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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 433 di giovedì 10 febbraio 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 9,30.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Giancarlo Giorgetti e Mussolini sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative volte ad assicurare la continuità territoriale aerea con la Sardegna, con particolare riferimento all'imposizione di oneri di servizio pubblico - n. 2-00954)

PRESIDENTE. L'onorevole Pili ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00954 concernente iniziative volte ad assicurare la continuità territoriale aerea con la Sardegna, con particolare riferimento all'imposizione di oneri di servizio pubblico (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MAURO PILI. Signor Presidente, il tema che affrontiamo in questa interpellanza può sembrare strano per i colleghi che non vivono in una regione insulare e ultra periferica come la Sardegna, ma rappresenta uno dei passaggi nevralgici dello sviluppo economico non soltanto della Sardegna e credo sia assolutamente uno dei punti cardine della coesione nazionale e territoriale.
Cos'è sostanzialmente la continuità territoriale? Mi permetto quindi di richiamare solo alcuni punti. È l'azione con la quale un Governo, uno Stato, deve garantire ad una determinata area o ad una determinata regione pari condizioni di collegamento rispetto a tutte le altre regioni italiane ed europee. Spero anche - mi riferisco al Governo - che non sfugga a nessuno che la Sardegna ha una condizione particolare e specifica - la sua condizione insulare - che la rende più specifica e più evidente rispetto a qualsiasi altra regione italiana. La condizione insulare e ultra periferica della Sardegna non è un orpello costituzionale o una verifica constatabile a occhio nudo, è un elemento cardine di un'azione politica che il Governo e lo Stato devono farsi carico di compensare dopo aver misurato il divario che ne consegue in termini di carico economico e dello sviluppo della nostra regione e in particolar modo della coesione territoriale.
La Sardegna è un caso unico in Italia, perché le dimensioni della distanza dal continente sono tali che la rendono un'isola assolutamente ultra periferica e, Pag. 2proprio per questo, nel 2002 venne avviata dallo Stato italiano e dal Governo Berlusconi l'importante azione tesa a realizzare il principio della continuità territoriale, cioè a favorire la capacità di collegamento e il diritto di mobilità del popolo sardo - ma non solo - attraverso regole chiare e definite, che sottraessero la capacità, che invece si era verificata negli anni, delle compagnie aeree di utilizzare la Sardegna come arma e strumento per lucrare utili importanti a scapito degli interessi di quella regione.
Dal 2002 ad oggi molto è successo, voglio richiamare una norma di attuazione costituzionale, la legge 5 maggio 2009, n. 42 in materia di federalismo fiscale, che ha sancito, all'articolo 22, un principio sacrosanto, cioè quello secondo il quale occorre misurare e compensare il divario insulare. Qualsiasi altra azione che non miri a realizzare una condizione assolutamente indispensabile di diritto acquisito della nostra Costituzione - collegare le regioni nello stesso modo, dando ai cittadini italiani le stesse condizioni - costituisce una violazione costituzionale assolutamente palese.
Pertanto - mi rivolgo al sottosegretario Giachino che ha l'onore e l'onere di fornire la risposta del Governo - non siamo sul piano delle concessioni, non siamo sul piano dei favori ma siamo di fronte al più evidente rispetto di un diritto costituzionalmente sancito, cioè il diritto alla mobilità da e per la Sardegna, un diritto inviolabile e inalienabile.
È da questo presupposto che credo sia assolutamente necessario partire per considerare un dato rilevante, con riferimento al quale, con rammarico, devo constatare che anche il Governo è venuto meno, ossia la decisione unanime sulla risoluzione che è stata approvata dalla Commissione trasporti della Camera dei deputati. Come sappiamo, il meccanismo delle risoluzioni prevede che, se il Governo non è d'accordo nella Commissione competente, la risoluzione venga trasmessa in Aula. In quel caso, il Governo aveva espresso un parere favorevole sulla risoluzione in oggetto, che costituiva un punto nevralgico dell'attuazione di quel sistema, tra l'altro previsto dalla direttiva comunitaria del 2008. La continuità territoriale - ha detto la Commissione trasporti della Camera - deve essere garantita da e per la Sardegna, senza alcuna discriminazione tra residenti e non residenti. Ovvero, vale in entrata e in uscita, vale per coloro che devono andare e che devono rientrare dalla Sardegna, siano essi residenti o non residenti. Mi permetto solo di sottolineare - richiamo ancora il Governo - che un cittadino di Roma che viaggia sulla Freccia rossa per raggiungere Milano paga la stessa tariffa del cittadino di Milano che vuole raggiungere Roma. Non sarebbe spiegabile né in termini economici né in termini oggettivi né in termini di diritto costituzionale che un cittadino sardo paghi meno di quanto deve pagare un cittadino della Lombardia o del Lazio per venire in Sardegna. Non lo dico a scapito del cittadino sardo, ma perché la Sardegna paga lo scotto fondamentale di non poter essere collegata con il resto del Paese, quindi vi è un danno economico per la Sardegna, che ha molta più disoccupazione grazie a strumenti inadeguati di connessione con il resto del Paese. Quindi, bisogna uniformare la tariffa dei residenti e quella dei non residenti, per consentire alla Sardegna di essere collegata alla pari delle altre regioni italiane ed europee.
Se mai si farà - cito un altro caso evidente di regione insulare - il ponte sullo stretto di Messina, che collegherà la Sicilia con la Calabria e con il resto dell'Italia, è evidente che in quel caso i cittadini siciliani potranno attraversare quello stesso ponte alle stesse condizioni riservate ai cittadini calabresi. Mi domando per quale motivo la Sardegna debba subire un trattamento assolutamente iniquo e in questo caso discriminatorio, che davvero rasenta l'incostituzionalità e l'insostenibilità sotto ogni punto di vista. È razionale? È legittimo? È legale proporre per la Sardegna una tariffa differenziata tra residenti e non residenti? È incostituzionale ed è inaccettabile sotto ogni punto di vista e viola la più elementare regola del diritto di uno Stato, cioè Pag. 3che tutti i cittadini devono avere pari condizioni di mobilità e nessuno, compagnie aeree per prime, si può permettere di interferire nella violazione o nell'attuazione di questo principio costituzionale. Per questa ragione, con oltre cento colleghi abbiamo sottoscritto un'interpellanza, quella di cui discutiamo oggi in questa Aula, con un intento fondamentale: revocare quei decreti che sono stati posti in essere nei giorni scorsi dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, decreti che sono illogici, irrazionali e che celano - lo voglio dire in quest'Aula - gli interessi speculativi delle compagnie aeree.
È vero che quella proposta arriva dalla regione sarda, che l'ha fatta arrivare al Ministro perché facesse i decreti, ma questo è un passaggio che riguarda i rapporti istituzionali. So che oggi bisogna fermare questa macchina della continuità territoriale così scellerata che è stata messa in campo, per restituire alla Sardegna la fondamentale esigenza di poter essere messa alla pari con le altre regioni italiane ed europee. Bisogna - lo dico al sottosegretario per la risposta delicata che dovrà fornire - bloccare le indebite interferenze e pressioni delle compagnie aeree, che tendono sempre di più a sostenere la tesi della compensazione. La compensazione non è prevista nelle norme comunitarie, secondo le quali gli Stati potrebbero e non devono avvalersi della compensazione. Aggiungo inoltre che dal 2003 la compensazione, che qualcuno tenta di reinserire oggi, è stata cancellata.
Ho firmato io, allora, da presidente della regione, quei decreti che sancivano la cancellazione della compensazione: 50 milioni di euro, che allora venivano dati alle compagnie aeree, che dal 2003 non esistono più, perché la compensazione si è dimostrata assolutamente illegittima e, soprattutto, infondata sul piano economico.
Quindi, oggi, sostenere che vi fosse e vi sia l'esigenza di una compensazione va solo a vantaggio e a tutela degli interessi indebiti delle compagnie aeree. Signor sottosegretario, credo che il Governo sia chiamato ad un'azione di grande responsabilità. So che il decreto è stato trasmesso dalla regione sarda, ma so anche che a quella conferenza di servizi ha partecipato, in nome e per conto del Governo, l'ENAC.
Signor sottosegretario, l'ENAC è un'emanazione diretta del Governo, dello Stato, e aveva il compito, l'obbligo e il dovere di rappresentare in quella sede le decisioni assunte dal Parlamento, che erano chiare ed evidenti. Signor sottosegretario - concludo questa mia illustrazione - bisogna sostanzialmente «far atterrare» gli interessi delle compagnie aeree e «far decollare» gli interessi della Sardegna e dei sardi.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, rispondo all'accorata interpellanza urgente dell'onorevole Pili, premettendo che il Governo non intende venire meno agli impegni assunti in sede di accoglimento della risoluzione n. 8-00064. Segnalo a lei, signor Presidente, e all'onorevole Pili una bellissima mostra in corso all'Autorità portuale di Genova, dove si dimostra l'atteggiamento di Cavour rispetto al collegamento con la regione Sardegna e con le isole.
Devo, anzitutto, premettere che i parametri sulla cui base si articolano i nuovi provvedimenti impositivi, nonché il nuovo regime onerato sulle rotte della Sardegna, sono stati determinati dalla conferenza di servizi presieduta dal Presidente della regione, che ha delegato, per l'occasione, l'assessore ai trasporti, dottoressa Lorettu, nel pieno rispetto della vigente normativa nazionale e comunitaria in materia.
Tale conferenza si è conclusa l'8 giugno 2010 ed i relativi verbali sono stati trasmessi al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti dalla regione in data 5 novembre 2010. Da quanto risulta dalle delibere della giunta regionale, consultabili sul sito Internet della regione stessa, le varie richieste presentate dai rappresentanti Pag. 4della regione alla conferenza di servizi sono state preventivamente discusse ed approvate dalla giunta regionale.
Si richiama, a titolo meramente esemplificativo, la delibera della giunta regionale n. 17/10 del 27 aprile 2010, con la quale è stato approvato il programma degli interventi relativi alla continuità territoriale per la Sardegna illustrato dall'assessore ai trasporti. Tale programma è stato definitivamente approvato con delibera della regione Sardegna n. 21/72 del 3 giugno 2010.
Va, altresì, premesso che, in attuazione del comma 837 della legge n. 296 del 2006, è stato sottoscritto, in data 7 settembre 2010, un protocollo di intesa tra la regione Sardegna, l'ENAC ed il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al fine di ripartire e definire le competenze di ciascuna amministrazione nell'ambito del procedimento per la nuova imposizione degli oneri di servizio pubblico.
In merito alla scelta dei livelli tariffari, si evidenzia che questi risultano il frutto dell'analisi dei costi di volo delle singole tratte e dei ricavi ipotizzati sulla base delle risultanze dei dati storici relativi ai passeggeri, fornite dalle società di gestione aeroportuale, non derivando, come è ovvio, il costo del biglietto delle tratte esclusivamente dalla lunghezza della singola tratta, bensì dal rapporto costi/ricavi ad essa relativi. In particolare, i costi, oltre a variare in funzione della lunghezza della tratta, sono legati al numero di frequenze giornaliere ed al tipo di aereo utilizzato.
È evidente che una riduzione indiscriminata delle tariffe di volo può far emergere la necessità di una compensazione finanziaria in favore dei vettori, proporzionale al numero di rotte che si vogliono onerare e inversamente proporzionale ai livelli tariffari, ma questo è un risultato non obbligato ed a cui necessariamente non deve tendere l'azione amministrativa congiunta delle amministrazioni e degli enti preposti.
Ciò premesso, la precisione impone di segnalare che la linea che si è seguita per dimensionare i singoli interventi è evidenziata nel verbale della conferenza di servizi dell'8 giugno 2010, dove emerge che la soluzione ipotizzata dall'assessore è quella di aumentare il numero delle rotte in continuità territoriale (come previsto anche dalla risoluzione parlamentare che avevo già citato) e ridurre la forbice tariffaria tra le due categorie di utenti, residenti e non residenti, prevedendo che quelle per i residenti non aumentino oltre il livello attuale.
L'Assessore chiarisce che le rotte proposte sono frutto della valutazione degli interessi del territorio emersi in sede di appositi incontri con gli enti locali, le associazioni di categoria e le società di gestione aeroportuale e aggiunge anche che si vorrebbero evitare sovrapposizioni con i servizi low-cost.
La predetta linea assunta dall'assessore ai trasporti risulta condivisa dalla Giunta, come si evince dalla delibera del 12 marzo 2010, dove appare la volontà di individuare un livello tariffario pari o inferiore a quello derivante dai decreti attualmente in vigore e comunque tale da essere individuato in una tariffa inferiore a quella praticata attualmente per collegamenti ferroviari ad alta velocità.
Ciò posto, si evidenzia che, per la determinazione dei costi del vettore delle singole tratte, si è ricorso al database di alcuni importanti advisor. Appurati, pertanto, i costi e il grado di riempimento dei voli, si è desunta la tariffa di pareggio su ogni singola tratta, quale risultato di elaborazioni basate su parametri obiettivi.
Sulla base di tali tariffe di pareggio, la conferenza dei servizi ha verificato che per avere una tariffa unica, inferiore all'attuale livello tariffario per residenti e paragonabile alle tariffe ferroviarie, sarebbe, allo stato, necessaria una compensazione finanziaria ben superiore alle disponibilità della Regione, a cui fa carico il relativo onere ai sensi della legge n. 296 del 2006.
Si evidenzia, inoltre, che le tariffe individuate nei nuovi provvedimenti impositivi risultano inferiori a quelle adottate nei provvedimenti attualmente in vigore. Il decreto ministeriale n. 36 del 2005 prevedeva, infatti le seguenti tratte: Alghero-Bologna e viceversa, Alghero-Torino e viceversa, Pag. 5Cagliari-Bologna e viceversa, Cagliari-Torino e viceversa, Cagliari-Firenze e viceversa, Cagliari-Verona e viceversa, Cagliari-Napoli e viceversa, Cagliari-Palermo e viceversa, Olbia-Bologna e viceversa, Olbia-Verona e viceversa. Per tutte tali tratte era prevista una tariffa al netto di oneri aeroportuali e dell'IVA, pari a 55 euro per i residenti e 97 euro per i non residenti. I nuovi decreti impongono tariffe, rispettivamente, di 54 e 87 euro, entrambe inferiori a quelle vigenti.
Per le ulteriori rotte attualmente disciplinate dal decreto ministeriale n. 103 del 2008, ovvero Cagliari-Roma e viceversa, Cagliari-Milano e viceversa, Alghero-Roma e viceversa, Alghero-Milano e viceversa, Olbia-Roma e viceversa, Olbia-Milano e viceversa, è prevista una tariffa onerata per i soli residenti, lasciando al libero mercato la tariffa per i non residenti. Con i nuovi provvedimenti impositivi la tariffa per i residenti delle predette rotte passa da 59 euro a 56 euro, al netto di tasse, sulle tratte di collegamento con Milano, e da 49 euro a 46 euro, sulle tratte di collegamento con Roma.
Pertanto, la scelta di praticare una differenziazione tra le tariffe per i residenti e non residenti non deriva da una libera scelta, bensì dalle attuali disponibilità finanziarie, nonché dall'aumentato numero di rotte su cui si è deciso di imporre oneri, al livello tariffario paragonabile al costo ferroviario.
Per quanto riguarda i passeggeri «barellati», si fa presente che nei decreti la tariffa massima applicabile a tale categoria di passeggeri è stata assunta pari a 4 volte il biglietto del residente o non residente, a seconda se il passeggero sia o meno residente in Sardegna, offrendo condizioni migliori rispetto a quelle attualmente applicate, soprattutto nei casi di residenti.
Ciò nondimeno, e venendosi alle specifiche richieste conclusive contenute nell'interpellanza, il Governo non intende venir meno - ripeto - agli impegni assunti in sede di accoglimento della risoluzione n. 8-00064, anche per quanto riguarda il raggiungimento dell'obiettivo della tariffa unica per residenti e non residenti, evitando al contempo l'assunzione di oneri non sostenibili da parte della regione.
In tal senso, alla luce degli elementi recentemente emersi, ed impregiudicato tutto il lavoro finora portato avanti, anche in sede di conferenza dei servizi, in attesa di un imminente incontro tra il Presidente della regione ed il Ministro Matteoli sui temi indicati, è stata chiesta la sospensione della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea dei provvedimenti di cui trattasi.
Il Governo attende, altresì, indicazioni precise dalla regione Sardegna per l'eventuale riformulazione della proposta, volendosi comunque attenere agli impegni assunti in relazione alla risoluzione parlamentare, ed impregiudicata una possibile riforma ordinamentale complessiva del regime della continuità territoriale.
A tal riguardo andrà inevitabilmente avviato un serrato confronto con la Commissione europea per il raggiungimento dell'obiettivo della tariffa unica. Un altro apposito tavolo di confronto andrà aperto con il Ministero competente per quanto riguarda la tassazione che grava sulla continuità territoriale sarda. Il Governo è pronto, infine, ove pervenga apposita richiesta da parte della regione Sardegna, alla quale sarà imputata la relativa spesa, a prendere in considerazione la proroga dell'attuale regime, visti anche gli strettissimi tempi a disposizione.

PRESIDENTE. L'onorevole Pili ha facoltà di replicare.

MAURO PILI. Signor Presidente, il sottosegretario ha fatto - sul piano dell'impostazione della risposta - un'affermazione assolutamente positiva: il Governo intende rispettare il dettato della Commissione trasporti in materia di continuità territoriale. Credo che questo sia un passaggio fondamentale, importante, ribadito in quest'Aula e quindi con il valore che questo avrà nel prosieguo di questa vicenda. Allo stesso modo, credo che l'azione, che il Governo ha annunciato, nelle conclusioni, di voler intraprendere anche a livello comunitario, di perseguire Pag. 6la tariffa unica sia un passaggio fondamentale nel rapporto Stato-regione, nella ridefinizione di quelle clausole che il sottosegretario ha richiamato della stessa Conferenza dei servizi. Credo che sia un passaggio importante, sul quale però voglio soffermarmi, anche perché nella parte centrale della risposta il sottosegretario ha richiamato l'esigenza di definire i costi in base alla logica dei ricavi delle compagnie aeree.
Voglio ripercorrere solo brevemente, signor sottosegretario, la fondamentale regola posta alla base della definizione della tariffa onerata. La regione deve esaminare, di concerto con la Conferenza dei servizi, i costi reali, e in base a quelli deve aggiungere un più 8 per cento di utile d'impresa, che è il margine che l'Unione europea ha definito in maniera aggiuntiva rispetto ai costi parametrati di natura comunitaria. Aggiungo che non vorrei che gli advisor utilizzati di volta in volta fossero come la volpe messa a guardiania del pollaio. Certamente questo metterebbe in discussione un effetto evidente. Quando si dice che le rotte proposte sono in equilibrio economico, dico che non è così; e in merito alla risposta secondo la quale lo Stato ha stabilito insieme alla regione Sardegna che non ci possono essere ulteriori vantaggi per quanto riguarda determinate pratiche mi permetto soltanto di ricordare che sulla Cagliari-Milano, per esempio, vi è un dato di 136 euro determinato per i non residenti - sola andata - a scapito di una tariffa Cagliari-Verona di 87 euro. Quindi, quel rapporto che viene richiamato nella risposta e nell'azione della stessa Conferenza dei servizi è totalmente infondato, perché è dimostrato che su una tratta remunerativa, che presenta un flusso rilevante di passeggeri in entrata e in uscita dalla Sardegna si applica non una tariffa bassa, come il principio dovrebbe imporre, ma quella massima anche per i non residenti, a differenza di quanto detto nella risposta che qualcuno ha predisposto, dove sostanzialmente si ritiene che sulla Cagliari-Milano non ci siano tariffe bloccate per i non residenti. Ci sono, e sono abbondantemente superiori a quelle che oggi si possono realizzare. Basta andare oggi a prenotare, stamattina per stasera, un volo Cagliari-Milano e ci renderemo conto che siamo abbondantemente sotto i 136 euro che sono stati pianificati. Quindi, è evidente che si tratta di un'attuazione, quella fatta fino ad oggi, sulla quale occorre mettere una pietra sopra. Su quello che è a stato fino ad oggi, signor sottosegretario, ho già avuto modo di dirlo anche al Ministro Matteoli, occorre mettere una pietra sopra, anche per quanto riguarda le responsabilità.
Conosco, perché ho avuto anch'io quelle responsabilità, le pressioni che le compagnie aeree esercitano, anche con un solo articolo sul giornale in cui minacciano licenziamenti e quant'altro. Anche nel 2002, quando approvammo la prima continuità territoriale per la Sardegna, le compagnie aeree minacciarono licenziamenti, salvo poi, tre mesi dopo, incrementare non soltanto gli equipaggi, ma anche il personale a seguito di un incremento straordinario, più 30 per cento, della frequenza e dei flussi verso e dalla Sardegna.
È evidente, quindi, che questo rappresenta una valutazione che non può essere fatta con parametri che non tengano conto del margine operativo della crescita esponenziale che questo può rappresentare per la Sardegna e che può dar vita, se si riuscirà ad attuare - credo che la determinazione del Governo in questo sarà decisiva -, non una compensazione, perché sarà dimostrato che non sarà necessaria nessuna compensazione. Del resto, tuttavia, nei decreti pubblicati, è scritto, a caratteri cubitali, che la continuità territoriale proposta sarà senza oneri per lo Stato e per la regione, in quella nefasta norma che, nel 2006, il Governo Prodi propose dando alla Sardegna la responsabilità della continuità territoriale. Quella era una partita di totale competenza dello Stato perché un principio fondamentale dello Stato è garantire il diritto alla mobilità e non scaricare su una regione quell'assunzione di oneri. È evidente, quindi, che dobbiamo anche rimediare a quel disastro che, nel 2006, il Governo Pag. 7Prodi, con la giunta Soru, ha portato alla Sardegna, con lo scaricamento di quella responsabilità sull'onere della nostra regione.
È quindi evidente, signor sottosegretario, che la risposta ha bisogno di una determinazione ancora maggiore del Governo; spero che la regione Sardegna proponga, nei prossimi giorni, la revoca dei decreti e punti dritta a quell'obiettivo straordinario che consentirà alla Sardegna stessa di essere regione italiana ed europea, a tutti i titoli necessari, costituzionali e comunitari.

(Iniziative nei confronti di Ferrovie dello Stato per uno sviluppo infrastrutturale coerente con le linee strategiche definite dal Governo e dal Parlamento - n. 2-00961)

PRESIDENTE. L'onorevole Esposito ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00961, concernente iniziative nei confronti di Ferrovie dello Stato per uno sviluppo infrastrutturale coerente con le linee strategiche definite dal Governo e dal Parlamento (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

STEFANO ESPOSITO. Signor Presidente, signor sottosegretario, purtroppo ci risiamo, siamo di nuovo, in quest'Aula, a discutere di un argomento importante e fondamentale, non solo per il territorio piemontese, ma per tutto il territorio nazionale. E ci risiamo, purtroppo, dopo poco meno di due mesi quando qui, in quest'Aula, sono state approvate diverse mozioni, quasi tutte all'unanimità, nelle quali si definiva la necessità strategica della realizzazione della tratta italiana del Corridoio 5, cioè la Torino-Lione. Purtroppo, siamo di nuovo qui a doverne discuterne perché, durante la Mobility conference di Milano tenutasi qualche giorno fa, l'amministratore delegato di Trenitalia ha inferto l'ennesima picconata alla realizzazione di questa importante opera. Infatti, ormai siamo ad un lungo elenco di azioni contro la realizzazione di quest'opera che il gruppo Ferrovie dello Stato per bocca, non solo dell'amministratore delegato, ha messo in atto per rendere complicato il rapporto sui territori che saranno interessati alla realizzazione di tale opera.
Mi permetto di riferire - poi arriverò al tema dell'ultimo intervento - che, qualche giorno fa, Trenitalia ha comunicato che la tratta della ferrovia alpina, il cosiddetto ferroutage, punto fondamentale per l'intermodalità, per lo scambio gomma-ferro, che viene realizzato ormai, da molti anni, dal 2003, presso l'interporto sito ad Orbassano, sarebbe stata sospesa in quanto il Governo non aveva ancora approvato il budget per il 2011. Per non parlare, poi, di tutte le azioni messe in campo dall'amministratore delegato di Trenitalia contro i pendolari, lasciando una situazione di qualità del materiale rotabile e di orari che definire da terzo mondo è un eufemismo. Così come, proprio a Milano, l'altro giorno, dopo, peraltro, una scelta che più chiara di così non si sa che cosa bisogna fare - e mi riferisco alle mozioni e all'impegno del Governo, attraverso il Ministro Matteoli, nella riconferma della volontà di chiudere quel nuovo accordo per la realizzazione dell'opera con la Francia -, l'amministratore delegato Moretti ha dichiarato che la Torino-Lione vale cento volte meno della realizzazione del progetto infrastrutturale soprannominato Grande Milano.
Non voglio fare dietrologia naturalmente, però segnalo che, durante quella tavola rotonda nella quale queste dichiarazioni sono state rilasciate, il relatore, che accompagnava l'amministratore delegato di Trenitalia, era il dottor Eugenio Belloni che è presidente della fondazione Res Publica. Quest'ultima, oltre ad essere legittimamente una fondazione - basta guardare il sito del PdL - rappresenta una delle fondazioni di riferimento della maggiore forza politica che governa questo Paese ed ha, tra i suoi autorevolissimi esponenti, come presidente del comitato scientifico, il Ministro Tremonti.
Ribadisco, senza fare dietrologia, che ormai appare chiaro che esiste una lobby fuori dal Piemonte, per la verità con Pag. 8qualche addentellato anche in Piemonte, che lavora affinché la tratta Torino-Lione non venga realizzata, perché si ritiene strategico sempre qualcos'altro. Ed è sostanzialmente inaccettabile che tutto questo avvenga fuori dalle sedi di decisione politica, le uniche deputate a definire una politica infrastrutturale - peraltro questo Governo annuncia interventi in tutta Italia e poi sappiamo molto bene che le risorse continuano a non essere messe a disposizione - ma è sostanzialmente inaccettabile che tutte queste scelte che il Governo, almeno a parole, e il Parlamento assume con voti vengano puntualmente e sistematicamente messe sotto attacco in convegnistica esterna e venga fatto costantemente dall'amministratore delegato del gruppo Ferrovie dello Stato, che - se non ho perso qualche pezzo - è un manager nominato e indicato dal Governo. Signor sottosegretario, conosco molto bene il suo impegno e non lo metto in discussione. Lei è piemontese come me, ma devo registrare che i tempi e il cronoprogramma sulla Torino-Lione sono in ritardo. L'accordo con la Francia non è stato sottoscritto; si continua a dire da parte del Ministro Matteoli che siamo al buono, ma i tempi sono importanti e gli atti formali lo sono altrettanto. Le risorse per quei territori interessati da questa grande opera continuano a non esserci; gli interventi da noi più volte richiesti per garantire un sistema di mobilità locale che migliori significativamente e sensibilmente la vita delle persone che si devono muovere verso Torino e non solo scarseggiano. La qualità del materiale rotabile continua ad essere scarsa e non si perde occasione in qualunque momento e in qualunque giornata perché Trenitalia metta qualche paletto.
Mi permetto di segnalarle che se non è successo nulla, tra due giorni, e cioè il giorno 13, ci sarà l'interruzione della ferrovia alpina, del cosiddetto ferroutage. Al momento non ci sono atti formali che smentiscano la lettera di Trenitalia inviata all'inizio di febbraio. Le chiedo di sapere se il Governo intenda porre un freno all'iniziativa demolitoria dell'amministratore delegato del gruppo Ferrovie dello Stato e di tutto il gruppo, e si passi finalmente dalle parole ai fatti, dalle promesse di risorse alle risorse. Infatti, sappiamo di aver di fronte a noi un appuntamento che è stato rinviato - doveva essere all'inizio di questo mese ed è stato rinviato per ragioni tecniche e di valutazione del progetto - a maggio. Noi sappiamo che ci giochiamo la realizzazione di quest'opera, le risorse europee, con l'apertura del cantiere del cunicolo de La Maddalena. Ma con questo clima di costante gioco al massacro che viene tutto giocato esternamente alle Aule parlamentari e al Governo mi chiedo con quale situazione, anche sociale, ci avviciniamo a quell'appuntamento.
Signor sottosegretario, lei sa molto bene che appartengo ad una forza politica che viene chiamata in causa molto spesso perché alcuni amministratori ed alcuni sindaci della Val di Susa iscritti al mio partito hanno una posizione contraria a quest'opera. Siamo anche stati richiamati recentemente da Confindustria, anche se questa mattina le comunico che c'è una ampia lettera sul più importante giornale piemontese in cui Confindustria richiama il Governo agli impegni, sostanzialmente citando gli elementi che qui ho segnalato. Vorremmo mica giocare a questo giochetto cui non crederebbe più neanche mio figlio per cui se non si fa la Torino-Lione è per colpa di qualche sindaco valsusino magari iscritto al Partito Democratico?
Questo gioco non regge. Lei, a nome del Governo, mi deve dare una risposta su questo tema, e cioè se questa lobby, capeggiata evidentemente da importanti esponenti come Mauro Moretti, può essere messa a freno, con una dichiarazione chiara, netta e con fatti concreti, compreso chiedere al gruppo Ferrovie dello Stato di avere un'attenzione particolare per i territori interessati, garantire che le promesse vengano mantenute e vengano stanziate rapidamente le risorse necessarie per quelle aree. Se tutto questo continuerà a non avvenire, sarà evidente che probabilmente anche forze interne al Governo lavorano perché quest'opera non si realizzi. Questo sarebbe un problema drammatico Pag. 9dal punto di vista dello sviluppo di un'area come quella della provincia di Torino, che è tra le più industrializzate di questo Paese, seppur con alcune difficoltà in questa fase, derivanti dalla crisi, ma sarebbe un problema per questo Paese intero.
Gli assi e i collegamenti internazionali fanno parte dello sviluppo di questo Paese. Preferisco una discussione aperta, franca e onesta su altre opzioni, anche se i tempi mi sembrano ormai ampiamente superati per fare questa discussione, ma basta con questo stillicidio. Il Governo ha la responsabilità di richiamare alle scelte che vengono fatte tutti i soggetti, soprattutto quelli nominati nelle aziende che fanno riferimento allo Stato. Se tutto questo non dovesse avvenire naturalmente ci troveremmo di fronte all'ennesima dimostrazione che le scelte non sono più in capo alle istituzioni, non sono in capo ai rappresentanti eletti dai cittadini, ma sono in capo ad altri soggetti, in una logica di lobby poco trasparente che, per quanto ci riguarda e per quanto mi riguarda, non solo non sarà accettata, ma verrà costantemente e con forza denunciata.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Onorevole Presidente, onorevole Esposito, in relazione alla richiesta di informazioni riguardante l'interpellanza in esame, che richiama alcune dichiarazioni dell'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato riferite anche alla linea Torino-Lione e nella quale chiede di conoscere «quali iniziative il Governo intenda intraprendere affinché le Ferrovie dello Stato ed il loro amministratore delegato operino concordemente con le linee strategiche del Governo e del Parlamento (...)» voglio rassicurare lei e gli altri onorevoli interpellanti che la politica di infrastrutturazione del Governo Berlusconi non ha mai subìto deviazioni da quelle che sono da sempre le sue linee programmatiche sin dal 2001.
Nel corso di quel mandato, e specificatamente nel 2003, nel corso del semestre a guida italiana, su proposta del Presidente Berlusconi, venne rivisto il grande progetto delle reti di trasporto europee che dovranno collegare su rotaia il più grande mercato di consumo del mondo. In quel progetto venne valorizzato notevolmente il ruolo logistico del nostro Paese e del Piemonte in particolare, con l'incrocio tra il Corridoio 5 e la Genova-Rotterdam - non previsto dal piano Delors - mentre nel nord-est è previsto l'incrocio del Corridoio 5 con il Corridoio 1 e con il Corridoio adriatico.
L'intervento dell'ingegner Moretti alla Mobility Conference di Milano dei giorni scorsi testimonia, di fatto, la grande rilevanza delle realtà metropolitane nell'assetto trasportistico del Paese e dell'Europa e, giustamente, i grandi nodi urbani, essendo generatori di traffico, motivano la realizzazione dei grandi collegamenti. In tal senso non può che doversi intendere tale dichiarazione. Infatti, è indubbia la rilevanza per il Governo di un asse come il Corridoio 5, un asse su cui si movimenta oltre il 36 per cento dell'intero volume delle merci dell'Unione europea, un asse su cui il nostro Paese ha investito ingenti risorse sia sull'asse stradale sia sull'asse ferroviario.
In particolare, sul Corridoio 5 insistono progetti disponibili per un volano globale di circa 38 miliardi di euro, di cui 11 miliardi per reti stradali (di cui 4,6 miliardi in corso di realizzazione e circa 1,8 miliardi di euro completati) e 27 miliardi di euro per reti ferroviarie, di cui circa 16 miliardi di euro di progetti già approvati, 1,3 miliardi di euro in corso di cantierizzazione, 6,2 miliardi di euro di interventi già completati.
Un impegno profuso anche nell'avanzamento del progetto sull'asse Torino-Lione, su cui il CIPE, nella seduta del 18 novembre 2010, ha approvato il progetto definitivo del cunicolo esplorativo de La Maddalena e su cui è in corso, presso il Pag. 10Ministero dell'ambiente, la verifica di impatto ambientale del progetto di massima.
Come è stato ribadito nel corso del dibattito, che ha portato al voto unanime del Parlamento, nel quale io stesso ho chiesto il voto unanime su tutte le varie mozioni presentate dai parlamentari, sull'importanza strategica della Torino-Lione, essa realizza appieno tutte le potenzialità del Corridoio 5 e include in tale disegno proprio il Piemonte, che ne avrà una spinta economica importante come area logistica strategica, così come viene sottolineato nel nuovo Piano nazionale della logistica.
Altrettanto possiamo dire per la tratta Trieste-Divaccia, su cui finalmente disponiamo di un tracciato condiviso.
Sempre su tale Corridoio, proprio in questi giorni, si è concluso il confronto tra RFI ed il general contractor Cepav 2 e, quindi, quanto prima, partiranno i lavori della tratta ferroviaria Brescia-Treviglio (un lotto costruttivo di 1,250 miliardi di euro).
Questa serie di dati sono riportati nell'Allegato infrastrutture alla Decisone di finanza pubblica del 2011, sono cioè riportati in uno strumento previsto per legge ed approvato dal Parlamento. Questo itinerario e questa trasparente azione programmatica e realizzativa è avvenuta per chiara volontà di tutto il Governo e del Parlamento e non certo per decisione strategica di altri. Onorevole Esposito, lei sa meglio di me - e qui non voglio fare assolutamente polemiche - che proposte alternative alla Torino-Lione, che penalizzerebbero prima di tutto il Piemonte e, poi, l'Europa, perché escluderebbero la Francia dal passaggio nel Corridoio 5, sono avvenute da parte di importanti presidenti di regioni vicine al Piemonte.
Per quanto riguarda l'autostrada ferroviaria alpina (AFA) non posso che ricordare, in questa sede, l'impegno del Ministro Matteoli a trovare le risorse per questo servizio importante, così come confermato nel recente colloquio tra il Ministro Matteoli e il rappresentante del Governo francese dei trasporti, Mariani.
Ritengo che questa serie di fatti sia la più corretta ed opportuna risposta ai dubbi sollevati con l'interpellanza urgente a cui qui ho dato risposta. In ogni caso, da ultimo, posso confermare l'impegno personale in tal senso del Presidente Berlusconi e del Ministro Matteoli.

PRESIDENTE. L'onorevole Esposito ha facoltà di replicare.

STEFANO ESPOSITO. Signor Presidente, purtroppo non posso dichiararmi soddisfatto, non per le ultime parole del sottosegretario, di cui conosco l'impegno e la serietà, ma perché nel suo intervento egli non ha fornito alcun elemento nuovo: conosciamo, infatti, l'Allegato infrastrutture. Peraltro, vorrei sottolineare che in quell'allegato, nella sua prima stesura, la realizzazione della Torino-Lione non rientrava neanche tra le opere strategiche contenute nel quadro di riferimento che era stato esposto in quell'occasione, nel quale erano indicate le opere che sarebbero state terminate da qui ai prossimi quindici anni.
Purtroppo, le cifre e le risorse continuano a non esserci. Capisco le difficoltà, ma è evidente, onorevole sottosegretario, che vi è un momento nel quale - e lei su questo tema ha diplomaticamente sorvolato - le continue azioni esterne diventano una scelta strategica.
Lei non ha speso una parola sul tema, da me posto, dell'azione dell'amministratore delegato Moretti, a cui evidentemente quest'opera non interessa: evidentemente, egli la ritiene fuori dagli interessi dell'azienda che è stato chiamato a dirigere, che è l'azienda di tutti, e sulla quale occorrerebbe avere una maggiore forza politica, per chiedere - per quanto di competenza di Trenitalia - il supporto necessario affinché anche il clima sociale di coloro che avversano quest'opera possa migliorare attraverso la dimostrazione che vi sono un Governo e delle istituzioni che intervengono sulla qualità della vita delle persone, giorno per giorno. E lei sa molto bene, onorevole sottosegretario, quanto sia importante la mobilità locale. Pag. 11
Questo non sta accadendo: le risorse non sono a disposizione e, se Trenitalia le ha, evidentemente sceglie di allocarle da un'altra parte.
Noi abbiamo una responsabilità. Il Governo ha una responsabilità. Non bastano gli impegni: anche sull'autostrada ferroviaria alpina (AFA) siamo alle videoconferenze, agli impegni - che nessuno vuole mettere in discussione - dell'onorevole Ministro, ma, ad oggi, sono parole che non trovano neanche riscontro su una lettera di risposta a Trenitalia.
In questa sede, oggi, lei dice di stare tranquilli, che il 13 non verrà sospeso il servizio. Mi auguro che sia così. Mi piacerebbe sapere quando il Governo, oltre agli impegni, scriverà formalmente nella risposta a Trenitalia, dicendo che il budget per il 2011 è stato approvato e che il servizio può continuare.
Su questo terreno non siamo più in condizione di accettare solo parole. Abbiamo bisogno di fatti, fatti concreti, perché nei prossimi novanta giorni si decide il destino di un'opera e di risorse di cui sta discutendo da troppi anni.
Le forze sociali, non solo le forze politiche, sono preoccupate in questo momento sul nostro territorio: lo hanno espresso e lo stanno esprimendo.
Noi abbiamo bisogno di una scossa vera. Su quel territorio, l'unica vera scossa, oggi, è dimostrare che cominciano ad arrivare le risorse necessarie. Infatti, se qualcuno pensa di poter arrivare, fra tre mesi, all'apertura del cunicolo, in assenza di alcuni interventi significativi e visibili, commette un errore.
Noi abbiamo sempre dato piena disponibilità. Onorevole sottosegretario, neanche io voglio fare polemica. Lei ha fatto cenno alle dichiarazioni del presidente della regione Liguria, Burlando. Io le potrei fare un lungo elenco - che non farò, perché non mi interessa la polemica - di autorevolissimi esponenti, che siedono anche nel Parlamento europeo, i quali lavorano costantemente, senza alcun freno inibitorio, nel dire che la Torino-Lione ormai è superata.
Le ribadisco una richiesta: intervenite sull'amministratore delegato di Trenitalia e dategli un mandato preciso, che è quello, peraltro, contenuto in tutti gli atti di Governo e parlamentari, ossia di avere un'attenzione particolare al sistema trasportistico interessato dalla realizzazione della tratta Torino-Lione.
Concludo su questo: il governo della regione Piemonte è in mano all'attuale maggioranza di Governo. Siamo arrivati, ormai, al punto per cui Trenitalia, su una vicenda come quella dell'autostrada ferroviaria alpina (AFA), ha scritto al Ministero di cui lei è sottosegretario e al Ministro dell'ambiente, e non ha trovato il tempo di comunicare che stava per chiudere un servizio fondamentale e strategico nel progetto TAV, neanche alla regione Piemonte. Né il presidente Cota, né l'assessore competente erano stati informati.
Capisco che occorre difendere Moretti. Nessuno pretende, naturalmente, di metterlo alla gogna.
Segnalo, tuttavia, che lei ha citato la strategicità e ci mancherebbe ancora che io mettessi in discussione la necessità di collegare le grandi conurbazioni al sistema degli assi. Lei però ha dimenticato di chiudere la frase di Moretti il quale ha detto che è per queste ragioni che il progetto della Grande Milano vale cento volte quello della Torino-Lione. Io le chiedo di intervenire affinché nelle prossime settimane cessino e si interrompano azioni di lobby trasversali come questa.
Credo di poterlo fare sapendo che lei condivide con me la necessità della realizzazione dell'opera, non ho dubbi, e glielo chiedo anche per un'altra ragione: questo è tutto fieno che va in cascina a quei movimenti che molto spesso nulla hanno a che fare con i cittadini, che lavorano perché la realizzazione del cunicolo de La Maddalena diventi un'altra occasione di scontro. Questo non interessa a lei, non interessa al Parlamento, non interessa a nessuno. Se potessimo, nelle prossime settimane, non ascoltare più dichiarazioni come queste, credo che avremmo già fatto un significativo passo avanti.

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(Elementi in merito alla procedura per il conferimento di incarichi di collaborazione presso l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata - n. 2-00955)

PRESIDENTE. L'onorevole Traversa ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00955 concernente elementi in merito alla procedura di conferimento di incarichi di collaborazione presso l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MICHELE TRAVERSA. Signor Presidente, è noto a tutti che il contrasto alla criminalità organizzata è uno dei punti prioritari dell'azione del Governo e che sono stati raggiunti risultati eccezionali sia sotto il profilo della repressione criminale, sia sotto quello dell'arresto di numerosissimi latitanti, molti dei quali inseriti nell'elenco dei trenta latitanti più pericolosi. Al fine di ottimizzare gli eccellenti risultati conseguiti e recuperare il patrimonio illecitamente accumulato dai criminali, è stata istituita una Agenzia nazionale proprio per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, con sede a Reggio Calabria e posta sotto la vigilanza del Ministero dell'interno, che ben sa che detta azione di vigilanza ha natura giuridica e non solo politica. Premesso ciò, veniamo ai fatti: il 14 ottobre scorso la citata Agenzia nazionale ha svolto una selezione per il conferimento di quattro incarichi di collaborazione coordinata e continuativa ad esperti in ambito giuridico-legale ed economico-aziendale, tre dei quali per la sede principale di Reggio Calabria ed uno per la sede secondaria di Roma.
Sono stati avanzati dubbi sullo svolgimento delle selezioni, nonché lamentele sulle mancanze e sulle irregolarità delle procedure di selezione. È stata sottolineata, ad esempio, la mancanza, nel bando di selezione, dell'indicazione dei criteri di valutazione ed il peso ponderale, ai fini del punteggio, dei singoli titoli culturali e delle singole esperienze professionali, inficiando con ciò gravemente la legittimità delle procedure, ove detti criteri non siano stati individuati dalla commissione giudicatrice prima di aver avuto conoscenza dei curricula prodotti dai candidati. Inoltre, i colloqui orali dei candidati, svoltisi a Roma e per la maggior parte in un solo giorno, avrebbero avuto una durata di pochi minuti e conseguentemente non sarebbero stati in sé idonei ad una corretta e approfondita valutazione dei candidati stessi, a maggior ragione in considerazione del preponderante peso della prova orale, consistente in un colloquio, ai fini del punteggio complessivo. Peraltro, a quanto risulta agli interpellanti, diversi candidati vantavano curricula notevolmente migliori - sia sotto il profilo dei titoli culturali, ad esempio, con dottorati di ricerca, sia sotto il profilo delle esperienze professionali, ad esempio, con il riferimento ad un significativo esercizio della professione forense - rispetto, naturalmente, a quelli prodotti dai vincitori.
Come pubblicato sulla stampa tra i candidati posizionatisi in graduatoria entro l'ottavo posto troviamo, guarda caso, nomi noti per le significative vicinanze parentali e professionali a politici di spicco nella realtà calabrese; tra questi il dottor Falcomatà, cognato del consigliere regionale del Partito Democratico onorevole Naccari, già assessore regionale della giunta Loiero, ed il dottor Neri, collega di studio del dottor Falcomatà.
Il prefetto Morcone direttore dell'Agenzia ha rilasciato un'intervista a Il quotidiano della Calabria dolendosi del fatto di essere stato oggetto di iniziative parlamentari quando - cito testualmente - «sarebbe bastata una telefonata», come se le istituzioni interloquissero al telefono senza atti formali e senza le garanzie di trasparenza che, per esempio, il sindacato ispettivo fornisce per fini conoscitivi.
Egli, però, si è ben guardato dal motivare perché nel bando non fossero stati indicati i punteggi da attribuire ai Pag. 13titoli di studio e alle esperienze professionali vantate dai candidati. Al pari ha taciuto con riferimento ad un altro successivo bando di selezione dell'Agenzia del 10 novembre 2010 per il conferimento di un incarico di consulenza ad un esperto in ambito bancario e finanziario con il quale è stato previsto che la valutazione verrà effettuata insindacabilmente dal direttore dell'Agenzia attraverso l'esame dei curricula, così venendo meno in via assoluta alle garanzie proprie di una commissione giudicatrice.
Ciò premesso chiedo al Ministro, in considerazione della sua già citata competenza a vigilare sull'Agenzia e anche per spazzare via sospetti e dubbi sulla scelta dei candidati vincitori del bando di volerci riferire quanto segue.
Se la commissione giudicatrice, prima di conoscere i curricula dei candidati, abbia provveduto ad individuare i criteri per la valutazione (e relativo punteggio) dei singoli titoli culturali e delle singole esperienze professionali.
In quanti giorni si sono svolti i colloqui orali e, in particolare, quanti colloqui si siano svolti al giorno e la loro relativa durata.
Quali titoli avessero i componenti della commissione giudicatrice per procedere all'esame di lingua inglese e alla valutazione della capacità relazionale.
Se le prove orali (inglese, esame di gruppo ed esame singolo) si siano svolte garantendo la necessaria pubblicità ovvero si siano svolte, come pare, senza la presenza degli altri candidati.
Se effettivamente i curricula prodotti dai vincitori della selezione siano migliori di quelli prodotti dagli altri candidati.
Se, nell'ambito dei poteri di vigilanza e sempre che si siano verificate le indicate anomalie, il Ministro interpellato non intenda richiamare l'Agenzia, in via di autotutela, all'annullamento della procedura ovvero ad avvalersi della clausola prevista dall'articolo 7 del citato disciplinare di selezione. Se, sempre nell'ambito dei poteri di vigilanza, non intenda richiamare l'Agenzia, in via di autotutela, all'annullamento del bando del 10 novembre 2010 per il conferimento di incarico di consulenza ad esperto in ambito bancario e finanziario ovvero per la modifica dello stesso nel senso di prevedere che la valutazione dei curricula, similarmente a tutti i bandi emessi dall'Agenzia, venga affidata ad una commissione giudicatrice e non al giudizio insindacabile del direttore dell'Agenzia.
Quali iniziative intenda adottare per evitare in futuro che l'azione dell'Agenzia, con particolare riguardo alle assunzioni a tempo determinato, possano ulteriormente peccare della necessaria e dovuta trasparenza.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Michelino Davico, ha facoltà di rispondere.

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'atto di sindacato ispettivo iscritto all'ordine del giorno della seduta odierna gli onorevoli interpellanti lamentano una serie di irregolarità amministrative asseritamente poste in essere dall'Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati nel conferimento di alcuni incarichi: quattro di collaborazione coordinata e continuativa in ambito giuridico-legale ed economico-aziendale ed un incarico di consulenza in ambito bancario e finanziario.
Le selezioni cui gli interpellanti fanno riferimento, sono regolate dall'articolo 7 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 che, al comma 6, prevede la possibilità di conferire incarichi individuali, con contratti di lavoro autonomo, di natura occasionale o coordinata e continuativa e le lettere a), b), c) e d) ne delimitano i presupposti di legittimità.
In particolare, l'oggetto della prestazione deve corrispondere alle competenze attribuite dall'ordinamento all'amministrazione conferente - o ad altri obiettivi e progetti specifici e determinati - e deve risultare coerente con le esigenze di funzionalità di tale amministrazione conferente; la prestazione deve essere di natura temporanea e altamente qualificata e devono Pag. 14essere preventivamente determinati durata, luogo, oggetto e compenso della collaborazione.
Il comma 6-bis, poi, impone lo svolgimento di una procedura comparativa alla quale deve essere garantita adeguata pubblicità.
In questo contesto si inseriscono le procedure concorsuali oggetto dell'odierna interpellanza, in merito alla quale intendo chiarire quanto segue.
Con determinazione del direttore dell'Agenzia del 6 luglio 2010 sono state approvate le regole per il conferimento di incarichi individuali di natura occasionale o coordinata e continuativa, nonché il relativo regime di pubblicità.
Con successiva determinazione del 14 ottobre 2010, è stata indetta una procedura comparativa per il conferimento di quattro incarichi di collaborazione coordinata e continuativa ad esperti in ambito giuridico-legale ed economico-aziendale a supporto specialistico delle attività dell'Agenzia, oggetto della presente interpellanza.
Sempre il 14 ottobre sono stati pubblicati nell'albo pretorio e sul sito Internet dell'Agenzia l'avviso di selezione e il disciplinare della relativa procedura selettiva.
Il termine per la presentazione delle candidature è scaduto alle ore 12,30 del giorno 5 novembre 2010 e il successivo 19 novembre, con decreto del direttore dell'Agenzia, è stata nominata la commissione giudicatrice per l'esame e la valutazione delle candidature pervenute.
Per quanto riguarda la richiesta degli onorevoli interpellanti in merito ai nominativi dei vincitori della selezione, si rappresenta che il decreto di approvazione della graduatoria finale con i relativi nominativi è pubblicato sul sito Internet dell'Agenzia, sotto il link «bandi di gara».
Relativamente alla richiesta dei curricula prodotti dai vincitori, faccio presente che si tratta di informazioni accessibili, ai sensi dell'articolo 22 e seguenti della legge n. 241 del 1990, da tutti coloro che siano titolari di un interesse diretto, concreto e attuale, corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata.
Quanto all'ulteriore quesito sulla composizione della commissione giudicatrice, comunico che la stessa è composta da un prefetto - il Direttore dell'Agenzia -, da un viceprefetto, il dottor Dario Caputo, in servizio presso la stessa Agenzia, e da un funzionario amministrativo anche con funzioni di segretario, il dottor Vincenzo D'Antino in servizio presso l'Agenzia.
La Commissione è stata integrata, per il colloquio di lingua inglese, da una componente aggiunta, la dottoressa Cinzia Fiaschetti, laureata in lingue e letterature straniere, abilitata all'insegnamento della lingua inglese e spagnola, nonché docente di lingua inglese.
Gli onorevoli interpellanti chiedono, inoltre, se la commissione giudicatrice, prima di conoscere i curricula dei candidati, abbia provveduto a individuare i criteri per la valutazione dei singoli titoli culturali e delle singole esperienze professionali allegate dai candidati.
Voglio, in proposito, rassicurare gli interpellanti che la commissione, nella riunione del 19 novembre 2010, come risulta dai verbali, prima di procedere all'apertura dei plichi contenenti la documentazione di partecipazione alla selezione, ha stabilito le modalità oggettive di ripartizione dei punteggi relativi ai titoli culturali e alle esperienze formative.
Quanto alle concrete modalità di svolgimento della selezione, dai medesimi verbali si evince che i colloqui si sono svolti nella giornata del 29 novembre 2010 e, precisamente, dalle ore 9 alle ore 14 sono stati complessivamente interrogati 20 candidati, mentre, nel pomeriggio della stessa giornata, dalle ore 15 alle ore 19,30, sono stati esaminati altri 20 candidati. La durata media dei singoli colloqui è stata, quindi, di circa 15 minuti.
Per quanto riguarda l'asserito esame orale di gruppo che, a giudizio degli interpellanti, sarebbe stato svolto dalla commissione al fine di verificare le capacità relazionali dei candidati, ritengo necessario precisare che si è trattato esclusivamente Pag. 15di un colloquio collettivo preliminare ai colloqui individuali. Voglio, inoltre, precisare che i colloqui individuali hanno avuto luogo in forma pubblica, in locali aperti e con la possibilità per tutti i candidati di assistere ai singoli colloqui.
Per quanto riguarda, infine, il bando di concorso del 10 novembre 2010 per il conferimento di un incarico di consulenza ad esperto in ambito bancario e finanziario, faccio presente che si tratta di un contratto di lavoro autonomo di natura occasionale per il quale, ferma restando l'esigenza della pubblicità della selezione - che è stata rigorosamente rispettata - doveva farsi luogo, sulla base dei criteri stabiliti dal disciplinare, a una selezione delle candidature, che è stata effettuata dal direttore dell'Agenzia, tenuto conto che si tratta di un suo diretto consulente.
La regolarità della procedura eseguita è, peraltro, certificata dal visto preventivo di legittimità apposto dalla Corte dei Conti in data 5 gennaio 2011.

PRESIDENTE. L'onorevole Traversa ha facoltà di replicare.

MICHELE TRAVERSA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Davico, ma mi ritengo insoddisfatto delle risposte evasive e generiche a domande puntuali e precise sulla correttezza e legittimità delle procedure seguite dall'Agenzia per l'assunzione del personale.
Non basta istituire organismi dedicati alla lotta alla criminalità ma bisogna dare dei segnali forti e chiari. Il contrasto alla criminalità organizzata richiede anche interventi di natura sociale ed economica e, principalmente, l'abbattimento di quel sistema pseudo-culturale che costituisce l'humus al cui interno la criminalità si alimenta e prolifera.
Con particolare riguardo alla Calabria, notoriamente caratterizzata da forti tassi di disoccupazione giovanile, è assolutamente necessario, come ripetutamente affermato da esponenti del Popolo della Libertà anche nel corso delle recenti campagne elettorali nazionali e regionali, che le assunzioni si correlino al merito espresso dai candidati e non ad amicizie, relazioni, clientele e parentele.
Le segnalate opacità meritavano un approfondimento da parte del vigilante Ministro in indirizzo, stante il preminente interesse che l'attività dell'Agenzia venga sempre caratterizzata dalla massima trasparenza. Comportamenti dubbi circa la selezione del personale sul piano della legittimità, ma anche semplicemente dell'opportunità, sono assolutamente deprecabili e da evitare.
Anche qualora le procedure espletate fossero state giuridicamente regolari - ma non lo sono - è innegabile la negatività del segnale che giunge alla collettività, ai cittadini tutti e, in particolare, a quelli calabresi. Possibile che i migliori siano proprio i parenti e gli amici dei soliti noti? La questione, ancor prima che giuridica, è etico-morale e la politica ha il dovere di rispondere a questi legittimi dubbi dei cittadini.
Ciò vale, a maggior ragione, se si tratta di selezionare del personale presso un organismo importante e delicato dello Stato, quale l'Agenzia nazionale di cui parliamo, la cui attività richiede rigore, serenità e impegno, per cui è indispensabile garantire che tutto si svolga nella massima limpidezza e nel rispetto assoluto delle procedure.
Suscita sconcerto e preoccupazione che sull'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni confiscati possano assieparsi ombre e sospetti sull'assunzione del personale e ci si chiede se il Ministro, per l'importanza che l'Agenzia riveste nella politica del Governo, non debba riflettere su un radicale cambiamento di rotta, adottando delle iniziative affinché in futuro le selezioni del personale vengano effettuate in modo legittimo e trasparente.

(Iniziative volte a favorire l'approvazione in sede di Unione europea della normativa sull'etichettatura di origine dei prodotti alimentari - n. 2-00960)

PRESIDENTE. L'onorevole Oliverio ha facoltà di illustrare la sua interpellanza Pag. 16n. 2-00960, concernente iniziative volte a favorire l'approvazione in sede di Unione europea della normativa sull'etichettatura di origine dei prodotti alimentari (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, con l'approvazione della legge «Disposizioni in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti alimentari», l'Italia è il primo Paese in Europa ad avere etichette chiare e trasparenti, a tutela dei prodotti tipici e tradizionali e a vantaggio dei consumatori, che saranno informati sulla qualità del prodotto che acquistano.
«Ciò che sta facendo l'Italia adesso noi lo faremo probabilmente entro un paio di anni per tutta l'Unione europea», così ha detto alla stampa il responsabile della salute dell'Unione europea, John Dalli, anche per sottolineare - semmai ce ne fosse stato bisogno - che la competenza a legiferare in materia di commercializzazione, di etichettatura e, più in generale, di informazione del consumatore è dell'Unione europea.
Ricordo, signor Presidente, che il tentativo originario dell'allora Ministro Zaia di inserire le etichettature in un più vasto provvedimento naufragò in Aula in più occasioni, infrangendosi sulla sconfitta della maggioranza. Ciò nonostante il gruppo del Partito Democratico ritenne importante portare avanti l'etichettatura dei nostri prodotti. Infatti, pur non condividendo la decisione della maggioranza di eliminare dal provvedimento, per mancanza di risorse necessarie, le urgenti misure per rilanciare la competitività del settore agroalimentare, ha approvato il provvedimento, avendone caratterizzato il contenuto.
Grazie agli emendamenti presentati dal gruppo del Partito Democratico sono state introdotte misure importantissime, che qualificano il provvedimento, quali l'obbligo di etichettatura di tutte le filiere, la tracciabilità dei prodotti agricoli di origine o di provenienza nel territorio, l'acquisizione dei pareri delle competenti Commissioni parlamentari in occasione del varo dei decreti interministeriali che definiscono le modalità per l'indicazione obbligatoria e l'indicazione dell'eventuale utilizzazione di ingredienti in cui vi sia la presenza di organismi geneticamente modificati in qualunque fase della catena alimentare, dal luogo della produzione iniziale fino al consumo finale. Altri emendamenti, tesi a rafforzare l'azione di contrasto alla contraffazione, sono stati presentati dal gruppo del Partito Democratico ed approvati.
Abbiamo sostenuto il provvedimento per dare più forza all'Italia in Europa, pur consapevoli che la sua applicazione potrà essere possibile all'interno della scelta che la Comunità europea deve assumere; segnali positivi si intravedono in tale direzione come, per esempio, il cosiddetto pacchetto qualità.
È un provvedimento quello dell'etichettatura che, oltre ad avere un significativo impatto mediatico, rappresenta il risultato di una battaglia per garantire la protezione di due categorie principali di interessi: quella dei produttori, attraverso l'indicazione obbligatoria in etichetta della provenienza della materia prima agricola e il contestuale diritto di vietare e perseguire in qualunque forma l'utilizzo indebito di tale provenienza da parte di soggetti non legittimati, e quella dei consumatori, sempre più interessati a conoscere il cibo che devono consumare e a fruire dei valori materiali e immateriali che accompagnano il prodotto.
La normativa approvata dal Parlamento italiano risulta essere infatti avanzata rispetto all'orientamento europeo. Non comprendo, pertanto, le polemiche di questi giorni che ripropongono ancora una volta l'immagine di un'Italia divisa e provinciale su un provvedimento approvato grazie al contributo determinante del Partito Democratico. Tale normativa rappresenta, infatti, una questione rilevante per il mondo agricolo e per il sistema agroalimentare e punta a difendere la qualità dei nostri prodotti e la salute dei cittadini.
La conferma che il PD voleva fortemente questo provvedimento - nel passato Pag. 17abbiamo approvato anche l'etichettatura dell'olio d'oliva, grazie all'iniziativa dell'allora Ministro De Castro - è data dalla richiesta del nostro gruppo al Presidente della Camera dei deputati di concedere la sede legislativa in Commissione agricoltura.
Credo che non sia opportuno aprire o continuare crociate su chi è stato più convinto nel portare a compimento una battaglia giusta, che tutti assieme - anche il comparto agricolo e quello alimentare - e non l'uno contro l'altro, abbiamo portato in Parlamento. Le polemiche sempre e comunque non servono a nessuno e soprattutto non aiutano a rilanciare la nostra economia.
Tuttavia, oggi come non possiamo tener conto, signor Presidente, che l'Europarlamento ha legiferato sull'etichettatura generale dei prodotti e su quella nutrizionale? Mi riferisco, onorevoli colleghi, all'obbligo di indicare in etichetta il luogo di provenienza di tutti i prodotti agricoli, per i prodotti mono-ingredienti e per carne e pesce ove utilizzati come unico ingrediente nei prodotti trasformati, che era stato introdotto dal Parlamento europeo dopo il lungo e complesso lavoro della Commissione agricoltura.
Purtroppo, però, l'8 dicembre il Consiglio dell'Unione europea dei ministri per la salute ha adottato una posizione sul suddetto regolamento UE che ha in parte snaturato l'importante impianto normativo approvato dall'Aula di Strasburgo. Tra l'altro, il voto contrario del Ministro della salute Fazio riguardò le marche commerciali e non, come si dice, l'articolo 9 del regolamento sull'etichettatura di origine che è stato svuotato nei suoi contenuti durante l'intero procedimento durato sei mesi.
Al di là dei tecnicismi, una cosa è certa: il Governo non può limitarsi nel continuare ad essere spettatore passivo, com'è accaduto durante l'intero negoziato, deve andare oltre e deve costruire alleanze in sede di Unione europea affinché la nostra etichettatura divenga l'apripista della nuova legislazione comunitaria. L'Europa rappresenta un enorme spazio di opportunità, pur in presenza di procedure complesse che vanno comunque semplificate. L'Italia non può perdere tali opportunità, occorre essere presenti, conoscere i meccanismi e concentrare unitariamente gli sforzi. Abbiamo un'ultimissima opportunità lunedì 14 febbraio - ed è per questo che abbiamo presentato questa interpellanza urgente - quando si adotterà definitivamente la posizione comune del Consiglio dell'Unione europea per la salute sul suddetto regolamento per le informazioni ai consumatori.
La speranza è che lunedì il Ministro Fazio riesca a far valere la propria voce a Bruxelles, reintroducendo l'indicazione in etichetta per i prodotti agricoli così come approvata dal Parlamento europeo. Un atto dovuto per il Ministro Fazio, atteso da tutti e coerente con la recente norma bipartisan che abbiamo approvato in Italia e che, se non trova una traduzione efficace all'interno del quadro delle regole comunitarie, finirà nel dimenticatoio.
Del resto, la storia ci ha insegnato: che fine ha fatto la legge del Ministro Alemanno del 2004? Per non parlare del recente tentativo del Ministro Zaia sull'etichettatura dei prodotti lattiero-caseari finito nel nulla? Ed ancora, che fine ha fatto la legge sul made in Italy Reguzzoni - Versace? E il successo dell'olio d'oliva? Voglio ricordare che è stato possibile grazie all'abilità dell'allora Ministro De Castro che seppe sfruttare proprio l'opportunità derivante dall'apertura del negoziato dell'Unione europea sul regolamento orizzontale riguardante le norme di commercializzazione dell'olio.
Ci auguriamo davvero che il provvedimento sull'etichettatura approvato dal Parlamento all'unanimità possa essere uno strumento di pressione perché il dibattito in Europa volga verso la soluzione da noi auspicata. Il Governo ha ricevuto da tutto il Parlamento un solenne mandato ad andare in Europa per sostenere una norma di trasparenza e di civiltà.
Tornando, infine, alla compatibilità con la normativa dell'Unione europea, nei giorni scorsi è trapelata la notizia che i commissari alla salute, Dalli, e all'agricoltura, Pag. 18Ciolos, hanno inviato una lettera al Ministro delle politiche agricole, una missiva in relazione alla legge italiana sull'etichettatura, nella quale definiscono «inopportuna» l'approvazione della normativa nazionale in quanto «aggiunge tensione e complessità» ai negoziati in corso sulla direttiva riguardante l'informazione ai consumatori.
Considerata la delicatezza della questione e l'importanza che riveste sul sistema agroalimentare italiano, il Partito Democratico chiede al Governo, che - ripeto - ha conseguito una delega unanime da parte del Parlamento, e a lei, signora sottosegretario, se siano in corso sforzi negoziali e quali per assicurare che nel Consiglio dei ministri della salute del 14 febbraio ci sia una maggioranza a favore dell'approvazione delle disposizioni sull'etichettatura d'origine, prevista dall'articolo 9, paragrafo 1, lettera i), della proposta di regolamento dell'Unione europea, così come è stata approvata dal Parlamento europeo.
Ricordo ancora una volta che tale proposta prevede l'obbligo dell'etichettatura di origine per la carne, il pollame, i prodotti lattiero-caseari, gli ortofrutticoli freschi e gli altri prodotti a base di un unico ingrediente di carne, pollame e pesce, ove utilizzati come ingredienti in prodotti alimentari trasformati.
Conseguentemente, ciò consentirà la piena applicazione della normativa italiana sull'etichettatura e il suo inserimento e coordinamento nella disciplina comunitaria in materia di etichettatura d'origine.
Signor Presidente, sto per concludere, qui non si tratta di nascondersi dietro difficoltà che potremo incontrare in Europa, sarebbe un falso alibi. Solo se crediamo in questa grande battaglia di civiltà e non ci facciamo suggestionare da alcune lobby, che ritengono l'etichettatura un freno ai propri interessi, potremo giocare nella trattativa in Europa una partita difficile ma possibile, al fine di rilanciare l'agricoltura e il sistema agroalimentare italiano.
Da parte del Governo, in particolare del Presidente del Consiglio, abbiamo sentito parlare spesso nei giorni scorsi di scosse e di frustrate. Non vorrei che alla fine, con un atteggiamento di disinteresse del Governo su questa delicatissima materia, gli unici a ricevere davvero una frustrata siano i produttori ed i consumatori italiani. Così non solo non si tutelerebbe l'eccellenza del made in Italy, ma si deluderebbero le aspettative dei nostri concittadini, ormai ben consapevoli che dalla qualità della loro alimentazione dipende anche la qualità della loro vita. Serve, quindi, un impegno straordinario ed una politica efficace, capaci finalmente di raccogliere veri e concreti frutti.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Francesca Martini, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCA MARTINI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, nel sottolineare in premessa che la questione dell'etichettatura degli alimenti, con particolare riferimento a tutte le carni dei prodotti di origine animale, è stata un'iniziativa storica promossa da questo Governo e, in particolare, dal Ministro Luca Zaia, oggi governatore della regione Veneto, preme evidenziare come il Ministero della salute che rappresento svolga, oggi più che mai, un ruolo fondamentale ed insostituibile per il nostro Paese tanto nel sistema dei controlli interni, quanto sulle importazioni di alimenti.
Nella condivisione, provata dai fatti, delle questioni esposte dall'interpellante, ricordo che la proposta iniziale del regolamento sulle informazioni da fornire al consumatore e sull'etichettatura dei prodotti alimentari prevedeva, tra le informazioni obbligatorie, il luogo di origine e di provenienza solo qualora l'omissione di tale indicazione potesse indurre in errore il consumatore circa l'origine o la provenienza del prodotto alimentare, integrato dalla seguente precisazione: in particolare se l'informazione che accompagna il prodotto o l'etichettatura come tale farebbe intendere che il prodotto proviene o è stato fabbricato in un luogo diverso. Pag. 19
Tale disposizione riprendeva, senza nessun passo avanti, le norme attualmente in vigore.
L'Italia, nel corso dei lavori comunitari, ha posto una riserva, chiedendo una maggiore estensione dell'obbligo relativo al luogo di origine.
L'impegno profuso ha portato al convincimento di altri Stati membri, al punto che il testo attuale prevede l'origine obbligatoria per le carni diverse da quelle bovine e l'impegno della Commissione europea a valutare la possibilità di estendere tale obbligo ad altri alimenti (come latte e derivati, prodotti alimentari non trasformati ed altri) entro 5 anni dalla data di applicazione del Regolamento.
La proposta di Regolamento, così modificata, è stata esaminata e votata lo scorso 7 dicembre in sede di Consiglio dei Ministri della sanità in Europa. L'Italia, in tale circostanza, ha espresso un voto negativo, anche in considerazione del fatto che non sono state del tutto recepite le richieste formulate in coerenza con le disposizioni nazionali del disegno di legge sull'etichettatura e qualità dei prodotti alimentari.
Inoltre l'Italia, nella ricerca di una posizione quanto più possibile allargata, ha sottoscritto assieme ad Austria, Francia, Grecia e Portogallo, una dichiarazione congiunta sulla necessità di prevedere una norma a più ampio spettro sull'indicazione obbligatoria dell'origine dei prodotti alimentari. Si segnala che la riunione prevista per il giorno 14 febbraio 2010, citata precedentemente, da quanto si apprende da fonte comunitaria, dovrebbe essere posticipata e svolgersi probabilmente in coincidenza con il Consiglio dei Ministri dell'agricoltura del 21 e 22 febbraio.
In ogni caso, il punto in agenda relativo al Regolamento in questione verrà trattato per semplice acquisizione, senza possibilità di intervento e votazione da parte dei Ministri. Si tratta di una semplice ratifica del voto già espresso in dicembre. Quanto sopra premesso, resta fermo l'impegno di questo Dicastero, in stretta collaborazione con il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, a promuovere a livello degli Stati membri un ulteriore allargamento del sostegno alle disposizioni sull'etichettatura d'origine per i prodotti già individuati dalle disposizioni italiane in materia.
L'intento è infatti di pervenire, in seconda lettura, ad un'armonizzazione comunitaria che sia coerente con le norme vigenti nel nostro Paese. Per quanto di propria competenza, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha ricordato che il Parlamento italiano ha approvato all'unanimità la legge sull'etichettatura obbligatoria dell'origine dei prodotti agroalimentari.
Il Parlamento ha inteso rispondere alla irrinunciabile esigenza di tutela dei consumatori, dando immediata attuazione alla normativa per un'informazione trasparente in merito all'origine agricola della filiera di produzione degli alimenti. Tale legge costituisce, inoltre, un mandato preciso e vincolante per la posizione che il nostro Governo dovrà assumere in sede comunitaria, per l'adozione della posizione comune del Consiglio da inserire nell'ambito del Regolamento sull'informazione ai consumatori.
Allo stesso modo, nel percorso di adozione del Pacchetto Qualità per gli ulteriori interventi in materia, il Governo italiano - garantisco - si adopererà affinché il mandato del nostro Parlamento possa trovare pieno riconoscimento in sede comunitaria, ove si sta lavorando per inserire nel quadro giuridico comunitario i principi dell'etichettatura obbligatoria dell'origine agricola degli alimenti a tutela degli interessi dei consumatori europei.

PRESIDENTE. L'onorevole Brandolini, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

SANDRO BRANDOLINI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la risposta, ma, quanto meno, abbiamo bisogno di una serie di approfondimenti per capire se, effettivamente, stiamo lavorando tutti nella stessa direzione oppure se, al di là delle polemiche che sono apparse in questi giorni, vi sia, da una parte, chi, Pag. 20come il Parlamento italiano, si è adoperato fino in fondo per approvare una legge di avanguardia, in modo da arrivare, una volta tanto, prima dell'Europa, e, dall'altra, chi fa propaganda, senza, in realtà, lavorare per risolvere i problemi che questa legge pone, soprattutto nel rapporto con l'Europa.
Voglio ricordare al sottosegretario Martini che oggi in Europa fra la Commissione europea e il Parlamento europeo c'è, come dire, un rapporto di codecisione. Quindi, nel momento in cui si decide, non si deve tener conto solo di quello che decide il Consiglio, che in effetti va giustamente criticato, perché è molto più arretrato di quanto invece ha deciso il Parlamento europeo rispetto all'etichettatura. Capiamo fino in fondo e anzi saremmo d'accordo con il Governo a sostenere decisamente la decisione del Parlamento europeo, che non è ancora di pari rilievo rispetto alla legge che abbiamo approvato, ma che comunque sarebbe molto più avanzata del negoziato che è stato raggiunto fra i Governi europei.
Dunque, anche noi condividiamo l'esigenza di far capire in Europa, e soprattutto al commissario alla salute John Dalli e al commissario all'agricoltura Dacian Ciolos che, se vogliamo difendere la produzione agricola europea e, in primo luogo, quella italiana - che è comunque una produzione di qualità e quantomeno ha caratteristiche igienico-sanitarie e nutrizionali molto superiori a quelle degli altri Paesi -, è necessario una volta tanto guardare all'Italia, dove, anche grazie al nostro contributo, come ricordava in modo molto puntuale il collega Oliviero, abbiamo elaborato una legge che veramente ci pone nelle condizioni di assicurare trasparenza e dare certezze ai produttori da una parte e dall'altra soprattutto - oserei dire - ai consumatori.
Allora, mi auguro che non sia così, come diceva il sottosegretario, ovvero che il prossimo 14 febbraio - o quando sarà, visto che ha detto che probabilmente sarà rinviata la data - non ci sarà una semplice ratifica di quel voto del 7 dicembre, perché, se così fosse, la nostra legge sarebbe vanificata e, a proposito, il collega Oliviero ha ricordato quella precedente dell'allora Ministro dell'agricoltura Alemanno. Ancora una volta avremmo fatto una cosa giusta, ma che poi non possiamo applicare e che non porterà benefici ai nostri agricoltori, prima di tutto, ma in generale ai consumatori italiani ed europei.
Ecco allora che continuo ad insistere che è questo il problema vero. Cosa sta facendo il Governo italiano? Sta cercando di superare le contraddizioni che sono presenti a livello europeo e la diversità di vedute tra i governi, sostenendo, quindi, fino in fondo quella decisione del Parlamento europeo, che va in direzione della nostra legge, anche se in termini un poco più limitati? Oppure ci spingiamo a dire che tale norma è insufficiente, perché vorremmo di più, e quindi ci accontentiamo, di fatto, del meno? Così facendo, infatti, non avremmo neanche quel provvedimento importante che potrebbe ottenersi, se quella decisione fosse applicata - lo ripeto - con il nostro sostegno e trovando le alleanze necessarie in Europa. E penso che la Francia, la Spagna, ma anche altre nazioni importanti per il settore agro-alimentare dovrebbero trovarsi d'accordo con noi.
Signor sottosegretario, siamo stati impegnati a realizzare una legge importante e a dare il nostro contributo. Riteniamo che l'impegno che lei chiede nelle sue dichiarazioni alla stampa ai parlamentari europei, sia un impegno che anche noi chiediamo, ma solo se questo serve a fare un passo in avanti: se serve a fare propaganda e non a risolvere il problema, allora non solo noi non ci saremo, ma appunto denunceremo pubblicamente che di propaganda si tratta e non di volontà.
Mi auguro - e concludo veramente - che si voti il 14 febbraio e, vista la giornata, chiedo anche al sottosegretario che si compia «un atto d'amore» verso gli agricoltori italiani - ce ne è bisogno - e anche verso i nostri consumatori.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

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Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi (ore 11,03).

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi il senatore Gianpiero D'Alia in sostituzione del senatore Salvatore Cuffaro, dimessosi da componente del Senato.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,04).

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera del 3 febbraio 2011, il presidente della Commissione affari sociali, anche a nome del presidente della Commissione affari costituzionali, ha rappresentato l'esigenza, a seguito di quanto convenuto in sede di ufficio di presidenza e su richiesta del Ministro delle pari opportunità, che l'inizio della discussione in Assemblea del testo unificato dei progetti di legge recanti: «Istituzione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza», già previsto per martedì 15 febbraio, sia differito ad altra data. L'esame di tale provvedimento non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 15 febbraio 2011, alle 11:
1. - Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(ore 14,30 con votazioni a partire dalle ore 16,30)

2. - Discussione della mozione Di Stanislao ed altri n. 1-00530 relativa alla definizione di un piano per il ritiro del contingente italiano in Afghanistan (per la discussione sulle linee generali).

3. - Discussione del testo unificato delle proposte di legge (per la discussione sulle linee generali):
BRUGGER e ZELLER; QUARTIANI ed altri; QUARTIANI ed altri; CAPARINI ed altri, QUARTIANI ed altri, BARBIERI; d'iniziativa del CONSIGLIO REGIONALE DELLA VALLE D'AOSTA: Disposizioni in favore dei territori di montagna. (C. 41-320-321-605-2007-2115-2932-A).
- Relatore: Simonetti.

4. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
BRUGGER e ZELLER; BERNARDINI ed altri; FERRANTI ed altri: Modifiche al codice di procedura penale e alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e altre disposizioni a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori. (C. 52-1814-2011-A).
- Relatore: Samperi.

5. - Seguito della discussione della proposta di legge:
LUSSANA: Modifica all'articolo 442 del codice di procedura penale. Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo. (C. 668).
e dell'abbinata proposta di legge: D'ANTONA ed altri. (C. 657).
- Relatore: Lussana.

6. - Seguito della discussione della mozione Di Stanislao ed altri n. 1-00530 relativa alla definizione di un piano per il Pag. 22ritiro del contingente italiano in Afghanistan.

7. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
BRUGGER e ZELLER; QUARTIANI ed altri; QUARTIANI ed altri; CAPARINI ed altri, QUARTIANI ed altri, BARBIERI; d'iniziativa del CONSIGLIO REGIONALE DELLA VALLE D'AOSTA: Disposizioni in favore dei territori di montagna. (C. 41-320-321-605-2007-2115-2932-A).
- Relatore: Simonetti.

La seduta termina alle 11,05.