale alla Presidenza e al Governo, che è la seguente. Accade ormai da tempo che la maggior parte dell'attività legislativa della Camera avvenga con il metodo della presentazione di un decreto-legge e poi della apposizione della questione di fiducia sullo stesso, il che, peraltro - attraverso l'utilizzo della possibilità e della potestà che è propria del Governo di intervenire con la posizione della fiducia in una fase della discussione e dell'esame del provvedimento che segue immediatamente la fase della discussione sulle linee generali - impedisce all'Aula di poter svolgere un'attività di carattere emendativo e correttivo dell'eventuale contenuto emendabile del decreto-legge - come in questo caso - o del disegno di legge.
Perché si interviene spesso in questo modo si viene così a determinare che l'Aula utilizza il tempo a disposizione per la discussione più per valutare gli ordini del giorno che per un'effettiva iniziativa di modifica del contenuto della proposta legislativa del Governo. Ciò, evidentemente, implica anzitutto il fatto che si sta determinando ormai da tempo, dall'inizio della legislatura uno snaturamento, sia di alcuni elementi di procedura parlamentare, quanto della fase relativa alla discussione degli ordini del giorno. Pag. 58
È del tutto evidente che può anche accadere che, strumentalmente, il Governo, per una parte degli ordini del giorno, possa esprimere parere favorevole ed assecondare tali ordini del giorno, anche perché, in questo modo, evita la possibilità di mettere in discussione la bontà di una posizione difforme da quella del presentatore dell'ordine del giorno relativamente al contenuto del medesimo ed evitando il voto dell'Aula.
Tuttavia, non può accadere che la maggior parte degli ordini del giorno, siano essi presentati dall'opposizione quanto dalla maggioranza, vengano strumentalmente considerati alla stregua di ordini del giorno accoglibili al solo fine di evitare il giudizio, attraverso il voto, dell'Aula sull'ordine del giorno medesimo.
Infatti, per la maggior parte degli ordini del giorno, e ringrazio il collega Giorgetti che ha impiegato tre quarti d'ora per indicare per ciascun ordine del giorno la riformulazione che il Governo richiede, vi è un invito alla riformulazione e sono poi accolti o, altri, accolti semplicemente.
Allora deve essere chiaro, signor Presidente, che poiché questa materia è disciplinata chiaramente dal Regolamento della Camera agli articoli 88 e 89, qui il Governo ha una responsabilità verso il Parlamento e cioè non può pensare che si utilizzi l'ordine del giorno e si dia un parere positivo sapendo poi che gli ordini del giorno non verranno mai attuati.
Qui c'è anche un'altra responsabilità e faccio un richiamo alla Presidenza. Infatti, da questo punto di vista, l'attività di indirizzo del Parlamento nei confronti della capacità e possibilità di attuazione del Governo degli ordini del giorno deve essere assolutamente monitorata e resa pubblica ed esplicita, perché meno del cinque per cento degli ordini del giorno che sono stati votati dall'inizio della legislatura da questo Parlamento e dalla Camera dei deputati hanno avuto attuazione da parte del Governo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Ora le faccio un esempio su questo ordine del giorno e concludo. Signor Presidente, valuteranno i colleghi se accoglieranno o meno la raccomandazione che è diversa dall'ordine del giorno, se accoglieranno la riformulazione che è stata proposta degli ordini del giorno o richiederanno di votarli e tuttavia deve essere evidente che, se anche non si procedesse ad alcun voto e tutti dicessero che sta bene quanto deciso dal Governo relativamente all'accoglimento degli ordini del giorno, almeno metà della manovra dovrebbe essere riscritta dal Governo, perché l'indirizzo di questo Parlamento ne corregge, attraverso gli ordini del giorno, il contenuto medesimo.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Faccio un esempio - e concludo - utilizzando l'ordine del giorno da me presentato. Quest'ultimo rivede totalmente la Robin Hood tax a favore degli utenti e a favore delle aziende. A lei pare, signor Presidente, che si dica sì, non lo si riformuli e non ci si attenda che nel giro di poco tempo il Governo in sede di legge finanziaria riveda questa posizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

ROBERTO OCCHIUTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, ciascuno di noi ormai da qualche tempo assegna agli ordini del giorno un'importanza ben inferiore a quella che dovrebbero avere, però nel caso di specie mi pare si stia davvero esagerando, anche in ragione del fatto che tutti ci chiedono serietà e rigore.
Questa manovra si fa appunto per dimostrare che le istituzioni politiche del nostro Paese affrontano il tema del rigore dei conti con la giusta serietà: ebbene, ci sono ordini del giorno ai quali il Governo ha dato parere favorevole e che smentiscono esattamente il contenuto della manovra. Pag. 59
Ne cito due, ma potrei citarne almeno dieci. Uno riguarda la questione dell'articolo 8 e si tratta di un ordine del giorno presentato dall'onorevole Damiano che impegna il Governo a rivedere completamente la norma contenuta nella manovra. Un altro riguarda il sistema delle cooperative. Auspichiamo ci sia una revisione dell'imposizione fiscale sulle cooperative, ma non è serio che il Governo affronti con questa superficialità in questa fase simili temi.
L'auspicio è che i mercati e le istituzioni sovranazionali che guardano i nostri atteggiamenti sulla manovra lo facciano con benevola comprensione nei confronti del Governo.

PRESIDENTE. Con riferimento agli interventi sia dell'onorevole Quartini, sia dell'onorevole Occhiuto è evidente che c'è un aspetto politico che ovviamente appartiene - è qui presente il Governo - alla valutazione del Governo, ma c'è anche un aspetto posto sia dall'onorevole Quartiani, sia dall'onorevole Occhiuto, sul rapporto di corretto indirizzo tra il Parlamento e il Governo.
È sotto gli occhi di tutti la realtà. Credo che ognuno sappia fare le sue considerazioni, ma compito della Presidenza è quello che, laddove il Governo accolga favorevolmente anche attraverso una proposta di riformulazione un ordine del giorno, il rapporto corretto tra Parlamento e Governo e tra legislativo ed Esecutivo vada esattamente nel senso che quell'indirizzo venga dato all'attività di Governo.
Quindi, dovrà essere poi il Parlamento stesso a verificare nuovamente se quell'indirizzo viene attuato o meno con le risorse e le formule che il Parlamento ha in suo potere, attraverso una valutazione che attiene al Parlamento e ai gruppi parlamentari.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, solo un accorgimento metodologico. Siccome ricordo come funziona la sua Presidenza, le suggerirei, signor Presidente, di dare per acquisito, se lei vuole, per i colleghi della maggioranza, che quando vi è un parere favorevole, una raccomandazione, una riformulazione, essi accolgono l'auspicio del Governo. Per quanto riguarda il gruppo del Partito Democratico, anche rapidamente, abbiamo tre quarti d'ora davanti, la pregherei di verificare, ordine del giorno per ordine del giorno, qual è la nostra eventuale decisione.

PRESIDENTE. Credo che la verifica debba essere fatta in maniera paritaria e paritetica tra i colleghi della maggioranza e i colleghi dell'opposizione, sapendo che alle 18,30 è prevista la diretta televisiva e che quindi entro le 18,30 noi dobbiamo concludere questa fase, importantissima, relativa alla trattazione degli ordini del giorno.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Bruno n. 9/4612/1, Laboccetta n. 9/4612/2, Mazzocchi n. 9/4612/3 e Carlucci n. 9/4612/4, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Germanà n. 9/4612/5, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Distaso n. 9/4612/7, Giorgio Merlo n. 9/4612/8, Mario Pepe (PD) n. 9/4612/9, Zacchera n. 9/4612/10, Cavallaro n. 9/4612/11, Toccafondi n. 9/4612/12, Gioacchino Alfano n. 9/4612/13, Polledri n. 9/4612/14, De Angelis n. 9/4612/15, Cazzola n. 9/4612/16, Versace n. 9/4612/17 e Antonino Foti n. 9/4612/18, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Aracu n. 9/4612/20, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lo Monte n. 9/4612/21, accettato dal Governo. Pag. 60
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Commercio n. 9/4612/22, accettato dal Governo, purché riformulato.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, su quest'ordine del giorno volevo risentire il sottosegretario, perché su un ordine del giorno di uguale contenuto, l'ordine del giorno Garofalo n. 9/4612/53, è stato dato parere favorevole. Quindi, vorrei sentire il sottosegretario.

PRESIDENTE. Prego, signor sottosegretario. La richiesta è se c'è una differenza di valutazione tra gli ordini del giorno Commercio n. 9/4612/22 e Garofalo n. 9/4612/53.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, sì, è stata una svista, quindi viene accettato l'ordine del giorno Commercio n. 9/4612/22.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno Commercio n. 9/4612/22 viene accettato, senza riformulazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Oliveri n. 9/4612/23, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Cicu n. 9/4612/25, Mazzoni n. 9/4612/26, Fallica n. 9/4612/27, Terranova n. 9/4612/28 e Mosella n. 9/4612/29, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Giulietti n. 9/4612/30, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ventucci n. 9/4612/31, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Barani n. 9/4612/32, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Gregorio Fontana n. 9/4612/33, Mottola n. 9/4612/34 e Moffa n. 9/4612/35, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marmo n. 9/4612/36, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gianni n. 9/4612/37, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno D'Anna n. 9/4612/38, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Scilipoti n. 9/4612/39, Nola n. 9/4612/40 e Milo n. 9/4612/41, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Grassano n. 9/4612/42 e Lehner n. 9/4612/43, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pisacane n. 9/4612/44, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Sardelli n. 9/4612/45, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ruvolo n. 9/4612/46, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Iannaccone n. 9/4612/47 e Porfidia n. 9/4612/48, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Burtone n. 9/4612/49, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per Pag. 61la votazione dell'ordine del giorno Marchignoli n. 9/4612/50, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Marinello n. 9/4612/51, Romele n. 9/4612/52 e Garofalo n. 9/4612/53, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mazzuca n. 9/4612/54, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Minardo n. 9/4612/55, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Brugger n. 9/4612/56, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Nicco n. 9/4612/57, Cuomo n. 9/4612/58, Di Giuseppe n. 9/4612/59 e Piffari n. 9/4612/60, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Pietro n. 9/4612/61, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Monai n. 9/4612/62 e Cimadoro n. 9/4612/63, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Messina n. 9/4612/64, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Paladini n. 9/4612/65, Aniello Formisano n. 9/4612/66 e Porcino n. 9/4612/67, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Barbato n. 9/4612/68, accettato dal Governo, purché riformulato.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, intervengo perché nel momento in cui mi si chiede di eliminare il comma 8, a norma del quale la mancata concessione delle slot machine ha determinato un volume di giocate sfuggite, e il comma 9, secondo cui l'erario non incamerava il PREU e quindi è stato evaso, significa sostanzialmente dare ragione ai concessionari che ieri dicevano che la colpa è dello Stato. Quindi la colpa sarebbe della guardia di finanza che ha fatto quegli accertamenti, la colpa sarebbe della Corte dei conti; quindi c'è una politica in tal senso. Io capisco il sottosegretario Giorgetti, che pare sia lo «sponsor ufficiale» dei concessionari giochi.
Però non è consentito che vengano favoriti i concessionari dei giochi e venga in questo modo, invece, punito lo Stato o meglio quei servitori dello Stato - guardia di finanza e Corte dei conti - ovvero quelli che hanno fatto il loro dovere per garantire trasparenza e legalità nella gestione di questo servizio.
Quindi, per questa ragione il mio ordine del giorno deve essere accolto integralmente riconoscendo i punti che contiene e non deve essere manomesso se si vuole dare una risposta alla mia domanda che vi ho formalizzato con questo ordine del giorno. Infatti, dobbiamo mettere «le mani addosso» ai ricchi, ai potenti e ai prepotenti come i concessionari dei giochi. Lo Stato non deve più fare figure meschine rispetto a questi potenti e prepotenti.
Noi dell'Italia dei Valori vogliamo uno Stato con la schiena dritta perché è simbolo di legalità e in questo modo si dà esempio nel Paese della strada che vogliamo prendere.

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, diciamo che non c'è manomissione, ma lei non accoglie la riformulazione.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 62

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, intervengo per rappresentare all'onorevole Barbato e all'Assemblea, come abbiamo peraltro fatto più volte in seguito ad una serie di interrogazioni presentate a risposta immediata in Commissione finanze a più interventi fatti in Parlamento su questo argomento.
Il Governo ritiene che su questo tema sia stato fatto moltissimo fino ad oggi, tanto è vero che è stato precisato che riguardo una serie di questioni che ho formalmente anche richiesto dal punto di vista della eliminazione dal testo si tratta palesemente, come abbiamo più volte detto e ribadito, di errori che vengono sostanzialmente presentati da parte dell'onorevole Barbato nell'interpretazione del cosiddetto «danno erariale», che a tutti gli effetti non esiste. Abbiamo spiegato più volte le motivazioni per le quali non esiste. Quindi, l'apertura del Governo relativamente alle opportune iniziative, anche legislative, che potrebbero essere adottate non presenta problema alcuno. È evidente che nella riscrittura si pongono. L'onorevole Barbato...

PRESIDENTE. Onorevole Alberto Giorgetti, il Governo ha già espresso il parere...

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo su questo argomento non ha alcuna difficoltà nel rimettersi all'Assemblea e, quindi, a dare il giusto seguito ad un'eventuale decisione.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Barbato non accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno ed insiste per la votazione n. 9/4612/68.
Passiamo dunque ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Barbato n. 9/4612/68, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Crosetto... Ministro Bernini...onorevole Migliori...onorevole Castagnetti... Onorevole Boccuzzi... onorevole Tortoli... onorevole Barbaro... onorevole Pollastrini... onorevole Calvisi... onorevole Misuraca... onorevole Graziano... onorevole Adornato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Vedi votazioni).

(Presenti 574
Votanti 392
Astenuti 182
Maggioranza 197
Hanno votato
288
Hanno votato
no 104).

Prendo atto che il deputato Foti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cambursano n. 9/4612/69, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistono per la votazione dell'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/4612/70, accettato dal Governo purché riformulato.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, intendo chiedere soltanto un chiarimento al sottosegretario: con la riformulazione rimane la dizione «ufficio per il processo»?

PRESIDENTE. Sì, onorevole Orlando, rimane questa dizione.

LEOLUCA ORLANDO. Bene, signor Presidente, accetto dunque la riformulazione dell'ordine del giorno a mia prima firma.

Pag. 63

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Rota n. 9/4612/71 e Borghesi n. 9/4612/72, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/4612/73, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Palomba n. 9/4612/74, accettato dal Governo.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, nell'illustrazione dell'ordine del giorno da me sottoscritto avevo chiesto al Governo di spiegare gli strumenti attraverso i quali sarebbe stato possibile includere la Sardegna nell'ambito dei benefici di cui all'articolo 5-bis. Avevo anche detto che in giudizio uno strumento puramente amministrativo come quello della circolare esplicativa poteva essere di dubbia applicabilità.
Pertanto, vorrei sapere dal Governo le ragioni per le quali ha ritenuto di accogliere l'ordine del giorno e se il medesimo possa ritenersi accolto nel senso di una proposizione normativa volta a ottenere lo stesso beneficio.

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, in questa fase il Governo deve esprimere un parere favorevole o contrario sul suo ordine del giorno ed eventualmente lei può insistere per la votazione. Successivamente lei dispone di tutti gli strumenti del sindacato ispettivo per rapportarsi con il Governo e vedere se il suo atto di indirizzo è stato o meno attuato.
Prendo atto che non insiste per la votazione.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Favia n. 9/4612/75, accettato dal Governo, purché riformulato.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, vorrei ringraziare il sottosegretario per aver accettato l'ordine del giorno da me sottoscritto, purché riformulato, ma trattandosi di una vicenda delicata e particolare chiederei anche il voto dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Favia accetta la riformulazione, ma insiste anche per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4612/75, accettato dal Governo, purché riformulato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Favia n. 9/4612/75, nel testo riformulato, accettato del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Castagnetti, Donadi, Mattesini, Bocciardo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 565
Votanti 480
Astenuti 85
Maggioranza 241
Hanno votato
462
Hanno votato
no 18).

Prendo atto che il deputato Sposetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zazzera n. 9/4612/76, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Palagiano n. 9/4612/77, accettato dal Governo, purché riformulato.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, sarò breve. Vorrei chiedere al sottosegretario Giorgetti, che ringrazio per aver accolto con riformulazione l'ordine del giorno a mia prima firma se, con tale riformulazione, non lo ritiene troppo annacquato. Infatti, noi abbiamo chiesto in relazione alla sperequazione fra il contributo Pag. 64 richiesto ai dipendenti pubblici e ai pensionati rispetto a tutti gli altri cittadini di impegnare il Governo ad adottare ogni iniziativa, anche legislativa, per alleviare, rendendolo equo, il peso del contributo dei pensionati e dei dipendenti pubblici. Poiché nella riformulazione si parla di «valutare, compatibilmente con le disponibilità del Ministero dell'economia e delle finanze» chiediamo di adottare ogni iniziativa compatibilmente con le risorse del Ministero dell'economia e delle finanze. Questo sarebbe almeno un impegno leggermente più stringente rispetto alla riformulazione troppo generica del Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Palagiano, mi sembra di capire che lei non accetta la riformulazione proposta dal Governo...

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, sto chiedendo al sottosegretario se è disposto a modificare la riformulazione con un tenore leggermente più impegnativo.

PRESIDENTE. Il Governo è disposto a modificare la riformulazione nel senso indicato dal presentatore?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, possiamo eliminare la clausola di compatibilità con gli equilibri e di finanza pubblica. Ciò rende l'impegno più evidente.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno Palagiano n. 9/4612/77 viene riformulato nell'ultimo capoverso così come indicato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Donadi n. 9/4612/78, Mura n. 9/4612/79, Evangelisti n. 9/4612/80 e Trappolino n. 9/4612/81, accettati dal Governo, purché riformulati.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, dovrei fare una precisazione, poiché negli interventi credo di aver omesso alcune riformulazioni puntuali. Vorrei precisare, in merito agli ordini del giorno Graziano n. 9/4612/82, Giorgio Conte n. 9/4612/96, Boccuzzi n. 9/4612/102, Saltamartini n. 9/4612/146, Libè n. 9/4612/176 e Valducci n. 9/4612/197, che trattano dello stesso argomento, che intendevo proporre per tutti questi ordini del giorno le seguenti riformulazioni: «impegna il Governo a procedere entro 30 giorni dall'entrata in vigore della legge...» e l'altra modifica è: «con l'obiettivo di predisporre una proposta di riforma complessiva in senso federale entro 60 giorni», cioè 30 e 60 giorni valgono nelle riformulazioni per tutti questi ordini del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Graziano n. 9/4612/82, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Catanoso n. 9/4612/83, Fucci n. 9/4612/84, Tabacci n. 9/4612/85 e Nicola Molteni n. 9/4612/86, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pini n. 9/4612/87, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Frassinetti n. 9/4612/89, accettato dal Governo.
Onorevole Di Biagio, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4612/90, accolto dal Governo come raccomandazione?

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, chiedo un ripensamento che porti ad un pieno accoglimento parte del Governo su un tema delicato e importante inerente i Pag. 65tirocini formativi; qualora non dovesse essere accolto, mi troverò obbligato a chiedere il voto.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, per la verità devo dire all'onorevole Di Biagio che su un altro ordine del giorno e su alcuni similari si era accolto l'impegno, quindi, da questo punto di vista, è anche leggermente più limitato, perciò il Governo accetta l'ordine del giorno Di Biagio n. 9/4612/90.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Paglia n. 9/4612/91, Tremaglia n. 9/4612/93 e Consolo n. 9/4612/95, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Giorgio Conte n. 9/4612/96, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Bratti n. 9/4612/97 e Braga n. 9/4612/98, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Margiotta n. 9/4612/99, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mariani n. 9/4612/100, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ferranti n. 9/4612/101, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Boccuzzi n. 9/4612/102, accettato dal Governo.
Onorevole Damiano, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4612/103, accettato dal Governo?

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, apprezzo il fatto che il Governo abbia accolto questo ordine del giorno, ma insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Damiano n. 9/4612/103, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pescante, Sardelli, Pisicchio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 574
Votanti 432
Astenuti 142
Maggioranza 217
Hanno votato
418
Hanno votato
no 14).

Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Codurelli n. 9/4612/104, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Madia n. 9/4612/105. Il Governo?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Madia n. 9/4612/105, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Bernini, Castagnetti, Pescante, Di Pietro, Melchiorre...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ). Pag. 66

(Presenti 576
Votanti 341
Astenuti 235
Maggioranza 171
Hanno votato
304
Hanno votato
no 37).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei semplicemente dire - lo dico soprattutto ai miei colleghi, poi di questo possono beneficiarne anche i colleghi degli altri gruppi, mi dispiace per coloro che purtroppo ormai non hanno insistito per la votazione dei loro ordini del giorno accolti come raccomandazione - che è del tutto evidente che il Governo, che non vuole andare al voto, adesso per tutti coloro che non sono d'accordo con l'accoglimento come raccomandazione, si rimetterà all'Assemblea. Quindi, gli ordini del giorno saranno accettati e non più accolti come raccomandazione. Questo vale anche per gli ordini del giorno che sono stati riformulati. Quindi, il suggerimento che rivolgo ai miei colleghi, almeno a quelli il cui ordine del giorno è stata accolto come raccomandazione, è di insistere per la votazione, così votiamo oppure li abbiamo direttamente accettati pienamente, se il Governo si comporta in questo modo.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, ogni collega ovviamente è libero di accettare o meno il suo suggerimento.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gatti n. 9/4612/106, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mattesini n. 9/4612/107, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Schirru n. 9/4612/108, accolto dal Governo come raccomandazione.

AMALIA SCHIRRU. Signor presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo si rimette all'Assemblea.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Schirru n. 9/4612/108, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Boccuzzi, Di Biagio, Leo e Lo Presti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 575
Votanti 360
Astenuti 215
Maggioranza 181
Hanno votato
291
Hanno votato
no 69).

Prendo atto che il deputato Barbato ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Gnecchi n. 9/4612/109 e Oliverio n. 9/4612/110, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Brandolini n. 9/4612/111 e Servodio n. 9/4612/112, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zucchi n. 9/4612/113. Il Governo?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti. Pag. 67
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zucchi n. 9/4612/113, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Paolini, Leo, Palagiano, Boccuzzi, Vico, Casini e Tortoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 577
Votanti 359
Astenuti 218
Maggioranza 180
Hanno votato
298
Hanno votato
no 61).

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Sani n. 9/4612/114, e che il Governo si rimette all'Assemblea.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sani n. 9/4612/114, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lussana, Melandri, Misiani, Castagnetti e De Girolamo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 578
Votanti 356
Astenuti 222
Maggioranza 179
Hanno votato
298
Hanno votato
no 58).

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Agostini n. 9/4612/115. Il Governo?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Agostini n. 9/4612/115, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Granata, Scilipoti, Cesa, Casini, Boccuzzi, Razzi, Sardelli, Mondello, De Micheli, Strizzolo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 579
Votanti 358
Astenuti 221
Maggioranza 180
Hanno votato
300
Hanno votato
no 58).

Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Tullo n. 9/4612/116, accettato dal Governo, purché riformulato.

MARIO TULLO. Signor Presidente, non sono condizionato dal collega Giachetti (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Nessuno di noi può essere condizionato dal collega Giachetti!

MARIO TULLO. Inviterei anche i colleghi della maggioranza a votare tranquillamente, se il Governo si rimetterà all'Assemblea, perché chiediamo che le società pubbliche in equilibrio finanziario possano continuare ad assumere almeno i precari per garantire il servizio di pulizia delle strade. Quindi, credo che sia una Pag. 68cosa che potete anche votare con serenità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Governo?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, su questo argomento il Governo ha proposto una riformulazione assolutamente minimale. Quindi, siamo anche disponibili a cambiare parere e ad accettarlo.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Tullo n. 9/4612/116, Baretta n. 9/4612/117, De Biasi n. 9/4612/118 e Causi n. 9/4612/119, accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Rugghia n. 9/4612/120, accettato dal Governo, purché riformulato.

ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, chiedo al rappresentante del Governo di rivedere il parere e di accettare il mio ordine del giorno, senza riformulazione. Voglio soltanto dire che su questa materia abbiamo condotto un'indagine conoscitiva, con la quale, per le spese di investimento della difesa, prevediamo il passaggio alle Commissioni per il parere. Messa così, questo parere diventa facoltativo e non servirebbe assolutamente a nulla. Chiediamo di rivedere il parere conformemente a quanto abbiamo deciso unanimemente in Commissione difesa.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, dopo essermi consultato con il collega Crosetto, il Governo rivede il suo parere e accetta l'ordine del giorno Rugghia n. 9/4612/120.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rugghia n. 9/4612/120, accettato dal Governo.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, sempre come piccolo consiglio...

PRESIDENTE. Non dia troppi consigli!

ROBERTO GIACHETTI. Atteso che il Governo è alla resa totale, se vogliamo risparmiare tempo, senza doverlo fare su ogni ordine del giorno, se il Governo li accetta tutti arriviamo definitivamente...

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, vi è un Regolamento che seguiamo, anche per la serietà del nostro procedere in Aula.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Realacci n. 9/4612/121, Porta n. 9/4612/122, Gianni Farina n. 9/4612/123 e Fedi n. 9/4612/124, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bucchino n. 9/4612/125. Il Governo?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo si rimette alla volontà dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bucchino n. 9/4612/125, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Golfo, Holzmann, Sardelli, De Girolamo, Sposetti, Armosino, Misiani, D'Amico...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 69
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 576
Votanti 400
Astenuti 176
Maggioranza 201
Hanno votato
294
Hanno votato
no 106).

Prendo atto che i deputati Bosi e Mosella hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Onorevole Narducci, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4612/126, accettato dal Governo?

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, vorrei aggiungere qualche parola perché sappiamo che lo strumento dell'ordine del giorno ha un valore abbastanza limitato.
Oltre tre mesi fa la Camera ha approvato all'unanimità una mozione, accogliendo anche l'indicazione del sottosegretario Bruno Cesaro su questa materia. Da quel momento non è successo assolutamente nulla. Ricordo l'impegno solenne di molti responsabili colleghi della Lega di togliere, nel giro di ventiquattro ore, la Svizzera dalla black list.
Qui vi sono problemi irrisolti, come quello della differenza salariale dei lavoratori frontalieri, o quello dei licenziamenti, ma, soprattutto, nel momento in cui si chiede al popolo italiano un sacrificio enorme, non si capisce perché il Governo non proceda a calendarizzare un incontro con il Governo svizzero per avviare la concertazione sulla doppia convenzione contro l'imposizione fiscale. Credo che questo sia un atteggiamento autolesionistico del Governo, soprattutto nel momento in cui si chiede un sacrificio enorme, in termini di tasse e di prelievi, ai cittadini italiani.
Quindi, vorrei cogliere questa occasione per esprimere una raccomandazione, da italiano, al Governo che gestisce questa materia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Garavini n. 9/4612/127, accolto dal Governo come raccomandazione.

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, chiedo che si proceda alla votazione perché non è tollerabile che non sia stato ancora inserito il reato di autoriciclaggio.
Anche il codice antimafia, appena deliberato e firmato dal Presidente della Repubblica, non lo ha previsto. Dunque, non è tollerabile che il Governo, ancora una volta, non si impegni a riconoscere e ad inserire nel codice penale questa fattispecie di reato.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo si rimette alla volontà dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Garavini n. 9/4612/127, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Divella, Boccuzzi, Di Stanislao, Sardelli, Castagnetti, Grassi, Misiani, De Luca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 572
Votanti 396
Astenuti 176
Maggioranza 199
Hanno votato
353
Hanno votato
no 43).

Prendo atto che la deputata Goisis ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole. Pag. 70
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Samperi n. 9/4612/128, Contento n. 9/4612/129 per la parte ammissibile, Berardi n. 9/4612/130, Pizzolante n. 9/4612/131, Del Tenno n. 9/4612/132 e Misuraca n. 9/4612/133, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Garagnani n. 9/4612/134, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Lovelli n. 9/4612/135, accettato dal Governo, purché riformulato.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, vorrei chiedere al Governo di riconsiderare la riformulazione proposta che, mi pare, non tenga conto di un lavoro che sta andando avanti, in modo concreto e costruttivo, nella IX Commissione (Trasporti), anche con l'intervento del Governo che ha segnalato, con molta puntualità, nell'ambito del piano nazionale della logistica, l'esigenza di arrivare ad una regolamentazione del comparto dei trasporti con un'apposita autorità indipendente che oggi manca e che è necessaria per ridare slancio e per puntare ad una ripresa economica in questo settore.
Quindi, la riformulazione è contraddittoria e chiederei al Governo di ripensarci.

PRESIDENTE. Prima che il Governo esprima il proprio parere, ricordo che l'onorevole Boccuzzi ha chiesto di sottoscrivere l'ordine del giorno Lovelli n. 9/4612/135.
Qual è il parere del Governo?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo si rimette alla volontà dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lovelli n. 9/4612/135, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Scilipoti, Zucchi, Motta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 575
Votanti 348
Astenuti 227
Maggioranza 175
Hanno votato
304
Hanno votato
no 44).

Prendo atto che il deputato Baretta ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Meta n. 9/4612/136, e che il Governo si rimette alla volontà dell'Assemblea.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Meta n. 9/4612/136, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sardelli... onorevole Scilipoti... onorevole Repetti... onorevole Zucchi... onorevole Castagnetti... onorevole Traversa... onorevole Casini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 583
Votanti 352
Astenuti 231
Maggioranza 177
Hanno votato
306
Hanno votato
no 46). Pag. 71

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Velo n. 9/4612/137, Fiorio n. 9/4612/138, Zaccaria n. 9/4612/139, Duilio n. 9/4612/140 e Zamparutti n. 9/4612/141, accettati dal Governo.
Onorevole Giorgetti, c'è una distonia sull'ordine del giorno Zamparutti n. 9/4612/141: a me risulta che il Governo lo abbia accettato, agli uffici risulta invece che lo abbia accolto come raccomandazione. Mi dica lei se è stato accettato o invece accolto come raccomandazione.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo ha espresso parere favorevole, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/4612/143, accolto dal Governo come raccomandazione.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, vorremmo chiedere al Governo di rivedere la propria posizione. Stiamo infatti parlando di una cosa molto semplice e cioè quella di evitare una procedura di infrazione da parte dell'Unione europea. Esiste infatti una giurisprudenza della Corte di giustizia, consolidata, che chiarisce che la normativa in materia di aiuti di Stato si applica a qualsiasi soggetto che eserciti un'attività commerciale. Non adeguarsi a questo vuol dire sostenere la concorrenza sleale e presentarsi di fronte alla Corte di giustizia per perdere certamente la causa. Chiediamo che il Governo riveda il proprio parere e accetti l'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/4612/143.

PRESIDENTE. Il Governo? Chiedo anche ai colleghi di essere successivamente molto brevi: abbiamo solo cinque minuti e poi è prevista la diretta radiotelevisiva.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo si rimette alla volontà dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/4612/143, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 580
Votanti 410
Astenuti 170
Maggioranza 206
Hanno votato
32
Hanno votato
no 378).

Prendo atto che la deputata Motta ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto astenersi e che il deputato Damiano ha segnalato che avrebbe voluto astenersi. Prendo altresì atto che i deputati Giachetti e Calvisi hanno segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Bernardini n. 9/4612/144, accolto dal Governo come raccomandazione.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, chiedo al Governo di prestare attenzione all'ordine del giorno in esame perché in realtà noi richiamiamo le regole penitenziarie europee del 2006 che stabiliscono che non si possa fare appello alla mancanza di risorse laddove vengano violati diritti umani fondamentali. Lo diciamo per quel che riguarda la situazione delle carceri e informo tutti che in molti istituti penitenziari addirittura si è arrivati al livello che mancano il cibo e gli strumenti per pulire le celle e quindi l'igiene. Chiedo pertanto al Governo di rivedere il proprio parere.

Pag. 72

PRESIDENTE. Il Governo?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo si rimette alla volontà dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bernardini n. 9/4612/144, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Buonfiglio... onorevole Sardelli... onorevole Martinelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 578
Votanti 416
Astenuti 162
Maggioranza 209
Hanno votato
310
Hanno votato
no 106).

Prendo atto che i deputati Nola e Pistelli hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Beltrandi n. 9/4612/145, Saltamartini n. 9/4612/146, Guido Dussin n. 9/4612/147, Giancarlo Giorgetti n. 9/4612/149, Togni n. 9/4612/150 e Comaroli n. 9/4612/151, accettati dal Governo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Reguzzoni n. 9/4612/152, accolto dal Governo come raccomandazione. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Volpi n. 9/4612/153, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Caparini n. 9/4612/154, Consiglio n. 9/4612/155, Crosio n. 9/4612/156, Dal Lago n. 9/4612/157 e Forcolin n. 9/4612/158, accolti dal Governo come raccomandazione. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Gidoni n. 9/4612/159 e Bitonci n. 9/4612/160, accettati dal Governo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Montagnoli n. 9/4612/161 e Zeller n. 9/4612/162, accolti dal Governo come raccomandazione. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Vannucci n. 9/4612/163, accettato dal Governo. Onorevole Quartiani, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4612/164, accettato dal Governo?

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Si, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Quartiani n. 9/4612/164, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ciccioli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 571
Votanti 402
Astenuti 169
Maggioranza 202
Hanno votato
367
Hanno votato
no 35).

Prendo atto che il deputato Nola ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Lulli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Strizzolo n. 9/4612/165, accolto dal Governo come raccomandazione.

Pag. 73

IVANO STRIZZOLO. Si, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il Governo si rimette all'Aula. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Strizzolo n. 9/4612/165, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Castagnetti, onorevole Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 563
Votanti 382
Astenuti 181
Maggioranza 192
Hanno votato
344
Hanno votato
no 38).

Prendo atto che il deputato Cesa ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Strizzolo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Stagno D'Alcontres n. 9/4612/166, accolto dal Governo come raccomandazione. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pelino n. 9/4612/167, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Pagano n. 9/4612/168, Vincenzo Antonio Fontana n. 9/4612/169 e Laganà Fortugno n. 9/4612/170, accolti dal Governo come raccomandazione. Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Raisi n. 9/4612/171, accolto dal Governo come raccomandazione.

ENZO RAISI. Si, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.

PIER FERDINANDO CASINI. Presidente, la diretta RAI aspetterà!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Raisi n. 9/4612/171, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cesa, onorevole Tanoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 581
Votanti 444
Astenuti 137
Maggioranza 223
Hanno votato
259
Hanno votato
no 185).

Prendo atto che il deputato Polledri ha segnalato di essersi astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Ciccanti n. 9/4612/172, Occhiuto n. 9/4612/173, e Binetti n. 9/4612/174, accettati dal Governo...

ROBERTO GIACHETTI. Presidente, il parere sull'ordine del giorno Binetti n. 9/4612/174 è diverso!

PRESIDENTE. Se non leggo male perché sono gli appunti che mi ha lasciato la Presidente Bindi...

ROBERTO GIACHETTI. Se il Governo cambia parere è un altro paio di maniche!

PRESIDENTE. No, non è che cambia parere, se c'è scritto favorevole. Scusi sottosegretario, il Governo cosa decide sull'ordine del giorno in questione?

Pag. 74

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'ordine del giorno Binetti n. 9/4612/174 è accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Onorevole Binetti insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4612/174, accolto dal Governo come raccomandazione?

Testo sostituito con errata corrige volante PAOLA BINETTI. Signor Presidente, questo è uno dei pochi ordini del giorno che hanno come obiettivo l'università e un'attenzione concreta al personale che all'università lavora a tempo determinato. È una sorta di garanzia per molte persone che sono a volte tra le più giovani e le più brillanti che lavorano nelle nostre università. Resto semplicemente stupida del fatto che non si sia prestata la giusta attenzione a tutelare una classe nei confronti della quale non c'è stata nessuna misura positiva nel senso di sviluppo di capacità e di competenze, e soltanto una sorta di tolleranza a questo tipo di quesito.
Per il resto mi farebbe piacere che l'Aula lo votasse come un gesto di attenzione nei confronti dell'università e delle persone che vi lavorano a tempo determinato.
PAOLA BINETTI. Signor Presidente, questo è uno dei pochi ordini del giorno che hanno come obiettivo l'università e un'attenzione concreta al personale che all'università lavora a tempo determinato. È una sorta di garanzia per molte persone che sono a volte tra le più giovani e le più brillanti che lavorano nelle nostre università. Resto semplicemente stupita del fatto che non si sia prestata la giusta attenzione a tutelare una classe nei confronti della quale non c'è stata nessuna misura positiva nel senso di sviluppo di capacità e di competenze, e soltanto una sorta di tolleranza a questo tipo di quesito.
Per il resto mi farebbe piacere che l'Aula lo votasse come un gesto di attenzione nei confronti dell'università e delle persone che vi lavorano a tempo determinato.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti. Prendo atto che il Governo si rimette all'Assemblea.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Binetti n. 9/4612/174, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti, onorevole Sardelli, onorevole Mazzuca, onorevole Scanderebech, onorevole Martinelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 574
Votanti 375
Astenuti 199
Maggioranza 188
Hanno votato
346
Hanno votato
no 29).

Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ria n. 9/4612/175, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Libè n. 9/4612/176, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rao n. 9/4612/177.
Prendo atto che il Governo si rimette all'Assemblea.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rao n. 9/4612/177, sul quale il Governo si è rimesso all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 18,30).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 567
Votanti 388
Astenuti 179
Maggioranza 195
Hanno votato
359
Hanno votato
no 29).

Prendo atto che la deputata Gnecchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del Pag. 75giorno Pezzotta n. 9/4612/178, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Scanderebech n. 9/4612/179, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mantini n. 9/4612/180, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Naro n. 9/4612/182, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Poli n. 9/4612/183, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Compagnon n. 9/4612/184, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mereu n. 9/4612/185, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Calgaro n. 9/4612/186, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/4612/187, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ruggeri n. 9/4612/188, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Delfino n. 9/4612/189, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mondello n. 9/4612/190, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Miotto n. 9/4612/191. Il Governo?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Aula.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Miotto n. 9/4612/191, sul quale il Governo si è rimesso all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesa, D'Amico, Ruben...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 576
Votanti 352
Astenuti 224
Maggioranza 177
Hanno votato
307
Hanno votato
no 45).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mario Pepe n. 9/4612/192, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marsilio n. 9/4612/193, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rampelli n. 9/4612/194, accettato dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Iapicca n. 9/4612/195 è stato dichiarato inammissibile.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Corsaro n. 9/4612/196, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Valducci n. 9/4612/197, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/4612/198, accettato dal Governo. Pag. 76
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nizzi n. 9/4612/199, accettato dal Governo, purché riformulato.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4612)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che secondo quanto stabilito in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale di un rappresentante per gruppo e per ciascuna delle componenti politiche del gruppo Misto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, noi del gruppo...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego.

DANIELA MELCHIORRE. ...Misto-Liberal Democratici-MAIE voteremo contro la manovra odierna (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Non possiamo, infatti, condividere l'avvitamento depressivo che essa rappresenta. Una manovra che non contempla la crescita del Paese, ma che prevede solo aumento dell'IVA, superprelievi, tagli agli enti locali e alle pensioni. Eppure basterebbe ridurre...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di consentire all'onorevole Melchiorre di svolgere il suo intervento.

DANIELA MELCHIORRE. ... del 10 per cento le voci dell'economia sommersa, un buco nero che vale in tutto oltre 400 miliardi e il pareggio di bilancio nel 2013 sarebbe assicurato, senza sfiorare le tasche di chi le tasse già le paga. Sì perché la verità di fondo che emerge anche oggi è che il Governo vuole un'Italia divisa in due, quella di coloro a cui imporre la manovra e quella di coloro a cui proporla. Tra i primi ci sono i dipendenti pubblici, i pensionati, gli onesti; tra i secondi prosperano protetti, i furbi, i corrotti, gli evasori.
Perché diciamolo una volta per tutte a Governo e maggioranza, smettete di prendere per il fondelli gli italiani onesti. Non potete continuare ad aggirare i problemi di proporzioni elefantiache da cui siamo afflitti da anni: l'impressionante tasso di evasione fiscale e i numeri da Terzo mondo della corruzione. In Italia, infatti, ci sono ogni anno 120 miliardi di euro di evasione fiscale e 60 miliardi che se ne vanno in tangenti per la corruzione. A fronte di ciò il Governo propone dissennatamente i super prelievi ben sapendo che nel nostro Paese ufficialmente solo l'1 per cento dei contribuenti guadagna più di 100 mila euro. In tutto sono 77 mila persone e la metà dichiara redditi inferiori ai quindicimila. Altro che riduzione delle tasse! Tra un po' sarete costretti ad imporre un'altra manovra punitiva. Senza contare le troppe leggi che hanno indebolito la lotta al crimine finanziario come la depenalizzazione di fatto del falso in bilancio o i condoni a favore dei grandi evasori. In ragione di ciò continuiamo a chiederci come il Governo possa ormai da tre anni a questa parte proporre manovre economiche che prevedono solo tagli, tasse e nessuna prospettiva. Concludo che il dato ancora più allarmante è che per approdare a questa manovra monster, da estorcere a colpi di fiducia, il Governo e la maggioranza hanno fornito uno spettacolo indecoroso per settimane, manifestando ancora una volta un'enorme debolezza e inadeguatezza al ruolo di guida del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-LiberalDemocratici-MAIE e Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicco. Ne ha facoltà.

Pag. 77

Testo sostituito con errata corrige volante ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, il 3 agosto in quest'aula il Presidente del Consiglio ha testualmente affermato che la manovra approvata a luglio era stata giudicata adeguata e sufficiente dall'Europa e da tutti gli osservatori internazionali anche relativamente alla tempistica e aveva proseguito tracciando un quadro dei conti pubblici rassicurante. Forse si riferiva non all'Italia ma ad un Paese immaginario. Tant'è che due giorni dopo avete dovuto enunciare che occorreva una manovra aggiuntiva. Da allora in un percorso surreale è seguito un incredibile affastellarsi di trovate estemporanee da parte di novelli apprendisti stregoni in campo economico: dal tentativo di fare cassa colpendo le pensioni o infierendo sui piccoli comuni neanche fossero la causa del debito pubblico del Paese e non, come invece noi crediamo, cellule di base della nostra democrazia e, nelle realtà montane, presidio ineliminabile del territorio o ancora colpendo un mondo agricolo già in palese difficoltà.
Per non parlare poi del balbettio sul contributo di solidarietà per i redditi medio-alti - mi sono subito tremati i polsi - o dell'inserimento di norme quali quelle contenute all'articolo 8 che non incidono per nulla sul pareggio di bilancio ed inaspriscono invece forse volutamente lo scontro sociale. C'è di che rimanere allibiti e sconcertati. Avete tentato anche di scardinare i principi base della legge n. 42 sulla definizione condivisa del Patto di stabilità con le regioni a statuto speciale e le province autonome e solo un emendamento voluto a gran forza dalle regioni interessate ha riaperto la possibilità di confronto per evitare la doppia penalizzazione, nel pieno di una crisi generale per impedire che le manovre bis, ter e quant'altre siano una fatica di Sisifo. Di ben altra direzione politica avrebbe bisogno l'Italia cioè di un Governo forte, affidabile, stabile e coeso ovvero l'esatto contrario di ciò che oggi voi rappresentate. Da tutto ciò il voto contrario delle minoranze linguistiche (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).
ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, il 3 agosto in quest'aula il Presidente del Consiglio ha testualmente affermato che la manovra approvata a luglio era stata giudicata adeguata e sufficiente dall'Europa e da tutti gli osservatori internazionali anche relativamente alla tempistica e aveva proseguito tracciando un quadro dei conti pubblici rassicurante. Forse si riferiva non all'Italia ma ad un Paese immaginario. Tant'è che due giorni dopo avete dovuto enunciare che occorreva una manovra aggiuntiva. Da allora in un percorso surreale è seguito un incredibile affastellarsi di trovate estemporanee da parte di novelli apprendisti stregoni in campo economico: dal tentativo di fare cassa colpendo le pensioni o infierendo sui piccoli comuni neanche fossero la causa del debito pubblico del Paese e non, come invece noi crediamo, cellule di base della nostra democrazia e, nelle realtà montane, presidio ineliminabile del territorio o ancora colpendo un mondo agricolo già in palese difficoltà.
Per non parlare poi del balbettio sul contributo di solidarietà per i redditi medio-alti - vi sono subito tremati i polsi - o dell'inserimento di norme quali quelle contenute all'articolo 8 che non incidono per nulla sul pareggio di bilancio ed inaspriscono invece forse volutamente lo scontro sociale. C'è di che rimanere allibiti e sconcertati. Avete tentato anche di scardinare i principi base della legge n. 42 sulla definizione condivisa del Patto di stabilità con le regioni a statuto speciale e le province autonome e solo un emendamento voluto a gran forza dalle regioni interessate ha riaperto la possibilità di confronto per evitare la doppia penalizzazione. Nel pieno di una crisi generale per impedire che le manovre bis, ter e quant'altre siano una fatica di Sisifo, di ben altra direzione politica avrebbe bisogno l'Italia cioè di un Governo forte, affidabile, stabile e coeso ovvero l'esatto contrario di ciò che oggi voi rappresentate. Da tutto ciò il voto contrario delle minoranze linguistiche (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A). Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, quest'anno abbiamo festeggiato in quest'aula i centocinquanta anni dell'unità d'Italia e vorrei rifarmi proprio ad un momento della nostra storia nazionale quando proprio in quest'aula il Ministro delle finanze del Governo da lui presieduto, Marco Minghetti, annunciò il pareggio di bilancio. Fu una data storica perché dimostrò che l'Italia poteva farcela con le proprie risorse. Oggi la storia si ripropone e l'Italia ci chiede di tornare ancora a quel momento che ha portato all'unificazione nazionale. L'Italia vuole essere guidata fuori della crisi, non assecondata nelle proprie debolezze, nei propri privilegi, nelle proprie rendite di posizione.
Noi abbiamo cominciato con questa manovra, ma è solo l'inizio, perché se vogliamo risolvere i problemi della nostra vita associata dobbiamo mettere mano alle riforme. Ci vuole meno Stato, uno Stato meno costoso e ringrazio il Ministro Brunetta, che ha cominciato a togliere le auto blu. Ci vuole meno Stato nella gestione dei servizi, dove la mano privata può fare più della mano pubblica, ma ci vuole anche più Stato nella tutela dei diritti, più Stato nella sicurezza dei cittadini. Io sono convinto che oggi è un nuovo inizio su una stagione di riforme che sicuramente ci porterà a risolvere i problemi della nostra vita associata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Commercio. Ne ha facoltà, per tre minuti.

Testo sostituito con errata corrige volante ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente e onorevoli colleghi, stiamo affrontando la conclusione di un ciclo economico dei Paesi occidentali fortemente sottovalutato dall'Esecutivo, per il quale l'ammissione della gravità della crisi è solo recente, in un momento in cui la graduale perdita di credibilità internazionale del nostro Paese non ha precedenti. A soli 45 giorni di distanza ci Pag. 78ritroviamo qui ad approvare una manovra economica dal fiato corto, proposta sotto l'abile regia leghista, in quattro versioni differenti, per attendere il giudizio delle autorità e dei mercati europei, un mix di interventi normativi che rischiano di attentare non solo alla coesione sociale, ma allo stesso funzionamento della macchina statale, facendo scivolare il Paese - come le recenti mobilitazioni a tutti i livelli sociali dimostrano - verso un disordine politico, sociale ed istituzionale.
La forte e tempestiva mobilitazione sociale sollevatasi ha consentito l'accantonamento di alcune inique misure - basti pensare alla decurtazione della tredicesima mensilità dei pubblici dipendenti o alla sterilizzazione, ai fini del calcolo dell'anzianità pensionistica, degli anni del riscatto militare e della laurea - ma non ha scongiurato il serio pericolo e l'aggravarsi della stagnazione dei consumi indotta dall'aumento dell'aliquota IVA, che rischia di innescare nuova inflazione e gli frenare ulteriormente crescita ed occupazione.
I comuni, già in affanno a causa dei tagli perpetrati negli ultimi due anni e dalla perdita dell'ICI, temono di non riuscire ad adempiere alle loro funzioni e di vedere compromessi l'erogazione dei servizi sociali ed i livelli essenziali delle prestazioni ai cittadini o di vederne aumentare i costi, considerato che agli enti locali la manovra ha anticipato la facoltà di aumentare i tributi.
Stigmatizziamo inoltre come l'obiettivo della riduzione del 14 per cento della spesa delle autonomie locali comporterà un'ulteriore diminuzione del PIL ed il blocco di numerosi cantieri. Sono tagli che ci fanno legittimamente affermare che il federalismo fiscale, già affossato dalla manovra di luglio da una parte e dall'autonomia delle linee di governo dall'altra, sia seriamente compromesso. Sono tutte considerazioni, queste, che ci inducono a non votare una manovra iniqua, depressiva, priva di misure che puntino alla crescita e che penalizza ulteriormente fasce sociali e aree deboli del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le autonomie-Alleati per il Sud).
ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente e onorevoli colleghi, stiamo affrontando la conclusione di un ciclo economico dei Paesi occidentali fortemente sottovalutato dall'Esecutivo, per il quale l'ammissione della gravità della crisi è solo recente, in un momento in cui la graduale perdita di credibilità internazionale del nostro Paese non ha precedenti. A soli 45 giorni di distanza ci Pag. 78ritroviamo qui ad approvare una manovra economica dal fiato corto, proposta sotto l'abile regia leghista, in quattro versioni differenti, per attendere il giudizio delle autorità e dei mercati europei, un mix di interventi normativi che rischiano di attentare non solo alla coesione sociale, ma allo stesso funzionamento della macchina statale, facendo scivolare il Paese - come le recenti mobilitazioni a tutti i livelli sociali dimostrano - verso un disordine politico, sociale ed istituzionale.
La forte e tempestiva mobilitazione sociale sollevatasi ha consentito l'accantonamento di alcune inique misure - basti pensare alla decurtazione della tredicesima mensilità dei pubblici dipendenti o alla sterilizzazione, ai fini del calcolo dell'anzianità pensionistica, degli anni del riscatto militare e della laurea - ma non ha scongiurato il serio pericolo e l'aggravarsi della stagnazione dei consumi indotta dall'aumento dell'aliquota IVA, che rischia di innescare nuova inflazione e gli frenare ulteriormente crescita ed occupazione.
I comuni, già in affanno a causa dei tagli perpetrati negli ultimi due anni e dalla perdita dell'ICI, temono di non riuscire ad adempiere alle loro funzioni e di vedere compromessi l'erogazione dei servizi sociali ed i livelli essenziali delle prestazioni ai cittadini o di vederne aumentare i costi, considerato che agli enti locali la manovra ha anticipato la facoltà di aumentare i tributi.
Stigmatizziamo inoltre come l'obiettivo della riduzione del 14 per cento della spesa delle autonomie locali comporterà un'ulteriore diminuzione del PIL ed il blocco di numerosi cantieri. Sono tagli che ci fanno legittimamente affermare che il federalismo fiscale, già affossato dalla manovra di luglio da una parte e dall'autonomia dei livelli di governo dall'altra, sia seriamente compromesso. Sono tutte considerazioni, queste, che ci inducono a non votare una manovra iniqua, depressiva, priva di misure che puntino alla crescita e che penalizza ulteriormente fasce sociali e aree deboli del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le autonomie-Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà, per quattro minuti.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, chiedo scusa per la voce: è quella che è. Io penso che il Governo abbia commesso un grave errore di sottovalutazione della crisi in questi tre anni. Ricordiamo le parole di Berlusconi: «Siamo i più bravi» lo dico al Ministro Rotondi che è presente e di questo lo ringrazio «siamo i più bravi, siamo i migliori in Europa, usciremo prima e meglio degli altri fuori dalla crisi. Poi al bilancio abbiamo un genio». Giulio Tremonti, che aveva previsto tutto: infatti è stato in grado di sostenere tutto e il suo contrario, come capita oggi con la vicenda della Cina. Mi ricordo che all'inizio dell'altra legislatura alcuni leghisti avevano pensato di mettere dei dazi nei confronti dei prodotti cinesi. Oggi siamo qui a scoprire che sono arrivati i salvatori della patria. Quindi, se questi sono quelli che ci dovevano portare fuori dal tunnel, capisco perché ci siamo dentro. L'errore di sottovalutazione e la vanagloria di essere i più bravi.
Berlusconi, poi - gli parlerei direttamente, ma non è presente - va in Europa e attacca le opposizioni, dicendo che le opposizioni sono responsabili per aver tramato contro l'interesse dell'Italia. Ma io mi chiedo: non potrebbe cominciare a guardarsi allo specchio? Davvero è convinto che il suo Governo e, soprattutto, lui non c'entrino niente con il giudizio di inaffidabilità che i mercati danno al nostro Paese? Ma quando va in Europa, non sente il clima di freddezza che c'è nei suoi confronti? Non si rende conto che il permanere in quella condizione, anche di arroganza, trascina il Paese nel baratro?
Io credo che il Paese ce la potrebbe fare - ha le risorse e l'energia per farcela -, ma non ce la può fare con Berlusconi: per questo l'Italia gli sta revocando la fiducia. Io penso che si potrebbe parlare Pag. 79chiaro al Paese, fare delle azioni strutturali ed incisive, che avete sempre negato; invece dei tagli lineari, una grande azione di spending review, come aveva iniziato a fare il Ministro Padoa Schioppa, con una commissione che poi è stata cancellata, analizzando i capitoli della spesa e facendolo con grande serietà. Non tutta la spesa è uguale, ma questo presuppone di saper dire di «no», di dare valutazioni forti e di principio.
In ordine alla previdenza, non si può dire, come ha detto ieri, che ce lo impone l'Europa. Noi dobbiamo essere in condizione di valutare quali sono gli andamenti della vita media, quali sono le tabelle attuariali che ne scaturiscono, quali sono le conseguenze che dobbiamo mettere in campo per mantenere in equilibrio la spesa previdenziale. Con riferimento alla spesa sanitaria, davvero il Governo sta adottando delle procedure per controllare la qualità del Servizio sanitario nazionale? Oppure quei 110 miliardi di euro che sono trasferiti alle regioni sono praticamente senza controllo? Per quanto riguarda gli enti locali, mi sembra che essi stiano facendo qualcosa: nelle ultime tre operazioni in tredici mesi, li hanno bersagliati in maniera diretta, al punto che i sindaci sono diventati gli esattori delle imposte o delle tariffe o delle tasse che il Governo nazionale dice di non mettere. In realtà, costringe gli amministratori locali a farlo.
Quindi, si potrebbero fare delle cose serie, come una riforma fiscale complessiva, che riduca drasticamente il sommerso e la pressione sui redditi da lavoro e da pensione. Invece no, voi avete una visione europea negativa: e dovreste averla viva, positiva e appassionata.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Tabacci.

BRUNO TABACCI. Abbiamo in tasca l'euro, non la lira, e già ci impegna a comportamenti rigorosi. È inutile ironizzare sulla Merkel: dobbiamo essere capaci noi di comportamenti responsabili. In questo modo, la manovra potrà essere creduta, ma guidata da voi non va da nessuna parte. E questa non è l'ultima manovra: tra poco, dovrete predisporne un'altra (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia e di deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, colleghi, mi rivolgo ovviamente a quei colleghi che, anche oggi, si accingono a comportarsi come le tre scimmiette che non vedono, non sentono, non parlano e alzano la manina per «poltrona presa». Forse, non vi siete accorti che, oggi, qui, dovremmo votare la fiducia al Governo Berlusconi, una fiducia che il Paese reale, che le istituzioni nazionali e internazionali hanno già tolto da tempo e che solo voi vi ostinate a dare a questo Governo solo per rimanere attaccati alla vostra poltrona. Quindi, oggi, voi non siete più persone che date la fiducia, ma siete solo complici della disfatta di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Dico questo, perché noi oggi siamo chiamati a dare una doppia fiducia: al Governo Berlusconi e alla manovra che questo Governo, questa mattina, ha predisposto per l'ultima volta, perché domani dovrà farne un'altra ancora. Al Governo Berlusconi, la fiducia non si può dare, perché egli ha ridotto l'Italia ad un Paese ridicolo: ci stanno prendendo in giro nel mondo, ci stanno disprezzando, ci stanno considerando come delle marionette; ci stanno considerando per quel che non siamo per colpa di un signorotto, ricotto e anzianotto, che ha i suoi viziotti, che ce la fa pagare a tutti quanti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
È un Governo quindi, che non può avere la fiducia di un Parlamento normale, non dovrebbe poterla avere, perché ha adottato un sistema deteriore, quello di utilizzare le istituzioni per fini propri e soprattutto per fini di tipo giudiziario. Forse i cittadini, quelli che ci ascoltano, non sanno, ma è bene far sapere loro, che la settimana prossima, al Senato, con tutto Pag. 80il mondo che ci sta crollando addosso, ci dobbiamo occupare di un conflitto di attribuzione nei confronti della procura di Milano perché dovremmo sostenere in Parlamento che «Ruby Rubacuori» era la nipote di Mubarak e che quindi quella telefonata alla questura di Milano è stata fatta per motivi istituzionali. Sì può impegnare il Parlamento con questioni del genere? Forse i cittadini non sanno che la prossima settimana dobbiamo occupare questo Parlamento, quest'Aula del Parlamento, per sostenere una tesi bizzarra e cioè che siccome chi accusa un parlamentare nei cui confronti è stato chiesto un provvedimento di cattura perché accusato di fatti gravi contro la pubblica amministrazione è appunto l'accusatore - e appunto l'accusa, se no che accusatore è? Se c'è una corruzione, uno ha dato, uno ha preso, se uno dei due parla è chiaro che accusa l'altro - ebbene ci sarebbe un fumus persecutionis nei suoi confronti, così scambiando il fumus persecutionis, che è l'unico caso in cui non si dovrebbe dare l'autorizzazione a procedere, quando questo è fatto dal magistrato, nel fumus persecutionis del complice che lo accusa.
Solo in questo Parlamento noi possiamo permetterci di fare questo perché in questo Parlamento c'è il maggior conflitto di interessi: persone che sono qui, la mattina, per prendere provvedimenti che servono il pomeriggio a loro e agli amici loro, compreso il Presidente del Consiglio, che è il primo dante causa di questo conflitto di interesse (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Questo è e si chiama sistema piduista di gestione del potere e d'altronde lo ha indicato e lo ha spiegato molto bene questa mattina, uno che alla P2 era iscritto, l'onorevole Cicchitto, il quale ha appunto detto che secondo lui ci sarebbe un uso politico della giustizia. Qui, onorevole Cicchitto dobbiamo fare a capirci: di quale uso politico parliamo? L'unico uso politico della giustizia qui lo stanno facendo i parlamentari e il Governo che utilizzando le loro funzioni vogliono sfuggire alla giustizia dopo che hanno commesso dei reati (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). La colpa non è dei giudici che cercano di scoprire i reati anche se a commetterli sono parlamentari e Ministri. La colpa è di parlamentari e Ministri che, invece di fare il loro dovere, rubano e si fanno le leggi per non farsi processare.
Questa è la ragione della non credibilità del sistema Paese, questa è la ragione per cui la crisi che avvolge il sistema mondiale dell'economia, in Italia si stravolge in una crisi nella crisi e si chiama crisi Italia, dovuta alla non credibilità di questo Governo, dovuta soprattutto alle giravolte di questo Parlamento.
Io vorrei ricordare una cosa: nel 1993 l'immunità parlamentare venne abolita, non perché ci fossero le toghe rosse, ma perché parlamentari come Gasparri e La Russa fecero una mozione in cui dissero che l'immunità parlamentare era uno strumento vergognoso per sottrarsi al corso della giustizia. Oltre a questi due c'era anche lei, Presidente Fini; lei però, a differenza loro, per coerenza e per non rinnegare la sua storia personale e quella della destra di Almirante ha dovuto allontanarsi dal partito che aveva fondato, dopo essersi accorto di aver creato un mostro (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Vorrei ricordare a lei, Ministro Maroni - l'ho vista qui prima, ma non so se anche lei ha fatto come Berlusconi, è scappato via prima - che lei, insieme a Bossi, il 2 giugno del 1992 ha presentato una proposta di legge sull'autorizzazione a procedere in cui diceva esattamente: «non deve occorrere alcuna autorizzazione per arrestare i parlamentari qualora accusati di peculato, malversazione, concussione, corruzione, abuso d'ufficio». Questo lo hanno detto nel 1993 Bossi e Maroni. Nel 1993 Bossi ha definito «i soliti Porci» quei parlamentari che avevano salvato Craxi votando contro l'autorizzazione a procedere. Bene, vorrei dire ai cittadini italiani che ci ascoltano che ieri, 13 settembre 2011, lo stesso ministro Bossi ha detto: «a me non piace fare arrestare la gente». Ora, caro Umberto, qual è la gente a cui ti riferisci e che non ti piace arrestare? Solo i parlamentari o tutti quanti? Questa regola che i cittadini Pag. 81non devono essere arrestati vale soltanto per quelli che sbarcano senza passaporto a Lampedusa o anche per i parlamentari che qui dentro rubano, magnano e se ne fottono (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?
Lei, Ministro Bossi, lei, Ministro Maroni, voi della Lega dovreste riflettere perché lì sopra, questa mattina, gli ex leghisti hanno esposto un lenzuolo per dirvi che non ne possono più di questa Lega, che il sabato e la domenica va lì al nord a dire che vogliono spaccare il mondo ed il lunedì e il martedì vengono qui a svendere la dignità di un popolo per farsi soltanto gli affari propri (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Questa è la ragione per cui questo Governo non ha più credibilità, questa è la ragione per cui voi potete porre la fiducia qui dentro, ma non avete più la fiducia del Paese. Voi siete il problema, voi siete la causa di questa crisi economica, finanziaria, morale, etica e politica di questo Paese. Voi, solo andando via da qui, ridate la possibilità a questo Paese di poter risorgere e rinascere.
Ecco perché dico «no» a questo Governo e «no» alla manovra che avete fatto, perché questa manovra è sbagliata ed ingiusta. Non lo dico io solo, non lo dice solo l'Italia dei Valori, non lo dice soltanto la sinistra della CGIL - certo l'ha detto la Camusso, lo hanno detto gli altri sindacati -, ma lo ha detto oggi una notissima comunista all'Assemblea degli industriali a Perugia, lo ha detto la presidente di Confindustria, Marcegaglia, la quale oggi ha detto che questa è una manovra depressiva, che è sbagliata, perché è composta tutta di tasse, quando il Governo aveva detto che sarebbe stata per due terzi di tagli e per un terzo di tasse; è il contrario di quel che ha detto, questo ha fatto il Governo, non ha niente di strutturale, non ha nulla di privatizzazioni, nulla sulle liberalizzazioni e, inoltre, il balletto sui costi della politica è così imbarazzante che ha fatto un grave danno alla credibilità del Paese; parole di quella «comunista» della presidente di Confindustria. Allora, dovete chiedervi: se domani, amministratori e politici, non solo del centrosinistra, ma anche del centrodestra, vanno a manifestare contro la manovra, davvero si tratta di una manovra che è fatta bene? Andate a dirlo agli amministratori vostri leghisti, vostri del PdL, che vanno a marciare contro di voi per la schifezza di manovra che avete fatto.
State vendendo fumo soltanto per fregarvi l'arrosto, e l'arrosto si chiama impunità, si chiama intrallazzi, si chiama farsi gli affari propri, e chiamando antipolitica quel che per noi è la vera politica: l'esercizio diretto attraverso i referendum e attraverso proposte di legge di iniziativa popolare per cambiare questa legge elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Vergognatevi, per il solo fatto che 350 mila cittadini hanno firmato una proposta di legge di iniziativa popolare per mandare a casa tutti i condannati e voi neanche la mettete all'ordine del giorno, solo perché il primo promotore si chiama Grillo! Questo vuol dire semplicemente fregarsene dei cittadini!

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. Per questa ragione noi vi sfiduciamo oggi, il Paese vi sfiducerà al più presto. Speriamo che lo faccia presto, perché altrimenti arriverà la rivolta sociale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, si è parlato, da parte del Presidente del Consiglio - anche in sedi estere, visto che lui ci tiene molto - di opposizioni criminali, anti-italiane ed irresponsabili. Vorrei capire di cosa parla il signor Presidente del Consiglio, dal momento che per la seconda volta in una Pag. 82manciata di settimane, per senso di responsabilità e di lealtà repubblicana, accettiamo, come opposizioni, che alla Camera un provvedimento così grave e importante venga esaminato e votato con la fiducia, senza emendamenti, in quattro giorni. Accettiamo anche questa volta, poi vedremo se sarà opportuno o utile accettare ancora questo metodo, questa procedura accelerata, ma voteremo «no» convintamente a questa manovra sbagliata. I mercati giudicano su tre elementi, e i mercati sono coloro che quotidianamente prestano allo Stato italiano i soldi per tenere aperti gli ospedali e per tenere aperte le scuole, visto che siamo un Paese indebitato.
Giudicano in base a quanti tagli alla spesa si riescono a fare e quali, a quante tasse ci sono e qual è la crescita. Vedete, questa manovra - mi dispiace dirlo, ma è così - è negativa perché è costruita per il 65 per cento su nuove tasse e per il resto su tagli di spesa che sono tutti da verificare e nuove entrate sulla lotta all'evasione, altrettanto da verificare.
Il punto vero è che l'unica forza contenuta in questa manovra e nelle manovre di queste settimane è che l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013 è affidato ad una cosiddetta clausola di salvaguardia che dice: se i conti non andranno bene, se la riforma fiscale non darà - e non li darà - nuovi gettiti, allora interverrà un taglio delle deduzioni e delle detrazioni, dai carichi di famiglia alle spese per la scuola alle spese sanitarie, cioè di nuovo nuove tasse, questo è quello che ci contestano i mercati.
La spesa pubblica cresce - perché sta crescendo - le tasse rincorrono la spesa e aumentano ancora. Avremo il bilancio in pareggio, forse, con un 50 per cento di tasse sul PIL e un 50 per cento di spese. Sono numeri che sono intollerabili e insostenibili. Anche gli altri Paesi sono indebitati, ci dicono. Anche i grandi Paesi come la Francia e gli Stati Uniti hanno aumentato il debito, ma questa non è una consolazione, deve essere una preoccupazione, perché significa che nel mondo c'è una concorrenza forte, fatta da Paesi più credibili del nostro, a chiedere i soldi agli investitori. L'ho detto a luglio e lo ripeto: i problemi più duri li abbiamo davanti e non alle spalle; le misure più dolorose le abbiamo davanti e non alle spalle. Ci è stato detto che ieri l'Unione europea ha applaudito alla manovra, ha detto al Presidente Berlusconi che le misure andavano bene. Ma c'è qualcuno, con intelligenza delle cose, che si potesse aspettare il contrario? Non lo dico per portare male, ma perché è così. Anche durante i provvedimenti presi dai Governi greci che si sono susseguiti c'era l'applauso alle misure che venivano prese, ma era un applauso a cui sarebbe seguita - come seguirà questa volta - la richiesta di nuove misure.
Non possiamo nasconderci dietro a un dito. Noi, come Futuro e Libertà, con il Terzo Polo, abbiamo presentato misure credibili e realistiche rispetto alle cose che sono state proposte dal Governo e ci avete detto di no senza discutere. Sia chiaro - perché non tutte le opposizioni sono uguali - che le misure che proponevano erano misure dure, che richiedevano sacrifici, ma avevano una prospettiva e non come è stato fatto da altre opposizioni che non hanno ancora deciso cosa faranno da grandi, se seguiranno le rivolte a prescindere della parte massimalista del sindacato o si assumeranno l'onere, come noi abbiamo fatto, di fare proposte realistiche e concrete per uscire dalla crisi, perché questo va detto (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Unione di Centro per il Terzo Polo). Buttare la palla in corner, dicendo di tornare a chiedere soldi a chi ha usufruito dello scudo fiscale e a chi ha fatto il condono per il rientro dei capitali dall'estero è facile e bello e può suscitare l'applauso, ma è irrealistico. Non è così che si possono trovare le risorse. Inoltre, sulla famosa lettera della Banca centrale europea a dire «no» è stata sicuramente la Lega, sono partiti i voti dentro la maggioranza, ma anche da parte dell'opposizione non si è fatto un buon mestiere.
Non esistono soluzioni salvifiche. Non è salvifica e non lo sarà la lotta all'evasione fiscale, non la patrimoniale, non le privatizzazioni Pag. 83da sole, non il mercato del lavoro, non le liberalizzazioni, nemmeno il fisco, nemmeno i costi della politica, nemmeno l'abolizione delle province, che voi non avete voluto un mese fa - PdL, Lega e PD - e che noi invece, coerentemente con quello che diciamo come Futuro e Libertà, con il Terzo Polo abbiamo votato (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Unione di Centro per il Terzo Polo).
Bisogna trovare il coraggio di fare alcune, molte di queste misure, non tutte, di farle tutte assieme e con credibilità. Il pareggio di bilancio e il rientro dal debito non sono un obiettivo. Il pareggio di bilancio ed il rientro dal debito sono le condizioni per ridare fiato all'obiettivo che tutti cerchiamo, che è quello di ricostruire nel Paese la fiducia sul fatto che in Italia i giovani, e non solo, possano continuare a scommettere sul proprio futuro e possano continuare a scommettere che nel nostro Paese si può perseguire la realizzazione delle proprie aspirazioni.
Senza il rigore di bilancio, senza le liberalizzazione per la crescita, questo non potrà avvenire. Ma oggi la questione che abbiamo davanti non è tanto una questione economica. Non sono le soluzioni tecniche che mancano. Certo, bisognerà discutere quali soluzioni vanno bene, mettere in competizione le soluzioni tecniche che ciascuno di noi propone, ma la vera questione è una questione politica. Lo dico con le parole di un grande liberale, di un grande economista, di un grande banchiere centrale, di un grande Presidente della Repubblica italiana come Luigi Einaudi: «Chi cerca rimedi economici a problemi economici è su una falsa strada, la quale non può che condurre se non al precipizio. Il problema economico è l'aspetto e la conseguenza di un ampio problema spirituale e morale». Credo che queste parole siano esattamente la fotografia di quello che sta accadendo in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Voi, signori del Governo, non potete farcela, perché la situazione è drammaticamente difficile, ma non potete farcela perché per farcela bisogna crederci e bisogna essere credibili. Voi non ci credete. Se Berlusconi avesse creduto alla rivoluzione liberale l'avrebbe perseguita in questa legislatura, se avesse creduto alle privatizzazioni, alle liberalizzazioni, ai tagli di spesa, alla riforma fiscale, alla riforma del mercato del lavoro, le avrebbe fatte, le avreste fatte. Noi le abbiamo chieste quando stavamo in maggioranza e ci avete detto di «no». Vi abbiamo anche detto, state attenti, andiamo tutti a sbattere, facciamo un nuovo Governo per l'economia. Non ci credevate, dicevate che le cose andavano bene e non avete voluto prendere i provvedimenti nei tempi giusti.
Poi c'è un'altra questione che è importante e rilevante ancor più della questione economica, anzi è essa stessa una questione economica, è la questione della credibilità del Governo. Anche le migliori misure, anche la migliore possibile delle manovre verrebbe in questo contesto divorata in poco tempo dall'aumento drammatico dei tassi di interesse e del costo del nostro debito, se l'Italia non riacquisterà la fiducia dei mercati e la fiducia internazionale. La leadership italiana oggi non è credibile in Europa e nel mondo. È giusto? È sbagliato? Non lo so, ma è un fatto come chiunque apra un quotidiano internazionale può rilevare tutti i giorni.
Non è credibile la leadership italiana sul piano personale perché oggi, quando si sa tutto di tutti, il privato dei politici e degli uomini delle istituzioni, piaccia o no, nel bene o nel male, in Italia e nel mondo, è un criterio di giudizio dell'affidabilità e si pagano perfino gli errori in buona fede. Ma non lo è sul piano più complessivo, sul piano politico. Prima avete negato la crisi, poi avete preso le misure a luglio dicendo che erano le misure di una riforma epocale e poi le avete ritirate.
Guardate, ve lo dice uno che ha contestato la manovra presentata ad agosto, era meglio portarla a casa così com'era, quella, con gli errori che conteneva, piuttosto che aprire questo balletto improvvisato che avete messo in scena nelle ultime settimane di agosto. Si tiravano i dadi: se esce pari facciamo la patrimoniale, se esce Pag. 84dispari aumentiamo le tasse per i ricchi. Questo è il segnale di un Governo allo sbando. Mi spiace dirlo, ma è così, e chi ci presta i soldi tutti i giorni a queste cose guarda.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Della Vedova.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Berlusconi e questo Governo - concludo, signor Presidente - sono la causa? No, onorevole Di Pietro, non sono la causa, ma non sono più la possibile soluzione e oggi, se non sei la soluzione, sei il problema. Siamo una Repubblica parlamentare, abbiamo la possibilità in questa legislatura di aprire una nuova stagione.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Della Vedova.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Perfino nel calcio il presidente cambia l'allenatore prima di andare in serie B. L'alternativa c'è, è difficile e senza sconti a nessuno. Pensateci colleghi del Governo, colleghi della maggioranza. La prossima manovra non potrà passare così, perché sarebbe da irresponsabili farla passare così e chiedere altri inutili sacrifici agli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Unione di Centro per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, a volte si coglie l'impressione nei nostri dibattiti che sfuggano alla dovuta riflessione le analisi approfondite sui termini concreti della crisi nella quale noi siamo immersi in Italia, in Europa e nel mondo occidentale.
Eppure, credo che su un punto almeno dovremmo essere tutti d'accordo: questa crisi, che è la più grave dagli anni Trenta del secolo scorso, segna un momento di profonda trasformazione. A tre quarti del secolo scorso si è registrato un cambiamento significativo. Siamo passati, colleghi, dal capitalismo manageriale a quello finanziario e in tale profondo cambiamento è diventata una costante la massimizzazione del profitto al di fuori di qualunque elemento regolatore, cui ha fatto da contraltare l'esplosione delle disuguaglianze.
Quindi, il tema è diventato soprattutto quello di un debito pubblico cresciuto e alimentato dall'illusione che, intervenendo sul fronte della domanda, si potessero correggere quelle storture e quelle asimmetrie. Ma se nel '29 bastò il New deal di Roosevelt e l'intervento pubblico in Germania e in Italia per superare la crisi, oggi la situazione è completamente diversa. L'indebitamento progressivo si è riversato sui posteri, sui nostri figli, sui nostri nipoti. Il debito pubblico si è allargato a dismisura e il peso del salvataggio è stato tutto portato sugli Stati senza toccare minimamente i redditi e il potere di quella che taluni hanno definito la nuova plutocrazia finanziaria.
L'incredibile paradosso è che oggi i banchieri e i finanzieri rimproverano duramente gli Stati per un indebitamento che è in gran parte dovuto al loro esclusivo salvataggio. Ci sono persino banche che si sono messe a speculare sul default dello Stato. Il dato è che nel gioco speculativo abbiamo registrato negli anni scorsi uno sfrenato aumento di liquidità. Alla vigilia della crisi - nel 2007, è bene ricordarlo - la liquidità mondiale aveva raggiunto un livello dodici volte superiore al prodotto reale mondiale.
Ora mi domando e vi domando: di tutto questo è ragionevole, è opportuno, è incredibilmente possibile dare la colpa a Berlusconi e all'attuale Governo? È forse lecito ragionare in un'Aula parlamentare sganciando la pur legittima posizione ostativa dell'opposizione almeno da un minimo di ragionamento che poggi su un'onestà intellettuale e che, perlomeno nei momenti difficili che sta attraversando il Paese, sfugga l'ipocrisia e la strumentalità della più bieca speculazione politica? Pag. 85
Lo dico soprattutto dopo aver ascoltato l'intervento dell'onorevole Di Pietro. Personalmente, come gruppo che sostiene lealmente il Governo, diamo atto all'opposizione o almeno ad una sua parte di non aver assunto - dietro il richiamo del Capo dello Stato - un atteggiamento ostruzionistico. Ma ci voleva questo richiamo del Presidente della Repubblica per prendere coscienza delle difficoltà che non sono della maggioranza, ma del Paese. Inoltre, vi sembra logico, coerente e utile chiedere ad ogni piè sospinto le dimissioni del Premier ed un cambio di Governo quando i segnali che debbono essere dati in Europa sono soprattutto di stabilità e di coesione?
La verità è che c'è qualcosa di peggiore rispetto alla speculazione finanziaria ed è la speculazione politica, che poggia soprattutto sulla malafede e sulla carenza di contenuti programmatici. In una fase così delicata non si possono usare argomenti dal tenore basso, onorevole Di Pietro. È anche in questo, onorevole Veltroni, che purtroppo registriamo l'assenza e la caduta verticale e il vuoto della politica. Se, davvero come si dice, si ha a cuore l'interesse nazionale la prima regola è quella di mettere da parte i personalismi e i sotterfugi macchinosi, i tentativi di manovre di palazzo e anche quel ridondante richiamo a formule che appartengono all'alchimia della politica oppure quel richiamo e quel compiacimento sterile a quell'utilizzo abnorme della giustizia. Occorre guardare davvero agli interessi dell'Italia e degli italiani.
Altro che metafora, onorevole Veltroni, del conducente ubriaco che, andando contromano sull'autostrada, pensa che siano gli altri ad aver sbagliato il senso di marcia!
Credo che bisogna preoccuparsi, ancora oggi, di chi non riesce a superare invece l'ubriacatura degli ideologismi del passato e ripropone, sempre e comunque, la stessa vetusta ricetta per uscire da una crisi i cui connotati sono terribilmente diversi dal passato. Altro che richiamo alle splendide sorti e progressive segnate dalla scelta della moneta unica! Qui non si tratta, colleghi, di mettere in discussione quella scelta.
Noi siamo convinti che dalla crisi si può uscire con più Europa e non con meno Europa, però con più Europa politica e meno Europa dei banchieri e dei tecnocrati, con più Europa che sappia forgiare la sua forza sull'economia reale e produttiva e meno Europa che affida il destino dei suoi Stati alle agenzie di rating. Vi dice niente il fatto che in Germania, nel club che sta intorno alla Merkel, dei consiglieri della Merkel, ci sia chi vada oggi studiando e approfondendo la possibile fuoriuscita dall'euro nei prossimi anni? Avete letto quello che coraggiosamente ha pubblicato soltanto Il Foglio appena ieri, ossia un'intervista del premio Nobel dell'economia, Paul Krugnam, al New York Times? In questa, sostanzialmente il citato economista se la prende con gli euro allarmismi e richiama all'attenzione una Banca centrale europea che continua a comportarsi da ragioniere generale della moneta, applicando una politica della lesina e della castrazione dell'economia reale, con la conseguenza - sostiene quell'economista - che una big run dai bilanci statali, che è la corsa degli investitori a disinvestire nei titoli pubblici e a far salire gli interessi da pagare sul mercato, diverrà sempre più un elemento di convulsione e realizzerà una sorta di comportamento predittivo, che realizza il peggiore dei suoi stessi incubi. Ecco perché credo che bisogna essere anche corretti nel dare e nel fornire i dati di questa analisi. Infatti, se oggi c'è il rischio di default di uno Stato, esso riguarda la Grecia ed esclusivamente la Grecia, ma sapete qual è l'esposizione delle banche europee rispetto agli istituti di credito della Grecia? La Francia ha un'esposizione di 5 miliardi di euro, la Germania di 23 miliardi di euro, gli Stati Uniti di 38 miliardi di euro, l'Italia di 4,5 miliardi di euro. Allora chi sta peggio l'Italia, la Grecia, la Francia e la Germania o chi comunque si è indebitato seguendo quella logica di cui parlavo prima (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio, Popolo della Libertà e Pag. 86Lega Nord Padania)? Veniamo alla nostra manovra: questa è una manovra nata dalla necessità di dare un richiamo di stabilità ai mercati finanziari, una manovra che sicuramente poteva essere anche fatta meglio in alcune parti.
Aspettiamo ancora che si affronti il tema della crescita, siamo convinti che bisognava intervenire anche con più coraggio in alcuni settori, come quello previdenziale, nel convincimento che, se oggi dobbiamo scrivere un patto generazionale, dobbiamo avere il coraggio di farlo perché non è possibile né pensabile che i nostri figli, che oggi entrano nel mondo del lavoro, sappiano che quando ne usciranno potranno a malapena avere il 60 per cento di quanto oggi prende un pensionato in Italia. Non è pensabile che il tema della previdenza possa essere sganciato dal tema demografico che investe l'intero Occidente e l'intera Europa.
Crediamo che oggi bisogna, Presidente del Consiglio, chiusa questa manovra, aprire la fase due - una fase nuova - e andare in maniera più decisa verso la crescita perché il Paese, assumendo una responsabilità anche di confronto in Parlamento, ha bisogno di un patto per la crescita, di un piano per la crescita e di un disegno organico, a cui si dimostri di credere a pieno. Qui su questo terreno si misurerà la coesione politica e la capacità di dialogo tra maggioranza e opposizione: un patto che dia ossigeno alle imprese e che rilanci la capacità competitiva del settore produttivo anche perché - e concludo, signor Presidente del Consiglio e signori del Governo - per una serie di contingenze non siamo riusciti a fare forte ciò che è giusto, ma abbiamo fatto giusto ciò che forte. Oggi bisogna cambiare rotta: facciamo forte ciò che è giusto e su questo terreno ci sarà anche Popolo e territorio (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, a volte si coglie l'impressione nei nostri dibattiti che sfuggano alla dovuta riflessione le analisi approfondite sui termini concreti della crisi nella quale noi siamo immersi in Italia, in Europa e nel mondo occidentale.
Eppure, credo che su un punto almeno dovremmo essere tutti d'accordo: questa crisi, che è la più grave dagli anni Trenta del secolo scorso, segna un momento di profonda trasformazione. A tre quarti del secolo scorso si è registrato un cambiamento significativo. Siamo passati, colleghi, dal capitalismo manageriale a quello finanziario e in tale profondo cambiamento è diventata una costante la massimizzazione del profitto al di fuori di qualunque elemento regolatore, cui ha fatto da contraltare l'esplosione delle disuguaglianze.
Quindi, il tema è diventato soprattutto quello di un debito pubblico cresciuto e alimentato dall'illusione che, intervenendo sul fronte della domanda, si potessero correggere quelle storture e quelle asimmetrie. Ma se nel '29 bastò il New deal di Roosevelt e l'intervento pubblico in Germania e in Italia per superare la crisi, oggi la situazione è completamente diversa. L'indebitamento progressivo si è riversato sui posteri, sui nostri figli, sui nostri nipoti. Il debito pubblico si è allargato a dismisura e il peso del salvataggio è stato tutto portato sugli Stati senza toccare minimamente i redditi e il potere di quella che taluni hanno definito la nuova plutocrazia finanziaria.
L'incredibile paradosso è che oggi i banchieri e i finanzieri rimproverano duramente gli Stati per un indebitamento che è in gran parte dovuto al loro esclusivo salvataggio. Ci sono persino banche che si sono messe a speculare sul default dello Stato. Il dato è che nel gioco speculativo abbiamo registrato negli anni scorsi uno sfrenato aumento di liquidità. Alla vigilia della crisi - nel 2007, è bene ricordarlo - la liquidità mondiale aveva raggiunto un livello dodici volte superiore al prodotto reale mondiale.
Ora mi domando e vi domando: di tutto questo è ragionevole, è opportuno, è incredibilmente possibile dare la colpa a Berlusconi e all'attuale Governo? È forse lecito ragionare in un'Aula parlamentare sganciando la pur legittima posizione ostativa dell'opposizione almeno da un minimo di ragionamento che poggi su un'onestà intellettuale e che, perlomeno nei momenti difficili che sta attraversando il Paese, sfugga l'ipocrisia e la strumentalità della più bieca speculazione politica? Pag. 85
Lo dico soprattutto dopo aver ascoltato l'intervento dell'onorevole Di Pietro. Personalmente, come gruppo che sostiene lealmente il Governo, diamo atto all'opposizione o almeno ad una sua parte di non aver assunto - dietro il richiamo del Capo dello Stato - un atteggiamento ostruzionistico. Ma ci voleva questo richiamo del Presidente della Repubblica per prendere coscienza delle difficoltà che non sono della maggioranza, ma del Paese. Inoltre, vi sembra logico, coerente e utile chiedere ad ogni piè sospinto le dimissioni del Premier ed un cambio di Governo quando i segnali che debbono essere dati in Europa sono soprattutto di stabilità e di coesione?
La verità è che c'è qualcosa di peggiore rispetto alla speculazione finanziaria ed è la speculazione politica, che poggia soprattutto sulla malafede e sulla carenza di contenuti programmatici. In una fase così delicata non si possono usare argomenti dal tenore basso, onorevole Di Pietro. È anche in questo, onorevole Veltroni, che purtroppo registriamo l'assenza e la caduta verticale e il vuoto della politica. Se, davvero come si dice, si ha a cuore l'interesse nazionale la prima regola è quella di mettere da parte i personalismi e i sotterfugi macchinosi, i tentativi di manovre di palazzo e anche quel ridondante richiamo a formule che appartengono all'alchimia della politica oppure quel richiamo e quel compiacimento sterile a quell'utilizzo abnorme della giustizia. Occorre guardare davvero agli interessi dell'Italia e degli italiani.
Altro che metafora, onorevole Veltroni, del conducente ubriaco che, andando contromano sull'autostrada, pensa che siano gli altri ad aver sbagliato il senso di marcia!
Credo che bisogna preoccuparsi, ancora oggi, di chi non riesce a superare invece l'ubriacatura degli ideologismi del passato e ripropone, sempre e comunque, la stessa vetusta ricetta per uscire da una crisi i cui connotati sono terribilmente diversi dal passato. Altro che richiamo alle splendide sorti e progressive segnate dalla scelta della moneta unica! Qui non si tratta, colleghi, di mettere in discussione quella scelta.
Noi siamo convinti che dalla crisi si può uscire con più Europa e non con meno Europa, però con più Europa politica e meno Europa dei banchieri e dei tecnocrati, con più Europa che sappia forgiare la sua forza sull'economia reale e produttiva e meno Europa che affida il destino dei suoi Stati alle agenzie di rating. Vi dice niente il fatto che in Germania, nel club che sta intorno alla Merkel, dei consiglieri della Merkel, ci sia chi vada oggi studiando e approfondendo la possibile fuoriuscita dall'euro nei prossimi anni? Avete letto quello che coraggiosamente ha pubblicato soltanto Il Foglio appena ieri, ossia un'intervista del premio Nobel dell'economia, Paul Krugnam, al New York Times? In questa, sostanzialmente il citato economista se la prende con gli euro allarmismi e richiama all'attenzione una Banca centrale europea che continua a comportarsi da ragioniere generale della moneta, applicando una politica della lesina e della castrazione dell'economia reale, con la conseguenza - sostiene quell'economista - che una big run dai bilanci statali, che è la corsa degli investitori a disinvestire nei titoli pubblici e a far salire gli interessi da pagare sul mercato, diverrà sempre più un elemento di convulsione e realizzerà una sorta di comportamento predittivo, che realizza il peggiore dei suoi stessi incubi. Ecco perché credo che bisogna essere anche corretti nel dare e nel fornire i dati di questa analisi. Infatti, se oggi c'è il rischio di default di uno Stato, esso riguarda la Grecia ed esclusivamente la Grecia, ma sapete qual è l'esposizione delle banche europee rispetto agli istituti di credito della Grecia? La Francia ha un'esposizione di 55 miliardi di euro, la Germania di 23 miliardi di euro, gli Stati Uniti di 38 miliardi di euro, l'Italia di 4,5 miliardi di euro. Allora chi sta peggio l'Italia, la Grecia, la Francia e la Germania o chi comunque si è indebitato seguendo quella logica di cui parlavo prima (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio, Popolo della Libertà e Pag. 86Lega Nord Padania)? Veniamo alla nostra manovra: questa è una manovra nata dalla necessità di dare un richiamo di stabilità ai mercati finanziari, una manovra che sicuramente poteva essere anche fatta meglio in alcune parti.
Aspettiamo ancora che si affronti il tema della crescita, siamo convinti che bisognava intervenire anche con più coraggio in alcuni settori, come quello previdenziale, nel convincimento che, se oggi dobbiamo scrivere un patto generazionale, dobbiamo avere il coraggio di farlo perché non è possibile né pensabile che i nostri figli, che oggi entrano nel mondo del lavoro, sappiano che quando ne usciranno potranno a malapena avere il 60 per cento di quanto oggi prende un pensionato in Italia. Non è pensabile che il tema della previdenza possa essere sganciato dal tema demografico che investe l'intero Occidente e l'intera Europa.
Crediamo che oggi bisogna, Presidente del Consiglio, chiusa questa manovra, aprire la fase due - una fase nuova - e andare in maniera più decisa verso la crescita perché il Paese, assumendo una responsabilità anche di confronto in Parlamento, ha bisogno di un patto per la crescita, di un piano per la crescita e di un disegno organico, a cui si dimostri di credere a pieno. Qui su questo terreno si misurerà la coesione politica e la capacità di dialogo tra maggioranza e opposizione: un patto che dia ossigeno alle imprese e che rilanci la capacità competitiva del settore produttivo anche perché - e concludo, signor Presidente del Consiglio e signori del Governo - per una serie di contingenze non siamo riusciti a fare forte ciò che è giusto, ma abbiamo fatto giusto ciò che forte. Oggi bisogna cambiare rotta: facciamo forte ciò che è giusto e su questo terreno ci sarà anche Popolo e territorio (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, ieri il nostro Presidente del Consiglio, recandosi dalle autorità europee, ha testualmente dichiarato che l'opposizione italiana rovina l'Italia per dargli una spallata. Io credo che ci voglia più amore e più rispetto per l'Italia. L'opposizione ha dimostrato in questi giorni un grandissimo senso di responsabilità. Io sfido chi conosce i fatti degli uomini, della politica e del mondo, a vedere se c'è stato un altro Paese in cui l'opposizione ha consentito sia a luglio che ad agosto di approvare in pochissimi giorni una manovra che non condivideva. Questa opposizione ha dimostrato grande amore per l'Italia e per gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo) e ha messo da parte le proprie legittime rivendicazioni, perché si è preoccupata del futuro del nostro Paese.
Proprio ieri, mentre il Presidente del Consiglio ci gratificava con questi epiteti, proprio ieri, nelle stesse ore e negli stessi momenti, il Partito Democratico e il Terzo Polo votavano assieme contro la pregiudiziale di costituzionalità su questa manovra. Qui colleghi, amici, cittadini italiani che mi ascoltate, l'unica cosa irresponsabile è il comportamento della maggioranza. Vorrei ricordare quello che è successo perché in Italia la cosa più facile è dimenticare le cose che si dicono e che sono successe. Maggio 2011 - oggi è mercoledì 14 settembre - cito l'ANSA, Presidente Berlusconi: abbiamo realizzato una vera e propria mission impossible senza mai mettere le mani nelle tasche degli italiani. Giugno 2011, tre mesi fa, Ministro Tremonti: nessuna correzione dei conti pubblici per il 2011 e neanche per il 2012. Quello che abbiamo già fatto è sufficiente, basta così.
Sapete tutti quello che è successo, a luglio con una manovra «furbetta» si è cercato di rinviare al periodo post-elettorale 2013-2014 gli effetti di questa manovra, cioè si è cercato di fare una manovra con il trucco, manovra che non è stata sufficiente, perché le autorità monetarie europee ci hanno chiesto serietà e ci hanno chiesto quello che l'opposizione Pag. 87aveva sempre detto, cioè che non si poteva posticipare la copertura di questa manovra. Ed è iniziato il nuovo balletto, il balletto di agosto, una manovra con tre-quattro versioni: Tremonti non vuole l'aumento dell'IVA, la Lega non vuole la riforma delle pensioni, i frondisti del Popolo della Libertà non vogliono nuove tasse e il risultato è una gran confusione, un gran pasticcio.
È chiaro a tutti, anche a noi, che una cattiva manovra in queste condizioni è meglio di nessuna manovra, ma questa è concentrata quasi esclusivamente su nuove tasse, deprime l'economia perché non c'è niente per la crescita e mancano gli elementi strutturali necessari, richiesti anche dall'Europa. La pressione fiscale al 2013 - stime della Banca d'Italia - sarà al 46 per cento, poi vi sono imposte di bollo sul deposito titoli, aliquote IRAP per banche e assicurazioni, coefficiente di ammortamento, nuove tasse sui giochi, accise su benzina e tabacchi, addizionale IRES sul settore energetico (su questo punto apro una parentesi, addizionale IRES sul settore energetico vuol dire che poiché molte società operano in regime di monopolio, scaricheranno i costi sulle famiglie e sulle imprese, per cui non è una grande furbata), maggiorazione sulle rendite finanziarie, contributo di solidarietà IRAP.
A questo lungo elenco si aggiungono i tagli agli enti locali che, come l'onorevole Galletti ha detto questa mattina, si trasformeranno inevitabilmente - poiché sono di fatto tagli lineari - in maggiorazione degli oneri dei cittadini, perché saranno maggiori le tariffe dei servizi pubblici essenziali, asili, trasporti pubblici, inserimento scolastico dei bambini disabili. Non è un caso, onorevoli colleghi, che queste cose non le diciamo noi, che siamo degli antinazionali e sovversivi, perché siamo membri dell'opposizione. Queste cose le dicono i sindaci della Lega, le persone serie che operano sul territorio, da Verona a Varese (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico). Queste cose le dicono i sindaci come Alemanno, i presidenti di regione come la Polverini. Queste cose le dice Formigoni.
Onorevole La Russa, capisco che vi dia fastidio che queste cose non le diciamo solo io o Bersani, ma anche i vostri. E lo vedono tutti gli italiani, perché non lo dicono clandestinamente, ma facendo tutte le sere una dichiarazione sui giornali o alla televisione.
Allora, qui siamo ad un bivio. La realtà è questa, onorevoli colleghi. C'è chi crede che siamo in un cataclisma mondiale, che siamo in mezzo ad uno tsunami mondiale - ed è vero - e il problema italiano sia di risulta. Sostanzialmente per molti colleghi della maggioranza c'è un problema mondiale e ci siamo anche noi. Avete sentito chi mi ha preceduto. L'onorevole Moffa ha detto che in fondo noi siamo esposti poco con la Grecia, che ci sono i tedeschi e i francesi, per cui noi siamo messi bene. Chi continua a ritenere che questa sia la questione, cioè che non ci sia un problema italiano nel problema generale, speriamo che abbia ragione. Ma ormai tutti gli italiani vedono lo spread differenziare tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi e si chiedono perché un Paese come la Spagna, che ha il doppio di disoccupati dell'Italia, che in termini di esportazione non è neanche lontanamente paragonabile all'Italia che gareggia con la Germania per l'esportazione delle sue aziende, si trova in condizione migliore di noi. Perché (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)?
Onorevoli colleghi, non capisco tutti questi urli. Francamente, devo dire che come al solito si perde un'occasione per riflettere, ma capisco che questo sia un problema che probabilmente ha dimensioni di carattere ideologico.
Evidentemente, c'è una questione italiana, una questione di credibilità italiana. Ci sono ritardi italiani. Spesso dialogo con l'onorevole Cicchitto, di cui ho consentito l'intervento questa mattina, e quando arrivo a questo punto, onorevole Cicchitto, debbo fare un'ammissione seria, perché noi riteniamo di essere seri, sui ritardi italiani. È chiaro che non siamo in questa Pag. 88situazione, di ritardo italiano, di debito pubblico italiano, di tutto quello che ci stiamo portando dietro, solo perché abbiamo perso tre anni di tempo.
Apro una parentesi relativa al rapporto tra popolazione e popolazione attiva in Francia, Inghilterra e Italia. Il rapporto in Inghilterra è del 51 per cento di popolazione attiva, in Francia del 45 per cento, in Italia del 39 per cento. Bossi stamattina ha detto: non ce la prendiamo con le vecchiette. Ma qui noi non ce la stiamo prendendo con vecchiette, ma con i giovani (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico), perché siamo in una condizione in cui non riusciranno ad avere le nostre pensioni. Noi stiamo scaricando il peso di un livello di vita che non ci possiamo più consentire sulle spalle dei nostri figli. C'entrano Berlusconi e il Governo con questo? È evidente che non c'entra il Governo, ma è un percorso lungo. Lo «scalone» non l'ha fatto Berlusconi, l'ha fatto Prodi ed è stato un grande errore.
Colleghi, adesso però siamo al bivio finale. Non parliamo, perché il Presidente mi richiama, dei costi della politica. Voglio solo ricordare agli italiani che avete fatto tutto voi sui costi della politica, perché siete intervenuti voi unilateralmente, prima mettendoli, poi levandoli. Noi, come Parlamento, non c'entriamo niente.
Concludo dicendo che se qualcuno ritiene che in queste condizioni le cose vadano bene e che il Governo possa andar bene - ha la maggioranza parlamentare e sappiamo come ce l'ha - va benissimo. Siete contenti di questo.
Per me siamo all'irresponsabilità, perché dietro l'angolo vi è la Grecia, e quando la maggioranza non ascolta chi propone un doppio passo indietro, che è un passo indietro anche nostro rispetto al particolarismo degli interessi dell'opposizione, vuole dire che si assume la responsabilità di andare avanti su un percorso che prego fortemente non sia molto accidentato e drammatico per il nostro Paese. Francamente, lo temo.
Noi, comunque, continueremo con serietà a dire questo nostro piccolo spicchio di verità, che è dettato dal senso del dovere e dal bisogno di verità (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Misto Liberal Democratici-MAIE - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bitonci. Ne ha facoltà.

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è dunque arrivato in Aula il testo di questa manovra finanziaria, di cui tanto si è parlato nelle ultime settimane. Di cose a riguardo ne sono state dette tante sui giornali, nelle televisioni, sulla rete. Poco però, troppo poco, si è parlato delle reali motivazioni che hanno costretto questo Governo ad adottare tale provvedimento, e ribadisco il «costretto».
Già, perché forse qualcuno di noi non vuole rendersi conto del contesto economico internazionale all'interno del quale il Paese, tutto il Paese, si sta muovendo. È una crisi economica che, per numerosi aspetti, ricalca la grande crisi del 1929 e che, come un'onda anomala, ha travolto tutto e tutti: mercati finanziari, continenti e interi settori economici.
Solo due settimane fa la più grande potenza economica del mondo, per evitare il rischio di un default, ha varato in meno di una settimana una manovra lacrime e sangue di 450 miliardi di dollari. Ecco, credo che questo sia più che esemplificativo della grave e preoccupante situazione in cui questo Governo si è trovato a lavorare.
Una situazione quasi paradossale, che, dalla fine di luglio ai primi di agosto, ha portato in pochissimi giorni i Governi centrali dell'Unione europea a pensare e a finalizzare interventi urgenti e rapidi per rispondere in modo deciso ad un effetto cascata di proporzioni devastanti.
Interventi urgenti e rapidi, dunque, elaborati anche dal nostro Governo in soli quattro giorni. Non vi erano alternative: bisognava rispondere ai mercati, e rispondere Pag. 89in fretta. Ecco la rapidità che ci è stata sollecitata dal Capo dello Stato, ecco l'urgenza che proveniva dai mercati, quegli stessi mercati, signor Presidente, in crisi a causa di una speculazione finanziaria che ha ormai toccato livelli insostenibili.
Ed è giunto ormai il tempo, come da sempre sostiene la Lega nord, di fermare questa crisi di regole e di mercati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), con operazioni finanziarie di grandi speculatori, che si arricchiscono in maniera indiscriminata a discapito dei piccoli risparmiatori. È il momento di dire «basta» al fatto che l'economia reale, fatta di agricoltura, industria, artigianato, commercio e servizi, cioè di lavoro, diventi solo seconda rispetto alla finanza, creando un vero e proprio schiavismo dei Paesi nazionali nei confronti dei mercati.
La situazione di oggi alla quale siamo giunti ha confermato la ragione delle nostre posizioni. E mentre noi discutiamo e ci animiamo per questa manovra, l'Europa arranca sotto il peso di una crisi che ha portato i vari Paesi ad un rapporto tra deficit e PIL senza precedenti: la Grecia è oltre il 10 per cento, l'Irlanda ha addirittura superato il 32 per cento e così anche la Gran Bretagna, che è arrivata ad un rapporto del 9 per cento. Non è semplice, onorevoli colleghi, governare in una situazione così complessa, a prescindere dal colore politico o dallo schieramento, ma, se oltre ad un'oggettiva complessità, dettata da elementi di difficoltà come quelli sopra descritti, intervengono anche elementi di irremovibile ostruzionismo e di collaborazione latente, di continuo e strumentale discredito, allora il governo delle cose diventa quasi impossibile.
L'Europa e la BCE hanno detto che la manovra è soddisfacente, non ci chiedono ulteriori misure, ed è falso, dannoso, deleterio che la sinistra continui a battere su questo tasto, come quelle barzellette degli scorsi giorni secondo cui le aste dei BOT sarebbero andate deserte.
Volete capire che così non fate il bene del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
Allora ci siamo rimboccati le maniche, abbiamo aperto il testo a tutti coloro che avessero voluto suggerire modifiche e siamo, quindi, giunti ad una manovra bis che, nella sua versione finale, è notevolmente migliorata.
Resta il fatto, infatti, cari colleghi, che mai come oggi assistiamo a tagli ai Ministeri senza precedenti: 8,5 miliardi di euro di tagli. Tagli letteralmente impensabili solo qualche anno fa. Assistiamo ad una razionalizzazione della spesa dell'amministrazione, centrale e periferica, che comporterà dei risparmi di spesa, all'introduzione di parametri di virtuosità per il calcolo del Patto di stabilità e trasferimenti agli enti locali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ma vi sono anche tagli ai comuni non virtuosi, e non a tutti, come avviene adesso, la responsabilizzazione degli amministratori che saranno mandati a casa e diverranno incandidabili se porteranno in dissesto regioni, province e comuni ed una stretta sull'evasione fiscale, evasione che ha raggiunto i 150 miliardi di euro l'anno.
A proposito, basta affermare che questa grande evasione la fanno le imprese artigiane del nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Vi sono zone del Paese in cui si evade l'80 per cento di IVA, l'80 per cento di IVA! Un mese fa la guardia di finanza di Napoli ha effettuato un controllo sulla costa partenopea, scoprendo che tre attività su quattro non avevano neppure il registratore di cassa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Napoli dove si trova? Nel nord del Paese? Ecco, questo è uno dei tanti mali che il Paese si porta da sempre appresso.
È anche giunto, finalmente, il momento, cari colleghi, che le tasse le paghino pure le Coop, le cooperative rosse, caro Bersani, le cooperative rosse (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Basta agevolazioni senza senso agli amici. Pagate anche voi le tasse come le imprese del nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Ma non ci nascondiamo dietro ad un dito. In questa manovra vi sono anche Pag. 90scelte sofferte e dolorose, come l'aumento dell'IVA, ma non sui beni essenziali. Scelta dolorosa, ma necessaria, tanto necessaria quanto la norma sull'imposta sui money transfer, sulle poco trasparenti rimesse degli extracomunitari, la tassazione delle rendite finanziarie al 20 per cento, che tutti chiedevano da tempo, ma non sui BOT e sui risparmi delle famiglie, che sia chiaro. Poi, il contributo di solidarietà, previsto per i super redditi, e il ridimensionamento delle indennità e del numero dei parlamentari.
Anche qui, come in tante altre occasioni, la Lega è stata precursore quando, già vent'anni fa, rivendicava la sacrosanta necessità di rivedere l'assetto opprimente della burocrazia di questo Stato. Oggi tutti d'accordo, tutti in coro, a parlare di abbattere i costi della politica, ma vent'anni fa vi era soltanto un partito e un leader a chiedere questo, la Lega di Umberto Bossi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Senso di responsabilità, signor Presidente, ecco cosa ci ha guidati nell'estendere e modificare, e quindi supportare, questa norma. Noi siamo la Lega Nord e, da quando siamo qui, combattiamo per eliminare un grande male di questo Paese, ossia il suo enorme debito pubblico di 1.900 miliardi di euro, cresciuto negli anni e nei decenni grazie ad amministratori incapaci che hanno dissipato i soldi pubblici. E se le responsabilità di questo debito pubblico sono da ricercarsi, cari colleghi, allora si ricerchino in chi ci ha preceduti, chi ha governato il Paese negli anni passati e non si pensi nemmeno per scherzo ad andare a toccare le pensioni dei nostri lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Anche su questo noi della Lega Nord ci siamo battuti e le abbiamo difese, perché non era e non è giusto fare pagare le colpe delle dissennate amministrazioni pubbliche agli onesti lavoratori che, per anni e anni, hanno pagato onestamente le tasse.
E se un piano di privatizzazione e alienazione del patrimonio pubblico si deve fare per intaccare il debito, lo si faccia seriamente e non svendete le imprese strategiche, non svendetele come ha fatto il vostro Romano Prodi con l'IRI (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Avete regalato il nostro patrimonio, quello dei nostri figli ai vostri amici di sinistra, come SME, Italgel, Infostrada senza dimenticare Parmalat, Cirio e Telecom (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Un saccheggio impunito di denaro pubblico! Noi della Lega una responsabilità ce l'ha abbiamo e la sentiamo nostra, ed è quella di non far pagare questi errori del passato ai nostri figli e a chi verrà dopo. Ecco perché, onorevoli colleghi, voteremo questa manovra finanziaria. Responsabilità e rispetto: responsabilità verso l'Unione europea e il pareggio di bilancio che ci ha richiesto, rispetto verso i nostri lavoratori le cui pensioni non vanno toccate, responsabilità per dare un piano di rilancio al Paese il cui futuro passa inesorabilmente attraverso l'approvazione del federalismo, rispetto delle istituzioni, nazionali e non, che continuano a chiedere a gran voce una pronta e rapida approvazione del testo. Ora vedremo, cari colleghi, chi farà propri questi moniti e vorrà contribuire al rilancio del Paese e chi, invece, continuerà a non sentire (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franceschini. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, dentro la drammatica crisi finanziaria e sociale in cui si trova il nostro Paese, di fronte alle paure e alle difficoltà delle persone, delle famiglie e delle imprese, il Partito Democratico con tutta l'opposizione ha scelto di comportarsi con senso di responsabilità, come deve fare un grande partito che pensa all'Italia anche quando non la governa. È stata questa nostra scelta di responsabilità che ha di fatto consentito a luglio una manovra che ci vedeva contrari nel merito in due soli giorni, perché bisognava evitare l'assalto della speculazione con un'approvazione Pag. 91urgente; ed è anche stato questo l'atteggiamento sull'attuale decreto, che contrastiamo nel merito perché lo riteniamo iniquo, pieno di errori ma del quale abbiamo consentito l'approvazione senza ostruzionismo. Lo ha ricordato Veltroni questa mattina: quando in quest'Aula il centrosinistra portò la manovra che consentiva l'ingresso nell'euro, Berlusconi fece uscire per protesta i deputati dall'Aula. Mi sembrano due cose diverse l'una dall'altra. Ed è una scelta di responsabilità che noi abbiamo messo in campo solo per gli italiani, nonostante i vostri comportamenti e la questione di fiducia, la cinquantesima. Anche di fronte alla nostra offerta di finire ieri sera con il voto di soli venti emendamenti, voi avete preferito porre la questione di fiducia per la prima volta nella storia del Parlamento, ritardando l'approvazione della manovra, perché avevate il timore del voto sugli emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E nonostante le parole disperate ed avvilenti di un Presidente del Consiglio che, anziché ringraziare le forze dell'opposizione, va all'Unione europea per attaccarla come criminale. Questo è il senso di responsabilità di chi guida il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Ed è stata proprio questa nostra scelta che ci consente oggi di dire con chiarezza alcune cose: in primo luogo l'Italia non è in questa situazione per caso. La crisi è arrivata per tutti nel 2008, per tutti i Paesi e per tutta l'Europa. Altri capi di governo, di destra e di sinistra, sono andati di fronte alle loro opinioni pubbliche, hanno denunciato la durezza della crisi, hanno chiesto sacrifici ai cittadini e hanno individuato i settori a cui agganciarsi per la ripresa - pensiamo alla Germania con la ricerca, le energie rinnovabili e la scuola. Berlusconi dal primo giorno ha scelto la linea assurda e colpevole - oggi ne vediamo i risultati - di negare la crisi, di nasconderla. C'è un campionario - alcune cose le ha ricordate l'onorevole Casini prima - che varrebbe la pena ricordare, un campionario di sciocchezze per negare la crisi: Berlusconi: «il peggio è passato», «la crisi è alle spalle», «il Paese è solido», «la ripresa è cominciata». Nascondere, negare la crisi e l'incapacità di qualsiasi misura necessaria e di qualsiasi intervento strutturale. Ed è stato ancora una volta il nostro senso di responsabilità a farci dire con determinazione che questa manovra è ingiusta e sbagliata, perché colpisce sempre i soliti, chi paga già e a chi paga già si chiede di più (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). L'IVA sui consumi che colpisce i ricchi e i poveri nella stessa identica misura; il contributo di solidarietà solo per i pubblici dipendenti; le pensioni nelle misure fatte o in quelle annunciate; gli enti locali, perché quando si tagliano risorse agli enti locali i sindaci sono costretti o aumentare le tariffe o a tagliare i servizi. Ancora una volta paga la povera gente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Mi riferisco inoltre all'articolo 8, dettato dall'ossessione maniacale del Ministro del lavoro di dividere i sindacati solo per una sua personale e impossibile manovra politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), o all'articolo 4, che svuota il contenuto del referendum. È proprio la stessa scelta nostra di responsabilità che ci ha fatto presentare una manovra, tradotta negli emendamenti, su una filosofia opposta e alternativa alla vostra: non far pagare sempre i soliti, ma far pagare chi non paga mai, cominciando dalla lotta all'evasione fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Perché non pagare le tasse è sempre violare la legge, ma quando non paghi le tasse mentre il tuo vicino di casa non ce la fa più a comprarsi da mangiare o a pagare l'affitto allora è un delitto morale contro la tua comunità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Allora primo intervento (nostro emendamento), chiedere il 15 per cento in più a quei centomila italiani che hanno esportato illegalmente 93 miliardi di euro e li hanno fatti rientrare con l'anonimato, senza sanzioni penali, e pagando solo il 5 per cento. A loro si che si deve chiedere di più (Applausi dei deputati del gruppo Pag. 92Partito Democratico); e poi tracciabilità di tutti pagamenti sopra i 300 euro per far scomparire il contante che crea nero (una rivoluzione culturale), e consentire che con il pagamento solo col bancomat, con la carta di credito, con il bonifico bancario, con l'assegno, scompaia la possibilità di evasione (fare giustizia e contemporaneamente una modernizzazione del Paese); e poi la tassa sui grandi patrimoni immobiliari, senza toccare la prima casa o la casa che una famiglia con i risparmi di una vita si è comprata al mare, ma noi abbiamo detto: sopra un milione e 200 mila euro è giusto chiedere; oppure il contributo di solidarietà per tutti i redditi alti, non soltanto per i lavoratori dipendenti; le liberalizzazioni; misure per la crescita, a cominciare dal rendere permanente il 55 per cento di detrazione per le ristrutturazioni ecocompatibili della casa (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Avete bocciato ogni proposta, avete bocciato tutto. Più siete deboli e più vi arroccate. Sbagliate e danneggiate gli italiani. C'è una domanda che proprio gli italiani dovrebbero farsi e dovrebbero farvi. Se è vero che nel mondo globale più di tutto conta, per l'atteggiamento dei mercati, degli investitori, delle istituzioni economiche, la credibilità, la fiducia, la stima di chi guida gli Stati, allora la domanda è questa: quanti miliardi di euro è costato e costa all'Italia la testarda permanenza lì di Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Quanti euro costa ad ogni italiano la permanenza lì di una persona con cui gli altri Capi di Stato si vergognano a farsi fotografare insieme? Travolto da vicende giudiziarie e personali, che mette in calendario in piena crisi - questo avete fatto, in piena crisi, le vostre priorità di calendario della Camera sono queste - le intercettazioni e il processo lungo. Un uomo che ha disfatto la sua maggioranza parlamentare e il suo partito, che è stato bocciato. Una maggioranza che è stata bocciata con il voto della maggioranza assoluta degli italiani con i risultati del referendum. Quanto influisce sullo spread la permanenza di Berlusconi lì? Quanto costa ad ogni italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
Aveva detto, il Presidente Berlusconi, che non avrebbe mai messo le mani nelle tasche degli italiani. Oggi le mette abbondantemente nelle tasche degli italiani, per far pagare a loro il costo della sua permanenza lì, a guidare il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Tutti devono sapere che se da domani ci fosse un nuovo Governo guidato da una persona di grande credibilità internazionale, personale, nel mondo (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), con una larghissima base parlamentare, da sola questa cosa varrebbe due manovre finanziarie. Lo dimostra il Governo Ciampi di qualche anno fa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E anche per questo noi ribadiamo, ed è la linea di tutto il partito, lo ha ricordato nel discorso di Pesaro il nostro segretario Bersani: il Partito Democratico è pronto ad assumersi una quota di responsabilità a sostegno di un Governo di transizione, nuovo, diverso in chi lo guida, che faccia finire la legislatura e che affronti l'emergenza del Paese.
Uno Stato, una comunità, hanno sempre bisogno di una guida salda, sicura e capace, ma un Paese dentro una bufera, senza una guida salda, sicura e capace, è destinato ad essere travolto. Tutti capiscono che, in ogni caso, arrivare al 2013 in questo modo è impossibile. E questo è il momento di mettere la salvezza dell'Italia davanti ad ogni interesse di parte. Noi siamo pronti a fare un passo per il nostro Paese. Dimostrate voi se è più importante l'Italia o la vostra personale sopravvivenza politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, mi permetta di iniziare il mio intervento con un'informazione di servizio Pag. 93a beneficio del collega onorevole Di Pietro che, poco, fa ha iniziato il suo intervento dicendo che noi saremmo qui questa sera per votare la fiducia al Governo. Nella sua distrazione gli comunico che la fiducia il Governo l'ha già ottenuta alla Camera questa mattina e che noi ora siamo qui per la votazione finale sulla manovra (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma che ci sia un pizzico di confusione nelle argomentazioni, invero fumose e contraddittorie, che l'opposizione tutta ha sostenuto nel corso del dibattito di oggi e di questi giorni, lo dimostra semplicemente la rilettura di alcuni dei pronunciamenti che si sono succeduti. Ricordo, per esempio, quando, nell'immediatezza della presentazione della manovra da parte del Governo il 13 agosto scorso, la maggioranza venne accusata dal leader del principale partito dell'opposizione di non avere la bussola perché si trovava a presentare, appunto il 13 agosto, una manovra ulteriore dopo quella era stata approvata nel mese di luglio, non avendo avuto la capacità di prevedere ciò che, viceversa, era intercorso, in termini di speculazione, nelle borse di tutto il mondo nel periodo intercorrente tra il 20-22 luglio e i primi giorni di agosto. La mancanza di quella preveggenza, che il segretario Bersani aveva addebitato al Governo e a questa maggioranza, l'ha dimostrata lui stesso perché, purtroppo, segretario Bersani, la tecnologia di cui possiamo disporre oggi offre anche la possibilità di avere dei riscontri immediati su quello che ciascuno di noi si impegna a dire. Alle 15 e 32 del 5 luglio del 2011, cioè 71 giorni fa, non 71 mesi o non 71 anni fa, usciva un'agenzia ASCA nella quale il segretario del Partito Democratico, in fase di dibattimento sulla manovra precedente, quella del mese di luglio, proponeva, a nome del suo partito, che la manovra da decreto-legge diventasse un disegno di legge. In tal modo, il Partito Democratico ne avrebbe garantito l'approvazione entro il 30 settembre. La sua capacità di prevedere quelle che sono le emergenze dell'economia e della finanza internazionali e di rispondere, come Governo italiano, a queste emergenze, onorevole segretario Bersani, l'ha posto in una condizione curiosa, per cui lei 71 giorni fa si era impegnato ad approvare, tra 16 giorni, qualche cosa che è già due manovre fa. Non ha la capacità, quindi, oggi, di venire ad insegnare la preveggenza ad alcuno (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Così come ci avete contestato le modifiche che questo decreto-legge ha assunto nel corso del suo svolgimento parlamentare dicendo che la maggioranza era in uno stato confusionale, che dibatteva, che non trovava la quadra, che era uno spettacolo indecoroso che l'Italia stava offrendo alla comunità internazionale. Peccato che quelli che hanno accusato la maggioranza di discutere e, alla fine, di individuare, in termini di sintesi, quelli che sono gli strumenti più importanti e più efficaci da offrire al Paese, sono quelli che, in altre occasioni, lamentavano il fatto che la manovra fosse blindata fin dall'inizio e che non ci fosse possibilità di intervenire rispetto a quello che il Governo aveva stabilito in sede di approvazione.
Lei è sfortunato, onorevole Bersani. Infatti il supporto tecnologico ci consente di andare ancora più indietro e ci consente, ad esempio, di ricordare che l'8 luglio 2010 lei, pronunciandosi in merito ad una dichiarazione del Ministro dell'economia e delle finanze che diceva che la manovra di allora doveva essere considerata blindata e che non avrebbe accettato, il Governo, alcuna modifica, ha dichiarato che si trattava di un atto incommentabile. Se il Governo si chiude in se stesso compie un atto incommentabile; se il Governo è aperto alla discussione e alle valutazioni è in stato confusionale. Probabilmente è lei, segretario Bersani, che deve cominciare a mettersi d'accordo con se stesso (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Vi siete attaccati all'andamento delle Borse, in una simpatica dimostrazione di povero provincialismo. Nel corso del mese di agosto, quando giorno per giorno, a seconda dell'andamento positivo o negativo Pag. 94delle Borse, ritenevate che i mercati stessero per dare una valutazione negativa a questo o a quell'aspetto della manovra, avete dimenticato che le Borse di tutto il mondo hanno perso come e più di quella di Milano e che probabilmente dovreste avere semplicemente la buona creanza di andare a leggere i dati dei valori nazionali del mondo occidentale degli ultimi dieci anni dall'inizio di questo millennio fino al 31 agosto per capire come mentre Milano perdeva il 60 per cento, Tokyo ha perso il 56 per cento, New York ha perso il 50 per cento, addirittura la tanto decantata Borsa di Francoforte ha perso il 30 per cento del suo valore, segno di una crisi internazionale del mondo e del modo di fare politica economica nel sistema occidentale che sta colpendo tutti e segno che il vostro provincialismo, che cerca di leggere in tutti gli eventi internazionali un qualche cosa che debba suonare contro le decisioni del Governo italiano, è superato dalla storia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Anche per quanto riguarda il presunto ostracismo che questa maggioranza e che questo Governo avrebbero offerto nei confronti delle proposte dell'opposizione, credo di dovere sommessamente, ma con puntualità, ricordare alcuni dei punti che sono contenuti in questa manovra. C'è una diminuzione della spesa pubblica. Quante volte ci avete insegnato nelle strade, sui giornali, nei simposi, negli incontri televisivi che la spesa pubblica è il colosso che deve essere abbattuto? C'è l'unificazione della tassazione delle rendite finanziarie al 20 per cento. Per quanto tempo ci avete detto che dovevamo portare le rendite finanziarie al 20 per cento? Voi lo avete detto, noi lo abbiamo fatto. Come voterete di qui ad un attimo? Contro.
Ci avete chiesto di fare manovre contro l'utilizzo strumentale delle società di comodo. Abbiamo introdotto una tassazione del 10,5 per cento in più delle cosiddette società di comodo. Voi lo avete chiesto, noi lo abbiamo fatto, voi voterete contro.
Ci avete provato ad insegnare, voi, novelli liberalizzatori, che dovevamo affrontare il problema della liberalizzazione del mercato delle professioni: voi lo avete detto, noi lo abbiamo fatto in questa manovra, voi votate contro (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ci avete detto che volevate liberalizzare i servizi pubblici locali. Noi lo abbiamo scritto e fatto in questa manovra, voi non solo avete votato contro, ma lo avete negato nella recente competizione referendaria (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Presidente Franceschini, per quanto riguarda l'articolo 8, vada ad informarsi sulla gran parte delle associazioni sindacali, vada ad informarsi su tutta la comunità economica per capire se la liberalizzazione del mercato del lavoro non corrisponda al primo degli interventi di sviluppo che tutta la comunità internazionale ci chiede. A proposito, voi avete deciso di cavalcare la tigre della CGIL: buon per voi, fatti vostri. Presidente Franceschini, lei ha fatto riferimento al senso di responsabilità del suo partito. Con quel senso di responsabilità, debbo dire, ci sarebbe piaciuta una parola di commento negativo alle schifezze del comportamento dei Cobas fuori, in questa piazza, in questo momento (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). E sull'evasione fiscale?
Nella prima versione avete detto: «Pagano i soliti noti e non si colpisce l'evasione», come se esistessero le Pagine gialle degli evasori. Nell'ultima dite: «Avete inserito il recupero dell'evasione e non si sa quanto produce». Vi dico una cosa: dal 2008, anno in cui siamo arrivati, ad oggi, il recupero dell'evasione fiscale ha avuto il suo record assoluto. Nel 2009 ne abbiamo recuperata ancora di più, nel 2010 ne abbiamo recuperata ancora di più e nel 2011 restiamo recuperando ancora di più (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). E sapete quali sono le tre costanti di questo triennio? Le tre costanti, consentendo la realizzazione di questo obiettivo, sono state che il Presidente del Consiglio è sempre Silvio Berlusconi, che il Ministro dell'economia e delle finanze è sempre Giulio Tremonti e che voi siete sempre all'opposizione (Applausi Pag. 95dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Tutto questo basta per rimettere a posto l'Italia? Sì, se limitiamo l'orizzonte...(Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) troppo facile: non avete nemmeno la capacità di comprendere quando un discorso è ancora in divenire (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Tutto questo, come dicevo, basta se limitiamo l'orizzonte ad un risultato comunque senza precedenti, che è quello di garantire il pareggio del bilancio (che, lo traduco a beneficio degli italiani, significa che da oggi lo Stato farà come ciascun padre di famiglia è impegnato a fare da sempre: non spendere un euro in più di quello che incassa; sembra una banalità, ma in Italia non era mai successo dal 1878). No, tutto questo non basta se vogliamo dare una risposta definitiva al recupero di competitività.
Concludo, signor Presidente: Presidente Berlusconi, il nostro è un Paese che ha, al di là della gigantesca opera di parificazione dei conti che lei ha saputo realizzare con questa manovra, un problema di debito pubblico che si era e si è spostato dal 60 per cento del PIL al 121,8 del PIL negli anni che vanno dal 1982 al 1993. Ricordiamo a tutti che sono gli anni compresi tra il quinto Governo Fanfani ed il primo Governo Amato, Governi che hanno avuto la possibilità di avere un PIL certamente basato su una crescita di tre, quattro o cinque volte superiore rispetto a quella di cui abbiamo potuto disporre noi (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Oggi tutto questo ci fa dipendere da una valutazione dello spread e la nostra generazione (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di non interrompere ulteriormente. Concluda, onorevole Corsaro.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Concludo in dieci secondi, signor Presidente: chi le parla, Presidente Berlusconi, fa parte di una generazione, come molti protagonisti di questo emiciclo, da qualunque parte seduti, che eredita, senza averne colpa, questo debito e che ha la responsabilità di provare a lavorare per poter offrire alle prossime generazioni...

PRESIDENTE. Onorevole Corsaro, concluda: è due minuti oltre il suo tempo.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Concludo: lei è stato, Presidente Berlusconi, un uomo che ha sempre potuto disporre e realizzare grandi successi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio - Congratulazioni - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Iapicca. Ne ha facoltà, per due minuti.

MAURIZIO IAPICCA. Signor Presidente, la manovra è il meglio che questo Governo poteva fare per non mettere in crisi la presenza del nostro Paese in Europa, uno sforzo a cui il gruppo di Forza del Sud ha dato il suo pieno e convinto appoggio. Infatti, questo gruppo al Senato ha presentato una serie di emendamenti che hanno significato l'interesse del nostro gruppo per il Sud. È importante che i provvedimenti contenuti in questa manovra ci consentiranno di raggiungere il pareggio di bilancio, un traguardo importante, che l'Italia non aveva mai potuto raggiungere. Certo, sono stati richiesti dei sacrifici: i tagli che la gravità del momento ha imposto non sono stati pochi e soprattutto non privi di riflesso sull'economia delle famiglie italiane, soprattutto quelle del Sud, dove la crisi sta mostrando la sua faccia peggiore. Ma siamo anche convinti che gli italiani capiscano che questa forzata dieta non è stata causata dal Presidente Berlusconi e nemmeno dal centrodestra: Pag. 96è il conto che l'Italia ha pagato dopo anni, dopo decenni di allegra gestione della cosa pubblica, un'azione politica ed economica che il Governo ha vagliato attentamente. Ora però bisognerà puntare fortemente sulle riforme e sullo sviluppo, per il rilancio del Paese e del Sud e sottolineo del Sud. Noi ci impegneremo perché le nostre regioni meridionali abbiano tutti gli incentivi possibili per lo sviluppo e le infrastrutture, per pari opportunità rispetto al resto del Paese.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Iapicca.

MAURIZIO IAPICCA. Sto concludendo: guardiamo con fiducia a tutto quello che si potrà fare e combatteremo affinché Alenia, Fincantieri, Irisbus e FIAT di Termini Imerese possano salvaguardare i posti di lavoro dei propri dipendenti.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Iapicca.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Antonio Martino. Ne ha facoltà, per due minuti.

ANTONIO MARTINO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghe e colleghi, i motivi che mi hanno indotto a non votare la manovra di luglio sono gli stessi che mi inducono oggi a non votare, a maggior ragione, questa manovra. Ci sono state propinate manovre una o anche più volte l'anno per almeno 25 anni. L'obiettivo di queste manovre era sempre il risanamento dei conti pubblici. Nel 1986, il debito pubblico ammontava a circa 450 miliardi di euro, l'85,5 per cento del PIL. Quest'anno - la notizia è di questa mattina -, il debito pubblico ammonta 1.911 miliardi di euro, il 120 per cento del PIL. Chiaramente, le manovre non hanno sortito il risultato sperato: il debito pubblico è quadruplicato.
Onorevole Casini, lei ha detto una cosa che apparentemente sembrerebbe sensata, ma non lo è affatto. Non è vero che una cattiva manovra sia meglio di nessuna manovra: nessuna manovra è meglio di una cattiva manovra ed è anche meglio di una buona manovra, perché questo Paese non di manovre ha bisogno. L'esistente non può essere gestito, deve essere riformato: noi abbiamo bisogno di riforme, non di manovre (Applausi di deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori)!
Le manovre, se perseguite, continueranno a portarci ad una spesa pubblica sempre maggiore - siamo al 52 per cento del PIL -, ad una fiscalità sempre maggiore, ad una crescita zero e alla morte dell'economia italiana (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4612)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 4612, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cicchitto... I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 2887 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. Delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione sul Pag. 97territorio degli uffici giudiziari» (Approvato dal Senato) (4612):

Presenti e votanti 614
Maggioranza 308
Hanno votato 314
Hanno votato no 300.
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Sull'ordine dei lavori (ore 20,08).

LUDOVICO VICO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, intervengo per rivolgere una richiesta formale a lei, Presidente Fini, in ordine ad una mozione approvata il 27 luglio scorso in quest'Aula all'unanimità, riguardante le calamità delle Marche, dell'Abruzzo, della Basilicata, della Puglia, ma, non ultimi, anche del lago di Como e dei comuni del Brenta.
Ebbene, in quella mozione approvata all'unanimità si decise, con il consenso ovvio del Governo, di promuovere la revisione della legge n. 225 del 2010 per definire il rapporto Stato-regioni, ma soprattutto di prevedere anche, mediante apposite iniziative normative nel caso di dichiarazione dello stato di emergenza successive al provvedimento «milleproroghe», la facoltà assegnata al Ministro dell'economia e delle finanze di autorizzare con proprio decreto le regioni interessate a derogare al Patto di stabilità.
Signor Presidente, tutto questo non è accaduto, non è ancora avvenuto dopo sette mesi; desidero anche dirle che non sono neanche state promulgate le ordinanze di commissariamento e che la stessa Protezione civile dichiara di essere bloccata e paralizzata dalle norme esistenti. Allora, dopo sette mesi dagli eventi abbiamo ancora frane, strade interrotte, imprese non indennizzate, famiglie evacuate per le quali non è stata trovata alcuna soluzione. Trattandosi di una mozione votata all'unanimità, primo firmatario onorevole Vannucci, si tratterà, e mi rivolgo direttamente a lei, di richiamare il Governo agli obblighi e agli impegni assunti.

PRESIDENTE. La Presidenza ha preso nota della sua richiesta.

MANUELA DI CENTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANUELA DI CENTA. Signor Presidente, a nome personale e a nome del mio gruppo, condividendo l'intervento dell'onorevole Quartiani di questa mattina, vorrei condividere con tutti voi e con chi ci ascolta la scomparsa di una grande persona, Walter Bonatti, alpinista, guida alpina, giornalista e scrittore (Applausi).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 20,12)

MANUELA DI CENTA. Un grande uomo che ha reso l'Italia grande, forte e importante in tutto il mondo attraverso le sue imprese, invernali e non, nelle montagne più belle del mondo. Non c'è solo questo, mi permetto di ricordare questo grande alpinista e scrittore per quella che è stata la sua vita nella ricerca non solo dell'arrivare in cima, non solo nella ricerca del senso della gloria, ma, come diceva lui, del senso della verità. Lui ha cercato per 53 anni di arrivare ad una verità italiana, quella del K2 che era una verità nascosta ma che dopo 53 anni di lotta e di voglia di credere, è riuscito a far capire e a dare a tutti noi.
Signor Presidente, anche a nome del mio gruppo e di tanti colleghi, credo che questa persona, quest'uomo che ha fatto la storia dell'alpinismo mondiale e della cultura dell'alpinismo mondiale, che ha fatto e che ha raccontato per noi e per tutto il mondo, debba essere riconosciuto dalla nostra nazione in un modo particolare. Mi auguro che venga accolta la mia proposta di porre un fiore o comunque, compatibilmente Pag. 98con le regole, chiedere un funerale di Stato per questa persona che veramente, anche in occasione dei centocinquanta anni della nostra Italia, si meriterebbe un riconoscimento dalla nostra nazione (Applausi).

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 20,15).

GIANNI MANCUSO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNI MANCUSO. Signor Presidente, intervengo per richiamare l'attenzione sull'interrogazione a risposta scritta 4-06785 presentata il 14 aprile 2010, con la quale si chiede quali misure il Governo intenda adottare in materia di agevolazioni fiscali nei confronti dei titolari di pensione privilegiata ordinaria. Ciò al fine di eliminare ingiuste disparità di trattamento tra cittadini che in conseguenza dell'adempimento al proprio dovere hanno subito una menomazione fisica riconosciuta come causa di servizio.
Nel tempo la Cassazione, nel 1993, nel 2002, nel 2004 e ancora nel 2005, con sentenze, ha stabilito che deve escludersi che la pensione privilegiata per invalidità contratta per causa di servizio in costanza di rapporto di lavoro abbia carattere sostitutivo e deve invece ritenersi compatibile e cumulabile con altri trattamenti pensionistici; essa è calcolata in base ad indici prefissati in rapporto all'entità e all'efficacia invalidante della menomazione, atteso che costituisce un trattamento di natura risarcitoria e di indennizzo assistenziale e non riveste natura reddituale prescindendo dalla durata del servizio e dai contributi versati.
A venti mesi di distanza dalla presentazione di questa interrogazione il Governo non ha ancora risposto e visto che parliamo di esenzioni IRPEF sulle pensioni privilegiate che renderebbero parità e giustizia a quei cittadini che ancora oggi sono discriminati, signor Presidente, le chiedo di intervenire presso il Governo.

Discussione del disegno di legge: Disposizioni per la codificazione in materia di pubblica amministrazione (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 3209-bis-B) (ore 20,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato: Disposizioni per la codificazione in materia di pubblica amministrazione.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 3209-bis-B)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Orsini, ha facoltà di svolgere la relazione.

ANDREA ORSINI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, il disegno di legge che ho l'onore di illustrarvi è solo una parte di un provvedimento più ampio che la Camera aveva già esaminato e approvato in prima lettura, un provvedimento intitolato «Disposizioni in materia di semplificazione dei rapporti della pubblica amministrazione con cittadini e imprese e delega al Governo per l'emanazione della Carta dei doveri e delle amministrazioni e pubbliche e per la codificazione in materia di pubblica amministrazione». Si tratta di un provvedimento ampio e complesso che poi è stato frammentato e assorbito, per gran parte, da altri atti normativi, molti dei quali già in vigore.
Questo non significa affatto che quella affrontiamo stasera sia una norma di importanza secondaria o residuale. Al contrario, si tratta di una scelta strategica di grande importanza per il sistema pubblico Pag. 99italiano e, quindi, per i cittadini. Parliamo di una norma di delega al Governo volta a consentire la codificazione delle disposizioni vigenti in diverse materie riguardanti la pubblica amministrazione. Un riordino, come vedremo meglio esaminando molto sinteticamente l'articolato, di carattere non solo formale, ma che prevede interventi importanti e di merito, dalla cancellazione di norme obsolete alla risoluzione di incongruenze e contraddizioni, che sono l'effetto inevitabile della stratificazione successiva dei provvedimenti che si sono accumulati nel corso dei decenni.
Onorevoli colleghi, è probabilmente superfluo richiamare l'attenzione di quest'Aula sul fatto che uno dei problemi più seri del nostro Paese è la moltiplicazione disordinata delle norme. Questa non è solo un problema tecnico, è una questione che investe il rapporto stesso fra Stato e cittadini e, quindi, una grande questione di libertà.
Quando Alessandro Manzoni ne I promessi sposi ironizzava sul latinorum dei codici, non conosceva le leggi della Repubblica italiana, ma se le avesse conosciute ne avrebbe trovate alcune non meno oscure e non meno farraginose delle «gride» dei governatori spagnoli e, forse, scritte anche peggio, perché, come scriveva Manzoni, «a saper ben maneggiare le gride, nessuno è reo e nessuno è innocente». Questa è la grande novità dello Stato moderno, dello Stato liberale e dello Stato di diritto: che le leggi siano poche, siano chiare, siano coerenti. Nell'oscurità e nella contraddizione delle leggi stanno non solo le inefficienze, ma gli arbitri di ogni sorta. «Volete prevenire i delitti? - scriveva Beccaria - Fate che le leggi siano chiare e semplici».
Per questo considero il provvedimento che siamo chiamati ad esaminare come una grande questione di libertà e di democrazia e desidero esprimere il mio personale apprezzamento al Ministro Brunetta, al sottosegretario e al Governo, per l'impegno con il quale persegue il fine della trasparenza e dell'efficienza della pubblica amministrazione. Un Governo liberale ha questo compito e questo dovere. Il Parlamento di un Paese libero non può esimersi dal fare la sua parte. Il provvedimento di oggi è un passo importante su questa strada che, peraltro, si inserisce in una generale tendenza alla semplificazione amministrativa emersa negli ultimi mesi.
Onorevoli colleghi, esaurita questa necessaria premessa passo ad un'illustrazione molto sintetica del contenuto del provvedimento, riservandomi, eventualmente, se il Presidente mi autorizza, ad allegare una scheda più dettagliata.
Il comma 1 reca la delega al Governo ad adottare entro 12 mesi dall'entrata di entrata in vigore uno o più decreti legislativi coi quali si provveda a raccogliere, in appositi codici o testi unici, le disposizioni vigenti in materia di pubblica amministrazione, compresa la legge n. 241 del 1990. Il comma 1 prevede, inoltre, a possibilità per il Governo di rimettere al Consiglio di Stato la formulazione di codici o di testi unici, avvalendosi dell'eventualità prevista all'articolo 14, comma 2, del testo unico delle leggi sul Consiglio di Stato, il regio decreto n. 1054 del 1924.
Il comma 2 stabilisce i criteri e i principi direttivi che l'Esecutivo è tenuto a rispettare. Rispetto alla formulazione originaria del disegno di legge presentato dal Governo, il testo in questo risulta sostanzialmente modificato e rafforzato in modo significativo. A suo tempo, il testo parlava esclusivamente di un oggetto della delega molto ristretto: si faceva riferimento al solo coordinamento formale delle disposizioni vigenti.
Nell'esame in prima lettura alla Camera invece sono stati specificati principi e criteri direttivi ed è scomparso il riferimento al mero coordinamento formale.
Attualmente i principi e i criteri riguardano la ricognizione e abrogazione espressa delle disposizioni oggetto di abrogazione tacita o implicita, nonché di quelle che siano prive di effettivo contenuto normativo o siano comunque obsolete; l'organizzazione delle disposizioni per settori omogenei o per materie; il coordinamento delle disposizioni, apportando tutte le modifiche necessarie per garantire la coerenza Pag. 100giuridica, logica e sistematica e infine la risoluzione di eventuali incongruenze e antinomie, tenendo conto degli ordinamenti giurisprudenziali consolidati.
Il comma 3 disciplina, infine, il procedimento di adozione dei decreti legislativi emanati su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, di concerto con il Ministro per la semplificazione normativa, previa acquisizione del parere della Conferenza unificata e successivamente del parere della Commissione parlamentare per la semplificazione.
Nel corso dell'esame in sede referente non sono stati presentati al testo emendamenti considerati ricevibili. Sul provvedimento il parere del Comitato per la legislazione non reca osservazioni, mentre il parere delle Commissioni II e XI è favorevole e il parere della V Commissione è di nulla osta.
Onorevoli colleghi, a giudizio del relatore il Governo con questo provvedimento rende un buon servigio all'efficienza e alla trasparenza della macchina pubblica, quindi un buon servigio alla credibilità delle istituzioni e una risposta credibile alla richiesta, sempre più forte e sempre più diffusa, di uno Stato davvero amico e davvero al servizio dei cittadini.
Sono certo che la Camera, con una rapida approvazione di questa delega, farà a sua volta un passo utile sulla strada giusta di un diritto certo, di leggi più giuste, di uno Stato più liberale e più libero.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

ANDREA AUGELLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo si riserva di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il titolo di questo provvedimento è molto altisonante e roboante: Disposizioni per la codificazione in materia di pubblica amministrazione. In realtà, come ha tentato con parole «soffici» di dire il relatore, questo provvedimento è il risultato di un iter parlamentare complesso che lo ha portato dal voler essere un testo importante a trasformarsi in un qualcosa di molto debole e di molto esiguo per i motivi che il relatore ha tentato di trasformare in lodevoli e che, in realtà, come dirò tra un po', secondo noi molto lodevoli non sono.
Questo provvedimento è il risultato di un iter parlamentare complesso. Il testo originario, meglio noto come «Brunetta-Calderoli», fu presentato dal Governo nel febbraio 2010 con l'impegnativo titolo: Disposizioni in materia di semplificazione dei rapporti della pubblica amministrazione con cittadini e imprese e delega al Governo per l'emanazione della carta dei doveri delle amministrazioni pubbliche e per la codificazione in materia di pubblica amministrazione. Non sto scherzando, questo era il titolo.
Esso constava di trenta articoli. Immediatamente la Presidenza della Camera ne stralciò tre in quanto contenenti disposizioni ritenute estranee all'oggetto del disegno di legge. Gli articoli riguardavano l'istituto diplomatico, l'ordinamento della carriera diplomatica e disposizioni relative agli uffici all'estero del Ministero degli affari esteri.
La I Commissione iniziò l'esame del provvedimento a marzo e lo concluse a maggio, ma giunto in Assemblea il provvedimento fu rinviato in Commissione subito dopo la discussione sulle linee generali. Fu riapprovato dalla Commissione alla fine del mese di maggio, rinviato in Assemblea dove fu approvato con modifiche agli inizi di giugno. Nel frattempo i 30 articoli del testo originario erano diventati 45.
Anche l'iter al Senato è stato piuttosto tormentato, in quanto lo scorso giugno, ad un anno esatto dalla trasmissione, il Governo ha presentato in Commissione due proposte di stralcio.

Pag. 101

La prima, concernente gli articoli da 1 a 40 e l'articolo 44, è stata motivata con la circostanza che molte, ma non tutte, delle disposizioni erano state inserite nel decreto-legge cosiddetto sviluppo; la seconda, riguardante gli articoli 41 e 42, è stata giustificata con la volontà di ricondurre ad un disegno di legge specifico la delega per l'emanazione della Carta dei doveri dell'amministrazione pubblica. Il 28 giugno scorso l'Aula del Senato ha approvato il disegno di legge, ridotto alla fine dell'iter al solo articolo 43, «Codificazione», del testo approvato dalla Camera. L'articolo 43 corrisponde all'articolo 30 del testo originario presentato dal Governo prima delle modifiche apportate dalla Camera che hanno comportato l'inserimento di altri quindici articoli.
Questo Atto Camera, 3209-bis-B, torna dunque per la terza lettura alla Camera con titolo e contenuto azzoppati, ridotto ad un unico articolo in materia di codificazione. Voglio dire che questo modo di legiferare, che è tipico di questo Governo, ma soprattutto di questa maggioranza, è assolutamente censurabile perché è del tutto disordinato. Non si può proporre un disegno di legge, fare una proposta organica e poi - come ci diceva, come fosse una cosa valente e talentuosa, il relatore Orsini - spacchettarla nei vari treni che passano di volta in volta. Se si deve fare una codificazione seria - è noto che i testi unici sono stati superati dal concetto della codificazione - va fatta seriamente, non evitando il dibattito e togliendo pezzi e mettendoli altrove.
L'unico articolo del disegno di legge in titolo reca una norma di delega al Governo volta a consentire la codificazione delle disposizioni vigenti in diverse materie riguardanti la pubblica amministrazione. La formula utilizzata dall'articolo in esame prevede che uno o più decreti legislativi provvedano a raccogliere la materia indicata in appositi codici o testi unici. A tal proposito, segnaliamo che la legge di semplificazione n. 229 del 2003 ha sostituito lo strumento del testo unico con quello della codificazione - quindi vi è una discrasia tra titolo e testo - adottando la tecnica del riassetto normativo, con la quale, mediante l'adozione di decreti legislativi, si interviene su singole materie indicate allo scopo di innovare l'assetto normativo esistente.
Poi la legge di semplificazione e riassetto normativo per l'anno 2005, la legge n. 246 di quell'anno, ha introdotto un nuovo criterio direttivo rivolto al Governo con riferimento all'attività di codificazione e riordino, ai sensi del quale, ogni qual volta si proceda ad una codificazione, deve essere realizzata anche una raccolta organica delle norme regolamentari vigenti nella materia oggetto del riassetto (articolo 20, comma 3-bis, della cosiddetta Bassanini 2). Ci sono poi diverse criticità in questa normativa, per esempio il concetto della coerenza giuridica e non c'è anche l'unico criterio che noi conosciamo, cioè quello della risoluzione di eventuali antinomie e discrasie secondo unicità di giurisprudenza. In realtà, con questa normativa succede che l'oggetto della delega consente al Governo il coordinamento non solo formale, ma anche sostanziale del testo delle disposizioni vigenti di cui tratta la legge e configura una delega molto vicina ad essere una vera e propria delega in bianco.
Si delega il Governo, inoltre, a modificare le disposizioni vigenti per garantire la coerenza giuridica, logica e sistematica della normativa e a risolvere eventuali anomalie e discrasie tenendo conto dei consolidati orientamenti giurisprudenziali. Il Governo, in assenza di modifica costituzionale, si appropria del potere legislativo in quanto sembrerebbe poter risolvere le eventuali antinomie e discrasie in assenza di univoca giurisprudenza, procedendo per interpretazione autentica ed anche, eventualmente, discostandosi dall'univoca giurisprudenza.
Sorge il dubbio che non si possa procedere a risolvere le anomalie e le discrasie ove non vi sia giurisprudenza consolidata o in presenza di orientamenti non uniformi da parte di distinti organi giurisdizionali. Anche la coerenza giuridica e il concetto a motivo dell'intervento modificativo della normativa vigente da parte del Pag. 102Governo sono censurabili come principi, mentre la formula usuale è la sola coerenza logica e sistematica.
È per questi motivi, onorevoli colleghi, che noi siamo molto perplessi su questo modo di legiferare. Vi rendete conto che veder tornare con un unico articolo un disegno di legge che ne aveva 45 (tra l'altro in una materia come dire non importantissima ed avvincentissima) parla da solo come di un modo di legiferare sbagliato, peraltro rimanendo in questo unico articolo quanto meno un paio di perplessità notevolissime sui principi in base ai quali si andrà a fare questo riassetto?
Francamente siano molto molto perplessi su questo modo di fare e su questa specifica normativa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, approfitto del suo ringraziamento nei confronti dell'onorevole Favia interpretandolo come un incentivo ad una sintesi ancora maggiore che accolgo volentieri.
Signor Presidente, siamo di fronte ad un articolo di un disegno di legge collegato che ha un'importanza strategica come in qualche modo ha già sottolineato il relatore ripercorrendo anche l'iter di questo articolo. Siamo di fronte ad una delega al Governo per l'attuazione di un progetto importante nei prossimi 12 mesi.
Si tratta sostanzialmente della redazione da parte del Governo, su proposta del Ministero della pubblica amministrazione e l'innovazione unitamente con il Ministero per la semplificazione normativa, di codici e testi unici sulle materie più importanti che riguardano il settore della pubblica amministrazione. Vale a dire: il procedimento amministrativo e l'accesso ai documenti di cui alla legge n. 241 del 1990; la documentazione amministrativa di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000 e la disciplina del lavoro nella pubblica amministrazione (quindi, tutto il settore del pubblico impiego) disciplinato adesso dal decreto legislativo n. 165 del 2001; infine, l'ultimo decreto legislativo il n. 150 del 2009, la cosiddetta riforma Brunetta.
Si tratta di materie assolutamente importanti e complesse, rispetto alle quali è certamente un utile e proficuo servizio quello di una codificazione e di un inquadramento in testi unici attraverso percorsi importanti di ricognizione e di abrogazione di norme sia in maniera esplicita che tacita, confliggenti o obsolete. Occorrono, inoltre, l'organizzazione per settori di natura omogenea, il coordinamento di codeste disposizioni e la risoluzione di eventuali incongruenze e antinomie delle norme.
Crediamo che, al di là del percorso differente che grossa parte delle norme inizialmente previste in questo provvedimento ha intrapreso all'interno dei diversi rami del Parlamento, in particolare l'approvazione di questo unico articolo rimanente con delle deleghe così importanti possa permettere al Governo una operazione di semplificazione da un lato e di fruizione più facile per i cittadini, per le imprese e per tutti gli operatori che hanno a che fare quotidianamente con la pubblica amministrazione in maniera chiara, semplice e lineare. Infatti, proprio la pubblica amministrazione è un servizio che si deve dare ai cittadini. Nel grande contratto sociale, a fronte del pagamento delle imposte, il principale servizio che i cittadini e le imprese debbono ricevere in cambio è quello di una pubblica amministrazione efficiente e comprensibile.
In questo senso, credo che l'approvazione di questo provvedimento e la rapida - ce lo auguriamo - codificazione che il Governo intenderà svolgere nell'ambito dei dodici mesi previsti da questa delega possano portare il frutto che tutti quanti auspichiamo, ossia quello di un prodotto di facile fruizione che renda la pubblica amministrazione ancora più vicina al cittadino, all'impresa e a quanti ne utilizzano i servizi.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

Pag. 103

MARIO TASSONE. Signor Presidente, mi consenta anche una considerazione di ordine personale nei suoi confronti: farò il possibile per poter corrispondere all'atto di fiducia che ha voluto manifestarmi. Un'altra considerazione, come appendice, me la consenta: se fossimo più convinti di affidare le sorti del nostro Paese a mani giuste forse avremmo fatto un passo in avanti dopo avere assistito in questi tre giorni a situazioni certamente non entusiasmanti. Vorrei semplicemente fare una considerazione di fondo e concludere questo ragionamento che mi accingo a fare. Ho ascoltato con molta attenzione il relatore; non è la prima volta perché da qualche tempo siamo abituati a confrontarci su questa materia, che si trascina dal 2010 con un traghettamento tra Camera e Senato e viceversa.
Tutta la materia della pubblica amministrazione è stata oggetto di grandi slanci, di grandi dichiarazioni e di tentativi di attuare politiche adeguate ad un'esigenza imprescindibile del nostro Paese. Posso fare - mi azzardo - qualche valutazione: nasceva molti anni fa il Ministero della riforma della pubblica amministrazione, poi trasformato nel Ministero dell'organizzazione amministrativa. Vi è sempre stato il tentativo di attuare una semplificazione e razionalizzazione della nostra struttura amministrativa, perché questa è stata sempre considerata come uno strumento importante non soltanto per lo sviluppo economico del nostro Paese, ma anche per l'affermazione dei principi di libertà e soprattutto per un rafforzamento della tutela dei cittadini, dei deboli cittadini rispetto ad uno strapotere e ad un condizionamento della pubblica amministrazione.
Si è visto poi lo snellimento della pubblica amministrazione come un momento di forte sviluppo e di adeguamento di questo nostro Paese in termini di modernità e civiltà. Si sono cimentati tanti ministri della pubblica amministrazione in questo percorso che, molte volte, si è dimostrato disseminato di ostacoli e soprattutto di rischi e, nell'ambito del quale, pochissimi risultati sono stati raggiunti.
Questo provvedimento aveva la grande ambizione della semplificazione e, strada facendo, ha perso di vista la semplificazione. Semplificazione significa, a mio avviso, maggiore libertà, maggiore tutela dei diritti dei cittadini nei confronti della pubblica amministrazione e tagliare le lungaggini, le duplicazioni e le farraginosità della pubblica amministrazione che non aiutano il cittadino e che non creano le condizioni di vivibilità di rapporti sempre più dialoganti, ma soprattutto produttivi che vi dovrebbero essere tra la pubblica amministrazione ed i cittadini per evitare recinti chiusi e chiusure molto forti ed intense. È mancato, a mio avviso, il dato molto forte del controllo serio sulla pubblica amministrazione.
Siamo partiti da provvedimenti che vanno dallo spoil system alle responsabilità dei dirigenti, dando alla pubblica amministrazione un ruolo importante nel procedimento di adozione degli atti amministrativi e alla politica il ruolo di indirizzo. Molte volte si è perso il ruolo di indirizzo della politica e il ruolo decisionale della pubblica amministrazione. Si è riscontrata a volte una commistione che ha creato certamente più aggrovigliamenti che soluzioni ai problemi.
Questo accade non soltanto nella pubblica amministrazione centrale, presso gli organi centrali e nei Ministeri, ma certamente anche nei comuni e nelle province, non parliamo delle regioni perché credo che godano del diritto di extraterritorialità, perché nessuno può parlare delle regioni in questo nostro Paese quando c'è il bilancio, quando c'è la manovra economico-finanziaria, quando ci sono le perdite, quando ci sono i servizi che non funzionano, quando c'è il problema della serietà, dell'ambiente, dell'istruzione, nessuno può parlare delle regioni eppure ovviamente qualcuno parla di regionalismo, di federalismo e quant'altro, quindi credo che questo sia il grande equivoco.
Caro relatore e caro sottosegretario, con molto rispetto, in fase di replica domani - sennò il provvedimento non lo discutiamo affatto, se dobbiamo chiudere in cinque, sei o sette minuti - diteci se in Pag. 104questo tipo di discorso c'entrano anche le regioni, perché sappiano che ci sono regioni come quelle a statuto speciale - dalla Sicilia al Friuli Venezia Giulia - che fanno altre cose, sono proiettate diversamente anche rispetto al procedimento amministrativo, ma sopratutto alla gestione e al ruolo della dirigenza e della pubblica amministrazione, altrimenti, se non abbiamo contezza di tutto questo, tutto diventerà difficile.
Signor Presidente, questo provvedimento era composto da 44 articoli, come ricordavo poc'anzi riguardava la semplificazione. Si è risolto in un solo articolo, l'articolo 43, che parla di codificazione, di sistemazione attraverso decreti legislativi - questa volta da emanare nel termine di 12 mesi e non 24 mesi, come previsto dal provvedimento originario - e si prevede che il Governo debba predisporre questi decreti legislativi per riordinare e codificare la materia, lasciando poi a un tempo successivo il tema della semplificazione e dell'ammodernamento della pubblica amministrazione.
Il problema - signor Presidente, mi avvio alla conclusione - è: abbiamo bisogno di una pubblica amministrazione a livello centrale e a livello periferico? In base a cosa, un disegno unitario o un disegno di uno Stato federalista? Su questi temi discutiamo o non discutiamo? Qual è il tema, visto che la riforma Bassanini per molti versi è fallita, visto e considerato che sono fallite tante cose? Il tema della riforma della pubblica amministrazione va di pari passo con quello della riforma della Costituzione e dell'architrave istituzionale del nostro Paese, questo non è ininfluente. Se è questo il dato, signor Presidente e signor sottosegretario, credo che una riflessione bisogna farla.
Non sappiamo se voteremo a favore o contro l'approvazione del provvedimento, anzi a favore certamente no, se ci asterremo, mi consulterò con i colleghi e Mantini farà domani la sua dichiarazione di voto. Vedremo, ma che importa chiudere un provvedimento come questo senza dare una risposta, un segno, una tendenza sul piano politico? I temi di qualche momento fa, quelli economici, non sono ininfluenti, perché certamente l'efficienza della pubblica amministrazione, con i suoi controlli porta a realizzare economie e tutela le economie ed i diritti dei cittadini, ma questo è un discorso forse molto ampio e farlo in coda, in appendice, alla fine di una giornata così defatigante forse non serve, ma credo che questo Parlamento se ha qualche voce deve saperla esprimere.
Il fatto vero è che c'è un problema serio di centralità del Parlamento, lo voglio ripetere qui, guardate le guerre che si sono svolte oggi in quest'Aula. Ovviamente c'è una grande difficoltà a far vivere questo Parlamento, a dare autorevolezza a questo Parlamento, non possiamo essere cassa di risonanza di nessuno e ovviamente questi aspetti e questi dati certamente devono essere visti e considerati, anche perché non abbiamo capito come da 44 articoli - come dicevo poc'anzi - ne sono stati stralciati 43 ed è rimasto soltanto un articolo. Non si è capito questo dato, è un grande mistero, è l'assenza di una politica, malgrado ci sia un Ministro per la semplificazione normativa, un Ministro per le riforme per il federalismo e un Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, abbiamo tanti Ministeri o tanti Ministri che avrebbero dovuto semplificare tante cose. Hanno spostati i Ministeri, alcuni vani, alcune stanze, da Roma al nord, a Monza, ma a Monza c'è stato un eccidio regio, c'è stato un regicidio, per cui a Monza non vorrei che si ripetessero storie antiche e nefaste, ma non c'è dubbio, signor Presidente, che si tratta di temi e argomenti certamente non eventuali e marginali, sono i temi centrali che riguardano l'essenza e l'identità di questo nostro Paese nel suo divenire e nella sua storia che dobbiamo costruire con grande dignità e forza (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, credo innanzitutto che sia inappropriato Pag. 105scomodare concetti come quelli di provvedimento strategico o decisivo per un provvedimento di questo genere. Diciamo che, se siamo arrivati a definire strategici e decisivi provvedimenti come questo, vuol dire che le nostre ambizioni riformatrici si sono abbassate molto di livello. È un augurio che non faccio né a chi si candida a governare né a chi pro tempore continua a governare.
Credo piuttosto che ci troviamo di fronte ad un residuo di un provvedimento che aveva delle ambizioni, comprese quelle di produrre della semplificazione. Invece, credo che il fatto che siamo passati da quarantaquattro articoli a votarne uno, vuol dire che in questi quasi due anni di iter di questa provvedimento abbiamo prodotto altra complicazione. Vuol dire che un provvedimento legislativo tutto sommato organico, quello che ci è stato presentato nel febbraio 2010, è stato a sua volta spezzettato, inserito in provvedimenti magari di carattere finanziario, è stato tradotto in tanti «coriandoli». Quindi, sembra che cerchiamo del lavoro per i semplificatori, dandoci da fare per complicare. Questo francamente non depone a vantaggio del buon andamento della legislazione.
Per quanto riguarda il merito del provvedimento, credo che esso non valga neanche i soldi che spendiamo, il tempo che passiamo ad esaminarlo e la carta che stampiamo. Credo sostanzialmente che questo Paese - consentitemi di prendere in prestito le parole dell'onorevole Martino di prima - non abbia bisogno di cose di questo genere. Questo Paese ha bisogno di riforme. Quindi, da un certo punto di vista questo provvedimento è assolutamente privo di qualsiasi ambizione.
Non abbiamo tanto bisogno di codificare in materia di legge n. 241 del 1990, quindi di accesso agli atti e di trasparenza. Non abbiamo tanto bisogno di codificare in materia di documentazione amministrativa, di ordinamento del lavoro pubblico, di codice dell'amministrazione digitale, ma abbiamo bisogno di riformare la materia del lavoro pubblico, il tema della documentazione amministrativa, della trasparenza e dell'accesso agli atti, di renderlo totale e semplice. Di questo ovviamente non c'è traccia in questo provvedimento. Quindi, è un provvedimento assolutamente privo di qualsiasi ambizione.
Dall'altro lato, è anche un provvedimento che ha un suo risvolto rischioso, come diceva giustamente il collega Favia, come in qualche modo segnala anche il Comitato per la legislazione, con una nota che non è stata risolta con la lettura del Senato e non lo sarà con il voto finale che domani sarà dato dalla Camera. Diamo una delega - lo ricordava Favia - su temi delicati. Non si tratta soltanto della sistematizzazione di provvedimenti in essere, ma in qualche modo anche di una loro armonizzazione, correzione e innovazione.
Insomma, c'è un limite non molto chiaro in questa delega rispetto a ciò che può essere cambiato della normativa esistente con l'esercizio della delega. Questo è pericoloso perché in certe materie ovviamente deve intervenire la legge e non il processo di legislazione delegata. Credo che questi siano motivi sufficienti per non dare nessuna enfasi a questo provvedimento, per darne un giudizio critico, che è un po' sintomatico del giudizio critico generale che diamo del lavoro del Ministro Brunetta di questi tre anni, che secondo noi ha fallito completamente nel suo progetto di cambiamento della pubblica amministrazione nel nostro Paese, che non consentirà ovviamente domani di ottenere un voto favorevole da parte del Partito Democratico.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Pastore. Ne ha facoltà.

MARIA PIERA PASTORE. Signor Presidente, cercherò di essere esaustiva, ma breve. Stiamo trattando di un provvedimento che dà al Governo la facoltà di addivenire alla redazione di appositi codici o testi unici su materie, a mio parere, importanti. Voglio nominarne solo una, vale a dire la legge n. 241 del 1990, per la quale viene specificato che si tratta di una legge di principi generali per le amministrazioni pubbliche. Pag. 106
Quindi, rispetto a quanto è stato detto da alcuni che mi hanno preceduto, vale per tutte le amministrazioni pubbliche, non soltanto per le amministrazioni pubbliche dello Stato. Rispetto, poi, al disegno di legge originario, si passa da un mero coordinamento formale delle disposizioni ad una specificazione puntuale di principi e criteri direttivi, che consentiranno senz'altro di addivenire a una raccolta organica, e quindi di realizzare la necessaria semplificazione e razionalizzazione, e che consentiranno, soprattutto, a coloro che dovranno in qualche modo confrontarsi con le leggi, e quindi sia la pubblica amministrazione sia gli utenti, una lettura completa e corretta delle disposizioni e la necessaria trasparenza e chiarezza.
In definitiva, quindi, questi codici consentiranno un migliore funzionamento della pubblica amministrazione, di cui tutti sanno quanto ce ne sia bisogno. Rispetto alle critiche sul fatto che si dà una delega troppo ampia al Governo, credo che occorra menzionare quanto contenuto nel terzo comma, e cioè che questi decreti saranno comunque adottati previo parere della Conferenza unificata e della Commissione parlamentare per la semplificazione. Detto questo, credo che una codifica su importanti materie consentirà davvero alla pubblica amministrazione di organizzarsi meglio e consentirà agli utenti di usufruire con chiarezza e trasparenza del rapporto con la pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 3209-bis-B)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo rinunziano ad intervenire in sede di replica.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del testo unificato delle proposte di legge: Saglia ed altri; Bordo; Froner ed altri; Vignali e Carlucci: Commercializzazione del metano per autotrazione (A.C. 2172-1016-2843-3117-A) (ore 20,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge: Saglia ed altri; Bordo; Froner ed altri; Vignali e Carlucci: Commercializzazione del metano per autotrazione.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 2172-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la X Commissione (Attività produttive) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Torazzi, ha facoltà di svolgere la relazione.

ALBERTO TORAZZI, Relatore. Signor Presidente, il provvedimento ha, ovviamente, l'obiettivo di diffondere il metano per l'autotrazione. È un provvedimento snello, che non comporta costosi contributi al consumo, e quindi non distorce neanche la concorrenza, e non crea contrasti con il mercato del GPL. Incide, invece, sulla diffusione della rete di distribuzione, rendendo così possibile la diffusione e l'utilizzo del metano e ne agevola anche gli investimenti per l'adeguamento della rete.
Ha una valenza ambientale, ovviamente, perché sappiamo che il metano è uno dei carburanti più puliti, e trascina la catena del valore nazionale, in quanto tutta la tecnologia di sviluppo del metano è quasi un monopolio del made in Italy.
Prevede degli incentivi anche per la ricerca applicata (sono fondi molti ristretti, Pag. 107perché siamo in una situazione molto particolare, come tutti sapete) e, infine, preannunzio già da ora che vi è un emendamento, che presenteremo come Comitato dei nove, che rimuove l'ostacolo del problema del peso a pieno carico per tutte le vetture di nuova generazione, e quindi bifuel con il metano, ma anche per l'ibrido e per le macchine elettriche, che hanno il problema di avere un peso vuoto maggiore, che per l'uso commerciale ne pregiudica un po' i limiti. Questo verrà fatto, ovviamente, rimanendo all'interno di quanto previsto dalla legislazione europea.
Penso che sia un provvedimento utile e, ripeto, condiviso da tutta la Commissione.
Invito, quindi, tutti i colleghi che vogliano intervenire a dare il loro contributo.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
È iscritto a parlare l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, lei sa che ci siamo impegnati sul provvedimento in esame anche se lo stiamo trattando a quest'ora e, certamente, con l'Aula deserta. Tuttavia, il provvedimento è molto importante.
Come diceva il relatore Torazzi, si tratta di un provvedimento condiviso da tutte le forze politiche presenti in Commissione, anche perché il sottoscritto ha fatto parte del gruppo che era a Kyoto in rappresentanza del Governo italiano. Lì abbiamo perso un po' i parametri, da allora in avanti ci siamo persi per strada. Credo che questo provvedimento cerchi di fare chiarezza, ma, soprattutto cerchi di immettere nell'atmosfera meno CO2 possibile. Vorrei ricordare al commissario Torazzi che vi era una difficoltà. Dovevamo fare questo provvedimento senza incidere su quello che è, o doveva essere, trattato allo stesso modo secondo altre energie, come il GPL o altro. Credo che, sostanzialmente, abbiamo rispettato questa difficoltà e siamo andati incontro ad un provvedimento che sicuramente potrà dare dei risultati.
Vero è che, se l'avessimo fatto durante un altro periodo economico di questo Paese, probabilmente avremmo stanziato delle risorse più importanti. Queste risorse sicuramente imbriglieranno il provvedimento e non forniranno gli strumenti necessari per potere aspirare a quello che oggi noi vorremmo diventasse. Da un'indagine recente risulta che l'1 per cento, solo l'1 per cento, dei nostri autoveicoli oggi viaggia a metano. Abbiamo un grandissimo vantaggio, come già ricordava il collega Torazzi, che è la distribuzione e la rete che abbiamo su quasi tutto il territorio nazionale, ad esclusione di una regione, la Sardegna, che mi sembra mortificata e sulla quale andranno probabilmente investite delle risorse.
Credo che su questo bisognerà fare uno sforzo anche perché il vantaggio dell'atmosfera e dell'aria più pulite è un vantaggio di tutti. Avevamo presentato due proposte emendative, poi approvate a maggioranza, in Commissione in sede legislativa. L'unico rischio sarà, sicuramente, lo scarso finanziamento dato a questo provvedimento e, probabilmente, rimarrà, e questo ci dispiace molto, sulla carta il tentativo di portare in Italia la possibilità di emissioni zero.
Vero è che, anche su questo, andava probabilmente dato qualcosa di più perché sappiamo che nella produzione di queste strutture che spingono gli autoveicoli ad andare a metano siamo leader mondiali e la nostra tecnologia, credo, sia la prima in assoluto. Giochiamo in casa e faccio presente al sottosegretario che, sicuramente, valeva la pena fare uno sforzo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 20,58)

GABRIELE CIMADORO. Abbiamo indicato anche le vie, le possibilità, attraverso le quali recuperare alcune risorse che sarebbero importantissime e che darebbero sicuramente la possibilità a questo mercato di svilupparsi.
L'ultima osservazione, e concludo, è che avremmo dovuto dare maggiore attenzione Pag. 108ai grandi gruppi, come a Poste italiane, che hanno un parco macchine di 5 mila autoveicoli. Se per queste megastrutture, che abbiamo audito in Commissione, vi fosse la possibilità di spingere in questa direzione, allora il mercato potrebbe prendere una buona piega e potrebbe dare dei risultati importanti (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Marchioni. Ne ha facoltà.

ELISA MARCHIONI. Signor Presidente, intervengo anch'io sinteticamente poi semmai chiederò di essere autorizzata a consegnare il testo dell'intervento. Condivido quanto ha detto il collega che mi ha preceduto, cioè che questo provvedimento è importante; riteniamo possa avere un effetto sul mercato nel senso di incentivare e di lavorare su temi complessi e su equilibri sempre più importanti, ecologici e di sostenibilità, dei quali ci stiamo occupando. Segnalo fra l'altro che sempre in sede di Commissione attività produttive stiamo lavorando su una proposta di legge che parla della trazione elettrica. Anche in questo caso si tratta di possibilità allo studio che la nostra industria automobilistica sta sviluppando anche in modo eccellente, che però vanno raccolte. In questo senso è forse un peccato e un limite di questa proposta di legge che la mancanza di risorse abbia impedito di completare il percorso che avevamo ipotizzato all'inizio. Quante auto ci sono in Italia? Nel 1990 erano immatricolate 27 milioni di auto, nel 2003 erano immatricolate 34 milioni e solo nel luglio 2011 ne sono state registrate 150 mila, con un -8 per cento rispetto ad un anno fa: è il dato più basso degli ultimi quindici anni. La media - si tratta di dati ACI non recenti ma di qualche tempo fa - è comunque pari a 710 veicoli ogni 1000 abitanti, a fronte della media europea che è pari a 581 veicoli.
In Italia quando parliamo di automobili parliamo di grandi numeri relativi a veicoli che servono per gli spostamenti delle persone ma che hanno ovviamente anche un impatto ambientale non indifferente, tanto che da uno studio dell'Organizzazione mondiale della sanità la media dei livelli di PM10 cioè di polveri sottili inquinanti nelle città, nel periodo compreso tra il 2002 e il 2004 è passato da 26 μg/m3 a 61 μg/m3 quindi è più che raddoppiato e ovviamente l'impatto dell'inquinamento è importante. Questo è uno dei dati - ne ho altri ma mi fermo qui e non andrò ad elencarli tutti - ed è un po' il segnale di quanto effettivamente l'impatto delle automobili abbia un peso specifico proprio sulla sostenibilità ambientale. La combustione dei veicoli genera anidride carbonica e quindi gas serra. Noi ci siamo occupati in questo provvedimento di tutto ciò che può essere migliorato, partendo - come ho detto poi ci sono altri provvedimenti allo studio in Commissione - dallo sviluppo della rete del metano che appunto rappresenta in questo momento la risorsa e cioè il combustibile per circa il 6 per cento delle auto e l'1 per cento del metano che circola in Italia è utilizzato per uso di autotrazione. Il metano è meno inquinante, meno costoso di altri carburanti per veicoli ed è sicuro. Quindi in questa proposta di legge sono previste di deleghe al Governo atte a favorire la nascita di nuovi distributori, armonizzandone la normativa europea e armonizzando anche la normativa relativa ai self service e agli erogatori multidispenser. È prevista anche la delega perché il Governo stabilisca i principi generali affinché le regioni possano attuare piani di sviluppo poiché, come sappiamo, la competenza ovviamente è regionale per la distribuzione e l'ottimizzazione della distribuzione e poi vi sono incentivi per la ricerca nel settore. Sono saltate alcune ipotesi che avevamo valutato e avevamo discusso in sede di Commissione che avrebbero completato questo tipo di percorso Non ultima quello cui faceva cenno anche il collega precedentemente che era proprio l'incentivo per sostituire il parco auto almeno a partire dal pubblico con acquisto di veicoli a metano. Abbiamo valutato che il metano, rispetto ad un'autovettura a benzina, produce circa il 20 per cento in meno di CO2, Pag. 109il 72 per cento in meno di ossido di azoto e il 75 per cento in meno di monossido di carbonio. Insomma, può effettivamente incidere in modo positivo sulla qualità ambientale. È sicuro, costa un po' meno e proprio in ragione di queste valenze positive anche l'Unione europea nel piano di azione che ha messo a punto con la direzione dell'energia e dei trasporti prevede la promozione dei tre carburanti alternativi che sono metano, idrogeno e biocarburante.
In questo modo si spera di arrivare all'obiettivo auspicato di sostituire i prodotti petroliferi entro il 2020. Per il metano è prevista in Europa una quota di mercato del 10 per cento, del 5 per l'idrogeno e del 6 per il biofuel.
Resta però da dire che per quanto riguarda il nostro Paese lo sviluppo del metano per autotrazione può contare su alcuni fondamentali fattori di contesto favorevoli che sono appunto sopratutto la capillare distribuzione. Ci sono alcuni nodi da risolvere. È necessario che la rete dei distributori sia resa omogenea in tutte le regioni e che sia snellita la burocrazia che rende possibile l'apertura di nuovi distributori. Sulla rete stradale sono 24500 gli impianti totali e sono 721 quelli a metano. Sulla rete autostradale su 465 impianti totali sono solo 23 quelli che distribuiscono metano, circa 300 quelli con il GPL. Ovviamente si potrebbe ampliare ancora questa possibilità di espansione della trazione a metano continuando a lavorare su questo tema, e da parte delle regioni sensibilizzare anche i comuni attraverso la stipula di accordi per favorire gli interventi a livello locale.
La posizione del PD è stata ovviamente quella di appoggiare in tutto questo provvedimento. Noi voteremo a favore, abbiamo lavorato fattivamente perché il provvedimento crescesse in Commissione. Segnalo quindi che riteniamo importante questo come altri provvedimenti che vanno nell'ordine di promuovere ciò che di buono la nostra industria produttiva realizza, contemporaneamente armonizzando la necessità di sostenibilità che il mercato e l'ambiente propongono.
Lavoreremo ancora su altri temi, ad esempio sulla proposta di legge in materia di trazione ad energia elettrica, anche questa altamente compatibile dal punto di vista ambientale, e sulla necessità di condividere questi temi, per quanto possibile, perché ritenuti di fondamentale aspetto per uno sviluppo sostenibile dell'economia (noi la riteniamo importante). Segnalo però che è importante anche valutare come una presenza di contributi renda più efficaci e più incisivi questi provvedimenti, che hanno anche lo scopo di promuovere e far crescere l'economia in un momento in cui l'economia ha grande bisogno di rilancio (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, il progressivo impegno, accanto ai tradizionali, di carburanti a minore impatto ambientale costituisce sicuramente un passo fondamentale nella lotta all'inquinamento atmosferico, in grado anche di coinvolgere e responsabilizzare direttamente i cittadini. Da questo punto di vista rappresenta una prima risposta l'uso consapevole delle risorse energetiche, e sicuramente un contributo importante all'abbattimento delle emissioni inquinanti nel settore del trasporto pubblico e privato può arrivare dal metano, che sicuramente è un carburante più pulito per intrinseche caratteristiche rispetto a quelli attualmente diffusi.
Sono già state indicate le virtù del metano. Mi limito soltanto a dire che nel metano sono totalmente assenti benzene, piombo, composti di zolfo, e idrocarburi policiclici e aromatici. Il metano non è un gas tossico. E poi è già stato detto - lo ha ricordato prima la collega Marchioni - del risparmio che abbiamo con il metano nelle emissioni. È stato anche già ricordato - e su questo non mi soffermo - il vantaggio economico anche per le famiglie che lo utilizzano per i suoi minori costi e non soltanto per il minor costo, appunto, ma anche per le performance che consente a parità di chilometri percorsi. L'utilizzo del Pag. 110metano permette di risparmiare fino al 65 per cento rispetto alla benzina e fino al 50 per cento nei confronti del gasolio.
C'è l'altro aspetto fra l'altro, anche questo importante, che il metano essendo fornito principalmente attraverso una capillare rete di metanodotti nazionale, regionale e locale non richiede, se non in alcuni casi eccezionali, il trasporto con automezzi pesanti, limitando così fortemente il rischio di incidenti sulle strade, annullando totalmente i rischi di mancato approvvigionamento di distributori, e riducendo esso stesso le emissioni inquinanti.
Sugli standard di sicurezza, già è stato detto. Volevo soffermarmi velocemente su un punto che sottolinea il provvedimento. Con esso noi cerchiamo di rispondere ad alcuni problemi che limitano l'utilizzo del metano per autotrazione e che sono sostanzialmente quattro: il mancato riconoscimento della caratteristica merceologica di carburante che ne impedisce la distinzione con quello utilizzato come combustibile per uso civile e industriale (a questo il provvedimento pone rimedio); l'assenza di disposizioni normative, regolamentari ed amministrative ad esso dedicate (e anche a questo il provvedimento tende a fornire una risposta); la frammentarietà ed episodicità dell'incentivazione all'acquisto di veicoli a metano (su questo, invece, il provvedimento, anche per le risorse di bilancio disponibili, non può dare risorse, anche se in altri provvedimenti, in questa legislatura, è stata promossa l'incentivazione e la rottamazione per chi acquistava veicoli a metano); infine, come veniva ricordato, il problema di un'ottimizzazione della rete di distribuzione che è assente di fatto in diverse regioni e quasi completamente, come sempre veniva ricordato, sulla rete autostradale.
Su questo in particolare vorrei soffermarmi un secondo perché credo che ciò rappresenti il limite vero all'utilizzo del metano. Se non è possibile fare rifornimento, se bisogna uscire dall'autostrada per fare rifornimento, in un momento in cui per tutti il tempo è una risorsa scarsa, evidentemente si tratta di un limite superiore ai benefici del metano stesso. Il provvedimento introduce anche la possibilità, per oggi assente in Italia, che, appunto, si creino distributori self-service. Anche questo tende a superare il problema dei tempi di rifornimento.
Una nota velocissima sull'iter in Commissione: nel testo originario di fatto si rischiava di creare una disparità tra metano e GPL. Abbiamo concordato unanimemente sul fatto che il problema fosse, invece, quello di valorizzare questi carburanti che non hanno emissioni rispetto a quelli tradizionali, benzina e gasolio. Non fare una lotta, quindi, tra le fonti più pulite, ma, anzi, semmai fare fronte comune.
Giustamente veniva ricordato, anche se non si tratta di carburante, un altro importante provvedimento che stiamo trattando nelle Commissioni congiunte X attività produttive e IX trasporti, sull'auto elettrica che rappresenta un'altra materia importante.
Concludo ricordando un elemento che non rientra nel testo del provvedimento che oggi affrontiamo, ma credo sia un aspetto importante sul fronte dello sviluppo economico. La filiera industriale del metano, come, peraltro, anche quella del GPL, è una filiera quasi esclusivamente italiana, è una filiera lunga, fatta prevalentemente di piccole e medie imprese e promuovere, dunque, la mobilità a metano non produce solo importanti effetti positivi sul fronte della tutela ambientale per il raggiungimento degli obiettivi di Kyoto, ma comporta anche uno sviluppo del sistema produttivo italiano e, in particolare, delle nostre piccole e medie imprese manifatturiere (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e, pertanto, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche relatore e Governo - A.C. 2172-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore, onorevole Torazzi ed il rappresentante del Governo rinunciano alla replica. Pag. 111
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 15 settembre 2011, alle 9,30:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni per la codificazione in materia di pubblica amministrazione (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (C. 3209-bis-B).
- Relatore: Orsini.

2. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
SAGLIA ed altri; BORDO; FRONER ed altri; VIGNALI e CARLUCCI: Commercializzazione del metano per autotrazione (C. 2172-1016-2843-3117-A).
- Relatore: Torazzi.

(al termine delle votazioni)

3. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 21,15.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4612 - odg 9/68 574 392 182 197 288 104 26 Appr.
2 Nom. odg 9/4612/75 rif. 565 480 85 241 462 18 26 Appr.
3 Nom. odg 9/4612/103 574 432 142 217 418 14 25 Appr.
4 Nom. odg 9/4612/105 576 341 235 171 304 37 24 Appr.
5 Nom. odg 9/4612/108 575 360 215 181 291 69 24 Appr.
6 Nom. odg 9/4612/113 577 359 218 180 298 61 24 Appr.
7 Nom. odg 9/4612/114 578 356 222 179 298 58 24 Appr.
8 Nom. odg 9/4612/115 579 358 221 180 300 58 24 Appr.
9 Nom. odg 9/4612/125 576 400 176 201 294 106 24 Appr.
10 Nom. odg 9/4612/127 572 396 176 199 353 43 24 Appr.
11 Nom. odg 9/4612/135 575 348 227 175 304 44 24 Appr.
12 Nom. odg 9/4612/136 583 352 231 177 306 46 24 Appr.
13 Nom. odg 9/4612/143 580 410 170 206 32 378 23 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 21)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/4612/144 578 416 162 209 310 106 23 Appr.
15 Nom. odg 9/4612/164 571 402 169 202 367 35 23 Appr.
16 Nom. odg 9/4612/165 563 382 181 192 344 38 23 Appr.
17 Nom. odg 9/4612/171 581 444 137 223 259 185 23 Appr.
18 Nom. odg 9/4612/174 574 375 199 188 346 29 21 Appr.
19 Nom. odg 9/4612/177 567 388 179 195 359 29 21 Appr.
20 Nom. odg 9/4612/191 576 352 224 177 307 45 21 Appr.
21 Nom. Ddl 4612 - voto finale 614 614 308 314 300 1 Appr.