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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 342 di mercoledì 23 giugno 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 10,05.

MIMMO LUCÀ, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 17 giugno 2010.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Lusetti e Vietti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente novanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2150 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 aprile 2010, n. 64, recante disposizioni urgenti in materia di spettacolo e attività culturali (Approvato dal Senato) (A.C. 3552) (ore 10,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 aprile 2010, n. 64, recante disposizioni urgenti in materia di spettacolo e attività culturali.
Ricordo che nella seduta del 22 giugno 2010 sono state respinte le questioni pregiudiziali ed ha avuto inizio la discussione sulle linee generali.

(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 3552)

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Rossa. Ne ha facoltà.

SABINA ROSSA. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, il provvedimento che è oggi all'esame dell'Assemblea, il decreto-legge del 30 aprile 2010, n. 64, non è l'attesa riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche che avrebbe dovuto, a distanza di più di dieci anni dalla legge del 1996, ripensare l'intero comparto, anche alla luce di tutto quello che l'esperienza di questi anni e l'analisi dello stato delle fondazioni hanno messo in evidenza.
Siamo intanto di fronte, come è ormai tradizione di questo Governo e di questa maggioranza, ad un decreto-legge dove i presupposti di necessità ed urgenza sono assenti. Come è stato messo in evidenza dalle pregiudiziali dell'opposizione, molti articoli contengono misure ad effetto ritardato negli anni a venire: come nel caso dei regolamenti previsti dall'articolo 1 per la modifica della materia lirico-sinfonica, il cui termine è di 18 mesi. La carenza dei requisiti costituzionali di necessità ed urgenza si palesa dal mancato rispetto delle prescrizioni di legge, secondo le quali i decreti-legge debbono contenere misure di Pag. 2immediata applicazione, ed il loro contenuto deve essere rispondente al titolo.
Il decreto-legge in esame non contiene affatto norme immediatamente applicabili, con chiari effetti normativi. I contenuti riflettono piuttosto un atteggiamento più generale del Governo verso la cultura. La cultura è un valore, è un fattore di sviluppo civile, ma è anche un fattore di sviluppo economico; la cultura favorisce la coesione sociale, in quanto costituisce l'elemento di maggiore entità dell'essere italiani oggi. Soprattutto la lirica è elemento di identificazione della nostra storia, della nostra tradizione, della nostra cultura e della nostra riconoscibilità.
Questo Governo si mostra sordo ed ostinato. La manovra economica, che è in questi giorni al Senato, contiene l'azzeramento pressoché totale degli istituti culturali, la cancellazione degli enti di ricerca, tagli all'università e mortificazioni ulteriori al settore scuola ed agli insegnanti. È stato più volte ricordato che un Paese che rinuncia ad investire in cultura non ha futuro. Il Governo tedesco ha presentato nei giorni scorsi un piano di risanamento dei conti pubblici da 80 miliardi di euro in quattro anni, che prevede investimenti pubblici nella ricerca, nello sviluppo, nell'istruzione, nella cultura per 12 miliardi di euro. La Germania riesce ad investire per il futuro: il Governo democristiano-liberale vuole che nel bilancio delle singole regioni una quota del 10 per cento venga utilizzata per la ricerca e lo sviluppo, e per la sola capitale Berlino l'investimento è di 350 milioni di euro. Nel prodotto interno lordo italiano la spesa per la cultura incide dello 0,21 per cento: un dato molto lontano da quel 3 per cento fissato dal Trattato di Lisbona.
Tornando al decreto-legge, più volte è stato ribadito che ci si aspettava una riforma seria delle fondazioni lirico-musicali, così come peraltro aveva proposto la VII Commissione al Senato, approvando una risoluzione all'unanimità (questo dopo un lungo dibattito conclusosi il 18 marzo 2009). Era nelle premesse, quindi, che si dovesse ripartire da quella risoluzione condivisa, che ottenne anche il consenso delle parti sociali. La risoluzione prevedeva, tra l'altro, un aumento delle risorse del Fondo unico dello spettacolo, una maggiore stabilità del settore tramite gli strumenti di finanziamento a carattere pluriennale; si proponeva di disciplinare negli statuti i compiti dei vari organi in sintonia con la linea d'indirizzo e di bilancio predisposte dal consiglio d'amministrazione; si proponeva di porre in campo ogni azione volta ad incentivare l'intervento nel settore di soggetti privati, garantendo agevolazioni fiscali alla contribuzione privata. Sono impegni, questi, che sono stati completamente inascoltati, impegni che, signor Ministro, ha in parte ripreso anche lei nel corso dell'audizione in Commissione cultura alla Camera, facendo - cito le sue parole - tali affermazioni: la chiave di volta sarebbe stata l'approvazione di misure atte a defiscalizzare, ma il Governo ha fatto scelte diverse.
Non si comprende dunque alla luce di queste dichiarazioni il motivo per il quale siano stati respinti gli emendamenti presentati in Commissione dal Partito Democratico che miravano ad introdurre la defiscalizzazione dei contributi delle imprese e dei privati. Siamo di fronte ad un paradosso per cui, da una parte, il Governo chiude il rubinetto dei finanziamenti pubblici, dall'altra impedisce la contribuzione delle imprese e dei privati. Questo era il senso delle fondazioni e ciò che ha penalizzato anche la riforma del 1996, e questo era il momento di rivedere e di prevedere meccanismi d'incentivazione fiscale, ma, nonostante le tante promesse del Governo, esso non ha mai lavorato seriamente per rendere vantaggioso per il privato il finanziamento della cultura. Quindi, ancora, da una parte si continua ad invocare una dimensione privatistica per i grandi teatri d'opera, che dovrebbero muoversi in un contesto di efficienza gestionale tipico dell'impresa privata e dall'altra si propongono interventi che riportano ad una concezione statalista con un progressivo rientro dei teatri nell'alveo della funzione pubblica, così come il ricorso sistematico al commissariamento, e il ricorso a norme che Pag. 3vincolano le azioni delle politiche di bilancio ad un controllo centrale del Ministero.
Se si riconosce giusta la strada dell'incentivazione allora il Governo vari le norme di defiscalizzazione indispensabili. Invece se l'Esecutivo non ha la forza di predisporre tali norme - come si evince oggi - garantisca all'intero comparto dello spettacolo le risorse necessarie per portare avanti la sua missione. Le risorse per lo spettacolo hanno subito una riduzione del 30 per cento. Il Governo per il 2010 ha stanziato poco più di 400 milioni di euro, e per il 2011 ha previsto poco più di 300 milioni di euro. Sono risorse di conseguenza sempre più inadeguate rispetto alle esigenze del settore, e la sofferenza del comparto è notevole, soprattutto in relazione alla persistente incertezza delle risorse su cui si potrà contare nei prossimi anni, così come il gravissimo ritardo con cui esse vengono erogate costringe le fondazioni all'indebitamento e al pagamento di notevoli cifre per interessi passivi.
Vorrei portare all'attenzione del Ministro la realtà del Teatro «Carlo Felice» di Genova, la mia città, teatro storico, di prestigio, il cui progetto di costruzione risale alla fine del XVIII secolo, distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale e solo negli anni Novanta ricostruito e consegnato ufficialmente al teatro comunale dell'Opera in occasione delle «Colombiadi». Il teatro, recentemente, è stato fortemente penalizzato, sia da un lungo commissariamento sia da una riduzione dello stanziamento previsto dalla legge finanziaria 2002-2004 che prevedeva un contributo specifico per il «Carlo Felice» di Genova; un contributo che è stato poi reso permanente dalla legge 24 dicembre 2003, n. 350, la finanziaria successiva, per un importo di 2 milioni 500 mila euro. A partire dal 2008 si sono avute delle marcate riduzioni dello stanziamento previsto dovute ad accantonamenti disposti in sede di approvazione del bilancio annuale e le somme non erogate non sono più state recuperate.
Ogni teatro lirico ha una sua specificità, una sua caratterizzazione, un suo valore artistico, culturale, turistico ed economico, per il proprio territorio. Ogni teatro fa parte dell'identità di un territorio ed è inaccettabile mettere a rischio la produzione culturale e la vita complessiva delle fondazioni liriche, che sono 14 in tutto il Paese, e che vengono, con questo decreto-legge, profondamente umiliate e messe con l'acqua alla gola.
È indispensabile, quindi, anche alla luce di queste considerazioni, che il Governo si ponga l'obiettivo prioritario di dare certezza, almeno triennale, ad un sistema di anticipazioni, ad inizio anno, che evitino il ricorso all'indebitamento. L'impostazione generale del decreto-legge, poi, è addirittura volta ad identificare, nel costo del personale, il principale, se non unico, elemento di spreco del sistema. I punti chiave sono agli articoli 2 e 3 del decreto-legge e riguardano tagli su tagli: il blocco delle assunzioni, il blocco del turnover fino al 2012, il trasferimento della contrattazione collettiva all'Aran. Una norma, questa, che snatura il carattere delle fondazioni, trasformandole in istituzioni pubbliche. Vi è, inoltre, la decurtazione del trattamento economico aggiuntivo derivante dalla contrattazione integrativa aziendale; si prevede, dopo le modifiche apportate al Senato, un taglio del 25 per cento e un termine massimo di due anni entro il quale stipulare il contratto nazionale a pena di sanzioni.
E, poi, il prepensionamento dei ballerini a 45 anni, che si pone in netta controtendenza rispetto all'elevamento dell'età pensionabile di tutte le altre categorie di lavoratori e comporta, altresì, riduzioni non irrilevanti sul trattamento di quiescenza. I grandi artisti che, in questi mesi, hanno fatto sentire la loro voce, hanno sottolineato, invece, la necessità di rapporti di lavoro stabili, di finanziamenti certi, di procedure pubbliche di selezione di talenti e questo mentre il Governo promuove la precarizzazione dei rapporti di lavoro, non prevede incentivi fiscali per la cultura, decurta il Fondo unico dello spettacolo, ritarda l'erogazione degli stanziamenti, disconoscendo il ruolo dei professionisti dello spettacolo nella cultura Pag. 4del Paese. E va ad abrogare, con l'articolo 8, la legge n. 800, una legge sì del 1967, ma che rimane, a tutt'oggi, l'unico punto di riferimento che reca una disciplina in materia di enti lirici e di attività musicali. Davvero non si comprende perché si vada a tagliare una legge che valorizza la musica, l'attività lirica e concertistica, che favorisce la formazione musicale, culturale e sociale e che prevede che lo Stato assicuri a tali attività idonee provvidenze. Ancor più preoccupante è il fatto che dalla lettura del decreto-legge emerga la volontà del Governo di introdurre elementi di riforma del sistema attraverso successivi regolamenti.
È paradossale pensare di procedere a riformare il settore attraverso regolamenti e prevedere di tagliare le spese attraverso un decreto-legge. Anche con le modifiche ottenute il testo rimane penalizzante e non riformatore. Con questo decreto-legge si viene a disciplinare una marcata opera di delegificazione settoriale e resta in sostanza un provvedimento che opera tagli in modo indiscriminato e che va a bloccare la crescita culturale del nostro Paese, a cominciare dalla madre di tutti i tagli: il decreto-legge n. 112 del giugno 2008 che ha tagliato 8 miliardi in tre anni.
Abbiamo visto tagli alla scuola, all'università, alla ricerca, ai teatri, agli enti lirici fino al bavaglio all'informazione con il decreto-legge anti-intercettazioni. Assistiamo insomma all'oscuramento del pensiero critico di tutte quelle categorie artistiche che vivono in un sistema libero. Si va a tagliare sui settori che contribuiscono alla formazione dei gusti e delle sensibilità. È provato, invece, che attraverso l'investimento in attività culturali si aumenta il livello intellettuale del capitale sociale che vive di relazioni, di conoscenze, di interscambio e di cooperazione. Laddove vi è maggiore investimento in cultura diminuisce la criminalità, aumentano la qualità della vita e la capacità stessa di attrarre investimenti. Signor Ministro, la scelta di questo Governo di non investire, di non salvaguardare la cultura del nostro Paese avrà per effetto solo quello di far crescere e di alimentare il livello di inciviltà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Pes. Ne ha facoltà.

CATERINA PES. Signor Ministro, signor Presidente, onorevoli colleghi, con quella di oggi si perde l'occasione per contribuire a riformare un settore come quello dello spettacolo e, nello specifico, del comparto lirico-sinfonico che, invece, avrebbe avuto bisogno veramente di una grande riforma ma soprattutto di una riforma condivisa.
La cultura è nel mondo il nostro più importante biglietto da visita. Nella produzione culturale del nostro Paese un posto principe è sicuramente occupato dalla tradizione musicale. Tra gli obiettivi principali esposti dal Governo sulla necessità di questo decreto-legge si afferma il fine di esso. Cito: si afferma il fine di razionalizzare le spese degli enti lirici e, nel contempo, implementare, oltre alla produttività del settore, i livelli di qualità delle produzioni offerte.
Noi siamo convinti che questo sia giusto. Siamo convinti anche noi, signor Ministro e signor Presidente, che sia il caso di razionalizzare le spese. Siamo convinti anche noi che sia il caso di implementare i livelli di qualità delle produzioni offerte. Non a caso per due anni il Partito Democratico ha lavorato nella Commissione cultura del Senato e nella Camera dei deputati, in questo caso sul provvedimento riguardante lo spettacolo dal vivo, perché si giungesse ad un risultato condiviso in merito ad una riforma generale e di sistema di tutto il comparto. Parliamo di riforma di sistema, infatti. Per questo motivo, signor Ministro, non si capisce la necessità né l'urgenza di questo decreto-legge: urgenza che noi - lo sottolineiamo - consideriamo immotivata, intempestiva e direi sbagliata tanto più perché procede con un atto di delegificazione in una materia che è di potestà legislativa concorrente. Ne hanno parlato a lungo ieri i nostri colleghi. Ne ha parlato a lungo Pag. 5l'onorevole Zaccaria quando ha dichiarato, con convinzione, l'illegittimità di questo decreto-legge, dei suoi caratteri di incostituzionalità. Siamo convinti che sia sbagliata la forma del decreto-legge perché registra una forte ingerenza nella contrattazione collettiva, perché interviene sui contratti integrativi, pur rispondendo le fondazioni, come tutti sappiamo, a norme in realtà di diritto privato.
Ma andiamo oltre, signor Ministro. Il Senato, nel marzo 2009 - come molti di noi hanno già detto -, ha approvato all'unanimità una risoluzione di modifica del comparto sinfonico-musicale. La domanda è la seguente: per quale motivo il Ministro Bondi e questo Governo hanno adesso sentito la necessità di un provvedimento così poco meditato? Avete costretto le Commissioni competenti della Camera dei deputati (la Commissione cultura e la Commissione lavoro) a discutere e a presentare proposte emendative in poche ore, senza che veramente si potesse apportare una reale riflessione di merito. Per quale motivo?
Una riflessione adeguata, infatti, avrebbe consigliato al Governo di aumentare il Fondo unico per lo spettacolo (ed è ciò che vi abbiamo chiesto) e di investire su forme di finanziamento pluriennale, che consentano una reale programmazione delle fondazioni. Una riflessione più meditata avrebbe consigliato linee di indirizzo e di bilancio sicuramente più favorevoli all'amministrazione del settore, introducendo - in questo caso sì - criteri di premialità rispetto al merito.
Invece, ci troviamo di fronte ad un provvedimento che semplicemente delega al Ministro il riordino ordinamentale ed organizzativo. Non si parla di governance, non si parla di responsabilità, né di autonomia gestionale, né di produttività, né di coproduzione, né di premialità del merito. Ma allora, ci chiediamo: di cosa si parla, signor Ministro?
Inoltre, vorrei dire che si va verso il più vecchio e superato accentramento di potere, in barba al vostro tanto sbandierato federalismo, con regolamenti ministeriali senza regole, ma soprattutto, senza l'intesa con il Parlamento, né con le regioni. Mi riferisco, ovviamente, all'articolo 1 del provvedimento in esame, grazie al quale il Parlamento viene svuotato in modo grave delle sue prerogative di difesa del valore fondamentale della cultura, intesa come patrimonio prezioso della coscienza civile di questa nazione.
In questo caso, invece, signor Ministro, lo sottolineo ancora, ha prevalso la peggiore logica di parte. Ancora una volta, la scure delle politiche di bilancio, ispirata dal Ministro Tremonti per tutti voi, si abbatte sul mondo della cultura e dello spettacolo e, in particolar modo, sul costo del lavoro. Si sostiene, infatti, che la quasi totalità dei bilanci si esaurisca con le spese per il personale e così si individua il capro espiatorio nei lavoratori tutti delle fondazioni, nelle maestranze, negli artisti e negli orchestrali: questi sono il vero capro espiatorio. Si interviene in palese contrasto con i contratti collettivi nazionali a colpi di machete. Non è mai successo prima.
Attenzione: ciò che state facendo, in realtà, è assestare un ulteriore grave colpo ad un settore lavorativo (quello intellettuale e il mondo della cultura) su cui la vostra scure si abbatte inesorabilmente da due anni a questa parte, signor Ministro; questo perché, probabilmente, il settore della cultura e il mondo intellettuale sono difficilmente omologabili. A partire dal decreto-legge n. 112 del 2008, possiamo rappresentare tutti i vostri interventi in questo senso: il FUS, i beni culturali, l'editoria, la ricerca, la scuola e, ahimè, l'università. Il tutto, nel tentativo di imporre il più grave bavaglio all'informazione che si sia mai fatto nella storia della Repubblica.
Signori del Governo, signor Ministro, vorrei che mi ascoltaste: la cultura non è una merce come le altre, ma rappresenta il cuore e l'anima di un Paese e di un popolo, la sua coscienza civile. Volete soffocare quest'anima? Volete spegnere questa coscienza civile? La cultura di un popolo ha a che fare sempre con la sua Pag. 6libertà: non prendetevi la responsabilità di soffocarla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ginefra. Ne ha facoltà.

DARIO GINEFRA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, anche quest'oggi ci troviamo di fronte ad una discussione parlamentare in merito alla conversione di un decreto-legge, nell'incertezza della volontà di questo Governo di porre o meno la questione di fiducia rispetto ad un provvedimento che giunge in quest'Aula con un colpevole ritardo - così come ricordava il collega Levi nella giornata di ieri - per una precisa volontà politica, quella di un Governo che al Senato ha voluto inscrivere il disegno di legge sulle intercettazioni come prioritario rispetto ad un decreto-legge che, evidentemente, andava trattato in fretta e senza dare la possibilità ad entrambe le Camere di potersi pronunciare nel merito.
Ho trovato nelle stesse parole del presidente della Commissione cultura, Valentina Aprea, nella seduta dell'audizione del Ministro Bondi di venerdì scorso, quasi una volontà tesa a giustificare un atteggiamento che descrive una riforma implicita delle nostre regole. Nel suo intervento, l'onorevole Aprea ricordava che l'auspicio era quello di vedere, la prossima volta, un provvedimento di competenza della Commissione cultura avere avvio dalla Camera dei deputati, quasi affermando tacitamente e implicitamente che siamo di fronte ad una riforma del nostro bicameralismo, la quale fa sì che chi avvia la discussione - ossia il ramo del Parlamento che introduce il provvedimento in prima lettura - ha la possibilità di entrare nel merito del provvedimento; l'altro ramo si deve affannare a prendere atto delle modifiche; in seguito mi soffermerò su una di esse che riguarda, in particolar modo, un teatro importante del nostro Paese e che è parte della cultura della lirica in Italia, in Europa e nel mondo, ossia il teatro Petruzzelli.
Ministro Bondi, nell'audizione presso la Commissione cultura, all'avvio di questa XVI legislatura, lei ricordò ai commissari componenti della VII Commissione, di aver «accettato l'incarico di Ministro per i beni e le attività culturali con la ferma convinzione che il rilancio del nostro Paese debba passare per una nuova stagione della cultura italiana. Dopo decenni di scontri ideologici, di insanabili fratture, di pesanti egemonie» - lei ricordava - «è giunto il momento di badare innanzitutto al bene comune, e non solo all'interesse di parte».
Sempre riprendendo la sua relazione, lei affermò: «Per questo motivo, credo sia strategico l'investimento» in un settore determinante per la vita del Paese. E aggiunse: «intendo impegnarmi per una progressiva crescita dell'intervento economico dello Stato a favore delle politiche culturali, attualmente attestato» - si parlava chiaramente del maggio 2008 - «sulla modesta percentuale dello 0,28 per cento del bilancio statale complessivo». Sappiamo che quella percentuale nel corso di questi due anni è stata ulteriormente abbassata. Nelle sue conclusioni, dopo aver fatto alcune affermazioni sul ruolo che ella avrebbe inteso esercitare... Signor Presidente, non pretendo l'attenzione del Governo, ma...

PRESIDENTE. Sì, in effetti, tutti e due i sottosegretari e il Ministro sono occupati in conversazioni bilaterali. Forse vale la pena che almeno uno dei tre ascolti gli interventi.

DARIO GINEFRA. Per noi, Ministro Bondi, la necessità di una riforma della disciplina delle fondazioni lirico-sinfoniche, di cui lei parlava, a partire dalla privatizzazione di cui al decreto legislativo 29 giugno 1996, sia ottimizzando la governance interna, sia restituendo appeal nei confronti di possibili sovventori, sia soprattutto migliorando la gestione del personale, è indispensabile. Parliamo del maggio del 2008.
Lei introduceva il principio della riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche e lo faceva auspicando un incoraggiamento ai settori privati che potrebbero investire Pag. 7in questo settore. Oggi ci troviamo di fronte a un decreto-legge dove vi è la negazione di quell'affermazione che lei fece due anni fa. Siamo dinanzi a un decreto-legge che dovrebbe giustificarsi in base a motivi di urgenza ma anche su questo punto il collega Zaccaria nella giornata di ieri, in occasione dell'illustrazione della questione pregiudiziale di costituzionalità De Biasi ed altri n. 2, a nome del gruppo del Partito Democratico, ha ampiamente spiegato che un provvedimento che contiene di fatto nel suo articolo 1 ben quindici deleghe al Governo a regolamentare comporta, evidentemente, un ricorso improprio a uno strumento che il nostro costituente ha voluto per un altro tipo di situazioni.
Evidentemente siamo dinanzi a un decreto-legge ma non mi soffermerò sulle questioni che riguardano gli aspetti normativi e inerenti al contenuto degli articoli, perché tali questioni sono state ampiamente trattate negli interventi puntuali dei colleghi che mi hanno preceduto.
Ministro Bondi, lei sa che sono un parlamentare della Puglia, un parlamentare della terra di Bari, e conosco bene sia il suo lavoro sia quello del suo capo di gabinetto, barese come me, e mi sorprende la sua disattenzione nella stesura iniziale di questo decreto-legge nei confronti di un teatro per il quale il nostro Ministero, insieme alle istituzioni regionali, provinciali e comunali, nel corso di questi anni ha investito fortemente per restituirlo alla comunità culturale del mondo. Ci troveremmo di fronte, se fosse passata inosservata la sua omissione, ad un teatro pubblico introdotto come quattordicesima fondazione lirico-sinfonica che, però, non viene messo in condizione di avere quello start-up necessario per poter agire in un sistema di concorrenza con le altre tredici fondazioni.
L'emendamento sostenuto dal senatore Quagliariello al Senato, vicepresidente del suo gruppo al Senato della Repubblica, ha introdotto un principio strambo in base al quale il teatro Petruzzelli dovrà rinunciare alle proprie attività per dotarsi degli organici orchestrali e non. Quell'emendamento, a detta del segretario regionale del suo partito, il senatore Amoruso, e del collega parlamentare Antonio Distaso, segretario provinciale del Popolo della Libertà in terra di Bari, ha lasciato insoddisfatta persino - o meglio hanno usato l'espressione «parzialmente soddisfatta» - la sua maggioranza e lei ne conosce i motivi.
Negli scorsi giorni la città di Bari ha acquisito al patrimonio comunale il teatro Petruzzelli per evitare il paradosso dei paradossi e cioè che uno Stato investa per la ricostruzione di un teatro e poi lo lasci ad un soggetto privato che non ha investito un centesimo per la sua ricostruzione. Il consiglio comunale di Bari si è assunto la responsabilità, in sede di autotutela, di deliberare in materia e di acquisire questo bene al patrimonio comunale. Mi auguro che da parte sua vi sia la disponibilità a rimediare a quella omissione contenuta nel decreto-legge e che tale disponibilità non rientri nei limiti del comma 8-bis dell'articolo 3 del decreto-legge in esame, così come risulta a seguito dell'emendamento voluto dai senatori pugliesi del Popolo della Libertà e del Partito Democratico, ma avvenga attraverso un ulteriore sforzo che lo stesso vicepresidente del suo gruppo al Senato ha auspicato in occasione della seconda lettura della manovra correttiva che, tra qualche giorno, approderà alla Camera dei deputati.
Qualche giorno fa il suo sottosegretario, l'onorevole Giro, durante una riunione della Commissione cultura, rispondendo a un'interrogazione che avevo presentato per chiedere conto di quello che fosse avvenuto il 24 aprile, quando i lavoratori del teatro alla Scala di Milano erano stati oggetto di un particolare trattamento durante una manifestazione celebrativa del 25 aprile e le forze dell'ordine avevano addirittura impedito ai lavoratori di accedere alla loro sede lavorativa, ha espresso, anche a suo nome, la volontà di rimediare alle tante anomalie di questo provvedimento.
Una delle tante, e più volte citata, è quella relativa alle modalità con cui si potrebbe giungere ad un contratto collettivo Pag. 8nazionale quasi estorcendo, in una maniera molto particolare, alla componente dei lavoratori una disponibilità a trattare sulla base di un ricatto sul contratto integrativo aziendale, in una procedura che confonde i contratti di diritto pubblico con quelli di diritto privato, tornando indietro su quella che era stata la volontà del legislatore nel 1996.
Mi rivolgo ai banchi della Lega, Signor Presidente, attraverso la sua persona, e mi domando come sia possibile che una forza politica che non perde occasione per strillare - ieri abbiamo sentito altre pesanti dichiarazioni da parte di un illustre Ministro di quella forza politica - e per invocare il decentramento, la responsabilità regionale e la progressiva assunzione di responsabilità degli attori locali, possa accedere a un sistema che centralizza tutta la parte della trattativa aziendale legata ai contratti, e lo fa secondo modalità che richiamano altre stagioni della vita di questo Paese.
Mi accingo a concludere, signor Presidente, non prima di aver ricordato, se verrà posta la questione di fiducia su questo decreto-legge, quelle tante centinaia di lavoratori che in questo momento, signor Ministro, le esprimono un disagio che lei conosce molto bene. Infatti, lei è persona attenta ai temi della cultura e non me ne vorrà se, attraverso una piccola nota autobiografica, le rappresento l'esperienza di chi ha avuto in famiglia maestri d'orchestra e componenti anche del coro della Scala di Milano per dirle i sacrifici (che lei ben conosce) di quei lavoratori e di quelle lavoratrici che non hanno il trattamento che in Europa viene riservato a persone che esprimono qualità professionali come le loro.
Sono il sudore, la fatica di una vita, la fatica che accompagna ogni esperienza di lavoro e che noi non dovremmo ridurre a quell'immagine grottesca che il suo collega Brunetta sistematicamente appiccica al mondo del lavoro. Non sono fannulloni; è gente che porta nel mondo il nome del nostro Paese e lo fa nella maniera migliore, rappresentando quello che lei ebbe a definire come il vero patrimonio, la vera miniera di questo Paese: la cultura.
Mi aggiungo al coro di quei tanti colleghi e di quelle tante colleghe che l'hanno invitata a riflettere, e a farlo ancora qualche ora, nonché ad avere il coraggio di dire ai suoi della maggioranza al Senato che un sacrificio in più e un weekend dedicato al lavoro non sono tempo sprecato per la vita culturale di questo Paese.
Siamo in grado - lo sa perché è un dato appartenuto alla riflessione complessiva di quest'Aula - di ragionare su tutti i temi formulando proposte, così come già è stato fatto in Commissione cultura, laddove i componenti della sua forza politica hanno espresso rammarico per non poter votare emendamenti sostenuti dal centrosinistra che condividevano. Potrebbe porre rimedio ad un provvedimento che, così come presentato, risulta pasticciato, incompleto e penalizzante.
Mi auguro che lei non debba passare alla storia non già come colui che - come ricordava nella sua prima audizione in Commissione cultura - riporta al centro della vita sociale ed economica di questo Paese la cultura come moltiplicatore di nuove risorse e come prima fonte per la ripresa del nostro territorio e per il made in Italy (tanto decantato in tutte le sedi nazionali ed internazionali), ma come il liquidatore fallimentare di uno dei settori che da sempre ha rappresentato il nostro fiore all'occhiello, e che purtroppo rischia di trasformarsi in un crisantemo, per l'operato di questo Governo e per le sue responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, possiamo dire che ci risiamo perché, ancora una volta, questo Governo si presenta con una proposta in grande emergenza temporale. Probabilmente, ci risiamo perché è l'ennesimo preludio all'ennesima questione di fiducia su un argomento che non meritava un decorso di questo tipo, ma, anzi, dibattito e discussione. Pag. 9
L'Italia dei Valori, così come ha fatto al Senato, anche alla Camera, avrebbe voluto dare e vuol dare il suo contributo per migliorare il provvedimento, se è vera la paventata buona fede che il Ministro Bondi vuole rappresentare in questo contesto.
Già, a partire dal titolo, se si legge questo decreto-legge, si parla di disposizioni urgenti in materia di spettacolo e attività culturali. Trae già in inganno il titolo stesso, perché si pensa di trovare all'interno argomenti seri, validi e convincenti che portino alla discussione in materia di cultura e di enti lirici, ma, scorrendo il testo del decreto-legge, si scopre invece che si è di fronte all'ennesimo taglio.
Ancora una volta, il Ministro Tremonti, nelle vesti consapevolmente o inconsapevolmente di boscaiolo ubriaco, taglia a destra e a manca, colpendo soltanto i più deboli, quelli che, al contrario, possono dare al Paese un contributo serio. Non taglia i poteri forti. Con riguardo alle banche, è di oggi la notizia che anche l'Inghilterra ha messo una tassa sui loro profitti, e in Italia si tassano i lavoratori.
È notizia non di oggi - e stiamo intervenendo in questo senso e vedremo cosa intenderà fare il Governo al riguardo - che nessuno tocca i petrolieri in una realtà come quella italiana che è la culla dei petrolieri, considerato che le royalties che vengono in questo momento applicate nel nostro Paese sono del 7 per cento, quando invece, in tutti gli altri Paesi del mondo, a partire dal Golfo del Messico e dall'Alaska, sono oltre il 50 per cento. Come se ciò non bastasse, per i primi 200 mila barili i petrolieri godono di un bonus l'anno per cui su questi non pagano nemmeno le royalties del 7 per cento.
È il Paese dove si preferisce fare uno scudo fiscale al 5 per cento; bastava pensare ad uno scudo fiscale del 15 per cento e si sarebbe già evitata questa manovra finanziaria, che taglia da tutte le parti, naturalmente colpendo soprattutto i lavoratori e le classi più deboli.
Tornando alla cultura, Ministro Bondi, e all'informazione e all'istruzione, i tagli si sono abbattuti sulla scuola come una mannaia scriteriata senza distinguere ciò che era utile da ciò che non lo era, distruggendo quella che era una risorsa straordinaria nel nostro Paese per la formazione delle nostre classi dirigenti.
I tagli si sono altresì abbattuti sull'università, dove un taglio da un miliardo di euro mette in seria discussione l'esistenza di numerose facoltà e numerose istituzioni che formano il nostro Paese. Di contro, si colpiscono i lavoratori dipendenti.
C'è una voce in dissenso in questi vostri interventi che attiene, guarda caso, alla Protezione civile, la quale, invece di subire tagli, ha, al contrario, un incremento di risorse. Sarà forse perché, attraverso la Protezione civile, cricche e amici possono avvantaggiarsi di benefici che, invece, in altri settori, non è possibile raggiungere? Infatti, non ha senso intervenire sugli enti lirici, colpendo i lavoratori e, al contrario, non pensare a come le risorse vengono impiegate.
In quel senso, saremmo anche stati favorevoli a discutere su come molto spesso le risorse destinate, seppur poche, vengano mal spese e sprecate o come i consigli di amministrazione gonfiati di numerose fondazioni abbiano distolto i fondi per finalità diverse.
Non andavano colpiti ancora una volta i lavoratori, ma al contrario gli sprechi di chi, nominato dallo Stato e dal Governo, si trova in posti di gestione della cosa pubblica.
Venendo al decreto-legge, l'Italia dei Valori ha rilevato alcune criticità, perché - a dispetto del fatto che si mira a razionalizzare un settore - di fatto questa razionalizzazione non avviene, se non soltanto su un unico tema: danneggiare le garanzie che faticosamente i lavoratori degli enti lirici e dello spettacolo avevano conquistato in questi anni.
Il gruppo dell'Italia dei Valori, quindi, pur condividendo l'idea di una riforma del settore, ha rilevato le seguenti specifiche criticità che le vengono sottoposte. Intanto, l'utilizzo dello strumento del decreto-legge non lascia, come dicevo prima, spazio al dibattito parlamentare per una materia Pag. 10importante, come noi riteniamo questa, che attiene all'offerta culturale del nostro Paese, che aveva posto e pone ancora oggi l'Italia tra uno dei paesi fondamentali nel panorama mondiale.
I criteri dettati per la delega al Governo appaiono più che altro affermazioni di principio, ma siamo abituati ad ascoltarlo ogni volta in ogni decreto. Infatti, ai previsti criteri di efficienza e correttezza di bilancio non sembrano seguire assolutamente fatti concreti. Non è, oltretutto, ben chiara la partecipazione integrata delle risorse di pubblico e privato, in quanto la partecipazione privata non è affatto incentivata, come invece al contrario dovrebbe essere nel momento in cui si taglia. Non è così, non viene incentivata e permane una politica assistenziale da parte dello Stato con delle fondazioni sempre più statalizzate: altro che privatizzazioni, nel settore delle fondazioni liriche siamo davanti ad una statalizzazione, forse per andare a controllare un settore che magari - essendo culturalmente evoluto - era anche più libero rispetto ad altri.
L'intervento governativo è, quindi, oltremodo pervasivo; i tagli, consistenti, tipici di una manovra economica. Non è, come dicevo prima, un intervento sulla cultura e sugli enti lirici: è solo esclusivamente un taglio, l'ennesimo senza criterio fatto dal Ministro Tremonti, condizionando tutti i settori del nostro Paese. I pesanti tagli sono sganciati da una visione complessiva culturale e di fatto non risolvono i problemi ed impediscono il rilancio del settore. I pesanti interventi da parte dello Stato in materia di contratti collettivi, che sono il fulcro di questo decreto-legge, appaiono sganciati da un preciso progetto compiuto.
Il gruppo dell'Italia dei Valori è convinto che il settore vada riformato e rilanciato. Di ciò siamo ben consapevoli e siamo disponibili alla discussione, come peraltro abbiamo fatto in Senato. Poi è chiaro: come è possibile intervenire e dare un contributo alla formazione di un provvedimento quando si dà la disponibilità a discutere, ma, nel momento in cui si presentano emendamenti utili e migliorativi, vengono puntualmente bocciati? Ad una disponibilità a parole, in concreto, Ministro Bondi, c'è sempre un'assoluta indisponibilità a discutere ed a migliorare i testi di legge. Si chiede la collaborazione delle opposizioni e poi alla fine non si fa altro che mortificare il Paese con le ennesime questioni di fiducia.
Dicevo che il gruppo dell'Italia dei Valori è impegnato perché ritiene necessario mettere ordine e ridurre gli sprechi, anche consentendo ai privati di entrare nelle fondazioni, prevedendo sistemi di monitoraggio e controlli efficaci. Noi, al contrario, riteniamo che questo provvedimento all'esame interrompa bruscamente il processo di privatizzazione cominciato con il decreto legislativo n. 367 del 1996 che ha previsto la trasformazione degli enti lirici in fondazioni di diritto privato.
Riteniamo che la sua riforma, signor Ministro, contestata dai lavoratori del settore che hanno inscenato numerose manifestazioni di protesta nei teatri e davanti al Parlamento, mira a razionalizzare le spese di un settore che costa allo Stato 240 milioni di euro. Il gruppo dell'Italia dei Valori è convinto che il settore vada riformato e rilanciato. È necessario mettere ordine agli sprechi. Tuttavia, abbiamo rilevato una serie di criticità che le ho ovviamente rappresentato.
Per quanto riguarda le criticità evidenziate, il Governo non ha fatto nulla, anzi è andato avanti nel tentativo di imporre una linea che non porta ad alcunché di buono. Di fronte alla maggior parte delle norme contenute nel provvedimento, si ha l'impressione di discutere anziché di una riforma organica e complessiva dell'offerta culturale in Italia (questo, a dispetto del titolo del provvedimento), di un provvedimento economico con tratti giuslavoristici che, tra l'altro, avrebbe avuto la necessità di approfondimenti, che invece sono stati negati alle Commissioni competenti.
Con il decreto-legge in esame, si costringe ad una sorta di ricatto le fondazioni lirico-sinfoniche, si precarizza il suo personale e si attua il riequilibrio dei bilanci, facendo pagare le perdite alla parte più debole delle strutture artistiche. Pag. 11Perché non si interviene per verificare come vengono investiti i soldi per ristrutturare i teatri? Perché non si interviene per verificare come vengono sprecati i fondi per i consigli di amministrazione, invece di colpire chi tiene in piedi i teatri con l'attività culturale?
A proposito degli articoli 2 e 3, per entrare nello specifico del provvedimento, si tratta di norme estremamente mortificanti per il lavoro degli artisti che stanno trovando solidarietà da parte di tanti cittadini di tutte le parti politiche. Si ritiene che, con l'approvazione di questo provvedimento, i lavoratori delle fondazioni lirico-sinfoniche non avranno più voce e diritti e la loro arte non potrà più essere espressione di libertà. Si teme, inoltre, che con tale provvedimento i teatri lirici vengano inondati di grandi schermi e di grandi eventi, continuando a penalizzare la cultura vera in favore di una cultura televisiva. Ministro, non faccia accadere tutto ciò, è una responsabilità enorme: abbiamo bisogno di cultura vera e non di soap opera o di reality, non sono quelli che fanno crescere l'Italia e il nostro Paese.
Inoltre, le misure rispetto alla previdenza per i ballerini, per i quali occorreranno 2 milioni di euro, metteranno a duro rischio la stabilità economica dell'ENPALS, costringendo ben presto il Ministro dell'economia a tagliare di nuovo e sappiamo che tanto, alla fine, taglia sempre sui più deboli. Infatti, taglia di nuovo le fondazioni lirico-sinfoniche, non avendo fornito alcun incentivo per il loro rilancio.
Riguardo all'istituto dell'IMAIE, le proposte avanzate non sembrano affatto finalizzate al suo recupero, i criteri dettati per la delega al Governo appaiono più che altro affermazioni di principio: infatti, ai previsti criteri di efficienza e correttezza di bilancio, non sembrano seguire fatti concreti. Non è ben chiara la partecipazione integrata delle risorse di pubblico e privato e, quanto alla partecipazione privata, questa non è affatto incentivata. Permane una politica assistenziale da parte dello Stato e con delle fondazioni sempre più statalizzate l'intervento governativo è oltremodo pervasivo. Su questo aspetto, Ministro, credo che abbiate il dovere di fornire delle spiegazioni chiare: statalizzate o privatizzate? Dove privatizzate probabilmente ci sarebbe più bisogno di Stato e dove statalizzate probabilmente sarebbe meglio, a nostro modo di vedere, far entrare il privato, guarda caso!
I tagli consistenti, tipici da manovra economica, sono sganciati da una visione complessiva e, al contrario, non risolvono i problemi ed impediscono il rilancio del settore. I pesanti interventi in materia di contratti collettivi anche qui danneggiano i lavoratori più deboli, non c'è alcun beneficio per la cultura e le fondazioni.
Le ulteriori critiche che arrivano al testo sono numerose e si possono così sintetizzare: il blocco delle assunzioni, quindi del turn over fino a dicembre 2011; la centralizzazione e ripubblicizzazione della contrattazione collettiva nazionale con il trasferimento della funzione di rappresentanza dall'ANFOLS ad un'agenzia di fatto governativa, qual è l'ARAN, con una norma che di fatto snatura il carattere delle fondazioni, trasformandole in istituzioni pubbliche; l'ingerenza della contrattazione di secondo livello con la decadenza dall'entrata in vigore del semplice contratto collettivo nazionale di tutte le clausole e gli istituti inerenti ai contratti integrativi aziendali, frutto degli accordi del 1993 che dovranno essere rinegoziati dalle parti. Ed ancora: la decurtazione del trattamento economico aggiuntivo derivante dalla contrattazione integrativa aziendale che, grazie a un intervento dell'Italia dei Valori che ha presentato un emendamento approvato, questo sì, al Senato, è stata ridotta dal 50 al 25 per cento in caso di mancata stipula del contratto nazionale, ciò a differenziare chi interviene su un settore, come l'Italia dei Valori, a tutela dei lavoratori e del buon funzionamento della cultura e, al contrario, chi interviene solo in modo scriteriato con i tagli.
Il prepensionamento dei ballerini, peraltro, si pone in netta controtendenza rispetto all'innalzamento dell'età pensionabile: elevate dappertutto l'età pensionabile e in questo settore agevolate il prepensionamento Pag. 12di tutte le altre categorie di lavoratori, il che comporta comunque conseguenze sull'ammontare finale del trattamento di quiescenza loro spettante.
Il Governo, con i suoi interventi, continua ad infliggere duri colpi alla cultura e all'università: si pensi alla brutalità dei tagli apportati in questi ultimi mesi all'intera filiera dei saperi, a cominciare dal primo taglio, effettuato con il decreto-legge n. 112 del 2008, per procedere con il complesso delle scelte compiute dalla destra in questi due anni.
Il diniego del Governo, unitamente agli interventi nei settori della scuola e dell'università, appare volto ad abbassare il livello di reattività critica dei cittadini.
State puntando alla disinformazione e all'abbassamento del livello culturale del Paese. Invece di adottare una riforma seria delle fondazioni lirico-sinfoniche, il provvedimento ne cancella l'autonomia, che rappresenta il loro punto di forza, introducendo un centralismo ottuso e burocratico, che rasenta l'autoritarismo.
Il nostro atteggiamento è di forte contrarietà, a cominciare dal titolo del provvedimento, assurdo ed incongruo. Ho detto prima che questo testo non riguarda affatto le attività culturali, ma è un testo di tagli e tutt'altro che di rilancio del settore.
Il Governo Berlusconi, per tutto il settore dello spettacolo, dall'opera al teatro, alla musica, al cinema, alla danza, agli spettacoli viaggianti, per il 2010 ha stanziato poco più di 400 milioni di euro e, per il 2011, ha previsto poco più di 300 milioni di euro. Vorrei operare sempre quel solito rapporto con la Protezione civile: provate a «tagliuzzare» qualcosa di là e alla fine danneggiate soltanto qualche amico che ne approfitta (forse è meglio danneggiarlo, anziché lasciarlo utilizzare e sperperare indiscriminatamente, a trattativa privata, per finalità personali, i fondi pubblici): garantiamo invece ai lavoratori dello spettacolo, a chi fa cultura e a chi fa crescere il Paese maggiori e migliori garanzie.
Il decreto-legge n. 64 del 2010 si inserisce nel quadro delle misure penalizzanti perché, questo sì, avete un disegno. Questo Governo ha un disegno, ossia penalizzare ciò che può fare camminare il Paese e avvantaggiare ciò che lo ferma: si pensi ai tagli nei confronti della cultura, dell'istruzione e della ricerca. In questo caso, peraltro, vengono operati tagli indiscriminati in un settore in cui l'Italia da sempre è stata leader internazionale.
Signor Ministro, è inutile rilasciare interviste, facendo elogi di grandi personalità del mondo della lirica e della cultura italiana e poi non consentire loro di poter operare: è un'ulteriore e un'ennesima presa in giro.
Si afferma ancora una volta una visione che considera la cultura - lo state facendo a tutti i livelli - un bene superfluo, sul quale si possono imporre rinunce nei periodi di crisi, quando invece essa non solo ha la funzione civile e sociale indispensabile al futuro del Paese, ma rappresenta comunque una risorsa economica. Anche su questo aspetto, ovviamente, non intervenite: sarebbero da rilanciare le fondazioni e il mondo del teatro, perché ciò potrebbe servire a far crescere l'economia. Voi, invece, tagliate e penalizzate, per evitare che un settore possa contribuire alla crescita.
Le critiche mosse dal gruppo Italia dei Valori al provvedimento si concentrano su alcuni punti specifici, come anticipato: il blocco delle assunzioni, la centralizzazione e la pubblicizzazione della contrattazione collettiva nazionale, con il trasferimento della funzione di rappresentanza dell'Aran, l'ingerenza nella contrattazione di secondo livello, la decurtazione del trattamento economico aggiuntivo derivante dalla contrattazione integrativa aziendale in caso di mancata stipula del contratto nazionale.
Pur concordando con la necessità di una riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche, signor Ministro, occorre intraprendere una nuova politica culturale: non è accettabile che si scarichi tutto il peso della crisi sui lavoratori del comparto.
Il decreto-legge n. 64 del 2010, operando indistintamente tagli orizzontali - il Ministro Tremonti è un maestro nel taglio scriteriato - ostacola le realtà territoriali che producono cultura. Pag. 13
Esso è stato annunciato come un provvedimento di riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche mentre, in realtà, porta l'impronta pesante del Ministro Tremonti, come dicevo, con tutte le misure che hanno interessato i settori della cultura e dell'istruzione, vittime della scarsa attenzione del Governo.
Durante l'esame in Commissione, grazie al lavoro delle opposizioni, sono stati apportati miglioramenti significativi, ma ancora parziali. Pertanto, il Governo avrebbe avuto il dovere di ritirare il decreto-legge in discussione, per arrivare, attraverso un disegno di legge condiviso, ad un'efficace riforma del settore.
Gran parte dell'attenzione del provvedimento è puntata sul costo dei lavoratori, ingiustamente indicato come la causa unica del dissesto finanziario delle fondazioni lirico-sinfoniche, mentre non vengono indicate misure significative per la razionalizzazione e la riorganizzazione delle fondazioni né per incentivare l'apporto di capitale privato.
In sostanza, dove bisognava approfondire e individuare nuovi strumenti per rilanciare, non si interviene; dove, al contrario, occorreva rafforzare, si è intervenuti tagliando. Purtroppo, non possiamo non leggere una coerenza in tutto questo, in tutti questi tagli indiscriminati che toccano scuola, università e cultura, e che colpiscono profondamente e irrimediabilmente la crescita culturale nel nostro Paese.
L'obiettivo è quello di mettere il bavaglio alla ricerca, di mettere il bavaglio all'informazione con il decreto-legge sulle intercettazioni; un disegno preciso, che sembra mirare a fare dei cittadini italiani dei sudditi compiacenti.
Ancora una volta, questo Governo opera tagli indiscriminati e, quel che è peggio, in un settore in cui l'Italia è sempre stata leader internazionale. Poteva essere un vanto per voi, anziché essere motivo di danno per il settore e per il Paese.
Come ha detto in proposito il mondo della cultura, disinvestire significa ignorare il patrimonio culturale italiano e lanciare un messaggio negativo a livello di immagine del nostro Paese.
Si tratta di un provvedimento, per concludere, che abbiamo giudicato e giudichiamo sbagliato, dannoso per le fondazioni lirico-musicali e per il mondo dello spettacolo e della produzione culturale.
Si è ritenuto doveroso contrastare questo decreto-legge, perché teniamo alle sorti della cultura italiana, che parte dalla scuola, dall'università e dalla ricerca e finisce nei teatri e nel mondo della cultura in senso lato.
La cultura per noi ha un valore in sé: è un fattore di sviluppo civile. Vedete, la differenza è di approccio al governo della cosa pubblica. Essa è anche un fattore di sviluppo e favorisce la coesione sociale, in quanto costituisce elemento di maggiore identità dell'essere italiani oggi.
Non è solo criticando la squadra di calcio che si interessa il Paese e lo si fa crescere, ma, al contrario, è danneggiando la cultura, la ricerca, la scuola, le fondazioni liriche e il teatro che si danneggia veramente l'Italia.
Il Ministro Bossi dica quello che vuole; noi siamo più interessati non alle sorti di una squadra di calcio, ma, al contrario, alle sorti dei lavoratori italiani. Soprattutto la lirica costituisce un elemento di identificazione della nostra storia, della nostra tradizione e della nostra cultura.
Signor Ministro - credo che si sia allontanato, ma forse era troppo pretendere ancora la sua presenza - un popolo disinformato e culturalmente arretrato è facilmente condizionabile, pensa di meno, è bue. L'Italia dei Valori non intende rendersi complice di una politica del Governo che vuole fare degli italiani e dell'Italia un popolo di buoi e non un popolo di pensatori, come invece, fino ad oggi, in Italia è stato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole De Pasquale. Ne ha facoltà.

ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, Pag. 14tutte le volte che intervengo in quest'Aula del confronto democratico per portare al ravvedimento una maggioranza che, pur essendo tale numericamente, non lo è davvero per la mancanza di reale ricerca del bene di noi tutti, ho come l'impressione di non trovarmi più nel Paese culla della civiltà occidentale, perché coloro che rappresentano la maggioranza dei cittadini sovrani e che dovrebbero preservare e trovare nuove strade per far crescere questa eredità ricevuta a costo di grandi sacrifici, invece di contrastare le proposte metodologicamente assurde del Governo, di fare tagli sui temi di maggiore significanza quali quelli che riguardano la cultura, che è quel bagaglio di conoscenze fondamentali che vengono trasmesse di generazione in generazione in un Paese (e torno a rammentarle: l'istruzione, l'università, la ricerca, l'editoria ed ora gli enti lirici), preferiscono in quanto maggioranza assomigliare ormai alle tre scimmiette del santuario di Toshogu a Nikko in Giappone (che non vedono, non sentono e non parlano del male) e pensano in cuor loro, scordandosi del mandato ricevuto dai cittadini: «io speriamo che me la cavo», come affermava il titolo di un libro di successo.
Colleghi, perché davanti a tanta trascuratezza su temi delicatissimi e determinanti per il nostro Paese non avete un sussulto di dignità personale? L'azione è sempre la stessa: il Ministro Brunetta prepara la piazza a forza di invettive screditando e denigrando il mondo della cultura, della scuola, dell'università e dell'editoria («fannulloni», «parassiti», «sperperoni», troppo costosi), poi il Ministro Tremonti sancisce il taglio lineare coprendosi dietro le difficoltà economico-finanziarie di questo tempo (al contrario dei suoi colleghi omologhi europei, che stanno agendo in maniera diametralmente opposta).
Di conseguenza, il Governo del fare imbraccia il bazooka del decreto-legge e contro ogni principio costituzionale interviene a gamba tesa sulle prerogative parlamentari con norme contrarie in vari punti al dettato costituzionale ed all'impianto normativo generale vigente (vedi in questo caso l'intervento che non tiene conto delle competenze proprie dei contratti di lavoro e della legislazione concorrente tra Stato e regioni in materia di Titolo V della Costituzione, tant'è vero che la regione Toscana anche in questo caso ha presentato ricorso alla Corte costituzionale per la ravvisata lesione delle proprie competenze esclusive e/o concorrenti).
Riducendo e tagliando risorse in modo indiscriminato e lineare adducendo a giustificazione di ciò che il settore va male, invece di riformare davvero ed in modo condiviso per migliorare e rendere sempre di più una grande risorsa quei settori strategici per la crescita, lo sviluppo, la solidarietà, l'elevazione e la coesione di un Paese, li affossa, li isterilisce, li rende inoperanti. Questa non cultura di Governo non segue neppure la metodologia colturale, perché anche il contadino sa che per ricevere da una pianta più e migliori frutti non bisogna sforbiciare i rami ma potarli, il che vuol dire al tempo stesso rinforzare la pianta togliendo i rami superflui.
Ma per questo occorre conoscere la pianta ed il proprio lavoro; invece quanto accade non è altro che un vero e proprio format studiato a tavolino, semplice nella sua conseguenzialità di metodo, destabilizzante nelle conseguenze che sta iniziando a determinare. È un format forse mediato dalla cultura del nostro Presidente del Consiglio perché così uguale al significato dato, secondo le più consolidate definizioni: nella grande distribuzione organizzata il format è, infatti, la definizione delle possibili varianti di una tipologia di punto vendita individuato da una precisa metratura.
Colleghi, siamo alla svendita della nostra cultura e non solo, e mi spiegherò. Sembra che il Governo stia lavorando esclusivamente sulla macchina dello Stato e sulle persone che la fanno funzionare: questa metodologia governativa, convincente come titolo di un libro («Format per ridurre gli sprechi»), non risulta essere altrettanto efficace nelle varie scelte operate sia nei contenuti, sia nei modi, sia nei Pag. 15tempi delle manovre messe in campo per riuscire a raggiungere quanto - con tanta enfasi e demagogia - il Governo stesso sbandiera ai quattro venti (tagli, diminuzione della spesa pubblica con conseguente migliore funzionamento dell'apparato dello Stato e conseguente semplificazione e razionalizzazione).
Annichilite le varie componenti con la scusa demagogica della diminuzione di spesa, che al contrario è aumentata e continua ad aumentare, incapace di un'analisi attenta degli sprechi, il Governo si nasconde dietro ad una difficile situazione economico-finanziaria che sta vivendo non solo l'Europa: ma per arrivare a cosa, mi chiedo?
Qui, carissimi colleghi ed egregio signor sottosegretario, avete sbagliato prodotto.
La cultura è come le corde rotte del violino di Paganini, il quale, a ogni corda che si rompeva, riusciva a tirar fuori, con le corde rimanenti nel suo violino, delle musiche nuove e indescrivibili per fantasia e bellezza, quel Paganini nostro concittadino italiano.
Così è la cultura, voi la tagliate e ciò vi sarà storicamente ascritto. La cultura però risorgerà condannandovi, perché non si taglia lo spirito di un Paese, non si taglia il vero bene prezioso del nostro Paese!
Tutti i più accreditati osservatori internazionali vedono un futuro di crescita per quelle nazioni che avranno investito nell'economia della conoscenza. Noi italiani, che da sempre, unitamente alla nostra terra italiana e nonostante le numerose differenze che arricchiscono questo nostro Paese, veniamo riconosciuti come culla di cultura e di civiltà, avremmo una missione storica in questo mondo tecnologicamente globalizzato, ma che manca di valori, di sensibilità, di equilibrio. Noi stiamo invece depauperando tale patrimonio, perché, come ebbe a dire Emmanuel Mounier, quando gli uomini smettono di sognare cattedrali, non sanno costruire più nemmeno soffitte decenti.
Carissimi colleghi, tale capacità, tale patrimonio, tale mission è in dote alla cultura, al nostro patrimonio artistico-letterario, alla nostra musica, alla nostra danza, al nostro canto e anche al nostro patrimonio di ricerca, di formazione primaria, secondaria ed universitaria.
Queste sono le nostre vere armi, non i 131 aerei F35 che ci costeranno quattordici miliardi di euro da qui al 2026! Tra l'altro, le uniche missioni che potrà effettuare il nostro Paese, che, come scritto nella Costituzione, ripudia la guerra, saranno quelle di peace-keeping, dove fondamentali sono le potenzialità insite nella persona umana e dove risulta totalmente inutile, oltre che contraria al dettame costituzionale, la presenza di cacciabombardieri. Quante contraddizioni!
Tutto ciò premesso, colleghi, ora mi accingo ad entrare nell'argomento specifico odierno, con il principale scopo di dare testimonianza, vista la notevole distanza in termini di voti fra noi e voi, di continuità di ricerca e di sforzo di miglioramento, di attenta analisi, di tentativo di dialogo costruttivo e funzionale intorno a quanto sopra riportato, per il bene di questa nostra nazione tutta e per dare voce a quelle migliaia di persone che voi continuate a considerare come numeri, invece che cittadini sovrani e potenzialità insostituibili, e che non vengono considerate, ma anzi tagliate.
Con questo decreto-legge il Governo, mentre già da un anno taglieggia il FUS, ora dà il colpo finale, scippando il Parlamento e gli enti locali delle loro prerogative in materia di cultura (in tal caso gli enti lirici) e di fatto scippando il Paese di una fondamentale ricchezza culturale che, come sopra detto, rappresenta l'anima italiana.
Infatti il Consiglio dei ministri, bypassando il Parlamento e di fatto esautorandolo, ha approvato il decreto-legge, ora qui all'esame della Camera dei deputati, recante disposizioni urgenti in materia di spettacolo e attività culturali, da molti spacciato come riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche, ma che in realtà dispone solo tagli delle spese nel comparto del loro personale: quest'ultimo viene additato quale colpevole principale del grave dissesto finanziario in cui si dibattono molte delle medesime fondazioni. Pag. 16
Anzitutto risulta impropria e discutibile sul piano della legittimità la scelta di ricorrere al decreto-legge governativo in presenza di una problematica di tale importanza e, inoltre, nel provvedimento emanato non si riscontrano l'urgenza e la straordinarietà previste dalla Costituzione.
La crisi finanziaria che investe il settore delle fondazioni lirico-sinfoniche - settore fra i più importanti della vita culturale del Paese - avrebbe dovuto vedere la condivisione delle problematiche e la ricerca di soluzioni finalizzate al riequilibrio del comparto attraverso il coinvolgimento del mondo della cultura, delle parti sociali e dell'intera rappresentanza politica italiana.
Dopo anni e anni di discussione, il Governo ha invece preferito optare con superficialità per l'emanazione di un testo dalle linee confuse, quasi un guazzabuglio che nel suo articolato mescola varie problematiche, neanche tanto connesse fra loro, e che risulta scritto male con errori e sfondoni giuridici.
Nel mese di marzo 2009 era stata votata all'unanimità una risoluzione nella 7a Commissione del Senato, con parere favorevole anche del Governo, che deliberava di provvedere al riordino delle fondazioni lirico-sinfoniche tramite una legge di sistema, che rideterminasse tutto l'impianto del settore, con accorpamenti e cooperazione tra le fondazioni, e prevedesse agevolazioni fiscali per i privati che avessero deciso di investire nelle fondazioni lirico-sinfoniche.
Il Governo, invece, ha scelto di procedere con un decreto-legge, dopo più di un anno dall'approvazione della risoluzione nella 7a Commissione del Senato, conferendo una delega al Ministro Bondi per stilare, entro 18 mesi dall'entrata in vigore di esso, un regolamento che ridisegni l'assetto delle fondazioni lirico-sinfoniche. Così, 15 mesi sono trascorsi da quando la risoluzione è stata varata in Senato; altri 18 mesi sono stabiliti nel presente decreto-legge per redigere il regolamento.
Ma davvero siamo convinti che in quasi tre anni il Parlamento non avrebbe potuto varare una riforma condivisa sugli enti lirici, quando è già pronto il Testo unico sullo spettacolo che in modo bipartisan i membri della VII Commissione della Camera stanno per licenziare e portare in Aula? Ed invece no: il «Governo dell'imperio» ha deciso di conferirsi una delega; perché in questo caso di delega si tratta, non di delegificazione, visto che gli estremi normativi in questo senso non vi sono.
Ma una delega, ai sensi della nostra Carta costituzionale, non può essere conferita con un decreto-legge; ed invece il Governo, ancora una volta come per l'istruzione, l'università, la ricerca e l'editoria, lede il dettato costituzionale e si autodelega. Così il Ministro adotterà, forse, tra un anno e mezzo un regolamento, e la VII Commissione della Camera nonché la 7a Commissione del Senato saranno chiamate a dare un parere obbligatorio ma non vincolante: parere che, come negli altri casi sopra citati, sarà per il Ministro solo carta straccia.
Tutto ciò risulterà ancora più grave se il Governo deciderà di porre sul decreto-legge la questione di fiducia, dato che il rallentamento subito al Senato, dove esso è rimasto più di sei settimane, è dovuto alla scelta governativa di calendarizzare in Assemblea il disegno di legge sulle intercettazioni prima dell'urgente decreto-legge di cui stiamo discutendo, così non consentendo ora alla Camera un esame più disteso e proficuo della normativa sulle fondazioni lirico-sinfoniche.
Dal testo del decreto-legge sembra inoltre emergere una sorta di «ripicca» ben orchestrata nei confronti dei lavoratori delle fondazioni lirico-sinfoniche, che invece di essere considerati la forza primaria della produzione delle medesime, vengono a questo punto accusati di essere l'unico reale motivo del dissesto in cui versano molte di esse. Nessuna soluzione o agevolazione fiscale, che pure il Ministro Bondi avrebbe ritenuto utilissima, viene infatti proposta nel testo del decreto-legge, per predisporre provvedimenti che consentano di acquisire partecipazione e nuovi apporti di capitale da parte dei privati, come, d'altro canto, il PD ha Pag. 17proposto in un emendamento, dotato di relativa copertura finanziaria ma bocciato al Senato.
Si tratta solo di un disegno per devastare il patrimonio dei valori intangibili presenti nel personale dei nostri teatri d'opera: valori che sono di rilevanza sociale in questo secolo, maggiormente che nel passato.
Sicuramente l'obiettivo da tempo dichiarato del Ministro proponente consiste nella razionalizzazione dell'organizzazione nel buon funzionamento delle fondazioni liriche e nell'incentivazione all'apporto di capitali privati; ed invece, contrariamente a ciò, il Ministro sta statalizzando tutto, creando una vera contrapposizione e contraddizione tra volontà di far crescere il privato e nel contempo limitarlo con un sacco di orpelli statali, di fatto impedendo un'effettiva liberalizzazione del settore nel mercato.
Diversamente e con chiarezza, il decreto legislativo n. 367 del 1996, che allora dispose la trasformazione degli enti che operavano nel settore musicale in fondazioni di diritto privato, all'articolo 4 recita: «Le fondazioni di cui all'articolo 1 hanno personalità giuridica di diritto privato e sono disciplinate, per quanto non espressamente previsto al presente decreto, dal codice civile e dalle disposizioni di attuazione del medesimo». La circostanza della contribuzione a larga parte pubblica, esistente anche allora, non sembra dunque bastevole per poter inserire le fondazioni lirico-sinfoniche nell'alveo degli organismi di diritto pubblico, anche perché tale decreto legislativo non risulta mai abrogato.
Il decreto-legge in esame invece, come sopra detto, pasticcia tutto, ed in ogni articolo intreccia in modo anomalo e non chiaro interventi e compiti statali pubblici e privati.
In questo senso il Ministro fa approvare una normativa emanata con procedura d'urgenza che penalizza solamente i lavoratori, cancellando d'un colpo la contrattazione decentrata e prevedendo la contrattazione collettiva nazionale con l'Aran, bloccando le assunzioni anche in presenza di necessità di turnover, mortificando la professionalità di chi lavora nelle fondazioni, mettendo a repentaglio centinaia di posti di lavoro, chiudendo le porte lavorative dei teatri alle migliaia di diplomati dei conservatori e delle accademie, distruggendo la stabilità degli organici, introducendo prepotentemente il precariato, prendendo a schiaffi l'autonomia sindacale, mettendo mano alla contrattazione tra le parti, ribaltando le tutele previdenziali dei danzatori senza prevedere provvedimenti per il rilancio della danza il cui futuro nelle fondazioni lirico-sinfoniche viene in tal modo messo a rischio di fatto precarizzando i lavoratori ed il lavoro nelle fondazioni lirico- sinfoniche.
In particolare, con il blocco delle assunzioni a tempo indeterminato e delle indizioni di procedure concorsuali per tale scopo, ritenute prive tra l'altro di efficacia, ancorché in corso di espletamento, si rende impossibile sino al 2012 la copertura dei posti vacanti, soprattutto quelle indispensabili nei corpi artistici delle fondazioni, con lo scopo di risparmiare sul costo, in particolare del personale artistico, che è comunque indispensabile per la produzione, e nello stesso tempo con la conseguenza di aumentare il livello di precariato in questo campo.
Inoltre il comma 5-bis dell'articolo 3 introdotto al Senato prevede un semisblocco del blocco del turnover per le fondazioni che abbiano conseguito un pareggio di bilancio nei tre esercizi precedenti alla data di entrata in vigore della legge di conversione. Riteniamo che la norma sopra esposta non sia corretta, penalizzi moltissimo tutte le fondazioni lirico-sinfoniche e sia stata scritta ad hoc solo per alcune forti fondazioni. Pertanto pensiamo che sia più giusto, al fine di garantire la possibilità di assunzioni, andare ad introdurre un parametro percentuale molto contenuto di debito rispetto al patrimonio complessivo della fondazione. Così si eviterebbe il capestro delle tre annualità e si darebbe più respiro a quelle fondazioni che occasionalmente possono trovarsi in situazioni di difficoltà ma poi, con un virtuoso piano di investimento e di Pag. 18lavoro, possono riuscire a rientrare. Anche in questo senso il Partito Democratico aveva proposto un emendamento, respinto al Senato dal Governo e dalla maggioranza.
Impedire di assumere, quindi tagliare sulla qualità degli spettacoli, non aiuta certo a far quadrare i bilanci. Per fare un esempio dell'impatto che le norme di quegli articoli 2 e 3 del decreto in parola avranno sulla qualità delle prestazioni artistiche degli enti lirici e sinfonici vi leggo cosa mi ha scritto un musicista dipendente del Teatro del Maggio di Firenze. «Ti scrivo - cito testualmente - per tua conoscenza qualche dato, cosicché tu sappia a cosa il Teatro fiorentino andrà incontro se passerà il decreto. In un primo momento il decreto andrebbe a colpire maggiormente, in maniera letale, i complessi artistici più di quelli dell'area tecnico-amministrativa, perché già in sofferenza da tempo; l'organico dell'orchestra è oggi a meno 16 (tra cui ci sono due primi flauti, una prima tromba, tutta la sezione delle percussioni, una seconda viola, posti cioè assolutamente fondamentali e strategici per qualsiasi programmazione, anche la più scarsa); il coro è a meno 14, il ballo a meno 13 rispetto agli organici funzionali approvati dal Ministero; nell'orchestra, ad esempio, abbiamo dei vincitori di concorso (due primi flauti, tre violinisti, un percussionista, un contrabbassista) che da due anni aspettano di essere assunti; hanno vinto un concorso internazionale con in Commissione Zubin Mehta! Cosa avrebbero dovuto fare di più?. Se passa il decreto questa gente non verrà assunta, anzi forse non verrà più nemmeno chiamata per non far loro acquisire diritti, e succede che, siccome sono molto bravi, andranno - come hanno già fatto diversi altri colleghi negli ultimi due anni - all'estero.
Come possiamo fare a garantire la qualità dei nostri complessi artistici» - continua questo musicista - «se non si assumerà e se non si faranno più concorsi fino al 2012? Così non possiamo competere con gli altri teatri europei; lì c'è uno stipendio decisamente più alto ed il posto stabile. E questo è il Paese che ha dato i natali all'opera, precisamente a Firenze alla fine del Cinquecento con la Camerata de' Bardi!
Si capisce quindi che quello che Bondi indica come secondo fine del presente decreto, nella sua prima fase della relazione illustrativa, è assolutamente falso. Come fai a parlare di implementare qualità e produttività se non ti preoccupi della cosa più preziosa che un teatro può possedere, i grandi talenti?
Non posso non dirti due parole sul ballo» - continua questo musicista - «se entra in vigore il decreto, il nostro corpo di ballo, unica realtà istituzionale di danza rimasta oggi in Toscana, si troverà con 12 ballerini stabili su 43, ed anche non più giovanissimi, il che non sarebbe una tragedia se si potessero rimpiazzare facendo dei concorsi; ma se non si assume e non si fanno concorsi fino al 2012 il corpo di ballo chiuderà semplicemente e renderà ancora più povero il nostro territorio». Questo è quello che dice questo musicista.
Provvedimenti di tale entità, dirompenti su materie condizionanti la vita lavorativa presente e futura delle migliaia di lavoratori dei teatri lirico-sinfonici italiani, non potevano, in ogni caso, scaturire da un decreto-legge governativo, bensì avrebbero avuto bisogno di un approfondimento, di un coinvolgimento, di un confronto più ampio con le parti sociali, culturali e politiche del Paese. Investimento sulla cultura significa anche stimolare la crescita lavorativa di un comparto altamente specialistico come quello delle fondazioni lirico-sinfoniche, favorire lo sviluppo e la tenuta del settore, sostenere e valorizzare il sapere e la capacità dei giovani artisti del futuro. Limitare le opportunità occupazionali in questo settore, invece, condurrà inesorabilmente all'annullamento della forza del teatro e della musica dal vivo che, come memoria storica e creativa, ha sempre recitato una parte importantissima nello sviluppo della cultura del Paese. Tale scelta porterà alla scomparsa di una tradizione pluriennale, pluricentenaria, che ha visto la nostra nazione primeggiare in questo campo. Pag. 19
È schizofrenico, davvero contraddittorio ed in netta controtendenza che questo stesso Governo abbia istituito i nuovi licei musicali ed, ora, ponga in essere la politica di togliere il futuro ai giovani musicisti qualificati che si affacciano al mondo del lavoro, creando di fatto dei disoccupati. Così vince la paura e non la ricerca di crescita e di dare nuovi orizzonti alla musica e all'arte. Nel resto d'Europa i lavoratori in questo campo li assumono a tempo indeterminato, privilegiando qualità su quantità, da noi, invece, precarizziamo. Nel resto d'Europa gli investimenti in istruzione, cultura e ricerca hanno una funzione anticiclica e noi, di contro, disinvestiamo in questi settori, quando già siamo tra i Paesi che meno investono per la cultura. Questo l'ha confermato anche il Ministro Bondi in audizione presso la VII Commissione della Camera dei deputati.
Inoltre, i criteri stabiliti nell'articolo 1 del presente decreto-legge, ai fini della delega conferita al Governo per la stesura dei regolamenti, sono contraddittori, non chiari e a volte scritti in modo incomprensibile. Essi determinano, inoltre, la possibilità che si verifichino situazioni discriminatorie come, ad esempio, nel caso del combinato disposto tra l'articolo 1, comma 1, lettera a) e l'articolo 8, comma 1, che potrebbe determinare, in sede di riordino del settore lirico-sinfonico, l'esclusione di alcune prestigiose fondazioni che, pur essendo considerate un'eccellenza per la propria produzione, non rientrano in alcun fumoso e generico parametro stabilito nel medesimo articolo 1 del decreto-legge. Un esempio di questa eventualità potrebbe essere il Teatro del «Maggio Musicale Fiorentino», al quale il Mibac ha assegnato il massimo del parametro della qualità per la ripartizione del FUS. Inoltre, il «Maggio Fiorentino» è il più antico festival italiano ed uno dei più importanti a livello internazionale, anche se non può raccogliere mai tanti contributi privati come il Teatro «Alla Scala» di Milano, perché il tessuto industriale toscano non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello lombardo.
Tutto questo non possiamo né accettarlo né permetterlo. Come già affermato, non possiamo accettare tutto l'articolo 3 e, qui, in particolare, vorrei far riferimento al comma 4 il quale prevede che il trattamento economico aggiuntivo connesso al contratto integrativo aziendale verrà ridotto del 25 per cento dopo due anni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge, fino alla stipula del nuovo contratto collettivo nazionale del lavoro, con l'intento di stimolarne una sollecita definizione.
Gravi e ricattatorie le parole contenute nel dettato del testo del comma 4, in quanto così viene ribadito che il costo connesso al personale delle fondazioni è la causa della crisi finanziaria delle stesse e, d'altro canto, si dimentica che le scelte organizzative dipendono, invece, unicamente dalla capacità degli amministratori che dovrebbero assumersene tutta la responsabilità e che dovrebbero essere chiamati a risponderne.
Così, non possiamo ancora accettare la modifica della normativa contrattuale vigente che si riferisce alle missioni all'estero del personale dipendente, al quale si applicano, come tetto massimo, le disposizioni di trattamento economico del personale degli enti statali e pubblici. Anche in questo caso disattendendo quanto previsto dagli attuali contratti, pertanto in tal modo si omologa, nuovamente ed illegittimamente, il personale delle fondazioni lirico-sinfoniche al personale degli organismi pubblici e statali. Ecco un'altra assurda centralizzazione di un settore che, nella sua specificità, deve poter vedere liberalizzato un mercato che può voler offrire a degli artisti di calibro internazionale adeguate missioni per recarsi nei teatri esteri a portare alto il vessillo della musica sinfonica, della lirica, del canto e della danza italiana, oltre che mettere in moto un'economia virtuosa del settore.
Un capitolo a parte è da dedicarsi al comma 7, sempre dell'articolo 3, che fissa per i tersicorei l'età pensionabile al compimento del quarantacinquesimo anno di età. Provvedimento questo auspicato da anni, considerato il lavoro usurante svolto Pag. 20dai ballerini, ma anche la loro miserrima pensione, che dovrebbe essere, nel contempo, rivisitata.
Purtroppo però la norma che dovrebbe servire a svecchiare e rendere più efficienti le compagnie stabili di ballo delle fondazioni avrà molto probabilmente quale conseguenza, anche a causa del combinato disposto con le disposizioni di cui ai commi precedenti dell'articolo 3, la cancellazione definitiva in alcuni teatri lirici del corpo di ballo. È necessario dire che diminuendo l'apporto del personale coreutico si andranno via via assottigliando anche le opportunità professionali concesse ai coreografi, maestri di ballo, pianisti, accompagnatori, indispensabili per tenere in piedi una compagnia di ballo.
Infine al Senato è stato introdotto l'articolo 7-bis che istituisce i festeggiamenti per la ricorrenza del centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia: encomiabile scelta anche se decisamente fuori tema rispetto alla materia trattata nel decreto-legge. Peccato che una legge dovrebbe prevedere la copertura finanziaria per ciò che statuisce mentre il decreto-legge nulla prevede in questo senso. Che non sia stata una semplice dimenticanza si può dedurre dal fatto che dinanzi ad un emendamento del Partito Democratico che prevedeva lo stanziamento di 20 milioni di euro sul Fondo unico dello spettacolo, la cui copertura era stata coerentemente prevista per dare concretezza al proclama del festeggiamento, il Ministro e i deputati di maggioranza hanno votato contro.
A questo punto dovrei svolgere le mie conclusioni. Le svolgerò molto in breve, preannunziando che chiederò che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
Svolgerò brevissime conclusioni, tralasciando considerazioni su quella che è l'opera di chi lavora nei teatri, che viene compiuta con grandi sacrifici prima, dopo e durante lo svolgimento della loro opera. Potrei continuare a lungo ma termino qui.
Cesare Zavattini affermava: «cultura significa creazione di vita». E se aveste capacità di comprendere questo tempo di chiusura, di paure, di incertezze, di divisioni, capireste che proprio di questo c'è necessità, c'è bisogno di guardare ad altro, c'è bisogno di ritrovarci, di riscoprirci, di ricrearci in nuove relazioni, c'è bisogno di più vita ma, tagliando in questo modo la cultura, abbiate ben chiaro che state tagliando la vita a questo Paese e, se questo non vi tocca, pensate che di fatto state tagliando anche la vostra vita. Pronuncio queste parole in quest'Aula distratta ma è proprio da qui che mi auguro si possa ripartire. Del resto, nel 1913, Malevitch, il fondatore del suprematismo russo, dipinse un quadro nero. Ebbe il coraggio di gettarsi allo sbaraglio creando una forma che faceva a pugni con tutto ciò che veniva inteso come quadro, pittura, arte. Dichiarava di voler azzerare le forme, la pittura. Noi dicevamo: sì, è lo zero della serie decrescente, ma anche l'avvio di una nuova serie ascendente, ricorda El Lissitzky, uno dei primi astrattisti russi. Questo fa la cultura, ricordatevene, ma non siate voi la causa di questo buio. Cercate piuttosto di essere l'avvio di un nuovo cammino!
Dunque, colleghi, cerchiamo di accelerare una discussione realmente democratica e senza steccati politici sull'ormai indispensabile legge di riforma dello spettacolo altrimenti si rischia la chiusura dei nostri teatri per lasciar spazio a intrattenimenti televisivi e di svago che costano anch'essi molto alla collettività ma che producono maggiori soldini in termini commerciali, pubblicitari, di visibilità e di audience ma non creano vita perché non generano cultura.
Signor Presidente, come anticipato, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole De Pasquale, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, ancora una volta in quest'Aula Pag. 21siamo costretti ad usare un particolare tipo di attività parlamentare per rimarcare un fatto che è divenuto prassi ordinaria: l'uso o l'abuso del decreto-legge, della decretazione d'urgenza che finisce oggettivamente per sopprimere contributi, apporti, positività che possono provenire dalla discussione parlamentare e che stanno provenendo anche dal dibattito che si sta sviluppando in Assemblea.
Ricordo a me stesso che il provvedimento in esame è arrivato alla Camera il 17 giugno. Siamo al 23 giugno e, in Commissione, il termine di scadenza per la presentazione degli emendamenti è stato fissato per il 20 giugno, quindi poco più di 72 ore, e sempre il 20 giugno, in Commissione, si sono già tenute le votazioni sugli emendamenti.
Come si vede, quindi, è una procedura particolare che concerne un aspetto, invece, fondamentale sotto il profilo dell'attività parlamentare e delle modifiche - che anche noi dell'Italia dei Valori condividiamo vi debbano essere - in un settore importante qual è quello di cui ci occupiamo.
Mi preme mettere in evidenza un ulteriore aspetto con riferimento alla procedura seguita dal Governo. Con il provvedimento in discussione, è del tutto evidente - qualche collega lo ha già rimarcato in precedenza - che vi è una delegificazione settoriale molto marcata, che realizza deroghe, modificazioni o abrogazioni di norme di rango primario. In altri tempi, non sarebbe stato neanche concepibile fare ciò attraverso un decreto-legge; oggi, invece, ancora una volta, questo Governo e questa maggioranza preferiscono tale strumento parlamentare, comprimendo oggettivamente, su questioni rilevanti, il contributo che, necessariamente, non può non venire anche dalle opposizioni.
Nel merito del provvedimento, la riforma degli enti lirico-sinfonici messa a punto dal Ministro per i beni e le attività culturali Bondi - che viene contestata violentemente dai lavoratori del settore, che tuttora sono ad inscenare manifestazioni di protesta nei teatri ed anche davanti al Parlamento - mirerebbe a razionalizzare le spese in un settore che, come ha ricordato il Ministro, costa allo Stato 240 milioni di euro all'anno.
L'Italia dei Valori è più che mai convinta che questo settore vada riformato e rilanciato e che sia necessario mettere ordine e ridurre gli sprechi, anche consentendo ai privati di entrare nelle fondazioni, e prevedendo sistemi di monitoraggio e di controllo efficaci. Purtroppo, il provvedimento che sta discutendo il Parlamento, di fatto, interrompe bruscamente il processo di privatizzazione che avevamo iniziato con il decreto legislativo n. 367 del 1996, in cui era prevista la trasformazione degli enti lirici in fondazioni di diritto privato.
Pertanto, l'Italia dei Valori, pur condividendo l'idea di una riforma organica del settore, non può non rilevare alcune criticità in ordine al provvedimento in esame. Dicevo prima dell'uso dello strumento del decreto-legge, che non lascia spazio al dibattito parlamentare in una materia significativamente importante come questa e che attiene all'offerta culturale. Il Governo, nella persona del Ministro, purtroppo, non ha mantenuto l'impegno assunto il 18 marzo del 2009 con l'approvazione di una risoluzione in Commissione al Senato, che affidava la riforma delle fondazioni liriche ad un disegno di legge. La scadenza imminente di questo provvedimento il 29 giugno non consente un esame approfondito ed adeguato, né un dibattito sia in Commissione sia in Assemblea. I tempi sono ristrettissimi: il testo approvato dal Senato il 16 giugno è pervenuto in Commissione il 17, e per il 20, come dicevo, è stato fissato il termine della scadenza degli emendamenti. Le votazioni, terminate il giorno 20 stesso, non hanno prodotto alcuna modifica.
La realtà è che non vi sono i margini per una dialettica democratica dal punto di vista parlamentare, per eventuali modifiche su cui ragionare, per la proposizione di proposte alternative a quelle del Governo e della maggioranza. Questo è il motivo per il quale il gruppo parlamentare dell'Italia dei Valori alla Camera ha presentato Pag. 22un numero rilevante di proposte emendative, sia in Commissione sia in Assemblea, prevalentemente soppressive del testo del decreto-legge.
Inoltre, nelle nostre proposte emendative, rileviamo la necessità di esplicitare il ruolo della Conferenza Stato-regioni nel processo di delegificazione. Si mira, infatti, ad evitare che il Governo possa avere la più ampia discrezionalità nella modifica delle disposizioni legislative vigenti. Rivendichiamo, invece, a gran voce, una maggiore autonomia delle direttive del Ministero dell'economia e delle finanze e si richiede un ruolo più incisivo dei pareri delle Commissioni parlamentari.
Di fronte alla maggior parte delle norme contenute nel provvedimento in esame, l'impressione è che si discuta, anziché di una riforma organica e complessiva dell'offerta culturale in Italia, di un provvedimento economico con tratti giuslavoristici che, tra l'altro, avrebbero avuto necessità di approfondimenti da parte anche di altre Commissioni competenti per materia. In realtà, con il provvedimento in discussione, si costringe ad una sorta di ricatto le fondazioni lirico-sinfoniche, si precarizza il loro personale e si attua il riequilibrio dei bilanci facendo pagare le perdite alla parte più debole delle strutture artistiche.
A proposito degli articoli 2 e 3, si tratta di norme estremamente mortificanti per il lavoro degli artisti, che stanno trovando solidarietà da parte di tanti cittadini di tutte le parti politiche.
Riteniamo, inoltre, che con l'approvazione di questo decreto-legge i lavoratori delle fondazioni lirico-sinfoniche non avranno più voce e diritti, e la loro arte non potrà più essere espressione di libertà. Temiamo, altresì, che con tale provvedimento i teatri lirici verranno inondati di grandi schermi e grandi eventi, continuando a penalizzare la cultura vera, in favore di una cultura televisiva. Inoltre, i provvedimenti rispetto alla previdenza per i ballerini, per i quali occorreranno 2 milioni di euro, metteranno a rischio la stabilità economica dell'ENPALS, costringendo il Ministro dell'economia e delle finanze, da qui a breve, a tagliare ulteriormente le fondazioni lirico-sinfoniche, non avendo fornito alcun incentivo per il loro rilancio.
Per quanto concerne l'IMAIE, le proposte avanzate non sembrano affatto finalizzate al suo recupero. I criteri dettati per la delega al Governo appaiono più che altro affermazioni di principio. Infatti, ai previsti criteri di efficienza e correttezza di bilancio, non sembrano seguire fatti concreti. Non è ben chiara la partecipazione integrata delle risorse di pubblico e privato, in quanto la partecipazione privata non è affatto incentivata. Permane una politica assistenziale da parte dello Stato, con fondazioni sempre più statalizzate.
L'intervento governativo è oltremodo pervasivo. I tagli consistenti, tipici - come dicevo prima - di una mera manovra economica, sono sganciati da una visione complessiva culturale, di fatto non risolvono i problemi e impediscono il rilancio del settore. I pesanti interventi in materia di contratti collettivi da parte dello Stato appaiono sganciati da un preciso progetto compiuto di riforma del settore.
Ulteriori critiche che arrivano al testo sono davvero numerose e le sintetizziamo in questo modo: in primo luogo, il blocco delle assunzioni, quindi del turnover, fino a dicembre 2011; poi, la centralizzazione e la ripubblicizzazione della contrattazione collettiva nazionale, con il trasferimento della funzione di rappresentanza dall'Anfols ad un'agenzia di fatto governativa quale l'Aran: si tratta, in sostanza, di una norma che snatura il carattere delle fondazioni, trasformandole di fatto in istituzioni pubbliche; inoltre, l'ingerenza nella contrattazione di secondo livello, con la decadenza, dall'entrata in vigore del semplice contratto collettivo nazionale, di tutte le clausole e gli istituti inerenti i contratti integrativi aziendali, frutto degli accordi del 1993, i quali dovranno tutti essere rinegoziati tra le parti; ancora, la decurtazione del trattamento economico aggiuntivo derivante dalla contrattazione integrativa aziendale, la quale, perlomeno, grazie ad una proposta emendativa dell'Italia dei Pag. 23Valori approvata al Senato, è stata ridotta dal 50 al 25 per cento in caso di mancata stipula del contratto nazionale; infine, il prepensionamento dei ballerini, che peraltro si pone in netta controtendenza rispetto all'elevamento dell'età pensionabile di tutte le altre categorie di lavoratori e che comporta, comunque, conseguenze sull'ammontare finale del trattamento di quiescenza loro spettante.
Con i suoi interventi il Governo continua, quindi, ad infliggere duri colpi alla cultura: si guardi alla brutalità dei tagli apportati in questi ultimi mesi all'intera filiera dei saperi, a cominciare dal primo di tutti i tagli - il decreto-legge n. 112 del luglio 2008 - per procedere con il complesso delle scelte compiute dalla destra in questi due anni.
Il disegno del Governo, unitamente agli interventi nei settori della scuola e dell'università, appare volto ad abbassare il livello di reattività critica dei cittadini. Invece di adottare una riforma seria delle fondazioni lirico-sinfoniche, il provvedimento ne cancella l'autonomia, che rappresenta il loro punto di forza, introducendo un centralismo ottuso e burocratico che rasenta l'autoritarismo.
L'atteggiamento dell'Italia dei Valori di forte contrarietà inizia persino verso il titolo, assurdo e incongruo, di questo testo: esso, infatti, non riguarda affatto le attività culturali, ma è un testo di tagli e tutt'altro che di rilancio del settore.
Il Governo Berlusconi per tutto il settore dello spettacolo, passando dall'opera al teatro, dalla musica al cinema, dalla danza agli spettacoli viaggianti, ha stanziato, per il 2010, poco più di 400 milioni di euro e per il 2011 ha previsto poco più di 300 milioni di euro. Sono cifre che si commentano da sole.
Il decreto-legge n. 64 del 2010 si inserisce coerentemente nel quadro delle misure penalizzanti adottate dal Governo nei confronti della cultura, dell'istruzione e della ricerca. In questo caso, peraltro, vengono operati tagli indiscriminati in un settore in cui l'Italia è stata sempre leader internazionale. Si afferma, ancora una volta, una visione che considera la cultura un bene superfluo cui si possano imporre delle rinunce nei periodi di crisi quando, invece, essa non solo ha una funzione civile e sociale indispensabile per il futuro del Paese ma rappresenta, comunque, una risorsa economica.
Le critiche mosse dal gruppo dell'Italia dei Valori al provvedimento si concentrano su alcuni punti specifici: come dicevamo, il blocco delle assunzioni; la centralizzazione e la ripubblicizzazione della contrattazione collettiva nazionale con il trasferimento in capo all'Aran della funzione di rappresentanza; l'ingerenza nella contrattazione di secondo livello; la decurtazione del trattamento economico aggiuntivo derivante dalla contrattazione integrativa aziendale, in caso di mancata stipula del contratto nazionale.
Pur concordando con la necessità di una riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche occorre intraprendere una nuova politica culturale e non è accettabile che si scarichi tutto il peso della crisi sui lavoratori del comparto. Il decreto-legge n. 64 del 2010 operando indiscriminatamente dei tagli orizzontali ostacola le realtà territoriali che producono cultura. Esso è stato annunziato come un provvedimento di riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche mentre, in realtà, porta l'impronta pesante del Ministro Tremonti, come tutte le misure che hanno interessato i settori della cultura e dell'istruzione, vittime della scarsa attenzione del Governo.
Durante l'esame in Commissione, grazie al lavoro delle opposizioni, sono stati apportati miglioramenti significativi ma ancora parziali. Pertanto, il Governo avrebbe dovuto ritirare il decreto-legge in esame per arrivare, attraverso un disegno di legge, ad un'efficace e condivisa riforma del settore. Gran parte dell'attenzione del provvedimento è puntata sul costo dei lavoratori, ingiustamente indicato come la causa unica del dissesto finanziario delle fondazioni lirico-sinfoniche, mentre non vengono indicate misure significative per la razionalizzazione e per la riorganizzazione delle fondazioni né per incentivare Pag. 24l'apporto di capitali privati, realizzando con ciò una vera e propria inversione di tendenza rispetto a ciò che era.
Purtroppo, non possiamo non leggere una coerenza di governo in tutti questi tagli. Si tratta di tagli indiscriminati che toccano la crescita culturale del nostro Paese. Infatti, siamo dinanzi a tagli alla scuola, all'università, alla ricerca, ai teatri, agli enti lirici fino ad arrivare al bavaglio ai mezzi di informazioni con il decreto-legge sulle intercettazioni. Siamo di fronte a un disegno preciso, che sembra mirare a rendere i cittadini italiani dei sudditi.
Ancora una volta questo Governo opera tagli indiscriminati e, quello che è peggio, in un settore in cui l'Italia è stata sempre leader internazionale. A tale proposito il grande maestro Barenboim ha affermato che «disinvestire nella cultura significa ignorare il patrimonio culturale italiano e lanciare un messaggio negativo a livello di immagine del nostro Paese». Infatti, quando all'estero si pensa all'Italia si pensa a Dante, a Michelangelo e anche a Verdi.
In conclusione, signor Presidente, si tratta di un provvedimento che abbiamo giudicato sbagliato e addirittura dannoso per le nostre fondazioni lirico-musicali, per il mondo dello spettacolo e della produzione culturale. Abbiamo ritenuto doveroso contrastare questo decreto-legge perché teniamo alle sorti della cultura italiana, coerentemente con i nostri valori e con i nostri principi civili, sociali e politici.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 12)

ANIELLO FORMISANO. La cultura è un valore in sé, è un fattore di sviluppo civile ma è anche un fattore di sviluppo economico, in quanto favorisce la coesione sociale e costituisce l'elemento di maggiore identità dell'essere italiani oggi. Soprattutto la lirica costituisce un elemento di identificazione della nostra storia, della nostra tradizione, della nostra cultura, del nostro stare nel mondo e della nostra - vorrei dire - riconoscibilità nel mondo.
Questo era il contributo che avremmo inteso dare al dibattito, laddove fosse stata data la possibilità di farlo, ma questo contribuito, purtroppo, forse non verrà dato, perché di qui a poco assisteremo alla posizione dell'ennesima questione di fiducia su un provvedimento che, come dicevo, danneggia fortemente non solo al suo interno il Paese e tutte le fondazioni liriche, ma anche l'immagine che l'Italia dà all'esterno sul modo attraverso il quale tutela (nel caso di specie: non tutela) la cultura (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mazzarella. Ne ha facoltà.

EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, ancora una volta con questo provvedimento in materia di spettacolo e attività culturali l'urgenza condiziona un approccio più meditato e consapevole al tema delle fondazioni lirico-sinfoniche, un settore centrale della politica culturale del Paese ristrutturante la sua stessa identità nazionale come da sempre, a ragione, si sostiene, e spiega anche la tutela che a questa tradizione ha sempre riservato in un modo o in un altro lo Stato unitario.
Questo avviene mentre da anni si attende, e ora si promette, a compenso di un provvedimento mal concepito e peggio fatto, una legge-quadro sullo spettacolo dal vivo. Considerato che il provvedimento in esame - in origine inclusivo di norme fortunatamente soppresse al Senato che quella legge avrebbe vanificato, nonostante il comune lavoro di anni su di essa - questo impegno del Ministro in Commissione cultura è stato un passo avanti che mi auguro il Ministro, che ringrazio per la sua presenza, possa in quest'Aula ribadire.
È noto come ogni provvedimento di tutela e sostegno del settore lirico-sinfonico sconti una difficoltà specifica della gestione economica di questi enti e delle relative fondazioni che si può certo ottimizzare, ma che è sostanzialmente non aggirabile. Infatti, vi è un difficile equilibrio tra costi e ricavi in un settore gravato, sul lato delle uscite, da una rigida struttura Pag. 25dei costi e dall'agire del «morbo» dei costi (il loro crescere esponenziale al crescere della qualità dell'offerta) e, sul lato della domanda, da un processo di formazione delle preferenze di lungo periodo strettamente dipendente dal consumo pregresso (la cosiddetta addiction) culturale.
È chiaro, in presenza di risorse scarse (o peggio ancora di tagli), che equilibri già strutturalmente precari rischiano di saltare. L'attuale quadro di crisi economica tendenzialmente aggrava la situazione, giacché è difficile pensare che, in assenza di forti incentivi fiscali ai contributi dei privati alla cultura e alla conduzione culturale (tema decisivo eppure del tutto assente nel provvedimento legislativo in esame), si possa invertire il trend negativo della contribuzione privata al settore lirico-sinfonico.
È un dato consolidato, se si eccettua il quinquennio immediatamente post-riforma degli enti lirici 1995-2000, l'incremento del peso percentuale del FUS sui bilanci delle fondazioni, nonostante la sua diminuzione in valori assoluti. Già nel 2003 il FUS copriva il 50 per cento dei ricavi e questa spesa preponderante si è consolidata negli anni.
D'altro canto, al di là di ogni pur doverosa presa in carico del problema dell'ottimizzazione dei costi delle fondazioni lirico-sinfoniche, ogni analisi spassionata delle dinamiche del settore conferma che il volume assoluto di risorse pubbliche destinato al sostegno della musica lirica non è comprimibile, se non in misura marginale e temporanea.
Peraltro, una strategia mirata all'efficienza, se perseguita indipendentemente dall'efficacia, come è avvenuto in questi anni, tagliando risorse tout court, rischia di attivare un circolo vizioso che si ripercuote sulle dimensioni del settore e che potrebbe spingere il decisore pubblico a considerare socialmente inevitabile una contrazione della tradizione lirica italiana.
Questo spiega la necessità che sia lo Stato ad intervenire non solo economicamente, ma anche normativamente per incentivare trend positivi nella gestione del settore che non lo portino ad un ridimensionamento o, peggio ancora, al default. Una riduzione del contributo a fondo perduto assegnato alle fondazioni può essere uno strumento adeguato per eliminare talune inefficienze gestionali, ma ha sempre il segno dell'espediente di necessità e non regge in una reale ottica di tutela e sostegno della produzione lirico-sinfonica.
Nel lungo periodo la funzione di tutela e valorizzazione del settore è perseguibile solo reindirizzando una somma almeno pari alle risorse risparmiate a sostegno della domanda e alla formazione del pubblico per uscire dalle secche dell'addiction culturale ed aumentare i ricavi dal lato del consumo culturale.
Il paradosso è che la necessaria ristrutturazione del sostegno pubblico alla musica lirica e sinfonica in sostanza dovrebbe avvenire, come segnalato in studi importanti, necessariamente in un contesto di risorse pubbliche stabili o crescenti, ma essa oggi è costretta a misurarsi con un quadro di crisi della finanza pubblica che tende a far decrescere le risorse nella crisi della finanza locale che si somma e consegue a quella statale.
Questo rende tutto obiettivamente più difficile e proprio per questo si sarebbe ad esempio dovuto, per reggere la cosiddetta sfida delle «tre E» del management culturale (economicità, efficienza, efficacia), puntare su disposizioni normative che favorissero l'efficienza e la qualità dei processi aziendali per ottenere un miglioramento degli output degli stessi e non viceversa.
Si sarebbe cioè dovuto implementare nelle fondazioni lirico-sinfoniche un approccio manageriale, quello del cosiddetto activity based costing, per cui - com'è noto - è necessario superare l'orientamento al calcolo del costo del prodotto per centri di costo e focalizzare l'attenzione sulle attività che consumano risorse e che in definitiva determinano i costi, invece che porre l'attenzione sui costi stessi.
Invece è proprio su questa compressione diretta dei centri di costo (ad esempio, le voci del personale centralizzato a livello ministeriale) che il provvedimento in esame punta. Non si spiegherebbe altrimenti Pag. 26la procedura prevista per la sottoscrizione del contratto collettivo nazionale di lavoro delle fondazioni lirico-sinfoniche con l'individuazione, da parte del Ministero per i beni e le attività culturali, della delegazione datoriale nella trattativa e l'imposizione di un tetto per i compensi artistici. Tale misura, seppur risponda intuitivamente a criteri di economicità, può però contraddire l'efficacia del prodotto o evento culturale e quindi far perdere di efficienza al complesso delle attività delle fondazioni.
Vengo ora a un punto di particolare rilievo nelle proposte emendative del Partito Democratico, cioè la miglior tutela del Teatro San Carlo di Napoli. Se davvero, come il provvedimento del Governo recita, si vuole ripensare il settore guardando alle eccellenze lirico-sinfoniche, alla loro storia e collocazione nel contesto europeo e internazionale, non si può evitare un'attenzione particolare a questo Teatro per ciò che esso significa non solo come polo culturale, ma anche come attrattore turistico in una realtà già economicamente deprivata.
Il PD chiede che a questa fondazione sia riconosciuto un sostegno finanziario aggiuntivo nel 2011 e nel 2012 che, integrando le risorse riconosciute dal FUS, sostenga il rilancio del Teatro San Carlo, su cui la regione Campania, con l'efficace ausilio del commissario governativo, ha investito di recente 60 milioni di euro. Non si tratta di una richiesta ispirata solo a esigenze specifiche del Teatro, peraltro legittime vista la sua storia, ma di un ragionamento più generale che mi auguro la sensibilità del Ministro e del Governo possa condividere.
Si sa che la manovra finanziaria all'esame del Parlamento graverà più sul Mezzogiorno che su altre parti del Paese. Se infatti si guarda all'impatto della manovra in euro pro capite, per il 2011 si hanno 99 euro per le regioni a statuto ordinario del sud, 91 per quelle del centro e 68 per quelle del nord. Per il 2012 il quadro non cambia: 112 euro pro capite al sud, 103 al centro e 68 al nord. È intuitivo che la stretta della manovra imporrà al sud più che altrove di ricorrere ad una riduzione delle spese o a nuove tasse, o assai probabilmente all'una e all'altra cosa.
Gli effetti di ciò sulla condizione sociale del Mezzogiorno saranno ovvi: un ulteriore abbassamento dei livelli meridionali che ormai tendono solo verso il basso, un anticipo del federalismo all'abbandono dei territori a se stessi che vediamo profilarsi all'orizzonte dell'azione, o meglio della non azione di Governo. Naturalmente a tali condizioni è improbabile che al sud possano essere conseguiti successi di qualche rilievo sul piano del rilancio socioeconomico e della tenuta civica e della legalità che ne sarebbe favorita.
Queste malinconiche considerazioni portano peraltro a preoccuparsi ancora di più dei settori sui quali gli effetti così negativi della manovra saranno al sud ancora peggiori. È ben difficile che tra questi settori non vi sia quello della cultura e che anche in ciò il Mezzogiorno non paghi lo scotto maggiore.
La manovra è indiscutibile, è una necessità nazionale. Non la fa solo il Governo italiano, ma tutti gli altri Governi europei più responsabili e accorti e manovre indolori non ve ne sono. Dato per scontato tutto ciò, però, la preoccupazione per la cultura al sud diventa ancora maggiore: in Italia il sostegno pubblico alla cultura è la regola. Qualcuno si è chiesto come e quando possa essere libera una cultura che, per vivere, dipende totalmente dal principe. È una domanda fondamentale, ma in Italia è pura retorica.
Ad ogni modo bisogna sempre chiedersi se, per certi settori, almeno dell'attività culturale (e la lirica è tra questi), il principe pubblico non sia mecenate effettivo ed elettivo, seppure debba essere accorto, a fronte del principe privato che, spesso, si muove in ottiche ristrette di immediato ritorno di immagine dei suoi interventi quando pure li metta in essere. Nel Mezzogiorno, poi, non ne parliamo. Certo è che la pletora delle iniziative culturali - o presunte tali - che si affacciano alle casse pubbliche non aiuta la cernita di ciò che effettivamente va promosso, Pag. 27ma ciò non toglie che il pubblico amministratore debba proporsi di fare questa cernita in base a criteri di evidenza e di significabilità culturale e di eccellenza specifica, che spesso sono meno difficili da individuare di quanto si voglia far credere. Eppure, il settore della cultura è vitale. Lo è ovunque e in particolare nel Mezzogiorno che nella cultura ha sempre avuto una delle sue poche forze motrici e uno dei contrassegni identitari più forti, come ancora recentemente e autorevolmente si continua a sostenere.
Gli istituti e le attività culturali nel Mezzogiorno che si possono definire come eccellenti non sono affatto pochi. Una loro chiusura in massa o in gran parte sarebbe disastrosa anche per tutta la vita sociale del sud. È per questo che, riprendendo un appello autorevolissimo da tante parti avanzato, auspichiamo che non si esiti, che si tagli dove si deve e dove si può, ma si sappia distinguere e salvaguardare il necessario e l'essenziale. Su tutti questi aspetti, se animati da buona volontà, anche i campi politici più avversi potrebbero trovare un po' d'intesa.
Il San Carlo è certo una delle eccellenze del sud che meno si presta ad equivoci e più sicuramente andrebbe incoraggiata. Tenerla in conto da parte del Governo sarebbe un segno non solo di attenzione economica, ma di incoraggiamento morale alla cultura del sud come essa merita nella sua funzione di presidio civile e dell'identità e della storia migliore del nostro Paese.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,12).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 3552)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, chiedo ai sensi dell'articolo 44 del Regolamento della Camera che la Presidenza ponga in votazione la chiusura della discussione sulle linee generali.

PRESIDENTE. Sulla richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali, avanzata dall'onorevole Baldelli, darò la parola ai sensi dell'articolo 44, comma 1, del Regolamento ad un deputato contro e uno a favore per non più di cinque minuti ciascuno.

CARLO MONAI. Signor Presidente, chiedo di parlare contro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, riteniamo che questa discussione debba invece proseguire, perché ci sono ancora molti aspetti di questo provvedimento che dovrebbero essere approfonditi. Ne cito uno che penso possa stuzzicare gli amici della Lega Nord Padania. Il sovrintendente del teatro La Fenice di Venezia, come pure quello dell'Arena di Verona, hanno recentemente suggerito (anche forti di un'esperienza che ha visto in quella regione dei percorsi virtuosi tesi a rendere più autonoma l'istituzione teatrale rispetto al contesto nazionale) un'impostazione federalista delle fondazioni, richiamando l'attenzione della politica su come si possa anche ipotizzare una struttura che veda nel federalismo fiscale una chiave di volta importante.
Già il decreto legislativo del 1996, varato dall'allora Ministro Veltroni, individuava nella fondazione il meccanismo più consono a comportare la partecipazione Pag. 28del territorio, dei privati e degli enti locali nella conduzione di queste importanti articolazioni culturali che rappresentano il substrato culturale di tutto il nostro Paese riconosciuto come tale nel mondo. Ebbene, coloro a cui ho fatto cenno avevano individuato nel percorso del federalismo fiscale un elemento di ricchezza per uscire da questa impasse perché è indubbio che, ad oggi, le fondazioni (almeno non tutte) non hanno maturato delle esperienze virtuose nella conduzione dei loro bilanci. Perché allora non dobbiamo approfondire questo tema? Perché gli amici della Lega Nord che si riempiono tanto la bocca del federalismo fiscale, poi sono così renitenti, così remissivi su un provvedimento di questa fatta, che accentra dal punto di vista burocratico e statalista tutto il discorso culturale che, viceversa, dovrebbe essere garantito nella logica della multiculturalità regionale così tanto declamata nei proclami dalla Lega Nord?
Per queste ragioni, riteniamo che la discussione sulle linee generali sia lo strumento per stimolare un approfondimento anche su percorsi che ancora oggi non sono stati dibattuti, complice la ristrettezza dei tempi che il decreto-legge e la sua conversione hanno imposto sia al Senato, sia oggi soprattutto alla Camera. Inoltre, come i colleghi hanno ricordato, c'è già stata una tagliola nella discussione di questo provvedimento per il fatto che il Ministro Bondi non ha dato seguito a quanto era previsto in una risoluzione approvata al Senato in cui si auspicava una proposta di legge di iter parlamentare con i necessari approfondimenti, con le auspicabili audizioni di tanti protagonisti, dai sindacati, agli enti lirici, ai corpi orchestrali ad altri. Dunque abbiamo già subito questa tagliola per cui siamo stati costretti a tempi contingentati, alla presentazione di emendamenti affrettati e così via.
Credo perciò che soffocare la discussione sulle linee generali, che come abbiamo visto è stata feconda e ha offerto molti spunti, a fronte dell'esigenza impellente della maggioranza di blindare un provvedimento che, come ho già sottolineato, soffoca non solo gli enti teatrali e gli enti musicali del nostro Paese, ma anche il dibattito parlamentare, sia un'operazione del tutto deprecabile. Pertanto, invito i colleghi dell'Assemblea a dissociarsi da questa proposta tesa a contingentare ulteriormente il già poco tempo che abbiamo avuto a disposizione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, chiedo di parlare a favore.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per motivare la richiesta di chiusura anticipata della discussione sulle linee generali. Essendo ancora iscritti a parlare trentuno colleghi, è evidente che si soffra una difficoltà pratica a procedere e ad entrare nel merito delle proposte emendative e del testo del provvedimento.
Quindi, signor Presidente, ritengo assolutamente necessario che la chiusura della discussione sia posta ai voti e, anzi, auspico che anche quella parte dell'opposizione che ha interesse a passare al merito della questione si esprima, con il proprio voto, a favore di tale richiesta: credo, infatti, che proprio sul merito del provvedimento si dovrebbe realizzare un confronto sulle questioni che sia il più possibile sereno e lineare.
Da questo punto di vista, oltre a sostenere la richiesta che ho formulato all'Assemblea, mi sento in obbligo di formulare un invito ai gruppi di opposizione a sostenere tale richiesta: credo, infatti, signor Presidente, che sia necessario aprire la fase dell'esame del complesso delle proposte emendative e delle singole proposte emendative presentate, considerato che, in questo momento, i componenti del Comitato dei nove, assistiti dalla presenza costante e attenta del Ministro Biondi e del sottosegretario Giro, stanno svolgendo un lavoro, a mio avviso, piuttosto importante e proficuo. Credo, pertanto, sia nell'interesse di tutti accedere alla fase dell'esame del provvedimento.

Pag. 29

PRESIDENTE. Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle 12,35 con immediate votazioni.

La seduta, sospesa alle 12,20, è ripresa alle 12,35.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sisto, Nicolucci, Aracri, Pittelli, Mondello, Tenaglia, Pugliese, Cera, Concia, Codurelli, Sbrollini, Milo, Nicolais, Rossa, Bratti, Caparini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 487
Votanti 459
Astenuti 28
Maggioranza 230
Hanno votato
271
Hanno votato
no 188).

Prendo atto che i deputati D'Antoni e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Ricordo che, essendo stata deliberata la chiusura della discussione sulle linee generali, a norma dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento, ha facoltà di parlare, per non più di 30 minuti, un deputato, tra gli iscritti non ancora intervenuti nella discussione, per ciascuno dei gruppi che ne facciano richiesta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, il provvedimento che oggi è all'esame dell'Aula, il decreto-legge 30 aprile 2010, n. 64, purtroppo non è l'attesa riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche, quello che noi avremmo voluto a distanza di ben dieci anni dal provvedimento del 1996.
Siamo, invece, di fronte, oggi, come ormai è tradizione di questo Governo e di questa maggioranza, ad un decreto-legge dove i presupposti di necessità e urgenza sono assenti. Come è stato messo in evidenza dalle questioni pregiudiziali, che sono state votate ieri in quest'Aula, molti articoli contengono misure ad effetto ritardato negli anni a venire, come nel caso dei regolamenti previsti dall'articolo 1 per il riordino del settore lirico-sinfonico, il cui termine è di 18 mesi.
Signor Presidente, la carenza dei requisiti costituzionali di necessità e urgenza si palesa attraverso il mancato rispetto delle prescrizioni di legge, secondo le quali i decreti-legge devono contenere misure di immediata applicazione e il loro contenuto deve rispondere al titolo.
Avremmo voluto, anche alla luce di tutto quello che l'esperienza di questi anni e l'analisi dello stato delle fondazioni hanno messo in evidenza, discutere oggi di un provvedimento diverso e soprattutto, naturalmente, non di un decreto-legge. Il decreto-legge in esame non contiene affatto norme immediatamente applicabili con chiari effetti normativi; anzi, la riforma degli enti lirici e sinfonici messa a punto dal Ministro della cultura Sandro Bondi, contestata dai lavoratori del settore che hanno inscenato manifestazioni di protesta nei teatri e davanti al Parlamento, mira a razionalizzare le spese in un settore che - come ha ricordato Bondi - costa allo Stato 240 milioni di euro l'anno.
Il gruppo dell'Italia dei Valori è più che mai convinto che questo settore vada riformato e rilanciato e che è necessario mettere ordine e ridurre gli sprechi, anche consentendo ai privati di entrare nelle fondazioni e prevedendo sistemi di monitoraggio e di controllo efficaci. Pag. 30
Il provvedimento in esame di fatto interrompe bruscamente il processo di privatizzazione cominciato con il decreto legislativo n. 367 del 1996 che ha previsto la trasformazione degli enti lirici in fondazioni di diritto privato. Dunque il gruppo dell'Italia dei Valori, pur condividendo l'idea di una riforma del settore, rileva forti criticità su questo provvedimento, tra cui l'uso dello strumento del decreto-legge che non lascia spazio al dibattito parlamentare per una materia importante come questa, che attiene all'offerta culturale e rispetto alla quale il Governo, nella persona del Ministro Bondi, non ha mantenuto l'impegno assunto il 18 marzo 2009 con l'approvazione di una risoluzione in Commissione al Senato che affidava la riforma delle fondazioni liriche ad un disegno di legge.
La scadenza imminente del 29 giugno non consente un esame approfondito ed un adeguato dibattito sia in Commissione sia in Assemblea. I tempi, come lei ben sa, sono ristrettissimi: giovedì 17 giugno è pervenuto il testo approvato dal Senato il giorno precedente, lunedì 20 giugno è stata fissata la scadenza per la presentazione degli emendamenti in Commissione e sempre lunedì è stata convocata la Commissione per le votazioni (terminate il pomeriggio stesso e senza alcuna modifica).
Non vi sono dunque i margini per una democratica dialettica parlamentare e per eventuali modifiche su cui ragionare in vista di proposte alternative.
Il gruppo dell'Italia dei Valori ha per tale ragione presentato un numero rilevante di emendamenti sia in Commissione sia in Assemblea, in prevalenza soppressivi dal testo del decreto-legge.
Tra l'altro, nei nostri emendamenti si rileva la necessità di esplicitare il ruolo della Conferenza Stato-regioni nel processo di delegificazione, si mira ed evitare che il Governo possa avere la più ampia discrezionalità nella modifica delle disposizioni legislative vigenti, si rivendica a gran voce una maggiore autonomia dalle direttive del Ministero dell'economia e delle finanze e si richiede un ruolo più incisivo per i pareri delle Commissioni parlamentari.
Signor Presidente, il decreto-legge in esame invece non contiene affatto norme immediatamente applicabili con chiari effetti normativi, i contenuti invece riflettono piuttosto quello che è l'atteggiamento più generale verso la cultura.
La cultura per noi dell'Italia dei Valori è un valore, un fattore di sviluppo civile e di sviluppo economico. La cultura favorisce la coesione sociale in quanto costituisce l'elemento di maggiore entità dell'essere italiani oggi e, soprattutto, per noi la lirica è un elemento di identificazione della nostra storia, della nostra tradizione, della nostra cultura e della nostra riconoscibilità.
Invece questo Governo che cosa fa? Non solo si è ostinato a portare avanti la manovra in questa maniera, ma oltretutto la manovra economica che in questi giorni è all'esame del Senato contiene addirittura pressoché l'azzeramento totale degli istituti culturali e, di fatto, la cancellazione degli enti di ricerca e dell'università, mortificando ulteriormente i settori della scuola e soprattutto anche i modelli della cultura.
È stato più volte ricordato che un Paese che non vuole investire nella cultura e nella scuola, secondo noi, è un Paese che non può avere futuro.
Altri Governi in Europa hanno presentato in questi giorni dei piani di risanamento dei conti pubblici completamente diversi, che prevedevano investimenti pubblici per migliaia di milioni di euro, specialmente nei settori dove noi invece andiamo a tagliare, ossia la ricerca, lo sviluppo, l'istruzione e la cultura. In tali democrazie europee si evidenzia la volontà di creare e investire per il futuro. Il nostro Governo invece non fa altro che tagliare i fondi in questi ambiti.
Vorrei allora tornare al decreto-legge in cui, come è stato più volte ribadito, si diceva fosse contenuta la riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche, una riforma che doveva essere seria per come era stata proposta dalla VII Commissione al Senato, Pag. 31dove era stata addirittura approvata una risoluzione all'unanimità, dopo un lungo dibattito che si è concluso il 18 marzo: era nelle premesse che si dovesse ripartire da quella risoluzione, che era condivisa, per ottenere anche il consenso delle parti sociali. Questa risoluzione prevedeva un aumento delle risorse del Fondo unico per lo spettacolo e una maggiore stabilità del settore tramite strumenti di finanziamento che dovevano essere validi per poter sostenere tale tesi.
Si proponeva, quindi, di disciplinare negli statuti i compiti dei vari organi, in sintonia con le linee di indirizzo e di bilancio predisposte dal consiglio di amministrazione. Si proponeva anche di mettere in campo ogni azione per incentivare l'intervento dei soggetti privati, garantendo quindi agevolazioni fiscali alla contribuzione privata.
Questi erano gli impegni, che sono rimasti completamente inascoltati e che ancora oggi non sono stati ripresi neppure nelle audizioni in Commissione, specialmente nella Commissione cultura della Camera. Sono rimaste solamente parole e non si è naturalmente andati avanti con quelle soluzioni; soprattutto non si sono neppure ricercate scelte diverse da quelle che potevano anche non essere condivise.
Non si comprende quindi, alla luce di quanto era stato detto, come mai siano stati tutti bocciati i nostri emendamenti, presentati anche in Commissione dal gruppo dell'Italia dei Valori e che dovevano introdurre pure taluni principi.
Signor Presidente, il gruppo Italia dei Valori ha presentato per tali ragioni un numero rilevante di emendamenti, sia in Commissione che in Aula, prevalentemente soppressivi del testo del decreto-legge. Tra l'altro, nei nostri emendamenti si rivela la necessità di esplicare il ruolo della Conferenza Stato-regioni nel processo di delegificazione, si mira ad evitare che il Governo possa avere la più ampia discrezionalità nella modifica delle disposizioni legislative vigenti, si rivendica a gran voce una maggiore autonomia dalle direttive del Ministero dell'economia e delle finanze e si richiede un ruolo più incisivo dei pareri delle Commissioni parlamentari.
Con il decreto-legge al nostro esame, si costringono invece a una sorta di ricatto le fondazioni lirico-sinfoniche, si precarizza il loro personale e si attua un riequilibrio dei bilanci facendo pagare le perdite alla parte più debole delle strutture artistiche.
A proposito degli articoli 2 e 3, si tratta di norme estremamente mortificanti per il lavoro degli artisti, che stanno trovando solidarietà da parte di tanti cittadini di tutte le parti politiche; e si ritiene altresì, con l'approvazione del decreto-legge in esame, che i lavoratori delle fondazioni lirico-sinfoniche non avranno più voce e diritti e la loro arte non potrà più essere espressione di libertà.
Si teme, inoltre, che con tale provvedimento i teatri lirici verranno inondati di grandi schermi e di grandi eventi, continuando a penalizzare la cultura vera in favore di una cultura televisiva.
Inoltre, i provvedimenti rispetto alla previdenza per i ballerini, per i quali occorreranno due milioni di euro, metteranno a duro rischio la stabilità economica dell'ENPALS, costringendo il Ministero dell'economia e delle finanze a «tagliare» ben presto ulteriormente le fondazioni lirico-sinfoniche, non avendo fornito alcun incentivo per il loro rilancio.
A proposito dell'istituto dell'IMAIE, le proposte avanzate non sembrano affatto finalizzate al suo recupero. I criteri dettati per delega al Governo appaiono più che altro affermazioni di principio: ai previsti criteri di efficienza e correttezza di bilancio non sembrano seguire fatti concreti. Non è ben chiara la partecipazione integrata delle risorse di pubblico e privato, in quanto la partecipazione privata non è affatto incentivata; permane una politica assistenziale da parte dello Stato, con delle fondazioni sempre più statalizzate: l'intervento governativo è oltremodo pervasivo.
I tagli consistenti, tipici di una mera manovra economica, sono sganciati da una visione complessiva culturale e di fatto non risolvono i problemi ed impediscono il rilancio del settore. I pesanti interventi in Pag. 32materia di contratti collettivi da parte dello Stato appaiono sganciati da un preciso progetto compiuto.
Ulteriori critiche che arrivano al testo sono davvero numerose. Esse si possono così sintetizzare: il blocco delle assunzioni, quindi il turnover, fino al dicembre 2011; la centralizzazione e ripubblicizzazione della contrattazione collettiva nazionale, con il trasferimento della funzione di rappresentanza dall'Anfols ad un'agenzia di fatto governativa qual è l'Aran: una norma che snatura il carattere delle fondazioni di fatto trasformandole in istituzioni pubbliche; l'ingerenza nella contrattazione di secondo livello, con la decadenza dall'entrata in vigore del semplice contratto collettivo nazionale di tutte le clausole e degli istituti inerenti ai contratti integrativi aziendali, frutto degli accordi del 1993 che dovranno essere rinegoziati tra le parti, e la decurtazione del trattamento economico aggiuntivo derivante appunto dalla contrattazione integrativa aziendale, che per lo meno, grazie ad un emendamento dell'Italia dei Valori approvato al Senato, è stata ridotta dal 50 al 25 per cento in caso di mancata stipula del contratto nazionale; il prepensionamento dei ballerini, che peraltro si pone in netta controtendenza rispetto all'elevamento dell'età pensionabile di tutte le altre categorie dei lavoratori, e che comporta comunque delle conseguenze sull'ammontare finale del trattamento di quiescenza loro spettante.
Il Governo, con i suoi interventi, continua ad infliggere duri colpi alla cultura: si guardi infatti la brutalità dei tagli apportati in questi ultimi mesi all'intera filiera dei saperi, a cominciare dai primi, i tagli del decreto-legge n. 112 del luglio 2008, per procedere con il complesso delle scelte compiute dalla destra in questi due anni.
Il disegno del Governo, unitamente agli interventi nei settori della scuola e dell'università, appare volto ad abbassare il livello di reattività critica dei cittadini.
Invece di adottare una riforma seria delle fondazioni lirico-sinfoniche il provvedimento ne cancella l'autonomia che rappresenta il loro punto di forza, introducendo un centralismo ottuso e burocratico che rasenta l'autoritarismo.
Il nostro atteggiamento di forte contrarietà inizia persino dal titolo assurdo e incongruo di questo testo, perché non riguarda affatto le attività culturali; è un testo di tagli e tutt'altro che di rilancio del settore.
Il Governo Berlusconi per tutto il settore dello spettacolo (diciamo proprio tutto: l'opera, il teatro, la musica, il cinema, la danza, gli spettacoli viaggianti) per il 2010 ha stanziato poco più di 400 milioni di euro (un'inezia, praticamente niente), e per il 2011 ha previsto poco più di 300 milioni di euro. Il decreto-legge n. 64 del 2010 si inserisce coerentemente nel quadro delle misure penalizzanti adottate dal Governo nei confronti della cultura, dell'istruzione e della ricerca. In questo caso, peraltro, vengono operati tagli indiscriminati in un settore in cui l'Italia è sempre stata leader internazionale.
Si afferma, ancora una volta, una visione che considera la cultura un bene superfluo cui si possono imporre delle rinunce nei periodi di crisi, quando invece essa non solo ha una funzione civile e sociale indispensabile per il futuro del Paese, ma rappresenta comunque una risorsa economica.
Le critiche mosse dal gruppo dell'Italia dei Valori al provvedimento si concentrano su alcuni punti specifici che per noi sono fondamentali: il blocco delle assunzioni; la centralizzazione e ripubblicizzazione della contrattazione collettiva nazionale con il trasferimento della funzione di rappresentanza all'ARAN; l'ingerenza nella contrattazione di secondo livello; la decurtazione del trattamento economico aggiuntivo derivante dalla contrattazione integrativa aziendale in caso di mancata stipula del contratto nazionale.
Pur ricordando la necessità di una riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche, occorre intraprendere una nuova politica culturale, e non è accettabile che si scarichi tutto il peso della crisi sui lavoratori del comparto. Pag. 33
Il decreto-legge n. 64, operando indistintamente tagli orizzontali, ostacola le realtà territoriali che producono cultura. Esso è stato annunciato come un provvedimento di riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche, mentre in realtà porta l'impronta pesante del Ministro Tremonti come tutte le misure che hanno interessato i settori della cultura e dell'istruzione, vittime della scarsa attenzione del Governo.
Durante l'esame in Commissione, grazie al lavoro delle opposizioni, sono stati apportati miglioramenti significativi ma ancora parziali. Pertanto, il Governo avrebbe dovuto ritirare il decreto-legge in esame per arrivare, attraverso un disegno di legge, ad una efficace e condivisa riforma del settore.
Gran parte dell'attenzione del provvedimento è puntata sul costo dei lavoratori, ingiustamente indicato come la causa unica del dissesto finanziario delle fondazioni lirico-sinfoniche, mentre non vengono indicate misure significative per la razionalizzazione e la riorganizzazione delle fondazioni né per incentivare l'apporto di capitali privati.
Purtroppo, non possiamo non leggere una coerenza dell'azione di governo in tutti questi tagli indiscriminati, che toccano la crescita culturale del nostro Paese, dai tagli alla scuola - come ho già ribadito - all'università e alla ricerca, e anche ai teatri e agli enti lirici, fino al bavaglio ai mezzi di informazione con il decreto-legge sulle intercettazioni. Si tratta di un disegno preciso che sembra mirare a fare dei cittadini italiani dei sudditi.
Vorrei porre alla sua attenzione - signor Ministro - la realtà del Teatro di Genova (città in cui vivo) Carlo Felice. Questo è un teatro storico, un teatro di prestigio, con un progetto di ricostruzione che risale al XVIII secolo.
Un teatro che, naturalmente, era stato distrutto nella Seconda Guerra Mondiale, come altri edifici, e solo negli anni Novanta ricostruito e dato al comune di Genova, in occasione delle «Colombiadi». Il teatro è stato recentemente fortemente penalizzato da un lungo commissariamento e da una forte riduzione dello stanziamento previsto dalla legge finanziaria 2002-2004. Quella legge prevedeva un contributo specifico per il «Carlo Felice» che, poi, è stato reso permanente dalla legge finanziaria successiva, la legge n. 350, del 24 dicembre 2003, la quale, infatti, vincolava un importo totale di 2 milioni 500 mila euro a sostegno di un teatro così importante.
A partire dal 2008, invece, si sono avute delle marcate riduzioni dello stanziamento previsto, dovute agli accantonamenti che sono stati disposti in sede di approvazione del bilancio; annualmente, le somme non erogate non sono state poi successivamente più recuperate. Oggi, questo teatro lirico ha una sua specificità, ma, soprattutto, vorrei ribadire quello che è il suo valore artistico, culturale, storico, turistico ed anche economico, per il territorio ligure, per la città di Genova. Ecco, questo teatro fa parte dell'identità di un territorio ed è inaccettabile mettere a rischio quella che poteva e può essere la produzione della cultura e la vita complessiva delle fondazioni liriche che, oggi, nel Paese, non sono più di 14.
Con questo decreto-legge, profondamente umiliante, mettete praticamente in ginocchio tali fondazioni liriche. È indispensabile, quindi, anche alla luce delle considerazioni che ho espresso, che il Governo si ponga, su questo tema, un obiettivo prioritario, un obiettivo che deve dare certezza, negli anni, ad un sistema di anticipazioni affinché ogni inizio anno si eviti, per tali fondazioni, il ricorso all'indebitamento.
È un'impostazione, questa, di carattere generale che non è prevista nel decreto-legge e che, addirittura, è volta ad identificare nel costo del personale il principale ed unico sistema di spreco, elemento da noi ritenuto assolutamente inaccettabile. I punti chiave, poi, sono quelli, previsti negli articoli 2 e 3 di questo decreto-legge, che riguardano i tagli; come già evidenziato prima, non si può pensare di portare avanti le fondazioni mediante, soprattutto, il blocco delle assunzioni, il blocco del turnover fino al 2012. Pag. 34
Il tema della contrattazione per voi non è un problema e non vi riguarda, ma credo che dovreste pensarci molto a questo tema e, soprattutto, a questi provvedimenti. Si tratta di un provvedimento che abbiamo giudicato sbagliato, dannoso per le fondazioni lirico-musicali, per il mondo dello spettacolo e della produzione culturale. Si è ritenuto doveroso contrastare questo decreto-legge perché teniamo alle sorti della cultura italiana, coerentemente con i nostri valori, con i nostri principi civili, sociali e politici. La cultura è un valore in sé, è un fattore di sviluppo civile, ma è anche un fattore di sviluppo economico. Favorisce la coesione sociale in quanto costituisce l'elemento di maggiore identità dell'essere italiani oggi.
Soprattutto la lirica costituisce un elemento di identificazione della nostra storia, della nostra tradizione, della nostra cultura e del nostro stare nel mondo e della nostra - vorrei dire - riconoscibilità nel mondo.
È chiaro che, alla luce di questi impegni e delle dichiarazioni, non comprendiamo per quale motivo siano stati respinti gli emendamenti, i contributi che sono stati proposti naturalmente al fine di introdurre anche concetti importanti che ho evidenziato nel passaggio precedente.
Siamo di fronte - ritengo - ad un paradosso per cui da una parte il Governo chiude il rubinetto dei finanziamenti pubblici e dall'altra impedisce la contribuzione delle imprese e dei privati. Questo era il senso delle fondazioni, ciò che ha penalizzato anche la riforma del 1996. Era il momento di rivedere e prevedere meccanismi di incentivazione fiscale ma, nonostante siano state tante le promesse, il Governo non ha mai lavorato seriamente per rendere vantaggioso il finanziamento privato della cultura. Quindi ancora, da una parte, si continua ad invocare una dimensione privatistica per i grandi teatri d'opera che dovrebbero muoversi in un contesto di efficienza gestionale tipico dell'impresa privata e dall'altra, invece, si propongono interventi che riportano ad una concezione anche statalista con un progressivo rientro dei teatri nell'alveo della funzione pubblica, così come con il ricorso sistematico al commissariamento nonché a norme che vincolano le azioni delle politiche di bilancio ad un controllo centrale del Ministero.
Se si riconosce giusta, signor Ministro, la strada dell'incentivazione allora il Governo vari queste norme che sono per noi indispensabili. Invece se l'Esecutivo non ha la forza di predisporre tali norme, come si evince oggi, garantisca all'intero comparto dello spettacolo le risorse necessarie per poter portare avanti la sua missione, dal momento che tali risorse hanno subìto una riduzione del 30 per cento.
Il Governo nel 2010 ha stanziato poco più di 400 milioni di euro e per il 2011 ha previsto poco più di 300 milioni di euro. Lo so che l'ho già detto. Tuttavia per noi sono elementi importanti: sono risorse sempre più inadeguate. Vorremmo farle comprendere questo: che sono risorse inadeguate, che rispetto alle esigenze del settore, che è in forte sofferenza, c'è un'incertezza; c'è l'incertezza delle risorse, c'è l'incertezza del lavoro, vi sono molte incertezze. Ritengo che non si potrà più contare nei prossimi anni su quelli che naturalmente erano gli stanziamenti che permettevano di sostenere la cultura.
Così come per voi c'è un gravissimo ritardo con cui vengono erogate le somme, è chiaro che con questo sistema si costringono le fondazioni all'indebitamento e al pagamento di notevoli cifre per interessi passivi. Ritengo sia un tema che debba essere risolto. Non si può pensare che le fondazioni si debbano indebitare perché lo Stato non fa praticamente pervenire nei modelli e nei modi congrui...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Paladini.

GIOVANNI PALADINI. Concludo, signor Presidente, in modo semplice e non plateale. Si tratta di un provvedimento che noi abbiamo giudicato sbagliato. Secondo noi questo provvedimento è dannoso per le fondazioni lirico-musicali, per tutto il mondo dello spettacolo e per la produzione culturale. Pag. 35
Quindi, contrasteremo il provvedimento in oggetto, perché teniamo alle sorti della cultura italiana, coerentemente con i valori del nostro gruppo e con i principi civili, sociali e politici.
La cultura è un valore in sé, è un fattore di sviluppo non solo civile, ma anche economico. Soprattutto la lirica costituisce un elemento di identificazione - e concludo - della nostra storia, della nostra tradizione e del nostro modo di stare nel mondo, che ci riconosce nel mondo stesso (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi ai sensi dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 3552)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore rinunzia alla replica.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo. Prego, Ministro Bondi.

SANDRO BONDI, Ministro per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero innanzitutto ringraziare, già ora, per l'impegno svolto, il presidente della Commissione cultura, il relatore del provvedimento, onorevole Emerenzio Barbieri, e tutti i componenti della Commissione cultura di questa Camera, per avere svolto un lavoro molto positivo, costruttivo e responsabile.
Avevo annunciato da tempo la necessità di un provvedimento di urgenza per far fronte ad una situazione molto grave, di grave sofferenza, da molti anni a questa parte, peraltro, dell'intero settore lirico-sinfonico del nostro Paese. Tuttavia, non ho mai considerato questo provvedimento come chiuso al confronto e blindato; anzi, l'ho sempre considerato un provvedimento legislativo aperto non solo al confronto parlamentare tra maggioranza ed opposizione, ma anche, fuori da quest'Aula, al confronto con le organizzazioni sindacali. Così è stato nella discussione che si è svolta, per diverse settimane, nell'ambito della Commissione cultura del Senato e, in seguito in Assemblea.
Il testo - come sapete - è stato ampiamente modificato su questioni importanti. Sono state accolte da parte del Governo e di chi vi parla proposte emendative presentate da parte dell'opposizione ed anche da parte della maggioranza, che hanno modificato il provvedimento, e che lo hanno, a mio avviso, migliorato. Posso dire che il provvedimento che è stato approvato dall'Assemblea del Senato è positivo e migliore rispetto a quello che il Governo ha presentato all'inizio dell'iter parlamentare. Tutto questo, senza ricorrere allo strumento della questione di fiducia.
Mi auguro che questo stesso spirito di confronto costruttivo si possa svolgere anche in questo ramo del Parlamento, in modo da approvare il provvedimento in oggetto con il contributo di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). In particolare, nell'Aula del Senato, vi sono state correzioni importanti su questioni non secondarie, che voglio brevemente ricordare in questo momento di replica nel corso di questo dibattito. In particolare, vorrei soffermarmi su uno dei punti più importanti, che ha sollevato anche maggiori critiche e maggiori obiezioni da parte sindacale.
Mi riferisco alla necessità prevista nel provvedimento in oggetto che si addivenga, nel più breve tempo possibile, ad un nuovo contratto nazionale del settore: esso, infatti, è fermo da tanti anni, senza che sia mai stato rinnovato. Nel frattempo, sono stati siglati da parte dei soprintendenti delle singole fondazioni lirico-sinfoniche contratti integrativi aziendali che hanno fatto in modo che i conti non fossero più sotto il controllo di tutte le fondazioni lirico-sinfoniche (almeno della maggior parte di esse). Ciò al punto che gli stessi sindaci delle città interessate e gli stessi soprintendenti delle fondazioni liriche si sono rivolti al Governo affinché potesse intervenire positivamente.
Nella prima stesura del decreto-legge avevamo chiesto che si potesse addivenire Pag. 36ad un nuovo contratto nazionale nel tempo di dodici mesi - un anno, quindi - dall'entrata in vigore del provvedimento e l'Aula del Senato ha apportato una modifica che prevede la possibilità di addivenire alla stesura del nuovo contratto nazionale entro due anni di tempo dall'approvazione del decreto-legge. Non credo che questa sia, francamente, un'imposizione lesiva dei diritti dei lavoratori. Ritengo che sia, sostanzialmente, un provvedimento di buon senso, che cerca di riportare sotto controllo i bilanci delle singole fondazioni lirico-sinfoniche.
Un altro provvedimento altrettanto discusso, legato al contratto nazionale del settore, è stato quello che ha imposto una riduzione dei contratti integrativi aziendali del 50 per cento, nel caso non si fosse addivenuti alla stesura di un nuovo contratto nazionale del settore. Questa imposizione - che in realtà è un incentivo a fare un contratto nazionale del settore - è stata ridotta dal 50 al 25 per cento. Tuttavia, si tratta di un «pungolo» - chiamiamolo così - affinché i sindacati e le forze sociali, nell'arco di due anni di tempo (che mi sembra un tempo abbastanza lungo per poter fare un contratto nazionale del settore), realizzino questo obiettivo. Quindi, non si tratta, da nessun punto di vista, di un massacro o di una lesione dei diritti dei lavoratori.
Un'altra modifica apportata nel corso del dibattito al Senato è stata quella dei regolamenti attuativi di questo decreto-legge, nella parte che riguarda la gestione delle fondazioni. Anche in questo caso saranno emanati decreti non ministeriali, ma governativi, i quali saranno nuovamente discussi dalle Commissioni parlamentari e dalla Conferenza Stato-regioni. Pertanto, vi sarà la possibilità, anche sui regolamenti governativi, di continuare il confronto che si è svolto sin qui in maniera sostanzialmente molto positiva.
Il Governo ha, inoltre, rinunciato all'articolo che riguardava il cinema, in modo da favorire l'iniziativa parlamentare da parte del Senato di una nuova legge-quadro sul cinema; il Governo ha, altresì, rinunciato - attraverso la mia persona - alla delega in materia di spettacolo, per favorire l'approvazione, da parte della Commissione cultura di questa Camera, della proposta di legge parlamentare, frutto di un'iniziativa comune e collaborativa tra maggioranza e opposizione, in materia di legge-quadro sullo spettacolo.
Da tutto quello che ho detto, mi sembra che si profili la possibilità di un cambiamento, di una riforma complessiva di un settore, attraverso un confronto parlamentare che ritengo sia nell'interesse di tutti: di chi lavora nell'ambito dello spettacolo, e anche dei cittadini in generale.
Francamente, ritengo di aver fatto il mio dovere di persona responsabile, non ignorando le gravi difficoltà che ci sono e che sono note a tutti da molti anni, ma che nessuno, purtroppo, sinora ha mai affrontato. Io ho assunto la responsabilità di affrontare le difficoltà, i malanni e la crisi di questo settore con una proposta - un decreto-legge - che non contiene una logica di tagli, ma prevede una profonda riforma del settore, una riforma necessaria ed ineludibile anche in questo settore.
Vorrei ricordarvi perché in questo settore una riforma è necessaria: dopo l'intervento di un Governo di centrosinistra (in particolare attraverso il Ministro Veltroni), con un provvedimento adottato nel 1996 in materia di enti lirici, i vecchi enti lirici - come ricorderete - furono trasformati in fondazioni lirico-sinfoniche. Quel provvedimento, che pure era ispirato da nobili obiettivi e aveva buone intenzioni, non ha ottenuto purtroppo i risultati che tutti speravano.
Inoltre, non è stato efficace sul piano della risoluzione dei problemi e, anzi, per certi aspetti li ha anche aggravati perché ha dato vita, rispetto ai vecchi enti lirici, a delle fondazioni di natura privata finanziate quasi interamente dallo Stato. Ha dato vita a delle fondazioni ibride di natura privata, ma finanziate interamente dallo Stato che, in assenza anche di misure e di provvedimenti efficaci di defiscalizzazione dei contributi privati alla cultura, non hanno ottenuto i risultati per i quali erano nate. Pag. 37
Vorrei dare un altro dato di maggiore conoscenza a questa Assemblea del Parlamento, perché credo che in questo modo riusciamo a capire le intenzioni del Governo che sono positive e di riforma. Vorrei fornire alcuni elementi per conoscere meglio le difficoltà di questo settore.
Ogni anno spendiamo per lo spettacolo - mi riferisco alla cifra del 2009 - circa 450 milioni di euro. Di questa somma, che rappresenta il Fondo unico per lo spettacolo, la metà (circa il 47 per cento) è assorbita interamente dalle spese per le fondazioni lirico-sinfoniche. Questa è, onorevoli colleghi, una prima anomalia che dobbiamo sanare perché tutto questo avviene e rappresenta uno squilibrio nell'ambito delle spese dello spettacolo che va a detrimento di altre voci della cultura italiana. Infatti, a favore del cinema spendiamo soltanto il 19 per cento del Fondo unico per lo spettacolo, per la musica soltanto il 14 per cento, per i teatri soltanto il 16 per cento e per la danza, infine, soltanto il 2 per cento. Siamo perciò di fronte ad un'anomalia e ad uno squilibrio nella ripartizione dei fondi per la cultura che credo sia interesse di tutto il mondo della cultura cercare di affrontare una volta per tutte.
Un'altra anomalia che desidero segnalare riguarda le entrate delle fondazioni lirico-sinfoniche, che in parte ho già accennato. Le entrate delle 14 fondazioni lirico-sinfoniche italiane derivano mediamente per il 60 per cento dal contributo dello Stato. Soltanto il 20 per cento delle entrate delle fondazioni deriva dai contributi degli enti locali, che sappiamo essere anche essi in sofferenza, ma i due dati più significativi che voglio sottoporre alla vostra attenzione sono le entrate dei privati, che ammontano soltanto al 7 per cento delle entrate delle fondazioni e le entrate derivanti dai biglietti e dagli incassi, che ammontano soltanto al 14 per cento. Si tratta di un dato sul quale credo dobbiamo fare una riflessione.
A questa situazione si aggiunge il fatto che i debiti accumulati dalle fondazioni dal 1996 ad oggi ammontano ad oltre 300 milioni di euro, per non parlare del patrimonio iniziale dei vecchi enti lirici che in seguito a questa situazione di crisi è stato praticamente azzerato e, inoltre, degli interventi straordinari che ogni anno il Ministero per i beni e le attività culturali deve effettuare per venire incontro alle difficoltà e alle emergenze più gravi, che gli impongono di detrarre risorse dai beni culturali e, in particolare, dall'ambito dello spettacolo al settore lirico-sinfonico. Anche questo è un motivo di riflessione da parte nostra.
In seguito voglio ricordare che negli ultimi anni, sia durante i Governi di centrosinistra che durante gli attuali, gli Esecutivi hanno dovuto ricorrere rispetto alle quattordici fondazioni lirico-sinfoniche a cinque commissariamenti, richiesti dagli stessi sindaci sovrintendenti delle città interessate. Il Governo è intervenuto nominando cinque commissari delle fondazioni lirico-sinfoniche su richiesta esplicita da parte dei sindaci delle città che hanno richiesto un intervento di emergenza da parte del Governo.
Questa è la situazione di crisi nella quale ci troviamo. Non voglio farvi perdere troppo tempo perché ho già abusato molto della vostra pazienza, ma le ragioni di questa crisi sono molte. Credo che una delle ragioni che non dobbiamo tralasciare è il pubblico dell'opera lirica, che è nata in Italia ed è una delle tradizioni culturali più importanti del nostro Paese. Fa parte della nostra stessa identità nazionale.
L'opera lirica ancora oggi, lo sappiamo tutti, è uno dei vanti e delle eccellenze dell'Italia nel mondo. Siamo conosciuti e ammirati ancora oggi nel mondo (ovunque vadano il teatro alla Scala e le altre nostre fondazioni) per l'opera lirica e l'opera lirico-sinfonica italiana.
Questo, però, non significa che non dobbiamo riconoscere che oggi il pubblico italiano dell'opera lirica è un pubblico di nicchia. Lo dimostra il fatto che soltanto il 14 per cento degli incassi deriva dai biglietti venduti degli spettacoli. Questo è un dato da non ignorare per cercare di risollevare e per attrarre nuovo pubblico - come i giovani - all'opera lirica, ma occorre uno sforzo anche da parte delle Pag. 38fondazioni e dei sovrintendenti per creare nuove produzioni culturali e nuovi strumenti di comunicazione al fine di avvicinare il pubblico, che oggi purtroppo costituisce uno dei dati più negativi delle fondazioni lirico-sinfoniche.
Spesso ho sentito dire nel dibattito che la Francia ha investito 100 milioni di euro per l'Opera, e questo è vero, ma noi per la storia della nostro Paese e per la tipicità della storia italiana non abbiamo l'Opera di Parigi, ma quattordici fondazioni lirico-sinfoniche, tutte ugualmente importanti dal punto di vista della storia culturale e della loro dignità culturale. È dunque un fatto che abbiamo quattordici fondazioni lirico-sinfoniche, tutte che gravano quasi interamente sulle spalle dello Stato, e tutte che operano ciascuna in maniera autonoma, senza alcun tipo di collaborazione con le altre fondazioni lirico-sinfoniche.
Questa situazione, onorevoli colleghi, è insostenibile da molto tempo, e credo sia venuta l'ora di mettere riparo con una riforma a questa situazione che, lo ripeto, se lasciata in questo modo, rischia davvero di diventare una crisi insanabile. Se non fossimo intervenuti, davvero avremmo lasciato perire l'opera lirica in questo Paese. Ho proposto questo provvedimento per salvare l'opera lirica, non per metterla in difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Per concludere (termino davvero), il decreto-legge, come sapete, è stato analizzato in relazione ai punti su cui interviene. Concludo, dicendo che abbiamo - il sottosegretario Giro ed io, nonché l'intero Governo - la coscienza a posto per aver affrontato una crisi che, come ho detto, da anni tutti riconoscono. Era venuto il momento di intervenire e credo che sia interesse di tutti e del Parlamento cercare di approvare questo provvedimento che è il frutto - almeno fino ad ora, ma spero che lo sarà al termine di questo iter legislativo - di un confronto - è raro che accada, ma credo che in questo caso sia accaduto - davvero nel merito.
Vi è stato un confronto privo di pregiudizi ideologici e con il concorso di tutti. Devo dare atto a molte forze politiche, fra cui il Partito Democratico, l'UdC ed altre forze politiche, di aver avuto nel corso del dibattito parlamentare un atteggiamento positivo. Anche l'Italia dei Valori al Senato ha fatto delle proposte, alcune delle quali sono state approvate. Spero che questo metodo ci porti all'approvazione di questo provvedimento perché, lo ripeto, è interesse di tutti che il decreto-legge in esame non decada, ma sia approvato dal Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Unione di Centro).

EMERENZIO BARBIERI, Relatore. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMERENZIO BARBIERI, Relatore. Signor Presidente, d'accordo con gli altri colleghi del Comitato dei nove, le chiederei di sospendere la seduta, riprendendo l'esame del provvedimento alle ore 16 perché abbiamo bisogno di affinare una serie di questioni e le sarei grato se lei ci concedesse questa sospensione.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, siccome è merce rara, volevo da questa parte dare atto al Ministro Bondi - poiché capita appunto di rado - di aver onorato il Parlamento, compiendo quello che probabilmente dovrebbero fare tutti (rientrando nei propri compiti), ossia di avere assistito fin dall'inizio alla discussione sulle linee generali e a tutti gli interventi che si sono svolti e soprattutto di aver svolto una replica nella quale ha sicuramente dimostrato di aver ascoltato gli interventi, entrando nel merito. La nostra posizione sul provvedimento ovviamente il Ministro la conosce bene, ma, lo ripeto, è così raro trovare un Ministro che segue e poi replica in base a quello che ha seguito, che è una cosa di cui non gli possiamo non dare atto (Applausi).

Pag. 39

PRESIDENTE. Prendo atto della richiesta dell'onorevole Barbieri e, se non vi sono obiezioni, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e, a partire dalle ore 16, con il seguito dell'esame del decreto-legge in materia di spettacolo e attività culturali.

La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della salute, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Iniziative di competenza del Ministero della salute per la revisione dei livelli essenziali di assistenza - n. 3-01136)

PRESIDENTE. L'onorevole Casini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01136, concernente iniziative di competenza del Ministero della salute per la revisione dei livelli essenziali di assistenza (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, Ministro Fazio, non parlo in questo momento come capogruppo dell'Unione di Centro, parlo come cittadino e presto la mia voce a quanti ho visto lunedì mattina in questa piazza, malati di SLA e altri gravemente affetti da forme che non consentono alcuna forma di autosufficienza fisica, che hanno urlato la loro indignazione davanti a questo Palazzo.
Non si rivolgevano a una parte di noi, si rivolgevano alla politica, al loro Paese, al nostro Stato. Si rivolgevano a noi, chiedendo attenzione. Do e presto a loro la mia voce. Chiedono una cosa immediata su cui noi chiediamo a lei una risposta, un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri riguardante i nuovi livelli essenziali di assistenza. Chiedono di non essere soli davanti a una terribile e non conosciuta malattia.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevole Casini, segnalo in via preliminare che lo schema di revisione dei livelli essenziali di assistenza contiene numerose disposizioni, la cui portata innovativa potrebbe comportare un significativo miglioramento del livello di tutela sanitaria garantita dal Servizio sanitario nazionale anche alle persone affette da sclerosi laterale amiotrofica, pur essendo gli ambiti di impatto più significativi quello dell'assistenza domiciliare integrata, l'assistenza residenziale alle persone non autosufficienti, la fornitura di protesi e ausili per disabili.
Quanto all'iter di approvazione dello schema di D.P.C.M. credo sia opportuno ricordare che, a seguito dei rilievi della Corte dei conti sul precedente testo licenziato nell'aprile 2008 dal precedente Governo pro tempore, il provvedimento è stato ritirato da parte del Ministero del welfare. A questa è seguita un'ulteriore fase di approfondimento degli aspetti relativi all'impatto economico-finanziario del provvedimento, al fine di garantire coerenza con la nuova cornice finanziaria di riferimento definita dal Patto della salute siglato dal Governo e dalle regioni il 3 dicembre 2009 e, successivamente, con le disposizioni contenute nella legge finanziaria per l'anno 2010.
Tutti questi approfondimenti hanno condotto alla stesura di un testo condiviso in sede tecnico-politica con le regioni e, come da me già comunicato a seguito di precedente interrogazione parlamentare, Pag. 40successivamente inviato nel mese di febbraio scorso al Ministero dell'economia e delle finanze per il concerto tecnico.
Colgo l'occasione per anticipare alcuni punti di particolare rilievo del provvedimento. Quanto all'assistenza domiciliare lo schema di D.P.C.M. descrive le cure domiciliari da assicurare alle persone non autosufficienti, prevedendo una diversa complessità e intensità della risposta assistenziale in relazione alle specifiche necessità correlate allo stato di avanzamento della malattia in questione.
Per quanto attiene alla assistenza residenziale e ospedaliera, si prevede che le cure siano articolate in ambito residenziale su diversi livelli di intensità e complessità in relazione alle condizioni cliniche degli assistiti. La massima intensità assistenziale è garantita alle persone con patologie non acute, incluse le condizioni di responsabilità minimale e le gravi patologie neurologiche caratterizzate da complessità e instabilità clinica e gravissima disabilità che richiedono supporto alle funzioni vitali.
Infine, per quanto attiene alle protesi, lo schema introduce numerose novità nell'elenco delle protesi e degli ausili garantiti ai disabili.
Tra queste vi sono in particolare gli ausili di comunicazione interpersonale di vario genere.
Da ultimo ricordo che in via anticipatoria rispetto all'approvazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sui cosiddetti LEA sono stati destinati 10 milioni di euro nel biennio 2008-2009 e 20 milioni di euro nel 2010 per il finanziamento nell'ambito degli obiettivi di piano di programmi speciali regionali che prevedono l'acquisto e la fornitura di comunicatori alle persone con gravi patologie neurologiche progressive.

PRESIDENTE. L'onorevole Casini ha facoltà di replicare.

PIER FERDINANDO CASINI. La ringrazio, signor Presidente. Signor Ministro, mentre lei parlava mi chiedevo cosa penseranno quei malati di SLA che ci stanno ascoltando e che abbiamo incontrato lunedì mattina, cosa penserà Mario Melazzini, presidente dell'Associazione italiana SLA, che con tanto, diciamo così, equilibrio - vorrei usare questa parola, perché avere equilibrio in certe condizioni non è facile - ci è venuto a spiegare quello che lei con onestà ha detto, dimostrando però anche palesemente una sua impotenza.
Lei ci ha detto che ha parlato con le associazioni, che c'è un decreto che ha esaminato, e noi sappiamo che ha svolto un buon lavoro, glielo vogliamo dire: siamo all'opposizione ma non ci importa nulla dei vecchi schemi di maggioranza e opposizione, siamo all'opposizione ma le diamo atto di aver svolto un buon lavoro; però il punto debole di tutto il ragionamento è che lei ha inviato questo schema di decreto al Ministero dell'economia e lì è rimasto perché sono passati due anni. Allora, non possiamo più trincerarci con un linguaggio burocratico davanti a ciò che questo decreto prevede, e sappiamo tutti che prevede le cose giuste, occorre una comune iniziativa politica.
Pertanto, chiediamo a lei, Ministro, che conosce questi problemi, di dare una sveglia al Ministro dell'economia perché noi non possiamo bloccare la possibilità di abolire le province - cosa che abbiamo fatto ieri nelle votazioni qui alla Camera, quando si potrebbero risparmiare dei soldi veri - e non dare risposte a questi malati che sono in condizione di disperazione, e soprattutto ai loro familiari che sono costretti a lasciare il lavoro e ad accudirli ventiquattro ore su ventiquattro, perché non c'è la minima possibilità di resistere a quella malattia se non si ha un aiuto ventiquattr'ore su ventiquattro.
Colleghi, molte richieste di eutanasia - lo dico per chi crede ad una cultura della vita - provengono proprio da questi malati e tante volte scaturiscono dalla disperazione e dall'indifferenza nostra, di tutti noi, io per primo forse, perché non voglio scagliare su altri questa accusa (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e della deputata Argentin). Pertanto, Ministro, in conclusione, lavoriamo insieme, ma insieme diamo un segnale, sin da Pag. 41questa manovra, ai malati di SLA e a coloro che soffrono di altre malattie così terribili perché la società, se è progredita, non può lasciarli soli (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

(Intendimenti del Governo in materia di trasporto pubblico locale e di mobilità sostenibile, con particolare riferimento al finanziamento del settore - n. 3-01137)

PRESIDENTE. L'onorevole Velo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lovelli n. 3-01137, concernente intendimenti del Governo in materia di trasporto pubblico locale e di mobilità sostenibile, con particolare riferimento al finanziamento del settore (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

SILVIA VELO. Signor Presidente, signor Ministro, con questa interrogazione il Partito Democratico intende dare voce ai milioni di pendolari che ogni mattina si trovano ad affrontare un'odissea per spostarsi con il treno. In Italia l'arrivo dell'Alta velocità, alla cui realizzazione i Governi di centrosinistra hanno dato un contributo decisivo, ha determinato un importante salto in avanti nella competitività del Paese; resta, invece, del tutto inadeguata la risposta che viene offerta ai pendolari sia in termini qualitativi, che in termini quantitativi.
Le Ferrovie dello Stato sono un'azienda pubblica che opera in regime di contratto di servizio stipulato con lo Stato e con le regioni; noi riteniamo che questo contratto di servizio sia inadeguato per quanto riguarda le risorse disponibili per fornire un servizio di qualità adeguata ai pendolari italiani, così come riteniamo inadeguate le risorse che il Governo finora ha messo a disposizione per l'acquisto di nuovi treni.
Su questo, Ministro, le chiediamo una risposta e su questo lanciamo un grido d'allarme rispetto ad una manovra finanziaria che va a dimezzare le risorse che le regioni hanno a disposizione proprio per finanziare il trasporto pubblico locale.
I pendolari italiani lo devono sapere: la loro vita, da gennaio, potrebbe addirittura peggiorare.

PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli, ha facoltà di rispondere.

ALTERO MATTEOLI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il trasporto pubblico locale, in tutto il mondo, è caratterizzato dalla funzione sociale di garantire a tutti i cittadini un adeguato diritto alla mobilità, in particolare nelle aree urbane e metropolitane.
In condizioni di ristrettezze economiche, quali quelle che si riscontrano nell'attuale fase congiunturale del Paese e dell'economia mondiale, risulta quindi difficile pensare a nuove espansioni del servizio. È altresì indispensabile riflettere sulle possibili aree di ottimizzazione della spesa: in un settore in cui oltre i due terzi della spesa sostenuta complessivamente per il servizio sono garantiti dall'intervento pubblico e solo un terzo deriva da proventi dal traffico, è ben lecito chiedersi se esistano servizi scarsamente utilizzati che possano essere adeguatamente riorganizzati, al fine di migliorare sia il beneficio per l'utenza sia il rapporto costi-benefici del servizio stesso.
Questo obiettivo è in gran parte oggi affidato alla potestà regolamentare delle regioni e degli enti locali, oggi chiamati a concorrere, assieme allo Stato centrale, all'allineamento ai parametri economici, che garantiscono il rispetto dei vincoli per la stabilità economica del Paese.
Per quanto attiene ai compiti svolti dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti - che, a seguito del decentramento progressivamente operato in favore delle regioni e degli enti locali, svolge compiti di alta sorveglianza e di supervisione sulla regolamentazione generale e, solo in via residuale, compiti di intervento puntuale, espressamente previsti da specifiche leggi di settore -, si evidenzia quanto segue.
Risulta di grande importanza l'attivazione dell'Osservatorio nazionale sulle politiche Pag. 42del trasporto pubblico locale, la cui funzione è fondamentale per l'individuazione dei costi standard e dei livelli adeguati del servizio, nell'ottica del complessivo progetto di federalismo fiscale e, più in generale, con riferimento alle politiche di settore.
Ai fini di miglioramento delle condizioni di mobilità, riveste notevole rilevanza il Fondo per la promozione e il sostegno dello sviluppo del trasporto pubblico locale, le cui risorse sono state oggetto di un bando per l'assegnazione, a seguito del quale è stata predisposta una graduatoria che, in tempi brevissimi, verrà sottoposta al CIPE, ai fini dell'attivazione delle procedure di finanziamento.
Per quanto attiene, invece, alla finalità del Fondo pendolari, non si registra alcuna criticità e, nei prossimi giorni, si procederà a formulare alla Conferenza Stato-regioni, per acquisirne l'intesa, la proposta di riparto dell'annualità 2011.

PRESIDENTE. L'onorevole Lovelli ha facoltà di replicare.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, signor Ministro, siamo del tutto insoddisfatti della sua risposta, generica ed elusiva dei problemi che abbiamo posto alla sua attenzione. È come se lei fosse venuto qui senza avere alle spalle due anni di Governo, durante i quali il suo Ministero non ha saputo affrontare in modo organico e risolutivo né la questione del rilancio degli investimenti per modernizzare le linee ferroviarie nazionali, né la questione del rinnovo del materiale rotabile e del miglioramento qualitativo del trasporto ferroviario per i pendolari.
Avete favorito, in questi due anni, con scelte discutibili, il consolidamento della gestione monopolistica dei servizi ferroviari e avete bloccato le proposte di legge del PD per l'acquisto di mille treni per i pendolari. Adesso, con la «mazzata» del decreto-legge n. 78, attuate un taglio complessivo delle risorse per il servizio ferroviario, che colpisce paradossalmente la stessa Trenitalia, che viene così a non avere garanzie per la copertura dei contratti di servizio, e le regioni, per le quali viene disposta l'abrogazione della disposizione, introdotta con la legge finanziaria per il 2008 dal Governo Prodi, che riconosce la compartecipazione al gettito dell'accisa sul gasolio per autotrasporto.
Si tratta di una beffa per i pendolari, che già oggi fruiscono di sempre più scadenti e ridimensionati servizi, soprattutto sulle tratte regionali e interregionali e che rischiano di subire ulteriore penalizzazione.
Di questo avrei voluto sentirla parlare, signor Ministro, dopo che in queste settimane il suo impegno maggiore è stato profuso per assicurare concessionarie autostradali, gestori aeroportuali e lobby dell'autotrasporto.
Date una risposta alle regioni e agli enti locali, che oggi ve l'hanno chiesta in piazza! Date una risposta ai pendolari che subiscono le conseguenze della vostra politica sbagliata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

(Iniziative nei confronti della società di gestione dell'aeroporto di Roma Fiumicino per garantire una adeguata qualità dei servizi e della manutenzione degli spazi - n. 3-01138)

PRESIDENTE. L'onorevole Crosio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01138, concernente iniziative nei confronti della società di gestione dell'aeroporto di Roma Fiumicino per garantire una adeguata qualità dei servizi e della manutenzione degli spazi, (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata) di cui è cofirmatario.

JONNY CROSIO. Signor Presidente, signor Ministro Matteoli, l'aeroporto Leonardo da Vinci di Roma Fiumicino ha registrato nel 2008 l'afflusso di 40 milioni di passeggeri, da e per 210 destinazioni nel mondo, e intende caratterizzarsi come il punto di ingresso e di presentazione primario di chi intende recarsi nel nostro Paese. Pag. 43
La società di gestione definisce l'aeroporto «polo di attrazione del traffico aereo per il Centro e il Sud Italia». Chi giunge allo scalo di Fiumicino, tuttavia, si trova ricorrentemente davanti a uno scenario di trascuratezza, degrado, malfunzionamenti e sporcizia, il tutto in un quadro generale di noncuranza da parte del personale che rappresenta i servizi dell'aeroporto.
Per un Paese come il nostro, che fonda gran parte della sua economia sul turismo e che punta a sviluppare sempre più la dimensione commerciale extrafrontaliera degli scambi, è essenziale fornire un servizio aeroportuale non solo efficiente, ma accogliente, funzionale e pulito. La desolazione e il degrado che accolgono l'ospite in quello che dovrebbe essere il principale aeroporto nazionale scoraggiano, invece, il passeggero e lasciano un'amara visione del nostro Paese.
Concludo dicendo che in passato si è sempre privilegiato l'aeroporto di Fiumicino come principale hub nazionale.
Pertanto le chiediamo, signor Ministro, se e quali azioni possano essere intraprese nei confronti della società concessionaria dell'aeroporto per garantire una qualità dei servizi ed una manutenzione degli spazi più adeguata al ruolo di maggiore hub italiano che l'aeroporto Leonardo da Vinci intende ricoprire.

PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli, ha facoltà di rispondere.

ALTERO MATTEOLI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, onorevole collega, pur nella consapevolezza della necessità di migliorare il sistema aeroportuale, non sembra che la situazione di Fiumicino presenti anomalie completamente atipiche in un contesto europeo.
Per quanto riguarda gli specifici disservizi lamentati dagli onorevoli interroganti, è da rilevare che, così come riportato sulla Carta dei servizi 2010 di recente approvazione, la percentuale di funzionamento degli impianti di trasferimento passeggeri delle aerostazioni si è attestata al 99 per cento, mentre la percezione sulla loro efficienza si è attestata all'85 per cento dei passeggeri soddisfatti.
È presumibile ritenere che la segnalazione sulle scale mobili fuori uso e sugli ascensori malfunzionanti riguardi gli impianti di proprietà dell'ente Ferrovie dello Stato. A tale riguardo, Ferrovie dello Stato ha programmato una serie di interventi di manutenzione e riqualificazione.
In aggiunta si rappresenta che il gestore aeroportuale proprietario di sei ascensori, di cui 3 al terminal 1 e tre al terminal 3, di collegamento tra quota arrivi e quota partenze, sta provvedendo alla sostituzione degli impianti oleodinamici con impianti elettronici più affidabili e veloci.
A ciò va aggiunto che già dal 2008 il gestore ha avviato un progetto di rifacimento di tutta la segnaletica interna di indirizzo al passeggero, nell'ambito del quale sono previsti anche una serie di interventi in fase di ultimazione volti alla sostituzione completa delle pavimentazioni e delle controsoffittature, delle sedute e degli impianti di climatizzazione di tutte le aerostazioni.
Per quanto riguarda i livelli di pulizia, già nel 2009 il gestore aeroportuale ha segnalato un nuovo fornitore dei servizi di pulizia per aerostazioni e bagni, con un aumento dei costi del 30 per cento.
Più in generale, al fine di ottenere una razionalizzazione e una maggiore efficienza nel settore dei gestori aeroportuali, la vigente normativa in materia di servizi aeroportuali prevede che il gestore aeroportuale e l'ENAC sottoscrivano un contratto di programma contenente la dinamica delle varie tariffe aeroportuali.
Pertanto il contratto di programma risulta lo strumento idoneo a garantire la qualità dei servizi e la manutenzione degli spazi che l'interrogante nel suo intervento ha invocato.
Vorrei, infine, ricordare che la legge n. 191 del 2009, con l'obiettivo di favorire gli investimenti dei gestori aeroportuali, in attesa che questi stipulino un contratto di programma, prevede la concessione di una anticipazione tariffaria fino ad un massimo Pag. 44di tre euro a passeggero in partenza sulla base di una specifica e rigorosa istruttoria rivolta a verificare l'impegno del gestore ad effettuare in autofinanziamento i predetti investimenti per il migliore esercizio delle attività aeronautiche. Tale procedura allo stato è in corso a Roma, così come a Malpensa e Linate, e successivamente sarà avviata a Venezia.

PRESIDENTE. L'onorevole Crosio ha facoltà di replicare.

JONNY CROSIO. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per il suo tentativo di difesa d'ufficio, che purtroppo non cambia la realtà delle cose.
I disagi cronici che si registrano nelle partenze da Roma Fiumicino, sommati al caos bagagli, hanno garantito lo scorso anno allo scalo di Fiumicino la maglia nera per qualità del servizio (non lo dico io, lo dice Eurocontrol, l'organizzazione europea per la sicurezza del traffico aereo).
Con l'avvicinarsi della stagione estiva siamo sempre più preoccupati per lo scalo di Fiumicino. Ci chiediamo se Fiumicino sarà ancora definito lo scalo dei disservizi, o lo scalo dei bagagli morti, come tecnicamente vengono definite le migliaia e migliaia di valigie stoccate in aeroporto.
Ribadisco, signor Ministro, che non saremo d'accordo, se dovessero continuare i disservizi (con un prevedibile picco nei mesi estivi), sul fatto di sanare tale situazione ancora una volta (come è successo lo scorso anno) con una ridicola quanto irrisoria sanzione pecuniaria.
Ricordo inoltre, signor Ministro, quanto affermato dal nostro gruppo in occasione del dibattito sulla questione della compagnia di bandiera, durante il quale abbiamo manifestato la nostra preoccupazione per il fatto che il nostro Paese ha deciso di presentarsi all'appuntamento dell'Expo 2015 con un aeroporto retrocesso in serie B. Se questo è l'andazzo, non solo avremo un aeroporto di serie B, Malpensa, ma anche uno di serie C, Fiumicino.
Chiudo, signor Ministro, ribadendo la richiesta fatta a suo tempo dalla Lega Nord, per la liberalizzazione della concorrenza. Crediamo che solo così si potrà riequilibrare il troppo lavoro di Fiumicino ed arrivare ad una ripartizione più equa tra tutti gli aeroporti, ripristinando così un livello di servizio accettabile.
Concludo dicendo che il Governo in questo senso si era impegnato e in questo senso deve proseguire. Noi, signor Ministro, vigileremo su questo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Recente approvazione del regolamento di esecuzione del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture - n. 3-01139)

PRESIDENTE. L'onorevole Terranova ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01139, concernente la recente approvazione del regolamento di esecuzione del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

GIACOMO TERRANOVA. Signor Presidente, signor Ministro, come è noto il Consiglio dei ministri del 18 giugno scorso ha approvato un regolamento che contiene la disciplina esecutiva ed attuativa del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture. Con tale approvazione il provvedimento termina un lungo iter istruttorio che lo ha sottoposto a pareri molteplici del Consiglio di Stato, della Conferenza unificata e dell'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture.
In considerazione di quanto sopra quali sono i fattori innovativi del provvedimento e in quale arco temporale lo stesso sarà concretamente operativo?

PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli, ha facoltà di rispondere.

ALTERO MATTEOLI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, Pag. 45onorevoli colleghi, con l'approvazione definitiva da parte del Governo del regolamento di attuazione del codice dei contratti pubblici di lavoro e forniture le innumerevoli disposizioni normative di rango regolamentare in materia sono racchiuse in un unico testo (fino ad oggi erano sparse in una miriade di testi).
Si tratta di un provvedimento dalla portata innovativa, atteso dagli operatori economici, i quali ora potranno avvalersi di un valido strumento di supporto che mira a rendere più trasparenti le procedure d'appalto, più efficienti i controlli e le verifiche delle varie fasi progettuali e di cantiere, e che riordina e semplifica l'intera normativa di settore armonizzandola con quella comunitaria, anche allo scopo di favorire la concorrenza negli appalti.
Ricordo solo le innovazioni maggiormente significative. In primo luogo, ricordo, fra tutte, le disposizioni relative al responsabile del procedimento dei lavori il quale deve essere un tecnico, in servizio presso le amministrazioni aggiudicatrici, con idonea professionalità. Il nuovo regolamento, inoltre, disciplina, per la prima volta, in maniera organica, la materia della verifica del progetto dettando disposizioni atte ad accertare la rispondenza della progettazione ad una serie di requisiti che ne garantiscano l'appaltabilità e la conseguente realizzazione rispetto ai tempi, ai costi, alla qualità e alla sicurezza, con la minimizzazione dei rischi derivanti dall'introduzione di varianti e sospensioni anche in termini di contenzioso.
Considerato, poi, il primato comunitario dell'Italia relativo al contenzioso, spesso riconducibile a problemi progettuali, si tratta di norme che si auspica possano inaugurare un circolo virtuoso: più qualità progettuale, più opere di qualità, meno contenzioso.
Nell'ambito del sistema di qualificazione SOA sono previste disposizioni tese, nel loro insieme, a perseguire una maggiore trasparenza e qualità nel mercato degli operatori economici esecutori di lavori pubblici, anche attraverso l'introduzione di norme moralizzatrici e di un più rigoroso sistema di vigilanza da parte delle autorità. Attraverso la regolamentazione del sistema di garanzia globale di esecuzione diviene operativo, per la prima volta, nel nostro ordinamento, uno strumento a garanzia dell'effettiva realizzazione dell'opera pubblica secondo procedure assicurative già consolidate in altri Paesi europei, svolgendo una funzione di selezione qualitativa delle imprese.
È importante sottolineare che nel settore dei servizi è stata introdotta, in modo inedito, la disciplina della finanza di progetto con procedure semplificate che consentiranno di attivare risorse private per la prestazione di pubblici servizi.
Per quanto attiene all'operatività temporale del regolamento, questo entrerà in vigore 180 giorni dopo la data di pubblicazione, fatte salve le disposizioni relative alle sanzioni alle imprese e alla SOA che, invece, entrano in vigore il giorno successivo alla pubblicazione.
Il Governo, in due anni, ha operato, nel settore delle infrastrutture, proprio per snellire le procedure. Questo regolamento è un altro significativo passo avanti in questa direzione e assicuro che altri ne verranno fatti nei prossimi mesi.

PRESIDENTE. L'onorevole Terranova ha facoltà di replicare.

GIACOMO TERRANOVA. Signor Presidente, innanzitutto voglio dichiarare la piena soddisfazione per la risposta che, in qualche modo, trova, in questo momento, una piena ufficialità rispetto alle cose che si erano anche lette a mezzo stampa.
Si tratta di uno strumento certamente innovativo che mette finalmente ordine in un settore, dando anche una piena risposta a quei processi di semplificazione e di maggiore facilità di lettura rispetto alle regole che, in questo settore, purtroppo, rappresentano uno degli elementi di rallentamento di sviluppo del sistema.
Si tratta, certamente, di un inizio perché questo - come lei ha ben sottolineato - tocca l'aspetto regolamentare, mentre ancora abbastanza si deve e si può fare nella direzione puramente legislativa. Su Pag. 46questo mi risulta che l'attività del Ministero, in questi mesi, è stata di forte raccordo con tutti gli attori interessati al processo di ammodernamento del sistema e credo - lo ripeto - che su questa strada troveremo, finalmente, modo di dare un maggiore respiro ad un settore funestato da troppe regole, troppa burocrazia e, in alcuni momenti, anche da troppa confusione legislativa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative del Governo in materia di conflitto di interessi alla luce della recente sentenza del Tribunale europeo di Lussemburgo relativa ai contributi per l'acquisto di decoder per il digitale terrestre previsti dalle leggi finanziarie per il 2004, il 2005 e il 2006 - n. 3-01140)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01140, concernente iniziative del Governo in materia di conflitto di interessi alla luce della recente sentenza del Tribunale europeo di Lussemburgo relativa ai contributi per l'acquisto di decoder per il digitale terrestre previsti dalle leggi finanziarie per il 2004, il 2005 e il 2006 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio che non c'è - perché anche da lei vorremmo avere una risposta -, l'Italia dei Valori vuole sapere alcune cose molto precise su una questione molto semplice.
Il tribunale di primo grado dell'Unione europea, il 15 giugno scorso, ha sentenziato che i contributi pagati dal Governo italiano per la diffusione del digitale terrestre per il biennio 2004-2005 sono stati un aiuto di Stato distorsivo della concorrenza, cioè sono stati dati dei soldi ai fornitori di decoder per invogliare a comprarli e tra tali fornitori c'è anche l'azienda del fratello del Presidente del Consiglio. Comunque, il beneficio del decoder del digitale terrestre è, come dice la stessa sentenza, a vantaggio principalmente proprio di Mediaset, il soggetto addetto alle comunicazioni di proprietà del Presidente del Consiglio.
Vorremmo sapere, concludendo, quanti soldi ha speso lo Stato, quanti soldi ha guadagnato Mediaset, quando vi decidete a riprendere i soldi che sono dello Stato e dei cittadini italiani.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, come le è noto, onorevole Di Pietro, la materia del conflitto di interessi è disciplinata dalla legge n. 215 del 2004 e, sul caso specifico, sulla base degli elementi forniti dal Ministero dello sviluppo economico, fornisco la seguente risposta.
Per quanto attiene alla sentenza del tribunale di prima istanza dell'Unione europea da lei citata è da rilevare, in primo luogo, che la stessa si è limitata a respingere un ricorso proposto da una parte interessata confermando la legittimità della decisione della Commissione.
Di tale sentenza, peraltro appellabile, il Governo italiano non è in alcun modo destinatario avendo, invece, condiviso con la Commissione europea il recupero dell'importo già introitato nelle casse dello Stato nei termini che verranno di seguito specificati. Un importo, peraltro, quantificato dalla stessa Commissione in misura contenuta in ragione di una evidente valutazione circa la non gravità della violazione contestata.
La legge 24 dicembre 2003, n. 350, legge finanziaria per il 2004, aveva previsto un contributo per l'acquisto di decoder interattivi in grado di ricevere il segnale digitale terrestre in chiaro e senza costi per l'utente e per il fornitore di contenuti. Con la legge finanziaria per il 2005 la misura fu ripetuta per l'anno successivo. Detta misura è stata ritenuta necessaria al fine di supportare il passaggio alla tecnologia trasmissiva digitale, previsto quale obbligo a livello comunitario, fornendo un Pag. 47contributo diretto ai cittadini per l'acquisto di un apparecchio atto a ricevere gratuitamente il segnale televisivo terrestre in digitale. La limitazione trovava la sua giustificazione nel fatto che la televisione via satellite avrebbe richiesto al consumatore costi aggiuntivi per l'acquisto dell'antenna parabolica e per l'abbonamento al servizio.
Inoltre, nel giugno 2005, la tecnologia analogica terrestre, la cui naturale evoluzione sarebbe stata il digitale terrestre, era utilizzata da 19 milioni di utenti sui 22 complessivi.
Le due previsioni per il 2004-2005 su denuncia di operatori televisivi sono state oggetto di una procedura di infrazione comunitaria che ha considerato aiuto di Stato il suddetto contributo.
Fin dal settembre 2005 lo Stato italiano aveva comunque comunicato alla Commissione di sospendere l'erogazione del contributo sulla base dei suddetti requisiti e, con la legge finanziaria per il 2006, sono stati previsti ulteriori requisiti di neutralità tecnologica.
Su questa base e con la possibilità di ricevere il contributo per l'acquisto di decoder digitali terrestri via cavo e satellitari free, con la decisione n. 270 del 2006, la Commissione ha approvato la misura di cui trattasi.
In base alla decisione della Commissione sull'aiuto di Stato relativo al contributo per l'acquisto di decoder digitali concesso dalle leggi finanziarie 2004-2005 e a seguito della richiesta inoltrata il 17 novembre 2009 dalla direzione generale concorrenza, in data 4 febbraio 2009, la società RTI ha adempiuto a tale richiesta versando allo Stato italiano un importo di più di sei milioni di euro.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare.

ANTONIO DI PIETRO. Adesso capisco perché è dovuto intervenire lei, signor Ministro, e non il Presidente del Consiglio. Infatti, lei ci ha detto che lo Stato italiano non c'entra nulla con la sentenza della Corte di Giustizia europea che ha condannato il partner privato che si era opposto alla decisione della Commissione europea di considerare aiuto di Stato questo intervento che nel 2004-2005 era stato realizzato dal Governo italiano.
Si è dimenticato di dire chi era il partner italiano: Mediaset! Ed è questo il problema dei problemi! Noi abbiamo come Presidente del Consiglio un signore che la mattina prende le decisioni con cui favorisce nel pomeriggio la sua azienda. È questo il problema politico che poniamo.
Il problema politico sta in questo: abbiamo una persona che prende decisioni, anzi utilizza i soldi dei cittadini italiani, per 220 milioni di euro nel 2004-2005, che è la stessa persona che di fatto ne beneficia. Lei ci ha raccontato che questa problematica è stata superata nel 2006 perché sono state introdotte questioni di neutralità tecnologica ed è stato dato seguito alle indicazioni della Commissione, ma io le ho chiesto esattamente il contrario: che cosa avete fatto per riprendere i soldi del 2004-2005? Lei ci ha detto: abbiamo preso atto che RTI ci ha restituito 6 milioni di euro. E chi ha deciso che solo 6 milioni bastano? Lo ha deciso sempre il Presidente del Consiglio, che se la canta e se la suona: ne prende 220 con una mano e ne restituisce 6 con l'altra, questo è il problema dei problemi.
Allora, le chiedo ancora una volta: quando vi decidete a risolvere il problema del conflitto di interessi, che è il vero problema dei problemi? Quando vi decidete a far pagare alle concessionarie televisive il 20 per cento degli utili, come fanno in tutti gli Stati, e non l'1 per cento? Questo sì che è un aiuto di Stato, irriguardoso sia della legge sia del buonsenso! Quando vi decidete, soprattutto, a modificare quella legge che lei ha citato sul conflitto di interessi, prevedendo che chi è proprietario o chi gestisce servizi in concessione, siano essi televisivi o servizi diversi, non possa candidarsi? Dal 1957 una legge lo prevede e ancora oggi non rispettate questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Pag. 48

(Iniziative per assicurare la corresponsione dell'equa riparazione per l'irragionevole durata del processo di cui alla legge 24 marzo 2001, n. 89 - n. 3-01141)

PRESIDENTE. L'onorevole Belcastro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01141, concernente iniziative per assicurare la corresponsione dell'equa riparazione per l'irragionevole durata del processo di cui alla legge 24 marzo 2001, n. 89 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Ministro, c'è molta gente che si è visto riconosciuto il diritto all'equa riparazione per l'irragionevole durata dei processi, in ossequio alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, recepita con legge del nostro Stato. Tuttavia non solo il Ministero non ha provveduto a questi pagamenti, che sono dovuti perché dettati da sentenze delle varie corti d'appello, ma con il decreto milleproroghe si è dichiarata anche l'impignorabilità delle somme giacenti presso il Ministero e dunque non si può dare soddisfacimento ad un diritto di tanti nostri cittadini.
La domanda che pongo è: cosa intenda fare il Ministero affinché si provveda a rimediare a questa ingiustizia, che mal si concilia con il Ministero della giustizia.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, in merito alle problematiche sollevate con l'interrogazione dall'onorevole Belcastro, ricordo in via preliminare che la provvista per i pagamenti degli indennizzi collegati alla legge n. 89 del 2001, la cosiddetta legge Pinto, rientra nella disponibilità del Ministero dell'economia e delle finanze. Al Ministero della giustizia compete invece la richiesta di erogazione delle somme imputate per i suddetti pagamenti, unitamente alle preventive indicazioni del debito arretrato e dei costi maturati annualmente.
Secondo quando comunicato dal Ministero della giustizia, quest'ultimo ha presentato lo scorso 5 febbraio la richiesta annuale per l'anno 2010, relativa al debito complessivo dello Stato maturato nei confronti dei ricorrenti per irragionevole durata dei processi, attivando così tempestivamente la procedura di assegnazione delle somme.
Ciò premesso, si deve sottolineare l'impegno profuso da questo Governo per risolvere i problemi del nostro sistema giudiziario. Tra le molteplici iniziative normative segnalo, in particolare, il disegno di legge governativo (atto Senato 1440), attualmente all'esame del Parlamento, recante disposizioni in materia di procedimento penale, ordinamento giudiziario ed equa riparazione in caso di violazione del termine ragionevole del processo. Il disegno di legge contiene al capo VI proprio specifiche previsioni in materia di equa riparazione per violazione del termine ragionevole del processo. Alle iniziative legislative si affiancano poi molteplici interventi di tipo organizzativo.
Onorevole Belcastro, spetta ora al Parlamento, al cui esame e valutazione sono sottoposti i disegni di legge, decidere in ordine alla loro approvazione, nei termini che scaturiranno dal confronto tra le forze politiche interessate a risolvere, tanto in ambito nazionale, quanto in sede europea, le disfunzioni derivanti dall'irragionevole durata dei procedimenti giurisdizionali.

PRESIDENTE. L'onorevole Belcastro ha facoltà di replicare.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, la risposta del Ministro è stata esaustiva e, pertanto, mi ritengo soddisfatto.
Colgo l'occasione per stimolare le parti politiche e il Ministero della giustizia (anche se credo che non ne abbia davvero bisogno) ad una riforma organica del settore della giustizia, in modo da impedire che, in futuro, si verifichino tante ingiustizie Pag. 49a causa di una negata o tardiva giustizia. Pertanto, ritengo che questa occasione sia buona per continuare a rimboccarci le maniche e promuovere tutto ciò che è necessario affinché il nostro Stato abbia, finalmente, una giustizia rapida e - mi sia consentito il gioco di parole - più giusta.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16 con il seguito dell'esame del decreto-legge in materia di spettacolo e di attività culturali.

La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 16,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bongiorno, Bratti, Brugger, Caparini, Cicchitto, Colucci, Gianfranco Conte, Cosentino, Dal Lago, Donadi, Fava, Franceschini, Giro, Graziano, Jannone, Martini, Melchiorre, Moffa, Mura, Pecorella, Ravetto, Reguzzoni, Rugghia, Saglia, Tabacci, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente novantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione (ore 16,06).

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta, dopo la deliberazione della chiusura della discussione sulle linee generali, è intervenuto il rappresentante del Governo in sede di replica, mentre il relatore vi ha rinunziato.
Prima di passare all'esame dell'articolo unico del disegno di legge, do la parola al relatore, che ha chiesto di parlare. Ne ha facoltà.

EMERENZIO BARBIERI. Relatore. Signor Presidente, siccome il Comitato dei nove sta lavorando bene, ma avrebbe ancora bisogno di un quarto d'ora o venti minuti di tempo, le chiederei, per cortesia, di concedere al Comitato almeno venti minuti.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, credo che su questo provvedimento ci sia la volontà della stragrande maggioranza di quest'Aula di arrivare in fondo ma, come spesso succede ultimamente, non riusciamo a capire e le idee non sono molto chiare.
Noi ci auguriamo che il provvedimento venga discusso così com'è, dando all'Aula la possibilità di intervenire e migliorarlo. Un quarto d'ora o venti minuti sappiamo che solitamente sono il tempo di un caffè e, per rispetto di quest'Aula, chiedo alla Presidenza che, se vengono chiesti un quarto d'ora o venti minuti, tali devono essere e che non ci sia poi un'ulteriore richiesta di tempo da parte del Comitato dei nove o di chicchessia per arrivare a una decisione.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, non vi è nessuna contrarietà a che il Comitato dei nove possa concludere il suo lavoro di valutazione degli emendamenti, anche perché altrimenti non si potrebbe entrare nel merito con una discussione appropriata. Tuttavia, se la Presidenza lo ritiene opportuno, anche per garantire che alla ripresa della seduta l'Aula possa cominciare un lavoro proficuo - sempre che la Commissione ci metta in una condizione che lo renda tale -, penso che forse, anziché di un quarto d'ora o venti minuti (come ha già avuto Pag. 50modo di dire il collega Compagnon), il mio gruppo non ha alcuna difficoltà a garantire che per il suo lavoro il Comitato dei nove possa usufruire di un tempo congruo anche superiore.

PRESIDENTE. Onorevole Barbieri, è troppo lunga una sospensione fino alle 17?

EMERENZIO BARBIERI, Relatore. Va bene, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Sospendo dunque la seduta, che riprenderà alle 17.

La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 17,10.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3552)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 3552), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 3552).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 3552).
Ricordo che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 3552).
Avverto che la Commissione ha presentato gli emendamenti 1.200, 2.200 e 3.200, che sono in distribuzione e con riferimento ai quali risulta alla Presidenza che i rappresentanti di tutti i gruppi abbiano rinunciato alla presentazione di subemendamenti.
Avverto inoltre che, durante la sospensione e prima dell'inizio della seduta, i deputati del gruppo Partito Democratico hanno ritirato tutte le proposte emendative di cui sono firmatari, ad eccezione degli emendamenti 1.36, 1.42, 1.43, 2.12, 3.62, 3.65, 3.69, 3.72, 8.9 e 8.16.
Avverto altresì che, durante la sospensione e prima dell'inizio della seduta, i deputati appartenenti al gruppo Unione di Centro hanno ritirato tutte le proposte emendative di cui sono firmatari, ad eccezione degli emendamenti 1.100 e 3.101.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, se potessi avere un po' di aria...

PRESIDENTE. Sarebbe cosa buona che non ci fosse quell'affollamento davanti al tavolo del Comitato dei nove, nonché al relatore. Prego, onorevole Piffari.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, proprio per essere abbastanza chiaro - perché poi, magari, nel corso dell'intervento qualche pensiero potrebbe risultare confuso -, partirei dalle conclusioni. Chiedo, quindi, l'attenzione del Governo, in particolare del Ministro Bondi, perché ho apprezzato lo sforzo di trovare una quadratura di questa situazione. Tuttavia, così come siamo arrivati oggi, credo che la soluzione migliore sarebbe quella di ritirare il provvedimento e avere il coraggio di dare fiducia al Parlamento, il quale, nel giro di sette-otto mesi, potrebbe effettivamente produrre una normativa efficace che vada incontro a quegli obiettivi che anche noi dell'Italia dei Valori condividiamo.
Il gruppo dell'Italia dei Valori è più che mai convinto che il settore vada riformato e rilanciato, che è necessario mettere ordine e ridurre gli sprechi, anche consentendo ai privati di entrare nelle fondazioni e prevedendo sistemi di monitoraggio e controlli efficaci. Fino ad oggi abbiamo rilevato una serie di criticità. Quindi, pur condividendo l'idea di una riforma del settore, riteniamo che l'uso dello strumento del decreto-legge non lascia spazio al dibattito parlamentare per una materia importante come questa, che attiene all'offerta culturale nel suo complesso. Pag. 51
I criteri dettati per la delega al Governo appaiono più che altro affermazioni di principio: infatti, ai previsti criteri di efficienza e correttezza di bilancio, non sembrano seguire fatti concreti. Non è ben chiara la partecipazione integrata delle risorse di pubblico e privato, in quanto la partecipazione privata non è affatto incentivata. Permane una politica assistenziale da parte dello Stato, con fondazioni sempre più statalizzate. L'intervento governativo è oltremodo pervasivo. I tagli consistenti, tipici di una mera manovra economica, sono sganciati da una visione complessiva culturale, di fatto non risolvono i problemi e impediscono il rilancio del settore. I pesanti interventi in materia di contratti collettivi da parte dello Stato appaiono sganciati da un preciso progetto compiuto.
Siamo sempre più che convinti che il settore vada riformato. È necessario mettere ordine e ridurre gli sprechi, anche consentendo quindi ai privati di entrare nelle fondazioni con la logica del mercato e della concorrenza, prevedendo sistemi di monitoraggio e controlli naturalmente efficaci.
Il provvedimento all'esame, di fatto, interrompe bruscamente il processo di privatizzazione cominciato con il decreto legislativo 29 giugno 1996 n. 367, che ha previsto la trasformazione degli enti lirici in fondazioni di diritto privato.
Abbiamo avuto dei tempi strettissimi: la scadenza del 29 giugno, purtroppo, non lascia un tempo adeguato per un esame approfondito; sappiamo delle difficoltà che si incontreranno se dovessero essere approvate delle proposte emendative che costringerebbero, così, il Senato ad essere riconvocato d'urgenza per approvare entro il 29 questo provvedimento arrivato alla Camera solo giovedì 17 giugno. Di fatto, il termine per la presentazione degli emendamenti in Commissione, fissato per il lunedì successivo, non ha lasciato, sicuramente, i tempi neanche alla Commissione competente per valutare e cercare di correggere questo provvedimento.
Certo, con il lavoro svolto al Senato - abbiamo letto, approvato e rilevato - alcune questioni sono state rimesse a posto, o comunque si è tentato di dare una soluzione.
L'autonomia è ora estesa a tutte le fondazioni, e non più prevista solo per il teatro alla Scala di Milano e l'Accademia di Santa Cecilia a Roma, come era nella prima versione del decreto. L'autonomia deve garantire efficienza, correttezza nella gestione, economicità, imprenditorialità (il mercato deve esserci anche nella cultura e non dobbiamo continuare a finanziare progetti che sono fini a se stessi). Lo statuto di ciascuna fondazione deve essere approvato dai ministri per i beni culturali e dell'economia.
Per quanto concerne le pensioni dei ballerini, uomini e donne, che erano state fissate a 45 anni, per chi ha raggiunto o superato tale soglia, per i due anni successivi all'entrata in vigore della legge, può esercitare l'opzione - salvaguardando quindi una parte di questi diritti già maturati - rinnovandola annualmente e restare in servizio fino al vecchio limite dei 52 anni per gli uomini e 47 per le donne.
Per quanto concerne il contratto collettivo nazionale, il decreto annulla parte delle norme dei contratti integrativi aziendali; vi sono regole nuove per le assunzioni e per le graduatorie di accesso, blocco del turnover (con la sola deroga per il Petruzzelli; con un voto bipartisan, infatti, è stato approvato un emendamento che consente alla fondazione Petruzzelli di derogare al blocco delle assunzioni stabilite nel decreto. Ciò perché esso deve ancora completare l'organico e avere i finanziamenti avendo ripreso l'attività da poco.
Inoltre, vi è stata una stretta sul lavoro autonomo: si può svolgere lavoro autonomo solo nei limiti previsti dal contratto nazionale e su autorizzazione del sovrintendente.
Inoltre, passati due anni dall'entrata in vigore della legge, e fino alla stipulazione del nuovo contratto di lavoro, il trattamento economico aggiuntivo, dovuto alla contrattazione integrata aziendale, è stato ridotto del 25 per cento (tra l'altro, l'emendamento è stato proposto proprio Pag. 52dal gruppo dell'Italia dei Valori al Senato). Ci sono state erogazioni e contributi: i fondi dello Stato saranno assegnati in base a una serie di fattori: l'importanza culturale della produzione svolta, la regolarità della gestione e l'affluenza del pubblico, come il Ministro ha prima ricordato.
È stato respinto l'articolo su Cinecittà holding; con un accordo bipartisan, infatti, l'Aula del Senato ha soppresso la parte che inseriva norme sul cinema e che ridefiniva i compiti di Cinecittà.
Vi è stata la riforma dell'istituto IMAIE (l'istituto mutualistico del settore) la quale prevede che esso, pur restando privato, opererà sotto la vigilanza congiunta della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei ministri per i beni culturali e del lavoro per evitare i gravi dissesti dovuti alle gestioni degli ultimi anni, salvi, comunque, i posti di lavoro dei dipendenti e delle prestazioni mutualistiche che fanno capo all'istituto.
Tuttavia, mi chiedo: in questo provvedimento, quale logica coincide con quella che, solo pochi giorni fa, ha visto l'Aula discutere in merito all'esigenza di sostenere economicamente il rientro dall'estero di giovani, di scienziati e di intellettuali disposti a lavorare presso le aziende italiane?
Con questo provvedimento stiamo invece spingendo i giovani laureati, gli imprenditori e gli operatori del mondo della cultura ad andare ad operare e a lavorare all'estero, nonostante il vanto che l'Italia possiede in questo campo. Blocchiamo le assunzioni e, di fatto, la possibilità di continuare a lavorare in alcuni casi in questi gruppi sinfonici e in questi teatri, perché la macchina del teatro e quella dei concerti ha bisogno di tutti i suonatori. È una macchina complessa e non può permettersi di lavorare solo con una parte o di lavorare solo a «spezzettoni».
Non riesco a capire quale logica vi sia dietro l'idea del contratto nazionale, quando abbiamo rivendicato più volte la contrattazione decentrata e quando abbiamo rivendicato il ruolo dei territori, che non sempre devono essere geograficamente definiti. Ma i territori possono poi essere anche altri ambiti come il teatro o come gli stessi lavoratori attivi nel campo della cultura che, come nel caso di specie, producono efficienza e ottimi risultati non solo in Italia ma nel mondo intero.
Dunque, che senso ha condividere quei principi che la stessa Confederazione Italiana Sindacati dei Lavoratori - la CISL - ha rivendicato in Lombardia, in quel di Pontida, solo una settimana fa auspicando di poter operare attraverso i contratti decentrati? Quale logica ha ritenere, ancora una volta, che si può raggiungere l'efficienza concentrando tutto su Roma? Che senso ha pensare che dobbiamo liberalizzare i mercati e che, quindi, anche nella cultura il mercato e l'impresa devono fare la propria parte, se poi stabiliamo delle regole rigide controllate tutte da Roma?
Credo, invece, che anche in questo campo la capacità di innovare e di coinvolgere i privati debba essere creduta e portata avanti anche dal Parlamento e dal Governo. Come facciamo a coinvolgere i privati in imprese culturali di questo tipo se alla fine non spieghiamo loro quali vantaggi possono trarre dagli investimenti nel campo della cultura? Conviene di più sponsorizzare la manutenzione e la gestione delle rotonde nelle strade provinciali o conviene di più sponsorizzare e sostenere il mondo della cultura?
Credo che se non facciamo uno sforzo e non andiamo incontro anche a simili esigenze il privato rimarrà sempre nella quota del 7 per cento nell'ambito di queste fondazioni. Il privato è abituato a scommettere. Ci sono imprenditori che hanno avuto il coraggio di riprodurre in piccolo e nei propri capannoni teatri come quello de La Scala. Agli imprenditori non manca la passione ad investire nella cultura, ma bisogna crederci. Credo sia inutile sostenere la produzione di film che verranno poi selezionati non per la progettualità o per la capacità di aggredire il mercato ma per altri criteri: infatti, una volta prodotti, questi film rimarranno nel cassetto. Tuttavia, questa è la logica nella quale con questo provvedimento si continua a perseverare. Pag. 53
Dunque ribadiamo di condividere l'idea di una riforma del settore. Tuttavia, ne rileviamo, ancora una volta, la criticità costituita dall'uso dello strumento del decreto-legge, che non lascia spazio al dibattito parlamentare in una materia importante come questa relativa, appunto, all'offerta culturale. Naturalmente, non dobbiamo vedere la cultura solo come un'economia ma come il futuro delle nostre generazioni, come la possibilità di crescere non solo dal punto di vista del debito pubblico ma anche nella gestione del tempo da parte delle nostre famiglie, dei nostri giovani e, appunto, del nostro futuro.
Il Governo non ha mantenuto l'impegno assunto il 18 maggio 2009 con l'approvazione di un'unica risoluzione in Commissione al Senato che affidava la riforma delle fondazioni liriche ad un disegno di legge. Qui è stato presentato un decreto-legge. La scadenza imminente, tra l'altro (29 giugno 2010), non consente un esame approfondito, né un adeguato dibattito in Commissione e in Assemblea, anzi la maggior parte degli emendamenti proposti, condivisi in Commissione anche dalla maggioranza, sono stati dai colleghi del PD e dell'UdC ritirati proprio per l'esiguità dei tempi.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Mi accingo alla conclusione, signor Presidente. I tempi sono strettissimi, ribadisco quindi quanto detto all'inizio: forse il ritiro di questo provvedimento e la presentazione di un disegno di legge non sarebbe una brutta figura, ma un'azione di coraggio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Avverto che tra le proposte emendative mantenute dal gruppo UdC è ricompreso anche l'emendamento Ciocchetti 1.102 non menzionato precedentemente per un errore materiale.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, ai sensi dell'articolo 44 del Regolamento chiedo alla Presidenza di porre in votazione la chiusura della discussione sul complesso delle proposte emendative.

PRESIDENTE. Sulla richiesta di chiusura della discussione avanzata dall'onorevole Baldelli darò la parola, ai sensi dell'articolo 44, comma 1, del Regolamento, a un deputato contro e a uno a favore per non più di cinque minuti ciascuno. Onorevole Evangelisti, lei intende parlare contro?

FABIO EVANGELISTI. Si, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, questa mattina è successa una cosa per certi versi originale, e vorrei dire persino simpatica. Dopo la replica del signor Ministro, ha chiesto la parola l'onorevole Giachetti, il quale ha voluto sottolineare l'amabilità, la cortesia e l'attenzione istituzionale che il Ministro (finalmente un Ministro di questo Governo) aveva voluto riservare a quest'Assemblea e forse al Parlamento intero.
Perché l'onorevole Giachetti aveva voluto sottolineare questo? Perché davvero eravamo rimasti tutti un pochino colpiti favorevolmente dagli slanci, dalle profusioni, dagli inviti al confronto, al dialogo e all'approfondimento mostrati dal Ministro. In verità, quello che abbiamo potuto registrare è che dietro alle parole c'era il nulla.
Infatti, non uno solo degli emendamenti qualificanti - che ad esempio il gruppo dell'Italia dei Valori aveva presentato - ha trovato un parere favorevole, un accoglimento o una disponibilità da parte del Governo. In più adesso, nel momento in cui abbiamo appena avviato - dopo una serie di rinvii chiesti dal relatore (e non certo dall'opposizione) per cercare una qualche intesa - la discussione sul complesso Pag. 54degli emendamenti, si è iscritto a parlare un esponente dell'Italia dei Valori, l'onorevole Piffari, che ha chiarito la nostra posizione, ma si erano iscritti altri deputati dello stesso gruppo, ed ecco che il collega Baldelli chiede la parola per troncare - questa è l'espressione giusta - ogni possibilità di dibattito.
Quindi, quanto meno si deve chiedere all'onorevole Giachetti di riconsiderare l'enfasi con cui aveva salutato lo sforzo del Ministro e denunciare, ancora una volta, che questo Governo non ha nessuna intenzione di confrontarsi in Parlamento, non ha nessuna intenzione di misurarsi con le proposte dell'opposizione (o almeno di una parte dell'opposizione), ma con la solita arroganza si va avanti, e si interrompono il dialogo, il dibattito e la discussione. Questi sono per noi motivi più che sufficienti per dire di no alla richiesta appena avanzata dall'onorevole Baldelli (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Chi intende parlare a favore? Onorevole Baldelli, ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, proprio in onore al merito del provvedimento - come sa bene il collega Evangelisti - è forse opportuno evitare una discussione sul complesso delle proposte emendative che ha già in questo momento in lista ventuno colleghi dell'Italia dei Valori che possono chiedere la parola per un quarto d'ora ciascuno. Ciò significa iniziare effettivamente ad affrontare gli emendamenti di merito su cui la stessa Commissione, il Comitato dei nove insieme al Governo, con l'attenzione vigile del sottosegretario Giro e del Ministro Bondi, hanno lavorato in queste ore. Credo che sarebbe certamente del tempo che non andrebbe sottratto appunto alle questioni di merito.
Per questo ritengo che sia opportuno e ragionevole da parte di tutti i gruppi, anche di opposizione, avere un atteggiamento favorevole di fronte a questa richiesta e iniziare finalmente ad esaminare nel merito questo provvedimento visto che da molte ore siamo in quest'Aula e finora abbiamo realizzato soltanto due votazioni, peraltro di carattere procedurale.

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, mi permetto semplicemente di sottoporre alla sua attenzione prima della votazione una interpretazione di questa norma. È vero quello che dice l'onorevole Baldelli, ossia che è già da diverse ore che esaminiamo questo provvedimento, ma lo abbiamo esaminato per diverse ore in sede di discussione sulle linee generali e poi per molte ore - non certo per colpa dell'opposizione e tanto meno del gruppo dell'Italia dei Valori - i lavori dell'Assemblea sono stati fino a qui sospesi per altri adempimenti e sono rimasti sospesi a lungo per motivi che non sono a me noti.
Capisco che una norma regolamentare preveda il voto che lei, signor Presidente, si sta accingendo a disporre per interrompere una fase del procedimento legislativo che secondo un criterio di buonsenso e di ragionevolezza si sta protraendo in modo abnorme.
Tuttavia che si chieda la tagliola sulla illustrazione del complesso delle proposte emendative dopo un singolo intervento, mi pare che veramente - se una norma, come ogni norma, deve avere una sua ragionevolezza di applicazione - sia e configuri un abuso di una norma, di un diritto e di qualcosa che sicuramente non può essere stato pensato semplicemente per impedire lo svolgimento di una precisa fase del processo legislativo.

PRESIDENTE. Onorevole Donadi, l'articolo 44 del Regolamento non precisa le fasi della discussione alle quali si riferisce e se ne potrebbe obiettare una applicazione viziata di eccessiva discrezionalità se la facessi senza rimettermi al voto dell'Assemblea.
Proprio per questo motivo sarà l'Assemblea a decidere se possiamo accogliere Pag. 55o meno la richiesta che è stata avanzata a norma di un articolo del Regolamento.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla richiesta di chiusura della discussione un sul complesso delle proposte emendative presentate.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Crosio, Mazzuca, Bernardini, Verini, Martinelli, Vincenzo Antonio Fontana...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 462
Astenuti 31
Maggioranza 232
Hanno votato
261
Hanno votato
no 201).

Prendo atto che il deputato Viola ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Ricordo che essendo stata deliberata la chiusura della discussione sul complesso degli emendamenti, a norma dell'articolo 85, commi 4 e 6 del Regolamento, hanno facoltà di intervenire una sola volta, per non più di cinque minuti ciascuno, i primi firmatari o altro proponente degli emendamenti che non siano già intervenuti nella discussione, sempre che non abbiano già preso la parola altri firmatari dei medesimi emendamenti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, comprendo, direi quasi, il malumore ed il brusio in Aula per questa nostra richiesta, credo legittima, di discutere nell'unica istituzione, che è rappresentata da questa Assemblea, nella quale noi possiamo dibattere ed invitarvi a confrontarci su questo provvedimento. Si tratta di un testo che avete pensato di presentare dopo una lunghissima discussione al Senato, dopo principi di volontà in cui avete detto e scritto che vi sareste impegnati in un percorso di legge ordinario, cioè in un disegno di legge che permettesse al Parlamento e al Paese di confrontarsi su un'offerta culturale, e quindi anche sul sistema delle fondazioni lirico-sinfoniche. Avete promesso e non avete mantenuto.
Avete promesso e non avete mantenuto, perché avete fatto ricorso, ancora una volta, al decreto-legge, che significa soffocare ogni possibilità di confronto in Parlamento e anche ogni possibilità di confronto nel Paese.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,40)

PIERFELICE ZAZZERA. Credo che vi siate accorti di quello che sta accadendo intorno al mondo della cultura, intorno a grandi esponenti, come il direttore d'orchestra Zubin Mehta che ha assunto posizioni pesantissime nei vostri confronti e rispetto alle vostre decisioni, che evidentemente servono solo a ridurre l'offerta culturale nel nostro Paese.
La cultura è un segno di identità nazionale nel nostro Paese: soprattutto quando parliamo di fondazioni lirico-sinfoniche facciamo riferimento a quella parte nata in Italia che si chiama opera lirica che esportiamo in tutto il mondo, che è marchio di qualità del nostro Paese, e che invece ora deleghiamo ad una sorta di manovra tutta economica per cui si interviene pesantemente con tagli e sulla contrattazione collettiva. Il Governo, inoltre, interviene in termini di controllo su ogni questione, persino sull'istituto mutualistico.
Ministro, noi riteniamo che questa sia la strada sbagliata, anche di fronte a quello che è accaduto in queste ore in Aula, dove si sono verificati una serie di comportamenti confusi persino nella maggioranza, per cui prima si vocifera la posizione della questione di fiducia, poi si Pag. 56parla di fiducia ritirata, poi ancora, mentre il Ministro viene in Aula, dichiarando la disponibilità al confronto parlamentare, dall'altra parte squillano telefoni per mettere la fiducia, quindi mettetevi d'accordo.
Certamente dal momento che sono stati ritirati gli emendamenti abbiamo capito che un accordo bipartisan l'avete pur trovato, però è un accordo bipartisan che va spiegato al Paese. Credo, infatti, che questo provvedimento, anche con l'intesa che avete trovato, non viene cambiato nella sostanza, e allora poi dovete andare nei teatri a spiegare alle maestranze, a chi lavora in quel settore cosa gli avete dato.
La strada migliore, signor Ministro, sarebbe stata un'altra: lei, che ha grande sensibilità, con un gesto di grande intelligenza avrebbe fatto bene a ritirare il provvedimento e ad invitare il Parlamento e le istituzioni, in breve tempo e con un tempo ben definito, a discutere attraverso un disegno di legge. Anzi, direi di più, avrebbe fatto bene ad aprire un confronto vero sull'offerta culturale a trecentosessanta gradi nel Paese, non solamente parlando di fondazioni lirico-sinfoniche.
Sarebbe stato importante parlare di un disegno di legge quadro e riempirlo di contenuti, ossia di teatro, di danza, di musica, di opera lirica e di tutto ciò che costituisce offerta culturale in questo Paese e che voi, con questo provvedimento, invece, state mortificando.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, le chiedo cortesemente di chiarire un passaggio regolamentare. L'onorevole Baldelli, intervenendo, ha fatto giustamente riferimento all'articolo 44 del Regolamento, avanzando una richiesta di chiusura della discussione; si sono espressi un deputato a favore ed uno contro, si è svolta la votazione e la partita si è chiusa.
Il comma 2 dell'articolo 44, però, stabilisce che «Dopo che è stata deliberata la chiusura ha ancora facoltà di parlare un deputato per ciascuno dei Gruppi che ne facciano richiesta». Il gruppo dell'Italia dei Valori aveva richiesto che a parlare potesse essere l'onorevole Palomba. Dagli uffici ci è stato obiettato che l'onorevole Palomba non poteva parlare, ma che poteva parlare soltanto uno dei firmatari delle proposte emendative. Poiché al comma 2 - e in nessun altro comma - dell'articolo 44 richiamato si stabilisce questo tipo di riserva e non è contenuto un rinvio ad altro articolo del Regolamento, riteniamo che vi sia stata una distorsione procedurale, di poco rilievo - ce ne rendiamo conto -, ma quanto meno evitiamo che possa ripetersi.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, grazie per la precisazione e per aver sollevato il problema, ma il comma 2 dell'articolo 44 del Regolamento, da lei richiamato, è riferibile alla fase della discussione sulle linee generali. L'articolo 85, al comma 4, testualmente stabilisce «Qualora sia deliberata la chiusura della discussione ai sensi dell'articolo 44» (una volta passati, quindi, ad una fase successiva) «hanno facoltà di intervenire una sola volta (...) i primi firmatari o altro proponente degli emendamenti non ancora illustrati (...)»: ciò è quanto realmente è accaduto.
Ritengo che il richiamo «numerico» ad un singolo articolo del Regolamento non sia rilevante, ma che sia la sostanza quella che conta. Ritengo comunque che sia applicabile il comma 4 dell'articolo 85 del Regolamento.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, non ne voglio fare un caso, ma lei sa meglio di me che, quando in un articolo è contenuto un rinvio ad un altro articolo, in genere questo fatto è preso in considerazione. Si può, per analogia, operare un rinvio, ma nel caso specifico nel comma 2 non è contenuto alcun rinvio. Le sarei Pag. 57grato, pertanto, quanto meno, se segnalasse alla Giunta per il Regolamento questa improprietà - se così mi permette di chiamarla - e che quanto meno si possa chiarire in futuro questo passaggio. Riteniamo, pertanto, che l'onorevole Palomba, in via del tutto eccezionale, tenuto conto della sua interpretazione un po' elastica del Regolamento, possa intervenire.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, posso anche seguire il suo consiglio, ma, per concludere, al comma 4 dell'articolo 85 è contenuto un richiamo espresso all'articolo 44 del Regolamento: la questione, comunque, sarà portata all'attenzione della Giunta per il Regolamento, come da lei richiesto.
Nessun altro chiedendo di parlare sul complesso delle proposte emendative presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

EMERENZIO BARBIERI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Zazzera 1.1, 1.2, 1.4, 1.3 e 1.5.
La Commissione esprime altresì parere favorevole sull'emendamento Causi 1.36, nonché sull'emendamento Ciocchetti 1.100, a condizione che venga accolta la seguente riformulazione nella parte finale: «presieduto dal rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze e composto da almeno un magistrato della Corte dei conti». La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Zazzera 1.9, mentre esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Cenni 1.42 e Ciocchetti 1.102 nonché sull'emendamento De Biasi 1.43.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Zazzera 1.15, 1.16, 1.17, 1.19, 1.20 ed 1.21 mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.200.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Zazzera 1.22, 1.23, 1.24, 1.25, 1.27 e 2.1 nonché sull'emendamento Mattesini 2.12.
La Commissione esprime inoltre parere contrario sull'emendamento Zazzera 2.3, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 2.200. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Zazzera 2.2, 2.4, 2.5, 2.6, 2.7, 2.8, 3.1, 3.4, 3.5 e 3.6.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Ciocchetti 3.101, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 3.200.
La Commissione esprime inoltre parere contrario sugli emendamenti Zazzera 3.12, 3.13 e sull'emendamento Lovelli 3.62. Esprime altresì parere contrario sugli emendamenti Zazzera 3.14 e 3.15; esprime invece parere favorevole sull'emendamento Merlo 3.65; il parere è invece contrario sugli emendamenti Zazzera 3.16, 3.17 e 3.18, il parere è altresì contrario sull'emendamento Gatti 3.69; la Commissione esprime poi parere contrario sugli identici emendamenti Zazzera 3.22 e Lulli 3.72; il parere è altresì contrario sugli emendamenti Zazzera 3.100, 3.25, 3.27, 3.33, 3.34, 3.36, 3.38, 3.39, 3.40, 3.41, 3.42 e 3.43 (Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia...

EMERENZIO BARBIERI, Relatore. La Commissione esprime poi parere contrario sugli emendamenti Zazzera 4.1, 4.2, 6.1, 6.2, 6.3, 6.4, 6.5, 6.6 e 7.1, esprime altresì parere contrario sugli articoli aggiuntivi Zazzera 7.03 e 7.02. Esprime parere contrario anche sull'emendamento Iannaccone 7-bis.100 e sull'emendamento Zazzera 8.17. La Commissione esprime invece parere favorevole sugli identici emendamenti Zazzera 8.1 e Luongo 8.9. L'emendamento Ciocchetti 8.100 risulta invece assorbito.

PRESIDENTE. L'emendamento Ciocchetti 8.100 a me risulta ritirato, evidentemente perché è stato assorbito.

EMERENZIO BARBIERI, Relatore. Confermo che l'emendamento Ciocchetti 8.100 è stato ritirato.
La Commissione, inoltre, esprime parere contrario sugli emendamenti Zazzera Pag. 588.2, 8.3, 8.4, 8.5, 8.6 e 8.7, nonché sugli identici emendamenti Zazzera 8.8 e Boccia 8.16.

PRESIDENTE. Il Governo?

SANDRO BONDI, Ministro per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, noi con questo emendamento tendiamo a sopprimere l'articolo 1 del provvedimento in esame che rappresenta un mostro giuridico e costituzionale. È un mostro perché non si è mai visto che, mentre si enunciano i principi, in realtà si esprimono soltanto una serie indeterminata di obiettivi, di buone intenzioni, un quaderno di cose che si vogliono fare ma assolutamente prive di principi.
In realtà il Governo con questo articolo si mantiene le mani totalmente libere, nel senso che non si vincola a dei principi e a dei criteri certi e predeterminati sulla base dei quali poi realizzare il regolamento. Tutto questo non è lecito.
Un regolamento che venisse emanato sulla base di una mera discrezionalità politica, neanche tecnica, sarebbe contrario alla Costituzione e non potrebbe ripetere legittimamente la sua validità dalla legge delegante o dalla legge che stabilisce i principi. Mi basteranno alcuni esempi per dire che vi è una carenza assoluta e totale di principi e di criteri.
La «razionalizzazione dell'organizzazione e del funzionamento sulla base dei principi di tutela e valorizzazione professionale dei lavoratori» non significa niente, perché la razionalizzazione è un concetto estremamente ampio ed estremamente vago, che si può operare in tanti modi. Se non è predeterminato dalla legge il modo attraverso il quale si devono razionalizzare l'organizzazione e il funzionamento, un regolamento sarebbe soltanto conseguenza di un atto meramente arbitrario.
La lettera b) del comma 1 dell'articolo 1 fa riferimento all'individuazione degli indirizzi ai quali dovranno informarsi le decisioni attribuite all'autonomia statutaria di ciascuna fondazione. Ma come, gli indirizzi non devono essere dati dalla legge? Qui si dice che il regolamento deve individuare gli indirizzi sulla base dei quali il regolamento stesso può essere emanato. Quindi, è un regolamento che individuerà gli indirizzi, che non sono ripetuti dalla legge che dovrebbe dare i principi e gli indirizzi.
Alla lettera c-bis) del comma 1 si fa riferimento alla «previsione di parametri atti a stabilire tetti massimi di spesa (...)». Ma i parametri non li deve individuare il regolamento, i parametri li deve individuare la legge sulla base della quale il regolamento deve essere approvato. Così anche per l'individuazione dei criteri e delle modalità di collaborazione nelle produzioni: un legislatore privo di principi chiari, sulla base dei quali procedere alla razionalizzazione del settore, affida al regolamento l'individuazione dei principi, cioè li affida ad un atto meramente arbitrario.
Noi tutto questo lo abbiamo contestato in punto di costituzionalità. Abbiamo presentato una motivata questione pregiudiziale di costituzionalità che voi - come sempre - superficialmente avete respinto; però, vi troverete, poi, successivamente, con tutte le complicazioni che saranno derivate dall'attuazione di un regolamento illegittimo, a dover constatare che la Corte costituzionale dichiarerà illegittimo questo regolamento.
Sarà sufficiente un semplice ricorso perché questo avvenga.
Non vi è, però, solo un problema di costituzionalità, signor Presidente. Qui vi è un grave problema di cultura politica, di mancanza di cultura politica. Questo articolo tradisce, nella migliore delle ipotesi, una mancanza di cultura del Governo in Pag. 59materia di istituzioni culturali. Lo avete già dimostrato in materia di istituzioni formative.
La realtà è che, nella peggiore delle ipotesi, invece, vi è un disegno molto preciso, molto predeterminato, di eliminazione di tutto ciò che può contribuire alla crescita morale, culturale ed intellettuale degli italiani. Questo state facendo continuamente e costantemente. Lo state facendo nell'istruzione e, adesso, lo volete fare nella cultura, cioè tagliare la possibilità che gli italiani si formino un orientamento e attingano alle fonti della conoscenza e dell'istruzione dei saperi per potersi formare.
Volete, cioè, evitare che si formino dei cittadini liberi, dotati di una capacità critica...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Palomba.

FEDERICO PALOMBA. ... che possano, poi, nei vostri confronti, esprimere anche una critica con il voto. Ecco la ragione per la quale, signor Presidente, siamo assolutamente contrari a questo articolo e ne chiediamo la soppressione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, cala il sipario su uno dei palchi più belli di questo Paese, il palco della cultura, il palco della cultura vera, il palco della cultura risorgimentale, il palco delle libertà, il palco della Resistenza, per fare spazio ad un altro palco, al palco della cultura televisiva, al palco delle escort, al palco delle veline. Per dirlo in un'unica parola, al palco del berlusconismo, che è il palco di «puttanopoli» (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, come ricordava il collega Palomba, con questo emendamento intendiamo sopprimere l'articolo 1. Le ragioni fondamentali sono, sostanzialmente, che questo provvedimento è incostituzionale.
Ricordavo ieri sera, Ministro Bondi, in sua assenza, che il Governo presieduto dal suo «cavaliere», già nella legislatura 2001-2006, aveva tentato di mettere mano ad altre fondazioni, quelle bancarie, ma il ricorso che le medesime avevano fatto alla Corte costituzionale ha dato loro ragione al 100 per cento, perché c'erano tutti gli estremi. E questa volta otterrete lo stesso risultato, perché interferite con provvedimenti di natura pubblicistica su istituzioni che sono di diritto privato andando a sbattere. Ecco perché vi chiediamo di ripensarci e chiediamo, soprattutto, di votare questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, sono già intervenuto ieri sera a mezzanotte - l'Aula era, purtroppo, deserta, non era presente il Ministro -, per rivendicare e per esprimere la nostra ostilità rispetto a questo provvedimento, perché abbiamo tentato in tutti i modi. Questo è, forse, il cinquantesimo decreto-legge e abbiamo rischiato la trentaseiesima questione di fiducia che questo Governo sarebbe venuto in Aula a proporci. Per cui abbiamo una democrazia che non esiste più, il Parlamento è stato esautorato, non abbiamo la possibilità di discutere i provvedimenti. Avevamo dato la nostra disponibilità, abbiamo presentato più di un emendamento. Avevamo anche riscontrato che nel provvedimento vi era qualcosa di buono, vi era la possibilità sicuramente di migliorarlo.
Abbiamo tentato di dare il nostro contributo. Non è stato accolto niente. Credo che tutto questo abbia uno scopo preciso. Il Presidente del Consiglio...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cimadoro.

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Sulla morte di un militare italiano in Afghanistan (ore 18,30).

PRESIDENTE. Prima di andare oltre, c'è una notizia che la Presidenza intende comunicare: un militare italiano del XXXII reggimento genio è morto oggi, alle 19 ora locale, a seguito di un incidente avvenuto nei pressi di Shindand nel corso di una ricognizione condotta da una pattuglia costituita da quattro veicoli della compagnia genio in forza alla Task force centre. Lo comunica in una nota il portavoce del contingente italiano ad Herat.
Naturalmente esprimiamo il nostro cordoglio ai familiari (Il Presidente si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo - L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi).

Si riprende la discussione (ore 18,31).

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3552)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, non c'è alcuna intenzione di intervenire su questa breve e triste notizia che lei ci ha appena fornito. Tuttavia, non si è capito se si tratta soltanto di un incidente o di un eventuale attentato. Nel caso, che ovviamente non ci auguriamo, si trattasse di un attentato, le chiederei sin da ora che il Governo possa venire a riferire quanto prima all'Aula.
Rinuncio al mio intervento sull'emendamento perché non ce la faccio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, è certamente difficile riprendere il filo del discorso dopo l'ennesimo lutto che colpisce la nazione.
Chiediamo con questo emendamento la soppressione dell'articolo 1 che conferisce al Governo l'ennesima delega ampia e incostituzionale in una materia estremamente complessa. Peraltro, tale delega sottrae competenza alle regioni: pur trattandosi di materia concorrente non sono previsti, come peraltro da noi era stato inserito in un emendamento, l'intesa o il parere vincolante della Conferenza Stato-regioni. Questo decreto-legge non ha nemmeno i requisiti di necessità ed urgenza. Si poteva tranquillamente discuterne ampiamente senza i tempi strozzati del decreto-legge...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, ancora una volta siamo costretti a praticare una dura opposizione di fronte all'insensibilità manifestata. Ho ascoltato tutti i pareri del relatore e del Governo sugli emendamenti e, badate bene, questi ultimi in genere sono un contributo propositivo alla stesura di un provvedimento legislativo.
Non vi è stata la benché minima disponibilità a tenere conto delle proposte dell'Italia dei Valori. Mi pare di poter dire che, mai come questa volta, l'attività di ostruzionismo che stiamo praticando sia fondata rispetto, come dicevano i colleghi che mi hanno preceduto, ad una disponibilità manifestata al Senato così come alla Camera a voler contribuire al miglioramento del testo.
Mi pare che in una situazione così complessa e su argomenti così delicati probabilmente l'instaurazione di un muro contro muro basato soltanto sulla logica dei numeri non giovi alla nostra nazione, non giovi alla produzione legislativa di cui ha bisogno l'Italia...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

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IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, credo che l'onorevole Giachetti questa mattina sia stato un po' frettoloso nell'esprimere soddisfazione e fare i complimenti al Ministro Bondi per la sua presenza. Sicuramente il Ministro è presente (lo è stato questa mattina e continua ad esserlo adesso).
Tuttavia, è presente forse esclusivamente per garantire e assistere alla blindatura del testo: altro che pensare ad una collaborazione per arrivare ad un testo condiviso!
Abbiamo visto che abbiamo quasi suscitato le risa di questo Parlamento quando tutti gli emendamenti - tutti, nessuno escluso - presentati dal gruppo dell'Italia dei Valori sono stati miseramente bocciati. Vi era forse un che di cattiveria e di soddisfazione anche da parte del presidente della Commissione, quando esprimeva il suo parere contrario. È questo il modo con cui si chiede di collaborare alle opposizioni? È questo il modo con cui si chiede di migliorare un testo?

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Messina.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, noi cerchiamo di riportare il ruolo degli enti locali a protagonisti di questa partita delle fondazioni liriche e incalziamo il Governo a non ripetere gli errori che già abbiamo visto commessi con la compiacente connivenza della Lega Nord in una logica centralista (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
La Corte costituzionale è oggi più federalista della Lega Nord, se è vero che con la sentenza n. 215 di qualche giorno fa (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!

CARLO MONAI... ha decretato l'incostituzionalità di quel decreto-legge farsa che avete fatto l'anno scorso, modificandolo lo stesso giorno in cui entrava in vigore la legge di conversione. Ve lo ricordate? Era il decreto-legge anticrisi, che promuoveva la produzione ed il trasporto di energia elettrica bypassando le regioni con i commissari governativi. La Corte costituzionale, su ricorso delle regioni, ha annullato questa disposizione e la stessa cosa rischia di fare su questo «decreto Bondi». È bene che vi sia un ruolo da protagoniste delle regioni...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Monai.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, signor Ministro, ormai è acclarato che il Governo ha un grande problema a capire, ma soprattutto ad occuparsi di cultura, poiché la cultura per qualcuno non si mangia, non si beve, ma soprattutto non si può spendere e per questo è stata rozzamente equiparata alla categoria delle inutilità e del danno, come ha dimostrato l'inserimento, nella famosa lista degli enti inutili allegata alla manovra, di enti di grande valore culturale e scientifico.
Il problema che sta a monte del decreto-legge in esame e dell'intera politica culturale del Governo è capire che la cultura, con le sue peculiarità, è un prodotto non solo indispensabile, ma vincente, un settore in cui non da oggi, nonostante tanti Governi e anche nonostante una classe politica non sempre all'altezza, l'Italia eccelle ed è conosciuta in tutto il mondo.
Visto che ci occupiamo di fondazioni liriche, basti pensare all'opera lirica, che in tutto il mondo, a parte qualche pregevole eccezione...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mura.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, intanto esprimo la solidarietà alle Pag. 62forze dell'ordine e alle Forze armate che sono impegnate tutti i giorni per la salvaguardia della patria, fino all'estremo sacrificio, come è successo oggi. Rinuncio, quindi, in questo momento al mio minuto di tempo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Ministro Bondi, tagliate i fondi delle fondazioni lirico-sinfoniche, tagliate i fondi alla Fenice di Venezia, al Teatro dell'Opera di Roma, alla Scala di Milano, enti che tengono alto il nome del nostro Paese nel mondo, bloccate le assunzioni a tempo indeterminato dei lavoratori dello spettacolo, che ancora oggi erano qui fuori a dimostrare contro questo Governo, bloccate il turnover dei lavoratori degli enti lirici, prepensionate a 45 anni ballerine e artisti, aumentate il precariato, effettuate tagli indiscriminati nel mondo della cultura, della sanità, della ricerca, della pubblica istruzione, mentre non tagliate le province, non tagliate le 650.000 auto blu che abbiamo in Italia contro le 75.000 americane, non tagliate i 120 miliardi di evasione fiscale, non tagliate le competenze della protezione civile per sottrarla al controllo della Corte dei conti. Insomma, c'è tanto da tagliare e tagliate sempre nel settore sbagliato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, siccome è la terza volta che vengo chiamato in causa dai colleghi dell'Italia dei Valori - che giustamente fanno la loro battaglia ed è bene che continuino a farla, magari usando gli argomenti più propri all'ordine del giorno - vorrei semplicemente chiarire il mio pensiero in relazione al mio intervento, questa mattina, nei confronti del Ministro Bondi.
Ho testualmente detto - è ciò che ripeto ed è conseguente anche al comportamento che il Ministro Bondi sta avendo in questo momento - che è merce rara che, in quest'Aula, un Ministro segua gli interventi che si susseguono e che svolga una replica nel merito, dimostrando di essere stato non solo seduto, ma di aver ascoltato quanto è stato detto.
Se mi consentite, grazie all'intervento di tutti, ed anche del Ministro Bondi, pur mantenendo un parere ed esprimendo un voto contrario rispetto al provvedimento in oggetto, non possiamo nascondere che vi sia stata una disponibilità da parte del Governo a migliorare un provvedimento che non va bene (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Se la vostra cultura è questa, va benissimo, ma la mia cultura è un'altra. Di fronte ad un atto di rispetto per il Parlamento, che si chiede in tante occasioni, si sputa addosso ad un Ministro, che si trova qui a svolgere il proprio dovere - nulla di positivo per noi, ma per le istituzioni - e non si è in grado di riconoscergli questo, a fronte di decine di Ministri che neanche ci degnano della loro presenza in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Questa è la vostra cultura. La mia, invece, è che, nel dissenso più profondo rispetto al provvedimento in esame, difendo il comportamento di un Ministro che onora questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà, Unione di Centro e Misto-Alleanza per l'Italia)!

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, a che titolo? Sull'ordine dei lavori?

ANTONIO BORGHESI. No, signor Presidente, intervengo sull'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, non può più intervenire, perché per il suo gruppo hanno già parlato undici deputati.

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ANTONIO BORGHESI. D'accordo, allora chiedo di parlare sull'ordine dei lavori (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), perché mi sembra che la dichiarazione testé...

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, non credo che possa essere scelta una soluzione qualsiasi!

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, vorrei, però, capire a che titolo è intervenuto l'onorevole Giachetti.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, l'onorevole Giachetti è intervenuto sull'emendamento in esame, perché poteva farlo. Per il suo gruppo, invece, hanno parlato già undici deputati...

ANTONIO BORGHESI. Sì, ma poiché egli ha fatto un richiamo...

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, intervenga sull'ordine dei lavori, altrimenti, si proseguirà con l'esame del provvedimento.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, allora chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, prendo atto che su questo provvedimento si è formata una nuova maggioranza, che non so se avrà sviluppi futuri (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico). Prendo atto che ieri, durante l'esame delle questioni pregiudiziali, proprio sull'articolo che stiamo esaminando, è stato detto altro. Pertanto, quando potrò intervenire su un emendamento, leggerò alcune parole pronunciate ieri da deputati del Partito Democratico con riferimento a tale articolo (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico).

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Vergogna!

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è fin troppo chiaro a tutti che con riferimento al provvedimento in oggetto, come dimostrano le votazioni di ieri sulle questioni pregiudiziali - purtroppo, ma lo constato - non si sta realizzando alcuna nuova convergenza, né alcuna nuova maggioranza. Solo chi (forse) in malafede o per altre ragioni di polemica politica sostiene e vede una realtà che non c'è, può parlare di nuove maggioranze.
Tuttavia, è vero, onorevole Borghesi, vi sono due modi diversi di intendere il Parlamento e i lavori parlamentari. Credo che, forse, dobbiamo gratitudine all'onorevole Giachetti, perché nel suo intervento ha pronunciato delle parole che, ormai, è raro ascoltare nelle Aule del Parlamento, su questioni semplici e chiare che, prima o poi, dovremmo ricominciare ad affrontare (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Popolo della Libertà e Partito Democratico).
Ricordo il Partito Comunista Italiano, in quest'Aula, durante l'esame dei provvedimenti di natura finanziaria fare delle battaglie politiche, «portarsi a casa» degli emendamenti, affrontare dei problemi e, probabilmente, risolverne alcuni. Oggi assistiamo ad una concezione diametralmente opposta: quella di chi ritiene che è meglio farci perdere tempo in Parlamento con un ostruzionismo che non porta a nessun risultato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), mentre sia il Partito Democratico, sia l'Unione di Centro hanno ottenuto dal Ministro Bondi - che, con sagacia, ha risposto positivamente - di migliorare il provvedimento in esame, su cui, al Senato, non abbiamo espresso il nostro voto positivo.
Onorevoli colleghi, forse, è utile ciò che sta capitando oggi; forse, va oltre il tema del provvedimento che stiamo affrontando. Penso che l'Italia dei Valori stia dando un ampio contributo alla chiarificazione Pag. 64politica. Cari colleghi, se si vuole creare un'alternativa a chi oggi governa, essa non si produrrà mai con i vostri atteggiamenti, con atteggiamenti disfattisti, da «sfasciacarrozze», ostruzionistici, o abbandonando l'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Popolo della Libertà e Partito Democratico).
Grazie, allora, onorevole Giachetti, io sono con lei (Una voce dai banchi del gruppo dell'Italia dei Valori: Democristiano!)... Democristiano, benissimo, democristiano! Proprio democratico cristiano e sono fiero di esserlo rispetto a ciò che voi introducete in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Popolo della Libertà, Partito Democratico)! È una cultura che non porta da nessuna parte e voi state semplicemente contribuendo a sfasciare le carrozze!
Il tema degli enti lirici è drammatico, ci sono quattordici enti lirici in Italia. Guardate negli altri Paesi quanti ce ne sono, come sono organizzati, qual è l'entrata per gli spettatori degli enti lirici e qual è negli altri Paesi. Ebbene, di tutto questo discutiamo nel merito, ma credo che bisogna dare atto al Ministro del suo atteggiamento, una volta per tutte, poiché è raro che ci sia un Ministro che viene qua e ci ascolta: è quindi qualcosa che vogliamo evidenziare in senso positivo perché vogliamo migliorare il decreto-legge. Dunque, non fate perdere tempo a tutta l'Aula, ma lavorate con noi per migliorare il provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Popolo della Libertà, Partito Democratico e Misto-Alleanza per l'Italia).

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, visto che continua l'interlocuzione con il mio gruppo sull'ordine dei lavori, credo di avere il diritto, sempre sull'ordine dei lavori, di rispondere.

PRESIDENTE. Anche se per il suo gruppo ha già parlato sull'ordine dei lavori l'onorevole Borghesi...

MASSIMO DONADI. Se lei ritiene di darmi la parola, parlo; se lei ritiene di togliermela, non parlo...

PRESIDENTE. Prego, onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, voglio dire con grande chiarezza che rispetto l'intervento dell'onorevole Giachetti e rispetto l'intervento dell'onorevole Casini. Non condivido nessuno dei due, ma li rispetto.
Ieri l'opposizione, unita, ha avviato un'opposizione molto dura e intransigente, che ci ha portato a condurre la discussione sulle linee generali per tutta la notte e a proporre addirittura tre pregiudiziali di costituzionalità, dicendo che questo decreto-legge con ogni probabilità sarà falcidiato dalla Corte costituzionale per i suoi plurimi aspetti di incostituzionalità.
Allora, ci sono oggi due opposizioni, che - lo ribadisco in modo non surrettizio - io rispetto. Infatti, di fronte all'accoglimento di alcune loro istanze, che noi giudichiamo marginali e assolutamente ininfluenti rispetto alla possibilità di modificare il giudizio complessivo su questo provvedimento, alcuni gruppi legittimamente ritengono, vedendosi appunto accolte queste loro istanze e questi loro emendamenti, di modificare il loro comportamento in Aula, ritirando tutti gli emendamenti (tranne quelli su cui è stato espresso parere favorevole). Quindi, di fatto, al di là del voto formale, rinunciano a quell'attività di opposizione che, insieme a noi - non con noi avulsi dal resto del Parlamento -, avevano iniziato: noi tutto questo lo rispettiamo.
Noi chiediamo, però, con grande chiarezza che venga anche rispettata la posizione di un gruppo parlamentare che ritiene che queste modifiche non spostino minimamente il giudizio, non solo pesantemente negativo, ma di palese e costante incostituzionalità di questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Onorevole Casini, le devo dire che, al di là del rispetto e del dissenso, ho provato però profonda delusione per le Pag. 65sue parole, perché se una persona come lei che ha un grande rispetto dell'istituzione parlamentare, che addirittura ha presieduto questo ramo del Parlamento, definisce come una fastidiosa perdita di tempo l'esercizio da parte di un gruppo parlamentare del suo diritto costituzionale a esprimere le proprie idee in quest'Aula, credo che sia qualcosa che definisce non la nostra, ma la sua cultura, troppo facilmente incline a giudicare oggi conveniente quello che fino a ieri definiva essere negativo e dannoso per il Paese.
Noi su questo almeno abbiamo una caratteristica, cambiamo meno facilmente idea, ma questo atteggiamento lo rivendichiamo come una nostra qualità (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, ringrazio anch'io l'onorevole Giachetti, che a nome del suo gruppo ha posto un problema che ha sollevato questa utile discussione; penso anche che sia utile che l'Aula abbia dei momenti in cui confrontarsi, anche partendo da un episodio specifico, sulle modalità e sul modo di stare qua, di fare opposizione e di essere maggioranza.
Vorrei dire all'Italia dei Valori che su questo si misura davvero una modalità di stare in Aula e anche una modalità di fare opposizione. Inoltre, vorrei ricordare che le battaglie che abbiamo fatto dall'inizio di questa legislatura non sono state soltanto finalizzate ad avere, da parte del Governo e dei Ministri del Governo, il rispetto e l'attenzione che si devono all'Aula. Pertanto, non abbiamo alcuna difficoltà a riconoscere all'onorevole Bondi - che è e resterà un nostro avversario politico - il fatto che egli (a differenza di suoi colleghi i quali, su provvedimenti anche più importanti di questo, hanno ritenuto di non venire in Aula) è venuto qui, ha discusso con l'opposizione nelle sedi istituzionali e sta seguendo il dibattito in Aula, accettando di modificare il provvedimento.
Tuttavia, c'è anche un secondo aspetto che vorrei ricordarvi: una delle battaglie che abbiamo portato avanti - giusta - è stata quella di evitare la mortificazione dell'Aula con la posizione della questione di fiducia: oggi noi abbiamo evitato un voto di fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro), abbiamo evitato che, ancora una volta, attraverso tale strumento si mortificasse il diritto di quest'Aula di intervenire sui provvedimenti, anche quando sono decreti-legge, modificandoli, migliorandoli o, in alcuni casi, anche contenendo il danno. Infatti, il lavoro dell'opposizione, in alcuni casi, è anche quello di contenere il danno: da sempre, non soltanto nelle ultime settimane.
Dunque, su questo provvedimento non vi è stato il ritiro di tutte le proposte emendative: una parte è stata accolta nell'ultima riunione del Comitato dei nove, una parte è stata da noi ritirata e una parte sarà sottoposta al voto dell'Aula. Ritengo che, se vogliamo ridare centralità a quest'Aula, ci si possa arrivare attraverso la concretezza dei comportamenti e non soltanto sempre alzando la voce e i toni dello scontro politico, perché qualche volta, colleghi dell'Italia dei Valori, così facendo, si va a sbattere contro i muri e non si ottengono i risultati (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, anch'io desidero innanzitutto ringraziare il Ministro Bondi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) per il modo con cui si è misurato con l'Aula, con la maggioranza e con l'opposizione.
Voglio anche dire agli altri colleghi che sono intervenuti che c'è un rapporto parallelo Pag. 66tra il comportamento della maggioranza e quello delle forze di opposizione: infatti nel corso dei lavori su questo decreto-legge abbiamo colto, da parte dei colleghi del Partito Democratico e dell'Unione di Centro, un atteggiamento non ostruzionistico, ma che si misurava con il merito dei problemi. Nel passato, su altri provvedimenti, non abbiamo rinvenuto lo stesso tipo di atteggiamento e ciò spiega perché su di essi abbiamo posto la questione di fiducia.
In sostanza, dobbiamo misurarci con una questione che è stata lucidamente posta dall'onorevole Giachetti e, poc'anzi, con un richiamo al passato storico dall'onorevole Casini. In altre parole, dobbiamo vedere se l'obiettivo dei lavori parlamentari è quello di misurarsi in concreto sui provvedimenti, in modo tale da modificarli e migliorarli, ma non da bloccarli, oppure se lo scopo dei lavori parlamentari, da parte dell'opposizione, è quello di utilizzare in altro modo un Regolamento che, a mio avviso, va profondamente riformato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Infatti, è un tipo di Regolamento che, se utilizzato in un certo modo dall'opposizione, come inevitabile conseguenza porta la maggioranza, nel momento in cui vi è un atteggiamento ostruzionistico, a dover adottare decreti-legge e porre questioni di fiducia, diversamente da quando, al contrario, vi è un atteggiamento positivo. Vorrei, infatti, dire all'onorevole Donadi, parafrasando una battuta di un film: questo è il Parlamento, bellezza! In altre parole, quando ci si confronta sui problemi, allora questo confronto viene fatto sia dalla maggioranza, sia dall'opposizione: di questo do atto all'Unione di Centro e al Partito Democratico. Ciò testimonia anche che, come maggioranza, non abbiamo un atteggiamento chiuso e blindato, ma, quando vi è un atteggiamento parallelo da parte di altre forze dell'opposizione, noi ci misuriamo con esso.
D'altra parte, prego i colleghi dell'Italia dei Valori di misurarsi con l'isolamento politico nel quale vengono a trovarsi in questo Parlamento e con il ruolo che svolgono, che è un ruolo negativo, di blocco delle decisioni e non di confronto politico e parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo, onorevole Evangelisti?

FABIO EVANGELISTI. Sulla questione che stiamo trattando, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, ma solo per un minuto.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione e tra l'altro ho anche apprezzato certi toni. Mi dispiace dover constatare - ma forse, più che a me, dispiace all'onorevole Zaccaria, che ieri ha ricordato che in quest'Aula e in questo Parlamento sono state poste 35 questioni di fiducia - dall'intervento dell'onorevole Cicchitto che abbiamo ascoltato, poco fa, che la responsabilità di questo abnorme numero di voti di fiducia è tutto da attribuire all'atteggiamento dell'opposizione. Del resto non poteva essere diversamente, dopo le frasi che sono state ascoltate qui dentro.
Mi dispiace, inoltre, sentire alcuni interventi, come quello dell'onorevole Casini, il quale ha voluto chiamare in causa una vecchia cultura, quella della Democrazia Cristiana, verso la quale ho grande rispetto come, credo, si debba avere rispetto per tutte le famiglie politiche del Novecento. Penso anche alla storia della Partito Comunista Italiano, del quale io, l'onorevole Bondi e tanti altri, qui dentro, siamo stati cultori e interpreti. Quella cultura però ci faceva dire molto spesso che il meglio è nemico del bene.
Infatti, degli interventi che su questa materia sono stati fatti in quest'Aula, poche ore fa e ieri, ne cito uno fra quelli che più mi hanno colpito, quello del collega Levi, il quale ha detto che siamo in presenza di un «brutto provvedimento», di un provvedimento «sgangherato», e Pag. 67«potrei essere molto più severo». È un provvedimento sgangherato «per la vitalità del mondo della cultura in generale, per la vitalità del mondo della lirica e della concertistica in particolare».
Come ha fatto questo provvedimento, in poche ore, a diventare qualcosa di potabile? Questa è la domanda alla quale gli amici dell'UdC e del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)...

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, questa è l'ennesima lezione che sentiamo in quest'Aula, perché il gruppo dell'Italia dei Valori è solito più intervenire in quest'Aula per dare lezioni. Si danno lezioni di moralità, addirittura di federalismo, ed adesso si dà lezione su come si fa l'opposizione, dopo averli sentiti, per due anni, su come bisognerebbe fare il Governo.
Innanzitutto, sulle questioni di moralità, a volte, le lezioni tornano indietro, rispedite al mittente, come possiamo leggere in questi giorni sui giornali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
In quest'Aula, ho sentito lezioni sul federalismo quando, ad esempio, in questo provvedimento, si dice che è federalismo coinvolgere la Conferenza Stato-regioni. Non è federalismo che la Conferenza Stato-regioni debba esprimersi su ogni regolamento di ogni ente lirico, ma è federalismo che ci sia un confronto Stato-regioni.
Neanche dal punto di vista tecnico sono accettabili gli emendamenti dell'Italia dei Valori, perché sono fatti male e non possono essere approvati. Questo, che è un emendamento che potrebbe essere letto in senso federalista e regionalista, avrebbe invece degli effetti negativi, per cui la Lombardia parla per gli enti lirici di Palermo e il Veneto interviene sulle questioni della Scala di Milano.
In mezzo alla confusione generale, dovrebbe esservi chiarezza per chi vuol fare lezione agli altri, e poi si vuole anche insegnare a fare l'opposizione. Mi sembra che qui non si stia facendo, da parte vostra, cari signori, opposizione, ma si stia facendo ostruzionismo, che è un'altra cosa.
La politica è confronto, lo ha dimostrato il Ministro Bondi - e di questo anche il nostro gruppo vuole darne atto - lo ha dimostrato, per esempio, sul provvedimento in esame ieri, il Ministro Calderoli, lo ha dimostrato la Lega accettando di inserire la Carta delle autonomie (che è un provvedimento cui teniamo) in coda a questo decreto-legge. Infatti, bisogna sempre saper ragionare, avere cervello e voglia di confrontarsi, perché la politica è innanzitutto confronto.
Considerato, poi, che di lezioni ce ne avete date tante, credo che una frase e una massima debba essere ben chiara: solo gli idioti non cambiano mai idea (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, se lei chiede di parlare sullo stesso argomento le faccio presente che hanno già chiesto la parola due membri del suo gruppo. Comunque, ha facoltà di parlare per un minuto.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, mi rendo conto che mi trovo in una situazione molto difficile perché cercherò di dire le cose che voglio dire senza essere in antitesi o in rottura con il mio gruppo. Spero di cavarmela.
Il punto fondamentale è questo: vi è una distorsione logica in alcune delle cose che abbiamo detto nell'ultimo periodo di questa discussione. La distorsione sta nel mettere insieme il comportamento civile del Ministro con la portata del provvedimento che stiamo esaminando. Le due cose non hanno rapporto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Pag. 68
Il Ministro si è comportato bene ma, intendiamoci, a confronto con tutti gli altri che si comportano in modo indecente. Pertanto, anche questo va messo su un certo piatto della bilancia. Non è che sia sceso l'arcangelo Gabriele, ma c'è un Ministro che si comporta con decenza. Questo è bello e simpatico. Ci sta benissimo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FURIO COLOMBO. Ma quanto al provvedimento esso è estraneo al mondo della cultura, è estraneo al mondo dell'arte, a quello dei teatri e a quello di tutti coloro che rientrano tra i grandi direttori...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Colombo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ravetto, Antonione... hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 451
Astenuti 50
Maggioranza 226
Hanno votato
23
Hanno votato
no 428).

Prendo atto che i deputati Realacci, Mariani, De Pasquale, Bossa e Pes hanno segnalato di aver erroneamente espresso voto contrario e che avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Prendo altresì atto che il deputato Zaccaria ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 1.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, vorrei rivolgermi a chi è intervenuto prima, parlando di fondazioni lirico-sinfoniche e della necessità che questo Parlamento deve lavorare. In ordine al fatto che le fondazioni spendono tanti soldi rivolgo un appello all'onorevole Casini: forse potremmo cominciare a togliere dai consigli di amministrazione tutti quei politici che vi siedono e che fanno perdere soldi alle fondazioni lirico-sinfoniche.
Con questo emendamento chiediamo di sopprimere il comma 1 dell'articolo 1 del provvedimento in esame. Chiediamo di sopprimerlo perché riteniamo non fondato questo provvedimento, così come è stato espresso nella questione pregiudiziale di costituzionalità da parte dell'Italia dei Valori e anche in maniera egregia dall'onorevole Zaccaria del Partito Democratico. Pertanto, non capisco la posizione del Partito Democratico in ordine alla richiesta di soppressione dell'articolo 1 che avrebbe significato, appunto, affossare questo provvedimento che è una schifezza nei confronti dei lavoratori dello spettacolo e verso il mondo dell'arte.
Invitiamo, dunque, l'opposizione a ritrovare la strada dell'unità di fronte a un provvedimento che tutti noi abbiamo considerato sbagliato nel metodo, perché ricorre alla decretazione d'urgenza violando così l'articolo 77 della Costituzione e perché, ancora una volta, si adopera lo strumento della delegificazione. Faccio presente ai colleghi del Partito Democratico che stiamo dando carta bianca al Governo per fare tutto ciò che vuole nel mondo dello spettacolo. Gli stiamo dando la possibilità di presentare atti di governo senza sapere che disegno ne uscirà nel mondo della cultura e senza essere sottoposto ad alcun organo di controllo, in quanto le Commissioni parlamentari eserciteranno solo un'azione notarile e così prenderemo atto di quello che questo Governo farà.
Vi invito, dunque, a una riflessione attenta su quello che sta succedendo stasera in Aula. Pag. 69
Credo che l'atteggiamento dell'Italia dei Valori sia stato quello di aver mostrato disponibilità al dialogo sia al Senato, sia qui alla Camera. C'era tempo, Ministro, per lavorare; non certamente ora, con la fretta di chi dice «dobbiamo andare via». La verità è che non volete continuare a discutere domani e dopodomani del provvedimento, ma volete correre via.
Inoltre, mi dovrete spiegare come riuscirete lunedì e martedì a portare a termine il provvedimento al Senato con le difficoltà che oggettivamente lo stesso Presidente Schifani riscontra nel convocare l'Aula del Senato la prossima settimana. Con questo emendamento chiediamo di sopprimere la testa di questo provvedimento, dove si parla di «revisione dell'attuale assetto ordinamentale e organizzativo delle fondazioni».
Non è vero; questo non è un provvedimento che revisiona l'assetto ordinamentale, né organizzativo. È un provvedimento assolutamente economico perché voi, attraverso questo decreto-legge, state trovando un po' di soldi, scaricandone gli oneri sul mondo del lavoro, della cultura e dello spettacolo dal vivo.
Dovete semplicemente rispondere al «commissario» del Ministero per i beni e le attività culturali, che si chiama Ministro Tremonti. Se leggete bene il provvedimento troverete come la voce e il parere del Ministro dell'economia siano sempre vincolanti sulle scelte del Ministro Bondi.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIERFELICE ZAZZERA. Quindi, Ministro Bondi, la invito nuovamente a fare un gesto di grande disponibilità, ritirando il provvedimento in esame e liberandosi dalle catene del Ministro dell'economia che, di fatto, vi sta portando nel baratro, contro la cultura, contro il Paese e contro i lavoratori. Vi invito a ripensare...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zazzera. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la riflessione che si è scatenata all'interno di quest'Aula dovrebbe far riflettere sul fatto che ci sono due modi diversi di interpretare e di condurre l'attività politica all'interno del Parlamento, ma credo sia leggermente esagerato (sempre con le dovute precauzioni per quello che dico) che si tacci di malafede il partito dell'Italia dei Valori.
Infatti nessuno è in malafede. Siamo tutte persone corrette che cercano di fare il loro lavoro nel modo più corretto possibile e cercano di portare avanti battaglie nell'interesse della collettività. Siccome siamo rispettosi e conosciamo le regole del gioco, utilizziamo una dialettica all'interno del Parlamento - forse qualche volta dura, forse qualche volta sbagliata, ma non sicuramente in malafede - perché vogliamo ribadire all'interno di quest'Aula (senza nulla togliere a nessuno e con il rispetto nei confronti di tutti i parlamentari all'interno di quest'Aula) che vogliamo condurre la battaglia e la dialettica rispettando le posizioni della maggioranza e dell'opposizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, devo dire che trovo stupefacente che il Partito Democratico, che aveva presentato due proposte emendative identiche a due emendamenti dell'Italia dei Valori (quello precedente e quello ora in esame), voti contro questi emendamenti. In più, vorrei ricordare un passaggio che con la consueta maestria l'onorevole Zaccaria ha fatto ieri su questo articolo.
Se leggiamo bene l'articolo 1 di questo testo, notiamo che è una delega, una delega camuffata. Ma si può prevedere una delega camuffata in un decreto-legge? In questo modo siamo al limite estremo della tenuta dell'ordinamento costituzionale. È già sparito questo limite estremo che c'era fino a ieri, colleghi del PD, tanto da votare addirittura contro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, con l'emendamento in esame chiediamo la soppressione del comma 1 dell'articolo in esame, proprio in base al fatto che conferisce ancora una volta una delega al Governo. Volevamo incardinare una riflessione adeguata. Infatti, avremmo consigliato al Governo di aumentare il fondo unico dello spettacolo e chiesto di investire su forme di finanziamento pluriennali che consentissero una reale programmazione delle fondazioni.
Una riflessione più meditata avrebbe consigliato linee di indirizzo e di bilancio sicuramente più favorevoli all'amministrazione del settore, introducendo in questo caso dei criteri di premialità rispetto al merito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, mi rivolgo direttamente al signor Ministro che fa il suo dovere al telefono chiedendo - visto che ho letto sui giornali che lei è un artista, un poeta - se per caso non si sia chiesto se non fosse opportuno farsi guidare da questa sua vena artistica e non già mettersi nelle mani dei burocrati e soprattutto del Ministro dell'economia e delle finanze, che è il vero artefice di questo decreto-legge.
Infatti, come è stato ampiamente dimostrato nella discussione generale della notte scorsa anche dagli amici del gruppo dell'Unione di Centro e del Partito Democratico, questo è un provvedimento che procede unicamente a fare dei tagli, non avendo alcuna evidenza nei confronti dell'opera lirica che è uno dei beni migliori tra i nostri prodotti italiani esportati anche all'estero.
Se anche di queste cose, signor Ministro...

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Cambursano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, stiamo assistendo a una situazione paradossale, oserei dire surreale. Sino a pochi minuti fa c'erano proposte emendative comuni dell'opposizione (Italia dei Valori e Partito Democratico). Adesso il Partito Democratico, concludendo qualche accordo, ritira gli emendamenti e vota contro quelli che aveva sottoscritto sino a qualche minuto fa. Credo che ciò sia sconvolgente. Il nostro è il vero modo di fare opposizione!
L'onorevole Cicchitto - l'ho ascoltato - non avrà dato certo una lezione, ma sicuramente ci ha spiegato e detto qualcosa questa sera: sono state poste tante questioni di fiducia perché fino a ieri c'era l'opposizione, oggi non c'è bisogno di fiducia perché il PD ha deciso di non fare più opposizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con tutta franchezza vorrei capire quale sia stata la contropartita che ha determinato questo spostamento di opinione rispetto a quello che insieme abbiamo costruito come opposizione comune ieri fino a tarda notte.
Infatti, dalla lettura degli emendamenti e alla luce dei pareri espressi dalla Commissione mi pare che l'ipotesi di garantire i trattamenti economici aggiuntivi sia possibile solo in caso di pareggio di bilancio e che ciò sia un'ipotesi molto praticata visti i deficit di queste fondazioni liriche a cui il provvedimento in questione cerca di porre rimedio. Per cui, con tutta franchezza, al di là di queste piccole modifiche formali il contenuto sostanziale del provvedimento in esame è assolutamente deprecabile e sarebbe forse opportuno che almeno sugli emendamenti comuni manteneste un voto contrario...

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PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Monai.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, sono ancora un po' frastornato perché nei minuti passati ho sentito l'esaltazione dell'eccezionalità, di un qualcosa che dovrebbe essere assolutamente normale per un Ministro, ossia sedere al banco del Governo nel momento in cui il Parlamento approfondisce e interviene nel merito di provvedimenti del Ministero stesso.
Questo mi lascia un po' frastornato perché rappresenta la tendenza a trasformare in eccezione quello che dovrebbe essere normale, sempre e comunque. Allora anche prima, nelle lezioni che non abbiamo dato noi agli altri ma che qualcuno ha voluto dare al gruppo dell'Italia dei Valori, si è dimostrato quantomeno qualcosa di insolito, cioè i partiti di questa Assemblea hanno reso onore a un Ministro che è anche un esponente del gruppo di segreteria del partito del Popolo delle Libertà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. La ringrazio, signor Presidente. Ministro, io invece le do atto della sua presenza qui perché, ritorno un attimo sull'argomento, alcuni giorni fa, durante la discussione delle mozioni sull'agricoltura, in questa Aula il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali non c'era; quindi le do atto della sua presenza, ma sicuramente è anche un modo di fare il proprio dovere.
Lei, Ministro, ha sostenuto stamani di aver fatto il suo dovere su questo provvedimento, ma è una sua convinzione perché per noi dell'Italia dei Valori, invece, non è così e nonostante le sue buone intenzioni e le sue convinzioni, le criticità, purtroppo, permangono nel provvedimento. Infatti, non è chiara la partecipazione integrata delle risorse del pubblico e del privato, in quanto la partecipazione privata non è incentivata, quindi rimane la politica di pubblica assistenza dello Stato sulle fondazioni...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Di Giuseppe. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, un brutto provvedimento appoggiato dalla presenza del Ministro, quindi appoggiato da un certo garbo istituzionale, che però è assolutamente la normalità, rimane un brutto provvedimento. Rimane sconcertante l'atteggiamento di chi si comporta diversamente, cioè dei Ministri che non vengono in Aula, quindi tutta questa laudatio del Ministro che fa il suo dovere ci lascia francamente sconcertati.
Analogamente ci lascia sconcertati il fatto che sembra quasi che siamo noi a sbagliare nel fare un'opposizione dura e convinta contro un provvedimento che è sbagliato e, pertanto, le piccole modifiche che i colleghi dell'opposizione hanno ottenuto non ne giustificano l'appoggio, tant'è vero che quanto meno corre voce che il Partito Democratico voterà contro questo provvedimento, quindi forse...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Favia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, in un momento così delicato, quello della crisi economica mondiale, in cui il Presidente americano Obama rilancia investendo nella sanità e nella cultura, il nostro Governo si comporta in maniera diametralmente opposta. Noi siamo contrari agli sprechi e siamo anche a favore di una politica della responsabilità e della solidarietà. È necessario monitorare, controllare di più, anziché tagliare, nonché incentivare il privato. Questa, invece, è un'operazione centralista, statalista, contraria a quanto avete annunciato in campagna Pag. 72elettorale; è un'operazione che ferirà a morte la cultura italiana e il mondo della lirica e dello spettacolo. L'Italia dei Valori sostiene, e sosterrà, le battaglie di tutti coloro che lavorano nelle fondazioni liriche italiane, che impiegano il proprio tempo con passione per tenere alto il nome dell'Italia in questo settore e della cultura in generale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà. Avverto i colleghi che questo è l'ultimo intervento.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, penso e ripenso agli interventi che ho ascoltato in quest'Aula in queste ultime ore e alle dichiarazioni che ho letto da parte di tanti colleghi dell'opposizione. Penso a Procacci che il 16 giugno denunciava come il Governo pensasse solo ai tagli; penso alla dichiarazione dell'onorevole Bossa di oggi: «il Governo come un bulldozer contro la cultura», alla dichiarazione dell'onorevole Mogherini Rebesani di ieri: «il decreto colpisce in modo duro e incomprensibile il settore», a quella dell'onorevole Schirru: «ripercussioni sull'occupazione del settore» (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ebbene, dopo questi interventi, si viene qui e si assiste a questa sceneggiata per cui si ritirano gli emendamenti e si dice che quello che ieri era un provvedimento indigeribile, è diventato immediatamente digeribile perché è migliorato, perché ha l'odore nauseabondo...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Evangelisti.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Bruno, Cera, Sbai, Ceccacci Rubino, Ruvolo, Portas, Misiti, Bosi, Ventura, Calvisi... Magari se i colleghi rientrassero un po' prima...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 486
Votanti 440
Astenuti 46
Maggioranza 221
Hanno votato
185
Hanno votato
no 255).

Prendo atto che i deputati Misiti e Scelli hanno segnalato che non sono riusciti ed esprimere voto contrario.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 1.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, anche in questo caso era stato presentato un emendamento identico (Commenti)... chiedo di neutralizzare... mi è impedito di parlare.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Prego, onorevole Borghesi.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, dicevo che anche in questo caso devo rilevare, purtroppo, che era stato presentato un emendamento identico, l'emendamento Zaccaria 1.32, che è stato ritirato.
Vorrei svolgere due considerazioni: in primo luogo, anche a me è capitato in quest'Aula di ringraziare il Ministro Calderoli perché aveva assistito dall'inizio alla fine all'esame del provvedimento, ma non mi limitavo a ringraziare, bensì dicevo anche che era davvero triste dover ringraziare un Ministro perché fa il suo dovere. Ringrazio anche il Ministro Bondi, ma solo perché non fa altro che il suo dovere, di fronte a Ministri totalmente assenti, come il ministro Tremonti ha fatto nella discussione del decreto-legge riguardante l'impegno sulla Grecia.
In secondo luogo, l'emendamento in esame ha una finalità evidente, quella di sottolineare la violazione manifesta rispetto Pag. 73all'articolo 117, terzo comma, della Costituzione, il quale ascrive alla competenza concorrente tra Stato e regioni la valorizzazione dei beni culturali e ambientali e la promozione e l'organizzazione di attività culturali.
È evidente che il decreto-legge in esame non fissa semplicemente principi fondamentali, ai quali le regioni dovrebbero attenersi, ma interviene in modo pervasivo e penetrante nella potestà legislativa regionale, in quanto disciplina in modo minuzioso la materia delle attività culturali, in alcuni casi attribuendo persino al Ministero per i beni e le attività culturali il potere di emanare decreti, anche di natura non regolamentare, su materie che, appunto, sarebbero oggetto di legislazione concorrente tra Stato e regioni.
Lo stesso concetto, per la verità, era stato espresso, meglio di quanto abbia fatto io, anche dal collega Zaccaria che, nel suo intervento, aveva considerato questo, addirittura, come uno degli elementi fondamentali per considerare il mancato rispetto di questa competenza concorrente. Il collega ha sostenuto che, in materia di spettacolo dal vivo, vi sono regole da rispettare: ciò si può fare, ma con leggi quadro. Lo Stato può fissare solo principi e le regioni devono dettare norme di dettaglio, che rappresentano la parte prevalente. Il collega chiedeva: cosa succede, allora, se un decreto-legge dello Stato non si preoccupa di questo aspetto e legifera in prima battuta, avocando la competenza delle regioni?
È evidente che andiamo esattamente incontro ad una bocciatura da parte della Corte costituzionale, non perché essa sia un covo di comunisti, ma perché approvate provvedimenti in violazione degli articoli della Costituzione, in particolare, in questo caso, dell'articolo 117, terzo comma, della Costituzione.
Vorrei ricordarvi che al più tardi qualche giorno fa, mi pare il 9 di questo mese, la Corte costituzionale, con la sentenza n. 215, ha dichiarato incostituzionale una parte del decreto-legge n. 78 del 2009, uno dei vari decreti-legge anticrisi; e lo ha fatto proprio perché non è stato rispettato il principio della concorrenza di materie tra Stato e regioni. E voi ora violate tale principio in modo palese nel provvedimento in esame!
Mi chiedo, tra l'altro, come il Presidente della Repubblica non potrà accorgersi di tale palese violazione. Credo anzi che sul decreto-legge il Presidente della Repubblica abbia già, come è noto, fatto sentire la sua voce nella fase di emanazione; e penso che dopo la discussione che è avvenuta in Aula, dopo che abbiamo rilevato in modo così pregnante, preciso ed esatto il punto in cui voi state violando l'articolo 117 della Costituzione, sia evidente che vi ritroverete pari pari con la Corte costituzionale che dichiarerà incostituzionale tale passaggio. È evidente: sarà sufficiente che qualche regione, come è probabile, faccia poi ricorso.

EMERENZIO BARBIERI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMERENZIO BARBIERI, Relatore. Signor Presidente, vorrei rivolgere un caldo invito ai colleghi dell'Italia dei Valori a considerare che il loro emendamento è stato nella sostanza, al di là della forma, assorbito dall'emendamento della Commissione relativamente a tale materia. Li inviterei quindi a riflettere sulla inopportunità, a mio giudizio, del mantenimento dell'emendamento in esame. Cosa vogliono dire l'onorevole Zazzera, ed i suoi colleghi Borghesi e Donadi? Che ci vuole una sorta di intesa con la Conferenza; e noi di fatto, nell'emendamento della Commissione, lo prevediamo. Chiederei quindi ai colleghi dell'Italia dei Valori di ritirare il loro emendamento.

PIERFELICE ZAZZERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, vorremo innanzitutto sentire se il relatore ci può ricordare la riformulazione Pag. 74dell'emendamento. Ovviamente il nostro emendamento è ben diverso dalla riformulazione proposta dal Governo: in esso noi parliamo chiaramente di una previa intesa conclusa in sede di Conferenza unificata. A questo punto, se ritiene che tale emendamento possa assorbire la riformulazione che il Governo proporne, credo che la maggioranza non dovrebbe avere alcuna difficoltà a sostenere ed a votare a favore dell'emendamento Zazzera 1.4, che limita la possibilità della delega in bianco al Governo. Certo, si tratta di un passaggio difficoltoso; ma in un provvedimento in cui il Governo si riserva la possibilità di compiere atti svincolati dal controllo del Parlamento, senza un dibattito ed un confronto serrato, proprio in virtù della vostra disponibilità a riformulare, credo che occorra una chiarezza ed una maggiore garanzia per le istituzioni parlamentari, e soprattutto per le regioni.

PRESIDENTE. Onorevole Zazzera, ritira o non ritira l'emendamento in esame?

PIERFELICE ZAZZERA. Se non prevedete infatti tale intesa con le regioni, rischierete l'incostituzionalità. Chiedo quindi di votare l'emendamento Zazzera 1.4.

PRESIDENTE. Sta bene.

EMERENZIO BARBIERI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMERENZIO BARBIERI, Relatore. Signor Presidente, poiché ritengo che su questo punto, non sugli altri, la distanza non sia abissale, le chiederei di accantonare l'emendamento in esame, in modo tale da tentare di spiegare ai colleghi dell'Italia dei Valori che la formulazione che la Commissione propone va incontro nella sostanza alle loro esigenze.

PIERFELICE ZAZZERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, concordo sulla proposta del relatore.

PRESIDENTE. Vi è un problema, perché se accantoniamo questo emendamento, forse siamo costretti ad accantonarne anche altri successivamente: dovremmo infatti accantonare gli emendamenti Zazzera 1.3 e 1.5. Va bene, onorevole Zazzera?

PIERFELICE ZAZZERA. Sta bene sull'accantonamento dei miei emendamenti 1.3 e 1.5.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, il mio intervento di prima, con riferimento al comma 2 dell'articolo 44, non era assolutamente pretestuoso, ma nascondeva una preoccupazione che nel frattempo si è materializzata come problema.
A cosa mi riferisco? Al fatto che vi è stato evidentemente un misunderstanding con gli uffici per quanto riguarda il collega che noi avevamo indicato a intervenire, ovvero l'onorevole Palomba. Prima di intervenire ci è stato invece richiesto che fosse uno dei firmatari degli emendamenti e dunque abbiamo fatto parlare l'onorevole Zazzera che, invece di esprimersi sul primo emendamento, si è trovato a intervenire sul complesso degli emendamenti e ora gli è precluso l'intervento in dichiarazione di voto «illustrativo» (cioè, quello che può essere contenuto nei cinque minuti). Tutto ciò di conseguenza finisce con il nuocere al confronto parlamentare, così tanto auspicato oggi in quest'Aula, che potrebbe invece giovarsi dell'intervento e dell'esposizione dell'onorevole Zazzera.
Pertanto, visto che si è verificato tale «incidente», le chiederei davvero di valutare, in via del tutto eccezionale e straordinaria, Pag. 75la possibilità che l'onorevole Zazzera intervenga a nome del gruppo dell'Italia dei Valori per le dichiarazioni di voto sui singoli emendamenti.

PRESIDENTE. Mi dispiace, ma ritengo che un'interpretazione o meglio, secondo ciò a cui lei si riferisce, un motivo di incomprensione con gli uffici non possa risultare in un'interpretazione regolamentare solo e soltanto per questo caso: creerei così un precedente.
Ritengo che, correttamente, così come si sono svolti i lavori, purtroppo l'onorevole Zazzera non potrà più intervenire ai sensi dell'articolo 85, comma 4 e comma 7 del Regolamento. Ho concesso lui facoltà di intervenire, pur sapendo che non poteva intervenire, perché vi era stata la richiesta di ritiro o accantonamento. Pertanto, essendo lui firmatario, gli ho consentito di parlare, ma non si trattava di un modo per rimetterlo nella possibilità di intervenire.
Ritengo infatti che non possa più intervenire essendo già intervenuto sul complesso degli emendamenti. Egli è, d'altra parte, firmatario di tutti gli emendamenti, ma non è colpa della Presidenza. Tuttavia, un'interpretazione diversa o una possibilità diversa lederebbero generalmente l'interpretazione degli emendamenti. La ringrazio comunque della precisazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Causi 1.36.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, chiedo innanzitutto di sottoscrivere l'emendamento Causi 1.36 e vorrei anche segnalare alla Presidenza che d'ora in avanti tutti gli emendamenti che sono stati accolti dal Governo - si intende politicamente, però penso che sia giusto farlo presente a quest'Aula - sono sottoscritti da tutti i componenti della Commissione cultura facenti parte del gruppo Partito Democratico.
Di volta in volta ci regoleremo naturalmente per l'illustrazione, però penso che questo sia corretto. Perché? Esattamente perché vorrei dare un annuncio, clamoroso e molto importante, a tutta l'Assemblea, e cioè che il Partito Democratico vota contro questo decreto-legge, così come ha sempre dichiarato, sempre e da sempre, con trasparenza, con competenza, e con argomentazioni di merito, e mai - sia in questa Aula sia in Commissione, e di questo mi darà atto il Governo - di carattere ostruzionistico. Noi pensiamo che votare contro non significhi lasciare i lavoratori a se stessi, perché il punto vero è questo. Chiedevano i colleghi Donadi, Monai ed altri dell'Italia dei Valori: che cosa si porta a casa? Cosa spiegheremo ai lavoratori? Ai lavoratori spiegheremo che il Partito Democratico si è occupato di loro, e si è occupato del loro benessere, della loro qualità della produzione, e di salvare assieme all'impianto delle fondazioni lirico-sinfoniche anche i diritti dei lavoratori. Lo vedrete negli emendamenti successivi, segnatamente in quello che non taglia più la contrattazione integrativa del 25 per cento, che è pane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), pane, non sono idee, non è bla bla, è pane quotidiano per la gente che lavora. Allora, c'è un segno di responsabilità ed è il metodo con cui ci siamo mossi. Io ringrazio per il lavoro di tutta la Commissione, compreso il rapporto con il Governo naturalmente.
Mi dispiace davvero che, una volta tanto che questo Parlamento esercita la sua funzione, vi sia - come al solito - il piccolo cabotaggio di chi pensa di guadagnare brandelli di consenso. Credo che dobbiamo stare alla sostanza delle cose e a che cosa si può portare a casa di buono, pur in un contesto di voto contrario. Segnatamente questo emendamento, signor Presidente, concludo rapidamente, che cosa dice? Parla del rapporto pubblico-privato, che è la sostanza del decreto legislativo n. 367 del 1996, e chiede di togliere la parola «anche» perché vuole che il rapporto tra pubblico e privato sia sempre congiunto per le fondazioni, perché sono fondazioni di diritto privato e perché è molto importante che anche il Pag. 76privato faccia la sua parte, non solo lo Stato, non solo la Repubblica nel suo insieme. Infatti la cultura vive anche di finanziamenti privati integrativi e non sostitutivi dell'intervento pubblico, che è essenziale per mantenere in vita la cultura stessa. Quindi, vi chiediamo di votare a favore, in modo da mantenere lo spirito creativo importantissimo del decreto legislativo n. 367 del 1996, la cosiddetta legge Veltroni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, intervengo proprio per raccogliere l'aspetto costruttivo della discussione in corso. Credo che tutti quanti noi - chi dall'opposizione, chi dalla maggioranza, chi partendo da vedute più o meno condivise - siamo qui per difendere gli interessi collettivi, e certamente per difendere gli interessi dei lavoratori. Quindi, noi ancora una volta vogliamo dimostrare che non siamo pregiudiziali nei confronti di nessuno. Voteremo a favore dell'emendamento proposto dal Partito Democratico perché riteniamo che evidenzi in maniera più chiara la necessità di dare valore ai soggetti privati all'interno delle fondazioni lirico-sinfoniche, che sono enti di diritto privato, riguardo ai quali comunque - a dimostrazione di quanto non ha funzionato il rapporto tra pubblico e privato - vi sono dati impressionanti: il 90 per cento del finanziamento è finanziamento pubblico, e il 30 per cento di quel 90 per cento è finanziamento degli enti locali.
Enti locali che avranno, ovviamente, sempre più difficoltà a sostenere fondazioni lirico-sinfoniche se il Ministro dell'economia e delle finanze di questo vostro Governo continuerà a togliere risorse agli enti locali e ad escludere la possibilità che, sul territorio, gli enti locali possano essere un valore da inserire anche nel sistema della cultura.
Ma la vera sfida, signor Ministro, è far salire quel 7 per cento di investimenti privati all'interno delle fondazioni lirico-sinfoniche e ci dobbiamo chiedere come si fa a far salire quel 7 per cento. Certamente, non con questo decreto-legge, non con questo provvedimento statalista che, anzi, non attrae investimenti privati nelle fondazioni lirico-sinfoniche.
Perché un privato dovrebbe investire nella cultura se non ottiene qualcosa in cambio? In cambio lo Stato dovrebbe dargli la possibilità di investire risorse nelle fondazioni lirico-sinfoniche attraverso, per esempio, gli incentivi fiscali o la defiscalizzazione.
Chiedo, però, al Ministro: siete in grado di farlo? Perché il parere del Ministero dell'economia e delle finanze è stato vincolante su quelle scelte e vi ha spiegato che non potete chiedere ai privati di defiscalizzare. Come faremo, quindi, a trovare quelle risorse dei privati per aiutare la cultura delle fondazioni lirico-sinfoniche?
Come vedete il nostro atteggiamento non è pregiudiziale; siamo per una visione liberale del mercato anche della cultura e su questo invitiamo il Governo a confrontarsi.
Credo che questo emendamento, riferito alla lettera a) del comma 1 dell'articolo 1, del Partito Democratico - e per questo voteremo a favore -, renda più esplicito, sopprimendo la parola «anche», il rapporto pubblico-privato.
Ovviamente, l'articolo 1, al comma 1, lettera a), tratta un principio di enunciazione, ma quando - come si dice - bisogna mettere i «piccioli», sui «piccioli» vi fermate. Sui «piccioli» non siete disponibili a farlo perché il Ministro Tremonti vi dice di no, che non potete defiscalizzare e chiedere ad un privato di fare un investimento nelle fondazioni lirico-sinfoniche.
Questa è una ragione che ci spinge a dire «no», nonostante i ripetuti tentativi, che apprezziamo, di collaborazione del Governo, di apertura al dialogo, di appelli al dialogo anche all'Italia dei Valori.
Ribadiamo l'atteggiamento e le ragioni per cui, oggi, siamo qui per fare opposizione; Pag. 77non opposizione pregiudiziale, ma opposizione nel merito e nei contenuti del provvedimento.
Riteniamo che questo provvedimento, sottosegretario Giro, vada ritirato, come gesto di intelligenza nei confronti del mondo della cultura e vada aperta una fase nuova che passa attraverso una legge-quadro, attraverso un disegno di legge ordinario che ci permetta di discutere, in questo Parlamento, dell'offerta culturale del Paese che, oggi, purtroppo, non siete in grado di fare e di offrire. E vi troverete manifestazioni in tutti i teatri che, certamente, in questi giorni, non stanno condividendo quello che state portando avanti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, rilevo ancora una volta che voteremo a favore di questo emendamento, certamente migliorativo rispetto al testo precedente.
Resta la nostra riserva sull'articolo 1 nella sua totalità che non può venir meno semplicemente per il fatto che, in questo caso, vi è un miglioramento in una delle lettere che fanno parte di questo medesimo articolo, in uno dei suoi commi.
Abbiamo già visto una lettera dell'articolo - e l'ho spiegato prima - che contiene elementi di illegittimità costituzionale, ma, fra poco, andremo a parlare di un'altra lettera che ne contiene di ulteriori. Per cui è la struttura intera del provvedimento che, proprio per effetto di un articolo 1 realizzato in questo modo, andrà per forza incontro a censure di legittimità con riguardo a svariati articoli della Costituzione. Ed allora, benché da parte nostra...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borghesi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, insistiamo affinché vi sia un momento di resipiscenza da parte della maggioranza e soprattutto da parte della Lega Nord Padania.
Infatti, colleghi, abbiamo la necessità di sviluppare effettivamente, come era anche nelle intenzioni della riforma degli enti lirici del 1996, un ruolo da protagonista anche dei territori e, in prima battuta, delle regioni. Dunque, l'approccio centralista, ministeriale, burocratizzante di questa riforma dovrebbe essere in qualche modo allontanato con una promozione delle regioni, dei territori e degli enti locali in una logica federalista. Perché, vivaddio, l'Arena di Verona o la Fenice di Venezia, piuttosto che il teatro Verdi di Trieste ha più interesse a promuoverli la regione di appartenenza o lo Stato?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, ancora una volta il Ministro Tremonti taglia e colpisce in modo duro soltanto i più deboli. Mentre non taglia quelli che nel Paese potrebbero dare un contributo serio.
Non taglia i poteri forti con riguardo alle banche. È di oggi la notizia che anche l'Inghilterra ha messo una tassa sui loro profitti.
In Italia, invece, si tagliano i lavoratori e, quindi, il gruppo IdV è più che mai convinto che il settore vada riformato e rilanciato. È necessario mettere ordine e ridurre gli sprechi anche consentendo ai privati di entrare nelle fondazioni e prevedendo sistemi di monitoraggio e controllo efficaci.
Il provvedimento in esame, di fatto, interrompe bruscamente il processo di privatizzazione cominciato con il decreto legislativo n. 367 del 1996 che ha previsto la trasformazione degli enti lirici in fondazioni di diritto privato.
Dunque, il gruppo Italia dei Valori...

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, a parte dare atto al Ministro Bondi, vorrei leggere al Ministro una lettera che lui ha ricevuto e che, come uomo di cultura, credo abbia anche letto. È una lettera che gli ha inviato un soprano qualche giorno fa proprio per invitarlo a riflettere su quello che stava facendo. Esordisce così: «Signor Ministro, io non sono né di destra né di sinistra». Quindi, non è un fatto di colore, signor Ministro, è un fatto diverso. E prosegue: «Io giudico i fatti e non le idee e le intenzioni. Non faccia l'errore che fecero certi intellettuali qualche decennio fa (...). Lei rischia di fare lo stesso errore considerando l'Opera un ramo secco da tagliare. L'Opera è viva e vitale ed è una vigna che va curata perché può persino aiutare l'Italia ad uscire dalla crisi di idee, dalla crisi di identità, dalla crisi di immagine e dalla crisi economica in cui ci stiamo impantanando (...)».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, è un Governo sintesi di una maggioranza che ce le canta, che ce le suona, che ha fatto ballare i cittadini solo in occasione della competizione elettorale di due anni fa. Un Governo, però, che oggi inizia a limitare proprio il suono e il canto di professionisti che nel comparto della lirica hanno la loro professione, sviluppano la loro professionalità.
Come Italia dei Valori ci sentiamo legittimati e avremo modo anche negli altri interventi di riportare proprio la voce dei lavoratori all'interno del comparto della lirica contraria rispetto a questo provvedimento. Perché in quest'Aula ci vuole ancora qualcuno che sostenga la parte dei lavoratori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, all'interno di questo Parlamento, lo stiamo vedendo tutti (nonostante la grande disponibilità della maggioranza a dialogare con l'Italia dei Valori, vale a dire a discutere e a far sì che qualche emendamento di quelli che sono stati bocciati possa essere ripescato), non c'è interesse alla discussione.
Conseguentemente poi qualcuno - perché a parlare quasi tutti siamo bravi - ci accusa, dicendo che la responsabilità del buono o del cattivo funzionamento di questo Parlamento è dell'Italia dei Valori.
L'Italia dei Valori non vuole fare altro che dialogare con il Governo e con gli altri parlamentari all'interno dell'Aula per vedere di portare a casa qualche emendamento nell'interesse della collettività. Ma se da parte del Governo e da parte di coloro i quali rappresentano una parte della maggioranza non vi è la disponibilità al dialogo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Scilipoti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.
Onorevole Barbato, la voglio preavvertire di non usare termini sconvenienti nel suo intervento - il suo precedente intervento sarà da me inviato al Presidente della Camera per gli adempimenti eventualmente da presentare all'Ufficio di Presidenza - né tantomeno di usare tali espressioni, nel momento in cui poi smette di parlare (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Prego, onorevole Barbato.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, l'Italia dei Valori è preoccupata solo dal fatto che le democristiandiavolerie che quest'Aula è tentata di produrre possano mettere a rischio la prima della Scala di Milano, che le democristiandiavolerie che quest'Aula è tentata di produrre possano solo arrecare dei casini al Bellini di Catania, dei casini all'Opera di Milano, dei casini al San Carlo di Napoli. Insomma, le democristiandiavolerie possono solo creare casini ai teatri. Pag. 79
Ecco perché l'Italia dei Valori fa le barricate: perché è la trincea della resistenza, è la trincea dei cittadini, è la trincea del dipietrismo. Questa è la difesa dei cittadini italiani (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, io tornerei per un attimo a valutare cosa è variato tra ieri ed oggi, quando ieri tre gruppi parlamentari di opposizione insieme hanno discusso di pregiudiziali di costituzionalità riguardanti il provvedimento in esame, pregiudiziali di costituzionalità, badate bene, quindi valutazioni che attengono all'essere in vita stesso del provvedimento. Da tutti veniva considerata impossibile, ai sensi della vigente Costituzione, la sussistenza del provvedimento in esame. Cosa è successo in ventiquattro ore? L'accoglimento di alcuni emendamenti, viene detto, e viene detto neanche spiegandone i motivi.
L'interrogativo è normale, è spontaneo, è scontato: siete certi che l'accoglimento di questi sparuti emendamenti salvi il provvedimento intero dai vizi di costituzionalità che ieri avevamo tutti quanti insieme denunciato? Me lo auguro, ma me lo auguro per voi.
Noi siamo convinti del contrario, quindi continuiamo ad andare avanti cercando di far recedere da scelte che in qualche modo, dal nostro punto di vista, oltre che incostituzionali sono anche sbagliate nel merito. Francamente, mi auguro che l'accoglimento di questi piccoli, pochi emendamenti possa salvare il provvedimento in esame dall'incostituzionalità latente che manifesta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, mi rivolgo al Ministro pacatamente e moderatamente, visto che anch'io vengo da una certa tradizione. Al Senato della Repubblica, mi pare nel marzo dello scorso anno, è stata approvata una risoluzione della 7a Commissione, con la quale si diceva ogni bene delle opere liriche, dei teatri lirici e che comunque, in base anche alla razionalizzazione del settore, si doveva mettere mano all'insieme degli interventi di cui necessitavano, ma che questo sarebbe avvenuto - recito testualmente - attraverso un disegno di legge.
Dunque le chiedo, signor Ministro: ma perché avete pensato invece ad un decreto-legge, ancora una volta per forzare la volontà del Parlamento, quando addirittura quella risoluzione era stata approvata all'unanimità dal Senato della Repubblica? Probabilmente, se ci fossimo messi insieme, avremmo scritto una proposta di legge seria, che avrebbe risolto i problemi, che avrebbe anche tagliato gli sprechi, perché ci rendiamo conto che ve ne sono, ed è giusto che...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cambursano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, signor Ministro, nel mondo, è conosciuta la nostra cultura riguardo al bel canto. In molte nazioni del mondo, sta tornando moderno studiare ed apprendere l'italiano al fine di imparare e conoscere la lirica. Per questo motivo, signor Ministro, non può tagliare i fondi alla lirica e al canto; è necessario, invece, aumentarli, in modo che, nel mondo, saremo ancora più conosciuti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, signor Ministro, per dimostrarle che Pag. 80non è soltanto l'Italia dei Valori a non accettare il provvedimento in esame, le leggerò un articolo di giornale: «Occupazioni, scioperi, agitazioni. A rischio le "prime" ma pure le repliche, dalla Scala di Milano (...), dall'Arena di Verona (...), dal San Carlo di Napoli al Bellini di Catania (...). Contro il Ministro Bondi, il suo decreto «tagliatutto» e la mazzata della manovra finanziaria (...). È stata Carla Fracci, icona dell'arte tersicorea, a scandire un'unica parola che sintetizza l'humus del variegato mondo della produzione e fruizione culturale oggi in Italia: resistere, resistere, resistere (...)».
Come vede, signor Ministro, non è soltanto l'Italia dei Valori a lamentarsi del provvedimento in esame.

MARCO CAUSI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, prendo la parola perché, già più volte, in quest'Aula, in questi giorni, ho sentito pronunciare da parte di molti colleghi un'inesattezza, che ha origine da un'analoga inesattezza che il Ministro Bondi ha pronunciato in occasione della sua audizione di giovedì 17 giugno.
Molti di noi, infatti, sono convinti che le donazioni o le erogazioni liberali delle imprese italiane alla cultura non siano, attualmente, integralmente deducibili. Invece, non è così. All'articolo 65, ora articolo 100, comma 2, lettera m), del testo unico delle imposte sui redditi si legge che le erogazioni liberali in denaro a favore dello Stato, delle regioni, degli enti territoriali, di enti o istituzioni pubbliche, di fondazioni o di associazioni legalmente riconosciute per lo svolgimento di compiti istituzionali e di progetti nei settori dei beni culturali e dello spettacolo, sono deducibili.
Quindi, attualmente, è prevista l'integrale deducibilità delle donazioni delle imprese dalle loro imposte (cioè, dall'IRES e dall'IRAP). Si tratta di una modifica del testo unico delle imposte sui redditi introdotta con l'articolo 38 della legge n. 342 del 2000 per iniziativa meritoria dell'allora Ministro Giovanna Melandri. È da dieci anni, quindi, che esiste questo regime. Secondo gli ultimi dati relativi al 2007 pubblicati dal Ministero, sono transitati 32 milioni di euro di contributi, rispetto ad una capienza potenziale di 100. Pertanto, vi è molto da lavorare per aumentare questo filone.
Vorrei, inoltre, ricordare al Ministro che è inesatto dire che occorre aumentare la defiscalizzazione, perché è già prevista totalmente. Oggi, infatti - è l'ultimo concetto che esprimo - ci si lamenta che le attuali fondazioni lirico-sinfoniche vivano per il 60 per cento con il Fondo unico per lo spettacolo: ciò viene considerato un elemento di grande inefficienza. Ricordiamoci che prima del provvedimento del 1996, questa percentuale era pari al 100 per cento. Pertanto, in questi quindici anni, pur con un percorso di riforma ancora da completare, ed anche disegualmente distribuito sul territorio nazionale, vi sono delle fondazioni lirico-sinfoniche che vivono meno di spesa statale di quanto non vivessero un tempo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Causi 1.36, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Laboccetta... onorevole Pittelli... onorevole Ghiglia... onorevole Savino... onorevole Leo... onorevole Berardi... onorevole Cuomo... onorevole Fallica... onorevole Distaso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 487
Votanti 484
Astenuti 3
Maggioranza 243
Hanno votato
484).

Pag. 81

Prendo atto che i deputati Boccuzzi e Compagnon hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, volevo solo chiedere, siccome è stata una seduta faticosa e penso che lo sarà ancora, se fosse possibile avere idea di come proseguire.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, comunico che andremo avanti con i nostri lavori sino alle 20,30 e ci fermeremo per mezz'ora. Riprenderemo i lavori alle 21, per proseguire fino alle 24 con la seduta notturna.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ciocchetti 1.100.

EMERENZIO BARBIERI. Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMERENZIO BARBIERI, Relatore. Signor Presidente, la riformulazione dell'emendamento Ciocchetti 1.100 è la seguente: «Al comma 1, dopo la lettera a), aggiungere la seguente: a-bis) miglioramento e responsabilizzazione della gestione attraverso l'individuazione di indirizzi imprenditoriali e di criteri, da recepire negli statuti delle fondazioni, volti alla designazione di figure manageriali di comprovata e specifica esperienza alle quali compete di indicare il direttore artistico e che rispondono del proprio operato sotto il controllo di un collegio dei revisori, presieduto da un rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze e composto da altri due membri, di cui almeno uno magistrato della Corte dei conti».

PRESIDENTE. Onorevole Ciocchetti, accetta la riformulazione proposta dal relatore?

LUCIANO CIOCCHETTI. Assolutamente sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del Governo è conforme.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, l'emendamento dell'onorevole Ciocchetti andava letto probabilmente nella prima stesura, cioè prima della riformulazione, perché avrebbe avuto certamente il voto favorevole dell'Italia dei Valori.
Come si può leggere, nella prima formulazione la «designazione di figure manageriali di comprovata e specifica esperienza alle quali compete di indicare il direttore artistico e che rispondono del proprio operato sotto il controllo di un collegio dei revisori composto da magistrati della Corte dei conti» certamente dava più garanzia nei controlli delle nomine e della gestione delle fondazioni. Uno dei problemi veri che ci troviamo davanti nella gestione delle fondazioni non è solamente il fatto che vi siano bilanci in rosso, che certamente è un elemento di criticità. Probabilmente, visto e considerato che tanti sono i soldi pubblici che finiscono nelle fondazioni lirico-sinfoniche e che, a fronte di questi soldi che arrivano dallo Stato e dagli enti locali, non corrispondono adeguate forme di controllo proprio sulla gestione, credo che bene avrebbe fatto l'onorevole Ciocchetti a lasciare proprio all'indipendenza e alla terzietà di magistrati provenienti dalla Corte dei conti il compito di controllare.
Invece, in questo emendamento, come riformulato, si determina una pericolosa sovrapposizione tra controllore e controllato: praticamente il Governo nomina e il Governo controlla, attraverso il Ministero dell'economia e delle finanze, che presiede il collegio dei revisori dei conti, composto da due componenti, di cui uno solo invece è magistrato della Corte dei conti.
Invito a riflettere bene su questo emendamento, su cui noi dell'Italia dei Valori voteremo contro. Infatti, se davvero vogliamo riformare il sistema delle fondazioni Pag. 82lirico-sinfoniche, è opportuno che vi sia una gestione trasparente, nei finanziamenti, nei consigli di amministrazione, nelle nomine e nel potere di gestione delle strutture.
In questo senso, nella prima formulazione, l'emendamento sarebbe stato certamente un elemento di garanzia e di trasparenza che oggi, invece, non riscontriamo più, soprattutto considerato che è proprio il Ministero dell'economia e delle finanze che sta determinando l'affossamento delle fondazioni lirico-sinfoniche, con tagli lineari del 50 per cento, con tagli sul Fondo unico per lo spettacolo, da cui si attingono quei finanziamenti e quei soldi che finiscono nelle fondazioni lirico-sinfoniche.
Alle fondazioni lirico-sinfoniche si chiede, ovviamente, di pareggiare i bilanci, ma non si danno gli strumenti affinché possano poi fare impresa di cultura, coinvolgere privati o gestire, per esempio, la programmazione artistica in una maniera certamente migliore.
Questo emendamento non cambia l'impostazione del provvedimento.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PIERFELICE ZAZZERA. È un emendamento che non incide sul profondo dissenso, che noi, invece, ribadiamo nei confronti di un provvedimento il cui unico scopo è quello di massacrare il mondo del lavoro dello spettacolo e che metterà a serio rischio anche la stessa proposta di legge a prima firma Carlucci...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Zazzera.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, anche questo emendamento, in realtà, sta dimostrando che manca una reale idea di come aiutare questi enti ad uscire dalla situazione in cui si trovano.
Infatti, dire che si intende affidare la gestione a persone di comprovata esperienza, vuol dire tanto e vuol dire niente, se non si definiscono i requisiti di queste persone, la managerialità e i criteri di managerialità che devono essere presi in considerazione. Non è necessario, infatti, avere svolto questa specifica attività da un'altra parte perché si possa parlare di comprovata esperienza: magari era il politico di turno «trombato» da qualche parte che è stato messo lì...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Borghesi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche questo emendamento - che mi sembra sia firmato dai colleghi dell'Unione di Centro - dimostra quanto tenue e debole sia stato l'accordo con la maggioranza, perché, di fatto, appesantisce la già pesante norma di cui stiamo discutendo.
Vi spiego: il fatto di prevedere figure manageriali di comprovata e specifica esperienza non porta una virgola di novità rispetto alla legge del 1996, la quale affida al sovrintendente il ruolo di manager e individua in lui una persona con comprovate capacità organizzative nel settore dell'organizzazione dei diritti musicali.
Altrettanto dicasi per il collegio dei revisori composto da magistrati della Corte dei conti. Se è vero che abbiamo sempre cercato di evitare che i magistrati facessero altro rispetto al loro lavoro, vi sembra ragionevole che adesso si scarichino sui magistrati amministrativi della Corte dei conti anche funzioni di questo tipo, quando già la legge vigente attribuisce al Ministero dell'economia e delle finanze la nomina del collegio dei revisori, che deve essere scelto tra persone...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Monai.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

Pag. 83

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, questo emendamento aiuta ancora di più a capire.
Signor Ministro, chi ha scritto questo decreto-legge? Non lei, perché questa riformulazione ci porta, finalmente, alla chiarezza del vostro progetto: cosa c'entra il fatto che a presiedere il collegio dei revisori vi sia un rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze?
Questa riformulazione dell'emendamento 1.100 svela quello che realmente volete: inserire anche gli enti e le fondazioni liriche nei tagli scriteriati che questo Governo sta facendo, senza distinguere, da una parte o dall'altra, ciò che va salvaguardato, ciò che serve anche all'economia italiana e, al contrario, ciò che non serve a niente e costituisce un privilegio, che garantisce soltanto qualche notabile che non avete il coraggio né la forza...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Messina.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.
Onorevole Rota, non vuole parlare?

IVAN ROTA. Signor Presidente, semplicemente non l'ho sentita, non mi redarguisca anche lei...!

PRESIDENTE. Non mi permetterei mai... Prego, onorevole Rota.

IVAN ROTA. Stupisce, in quest'Aula, come mai l'Italia dei Valori assolva al suo ruolo di opposizione quando ritiene che ci sia qualcosa che non va.
Ricorro a quello che Silvano Conti, del comparto lirico-sinfonico della CGIL, all'indomani della manifestazione di ieri davanti al Ministero per i beni e le attività culturali, ci ha detto: adesso ci aspettiamo dalle forze politiche di minoranza alla Camera, ma anche da parte della maggioranza, una dura opposizione al decreto-legge di riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche in esame alla Camera, il quale è uscito dall'Aula del Senato in una versione addirittura peggiorativa rispetto a quello licenziato dalla Commissione.
Allora, non deve stupire la posizione dell'Italia dei Valori, ma quella di un Ministero e di un Ministro che non hanno saputo ascoltare le persone che, all'interno del comparto, hanno alzato un grido di allarme. Questo è il senso dei nostri interventi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, con il decreto-legge in esame si costringono le fondazioni lirico-sinfoniche con una sorta di ricatto. Infatti, si precarizza il loro personale e si attua il riequilibrio dei bilanci facendo pagare le perdite alla parte più debole delle strutture artistiche.
In merito agli articoli 2 e 3, si tratta di norme estremamente mortificanti per il lavoro degli artisti, che stanno trovando solidarietà da parte di tanti cittadini e di tutte le parti politiche. Si ritiene, altresì, che con l'approvazione di questo decreto-legge i lavoratori delle fondazioni lirico-sinfoniche non avranno più voce e diritti e che la loro arte non potrà più essere espressione di libertà.
Si teme, inoltre, che con tale provvedimento i teatri lirici verranno inondati di grandi schermi e di grandi eventi, continuando a penalizzare la cultura vera in favore di una cultura televisiva.
Inoltre, i provvedimenti relativi alla previdenza per i ballerini, per i quali occorreranno 2 milioni di euro...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Paladini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, noi vogliamo collaborare e vogliamo discutere con lei, in modo particolare, su questo emendamento.
Tuttavia, non riusciamo a capire - nel senso buono: attenzione alle parole! - il Pag. 84significato dell'emendamento 1.100 quando indica un direttore artistico, il quale è sotto il controllo di un collegio dei revisori composto da magistrati della Corte dei conti. Che senso ha? E poi si aggiunge che il collegio è presieduto da un rappresentante designato dal Ministero dell'economia e delle finanze.
Allora, vorremmo capire bene ed ecco perché nasce la dialettica all'interno di questo Parlamento, ossia proprio per cercare di capire meglio il contenuto degli emendamenti, di poter esprimere ciò che pensiamo e di confrontarci, nel senso più nobile della parola, e di tirare fuori ciò che c'è di buono. Tuttavia, dall'altra parte non c'è disponibilità perché primo ...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Scilipoti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, le parole da me pronunciate non sono mie, ma quelle degli italiani liberi.
Sono le parole degli italiani che resistono. Sono le parole degli italiani che cercano la libertà e che soprattutto non vogliono sottostare ai ricatti, come quello del decreto-legge n. 64 del 2010, con il quale si vuole precarizzare il personale (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!

FRANCESCO BARBATO... con il quale si vogliono ricattare le fondazioni lirico-sinfoniche, con il quale si cerca di riequilibrare i bilanci facendo pagare ai lavoratori, cioè alla parte più debole. Insomma, siamo di fronte al solito ricatto, come quella della FIAT a Pomigliano, dove si chiede ai lavoratori se scegliere tra una morte immediata o il taglio del braccio.
È a questi ricatti che l'Italia dei Valori dice di no e resiste con tutti gli italiani, che resistono a questa politica dei ricatti...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Barbato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, al di là di tutte le altre considerazioni trovo l'emendamento in esame un po' disarticolato e di difficile applicazione, perché, se non leggo male, si stabilisce che il direttore artistico dovrebbe essere nominato da figure manageriali di comprovata e specifica esperienza, senza dire, però, quale sia la specifica esperienza e da chi deve essere comprovata.
Al di là di questo, si aggiunge che il direttore artistico - non un semplice manager, ma un manager dell'arte e della cultura - dovrebbe operare sotto il controllo di un collegio dei revisori, composto da magistrati della Corte dei conti. Ma vi chiedo se i magistrati della Corte dei conti in servizio possono costituire un collegio di revisori, che a loro volta dovrebbero controllare un direttore artistico che si occupa di arte e di cultura e non di conti, perché non è tenuto solo alla regolarità dei conti e alla legittimità degli atti, ma a produrre cultura? Tutto ciò è applicabile? Lo possono fare i magistrati della Corte dei conti...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Porcino.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, se ve ne fosse bisogno con questo emendamento, così come è stato formulato e soprattutto riformulato su richiesta del relatore Barbieri, si ha la conferma che il vero estensore del decreto-legge in esame non è l'artista, non è il poeta, non è il Ministro Bondi, ma è il Ministro Tremonti, il quale ha preteso - e ovviamente ottenuto - che anche il controllo formale e sostanziale delle fondazioni opere liriche avvenisse sotto l'egida del Ministero dell'economia e delle finanze. Infatti, la riformulazione dell'emendamento 1.100 proposto dall'Unione di Centro prevede, Pag. 85per l'appunto, che il collegio dei revisori non sia solo composto da magistrati della Corte dei conti - e sarebbe bene, visto che fanno bene il loro mestiere, continuare a controllare cosa avviene nella pubblica amministrazione e soprattutto nella Protezione civile e non soltanto...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cambursano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, signor Ministro, la razionalizzazione dell'organizzazione delle fondazioni liriche-sinfoniche deve avvenire sulla base dei principi di tutela e della valorizzazione professionale dei lavoratori, di efficienza, di corretta gestione e di economicità, con imprenditoriale sinergia fra le fondazioni, allo scopo di favorire l'intervento, anche congiunto, di soggetti pubblici e privati.
In ogni caso, occorre tenere conto dell'importanza storica della cultura del teatro di riferimento della fondazione lirico-sinfonica, desunta dalla data di fondazione del teatro e dalla sua collocazione nella tradizione operistica italiana.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, trovo veramente particolare questo emendamento, in base al quale il Governo dovrebbe emanare un regolamento per migliorare e responsabilizzare la gestione attraverso l'individuazione di indirizzi imprenditoriali cui dovranno uniformarsi le autonomie statutarie delle fondazioni. Se si devono uniformare, che autonomie sono? Inoltre, dovrebbero nominare un direttore artistico e rispondere, questi manager, del proprio operato sotto il controllo di un collegio dei revisori composto da magistrati della Corte dei conti. È come se chiedessimo di coinvolgere nel controllo gestionale le procure della Repubblica.
La Corte dei conti, invece, deve continuare a svolgere la sua attività di controllo esternamente e non internamente agli organi di controllo delle fondazioni.
Credo che stiamo rasentando il tentativo di coinvolgere un potere dello Stato... (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciocchetti 1.100, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole D'Amico, onorevole Martinelli, onorevole Cuomo, onorevole Concia, onorevole Milanese, onorevole Cristaldi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 469
Votanti 468
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato
445
Hanno votato
no 23).

Prendo atto che i deputati Compagnon, Castiello, Cosenza, De Angelis, Misuraca e Pes hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito a votare.

EMERENZIO BARBIERI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMERENZIO BARBIERI, Relatore. Signor Presidente, abbiamo tentato con i colleghi dell'Italia dei Valori di ragionare attorno all'emendamento Zazzera 1.4, ma gli amici dell'Italia dei Valori non lo ritirano, Pag. 86quindi le chiederei di ritornare a questo emendamento precedentemente accantonato.

PRESIDENTE. Se torniamo all'emendamento Zazzera 1.4, precedentemente accantonato, ricordo che era già intervenuto per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, alla fine viene fuori la verità, e quest'ultima è che non c'è da parte di questo Governo nessuna voglia di lavorare e collaborare con le opposizioni per migliorare un testo che è indecente. Signor Ministro, lei lo sa perfettamente: ha previsto all'interno di questo testo tagli scriteriati, ha previsto all'interno di questo testo invasioni di campo da parte di altri Ministri che nulla hanno a che vedere con l'arte e con le fondazioni liriche, ha previsto di non tutelare i lavoratori e ha previsto ingerenze di tutti i tipi.
A me dispiace che lei si alzi e vada via, perché sicuramente quello che state facendo è che vi state assumendo una responsabilità seria nei confronti di un settore, quello delle fondazioni, che è un settore sicuramente trainante. Voi non avete guardato i dati. Signor Ministro, non è un settore da tagliare. Negli ultimi tre anni ci sono stati incrementi di presenze nei teatri italiani e nel settore della lirica. Il numero degli spettacoli è aumentato in maniera esponenziale, come anche gli ingressi...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Messina. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, intervengo nel tentativo di dare un minimo di legalità a questo provvedimento. Si tratta di materia concorrente tra Stato e regioni, e quindi non possiamo escluderle sistematicamente. Dobbiamo prendere atto che l'articolo 117 della Costituzione ha sancito quali sono le materie strettamente di competenza dello Stato e quali sono invece le materie di competenza concorrente con le regioni. Quindi, non capire che è assolutamente necessario inserire la Conferenza unificata Stato-regioni per procedere su questi argomenti, vuol dire commettere un madornale errore che decreta la morte di questo provvedimento, comunque, per la incompatibilità con...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Piffari Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, visto che questo emendamento era stato accantonato, avevamo capito che c'era la disponibilità di elaborarlo insieme e di approvarlo sempre nell'interesse della collettività e del Paese.
Però ora ci accorgiamo che le cose dette qualche minuto fa non hanno più senso in quest'Aula a distanza di qualche minuto (10, 15, 20 minuti). Infatti, prima la posizione era quella del dialogo e avevamo pensato che attraverso la discussione e attraverso l'elaborazione insieme di questo emendamento potessimo trovare una soluzione idonea per far sì che venisse approvato e migliorato nel senso buono della parola, come si suole dire, questo decreto-legge in sede di conversione in legge. Ora però non capiamo signor Ministro...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Scilipoti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, abbiamo sostenuto anche con una pregiudiziale di costituzionalità che questo provvedimento non corrisponde alla Carta fondamentale del nostro Paese. Uno dei motivi è che questa normativa non coinvolge minimamente le regioni pur essendo responsabilità Pag. 87concorrente tra lo Stato e la regione. Allora cerchiamo di rimediare a questa illegittimità inserendo nella norma la necessità dell'intesa con la Conferenza unificata, cioè la Conferenza Stato-regioni proprio per evitare la palese incostituzionalità di questa normativa.
Avete respinto la nostra pregiudiziale di costituzionalità, quindi cerchiamo di farvi rimediare e speriamo che ci sia una modifica del parere del relatore...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Favia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, prima il presidente Cicchitto, nel suo intervento, aveva voluto immaginare e disegnare un'Italia dei Valori isolata. Può darsi che l'Italia dei Valori sia isolata in quest'Aula, non lo è certamente tra i lavoratori, quelli della Scala che ieri hanno scioperato e fatto saltare il Faust, non lo è fra i lavoratori e gli artisti che dovevano mettere in scena la Manon a Roma e il Manfred a Torino, non lo era a Genova dove si doveva fare la Tosca per una giornata di lavoro devoluta al Gaslini o a Venezia dove l'antigenerale del Giro di vite è stata aperta al pubblico.
Insomma di fronte a questo muro contro muro non c'è l'Italia dei Valori e il Governo, non c'è l'Italia dei Valori contro la maggioranza...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Evangelisti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, voglio esprimere tutto il disappunto dell'Italia dei Valori e degli italiani perché i teatri lirici verranno invasi dai grandi schermi, dai grandi eventi. Vedremo ciò già venerdì quando al Teatro San Carlo di Napoli verrà il Ministro Maroni a portare la gloriosa banda della Polizia italiana.
Ebbene viene sconvolto tutto il sistema perché al Teatro San Carlo vogliamo sentire le opere, vogliamo sentire quella qualità di produzione che attira soprattutto turismo di qualità e invece a Napoli, anziché portare la banda, il Ministro deve portare più polizia perché abbiamo bisogno di intelligence e di più polizia giudiziaria a fianco dei magistrati. Insomma è quel tipo di polizia di cui abbiamo bisogno e non della musica quando non occorre.
Al Teatro San Carlo, invece, occorre musica di qualità per favorire soprattutto il turismo di qualità. Ecco perché è tutto sbagliato...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Barbato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei focalizzare l'attenzione dell'Aula su questa circostanza. L'emendamento Zazzera 1.4 faceva e fa il paio con l'emendamento 1.32 del collega Zaccaria, che da eminente costituzionalista ha fornito un assist alla maggioranza individuando una possibile scappatoia dal vizio di legittimità costituzionale auspicando che il Governo in questa manovra di delegificazione totale di questa normativa quantomeno proceda con l'intesa della Conferenza unificata, l'organismo che raccoglie la Conferenza Stato-regioni e la Conferenza città ed autonomie locali.
Mi pare del tutto ragionevole che almeno su questo emendamento che non è soppressivo, non è ostruzionistico, ma rispecchia un principio costituzionale che voi state violando e che in qualche modo, grazie anche all'onorevole Zaccaria...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Monai. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, signor Ministro, i criteri dettati per la delega al Governo per procedere al riordino Pag. 88del settore lirico-sinfonico appaiono più che altro affermazioni di principio, che ormai siamo abituati ad ascoltare, ogni volta, in ogni decreto. Infatti, ai previsti criteri di efficienza e correttezza di bilancio non sembrano seguire assolutamente fatti concreti. Non è oltretutto ben chiara la partecipazione integrata delle risorse di pubblico e privato, in quanto la partecipazione privata non è affatto incentivata, come invece, al contrario, dovrebbe essere nel momento in cui si taglia. Non è così, purtroppo, e permane una politica assistenziale da parte dello Stato, con delle fondazioni sempre più statalizzate, altro che privatizzazione del settore delle fondazioni liriche! Siamo davanti ad una statalizzazione, forse per andare a controllare un settore che magari, essendo culturalmente evoluto, era anche più libero rispetto ad altri. L'intervento governativo è, quindi, oltremodo pervasivo...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mura. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. La ringrazio, signor Presidente. Ministro, questo provvedimento, come lei stesso ha sostenuto, tende a razionalizzare le spese nel settore che pare costi allo Stato oltre 240 milioni di euro l'anno. È anche per tale ragione che il nostro gruppo è sicuramente a favore di una riforma, ma questa deve tendere a migliorare il settore e non deve essere dettata, come d'altronde accade per tutti gli altri settori, dal Ministro Tremonti. Sembra che questo Ministro Tremonti riesca a coniugare soltanto il verbo tagliare: per lui bisogna fare esclusivamente cassa. Purtroppo, questo fare cassa al gruppo dell'Italia dei Valori non sta bene, perché si sta bloccando il Paese e in questo caso si sta bloccando la crescita culturale del Paese, perché lo spettacolo produce cultura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, il decreto-legge n. 64 del 2010 si inserisce coerentemente nel quadro delle misure penalizzanti adottate dal Governo nei confronti della cultura, dell'istruzione e della ricerca. In questo caso, peraltro, vengono operati tagli indiscriminati in un settore in cui l'Italia è sempre stata leader internazionale. Si afferma, ancora una volta, una visione che considera la cultura un bene superfluo, cui si possono imporre delle rinunce nei periodi di crisi, quando invece essa, e non solo, assolve alla funzione civile e sociale indispensabile per il futuro del Paese, ma rappresenta comunque una risorsa economica.
Le critiche mosse oggi dal gruppo dell'Italia dei Valori al provvedimento si concentrano su alcuni aspetti specifici: il blocco delle assunzioni, la centralizzazione e la ripubblicizzazione della contrattazione collettiva nazionale con il trasferimento della funzione di rappresentanza...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Paladini.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mecacci, Cuomo, Centemero, Martinelli, Mura...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 441
Votanti 440
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato
172
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che il deputato Compagnon ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito a votare. Pag. 89
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 1.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, è opportuno segnalare alcuni passaggi che, a nostro giudizio, sono fondamentali, prevalentemente dal punto di vista politico.
L'emendamento Zazzera 1.3 non fa altro che proporre di sopprimere le parole: «e organizzativo». Il Governo, infatti, non ha preso in seria considerazione né ha vagliato le nostre proposte emendative, esprimendo su di esse parere contrario. Ciò significa, signor Presidente, signor Ministro, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, che da parte vostra non vi è la disponibilità al dialogo.
Molte volte, quando all'interno di quest'Aula si è affermato che da parte dell'Italia dei Valori vi è solo la volontà di fare ostruzione e nient'altro, si è detto qualcosa che non corrisponde al vero. Prima di dare giudizi o di utilizzare le parole che spesso non hanno il significato di quanto si intende dire, si dovrebbe pensare attentamente e verificare ciò che succede, ciò che è successo e ciò che potrà succedere, con l'approvazione di alcune proposte emendative.
L'atteggiamento dell'Italia dei Valori all'interno di quest'Aula non è di scontro, né vuole essere una mancanza di rispetto del Governo o dei parlamentari, ma vuole essere un atteggiamento di rispetto del Governo e dei parlamentari, nel tentativo di portare avanti e di sostenere tesi che dovrebbero essere a sostegno di coloro i quali, in questa Italia, vengono chiamati cittadini italiani. Noi cerchiamo di svolgere una battaglia. Molte volte succede che la nostra battaglia sia dura, prendiamo posizioni che possono o potrebbero non essere condivise da alcuni parlamentari, ma ciò non significa niente: è il nostro modo di fare politica, di dare risposte e di segnalare argomenti che dovrebbero essere automaticamente già recepiti da parte del Governo e da parte di coloro i quali stanno all'interno di questa Aula parlamentare.
Onorevoli colleghi, colleghi della maggioranza e colleghi che appartenete ai partiti che rappresentano all'interno di quest'Aula le minoranze e l'opposizione, noi non vogliamo creare confusione, ma vogliamo creare e costruire assieme a voi un'alternativa credibile, che possa dare risposte nell'interesse del Paese. Creare un'alternativa possibile significa capire già, immediatamente, sia da parte nostra, sia da parte di coloro che stanno fuori da questo Parlamento (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, l'onorevole Scilipoti ha a disposizione il tempo che gli spetta.

DOMENICO SCILIPOTI. ...capire e portare avanti una riflessione politica, che è quella di creare sin d'ora, con la maggiore chiarezza e nitidezza possibile, un progetto alternativo a un sistema di governo che noi non condividiamo.
Allora, è qui che dovremmo confrontarci per costruire l'alternativa e parlare in termini politici, per far sì che si crei veramente un blocco all'interno di quest'Aula parlamentare e anche fuori dal Parlamento, che parli un linguaggio unico, alternativo a un modo di gestire e di pensare la politica.
Noi non vogliamo essere i primi della classe o i più bravi, come qualcuno, poco fa, intervenendo, ha detto di ritenere: noi riteniamo di essere un pezzo importante del Paese e di rappresentare all'interno di quest'Aula tanti cittadini. Ai cittadini che noi rappresentiamo e che in questo momento stiamo rappresentando abbiamo dato e abbiamo detto determinate cose. Le dobbiamo portare avanti e dobbiamo continuare a sostenere le battaglie che avevamo promesso nel Paese. Non si tratta di battaglie di ostruzionismo, né di battaglie condotte al fine di avere una maglietta, ma di battaglie condotte nell'interesse della collettività. In questo momento, quindi, dobbiamo svolgere una riflessione, amici che state...

Pag. 90

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, colleghi, anche in questo caso si tratta di un emendamento molto perspicuo e convincente: si vuole eliminare la possibilità che il Governo non si limiti a revisionare l'assetto ordinamentale (e fin qui passi), ma si spinga ad intervenire sull'assetto organizzativo. Questa previsione fa il paio con la lettera f) dell'articolo 1, dove - udite udite - si prevede che il regolamento possa contenere l'eventuale previsione di forme organizzative speciali. Che cosa significa «forme organizzative speciali»? Cosa volete: preporre il commissario della Protezione civile anche alle fondazioni liriche? Vista la formula dell'organizzazione speciale, che voi volete demandare al Governo, e vista la circostanza dei Grandi eventi e della Protezione civile che ormai entra dappertutto, vorrei capire se anche in questo caso vi sia qualche retropensiero che va in tale direzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, si tratta di un provvedimento che noi abbiamo giudicato sbagliato sin dall'inizio, abbiamo giudicato dannoso per le fondazioni lirico-musicali e per il mondo dello spettacolo e della produzione culturale. Ancora una volta noi riteniamo che il Governo operi tagli indiscriminati; e, quel che è peggio, lo fa in un settore in cui l'Italia è sempre stata leader internazionale: la cultura.
Quando si parla dell'Italia all'estero, signor Presidente, si pensa a Dante, a Michelangelo, a Giuseppe Verdi, a tanti altri che qui non sto a citare. Come diceva un grande maestro, disinvestire sulla cultura significa ignorare il patrimonio culturale italiano e lanciare un messaggio negativo a livello di immagine del nostro Paese.
Si è ritenuto doveroso, e lo stiamo facendo ancora, contrastare il decreto-legge in esame, perché teniamo alle sorti della cultura italiana, coerentemente con i nostri valori. La cultura è un valore in sé, noi riteniamo, è un fattore di sviluppo civile ma anche economico. Per questo noi continuiamo a batterci...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, anche l'emendamento in esame, che sembrerebbe di modesta portata, al contrario nasconde quanto questo Governo intende perpetrare: nel momento in cui si chiede al Ministro competente di intervenire sulle fondazioni liriche, non solo relativamente alle questioni ordinamentali delle stesse (in quel caso credo che il diritto sia pieno), ma anche alle questioni organizzative. Sostanzialmente, col precedente emendamento si dice: il Ministro dell'economia e delle finanze controlla anche il direttore artistico; il Ministro per i beni e le attività culturali incide sull'organizzazione delle fondazioni, alla faccia delle liberalizzazioni che avevate pensato, alla faccia del coinvolgimento dei privati, che dovrebbero essere lasciati liberi di...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. L'Italia dei Valori non è isolata: gode del conforto dei tanti cittadini di cui essa vuole essere la voce; è invece questo palazzo probabilmente ad essere isolato rispetto alle realtà che stanno all'esterno, e che questo Governo dovrebbe ascoltare. Fabio Gozzo, segretario del settore spettacolo della UILCOM-UIL, afferma sul decreto-legge in discussione: «Abbiamo un rincrescimento forte per il mancato ascolto da parte del Ministro. Ci siamo trovati di fronte un decreto-legge preconfezionato, senza la possibilità di dire la nostra opinione come ci era stato promesso dal Ministro». Oggi tale Pag. 91decreto-legge è arrivato alla Camera blindato: è passato in due ore in Commissione cultura, e adesso in Aula.
Vi è un attacco alla cultura su tre livelli: il decreto-legge di riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche, i tagli al FUS e i tagli agli enti locali. Questo Governo, se veramente volesse essere coerente e conseguente, dovrebbe cominciare ad ascoltare i cittadini...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, lo scorso venerdì si è aperta all'Arena di Verona la stagione estiva con una splendida Turandot con la regia di Franco Zeffirelli. Prima dell'inizio della rappresentazione gli artisti, per protesta contro il decreto-legge in discussione, hanno cantato il nostro inno nazionale; è stata data poi lettura di un loro comunicato, anche in lingua inglese.
E devo dire che c'è stato un applauso corale di 15 mila spettatori, che hanno ritenuto in tal modo di dover dare supporto ai lavoratori dell'Arena di Verona, a dimostrazione che questo è un decreto-legge che viene visto come qualcosa di negativo da chi lo deve applicare.
Per tali ragioni stiamo facendo questa opposizione dura, perché volevamo cambiarlo in alcune parti fondamentali e non fare semplicemente un poco di lifting.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borghesi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, mi rivolgo al Ministro Bondi. Ho apprezzato la sua iniziale resistenza e opposizione ai tagli che stavano facendo al suo Ministero, perché lei, Ministro, sa meglio di me che la cultura e l'arte sono la vita e il futuro di questo Paese. Non capisco poi perché alla fine abbia abbandonato questa resistenza e consentito che venissero messe le mani su questa fonte irrinunciabile ed importantissima che l'Italia ha: la cultura e l'arte.
Noi dell'Italia dei Valori siamo dispiaciuti per tale ragione. Avremmo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, in La Stampa di ieri si legge: «Oggi nei teatri d'opera va in scena lo sciopero. Barricate contro il decreto Bondi che diventa legge. Si litiga sugli integrativi: ecco le indennità contestate». Questo è quel che all'esterno appare essere la nostra discussione.
Poteva essere un altro il modo di affrontare il problema e di dare soluzioni alle questioni poste; poteva esserci probabilmente una disponibilità ad ascoltare chi, con spirito sempre costruttivo, aveva formulato proposte migliorative; poteva essere un atto di reviviscenza operosa, che in qualche modo e molto probabilmente non avrebbe esposto il Governo e la maggioranza ad un intervento del giudice costituzionale, il quale considererà in violazione della Costituzione le norme che il Parlamento si appresta ad approvare.
Resta da capire quali sono gli emendamenti così rilevanti che hanno indotto altre due forze politiche, che insieme con noi avevano...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Aniello Formisano. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, siamo sempre sull'articolo 1. Non ci nascondiamo che l'intento e l'impianto che tengono in piedi il provvedimento sono quelli di rendere, dal punto di vista economico, più vantaggiosa la gestione del mondo della cultura, in particolare della lirica e dei teatri.
Tuttavia, nell'adottare questi provvedimenti e quindi nel limitare magari il Pag. 92doppio lavoro per i lavoratori del mondo dello spettacolo, lo facciamo per i magistrati della Corte dei conti, quando anche in un'azienda, come lo è una fondazione, la normalità - è il diritto privato che regge - è che anche lì i revisori dei conti devono scendere...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Piffari. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, signor Ministro, gli enti operanti nel settore musicale sono stati trasformati in fondazioni di diritto privato dal decreto legislativo n. 367 del 1996, al fine di eliminare rigidità organizzative connesse alla natura pubblica dei soggetti e di rendere disponibili le risorse private in aggiunta al finanziamento statale, costituito principalmente dal Fondo unico per lo spettacolo.
Attualmente le fondazioni lirico-sinfoniche sono 14: il teatro comunale di Bologna, il teatro comunale di Firenze, il teatro comunale dell'Opera di Genova, il teatro alla Scala di Milano, il teatro San Carlo di Napoli, il teatro Massimo di Palermo, il teatro dell'Opera di Roma, il teatro Regio di Torino, il teatro comunale Giuseppe Verdi di Trieste, il teatro La Fenice di Venezia e l'Arena di Verona (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, signor Ministro, di certo non si può mirare all'efficienza soltanto con le parole, ma nei fatti purtroppo è il caso di questo provvedimento. Raggiungere l'efficacia e il risparmio poi a discapito dei lavoratori di certo non è giusto, ma soprattutto non è possibile. Con questo decreto-legge torna in auge il problema del precariato, perché si costringono le fondazioni lirico-sinfoniche ad una specie di ricatto, e si precarizza di nuovo il suo personale. Ecco perché ci sarebbe stato bisogno di un maggior approfondimento di questi argomenti in Aula, ma non è stato possibile e lo stiamo facendo ora. La realtà comunque è evidente. L'obiettivo soprattutto è unico: purtroppo si sta mirando alla non conoscenza...

PRESIDENTE. Grazie onorevole Di Giuseppe. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, dietro la nostra richiesta di soppressione di questa parola «organizzativo» c'è una nostra grande preoccupazione, quella che il Governo - come ha già fatto per altri settori - voglia mettere sotto tutela anche quello della cultura.
Siamo convinti che vi è un filo che collega i tagli in materia di scuola, formazione, cultura, e le affermazioni del Premier sulla RAI (che, se non si comporta bene, dev'essere revocata o sospesa la relativa convenzione). Questo attacco a tutti gli aspetti culturali del nostro Paese ci porta a pensare che vi siete dimenticati di una cosa, cioè di prevedere che le fondazioni liriche debbano cedere gratuitamente il proprio lavoro e le proprie opere a Mediaset, perché manca soltanto questo per finire di appropriarvi della cultura del nostro Paese...

PRESIDENTE. Grazie onorevole Favia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, ritengo che questo emendamento - sinceramente lo dico ai colleghi dell'Italia dei Valori - abbia un profilo tutto sommato neutrale, perché, o si aggancia alla parola «organizzativo» qualcos'altro o altrimenti eliminare esclusivamente «organizzativo» non ha grande senso, non aggiunge e non toglie nulla. È il motivo per cui noi ci asterremo su questo emendamento. Tuttavia colgo l'occasione Pag. 93per dire anche alle persone, tante, che stanno ascoltando il nostro dibattito, e che sono fuori di qui e sono i lavoratori del movimento che - se mi permettete - il Partito Democratico ha molto a cuore, che non sono i toni e non è il numero di parole che fa l'efficacia di una opposizione, ma i risultati che si raggiungono. Questa è la pratica parlamentare. Allora come dice Pennac - ho già avuto modo di dirlo - se noi stiamo solo ai toni, solo ai toni, noi ci comportiamo come fanno i dittatori. Io personalmente ho un'altra idea di democrazia, e un'altra idea di come si lavori tra maggioranza e opposizione.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia fate terminare la collega.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Oliverio, onorevole Bruno...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 392
Votanti 256
Astenuti 136
Maggioranza 129
Hanno votato
24
Hanno votato
no 232).

Prendo atto che i deputati Cesare Marini e Compagnon hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi. Prendo atto altresì che il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Paladini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 21.

La seduta, sospesa alle 20,30, è ripresa alle 21,10.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bongiorno, Brugger, Bruno, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Gianfranco Conte, Dal Lago, Donadi, Franceschini, Giro, Jannone, Leo, Lusetti, Maroni, Martini, Meloni, Mura, Palumbo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Tabacci, Urso, Vegas, Vietti e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono novantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3552)

PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione era stato da ultimo respinto l'emendamento Zazzera 1.3. Avverto che l'emendamento Ciocchetti 3.101 è stato ritirato dal presentatore.
Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento Zazzera 1.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, è da due anni che state assestando dei duri colpi alla cultura. È da due anni che il Governo Berlusconi mena dei tagli brutali e inenarrabili alla filiera dei saperi. Basta ricordare il decreto-legge n. 112 del 2008 e così, andando avanti, una serie di interventi che stanno minando alle basi la cultura del nostro Paese. È un lavoro complessivo che il Governo Berlusconi sta facendo di attacco alla cultura, coinvolgendo anche quei settori che servono per la produzione della cultura e mi riferisco alla scuola, all'università, che sono settori Pag. 94strategici per la produzione di cultura e che, puntualmente e ad ogni piè sospinto, vengono tagliati, mortificati, Ministro Bondi. Ed è questa la ragione per la quale l'Italia dei Valori mantiene la schiena dritta, in un'opposizione determinata, forte, convinta, perché riteniamo che sulla cultura, sulla produzione di cultura, non è possibile fare tagli. Non si può risparmiare in cultura, non esiste il risparmio della cultura, perché fare cultura è qualcosa che ha non solo una funzione sociale e civile, ma fare cultura significa, anche e soprattutto, aiutare l'economia di questo Paese. Signor Ministro, la cultura è, forse, oggi, il maggior elemento di identità della italianità.
La cultura è quel mezzo straordinario che ci consente di far conoscere il nostro Paese a livello internazionale e nel mondo, perché nel mondo conoscono Giuseppe Verdi, Mascagni, Puccini e Va pensiero. Bisogna far crescere e portare avanti Va pensiero diffondendo la cultura di questo Paese, facendo ricordare e insegnando a tutti che parlare di Verdi o ascoltare Verdi è una ricchezza non solo culturale ma soprattutto economica. Infatti, quanti stranieri vengono in Italia ad ascoltare nei nostri teatri la nostra musica lirica e sinfonica! Ecco l'elemento della vera identità. La cultura è il massimo elemento di identità italiana oggi. Ma soprattutto è un'occasione e una risorsa economica per questo Paese, perché con la cultura si riesce ad attrarre quel turismo di qualità che affluisce nei nostri teatri, che affluisce e si avvicina sempre con maggior interesse nel nostro Paese.
Siamo un Paese che non ha altre risorse, non abbiamo le miniere di diamanti o le miniere di carbone...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, chiediamo di intervenire io e poi l'onorevole Messina.

PRESIDENTE. Per la verità, avevo nella lista dei richiedenti la parola l'onorevole Palagiano.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, chiediamo una modifica, se possibile.

PRESIDENTE. Va bene, basta che mi avvisiate e non c'è alcun problema, onorevole Favia. Prego, ha facoltà di parlare.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, chiediamo con questo emendamento di sopprimere all'alinea del comma 1 le parole «anche modificando le disposizioni legislative vigenti», in quanto riteniamo che le disposizioni legislative vigenti siano soltanto eventualmente da integrare, sebbene con il timore di cui abbiamo parlato prima, cioè che si tratti di uno stravolgimento della gestione e della struttura degli enti lirici tale da nascondere la volontà di porre anche questo settore della cultura sotto tutela. Infatti, siamo convinti che l'attività svolta in questi due anni ma anche in precedenza dal Governo sia allarmante e significativa dell'esistenza di un filo rosso, di un disegno che collega tutte le leggi in materia di scuola, di formazione, di cultura, proprio perché il fatto che si intenda mettere sotto controllo la cultura, che è il modo di pensare della nostra nazione, dei nostri concittadini e anche il modo di coltivare la tensione morale e la tensione etica...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, ritengo che debbano essere richiamati al Ministro i dati economici delle fondazioni liriche e non solo i costi che lui conosce o, meglio, i costi che lui dovrebbe conoscere ma che, secondo me, conosce meglio il suo collega Tremonti, almeno per la veemenza con cui interviene in settori che peraltro non sono suoi, piazzando i suoi uomini dappertutto anche nelle fondazioni liriche, al fine di tagliare a piacimento e favorire, Pag. 95dall'altra parte, settori che, al contrario, riteniamo non meritino tanta attenzione.
Solo per dare alcuni dati: i valori crescenti che, in termini di spettacoli, in termini di ingressi e in termini di volume d'affari la lirica in Italia ha prodotto negli ultimi tre anni.
Signor Ministro, noi discutiamo di cose molto serie...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Messina.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, Governo e anche colleghi - mi rivolgo specialmente ai colleghi che poi voteranno - con l'emendamento in esame noi chiediamo di sopprimere quanto meno quella norma che dispone l'abrogazione, a regolamenti approvati, di normative vigenti in contrasto.
Alla luce di quanto abbiamo già detto, proprio per questo articolo 1, che di fatto rende il provvedimento in esame incostituzionale, rischiamo di avere per qualche mese o per un certo periodo nel corso della nostra storia un'assenza di norme che tutelano questo settore.
Probabilmente, avere il quadro chiaro di quali siano anche le eventuali norme incompatibili sarebbe stato interessante e avremmo valutato anche con un occhio diverso questo tipo di comma...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Piffari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, per chi non l'avesse ancora capito, vi è una ingerenza dello Stato e del Governo in competenze che non sono proprie competenze.
L'articolo 117 della Costituzione - che leggo e sottopongo all'attenzione e alla disponibilità dell'Assemblea - stabilisce che sono materie di legislazione concorrente (tralascio tutto il preambolo) la valorizzazione dei beni culturali e ambientali e la promozione e organizzazione di attività culturali. Abbiamo detto tutto. Io credo che ciò sintetizzi e renda chiara questa emblematica situazione: il Governo va ad approvare un provvedimento che alla fine sarà reso incostituzionale e non avrà nessuna possibilità di avere le gambe e di andare avanti. Questo nostro atteggiamento, che è stato definito qui ostruzionistico, che non produce...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cimadoro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori era convinto - e lo è tuttora - che il settore delle fondazioni liriche andasse riformato e rilanciato. Il gruppo era ed è assolutamente convinto che fosse necessario mettere ordine e ridurre gli sprechi, anche consentendo ai privati di entrare nelle fondazioni, prevedendo sistemi di monitoraggio e controlli efficaci.
Tuttavia, il provvedimento che è oggi al nostro esame non corrisponde alle necessità. Di fatto interrompe bruscamente un processo che si era avviato già qualche anno fa con il decreto legislativo del 1996 e che aveva visto la trasformazione degli enti lirici in fondazioni di diritto privato.
Per questo noi, fin dalla discussione nell'Aula del Senato e ancor più qui oggi, abbiamo denunciato e rilevato la criticità...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Evangelisti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, comincio con la parola «ritornello», che dovrebbe essere legata al settore della lirica e della musica in generale; invece, utilizzo il ritornello per ricordare quello che questo Governo va dicendo ormai da 15 anni. Pag. 96Non ci crede più nessuno, ma loro continuano questa musica stonata: «Non metteremo le mani nelle tasche degli italiani».
Ebbene, Silvano Conti (della CGIL settore lirico) ci dice che il provvedimento in esame, soprattutto negli articoli 2 e 3, mette letteralmente la mani in tasca ai lavoratori, ed è inaccettabile. E dicono: facciamo appello anche agli esponenti della maggioranza.
Questa maggioranza però è sorda, quest'Assemblea non ascolta le esigenze dei lavoratori. Ai tanti lavoratori nei vari settori (metalmeccanica, siderurgia, moda) che sono in crisi, adesso andiamo ad aggiungere anche il settore della lirica.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rota.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, l'opera lirica è stata, per secoli, una delle modalità di apprendimento della lingua italiana all'estero, nonché di comunicazione della nostra identità culturale. Le fondazioni lirico-sinfoniche, da sempre, svolgono la funzione fondamentale di tramandare la straordinaria tradizione musicale del balletto e la ricchezza culturale del nostro Paese. Invece, con il provvedimento in esame non fate altro che mortificarle.
Ecco perché le fondazioni, che stanno godendo di un generale consenso e di un apprezzamento, peraltro, facilmente riscontrabili dall'aumento del numero delle produzioni, dalla presenza del pubblico, dalla costante presenza di novità riguardanti il settore sugli organi di informazione, abbisognerebbero di una maggiore attenzione, e non già, invece, di procedere unicamente...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cambursano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, chiedo l'attenzione soprattutto dei colleghi del Partito Democratico: l'emendamento in esame dovrebbe interessare, in particolare, il collega Luongo e, quindi, tutto il Partito Democratico. Infatti, una delle poche proposte emendative che è stata concordata con la maggioranza è proprio l'emendamento Luongo 8.9, che concerne la soppressione di alcune disposizioni abrogative previste dall'articolo 8. La delegificazione che l'articolo 1 autorizza, comporta, invece, la possibilità per il Governo di modificare, attraverso lo strumento del regolamento, anche le leggi in vigore.
Pertanto, il nostro emendamento deve essere assolutamente approvato, perché, altrimenti, il citato emendamento all'articolo 8 diventerebbe vuoto e, di fatto, ciò che è uscito dalla porta rientrerebbe dalla finestra. In altri termini, il Governo, se non approviamo questo emendamento che impedisce...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Monai.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è inconcepibile - lo ripeto per l'ennesima volta - come si possa non tenere in giusta considerazione un emendamento che tratta e che fa discutere di miglioramenti al provvedimento presentato dal Governo.
A mio giudizio, sarebbe opportuno che vi fosse una riflessione seria da parte del Governo e dei parlamentari per prendere in giusta considerazione il lavoro che stanno svolgendo l'opposizione e l'Italia dei Valori. Con tale lavoro si cerca di sensibilizzare il più possibile il Governo e il Ministro Bondi per far capire che è necessario discutere sulle proposte emendative e cercare di trarre il meglio, per far sì che esse possano, una volta accettate, risolvere alcuni problemi che sono...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Scilipoti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

Pag. 97

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, di fatto, noi dell'Italia dei Valori siamo rimasti gli unici a fare una vera opposizione al provvedimento in oggetto, che uccide la cultura e distrugge i lavoratori, un patrimonio prezioso di professionalità essenziale per il mantenimento della nostra cultura. Noi contrastiamo nei fatti, e non nelle parole, questo provvedimento che riteniamo assolutamente sbagliato, che affossa definitivamente alcune tra le cose più preziose che abbiamo in Italia, cioè la cultura, il teatro e la lirica. Ecco perché, avevamo proposto l'emendamento soppressivo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palomba.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, signor Ministro, non riusciamo ancora a capire il motivo per il quale è stato deciso l'utilizzo dello strumento della decretazione d'urgenza. Infatti, stiamo trattando un tema molto sensibile, che si sarebbe potuto affrontare con un maggiore approfondimento e, quindi, anche con tempi adeguati.
Signor Ministro, sicuramente, avremmo prodotto una riforma vera e adeguata, con la quale raggiungere, comunque, l'efficacia a cui tanto vuole arrivare come obiettivo principale.
In questo modo, invece, è stato prodotto un provvedimento che ha destrutturato i teatri e sicuramente, in tal modo, compromettete fortemente il futuro dello spettacolo stesso.
Voglio ricordare che sono stati prodotti tagli consistenti anche al Fondo unico per lo spettacolo; quindi, colpo su colpo, le problematiche aumentano...

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Gottardo, onorevole Perina, onorevole Aracu, onorevole Nannicini, onorevole Castiello, onorevole De Poli, onorevole Dionisi, onorevole Ciccanti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 424
Votanti 395
Astenuti 29
Maggioranza 198
Hanno votato
164
Hanno votato
no 231).

Prendo atto che il deputato Compagnon ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Prendo atto altresì che il deputato Fogliardi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 1.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, ho preso atto en passant che il presidente della Commissione bilancio, onorevole Giorgetti, è entrato a far parte del Governo, visto che ha votato (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)... È un auspicio, è un augurio, Presidente, è un augurio!
Prendo atto, signor Presidente, che a fronte di un errore non addebitabile al gruppo Italia dei Valori, che aveva fornito il nome del collega Zazzera che evidentemente aveva seguito fin dall'esame in Commissione questo provvedimento, di fatto, noi non abbiamo avuto un po' di compiacenza da parte della Presidenza nell'accertare che un errore era stato commesso per la verità non da noi, com'è evidente, e quindi lui è impossibilitato ad intervenire come sarebbe stato giusto perché certamente più preparato di tutti noi sui singoli emendamenti. Pag. 98
Però, siamo un gruppo che non si perde d'animo, Presidente, siamo avvezzi a ben altri cimenti e siamo pronti ad andare avanti.
Con questo emendamento noi proponiamo la soppressione della lettera b) del comma 1 dell'articolo 1. Tale norma stabilisce che il Governo adotterà uno o più regolamenti attenendosi, tra l'altro, ai seguenti criteri: l'individuazione degli indirizzi ai quali dovranno informarsi le decisioni attribuite all'autonomia statutaria di ciascuna fondazione - vi prego, colleghi, capite bene il senso di questa frase - con particolare riferimento alla composizione degli organi, alla gestione ed al controllo dell'attività, nonché alla partecipazione di soggetti pubblici e privati finanziatori nel rispetto (e io qui mi esprimo con una bella interiezione: non so che cosa voglia dire questa frase!) dell'autonomia e delle finalità culturali della fondazione; lo statuto di ciascuna fondazione e le relative modificazioni sono approvati dal Ministro per i beni e le attività culturali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze.
C'è un qualche rispetto dell'autonomia di un ente - in questo caso le fondazioni - quando si individuano «gli indirizzi ai quali dovranno informarsi le decisioni»? Addirittura, entriamo in un dettaglio così pervasivo della vita di queste fondazioni, stabiliamo con regolamento l'indirizzo al quale dovranno informarsi le decisioni: in altre parole, il processo decisionale, che è il primo elemento di autonomia di un'entità.
È evidente che siamo in presenza di un ragionamento assolutamente incomprensibile, rispetto all'affermazione che viene fatta dopo, ossia «con particolare riferimento alla composizione degli organi, alla gestione e al controllo dell'attività»: in altre parole, tutto. Il regolamento può prevedere ed anche entrare nel dettaglio delle attività di gestione di questi enti.
Pertanto, cosa resta dell'autonomia? Oltretutto, lo statuto di ciascuna fondazione e le relative modificazioni devono essere approvate dal Ministero per i beni e le attività culturali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze. Dunque, che autonomia resta a queste fondazioni?
Si tratta di una delle più palesi violazioni che andiamo a compiere con questo provvedimento, se non cancelliamo la lettera b). In tal modo, infatti, violiamo l'articolo 33, sesto comma, della Costituzione, che assicura alle istituzioni di alta cultura, alle università e alle accademie il diritto di darsi ordinamenti autonomi.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONIO BORGHESI. Ho già esaurito il tempo a mia disposizione, signor Presidente?

PRESIDENTE. Mancano 20 secondi, onorevole Borghesi.

ANTONIO BORGHESI. Grazie, signor Presidente.
Vi sono disposizioni che non tengono minimamente conto che queste fondazioni, per effetto del decreto legislativo n. 367 del 1996, sono state trasformate in fondazioni di diritto privato e come tali hanno un'autonomia contrattuale che non può essere compressa in questo modo da una legge dello Stato. Se non sopprimiamo la lettera b), è evidente che la Corte costituzionale...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Borghesi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori per come si stanno comportando i colleghi.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, li ho già richiamati. Colleghi, per cortesia.
Prego, onorevole Barbato.

Pag. 99

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, mi rivolgo al Ministro Bondi: con toni molto bassi le chiedo se non è un po' dispiaciuto per il danno che si sta arrecando alla cultura, in questo Paese, con questo decreto-legge, che paradossalmente è intitolato «Disposizioni urgenti in materia di spettacolo e attività culturali».
A noi dell'Italia dei Valori sembra che ci sia, invece, un progetto preordinato con il quale si sta cercando di abbassare il livello di reattività critica degli italiani e delle italiane: insomma, distruggere la cultura serve per far passare gli italiani ad un altro modello, quello televisivo del Grande fratello o di Amici della De Filippi...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Barbato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, è stato ricordato prima come il coinvolgimento dei privati, oltre che delle istituzioni pubbliche, nel dare contributi alle fondazioni liriche sia fondamentale. È vero - come ci ricordava il collega Causi - che le norme fiscali in materia già prevedono la deducibilità di quanto viene erogato a favore delle fondazioni, in questo caso di quelle liriche. Tuttavia, come ho già detto in sede di discussione sulle linee generali, voglio ricordare quanto è avvenuto in occasione dell'approvazione della legge istitutiva e di riforma delle fondazioni bancarie - la legge Ciampi-Pinza del 1998 - la quale prevedeva, negli articoli che regolavano gli afflussi di denaro privato, ulteriori forme di deducibilità e di sconti fiscali.
Signor Presidente, io immaginavo, soprattutto dal Ministro, ma dal Ministro vero, quello dell'economia...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cambursano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, vorrei ringraziare i colleghi dell'ascolto e citare un passaggio della canzone di un grande cantante italiano, Lucio Dalla, il quale in Caruso diceva: «Potenza della lirica, dove ogni dramma è un falso, che con un po' di trucco e con la mimica puoi diventare un altro».
Qui non è la lirica che fa trucchi o cambia le cose: il dramma, in questo momento, lo sta vivendo il mondo della lirica ed è questo Governo che trucca le carte, che camuffa le cose, che svia l'attenzione, che promette e non mantiene e che, alla fine, sta mettendo in difficoltà il comparto della lirica. Tale comparto, in questi giorni, sta gridando in tutte le maniere, attraverso le sue associazioni di categoria, un grido di allarme, inascoltato da parte di questo Governo, ma che è ascoltato da questa opposizione vera che l'Italia dei Valori sta facendo in Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, il decreto-legge n. 64 del 2010 che stiamo discutendo, inserisce, coerentemente nel quadro generale, delle misure penalizzanti adottate dal Governo nei confronti della cultura, dell'istruzione e della ricerca. In questo caso, peraltro, vengono operati tagli indiscriminati in settori in cui l'Italia è sempre stata leader internazionale.
Si afferma, infatti, ancora una volta, una visione che considera la cultura come un bene superfluo, cui si possono imporre delle rinunce nei periodi di crisi. Noi, invece, consideriamo la cultura non solo con una funzione civile e sociale indispensabile per il futuro del Paese, ma riteniamo che rappresenti, comunque, una risorsa economica.
Signor Presidente, questo decreto-legge, operando indistintamente dei tagli orizzontali, ostacola le realtà territoriali che producono cultura.
Esso è stato annunciato come un provvedimento di riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche Pag. 100mentre, in realtà, porta l'impronta pesante del Ministro Tremonti, come tutte le misure che hanno interessato i settori della cultura e dell'istruzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, la lettera b) del comma 1 dell'articolo 1, di cui noi chiediamo la soppressione, è proprio il cuore degli enti lirici.
Ricordo che gli enti lirici sono strutture private e, sebbene siano alimentate in parte con danaro pubblico, vengono totalmente messe sotto controllo. Tra l'altro, credo che nella citata lettera b) vi sia un errore, in quanto viene detto che lo statuto di ciascuna fondazione è approvato dal Ministro per i beni e le attività culturali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze. Probabilmente, volevate dire che sono approvati tutti dal Ministro dell'economia, di concerto con il Ministro per i beni e le attività culturali.
Ci sono, francamente, delle previsioni orripilanti in cui vi è anche una presa in giro, perché si parla, più volte, dell'autonomia statutaria di ciascuna fondazione, ma questa autonomia statutaria...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Favia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di sopprimere la lettera b) rappresenta la garanzia di mantenere una minima autonomia residuale delle fondazioni. Infatti, se leggiamo bene le altre ipotesi - per le quali i criteri cui dovrà ispirarsi il regolamento governativo prevedono di razionalizzare l'organizzazione, di valorizzare la professionalità dei lavoratori, di favorire la partecipazione dei privati ed, inoltre, alla lettera c), di prevedere il controllo della vigilanza sulla gestione e così via - questa norma, di fatto, è una sorta di delega in bianco, per la quale il Governo potrebbe stabilire, per esempio, che nel consiglio di amministrazione della fondazione dell'arena di Verona vi sia il sottosegretario Cosentino, piuttosto che altri esponenti del Governo o del «sotto Governo». Evidentemente vi è la necessità...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Monai.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, signor Ministro, gli istituti di cultura del mondo stanno morendo. Essi hanno bisogno di fondi, perché non si può vivere con 500 euro all'anno per ogni consolato.
Oggi, qui, ci sono diversi giornalisti che seguono questo dibattito: ho visto in tribuna il dottor Bongarrà dell'ANSA.
Spero che egli riprenda questo dibattito e che dica che gli istituti italiani nel mondo portano cultura ma non solo, perché portano anche turismo. Allora, perché non dare fondi agli istituti italiani di cultura nel mondo?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, colleghi, signor Ministro, come state osservando ed ascoltando, noi dell'Italia dei Valori stiamo cercando di dare dei suggerimenti e, in modo particolare, stiamo cercando di sottolineare alcune riflessioni e di portare all'attenzione, attraverso degli emendamenti, alcune «incongruenze».
Noi chiediamo di sopprimere la lettera b) del comma 1 dell'articolo 1 perché tale disposizione contrasta con quanto previsto dall'articolo 33, sesto comma, della Costituzione. Questo è un suggerimento che ci permettiamo di dare al Ministro ed è volto a fare attenzione, perché il signor Ministro deve guardare attentamente ciò che stiamo dicendo e, nel caso in cui non dovesse corrispondere alla verità o dovesse corrispondere a qualcosa di diverso da quello Pag. 101che sosteniamo, riteniamo opportuno che il Ministro intervenga affermando che non accetta quell'emendamento...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Scilipoti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, vi pare così importante, colleghi, istituire per legge un tavolo di confronto fra quattordici fondazioni private e i sindacati che intervengono su questa materia? Piuttosto, come avviene in tutti gli altri settori economici, è una questione naturale associarsi e confrontarsi. Invece, dobbiamo farlo per legge. In questo caso è come accompagnare i bambini all'asilo.
Si deve costituire un tavolo di confronto con le diverse fondazioni e i rappresentanti sindacali dei lavoratori al fine di revisionare gli aspetti carenti della riforma? Ma gli aspetti carenti della riforma li revisiona solo il Parlamento e non ci sono altre modalità. Al massimo si può suggerire al Parlamento come revisionare eventualmente la norma o la legge, ma dovrebbe essere già tutto fatto e dovrebbero essere funzioni che vengono espletate ogni giorno.
Ecco perché con questo emendamento soppressivo diamo un po' di dignità a questo provvedimento...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Piffari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà). Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, a quanto pare ho del tifo anche da parte della maggioranza.
È evidente l'interferenza dello Stato in questo provvedimento e soprattutto in questa parte del provvedimento, di cui auspichiamo la soppressione, quanto meno, della lettera b) del comma 1 dell'articolo 1, che va contro qualsiasi principio di autonomia di queste fondazioni che sono di carattere privato.
Allora, tutte le volte in cui il Governo interviene per porre rimedio ai dissesti economici nei bilanci delle società, anche solo partecipate, dovrebbe fare la stessa cosa, ossia chiamare magistrati della Corte dei conti o dei funzionari governativi per dare tutela e cercare di correggere il tiro.
Capisco che il Ministro e il Governo abbiano tentato, in qualche modo, di fare fronte al buco che queste fondazioni...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cimadoro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Ministro Bondi, non so se lei abbia letto la lettera b), perché già con una semplice lettura varrebbe la pena di ritirarla. Intendo dire che non è chiaro in italiano ciò che volete fare e la invito a rivederla o a spiegarla. La lettera b) dispone che bisogna informarsi a determinati criteri e, quindi, afferma: «individuazione degli indirizzi ai quali dovranno informarsi le decisioni attribuite alla autonomia statutaria di ciascuna fondazione, con particolare riferimento alla composizione degli organi, alla gestione e al controllo dell'attività, nonché alla partecipazione di soggetti pubblici e privati finanziatori nel rispetto dell'autonomia e delle finalità culturali della fondazione».
Inoltre, aggiunge: «Lo statuto di ciascuna fondazione e le relative modificazioni sono approvati dal Ministro per i beni e le attività culturali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze».
Ministro Bondi, che significa in italiano ciò che è scritto alla lettera b)? La invito, quindi, a votare favorevolmente l'emendamento soppressivo Zazzera 1.9.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo. Pag. 102
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Misuraca, onorevole Leo, onorevole Pili.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 453
Votanti 419
Astenuti 34
Maggioranza 210
Hanno votato
178
Hanno votato
no 241).

Prendo atto che il deputato Compagnon ha segnalato che non è riuscito a votare mentre avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Cenni 1.42 e Ciocchetti 1.102.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, si tratta di una proposta emendativa che ha una funzione importante, perché chiarisce all'interno del decreto legislativo n. 367 del 1996 quali sono le funzioni e le responsabilità che sono in capo al sovrintendente che oggi, come dimostrano i fatti, sono responsabilità non esplicitate, per cui il sovrintendente non ha fino in fondo l'intera responsabilità e quindi il dovere di rispondere ai criteri che sono fissati dallo statuto (criteri artistici dal punto di vista della programmazione e criteri dal punto di vista gestionale).
È dunque la definizione del soggetto che all'interno delle fondazioni ha in capo la responsabilità. A cosa serve? Serve semplicemente a dire che bisogna stare attenti ai criteri con cui si selezionano e si assumono i sovrintendenti. Mi auguro che riusciremo con la legge sullo spettacolo dal vivo a definire insieme i criteri e le sanzioni rispetto alla immissione di un sovrintendente all'interno di una fondazione.
Si tratta di una questione di non poco conto, perché è una figura di manager della cultura e quindi non può essere decisa con criteri politici, non deve essere decisa per appartenenze culturali, ma deve rispondere a criteri il più possibile oggettivi che concorrano a quelle scelte di cui parlava l'emendamento del collega Giachetti, sul quale abbiamo votato a favore: cominciamo a considerare la cultura e anche la lirica, se la vogliamo salvare, come una parte importante dell'impresa culturale italiana. È la strada per valorizzare la cultura e non per deprimerla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, l'emendamento Cenni 1.42 non aggiunge nulla di nuovo rispetto alle esigenze indicate per esempio dagli organi di controllo, perché certamente il sovrintendente era e resta la figura di responsabilità rispetto alle fondazioni lirico-sinfoniche. Certamente sull'emendamento Cenni 1.42 noi dell'Italia dei Valori, a dimostrazione che su battaglie propositive concordiamo con le altre forze di opposizione, voteremo a favore, poiché tale proposta emendativa permette di guardare alle responsabilità del sovrintendente, di individuarle e quindi anche di dare responsabilità in ordine ai bilanci. Si tratta, infatti, di uno degli elementi che viene rilevato in modo particolare dalla relazione della Corte dei conti del 2010.
Appare evidente, dice la Corte dei conti, l'esigenza di un riordino delle fondazioni liriche (la Corte dei conti lo dice in modo chiaro) che assicuri un'offerta artistica di alto livello non disgiunta da una sana gestione economica verificata anche mediante il ricorso a forme di controllo appropriate.
Credo che un provvedimento serio di riforma delle fondazioni non debba tagliare e trasformare un provvedimento economico, quanto intervenire sulla funzionalità Pag. 103e sull'efficacia dei sistemi di controllo. Dice ancora la Corte dei conti che, nell'assegnazione dei contributi di esercizio, devono essere considerate le attività svolte e rendicontate da ciascuna fondazione. È evidente che ciò è più importante rispetto al provvedimento in corso.
La ragione per cui non intendiamo sostenere tale provvedimento nella sua complessità è che, oltre ai vizi formali di incostituzionalità, riteniamo che esso non rappresenti una riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche perché dubbi, perplessità e opposizioni sono state espresse anche all'interno della stessa maggioranza, oltre che da tutti i lavoratori del settore.
Riteniamo che questo provvedimento, signor sottosegretario, vada ritirato e che vada fatto un gesto nei confronti della cultura di questo Paese dove, ancora una volta, il vostro Governo sottomette l'identità del nostro Paese ad una cultura della televisione, dell'immagine, del Grande Fratello.
Non abbiamo bisogno di togliere risorse al mondo della cultura, dell'opera lirica e della danza. Abbiamo invece bisogno di investire risorse in quel mondo, certamente investendole meglio e controllando meglio come vengono spesi quei soldi che dallo Stato arrivano alle fondazioni.
La verità invece è che è ravvisabile anche una responsabilità dei sovrintendenti, che spesso in molti casi sono anche oggetto di inchieste della magistratura e non hanno controllato come quei soldi giunti dallo Stato sono stati poi utilizzati davvero, se per fini legati all'offerta culturale in questo Paese o se davvero quei soldi non sono poi invece finiti per altri fini e per altri arricchimenti.
Ecco perché è importante che all'interno di questo provvedimento più che intervenire facendo ricadere sui lavoratori la responsabilità di una riforma che va rigettata, vada fatta ricadere invece sulla funzionalità e sull'efficacia dei sistemi di controllo che non è quella di un centralismo e di un controllo direi quasi asfissiante del Governo e dello Stato sulle fondazioni...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Zazzera.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, con questo emendamento di fatto andiamo a rimarcare una situazione che dovrebbe essere naturale nella contabilità e nella responsabilità quando si amministrano fondazioni, società o aziende. Gli amministratori sono responsabili di fronte alla legge, di fronte ai propri lavoratori, di fronte a chi ha messo il patrimonio per costituire queste fondazioni.
Quindi, capiamo le difficoltà di convincere la maggioranza e il Governo a recepire alcuni suggerimenti, però persino provvedimenti come questo ridondanti che...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Piffari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, noi stiamo raccogliamo il dissenso sul provvedimento in esame e piano piano stiamo diventando orgogliosi del fatto che siamo rimasti gli unici a opporci ad esso, e riscontriamo un certo affetto nei confronti delle piazze di tutta Italia che oggi hanno manifestato un po' ovunque e domani faranno la stessa cosa. Siamo rimasti l'unico baluardo a difendere questi poveri lavoratori che si sono trovati in grande difficoltà, e a questo punto lo facciamo con un certo orgoglio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico). Se il nostro è ostruzionismo, tutti i partiti qui dentro l'hanno praticato da che mi ricordo da quando frequento quest'Aula, pertanto non credo che sia una forma antidemocratica: è una forma legittima di manifestare una certa opposizione...

Pag. 104

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cimadoro. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il fatto che su questo emendamento la Commissione abbia espresso un parere favorevole in qualche modo garantisce la permanenza del sovrintendente e del consiglio di amministrazione in tutte le fondazioni lirico-sinfoniche. Effettivamente la delega che volevate dare al Governo è molto ampia, che addirittura poteva spingersi a individuare nuove forme di organizzazione speciale, non meglio definite, con organi sociali che potevano essere in qualche modo demandati alla fantasia creativa del Ministro Bondi o del Governo. Adesso, viceversa, con questo emendamento, al di là di dire in modo scontato che chi ha la responsabilità di gestione ce l'ha fino in fondo, individuate nel sovrintendente e nel consiglio di amministrazione due organi che sono già attualmente previsti e consacrati dalla legge del 1996 e che in questo modo verranno a perpetuare la loro leadership all'interno di queste fondazioni. Non mi pare un grosso risultato...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Monai. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, signor Ministro, pensare ad una riorganizzazione del settore in questo modo credo che metta ulteriormente in evidenza una volontà di occupare un settore, altro che liberalizzare! Già abbiamo detto precedentemente che i sovrintendenti li nomina il Ministro, che li sottopone poi ad un collegio dei revisori formato da magistrati della Corte dei conti, presso il quale, però, deve essere mandato un rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze con la funzione di coordinare. Ora con questo emendamento che si vuole inserire al sovrintendente e al consiglio di amministrazione viene attribuita la totale responsabilità circa il rispetto dei vincoli e dell'equilibrio di bilancio. Credevo fosse una cosa scontata, ma aggiungo che, se si pensa che tanto il sovrintendente è più che controllato, credo che la responsabilità...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Messina. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. La ringrazio, signor Presidente. Ministro, le fondazioni lirico-sinfoniche, lei lo sa sicuramente meglio di me, vivono oggi in una situazione drammaticamente preoccupante, soprattutto in relazione al valore culturale nazionale, ed io aggiungo anche internazionale, che rivestono. Siamo dunque, e lei lo sa, in presenza di un materiale sensibile per il campo nel quale ci si muove e per i riflessi che esso ha sull'identità nazionale, sulla promozione dell'identità del nostro Paese all'estero, oltre che per il destino di tanti e tanti operatori del settore. Ha fatto bene prima il collega Cimadoro a ricordarci quello che sta avvenendo nelle piazze italiane dove i lavoratori del settore stanno manifestando convintamente non per la difesa soltanto di un posto di lavoro, che comunque è così importante...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cambursano. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, stiamo intervenendo su un provvedimento che come gruppo dell'Italia dei Valori giudichiamo sbagliato perché dannoso per le fondazioni liriche-musicali, per il mondo dello spettacolo e per la produzione culturale. È un preciso dovere allora il nostro, ed è un preciso dovere di chi siede in quest' Aula contrastare questo decreto-legge.
Noi riteniamo che le sorti della cultura italiana e dei nostri principi sociali e politici e la cultura in sé siano un fattore di sviluppo, ma riteniamo che siano anche Pag. 105un fattore di sviluppo economico. Lo è soprattutto la lirica, perché la nostra cultura e la nostra riconoscibilità nel mondo passano anche attraverso la nostra produzione musicale, nel mondo della lirica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Ministro, più volte abbiamo avuto modo di dire che ci aspettavamo una riforma seria delle fondazioni lirico-musicali, ma purtroppo così non è stato.
Giustamente, nel corso della discussione sulle linee generali di questa mattina, più di un collega ha fatto riferimento alla risoluzione del marzo del 2009 approvata dalla Commissione cultura del Senato, che, appunto, proponeva una riforma seria ed anche condivisa.
Purtroppo, nel decreto-legge in esame - e ancor più nell'articolo 1 - non vi è una traccia di quel testo e di quelle soluzioni, che, tra l'altro, prevedevano maggiori risorse per il Fondo unico per lo spettacolo e una maggiore stabilità del settore tramite gli strumenti di finanziamento a carattere pluriennale.
Si proponeva di disciplinare negli statuti i compiti dei vari organi, in sintonia con la linea di indirizzo e di bilancio predisposta dal consiglio di amministrazione.
Si tratta di impegni, purtroppo, completamente disattesi e che rendono per noi impossibile accettare questo testo nella versione attuale, che da quel poco che si riesce ad intuire...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mura. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, chiedo al Ministro Bondi se abbia letto i titoli dei giornali di questi giorni. «Oggi nei teatri d'opera va in scena lo sciopero»; un altro titolo recita: «La morte del cigno». Anche giornali amici, come ad esempio il Giornale, titolano «Rischio sciopero sulla stagione estiva dopo il decreto Bondi».
Signor Ministro, con molto garbo e con voce altrettanto bassa, le dico: si rende conto che altro che sostegno alle attività culturali? Lei sta diventando lo strumento, anzi, più precisamente, il killer della cultura in questo Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, l'emendamento Cenni 1.42 aggiunge la frase «della quale è attribuita totale responsabilità al sovrintendente ed al consiglio di amministrazione circa il rispetto dei vincoli e dell'equilibrio di bilancio» alla previsione di cui al comma 1, lettera c), dell'articolo 1, il quale prevede che nel regolamento adottato dal Governo siano contenute anche norme relative alla previsione del controllo e della vigilanza sulla gestione economico-finanziaria della fondazione.
In sostanza, quindi, vengono affidate responsabilità al sovrintendente e al consiglio di amministrazione, sotto la tutela, in realtà, di organi diversi che, come bene è stato ben affermato prima da qualche mio collega, dovrebbero essere i primi ad avere la responsabilità. Se, quindi, i Ministri dell'economia e delle finanze e dei beni e delle attività culturali vogliono avere il controllo totale di un ente privato, devono anche finanziarlo totalmente e prendersi le responsabilità...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Favia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, noi, naturalmente, condividiamo l'emendamento in esame, che conferisce una delega ampia, soprattutto con riferimento alla responsabilità di gestione. L'Italia dei Valori, così come ha fatto al Pag. 106Senato, avrebbe voluto dare e vuole dare il suo contributo per migliorare il provvedimento.
Già a partire dal titolo del provvedimento, però, si legge «disposizioni urgenti in materia di spettacolo e attività culturali»: soprattutto il titolo trae in inganno, perché si pensa di trovare al suo interno argomenti validi e convincenti che portino ad una discussione...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, l'Italia dei Valori voterà a favore degli identici emendamenti in esame presentati dall'UdC e dal PD, anche se essi non hanno alcuna efficacia risolutiva per quanto riguarda il miglioramento di un testo che per noi dev'essere assolutamente ritirato. Avremmo gradito che lo stesso trattamento venisse riservato nei confronti del primo nostro emendamento presentato, quello interamente soppressivo dell'articolo 1; invece abbiamo dovuto notare, proprio su quell'emendamento, la rottura dell'unità delle opposizioni. Noi vogliamo allora dire che, se le opposizioni fossero rimaste unite, il provvedimento non sarebbe passato: il Governo sarebbe stato costretto a ritirarlo e a ripresentarlo, perché esso sarebbe decaduto. Invece noi siamo in Aula a presidiare la necessità di contrastarlo fino alla fine...

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cenni 1.42 e Ciocchetti 1.102, accettati dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Rampi, Rosato, De Torre, Ghiglia e Minasso.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 469
Votanti 468
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato
466
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che il deputato Compagnon ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento De Biasi 1.43.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, premettendo che il PD non ha alcuna intenzione di votare a favore, che ha sempre detto che voterà contro, e che, se mi permettete, fa parte, assieme a tutti i lavoratori, del grande movimento in cui non sempre tutte le opposizioni sono state viste, vorrei illustrare l'emendamento da me presentato.
Esso (Commenti)... Prego i colleghi di prestare un attimo di attenzione. Presidente...

PRESIDENTE. Colleghi!

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Capisco, siamo sfiniti tutti; però, la prego, perché è molto difficile intervenire.

PRESIDENTE. La comprendo. Non li posso costringere, però richiamo... Prego, continui.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Potremmo definire l'emendamento in esame, a seconda dei punti di vista, l'emendamento Putin o l'emendamento Callas. Perché? Esso abroga quella parte del decreto-legge (un decreto-legge che non ci piace, che riteniamo ingiusto e che vogliamo modificare, e su cui comunque voteremo contro: così inizio anch'io il «mantra») che segnala dei tetti: la previsione di criteri per la definizione di tetti per i cachet.
Vi è un problema molto semplice. Parliamo di fondazioni di diritto privato: che senso ha che un decreto ministeriale metta Pag. 107un tetto su relazioni e rapporti che attengono al mercato, alla concorrenza, ed anche alla privacy della concorrenza? E questo sarebbe l'emendamento Putin: non esiste più l'Unione Sovietica, quindi forse il mercato deve saper fare la sua parte.
In secondo luogo, passiamo all'emendamento Callas: se si mettono dei tetti sui cachet, che cosa succede dal punto di vista della qualità? Molto semplicemente che vi è la possibilità di avere alla Scala o in una grande fondazione la Callas (parliamo della più grande soprano che sia probabilmente mai esistita: cito lei perché non vorrei creare, in generale naturalmente, dissapori nel mondo della lirica, non sarebbe giusto), ma dato che è previsto il tetto e la Callas ha un certo cachet, ed esso è superiore al tetto, allora si prende uno qualunque: uno di minore qualità, o addirittura la sottoscritta, cosa che sarebbe veramente drammatica.
Allora, penso che sia utile che le fondazioni facciano il loro mestiere fino in fondo e che la concorrenza si possa esplicare, se è una concorrenza virtuosa che tende alla qualità della produzione.
Guardate che sarà difficile riuscire a fare le tournée all'estero e avere il prestigio che oggi hanno la fondazioni lirico-sinfoniche, se noi le deteniamo in una gabbia che ha il sapore di altri tempi, che non toglie e non aggiunge niente alla struttura gestionale delle fondazioni e i cui problemi sono relativi, casomai, ad altri soggetti che intervengono sui cantanti e sugli artisti in generale.
Penso allora che sia una forma di tutela della qualità della cultura e della lirica lasciare che si dispieghino tutti questi criteri di libertà, sapendo che vi sarà modo di intervenire in altri ambiti, magari anche regolamentari, signor Ministro, per definire i passaggi che regolano i rapporti per esempio fra le agenzie e le fondazioni. Questo è, in definitiva, il vero problema.
Non mettiamo però il tetto al canto o alla direzione di orchestra, perché l'Italia è famosa nel mondo proprio per questo. Non deprimiamo quella che è una nostra grande virtù (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, credo che stasera siamo qui in Aula ognuno con la propria identità per raggiungere lo stesso obiettivo, ovvero quello di dare al nostro Paese un'offerta culturale più libera e di qualità. Evidentemente però vi sono due modi di opporsi a questo Governo.
Noi riteniamo che questo decreto-legge vada ritirato e il nostro ostruzionismo farà in modo - e in ciò ci impegniamo - che i tempi siano così stretti da essere poi bocciato e decadere al Senato. Dovrete infatti chiamare i vostri senatori dai viaggi alle Seychelles per farli venire a votare in Aula al Senato e mantenere il numero legale.
Credo che questo sia un impegno, la nostra sarà ed è un'opposizione netta - forse leggermente diversa da quella del Partito Democratico - e con questo Governo non intendiamo «inciuciare» né da un lato, né dall'altro.
A noi interessa che il Paese volti pagina e si liberi quanto prima di un Governo che limita i diritti dei cittadini, che sta soffocando i diritti dei lavoratori e distruggendo la libertà di cultura, che ci sta invece affossando dietro una cultura dell'immagine e televisiva. I conflitti di interesse si vedono qui in Aula, laddove voi invece favorite le emittenze e gli spettacoli televisivi, non investendo invece le risorse nell'offerta culturale del Paese.
La cultura infatti è libertà e chiaramente tutto ciò che è libertà vi fa paura e la usate solo nel vostro simbolo: il Popolo della libertà. In realtà, voi restringete i limiti di libertà nel Paese e li restringete a tal punto con la lettera c-bis) dell'articolo 1, che su questo emendamento soppressivo, proposto dal Partito Democratico, nonostante la differenza di opposizione condotta da Italia dei Valori e Partito Democratico, noi voteremo a favore. Vogliamo infatti togliere anche noi i tetti massimi ai cachet degli artisti, perché evidentemente si tratta in tal caso di Pag. 108un'imposizione dall'alto che entra nelle regole di mercato.
Voi siete espressione di una destra liberale e imponete sulla concorrenza di mercato delle regole stataliste. Noi invece riteniamo che vi sono artisti che certamente possono guadagnare cachet di tutto rispetto, ma ci sono anche tanti artisti che vivono male e vivono la fame nel mondo dello spettacolo.
Credo che forse lì dovremmo andare ad incidere. Mentre imponiamo i cachet agli artisti non lo facciamo per quanto riguarda i manager degli enti partecipati, i manager delle fondazioni, i vostri commissari, a cui date un milione di euro per gestire i vostri enti. Ecco perché noi vi diciamo di no, perché voi mettete i limiti ai cachet dei poveri Cristi mentre continuate a prendere fior di quattrini nominando persone negli enti pubblici, considerato che nell'ultimo provvedimento di legge non siete riusciti neppure a ridurre gli sprechi sugli enti locali. Queste sono le ragioni di merito che ci fanno dire di no a questo decreto-legge. Invito il Ministro Bondi, in questo momento di riflessione, a pensare di ritirare il provvedimento da questa Aula, ad aprire una discussione su un disegno di legge che permetta al Paese di discutere di offerta culturale, che permetta al Paese di discutere, con il settore dello spettacolo, di teatro e di opera lirica. Questo dovremmo fare, non attraverso la decretazione d'urgenza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, Ministro Bondi, fa bene a mettersi le mani alla fronte, fa bene ad avere questo tipo di atteggiamento, perché lei sa benissimo il danno che si sta recando a questo Paese, lei sa benissimo che sta trasformando l'Italia, il Belpaese, alla stregua della Corea, del Bangladesh, e stiamo diventando pure noi un Paese di sottosviluppati, di schiavi (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia...

FRANCESCO BARBATO. Un Paese dove la cosa più bella e più importante che avevamo, la cultura, l'intellighenzia italiana, viene mortificata, viene messa sotto i piedi, perché bisogna ridurre la capacità critica degli italiani, la reattività critica di questo Paese. Insomma volete trasformare gli italiani in un Paese di salami, per questa ragione...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, l'Italia dei Valori non era contraria ad una legge di riordino delle fondazioni liriche, ad una scrittura di una legge degna di questo nome, una legge che prevedesse una serie di criteri più seri che si rapportassero anche ai livelli diversi che le varie fondazioni hanno. È stata più volta avanzata da parte nostra l'ipotesi di considerare la diversa vocazione dei teatri e delle fondazioni: quelli a livello internazionale, quelli a livello nazionale o interregionale, oppure quelli a livello più squisitamente territoriale, e ad essi fossero stabiliti criteri ovviamente diversi. L'abbiamo proposto in vari modi, in Commissione già sin dalla prima lettura al Senato della Repubblica, ma questo nostro suggerimento non è stato accolto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, questo è un Governo con l'ossessione delle percentuali. Complimenti, complimenti perché vi state avvicinando al 100 per cento del consenso, anzi - mi correggo - in questo caso verso l'unanimità del dissenso. Sì, perché in queste ultime settimane, con dei provvedimenti scellerati, ad esempio, sulle intercettazioni vi siete tirati contro, oltre all'Italia dei Valori, giornalisti, magistrati Pag. 109ed altre categorie. Con la manovra economica vi state tirando addosso operai, imprenditori, UPI, ANCI, regioni. Ebbene, con questa manovra di cui stiamo discutendo in queste ore, e che trova ancora spazio attraverso l'Italia dei Valori, riuscirete ad aggiungere un ulteriore tassello, ad avere contro anche il mondo dello spettacolo, un mondo dello spettacolo che si ritroverà con una prospettiva limitata nello sviluppo, in questo caso, della lirica...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rota. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, il nostro atteggiamento di contrarietà potremmo farlo risalire addirittura al titolo, che riteniamo incongruo. Esso, infatti, non rispecchia quello che, poi, il provvedimento, nei fatti, va a sviscerare. È un testo di tagli e tutt'altro che di rilancio del settore. Abbiamo visto che il Governo Berlusconi, signor Presidente, per tutto il settore dello spettacolo, dall'opera al teatro, dalla musica al cinema, dalla danza agli spettacoli viaggianti, per il 2010 ha stanziato poco più di 400 milioni di euro e per il 2011 poco più di 300 milioni di euro. Le critiche che muoviamo a questo provvedimento come gruppo Italia dei Valori si concentrano su alcuni punti specifici: il blocco delle assunzioni, la centralizzazione e ripubblicizzazione della contrattazione collettiva nazionale, con il trasferimento dall'alto della funzione di rappresentanza all'Aran, l'ingerenza nella contrattazione di secondo livello, la decurtazione del trattamento economico aggiuntivo derivante dalla contrattazione integrativa aziendale in caso di mancata stipula...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Porcino. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, non siamo contrari all'approvazione di questo emendamento che cassa la lettera c-bis) del comma 1 dell'articolo 1, cioè la previsione, nel regolamento ministeriale, di «parametri atti a stabilire tetti massimi di spesa per i cachet e loro equiparazione alla media europea». Avremmo preferito soltanto il parametro dell'equiparazione alla media europea, perché, forse, a volte, dei cachet sono eccessivi, ma avremmo preferito, soprattutto, che questo provvedimento avesse pensato alla tutela dei posti di lavoro e degli stipendi in tale settore, gli stipendi non delle star, ma del personale di base che, con stipendi bassissimi, tenta di controllare la crisi che questo Governo ha prima negato, poi detto che era superata e, adesso, invece, che ci siamo in mezzo e che dobbiamo affrontare lacrime e sangue, soprattutto...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Favia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, è quanto mai opportuno questo emendamento che, in qualche modo, evita che il nostro Paese venga ad abbassare la competitività del suo settore culturale che, soprattutto, nella lirica sinfonica è così eccellente da guadagnarsi il riconoscimento internazionale e mondiale. In questa previsione del decreto-legge cosiddetto Bondi, infatti, si nasconde un abbassamento, un appiattimento, che ci pone in media europea con Stati come l'Ungheria, la Romania, la Polonia, l'Austria e quant'altri, visto che, ormai, l'Europa a ventisette ha aggregato tante entità nelle quali la cultura è sì importante, ma, forse, è meno riconosciuta di quanto non sia nei Paesi più avanzati come l'Italia, in questo settore in particolare. Per cui è opportuno che, al di là delle regole di mercato, che già sovrintendono la...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Monai. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, la riduzione dei lavoratori non Pag. 110permetterà di realizzare quello che è il prodotto culturale dello spettacolo - deve convincersi di questo, signor Ministro -, perché il decreto-legge riduce sensibilmente gli organici, con il blocco triennale del turnover. È facile sostenere che questo è un settore che costa troppo, che le spese sono più alte delle entrate. È irragionevole sostenerlo, perché è evidente che questo è un tipo di economia che segue dinamiche diverse da quella che è l'azienda commerciale, proprio perché si produce la cultura. E la cultura è un bene comune, un bene fondamentale, necessario, è un motore della ricchezza, anche dell'economia stessa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, il nostro contributo lo manifestiamo proprio in questo momento, dando una grande disponibilità. Riconosciamo, però, anche al Ministro di aver accettato un emendamento espresso dalla minoranza e dai partiti che rappresentano, in questa sede, l'opposizione, per contribuire sempre a migliorare questo decreto-legge, questo argomento che stiamo affrontando all'ordine del giorno. Perciò, è quasi superfluo dire che, molte volte, le opposizioni fanno un lavoro solo per creare delle perdite di tempo. Cerchiamo di discutere il più possibile, di vagliare attentamente gli emendamenti, di ampliarli nel caso in cui ce ne dovesse essere necessità e far sì che si promuova l'interesse della collettività.
Non ci resta che dire che su questo emendamento lei ha visto giusto nell'accettarlo e far sì che venga approvato da parte del Parlamento intero e anche da parte del Governo per far sì che sia un elemento...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Scilipoti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, è strano, dal momento che noi vorremmo stimolare questi enti lirici ad essere più concorrenziali sul mercato tant'è vero che il Ministro ci ha richiamato il fatto che i biglietti incidono soltanto per il 13 al 14 per cento rispetto alle entrate. Tuttavia vorremmo valorizzare e premiare in funzione dei risultati che il sovraintendente e il consiglio di amministrazione si pongono quando fanno delle previsioni di spettacolo e, quindi, devono raggiungerli e chiudere i bilanci con questa serietà. Non è dicendo che dobbiamo limitare i compensi agli artisti attraverso la legge o non è sicuramente limitando le spese di viaggio o altre forme che conteniamo il costo. Il costo è equiparato naturalmente agli obiettivi che si vogliono raggiungere in funzione del pubblico che si vuole richiamare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, intervengo nuovamente per citare le parole non mie, ma di un collega del Partito Democratico pronunciate ieri sera e lo faccio perché, nonostante siano passate ventiquattr'ore, le sottoscrivo e le condivido. Le parole testuali sono: «L'articolo 1 è un articolo che cadrebbe sotto la mannaia, sotto i colpi e sotto la critica non credo necessariamente di un professore, ma anche di uno studente di diritto costituzionale del primo anno». Ne cito altre: «Vi potete stupire che di fronte ad un orrore di questo genere, che taglia la speranza di una delle eccellenze della cultura italiana e distrugge le prospettive di lavoro e di vita dei lavoratori, il Teatro alla Scala di Milano sia in subbuglio in questo momento con una protesta che sta coinvolgendo tutti e che vede in prima persona la sovraintendente e tutti i lavoratori del teatro compatti combattere contro questo provvedimento?» Altre ancora...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mura. Pag. 111
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, intanto volevo sottolinearle che i minuti del mio cronometro sono più lunghi di quelli del suo cronometro e, quindi, la invito a verificare con attenzione. Le ribadisco, signor Presidente, i minuti nel mio cronometro sono leggermente più lunghi...

PRESIDENTE. Cambi cronometro... (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

IGNAZIO MESSINA. Anche lei lo verifichi, signor Presidente!

PRESIDENTE. Ho un orologio qui sopra, rispetto i tempi per tutti e, allo scadere del minuto, le tolgo la parola.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, poiché so che lei ha rispetto dei tempi e delle persone, glielo sottolineo.

PRESIDENTE. Ho rispetto di tutti, è lei che non ha rispetto nel momento in cui pensa che io le rubi i secondi.

IGNAZIO MESSINA. Non le parlo di rubare i secondi, le parlo di stare più attento, signor Presidente.

PRESIDENTE. Comunque, guardi che il tempo sta scorrendo.

IGNAZIO MESSINA. Ne ero sicuro che stesse scorrendo, signor Presidente. Se mi consente di intervenire, signor Presidente, lo farò, Se mi consente di intervenire.

PRESIDENTE. Le ho già dato la parola, onorevole Messina, se lei non parla... prego... Vuole parlare oppure no?

IGNAZIO MESSINA. La ringrazio, signor Presidente. Detto questo nei confronti del Ministro Bondi, con questo provvedimento e anche questo emendamento ha un'unica linea. Signor Presidente...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

IGNAZIO MESSINA. L'obiettivo e la missione del provvedimento in esame è abbassare il livello culturale. Vi ringrazio perché il coro è stimolante!

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Se non smettete sospendo la seduta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

IGNAZIO MESSINA. Ritengo che sia utile ascoltare tutti anche per il Ministro, che alla fine non interviene, però almeno ascolti e ascoltino anche gli altri, come abbiamo fatto noi. L'obiettivo è abbassare il livello culturale nel nostro Paese: i tagli alla pubblica istruzione ed i tagli all'università.
In questo caso, quando invece bisognerebbe non tagliare, mettiamo dei parametri, abbassiamo il livello qualitativo anche nella lirica e nelle fondazioni. Meno male che l'emendamento in esame è stato approvato, meno male perché evita di omologare nel nostro Paese un punto di eccellenza a un punto di assoluta inutilità, a un punto di assoluta inosservanza di quelli che sono gli obiettivi della cultura in Italia: gli obiettivi della cultura in Italia sono quelli di avere un livello elevato, non solo nel nostro Paese ma nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, io ho un grandissimo rispetto per ogni forma di opposizione. Non ho cambiato idea e penso che la mancanza di un disegno strategico mini il provvedimento in esame e che alcuni errori porteranno ad impugnarlo in diverse sedi, e che forse cadrà. E se cadrà - lo dico oggi per domani - andremo in sede legislativa Pag. 112rapidamente, signor Ministro, come suggerivano alcuni deputati della maggioranza.
Ma detto questo, onorevoli colleghi, qui vi è un emendamento di cui ha parlato l'onorevole De Biasi e a me interessa anche il merito, perché ai lavoratori si danno risposte sul merito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Quello in esame è un emendamento giusto, fondato, perché interviene sulla manomissione possibile della contrattazione, sulla manomissione del mercato e, quindi, va votato non perché è meno peggio (non è acqua fresca qualsiasi emendamento), ma perché è un emendamento che corregge un errore e che è stato positivamente accolto, come altri emendamenti che verranno e che riguardano l'organizzazione del lavoro; e i contratti integrativi non sono acqua fresca, riguardano la vita di migliaia di persone e derivano da un'attività di opposizione che oggi si manifesta nell'Aula - lo dico anche ai colleghi dell'Italia dei Valori - ma si è manifestata anche nelle Commissioni, con un lavoro quotidiano di donne e uomini (penso agli onorevoli Ghizzoni, De Biasi ed altri), ai quali credo che per onestà intellettuale si debba dire che è stato un lavoro comunque positivo. È un lavoro che sta tentando di ridurre un danno devastante sulla carne di molte persone.
Credo che debba essere positivo il fatto che vengano oggi conquistati questi emendamenti, che non c'erano poche ore fa. Vorrei che questi emendamenti venissero vissuti dall'Assemblea in generale, ma in particolare da tutte le opposizioni, come un successo, perché c'è anche un merito nei provvedimenti e non credo che possa essere spento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, avevo chiesto di intervenire a titolo personale, anche se capisco che in questo momento lei deve badare ad un'Aula abbastanza tesa.
Vorrei ricordare al collega Zazzera, che ha svolto un intervento appassionato, che a mezzogiorno di oggi noi - quelli che sono qui questa sera - eravamo tutti assolutamente convinti che sarebbe stata posta la questione di fiducia. Forse qualcuno se lo è anche augurato, perché comunque avrebbe guadagnato un po' di tempo, perché dopo i tempi sono più certi.
A noi, opposizione, cosa sarebbe rimasto in mano? Un provvedimento fermo, blindato, così come era uscito dal Senato sarebbe passato in quest'Aula. Noi ci saremmo potuti levare lo sfizio di far andare sotto la maggioranza sugli ordini del giorno, che non hanno mai cambiato la vita di nessuno.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

DONATA LENZI. Se adesso siamo qui a discutere e a intervenire nel merito, se possiamo cambiare qualcosa, questo è merito del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PIERFELICE ZAZZERA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, voglio ricordare che la fiducia non la mette l'Italia dei Valori: la mette, se la vuole mettere, il Governo evidentemente (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Biasi 1.43, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Di Caterina? Onorevole Cesario? Onorevole Giulietti? Pag. 113
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 477
Votanti 475
Astenuti 2
Maggioranza 238
Hanno votato
474
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Compagnon ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 1.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, confesso che, poco prima dell'ultimo intervento del collega Messina, avendo visto, data l'ora, qualche collega assopirsi, stavo pensando di proporle di intonare qualche aria della lirica, ad esempio, dalla Turandot «Nessun dorma», per aiutare a risvegliare l'ambiente.
Signor Presidente, so che lei me lo avrebbe impedito (Dai banchi del gruppo della Lega Nord Padania si grida: Traditore!). Per carità, che la Lega mi dia del traditore - signor Presidente, lo segnalo per lei, perché la voce mi arriva alle spalle - a me può, persino, far piacere (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, continui il suo intervento.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, si stigmatizza sempre tutto, tuttavia penso che certe parole... Signor Presidente, in precedenza, ha fermato certe parole di un collega (Commenti)...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

ANTONIO BORGHESI. Comprendo, invece, che gli ultimi interventi hanno risvegliato l'ambiente, pertanto, cercherò di tenere svegli i colleghi che vi sono, parlando di questo nostro emendamento, volto a sopprimere la lettera f) del comma 1 dell'articolo 1. Infatti, dopo aver previsto che si possa regolamentare in un certo modo tutta l'attività delle fondazioni, si inserisce al comma 1, la lettera f), con cui il Governo si prende, persino, il diritto di prevedere forme organizzative particolari e diverse, con una discrezionalità totale.
Infatti, in base alla citata lettera f), il Governo può prevedere tali forme organizzative speciali per le fondazioni lirico-sinfoniche in relazione alla loro peculiarità. In altri termini, se dopodomani al Ministro farà piacere che una delle quattordici fondazioni riceva molto più denaro di altre, potrà farlo, sfruttando questa previsione. Potrà farlo a sua discrezione, modificando, quindi, anche l'equilibrio che, attualmente, esiste tra le fondazioni. Potrà fare ciò, inoltre, avendo riguardo all'assoluta rilevanza internazionale. Ma chi giudicherà tale rilevanza e in base a quali criteri? Dal numero di spettatori, oppure dal fatto che una fondazione svolge delle attività all'estero? Non è scritto, non è detto.
Inoltre, il Governo potrà prevedere forme organizzative speciali per le fondazioni lirico-sinfoniche in relazione anche alle loro eccezionali capacità produttive. Chi le giudicherà? Ma è possibile prevedere una norma con queste modalità e con questa discrezionalità, senza che vi sia un criterio oggettivo?
Si torna, quindi, a quel ragionamento che avevo iniziato prima e che non ho concluso. Stiamo parlando di fondazioni private, perché così sono riconosciute da una legge dello Stato, il decreto legislativo n. 367 del 1996, con un'autonomia contrattuale insopprimibile. Noi pretendiamo, addirittura, di entrare nel merito e modificare l'attività di gestione, regolare tutto e comandare; in altre parole, facciamo, in modo centralistico, ciò che decide il Governo a Roma, che deve andare bene per Verona o per Palermo, per Torino piuttosto che per Napoli (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Questo è inaccettabile come principio, di fronte ad una dichiarazione Pag. 114(Dai banchi del gruppo della Lega Nord Padania si grida: Traditore!)... Certo, io non ho tradito le mie idee di federalismo! Ho ancora le mie idee di federalismo e credo che si rispettino, rispettando l'autonomia delle fondazioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

ANTONIO BORGHESI. ... e rispettando la possibilità per gli enti di autogestirsi, senza ingerirsi in questo modo per stabilire, perfino, se essi possano assumere o no dei lavoratori, oppure se non debbano assumere più neppure i primi violini o figure professionali necessarie per consentire ad un'orchestra di suonare. Invece, è questo che stabilisce il provvedimento in esame, è questo che permette al Governo di stabilire.
Siccome, come dicevo prima, di fronte a questa insopprimibile autonomia, vi è di fatto una lesione molto grave, è evidente che ci saranno dei ricorsi, è evidente che la Corte costituzionale non potrà accogliere un passaggio di questo tipo.
Allora, io dico: riflettiamoci ancora, sopprimiamo per lo meno questa lettera f) che aumenta la discrezionalità del Governo centrale e, quindi, di Roma su fondazioni che si trovano anche alla periferia di questo Stato (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il centrodestra sta cominciando a bucare le ruote, sentite come fischia? Comincia a rimanere a piedi.

PRESIDENTE. Colleghi...

FRANCESCO BARBATO. Ci incoraggia questo fatto, ci fa piacere (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Continua la bucatura? Fateci sentire come sfiatate.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, quando avete finito poi me lo fate sapere. Vada avanti, per cortesia, onorevole Barbato.
Onorevole Barbato, vuole continuare?

FRANCESCO BARBATO. Parlare a queste ruote bucate, le dico la verità, è proprio (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)... Il Popolo della Libertà, il popolo dei bucati...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato..

FRANCESCO BARBATO. Forse, se stessi zitto, sarebbe meglio, trascorriamo così il minuto.

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, non vuole parlare?
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, mi permetta però di invitarla davvero a consentire al collega di intervenire senza essere fischiato e subissato in continuazione. Mi pare che ci sia un limite a tutte le sopportazioni, anche a quelle nostre nei confronti di lorsignori. Vi è proprio un limite, se non sopporta lei questo limite...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, la goliardia mettiamola da parte! È tardi, dobbiamo continuare i nostri lavori. Onorevole Barbato, vuole riprendere, per cortesia (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)?
Colleghi, per cortesia, o sospendo la seduta!
Prego, onorevole Barbato.

FRANCESCO BARBATO. So che la verità fa male e fa male soprattutto quando Pag. 115viene dall'Italia dei Valori che sa parlare solo di verità (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
È vero, signor Ministro Bondi, che lei ha nominato un manager bancario, l'amministratore della McDonald's, un tal Mario Resca, alla guida dei musei italiani e dei siti archeologici che, per la verità, è un portatore sano di conflitti d'interesse? Complimenti, signor Ministro della cultura, lei è bravo a portarci portatori sani di conflitti di interesse alla guida dei musei italiani e dei siti archeologici.
Ma che ci azzecca questo Mario Resca con la cultura, con i siti archeologici (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)? Ma che ci azzecca lei con la cultura, visto che ce la sta distruggendo?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, signor Ministro, nell'intervento fatto una mezz'ora fa, mi richiamavo alla necessità di un dibattito che si riferisse, all'interno di un disegno di legge e non già di un decreto-legge, a criteri che fossero oggettivi, seri. Ne ho citato prima uno e cioè quello dell'internazionalizzazione delle singole fondazioni oppure di livelli diversi interregionali e nazionali.
Un altro criterio che abbiamo suggerito nel dibattito, naturalmente, è quello della promozione di interventi che suscitassero una maggiore attenzione da parte degli utenti e coinvolgessero un maggior numero di cittadini italiani. Questo obiettivo serviva a far crescere culturalmente il nostro popolo. Ma voi, evidentemente, non volete questo: volete che l'Italia e gli italiani siano assoggettati semplicemente ai messaggi che mandate attraverso i media che controllate totalmente, sia quelli pubblici...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cambursano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, mi rivolgo al signor Ministro per i beni e le attività culturali: la cultura è una ricchezza, non è un costo, ma è un investimento. Questo dovrebbe esserle ed esserci chiaro. Sciagurato è quello Stato che taglia su tutto ciò che è cultura. Colpevoli sono quanti avallano scelte sbagliate. In questo periodo, in questi giorni, nel comparto che sappiamo bene stare a cuore anche a lei, signor Ministro, scelte sbagliate e tagli - magari non voluti dal suo Ministero, ma imposti da altri Ministeri - sono stati fatti.
Pertanto, noi, colleghi, dobbiamo andare fieri del nostro percorso, di chi prima di noi ha portato nella tradizione italiana arte, cultura, poesia e lirica: una lirica che parla una lingua internazionale, direi, soprattutto una lingua unica che magari infastidisce qualcuno che vorrebbe «spolpettare» anche la lingua italiana e farne solo compartimenti stagni dialettali (Applausi polemici dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, mi rivolgerò al signor Ministro con una battuta del grande Totò De Curtis: lei è un uomo di mondo. Lei conosce quello che fa la cultura italiana nel mondo e quello che fanno gli italiani nel mondo. Grazie al maestro Pavarotti e al maestro Bocelli, la lirica italiana nel mondo è conosciutissima. Grazie a questi due personaggi, nel Giappone la prima lingua che si studia è l'italiano, appositamente per imparare la nostra lirica.
Ecco perché, signor Ministro, chiedo ancora una volta di destinare fondi alla cultura italiana nel mondo, affinché i nostri italiani nel mondo ci possano rappresentare degnamente (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

Pag. 116

COSTANTINO BOFFA. Bravo!

ANDREA MARTELLA. Bravo Razzi!

DANIELE MARANTELLI. Razzi, sei un grande!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, occupazioni, scioperi, agitazioni: sono a rischio le prime, ma pure le repliche. Dalla Scala di Milano all'Opera di Roma, dall'Arena di Verona a Caracalla, dal San Carlo di Napoli al Bellini di Catania, ovunque. Contro il Ministro Bondi, il suo decreto-legge «tagliatutto» e la mazzata della manovra finanziaria.
Signor Ministro, questo è il circuito mediatico esterno a quest'Aula. Questo è quello che l'Italia che ragiona e che fa cultura sta determinando fuori da quest'Aula. È strano che rispetto a questa situazione vi siano forze politiche - che contrastano e contestano questa maggioranza - le quali non capiscono che al di fuori di quest'Aula ciò avviene. Noi non siamo ancora in condizione di capire cosa è cambiato rispetto a ieri. Noi continueremo...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Formisano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in precedenza, con l'emendamento relativo al comma 1, alinea, dell'articolo 1 avevo sottolineato l'opportunità di eliminare il riferimento alla delega che riguarda l'organizzazione degli enti lirici. Da questo punto di vista, la lettera f) fa pendant con questa previsione così fumosa, che non fornisce contenuti di specifico indirizzo al Governo, ma che lascia ad esso una fantasia creativa del tutto libera nella causa e nei fini.
Mi dovete spiegare cosa significa che il regolamento possa prevedere «forme organizzative speciali»: in che cosa questa specialità possa articolarsi non è comprensibile, così come non si comprende perché all'interno di questa previsione l'Accademia nazionale di Santa Cecilia...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Monai.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, per l'Italia dei Valori questo decreto-legge è fortemente negativo nel suo complesso ed anche l'articolo che stiamo esaminando.
È per questo - nell'interesse del settore lirico-sinfonico, oltre che per la cultura italiana - che continuiamo a svolgere con determinazione il nostro ruolo - è il caso di dirlo - di unica vera opposizione (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico), tentando di utilizzare il poco tempo a nostra disposizione per illustrare i motivi della nostra contrarietà, che è tradotta nelle proposte emendative che abbiamo presentato.
Con questo decreto-legge - e con la chiusura ad ogni contributo esterno - il Governo non riorganizza il settore della lirica, ma lo danneggia, così come danneggia i suoi lavoratori e, così facendo, arreca un grave danno al Paese. Il nostro invito, per quanto possibile, è di ascoltare la protesta che sale dai teatri italiani, dagli artisti come dalle maestranze, ma anche dai semplici fruitori della cultura (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, signor Ministro, come poco fa l'avevo ringraziata per l'approvazione di un emendamento, ora, in questo preciso istante, invece, devo, non rimproverare - attenzione a quello che dico, perché non Pag. 117vuole essere offensivo - ma voglio soffermare la sua attenzione nel prendere visione, con maggiore accuratezza, di questo emendamento e a riflettere attentamente se potessero esserci i margini per una sua approvazione.
Questo emendamento, infatti, potrebbe solo migliorare il testo che avete portato alla Camera. La nostra è solo una riflessione, un dibattito politico sereno all'interno di questa Aula, che vuole costruire, come dicevo prima, una grande Nazione attraverso un dibattito politico sereno, forse aspro, ma nell'interesse della collettività.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, signor Ministro, vogliamo imbracare e pensare di indicare la retta via a tutti, a questi lavoratori e a chi deve assumersi la responsabilità di gestire queste fondazioni? Leggo solo un passaggio di questo capoverso che, purtroppo, è lungo: «lo statuto di ciascuna delle predette fondazioni prevede, tra l'altro, che l'erogazione del contributo statale avvenga sulla base di programmi di attività triennali».
Lo statuto può prevedere, al massimo, come fare le richieste dei contributi, ma sarà lo Stato a decidere, eventualmente, come erogarli.
L'altra questione è che anche qui si fa un'eccezione: lo statuto dell'Accademia nazionale Santa Cecilia prevede la presenza del presidente sovrintendente e del componente corpo accademico, eletti direttamente dall'assemblea degli accademici. Siamo d'accordo, ma, cari amici della Lega, non è che gli accademici delle altre accademie o delle altre fondazioni siano di valore minore rispetto a quelli che vivono a Roma.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Piffari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, ha ragione il collega Piffari. L'interferenza dello Stato è evidenziata anche in questo emendamento. Noi chiediamo la soppressione della lettera f) perché è così evidente e stridente questa interferenza: la cultura e l'arte sono simbolo di libertà e il Governo non può intervenire in qualsiasi situazione. Probabilmente, infatti, sarà il Ministro Tremonti a decidere quale programma ci sarà alla Scala perché, in base alle risorse economiche, darà disposizioni affinché ci sia un artista o un altro, un'opera o un'altra. Così si mette un bavaglio alla cultura.
Noi abbiamo delle opere che sono ricordate in tutto il mondo, degli autori e degli attori che la memoria e il tempo non cancelleranno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, devo dire c'è veramente una grande sinergia tra il Ministro Bondi e il Ministro Tremonti. Infatti, ogni emendamento ed ogni passaggio di questo provvedimento portano la firma di entrambi, nel senso che l'uno occupa il posto nell'altro.
Probabilmente ritroveremo lei durante l'esame della manovra finanziaria, oppure è sempre il solito Tremonti che deve dettare legge e gli altri subire.
Avrebbe fatto bene ad evitare di far subire la cultura. Quando addirittura si dice che è possibile organizzare «forme organizzative speciali per le fondazioni lirico-sinfoniche in relazione alla loro peculiarità, alla loro assoluta rilevanza internazionale». Quindi faremo cose straordinarie ma subito ecco il tandem, i due Ministri che dicono che il Ministro per i beni e le attività culturali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, hanno il potere di approvare...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Messina.
Passiamo ai voti. Pag. 118
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 458
Votanti 424
Astenuti 34
Maggioranza 213
Hanno votato
184
Hanno votato
no 240).

Prendo atto che i deputati D'Antoni, Lo Moro, Zampa e Concia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Compagnon ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Onorevoli colleghi, fino a questo momento la Presidenza ha attribuito, per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto su ciascun emendamento in dissenso rispetto al gruppo, un tempo pari ad un minuto.
Tenuto conto del fatto che il provvedimento, dopo l'esame da parte della Camera, deve essere nuovamente sottoposto all'esame del Senato e che la data di scadenza del medesimo è particolarmente ravvicinata, cadendo martedì 29 giugno prossimo, la Presidenza si trova nella necessità di dover contemperare tale esigenza con la garanzia dell'esercizio delle prerogative di ciascun deputato.
A tal fine la Presidenza ritiene opportuno concedere, da ora in avanti, per ciascun intervento in dissenso un tempo pari a trenta secondi.
Ricordo in proposito che l'articolo 85, comma 7, del Regolamento prevede che sugli emendamenti il Presidente conceda la parola ai deputati che intendano esprimere un voto diverso da quello dichiarato dal proprio gruppo, stabilendo che le modalità ed i limiti di tempo degli interventi medesimi siano determinati dal Presidente.
Apprezzate le circostanze e conformemente ai precedenti, anche in considerazione del numero delle richieste di intervento, attribuisco a partire dal prossimo intervento un tempo massimo di trenta secondi.
Tale decisione è conforme alla prassi che registra numerosi casi in cui il tempo per gli interventi in dissenso è stato fissato in trenta secondi, come nel caso di specie.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 1.16.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, questa volta intervengo per la verità per spezzare una lancia a favore del Ministro Bondi, perché in verità egli non ha tutte le responsabilità di questo provvedimento, sia nella sua stesura sia in altro ancora.
Naturalmente chi ha curato e coordinato il lavoro sarà stato sicuramente il suo capo gabinetto, Salvo Nastasi, il quale coordinava il lavoro di stesura del provvedimento alternandolo con qualche telefonatina, come la sera del 22 dicembre 2009, quando comunicava a Balducci la distribuzione degli incarichi. Mauro Della Giovanpaola (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) veniva nominato soggetto attuatore, Miccichè direttore dei lavori ed Enrico Bentivoglio responsabile del procedimento. Dopo commentava dicendo: mi sembra davvero una bella squadra questa che abbiamo messo su.
La sera successiva tutti gli amici della cricca in una telefonata dicevano tra di loro: È tutto un bordello!
Allora, capisco che se uno alterna...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, si attenga al tempo per cortesia.

FRANCESCO BARBATO. ...la stesura di un provvedimento importante come quello che riguarda la cultura a momenti di bordello e di cricca, è ovvio che alla fine ne esce qualcosa che sicuramente non fa tanto bene né alla cultura né a lei, signor Ministro. Pag. 119
Questo sicuramente ci fa pensare che dobbiamo essere ancora più rigorosi nella nostra opposizione perché questo provvedimento, signor Ministro, si ingerisce nella contrattazione di secondo livello e quindi va ad intaccare i diritti, la libertà e la dignità degli uomini e delle donne.
Quando vi è la decurtazione del trattamento economico aggiuntivo per la contrattazione integrativa aziendale, in caso di mancata stipula di contratto aziendale, si va ad incidere sui diritti e sulla dignità degli uomini e delle donne.
Quando si precarizza il personale, si va ad incidere sui diritti, sulle libertà e sulla dignità degli uomini e allora deve venire fuori un'opposizione che controlla e che, con la schiena dritta, prende questo Governo veramente per il bavero, perché rispetto a queste cose non possiamo fare sconti! È questa l'opposizione che l'Italia dei Valori intende fare e intende contrastarvi.
Il riequilibrio di bilancio di queste attività viene scaricato sulla parte più debole, che è rappresentata dagli artisti, da quelli che lavorano, invece, non è a questi che bisogna chiedere i sacrifici.
Nella giornata di ieri ho partecipato alla festa del 236o anniversario della costituzione della Fondazione della Guardia di finanza e ho sentito con piacere che con una sola operazione sono stati confiscati beni per 120 milioni di euro.
È questo che deve fare il Governo, è lì che deve andare a tagliare, non sulla cultura, sul lavoro, sui lavoratori, sui diritti, sulla dignità degli italiani e delle italiane! Non vogliamo portare questo Paese al ribasso, verso i livelli di lavoro come in Bangladesh o in Corea. Non è questo il modello di società che vogliamo e non è questa l'Italia che immaginiamo!
Però mi rendo conto che in questo momento è molto più semplice far «rincoglionire» (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) gli italiani con i «tronisti», con il Grande fratello...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, per cortesia.

FRANCESCO BARBATO. È questo il tipo di politica che state trasmettendo, questo è il berlusconismo, mentre il teatro e la lirica sono roba noiosa, non «sballano», non fanno «fichi».
Fare queste cose significa lavorare molto, significa impegnarsi molto; insomma, signor Ministro, se avessimo pensato alla lirica, all'arte, alla cultura, ci sarebbe stato troppo da pensare, ma pensare troppo non fa per voi, non fa per il Governo Berlusconi, non fa per il centrodestra. Voi pensate solo a cancellare i diritti degli italiani e delle italiane, ad aumentare le ingiustizie - questo è il Governo Berlusconi! - e a fare solo privilegi per i ricchi, i potenti e i prepotenti. Il suo collega di banco, il ministro La Russa (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, chiediamo la soppressione della lettera f), comma 1, dell'articolo 1 perché riteniamo grave l'interferenza di questo Governo e dello Stato in fondazioni di questo tipo, che dovrebbero essere libere comunque di decidere i loro programmi, con spese naturalmente contenute. Il Governo fa bene ad intervenire su questo aspetto, ma non può bloccare tutto, non può controllare tutto, non può il Ministro Tremonti fare il programma della Scala. Noi credevamo che almeno...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cimadoro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, la lettera f), comma 1, dell'articolo 1 è uno sfregio all'autonomia statutaria delle fondazioni. Avete già provveduto con molti canali a limitare la loro attività. La lettera Pag. 120f) è assolutamente destabilizzante rispetto al principio dell'autonomia delle fondazioni liriche e quindi ci auguriamo che venga approvato il nostro emendamento soppressivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, signor Ministro, con questo emendamento chiediamo di sopprimere la lettera f), per fare sì che determinate incongruenze possano essere eliminate. La preghiamo cortesemente di prendere in seria considerazione il nostro emendamento e conseguentemente dare un parere positivo per approvarlo all'intero di questa Camera.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, i nostri avi ci insegnavano - il signor Ministro lo può leggere nella lettera che ha ricevuto - che i tagli sono necessari in danno dei rami secchi e improduttivi.
Ma guai quando si sta potando una vite a confondere il ramo da tagliare, quello secco e improduttivo, con quello da conservare, perché invece porti i frutti negli anni a venire. Voi invece con l'accetta tagliate quelli secchi e quelli produttivi...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cambursano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, prima ho sentito l'invito da qualche amico della Lega nei confronti del collega Cimadoro sulla questione di sentire lo stesso disco più volte. È un po' di volte che sentiamo lo stesso disco, è ormai da 15 anni: Roma ladrona e il federalismo.
Cominciamo ad applicare il federalismo in concreto, giorno per giorno, e in questo momento facciamolo seriamente, non centralizziamo anche il controllo delle biglie, del portiere o del vestito, così come è previsto in questo emendamento. Tra l'altro qui si parla di controllare anche...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Piffari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, l'Italia dei Valori non vuole che questo provvedimento arrivi in porto.
Il modo migliore per ottenere ciò sarebbe stato quello che 100-200 deputati contemporaneamente su ogni emendamento, senza ritirarne neanche uno, avessero esercitato una strenua opposizione. In questo modo non è sufficiente votare contro...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Palomba.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, sempre dal giornale che leggevo prima: «È stata Carla Fracci, icona dell'arte tersicorea a scandire un'unica parola che sintetizza l'humus del variegato mondo della fruizione culturale oggi in Italia: resistere, resistere, resistere, a condizione che ci sia chi riconosca l'Italia»

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, l'Italia dei Valori non era contraria a una riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche e avrebbe voluto dare il suo contributo alla razionalizzazione dell'organizzazione di tali fondazioni sulla base dei principi di Pag. 121tutela e valorizzazione professionale dei lavoratori, sull'efficienza, sulla corretta gestione, sull'economicità...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Paladini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, leggo una agenzia: «Questa sera non è andata in scena al Teatro alla Scala di Milano la recita del Faust. La cancellazione è dovuta a uno sciopero di tutti i dipendenti e artisti per protestare contro il decreto-legge sulle fondazioni lirico-sinfoniche in discussione». Ministro Bondi, se proprio volete tagliare, tagliate al «nano» e non alle ballerine.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, credo che la Lega non abbia nemmeno guardato questo provvedimento, perché, se è vero che urla al centralismo e vuole il federalismo, sta votando e sostenendo un provvedimento che più centralista non si può. Si mette tutto nelle mani del Ministro per i beni e le attività culturali e del Ministro Tremonti e consente loro di gestire le fondazioni liriche alla faccia, amici della Lega, del federalismo.
Se è questo il federalismo che volete, tenetevelo: non è il federalismo che vuole l'Italia dei Valori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, con questo provvedimento viene consentito il blocco delle assunzioni, addirittura portando alla perdita di posti di lavoro, alla riduzione degli stipendi, all'impossibilità di svolgere attività esterna da parte di chi abbia particolari competenze. Porta a un centralismo totale, soprattutto nei confronti di quegli enti che stanno al nord...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Favia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cavallaro. Ne ha facoltà.

MARIO CAVALLARO. Signor Presidente, intervengo unicamente per informare l'Aula della ormai prossima costituzione della «Associazione dei parlamentari amici del Bangladesh» anche ad evitare che nascano degli incidenti diplomatici dalla continua citazione di questo Paese e ascoltando il Faust (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, noi ci asterremo su questo emendamento. Certamente ha proprio ragione il collega dell'Italia dei Valori: non è sufficiente votare contro alla fine, come stanno facendo loro che non hanno mai una proposta. Se non sono d'accordo, non votino gli emendamenti, si prendano la responsabilità di non votare, altrimenti, come è chiaro, gli scioperi che sono una cosa seria vengono vanificati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Paladini, Romele...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 122
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 464
Votanti 275
Astenuti 189
Maggioranza 138
Hanno votato
30
Hanno votato
no 245).

Prendo atto che il deputato Compagnon ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 1.17.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, chiedo anche l'assenso dell'onorevole De Biasi... se posso eventualmente intervenire ad illustrare questo emendamento...

PRESIDENTE. Prego, onorevole Monai, si rivolga a me, continui.

CARLO MONAI. Il fatto che il Ministro Bondi sia pazientemente in ascolto anche se del suo telefonino, piuttosto che della discussione in Aula, è già un elemento che mi rassicura rispetto alla discussione che ci accingiamo a svolgere su questa proposta emendativa (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
In particolare, vorremmo evitare che il Ministero con questa delegificazione che ci apprestiamo a dargli possa fare e disfare liberamente nello sconfinamento dell'arbitrio che questo disegno di legge attua. Ci interessa evitare che sotto il fantasma di questa eccezionale capacità produttiva, che non si capisce bene a cosa faccia riferimento, si possano poi giustificare forme organizzative speciali che rimangono assolutamente nel vago e avvolte dal mistero. Da questo punto di vista voglio anche richiamare i colleghi della Lega Nord, perché questo stesso articolo in esame sostanzialmente garantisce un'unica fondazione lirica, la fondazione dell'Accademia nazionale di santa Cecilia, che nella lettera f) del comma 1 è l'unica ad avere una forma garantita che prevede la presenza del sovrintendente e la componente del corpo accademico eletta direttamente dall'assemblea degli accademici.
Allora mi domando per quale motivo la Lega Nord non abbia avuto la stessa cautela per la Scala di Milano piuttosto che per l'Arena di Verona, per La Fenice di Venezia o per il teatro Verdi triestino e per tutte quelle altre fondazioni che in qualche modo penso che abbiano lo stesso titolo per rivendicare la loro originalità e la loro peculiarità. Questa, invece, è la dimostrazione di come anche la Lega Nord sia così prona a Roma, lo dice magari in quest'Aula e poi va a fare i comizi a Pontida per rivendicare il federalismo. Questa prospettiva che ci stiamo accingendo a varare è l'antitesi del federalismo, è l'antitesi dell'autonomia degli enti, è l'antitesi della valorizzazione dei territori.
Qui stiamo burocratizzando gli enti lirici, stiamo dando una delega in bianco ai Ministeri, in particolare al Ministero dei beni e delle attività culturali piuttosto che al Ministero dell'economia e delle finanze, in qualche modo lasciando che a Roma si decidano gli assetti organizzativi di tutte queste fondazioni che hanno una tradizione storica molto risalente e che è bene che invece abbiano anche una capacità organizzativa tale da dispiegare al meglio le loro aspirazioni culturali.
Da questo punto di vista, il provvedimento in esame ci interessa non tanto in questa parte enunciativa di buoni principi - che, se vogliamo, possiamo anche in parte condividere -, in quanto quello che ci preoccupa è la parte giuslavoristica, quella stessa parte che, se ricordate, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano pose come ostacolo in occasione della prima approvazione del decreto-legge.
Prima che il Consiglio dei ministri, infatti, provvedesse ad emanare il decreto-legge, ricordate, vi fu un passaggio al Quirinale, che rimandò indietro gli atti al Ministro Bondi, in quanto il Presidente Napolitano non era convinto proprio dell'autorità che lo Stato avrebbe esercitato contro i principi della contrattazione collettiva e contro i principi dell'autonomia degli enti locali.

Pag. 123

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di smetterla con questa goliardia.

CARLO MONAI. Le preoccupazioni del Presidente Napolitano sono anche le nostre e dovevano essere anche quelle della Lega Nord, che, invece, è supina nell'accettare queste imposizioni romane. Allora ci rimane ben poco, se è vero che il blocco delle assunzioni fino al 2013 comporterà l'incapacità degli enti lirici di esprimere al meglio le loro attività.
Noi vogliamo una maggiore libertà e una maggiore autonomia e vogliamo evitare che il Ministro faccia e disfi tutto quello fino ad oggi hanno fatto di buono queste fondazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, considerato che solitamente le attività culturali vengono sostenute da attività di beneficenza e di volontariato, da offerte e cose simili, chiedo al Ministro per i beni e le attività culturali perché non vengano utilizzate allo stesso modo le offerte che sono state fatte, ad esempio, all'ex Ministro Scajola in ordine all'appartamento al Colosseo...

ANTONELLO IANNARILLI. Ma pensate all'appartamento di Di Pietro (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, le chiedo se sia possibile - ciò potrebbe produrre un giudizio complessivamente positivo - accettare l'emendamento in esame, perché proponiamo di togliere alla loro assoluta rilevanza per quanto riguarda ...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Scilipoti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Italia dei Valori, oltre a dare il suo contributo, avrebbe voluto anche, in questo caso, dare un altro contributo, ossia fare insieme un percorso che coinvolgesse tutti i soggetti interessati, le regioni, i comuni, le sovrintendenze, le fondazioni, le organizzazioni sindacali, tramite la costituzione di un tavolo di confronto con le fondazioni e le organizzazioni sindacali, per revisionare gli aspetti carenti della riforma operata con il decreto legislativo n. 367 del 1996.
La previsione di interventi che avrebbero favorito una maggiore stabilità del settore tramite ...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paladini. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, questo Governo sta smantellando la cultura. Non capisco i colleghi del PDL, mentre capisco i colleghi della Lega, perché soprattutto il provvedimento concernente la lirica comporta e presuppone l'utilizzo della lingua italiana e comporta la necessità dell'orgoglio di una tradizione culturale nazionale, cosa che la Lega non ha, con riferimento al rispetto sia della lingua italiana sia della cultura nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, intervengo per cercare di dare un contributo, avendo visto lo stato di indignazione e di irritazione della collega De Biasi circa la mancanza di proposte da parte dell'Italia dei Valori.
Per questo vorrei dirle: lasciamo valutare agli elettori se la nostra è una mancanza Pag. 124di proposta, una mancanza di coerenza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, leggo una lettera sul sito del Corriere della sera indirizzata al Ministro Bondi: «Per colpa sua, e anche di tutto il Governo Berlusconi, che doveva dare i soldi della legge speciale per Firenze e invece non ci ha fatto vedere neanche un centesimo, ora veniamo privati anche della gioia del maggio musicale, a tutto vantaggio, non di Beethoven, ma di tronisti e reality show...».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, Ministro, questa mattina lei con molto stile ha ringraziato i gruppi che hanno collaborato con il Governo per la produzione e le modifiche apportate al decreto-legge in esame. Di certo però in questo caso, Ministro, lo stile non basta; e l'Italia dei Valori di proposte ne sta facendo, ma purtroppo non le volete prendere in considerazione, anche perché i nostri emendamenti sono stati tutti bocciati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, ci saremmo aspettati che, almeno per quanto riguarda la Scala, vi fosse stato, come nel caso dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, una deroga che potesse far fronte alle necessità economiche di questo grande teatro famoso in tutto il mondo, che ha reso celebre la lirica nel mondo. Ed è per questo...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, credo che il comma di cui discutiamo offende la capacità imprenditoriale di eccellenze che nella lirica si trovano dalla Sicilia fino al nord, ma specialmente al nord vi sono, amici della Lega; e in questo caso li vogliamo invece maltrattare e massacrare. Forse non è sostenendo la »Roma ladrona« che riusciamo ad evolvere e svilupparci con le capacità imprenditoriali e le eccellenza di cui il territorio dispone; anche il territorio oltre la Padania, naturalmente...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, non vorrei far arrabbiare nessuno, ma sono costretto a ripetere che votare contro, ritirare gli emendamenti e non fare le battaglie su di essi significa consentire che il provvedimento in esame sia approvato. Noi abbiamo scelto una strada diversa: abbiamo mantenuto tutti i nostri emendamenti, su questi stiamo facendo una grande battaglia; e anche se abbiamo avuto tagliati i tempi, se fossimo intervenuti tutti quanti mantenendo fermi gli emendamenti, il provvedimento il Governo se lo sarebbe dovuto rimettere in »saccoccia" (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, signor Ministro, le devo riconoscere il merito di aver ascoltato tutti i nostri interventi, e penso che lei lo faccia d'abitudine; ma se lei la stessa attenzione l'avesse prestata per le maestranze, per gli artisti, per tutti gli addetti ai lavori, e avesse prestato più attenzione ad un progetto strategico, fosse avremmo contribuito Pag. 125a rilanciare gli enti lirici e sinfonici e non a discutere il provvedimento, che noi riteniamo non abbia alcuna efficacia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Grassi, Romele, Martinelli e Madia.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 463
Votanti 268
Astenuti 195
Maggioranza 135
Hanno votato
25
Hanno votato
no 243).

Prendo atto che il deputato Cavallotto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Cuomo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, intervengo per formularle una proposta in base all'articolo 41 del nostro Regolamento: convocare la Conferenza dei presidenti di gruppo per deliberare la seduta fiume (Applausi).

PRESIDENTE. Sospendo per cinque minuti. Convoco immediatamente la Conferenza dei presidenti di gruppo al piano Aula. La seduta riprenderà al termine della Conferenza dei presidenti di gruppo.

La seduta, sospesa alle 23,30, è ripresa alle 23,45.

PRESIDENTE. Colleghi, è stata avanzata in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo la proposta che la seduta prosegua ininterrottamente sino all'approvazione del disegno di legge di conversione del decreto-legge. Sulla richiesta avanzata di deliberare la seduta continuata nei termini indicati, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ove ne sia fatta richiesta, darò la parola ad un deputato contro e ad un deputato a favore.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare contro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, abbiamo espresso nella Conferenza il nostro parere contrario. Vorrei ricordare che da questa mattina Italia dei Valori (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...Presidente, mi faccia dire queste cose perché è inammissibile che non mi si permetta di parlare (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego.

ANTONIO BORGHESI. Presidente, da questa mattina il gruppo Italia dei Valori sta esercitando niente più né meno che quello che è un diritto che il Regolamento riconosce ad una minoranza. Italia dei Valori sta esercitando un diritto riconosciuto alle minoranze dal Regolamento, e lo fa con una gestione che fa parte della gestione ordinaria del Regolamento. Per arrivare a questa decisione c'è stato bisogno di un atto straordinario quale quello di una convocazione straordinaria della Conferenza dei presidenti di gruppo, e ritengo che questo corrisponda ad una forzatura del Regolamento che viene fatta. Vorrei solo qui ricordare - e lo dico a tutti - che i diritti delle minoranze dentro un'Assemblea come questa sono diritti che riguardano tutti e non riguardano l'attuale minoranza o gruppo di Italia dei Valori, ma riguardano tutta l'Assemblea. Al riguardo Pag. 126- mi permetta di concludere - vorrei ricordare quello che ha detto una volta Bertolt Brecht (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Non sono mai stato comunista, ma così come amo Wagner perché mi dà delle emozioni amo anche Bertolt Brecht quando me ne dà delle altre, e Bertolt Brecht ha detto una volta: sono venuti e hanno portato via gli ebrei, ma io non ero ebreo e non mi sono preoccupato, poi sono venuti e hanno portato via gli omosessuali ma io non ero omosessuale e non mi sono preoccupato, poi sono venuti a prendere me e non c'era più nessuno che mi potesse difendere. Questo sta succedendo, state prevaricando con una forzatura, e con un atto straordinario, una gestione ordinaria di un diritto delle minoranze di esprimersi in questa Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare a favore.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, con tutto il rispetto per la legittima posizione ostruzionistica dell'Italia dei Valori, la nostra Assemblea va avanti in base a due principi da sempre, da quando questa Assemblea, la Camera dei deputati, esiste in un sistema democratico in base alla Costituzione e ai Regolamenti. I principi sono due: il Regolamento della Camera e le consuetudini. Le consuetudini sono i precedenti parlamentari. Vorrei dire all'onorevole collega che mi ha preceduto che ci sono decine di precedenti parlamentari. Non c'è alcuna cosa straordinaria o eccezionale che non sia il rispetto di situazioni regolamentari e di precedenti che già ci sono stati. Scusate, credo che sia inutile usare altre parole, soprattutto scomodare precedenti o citazioni che nulla hanno a che fare con la realtà. Vi è un ostruzionismo assolutamente legittimo. C'è la possibilità di andare avanti consentendo a voi, in tutta la notte, di parlare liberamente e invece di farlo domani mattina, domani pomeriggio, lo farete questa notte (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Popolo della Libertà).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, bisogna tenere conto del fatto che quando si chiede la seduta ininterrotta si fa certamente uso di una possibilità del Regolamento, tuttavia è chiaro che questo è un gesto estremo, che risponde ad altri gesti estremi di...

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, stiamo per procedere ad una deliberazione.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, il mio è un richiamo al Regolamento, quindi sto spiegando. Mi pare del tutto evidente, infatti, che siccome qui è stato richiamato anche il Regolamento, debbo precisare che la seduta ininterrotta è stata chiesta da diverse maggioranze, ma è una prerogativa che spetta alla maggioranza per difendersi da altri gesti estremi. Non spetta all'opposizione e questo è anche il motivo per il quale il Partito Democratico si asterrà.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ne abbiamo sentite e ne abbiamo viste di tutti i colori. È vero, nella consuetudine parlamentare, nella prassi consolidata di quest'Aula, in epoche diverse, con soggetti e con protagonisti diversi, ci sono state azioni legittime di ostruzionismo, ci sono stati atteggiamenti di forza delle maggioranze che, però, quasi mai - sono portato a dire - sfociavano nell'arroganza. La prassi, la consuetudine parlamentare, ha conosciuto, tante volte, anche Pag. 127le ruote di scorta e, oggi, si sono, poi, puntualmente presentati coloro che si prestavano ad essere la ruota di scorta (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Mai, però, mi era capitato...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Evangelisti. Il suo gruppo ha già parlato contro, non è che adesso apriamo un dibattito.

FABIO EVANGELISTI. Mi faccia finire di parlare!

IVAN ROTA. Lo faccia finire di parlare!

ANTONIO BORGHESI. Non può togliergli la parola!

PRESIDENTE. Prego, onorevole Evangelisti, completi il suo intervento.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, stavo parlando del Regolamento, ma lei mi ha interrotto, mi ha tolto la parola in maniera indebita e questo rende difficile adesso per me riprendere le fila di un ragionamento serio che cercavo di proporre. Evidentemente, non a tutti piace la serietà e c'è serietà anche quando il confronto si fa duro e la polemica è fuori dai denti (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Ho detto che, nella consuetudine parlamentare, abbiamo conosciuto anche le ruote di scorta, ma mai, a mia conoscenza, era capitato di veder lanciare il sasso e ritirare la mano. Prima si è verificato qui, infatti, un conciliabolo promosso dal vero Presidente della Camera di questa sera, l'onorevole Casini, - complimenti! -, che, insieme ai capigruppo, ha concordato di porre la questione regolamentare. Lei, Signor Presidente, senza neanche permetterci di intervenire prima uno a favore e uno contro, ha subito sospeso i lavori dell'Aula e ha convocato la Conferenza dei presidenti di gruppo. Lì è intervenuto un accordo e, adesso, qui, sentiamo dire che, rispetto a quell'accordo che è stato preso, addirittura, ci si astiene. Abbiate almeno il coraggio di votare insieme alla maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta che la seduta prosegua ininterrottamente fino alla votazione finale del disegno di legge di conversione.

(È approvata).

Essendo stata approvata la proposta di seduta fiume nei termini sopra indicati, la seduta stessa proseguirà ininterrottamente fino all'approvazione del disegno di legge di conversione. La Presidenza, secondo la prassi, si riserva di stabilire sospensioni di natura tecnica ritenute necessarie. Ricordo che una volta deliberata la seduta continuata sono da ritenere inammissibili richieste volte a determinare con voto dell'Assemblea sospensioni a vario titolo della seduta stessa.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 1.19.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, andremo spediti a questo punto, ma sempre con la cautela di illustrare opportunamente gli emendamenti che anche in questo momento riguardano la lettera f) dell'articolo 1 del provvedimento in esame. In particolare, si propone l'abolizione del criterio che lega la possibilità per il regolamento ministeriale di scegliere speciali forme organizzative legate al significativo e continuativo apporto finanziario di soggetti privati. Anche qui la formulazione è molto fumosa, indistinta e lascia al Governo una delega in bianco, in una sorta di delegificazione che si spinge a violare o a modificare anche norme di legge. Quindi, con una delega contraddistinta da tale genericità e approssimazione a nostro giudizio vengono violati i cardini della delegazione normativa che il Governo può assolvere, ma sempre sulla base di criteri Pag. 128specifici che non mi pare che il Parlamento in questo momento voglia applicare e individuare, attuando così una sorta di abdicazione al Governo delle proprie prerogative.
Da questo punto di vista c'era anche la contraddizione in termini di un accordo che evidentemente è stato siglato tra alcune forze di opposizione e il Governo, se è vero, che di quei pochissimi emendamenti a mio giudizio poco significanti se non insignificanti che sono stati «ottriati» è compreso quello che riguarda le abrogazioni, cioè l'emendamento Luongo 8.9. In quest'ultimo si sopprime una previsione che esplicitava quali parti di un provvedimento di legge fossero abrogate e quali altre rimanessero in vigore. Con l'articolo 1, in realtà, già conferiamo una delega ampia al Governo, che si spinge ad una delegificazione abrogativa di quale altra norma solo il Governo saprà. Infatti la delega è talmente vasta e generica che non sappiamo quali saranno le indicazioni specifiche e di dettaglio che il regolamento andrà a normare. Da questo punto di vista, la preoccupazione è che dietro a questa volontà riformatrice opaca e arbitraria si nasconda in realtà un intento punitivo e teso a depauperare questo patrimonio fondamentale per la nostra cultura italiana che risiede nelle fondazioni lirico-sinfoniche. Le parti più preoccupanti sono quelle che riguardano il blocco delle assunzioni e la soppressione della contrattazione collettiva, che sino ad oggi è stata il cardine del lavoro pubblico e privato, sopratutto privato. Ricordiamo che le fondazioni sono state dal 1996 tradotte in istituti di diritto privato e che oggi in qualche modo vengono riportate sotto il controllo pregnante e assorbente del Ministero.
Il grido di dolore dei sovrintendenti si è spinto anche a paventare che nel prossimo futuro, grazie al provvedimento in esame, al posto dei concertisti e al posto dei musicisti vi possano essere dei robot, visto che non è possibile provvedere alla loro sostituzione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 23,55).

CARLO MONAI. Questa è un'evenienza assolutamente futurista e futuribile, che ovviamente andrebbe a dare il senso e la misura di quanto il provvedimento in esame possa tradursi in una sorta di forca caudina per tutta l'attività delle produzioni lirico-sinfoniche nel nostro Paese. Ancora...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Monai, ha terminato il suo tempo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, voglio intervenire sulla collega De Biasi, che qualche minuto fa è stata a mio modo di vedere assolutamente inopportuna rispetto all'attività che l'Italia dei Valori sta svolgendo legittimamente. Probabilmente è distratta, perché non ha compreso che è dall'inizio della seduta che noi stiamo valutando e votando emendamenti proprio dell'Italia dei Valori. È proprio l'Italia dei Valori che...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Messina. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, mi compiaccio davvero - ma lo dico con grande sofferenza - del comportamento tenuto stasera dagli amici del Partito Democratico, che hanno consentito di far approvare, addirittura forzando il Regolamento - è stato detto addirittura che di fronte ad un gesto estremo è anche consentito l'uso di un altro gesto estremo - che il provvedimento in esame, che loro hanno giudicato inaccettabile...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cambursano. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

Pag. 129

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, quando c'è da difendere diritti, ragioni sane dei cittadini e libertà l'Italia dei Valori non si piega: potete fare sedute fiume, sedute cascate, sedute torrente, sedute alluvioni, ma la trincea dipietrista in Parlamento e nel Paese non si piega, la trincea dei cittadini resta al suo posto, a difendere ragioni e diritti (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, non so se avete fatto bene i conti: ci sono altri 60 emendamenti e, con i tempi che non sono più sopprimibili, ci sono 15 ore. Capisco che per voi l'unica cosa importante era salvare la partita di calcio di domani, ma fino alle 15 di domani vi terremo inchiodati qui (Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borghesi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari (Commenti). Colleghi, per favore! Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, vorrei tornare all'emendamento in esame, perché con questo comma si va veramente a ledere il diritto dei territori, delle capacità di organizzarsi e delle capacità di mettere nei propri statuti e nei propri atti costitutivi le forme migliori per organizzare risorse, uomini e donne capaci di governare queste modalità nuove di gestione della cultura. Se noi invece vogliamo dare dei paletti talmente rigidi...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Piffari. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, noi stiamo insistendo per farvi capire quali sono le criticità che il provvedimento in esame presenta. Infatti, gli articoli 2 e 3 offendono gli artisti, offendono il mondo dello spettacolo e gli artisti, che sono la parte più sensibile e quindi anche più debole del mondo dello spettacolo. I lavoratori dello spettacolo purtroppo non avranno più diritti né voce in capitolo.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Giuseppe. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, questa sera i lavoratori della Scala hanno occupato il teatro e sulla facciata del palazzo Marino hanno issato uno striscione su cui è scritto: «No al decreto Bondi, sì alla musica». Ministro Bondi, non vi sono attenuanti: questo è un attacco alla nostra cultura.
È un attacco al prestigio dell'Italia, altro che Governo del fare, altro che Governo del merito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signora Presidente, l'onorevole Palagiano ha appena ricordato i lavoratori della Scala di Milano, ma anche ieri si è svolto a Roma un presidio davanti al Ministero per i beni e le attività culturali. I lavoratori degli enti lirici gridavano: prima bruciavano i libri, ora chiudono i teatri! Complimenti, Ministro Bondi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, vi chiedo cortesemente di rivedere il parere su questo emendamento, perché segnaliamo Pag. 130l'opportunità di sopprimere le parole: «o per il significativo e continuativo apporto finanziario di soggetti privati». A nostro giudizio, sarebbe opportuno sopprimere queste parole per migliorare il testo e, conseguentemente, dare risultati migliori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, vi chiediamo davvero di ripensarci. Ripensateci, non chiudete la porta al miglioramento, sono tante le cose di questo provvedimento che possono essere migliorate, che è difficile immaginare di poter salvare, ma che è inaccettabile, in ogni caso, pensare di poter lasciare con questi errori all'interno per la cultura e per la vita. Queste non sono parole mie, non sono parole di un esponente dell'Italia dei Valori: sono le parole di un autorevole esponente del Partito Democratico, che invito...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mura.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Italia dei Valori voleva dare il suo contributo sulla previsione degli interventi che favorivano una maggiore stabilità del settore tramite gli strumenti di finanziamento a carattere pluriennale. Voleva, altresì, interagire in Commissione e con il Governo attraverso gli emendamenti e la previsione che gli statuti attribuiscono all'amministratore generale, ovvero al sovrintendente, la responsabilità...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paladini.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Simeoni... onorevole Versace... onorevole Fava... onorevole Pedoto... onorevole Capitanio Santolini... onorevole Zampa... onorevole Melis...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 434
Votanti 248
Astenuti 186
Maggioranza 125
Hanno votato
20
Hanno votato
no 228).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 1.20
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, anche questo emendamento fa riferimento alla lettera f) del comma 1 dell'articolo 1. Noi chiediamo di sopprimere dalle parole: «Lo statuto di ciascuna» fino alle seguenti: «Ministero per i beni e le attività culturali».
In altri termini, chiediamo di sopprimere il secondo periodo all'interno del sesto ed ultimo criterio indicato dal comma 1 in oggetto. Ricordo che la lettera f) prevede forme organizzative speciali per le fondazioni lirico-sinfoniche, in relazione alle loro peculiarità, alla loro assoluta rilevanza internazionale, alle loro eccezionali capacità produttive, per rilevanti ricavi o per il significativo e continuativo apporto finanziario di soggetti privati, con l'attribuzione al Ministro per i beni e le attività culturali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, del potere di approvazione dello statuto e delle relative modifiche.
Già la lettera f) interviene così pesantemente in una materia che dovrebbe appartenere pienamente all'autonomia delle fondazioni. Le fondazioni sono infatti entità autonome, hanno un'autonomia negoziale Pag. 131che viene qui, non solo ridotta perché, di fatto, vengono commissariate: «Lo statuto di ciascuna delle predette fondazioni prevede, tra l'altro, che l'erogazione del contributo statale (...)» Ma scusi, signor ministro, ha mai pensato che se invece di fare addirittura un decreto-legge in questo modo, lei facesse un contratto di natura privata tra Stato e fondazioni, forse potrebbe ottenere risultati migliori che non con una norma di questo tipo, che viola la Costituzione e che prevede degli interventi così specifici che sicuramente ledono l'autonomia della fondazione?
Tra l'altro poi c'è una previsione speciale per l'Accademia nazionale di Santa Cecilia - chissà perché - invece non la fa per nessun altro. Allora mi chiedo, ancora una volta, se c'è qualcuno che è figlio più uguale degli altri. Questa capisco che sia una regola di governo di questo Governo ossia che ci sono quelli più uguali degli altri ai quali si danno dei privilegi in più. Non si capisce però perché ci sia un trattamento speciale per l'Accademia nazionale di Santa Cecilia e non invece per la Scala di Milano, per l'Arena di Verona, per qualche altro teatro. Roma ha sempre il suo trattamento speciale.
Ebbene, noi sosteniamo che questo modo di procedere e questo modo di intervenire siano una violazione palese dell'articolo 33 della Costituzione. Queste fondazioni sono di diritto privato e vorrei ricordare che vi sono alcuni capisaldi nella nostra Costituzione, come quello dell'autonomia dei soggetti privati. Qui voi entrate con uno sgambetto, perché è un intervento di natura assolutamente statalista, è un sostanziale commissariamento di queste entità private e siamo davanti a un vero e proprio commissariamento delle fondazioni liriche. In qualche modo le fondazioni vengono espropriate della capacità di decidere autonomamente su molte questioni, su quelle dei lavoratori, ma anche su quelle contrattuali, perché voi pretendete persino di determinare le attività gestionali.
Voglio riferirmi proprio a questo aspetto perché immaginare che il Ministero decida come debbano essere i procedimenti decisionali delle fondazioni è una limitazione inaccettabile e illegittima della loro autonomia negoziale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'articolo 1 dispone l'intervento di uno o più regolamenti di delegificazione al fine di revisionare l'assetto ordinamentale e organizzativo delle fondazioni lirico-sinfoniche.
Dalla relazione illustrativa si evince che il provvedimento è finalizzato a razionalizzare le spese degli enti lirici e nel contempo implementare, oltre alla produttività del settore, i livelli di qualità delle produzioni offerte.
Sempre la relazione evidenzia che la spesa per il personale...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, dicevo prima che, per far emergere le contraddizioni tra i comportamenti tenuti in questa serata e in questa nottata dagli amici del Partito Democratico e le cose dette nella serata precedente, mi permetterò d'ora in avanti di leggere pezzi di interventi, consentiti in questi trenta secondi, perché in quella occasione venivano sostenute tesi opposte rispetto ai comportamenti attuali. Farò questo al prossimo appuntamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, mi permetto di seguire l'invito dell'onorevole collega Cambursano: «Le fondazioni lirico-sinfoniche, per la profondità storica che rappresentano e i legami identitari fra cultura e territorio, sono un Pag. 132bene insostituibile. Le quattordici fondazioni lirico-sinfoniche italiane, pur costituendo un comparto di eccellenza per il patrimonio artistico di cui sono depositarie, vivono oggi una situazione drammatica». Questo lo diceva...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Piffari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, signor Ministro, l'arte è anche espressione di libertà. Noi con questo decreto-legge andremo ad incatenare gli artisti e, purtroppo, metteremo limiti anche all'arte. Le dico questo perché la maggior parte delle norme contenute in questo provvedimento danno l'impressione che si discuta, anziché di una riforma organica, complessiva e quindi dell'offerta culturale in Italia, di un provvedimento...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente ieri sera e fino a stamattina, l'Unione di Centro e il Partito Democratico hanno calato una gragnuola di colpi su questo provvedimento, quasi che fosse una iniquità da non approvare assolutamente. Non riusciamo a capire che cosa sia accaduto successivamente, dal momento che un illustre esponente del partito democratico aveva dichiarato: a meno di una modifica radicale di questo testo, dobbiamo essere consapevoli che approveremo qualcosa...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, chiediamo con questo emendamento, l'abolizione di un concetto che significa, come stiamo dicendo ormai da giorni, la messa di un cappello da parte del Ministero dei beni culturali e del Ministero dell'economia e delle finanze sulle fondazioni liriche...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Favia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor presidente, con questo decreto-legge e con la chiusura ad ogni contributo esterno, il Governo non riorganizza il settore della lirica ma lo danneggia, come danneggia i sui lavoratori e così facendo arreca un grave danno al Paese.
L'invito dell'Italia dei Valori, per quanto possibile è di ascoltare la protesta che sale dai teatri italiani, dagli artisti come dalle maestranze, ma anche dai semplici fruitori di cultura e dunque a non procedere come un carro armato, come invece ancora una volta il Governo sta facendo.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mura.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ho già avuto modo di dire che, insieme alle critiche e alle cose che non mi piacciono di certi atteggiamenti dei colleghi del Partito Democratico, ho anche molto apprezzato in verità gli interventi di molti colleghi che nel merito sono intervenuti ieri nella discussione sul complesso degli emendamenti...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Evangelisti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, in questo emendamento noi chiediamo di sopprimere un passaggio dell'articolo 1, Pag. 133comma 1, lettera f), poiché, a nostro giudizio, la soppressione di queste righe può migliorare nel complesso il decreto-legge. Si prevede, infatti, che «lo statuto di ciascuna delle predette fondazioni prevede, tra l'altro, che l'erogazione del contributo statale avvenga sulla base di programmi di attività triennali...».

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Scilipoti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, signor Ministro, signori del Governo, vi invito veramente a non sciupare questa grande opportunità per il nostro Paese. La cultura è una grande opportunità, non solo per motivi sociali e civili, ma anche dal punto di vista economico...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Barbato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, la riforma degli enti lirici e sinfonici messa a punto dal Ministro Bondi è stata aspramente contestata dai lavoratori del settore, che hanno inscenato manifestazioni di protesta nei teatri e davanti al Parlamento.
Il gruppo dell'Italia dei Valori è più che mai convinto che il settore vada riformato e rilanciato, che è necessario mettere ordine e ridurre gli sprechi, anche consentendo ai privati di entrare nelle fondazioni e prevedendo sistemi di monitoraggio e controllo...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Porcino.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti... onorevole Garagnani... onorevole Mura... onorevole Miglioli... onorevole Porcino... I colleghi hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 442
Votanti 253
Astenuti 189
Maggioranza 127
Hanno votato
21
Hanno votato
no 232).

Prendo atto che i deputati Cuomo e Vannucci hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 1.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, ancora una volta ci troviamo qui a discutere su questo articolo che - come abbiamo rilevato - è il cuore di questo provvedimento e contiene modalità di intervento sulle fondazioni che hanno una rilevanza in termini di legittimità costituzionale assai ampia, come abbiamo avuto modo di dimostrare più volte e voglio in parte qui richiamare.
Infatti, non vi è solo un aspetto - che ho richiamato nel mio precedente intervento - di lesione dell'autonomia decisionale di un'entità privata, ma siamo in presenza anche di altre censure di legittimità costituzionale. Vi sono interventi che hanno un effetto pluriennale: pensiamo al fatto che, come abbiamo visto, l'articolo 1, nonostante si sia cercato di intervenire per limitarlo, affida la revisione non solo dell'assetto ordinamentale, ma anche dell'assetto organizzativo delle fondazioni, a regolamenti che potranno essere emanati entro 18 mesi dall'entrata Pag. 134in vigore della legge di conversione del decreto-legge. Ciò vuol dire che siamo in presenza di una misura che ha carattere pluriennale. Se questo è vero, ci troviamo di fronte ad una piena abrogazione di quanto previsto dall'articolo 77, secondo comma, della Costituzione.
Pertanto, se è vero che facciamo interventi dando tempo fino a 18 mesi, dove sta la straordinaria urgenza, se decidiamo oggi per interventi che potranno avere luogo tra 18 mesi? Allora, non era così urgente. Probabilmente si poteva fare tutto questo con una legge di carattere ordinario. Pertanto, il requisito di straordinaria necessità ed urgenza, richiesto dall'articolo 77 della Costituzione, qui non esiste.
Tuttavia, ciò non concerne solo l'articolo 1 - sebbene esso sia il cuore del provvedimento, dal momento che prevede, come dicevo prima, questo intervento penetrante e pervasivo che colpisce l'autonomia -, ma addirittura c'è una violazione, ancora più forte, dell'articolo 117 della Costituzione, nonostante si sia cercato di introdurre il principio che non si può intervenire in questo modo a gamba tesa con interventi di questo tipo, saltando - ripeto, saltando - anche i poteri regionali. Siamo, infatti, in presenza di una materia a legislazione concorrente tra Stato e regioni. La valorizzazione dei beni culturali e ambientali e la promozione e l'organizzazione di attività culturali sono materie a legislazione concorrente. Non possiamo fingere che non esista l'articolo 117 della Costituzione.
Quest'ultimo, ascrivendo alla competenza concorrente questa materia, impone anche che le regioni siano chiamate a decidere su queste materie e non possano essere considerate come un soggetto inesistente. Lo Stato dovrebbe limitarsi a dare delle normative di carattere generale, invece, vediamo che, addirittura, riserva a sé il diritto di stabilire norme speciali in funzione di criteri vaghi e non predeterminati, andando nel concreto e nel profondo a modificare l'assetto gestionale di questi enti. Lo Stato, quindi, interviene nel profondo, saltando una competenza che è delle regioni. Ciò porterà, per forza, le stesse ad impugnare questo decreto-legge davanti alla Corte costituzionale, che non potrà che cassare la norma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina (Commenti). Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Non ci arrendiamo, state tranquilli. Su questo non c'è dubbio.
Signor Presidente, vorrei soltanto citare le parole dell'intervento su questo provvedimento, nella seduta di ieri, dell'onorevole Levi: «Di tutto questo non c'è nulla nel vostro provvedimento che è un brutto provvedimento. Non voglio usare altri termini, perché potrei essere molto più severo, ma è davvero un brutto provvedimento, un provvedimento sgangherato»...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Messina.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, proseguo imperterrito citando un'altra collega del PD, che ieri notte diceva: «anche in questo caso, come in tanti altri casi, si parla di riforma di enti che, tra l'altro, sono enti di diritto privato. Si vuole guardare ad una valorizzazione e ad un confronto con i territori, ma, in realtà, si propone un centralismo molto forte».
Con il comportamento di questa notte il Partito Democratico consente che questo centralismo vada avanti imperterrito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, siamo qui a discutere, a quest'ora, e ci dispiace che l'onorevole Casini, il quale ha chiesto di andare avanti con la seduta fiume, non sia presente (Applausi dei deputati del Pag. 135gruppo Italia dei Valori). Tuttavia, i nostri lavori proseguono e l'Italia dei Valori è presente.
Mi spiace che la Lega abbia perso un'occasione, perché se è vero, come potrebbe essere vero, che l'urgenza di questa seduta fiume era in funzione della partita dell'Italia di domani...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rota.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti per un richiamo al Regolamento. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo per un richiamo all'articolo 45 del nostro Regolamento, che recita: «Nei casi di discussione limitata per espressa disposizione del Regolamento è facoltà del Presidente, se l'importanza della questione lo richiede, di dare la parola ad un oratore per ciascun gruppo, oltre gli interventi che il Presidente stesso può eccezionalmente consentire, e di aumentare i termini previsti per la durata degli interventi».
Signor Presidente, le chiedo di ripristinare la possibilità - per il gruppo dell'Italia dei Valori, l'unico che sta tenendo alto il dibattito in quest'Aula - di potere almeno esprimerci compiutamente per un minuto ciascuno.

PRESIDENTE. Mi dispiace, onorevole Evangelisti, ma, come lei sa, è già stata assunta questa decisione. I tempi sono stati ridotti. Non si tratta di una discussione limitata, tant'è vero che si è deliberata la seduta fiume. Quindi, meno limitata di questa, si fa un po' fatica a trovarla.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, insisto nel chiedere quale modifica radicale di questo testo sia intervenuta, attraverso i pochi emendamenti concessi ed elargiti dalla maggioranza all'opposizione, da renderlo migliore di quanto non fosse prima, cioè, pessimo.
Non comprendiamo, quindi, la ragione per la quale...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Palomba.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, ritengo sia opportuno - come avevo detto precedentemente sugli altri emendamenti - entrare, da parte del Governo, nel merito degli emendamenti che abbiamo proposto e rivedere la sua posizione. Noi infatti siamo all'interno di quest'Aula per contribuire e non stiamo facendo una seduta fiume o siamo qui presenti solo per perdere del tempo, ma siamo qui per dare il nostro...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Scilipoti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Ministro, la sente la protesta dei lavoratori? Quelli della Scala, ieri, hanno già fatto saltare il Faust. Oggi, niente Manon a Roma e Manfredi a Torino, mentre a Genova la Tosca si farà solo con la giornata di lavoro devoluta al Gaslini.
Signor Ministro, li sente tutti questi lavoratori che soffrono e protestano, e avanzano delle sane ragioni a difesa dei loro diritti?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, questo Governo ha già operato consistenti tagli al Fondo unico per lo spettacolo. Con questo testo infligge il colpo mortale al settore, utilizzando, immotivatamente e, a nostro avviso, incostituzionalmente la decretazione d'urgenza, Pag. 136che non permette, certo, di risolvere realmente le problematiche del mondo della lirica e dello spettacolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, preliminarmente vorrei chiedere scusa alle colleghe Goisis e Carlucci per una questione relativa ad una parola da me pronunciata con accentuazione sbagliata.
Vorrei poi continuare citando, per il Ministro, un pezzo di un articolo del periodico Terra in cui Giampaolo Silvestri - esperto della materia - fa riferimento, preferisco leggerlo perché rende bene l'idea...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Aniello Formisano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, in 30 secondi è difficile, ma cercheremo di andare avanti. Il decreto-legge n. 64 del 2010 si inserisce coerentemente nel quadro delle misure penalizzanti adottate dal Governo nei confronti della cultura, dell'istruzione e della ricerca.
In questo caso, peraltro, vengono compiuti tagli indiscriminati in un settore in cui l'Italia è sempre stata leader internazionale.
Si afferma, ancora una volta, una visione che considera la cultura un bene superfluo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paladini.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa, onorevole Evangelisti? Vuole intervenire per un richiamo al Regolamento?

FABIO EVANGELISTI. Sì, signor Presidente (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Ne ha facoltà, onorevole Evangelisti.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, sempre con riferimento all'articolo 45 del Regolamento avevo chiesto di poter aumentare i termini previsti per la durata degli interventi ma lei, signor Presidente, mi ha risposto di no. La prego davvero, signor Presidente, altrimenti non ha senso il contributo che modestamente cerchiamo di dare...

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, le ho già risposto.

FABIO EVANGELISTI. Ho capito, signor Presidente, ma ci faccia almeno terminare il ragionamento.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, non può proporre lo stesso problema. Non è pertinente!

FABIO EVANGELISTI. Almeno trenta secondi. Lei non può toglierci la parola in questo modo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Evangelisti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, è veramente triste vedere questa situazione ma è anche motivo d'orgoglio per noi perché vi è un'unica, grande e quasi dittatoriale maggioranza contro una piccola ma forte opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Siamo soltanto noi nell'interesse della nazione e dei lavoratori. Spiace vedere un appiattimento delle altre opposizioni su una maggioranza violenta e arrogante.
Con questo emendamento che è finanche simpatico...

Pag. 137

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Favia. Ne parlerà la prossima volta!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, signor Ministro, lei sa che abbiamo un'altra Italia fuori dall'Italia: sono gli italiani all'estero, che sono più di 60 milioni, che vivono fuori e che fanno cultura. Come fa ogni istituto di cultura con 500 euro all'anno a fare cultura? È una nostra risorsa e bisogna aumentare il budget per far vivere la nostra cultura all'estero (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Madia... i colleghi hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 452
Votanti 412
Astenuti 40
Maggioranza 207
Hanno votato
176
Hanno votato
no 236).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.200 della Commissione.
Ha chiesto di parlare il relatore, onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.

EMERENZIO BARBIERI, Relatore. Signor Presidente, leggo la nuova formulazione dell'emendamento 1.200 della Commissione: f-bis) individuazione delle modalità con cui le regioni concorrono all'attuazione dei principi fondamentali in materia di spettacolo dal vivo secondo i criteri di sussidiarietà, adeguatezza, prossimità ed efficacia, nell'ambito delle competenze istituzionali previste dal Titolo V della parte seconda della Costituzione.

PRESIDENTE. Sta bene. Questo è il testo dell'emendamento 1.200 della Commissione, nel testo modificato.
Prendo atto che il rappresentante del Governo accetta la nuova formulazione dell'emendamento 1.200 della Commissione, nel testo modificato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, voteremo a favore di questo emendamento che è la riformulazione di un emendamento presentato dal Partito Democratico su cui l'intero Comitato dei nove ha convenuto e che richiama - e questo vorrei che fosse segnalato e fosse presente a tutti - la formulazione innovativa nell'interpretazione del Titolo V della Costituzione e della materia concorrente che è presente nel testo di legge quadro per lo spettacolo dal vivo che sta per essere approvato in Commissione.
Invito i colleghi a votarlo convintamente perché è, peraltro, un passo in avanti nell'interpretazione costituzionale del Titolo V e, quindi, affida alle regioni una potestà concorrente ed esplicita i principi e i criteri secondo cui questa potestà concorrente si attua. Ritengo che questo farà molto bene alle fondazioni liriche perché consentirà lo sblocco di una responsabilità e di finanziamenti da parte del sistema della Repubblica e, pertanto, non solo dello Stato che è il limite grave e attuale del decreto-legge, sul quale non conveniamo. Tuttavia, esso contribuisce a dare agli enti locali una potestà reale per concorrere in modo fattivo nei consigli di amministrazione, con finanziamenti adeguati e in rapporto virtuoso con lo Stato e con il sistema dei finanziamenti privati.
La lirica ha bisogno, come tutta la cultura, di uscire dalla statalizzazione e ha bisogno di un rapporto di concorso di Pag. 138tutte le forze possibili perché purtroppo il Governo, come sappiamo, stanzia solo lo 0,3 per cento del prodotto interno lordo a favore della cultura. Questo è un fatto molto grave. Inoltre, il Fondo unico per lo spettacolo è sempre più basso ogni anno che passa e questo è ancora più grave. Dunque, penso che il concorso delle regioni non possa essere solo formale, ma debba essere sostanziale e di tipo economico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, stavamo valutando la proposta della Commissione su quanto concerne il Titolo V della Costituzione e quindi sul rapporto con la Conferenza unificata. La riformulazione dell'emendamento 1.200 della Commissione non assorbe certamente gli emendamenti a mia prima firma 1.4. e 1.23. (che arriveranno immediatamente dopo) circa la possibilità che vi sia l'intesa con la Conferenza unificata.
Certamente si tratta di un passo in avanti nel prevedere, quanto meno, una rete di protezione rispetto ai rischi verso i quali questo provvedimento andrà incontro in termini di incostituzionalità, perché invade campi non di competenza di questa legge, ma entra in conflitto con le regioni e i poteri di queste ultime.
Quindi su questo emendamento della Commissione dimostriamo che siamo disposti al dialogo - mi rivolgo alla maggioranza - e siamo qui riuniti stasera a discutere in una seduta fiume, mi auguro non per evitare di non vedere la partita (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), ma per dare a questo Paese la possibilità di avere una buona legge.
Credo dunque sia giusto essere qui a discutere anche questa notte e il gruppo dell'Italia dei Valori voterà a favore dell'emendamento proposto dalla Commissione, a dimostrazione che non siamo pregiudizialmente chiusi.
Certamente, devo dire che credevo di essere all'opposizione di questa maggioranza insieme ad altre due forze con cui abbiamo condiviso l'alternativa nei confronti di questo Governo. Non si possono votare alcuni cambiamenti di un provvedimento - lo ripeto, Ministro Bondi: farebbe bene a ritirare il provvedimento (farebbe più bella figura si direbbe dalle nostre parti) - e non si può, inoltre, non ascoltare quello che ci stanno dicendo rappresentanze di lavoratori, artisti in relazione ad un provvedimento che va eliminato e affondato (e quanto prima si affonderà, meglio sarà per aprire una discussione seria).
Questo è il motivo per cui non condividiamo non solo questo provvedimento, ma non comprendiamo il comportamento di quella parte dell'opposizione la quale dice che cambierà il provvedimento, ma poi voterà contro. O votate a favore del provvedimento che cambiate, oppure, se non lo condividete, contribuite con noi ad affossare questo disegno di legge e contribuite ad affondarlo perché non deve arrivare al 29 giugno.
Questo è l'obiettivo che chiediamo agli italiani, ecco perché siamo qui: non a dire che siamo l'unica opposizione, ma siamo qui in queste ore di questa notte a dire ai cittadini italiani che questo provvedimento non lo vogliamo, che non ci piace, che non intendiamo emendarlo in meglio o in peggio, poiché è un decreto-legge che andrebbe ritirato per il bene della cultura del Paese, perché vogliamo rappresentare, ministro Bondi, l'alternativa alla vostra idea di governo del Paese.
È un'idea di governo del Paese che si occupa di intercettazioni telefoniche, ma non dei veri problemi e di dare risposte a quei lavoratori del settore della cultura che oggi hanno chiuso i teatri, stanno protestando e non mandano in scena spettacoli che rappresentano un vanto del nostro Paese.
Quindi, vi invito davvero a rivedere questa posizione e invito i rappresentanti dell'opposizione unita a presentare emendamenti al riguardo, ad intervenire in Aula per esprimere il dissenso insieme a chi sta fuori da questo palazzo e a sostenere che siamo alternativi. L'opposizione a Pag. 139questo Governo, per il suo pensiero e per il suo modello di Governo del Paese, si trova dall'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà per trenta secondi.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per dire che mi ritengo parte di un grande partito di opposizione e ritengo che l'opposizione si faccia non con il populismo né, tantomeno, con la strumentalizzazione della cultura. La cultura si può fare anche in Aula, cercando di portare a casa risultati, e non solo con parole che rimangono al vento. Il Partito Democratico è abituato a fare questo e per questo riteniamo di essere stati sufficientemente offesi... (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Argentin. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciocchetti. Ne ha facoltà.

LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, stiamo svolgendo e abbiamo svolto sia nel dibattito al Senato che nel dibattito qui (in Commissione cultura, all'interno del Comitato dei nove ed in Aula) una posizione di opposizione, cercando di convincere il Governo e la maggioranza a modificare il decreto-legge, così com'è era stato presentato nella sua formulazione iniziale.
Pensiamo che il compito dell'opposizione sia esattamente questo e non invece di fare strumentali opposizioni ostruzionistiche, parlando di tutto lo scibile umano meno che del contenuto del provvedimento, ma cercando di modificare nel concreto le questioni che abbiamo di fronte, sapendo bene che questo è un settore che va riformato, che va cambiato e che ha bisogno di profondi cambiamenti.
Abbiamo cercato di modificare il testo; questo lavoro si sta facendo nel percorso anche di questa notte, pensando che non bisogna più ragionare soltanto per inseguire facili consensi, ma anche tentando di dare risposte che certo tutelino i lavoratori, ma nello stesso tempo tutelino l'opportunità di salvare queste grandi fondazioni lirico-sinfoniche che debbono svolgere un grande ruolo di promozione e di sviluppo della cultura del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà per trenta secondi.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, sono in corso nel Paese occupazioni e scioperi dal Bellini di Catania alla Scala di Milano. Ci sono le barricate nel Paese contro il decreto-legge Bondi. Noi dell'Italia dei Valori siamo le barricate del Paese nel Parlamento a difesa dei diritti degli italiani (Commenti di deputati dei gruppo Popolo della Libertà).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, mi vuole parlare ancora dell'articolo 45 del Regolamento o di quale altro articolo? Guardi che lei non può fare continuamente richiami al Regolamento, perché devono essere attinenti alla discussione e finalizzati alla votazione dell'argomento.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, è assolutamente pertinente se me lo permette. Il richiamo è all'articolo 59 del Regolamento. Se un deputato pronuncia parole sconvenienti...

Testo sostituito con errata corrige volante PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, l'ho ha già fatto. PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, l'ho già fatto.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, mi faccia leggere. Il Presidente lo richiama nominandolo.

Pag. 140

PRESIDENTE. Siccome ho sentito la frase ma non ho visto chi era ho pregato genericamente di non ripetere più quelle espressioni e spero che non lo faccia più. Dopodiché se qualcuno di voi vede chi è me lo dice e provvederemo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, se vuole faccio io la spia.

PRESIDENTE. Onorevole Mura, il termine non è appropriato.

SILVANA MURA. Questo decreto-legge è stato annunciato come un provvedimento di riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche, mentre in realtà porta l'impronta pesante del Ministro Tremonti con tutte le misure che hanno interessato il settore della cultura e dell'istruzione, vittime della scarsa attenzione di questo Governo. Gran parte dell'attenzione al provvedimento è puntata sul costo dei lavoratori ingiustamente indicato come la causa unica del dissesto finanziario delle fondazioni lirico-sinfoniche, mentre non vengono indicate misure significative per la razionalizzazione dell'organizzazione delle fondazioni né per incentivare l'apporto di capitale privato. In sostanza, dove bisogna approfondire e individuare nuovi strumenti per rilanciare non si interviene. Dove, al contrario, occorreva rafforzare si è intervenuti tagliando.
Signor Ministro, proprio alla luce di questo non si può non sottolineare il rapporto estremamente difficile anzi dire conflittuale...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mura.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, avevamo cercato insieme ad altre formazioni politiche alla Camera di muovere alcune critiche su questo provvedimento, concentrandoci su alcuni temi e punti specifici che avevamo naturalmente portato avanti, come il blocco delle assunzioni, la centralizzazione e la ripubblicizzazione della contrattazione collettiva nazionale, la decurtazione del trattamento economico aggiuntivo derivante...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Paladini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, stiamo ancora aspettando una risposta alla nostra domanda: per quali ragioni questo provvedimento che andava totalmente bocciato perché inaccettabile e perché distruggeva la cultura fino a mezzogiorno di oggi improvvisamente, siccome il Governo avrebbe posto la fiducia, è meglio approvarlo e non contrastarlo con una opposizione chiara...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Palomba.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, certo siamo più piccoli ma ormai non più tanto perché se siamo pochi qui dentro siamo tanti nel Paese perché siamo gli unici in connessione diretta con i lavoratori che stanno fuori a soffrire per questo vostro provvedimento. Vi abbiamo messo la pulce nell'orecchio. Non basta questo emendamento della Commissione 1.200, ma quando vi dicevamo che la norma era incostituzionale perché non coinvolgeva le regioni vi siete risoluti a coinvolgerle...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Favia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, non sarà possibile fare richiami al Regolamento Pag. 141ma credo che sia possibile richiamare gli interventi degli esponenti del Partito Democratico fatti ieri. Ce n'è uno dell'onorevole Luisa Bossa che ieri diceva che questo decreto-legge non può trovare l'adesione di chi crede nell'arte e la sente, non è possibile che si affossi un patrimonio con tanta insipienza. E diceva ancora che sopravviverà la lirica anche a voi, signor sottosegretario, ai vostri conti da lavandaia...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Messina.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, mi permetta una divagazione. Vorrei esprimere con questi 20 secondi che esprimo ancora solidarietà per quegli operai della Carlo Colombo di Agrate Brianza che invece passano la notte sul tetto della loro fabbrica per difendere il loro lavoro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, che brutta cosa il politichese. Questa formulazione dice tutto e non dice nulla, è aria fritta: previsione della concorrenza da parte delle regioni all'attuazione dei principi fondamentali dello spettacolo dal vivo secondo criteri di sussidiarietà, adeguatezza, prossimità ed efficacia, ai sensi delle competenze istituzionali previste dal Titolo V della parte seconda della Costituzione. Ma per piacere, se questo è il modo per difendere il federalismo delle regioni...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Monai.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, intervengo per ribadire che il provvedimento in esame è davvero un brutto provvedimento, che ormai, con un linguaggio invalso in questa maggioranza, si chiama riforma, ma dietro la riforma vi è sempre la stessa cosa: un paio di forbici e la faccia di Tremonti. Anche qui si interviene per tagliare, tagliare e tagliare. Si è tagliata la scuola, l'università e la ricerca, adesso si taglia anche il mondo della cultura, della concertistica...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, approfitto di questo intervento anche per fare gli auguri al collega Cimadoro, che compie gli anni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Ieri un collega che, come noi, appartiene alla minoranza ha affermato che l'articolo 1 cadrebbe sotto la mannaia, sotto i colpi e sotto la critica non di un professore, ma semplicemente di uno studente di diritto costituzionale del primo anno in una delle nostre tante illustri facoltà di giurisprudenza.

PRESIDENTE. Facciamo anche noi gli auguri all'onorevole Cimadoro (Applausi). Questi sono i vantaggi delle sedute notturne.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, il decreto-legge in esame blocca le assunzioni del settore lirico-sinfonico fino al 2013 e prevede l'inserimento dei privati negli enti lirici. Questo, concretamente, vuole dire che i musicisti che andranno in pensione nei prossimi tre anni non verranno rimpiazzati e che le direzioni artistiche verranno prese da un privato, che forse non avrà alcuna competenza, ma in compenso vanterà tante amicizie nel Governo. Ne conseguirà un impoverimento negli organici delle orchestre e il fatto che molte orchestre spariranno e avranno serie difficoltà ad andare avanti...

Pag. 142

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palagiano.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, ovviamente, per pareggiare i conti, facciamo gli auguri all'onorevole Bitonci, che compie gli anni (Applausi).
Pongo una questione sull'ordine dei lavori, perché capisco tutto, ma stiamo arrivando veramente al ridicolo, perché l'onorevole Donadi, capogruppo dell'Italia dei Valori, ha parlato in dissenso dal gruppo e credo che questo non debba essere consentito.

PRESIDENTE. Onorevole Reguzzoni, in via formale la sua osservazione può essere giusta, ma non aggiungiamone altre.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Reguzzoni per avere voluto evidenziare ciò che a lui, abituato a vivere in una caserma, può apparire un'anomalia, ma può succedere nel nostro partito che qualche volta l'onorevole Donadi finisca in minoranza, qualche volta anche l'onorevole Di Pietro (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Succede a ciascuno di noi di essere minoranza. Vi prego di ascoltarmi: mi rivolgo soprattutto all'onorevole Casini, che oggi ha pronunciato un'affermazione importante dal suo punto di vista, per quanto riguarda l'andamento di un'Assemblea importante come questa. Vorrei ricordargli che la democrazia è, prima di tutto, difesa delle minoranze, perché prima o poi siamo tutti minoranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.200 della Commissione, accettato dal Governo, nel testo modificato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mosca, Osvaldo Napoli, D'Amico, Garagnani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 460
Votanti 459
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato
456
Hanno votato
no 3).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 1.22.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, seri studi di economia dell'arte dimostrano che i teatri produttori di cultura rappresentano un volano e un motore di diverse tipologie di economie, aiutano l'indotto diretto legato alla produzione, fanno sviluppare il turismo di qualità e, inoltre, aiutano la valorizzazione e la rivalutazione delle aree dove sorgono i teatri stessi.
I profitti ottenibili con l'attività dei teatri, quindi, sono maggiori dei costi necessari per il funzionamento degli stessi, tant'è vero, onorevoli colleghi, che molti Paesi costruiscono teatri produttori di cultura dove si fa lirica, danza e balletti, perché la cultura, oltre ad essere un bene comune inalienabile, è sicuramente una fonte di ricchezza anche economica.
Spero davvero che questo Governo consenta il rilancio delle attività culturali. Sarei felice se questo Governo, passandosi anche una mano sulla coscienza, aiutasse chi svolge attività culturali e facesse donazioni, Pag. 143lasciando il cuore oltre l'ostacolo, anche quando quel cuore non è suo e deve dare qualcosa che non è suo.
Ad esempio il Ministro Fitto bene farebbe, se donasse i 500 mila euro che ha ricevuto in regalo: se egli li donasse al Politeama greco di Lecce farebbe una cosa giusta, se restituisse quella donazione che aveva ricevuto, i 500 mila euro che aveva ricevuto. Farebbe bene anche l'ex Ministro Lunardi, per lo sconto dei 4 milioni di euro che ha avuti per un'altra donazione, se li donasse per il Teatro regio di Parma. Insomma, se tanti Ministri, se tanti furbetti, se tanti pseudo-imprenditori, se tanti personaggi che vengono nella politica soprattutto per prendere, per arraffare, per rubare, anziché per dare, dessero un contributo, facessero una donazione. La fanno solitamente persone meno abbienti, persone che non hanno mai avuto, semplicemente perché vogliono partecipare alla vita in modo diverso: non vogliano prendere! Questo servirebbe soprattutto per invertire una tendenza di questo PdL.
Su questo vorrei davvero sollecitare l'attenzione, specialmente del centrosinistra; perché in questo momento, cari colleghi, sono in discussione le relazioni sindacali di questo Paese, il rapporto di lavoro di questo Paese. Ieri è avvenuto con la FIAT di Pomigliano, oggi avviene con lo Stato imprenditore. La tendenza è la stessa: si comprimono i diritti, si calpestano i lavoratori, si sviluppano le ingiustizie; insomma, in questo Paese si cancellano le conquiste che erano state ottenute in tanti anni di lotta e di lavoro. È questo che dobbiamo cercare di contrastare: una politica in atto di un Governo di centrodestra; perché questa è la differenza tra centrodestra e centrosinistra: se davvero vogliamo seguire una politica di valori e una politica che riguarda i cittadini, qual è la differenza tra noi del centrosinistra ed il centrodestra? È proprio in questa attività, in questa visione diversa che si ha della società! Io sono un deputato di centrosinistra, e per questa ragione so dove stare, ma soprattutto da che parte stare e con chi stare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, stavo leggendo che, su questo tema degli enti lirici, vi sono alcuni dati interessanti. Il primo è il fatto che noi spendiamo per la cultura poco più o poco meno dello 0,5 per cento del prodotto interno lordo, rispetto ad una spesa che è molto più forte negli altri Paesi. Il sottosegretario Giro afferma che il Metropolitan di New York ha meno lavoratori dell'Opera di Roma, ma (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, vorrei continuare prima con la relazione illustrativa, dove naturalmente si evince che il provvedimento è finalizzato a razionalizzare le spese degli enti lirici, e nel contempo implementare, oltre alla produttività del settore, i livelli di qualità delle produzioni offerte. Sempre la relazione, signor Presidente, evidenzia che la spesa per il personale, 5.500 unità che assorbono circa il...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, la collega Murer la scorsa notte diceva testualmente: «Penso che noi stessi riconosciamo l'urgenza di una riforma delle fondazioni liriche, di una riflessione generale sui temi dello spettacolo; ma credo che un miglioramento di questa situazione non si possa esplicare in un ulteriore taglio di risorse, e tanto meno in una pericolosa ed inaccettabile riduzione dell'organico, che viene decisa a livello nazionale con queste modalità...».

Pag. 144

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, continuo a citare alcuni interventi di amici della Lega: «Sembra quindi più che mai opportuno intervenire in questo settore, valorizzando le fondazioni lirico-sinfoniche italiane, offrendo a ciascuno regole ed opportunità diverse, compatibili con le diverse caratteristiche storiche, economiche e territoriali, intervenendo in una diversa gestione delle risorse a disposizione» Pare che stiamo facendo esattamente...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, Ministro Bondi, a dispetto, o forse proprio a causa del suo animo gentile e sensibile di poeta minimalista ed introspettivo, quando il Governo si deve occupare di cultura non esita ad imbracciare la clava e ad assestare mazzate poderose, badando soprattutto alla sostanza, Non solo, ed ancor più grave: questo modo di procedere nasce dal fatto, credo sempre suo malgrado, signor Ministro, che il Governo fatica enormemente a comprendere la peculiarità e l'importanza della cultura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, faccio una riflessione, con grande serenità per quanto mi riguarda, ma credo che la debbano fare in modo particolare sia il Governo che i colleghi di maggioranza: sarebbe stata cosa più corretta e giusta, a mio giudizio, prendere in considerazione gli emendamenti dell'Italia dei Valori, approvarne qualcuno, e cercare di andare al sodo del discorso. Invece il Governo ci sta portando a fare una battaglia...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, dalla relazione illustrativa si evince che il provvedimento è finalizzato a razionalizzare le spese degli enti lirici, e nel contempo implementare la produttività del settore, i livelli di qualità della produzione e delle offerte. Sempre la relazione evidenzia che le spese per il personale, secondo la relazione sono 5.500 unità...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Razzi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, prima, se non mi avesse interrotto, avrei proseguito dicendo che nel mio apprezzamento per gli interventi dei colleghi del Partito Democratico, ho apprezzato in particolare quello dell'onorevole Franco Levi, quando diceva che l'articolo 1 di questo provvedimento è un articolo che cadrebbe sotto i colpi della mannaia e sotto la critica, non credo necessariamente di un professore, ma anche di uno studente di diritto costituzionale...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Evangelisti, è il tempo a interromperla, non io. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, signor Ministro, un altro punto molto critico è quello dei contratti collettivi che prevedono interventi molto pesanti da parte dello Stato.
Pare che il comma 2 sia stato messo in atto soprattutto con un disegno, ovvero quello di affossare il settore lavorativo, perché il decreto-legge annulla parte delle norme dei contratti collettivi aziendali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

Pag. 145

DAVID FAVIA. Signor Presidente, chiediamo l'abrogazione del secondo comma che rappresenta veramente una presa in giro, in quanto prevede che gli schemi di regolamento del Governo siano sottoposti al Consiglio di Stato e alla famosa Conferenza unificata Stato-regioni di cui vi parliamo fin dalla questione pregiudiziale di costituzionalità. Tuttavia, anziché prevedere l'intesa, viene prevista soltanto una sottoposizione a un parere non vincolante che non toglie...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Favia.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli La Loggia, Stradella, Vico, Vegas, Cesaro, Di Pietro, Romano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 441
Votanti 411
Astenuti 30
Maggioranza 206
Hanno votato
178
Hanno votato
no 233).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 1.23. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi rivolgo proprio a lei, signor Ministro, con tanta serenità - mi dispiace e con grande difficoltà - ma non riesco a capire perché non si accetta un emendamento che cambia soltanto piccole cose che potrebbero essere migliorative.
Al comma 2 dell'articolo 1 si legge «è acquisito il parere». Noi proponevamo «nonché il parere». Quale è questa grande differenza che la ha portata, signor Ministro, a prendere delle posizioni completamente diverse e a non tenere in giusta considerazione l'emendamento dell'Italia dei Valori?
Mi fa piacere che nel corso del dibattito e della discussione il signor Ministro non solo non ha interesse a seguire l'andamento del dibattito stesso in questo momento, ma non ha interesse a tenere in giusta considerazione quelli che dovrebbero essere gli emendamenti presentati da parte di questa opposizione che, a nostro giudizio, cerca di essere costruttiva - e lo ribadiamo in continuazione - e che, a giudizio di qualcun altro, si ritiene non sia costruttiva.
L'opposizione non è costruttiva perché si dibatte la problematica relativa agli emendamenti e perché all'interno di questo Parlamento si continua ad andare avanti a tempo illimitato per dibattere tali problematiche inerenti alla discussione e conseguentemente risolvere i problemi.
La nostra riflessione allora è questa: se più volte da parte dei parlamentari si sostiene che questo Parlamento deve essere un momento e un incontro di dialettica e espressione tra le maggioranze e le minoranze e che tale momento di incontro e di dialettica deve esserci per costruire qualcosa nell'interesse della collettività dei cittadini, che senso ha criticare coloro i quali vogliono portare avanti un dibattito, che qualche volta potrebbe anche non coincidere con alcuni pezzi dell'opposizione e qualche volta potrebbe non coincidere con quello che esprime la maggioranza?
In questo momento a mio giudizio - è una riflessione che faccio personalmente come parlamentare - oltre a esaminare gli emendamenti che non vengono accettati da parte di questa maggioranza, forse sarebbe stato opportuno fare una riflessione. Essa riguarderebbe tutti i gruppi di minoranza per incominciare a parlare un linguaggio unico e per dire che il comportamento tenuto da questa maggioranza, non solo su questo decreto-legge, ma su tutto l'andazzo della politica all'interno del Parlamento, non corrisponde al modo di Pag. 146vedere e di gestire di parte di questo Parlamento, che esprime delle idee completamente diverse e che si chiama centrosinistra.
Sarebbe dunque opportuno in questo momento di difficoltà e di grande dibattito politico cercare di trovare più compattezza possibile all'interno del centrosinistra e creare le condizioni per sostenere che a un centrodestra e a un Governo che amministra e porta avanti determinate logiche si contrappone un blocco che si chiama centro-sinistra che è omogeneo e che vuole cambiare le regole del gioco all'interno e fuori del Parlamento (Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia...

DOMENICO SCILIPOTI. Questa è la riflessione che oggi dovremmo fare all'interno di questo Parlamento per dire e capire perfettamente che siamo arrivati a un punto e a un bivio dove dovremmo dare consistenza alle nostre idee ed esprimerci con chiarezza nell'interesse dei cittadini.
Ciò significa creare un blocco trasversale che vede tutta l'opposizione unita in alternativa a questo modo di governare. Questo è il momento in cui noi dovremmo portare avanti una riflessione non soltanto fra coloro i quali si trovano all'interno di quest'Aula, ma anche all'esterno, per dare sicurezza ai cittadini che parlano e che vorrebbero avere più garanzie e tranquillità.
La sicurezza si dà non soltanto con le parole, ma con i fatti concreti e attraverso delle scelte e degli atteggiamenti che vedrebbero una alternativa concreta e seria a un modo di gestire che è completamente diverso dal nostro modo di pensare e di agire (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, l'onorevole Scilipoti, a quest'ora, ha svolto un intervento di strategia politica e, quindi, ha tutta la nostra ammirazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per ricordare che identici al nostro emendamento vi erano emendamenti tanto del PD quanto dell'UdC e non credo che loro possano esimersi dal votare a favore di questo emendamento che, secondo noi, è un modo per rafforzare l'idea che l'intesa sia presente e non sia semplicemente un dato elettorale, una parola lasciata al vento, che può essere facilmente poi...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borghesi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, stiamo parlando di un provvedimento che noi, come Italia dei Valori, abbiamo giudicato sbagliato e, soprattutto, dannoso per le fondazioni lirico-musicali. È, soprattutto, anche dannoso per il mondo dello spettacolo e della produzione culturale. Abbiamo ritenuto doveroso contrastare, per questo, tale decreto-legge perché teniamo alle sorti...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paladini. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, una collega del Partito Democratico, ieri sera, aggiungeva che l'Italia è un Paese che investe pochissimo nella cultura. Investe lo 0,23 per cento del PIL, contro una media dell'1-1,5 per cento degli altri Paesi. E proseguiva dicendo che si penalizza, non si dà una prospettiva, così come si fa anche sul terreno della scuola, della ricerca e dell'università. Era il momento di affossare questo provvedimento e, invece, viene salvato con il contributo della medesima collega.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

Pag. 147

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, chiediamo di abrogare il comma 2, perché anche noi vorremmo raggiungere quegli obiettivi che la Lega Nord Padania ha annunciato in questa discussione. L'autonomia che viene prevista nel provvedimento che ci troviamo oggi a discutere è volta a garantire efficienza, corretta gestione, economicità e imprenditorialità a tutte le fondazioni. Sì, con un accentramento tutto a Roma e via. Credo che non sia questo il modo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cambursano. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, durante l'illustrazione delle pregiudiziali di costituzionalità, tutti e tre i gruppi di allora opposizione hanno espresso giudizi trancianti, severi, nei confronti di questo provvedimento, considerato inaccettabile. Adesso, abbiamo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palomba. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, visto che parliamo di cultura, dobbiamo, signor Ministro, ringraziare la nostra nazionale dei parlamentari, che sono qui presenti e che portano la cultura sia in Italia che fuori, all'estero (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, signor Ministro, ormai siamo certi che la cultura venga considerata esclusivamente come una voce di spesa da tagliare, perché non produce nulla di concreto, di materiale. E non è un caso che, come ci dimostra la sua presenza fisica, questa notte, in quest'Aula, e della quale la ringraziamo, nonostante il suo Dicastero sia fisicamente ben visibile in Via del Collegio romano, le decisioni più rilevanti in materia di cultura le prende il vero dominus di questo Governo, il Ministro dell'economia e delle finanze, Giulio Tremonti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, Ministro Bondi lei fa il suo mestiere ed è normale quello che fa, anche quando dichiara che è sconcertato dalla reazione dei sindacati e del mondo della cultura. Perché lei rappresenta un Governo che ha una maggioranza di centrodestra, che deve svolgere questo tipo di lavoro e sostenere e difendere determinati interessi. Personalmente, so quali interessi rappresentare e per questa ragione sono l'opposizione a questo Governo, a lei, alle sue scelte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, se il motivo della seduta fiume era di poter assistere alla partita dell'Italia alle ore 16, i colleghi della Lega Nord Padania (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...signor Presidente, scusi, non ho finito, non vorrei che, poi, i secondi passino senza poter parlare. Stavo dicendo che se è questo il motivo della seduta fiume i colleghi della Lega Nord Padania hanno perso un'occasione di dimostrare la loro anti-italianità, perché era l'occasione questa, invece, per interrompere e farci lavorare domani alle ore 16 visto che, per loro, la nazionale non è la loro nazionale.

PRESIDENTE. Onorevole Rota, di questo passo lavoreremo anche domani pomeriggio, stia tranquillo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, con questo emendamento, ancora una volta, cerchiamo di salvare dall'incostituzionalità Pag. 148la presente legge, proponendo che, sul regolamento, ci sia l'intesa della Conferenza unificata. Ma vorrei anche ricordare quello che hanno detto i lavoratori in sciopero: «prima bruciavano i libri, ora chiudono i teatri», rammentando le terribili immagini del tempo del nazismo, ben ricordate nel mirabile film Fahrenheit 451.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, signor Ministro, non pensi che la discussione di stasera si chiuda qua dentro, in quest'Aula, perché, dall'esterno, continuano a guardarci e a sentirci. Ho ricevuto, in questo momento, un messaggio che leggo: "Onorevole, sono segretario FIALS del Teatro alla Scala, può dire al Ministro che il contributo ministeriale di 33 milioni di euro è di fatto pari a zero, in quanto vengono restituiti 25 milioni in IRPEF e...».

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cimadoro, va bene che è il suo compleanno, ma... Chi ha rubato la tessera dell'onorevole Cimadoro? Onorevole Scilipoti, senza tessera anche lei? Mancano le tessere degli onorevoli Scilipoti, Formisano e Razzi. Il presidente Casini non riesce a votare. Restituite le tessere agli onorevoli Formisano, Scilipoti e Razzi. Non mettete me in difficoltà su questo punto perché non avrete collaborazione.
Prima di dichiarare chiusa la votazione chiedo ai colleghi che non avevano più la tessera che - evidentemente siccome penso che non vi siano ladri di tessere in giro - la prossima volta tengano le tessere al loro posto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 395
Maggioranza 198
Hanno votato
162
Hanno votato
no 233).

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, non è assolutamente successo quello che lei ha ritenuto di dire in questo momento: che ci sia qualcuno che si diverte per burla a portare via le tessere è un'altra questione, ma sicuramente non sono stati i colleghi. I colleghi la tessera l'hanno lasciata al suo posto.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 1.24.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, all'inizio di questa legislatura questa maggioranza annunciò con baldanza che nei cinque anni a venire avrebbe realizzato più riforme di quante qualunque altro Governo non avesse realizzato nei cinquant'anni di esperienza repubblicana precedente.
Devo dire che una parte importante del Paese prese questo annuncio anche con una certa speranza ed aspettativa, in un Paese dove le riforme stentano sempre a venire avanti. Poi, obiettivamente, le riforme cominciarono: fu dapprima la riforma della scuola. La riforma della scuola, presto detto, si trasformò in 8 miliardi di risorse tolte alla scuola e in 150.000 posti di lavoro bruciati. Qualcuno pensò: sarà stata una distrazione, si vede che volevano comunque migliorare la scuola, ma poi, nella concitazione, avranno sbagliato qualche conto.
Si passò alla seconda riforma: stiamo esaminando in questi giorni la riforma Pag. 149dell'università e la cosa si ripete. Sono altri 2 miliardi di risorse tolte all'università, altre decine di migliaia di posti di lavoro bruciati e questa è l'ennesima riforma.
Siamo arrivati al punto che, quando questo Governo annuncia in qualche settore della pubblica amministrazione o della società o dell'economia italiana che ha intenzione di fare una riforma, in quel settore subito corre un brivido gelido lungo la schiena, perché si chiedono questa volta quante migliaia di posti di lavoro saltano.
Regolarmente, come una cambiale in scadenza, arriva la bellissima riforma del Ministro Bondi sugli enti lirici, riforma che - presto detto - taglia qualche altra centinaia di milioni di euro, taglia qualche altra migliaia di posti di lavoro e siamo alle solite. Siamo alle solite di un Governo che ha ingannato gli italiani, con un patto in base al quale avrebbe dovuto ridurre la pressione fiscale, avrebbe dovuto creare posti di lavoro, avrebbe dovuto rilanciare la pubblica amministrazione. Fino ad ora abbiamo visto soltanto una cosa: soldi tagliati, posti di lavoro bruciati, aspettative distrutte, diritti già acquisiti dai lavoratori rimessi in discussione. Questa è la politica di questo Governo.
Signor Presidente, vi è un sottile filo rosso che tiene insieme tutte queste riforme. Di volta in volta la faccia del Ministro che viene qui a proporci la riforma in questione cambia: una volta è la faccia del Ministro Gelmini, una volta è la faccia del Ministro Bondi. Tutte queste facce - per carità - sono cortesi, apprezzabili e disponibili e io mi associo a quanto diceva oggi l'onorevole Giachetti.
Davvero ritengo pregevole e apprezzabile il fatto che il Ministro Bondi, dall'inizio dell'esame del provvedimento, sia stato qui. In altri tempi si direbbe che è un dovere, ma in un momento in cui mai nessun Ministro lo fa, credo che sia comunque un fatto positivo che è doveroso segnalare, anche se lo fa probabilmente, in questo momento, non apprezzando un'opposizione che continua e continuerà sempre a non fare sconti a questo Governo.
Però vedete, a un certo punto i racconti, un mondo fatto tutto di cieli azzurri e di un sole che splende, si devono confrontare con la realtà. Gli italiani questo confronto stanno cominciando a farlo e si rendono conto che l'Italia che state preparando loro non è quella che avete promesso: è un'Italia dove i posti di lavoro scompaiono giorno dopo giorno e, come dicevo, cambia sì la faccia del Ministro, ma la sua ombra proiettata dietro ai banchi del Governo è sempre la stessa e assomiglia tanto all'ombra del Ministro Tremonti.
Il Ministro Tremonti con questa manovra finanziaria - che si riflette, è inutile negarlo, anche nel provvedimento che esaminiamo qui oggi - dimostra tutta l'ipocrisia di un Governo che continua a tagliare, tagliare dappertutto, ma non ha il coraggio di ammetterlo.
Allora taglia soprattutto laddove non c'è una sua competenza diretta, taglia i fondi agli enti lirici con il provvedimento del Ministro Bondi, taglia 14 miliardi di euro agli enti locali, perché un Governo che non ha il coraggio di fare le azioni che deve fare sulla spesa pubblica, le delega, le scarica sugli enti locali. Quindi, 14 miliardi di euro in meno saranno tanti servizi in meno o tante tasse in più per gli italiani. Questo è l'inganno. Non sono cieli azzurri, non è un sole che splende, è solo un cumulo di bugie (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento (Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, lei sa quanto io apprezzi il suo modo di governare e condurre i lavori della nostra Assemblea. Forse perché non bisogna svegliare i colleghi hanno abbassato il volume... Tuttavia, mi duole dover sottolineare che l'articolo 41 del nostro Regolamento recita che i richiami al Regolamento - non leggo tutto il resto - Pag. 150hanno la precedenza sulla discussione principale. Le ho chiesto la parola per un richiamo al Regolamento e lei non me l'ha concessa.
Tuttavia - non è questo l'aspetto principale - il mio richiamo al Regolamento attiene ad una questione di merito e riguarda la definizione del numero legale. Sappiamo tutti che per definire il numero legale si scomputa il numero dei colleghi in missione. Però per la prima volta in questa legislatura siamo in presenza di una seduta che è andata oltre la mezzanotte. Poco prima della mezzanotte c'è stata una sospensione, vi è stata una convocazione informale e straordinaria della conferenza dei presidenti di gruppo, la quale ha deciso di proseguire con la seduta fiume, ma questa è avvenuta dopo la mezzanotte. Pertanto le chiedo di non considerare in missione i colleghi che erano in missione nella seduta di ieri (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Precedentemente ben tre persone del suo gruppo hanno alzato la mano contemporaneamente. Ho dato la parola all'onorevole Borghesi. Non ritenevo di dover dare la parola ad altri deputati del suo gruppo. Le ricordo che il richiamo al Regolamento vale in rapporto alla specifica fase della seduta che si sta svolgendo. Lei adesso ha posto un problema, al quale darò risposta, tuttavia lei capisce anche che non può continuamente farmi un richiamo al Regolamento...

FABIO EVANGELISTI. Perché no? Perché no?

PRESIDENTE. Lo sa perfettamente perché.

DOMENICO SCILIPOTI. Chiedo di parlare, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, sto rispondendo al suo collega Evangelisti, che mi ha posto una domanda...
Vorrei ricordare, onorevole Evangelisti, che la seduta che si sta svolgendo in questo momento è da considerarsi un'unica seduta rispetto a quella che si è aperta tra le 20,30 e le 21, durante la quale sono stati letti i deputati in missione e dichiarati tali, che decadono soltanto se, qui presenti, hanno votato, in quanto, avendo deliberato di fare la seduta fiume, è evidente che si intende che la seduta fiume è la continuazione della seduta precedentemente in corso. Pertanto, valgono le stesse missioni. Le do atto, comunque, che in questo caso la questione da lei posta era pertinente.

DOMENICO SCILIPOTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Poi vi prego di tornare all'esame del provvedimento, tanto il tempo lo avete tutto, è una scelta di non vedere la partita... Vorrei tranquillizzarvi, abbiamo fatto tutti i conti.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, ho grande rispetto per la Presidenza e per tutti i colleghi che sono in Aula. Tuttavia, una riflessione che lei ha fatto forse non è stata compresa da parte mia: la sua affermazione riguardante la tessera che ci dà la possibilità di votare. Mi pare di aver compreso - ma non sono sicuro e le chiedo scusa anticipatamente - che lei avesse messo in dubbio per un attimo che quelle tessere non sono state ritirate volontariamente, non per un rubarle, ma solo per creare un po' di confusione da parte di qualche parlamentare poco sensibile ai lavori parlamentari.
Le chiedo scusa anticipatamente per quanto le sto per dire ma, poiché in quest'Aula sono collocate telecamere a circuito chiuso, la pregherei attentamente di far visionare che cosa stava succedendo in quell'orario. Se io o i miei colleghi ci siamo macchiati della colpa di aver ritirato e conservato le tessere volontariamente, chiedo che lei lo dica direttamente in Aula e ci mortifichi com'è degno e meritevole nei confronti di un parlamentare che deve fare il suo lavoro all'interno dell'Aula! Ma se così non dovesse essere, le chiedo signor Presidente (Commenti dei Pag. 151deputati dei gruppo Popolo della Libertà) nei confronti di coloro i quali si sono macchiati di un simile atteggiamento scorretto, non di un crimine, di dire a voce alta e ferma nome e cognome di chi è stato. Mi rivolgo anche ad altri parlamentari...

PRESIDENTE. La ringrazio, abbiamo capito perfettamente, onorevole Scilipoti. La sua voce è anche abbastanza alta. Non darò la parola ad altri. Adesso si prosegue sulla discussione. Volevo pregare, dal momento che non esistono ladri di tessere in quest'Aula, se c'è qualcuno che fa qualche scherzo, la faccia finita. Prego comunque tutti voi di controllare le tessere. Soltanto questo e poi faremo la revisione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signora Presidente, purtroppo impegnarci come facciamo noi dell'Italia dei Valori, ed avere posizioni rigorose e determinate, ci espone anche ad avere gratuitamente offese e mortificazioni, ma non ci lasciamo sicuramente intimidire e continuiamo per la nostra strada, con la testa alta e con la schiena dritta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, vorrei riprendere le dichiarazioni dei colleghi di ieri, dall'onorevole Bossa, quando parlava, citando anche la Butterfly: «Sopravviverà la cultura italiana, sopravviverà anche a voi, signor sottosegretario, ai vostri conti da lavandaia, alla rozzezza di certi argomenti, alla volgarità di certi discorsi», alla fine seguivano applausi dei deputati del gruppo del Partito Democratico. Devo dire che hanno cambiato idea molto velocemente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, Ministro Bondi, che cosa diciamo a quegli studenti che intraprenderanno dal 2011 il liceo musicale e coreutico, che avete ideato con la riforma Gelmini? Quali prospettive di lavoro daremo a questi studenti se, con questo provvedimento, con i tagli, le possibilità di occupazione sono assolutamente precarizzate e limitate?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, il mio collega e amico Fogliardi, intervenendo ieri, ricordava che 135 anni fa, Giuseppe Verdi sedeva come senatore a vita nell'Aula del Senato e scrisse, all'epoca, al Ministro dell'istruzione, che allora si chiamava Guido Pacelli, a proposito dei teatri questa espressione: «dote ai teatri, dote ai teatri e non imposta», esattamente il contrario di ciò che stiamo facendo qui, perché ai teatri invece togliamo risorse.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente l'Italia destina alla cultura non più dello 0,3 per cento del suo prodotto interno lordo, cioè meno di un terzo di un punto percentuale. Ma questo non basta, si vogliono effettuare ulteriori tagli. L'Italia dei Valori è accanto alle maestranze dell'Accademia nazionale di santa Cecilia, che hanno deciso il blocco ad oltranza delle attività. Sono già saltate le prime del balletto Don Chisciotte all'opera di Roma e salterà la tournée dello spettacolo della Scala di Milano a Napoli e a Buenos Aires. Con la scusa di salvare il settore dalla bancarotta in realtà lo si svuota completamente...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Palagiano. Pag. 152
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, mentre in quest'Aula si derubrica a fastidio la posizione dell'Italia dei Valori, che sostiene la voce di chi sta fuori e non può farlo, arriva un messaggio delle ore di 0,56 che vorrei leggere salutando chi lo ha mandato: «grazie per la battaglia che state conducendo in difesa dei diritti dei lavoratori. Fondazioni liriche». È il segretario della FIALS del Teatro alla Scala che ce lo dice e gli altri lavoratori del comparto che ci stanno seguendo. Grazie a voi che ci state sostenendo nella nostra azione a salvaguardia vostra (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, l'Italia che lavora, l'Italia dei lavoratori della lirica ci sta ascoltando e ringraziando per il lavoro che stiamo facendo e tra l'altro con questo emendamento, stiamo cercando di ridare il ruolo che state rubando alle regioni che concorrono nella realizzazione della normativa. Quelle regioni alle quali state tagliando il 67 per cento dei trasferimenti per rubare il loro ruolo sociale e rubare...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Favia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, diceva il maestro Barenboim che disinvestire nella cultura significa ignorare il patrimonio culturale e lanciare un messaggio negativo dell'immagine del nostro Paese. Consideriamo questo un provvedimento sbagliato, dannoso per le fondazioni lirico-musicali, per il mondo dello spettacolo e della produzione culturale. Si è ritenuto doveroso da parte nostra contrastarlo, perché teniamo alle sorti della cultura italiana coerentemente con i nostri valori...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Porcino.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente intervengo per dire che la tessera che sto utilizzando è diversa da quella fornitami all'apertura della seduta e che ancora non credo sia stata rinvenuta.
Tento di dare lettura di un pezzo brevissimo di Giampaolo Silvestri che volevo leggere prima e che serve a dimostrare al Ministro quanto importante sia la cultura; lo leggo: «Come dimostrano seri studi di economia dell'arte, i teatri produttori di cultura sono un motore e volano di diverse tipologie di economia. Indotto diretto legato alla produzione del turismo di qualità, valorizzazione e o rivalutazione delle aree dove sorgono, mercato immobiliare...».

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Aniello Formisano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, il rapporto travagliato del Governo di cui lei, signor Ministro, fa parte con la cultura è apparso evidente all'epoca della famosa pubblicazione della lista legata alla manovra economica, la cui composizione lei stesso, signor Ministro, ha ammesso di avere appreso dai giornali. Ebbene, poiché la cultura per qualcuno non si mangia, non si beve ma soprattutto non si può spendere e per questo è stata rozzamente equiparata alla categoria dell'inutilità e del danno...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mura. Pag. 153
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, certo che gli italiani, quando sentono parlare di riforme nel futuro si preoccuperanno sempre di più. Ecco, vede, noi investiamo effettivamente lo 0,23 per cento del PIL per la cultura, e così vale anche per i campi della ricerca e dell'università, dove si investe addirittura ancora molto di meno.
Invece di cercare di migliorare questo provvedimento si cerca di fare ulteriori tagli a quelle che naturalmente sono le attività che riguardano le fondazioni. Noi pensiamo, signor Presidente che per quanto concerne...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Paladini.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 377
Votanti 254
Astenuti 123
Maggioranza 128
Hanno votato
25
Hanno votato
no 229).

Prendo atto che il deputato Misuraca ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 1.25.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, innanzitutto voglio riflettere e far riflettere i colleghi e amici del Partito Democratico sull'incongruenza che si sta manifestando con un'espressione di voto di astensione rispetto ad alcune proposte emendative che abbiamo condiviso e che hanno un identico contenuto. Mi riferisco agli emendamenti Zazzera, Borghesi e Donadi 1.24 (che abbiamo appena votato) e 1.25, rispettivamente identici agli emendamenti Fioroni 1.122 e Garofani 1.123, che con noi aveva condiviso e condivide - almeno mi auguro - la soppressione del quarto periodo del comma 2.
Evidentemente, non c'è più la convinzione di sostenere delle tesi che fino a ieri abbiamo condiviso, portando l'Aula a lavorare fino a mezzanotte, ma tant'è. Se questa è la passione politica che anima le battaglie che riguardano noi stessi e tanti cittadini in relazione a momenti così importanti della vita del Paese quali la cultura e le fondazioni liriche, c'è solo da rimpiangere i momenti migliori della vita parlamentare di quest'Aula.
L'articolo 76 della Costituzione prevede che l'esercizio della funzione legislativa non possa essere delegato al Governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti. In altre parole, vi è una regola cardine per cui le leggi devono essere fatte dal Parlamento, che è depositario della funzione legislativa.
Cosa succede, invece, con questo provvedimento così estemporaneo? Con questo disegno di legge di conversione viene conferito al Governo non solo un potere delegato di legislazione primaria sulla base di criteri direttivi che dovrebbero essere tassativamente specificati nella legge delega, ma addirittura si demanda al Governo la possibilità di emanare un regolamento - e, quindi, una fonte normativa secondaria - con cui, secondo questa formulazione dell'articolo 1, comma 2, si prevede che siano abrogate le disposizioni vigenti, anche di legge, incompatibili con il regolamento predetto, delle quali si procede Pag. 154alla ricognizione in sede di emanazione delle disposizioni regolamentari previste dal presente articolo.
In altre parole, si tratta dell'istituto della delegificazione, con il quale il Parlamento demanda al Governo una potestà suicida rispetto alle fonti legislative che questo Parlamento ha emanato in periodi, purtroppo, più felici di quelli odierni.
Questo è il contenuto sostanziale della proposta emendativa al nostro esame. Noi vorremmo che il Parlamento non abdicasse a questo ruolo e non demandasse al Governo - soprattutto a questo Governo - una delega in bianco così ampia e così pericolosa.
Il fatto che la Costituzione stabilisca criteri così selettivi e rigorosi per rendere eccezionale l'utilizzo di questa delega rispetto alla fonte primaria che risiede in quest'Aula e nell'Aula del Senato, fa sì che, a maggior ragione, ci debba essere un momento di cautela e di rigore quando si attua un criterio di delegificazione.
In quest'ottica, viceversa, il Parlamento si sta spogliando delle sue prerogative costituzionali, a vantaggio di una fonte regolamentare che addirittura può scardinare principi di legge che il Parlamento ha dato all'Italia su temi così sensibili, come quelli che riguardano le fondazioni liriche per le quali il Titolo V della Costituzione prevede una legislazione concorrente Stato-regioni, che oggi viene assolutamente obliterata, a dispetto (e non a rispetto) del federalismo tanto reclamato dalla Lega Nord.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, perché chiediamo di sopprimere il quarto periodo del comma 2? Lo stesso Servizio Studi della Camera ci dice che andrebbe valutata l'opportunità di riformulare la disposizione indicando la sequenza dei pareri che devono essere espressi dai diversi soggetti coinvolti per sede consultiva, al fine di rispettare le esigenze che il testo trasmesso alle Camere per il parere, completata la fase procedimentale interna... Si segnala inoltre...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Piffari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, ci sarà un motivo oppure non c'è un motivo, questo non lo so. Per la maggioranza e per questo Governo un motivo non c'è; evidentemente, invece, c'è un motivo per cui le associazioni di categoria e i lavoratori del comparto lirico sono scesi in piazza e sono andati davanti al Ministero. Evidentemente c'è qualcosa che va a incidere sulla loro professionalità e sul loro diritto di esprimere il loro lavoro e la cultura che hanno acquisito in questi anni...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rota.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, con la scusa di salvare il settore dalla bancarotta, in realtà lo si svuota completamente, lo si indebolisce e lo si annienta, penalizzando ovviamente i lavoratori che hanno contestato e continuano a contestare duramente questo decreto-legge, attraverso manifestazioni di piazza, scioperi, occupazioni di teatri e sit in davanti al Parlamento.
Essere accanto ai lavoratori, a tutti i lavoratori, anche quelli dello spettacolo, è nel DNA dell'Italia dei Valori e rivendichiamo il nostro ruolo dei difensori civici ad oltranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, non siamo qui nel cuore della notte per divertimento o per fare dispetto, ma siamo qui soltanto perché vogliamo rappresentare Pag. 155la grande preoccupazione ed anche la rabbia di tutto un mondo: quello dello spettacolo, il quale vede messa in pericolo non solo la cultura - uno degli elementi fondamentali del nostro Paese - ma anche la propria professionalità. Per questo noi siamo qui a contrastare, in tutte le maniere possibili, questo provvedimento, cercando di non farlo convertire in legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, continuo imperterrito nella lettura delle dichiarazioni fatte, la notte scorsa, da una collega del Partito Democratico: «vorrei ricordare che si taglia il Fondo unico dello spettacolo, e questo lo si fa in un momento in cui questo taglio continua ad essere sistematico».
Chiedo scusa, per cortesia, è possibile parlare?

PRESIDENTE. Certo, onorevole Cambursano. È il suo gruppo che mi sembra un po' vivace.

RENATO CAMBURSANO. Non solo, Presidente.
Tale fondo è progressivamente ridotto in modo drastico e penalizzante, tale da minacciare seriamente la produzione culturale del nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, è sconvolgente ciò al quale può portare l'uso, anzi, l'abuso, della decretazione d'urgenza. È sconvolgente ragionare così come stiamo facendo, in queste ore e in queste giornate su un provvedimento che avrebbe avuto necessità di approfondimento nella sede propria: la Commissione. Inoltre, esso avrebbe avuto bisogno di essere approfondito d'intesa con gli operatori del settore e la necessità di essere un provvedimento che propositivamente...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Formisano. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, signor Ministro, va a suo onore che - dopo avere appreso dai giornali la composizione della famosa lista legata alla manovra economica - ha provato a protestare, anche se con il tratto di moderazione, delicatezza e sensibilità che da sempre la contraddistinguono. Tuttavia, non potrà negare che quell'operazione fu realizzata con una scarsa creanza tale da far sobbalzare anche il Capo dello Stato, il quale, come hanno riportato i giornali, senza essere smentiti...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mura. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, intervengo sul quarto periodo, secondo comma, dell'articolo 1, di cui chiediamo la soppressione. Ci siamo abituati a una brutta abitudine che è stata presa: regolamentare anche le leggi. Infatti, è previsto che, con disposizioni regolamentari si fa ricognizione di norme di legge che debbono, così, intendersi abrogate. Questo ci sembra assolutamente e...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Favia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, mi piace citare anche l'intervento, nella seduta di ieri, dell'onorevole Fogliardi, il quale proprio all'inizio diceva: «Signor Presidente, il decreto-legge che stiamo affrontando per la sua conversione in legge presenta molteplici aspetti che non possono Pag. 156essere condivisi, ma che anzi credo segna una profonda diversità tra la nostra visione e quella della maggioranza di Governo in questo settore così importante della vita culturale del nostro Paese».
Credo abbia cambiato idea anche lui.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori è più che mai convinto che il settore vada riformato e rilanciato; è necessario, inoltre, mettere ordine e ridurre gli sprechi, ciò anche consentendo ai privati di entrare nelle fondazioni e prevedendo sistemi di monitoraggio e di controllo efficaci. Il provvedimento all'esame, invece, di fatto, interrompe bruscamente il processo di privatizzazione...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Paladini. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, signor Ministro, se non erro, lei ha una laurea in filosofia. Con questo non voglio dire che sia un filosofo ma, sicuramente, amerà le arti. Eppure, ha chiesto talmente tanto, in quanto a sacrificio, al mondo dello spettacolo, che, purtroppo, sta tarpando le ali proprio al mondo dello spettacolo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Antonino Foti, onorevole Fontanelli, onorevole Andrea Orlando, onorevole Sereni.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 375
Votanti 348
Astenuti 27
Maggioranza 175
Hanno votato
118
Hanno votato
no 230).

Avverto che l'emendamento Lovelli 3.62 è stato ritirato dal presentatore.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 1.27.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, mi sembra che questo sia - rispetto all'articolo 1 - l'ultimo dei nostri emendamenti, il quale prevede di sostituire al comma 3 le parole «diciotto mesi» con le parole «ventiquattro mesi». Si sostituisce, quindi, il termine diciotto mesi con quello di ventiquattro al fine di permettere, quantomeno, un'attenta analisi della materia. Sappiamo bene, infatti, che questi regolamenti rischiano di stravolgerla.
Vorrei cominciare da ciò che ha detto prima il mio collega Monai, ricordando che attuiamo uno stravolgimento anche di natura legislativa che è assurdo, perché permettiamo a dei regolamenti di modificare norme di rango primario. Questa è una cosa che assolutamente non sta in piedi in nessuna architrave legislativa immaginabile, perché è evidente che una norma di rango inferiore non può mai abrogare o modificare una norma di rango superiore.
Eppure, anche questo sarà motivo di censura, perché non vi è dubbio che questa è una cosa così lampante, lapalissiana e vera che mi chiedo come sia possibile in quest'Aula approvare una norma di questo tipo sapendo già che stiamo commettendo un atto assolutamente illecito.
Restando all'articolo 1 voglio, però, anche ricordare un altro fatto, perché così si capisce bene di cosa parliamo. Ancora una volta siamo in presenza di un atto che Pag. 157serve esclusivamente a tagliare risorse e che la longa manus presente in questo decreto-legge non è quella del Ministro Bondi, che è un po' più paffuta, ma è quella un po' più ossuta di un altro Ministro che si chiama Tremonti. La sua mano è un po' più affilata perché, essendo uno abituato a tagliare, anche le mani si adeguano e diventano affilate.
Questa dimostrazione la troviamo in un rilievo che in Commissione bilancio è stato posto al Governo. Il servizio studi della Commissione bilancio, con riferimento proprio ad alcune aggiunte di interventi che sono possibili (i criteri aggiuntivi da parte del Senato), scrive: «Al riguardo appare opportuno acquisire chiarimenti circa la portata applicativa di alcune disposizioni introdotte nel corso dell'esame presso il Senato che aggiungono criteri direttivi a quelli già previsti dal testo originario per l'adozione dei regolamenti di delegificazione. Si tratta, in particolare, delle norme di cui all'articolo 1, comma 1, lettere e-bis), che prevedono l'incentivazione di un'adeguata contribuzione da parte degli enti locali presumibilmente per il funzionamento delle fondazioni lirico-sinfoniche». Già qui mi verrebbe da ridere perché a fronte di una manovra che sta tagliando miliardi e miliardi agli enti locali come si può immaginare un'adeguata contribuzione da parte degli stessi? Evidentemente, con la nuova tassa che si dice sarà permessa ai comuni (una tassa sugli immobili): si afferma che non è l'ICI ma sarà la stessa cosa, una sorta di ICI 2. Dopo averla cancellata la reintroducete a carico dei cittadini e a carico anche dei cittadini a reddito basso e, quindi, di fatto andate a riproporre ciò che avete tolto nel giro di un anno. Questo per restare al tema che non mettete le mani nelle tasche dei cittadini. Tuttavia, è evidente che nel momento in cui tagliate con la manovra 14 miliardi nel giro di qualche anno, agli enti locali quei 14 miliardi arriveranno inevitabilmente dai cittadini.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONIO BORGHESI. Il comma 1-bis prevede interventi volti a favorire una maggiore stabilità del settore tramite strumenti di finanziamento a carattere pluriennale.
A questo punto voglio chiudere il mio intervento visto che il Presidente mi ha già sollecitato. La Commissione ha chiesto con quali mezzi e da parte di quali soggetti ci saranno queste forme di incentivazione. Il Governo ha risposto che in realtà è solo una previsione, perché non c'è niente. Questa è la dimostrazione che questo decreto-legge è un decreto-legge fatto solo di tagli di risorse ulteriori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, rispetto ai colleghi che mi hanno preceduto, quelli del Partito Democratico, oltre all'intervento del collega Levi ho apprezzato molto anche quello della collega Bossa, là dove diceva e denunciava la folla di ballerine, veline e «meteorine» che invece guadagnano cifre iperboliche. A proposito della furia di tagliare lei citava Figaro e diceva: «Questo disegno di legge dovrebbe essere solo ritirato per lasciare spazio ad una riflessione complessiva sullo stato...».

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Evangelisti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, con questo emendamento proponiamo di portare a 24 mesi i 18 previsti dal comma 3 per l'emanazione dei regolamenti previsti dal comma 1.
Credo sia opportuno che il Governo, pur nella erroneità della previsione dei contenuti di questi regolamenti, si prenda qualche tempo in più perché il mondo della lirica...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Favia. Pag. 158
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, in questo provvedimento i criteri dettati per la delega al Governo appaiono a noi più che altro affermazioni di principio. Infatti, ai previsti criteri di efficienza e correttezza di bilancio poi non sembrano seguire fatti concreti. Non è ben chiara la partecipazione integrale delle risorse ...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Porcino.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa, onorevole Evangelisti?

FABIO EVANGELISTI. Per un richiamo al Regolamento, signor Presidente.

ANTONIO DI PIETRO. Non è vero! Non ha cominciato a parlare.

PRESIDENTE. Come non ha cominciato? La prego di parlare, onorevole Evangelisti.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, mi scusi.

PRESIDENTE. Su cosa intende intervenire, onorevole Di Pietro?

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, abbia pazienza, ma il collega non aveva ancora cominciato a parlare.

PRESIDENTE. Questo non è vero, onorevole Di Pietro. Non vi rendete conto di quanto passano velocemente i trenta secondi.
Onorevole Evangelisti, su cosa intende intervenire?

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, lei il diritto a fare opposizione ce lo deve consentire (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, trovo anche molto singolare il fatto che comunque lei mi chieda di intervenire su una questione regolamentare mentre si stanno svolgendo gli interventi dei colleghi del suo gruppo. Comunque, ha facoltà di parlare.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, le ripeto che l'articolo 41 del Regolamento dice che i richiami al Regolamento hanno la precedenza sulla discussione principale.

PRESIDENTE. Non mi sembra corretto nei confronti dei suoi colleghi. Comunque, ha facoltà di parlare, onorevole Evangelisti.

FABIO EVANGELISTI. È corretto nei confronti dell'Assemblea. Prima ho posto una questione di cui lei, bontà sua, ha voluto riconoscere la congruità con i nostri lavori. Ho posto la questione che riguarda il computo (o lo scomputo, se preferisce) delle missioni per quanto riguarda il numero legale (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Guardate che questo è un modo per usare più tempo. Non vi preoccupate, ascoltate.

FABIO EVANGELISTI. Grazie, signora Presidente. Dicevo che appunto c'era stata una interruzione, poco prima della mezzanotte, ed era iniziata la seduta dopo la mezzanotte. Lei mi ha detto che tale missione si computa con riferimento all'intera seduta, però qui c'è una incongruenza.
Infatti, la missione, fra le altre cose, serve anche ad impedire che ai colleghi in missione per conto della Camera non venga trattenuta la diaria di 206,90 euro che però è considerata su base giornaliera. Ho posto il quesito agli uffici e mi è stato confermato che la diaria è su base giornaliera, Pag. 159ergo anche la missione è considerata su base giornaliera. Vorrei che su questo mi desse una risposta un pochino più compiuta, la ringrazio.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, la missione è un istituto regolamentare, la diaria è un istituto amministrativo. La missione si calcola sulle sedute e mi sono già espressa precedentemente, considerando questa seduta come la continuazione della seduta precedente, mentre ovviamente la diaria, essendo una disposizione amministrativa, ha carattere giornaliero. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, continuo dicendo che dunque il gruppo dell'Italia dei Valori, pur condividendo l'idea di una riforma del settore... - il mio collega ci tiene che io abbia il microfono alto - vuole evidenziare anche delle criticità come quelle...

PRESIDENTE. Onorevole Paladini, anche se l'onorevole Di Pietro non è d'accordo, il suo tempo è terminato perché non è colpa mia se lo avete usato con l'intervento dell'onorevole Borghesi.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, non le consentirò di continuare così, perché deve riconoscere che non è un modo corretto di usare il richiamo al Regolamento. Lei lo sta usando come misura ostruzionistica e da questo punto di vista non è corretto da parte sua (Applausi). Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, non c'è nessun intento ostruzionistico, ma soltanto una necessità di chiarezza, perché lei ha detto poco fa che, mentre la missione è questione regolamentare, la diaria...

PRESIDENTE. Le tolgo la parola perché avrebbe dovuto farmi l'obiezione precedentemente. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà. Accenda il microfono e parli pure.

IVAN ROTA. Signor Presidente, visto che non è consentito parlare, perché avete contingentato i tempi ed è impossibile intervenire compiutamente in trenta secondi, mi limito a uno slogan perché questo è quello che è possibile fare in 30 secondi: giù le mani dalla cultura, l'Italia dei Valori si opporrà senza paura! Questo è il tempo concesso e questa è la modalità di intervenire.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, continuo imperterrito la lettura di dichiarazioni fatte da colleghi del Partito Democratico che non ricordano di averle fatte, visto che sostengono questo provvedimento e, in particolare, una in cui si dice che uno degli elementi fortemente critici all'interno di questo decreto-legge è anzitutto il taglio indiscriminato dei fondi che può portare ad un rischio di difficoltà di sopravvivenza delle fondazioni. Da una parte dite questo e, dall'altra, consentite la conversione di questo decreto-legge in legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, con questo emendamento chiedevamo soltanto di modificare da 18 a 24 mesi e credo che era un qualcosa che poteva essere accettato o quanto meno discusso. La pregherei cortesemente di rivedere la sua posizione su tale argomento e di prendere in seria considerazione di approvare questo emendamento.

Pag. 160

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, la ringrazio se mi consente ancora di poter parlare in questo Parlamento. Se mi è successo ancora di esprimere le mie opinioni... la ringrazio... ringrazio due volte...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, questo è l'ultimo emendamento che riguarda il micidiale e devastante articolo 1. Se verrà approvato questo articolo 1, come purtroppo le cose fanno pensare, ci sarà un arbitrio del Governo il quale potrà intervenire sulle fondazioni per depotenziare un settore, come quello della cultura, che invece avrebbe avuto bisogno di un maggiore potenziamento. Purtroppo l'arbitrarietà...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palomba. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, non vorrei che l'ora tarda ci facesse perdere di vista l'obiettivo: siamo qui, con una azione che può essere ritenuta condivisibile o meno, per ribadire che questo decreto-legge incide pesantemente sul mondo della cultura, della lirica, della concertistica e della musica italiana.
Riteniamo che gli emendamenti approvati non bastino nemmeno lontanamente a rendere questo decreto-legge votabile. Siamo qui per ribadire che questi sono diritti che riguardano...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Donadi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, anch'io voglio ribadire che il problema a monte di questo decreto-legge e dell'intera politica culturale del Governo è capire che la cultura con le sue peculiarità è un prodotto non solo indispensabile ma vincente. Un settore in cui non da oggi l'Italia eccelle ed è conosciuta in tutto il mondo.
Visto che ci occupiamo di fondazioni liriche, basti pensare all'opera lirica che in tutto il mondo, a parte qualche pregevole eccezione in lingua tedesca, si canta in italiano e sarebbe il caso di dire...

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 1.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Savino, Berardi, Rosato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 377
Votanti 349
Astenuti 28
Maggioranza 175
Hanno votato
116
Hanno votato
no 233).

Prendo atto che la deputata Laura Molteni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 2.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, noi dell'Italia dei Valori siamo fortemente e decisamente contrari a questo provvedimento perché ci sono dei punti di Pag. 161criticità che non possono essere nel modo più assoluto neppure trattati e discussi perché si parla del lavoro.
Il Governo Berlusconi su questo provvedimento che riguarda il comparto dello spettacolo - un settore che va dal teatro all'opera, dalla musica al cinema, dalla danza agli spettacoli viaggianti - ha stanziato per il 2011 la irrisoria cifra di 300 milioni di euro.
Ebbene ieri sentivo che con una sola operazione di confisca di beni alla criminalità organizzata la guardia di finanza ha recuperato 120 milioni di euro. Questa è la strada che bisogna imboccare, la strada che faccia pagare la crisi a chi la deve pagare. La crisi la devono pagare gli evasori fiscali, e ne abbiamo alcuni anche qui dentro, la devono pagare i mafiosi a cui dobbiamo confiscare i beni, insomma bisogna attivare quegli strumenti che ci consentano di recuperare i soldi dove vanno recuperati.
È questa la ragione per la quale ancora oggi in Commissione bilancio ho chiesto un'audizione della guardia di finanza, perché l'Italia dei Valori intende essere il guardiano delle istituzioni, anche della guardia di finanza. Infatti, intendiamo attivare tutti gli strumenti che ci consentano di recuperare delle somme di denaro per superare la crisi facendola pagare ai furbetti, agli evasori, ai criminali, a chi non ha mai pagato le tasse, alla cricca e non ai lavoratori perché sono sempre loro che pagano.
Anche adesso paga il comparto più debole e più fragile, quello degli artisti. Sono loro che ci rimettono le penne in questo momento, come sta capitando troppo spesso in questo Paese. Ma ciò è anche abbastanza ovvio e scontato, perché da un Governo di centrodestra non ci si poteva aspettare altro. Le riforme a cosa servono? Servono a tagliare i posti di lavoro e a comprimere i livelli occupazionali perché si bada alle performance, agli obiettivi, agli utili e ai profitti.
Ecco perché questo Governo di centrodestra privilegia la grande impresa, la classe padronale che può imporre da oggi tutto ciò che vuole al dipendente e al lavoratore, sia se appartiene al mondo della cultura, dell'arte, del teatro, dello spettacolo sia se appartiene alla catena di montaggio della FIAT ovvero se è un dipendente di Eutelia. Il conto sono sempre loro a pagarlo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 2,20)

FRANCESCO BARBATO. È rispetto a questa tendenza che riteniamo di fare una forte opposizione, perché su questi punti discriminanti non ci può essere alcuna trattativa. Infatti, sul lavoro intendiamo portare avanti una battaglia decisa e determinata perché è la priorità che si deve dare la politica, ma politica con la P maiuscola, quella che fa il suo dovere a cominciare dai parlamentari, dai deputati che devono fare il loro dovere e devono svolgere il loro lavoro.
Questa sera mi sento con la coscienza a posto soprattutto rispetto ai miei datori di lavoro. Il mio datore di lavoro sono i cittadini e resto qui stanotte, domani, domani pomeriggio, prima e dopo la partita...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Barbato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, noi chiediamo di sopprimere l'articolo 2, perché riteniamo che ciò potrebbe migliorare il decreto-legge e, conseguentemente, il provvedimento nel suo complesso. Chiediamo al Ministro di tenere in considerazione quanto detto e, conseguentemente, prenderne atto e vedere se vi sia la possibilità di approvare l'emendamento.

Pag. 162

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, sempre a proposito dei colleghi che hanno affermato cose interessanti, ritorno a quanto detto dal collega Levi, che ha detto si sarebbe dovuta fare altra cosa se si fosse seguita saggezza, cura, delicatezza ed intelligenza. Le strade erano chiaramente due: da un lato intervenire per riportare ordine ed efficienza nella conduzione dei teatri e, da quel punto di vista, prevedere contributi da parte dello Stato...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, proprio l'articolo 2 è uno degli esempi più clamorosi di intervento diretto che incide sull'autonomia negoziale, che non sarebbe comprimibile. Ci riferiamo alle norme che riguardano i rapporti di lavoro, al taglio della retribuzione integrativa, alla previsione che il contratto nazionale sia sottoscritto da una delegazione datoriale, l'Aran...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i tagli consistenti, tipici di una mera manovra economica, sono sganciati da una visione complessiva culturale e, di fatto, non risolvono i problemi e impediscono il rilancio del settore.
I pesanti interventi in materia di contratti collettivi che saranno operati da parte dello Stato appaiono sganciati da un preciso progetto compiuto...

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, il collega Paladini ha parlato per venticinque secondi!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, già trenta secondi sono pochi: chiedo che almeno l'attenta concessione di questi secondi sia verificata, anche perché stiamo parlando di un fatto che riguarda decine di migliaia di lavoratori in Italia, nel settore della lirica, che in Italia ha tradizioni straordinarie e che con questo decreto-legge, purtroppo, viene largamente mortificato.
Per tale motivo continueremo questa azione, che riconosciamo essere...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Donadi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, la proposta emendativa in esame è molto semplice e cerca di rimuovere questo sfregio alla contrattazione collettiva che il Governo vuole attuare con la previsione di una contrattazione demandata all'Aran. È come se le fondazioni perdessero - e in effetti perdono - la loro connotazione di enti privatistici e vengono invece ministerializzate e pubblicizzate in questo modo, che le snatura completamente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, sono stabilite nuove regole per le assunzioni e per le graduatorie di accesso. In effetti, signor Ministro, gli interventi sui contratti di lavoro colpiscono soprattutto le peculiarità del sindacato negli aspetti negoziali e vanno ad intaccare pesantemente ciò che è stato contrattato.
Il sindacato rappresenta i lavoratori e lo Stato - in questo caso soprattutto il Governo - deve rispettare sindacato e lavoratori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

Pag. 163

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, proponiamo la soppressione dell'articolo 2, come del successivo articolo 3: sono fra i più pericolosi, in quanto incidono sui diritti dei lavoratori, attraverso il blocco delle assunzioni, il turnover fino al dicembre 2011, la centralizzazione e la ripubblicazione della contrattazione collettiva nazionale, con l'attribuzione delle competenze...

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, l'articolo 59 stabilisce che, «Se un deputato pronunzia parole sconvenienti oppure turba col suo contegno la libertà delle discussioni o l'ordine della seduta, il Presidente lo richiama nominandolo». La prego, signor Presidente, di prestare attenzione alle espressioni che vengono rivolte nei confronti dei colleghi del gruppo dell'Italia dei Valori da parte del settore della Lega Nord (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, lo farò sicuramente.

FABIO EVANGELISTI. Adesso basta! Il Ministro non può fare certi gesti! Se si esagera...

ANTONIO BORGHESI. Si esagera!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, il tempo insegna di tutto a colui che vive per sempre, ma io non posseggo il lusso dell'eternità, perciò, entro il tempo concessomi, devo praticare l'arte della pazienza. È con tanta pazienza, perseveranza, determinazione e coerenza che il sottoscritto e l'Italia dei Valori portano avanti la propria azione democratica all'interno di quest'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, credo che, più che parlare dell'emendamento Zazzera 2.1, bisogna rilevare come l'intolleranza che si sta facendo strada anche da parte di una persona apparentemente mite come il Ministro sia veramente una scelta brutta e deplorevole, perché si sta tentando di impedirci di fare l'unica opposizione.
Trattando dell'emendamento, si chiede di sopprimere l'articolo 2: un articolo che spoglia...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Favia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, è francamente inspiegabile, per un provvedimento che deve tornare al Senato, non aver manifestato un minimo di disponibilità all'accoglimento di proposte emendative e migliorative rispetto al testo proposto: quasi come se si fosse andati alla ricerca dello scontro muro contro muro. È francamente inspiegabile, e non si riescono a comprendere i motivi neanche reconditi che sono dietro questo atteggiamento di chiusura totale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 2.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Iannarilli e Leone.
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 164
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 370
Votanti 347
Astenuti 23
Maggioranza 174
Hanno votato
118
Hanno votato
no 229).

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo solo per rimarcare che la maggioranza organica non sarebbe in grado di mantenere il numero legale dell'Aula, se non fosse votata dalla maggioranza allargata.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Mattesini 2.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Codurelli. Ne ha facoltà.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei sottoscrivere l'emendamento in esame, per chiedere al Governo di rivedere la propria posizione negativa sull'emendamento Mattesini 2.12, intitolato «Procedimento di contrattazione collettiva nel settore lirico-sinfonico».
È incomprensibile che esso non venga accettato, e chiedo al Ministro, al relatore di riflettere: occorre un'azione di buon senso, riscrivendo questo articolo, che oggettivamente è al di fuori di ogni norma vigente e, lo ripeto, del tutto incomprensibile anche in termini pratici. Senza l'approvazione di tale emendamento, i lavoratori delle fondazioni lirico-sinfoniche non avranno più voce e diritti, e la loro arte non potrà più essere espressione di libertà.
Chiedo pertanto di votare a favore, e sottolineo nuovamente che, contenuta in questo articolo, vi è la sostituzione della delegazione datoriale Anfols (Associazione nazionale fondazioni lirico-sinfoniche). Di fatto, vi è la centralizzazione della contrattazione, il trasferimento della funzione di rappresentanza dell'associazione ad una delegazione governativa: una norma che snatura il carattere stesso delle fondazioni. Grave è l'ingerenza nella contrattazione; una norma estremamente mortificante per il lavoro degli artisti, i quali stanno trovando molta solidarietà. Sì, perché le fondazioni lirico-sinfoniche all'interno della contrattazione sindacale, nel momento del confronto per il contratto collettivo, non saranno più presenti. Una norma centralista e grave: altro che federalismo! Pertanto rinnovo l'appello a tutti voi a votare l'emendamento, per il rispetto della contrattazione e per il rispetto dei diritti dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, devo intervenire sull'emendamento del PD: così come abbiamo fatto fino ad ora, sugli emendamenti a firma mia interviene il gruppo, sugli emendamenti a firma del Partito Democratico interviene il sottoscritto.
Non voglio disturbare, perché l'ora è da sonno (Commenti). Credo che l'emendamento in esame sia importante; anzi, lo diciamo da subito: noi dell'Italia dei Valori voteremo a favore di tale emendamento, perché entra chiaramente a piene mani nel vero problema del decreto-legge, nel core business del decreto-legge. Sono gli articoli 2 e 3, ovvero il fatto che il decreto-legge, che non è neppure di competenza della Commissione cultura, ma sarebbe stato più corretto discuterlo nella sede della Commissione lavoro, interviene a piene mani nella contrattazione collettiva nazionale.
Credo che questo rispecchia meglio lo spirito che l'opposizione dovrebbe avere. Ecco perché ho apprezzato molto l'intervento dell'onorevole Codurelli del Partito Democratico, quando ha espresso in maniera chiara e forte che si cerca, attraverso Pag. 165il decreto-legge e soprattutto con l'articolo 2, di centralizzare la contrattazione collettiva nazionale; peggio: si vuole umiliare il lavoratore dello spettacolo, lo si vuole ricattare, sottosegretario Giro. A tal punto che sull'emendamento in discussione voi avete detto di «no», lasciando invece al successivo emendamento, che andremo a discutere tra qualche minuto, che il Ministro per i beni e le attività culturali debba indicare nell'Aran lo strumento per la contrattazione collettiva nazionale.
Credo che in questa... (Commenti). Capisco che devi dormire, ma in questo momento stiamo qui a discutere dei problemi del Paese, ci staremo probabilmente fino alle 18 di domani, ma noi da qui non ci muoviamo e vi teniamo a discutere in quest'Aula, perché dovete guardare in faccia i problemi del Paese e spiegare a questo stesso Paese perché sottraete la libertà di contrattazione collettiva ai lavoratori dello spettacolo.

PRESIDENTE. Si rivolga anche al Presidente. Le ricordo che ha ancora un minuto e 40 di tempo a disposizione, quindi può svolgere il suo intervento.

PIERFELICE ZAZZERA. Grazie, signor Presidente, credo infatti che lei sia elemento di garanzia nel permettere a questa opposizione, seppure in minoranza, di poter esprimere il proprio pensiero e di poterlo esprimere in modo libero.
Noi riteniamo che l'articolo 2 andrebbe completamente cassato. L'emendamento in questione invece riporta ai veri rappresentanti del mondo dello spettacolo l'esito della contrattazione collettiva: l'Anfols ne viene esautorata, perché il Ministero per i beni e le attività culturali se ne appropria, ricatta i lavoratori e li costringe a sottostare.
Penso che sul provvedimento e su tale tema, che riguarda la contrattazione collettiva nazionale, voi rischiate ancora una volta di incorrere nell'incostituzionalità e di occuparvi di materia che non riguarda il decreto-legge.
Vi occupate di una questione a rischio e ritengo che fareste bene a ripensarci, ministro Bondi. Siamo alle due di notte, come dire «la notte porta consiglio»: ritiri questo decreto-legge, riporti la discussione nel Parlamento, ci faccia discutere, con un disegno di legge ordinario, della ricomposizione delle fondazioni liriche e dell'offerta culturale del Paese, permetta a questo Paese e a questo Parlamento di affrontare seriamente...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zazzera. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, voglio idealmente ricollegarmi all'intervento dell'onorevole Zazzera, perché credo che davvero abbia centrato la questione di un decreto-legge che rappresenta un problema e non una soluzione di problemi in un settore che, seppure in grave difficoltà e crisi come quello della lirica, rappresenta tuttavia tanto, anzi tantissimo per la cultura italiana.
Credo che tale materia avrebbe meritato ben altra attenzione da parte di questa maggioranza e da parte di quest'Aula, perché non è mai togliendo risorse che si risolvono i problemi della cultura.
La cultura ha bisogno...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Donadi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per riprendere quello che non ho terminato di dire prima su questo punto. In particolare, la questione dell'intervento invasivo sulla capacità negoziale dell'ente, anche nel campo del contratto collettivo, a noi pare assolutamente inaccettabile.
Chiediamo quindi non solo di votare tale emendamento, ma anche di ricordare che stiamo operando in un campo in cui sicuramente la Corte costituzionale dirà che c'è stata una...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borghesi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione Pag. 166di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, penso che sia abbastanza evidente e chiaro che la «trincea dipietrista» è inespugnabile (Commenti).

PRESIDENTE. Silenzio, colleghi, per cortesia.

FRANCESCO BARBATO. Sui temi in difesa dei lavoratori ci troviamo dunque ad esprimere con convinzione e con piacere il nostro voto favorevole sull'emendamento proposto dalla collega del Partito Democratico. Rimaniamo al fianco degli onorevoli...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, mi risultava che vi fosse stata una sostituzione, ma non c'è nessun problema. Si tratta soltanto di ribadire, come ha fatto il collega Donadi e, prima di lui, l'onorevole Zazzera, i motivi della nostra contrarietà a tale provvedimento che, in meno di trenta secondi, ho voluto soltanto ricordare. Grazie, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, sono contento che in questo momento vi sia all'esame questo emendamento: stiamo statalizzando - esattamente ciò che non si vuole fare - tutte le quattordici fondazioni liriche. La contrattazione sindacale devono farla le associazioni, nella piena libertà e nel rispetto, come fanno tutte le imprese che devono richiamarsi al mondo dell'impresa e del diritto privato.
Riportare tali fondazioni all'ARAN, cioè al diritto pubblico, anche nella contrattazione collettiva significa - lo ripeto - statalizzare...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Piffari. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, siamo senz'altro favorevoli all'emendamento, perché in linea con quanto stiamo dicendo ormai da tempo: non è possibile spogliare l'Anfols, ovvero la rappresentanza datoriale degli enti lirici, sostituendola con l'ARAN. Ciò significherebbe un'occupazione vera e propria da parte del Governo e del Ministero...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Favia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, intervengo sull'emendamento solo per rinnovare la richiesta al Governo in merito a una riscrittura dell'articolo in esame, ma sarebbe quanto mai opportuno ritirare l'intero decreto-legge.
Come abbiamo avuto già modo di ribadire più volte nel corso dell'esame, il problema sta a monte, secondo quanto dimostra anche questo articolo 2. Tale problema sta nella difficoltà del Governo a capire, interpretare e governare il settore della cultura.
Ci sarà un motivo se ogni volta...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mura. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, mi rivolgo al signor Ministro. Nei teatri i lavoratori sono parte integrante dello spettacolo: sì, producono lo spettacolo, ma ne sono - ripeto - anche parte integrante. Penalizzare loro significa penalizzare Pag. 167il teatro, lo spettacolo e l'arte. Tuttavia lei questo non lo vuole capire, o meglio fa finta di non capirlo, altrimenti il Ministro Tremonti...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Giuseppe Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, voteremo a favore dell'emendamento Mattesini 2.12 perché lo riteniamo essere uno degli emendamenti fondamentali di tutto questo provvedimento, dato che è a tutela, così come proposto, dei lavoratori dello spettacolo e vuole ripristinare quella che è l'attuale situazione e cioè che la contrattazione collettiva sia affidata al sindacato dei lavoratori delle fondazioni lirico-sinfoniche...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cambursano. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, Ministro Bondi, devo dirlo con franchezza, sembra quasi la scenografia di un'opera lirica, cioè lei è lì, fermo, immobile, ascolta e non fiata. Ma è possibile mai che, in uno spirito di collaborazione con l'opposizione, tra gli emendamenti che abbiamo presentato nessuno lei è in condizione di valutarlo positivamente per migliorare un decreto-legge che è valutato da tutti in maniera assolutamente negativa? Ministro Bondi...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Messina. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, altro che test da sforzo, lei è la persona più indicata, per la sua fama di maratoneta, per condurre questa maratona notturna. Credo, però, che questa notte lei...

PRESIDENTE. Con l'invidia dell'onorevole Giachetti e dell'onorevole Evangelisti. Prego.

ANTONIO PALAGIANO. ...ma non sono vicepresidenti. Preferisco ingaggiare il ruolo di cronometrista perché probabilmente non mi darà il tempo di fare l'intervento che farò al prossimo giro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mattesini 2.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Giammanco... onorevole Raisi... onorevole Mura... onorevole Di Caterina... onorevole Papa... onorevole Gnecchi... onorevole Dima... onorevole Ginefra...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 364
Votanti 344
Astenuti 20
Maggioranza 173
Hanno votato
119
Hanno votato
no 225).

SERGIO MICHELE PIFFARI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, siccome sono passate sei ore dall'ultima interruzione, chiedo se è possibile programmare nella prossima mezz'ora un'interruzione tecnica...

PRESIDENTE. Onorevole colleghi, l'onorevole Piffari si rivolge alla Presidenza e non all'Assemblea, pertanto lasciate decidere al Presidente almeno questo.

Pag. 168

SERGIO MICHELE PIFFARI. ...tra l'altro, anche a Pomigliano è prevista un'interruzione...

PRESIDENTE. Onorevole Piffari, è chiara la richiesta. Il Presidente, ovviamente, le risponderà.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 2.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, l'articolo 2 del decreto-legge, come tra l'altro l'articolo 3, sul quale ci sarà modo di intervenire in seguito, impone norme estremamente mortificanti per il lavoro degli artisti che stanno trovando solidarietà da parte di tanti cittadini di tutte le parti politiche. Si ritiene che, con l'approvazione di questo provvedimento, i lavoratori delle fondazioni lirico-sinfoniche non avranno più voce e i diritti e la loro arte non potrà più essere espressione di libertà. Si teme, inoltre, che, con tale provvedimento, i teatri lirici vengano inondati di grandi schermi e di grandi eventi, continuando a penalizzare la cultura in favore di una cultura televisiva. Ministro Bondi, non faccia cadere tutto ciò, ha una responsabilità enorme perché il Paese ha bisogno di cultura vera, come è stata per secoli quella italiana. La centralizzazione e la ripubblicizzazione della contrattazione collettiva nazionale, con il trasferimento della funzione di rappresentanza dall'Anfols ad un'agenzia di fatto governativa qual è l'ARAN, è una norma che snatura il carattere delle fondazioni, trasformandole in istituzioni pubbliche. L'ingerenza della contrattazione di secondo livello, con la decadenza dall'entrata in vigore del semplice contratto collettivo nazionale, di tutte le clausole e gli istituti inerenti i contratti integrativi aziendali, frutto degli accordi del 1993, che dovranno essere rinegoziati dalle parti, è un altro grosso errore che si sta commettendo e che vogliamo evitare. Con questo provvedimento si sta puntando alla disinformazione, all'abbassamento del livello culturale del Paese. Invece di adottare una riforma seria delle fondazioni lirico-sinfoniche, il provvedimento ne cancella l'autonomia, che rappresenta il loro punto di forza, introducendo un centralismo ottuso e burocratico che rasenta l'autoritarismo. Per questo il nostro atteggiamento è di forte contrarietà.
Il Governo Berlusconi, per tutto il settore dello spettacolo, dall'opera al teatro, alla musica, al cinema alla danza, agli spettacoli viaggianti, per il 2010 ha stanziato poco più di 400 milioni di euro e per il 2011 ha previsto poco più di 300 milioni di euro. Si tratta di un provvedimento - per concludere - che abbiamo giudicato e giudichiamo sbagliato, dannoso per le fondazioni lirico-musicali e per il mondo dello spettacolo e della produzione culturale. Si è ritenuto doveroso contrastare questo decreto-legge perché teniamo alle sorti della cultura italiana, che parte dalla scuola, dall'università e dalla ricerca e finisce nei teatri e nel mondo della cultura in senso lato. La cultura, per noi, ha un valore in sé, è un fattore di sviluppo civile, è un fattore di sviluppo che favorisce la coesione sociale, in quanto costituisce l'elemento di maggiore identità dell'essere italiani oggi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, le voglio ricordare ancora, Ministro Bondi - e da questo momento in poi lo farò nei miei interventi -, perché il gruppo dell'Italia dei Valori è critico nei confronti del suo provvedimento. I criteri dettati per la delega al Governo appaiono più che altro affermazioni soltanto di principio. Infatti, ai previsti criteri di efficienza e correttezza di bilancio non sembrano, poi, seguire quelli che dovrebbero essere fatti concreti...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Giuseppe. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

Pag. 169

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, mi unisco anch'io all'appello fatto prima dall'onorevole Messina. Il gruppo dell'Italia dei Valori ha presentato quasi 70 emendamenti a questo decreto-legge.
Ritengo che siano tutti emendamenti che hanno non solo la finalità, ma anche il contenuto obiettivo di modificare, di migliorare e di cercare di lenire la parte di questo decreto-legge che va ad incidere pesantemente sul futuro della lirica italiana. È davvero triste e un'occasione perduta che di questi settanta...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Donadi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, appellandomi alla pazienza di prima e prendendo spunto dalla natura: per creare l'olivo, re di tutti gli alberi, sono richiesti cento anni. Una pianta di cipolla è vecchia dopo nove mesi. Ebbene questo Governo è già vecchio dopo nove mesi, è sfilacciato, e questa Italia dei Valori, pur nelle intemperie, sta mettendo le radici come l'olivo per un'alternativa che guardi ai cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, riprendendo un contributo dell'onorevole Levi, è necessario che i contributi dello Stato siano premianti e, dall'altra parte, che il contributo dei privati, che manca nella quasi totalità dei teatri, possa essere aiutato con incentivi di natura fiscale che possano agevolare i privati a scegliere di destinare somme al finanziamento delle fondazioni lirico-sinfoniche. Niente di tutto questo è stato fatto ed è uno dei tanti motivi per il quale noi ci opponiamo strenuamente a questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, rispetto alla inspiegabilità che rilevavo prima e cioè quella di non essere riusciti a trovare un punto di mediazione che potesse in qualche modo dare valenza alle proposte emendative migliorative dell'Italia dei Valori, sovviene un'altra considerazione: oltre al circuito mediatico interno nostro, quel che sta avvenendo deve essere valutato nel circuito mediatico esterno, cioè come viene letta questa nostra discussione e chi ne pagherà le conseguenze. Mi pare del tutto evidente che, rispetto a valutazioni da parte delle opposizioni che ieri erano orientate in una certa direzione a questa maggioranza e a questo Governo, domani risulterà difficile per qualcuno spiegare perché si consente semplicemente...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Aniello Formisano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, andiamo in controtendenza con questo provvedimento. Faccio parte della Commissione attività produttive e da due anni abbiamo fatto di tutto per cercare di salvare aziende, di andare incontro ad esigenze di persone che andavano a finire sulla strada, abbiamo chiesto integrazioni e sovvenzioni. Abbiamo cercato di salvaguardare posti di lavoro. Con questo provvedimento abbiamo fatto di tutto per fare il contrario di quello che abbiamo fatto in questi ultimi anni...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cimadoro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, riprendo da dove ha interrotto l'onorevole Cimadoro. Pag. 170
Questa statalizzazione che stiamo di fatto attuando attraverso l'approvazione dell'articolo 2 è esattamente il contrario di ciò che dobbiamo fare. È necessario trovare il coraggio nei prossimi quattro o cinque mesi, come Parlamento, di affrontare una riforma seria di questo settore, ma con la voglia di dare al mercato e agli imprenditori la capacità di intervenire in queste fondazioni, cosa che invece con questo provvedimento...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Piffari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, voglio anch'io continuare a citare l'onorevole Fogliardi nel suo intervento, soprattutto per ciò che attiene alla lontananza da una questione di autonomia territoriale. Mi rivolgo alla Lega. Diceva chiaramente: è interessante evidenziare che la proposta rappresenta l'ennesima dimostrazione di una legislazione antifederalista. Si toglie ancora una volta la possibilità di autonomia del territorio e si preferisce concentrare in scelte centraliste, facendo...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Messina.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, la mia riflessione continua sempre ad essere la stessa. Non riesco a capire come mai lei, signor Ministro, non riesca a trovare degli emendamenti o qualche emendamento che sia degno di considerazione e di conseguenza approvarlo.
La pregherei, signor Ministro, di rivedere questi benedetti emendamenti e, di conseguenza, trovarne qualcuno che potrebbe essere, anche a suo giudizio, qualcosa di integrativo e di utile per quel decreto-legge.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Scilipoti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, l'articolo in esame inizia in questo modo: «In attesa della riforma organica del sistema di contrattazione collettiva per il sistema lirico-sinfonico (...)». Questa è la documentazione e la dimostrazione che siamo in presenza di una delle violazioni della Costituzione, laddove prevediamo di intervenire in qualcosa che è in itinere successivamente e quindi non ci troviamo esattamente in presenza della necessità ed urgenza richieste...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Borghesi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, come è possibile che il decreto-legge n. 64 del 2010 si concentri tutto quasi esclusivamente sul costo dei lavoratori? È mai possibile che l'unica causa della crisi e delle cose che non vanno bene è in capo ai lavoratori? Insomma, in questo Paese i responsabili della crisi sono i lavoratori. I lavoratori e i magistrati sono i responsabili del disastro di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 2.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 171
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 343
Votanti 342
Astenuti 1
Maggioranza 172
Hanno votato
104
Hanno votato
no 238).

Prendo atto che il deputato Compagnon ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.200 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, spendo due parole per sottolineare come l'emendamento in esame formulato dalla Commissione sia l'espressione del lavoro svolto nel Comitato dei nove, con l'apporto del Governo, dell'Unione di Centro e del Partito Democratico.
Sostanzialmente, alla fine di questo dibattito, siamo arrivati ad abolire la delegazione individuata con decreto del Ministero per i beni e le attività culturali. Quindi, la dichiarazione di voto è favorevole. Soprattutto questo è l'esempio di come in Commissione si sia lavorato per formulare questa importante innovazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Schirru. Ne ha facoltà.

AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole a questa modifica dell'articolo 2, invitando anche i colleghi dell'Italia dei Valori a fare altrettanto. Infatti, come ha ricordato il presidente della Commissione, l'articolo 2 individuava il procedimento del contratto collettivo nazionale nel settore lirico-sinfonico, prevedendo in particolar modo che la rappresentanza datoriale fosse individuata dal Ministro.
Noi prima di tutto in Commissione lavoro abbiamo contestato questa formulazione, anche perché emergeva il forte senso di centralizzazione che è stato messo in evidenza in diversi interventi del nostro gruppo e, nello stesso tempo, invadeva una sfera che è propria delle rappresentanze datoriali e delle stesse organizzazioni sindacali. In Commissione lavoro queste osservazioni sono state accolte, tant'è che sono divenute oggetto anche di osservazioni e raccomandazioni nel parere che abbiamo trasmesso alla Commissione cultura.
La raccomandazione consisteva nella richiesta al Ministro di valutare il fatto che esiste una compartecipazione nella gestione ed erogazione dei fondi, che vengono non solo dal Ministero, ma anche dagli enti locali e dalle regioni, che hanno entrambi funzioni certamente di indirizzo, di controllo e di vigilanza dell'operato delle fondazioni, ma devono favorire soprattutto questi soggetti. Devono favorirli quando, come in questa situazione, l'incontro delle parti è diventato complesso e difficile e sappiamo che è in atto anche un conflitto, che ha portato il contratto collettivo nazionale ad essere fermo ancora al 2003.
Ma il compito di questi soggetti e, in particolar modo, del Ministero non è mai quello di attivare poteri sostitutivi e centralizzati, ma di dare indirizzi affinché le parti si possano incontrare e svolgere quella contrattazione che è nel loro potere. Ricordo che la contrattazione è appunto uno strumento di esercizio di autonomia e di libertà delle parti contraenti, così come previsto dal codice civile. Infatti, come è stato ricordato anche qui in diversi interventi, è a questo codice che tale settore deve fare riferimento, perché le fondazioni sono appunto organismi ed entità che appartengono al settore privato.
La modifica quindi di questo articolo, eliminando quelle parole, dà la possibilità di restituire dignità e potere di autonomia alle parti sociali, così com'è riconosciuto Pag. 172dalla Costituzione italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, stiamo discutendo insieme di un emendamento proposto dalla Commissione, che è frutto - lo devo dire, sottosegretario Giro - di un «accordicchio».
Questo è un minimo risultato rispetto a quelle che erano invece le più ambiziose aspettative dell'opposizione, che evidentemente sono state ben espresse nell'emendamento precedente, quando abbiamo lasciato alle rappresentanze sindacali dello spettacolo la possibilità di svolgere liberamente la loro attività nella ricerca della contrattazione collettiva nazionale e di un accordo.
Lo dico anche apprezzando l'appello della collega del Partito Democratico, che ci invita a riflettere su questo emendamento, anche se vorrei capire qual è la linea del Partito Democratico rispetto a questo emendamento e in modo particolare rispetto all'ARAN nella contrattazione collettiva nazionale. Infatti, se la linea è quella espressa dall'onorevole Mattesini, noi siamo d'accordo e l'ARAN viene esclusa completamente dalla gestione della contrattazione collettiva nazionale. Non credo però che questo emendamento raggiunga quell'obiettivo. Certamente ci aiuta a rivedere un po' l'articolo 2 nella parte iniziale del comma 1 ma poi, anche quando è stato chiesto anche da parte del Partito Democratico di aggiungere le parole: «si avvale della collaborazione», quanto meno della collaborazione dell'ARAN, cioè non in un rapporto stretto e definitivo, anche su questo, il Governo ci ha risposto di no.
Qui con me c'è la collega Ghizzoni, che è testimone di questo tentativo di convincere il Governo. Ecco perché ritengo che questo sia davvero un accordicchio, in cui non ci possiamo accontentare di qualche briciola lanciata dal Governo all'opposizione, rispetto ad un decreto-legge che va respinto in toto anche perché vi sono una serie di strafalcioni che saranno sottoposti al vaglio della regolarità del provvedimento e che creeranno problemi in futuro. Soprattutto quando sempre in questo articolo, nella parte finale, al comma 1, si parla di «stipulato con le organizzazioni sindacali firmatarie del contratto vigente», non sappiamo di quale contratto vigente si parli, se quello che sarà sottoscritto o se quello vigente che invece è già stato sottoscritto, ma non lo è.
Se rileggete la relazione della Corte dei conti del 2010 - è interessante leggerla -, ci fa capire bene qual è la situazione del personale delle fondazioni lirico-sinfoniche e quanto incide sui bilanci delle fondazioni lirico-sinfoniche. Innanzitutto, con questo provvedimento voi cambiate completamente la visione del rapporto datoriale del lavoratore che nella fondazione, che è un ente di diritto privato, ha un rapporto di lavoro subordinato come in un'impresa privata. Invece, voi lo parificate ad un impiegato della pubblica amministrazione. Credo che anche su questo aspetto dovreste riflettere, voi che siete della destra liberale.
Desidero ricordarvi poi, sempre leggendo la relazione della Corte dei conti sul personale delle fondazioni lirico-sinfoniche, quale sia lo stato della contrattualistica del personale. Vi è un contratto fermo al 30 ottobre del 2003, che ha subito un rinnovo per il 12 febbraio del 2007; ma la cosa interessante nella relazione è che certamente si prende atto del fatto che il personale incide molto sui bilanci della fondazione, ma è anche vero che in questi anni provvedimenti per fermare il rosso dei bilanci intervenendo sul personale ci sono stati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, signor Ministro vado avanti con i punti che non condividiamo. Non è ben chiara la partecipazione integrata delle Pag. 173risorse di pubblico e privato, in quanto la partecipazione privata non è affatto incentivata. Vi è una politica assistenziale da parte dello Stato, con delle fondazioni sempre più statalizzate; l'intervento governativo è molto pervasivo, e le fondazioni non sono più autonome.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, credo che anche questo provvedimento sia la dimostrazione dell'ennesima occasione perduta. Vi è stata una disponibilità formale, ma non vera e sostanziale volta a mettere in discussione linee di questo decreto-legge che erano inaccettabili.
Ogni proposta emendativa dell'opposizione che scalfisse appena più che in superficie l'impostazione...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Donadi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente vi sono tre categorie di persone: coloro che imparano dalla propria esperienza e sono i saggi; coloro che imparano dall'esperienza altrui e sono i fortunati; infine ci sono coloro che non imparano né dalla propria esperienza, né dall'esperienza altrui e sono gli sciocchi. Questo Governo mi sembra che sia un po' sciocco, perché non vuole recepire le esperienze altrui.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, lei mi chiama e sorride, non vorrei che questo fosse...

PRESIDENTE. Sorridevo per la saggezza dell'onorevole Rota, sono pillole di saggezza ogni suo intervento, sorridevo solo per questo.

FABIO EVANGELISTI. Però non mi rubi secondi preziosi, quindi partiamo da adesso.

PRESIDENTE. Ne ha persi 15...

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente a proposito degli articoli 2 e 3 si tratta per noi di norme estremamente mortificanti per il lavoro degli artisti, che stanno trovando però solidarietà da parte di tanti cittadini di tutte, o quasi tutte, le parti politiche, sicuramente dall'Italia dei Valori. Noi riteniamo infatti che con l'approvazione di questo decreto-legge i lavoratori delle fondazioni lirico-sinfoniche non avranno più...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, riporto solo poche righe dal giornale Terra (editore Giampaolo Silvestri), perché probabilmente rendono l'idea del clima in cui si sia lavorato: mentre la disinformazione pervade i media, il sottosegretario Giro scandalizzato continua a sostenere, ad esempio, che il Metropolitan di New York ha meno lavoratori del teatro dell'Opera di Roma, nonostante sia sbugiardato dai dati del sito ufficiale del teatro americano, la mobilitazione investe ormai tutto il settore...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Aniello Formisano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, anch'io devo ringraziare il collega Rota, perché anche dalle nostre parti conoscevamo le tre categorie, però erano i maschi, le femmine e i ghirgandoi. Questo provvedimento poteva essere più coerente rispettando e approvando il precedente, che era serio e riprendeva il rapporto tra Pag. 174le organizzazione datoriali e i lavoratori in modo serio, così come dovrebbe essere...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Piffari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, mi rivolgo al signor Ministro. Complimenti per la resistenza: se non sapessi che lei si chiama Sandro, mi verrebbe da chiamarla James, Ministro James Bondi (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Se avesse avuto un po' di resistenza in più e avesse resistito un po' di più al suo collega, il Ministro Tremonti, magari sarebbe risultato un provvedimento quasi buono, se non avesse accettato tutti quei tagli.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, a proposito di personale, continuo a citare l'intervento - che ho condiviso totalmente - dell'onorevole Fogliardi, quando parlava dei dipendenti dell'Arena di Verona e diceva: «Il testo del decreto-legge Bondi stabilisce la costante diminuzione del personale stabile per pensionamento, il blocco delle assunzioni stabili e il blocco al 15 per cento delle assunzioni di personale a termine. Con questi paletti è già difficile immaginare una normale attività di un teatro lirico, figuriamoci...»

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Messina.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, prima ho parlato della nostra nazionale di calcio parlamentare, ma devo precisare che la solidarietà che fanno è da ritenere considerevole: le prossime partite saranno con la Bulgaria, con San Marino e con la Svizzera e tutto il ricavato di solidarietà sarà devoluto alle vittime del terremoto di L'Aquila. Grazie ai calciatori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico).

COSTANTINO BOFFA. Bravo!

GIOACCHINO ALFANO. Sei grande!

DARIO GINEFRA. Bravo Razzi!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, è importante in questo momento questa dialettica all'interno del Parlamento: si tratta di una dialettica costruttiva che vede l'opposizione nel presentare determinati emendamenti, che non sono approvati o non sono tenuti nella giusta considerazione, e poi vedere alcuni emendamenti del Governo che vengono portati avanti dalla maggioranza. Pertanto la domanda e la riflessione...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Scilipoti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, in realtà sono un po' sorpreso dalla soddisfazione che traspare dal Partito Democratico per questa conquista che si sarebbe tradotta nell'emendamento che il Governo si accinge ad approvare, perché di fatto la prima parte dell'articolo 2, anche se viene soppressa, non cambia la sostanza. Il fatto che venga tolta la delegazione del Ministro, in realtà non muta le conseguenze nefaste di questo provvedimento che prevedono, in capo al Ministro stesso, le competenze inerenti alla contrattazione collettiva.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Monai. Pag. 175
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bellanova. Ne ha facoltà. Prego i colleghi di prendere posto.

TERESA BELLANOVA. Signor Presidente, intervengo per un piccolo chiarimento: quello che qualcuno considera «accordicchio», noi consideriamo una modifica importante. Infatti, chi ha seguito con attenzione questo provvedimento, stando al merito, dovrebbe cogliere una novità importante: il problema non era l'ARAN come titolarità della contrattazione. Infatti, nel decreto-legge si parla della delegazione trattante che può avvalersi, che si avvale dell'ARAN...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bellanova.

TERESA BELLANOVA. Signor Presidente, un attimo, mi faccia concludere.

PRESIDENTE. Onorevole Bellanova, è già intervenuto all'inizio per dichiarazione di voto l'onorevole Schirru per il Partito Democratico; dunque lei può intervenire a titolo personale come gli altri colleghi.
Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.200 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Barbato, onorevole Armosino, presidente Leone, onorevole Mondello.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 361
Votanti 339
Astenuti 22
Maggioranza 170
Hanno votato
338
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Compagnon ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 2.200 della Commissione, l'emendamento Zazzera 2.2 risulta assorbito.
Passiamo, quindi, alla votazione dell'emendamento Zazzera 2.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, vorrei cogliere l'occasione di questo intervento per dichiarazione di voto per ricollegarmi ad un ragionamento che stavo facendo prima. Notavo che c'è un filo rosso che tiene insieme tante riforme fatte da questo Governo, ma vorrei prima allargare un attimo l'angolo visuale di questo ragionamento e spostarmi su quanto sta accadendo in questi giorni e in queste settimane in un Paese come la Germania.
Come più volte è stato ricordato da questo Governo e da questa maggioranza, la Germania sta ponendo in essere proprio in questi giorni una manovra di correzione dei propri conti pubblici ancora più importante e più significativa dal punto di vista quantitativo e dei saldi, di quella alla quale si accinge l'Italia.
Eppure, il cancelliere tedesco Angela Merkel ha imposto una linea non superabile, una linea di tenuta democratica: non ci sono tagli alla scuola, né alla cultura, né alla ricerca. Questa non è la linea che da due anni a questa parte sta seguendo questo Governo.
Quella del Governo italiano, è una linea completamente opposta che si è caratterizzata - sin dall'inizio di questa legislatura - in una serie di interventi sistematicamente mirati a depotenziare la scuola, la cultura, la ricerca e l'università. Infatti, solo con gli interventi contenuti nella prima finanziaria, come ricordavo prima, sono stati tagliati 8 miliardi di euro alla scuola pubblica che costeranno, a regime, 160 mila posti di lavoro in meno nella scuola.
Inoltre, essi hanno portato ad un impoverimento generalizzato della qualità Pag. 176formativa della scuola italiana: hanno trasformato il part-time in una sorta di «baby-sitteraggio» per i nostri figli, perché ormai - in quelle ore trascorse aspettando che i genitori li vendano prendere - di contenuti formativi, non ce ne sono più.
Lo stesso state facendo con l'università: viene, infatti, stabilito un blocco pressoché totale del turnover, viene stabilita un'ulteriore riduzione del personale e una drastica riduzione dei fondi.
La ricerca, ormai, in Italia, è soltanto un ricordo: non ci sono fondi, non ci sono più strutture e anche norme - che pure sono state approvate in queste settimane, e che dovrebbero portare al rientro dei cosiddetti cervelli in Italia - appaiono davvero un «pannicello caldo» perché non si sa cosa dovrebbero tornare a fare, i cervelli in Italia, quando, poi, di soldi per fare la ricerca, non ce ne sono.
Oggi, con questo decreto-legge mettiamo le mani anche su quell'altro pezzo di cultura rappresentato dalle arti, dalla musica, dalla lirica, e viene da fare una riflessione: un Governo e una maggioranza, i quali hanno fatto del controllo dell'informazione il punto centrale della loro azione politica, e che hanno fatto della televisione il veicolo fondamentale e principale per la formazione - non solo e non tanto del consenso, ma di qualcosa di più: di una nuova forma di cultura, di una nuova forma di consapevolezza collettiva da parte di una comunità - guarda caso, intervengono per tagliare tutto quello che, da parte dello Stato, è formazione di cultura, di senso collettivo, di un comune sentire e di solidarietà sociale.
Credo, allora, che si stia tentando - nemmeno tanto larvatamente - di sostituire un modello culturale tradizionale, proprio della pubblica istruzione, con uno fatto di messaggi televisivi, di «grandi fratelli», di veline e da una televisione che manda il messaggio che la solidarietà non paga, che i valori non pagano ma che, a pagare, sono la furbizia e le scorciatoie.
Insomma, è il modello che Berlusconi, in quindici anni, è riuscito ad imporre come modello di riferimento all'intero Paese, ma noi, anche a questo, ci opporremo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, seguirò i suggerimenti del collega Cimadoro. Insistiamo, quindi, per l'approvazione dei nostri emendamenti e - considerata la brevità del tempo - torniamo sull'argomento. Bisogna avere il coraggio di dare a Cesare quel che è di Cesare.
In questo caso, Cesare è il diritto alla contrattazione. Dare, cioè, alle fondazioni, il diritto di fare la contrattazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, il punto in esame è forse il più dolente di questo provvedimento, il quale, in qualche modo, delega all'Aran la sorveglianza sulla contrattazione collettiva.
Penso, infatti, fosse proprio questo uno dei punti critici che il Presidente della Repubblica Napolitano ebbe a rilevare quando rifiutò la firma alla prima bozza del decreto-legge Bondi.
Penso, quindi, che anche sotto questo profilo, sia opportuna una riflessione che coinvolga la parte della maggioranza che...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Monai. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, volevo intervenire sulla questione in esame ma, guardando la rassegna stampa, noto che il Giornale riporta l'appello a Cicchitto di nove deputati, i quali chiedono la soppressione delle province.
Ho guardato, quindi, meglio, perché pensavo fosse di otto mesi fa e invece era proprio di oggi. Inoltre, non si riporta Pag. 177neanche che ieri il PdL ha votato contro la richiesta di abolizione delle province. Ma cosa fate? Davvero avete un giornale che dice delle falsità? Esso, infatti, avrebbe dovuto, per lo meno, raccontare quello che è accaduto ieri quando avete...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Borghesi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, l'Italia dei Valori è, per il suo DNA, dalla parte dei lavoratori: coristi, artisti, musicisti e tutte le maestranze del settore. Siamo i soli al loro fianco, l'unica opposizione. Italia dei Valori, l'orgoglio della solitudine.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, contestiamo l'articolo 2 perché lo riteniamo mortificante per la condizione giuridica e la dignità dei lavoratori del mondo dello spettacolo.
La centralizzazione e la ripubblicizzazione della contrattazione collettiva nazionale sottrae, all'associazione rappresentativa dei lavoratori dello spettacolo, per trasferire ad una agenzia, di fatto, governativa qual è l'Aran, snaturando il carattere della funzione...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Palomba. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, il Governo, con i suoi interventi, continua ad infliggere duri colpi alla cultura; si guardi infatti alla brutalità dei tagli apportati in questi ultimi mesi all'intera filiera dei saperi, iniziata con il decreto-legge n. 112 del 2008 per procedere, poi, con il complesso delle scelte fatte dalla destra in questi due anni.
Mi riferisco al disegno del Governo, unitamente agli interventi nel settore della scuola, dell'università...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Paladini. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, signor Ministro, con questo emendamento chiediamo di sopprimere il secondo periodo del comma 1, del decreto-legge in esame. Ciò rappresenterebbe qualcosa di accettabile da parte del signor Ministro, considerato che, anche questo emendamento, è stato presentato nell'interesse della collettività e dei nostri cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, consideriamo l'articolo 2 una norma estremamente mortificante specialmente per il lavoro degli artisti che stanno trovando in questi giorni solidarietà da parte di tanti cittadini di tutte le parti politiche.
Riteniamo, altresì, che con la conversione in legge di questo decreto-legge i lavoratori delle fondazioni lirico-sinfoniche non avranno più voce e diritti e la loro arte non potrà più essere espressione di libertà. Si teme, inoltre, che con tale provvedimento i teatri lirici verranno inondati di schermi e di grandi eventi...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Porcino.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, questa è una delle questioni su cui, d'intesa con il Partito Democratico, si erano evidenziati profili di incostituzionalità. Credo che già vi sia stato su questo aspetto un primo intervento del Capo dello Pag. 178Stato che ha chiesto chiarimenti. Appare alquanto strano che i rilievi di incostituzionalità che emergevano e che erano condivisi oggi sono, almeno da parte di alcuni...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Aniello Formisano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, signor Ministro, in Spagna i tori giovani vengono provati per combattere nell'arena in un certo modo: ognuno di loro viene punzecchiato con la spada. Il loro valore è misurato in funzione della loro capacità di resistere al dolore nonostante la lama li punzecchi.
L'Italia dei Valori è un partito giovane, ma è un partito di valore difficilmente domabile. Continueremo in questa nostra opposizione su questo provvedimento...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rota.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, signor Ministro, lo ripetiamo da diverse ore. Avete tagliato la pubblica istruzione, la ricerca, l'università e il mondo delle fondazioni liriche. Non siamo vicini ai potentati ma ai lavoratori, a quei lavoratori che voi mortificate non soltanto nei loro diritti...

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 2.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Leo, De Corato... ha votato, onorevole De Corato? Hanno votato tutti... onorevole Torazzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 349
Votanti 247
Astenuti 102
Maggioranza 124
Hanno votato
27
Hanno votato
no 220).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 2.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, stigmatizzo un po' questo atteggiamento protervo che avete assunto e mantenete su questo provvedimento, impedendo qualunque tipo di modifica emendativa che provenga dall'Italia dei Valori, anche quella - e questo particolare mi è balzato un po' agli occhi - che non faceva altro che procrastinare di qualche giorno (una trentina di giorni) il termine per l'adozione del regolamento di delegificazione.
Anche se il provvedimento prevede un termine di cento piuttosto che di novanta giorni ciò non impedisce al Governo di fare presto e bene quello che eventualmente intende fare (o, meglio, presto e male). Tuttavia, ciò è sintomatico di questo approccio così chiuso, ermetico e blindato che manifestate e che, in qualche modo, alimenta anche la nostra ardimentosa dialettica su questo provvedimento.
Signor Ministro, fuori da questo palazzo, davanti ai teatri e sui palcoscenici di tutta Italia, in queste settimane si sono avviate forme di protesta con scioperi di tutte le componenti sindacali, che hanno visto solidarizzare i tanti cittadini che amano il teatro con le componenti degli artisti, dei ballerini e dei musicisti che hanno manifestato avversità a questo provvedimento.
Ebbene, di fronte a questa protesta civile, molto diffusa e molto larga, costoro si sono sentiti anche un po' insultati dalle parole del Ministro che li ha in qualche modo tacciati di irresponsabilità, a volte Pag. 179anche usando termini più coloriti che forse non è il caso di ripetere. Certo è che la vostra cecità rispetto ai problemi reali del Paese è sintomatica di questa turris eburnea nella quale vi siete avvolti e che vi impedisce di percepire il malumore, il disagio e la conflittualità che la vostra azione di governo continua ad alimentare nel Paese.
Abbiamo notato questa clima nelle ultime settimane anche a Pomigliano D'Arco, dove il ricatto della FIAT a questi operai si è tradotto in una sorta di indulgente benevolenza da parte del Governo che ha avallato, con la sua neutralità operativa e con la sua dichiarata adesione, questa iniziativa datoriale e le ha dato il suo placet.
Penso che dobbiamo mantenere alto il senso della dignità e delle conquiste che la Repubblica ha portato, sia dal punto di vista della tutela costituzionale sia da quello delle conquiste sindacali che in questo Paese sono maturate in questi decenni. Non possiamo non evidenziare che anche con questo provvedimento la contrattazione collettiva che è il cardine di una dialettica di mercato sulla prestazione lavorativa, che è l'elemento fondante della Repubblica, viene in qualche modo bistrattata e violentata con un'azione del Governo che vuole avocare a sé anche competenze che non gli sono proprie.
Pertanto, l'invito che rivolgo sia al Ministro sia alla maggioranza è di non mantenere questo atteggiamento così chiuso e blindato sulle nostre proposte emendative e di dare qualche segnale di apertura, come del resto avete dato alla nostra componente politica al Senato. In quel contesto vi è stata qualche minima apertura.
Riteniamo che in questo momento la vostra chiusura sia totale e non possa che alimentare uno scontro parlamentare che è lo scontro che poi troverete ancora più amplificato fuori da quest'Aula nelle piazze e nei palcoscenici di tutta Italia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, voglio solo dire al Ministro Bondi: ma veramente ritiene che questo decreto-legge sia il migliore possibile, che sia inemendabile, che sia intoccabile? Avete tagliato dappertutto o, meglio, dappertutto tranne nei settori dove il Presidente del Consiglio ha interessi specifici. Peccato, a questo punto, Ministro Bondi, che il Presidente del Consiglio non possegga anche una fondazione lirica: probabilmente oggi avremmo risolto il problema...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Messina. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, signor Ministro, i tagli previsti sono consistenti, cospicui e sono tipici di una pura manovra economica. Si tratta di tagli che sono sganciati da una visione complessiva culturale. Purtroppo Tremonti incombe, ma d'altronde il Ministro dell'economia non avrebbe potuto smentirsi. Dopo aver tagliato i fondi all'istruzione, ecco che tocca ora alla cultura, con il semplice fatto, però, che precari...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Giuseppe. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, l'articolo 2 del decreto-legge si presenta sotto forma di articolo ponte, dal momento che la sua finalità è quella di prevedere una apposita procedura per la sottoscrizione del contratto collettivo nazionale di lavoro delle fondazioni lirico-sinfoniche, in attesa della riforma organica della contrattazione che dovrà essere realizzata con i decreti ministeriali. Ciò nonostante, non condividiamo quanto previsto dall'articolo...

Pag. 180

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mura. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il comma 5 reca una nuova disciplina in materia di assunzioni. Dalla data di entrata in vigore del provvedimento in esame (ossia dal 1o maggio 2010 fino al 31 dicembre 2011) alle fondazioni lirico-sinfoniche è vietato procedere ad assunzioni a tempo indeterminato, nonché indire procedure concorsuali e per tale scopo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paladini. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, il nostro gruppo ha presentato un numero rilevante di emendamenti (ovviamente in senso relativo) sia in Commissione che in Aula, e prevalentemente i nostri sono stati emendamenti soppressivi del testo. Tra gli altri, nei nostri emendamenti abbiamo cercato di rilevare la necessità di esplicitare il ruolo della Conferenza Stato-regioni nel processo di delegificazione, ovvero abbiamo cercato di evitare che il Governo potesse avere...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Evangelisti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, ieri mattina entrando in quest'aula, la maggioranza ha pensato: lasciate ogni speranza o voi dell'IdV che entrate, ma questo non è un girone dantesco, cari colleghi, questa è l'Aula del Parlamento, è il luogo preposto per fare gli interessi dei cittadini, è il luogo dove un'opposizione seria come l'Italia dei Valori sta facendo la sua parte...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rota. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per ricordare qual è l'effetto di questo emendamento, perché questo emendamento dice che le competenze inerenti la contrattazione collettiva del personale dipendente delle fondazioni lirico-sinfoniche sono esercitate dal Ministro. È evidente che abbiamo un articolo in netto contrasto con quanto indicato dal punto precedente. Allora, se così non fosse, dovremmo quanto meno premettere questo periodo ai precedenti ed è quello che noi di fatto...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borghesi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, ritorno sempre con la stessa riflessione, sino ad annoiarla, ma sarebbe opportuno, signor Ministro, che lei rivedesse questi benedetti emendamenti e ne trovasse qualcuno che possa essere accettato e condiviso, nell'interesse, come dicevo poco fa, della collettività, migliorando questo decreto-legge, il che non vuol dire che è completamente da abolire, ma che noi vorremmo fare la nostra parte...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Scilipoti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, al Metropolitan di New York lo stipendio di un orchestrale è di 110 mila 869 dollari annui. In Italia lo stipendio medio dello stesso personale è di circa mille euro netti al mese. È la contrattazione di secondo livello che innalza lo stipendio dei musicisti a 1.600 euro e su questa si è abbattuta la scure del Ministro Tremonti che meriterebbe di essere qui al posto del Ministro Bondi. Ma come faranno a sopravvivere i nostri orchestrali con meno di mille euro al mese?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

Pag. 181

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, l'articolo 22 del decreto legislativo n. 367 del 1996 stabilisce che i rapporti di lavoro dei dipendenti delle fondazioni sono disciplinati dalle disposizioni del codice civile e dalle leggi sui rapporti di lavoro subordinato nell'impresa e sono costituiti e regolati contrattualmente. Prevede, altresì, che al personale artistico si applica l'articolo 2103 del codice civile.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Razzi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, se si mortificano gli operatori della cultura, come fa quell'articolo 2, si mortifica la cultura stessa, ma la cultura per noi dell'Italia dei Valori è un valore essa stessa e un fattore di sviluppo civile ed economico. La cultura favorisce la coesione sociale in quanto costituisce l'elemento di maggiore entità dell'essere italiani oggi e soprattutto per noi la lirica e il teatro sono elementi...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palomba.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 2.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Bruno, Nizzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 351
Votanti 335
Astenuti 16
Maggioranza 168
Hanno votato
21
Hanno votato
no 314).

Prendo atto che il deputato Compagnon ha segnalato che non è riuscito a votare mentre avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 2.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, per poter far capire la portata del nostro emendamento ricordo il contenuto dell'articolo 2 che recita «Procedimento di contrattazione collettiva del settore lirico-sinfonico». Tale articolo prevede che in attesa della riforma organica del sistema di contrattazione collettiva riguardante i rapporti di lavoro alle dipendenze delle fondazioni lirico-sinfoniche di cui all'articolo 1 e fermo restando quanto previsto dall'articolo 22 del decreto legislativo 29 giugno 1996 n. 367, a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il contratto collettivo nazionale di lavoro delle fondazioni è sottoscritto, per la parte datoriale, da una delegazione individuata con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali in sede di prima applicazione, e da una delegazione rappresentativa individuata dalle fondazioni lirico-sinfoniche, per la disciplina a regime, e dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative dei lavoratori delle fondazioni. Questo era il primo punto.
Il secondo afferma che la delegazione datoriale si avvale dell'Agenzia per la rappresentanza negoziale nelle pubbliche amministrazioni, mentre il terzo prevede che le competenze inerenti alla contrattazione collettiva del personale dipendente dalle fondazioni lirico-sinfoniche sono esercitate dal Ministro per i beni e le attività culturali.
Il quarto periodo, quello che qui interessa, afferma che l'accordo è sottoposto al controllo della Corte dei conti, previo parere del Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri e del Ministero dell'economia e delle finanze. Questo è ciò che vorremmo cancellare. Pag. 182
Infatti, l'emendamento in esame vuole cancellare l'intero quarto periodo che parla di un accordo che non è più specificato, quindi non si capisce bene, anche se probabilmente ci si sta riferendo a quello siglabile tra il Ministero o la rappresentanza datoriale individuata oppure l'Aran o i rappresentanti dei lavoratori. Ma non si capisce bene perché ciò non è precisato. Tale accordo dovrà ricevere il parere della Corte dei conti, del Dipartimento della funzione pubblica presso la Presidenza del Consiglio dei ministri nonché del Ministero dell'economia e delle finanze.
Non capiamo bene perché, seppure stiamo trattando un tema che sarebbe di stretta competenza e autonomia negoziale delle fondazioni lirico-sinfoniche, sostituiamo invece il soggetto che dovrebbe istituzionalmente provvedere a stipulare questo accordo con l'Aran e dopo pretendiamo anche che ci sia un parere della Corte dei conti, del Dipartimento della funzione pubblica e del Ministero dell'economia e delle finanze.
Vorrei che ci fosse in quest'Aula il Ministro per la semplificazione perché dovrebbe pure spiegarci il perché di tutta questa serie di elementi, aggiunte, controlli dei controlli. Voi state facendo lo Stato Sovietico!
Signor Ministro, lei probabilmente sta vivendo un ritorno all'epoca della giovinezza in cui era comunista e pensava che fosse l'Unione Sovietica la salvezza e il modo di rappresentare e di gestire l'economia e ci sta prospettando un intervento di un centralismo, di uno statalismo che solo nei regimi comunisti c'è stato in questo modo.
Allora penso che noi grazie a questo emendamento vogliamo invece cercare di semplificare nuovamente la questione, di riportare l'attenzione - come chiede la Costituzione - ai soggetti che sono le fondazioni, le entità autonome di diritto privato e che quindi devono avere la loro autonomia negoziale per poter trattare anche le questioni dei contratti. È questo che vi chiediamo dall'inizio della discussione, fin dall'esame in Commissione e voi di questo non volete sentir parlare.
Noto anche con un certo rammarico che ormai da una decina di votazioni il numero legale in quest'Aula non è tenuto dalla maggioranza organica, ma da questa nuova maggioranza allargata che si è venuta formando. Ne prendiamo atto perché in passato, tante volte, parte di questa opposizione ci ha chiesto di uscire per evitare che fosse presente il numero legale in quest'Aula e noi lo abbiamo fatto. Però credo che in questo momento dare un sostegno a questo Governo su un tale provvedimento sia un suicidio politico di cui ovviamente l'opposizione che sta facendo la stampella al Governo e alla maggioranza in quest'Aula si deve prendere tutta la responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, ho applaudito con convinzione all'intervento del collega Borghesi su due punti fondamentali. Il primo relativo al centralismo di stampo comunista che il nostro Ministro sta dimostrando con questo provvedimento e la stampella che certa opposizione fa. Constatato amaramente che il generale Casini ha lanciato la sfida della seduta fiume e poi ha abbandonato le truppe...

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, dai banchi della maggioranza si stanno facendo fotografie. Il Presidente Fini ha invitato, a termini del Regolamento...

PRESIDENTE. Invito i colleghi a non fare fotografie dai banchi della maggioranza, in quanto vietato dal Regolamento. Pag. 183
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, mi aspettavo una risposta alla domanda che ho rivolto prima al Ministro, anche perché devo consumare un buono al Salaria club per mettermi a posto le ossa e quindi credo che sia l'orario giusto. Chiedo al Governo di fornire una risposta alla domanda che ho rivolto prima rispetto ad una pausa tecnica dopo un turno di otto ore continuate, senza neanche la pausa caffè.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, «Vai serenamente in mezzo al rumore e alla fretta e ricordati quanta pace ci può essere nel silenzio». Sicuramente è vero, ma vi è il momento in cui il silenzio non porta pace, ma conflitto: è il momento in cui in un'Aula come questa anche le opposizioni fanno silenzio, quando fuori vi sono lavoratori che devono essere tutelati...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, signor Ministro, le ripeto qual è la nostra argomentazione. Magari, preso dalla stanchezza della notte, alla fine riesce anche a darci ragione. Noi consideriamo non positivo il decreto-legge in esame, che contiene norme che indistintamente operano tagli orizzontali e ostacolano le realtà territoriali che producono cultura. Esso è stato annunciato come un provvedimento di riforma delle fondazioni, mentre in realtà porta impronta del Ministro Tremonti...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Porcino. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, questo Governo sta incidendo notevolmente sulla vicenda, operando tagli alla cultura: si stanno operando tagli indiscriminati, nel settore della scuola, dell'università, della ricerca, dei teatri, degli enti lirici. Arriviamo poi al bavaglio dell'informazione, con un provvedimento che reca norme precise che sembrano mirare a fare dei cittadini dei sudditi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, il Governo è allo sbando, senza una linea politica chiara e coerente. Un atteggiamento schizofrenico che nel settore dello spettacolo prepensiona tutti gli artisti, i ballerini e gli impiegati, mandandoli a casa a quarantacinque anni, senza distinzione di genere, mentre nel settore della sanità propone lo slittamento a settant'anni dell'età pensionabile di tutti i dirigenti medici: si tratta di un atteggiamento schizofrenico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, abbiamo cercato, con una significativa pluralità di emendamenti, quasi settanta, di dare un contributo a quest'Aula, al Governo e anche a quei lavoratori del settore degli enti lirici che attendono con ansia i risultati dei lavori di quest'Aula.
Ci dispiace che, purtroppo, si sia stati sordi, dai banchi del Governo, alla volontà di modificare...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Donadi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, prima non ho potuto terminare il mio intervento, nel quale spiegavo che con le nostre proposte emendative volevamo Pag. 184evitare che il Governo potesse avere la più ampia discrezionalità nella modifica delle disposizioni legislative vigenti: volevamo rivendicare a gran voce, ma sommessamente, una maggiore autonomia dalle direttive...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Evangelisti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, come potete vedere, il nostro garbo è massimo, perché non vogliamo svegliare coloro che hanno lanciato la sfida della seduta fiume (Una voce dai banchi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà: Mascalzone!).

DAVID FAVIA. Mascalzone lo vai a dire a qualcun altro (Proteste dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Se c'è qualche mascalzone...

PRESIDENTE. Onorevole Favia...

DAVID FAVIA. Presidente, la prego di espellere chi ci ha dato del mascalzone. È una vergogna! State comprimendo i nostri diritti e ci date anche del mascalzone! Vergognatevi!

PRESIDENTE. È inaccettabile che qualcuno - non so chi perché non l'ho potuto identificare - abbia pronunciato la parola «mascalzone» non so se nei confronti dell'onorevole Favia. Le chiedo però, onorevole Favia, di concludere il suo intervento, ricordandole che ha ancora dieci secondi a disposizione.

DAVID FAVIA. L'emendamento in esame mira a far giustizia e a rendere regolare una trattativa sindacale che non sia compressa dall'intervento del Governo, ma sia sviluppata da chi ha il diritto di farlo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Favia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, Dostoevskij diceva che la bellezza salverà il mondo (Commenti)...

PRESIDENTE. Mi sembra che qualche citazione a quest'ora faccia bene.

CARLO MONAI. ...e il teatro - questo lo diciamo noi - è il luogo dell'esaltazione dell'ideale estetico ed etico, in quanto sede delle arti. Il provvedimento in esame colpisce il teatro italiano e alla fine...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, non vedo che vi sia da scandalizzarsi: stiamo facendo opposizione in maniera civile; la stiamo facendo anche sommessamente, per non disturbare: dopodiché, fatecela fare. Più di 60 emendamenti, il Governo non ne ha accettato nemmeno uno: alla faccia della collaborazione! Noi continuiamo a fare l'opposizione, il Governo continui a governare.

RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, mi adeguo anche a quanto chiedono sempre i colleghi dell'Italia dei Valori rispetto alle regole: le chiederei di vigilare, perché non è bello che tra i banchi dell'Italia dei Valori si facciano bivacchi, mangiando, bevendo. La pregherei quindi di controllare, perché non è una bella immagine.

PRESIDENTE. Sta bene. Onorevole Volpi, sarà compito della Presidenza controllare tutti: chi fa le foto, chi fa i bivacchi, eccetera.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 185

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei attraverso la sua persona e la Presidenza offrire la possibilità all'onorevole Borghesi, qualora fosse interessato a farlo, di dire la verità. Basta prendere i tabulati, e si può riscontrare che il gruppo del Popolo della Libertà e il gruppo della Lega Nord Padania sono in grado di mantenere il numero legale senza bisogno della nostra presenza (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 2.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti e Mura.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 350
Votanti 347
Astenuti 3
Maggioranza 174
Hanno votato
108
Hanno votato
no 239).

Prendo atto che il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. Prendo atto, altresì, che il deputato Compagnon ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 2.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, la ringrazio innanzitutto perché anche lei mi consente di svolgere le mie funzioni ed il mio lavoro di deputato della Repubblica (Commenti).

PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi di permettere all'onorevole Barbato di svolgere il proprio intervento, e all'onorevole Barbato di rivolgersi alla Presidenza e di svolgere l'intervento.

FRANCESCO BARBATO. Come sto puntualmente e diligentemente facendo, signor Presidente!
Vorrei, anche in questa occasione, essere coerente con la mia appartenenza politica a livello europeo, perché l'Italia dei Valori fa parte del gruppo LDR, cioè dei liberaldemocratici riformatori; ed avrei tanto desiderato poter contribuire a riformare, a migliorare, a rinnovare il settore che riguarda la cultura, il mondo artistico, tutto ciò che gira intorno ai teatri, alle attività lirico-sinfoniche. Ebbene, non è stato possibile, perché è in corso un ricatto, rivolto soprattutto alle fondazioni lirico-sinfoniche. Si tratta di un ricatto che mette in discussione la dignità dei lavoratori, perché si ricorre ancora una volta al precariato, perché si cerca di precarizzare i lavoratori di quel settore. Insomma, come se non bastassero i tanti precari, le migliaia di precari che questo Governo ha alimentato; eppure, nel suo programma elettorale diceva esattamente il contrario!
Ho imparato una cosa, andando nell'ex carcere dell'Asinara, a sostenere i lavoratori della Vinyls, del petrolchimico di Porto Torres, respirando i problemi dei lavoratori italiani; ho letto ed imparato una massima che campeggiava su uno striscione presso l'Asinara, che diceva: «Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso». E per questa ragione l'Italia dei Valori ritiene che è necessario in questo momento aumentare, far crescere e sostenere la lotta per i diritti dei lavoratori, per l'orgoglio, la dignità degli esseri umani, dei cittadini e degli italiani!
Ecco perché noi riteniamo che dobbiamo continuare su questa strada; e lo faremo in modo sempre più determinato, convinto. Anche dopodomani, venerdì, saremo a Pomigliano, con la CGIL, con la FIOM, a sostegno di quei lavoratori che non vogliono piegarsi: il 36 per cento dei lavoratori di Pomigliano ha resistito! Ma Pag. 186noi andiamo a sostenere anche l'altro 62 per cento, chi ha votato diversamente, perché si è dovuto piegare ad un ricatto; perché noi vogliamo difendere tutti i lavoratori, i diritti dei lavoratori. Anche se in questo momento sono sotto ricatto, di una politica di questo Governo di centrodestra, che porta avanti in modo scientifico lo smembramento, l'abbattimento dei diritti dei lavoratori, di anni di lotta. Ecco perché l'Italia dei valori continuerà per i lavori, per i lavoratori, per i diritti (Applausi polemici dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Ed è per questa ragione che il Governo Berlusconi crollerà sotto la macchina dell'Italia dei Valori, perché (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)...

SERGIO MICHELE PIFFARI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, io insisto, perché domandare è lecito, rispondere ogni tanto è anche educazione: non può fare sempre il Ponzio Pilato! Dopo otto ore, mi risponda se abbiamo diritto o no a dieci minuti di sospensione tecnica (Commenti).

PRESIDENTE. Scusate, onorevoli colleghi, la risposta non è di competenza dell'Assemblea, ma ovviamente del Presidente. Allora, onorevole Piffari, lei è intervenuto sull'ordine dei lavori?

SERGIO MICHELE PIFFARI. Sì, signor Presidente, e ho posto la domanda naturalmente a lei.

PRESIDENTE. In questo caso l'unico problema si pone per il Presidente, nel senso che voi potete anche fare dei turni e ovviamente le soste tecniche del caso e necessarie.
È stato votato dall'Assemblea di proseguire in seduta continuata e quindi credo che per il momento possiamo continuare, più tardi magari valuteremo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, sì, continueremo a fare la nostra battaglia e la faremo fino in fondo, convinti come siamo della bontà della nostra iniziativa e del fatto che i lavoratori capiscono chi sta dalla loro parte e chi sta invece dalla parte opposta, a difendere interessi particolari e a danneggiare cultura, istruzione e ricerca a vantaggio invece dei poteri forti.
Questo è il lavoro che stiamo facendo e che capiscono perfettamente. Non si comprende come, al contrario, dopo tante ore di lavoro e di impegno, il Governo continui sordo a far finta di ascoltare, cercando di blindare un provvedimento scellerato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, voglio trovare un senso a questo decreto-legge, anche se esso un senso non ce l'ha; voglio trovare un senso in questi partiti di opposizione, anche se questa opposizione, così com'è, un senso non ce l'ha (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, mi rivolgo al signor Ministro. Dobbiamo difendere gli artisti italiani, specialmente quelli che vanno in giro per il mondo e portano la nostra musica dolce, quella italiana che è chiamata la musica dell'amore: l'italiano è la lingua dell'amore! Perciò dobbiamo ringraziare questi artisti, cominciando da Nino D'Angelo, Toto Cutugno, Laura Pausini, Eros Ramazzotti...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Razzi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

Pag. 187

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, «Ha da passa' 'a nuttata» fece dire Eduardo a Gennaro Iovine in Napoli milionaria, intendendo che la sua bambina malata si sarebbe salvata se avesse superato la notte. Nel nostro caso la nostra bambina malata è il teatro, sono le fondazioni lirico-sinfoniche, i lavoratori del settore, le maestranze.
L'Italia dei Valori è accanto ai lavoratori del teatro alla Scala di Milano, a quelli del teatro dell'opera di Roma, del teatro lirico di Cagliari, del teatro Regio di Torino, dell'Arena di Verona, del Petruzzelli di Bari, de La Fenice di Venezia...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palagiano. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, gli emendamenti precedenti, e anche questo all'esame, cercano di fare giustizia sulle trattative sindacali. Infatti, a decorrere dall'anno 2012 si prevede il contenimento delle assunzioni a tempo indeterminato nell'ambito di un contingente annuale complessivamente corrispondente a una spesa non superiore a quella relativa al personale cessato nel corso dell'anno precedente...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paladini. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, abbiamo giudicato questo provvedimento sbagliato e dannoso per le fondazioni lirico-musicali, per il mondo dello spettacolo e per la produzione culturale. Si è ritenuto doveroso contrastare questo decreto-legge, perché teniamo alle sorti della cultura italiana, coerentemente con i nostri valori, i principi civili, sociali e politici.
La cultura...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cimadoro. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà (Commenti). L'onorevole è qui, sta rientrando al banco: anche l'onorevole Borghesi ha delle esigenze tecniche. Prego, onorevole Borghesi.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, ribadisco quanto ho detto nel mio precedente intervento, perché tale provvedimento, fino alla verifica della maggiore rappresentatività dei lavoratori dipendenti, crea un pericoloso precedente e chi si occupa di lavoro sa che è un pericoloso principio già oggetto di referendum in passato.
Pertanto chiediamo di sopprimere tale passaggio con il nostro emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi e signor Ministro, sempre con grande riflessione e con grande delicatezza, vorrei porre all'attenzione dei colleghi parlamentari che in tempi diversi, ovvero qualche anno fa, quando la maggioranza non era di centrodestra, ma di centrosinistra, l'Italia dei Valori ha sempre rispettato i parlamentari che la pensassero diversamente da noi e mai nessuno che rappresentava e rappresenta le nostre file si è permesso di dare del mascalzone ad alcun parlamentare all'interno del Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, mi sarebbe davvero piaciuto discutere con i colleghi in profondità su quali sono i problemi del settore della lirica in Italia e delle fondazioni. Mi sarebbe piaciuto confrontarmi con l'esperienza di altri Paesi e invece e giustamente - ma solo perché il vostro provvedimento prevede una serie di tagli pesanti al settore e soprattutto infierisce sui lavoratori - Pag. 188dobbiamo concentrare le nostre attenzioni sul problema del lavoro e dei lavoratori che stanno pagando un prezzo altissimo.
Siamo gli unici a sostenere ciò in questa battaglia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, avevamo il sospetto e il dibattito lo ha confermato: le vere intenzioni di questo Governo sono l'allichimento (Commenti) - a quest'ora spero che l'errore sia giustificato o almeno compreso - intendevo dire l'annichilimento della produzione di opere balletto in Italia e la trasformazione dei prestigiosi teatri lirici da centri produzione culturale in centri di «circuitazione» finalizzati al business e alla attività di soggetti privati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, la garbata citazione del mio conterraneo Vasco Rossi fatta dall'onorevole Rota, mi impone di intervenire per ricordare all'Italia dei Valori che, senza il lavoro per evitare la fiducia e per migliorare questo decreto-legge, non ci sarebbe stato modo, per l'Italia dei Valori medesima, di dare questa valida esibizione di opposizione muscolare. Sono due modi di intendere l'opposizione. Spero che continuiamo a pensare che ci stiamo opponendo a questo Governo e non fra di noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bellanova. Ne ha facoltà.

TERESA BELLANOVA. Signor Presidente, il gruppo del Partito Democratico voterà a favore di questo emendamento e vorrei invitare l'Aula a soffermarsi un attimo perché si è discusso di tutto tranne che del merito dell'emendamento. Lo sosteniamo perché riteniamo che nel decreto-legge vi è una forzatura laddove si vuole rinviare rispetto all'individuazione della maggiore rappresentatività delle organizzazioni sindacali. Qui, o c'è un accordo endosindacale o è materia che va sistemata nella regolamentazione complessiva che, prima o poi, questo Parlamento dovrà affrontare...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bellanova.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 2.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Reguzzoni... onorevole Pagano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 352
Votanti 336
Astenuti 16
Maggioranza 169
Hanno votato
116
Hanno votato
no 220).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo per ricordare all'onorevole Giachetti - con molta attenzione, però, alle considerazioni e all'invito che ci ha rivolto l'onorevole Santagata - che il numero legale, a quest'ora, è fissato in 248. Sottraendo 20, fanno 228. La maggioranza ha respinto questo provvedimento con 220 voti. Bravo Giachetti!

PRESIDENTE. Adesso eviterei una disquisizione sul numero legale. Pag. 189
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 2.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, questo ennesimo decreto-legge con il quale, ormai, il Governo ha sostituito, interamente, attraverso la decretazione d'urgenza, quella che dovrebbe essere la competenza legislativa dell'Aula, impone, oltretutto, delle norme che sono davvero mortificanti per il mondo della lirica e della produzione artistica e per tutti quegli artisti e tutti quei lavoratori del settore che, non a caso, stanno trovando crescente solidarietà, fuori da quest'Aula, nella società civile, da quella parte del Paese che mantiene ancora attenzione sul livello e sulla qualità della cultura. Con l'approvazione di questo provvedimento, i lavoratori delle fondazioni lirico-sinfoniche avranno meno voce, meno risorse, meno opportunità, meno possibilità di portare in giro, per l'Italia e nel mondo, quest'arte che ha reso celebre il nostro Paese. La centralizzazione e la ripubblicizzazione della contrattazione collettiva costituisce un ulteriore pesante fardello che questo decreto-legge porta con sé. Il trasferimento della funzione di rappresentanza dall'Anfols ad un'agenzia di fatto governativa qual è l'Aran, è una norma che snatura il carattere delle fondazioni e le trasforma in istituzioni sostanzialmente pubbliche.
L'ingerenza della contrattazione di secondo livello con la decadenza dell'entrata in vigore del semplice contratto collettivo nazionale e di tutte le clausole e gli istituti inerenti ai contratti integrativi aziendali, frutto degli accordi del 1993, che dovranno essere rinegoziati dalle parti, rappresenta un altro grosso errore che si sta commettendo e che abbiamo provato, con i nostri emendamenti, ad evitare. Dobbiamo rilevare, però, che con questo provvedimento, si punta strutturalmente alla disinformazione e all'abbassamento del livello culturale del Paese. Invece di adottare una riforma seria delle fondazioni lirico-sinfoniche, il provvedimento ne cancella l'autonomia che rappresentava, da sempre, il loro punto di forza e introduce un centralismo burocratico, asfittico, che rasenta, davvero, in alcuni aspetti, l'autoritarismo. Per questo, la nostra opposizione a questo decreto-legge è un'opposizione ferma, intransigente, che vogliamo far valere fino all'ultimo istante che i Regolamenti parlamentari ci consentono. Volevo - anche se è passato molto tempo - riprendere un'annotazione che veniva prima dal collega Reguzzoni nei nostri confronti. Parlando dell'atteggiamento ostruzionistico dell'Italia dei Valori, il collega Reguzzoni ha detto prima che chi non cambia mai idea è uno sciocco o un idiota o qualcosa del genere. Non so di preciso a cosa si riferisse, ma visto che l'ha detto a noi penso che si riferisse a noi e alla nostra scelta di continuare questo ostruzionismo. Allora, credo che, anche in una discussione, in un dibattito, che si protrae così fino a tarda notte, il rispetto, la correttezza, debbano sempre prevalere, anche perché poi, davvero, fatichiamo ad accettare lezioni in materia di intelligenza o di stoltezza da parte di chi, pur avendo raggiunto ormai da molto l'età della maturità, continua a trastullarsi, ogni anno, con le ampolle e con l'acqua in riva al Po (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Noi abbiamo un'idea diversa della maturità e questa idea la facciamo valere qui in quest'Aula rivendicando i diritti dei lavoratori del settore degli enti lirici (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signora Presidente, Ministro, questo è un decreto-legge che di fatto centralizza sotto l'egida del Ministero dei beni e delle attività culturali una serie di funzioni e di ruoli. Per questo noi lo riteniamo un decreto-legge controcorrente, perché mentre si discute di federalizzare lo Stato, c'è un decreto-legge che riporta al passato il ruolo di controllo, Pag. 190di decisione, di assegnazione e di comando: quindi tutto nelle mani dello Stato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signora Presidente, signor Ministro, ci sarà un motivo se ogni volta che il Governo vara un provvedimento come quello attuale che riguarda un settore della cultura, dall'istruzione, all'università, al teatro, al cinema e alla letteratura si scatena un finimondo? Questo accade perché l'unico strumento di riforma che questo Governo conosce è quello dei tagli assolutamente irrazionali, indiscriminati e dannosi. Fare cassa è il motto del Governo e si cerca di realizzarlo...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mura.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Ecco qua, ecco qua siamo sul fiume, come i generali che dovevano essere sul fiume e, invece, sono a dormire. Mi auguro che non abbiano tutti l'esercito come i generali che sul fiume lasciano i loro soldati. Per fortuna che non siamo in tempo di guerra!
Volevamo dire che con i nostri emendamenti intendevamo evidenziare la necessità di esplicitare il ruolo...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Paladini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, noi stiamo discutendo sugli emendamenti e stiamo cercando con forza di farcene approvare qualcuno o di discuterli. Tuttavia, questo Parlamento deve rivolgere un riconoscimento all'Italia dei Valori, ossia che grazie a questo dibattito da domani si dirà che i parlamentari all'interno di quest'Aula fanno battaglie sacrosante, per cercare di portare qualcosa a casa nell'interesse dei cittadini. Infatti, per la prima volta oltre a occuparci dei problemi degli italiani, ce ne occupiamo sia di giorno sia di notte, perché per noi la cosa più interessante è dare risposte nell'interesse della collettività.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, una politica che è solo far carriera; il perbenismo interessato; la dignità fatta di vuoto; l'ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai con il torto. In questo caso la ragione di un potere vuole addossare il torto ai lavoratori e a questa Italia dei Valori che in maniera strenua sta facendo (Commenti dei deputati dei gruppo Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rota.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, quest'ultimo tentativo di farvi capire l'orrendo aborto che stiamo facendo con questo articolo 2 in materia della contrattazione aziendale. Non stiamo assolutamente portando nel mercato e quindi invitando anche i privati a intervenire in modo più copioso nelle fondazioni liriche. Continuiamo, invece, a mantenere un rapporto statalista, anzi dovremmo avere il coraggio di formare anche l'ARAN in questo caso nella contrattazione pubblica e non viceversa, riversando tutto dentro questo carrozzone, anziché valorizzare le strutture autonome...

Pag. 191

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Piffari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, le critiche mosse dal gruppo Italia dei Valori al provvedimento si concentrano su punti specifici: blocco delle assunzioni, centralizzazione e ripubblicazione della contrattazione collettiva nazionale con il trasferimento delle funzioni di rappresentanza all'ARAN, l'ingerenza...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cimadoro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, questo nostro emendamento cancella il riferimento a ciò che è maggiormente rappresentativo, per fare un riferimento più preciso fino alla verifica della maggiore rappresentatività e lo sostituiamo con la legge n. 300 del 1970, perché in questo modo almeno ci garantiamo che non si ricorra...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Borghesi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, signor Ministro, tra meno di dodici ore l'Italia probabilmente si fermerà per guardare la partita della nazionale (Commenti dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania - Si grida: noi, no! Noi, no!). Semmai è una preoccupazione vostra, certamente non nostra! Mi rivolgo al Ministro per chiedere perché non storna una cifra modesta, 100 milioni di euro che vengono dati...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cambursano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, ho ascoltato l'onorevole Santagata. Credo che al di là del richiamo a Vasco Rossi, che è della sua terra, non possiamo certo condividere i contenuti sul modo di fare opposizione. Probabilmente, l'onorevole Santagata ieri non era in Aula e non ha ascoltato l'intervento dei rappresentanti del Partito Democratico. Ne cito uno per tutti: l'onorevole Levi che diceva, a proposito del decreto-legge: «Dopodiché di perla in perla intessete una collana che merita di essere snocciolata come un rosario degli orrori». Oggi voi che opposizione state facendo? Noi abbiamo presentato gli emendamenti e li stiamo difendendo fino all'ultimo, voi probabilmente fate altro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, Silvano Conti della CGIL dice testualmente che gli articoli 2 e 3, quelli di cui ci stiamo occupando e di cui ci occuperemo, mettono letteralmente le mani in tasca ai lavoratori e sono inaccettabili. Noi facciamo nostre queste parole, perché è di questo che stiamo parlando a quest'ora in quest'Aula, ossia di un provvedimento che mette le mani in tasca...

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 2.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Cicchitto ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 192
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 345
Votanti 329
Astenuti 16
Maggioranza 165
Hanno votato
111
Hanno votato
no 218).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 3.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi e signori del Governo, per fortuna c'è l'Italia dei Valori (Applausi polemici dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Per fortuna c'è Italia dei Valori, che aprendo questo scontro politico e parlamentare e soprattutto interrompendo quegli stucchevoli riti che troppo spesso contraddistinguono la politica italiana di oggi, consentiranno a molti di voi di potere a raccontare ai vostri figli che avete anche lavorato di notte e avete fatto anche una nottata di lavoro...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato...

FRANCESCO BARBATO. Peccato, però, che chi ha proposto di lavorare con una seduta fiume ora si è fatto portare dal fiume, è sparito, anzi si è buttato forse per primo, da capitano, dalla nave, anzi si è buttato dal canotto, perché non esiste più, trascinato dal fiume. Questa è la differenza.
Noi, invece, dell'Italia dei Valori, ancorati come siamo ai valori, ai diritti, alle ragioni dei cittadini, stiamo facendo la nostra parte e soprattutto stiamo facendo il nostro dovere (Applausi polemici dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Soprattutto rispettiamo i nostri datori di lavoro, i cittadini: siamo qui a rispettarli e possiamo rimanere domani, dopo la partita, per sei mesi incollati ai banchi, per difenderne le ragioni, ma soprattutto per ridare dignità al Parlamento, un Parlamento che lavora, che si impegna e che soprattutto apre anche un confronto e uno scontro politico, se è il caso, perché di questo ha bisogno oggi la politica: una politica con la «p» maiuscola, dove si abbiano anche scontri di questo tipo, dove vi sia una maggioranza e un'opposizione che dicono cose diverse.
Infatti, in tutti i Paesi europei e occidentali non esistono posizioni consociative, su nulla si vota allo stesso modo, neanche negli Stati Uniti d'America, forse solo sulle scelte di politica estera e neanche lì negli Stati Uniti d'America capita più: si dividono anche lì maggioranza e opposizione.
Ecco perché è salutare l'Italia dei Valori, perché sta ridando un senso, un valore e una dignità alla politica e al Parlamento.
Sul provvedimento in esame, l'Italia dei Valori vuole essere vicina ai lavoratori e alla gente che sta soffrendo in questo momento, e noi aumentiamo lo scontro, lo portiamo avanti in modo sempre più forte, perché davvero riteniamo che la nostra priorità, la priorità dell'Italia dei Valori, sia quella di essere al fianco delle fasce più deboli e di chi in questo Paese ha più bisogno e purtroppo oggi, pur avendo più bisogno, è quello che più paga le conseguenze di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, noi pensiamo che anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un articolo che ha implicazioni che sono state oggetto di analisi da parte della Commissione bilancio, la quale ha rilevato parecchi profili discutibili, sui quali il Governo ha dato risposte utilizzando stereotipi e formule che in realtà, come vedremo anche...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borghesi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

Pag. 193

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, non avevo sentito il nome a quest'ora. Gli articoli 2 e 3 del testo in esame mettono le mani nelle tasche dei lavoratori degli enti lirici. Anche in questo caso vi è un atteggiamento schizofrenico del Governo. Così nel mondo dello spettacolo si limita il lavoro autonomo dei dipendenti del settore, mentre nella sanità si vuole annientare il rapporto di esclusività dei medici: due pesi e due misure, che non trovano nessuna giustificazione logica, nessun progetto politico...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palagiano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, l'articolo 3, al comma 1, attribuisce carattere di esclusività al rapporto di lavoro del personale delle fondazioni lirico-sinfoniche, prevedendo che possa svolgere attività di lavoro autonomo nei limiti e con le modalità previste dal contratto nazionale di lavoro e secondo i criteri determinati in sede di contratto aziendale, solo però previa autorizzazione del sovrintendente e solo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Porcino.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, intervengo per sottolineare ancora una volta come vi siano due profili, nel decreto-legge in esame, che riteniamo assolutamente inaccettabili: da un lato i tagli, davvero consistenti e pesanti nel 2010 e ancora più pesanti nel 2011, tipici di una vera e propria manovra economica e non di una riforma del settore e che, intervenendo al di fuori di qualsiasi visione di riforma complessiva del settore, non solo non risolvono i problemi...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Donadi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, quello in esame è un decreto-legge che non ha alcun profilo riformatore, ma che destruttura i teatri lirici e ne compromette pesantemente il futuro.
È il giudizio dei sindacati, che aggiungono: il Governo che già da tempo ha operato consistenti tagli al FUS, con questo provvedimento infligge il colpo mortale al settore, utilizzando immotivatamente la decretazione d'urgenza, che non permette un serio esame di merito necessario invece per risolvere realmente le problematiche in essere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. «Io vi odio, voi romani, io vi odio tutti quanti, brutta razza di imbroglioni e di intriganti» non sono parole della Lega Nord Padania, sono parole di una canzone di Alberto Fortis, che si rivolgeva a questo palazzo, a questo palazzo dove però gli amici e colleghi della Lega Nord Padania ormai sono diventati omogenei, organici, e quella «Roma ladrona» non è più tanto ladrona (Commenti della deputata Bossa), ma è una «Roma poltrona» (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, il decreto legislativo n. 276 del 2003, nel quadro più generale delle misure volte a liberalizzare il mercato del lavoro, ha introdotto ulteriori elementi di flessibilità, attraverso l'ampliamento della possibilità di ricorrere a forme contrattuali diverse dal contratto a tempo pieno e indeterminato.

Pag. 194

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, vorrei ancora una volta sfatare questa balzana idea per la quale essere riusciti ad evitare la fiducia del Governo sia un valore. Noi crediamo che l'unico valore sia quello di evitare che questo obbrobrio, questo decreto-legge inaccettabile, potesse arrivare a conclusione, come invece accadrà in questo caso. Non avremmo voluto...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Palomba.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, in questo articolo 3 che tratta le disposizioni in materia di personale dipendente dalle fondazioni lirico-sinfoniche, si attribuisce un carattere di esclusività al rapporto di lavoro, prevedendo che possa svolgere attività di lavoro autonomo nei limiti e con le modalità previste dal contratto nazionale di lavoro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, siamo preoccupati perché questo è un film già visto. Vi ricordate il decreto-legge con cui il Governo ha imposto la conversione di quelle sentenze che riguardavano i postelegrafonici reintegrati con sentenze già passate in giudicato o comunque pendenti, per le quali avevate stabilito una sorta di indennizzo sostitutivo? Ebbene, quella norma che ha inciso su diritti quesiti, su diritti sindacali...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Monai.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, credo che in questa legislatura sia la prima volta che l'Italia dei Valori realizza una pratica conosciuta nelle democrazie occidentali, una pratica di filibustering parlamentare. Credo che bisognerà abituarsi anche a questo modo di fare pratica politica e credo soprattutto che la opposizione debba rendersi conto che rispetto a ciò non vi può essere, quando si pratica questo tipo di attività parlamentare, una maggioranza allargata.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 3.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Iannarilli, onorevole Mura, onorevole La Morte, onorevole Cristaldi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 338
Votanti 321
Astenuti 17
Maggioranza 161
Hanno votato
105
Hanno votato
no 216).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 3.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà (Commenti).
Per cortesia, colleghi. A parte il fatto che perdiamo ulteriormente tempo essendo ormai le quattro a mezza (ormai cinque meno un quarto), l'onorevole Di Pietro ha diritto a svolgere il suo intervento. Prego, ha cinque minuti.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Ministro, signori colleghi, prendo la parola per rivendicare con orgoglio quello che stiamo facendo qui. Quando dico che noi stiamo facendo qui mi rivolgo a tutto il Parlamento Pag. 195e al Governo. Mi rivolgo alla maggioranza e all'opposizione. Credo che qui ognuno di noi stia facendo il proprio dovere; così come noi dobbiamo rispetto a voi, che a quest'ora avete la pazienza di ascoltarci, siamo certi che voi, tutto sommato, avete rispetto per noi, che stiamo esercitando un nostro diritto costituzionale.
Rivendico con orgoglio quindi il ruolo che questo Parlamento sta svolgendo in un Paese democratico, rivendico con orgoglio di fare opposizione a questo Governo e prendo atto che questo Governo va avanti per la sua strada, come è giusto che sia e come è giusto che sia anche la mia opposizione, quella dell'Italia dei Valori, del Partito Democratico, dell'Unione di Centro.
Rivendico con orgoglio questa opposizione e mi riconosco nelle parole del collega Santagata. Il collega Santagata ci ha detto prima che l'opposizione si può fare in due modi, tutti legittimi, tutti rispettabili, tutti doverosi e tutti insieme si può aiutare questa opposizione anche a fare riflettere il Governo nella sua azione.
Il Partito Democratico con la sua battaglia all'interno del provvedimento indubbiamente porta a casa delle cose importanti. Aggiunge al provvedimento dei risultati che altrimenti non sarebbe stato possibile raggiungere e di questo gli va dato atto, come va dato atto al Governo che ha voluto ascoltarlo.
Credo anche che l'opposizione dell'Italia dei Valori sia, sia stata e sarà importante proprio perché aiuta a riflettere - non solo qui dentro, ma anche chi ci ascolta nel Paese - sulle ragioni profonde per cui noi facciamo opposizione a questo Governo: un'opposizione, certo, anche con ostruzionismo. Io voglio confessarlo: nella riunione che abbiamo fatto oggi con i colleghi, quando mi hanno chiesto come dobbiamo fare a resistere, io ho detto «guardate come faceva la Lega, impariamo da loro, hanno saputo fare opposizione, come oggi sanno fare il Governo».
Questo ci ha dato coraggio, ci ha dato forza e continueremo fino a quando potremo - ve lo dico con il cuore in mano - continueremo a fare opposizione in queste ore, perché è giusto che sia così, senza offesa per nessuno, nel limiti in cui ciò sarà possibile e fino a quando resisteremo.
Ma credo che tutto questo ci debba essere consentito senza irriderci, senza deriderci, senza prenderci in giro, così come prego i colleghi dell'Italia dei Valori di rispettare il modo diverso di fare opposizione dei colleghi del Partito Democratico e dell'Unione di Centro, e così come prego quindi di illustrare le nostre ragioni più che quelli che riteniamo siano i torti degli altri.
Io ritengo, signori del Governo, che le ragioni per cui noi ci opponiamo a questo provvedimento siano ben chiare: non condividiamo che tutto il provvedimento si riduca ad un taglio al personale, alle risorse e, quindi, a mortificare l'intero settore. Questa è la ragione di questo ostruzionismo, non c'è una ragione preconcetta e la ragione è proprio in ciò: e questa regione, in particolare, incide su una ragione più generale, ossia il fatto che non condividiamo questa azione di Governo, perché riteniamo che tutta l'azione di questo Governo, in cui si inserisce questo provvedimento, vada a beneficio di pochi e a danno di molti, a beneficio dei più forti e a danno dei più deboli, nella manovra economica, nella scuola, nell'istruzione, nella ricerca, nella cultura, nella giustizia e nel lavoro.
Pertanto, ci sia permesso di fare opposizione fino all'ultima parola e fino all'ultimo momento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, rinunzio al mio intervento.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

Pag. 196

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, io non rinunzio, come ha anticipato giustamente il nostro presidente. Signor Ministro, il mondo culturale italiano è straordinario, ma così come siamo incapaci di tragedie, vivendo spesso e volentieri solo di farse, siamo anche incapaci di leggere con forza quello che sta accadendo in questo Paese, in questo momento, proprio sul fronte della cultura. Gli insegnamenti e i messaggi che ci arrivano dai vari territori...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cambursano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, nella precedente «puntata» di trenta secondi parlavo dei tagli. In questa di altri trenta secondi vorrei parlare dei pesanti interventi che vengono fatti da parte dello Stato in materia di contratti collettivi. Anche questi appaiono sganciati da un complessivo progetto di riforma. Vi è un intervento pesante da parte dello Stato che toglie autonomia, capacità decisionale e potere decisionale...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Donadi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, tuttora cerchiamo di sperare e di far sì che qualche emendamento da noi proposto possa essere tenuto in giusta considerazione. Tenga presente che gli emendamenti che abbiamo presentato potrebbero essere migliorativi. Siamo in quest'Aula per fare il nostro lavoro e per cercare di collaborare a costruire qualcosa di più forte nell'interesse del nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, mi rivolgo al signor Ministro: con questo decreto-legge, in particolare con l'articolo 3 di questo testo, ci venite a dire che, per informare la cultura e in particolare il settore delle fondazioni lirico-sinfoniche, è necessario adottare le solite misure a lacrime e sangue, già adottate in altri settori. Il Governo ci dice (purtroppo lo ha scritto nel decreto-legge) che è necessario bloccare le assunzioni, tagliare i lavoratori a tempo determinato, prepensionare a quarantacinque anni ballerine e ballerini, ridurre gli stipendi...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mura.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, buongiorno a tutti. Signor Ministro, quello che ci meraviglia molto è che lei partecipi a quella che noi riteniamo l'opera dei tagli di Tremonti - tagli indiscriminati - e quel che è peggio è il fatto che questi tagli vanno a colpire anche un settore in cui l'Italia è stata sempre leader internazionale. Riteniamo che non investire nella cultura significhi ignorare...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Di Giuseppe.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, la pretesa del Ministro Bondi di riformare le fondazioni lirico-sinfoniche era alta. In verità, si tratta di un provvedimento tutto sommato misero: si tratta di «piazzare» un po' di tagli qua e là, addirittura tagli che lui non conosceva secondo quello che hanno riportato le cronache, ma lo stesso Presidente della Repubblica è intervenuto e il Ministro stesso non era nemmeno a conoscenza...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Evangelisti. Pag. 197
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, mi rivolgo al signor Ministro: io vorrei ritornare molto velocemente ai dati di un settore - quello della lirica - che, come lei certamente saprà, è in continua evoluzione e in continua crescita, sia di pubblico, ma anche di incassi (si è arrivati a cifre oltre i 100 milioni di euro). Tagliare un settore che sta crescendo significa tagliare possibilità di sviluppo del nostro Paese, perché la cultura fa crescere anche...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Messina.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, intervengo sempre con riferimento all'articolo 3, nell'ambito del tema delle disposizioni in materia di personale dipendente dalle fondazioni lirico-sinfoniche.
Intendo continuare il discorso di prima e, quindi, con le modalità previste dal contratto collettivo nazionale di lavoro e secondo i criteri determinanti in sede di contratto aziendale, e solo previa autorizzazione...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Paladini. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, come diceva la CGIL, questo articolo 3 mette le mani nelle tasche dei dipendenti delle fondazioni lirico-sinfoniche. Infatti, coloro che, oggi, possono liberamente svolgere un'attività esterna artistico-professionale potranno farlo - si afferma, nel provvedimento - ma soltanto dopo che sarà rinnovato il contratto collettivo nazionale di lavoro. Nelle more di ciò, non sarà possibile ...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Favia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, le perplessità dell'onorevole Donadi sono anche le mie. Infatti, con questo provvedimento si svuotano principi cardine del nostro ordinamento e in materia giuslavoristica, demandando all'autorità ministeriale poteri di intromissione a gamba tesa su quell'autonomia negoziale che dovrebbe essere garantita, ed è garantita dall'articolo...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Monai.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 3.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca, onorevole Pizzolante, onorevole Concia.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 343
Votanti 249
Astenuti 94
Maggioranza 125
Hanno votato
31
Hanno votato
no 218).

Prendo atto che il deputato Rosato ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e che il deputato Cesaro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 3.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, di fronte alla maggior parte delle Pag. 198norme contenute in questo provvedimento si ha l'impressione di discutere - anziché di una riforma organica e complessiva dell'offerta culturale del nostro Paese - di un provvedimento economico con alcuni tratti giuslavoristici.
In particolare, di un provvedimento che si abbina a quello che è all'esame del Senato della Repubblica sulla manovra finanziaria. Quest'ultima, infatti, come sappiamo, è piena soltanto di tagli che riguardano soprattutto la scuola, i trasporti, le regioni e le autonomie locali nel loro complesso.
Con il decreto-legge in esame si costringono le fondazioni lirico-sinfoniche ad una sorta di ricatto: si precarizza il personale e si attua il riequilibrio dei bilanci facendo pagare le perdite alla parte più debole delle strutture artistiche.
Infatti, a proposito dei due articoli che abbiamo sin qui esaminato (il secondo e il terzo), si tratta di norme estremamente mortificanti per il lavoro degli artisti che trovano la solidarietà da parte di tanti cittadini, di tutte le parti politiche e di tutte le città italiane, oltre che, ovviamente, all'interno degli operatori del settore. Ecco perché, signor Ministro, sarebbe stato bene che avesse fatto un giro per l'Italia per capire cosa sta avvenendo, proprio in queste ore e in queste settimane.
Si ritiene che, con la proposta di questo decreto-legge, i lavoratori delle fondazioni lirico-sinfoniche non avranno più voce e diritti, e la loro arte non potrà più essere espressione di libertà. Essa infatti sarà controllata direttamente dal Governo, il quale deciderà a chi sarà dato il contributo, a chi il finanziamento e chi invece si troverà la mano pesante del rasoio e della forbice.
I teatri lirici verranno inondati di grandi schermi e grandi eventi, continuando così a penalizzare la cultura vera in favore di una cultura semplicemente televisiva, di quella, cioè, imposta e voluta da chi controlla i media e, in particolare, le televisioni, cioè, il nostro Presidente del Consiglio il quale è in perenne conflitto di interesse.
Egli, infatti, fa arrivare, per il tramite delle televisioni, i suoi messaggi politici e culturali e cerca di annebbiare la vista - soprattutto quella morale e culturale - di tutti gli italiani per poterli poi manovrare a piacimento, con provvedimenti di cui non si rendono neanche conto.
Abbiamo già trattato delle proposte che non sembrano finalizzate al recupero dell'istituto IMAIE. Infatti, i criteri dettati per la delega al Governo appaiono solo affermazioni di principio: ai previsti criteri di efficienza e correttezza di bilancio non sembrano seguire fatti concreti e di efficienza effettiva.
Inoltre, non è ben chiara la partecipazione integrata delle risorse tra pubblico e privato e non è affatto incentivata la partecipazione privata, quei contributi, cioè, che i privati erogano a favore delle fondazioni liriche. È vero, infatti, che tali contributi possono essere portati in deducibilità, ma in altre occasioni abbiamo visto che - e concludo Presidente - altre fondazioni hanno avuto ulteriori incentivi fiscali. Ciò era quello che noi immaginavamo fare con questo dibattito vero nel merito del decreto in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, cercherò di entrare nel merito di questo emendamento perché stiamo chiedendo il rispetto dell'esclusività dei lavoratori da 1000 o 1500 euro al mese di stipendio, anche in termini di fascia oraria, sapendo che a volte hanno dei lavori anche stagionali, mentre magari nella nostra eccellente Lombardia nella Sanità primari chirurghi, anziché operare in esclusività, e quindi aiutarci a togliere un po' di ore di coda o di giorni di attesa per le sale operatorie...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, continuo il discorso di Piffari. Il Pag. 199decreto-legge n. 64 del 2010, avendo operato indistintamente tagli orizzontali, ostacola le realtà territoriali che producono cultura. Esso è stato annunciato come un provvedimento di riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche mentre, in realtà, porta l'impronta pesante del Ministro Tremonti, come tutte le misure che hanno interessato i settori della cultura e dell'istruzione, vittime della scarsa attenzione del Governo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cimadoro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, signor Ministro, ma che musica, che musica...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Rota. L'ho ascoltata sempre con molta simpatia. L'onorevole Di Pietro ha fatto un intervento che credo sia stato comunque ascoltato da tutti. Le chiedo di intervenire nel merito dell'emendamento. Le citazioni ormai a quest'ora del mattino veramente le potremmo fare tutti. Pertanto, se ha da dire qualcosa sull'emendamento in esame sta bene. In caso contrario, la invito a non parlare. La prego di lasciar perdere le citazioni! Prego, onorevole Rota.

IVAN ROTA. Signor Presidente, ha trovato la via giusta per la celebrità...

PRESIDENTE. Onorevole Rota, stiamo esaminando l'emendamento Zazzera 3.5.

IVAN ROTA. ...le volevo dire, signor Ministro per i beni e le attività culturali, che lei poteva diventare celebre per il contributo dato al Ministero che lei rappresenta e quindi al comparto della cultura. Purtroppo, sarà ricordato per alcuni tagli, come in questo caso, al comparto della lirica.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, capisco che a quest'ora siamo un po' tutti stanchi anche se lei è lucidissimo. Tuttavia, mi sembra che la musica abbia qualcosa a che fare con le fondazioni liriche. Ovviamente, non si tratta solo di canzonette però credo che ciascuno di noi abbia il diritto di approcciare il tema come meglio crede, soprattutto se contenuto...

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Evangelisti. L'emendamento Zazzera 3.5 afferma: «secondo i criteri determinati in sede di contratto aziendale». Andremo tutti a raccontare che le canzonette ovviamente servono a questo!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, volevo ricordare ai colleghi e all'onorevole Ministro che la Corte costituzionale, con la sentenza n. 214 del 2009, ebbe già modo di cassare quel provvedimento contenuto nel decreto-legge n. 112 del 2008 tristemente famoso per i tagli che ha determinato e per quella precarizzazione dei lavoratori precari delle poste che voi volevate accontentare con un tozzo di pane e in contrasto con i diritti acquisiti...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Monai.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, completo il ragionamento del collega Monai nel senso che le perplessità che avevamo - ma non solo noi - sulla costituzionalità di alcuni punti di questo decreto-legge sono emerse in tutta evidenza. Resta da spiegare perché queste perplessità ieri erano condivise anche da altre forze politiche.

Pag. 200

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, le confesso che talvolta ho proprio l'impressione che lei abbia un qualche pregiudizio quando si alza una voce da questa parte perché davvero stiamo al tema come hanno appena dimostrato gli interventi del collega Monai e del collega Aniello Formisano. È stato uno degli elementi delle nostre contestazioni e dei nostri rilievi critici, contestazioni che attengono al merito del provvedimento e anche al metodo perché si è scelta la strada del decreto-legge che presenta chiari elementi di...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Evangelisti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, un altro aspetto che contestiamo nella filosofia che ispira questo provvedimento è di aver individuato, quasi come un capro espiatorio, nel costo dei lavoratori la presunta e unica causa del dissesto degli enti lirici. Crediamo che sia una visione falsata del problema, una visione ingiusta e ingiustificata e che alla fine serviva soltanto da apripista...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Donadi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, con l'articolo 3 si mettono le mani nelle tasche dei dipendenti delle fondazioni e nonostante la tematica riguardi le disposizioni in materia di personale dipendente delle fondazioni lirico-sinfoniche non si fa altro che dare la colpa...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paladini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, le chiedo scusa se le ho fatto perdere qualche istante e me ne dispiace. Tengo soprattutto a ribadire la posizione dell'Italia dei Valori che, come si vede, cammina come un treno spedito sui temi e sui valori sui quali intende spendere il suo profilo. Quindi, su questi temi saremo sempre più insistenti e più determinati.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, terminando il concetto che stavo esprimendo prima, signor Ministro, comunque dobbiamo tutelare quello che è il patrimonio culturale italiano che in fondo è guardato con tanta ammirazione dagli altri Paesi.
Abbiamo ritenuto questo provvedimento sbagliato e dannoso per le fondazioni liriche e musicali, per il mondo dello spettacolo e anche per il mondo della produzione culturale e ci siamo sentiti di contrastarlo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Giuseppe.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, chiediamo con l'emendamento Zazzera 3.5 che si aggiunga all'articolo 3, comma 1, primo periodo, dopo le parole: «secondo i criteri determinati in sede di contratto aziendale», le seguenti: «e comunque in osservanza del principio di non discriminazione».
Questo, a nostro giudizio, potrebbe essere importante non solo per noi ma anche per voi poiché questo emendamento può migliorare il decreto-legge in esame.

Pag. 201

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 3.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Dussin...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 337
Votanti 319
Astenuti 18
Maggioranza 160
Hanno votato
22
Hanno votato
no 297).

SERGIO MICHELE PIFFARI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, al comma 1 dell'articolo 48-bis del Regolamento si prevede: è dovere dei deputati partecipare ai lavori della Camera. Siccome qui si vota, e il voto è determinante, e bisogna essere anche presenti ai fini del numero legale, chiedo che dopo ormai 9 ore di lavoro ininterrotto ci sia una sospensione tecnica di almeno dieci minuti, signor Presidente, per far... (Dai banchi del Popolo della Libertà e della Lega Nord Padania si grida: no!).

PRESIDENTE. Scusate... l'onorevole Piffari ha fatto una richiesta a norma di un articolo del Regolamento...

SERGIO MICHELE PIFFARI. Non ho finito, Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi, è il Presidente che decide su queste cose e risponderà nel merito. Prego, onorevole Piffari.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Lo ripeto: mi richiamo sia all'articolo 48-bis, comma 1, sia agli articoli 47 e 48. Voglio che non mi sia impedito di partecipare ai lavori dell'Aula.

PRESIDENTE. Non vorrei aprire una discussione su questo tema, mi scusi. Mi permetto solo di rispondere al collega, onorevole Piffari, che gli articoli citati del Regolamento non sono pertinenti alla sua richiesta. La sua richiesta deve essere fatta al Presidente che, come il Regolamento prevede, presiede l'ordinato andamento dei lavori e decide ovviamente come ritmare i lavori stessi.
Abbiamo detto, e lo ribadisco, proprio per la decisione presa dall'Assemblea, che i lavori continuano. C'è la possibilità per tutti di organizzarsi in questo momento, di uscire mentre ci sono gli interventi, e così via. In questo momento questa è la decisione della Presidenza (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Se è su altro, onorevole Borghesi, le dò certamente la parola, altrimenti, se è sullo stesso punto, le ricordo che la Presidenza ha già deciso. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori perché desidero ricordarle che all'inizio dell'anno era addirittura previsto un calendario che prevedeva, dopo tre ore di lavoro...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borghesi, lei sa meglio di me che siamo in un altro contesto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 3.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, questo emendamento sostanzialmente si impernia sulla previsione dell'articolo 3 che contiene varie criticità. Non siamo noi ad inventare Pag. 202motivi di censura e di problematicità, perché questi sono stati segnalati nientemeno che dal servizio studi della Camera dei deputati, di cui conosciamo la competenza e la capacità.
Qui, per esempio, su tutta questa materia che favorisce la precarizzazione e l'utilizzo abnorme dei contratti a tempo determinato, l'ufficio studi dice che sembrerebbe opportuno che il Governo chiarisca se la disciplina in esame non presenti aspetti problematici sotto il profilo della compatibilità con la normativa comunitaria in materia di utilizzo di personale con contratto a tempo determinato, anche al fine di escludere che le deroghe introdotte in favore delle fondazioni lirico-sinfoniche (direi, piuttosto che in favore, a danno delle fondazioni lirico-sinfoniche) possano essere oggetto di procedure sanzionatorie.
Andrebbe inoltre valutato se dalla previsione di inefficacia di contratti già stipulati nel settore artistico possano derivare effetti finanziari di carattere indiretto connessi all'eventuale insorgenza di contenzioso. Cioè noi stiamo trattando una materia che riguarda il lavoro, che è l'elemento fondante della dignità del cittadino italiano (articolo 1 della Costituzione), come se fosse opzionabile, come se fosse possibile per il Governo cambiare dall'alba al tramonto una situazione di diritti costituiti e già consacrati nei contratti, precarizzando il lavoro in barba alle direttive comunitarie, e sacrificando dei diritti soggettivi acquisiti in capo al lavoratore.
Per cui, a nostro modo di vedere, è proprio l'impostazione teorica che viene ad essere messa in forte discussione e ad essere in maniera vistosa in conflitto con la Costituzione. Non avete dato risposta a questi rilievi e non avete approfondito queste criticità. Avete continuato a fare la vostra parte in barba a queste segnalazioni e in qualche modo calpestando i diritti dei lavoratori.
Allora mi pare che un approccio responsabile da parte del Governo, ma anche direi da parte del Parlamento, sia quello di meditare, di riflettere, di ponderare queste scelte, anziché battere il pugno sul tavolo, perché c'è anche una questione di rispetto istituzionale, e c'è la questione di evitare la provvisorietà di norme che vanno ad incidere poi su un contenzioso che può deflagrare dalla mattina successiva quando questa legge di conversione sarà entrata in vigore.
Infatti, se volete risparmiare un euro rispetto ai contratti in corso, è piuttosto complicato ipotizzare di spendere magari 10 o 20 per i contenziosi che inevitabilmente si profilano all'orizzonte nel momento in cui i diritti soggettivi dei lavoratori vengono calpestati.
Per questo la nostra battaglia è così incisiva e cerca di essere convincente, ma non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire e, se la nostra voce non è sufficiente, immaginiamo che sarà forse più pregnante e più virulenta la voce delle tante migliaia di lavoratori che faranno sentire il loro dissenso, continuando delle azioni di protesta che si sono già articolate con sospensione di programmi e chiusura di cartelloni e che continueranno ad alimentare, se non le discussioni sui palcoscenici all'interno dei teatri, le discussioni presso le aule di giustizia.
Avete usato i magistrati della Corte dei conti distogliendoli dal loro lavoro contabile e di verifica dei bilanci pubblici per metterli nei collegi dei revisori dei conti delle fondazioni. Anche questa è un'operazione assai curiosa e anche in controtendenza con quella logica che avete sempre manifestato di voler separare le carriere dei magistrati mantenendole legate alle loro funzioni.
Qui adesso c'è questa commistione di ruoli, questa opacità di relazioni per cui le fondazioni che dovrebbero essere regolate da norme di diritto privato sono stravolte da questa intromissione statalista in barba - come dicevo - ai concetti anche di federalismo fiscale che molte volte sono oggetto di veementi discussioni parlamentari e politiche. Resta il fatto che su questi temi avete voluto blindare un provvedimento che espone al ludibrio la nostra capacità legislativa e di questo dovete assumervi tutta la responsabilità.

Pag. 203

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, questo emendamento consente al personale dipendente delle fondazioni lirico-sinfoniche, previa autorizzazione del sovrintendente, di svolgere attività di lavoro autonomo, artistico e professionale seppur in limiti determinati preventivamente. Credo che sia un fatto importante. Voi state statalizzando - lo diceva il collega Monai - le fondazioni imponendo un controllo da parte dei magistrati della Corte dei conti...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Messina.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, la cultura, quella vera, non conosce padroni e tanto meno compromessi. Tutte caratteristiche che sono intollerabili per un Governo come quello Berlusconi. Un Governo che non tollera il dissenso, tanto quello esterno quanto (e forse soprattutto) quello che viene dall'interno. Probabilmente è per questo che il Governo dall'inizio di questa legislatura sta sistematicamente uccidendo la cultura italiana e prosegue anche con questo decreto-legge la sua opera. Noi dell'Italia dei valori siamo qui per cercare, nei limiti delle nostre forze assai ridotte, di difendere la cultura, i suoi lavoratori e milioni di cittadini italiani che ne traggono giovamento (Commenti dei deputati dei gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mura.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, signor Ministro, ci rendiamo anche noi conto che il settore degli enti lirici va riformato per poter essere rilanciato. Ci rendiamo conto che è necessario mettere ordine, ridurre gli sprechi, consentire anche ai privati di entrare nelle fondazioni, prevedere sistemi di monitoraggio e di controllo efficaci. Ma di tutto ciò in questo decreto-legge non abbiamo sostanzialmente rinvenuto traccia. Abbiamo visto, come sempre da due anni a questa parte, tagli...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Donadi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, Ministro Bondi, io non so come faccia lei a non essere imbarazzato perché proprio il personale degli enti lirici, quelli che vedono in lei la persona di riferimento, quelli che lei dovrebbe proteggere, stanno scioperando in tutta Italia contro il suo provvedimento. Riconosco che sicuramente andava fatta una riforma del settore, sicuramente non bisognava tagliare indiscriminatamente, non bisognava agire sull'anello debole di tutta la catena...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Palagiano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, torniamo a ribadire la necessità di liberalizzare il mercato, non di blindarlo. Abbiamo proposto a questo Governo di centrodestra la continuità nel lavoro, la possibilità di fare anche altri tipi di lavoro e in questo caso, invece, vogliamo punire questi lavoratori, che magari hanno necessità o esigenza per sostenere una famiglia...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Piffari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

Pag. 204

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, durante l'esame in Commissione, grazie al lavoro delle opposizioni, sono stati apportati miglioramenti significativi ma ancora parziali. Pertanto il Governo avrebbe dovuto ritirare il decreto-legge in esame per arrivare attraverso un disegno di legge ad una efficace e condivisa riforma del settore...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cimadoro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, volevamo solamente difendere i lavoratori invece voi mettete le mani in tasca anziché preoccuparvi dei dipendenti delle fondazioni. Certo che le disposizioni contenute nell'articolo 3 che riguardano la materia del personale dipendente...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Paladini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, avrei potuto utilizzare il tempo concessomi dal richiamo al Regolamento. Lo faccio in questo intervento con la stima personale e il massimo rispetto istituzionale che le devo perché ho trovato la sua interruzione scorretta e inopportuna in quanto, dopo che la Presidenza ha fissato in 30 secondi il tempo degli interventi, avevo in un mio intervento attorno a mezzanotte e mezza detto...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rota.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, però neanche mi pare che si possa non ascoltare le considerazioni che vengono esposte rispetto a un intervento che è stato censurato nel merito e non c'è stata la possibilità di esprimerle. Io credo che serva a tutti, anche a capirsi per il futuro, avere la possibilità di spiegare le ragioni e le motivazioni per le quali si sostengono o non si sostengono...

PRESIDENTE. Onorevole Formisano, per il rispetto dovuto a lei e a tutti i colleghi dell'Italia dei Valori che intervengono: ovviamente voi sapete che gli interventi di 30 secondi che si stanno svolgendo sono in dissenso dal gruppo. Ovviamente sapete come qui stia già avvenendo un'applicazione particolare consistente proprio nella comprensione di quanto detto prima dall'onorevole Di Pietro. Infatti, se dovessimo essere rigidissimi è evidente a tutti che non avrebbero potuto svolgersi questi interventi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, con l'emendamento in esame abbiamo chiesto la soppressione delle parole: «sempre che ciò non pregiudichi le esigenze produttive della fondazione»: riteniamo che in questo comma dell'articolo 3 vi sia già un numero sufficiente di condizioni che limitano la libertà dei dipendenti della fondazione. Infatti, dove si dice «previa autorizzazione del sovrintendente...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Porcino. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, in questo articolo vi è un passaggio in cui si dice «sempre che ciò non pregiudichi»: ci apre la strada all'arbitrio e al fatto che qualcuno possa decidere che qualcun altro continui a lavorare e altri non lo debbano fare. È inaccettabile che all'interno di un provvedimento di questo tipo i lavoratori non siano messi tutti sullo stesso piano.

Pag. 205

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per preannunziare l'astensione sull'emendamento in esame e per giustificarmi con i colleghi - e, in particolare, con la collega Rampi perché nell'emendamento precedente abbiamo erroneamente invitato il gruppo a votare contro, mentre eravamo favorevoli.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 3.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 321
Votanti 228
Astenuti 93
Maggioranza 115
Hanno votato
22
Hanno votato
no 206).

Prendo atto che i deputati Distaso, Alessandri, Marinello, Laura Molteni e D'Amico hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Cimadoro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.200 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, intervengo per preannunziare il voto favorevole sull'emendamento in esame, che è molto rilevante: ancora una volta, infatti, tramite il lavoro in Commissione, siamo riusciti a prorogare di un anno il divieto per le prestazioni di lavoro autonomo. Queste sono manifestazioni concrete per i lavoratori: penso che questi, invece che apprezzare tante parole, apprezzino i fatti, che cambieranno sicuramente le loro attività nei prossimi anni. Questa proroga di un anno ne è una dimostrazione concreta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, noi dell'Italia dei Valori, a dimostrazione che non vogliamo fare solamente ostruzionismo e opposizione preconcetta, voteremo a favore dell'emendamento in esame.
Sono le 5,30 e stiamo discutendo: ciò significa che vi è un grande interesse da parte di tutti voi nell'affrontare un tema così importante come quello che riguarda la cultura nel nostro Paese e soprattutto il destino di quei lavoratori e di quel settore.
Ciò non significa che cambi il giudizio: anche in questo caso questo è il minimo che il Governo poteva concedere con riferimento ad un provvedimento che, chiaramente, dimostra tutti i suoi limiti. Le nostre critiche riguardano il fatto che, in primo luogo, si tratta di un decreto-legge che sarà sottoposto al vaglio della Corte costituzionale e quindi subirà la dichiarazione di incostituzionalità. In secondo luogo, con riguardo al metodo, voi continuate a prevedere deleghe in bianco, delegificando e, quindi, impedite all'istituzione parlamentare di dibattere e discutere in maniera approfondita su un provvedimento come questo.
Nell'articolo 3, anche in questo caso, si entra a piene mani nella vicenda dei lavoratori del settore dello spettacolo dal vivo. Si mettono le mani dentro la contrattazione aziendale, nella contrattazione collettiva nazionale, si entra nelle prestazioni di lavoro autonomo da parte di chi lavora nel settore dello spettacolo: con questo provvedimento imponete loro di non fare altro che operare all'interno delle fondazioni. Quando le fondazioni non operano, Pag. 206in pratica avverrà che queste persone - che sono artisti, musicisti, direttori, in molti casi docenti - dovranno essere pagate, ma nella fondazione non faranno nulla: occuperanno una scrivania, faranno i passacarte, leggeranno dei libri. In realtà impediamo loro di offrire le loro prestazioni professionali in altri settori.
Certo, vi era anche un altro emendamento, credo del Partito Democratico, che spostava tale proroga al 2013: anche in questo senso ritengo che sia il minimo che fosse possibile ottenere. Proprio perché non siamo contrari al confronto, su questo provvedimento ci stiamo confrontando e ci vogliamo confrontare in maniera seria: esprimeremo, pertanto, il nostro voto favorevole.
Certamente, la materia della decretazione d'urgenza ci conferma tutte le critiche nei confronti del vostro operato e il nostro ripetuto appello a fare in modo che il provvedimento possa essere ritirato. Ci auguriamo, Ministro Bondi, che il suo provvedimento possa cadere al Senato e non sia trasformato in legge. Ritengo che questo sarebbe un obiettivo importante che salvaguarderebbe il futuro della cultura nel nostro Paese, che invece voi volete schiacciare e, purtroppo, mortificare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, l'Italia dei Valori era dalla parte dei lavoratori del teatro e della lirica ieri, lo è stata questa notte, e fortunatamente lo è ancora anche in questo momento. È per questo che continuiamo semplicemente a fare quello che abbiamo iniziato, con l'apertura dell'esame del decreto-legge: continuiamo ad opporci, con gli strumenti a disposizione, ad un provvedimento che non condividiamo e riteniamo deleterio; e continuiamo a sostenere i nostri emendamenti, per modificare norme come l'articolo 3. Per noi, come già detto, non cambia nulla: l'unica cosa che cambia, perché sono drasticamente diminuiti, sono i voti favorevoli sugli emendamenti che abbiamo presentato. Siamo tranquilli, perché oltre ad essere consapevoli...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, sono parole sue, Ministro: «Per il futuro, quando avremo superato i momenti più difficili della crisi economica, intendo proporre al Presidente del Consiglio ed al Ministro Giulio Tremonti un provvedimento di defiscalizzazione dei contributi privati alla cultura». Non ci conti, Ministro: Tremonti le dirà di no, e non tirerà fuori un euro.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, mentre lei presiede autorevolmente e ci richiama al rispetto dei tempi, arrivano segnali in cui, da varie parti, ci è richiesto senso di responsabilità, apertura, disponibilità al dialogo eccetera. Noi ce la mettiamo tutta. Le faccio adesso una proposta: lei, dall'alto della sua autorevolezza e quale custode in questo caso del Regolamento, la può valutare. Siccome davvero è impossibile in 30 secondi articolare un ragionamento, noi, anziché fare 11 interventi da 30 secondi, ne facciamo 6 da un minuto (Commenti). Valuti lei se è possibile, perché almeno riusciamo in questo modo ad articolare un ragionamento.

PRESIDENTE. Il Regolamento, lei sa, è un punto di riferimento assoluto per i lavori dell'Assemblea: già abbiamo detto che questi interventi sono in dissenso dal gruppo, e abbiamo ovviamente visto che la Presidenza usa, come naturalmente vi sono precedenti, elasticità da questo punto di vista. Introdurre una innovazione sotto Pag. 207tale aspetto secondo me sarebbe un errore, non solo per la Presidenza ma per tutta l'Assemblea.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, prima ho sentito la collega vicepresidente che diceva: i fatti a favore dei lavoratori sono questi. I fatti invece sono altri: i fatti sono che voi colpevolizzate i lavoratori, mettete loro le mani in tasca, e soprattutto affermate che è una loro responsabilità, così come c'è scritto nel provvedimento, quanto sta avvenendo nelle fondazioni. Credo che un provvedimento che riguarda...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paladini. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, rispetto all'interruzione in quanto non nel merito, vorrei dirle che i 30 secondi concessi, come le dicevo, possono essere utilizzati per slogan o per richiami. Non mi sembra inopportuno il richiamo di pezzi musicali - visto che stiamo parlando di arte, cultura e musica - che richiamano ad artisti. Signor Ministro, mi corregga, ma non credo che questo sia offensivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, l'emendamento in esame è senz'altro accettabile, perché migliora la situazione, spostando la decorrenza dal 1o gennaio 2011 al 1o gennaio 2012, del divieto delle prestazioni di lavoro autonomo; ma ci sembra comunque una vittoria di Pirro, in quanto probabilmente i lavoratori avrebbero gradito molto di più un ostruzionismo che avesse portato alla decadenza del provvedimento...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Favia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, penso che spostare di un po' una scadenza sia semplicemente prolungare l'agonia di qualcuno; e a me non pare che sia un grande risultato, prolungare l'agonia di qualcuno. Forse sarebbe meglio affrontare in un modo diverso il problema, per permettere a tutti invece di poter lavorare, e lavorare serenamente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, abbiamo vagliato attentamente l'emendamento proposto dalla Commissione, e a mio giudizio potrebbe essere peggiorativo. Chiedo perciò al signor Ministro che non venga approvato l'emendamento in esame, e si ritorni al testo originale, perché l'approvazione dell'emendamento potrebbe determinare non un miglioramento del decreto-legge, bensì un suo peggioramento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, intervengo per annunciare il voto favorevole sull'emendamento in esame. Esso infatti cerca di migliorare, come al solito, la posizione dei lavoratori; e quindi, quando vi sono (Commenti)...

PRESIDENTE. Onorevole Laboccetta, per cortesia! Prego, onorevole Barbato. Onorevole Barbato, ha finito? Parli alla Presidenza.

FRANCESCO BARBATO. Preferiscono non rispondere...

Pag. 208

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, visto che il tempo che abbiamo a disposizione è esiguo, vuol dire che svolgiamo gli interventi a puntate, a rate. Seguo allora quanto avevo detto nel precedente intervento.
Dicevo che il personale dipendente delle fondazioni lirico-sinfoniche intanto deve avere l'autorizzazione del sovrintendente: prima limitazione. Per svolgere poi le attività di lavoro autonomo e prestazioni di alto valore artistico e professionale, lo può fare nei limiti che vengono definiti in termini di impegno di orario...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Porcino. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, non condivido l'euforia della collega Frassinetti, che ha sottolineato la grande conquista della norma transitoria, che impone un divieto rispetto ad una norma che è già derogatoria e restrittiva rispetto all'attuale situazione che compete ai lavoratori dipendenti delle fondazioni lirico-sinfoniche: essi possono, con l'autorizzazione del sovrintendente, svolgere anche delle prestazioni lavorative autonome altrove.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Monai. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, essere entusiasti perché si proroga di un anno la possibilità per i lavoratori di continuare nella loro attività mi pare proprio una provocazione.
Non vi siete mai chiesti che tipo di attività svolgono questi lavoratori al di fuori di quanto compreso nel contratto di dipendenza con le loro fondazioni? Lavorano per il territorio, come animatori, nelle bande, nei teatri territoriali e comunali, e lavorano spesso gratuitamente o comunque anche a loro spese.

STEFANO ESPOSITO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO ESPOSITO. Signor Presidente, intervengo solo sull'ordine dei lavori, perché ho visto l'onorevole Barbato e i colleghi dell'Italia dei Valori un poco stanchi. Volevo solo annunciare che sono arrivati i cornetti al bar, magari potrebbero cogliere l'occasione per ristorarsi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, intervengo per annunciare il nostro voto favorevole. È vero che un anno di proroga può sembrare poca cosa, ma in realtà, nella nostra logica di migliorare o di ridurre il danno, ci sembra già un risultato, anche alla luce del fatto che in questo provvedimento più volte si usa la formula «nelle more della sottoscrizione del contratto nazionale» o comunque si rinvia a questo fantomatico contratto nazionale, che ormai da oltre cinque anni non viene rinnovato.
È chiaro che noi ci auguriamo che il contratto nazionale venga rinnovato al più presto, anche alla luce di alcune norme contenute nel decreto-legge in esame, alcune condivisibili, molte altre non condivisibili. È comunque sempre meglio regolare un settore con una contrattazione che lasciarlo a se stesso e credo che quest'anno di proroga vada incontro ad un'esigenza specifica avanzata dai lavoratori del settore.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.200 della Commissione, accettato dal Governo. Pag. 209
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Nola, Marchignioli.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 337
Votanti 332
Astenuti 5
Maggioranza 167
Hanno votato
330
Hanno votato
no 2).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 3.12. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà. Prego onorevole Borghesi, ha a disposizione cinque minuti.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, per poter comprendere la portata del nostro emendamento intendo leggere l'attuale formulazione, così come prevista dall'articolo 3, dove si legge «Il comma 5 dell'articolo 3-ter del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 marzo 2005, n. 43 e successive modificazioni, è sostituito dal seguente: a decorrere dalla data di entrata in vigore del nuovo contratto collettivo nazionale, le clausole e gli istituti dei contratti integrativi aziendali stipulati in contrasto con i principi di cui ai commi 2 e 4 e con il medesimo contratto collettivo nazionale non possono essere applicati e vengono rinegoziati tra le parti. Sono comunque nulli e improduttivi di effetti i preaccordi o le intese non formalmente qualificabili come contratti integrativi aziendali ai sensi del comma 4».
Con il nostro emendamento noi chiediamo dunque di sopprimere questo comma dell'articolo 3. Si fa infatti un'operazione che è, in sostanza, una sorta di cambio delle regole del gioco, dopo che il gioco è già stato lanciato. Pretendiamo in pratica di andare a modificare norme che fanno già parte dei contratti aziendali delle fondazioni e, alla luce di un futuro contratto nazionale, diciamo: va bene, finora abbiamo scherzato, abbiamo stipulato accordi, concordato modalità e condizioni di lavoro, forme di pagamento... adesso non valgono più!
Non è possibile, a me pare che veramente stiamo andando contro le regole. In base alle regole, quando una cosa viene fatta, pacta sunt servanda. Ciò significa che quanto abbiamo già stabilito resta fisso e lo modifichiamo solo con un accordo che parte da noi, non perché qualcun altro ha stipulato un accordo con le modalità suddette, che non danno più garanzie perché si chiede l'intervento di un'entità che nulla ha a che vedere con le rappresentanze delle fondazioni, perché viene stipulato addirittura immaginando di modificare anche le rappresentanze dei lavoratori. E poi diciamo: adesso abbiamo fatto questo accordo e voi dovete adeguare quello che è stato un accordo liberamente già pattuito.
Riprendo ancora la questione dell'autonomia delle fondazioni. Sono infatti entità autonome di diritto privato che hanno un'autonomia negoziale che va rispettata, perché altrimenti - e l'ho ripetuto altre volte - noi andiamo contro la nostra Costituzione che prevede che l'autonomia vada rispettata.
Voglio ricordare che l'articolo 33 della Costituzione prevede che le istituzioni di alta cultura, le università e le accademie abbiano il diritto di darsi ordinamenti autonomi.
Nel testo in esame, questa disposizione non tiene minimamente in conto che tali fondazioni, per effetto del decreto legislativo n. 367 del 1996 sono state trasformate in fondazioni di diritto privato e come tali hanno una autonomia contrattuale che non è comprimibile.
Tali fondazioni, dunque, usando l'autonomia contrattuale di cui dispongono, e che non è comprimibile, hanno stipulato accordi con i lavoratori e qui addirittura si pretende di cancellarli!
Si dice persino «Sono comunque nulli e improduttivi di effetti i preaccordi o le intese non formalmente qualificabili come contratti integrativi aziendali». Pag. 210
Ciò significa avete fatto un qualche cosa, che assomiglia pure a un contratto integrativo, ma, siccome non lo è formalmente, noi cambiamo le regole del gioco mentre il gioco è in corso.
Non va bene!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, intervengo per trenta secondi per ribadire la delusione nel non vedere accettata alcuna proposta dell'Italia dei Valori e nel non vedere accolta neanche la legittima richiesta, più volte fatta dal collega Piffari, rispetto ad una sospensione. Non importa, la delusione lascerà il posto, comunque, alla determinazione...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rota. Constato l'assenza dell'onorevole Paladini che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto. S'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, per quanto riguarda l'emendamento Zazzera 3.12, siamo per sopprimere il comma 3, perché sopprimendolo si può ragionare meglio e, di conseguenza, avere molta più logica e più senso circa quello che rappresenta questo decreto-legge. Perciò, invitiamo il signor Ministro a prendere atto di questo emendamento, a valutarlo attentamente e, di conseguenza, a prendere una decisione che dovrebbe essere...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Scilipoti. Constato l'assenza dell'onorevole Barbato che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto. S'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà, però all'appello deve rispondere.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, ha detto bene prima il collega Santagata per quanto riguarda il fantomatico contratto nazionale, che è da cinque anni che non viene rinnovato. Visto che prima la collega vicepresidente diceva che i fatti sono quelli di stare vicino ai lavoratori, riteniamo che non è questa la difesa dei lavoratori...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paladini.

AMEDEO LABOCCETTA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, vorrei, cortesemente, se possibile, rivolgere un appello all'onorevole Di Pietro che, giustamente, con orgoglio, ha rivendicato il lavoro fatto dal suo gruppo fino a questo momento. Credo che tutti i deputati dell'Italia dei Valori hanno una casa - come l'ha lui - e che, a questo punto, vorranno, dopo questo sforzo straordinario e interessante, andarsi un attimo a riposare. Caro Di Pietro, credo che giungere al punto in cui siamo rappresenti uno sforzo muscolare apprezzabile, significativo, importante. Sul piano politico, le altre opposizioni hanno raggiunto un altro tipo di risultato. Non capisco che senso ha continuare ad insistere su questa strategia sul piano politico a questo punto. E, allora, se mi consente, onorevole Di Pietro, con tutto il rispetto - lui ha chiesto rispetto alla maggioranza e la maggioranza ha dato rispetto e ha dimostrato di saper stare in quest'Aula -, vorrei comprendere - forse non ci riesco, mi aiuti lei - il senso ancora di questo tipo di contrapposizione. Allora la invito, onorevole Di Pietro, a fare uno sforzo e a darci una scossa che ci convince altrimenti...

Pag. 211

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Laboccetta.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo perché da 9 ore in quest'Aula si susseguono votazioni continue che impediscono anche di assolvere a bisogni fisiologici e...

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, la Presidenza ha già risposto su questo tema.

ANTONIO BORGHESI. C'è un problema di diritti umani!

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, lei mi concederà pochi secondi per interloquire con l'intervento che ha svolto l'onorevole Laboccetta, del quale ho apprezzato il tono e l'approccio. Francamente, ho immaginato, insieme agli altri colleghi dell'Italia dei Valori, in queste ore, di provare a dichiarare, a dimostrare, con le parole, con i fatti, con i comportamenti, tutt'altro che muscolari, le ragioni della nostra ferma opposizione a questo provvedimento. Una opposizione che è di merito e anche di metodo. A me dispiace che l'onorevole Laboccetta non sia riuscito a cogliere il significato politico della nostra posizione, della nostra opposizione e anche del nostro modo di fare opposizione attraverso una pratica ai limiti, ovviamente, regolamentari, che consiste in una forma ostruzionistica. Lo vogliamo, però, dire apertamente - è del tutto evidente - che non intendiamo parlare soltanto a quest'Aula. In questo momento, in queste ore, abbiamo inteso parlare anche fuori da quest'Aula, a chi ci segue attraverso i canali satellitari, la rete, Radio Radicale. Confidiamo di essere riusciti a far capire a loro il senso politico della nostra iniziativa.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, abbiamo seguito, in silenzio, per ore, gli interventi non sempre coerenti, non sempre sul filo del provvedimento. Lo abbiamo fatto in silenzio e, adesso, sono quasi le 6 e fuori c'è l'alba. Due parole le devo dire: innanzitutto, voglio ringraziare i deputati del mio gruppo, della Lega Nord Padania, che alle 6 meno 10 hanno meno del dieci per cento di assenti. Voglio ringraziare i colleghi del PdL che hanno consentito e consentono a questo Governo di andare avanti e di governare questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Voglio riconoscere anche ai colleghi dell'opposizione, dei gruppi dell'UdC e del PD, un atteggiamento di opposizione costruttivo che ci ha permesso di migliorare questo provvedimento e di entrare nel merito, anche se, all'inizio, tanti di noi avevano dei dubbi per il fatto delle scadenze tecniche che ci impongono di tornare al Senato. Do atto anche della volontà di mostrare i muscoli che ha voluto sottolineare l'Italia dei Valori. Abbiamo voluto combattere, però, e stiamo combattendo una battaglia. La Lega Nord Padania è assolutamente coerente e il Ministro Bondi ha dimostrato, non muovendosi mai per 9 ore, come è stato ricordato, dai banchi del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà) di meritare la fiducia che mettiamo in questo Esecutivo.
Vede, Ministro, noi crediamo in questa coalizione e crediamo fortemente nel programma di Governo che, per quanto ci riguarda, pone al primo posto la realizzazione del federalismo, anche questa sera, anche questa notte, anche questa mattina all'alba andremo avanti. La Lega Pag. 212combatterà a fianco del Governo per realizzare questo programma con coerenza e con determinazione.
A tutti noi - parlo essenzialmente ai colleghi del PdL e della Lega - dico che bisogna fare un altro sforzo, perché alla fine di questa giornata questo provvedimento deve essere approvato. Andiamo avanti e chiudiamo il provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Assicuro al capogruppo della Lega Nord...

FABIO EVANGELISTI. Presidente, non è accettabile! Presidente, è possibile che ogni volta che uno del nostro gruppo apre bocca, quello là (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...

ALBERTO TORAZZI. Come ti permetti? Abbassa il tono!

FABIO RAINIERI. Vergogna!

GIANLUCA BUONANNO. Abbassa il tono, capito?

PRESIDENTE. Prego, onorevole Cambursano, che cosa è successo? Per cortesia, siamo tutti stanchi. Onorevole Cambursano, intervenga. Richiamo tutti i colleghi a tenere un atteggiamento coerente e corretto nei confronti di tutti gli altri.
Onorevole Cambursano, prego, se non interviene devo passare ad un altro. Decide il Presidente, onorevole Cambursano. Vuole intervenire oppure no? Prego, passa il tempo.
L'onorevole Cambursano rinuncia al suo intervento e quindi si passa all'onorevole Mura. Onorevole Cambursano, i trenta secondi sono partiti! Può anche stare in silenzio!

RENATO CAMBURSANO. Nel modo più assoluto non rinuncio! Lei deve garantire l'agibilità di quest'Aula! È chiaro, Presidente? Non rinuncio affatto! Svolga il suo compito di Presidente!

ANTONIO BORGHESI. Lei deve garantire l'agibilità di quest'Aula!

PRESIDENTE. Richiamo tutti i colleghi! Non tenga questo atteggiamento nei confronti della Presidenza, altrimenti, onorevole Evangelisti, sono costretto a richiamarla! Lo sa, onorevole Evangelisti. Mi perdoni, onorevole Evangelisti.
Ho già detto a tutti i colleghi presenti in Aula di rispettare gli altri colleghi ed evitare parole che non sono consone a questa Assemblea. Il Presidente non ha potuto ascoltare nulla e, quindi, in questo momento fa ormai un richiamo chiaro. Se urlate, non va assolutamente bene e vi fa male alla salute, onorevole Scilipoti! Onorevole Scilipoti, la prego!

IVAN ROTA. Lei non può aprire le orecchie!

DOMENICO SCILIPOTI. Vergogna! È vergognoso! È vergognoso, signor Presidente!

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, nella diversità di atteggiamenti di questa seduta fino a questo momento è avvenuto tutto molto civilmente. Credo che abbiamo sentito ripetere una richiesta di sospensione tecnica. Penso che questo sia il momento di concedere una sospensione tecnica di dieci minuti.

PRESIDENTE. Anzitutto siamo in fase di votazione dell'emendamento Zazzera 3.12. Quindi dobbiamo concludere.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

Pag. 213

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, volevo rassicurare il capogruppo della Lega Nord Padania che anche noi non ci tiriamo indietro e andiamo avanti come se nulla fosse accaduto e le assicuro che non mi sento offeso da un minus habens. Quindi, possiamo procedere tranquillamente.
Signor Ministro, lei è passato sui giornali, sui media con un amante della poesia. Non posso immaginare che chi ama la poesia possa usare...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cambursano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, signor Ministro, intervengo per esprimere un giudizio assolutamente negativo nei confronti dell'articolo 3, che detta disposizioni in materia di personale dipendente delle fondazioni lirico-sinfoniche. Purtroppo, anche in questo caso, come è accaduto per la riforma della scuola e dell'università, la riforma che opera il Governo ha sempre lo stesso comune denominatore: blocca le assunzioni, taglio dei precari, norme restrittive in materia di lavoro e di diritti sul lavoro. I tagli consistenti...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mura.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, vi chiediamo di sopprimere questo comma perché novella il comma 5 dell'articolo 3-ter del decreto-legge 31 marzo 2005, n. 7. Dispone di fatto che a decorrere dalla data di entrata in vigore del nuovo contratto collettivo nazionale, le clausole e gli istituti dei contratti integrativi aziendali stipulati in contrasto con i principi di questi commi 2 e 4 dello stesso articolo 3-ter non possono essere applicati e vengono rinegoziati tra le parti. Sono in ogni caso nulli e non producono effetti...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Piffari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, signor Ministro, prima abbiamo parlato della musica e della lirica, di Pavarotti, che adesso ha passato il timone a Bocelli in tutto il mondo. Ma noi dobbiamo oggi anche ricordare il grande Mario, il grande maestro Mario Merola, che ha fatto conoscere tutta Napoli nel mondo ed oggi è Nino D'Angelo a portare questo timone.

PRESIDENTE. Mario Merola unisce quest'Assemblea e abbassa i toni!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, con l'emendamento Zazzera 3.12 abbiamo chiesto di sopprimere il comma 3 dell'articolo 3. Naturalmente il Governo continua a stare zitto, nonostante poi ci dica che la nostra è ostruzione.
Noi stiamo facendo proposte serie e il Governo continua a stare zitto e a non ascoltare. Non capisco quale sia la volontà di collaborazione che il Governo porta avanti o che chiede alle minoranze o quello che paventa la Lega, che ringrazia il capogruppo e tutti quanti per il lavoro svolto. Credo che in quest'Aula al pari degli altri l'Italia dei...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Messina.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, so che è difficile portare a termine un periodo in 30 secondi, ma cerchiamo di fare un ragionamento con il Ministro Bondi. Mi chiedevo come fa a non essere Pag. 214imbarazzato, quando egli dovrebbe essere il riferimento dei lavoratori dello spettacolo e vede che tutti i teatri e tutte le opere liriche d'Italia sono in sciopero contro la sua persona. Credo che sia frustrante e che sicuramente il settore andava riformato. Sicuramente andavano fatti dei tagli, ma non in questa maniera inopinata, a tutti i lavoratori precari, decurtando...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palagiano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, avevo deciso di rinunciare all'intervento, ma uso questi 30 secondi per chiederle di fare il Presidente di tutti. Probabilmente siamo tutti stanchi e anche lei è stanco. Le chiedo però di avere, in questa parte finale della discussione, maggiore attenzione. Non credo che chi è già maggioranza possa arrogarsi il diritto di essere anche prevaricante. Purtroppo, temo che questo sia avvenuto.

PRESIDENTE. Credo che la Presidenza non possa che essere d'accordo ovviamente con le sue parole, nel senso che nessuno può prevaricare nessun altro, ma il Presidente non ha potuto constatare che ciò sia accaduto e ovviamente ha fatto un richiamo generale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miglioli. Ne ha facoltà.

IVANO MIGLIOLI. Signor Presidente, signor Ministro, il Partito Democratico voterà a favore dell'emendamento in esame. D'altronde un emendamento simile, che poi abbiamo ritirato, era stato sottoscritto dal collega Boffa e prevedeva appunto di sopprimere il comma 3.
In queste ore ho ascoltato numerosi interventi, anche quelli che hanno preceduto questo voto. Credo che sia del tutto legittimo il ricorso che una forza politica, l'Italia dei Valori, ha scelto, alla forma dell'ostruzionismo: c'è una lunga storia, è un diritto, è una forma attraverso la quale si svolge il proprio ruolo di opposizione.
Il Partito Democratico ha scelto una strada diversa. Lo ha fatto alla luce del sole: nessun inciucio, nessun accordo segreto, lo ha fatto in Commissione prima e poi in Aula. Lo ha fatto confrontandosi con la maggioranza e con il Ministro, con il quale si è aperto un confronto, Ministro che anch'io ringrazio di avere fatto il suo dovere: quello di essere stato presente qui ai nostri lavori.
In quel confronto noi abbiamo posto due problemi: «no» al voto di fiducia, «sì» alla discussione nel merito. Nel merito abbiamo ottenuto modifiche migliorative, in alcuni casi importanti e significative. Io ho seguito la parte lavoristica del provvedimento in esame e sulla parte lavoristica abbiamo ridotto i tagli, le procedure contrattuali sono state modificate e migliorate, l'autonomia delle fondazioni è stata superata per alcuni vincoli coercitivi che erano stati posti. Penso anche alle proroghe.
Abbiamo fatto il nostro dovere: abbiamo ridotto il danno, abbiamo migliorato il testo. Invece dell'ostruzionismo, abbiamo scelto questa forma di fare opposizione e questo ha dato dignità al nostro lavoro e ha dato dignità al Parlamento tutto, che ha scelto anche la strada di proseguire i nostri lavori anche in seduta notturna.
Rimane il nostro giudizio negativo, rimane il nostro «no» al provvedimento. Per questo voteremo «no», ma continueremo a votare «sì» agli emendamenti concordati e continueremo a votare «sì» anche sugli emendamenti che sono stati presentati dall'Italia dei Valori che condividiamo, come in questo caso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 3.12, accettato dalla Commissione...
Chiedo scusa, a quest'ora del mattino ovviamente... La vicepresidente della Commissione, onorevole Frassinetti, mi Pag. 215ricorda che il parere della Commissione è contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 3.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 335
Votanti 321
Astenuti 14
Maggioranza 161
Hanno votato
109
Hanno votato
no 212).

Prendo atto che i deputati Andrea Orlando, Naro e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Avverto i colleghi che alle 6 e mezza faremo una pausa tecnica di 15 minuti.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 3.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi e signori del Governo, intervenire alle 6 e 06 del mattino sull'emendamento in esame mi riempie di soddisfazione.
Ciò riempie di soddisfazione chi come me ha fatto della propria attività politico-parlamentare la prima ragione nella difesa del lavoro e del lavoratori, che ho seguito in ogni posto del Paese: dalla Vinyls in Sardegna, all'Alcatel di Battipaglia, alla FIAT di Pomigliano, alla INNSE di Milano, ma era sempre davanti ai capannoni, alle fabbriche, alle industrie, in manifestazioni di sostegno ai lavoratori. Farlo qui questa mattina, alle 6,06 mi inorgoglisce, soprattutto perché mi fa ritrovare la forza di portare avanti, insieme all'Italia dei Valori, questa battaglia che per alcuni tratti si differenzia solo per il metodo rispetto al Partito Democratico, ma complessivamente, come centrosinistra, con voci diverse, con parole diverse è univoca la volontà di sostenere le ragioni del lavoro e dei lavoratori.
Fare il mio dovere, qui, alle 6,06 del mattino è una cosa abbastanza normale e, anzi, mi meraviglia il fatto che, troppo spesso, ho sentito complimenti al Ministro che sta al banco del Governo da tante ore. Probabilmente la politica aveva dimenticato il senso del lavoro, il senso del servizio.
Uno che fa il suo dovere, per quale ragione deve ricevere i complimenti? Fa il suo dovere. È così che dobbiamo fare tutti quanti. Fare il nostro dovere, non c'è bisogno di fare complimenti. Così è normale. Quindi è normale che il Ministro, rappresentando il Governo, sia presente. Tra l'altro è previsto anche per via regolamentare, per cui non si potrebbe andare avanti senza la presenza del Governo a quei banchi.
Allora perché fare tanti complimenti? Forse perché troppo spesso si è dimenticato che in questo Paese vi è gente che lavora anche in condizioni di disagio, c'è gente che lavora di notte, c'è gente che fa i turni e il fa anche a prezzi molto più bassi di quelli che riceviamo noi. Allora, per questa ragione, abituarci al lavoro, al servizio, alla disponibilità è qualcosa di utile per cui ci è servita questa nottata, soprattutto per contrastare in modo determinato questa maggioranza perché, come diceva il capogruppo della Lega Nord Padania, la maggioranza va avanti, ed è giusto che vada avanti, ha i numeri per andare avanti, è stata scelta per governare e deve andare avanti. Allo stesso modo, noi dobbiamo andare avanti nel fare opposizione, nel fare questo tipo di opposizione, su questioni sulle quali non intendiamo spostarci neanche di un millimetro, di fare sconto zero, di essere irriducibili su tali questioni, delle quali l'Italia dei Valori ha fatto la prima ragione della sua agenda politica.
Il lavoro, il lavoratore, la salvaguardia dei livelli occupazionali - e concludo in Pag. 216questo modo, Presidente - sostenendo questo emendamento con la stessa forza, anzi ricaricandoci sempre di più anche nel Paese, anche nelle piazze a sostegno del lavoro e della salvaguardia dei livelli occupazionali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, qui noi cerchiamo di limitare i danni del comma 5 perché ne togliamo una parte che dice: «sono comunque nulli e improduttivi di effetti i preaccordi e le intese non formalmente qualificabili come contratti integrativi aziendali». Le regole del gioco vengono comunque cambiate a gioco in corso, ma sono cambiate un po' meno di quanto lo sarebbe se restasse anche questa seconda parte del comma 5.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, la forte opposizione dell'Italia dei Valori è, come diceva l'onorevole Barbato giustamente, strettamente collegata al tema del lavoro. Purtroppo, questo provvedimento arriva dopo un'altra serie di provvedimenti che sono andati tutti nella direzione di bruciare posti di lavoro all'interno della pubblica amministrazione. Così cala l'efficienza, cala la qualità, cala la possibilità di queste amministrazioni di tornare a dare servizi efficienti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, signor Ministro, questo Governo sta puntando alla disinformazione e all'abbassamento del livello culturale del Paese. Invece di adottare una riforma seria delle fondazioni lirico-sinfoniche, il provvedimento ne cancella l'autonomia, che rappresenta il loro punto di forza, introducendo un centralismo ottuso e burocratico che rasenta l'autoritarismo.
Il nostro atteggiamento è di forte contrarietà, a cominciare dal titolo del provvedimento assurdo ed incongruo...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mura.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, in tempi di crisi, tutti devono accettare sacrifici, ma, la sua opinione Ministro è che per quanto riguarda le fondazioni lirico-sinfoniche gli interventi previsti non rappresentano ancora sacrifici. Lo dica ai lavoratori dello spettacolo, ma io le consiglio una cosa, si metta nei loro panni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. L'Italia dei Valori è dalla parte dei lavoratori. L'articolo 3, come i sindacati e i lavoratori hanno ben capito, mette loro le mani in tasca, cioè riduce la remunerazione di questi lavoratori, non consente le prestazioni professionali autonome, anche se, con un emendamento che abbiamo appena approvato questo divieto viene spostato di un anno. L'articolo 3...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Favia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Ministro, anche negli anni passati, non solo dall'inizio del suo Ministero, io, l'Italia dei Valori e i cittadini l'abbiamo sentita spendere parole nei confronti dell'arte, della poesia, della musica. Rincresce - e mi auguro che sia una costrizione e non una precisa sua Pag. 217volontà - il fatto di avere tagliato le risorse e di andare nella direzione della mortificazione del comparto lirico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, la riflessione svolta in quest'Aula era quella per cui, in questi momenti di grande confusione, alcuni atteggiamenti hanno creato un poco di titubanza da parte di qualcuno nel recepire alcuni messaggi. Signor Presidente, intanto le chiedo scusa per l'atteggiamento tenuto anche da parte mia, forse alzando un poco la voce, ma credo, signor Presidente, che non sia concepibile, né da parte mia...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Scilipoti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, mi spiace dirlo ma in lei dev'esserci una sorta di dottor Jekyll e Mister Hyde, rispetto all'arte e alla cultura: quando non era Ministro - come diceva qualcuno prima di me - tutelava l'arte e amava la poesia; divenuto Ministro, sembra, al contrario, non occuparsi più di tutelare l'arte, la poesia e la cultura, ma di danneggiare le fondazioni negli sprechi, danneggiare i teatri...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Messina.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente questa è stata una settimana di mobilitazione e di manifestazioni per tutti coloro che lavorano nel campo della cultura, dello spettacolo e della ricerca: tutti in piazza per manifestare contro i tagli alle risorse pubbliche, decisi non soltanto in questo decreto-legge sugli enti lirici, ma anche nella manovra finanziaria. Tale mobilitazione non si fermerà certo in questa settimana, ma andrà avanti perché al Governo viene contestato lo scarso impegno a sostenere le attività importanti per la formazione...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Evangelisti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, la maggioranza dice che va tutto bene, che i lavoratori sono contenti in riferimento al provvedimento di oggi, ma io credo che il contratto nazionale (che non si rinnova da cinque anni), il blocco delle assunzioni, i tagli, i colpi inferti ai precari e i contratti integrativi aziendali siano temi che naturalmente devono essere oggetto di osservazione da parte della maggioranza, la quale deve chiedersi se veramente tutte queste cose...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Paladini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, con questo emendamento soppressivo del secondo periodo del comma 3, di fatto vogliamo assolutamente garantire la validità dei contratti decentrati o collettivi aziendali. Abbiamo fatto i contratti, in questo momento di crisi, anche di solidarietà, pur di mantenere i posti di lavoro grazie alla contrattazione decentrata. Invece, in questo caso li usiamo al contrario: facciamo...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Piffari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, sarò brevissimo proprio per stemperare la serata...

Pag. 218

PRESIDENTE. Diciamo anche la nottata!

LUCIO BARANI. È vero. Molti sono stati gli artisti citati in questa maratona notturna dal gruppo dell'Italia dei Valori e noi, per una questione di equità e giustizia, non vorremmo fare torto a nessuno e vorremmo completare quell'elenco del gruppo dell'Italia dei Valori, ricordando anche: Gino Latilla, Tony Astarita, Carla Boni, Aurelio Fierro, Natalino Otto, Renato Carosone, Sergio Bruni, Umberto Bindi, Roberto Murolo - mi hanno scritto anche Roberto Tortoli, ma sarà un refuso -, Claudio Villa, Nilla Pizzi e, ovviamente, Domenico Modugno (Applausi).

PRESIDENTE. Concludiamo in bellezza!
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 3.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Barani, dopo il lungo elenco non riesce a votare... Onorevole Oliverio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 334
Votanti 320
Astenuti 14
Maggioranza 161
Hanno votato
109
Hanno votato
no 211).

Prendo atto che i deputati Naro e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo per una cosa piccola e banale, sulla quale abbiamo sorriso tutti, che però ha dimostrato il modo parziale con cui lei ha voluto governare quest'Aula oggi. Infatti, se lo stesso intervento lo avesse fatto l'onorevole Rota, lei lo avrebbe immediatamente ripreso (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). In questo caso, invece, ha fatto persino i complementi e ha trovato il modo di fare ciò quando è mancato in quell'elenco il riferimento a Gipo Farassino, noto leghista, ad esempio. Lei è stato parziale nella sua conduzione (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, anche se sono le 6 del mattino, non le consento di tacciare la Presidenza di parzialità. Nella pausa tecnica che tra quindici minuti ci sarà, la invito puntualmente ad andare a rivedere i verbali per vedere quante volte l'onorevole Rota, nei suoi interventi, prima che la Presidenza lo richiamasse, pur avendo fatto un intervento in dissenso dal gruppo, ha citato proverbi, cantanti, e così via.
Vi è stato un momento in cui la Presidenza ha ritenuto, ovviamente nella sua discrezionalità, di farlo. Detto ciò, non le permetto mai, assolutamente, di dare a me e agli altri Presidenti del parziale (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 3.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ha visto?

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, siccome lei è stanco come tutti noi, la Pag. 219prego di evitare. Vi sono già stati spiacevoli episodi. La stimiamo tutti per il lavoro che fa. Prego, onorevole Monai.

CARLO MONAI. Signor Presidente, fuori c'è un'alba rosata che infonde serenità: invito chiunque ne abbia bisogno, a prendere una boccata d'aria perché è salutare per tutti.
Venendo al tema, l'emendamento che stiamo sottoponendo all'attenzione dell'Aula prevede la soppressione del comma quarto, dell'articolo 3, il quale dispone che decorso il periodo di due anni dalla data di entrata in vigore del decreto, e comunque sino alla stipula del nuovo contratto collettivo nazionale, il sopra citato trattamento economico aggiuntivo - derivante, appunto, dalla contrattazione integrativa aziendale - sia ridotto del 25 per cento.
Chiediamo la soppressione di questa norma. Essa, infatti, è già stata emendata al Senato grazie ad una proposta del gruppo dell'Italia dei Valori. Nel testo del decreto-legge, così come era stato emanato, si prevedeva, infatti, una decurtazione del 50 per cento. Al Senato, quindi, il nostro gruppo è riuscito ad ottenere uno scorporo del 25 per cento e alla Camera chiediamo che vi sia un'ulteriore valutazione sulla inopportunità di queste decurtazioni, considerato che si tratta, comunque, di diritti acquisiti.
Stiamo infatti ipotizzando un intervento demolitorio di una contrattazione sindacale aziendale integrativa che già prevede un certo trattamento. Mi domando come pensi, il Governo, di poter incidere con un colpo d'ascia su queste posizioni lavorative che vedono già tutelate e retribuite alcune prestazioni sinallagmatiche.
Per questo motivo, riteniamo ci sia una violazione delle norme basilari del vivere civile e del codice civile, le quali presuppongono che in un contratto le prestazioni cosiddette sinallagmatiche debbano rimanere tali a pena di essere sbilanciate, e qui lo sarebbero per un factum principis che, più che principis, potrebbe sembrare opera di un nuovo dittatore.
Noi riteniamo che la contrattazione sindacale abbia la sua valenza e che, quindi, una volta che i contratti sono stati stipulati, fino a quando sono vigenti, debbano essere rispettati sia dalle parti che dal Governo. Viceversa, abbiamo assistito ad una sorta di compulsazione di diritti dei lavoratori che non riteniamo ammissibile e a cui va posto assolutamente rimedio.
Quello descritto era un ulteriore elemento di criticità; ne abbiamo visti tanti in questo provvedimento legislativo e chiediamo che almeno su questo piccolo, ma significativo elemento, vi sia un gesto di buona volontà da parte del Governo, il quale non deve far altro che ripristinare il principio di legalità.
In questo provvedimento, infatti, con il meccanismo della delegificazione, con la delega in bianco e con la assoluta indeterminatezza di che cosa, poi, andrà a normare il Governo, viene meno il principio della certezza del diritto e della certezza dei diritti soggettivi del lavoratore.
Al riguardo, segnalo che anche il Servizio studi della Camera aveva raccomandato l'opportunità di acquisire, da parte del Governo, una stima delle economie di spesa che sarebbero derivate dalla riduzione del 25 per cento del trattamento economico aggiuntivo, nonché i dati posti alla base di questo relativo calcolo.
Considerato che di questa sollecitazione il Governo non ha tenuto il benché minimo conto, riteniamo che un approfondimento mancato non possa che portare cautelativamente e precauzionalmente alla soppressione di questo sconto e ruberia del 25 per cento, lasciando inalterati i rapporti sinallagmatici come sono stati normati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, già al Senato, l'Italia dei Valori ha condotto una battaglia per ridurre questi tagli indiscriminati. Questa è la dimostrazione Pag. 220che l'Italia dei Valori si impegna per raggiungere gli obiettivi e non per perdere tempo. Oggi si chiede l'eliminazione anche della riduzione del 25 per cento che peraltro è in dispregio del contratto collettivo nazionale di lavoro.
Signor Ministro, si è chiesto perché tutti i lavoratori del mondo dello spettacolo ce l'hanno con lei? Perché se la sta prendendo, tagliando...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Messina. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, il nostro atteggiamento è di forte contrarietà, a cominciare dal titolo del provvedimento assurdo ed incongruo.
Ho detto prima che questo provvedimento non riguarda affatto le attività culturali ma è un testo di tagli, tutt'altro che di rilancio del settore.
Si tagli la valanga di soldi che in questi anni è andata agli amici della Protezione civile e degli appalti concessi allegramente.
Garantiamo, invece, ai lavoratori dello spettacolo, a chi fa cultura e a chi fa crescere il Paese...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mura. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, con questo emendamento noi chiediamo la soppressione del quarto comma dell'articolo 3, ciò perché troviamo davvero ingiusto che si preveda, con questo decreto-legge, la riduzione del 25 per cento del trattamento economico aggiuntivo che deriva, agli addetti del settore, dalla contrattazione integrativa aziendale.
Non si può con i dipendenti, non si può con la pubblica amministrazione, non si può con pensionati lavoratori...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Donadi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, signor Ministro, noi stiamo procedendo ad oltranza perché riteniamo doveroso difendere le sorti della cultura. Di certo non posso urlare, è questa la mia voce.
Riteniamo, infatti, che la cultura sia un valore e un fattore di sviluppo civile. Riteniamo, inoltre, che sia anche un fattore sociale perché collabora a sviluppare quella che è la coesione sociale. Essa costituisce, inoltre, un elemento...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole di Giuseppe. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, noi chiediamo con forza la soppressione di questo comma. Chi l'ha studiato? Pare sia stato il marchese del Grillo: io sono io e voi non siete... dice agli operai.
Che senso ha stracciare quello che è stata, per loro, una conquista di anni e anni di lotta?
Un conto è se, in forma di solidarietà, con tutti lavoratori, ci si riduce in percentuale, ma ridurre in modo drastico, per legge, qualcosa conquistato in anni di lotta...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Piffari. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, signor Ministro, il sistema di calcolo contributivo del trattamento pensionistico, introdotto dalla legge n. 335 del 1995, differisce notevolmente dal sistema retributivo. La prestazione pensionistica, infatti, non è legata alla retribuzione ma è vincolata alla contribuzione accreditata a favore del dipendente nell'arco dell'intera vita lavorativa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

Pag. 221

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, in quest'Aula si dice e si è detto che si fa una battaglia, come ha detto il vicepresidente, a favore dei lavoratori. Ma vorrei far riflettere su questo punto e, soprattutto, cercare di far capire come mai si fa una battaglia a favore dei lavoratori e soprattutto se questi emendamenti sono a favore dei lavoratori. Ricordo che avete creato il blocco delle assunzioni, che avete fatto dei tagli e che colpite i precari. Inoltre, non rinnovate il contratto che da cinque anni è scaduto e naturalmente non vi preoccupate...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paladini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, cari colleghi questa lunga maratona si chiama ostruzionismo. Difatti è uno strumento che ci consente la democrazia e non è masochismo. È l'attenzione che l'Italia dei Valori pone nei confronti degli operatori dei settori della cultura e della lirica. La soppressione del comma 4 dell'articolo 3 è proprio a tutela di questi lavoratori, per far sì che non si vedano tagliato il 25 per cento della loro remunerazione...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rota.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, signor Ministro, ho perso una scommessa con i miei colleghi. Avevo scommesso che lei non avrebbe resistito fino alle 6 e, invece, lei ha resistito e quindi le devo una colazione. Gradirei che lei l'accettasse - e durante la pausa gliela posso offrire - così magari riesco a convincerla a ritirare il provvedimento e così facciamo contenti i lavoratori e i suoi ...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Porcino.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, è interessante considerare che il servizio bilancio della Camera aveva chiesto anche una valutazione al Governo sugli effetti del contenzioso che poteva insorgere dalla presenza di questo tipo di articoli, perché è evidente che sorgeranno dei contenziosi.
Il Governo non ha dato risposte precise e, quindi, è pure possibile che a fronte di qualche risparmio si possano instaurare poi dei contenziosi che dureranno anni e che potrebbero persino portare, con le eventuali stime aggiuntive...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borghesi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, sui tagli alla cultura la storia insegna che i regimi non sopportano la diffusione della cultura. Non sopportano la cultura in mano al popolo perché è troppo pericolosa poiché obbliga l'individuo a valutare le cose che accadono. Più alta è la cultura dell'individuo e più questi può dare fastidio perché si sente autonomo e i regimi odiano l'autonomia del popolo perché vogliano gestire i loro sudditi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 3.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Maria Rosaria Rossi... è dinamicissima a quest'ora del mattino... onorevole Laboccetta... onorevole Reguzzoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 222
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 333
Votanti 332
Astenuti 1
Maggioranza 167
Hanno votato
124
Hanno votato
no 208).

Prendo atto che i deputati Naro e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Bocciardo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Come già annunziato, sospendo la seduta per una pausa tecnica. La seduta riprenderà alle ore 6,50.

La seduta, sospesa alle 6,35 del 24 giugno 2010, è ripresa alle 6,55.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Brambilla, Brugger, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Dal Lago, Donadi, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lo Moro, Lo Presti, Lucà, Martini, Migliavacca, Angela Napoli, Ravetto, Reguzzoni, Romani, Tabacci e Vegas sono in missione a decorrere dalla ripresa della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame articolo unico - A.C. 3552)

PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione è stato da ultimo respinto l'emendamento Zazzera 3.14.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 3.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, prendo la parola per dare una risposta al collega Laboccetta, che mi aveva chiesto la ragione per cui facciamo questa opposizione e questo ostruzionismo, ed anche per ribadire al Governo le ragioni di questa nostra denuncia in Parlamento e nel Paese.
La nostra è un'azione politica di sensibilizzazione dell'opinione pubblica rispetto a ciò che sta accadendo in questo Parlamento e a ciò che sta combinando questo Governo, oggi con riferimento al mondo della cultura e del teatro, ma, più in generale, con riferimento all'obiettivo che questo Governo si è dato: deve far quadrare i conti e li deve far pagare alla parte debole del Paese.
Questa è l'opposizione che intendiamo portare avanti e lo possiamo fare nell'unico modo possibile: far sapere ai cittadini cosa in concreto si sta approvando, ogni volta che si viene in Aula. Vogliamo far sapere ai cittadini, soprattutto, che i ministri di questo Governo contano come il «due di picche», quando la briscola è diversa da quella prefissata.

OSVALDO NAPOLI. Che cultura, ragazzi!

ANTONIO DI PIETRO. Crediamo che tutta l'operazione venga gestita dal Ministro dell'economia e delle finanze e che i ministri non abbiano più alcuna competenza a far valere ciò che serve in ciascun ministero per farlo funzionare. Riteniamo Pag. 223anche che questo Governo sia inadempiente in alcuni punti fondamentali. Mentre toglie il pane dalla bocca dei precari nel mondo della cultura, della scuola e dell'istruzione, costituisce un nuovo Ministero, che chiama Ministero per il federalismo, mentre si tratta del «Ministero per l'impunità», perché è l'unica vera ragione per cui butta via dei soldi, che possono essere utilizzati per altre ragioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Già abbiamo chiesto in altra sede, e lo ribadiamo anche qui: vorremmo capire qual è la ragione per cui vi è bisogno di nominare il Ministro Brancher per fare quello che dovrebbero già fare altri quattro ministri, a cominciare da Bossi, Calderoli ed altri, e poi si vengono a togliere i soldi a persone che già sono in precarie condizioni e che non hanno lo stipendio per arrivare a fine mese.
Vogliamo far sapere questo all'opinione pubblica, oggi con riferimento a questo provvedimento, domani, quando arriverà in Aula, con riferimento al provvedimento che riguarda la manovra economica, e poi, ancora, quando arriverà il provvedimento sulle intercettazioni telefoniche e quando arriveranno gli altri provvedimenti, che, ancora una volta, in grave conflitto di interessi, vengono portati avanti.
Proprio ieri, in Aula, abbiamo rivolto un'interrogazione urgente al Presidente del Consiglio per sapere, visto che vuole far quadrare i conti, qual è la ragione per cui prende i soldi dalle fasce più deboli del Paese e poi insiste nel voler pagare solo l'1 per cento di provvigione allo Stato in relazione alle concessioni televisive che egli detiene, proprio egli stesso, in pieno conflitto di interessi. Proprio ieri abbiamo chiesto al Presidente del Consiglio Berlusconi per quale ragione abbia emanato un provvedimento con cui ha favorito i produttori di decoder digitali, ben sapendo che proprio Mediaset è il principale beneficiario di quei...

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, la prego di concludere. Ha trenta secondi.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, la ringrazio, perché è sempre molto attento e mi aiuta a concludere. La nostra proposta è una sola, che ribadiremo ogni volta che prenderemo la parola: volete che ritiriamo gli emendamenti? Ritirate il Ministro Brancher da quella funzione, che gli assicura solo l'impunità (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, quanto tempo ho?

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, ha trenta secondi.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, intervengo per ribadire lo stesso concetto del presidente Di Pietro. Si procede a una spesa inutile: il Ministero presieduto dal Ministro Brancher costerà circa un milione di euro, mentre con il provvedimento di oggi si spendono 240 milioni di euro per tutto l'anno. Tante gocce inutili potrebbero servire per...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Ministro Bondi, normare per decreto, quando da anni viene sollecitata l'organica riforma del settore lirico-sinfonico, è inaccettabile, sia per l'Italia dei Valori sia per le maestranze del settore sia per i sindacati che le rappresentano, e non rappresenta la strada giusta per giungere a risultati equilibrati e duraturi.
Sarebbe stata proficua una concertazione con le forze sindacali del settore e un ampio dibattito parlamentare, piuttosto che un iter legislativo frettoloso...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palagiano. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

Pag. 224

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo di sopprimere le parole «atteso lo stato di crisi», perché quest'ultimo lascia sottintendere che bisognerebbe dare un vantaggio al personale delle fondazioni lirico-sinfoniche. Invece, guarda caso, proprio questo comma si riferisce alla riduzione del 25 per cento dei dipendenti delle fondazioni medesime nel periodo nel quale il trattamento economico aggiuntivo derivante dalla contrattazione...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Porcino. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, lo abbiamo detto in più di un'occasione, a più riprese: siamo d'accordo con la necessità di un intervento nel settore e con la necessità di una riforma delle fondazioni liriche, soltanto che contestiamo questo provvedimento per ragioni di metodo e per questioni di merito. Infatti, questo segnale forte andava dato, e forse non soltanto al comparto della lirica e dei teatri. Forse...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Evangelisti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, stiamo parlando di un emendamento che complessivamente non ci piace, perché cambia le regole del gioco e riduce di un quarto, non del 5 o del 10 per cento, ma di un quarto secco, il trattamento economico aggiuntivo derivante dalla contrattazione integrativa.
Quindi abbiamo una serie di emendamenti che cercano di correggere questo cambio delle regole del gioco.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Ministro, che dire? Si taglia a chi già ha poco, si toglie a chi fa fatica a far quadrare i propri conti, poi però si sperpera a vantaggio di chi ha già molto ricevuto. Quando si parla di chi ha molto ricevuto da parte della collettività penso al nuovo Ministro, un Ministro che non serviva, Aldo Brancher, e vorremmo capire come mai questo Governo continua...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, l'accesso ai trattamenti per i destinatari del sistema contributivo è condizionato alla maturazione dell'età minima di 57 anni, fatte salve alcune eccezioni. Il valore della coefficienza di trasformazione è legato all'età posseduta che aumenta al crescere della stessa. Più specificamente, si considera il limite inferiore di 57 anni per arrivare ad un valore massimo di coefficienza in corrispondenza dei 65 anni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, voglio far notare al Ministro Bondi che mentre Obama e lo stesso Nick Clegg, il Vicepremier inglese, investono nella cultura e nella formazione riconoscendo il valore dell'una e dall'altra, il nostro Paese le penalizza entrambe. Signor Ministro, la conoscenza sicuramente non produce beni tangibili, ma aumenta la capacità critica dei cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, con questo articolo 3 si prevede anche in caso di costituzione di corpi artistici in forma organizzata di cui all'articolo 23, comma 2, del decreto legislativo Pag. 225n. 367 del 1996, l'impegno a riconoscere all'ente i vantaggi economici di cui alla lettera c) del medesimo comma, che è condizione necessaria ai fini dell'autorizzazione da parte del consiglio di amministrazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, in realtà questo emendamento ha un che di provocatorio se vi siete resi conto, perché si chiede l'abolizione dell'inciso: «atteso lo stato di crisi». Siamo convinti infatti che basti un colpo di penna o un colpo di bacchetta magica perché la crisi non vi sia più ed oggi, guardate bene, questo emendamento cade ad un anno esatto dalle dichiarazioni che Berlusconi ha reso in conferenza stampa proprio sul decreto-legge anticrisi quando diceva che è colpa della stampa se la crisi...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, intervengo per insistere nell'accoglimento del nostro emendamento che ancora una volta contribuisce in via emendativa e migliorativa a qualificare il provvedimento oggetto di esame da parte dell'Assemblea. Ancora una volta è incomprensibile perché ci si arrocchi in posizioni di diniego di accoglimento di qualunque nostra proposta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 3.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cosenza, Romele, Porcino, Mura, Lupi, Motta, Antonino Foti, Bratti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 349
Votanti 332
Astenuti 17
Maggioranza 167
Hanno votato
135
Hanno votato
no 197).

Prendo atto che la deputata Castiello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario, che i deputati Naro e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Genovese ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo all'emendamento Giorgio Merlo 3.65.

PAOLA FRASSINETTI, Vicepresidente della VII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI, Vicepresidente della VII Commissione. Signor Presidente, vi è una proposta di riformulazione con parere favorevole dell'emendamento Giorgio Merlo 3.65 che assorbirebbe anche l'emendamento Zazzera 3.18. Conseguentemente leggo ora la riformulazione: al comma 4, sostituire le parola da: «il trattamento economico aggiuntivo» fino alla fine del comma, con le seguenti: «eventuali trattamenti economici aggiuntivi sono riconosciuti solo in caso di pareggio di bilancio, fatti salvi i diritti acquisiti».

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, nel sottoscrivere questo nuovo testo così riformulato accetto la riformulazione e voglio dire che questa riformulazione è frutto di una battaglia e di una discussione di merito riformista che ha a cuore i diritti dei lavoratori, perché ci siamo trovati con un testo che è partito pensando di diminuire le protezioni...

Pag. 226

PRESIDENTE. Onorevole Damiano, le chiedo la cortesia di dirci se accetta la riformulazione poi potrà intervenire sull'emendamento, così intanto acquisiamo anche il parere del Governo.

CESARE DAMIANO. Accettiamo la riformulazione.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

SANDRO BONDI, Ministro per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, il parere del Governo sulla proposta di riformulazione è favorevole.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, può darsi che abbia capito male, può darsi che non sia più tanto lucido però ho sentito la vicepresidente della Commissione parlare di riformulazione: vorrei quindi sapere a chi si può intestare o imputare questo che, di fatto, diventa un nuovo emendamento.

PRESIDENTE. Ritengo che l'onorevole Frassinetti abbia parlato a nome della Commissione.

PAOLA FRASSINETTI, Vicepresidente della VII Commissione. Signor Presidente, è un nuovo emendamento.

PRESIDENTE. Parla a nome della Commissione?

PAOLA FRASSINETTI, Vicepresidente della VII Commissione. Sì.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Chiediamo una breve sospensione per poter formulare un subemendamento.

PRESIDENTE. Ma si tratta di una riformulazione.

FABIO EVANGELISTI. Ora non si cambiano più le carte! È un nuovo emendamento!

PRESIDENTE. Chiedo scusa, non è un nuovo emendamento ma è una riformulazione che assorbe, tra l'altro, l'emendamento dell'onorevole Zazzera.

FABIO EVANGELISTI. Vogliamo i tempi per presentare il subemendamento!

PRESIDENTE. Chiedo scusa, ma per le riformulazioni non è prevista la presentazione di subemendamenti: è una riformulazione e ciò non è previsto.

FABIO EVANGELISTI. Ha detto che è un nuovo emendamento!

PRESIDENTE. Chiedo scusa, se riprendiamo il resoconto stenografico ha parlato di riformulazione all'inizio? Chiedo scusa, vogliamo chiarire: è una riformulazione o no?

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor presidente, se è possibile le chiedo questo in modo tale da non fare nulla che vada contro il Regolamento.
Se si tratta di una nuova formulazione, è evidente che bisogna dare un tempo limitato per presentare subemendamenti. Diversamente, se è una riformulazione - come a me pare - dell'emendamento si procede alla discussione e al voto.

Pag. 227

PAOLA FRASSINETTI, Vicepresidente della VII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI, Vicepresidente della VII Commissione. Signor Presidente, capisco che ci sia un preconcetto di fondo, ma avevo concordato anche con il rappresentante dell'Italia dei Valori (infatti c'è stato l'assorbimento del suo emendamento) che si trattava di una riformulazione. Quindi, scusate l'ora tarda, ma si tratta di una riformulazione.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, rilegga il resoconto stenografico!

PRESIDENTE. Scusate, colleghi, io non voglio dare un'interpretazione diversa di quanto accaduto. Non ho capito se a questo punto volete rinunciare alla riformulazione.
Sospendo la seduta per cinque minuti, affinché si possa riunire il Comitato dei nove.

La seduta, sospesa alle 7,15, è ripresa alle 7,30.

PRESIDENTE. Avverto che è stato presentato l'emendamento 3.110 della Commissione, che è in distribuzione, e con riferimento al quale il termine per la presentazione di subemendamenti è fissato per le ore 8.
Dobbiamo pertanto accantonare tutti gli emendamenti riferiti al comma 4 dell'articolo 3.
Passiamo, quindi, all'emendamento Gatti 3.69.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Schirru. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento! Signor Presidente!

AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, l'articolo 3 reca disposizioni in materia di personale...

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, forse non ci siamo intesi prima. Credo che ci si trovi davanti ad una nuova formulazione del precedente emendamento presentato dal Partito Democratico. Di fronte ad un nuovo emendamento si apre una condizione nuova nell'Assemblea, che richiede non solo una discussione, ma anche tempi diversi da quelli che ci eravamo dati.
È chiaro che se si prevede un tempo per i subemendamenti, è del tutto evidente che questi possono essere infiniti. Da questo punto di vista, tutto è lecito, ma allora chiedo alla Commissione e agli uffici di garantire che si tratti, ove così interpretato, non già di una riformulazione, ma di un nuovo emendamento. In tal caso, solleciterei la Commissione a non presentarlo e ad attenersi al testo precedente dell'emendamento del Partito Democratico, Giorgio Merlo 3.65 (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, è stato presentato un nuovo emendamento sul quale deve decidere la Commissione, non la Presidenza...

PAOLA FRASSINETTI, Vicepresidente della VII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI, Vicepresidente della VII Commissione. Signor Presidente, ritiro l'emendamento della Commissione 3.110 (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Quindi, rimane l'emendamento Giorgio Merlo 3.65.

PRESIDENTE. Rimane l'emendamento Giorgio Merlo 3.65 nella sua formulazione originaria?

Pag. 228

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, credo che sarebbe giusto normale e corretto, nel momento in cui...

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Perché adesso sta intervenendo Evangelisti? Adesso basta!

FABIO EVANGELISTI. Ma come «adesso basta»? Signor Presidente, ho chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori. Reguzzoni, decidi tu o il Presidente?

PRESIDENTE. Prego, onorevole Evangelisti, prosegua.

FABIO EVANGELISTI. Credo che l'obiezione che ho fatto prima è che, affinché ci possa essere un emendamento nuovo, una riformulazione, un qualche atto della Commissione, quanto meno sarebbe «logico» (non voglio usare altre espressioni) riunire, seppur brevemente, il Comitato dei nove. Adesso, in presenza di un emendamento della Commissione 3.110 già in distribuzione, si alza la vicepresidente della Commissione stessa e dice che lei lo ritira senza aver consultato il Comitato dei nove. Quindi, questo mi sembra quantomeno anomalo. Pertanto, le chiedo lumi su questo punto in primo luogo. Prima mi risponda a questa domanda, poi gliene rivolgo subito un'altra.

PRESIDENTE. Onorevole Frassinetti, ha ritirato l'emendamento 3.110 a nome della Commissione?

PAOLA FRASSINETTI, Vicepresidente della VII Commissione. Signor Presidente, è stato discusso in Commissione, quindi questa scelta è frutto di un dibattito in Commissione.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, facciamo nostro l'emendamento 3.110 della Commissione.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, gli emendamenti della Commissione non possono essere fatti propri dai gruppi.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, se un emendamento nasce come emendamento della Commissione, solo riunendo la Commissione si può procedere al suo ritiro. Mi sembra elementare. La Commissione va convocata secondo i modi e i tempi normali e non può essere convocata in questo modo.

PRESIDENTE. La situazione è la seguente. Quell'emendamento è stato legittimamente ritirato, in quanto a nome della Commissione, e si ritorna alla votazione dell'emendamento Giorgio Merlo 3.65, senza alcuna riformulazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Damiano. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, ritenevo che in quest'Aula fosse all'attenzione di tutti la condizione dei lavoratori, ma vedo che le questioni procedurali sono più importanti del benessere dei lavoratori e questo credo che sia molto, molto, molto grave (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico, e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Unione di Centro). Perlomeno, non si speculi sulla pelle dei lavoratori (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Unione di Centro) e noi siamo orgogliosi come Partito Democratico di aver presentato un emendamento che ha lo scopo di migliorare la condizione dei lavoratori e di impedire che si arrivi a Pag. 229decurtare il salario della contrattazione aziendale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Dato che in Commissione si è raggiunto un accordo unanime, vuol dire che c'è stata attenzione alla condizione materiale dei lavoratori. «Giocare» con questioni procedurali, non credo che sia assolutamente adatto al problema che stiamo affrontando.
Abbiamo risolto i nostri problemi e credo che si tratti di ricordare questo: eravamo partiti con l'obiettivo della sostenibilità finanziaria delle fondazioni lirico-sinfoniche con una proposta che poteva decurtare il salario di produttività alla contrattazione aziendale prima fino al 50 per cento e poi al 25 per cento. Con l'emendamento al nostro esame, facciamo salva la condizione esistente e, quindi, possiamo con tutta tranquillità dire a quei lavoratori che i diritti acquisiti sono salvaguardati.
È un punto politico molto importante che fa salvo il principio del diritto autonomo alla contrattazione decentrata e, al tempo stesso, si fa carico del problema del futuro equilibrio finanziario. Il fatto che le future erogazioni siano collegate soltanto al pareggio di bilancio è la miglior modalità per affermare che noi stimoliamo il buon comportamento, il comportamento virtuoso delle fondazioni, e che leghiamo le future erogazioni salariali, fatte salve le condizioni in essere, soltanto al raggiungimento di determinati obiettivi. È la miglior formulazione possibile per affermare che c'è una partecipazione allo sforzo del pareggio da parte dei lavoratori e delle fondazioni in una logica di concertazione positiva.
Ritengo che l'emendamento al nostro esame, accettato dalla Commissione, rappresenti un punto importante di salvaguardia e fa onore a questo Parlamento, nella difficile discussione in atto, di aver fissato un punto che fa sì che i lavoratori abbiano la tranquillità della loro condizione in essere.
Quindi, invito tutti a votare a favore, convintamente, questo emendamento che fa compiere un passo avanti importante alla nostra discussione e dimostra che, quando ci confrontiamo sui contenuti, sul merito, e facciamo prevalere l'interesse dei lavoratori, come in questo caso, qualsiasi questione politico ideologica viene superata perché guardiamo al bene dei lavoratori e all'interesse collettivo del Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, non credo che ci possa essere qualcuno che difende più o meno gli interessi dei lavoratori (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Infatti, noi siamo qui, da questa notte, siamo rimasti in Aula chiedendo un dibattito al Parlamento proprio per difendere i diritti dei lavoratori del comparto dello spettacolo.
Mi meraviglio perché non ricordo di aver visto l'onorevole Damiano questa notte, qui, a difendere gli interessi dei lavoratori; l'onorevole Damiano è venuto solo alle 7 e un quarto di questa mattina durante la discussione dell'emendamento al nostro esame (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
L'emendamento Giorgio Merlo 3.65 è da noi condiviso nel merito, in quanto, vogliamo ribadirlo, non abbiamo pregiudizi nei confronti delle cose che sono buone nell'interesse del bene comune e dei lavoratori. Oltre a questo vi è un emendamento che riguarda i diritti acquisiti dei lavoratori, presentato dall'Italia dei di Valori, e invito l'onorevole Damiano a sostenerlo ed a votare a favore, proprio perché difende gli interessi di quei lavoratori. Noi siamo qui per farlo.
La differenza è che noi lo facciamo dall'opposizione e riteniamo che con questo Governo i diritti dei lavoratori non si possono difendere, perché questo Governo non li difende e non li difende neanche questo decreto-legge che sarà dichiarato incostituzionale e che noi ci auguriamo non sia approvato entro il 29 giugno al Senato, in modo da decadere. In questo modo, noi difenderemo veramente gli interessi Pag. 230dei lavoratori e ricominceremo ad aprire una discussione seria sul comparto dello spettacolo e dell'offerta culturale.
L'Italia dei Valori, ripeto, voterà a favore dell'emendamento Giorgio Merlo 3.65, che fa scomparire la decurtazione del 25 per cento per la contrattazione aggiuntiva. Voglio ricordare che un emendamento presentato dall'Italia dei Valori al Senato ha fatto ridurre la decurtazione della contrattazione aggiuntiva. Quindi, difendiamo alla stessa maniera, da una parte e dall'altra, gli interessi dei lavoratori. Non credo che ci sia qualcuno che intenda non difendere gli interessi dei lavoratori. Siamo qui, anche abbastanza stanchi, ma vogliamo continuare ad andare avanti per avere l'opportunità di confrontarci nel merito delle questioni.
Nel merito della questione voglio invitare il Governo a sostenere questo importante emendamento che consegna maggiore serenità a chi lavora nel mondo dello spettacolo, perché ritengo che anche il Governo faccia gli interessi dei lavoratori, in quanto non può fare diversamente, e lo invito a sostenere anche l'emendamento successivo, Zazzera 3.16, presentato dall'Italia dei Valori, che riguarda i diritti acquisiti.
In questo modo stiamo dando un contributo ad un provvedimento che, come diceva anche lo stesso Ministro Bondi, rispetto all'inizio, rispetto a quando è stato emanato dal Consiglio dei ministri, ha subìto una serie di modifiche, è migliorato. Contestiamo ovviamente la procedura, l'uso della decretazione d'urgenza e la delegificazione.
Riteniamo che su provvedimenti così importanti che riguardano materie di diritto del lavoro e che intervengono sulla contrattazione collettiva nazionale sarebbe stato più opportuno un disegno di legge ordinario, sarebbe stata più opportuna una discussione più approfondita; sarebbe stato più opportuno, altresì, non discutere di questo provvedimento in soli due giorni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciocchetti. Ne ha facoltà.

LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, intervengo anche per ristabilire la verità. Anche questo emendamento è stato discusso in seno a due Comitati dei nove ieri mattina alle ore 9 e poi alle 13,30. Aveva registrato anche un confronto con il Governo nella serata precedente subito dopo la discussione sulle linee generali ed era una delle questioni che, insieme all'emendamento Zazzera 3.18, il gruppo dell'Italia dei valori aveva posto al fine di giungere ad una intesa in sede di Comitato dei nove.
Visto che siamo stati per 24 ore seduti intorno al banco del Comitato dei nove e siamo stati qui attaccati l'uno accanto all'altro durante tutta la notte ed abbiamo avuto modo di consultarci continuamente, si era trovata una intesa complessiva di tutta la Commissione. Ma tale intesa su quel testo la si voleva strumentalizzare per presentare chissà quanti nuovi subemendamenti.
Per tale motivo, la Commissione, tutti i colleghi che sono stati qui tutte queste ore, hanno ritenuto giusto delegare il vicepresidente Frassinetti a ritirare quell'emendamento della Commissione che tentava di costruire un'ipotesi, sicuramente positiva, che tutelava davvero i lavoratori e che completava un percorso di modifica che è stato fatto nel corso del lavoro svolto in Commissione nel corso di questi giorni e che ha fatto registrare la condivisione delle forze di maggioranza, di quelle di opposizione e del Governo in modo da dare una risposta ad una delle questioni più forti poste dalle proteste di questi giorni.
Sinceramente, chi sta qui per fare un'opposizione costruttiva non fa quello che ha fatto in questo momento il gruppo dell'Italia dei valori, cioè quello di non consentire di votare davvero un testo che poteva dare una risposta complessiva ad un problema che è stato solo strumentalmente posto (ce ne siamo accorti finalmente in questo momento).
Noi abbiamo svolto insieme ai colleghi del Partito Democratico una opposizione costruttiva per tentare davvero di modificare questo provvedimento ed aiutare il Pag. 231Governo e la maggioranza a trovare una soluzione che desse una risposta positiva alle esigenze poste dai lavoratori.
Questa è la realtà e la storia che si è compiuta di un Comitato dei nove che di fatto è stato riunito permanentemente durante questa notte, che ha tentato anche di trovare nella progressione del lavoro delle soluzioni che potessero dare delle risposte importanti e positive al di là della strumentalizzazione politica che si è voluta fare intorno a questo provvedimento.
Chiaramente, in conclusione, chiedo di sottoscrivere l'emendamento in esame, Giorgio Merlo 3.65, su cui la Commissione e il Governo hanno già espresso parere favorevole. Esprimo, a nome del gruppo UdC, un orientamento favorevole su questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche se brevemente questo passaggio va sottolineato. Nel merito anche noi del PdL sottoscriviamo, io personalmente, l'emendamento in esame perché la ricostruzione testè fatta dall'onorevole Ciocchetti storicamente fotografa quello che è avvenuto in Aula.
Su un punto delicatissimo, sul quale soltanto la sensibilità del Governo e della maggioranza erano riusciti a trovare un momento di sintesi, quest'ultimo è stato usato strumentalmente dall'Italia dei Valori per creare una condizione di aggancio al fine di presentare ulteriori proposte emendative sulla pelle di quei lavoratori, che loro dicono di difendere; ciò, invece, serviva loro a tirare avanti con questa forma di rappresentazione scenica, visto il tema del provvedimento, che loro stanno facendo in nome di quei lavoratori che questo provvedimento difende e rilancia.
Pertanto, a nome del gruppo del PdL, noi voteremo convintamente l'emendamento in esame perché riteniamo che non soltanto nel merito bisogna essere d'accordo ma anche nel metodo quando si sta all'interno di un consesso parlamentare, di un Comitato dei nove, e si raggiunge un accordo. Tale accordo poi non lo si può usare strumentalmente per le proprie battaglie di retroguardia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, anch'io intervengo per chiedere di apporre la mia firma su questo emendamento. Il partito dell'Italia dei valori per 16 ore ha continuato a dire che loro sono per difendere i diritti dei lavoratori; in realtà, nel momento in cui avevano la possibilità, anche perché avevamo contrattato, eravamo tutti d'accordo, l'onorevole Zazzera ha detto chiaramente che lui e tutto il suo partito sono interessati soltanto a far decadere il decreto-legge.
Allora, è chiaro ed evidente che a loro non interessa nulla dei lavoratori, a loro interessa soltanto rendersi visibili; infatti, anche l'onorevole Evangelisti ha detto che loro hanno Radio radicale che li rende presenti sul territorio con i cittadini. È chiaro allora che a loro per tutta la notte non è interessato nulla, né la questione della cultura, infatti hanno dimostrato di non avere affatto cultura, hanno fatto tutta una serie di errori: i congiuntivi non sanno neanche che cosa siano, e vengono a parlare di cultura! A loro non interessa la cultura, non interessa il teatro, non interessa la lirica. Per loro la lirica è soltanto qualche opera, o, ad esempio, Bocelli: se quella è tutta la lirica! Noi abbiamo una storia secolare di lirica che voi non conoscete! Siete asini in materia di lirica (Commenti)! Noi siamo qui perché ci teniamo alla cultura e ai lavoratori. Noi vogliamo sottoscrivere questo emendamento proprio perché noi ci teniamo ai lavoratori. Ciò tutti i cittadini del nord, del sud, del centro, lo devono sapere. All'Italia dei valori non interessa nulla dell'operaio, del lavoratore. In questa sede, invece, c'è l'interesse per i lavoratori.

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PIERFELICE ZAZZERA. Viva l'Italia unita!

PAOLA GOISIS. I gruppi del Popolo della Libertà, della Lega Nord Padania e del Partito Democratico, lo avevamo concordato insieme. Voi siete dei traditori!

CARLO MONAI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, perché o l'italiano è una lingua ufficiale che tutti conosciamo oppure sono io che non capisco. Dico ciò perché l'emendamento che stiamo discutendo, Giorgio Merlo 3.65, dice sostanzialmente questa cosa: se c'è un violoncellista che guadagna 800 euro come trattamento integrativo aziendale con l'emendamento in esame...

PRESIDENTE. Onorevole, lei sta intervenendo sul merito dell'emendamento, non sull'ordine dei lavori! Abbia pazienza!

CARLO MONAI. Presidente, bisogna chiarire cosa stiamo discutendo. È un chiarimento. Poiché il concetto è che mentre il testo base prevede che comunque il 75 per cento di questo emolumento venga garantito al lavoratore, con l'emendamento in esame c'è l'aleatorietà di tutto l'incremento, cioè condizionato al pareggio di bilancio.
Per cui, poiché queste fondazioni sono in perdita, il dipendente perderà tutto, mentre almeno in questo caso garantiamo il 75 per cento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, chi mi ha preceduto ha posto una certa questione. Il nostro emendamento - anche se devo rilevare che la Commissione aveva svolto un lavoro migliore, che si poteva accogliere, se si voleva il bene dei lavoratori, perché avrebbe reso le cose ancora più lisce - va nel senso di garantire la situazione attuale fino al momento della firma del contratto nazionale e dei conseguenti contratti...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lenzi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, vorrei solo evidenziare che, con la seguente formulazione dell'emendamento Giorgio Merlo 3.65, si toglie la certezza del 75 per cento di questo trattamento economico integrativo, perché la condizione del pareggio di bilancio è inarrivabile. Poiché stiamo parlando di enti in crisi, non vi saranno pareggi di bilancio e, quindi, i lavoratori perderanno il 100 per cento di questo emolumento, grazie all'emendamento del PD.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, il gruppo dell'Italia dei Valori è dalla parte dei lavoratori del teatro della lirica: lo è stato ieri, questa notte e, fortunatamente, lo è ancora adesso. È per questo che continuiamo a fare semplicemente quello che abbiamo iniziato a fare dall'inizio dell'esame di questo provvedimento: continuiamo ad opporci con gli strumenti a nostra disposizione ad un provvedimento che non condividiamo e che riteniamo deleterio. Continuiamo a sostenere i nostri emendamenti...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mura.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, credo che quando si parla di lavoratori dovremmo tutti svolgere una riflessione Pag. 233molto importante. Come ha sostenuto l'amico Monai, ritengo che quest'emendamento possa determinare delle conseguenze svantaggiose e, quindi, pregherei di esaminarlo bene; molto spesso, invece di creare qualcosa di positivo, produciamo effetti negativi per chi lavora.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, la riflessione del collega Monai è di buon senso, perché segnala una svista all'interno di questi emendamenti di cui tutti dovrebbero prendere coscienza e contestualmente tutti insieme dovremmo cercare di correggere l'errore. Questa è la segnalazione del gruppo dell'Italia dei Valori: tutelare sempre l'interesse della collettività e dei cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, se davvero non vi fosse stata la malafede ed il pregiudizio, quell'emendamento della Commissione l'avremmo votato, cosa che, invece, non faremo rispetto a quello in esame, perché mette in discussione non il 25 per cento, ma il 100 per cento, poiché soltanto due fondazioni conseguiranno in Italia il pareggio di bilancio e potranno andare avanti in questa direzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, capisco che, a volte, ci si possa incartare su questioni di posizione, ma magari ci siamo distratti dalla pausa della brioche e del cappuccino della mattinata. Dopo gli annunci di disponibilità e di attenzione nei confronti dei lavoratori, dovreste ammettere di aver sbagliato e sarebbe opportuno ritirare l'emendamento oppure votare contro, sarebbe comunque il minore dei mali...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Piffari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, signori colleghi, il gruppo Italia dei Valori non saprà i congiuntivi ma conosce l'italiano e quindi, proprio a tutela dei lavoratori, come ho sentito affermare dall'onorevole Damiano al tavolo del Comitato dei nove, rileggete questo emendamento, per favore, è peggiorativo rispetto alla certezza di una decurtazione del 25 per cento.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rota.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, se fossi un lavoratore di una fondazione lirica preferirei avere il 75 per cento certo che il 100 per cento incerto, perché è quasi sicuramente impossibile che ciò avvenga per l'endemica situazione di deficit di queste fondazioni. Vi prego, se davvero tenete ai lavoratori, fermatevi un attimo e modificatelo per precisarlo. Noi siamo disponibili a votarlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, l'emendamento Giorgio Merlo 3.65 afferma: «eventuali trattamenti economici aggiuntivi, sono riconosciuti solo in caso di pareggio di bilancio». Quindi, in assenza di pareggio di bilancio, non saranno mai riconosciuti ed è questo il peggioramento. Inoltre, onorevole Damiano, l'emendamento Zazzera 3.18, che fa riferimento alla salvezza dei diritti acquisiti, lo abbiamo scritto noi...

Pag. 234

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cambursano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, credo sia umano, dopo un'intera notte a discutere, che un emendamento possa sfuggire nella sua esatta valutazione. Noi invitiamo il Partito Democratico, nonché la Commissione, a riflettere se si possa modificare in qualche modo questo intervento e, proprio perché vogliamo venire incontro realmente ai lavoratori, assicuriamo che...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. Presidente...

PRESIDENTE. Gli interventi sono tutti uguali.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi scusi, c'è confusione e siamo stanchi. Credo che il collega Di Pietro stesse terminando il suo intervento, con una proposta. Forse vale la pena ascoltarlo, se lei lo ritiene.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, vorrei solo segnalare la disponibilità dell'Italia dei Valori a non presentare subemendamenti se viene approvata quella proposta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, sarebbe opportuno fermarsi un attimo senza tensioni per valutare l'impatto negativo di questo emendamento ed eventualmente chiedere ai colleghi del Partito Democratico di ritirarlo, se non c'è la disponibilità della maggioranza, perché è peggiorativo degli interessi dei lavoratori, in quanto l'integrazione sarà dovuta solo nei confronti delle fondazioni con il bilancio in pareggio, mentre, se lo si ritira, sarà dovuto il 75 per cento a tutti. Facciamoci con calma carico...

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, credo sia utile che tutti mantengano la calma cercando di raccogliere ciò che costruttivamente emerge nel corso della seduta. Mi pare di aver capito che l'onorevole Di Pietro ha detto che, qualora la Commissione dovesse ripresentare l'emendamento originario, che era stato ritirato perché sembrava vi potessero essere subemendamenti, sarebbero disponibili a votarlo, senza presentare ulteriori proposte emendative.
Questo significa esplicitamente che l'onorevole Di Pietro rinuncia ai tempi per la presentazione dei subemendamenti, e quindi si può andare direttamente al voto dell'emendamento.
Parliamoci chiaramente. Per noi il problema è se si apre la battaglia sui subemendamenti (legittima per voi). Se quello che ho inteso è questo, per quanto riguarda il Partito Democratico si può tornare all'emendamento 3.110 della Commissione che non necessita neanche della valutazione del Comitato dei nove, perché era già stato elaborato. Si può votare direttamente quell'emendamento, che assorbe due altri emendamenti che erano stati presentati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

Pag. 235

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, la Commissione (o chi per essa) aveva presentato l'emendamento 3.110. Giusto? Se viene riproposto questo emendamento noi ci impegniamo a non presentare subemendamenti e a non chiedere i relativi termini, dunque a votarlo immediatamente.
Preannunziamo da subito che voteremo a favore dell'emendamento della Commissione. Lo voteremo perché ci rendiamo conto che quello che stavamo per votare è peggiorativo rispetto a quanto sta succedendo. Siccome abbiamo passato una notte a difendere i lavoratori, vogliamo prenderci questa responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la vicepresidente della VII Commissione, onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
Ricordo che l'emendamento in questione è il 3.110 della Commissione, che era stato presentato e poi ritirato.

PAOLA FRASSINETTI, Vicepresidente della VII Commissione. Signor Presidente, alla luce di questa proposta dell'onorevole Di Pietro, fermo restando che non ci debbono essere subemendamenti e nessuna altra sospensione, concordiamo sulla ripresentazione dell'emendamento in questione, però a queste condizioni e con la votazione immediata.

PRESIDENTE. Colleghi, fermo restando che eravamo sull'emendamento Giorgio Merlo 3.65, ricordo che l'emendamento 3.110 della Commissione naturalmente va votato prima di quell'emendamento, che naturalmente poi sarebbe precluso insieme a qualche altro emendamento, precisamente agli emendamenti Zazzera 3.16, 3.17 e 3.18. Chiedo il parere del rappresentante del Governo.

SANDRO BONDI, Ministro per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, il Governo accetta l'emendamento 3.110 della Commissione.

PRESIDENTE. Ricordo il contenuto dell'emendamento 3.110 della Commissione: Al comma 4 sostituire le parole da «il trattamento economico aggiuntivo» fino alla fine del comma, con le seguenti: «eventuali trattamenti economici aggiuntivi sono riconosciuti solo in caso di pareggio di bilancio, fatti salvi i diritti acquisiti».
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.110 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Giammanco, onorevole Cristaldi, onorevole Iannarilli, onorevole Grassi, onorevole Traversa, onorevole Giro, onorevole Armosino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia - Applausi).

(Presenti e votanti 379
Maggioranza 190
Hanno votato
377
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che il deputato Galletti ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Avverto che a seguito dell'approvazione dell'emendamento 3.110 della Commissione risultano preclusi, come avevo già preannunciato, gli emendamenti Giorgio Merlo 3.65 e Zazzera 3.16 e 3.17. Inoltre, è assorbito l'emendamento Zazzera 3.18.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gatti 3.69.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Schirru. Ne ha facoltà.

AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, intervengo per chiedere al rappresentante del Governo e al Ministro l'accoglimento di questo emendamento che si propone di sostituire al comma 5 dell'articolo 3 le Pag. 236disposizioni in materia di personale. Il comma 5 prevede che, fatte salve alcune professionalità, è fatto divieto per tutto l'anno 2011 di assumere personale a tempo indeterminato, e solo dal 2012 è consentita l'assunzione per la sostituzione (il cosiddetto problema del turnover).
Vengono imposti poi dei limiti anche alle assunzioni a tempo determinato e si sospendono addirittura le procedure concorsuali in corso. Così come è scritta tale disposizione crea delle grosse preoccupazioni e soprattutto delle difficoltà alle piccole fondazioni.
Si mette a rischio addirittura la sopravvivenza e la stessa produzione artistica. Noi vi proponiamo quindi con questo emendamento di dare l'opportunità alle fondazioni liriche di procedere alle assunzioni soprattutto per stabilizzare il personale precario, naturalmente previa autorizzazione del Ministro per i beni e le attività culturali, quindi dando la possibilità alle fondazioni - qualora abbiano la disponibilità di risorse e se le risorse sono compatibili con la disponibilità del bilancio - di autorizzare appunto l'assunzione del personale e di stabilizzare il precariato (che è presente in queste fondazioni, che registrano una precarietà anche di vent'anni).
Deve essere considerato poi che in tanti teatri, proprio per la eterogeneità delle professionalità che vi lavorano, vi è bisogno anche di fare ricorso ad assunzioni a termine, così affidandosi - come previsto al comma 5 dell'articolo 3 - a quelle tipologie contrattuali più flessibili previste dal decreto legislativo n. 276 del 2003 (naturalmente nel rispetto delle regole che le parti sociali si danno e stabiliscono con il contratto nazionale). Questa riformulazione offre l'opportunità e la speranza soprattutto alle fondazioni di poter proseguire la loro attività, e in particolar modo pone i lavoratori in una situazione di serenità e di sicurezza per superare questa fase di incertezza e di precarietà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, l'emendamento in esame, presentato dall'onorevole Gatti, è anch'esso una proposta di grande importanza, che riguarda il comma 5 dell'articolo 3, altra disposizione del decreto-legge che critichiamo e contestiamo. In pratica, nel comma 5 di fatto c'è il blocco delle assunzioni, il blocco del turnover, e la precarizzazione del lavoro nello spettacolo dal vivo. Noi voteremo a favore dell'emendamento proposto dall'onorevole Gatti e invitiamo il Governo a ripensare il suo parere.
Credo che dopo aver ottenuto un risultato come quello dell'ultimo emendamento, che è un risultato del Parlamento e del Governo, che permette di dare una speranza ai lavoratori dello spettacolo, oltre che garantire i diritti acquisiti, il passo ulteriore sarebbe quello di essere meno rigidi su un provvedimento che, al comma 5 dell'articolo 3, prevede che dal 31 dicembre 2011 alle fondazioni lirico-sinfoniche è fatto divieto di procedere ad assunzioni a tempo indeterminato, nonché di indire procedure concorsuali per tale scopo, fatta eccezione per quelle professionalità artistiche necessarie per la copertura; si tratta di un termine generico per cui poi bisognerà capire sulla base di quale discrezionalità sarà attuato. Tale comma prevede, inoltre, che le procedure concorsuali non sono compatibili con le disposizioni presenti nel decreto-legge.
A decorrere poi dal 2012 le assunzioni a tempo indeterminato sono annualmente contenute in un contingente complessivamente corrispondente ad una spesa non superiore a quella relativa al personale cessato: in pratica, tanto personale va via, tanto deve rientrare.
Inoltre, nella parte finale di questo comma, si interviene anche sulle assunzioni a tempo determinato, bloccandole ad un indice non superiore al 15 per cento dell'organico approvato.
Credo che, invece, con l'emendamento in questione si possa consentire, come appunto lo stesso prevede, alle fondazioni lirico-sinfoniche di procedere ad assunzioni a tempo indeterminato, previa autorizzazione Pag. 237del Ministero per i beni culturali. Forse, probabilmente, in questo emendamento andrebbe anche inserito: «previo parere del Ministero dell'economia», perché probabilmente credo che da solo il Ministro Bondi non sarebbe in grado di dare una risposta a questa copertura.
Noi riteniamo che questo emendamento possa e debba essere sostenuto perché permette di evitare il blocco delle assunzioni a tempo indeterminato.
Credo che con il comma 5 non solo impediamo nuove assunzioni nell'ambito dello spettacolo dal vivo, dell'opera lirica, delle fondazioni lirico-sinfoniche, ma di fatto creiamo un cancello di ingresso a tutti i giovani che si sono formati nelle scuole musicali, nei conservatori, e che per i prossimi anni non potranno entrare nelle fondazioni lirico-sinfoniche, non potranno lavorare nelle orchestre, nel settore dello spettacolo dal vivo, perché evidentemente avete previsto un blocco delle assunzioni a tempo indeterminato, e nel caso in cui, magari, ci dovessero entrare, ci entreranno da precari, sotto ricatto, ad una percentuale che avete stabilito del 15 per cento.
Noi, invece, riteniamo che non si possa determinare lo sviluppo dello spettacolo dal vivo, delle fondazioni lirico-sinfoniche intervenendo sul lavoro, sui lavoratori e sui loro diritti. Noi vi diciamo che si devono andare a trovare le risorse, che ci sono...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Zazzera.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, intervengo su questo emendamento che comunque è sempre un ripiego rispetto alle condizioni che pone il decreto-legge perché, di fatto, bloccando qualsiasi forma di assunzione, come si diceva già nei precedenti interventi, non possiamo per certe esigenze delle orchestre e dei teatri bloccare il personale, che è un personale altamente specializzato e qualificato, che svolge un lavoro di squadra ...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Piffari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, credo che adesso l'atteggiamento del Governo possa cambiare rispetto a ciò che l'Italia dei Valori per tutta la notte ha continuato a dire: non è ostruzionismo, è attenzione ai problemi dei lavoratori. Riteniamo che adesso il Governo debba aprire gli occhi, valutare il provvedimento e cedere dove è necessario farlo, nell'interesse dei lavoratori, se è in buonafede; se, invece, è in malafede, prosegua così e i risultati negativi sono assicurati. L'Italia dei Valori però ...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Messina.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vi è la soddisfazione di veder riconosciuto, rispetto ad una nottata con tante ore di interventi da parte del gruppo dell'Italia dei Valori, quanto abbiamo fatto nella direzione dei lavoratori del comparto lirico; anche su questo emendamento troveremo la possibilità di andare nella direzione dei lavoratori. Quindi, da parte nostra stiamo facendo il nostro dovere e continueremo a farlo anche nelle prossime ore.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rota.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, analizziamo cosa scaturirà da questo testo legislativo: divieto a partire dal 1o gennaio 2011 delle attività autonome per il personale del comparto, blocco del turnover, che significa insostituibilità di un professionista maestro di musica membro Pag. 238di un'orchestra, rare e sporadiche assunzioni solo a tempo determinato nel limite del 15 per cento dell'organico, riduzione del 50 per cento del trattamento economico aggiuntivo frutto della contrattazione integrativa, prepensionamento a 45 anni senza differenze di genere...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Palagiano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, diciamo che da diverse ore stiamo cercando di far capire che, attraverso questo articolo, praticamente si creeranno delle problematiche: il blocco delle assunzioni, i tagli che colpiranno soprattutto i precari, il problema del turnover; la battaglia naturalmente a favore dei lavoratori che stiamo conducendo dentro quest'Aula con temi essenziali, importanti...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Paladini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, prima abbiamo parlato di lirica, di musica, però non abbiamo parlato di cabaret. Io voglio portare a conoscenza di questa Aula che abbiamo un grande cabarettista del centro Italia, ma conosciuto in tutto il mondo: si chiama Germano D'Aurelio, detto N'Duccio. È un grande del cabaret, conosciuto anche dal mio presidente Antonio Di Pietro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. La ringrazio per il cabaret, onorevole Razzi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, credo che quello che è successo da poco valga la nottata che abbiamo passato perché, grazie a quell'accorgimento sul quale poi ci siamo messi tutti d'accordo, abbiamo davvero forse salvato, almeno in parte, i diritti di questi lavoratori.
Continueremo con i nostri emendamenti che vanno in quella direzione e sui quali comunque esprimeremo un voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, noi siamo ben disponibili a votare questo emendamento che per noi è migliorativo e che è stato anche condiviso dal Governo; non solo siamo disponibili a votarlo, ma lo teniamo in giusta considerazione per quello che è e per quello che sarà nell'interesse del nostro popolo italiano.
Questo è il lavoro che dovremmo fare con grande responsabilità da parte di tutti per costruire nell'interesse del Paese degli emendamenti che verranno inseriti nelle proposte di legge, che sono migliorativi e sempre...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Scilipoti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, l'Italia dei Valori voterà a favore di questo emendamento che va in una direzione di tutela per quanto possibile. Ovviamente, con i blocchi posti invece dal Governo, avremmo desiderato molto di più, ma in questo caso accettiamo questa formulazione ponendoci un unico obiettivo (e quanto è accaduto prima è lì a dimostrarlo): l'interesse dei lavoratori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, dopo aver salvato i diritti dei lavoratori, avendo Pag. 239stimolato la ripresentazione dell'emendamento della Commissione, voteremo a favore dell'emendamento in oggetto. Esso, infatti, è leggermente migliorativo del comma 5 dell'articolo 3, che è veramente terribile per i lavoratori, in quanto precarizza, praticamente a tempo indeterminato, le loro posizioni, proibendo le assunzioni a tempo indeterminato e rendendo molto stretta...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Favia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà, per due minuti.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, vorrei rivolgermi al Ministro Bondi: signor Ministro, credo che l'emendamento votato poco fa abbia un profondo significato, perché ha messo davvero al centro il tema del lavoro, evitando anche a voi rischi successivi con riferimento al provvedimento in esame. Tuttavia, vorrei che mantenessimo l'attenzione all'oggetto che, in questa sede, ha posto l'onorevole Schirru: l'emendamento che è stato presentato non è un emendamento qualsiasi. Sottosegretario Giro, non chiudetevi nell'idea che, ormai, si è votato qualcosa e che, dunque, si deve proseguire. Vi è il problema di chiudere la questione e di non dimenticarsi i soggetti sociali.
L'emendamento in oggetto è fondato: conosco i problemi e le compatibilità di bilancio, ma vi ricordo che l'emendamento in oggetto lascia il controllo in mano a voi, al Ministero, al Governo. Non è un emendamento da «sfascia carrozze», che mette tutti in libertà; non è un emendamento «ammazza bilanci». È un emendamento che affronta la questione dei contratti e dei lavoratori più deboli con molta intelligenza e con molta finezza tecnica. Cerchiamo di votarlo. Credo che sarebbe un segnale all'Assemblea: sarebbe un favore non a qualcuno, ma al miglioramento della norma. Signor Ministro, sapete che nella prossima finanziaria - di questo non si è parlato - saranno operati tagli terribili all'intero settore e che queste norme, pertanto, vanno lette con quelle che verranno. È un interesse anche del Ministero mettere in sicurezza, dal punto di vista tecnico e legislativo, questioni di tale natura. Pertanto, un vostro «no» all'emendamento in oggetto è incomprensibile, perché esso vi lascia le chiavi ma, tuttavia, lascia le porte aperte ai soggetti più deboli. Capisco l'ora, capisco tutto, ma non stiamo parlando di piccoli interessi di bottega, bensì di grandi questioni per molte persone. Vi invito a rivedere il vostro giudizio: non sarebbe un cedimento, ma semplicemente un atteggiamento di buonsenso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gatti 3.69, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Germanà... onorevole Iapicca... onorevole Nola... onorevole Cesa... onorevole Castagnetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 361
Votanti 337
Astenuti 24
Maggioranza 169
Hanno votato
128
Hanno votato
no 209).

Prendo atto che il deputato Galletti ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Zazzera 3.22 e Lulli 3.72.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampi. Ne ha facoltà.

ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, la riforma degli enti lirici e sinfonici di cui al provvedimento in esame presenta Pag. 240molte criticità ed è stata oggetto di pesanti contestazioni da parte degli operatori del settore e dei lavoratori che, dai teatri alle piazze, hanno fatto sentire la propria voce e la forte preoccupazione per i pesanti tagli che mortificano il lavoro degli artisti e la nostra cultura. Sì, perché la sublime bellezza dell'opera lirica, del bel canto, orgoglio italiano esportato in tutto il mondo, non può essere oggetto di valutazioni effettuate con i soli parametri di mercato, tanto meno sotto la pressione di una manovra economica avulsa da una visione culturale complessiva.
Questo non significa che tutto debba essere lasciato così com'è. Occorre sicuramente una riforma organica del settore, un settore che va rilanciato e valorizzato in tutte le sue potenzialità, ma con tempi consoni ad una serena ed organica discussione, non con i tempi contingentati imposti da un provvedimento d'urgenza, malgrado, naturalmente, questa seduta fiume.
Tuttavia, poiché il Governo ha scelto questa strada, stiamo cercando - e lo stiamo dimostrando in ogni momento - di migliorare il testo attraverso le nostre proposte emendative. Infatti, le fondazioni lirico-sinfoniche costituiscono un bene prezioso, essendo depositarie di un patrimonio artistico inestimabile e noi non possiamo determinarne il destino, anteponendo le esigenze contingenti del Tesoro ad ogni ragione.
Allora, perché operare pesanti tagli? Perché non ascoltare i soggetti interessati e i loro rappresentanti? Perché penalizzare i cori, le orchestre, i corpi di ballo e le maestranze? Perché vietare le assunzioni a tempo indeterminato e favorire, quindi, la precarietà? Perché, anziché operare tutti insieme per migliorare la situazione esistente, il Governo ha scelto questa strada? Nel dare atto al Ministro Bondi di un comportamento corretto e volto all'ascolto, siamo qui per migliorare il provvedimento, con gli strumenti che la democrazia ci offre e nel rispetto delle diverse posizioni.
Come abbiamo visto, il provvedimento in esame contiene disposizioni che attengono ed incidono su materie delicate, materie del lavoro, sui diritti dei lavoratori e, alcune di esse, sottraevano alla contrattazione pezzi importanti. Rivendichiamo la scelta del nostro partito di operare in una logica orientata al confronto, al dialogo e alla riduzione del danno, perché, proprio in quest'Aula, in queste ore, sono stati fatti molti passi avanti.
Siamo di fronte ad un provvedimento di stampo centralista opportunamente corretto in alcune sue parti grazie al lavoro serio e costruttivo del Partito Democratico. L'emendamento Lulli 3.72 - che chiedo di sottoscrivere, signor Presidente - rientra nella logica riformista cui abbiamo fatto cenno poc'anzi. Pertanto, chiediamo che il divieto per le fondazioni di procedere ad assunzioni a tempo indeterminato fino al 31 dicembre 2012, così com'è disposto dal testo del decreto-legge, poi modificato dal Senato e portato, quindi, al 31 dicembre 2011, sia modificato da questo ramo del Parlamento, revisionato, corretto e limitato al periodo che va dalla data di entrata in vigore del provvedimento in esame al 31 dicembre 2010.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ELISABETTA RAMPI. Questo sarebbe un nuovo ed importante atto di grande apertura del Governo e del Parlamento nei confronti di un settore che con il provvedimento in esame è stato già fortemente penalizzato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. S'intende che vi abbia rinunziato!

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, non ho rinunciato, sarebbe forse il desiderio di qualcuno ma, invece, noi saremo qui tutta la giornata a discutere del provvedimento in oggetto, che continuiamo a contestare nel metodo e nel merito. Nel metodo, perché riteniamo che la decretazione d'urgenza sia incostituzionale in ordine Pag. 241a questo provvedimento, che entra in conflitto con le regioni, e perché utilizzate la delegificazione in contrasto proprio con la decretazione d'urgenza; nel merito, perché, nonostante la discussione che si è svolta in Aula in queste ore notturne (questa grande fatica che stiamo facendo in queste ore), si apportano alcune modifiche, tuttavia, in un quadro complessivo immodificato di un provvedimento che - continuiamo a sostenerlo - riteniamo sia da ritirare e da ridiscutere.
Nell'emendamento in questione vi è qualcosa di molto importante, che ritengo il Governo possa raccogliere, anche come segnale verso i lavoratori del comparto dello spettacolo. Infatti, questo emendamento interviene sul comma 5 dell'articolo 3, che interessa le assunzioni, per cui, sia per il lavoro a tempo indeterminato sia per quello determinato, si determina in quel settore un blocco, di fatto impedendo alle fondazioni lirico-sinfoniche di poter assumere a tempo indeterminato.
Chiediamo, con un nostro emendamento sovrapponibile a quello dell'onorevole Lulli del Partito Democratico, che si possa anticipare l'asticella di data indicata dal Governo nel 31 dicembre 2011. A decorrere, cioè, dalla data di entrata in vigore del presente decreto e fino al 31 dicembre 2011, alle fondazioni viene impedito di assumere personale con contratti a tempo indeterminato. Chiediamo, invece, che questa asticella si possa spostare e si possa anticipare al 31 dicembre 2010; sarebbe un segnale importante per permettere alle fondazioni stesse di fare offerta culturale. Non capisco come si possa determinare e assicurare un'offerta culturale di qualità e come si possano trovare quei talenti nel territorio da poter inserire all'interno delle fondazioni, se poi prevediamo il blocco delle assunzioni. Questo è un provvedimento che farà fuggire i talenti italiani dal nostro Paese e li farà andare a lavorare in America, in Inghilterra, in Francia. Qui non potranno operare e lavorare, perché, dove lo potrebbero fare, vengono loro chiuse le porte.
Ecco perché riteniamo che la razionalità di questo provvedimento, nonostante l'apporto di modifiche, che pure sono state fatte e che pure il Governo ha recepito per parti importanti, vada rigettata e rimessa in discussione nel suo insieme, in modo tale che il Paese possa davvero discutere con il coinvolgimento delle associazioni di categoria su un modello di offerta culturale per il Paese che passi attraverso una discussione parlamentare, che oggi purtroppo non c'è, perché si sceglie la strada della fretta e non la strada dell'ascolto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, ancora una volta, con questo emendamento, vogliamo porci un unico obiettivo, con l'auspicio, naturalmente, che da parte del Governo finalmente arrivi qualche segnale di attenzione verso i lavoratori e verso coloro che, all'interno del mondo del lavoro, svolgono una professione di alta qualità; soprattutto, auspichiamo che verso coloro che sono più esposti, cioè i precari, vi sia un'attenzione dovuta, perché portano alto il nome dell'Italia all'interno del nostro Paese e fuori dal medesimo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, anche questo è un emendamento che cerca di convincere i colleghi, il Governo e il Presidente che è necessario sicuramente valutare e dare efficienza alle fondazioni, ma che i lavoratori vanno rispettati e, se necessario, assunti. Qui non vi è un problema di sovrabbondanza di personale; bisogna farli rendere, farli lavorare, fargli svolgere attività, ma non bloccare le assunzioni in modo da...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

Pag. 242

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, visto che tutta la notte abbiamo parlato di cultura, perché non ricordare i grandi del cinema italiano, come Anna Magnani e Alberto Sordi? Hanno conquistato Hollywood e l'America (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, la notte è passata in maniera impegnativa e costruttiva, visto che questa giornata è cominciata con un'alba sicuramente positiva e propositiva, e ci auguriamo che il Governo ponga la massima attenzione agli emendamenti presentati dall'opposizione e dall'Italia dei Valori. Lo confidiamo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Grazie, saggio Presidente, che con la sua gestione della Presidenza, pratica ma ben calibrata, ha consentito un confronto chiaro e diretto, soprattutto tra noi dell'Italia dei Valori e il Partito Democratico, permettendoci anche di uscire da taluni atteggiamenti a volte indispettiti e reazionari...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, su questo argomento la farei parlare un'ora, ma ha finito il tempo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, se questo provvedimento, invece che sotto forma di decreto-legge, fosse stato presentato come disegno di legge, se vi fosse stata un po' di collaborazione e di discussione in Commissione, probabilmente, coinvolgendo tutte le parti sociali, visto che si tratta di un provvedimento che poteva essere benissimo bipartisan, perché non è un provvedimento politico, ma che risolve alcuni problemi di precarietà e di dissesto economico, credo...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, intervengo soltanto per chiedere, davvero e in modo non rituale, al Governo di considerare attentamente questo emendamento. Credo che sia uno di quei punti qualificanti di una possibile intesa e di un possibile avvicinamento fattivo, costruttivo e positivo tra maggioranza e opposizione. Credo che sia un segnale importante nei confronti del mondo del lavoro, che, mai come in questo momento, sarebbe assolutamente opportuno e auspicabile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, fin dall'inizio abbiamo detto che questo decreto-legge contiene delle norme inaccettabili rispetto ai lavoratori, e quindi l'idea di poter ridurre di un anno questa disposizione, che transitoriamente obbliga alla non assunzione a tempo indeterminato e a non indire concorsi, riteniamo che possa essere utile per limitare i danni che i lavoratori subiranno dal provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, il comma 5 dell'articolo 3 precarizza sino al 31 dicembre 2011 i lavoratori delle fondazioni lirico-sinfoniche. Con questo emendamento proponiamo che il blocco delle assunzioni a tempo indeterminato sia anticipato di un anno, e che quindi, a partire dal 1o gennaio 2011, sia possibile procedere alle stabilizzazioni nel settore lirico-sinfonico.

Pag. 243

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, questa riduzione di un anno del periodo transitorio dovrebbe essere condivisa, perché non fa altro che accelerare le iniziative del Governo tese a dare esecuzione a questo provvedimento; per cui, riteniamo che, almeno su questa indicazione, vi possa essere una condivisione da parte dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, credo che questo emendamento sia fondamentale, perché impedisce di creare nuovo precariato, limita tutto questo.
Dare la possibilità di assumere già dal 31 dicembre 2010 significa dare la possibilità ai giovani di lavorare. Vi do poi una notizia in anteprima, se qualcuno non la conoscesse: sapete cosa ha dichiarato Marchionne? Che la Panda, visto l'esito del referendum, resta in Polonia: questo è un altro successo di questo Governo nel campo del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Zazzera 3.22 e Lulli 3.72, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Biagio, Saltamartini, Dal Lago, Giulietti, Paolo Russo, Gibiino, Cuomo, Fontanelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 361
Maggioranza 181
Hanno votato
151
Hanno votato
no 210).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 3.100.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, anche su questo emendamento inviterei i colleghi più sensibili alla tematica della tutela della buona amministrazione, prima ancora che dei lavoratori, a valutare l'incongruenza di questa previsione nel testo base che, se da un lato vincola le fondazioni a non applicare il turnover per rimpiazzare i dipendenti che dovessero cessare di lavorare nel periodo di tempo che va fino al 31 dicembre 2011, in maniera del tutto anomala e ingiustificata estende questo divieto all'indizione dei concorsi per l'individuazione del personale da assumere una volta scaduto il termine del divieto.
In tal modo si crea una disparità di trattamento del tutto ingiustificata tra quelle fondazioni che si troveranno a dover cambiare il personale all'indomani della scadenza di questo termine rispetto a quelle che viceversa hanno avuto la cessazione del rapporto durante il periodo transitorio, perché le seconde si troveranno a dover attendere questo periodo del tutto infruttuosamente con disfunzioni ed inadeguatezze nella loro conduzione e dovranno necessariamente indire concorsi solo all'indomani della scadenza del termine transitorio.
Mi pare che sia una norma del tutto ingiustificata che crea una disparità di trattamento ed è del tutto irragionevole. Vi dirò di più: la norma di questo articolo prevede addirittura che anche nel caso in cui vi siano procedure concorsuali in atto al momento dell'entrata in vigore di questa legge, tali procedure concorsuali, che magari sono già a ridosso della pubblicazione delle graduatorie e che hanno già visto le Pag. 244spese per la pubblicazione del bando, l'indizione della gara e la valutazione delle prove, vengono dichiarate inefficaci, con un inutile dispendio di energia che voi stessi del Governo Berlusconi avete cercato di evitare nel momento in cui con il provvedimento «milleproroghe» avete adottato la proroga anche delle graduatorie per tutto l'anno 2009.
Ricordo che il decreto-legge n. 207 del 2008 (il cosiddetto milleproroghe) convertito dalla legge n. 14 del 2009 ha stabilito il principio che le graduatorie concorsuali per gli enti locali che erano vincolati al blocco delle assunzioni fossero prorogate di diritto per uno, due o tre anni andando in qualche modo a scadere al 31 dicembre del 2009.
Con la stessa logica, se è vero che bisogna risparmiare sui costi parassitari e su quelli inutili (ed avete prorogato la validità delle graduatorie per quelle situazioni che sono in qualche modo molto equiparabili a quelle di cui stiamo discutendo oggi), non si vede per quale motivo dobbiamo bruciare il denaro di quelle fondazioni che magari hanno in atto dei concorsi per costringere costoro a rifarle ex novo all'indomani del 1o gennaio 2012.
Questa mi pare veramente una contraddizione in termini, una stortura rispetto anche a qual vostro atteggiamento che avete attuato nelle citate disposizioni del «milleproroghe» che crea anche una sorta di spesa inutile che pensiamo debba essere assolutamente evitata.
Il nostro emendamento è dunque ragionevole e prendiamo atto di questo blocco delle assunzioni che creerà sicuramente grandi difficoltà in capo alle fondazioni. Alcuni sovrintendenti hanno paventato la prospettiva di trovarsi l'orchestra priva di elementi importanti ed hanno manifestato l'impossibilità di sostituire costoro con dei robot, da cui la necessità di avere quel ricambio delle figure anche non necessariamente apicali ma essenziali affinché un'orchestra possa funzionare. Ma tant'è: voi avete deciso questa limitazione, almeno salviamo questo aspetto dei concorsi in modo che non vengano buttati nel macero come tante cose che questo Governo sta facendo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, questo emendamento è la continuazione del precedente cui si integra perfettamente. Esso ha come obiettivo proprio quello di impedire nuove assunzioni attraverso regolari concorsi nelle fondazioni liriche. I dati danno chiaramente segnali positivi: i bilanci delle fondazioni liriche e dei teatri sono per oltre 100 milioni di euro in incremento di anno in anno. Perché allora da un lato si incrementano gli incassi, ma dall'altro con questa norma si impedisce la possibilità di effettuare assunzioni regolari (e quindi non di precari) attraverso regolari concorsi? Questo è l'obiettivo dell'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Ministro, lei finora però non ha mosso un dito e adesso è arrivata anche la stanchezza. Sicuramente l'Aula non è soltanto il luogo dove si deve poi ratificare quello che il Governo ha già deciso: non basta soltanto gestire ma occorre anche, a mio avviso, porre mano e vedere se tra gli emendamenti dell'Italia dei Valori ve ne è qualcuno valido (secondo me, sicuramente). Come si è visto poco fa, dal confronto costruttivo è venuto fuori...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, comprendiamo o perlomeno cerchiamo di capire la logica che sta dietro un decreto-legge che blocca le assunzioni ed il turnover in modo così drastico e Pag. 245radicale, ma addirittura prevedere il blocco anche nei concorsi e quindi sapere che quando arriveremo alla data del 2011 dovremo far passare ancora mesi per cominciare a tenere i concorsi per le assunzioni, credo che almeno su questo potremmo...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, continuiamo imperterriti a contestare il metodo e il merito. Pensiamo naturalmente che i temi che sono contenuti in questo articolo riguardano i lavoratori, il blocco delle assunzioni, i tagli, i precari, il turnover e la battaglia a favore dei lavoratori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, davvero voglio sperare che questo nostro emendamento - lo definisco tale, anche se non è l'unico - possa essere in qualche modo considerato o meglio riconsiderato nelle valutazioni della Commissione e del Governo perché, come abbiamo dimostrato anche all'inizio di questa mattina, se si guarda alle nostre proposte senza il velo del pregiudizio poi si riesce a portare avanti un processo...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, è un conforto dopo una nottata pesante vedere che, oltre al fastidio magari anche legittimo dei colleghi di quest'Aula un po' stanchi, vi è invece dall'altra parte un mondo che ci ha osservato questa notte, ci ha seguito e sulla rete ha ringraziato chi guarda ai lavoratori del comparto della lirica, apprezzando il lavoro condotto dall'Italia dei Valori ed incitandoci ad andare avanti e a sostenere la lotta...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, siamo impegnati con questo e con gli emendamenti successivi a cercare di ridurre l'impatto che avrà il comma 5. In questo caso, vogliamo poter indire procedure concorsuali, in modo da permettere che procedure di concorso si possano svolgere con il rispetto del divieto posto sino al 31 dicembre 2011. Noi crediamo che sia utile ridurre questo tempo perché altrimenti il danno...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, il nostro emendamento Zazzera 3.100 propone che al primo periodo del comma 5 si sopprimano le parole «nonché di indire procedure concorsuali per tale scopo». Sopprimere queste parole significherebbe dare qualcosa di aggiuntivo nell'interesse dell'emendamento, della proposta di legge e, di conseguenza, dei nostri cittadini...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Scilipoti...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, quando si parla di cultura, spettacolo, salute e ricerca bisogna essere cauti prima di effettuare i tagli orizzontali. Nel caso specifico, la cultura, lo spettacolo, le nostre fondazioni lirico-sinfoniche rappresentano il fiore all'occhiello del made in Italy che tiene alto il nome del nostro Paese nel mondo. Il decreto-legge in questione non ha alcun profilo riformatore, ma destruttura i teatri lirici italiani e ne compromette pesantemente il futuro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

Pag. 246

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, vorrei fare i complimenti al ministro Bondi che da oltre 12 ore è seduto al banco del Governo ad ascoltare tutti i nostri interventi e sembra un giovanotto di vent'anni! Non so se tutti gli altri Ministri sarebbero stati al loro posto. Quindi, complimenti al Ministro Bondi!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, intervengo ancora una volta per chiedere al Governo un ulteriore sforzo. Fino ad ora abbiamo lavorato tanto. Il Ministro Bondi è stato sempre qui con noi a seguire i nostri lavori, ma poi alla fine questo non si è tradotto in un reale clima di collaborazione. Rispetto al provvedimento uscito dalla Commissione non abbiamo registrato quasi nessun passo in avanti. Spero che questo sforzo immane, che abbiano compiuto tutti assieme, possa esser ulteriormente proficuo. Credo che questo emendamento rappresenti un'ulteriore occasione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 3.100, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Moles... Onorevole Osvaldo Napoli... Onorevole Vignali... Onorevole Stracquadanio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 359
Votanti 327
Astenuti 32
Maggioranza 164
Hanno votato
124
Hanno votato
no 203).

Prendo atto che i deputati Murer e Nunzio Francesco Testa hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 3.25.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, per comprendere pienamente la portata di questo emendamento dovrei leggere il comma 5 rispetto al quale interviene.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 8,55)

ANTONIO BORGHESI. Il comma 5, lo ricordo, afferma: «A decorrere dall'entrata di entrata in vigore del presente decreto-legge e fino al 31 dicembre 2011, alle fondazioni lirico-sinfonici è fatto divieto di procedere ad assunzioni a tempo indeterminato, nonché di indire procedure concorsuali per tale scopo, fatto salvo che per quelle professionalità artistiche necessarie per la copertura di ruoli di primaria importanza indispensabili per l'attività produttiva, previa autorizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali. Le procedure concorsuali non compatibili con la disposizione del presente decreto-legge, in atto al momento della sua entrata in vigore, sono prive di efficacia».
Noi abbiamo cercato di intervenire per modificare quella data, per anticiparla al 31 dicembre 2010. Abbiamo cercato di intervenire per permettere che comunque non siano soppresse le possibilità di fare delle procedure concorsuali. Ora noi interveniamo su un altro aspetto e chiediamo a questa Camera di poter valutare positivamente la nostra proposta che interviene su un altro aspetto, che richiama una serie di considerazioni.
Infatti, noi chiediamo che siano soppresse le parole «previa autorizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali». Dunque, abbiamo parecchi profili da esaminare Pag. 247e, ancora una volta, mi tocca partire da quella iniziale che riguarda un aspetto di illegittimità costituzionale, perché stabiliamo che il Ministero permette o non permette che si facciano assunzioni per la copertura di ruoli di primaria importanza. Già la definizione di che cosa significa «ruolo di primaria importanza» è un fatto che non è banale perché che cosa significa «primaria importanza»? È evidente che c'è un libero arbitrio di qualcuno: potrebbe essere l'addetto alle luci, così come un primo violino di un'orchestra. Non è definibile a priori.
Quindi, siamo in una situazione di libero arbitrio nella quale è il Ministro che decide se una cosa è importante o meno rispetto ad una fondazione, se un'assunzione si può fare o meno. Quindi, c'è già questo primo aspetto da valutare e - lo ripeto - non si tratta di un elemento banale. Tuttavia, ancora una volta, il dato principale è la statalizzazione dell'attività delle fondazioni. Siete statalisti, siete accentratori, volete riportare al centro ogni decisione, anche quella sull'assunzione di personale tecnico specializzato indispensabile per far funzionare le fondazioni! Pretendete a Roma di decidere se all'Arena di Verona serve o meno un primo violino. Pretendete di decidere se alla Fenice di Venezia serve o meno un esperto di luci e questo è ingestibile. È un ritorno all'indietro, altro che federalismo! Qui siamo in un ritorno allo statalismo del passato in un'economia pianificata di stampo sovietico dove è il centro che decide tutto rispetto all'autonomia di un'entità privata, la fondazione è un'entità privata. Così debbo tornare a ribadire il concetto che abbiamo espresso già più volte per quanto riguarda il profilo di costituzionalità di questo decreto-legge con riguardo all'articolo 33 della Costituzione che stabilisce che le fondazioni hanno diritto alla loro autonomia negoziale e decisionale e noi glielo vogliamo impedire con decisioni centralista! Questo è l'effetto vero di questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, vorrei fare un «assist al contrario» all'onorevole Reguzzoni che un'oretta fa ha voluto declamare e decantare la capacità della Lega Nord di attuare il federalismo.
Su questa norma che cosa dice la Lega Nord? Perché deve decidere il Ministero a Roma sulle assunzioni del personale di primaria importanza delle fondazioni in tutta Italia? Non è questa l'antitesi del federalismo? Non è questo un modello statalista che attua lo statalismo anche su fondazioni private? Per quale motivo, allora, una norma analoga non c'è per i comuni che assumono, terminato il blocco delle assunzioni, del personale che rimpiazzi quello cessato? Se vale questa regola per delle fondazioni private a maggior ragione dovrebbe valere per gli enti pubblici e per gli enti locali.
C'è una incongruenza di base che noi vorremo evitare e noi invitiamo la Lega Nord a predicare bene e a comportarsi di conseguenza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, ci troviamo di fronte ad un'altra norma incongrua e irrazionale di questo decreto-legge; una disposizione che in modo assolutamente incomprensibile e ingiustificabile vuole sostituire una gestione centralistica ad una più ragionevole ed evidentemente efficace diretta gestione da parte dei singoli enti lirici. Siamo ad una forma di accentramento ormai compulsivo da parte di questo Governo priva di alcun sostegno logico, crediamo che anche da questo punto di vista il Governo dovrebbe mettere in atto un ampio ripensamento di un decreto-legge che ha troppi punti di debolezza, troppi punti di vuoto e di irrazionalità. Ma notiamo che da parte del Governo c'è ormai una rassegnata chiusura, Pag. 248e ne siamo davvero rammaricati perché tutto questo si sta trasformando soltanto in un'occasione perduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Onorevoli colleghi, qui c'è in ballo il futuro del paese, la pubblica istruzione è allo sfascio, adesso è la volta del teatro e della lirica, immaginiamo le prossime mosse del Governo: taglio drastico dei finanziamenti alle accademie delle Belle arti, ai conservatori, sospensione dei concorsi letterari, restrizioni per manifestazioni artistiche, sospensione delle agevolazioni per spese postali, l'annullamento dell'immenso patrimonio culturale italiano sarà abilmente sostituito da politiche affaristiche...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palagiano. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole, a titolo personale, Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, noi abbiamo chiesto di sopprimere da questo articolo le parole «previa autorizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali», come hanno già detto molto bene gli amici e colleghi che mi hanno preceduto, in particolare l'onorevole Borghesi, si tratta di fatto di una statalizzazione ulteriore alla faccia di ogni progetto di federalismo ed anzi con un chiaro ritorno alla concezione sovietica.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Evangelisti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, noi abbiamo chiesto di sopprimere questo articolo ma la cosa più importante è che si parla sempre di federalismo, si parla di ruoli di primaria importanza, si parla praticamente di mettere le mani in tasca ai dipendenti, si tratta di capire cosa vogliamo fare con i lavoratori e soprattutto si tratta di capire cosa vogliamo fare...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paladini. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, è stato ribadito dai colleghi che per quanto riguarda questo emendamento potrebbe essere migliorativo sopprimendo le parole «previa autorizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali», ma un'altra riflessione è stata fatta in quest'Aula, cioè a dire, sicuramente in buona fede da parte Lega Nord, vi è sfuggito questo passaggio...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Scilipoti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, speravamo che almeno il mondo della cultura avesse un'apertura diversa e un approccio diverso rispetto alla sensibilità e al problema del lavoro. Chiudere anche i rubinetti e non dare la possibilità alle fondazioni di fare dei concorsi per rinnovare o comunque avere talenti nuovi e avere possibilità di sfruttare nuovi orizzonti...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cimadoro. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, è la conferma del perché siamo contrari a questo provvedimento, dell'ambito culturale in cui lo stesso si muove, praticamente della negazione dell'autonomia e della ricentralizzazione delle scelte anche le più semplici quali possono essere quelle relative all'assunzione di personale peraltro qualificato.

Pag. 249

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, mi rivolgo attraverso lei ai miei colleghi della Lega Nord per chiedere loro se dobbiamo tradurre in qualche dialetto, di quella che loro chiamano Padania, il contenuto di questa normativa, previa autorizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali: l'esatto contrario di quello che la Lega ci chiede in termini di federalismo e di autonomia delle regioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, riprendo al volo l'intervento dell'onorevole Rota per chiedere alla Lega se abbia letto il provvedimento che ci accingiamo ad approvare. Questo, infatti, è un provvedimento puramente statalista che accentra tutta la gestione delle fondazioni a «Roma ladrona», come la chiamate voi, mentre non lascia assolutamente spazio al territorio e alle singole fondazioni di autodeterminarsi. In questo caso il provvedimento non lascia nemmeno scegliere progetti di alta professionalità: dite voi se questo è federalismo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, su questo emendamento ci vorrebbe un sussulto di coerenza della Lega affinché lo votasse, perché la precarizzazione dei lavoratori delle fondazioni lirico-sinfoniche può essere smentita soltanto con ruoli minimi, previa autorizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 3.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Strizzolo, Armosino, Calvisi, Farina Coscioni....
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 364
Votanti 335
Astenuti 29
Maggioranza 168
Hanno votato
126
Hanno votato
no 209).

Prendo atto che il deputato Nunzio Francesco Testa ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e che il deputato Nizzi ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 3.27.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevole Bondi, mi permetta, anzi mi consenta una domanda per cercare di avere una risposta. È una domanda avulsa da qualsiasi ironia ed infingimento: Ministro Biondi, non ha pensato, neanche per un istante, che questa attività politica incalzante e continua dell'Italia dei Valori sia potuta venire in suo soccorso e in suo aiuto, nel senso di sostegno al suo Ministero? Noi lo riteniamo strategico, ma anche la Cenerentola dei Ministeri, perché, secondo le sue stesse affermazioni, si tratta di un Ministero che per le attività di cui parliamo oggi spende 240 milioni di euro all'anno.
Il suo Ministero rappresenta la cultura, la storia di questo Paese, l'arte, la musica, insomma il bene più significativo di questo Paese nel mondo: è un'attrazione seducente dell'italianità nel mondo. Ministro, l'Italia dei Valori vuole proteggere e difendere Pag. 250i valori veri di questo Paese, come la musica e i musici. A riprova dell'impegno dell'Italia dei Valori sui principi generali e sui valori che appartengono a tutti, mi viene alla mente, visto l'ampio parterre anche di artisti della musica citato dall'una e dall'altra parte politica, un cantautore che definirei primo tra tutti e tra gli altri: il noto Apicella.
Ecco, direi evviva Apicella, se può servire ad aiutare chi fa musica, i musici, chi produce arte; senza nessun pregiudizio diciamo evviva Apicella, il noto cantautore del Presidente del Consiglio. Per la verità, come fare a non ricordare la musica che - riconosciamolo - uno straordinario comunicatore, quale il Presidente del Consiglio, spesso usa. Come fare a non pensare alla musica, a questo importantissimo strumento, al Nabucco tanto caro alla Lega, ai ritmi impetuosi della musica verdiana.
È questo che vogliamo proteggere, vogliamo proteggere la musica che ha soprattutto una funzione anche educativa. Parlate tanto spesso di educare, di formare la nuove generazioni. La musica è uno strumento fondamentale e importante che è stato determinante nella formazione, nella determinazione degli uomini e delle donne di questo Paese. Ecco perché noi siamo attenti ai problemi della cultura, ai problemi del suo Ministero. Per questa ragione, signor Ministro, non vogliamo farla essere il Ministro «Cenerentola» che addirittura, con i tagli di oggi, diventerebbe un Ministro «miserabile». Non possiamo far diventare miserabile la cultura, l'arte, la storia, il passato, di questo Paese, perché questi non rappresentano il passato, ma il futuro su cui poter investire, su cui far nascere le prospettive di lavoro e di economia di questo Paese. È sulla cultura che ci sono possibilità anche in termini economici che devono essere intercettate e sfruttate. Ecco perché l'Italia dei Valori la sta incalzando, perché non vuole che il suo Ministero siano un Ministero miserabile; vogliamo la cultura al centro, forte e incalzante, soprattutto perché rappresenta il futuro di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, mi rivolgo con simpatia agli amici della Lega. Non è sufficiente riunirsi a Pontida e rivendicare: «il federalismo sono io». Il federalismo è una conquista quotidiana e oggi, ieri, questa notte, avete dimostrato di non difendere le autonomie e i territori. Vi siete adeguati alle scelte del Ministro dell'economia e delle finanze che pretende di mettere il cappello su tutto e di decidere qualsiasi scelta anche a livello territoriale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, come prima, abbiamo chiesto di ragionare su questo comma capestro, cerchiamo di correggerlo nei dettagli affinché dia qualcosa di positivo. Chiediamo, quindi, almeno di salvaguardare quelle disposizioni di chi ha fatto dei concorsi, acquistato delle posizioni e ha, quindi, dei diritti acquisiti. Salvaguardiamo almeno quelle procedure concorsuali che si dichiara di voler cancellare, e che non sono compatibili con le disposizioni in esame. Con questo provvedimento si va annullare anche situazioni in corso. Vorremmo almeno salvaguardare lo stato di fatto di chi ha investito nel frattempo per svolgere dei concorsi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, piano piano in quest'Aula vediamo anche quelli che tengono alla cultura e che stanno arrivando dopo che hanno dormito Pag. 251questa notte nel letto; per noi è importante questo. Un ruolo di primaria importanza - che naturalmente per noi è importante - è quello previsto da questo provvedimento: dalla illegittimità costituzionale a quello della mancata...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paladini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, saranno contenti quelli che si sono creati un'aspettativa con i concorsi precedenti, quelli che hanno magari fatto dei progetti sperando di avere una prospettiva. Ebbene, con questa disposizione, di cui non si vuole accettare la sua abrogazione totale, di fatto si fa un salto all'indietro. I lavoratori che avevano la possibilità di vincere una procedura concorsuale...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rota. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo ancora su questo comma 5, un comma davvero indigesto, perché prevede che i concorsi non compatibili con le disposizioni di questo decreto, anche se già avviati, sono privi di efficacia. È come dire: abbiamo scherzato. Si fanno partire dei concorsi, si illudono delle persone e quando il gioco è iniziato gli diciamo «no». Ci saranno dei contenziosi e lo Stato sarà chiamato a pagare, le fondazioni saranno chiamate a pagare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, il comma 5 reca una nuova disciplina in materia di assunzioni. Dalla data di entrata in vigore del provvedimento in esame, cioè dal 1o maggio 2010, fino al 31 dicembre 2011, alla fondazione lirico-sinfonica è vietato procedere ad assunzioni a tempo indeterminato, nonché indire procedure concorsuali per tale scopo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, ci troviamo di fronte ancora una volta ad una norma irragionevole e controproducente di questo Governo: bloccare le procedure concorsuali già in atto, vanificando elenchi, classifiche che hanno già creato in capo a specifici soggetti diritti e interessi legittimi, che hanno anche una valenza ormai giuridica, non solo rischia di rivelarsi una misura di nessun significato economico ma addirittura controproducente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, mi rendo conto che rischiamo di essere ripetitivi e un tantino noiosi, però con questa norma si bloccano i concorsi in essere, con aspettative che andranno deluse, e con esigenze delle fondazioni e degli enti lirici che hanno bisogno di questo personale visto che hanno bandito i concorsi, aprendo la porta a una serie di contenziosi e ricorsi e...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Evangelisti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, intervengo senz'altro per concludere l'intervento del collega Evangelisti. Questo terzo periodo del comma 5 dell'articolo 3 è chiaramente incostituzionale in quanto lesivo di diritti soggettivi, in quanto per esempio può bloccare procedure concorsuali arrivate a un attimo prima della designazione dei vincitori. Quindi, si tratta di una norma che distrugge diritti e aspettative sia dei lavoratori sia degli enti.

Pag. 252

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, vorrei chiedere al Ministro Bondi per quale motivo abbiamo fatto tante proroghe delle graduatorie in atto per gli enti locali, per i quali si applicava il blocco delle assunzioni, se non per assecondare le aspettative dei vincitori di questi concorsi e per evitare di buttare via del denaro quando dei concorsi sono stati fatti di recente. E non è il caso di buttarne via altro per fare nuovi concorsi. A questo punto se ci sono delle fondazioni che hanno già in atto delle procedure concorsuali perché mai dobbiamo buttare via questi soldi, perché mai dobbiamo tradire queste attese?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, questo comma 5 più lo leggi e più riserva delle sorprese. L'ultima è quella dell'aumento dei contenziosi dei concorsi, perché appena lo approveremo tutti i concorsi già banditi vengono bloccati creando contenziosi veri e propri. Non so, Ministro, se lei ne ha contezza veramente, se questo è il provvedimento che vuole. Se non è così, oltre a vegliare tutta la notte, intervenga. È ormai giorno. Ministro, lo faccia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 3.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Iapicca, onorevole Calvisi, onorevole Pedoto, onorevole Simeoni, onorevole Antonino Foti, onorevole Bosi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 378
Votanti 377
Astenuti 1
Maggioranza 189
Hanno votato
150
Hanno votato
no 227).

Prendo atto che il deputato Graziano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che i deputati Murer e Drago hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 3.33.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, con l'emendamento Zazzera 3.33 proponiamo di sopprimere il comma 6 dell'articolo 3. L'illustrazione del motivo di questa proposta emendativa merita di illustrare alcuni presupposti. Innanzitutto, mi sia consentito soffermarmi sul comma 5-bis con il quale si pongono delle limitazioni straordinarie anche per quelle fondazioni lirico-sinfoniche che abbiano conseguito il pareggio di bilancio nei tre esercizi precedenti la data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge e che presentino un rapporto percentuale tra i ricavi delle vendite e prestazioni e l'ammontare del contributo statale veramente virtuoso.
Allora, questo decreto-legge, oltre a non avere i requisiti costituzionali di necessità e di urgenza, oltre a trattare una materia di competenza regionale concorrente, senza che siano stati approvati i nostri emendamenti che miravano a sottoporre all'intesa con la Conferenza Stato-regioni i regolamenti che devono essere emanati dal Governo, presenta tratti di incostituzionalità straordinari. Con questo decreto-legge vediamo un disegno allarmante che collega...

PRESIDENTE. Colleghi, non mi sembra che l'onorevole Casini si chiami Giovanni, Pag. 253ne che oggi compia gli anni, comunque lo salutiamo volentieri. Prego, onorevole Favia, prosegua.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, salutiamo l'onorevole Casini perché lancia il sasso e poi ritira la mano. Bene alzato all'onorevole Casini, che ringraziamo per avere ideato questa bella nottata.
C'è un disegno che noi consideriamo allarmante che collega questa legge di occupazione di questo settore importante della cultura con le leggi in materia di scuola e con le affermazioni del Premier minacciose nei confronti della RAI. C'è tutto un disegno per far finta di invitare i privati ad entrare nel settore della cultura, ma poi li si privano completamente di incentivi, come ad esempio gli incentivi fiscali statunitensi che consentono la detrazione delle donazioni e dei biglietti di ingresso per la visione delle opere liriche.
Ebbene, il provvedimento in esame che riguarda, lo ricordiamo, delle entità private, ossia le fondazioni lirico-sinfoniche, pone le mani soprattutto del Ministro dell'economia, ma anche del Ministro dei beni culturali su queste fondazioni, tanto che, nonostante gli emendamenti approvati, di fatto, c'è la mano del Ministero anche sulle trattative sindacali come parte datoriale.
Venendo al comma 6 in oggetto - che rappresenta la summa ridicola delle mani, della cappa, del cappello che vengono messi dal Governo sulle strutture private di cui stiamo parlando - non si capisce perché non debbano esservi delle responsabilità. Il comma 6 sancisce, addirittura, quali debbano essere le spese che le fondazioni devono sostenere durante le trasferte all'estero, quelle che devono sostenere i dipendenti e gli artisti. Infatti, quando le opere delle nostre grandi fondazioni culturali vengono rappresentate all'estero, immagino quale possa essere la risposta dei grandi artisti che, molto probabilmente, si rifiuteranno di negoziare e di lavorare ancora per le nostre fondazioni, riducendone così la qualità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, noi insistiamo: abbiamo coscienza che le proposte emendative in esame sono piccole rispetto, purtroppo, al disastro che il provvedimento in oggetto provoca, tuttavia, fino all'ultimo, cerchiamo di correggerlo. La richiesta di abrogare una parte del comma 6 in oggetto che, di fatto, propone, comunque, la certezza della retroattività...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Piffari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, il Governo, con questo provvedimento, tratta la cultura come una qualsiasi merce di scambio da vendere in una pubblica piazza o in un pubblico mercato. Altro che cultura al centro dell'attenzione! Quando si pensa di rendere inefficaci i contratti di scrittura artistica che non vengono riferiti ad attività specificamente programmate o, ancora, quando si pensa che per fare le missioni si debbano guardare tetti e parametri che nulla hanno a che vedere con il collegamento artistico...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Messina.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, è, purtroppo, un tormentone di questo Governo che sta penalizzando i lavoratori del comparto lirico. Non è possibile, infatti, anche con riferimento al comma 6 in esame, prevedere l'inefficacia di contratti di scrittura artistica, perché questo vuol dire andare a minare i diritti di quei lavoratori che, pur non avendo avuto contratti non concretamente riferiti a specifiche attività, stanno lavorando e stanno portando avanti il loro lavoro.

Pag. 254

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, con il comma 5-bis introdotto durante l'esame al Senato viene, però, consentito alle fondazioni lirico-sinfoniche, che abbiano conseguito il pareggio in bilancio nei tre esercizi precedenti la data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge, e che presentino un rapporto percentuale tra i ricavi delle vendite e prestazioni e l'ammontare del contributo statale non inferiore al 40 per cento nell'ultimo bilancio...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Razzi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, signor Ministro, intervenendo in replica dopo la chiusura della discussione sulle linee generali, lei ha rivendicato il fatto che, al Senato, il Governo abbia deciso di non porre la questione di fiducia sul provvedimento; ha, inoltre, rivendicato che, sempre al Senato, è stato sensibile alle proposte di modifica avanzate dal Parlamento, al punto da aver rinunciato all'articolo che riguardava il cinema. Quindi, si è augurato - e questo lo ha fatto non più di qualche ora fa - che lo stesso spirito di confronto costruttivo si possa ritrovare anche in questo ramo del Parlamento, in modo da approvare il provvedimento...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palagiano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, volevo far presente che, all'articolo 3 del provvedimento in esame, si tratta anche di temi molto importanti, quali quelli relativi al contratto collettivo nazionale e alle sue clausole, soprattutto gli istituti dei contratti integrativi aziendali, stipulati in contrasto con i principi dei commi 2 e 4. Si tratta anche del rinnovo, che deve essere fatto solo successivamente alla stipulazione del nuovo contratto collettivo nazionale...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paladini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, quello che più sconcerta se si legge bene il provvedimento - e con tutto il tempo che abbiamo avuto durante la notte qualche nota l'abbiamo letta - e che diventa quasi antipatico è la retroattività rispetto a contratti che sono già in corso. Essa induce chi subisce questa violenza ad una reazione quasi violenta, credo pertanto che si debba fare una riflessione su questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, questo comma prevede che non possano essere assunte con contratto a tempo determinato le persone che ne avrebbero diritto. Così va il mondo: ai deboli non si dà nulla. La stampa ci informa stamattina che con garanzie fittizie Verdini ha dato 10 milioni di euro a Fusi. Questo è l'accertamento della Banca d'Italia. Così va il mondo, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, siamo molto perplessi perché con questa norma si introduce una nullità su dei contratti, che vengono ad essere vietati dalla norma stessa, introducendo una sorta di nullità di protezione atipica rispetto alle previsioni contenute negli articoli 1418 e seguenti del codice civile che, Pag. 255lo ricordo, stabilisce il principio dell'assolutezza dell'eccezione di nullità, della sua rilevabilità d'ufficio...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Monai.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, più leggo il testo di questo decreto-legge, in particolare il comma 6 dell'articolo 3, più mi rendo conto dell'estremizzazione del centralismo burocratico di stampo veterocomunista del Governo che si definisce Popolo della Libertà, fatto semplicemente di tagli e di divieti, alla faccia delle autonomie e della natura privatistica delle fondazioni.
Questo è davvero il colmo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cambursano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, anche noi dell'Italia dei Valori siamo convinti che questo settore vada riformato e rilanciato. C'è bisogno di mettere in ordine, di ridurre i costi e c'è anche bisogno di controllo: ma siamo sicuri che questo provvedimento faccia tutto questo? È qui che abbiamo i nostri dubbi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 3.33, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Colaninno... onorevole Vella... onorevole Iapicca... onorevole Repetti... onorevole Foti... onorevole Dussin... onorevole Alessandri... l'onorevole Mondello sta entrando in questo momento...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 395
Votanti 364
Astenuti 31
Maggioranza 183
Hanno votato
135
Hanno votato
no 229).

Prendo atto che la deputata D'Ippolito Vitale ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che la deputata Murer ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 3.34.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, di per sé l'emendamento è qualcosa di piccolo con cui chiediamo poco: ci limitiamo a chiedere di abrogare, o quantomeno di sopprimere una parte del comma 6 di questo articolo 3. In realtà, come abbiamo detto più volte, andrebbe abrogato non l'articolo 3, ma il provvedimento nel suo insieme.
Chiediamo però, insieme a voi, di abrogare quel passaggio dove sono altresì inefficaci i contratti di scrittura artistica, non concretamente riferiti a specifiche attività artistiche espressamente programmate. Il lavoratore fa un programma e per carenze delle sovrintendenze e dei consigli di amministrazione delle fondazioni ne paga le conseguenze, mentre non succede a chi non sa fare il suo lavoro, forse anche perché di nomina politica, degli enti locali, della regione o a volte dello stesso ministro. Alcuni sono lì, incapaci e inadatti a quel ruolo. Chi paga è il lavoratore, perché, di fatto, la fondazione non riesce a raggiungere lo scopo per cui è stata creata.
Non si applicano in ogni caso alle fondazioni lirico-sinfoniche le disposizioni dell'articolo 1 di cui al decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368; ai dipendenti delle fondazioni lirico- sinfoniche per le missioni all'estero si applicano come tetto massimo le disposizioni in materia di Pag. 256trattamento economico di cui alla lettera d) della tabella A, del gruppo 4, allegata al decreto del Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica del 27 agosto 1998 e successive modificazioni.
Tutto questo provvedimento è concentrato sul contenimento della spesa e non nel contenere in realtà e nel valutare le capacità di un'azienda come può essere una fondazione lirica, anzi come dev'essere, che oltre a valutare, come ci ha ricordato il Ministro nella giornata di ieri nell'intervento in fase di discussione sulle linee generali, sicuramente la capacità di incassi dei biglietti e calcolare, dimensionare la capacità di spesa sui singoli progetti, deve naturalmente calcolare e valorizzare la capacità di raccogliere il denaro dai privati. Questo però dipende anche da quanto fa lo Stato per agevolare gli investimenti da parte dei privati. Io però credo che bisogna anche valorizzare e riuscire a capire quanto indotto portano alle nostre città e al nostro territorio le azioni di queste fondazioni, sia nel teatro che nella lirica, in termini di valorizzazione dell'immagine dell'Italia, sia quando vanno all'estero sia quando invece dall'estero portano utenze e clienti a vedere i nostri spettacoli e i nostri teatri.
Quindi se noi riusciamo a calcolare, a dare un indice di valore anche all'attrattività che hanno in termini di immagine, di persone e di presenze sul territorio italiano queste grandi imprese, noi faremo una valutazione economica sempre molto ristretta e limitata dal punto di vista economico-finanziario.
L'investimento va valutato nel suo complesso. Quello che però noi analizziamo in questo articolo 3, in particolare con l'emendamento che siamo andati a proporre, è che in realtà mai viene richiamata la responsabilità degli amministratori o l'incapacità di agire da parte degli amministratori. Qui di fatto si danno tutte le colpe ai lavoratori, agli operai e agli artisti che lavorano dentro queste grandi imprese, grandi in termini di valorizzazione della nostra cultura e in termini di azione.
Però spesso la politica è entrata a gamba tesa e ha rovinato tutto quello che doveva essere invece l'obiettivo che dovevano raggiungere le fondazioni. Quindi dobbiamo valutare particolarmente il danno che fa la politica attraverso le scelte non adeguate degli amministratori di queste fondazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Ministro, le leggo un passo di una lettera che le ha inviato nei giorni scorsi una soprano: lei rischia di fare lo stesso errore considerando l'opera un ramo secco da tagliare. L'opera è viva e vitale; è una vigna che va curata perché può persino aiutare l'Italia a uscire dalla crisi di idee, identità e immagine...

PRESIDENTE. Grazie onorevole Cambursano. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, l'emendamento che stiamo discutendo riguarda il secondo periodo del comma 6, che, rispetto al testo originario del decreto-legge, non è stato modificato durante la lettura al Senato. Alle fondazioni lirico-sinfoniche, fin dalla loro trasformazione in soggetti di diritto privato, continua ad applicarsi l'articolo 3, quarto e quinto comma, della legge...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Ministro, anche questa norma confonde i livelli tra codice civile, interesse pubblico e ragionevolezza dell'azione di Governo, perché prevedere l'inefficacia, che è una fattispecie civilistica, di contratti di scrittura artistica non concretamente riferiti a specifiche attività artistiche espressamente programmate Pag. 257dice tutto e non dice nulla e crea soltanto un «causificio». Da questa norma vedrà quante cause verranno al pettine!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, in effetti anche in Commissione bilancio si era chiesto al Governo di valutare cosa sarebbe successo, perché è evidente che tutte queste cause porteranno ad un solo risultato: alla fine saranno più le spese per lo Stato che i risparmi che verranno dall'applicazione di un principio di questo tipo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, signor Ministro, questo emendamento altro non è se non una versione ridotta di quello precedente, ma la ratio è la stessa: cercare di evitare di fare una cattiva norma, che porti non vantaggi, ma danni alla pubblica amministrazione. Riteniamo che intervenire oggi su situazioni giuridiche già definite comporti per il bilancio dello Stato un rischio di molto superiore ai vantaggi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, puniamo dei contratti che sono già in corso; con questo provvedimento blocchiamo dei contratti, per cui vi saranno dei provvedimenti e delle cause a cui lo Stato dovrà rispondere, e, come capita spesso, quasi sempre, lo Stato soccomberà e dovrà pagare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, vorrei concentrare il mio discorso sui contratti integrativi, quelli aziendali, che potranno essere stipulati non alla data di entrata in vigore del provvedimento in esame, ma che possono essere rinnovati solo successivamente alla stipulazione del nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro. Ecco, secondo la relazione...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, questa norma, come le precedenti, è il frutto di un progetto scellerato, che mira a ridurre l'occupazione, a creare incertezze e, soprattutto, a creare situazioni di illegalità. Quando si dice che sono inefficaci i contratti di scrittura artistica non concretamente riferiti a specifiche attività artistiche, parliamo di contratti assolutamente regolari, che con questa norma diventano inefficaci...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Ministro, con questo decreto-legge ci venite a dire che, per riformare la cultura, in particolare il settore delle fondazioni lirico-sinfoniche, è necessario adottare le solite «misure lacrime e sangue» già adottate in altri settori. Pur volendo dare credito a tutto questo e prendendolo per buono, Ministro Bondi, ci spiega come tutto ciò si accorda con la nomina di un nuovo Ministro, il Ministro Brancher, che costerà alle casse dello Stato...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, continuiamo a insistere: è da questa notte che cerchiamo di dare il nostro contributo, cercando di suggerire quello che potrebbe essere più Pag. 258utile, sempre nell'interesse del Paese. Anche qui, per quanto riguarda l'emendamento Zazzera 3.34, consigliamo di sopprimere il secondo periodo del comma 6, perché, facendo ciò, faremmo qualcosa di utile nell'interesse reciproco e della collettività.
Perciò chiedo al Ministro di prendere in esame, di rivalutare e di accogliere questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, vorrei invitare ad un voto favorevole, quello che non abbiamo avuto né dalla Commissione né dal Governo rispetto ad emendamenti che noi abbiamo presentato, che il Partito Democratico ha già illustrato e sui quali il Partito Democratico al Senato e alla Camera ha combattuto.
Vorrei che fosse chiaro che stiamo parlando di un punto rilevante, ovvero delle modalità di assunzione e di quelle contrattuali. Sono punti di principio ma sono anche punti che attengono alla sostanza. Dal comma 5 in avanti vi è una parte che andrebbe completamente cassata, ma che sappiamo non è neanche possibile fare per i pareri contrari della Commissione bilancio.
È del tutto evidente che, se volessimo ristabilire i termini per i diritti dei lavoratori e la pulizia del rapporto tra le parti, dovremmo emendare e sopprimere tutta questa parte: è anche questo il motivo che ci induce a votare contro questo decreto-legge, perché nella sua interezza purtroppo commette errori clamorosi che non porteranno nulla di positivo alla qualità delle fondazioni lirico-sinfoniche.
Non amo sinceramente utilizzare nei dibattiti toni accesi perché ritengo che l'Aula del Parlamento sia un luogo di legislazione e non di propaganda politica. Personalmente, nel rispetto come è ovvio di quello che fanno gli altri colleghi, chiedo che venga rispettata anche la mia idea di istituzioni, l'idea mia e del Partito Democratico di come debba lavorare un Parlamento.
Certamente avremmo potuto essere qui ed intervenire su ogni emendamento, dopodiché il risultato sarebbe stato completamente nullo: non credo che i lavoratori possano preferire la nullità dei risultati a qualche risultato che apre la strada a nuove possibilità anche rispetto ai loro diritti.
È evidente che il cosiddetto comma Asciutti non va bene, lo sappiamo anche noi, ma non lo possiamo modificare; però, dovete anche sapere che l'intero mondo della lirica e della sinfonica attende da troppi anni il contratto nazionale.
Quando non c'è un contratto nazionale è più facile inserirsi con provvedimenti sbagliati, dannosi e lesivi fino in fondo della qualità delle fondazioni lirico-sinfoniche attraverso la mannaia che viene abbattuta sulla contrattazione integrativa.
Non ne faccio una questione di demagogia: come Partito Democratico, dal primo giorno dell'emanazione del decreto-legge, abbiamo chiesto al Ministro di trasformare il decreto-legge in un disegno di legge su cui il Parlamento potesse lavorare. Lo abbiamo chiesto noi e lo hanno chiesto altri colleghi dell'opposizione e perfino altri colleghi della maggioranza.
Su questo non vi è stata alcuna disponibilità e quindi l'alternativa era tra un'opposizione - continuo a pensare - sterile su un voto di fiducia e il cimentarsi da parte del Parlamento nel suo ruolo, che è quello di fare le leggi e di rispondere alle attese dei lavoratori e dei cittadini italiani, perché le piazze sono importantissime se hanno nelle istituzioni le gambe per concretizzare le loro proposte e non solo se protestano.
Ormai con quanto succede a Pomigliano e succederà con la terribile manovra finanziaria, voglio dire qui ai lavoratori delle fondazioni liriche: non dimenticate la cultura e state assieme a noi che lavoriamo in Parlamento per migliorare lo stato della cultura nel nostro Paese.
Ci batteremo nella discussione della manovra come Partito Democratico. Non penso di avere il primato di niente, però Pag. 259chiedo che mi venga riconosciuto un primato di coerenza. Perché alle parole del Partito Democratico seguono sempre i fatti e alla fine nella politica...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole De Biasi...
L'ho ringraziata e, con il mio ringraziamento, il tempo era concluso. Le chiedo scusa, ma questo è l'automatismo tra il «grazie» del Presidente e il microfono...
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 3.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Bianconi... Onorevole Cesa... Onorevole Pagano... Onorevole Santagata... Onorevole Gnecchi... Onorevole Rampelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 387
Votanti 357
Astenuti 30
Maggioranza 179
Hanno votato
131
Hanno votato
no 226).

Prendo atto che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.

OSVALDO NAPOLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, leggo molto velocemente un'agenzia dell'ANSA in cui si dice che siamo in diretta su Facebook e che Antonio Di Pietro manda in onda in diretta il dibattito in Aula. Vorrei chiederle se questo è possibile. Non si può fotografare, ma si può trasmettere su Facebook in diretta quanto sta avvenendo in questo momento?

ANTONIO BORGHESI. C'è la diretta sul satellite!

PIERFELICE ZAZZERA. Vi volete chiudere nel palazzo!

PRESIDENTE. Onorevole Osvaldo Napoli, mi pare che la situazione consiglierebbe a tutti maggiore prudenza.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo tranquillamente, senza alcun intento polemico, soltanto per ricordare che una delle caratteristiche di una assemblea democratica risiede proprio nella pubblicità dei suoi lavori. Tra l'altro, il nostro Regolamento prevede che ci possano essere richieste per svolgere sedute segrete. Non mi sembra che sia il caso, dal momento che stiamo discutendo un provvedimento del genere che votiamo con voto palese.
Quindi, davvero la pubblicità può essere fornita con tutti i mezzi da quelli cartacei a quelli mediatici, sopratutto perché è la Camera stessa che paga un servizio che manda in onda sul satellite le trasmissioni delle nostre sedute. È da lì che vengono riprese, però forse il vicepresidente del gruppo del Popolo della Libertà non era adeguatamente informato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, stavo esattamente dicendo questo: come tutti sanno noi siamo in diretta sul canale satellitare, quindi mi pare evidente che questa sia la risposta migliore.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 3.36. Pag. 260
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signori del Governo, è tempo di fare un primo bilancio di questa maratona che noi dell'opposizione stiamo portando avanti. È un bilancio che farà le prime ventiquattr'ore alle ore 16 di oggi e che porteremo ancora avanti.
Abbiamo molto riflettuto in queste ore e abbiamo deciso che soltanto la caduta fisica potrà fermarci. Abbiamo deciso così perché vediamo che a voi non interessa altro che tutto finisca al più presto e che non se ne parli.
Addirittura, come avete sentito pochi minuti fa da un collega della maggioranza, ci si lamenta perché l'opinione pubblica possa conoscere il misfatto che avviene qui dentro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Non si deve far sapere, è più importante alle 16 vedere la partita e poi magari andare a vedere «L'Isola dei famosi», ma quello che accade in questo Parlamento non si deve sapere (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

ANTONIO DI PIETRO. Allora, sappiate che, fino a quando avremo l'ultimo respiro, saremo qui dentro a discutere di un tema serio, quello del futuro che spetta a un comparto importante del mondo della cultura, dello spettacolo e delle attività culturali. Si tratta di un mondo che viene abbandonato a se stesso perché questo decreto-legge che ci viene proposto di approvare non è cattivo, è pessimo, e non lo diciamo solo noi dell'Italia dei Valori.
Certo, noi abbiamo deciso di far sapere all'opinione pubblica e al nostro Paese che un filone fondamentale dell'economia e della cultura, dell'essere di questo Paese viene abbandonato a se stesso perché si devono risparmiare dei soldi sulle spalle dei soggetti più deboli.
Allora, mi si permetta di leggere un giornale di questa mattina, non l'Unità o Il Fatto Quotidiano, ma il Giornale che titola: «La cultura piange miseria ma il Ministero paga bene», Ministro Bondi. Il Giornale di casa Berlusconi aggiunge questa mattina: «la cultura, quella con la "c" maiuscola, piange miseria, tutta colpa dei tagli del Governo, dicono gli organizzatori delle scenografiche proteste in piazze e teatri; eppure, a scorrere l'elenco dei dirigenti del Ministero per i beni artistici e culturali, non si ha per niente l'impressione di un dicastero francescano. Colpisce che anche il Ministero per i beni artistici e culturali abbia un congruo numero di dipendenti con i galloni, circa 200, e come accade nei dicasteri più ricchi le cifre sono di tutto rispetto, con punte massime che sfiorano i 200 mila euro l'anno», e c'è anche l'elenco.
Questo è il Ministero che sta dirigendo, Ministro Bondi, un Ministero che chiede ai precari che fanno il loro dovere e il loro mestiere di stringere la cinghia, di andare a casa e di non avere la possibilità di arrivare a fine mese, mentre lei dirige un Ministero che paga bene (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Ecco qual è la prima sintesi delle ragioni per cui noi stiamo facendo opposizione: lo stiamo facendo in questo modo perché vogliamo far conoscere all'opinione pubblica e ai cittadini il misfatto che, in nome di una contabilità ragionieristica che vuole portare avanti il Ministro Tremonti, si sta compiendo ai danni di un comparto importante.
Si può fermare tutto questo? Certo che si può fermare. Come? Ve lo dico fra cinque minuti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, poiché questa mattina, evidentemente alimentati da qualche informazione, su alcune televisioni - che esercitano Pag. 261il diritto di cronaca - sono stati trasmessi alcuni servizi in cui si spiega che la Camera avrebbe fatto la seduta notturna per poter chiudere i propri lavori alle 16 visto che c'è la partita, vorrei cogliere l'occasione per dire che tutti noi abbiamo capito che il problema non è il Ministro Bondi, non è il decreto sullo spettacolo, perché gli amici e i colleghi del Partito Democratico e il collega Ciocchetti sanno bene che questo provvedimento viene contestato e migliorato anche da altre parti dell'opposizione.
Il problema è semplicemente quello della partita, perché l'onorevole Di Pietro, che alimenta sottilmente, ma in questo caso, onorevole Di Pietro, mi consenta, tutto ma non sottilmente, in modo grossolano, l'idea di vivere con l'anti-politica, vuole far passare in Italia l'idea che noi bloccheremo i lavori alle quattro perché c'è la partita. Onorevole Di Pietro, se lei alle tre meno cinque termina il suo ostruzionismo, pensando che noi siamo così sprovveduti da cadere nella rete che lei ha messo in modo scoperto, sappia che continueremo ad esaminare il provvedimento e che alle quattro lavoreremo in quest'Aula, perché a noi della partita non interessa nulla, interessa solo a lei, che pensa che noi siamo così sprovveduti. Onorevole Di Pietro, noi saremo qui alle quattro, alle cinque e alle sei (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Popolo della Libertà, Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, per una volta l'onorevole Casini ha fatto un intervento che rende superfluo o aggiuntivo quello del gruppo del Partito Democratico anche perché è da questa notte che, non essendo gli ultimi arrivati in quest'Aula, cerchiamo di capire a che cosa punta questa strana strategia parlamentare dell'Italia dei Valori; ci possono essere diversi modi di fare opposizione, ce lo siamo detti anche durante la notte, che vanno rispettati tutti, però è veramente difficile capire come, di fronte alla possibilità dell'opposizione di migliorare un provvedimento, di contenerne il danno e di migliorarlo significativamente, si scelga comunque la strada dell'opposizione a priori a tutti costi. Ne è stata prova questa notte la vicenda per cui, di fronte ad un emendamento che ha assorbito uno dell'Italia dei Valori, migliorando consistentemente il testo e con un'intesa della Commissione, è prevalsa assolutamente una logica procedurale che consentiva di allungare ulteriormente i tempi, poi recuperata in extremis con un giusto intervento dell'onorevole Di Pietro. Anzi mi chiedo e le devo chiedere, onorevole di Pietro, capita in politica però è difficile capire come alle quattro di mattina si possa fare un intervento estremamente ragionevole e comprensibile e poi al risveglio, dopo aver letto i giornali o dopo aver preso un caffè, cambiare di nuovo completamente la linea per tornare ad un attacco a testa bassa nei confronti degli altri. Vorrei dire anche a nome del gruppo del Partito Democratico che, se il tentativo, piuttosto mediocre e autolesionista, è quello di gettare fango un'altra volta sul Parlamento, dimostrando che noi avremmo fatto tutto questo non per i lavoratori degli enti lirici ma per vedere la partita, noi siamo pronti a stare qua per esaminare questo provvedimento e gli altri all'ordine del giorno anche durante la partita (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Unione di Centro).

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

ANTONIO DI PIETRO. Io me la sono presa con loro e si arrabbia lui (Dai banchi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania si grida: «Buffone!»)!

PRESIDENTE. Per favore! Colleghi per favore! Scusatemi, hanno diritto di parlare tutti. Onorevole Donadi, prego, ne ha facoltà.

Pag. 262

MASSIMO DONADI. Ai deputati presenti in quest'aula voglio chiarire una cosa e rassicurare che l'Italia dei Valori proseguirà questa sua strana performance parlamentare fino a quando l'ultimo brandello di tempo e di opportunità, concesso dai regolamenti della Camera, e le nostre forze lo consentiranno (ne sono convinto). Per cui stiano tranquilli i presidenti Casini e Franceschini che la partita non la avrebbero vista comunque oggi (Commenti di deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico). Voglio dire una cosa in più. Non a caso, ho premesso che i due interventi che mi hanno preceduto questa risposta non l'avrebbero neanche meritata; mi dispiace, ma è la prima volta che mi trovo costretto a pronunciare un'affermazione di questo genere in quest'Aula nei confronti dei due rappresentanti di gruppo dell'opposizione, ma nelle loro affermazioni non riesco, con tutta la buona volontà, a ravvisare la buona fede. Mi dispiace, ma lo abbiamo ripetuto ormai per 24 ore; come è legittimo che PD e UdC abbiano, dal loro punto di vista, accettato, ritenendolo di migliorare, per noi svendendo il loro ruolo di opposizione, un provvedimento, che è, era e resta una porcheria, rivendichiamo però anche il pari diritto di un'altra forza politica di opposizione, mentre, come loro, cerchiamo di fare il nostro lavoro e lo abbiamo fatto, come ha affermato nell'unico atto di buona fede che io riconosco all'intervento dell'onorevole Franceschini, grazie anche al presidente Di Pietro e mi riferisco ad un emendamento tutt'altro che marginale nell'ambito di questo provvedimento. Rivendichiamo il diritto di andare avanti, come in quest'Aula parlamentare si fa da quando esiste la democrazia, cari Franceschini e Casini, che forse oggi avete altri interessi in gioco (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro)! Allora preferite attaccare piuttosto che dover spiegare le ragioni delle vostre scelte incomprensibili, ma noi in questa trappola non ci cadiamo. Oggi avete assunto una responsabilità grave e non mi interessa molto per l'UdC, con la quale non abbiamo mai vagheggiato progetti di alleanze strategiche, ma mi dispiace che, da parte del PD, siano arrivati atteggiamenti e comportamenti che, nell'ultimo intervento dell'onorevole Franceschini, non comprendono la buona fede. Noi saremo qui e lo faremo con trasparenza, con lealtà fino in fondo, come non ci pare abbiano fatto altri gruppi dell'opposizione.

FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non è il tempo dei «masanielli» da quattro soldi. Non è il tempo di piccole operazioni di piccolo cabotaggio che cercano di evocare qua i temi dell'antipolitica, mentre questo Parlamento, nel confronto e nel dissenso, ha dato una prova di grande serietà e di grande impegno di lavoro. Non vi consentiremo di fare delle polemiche da quattro soldi sulla faccenda delle partite (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro). Ha capito onorevole Di Pietro? Detto questo, emergono da questo confronto anche altre due cose. Emerge, in primo luogo - io mi riallaccio al discorso fatto, stamattina credo, dal capogruppo della Lega e lo riaffermiamo con forza - la grande solidarietà e il grande rapporto che c'è tra il PDL e la Lega nell'offrire al Paese una gestione di governo. In secondo luogo, emerge anche grazie al Ministro Bondi il fatto, che noi quando c'è da parte di settori dell'opposizione un atteggiamento di confronto e non di ostruzionismo, a nostra volta, ci confrontiamo e costruiamo in Parlamento il miglioramento dei contenuti.
Sottopongo, in terzo luogo, all'attenzione del Presidente della Camera, a quella dei gruppi dell'UdC e del PD anche la grande esigenza di una riforma dei regolamenti parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della libertà). Emerge da questo dibattito, in una situazione nella quale, il gruppo di maggioranza, Pag. 263il principale gruppo di opposizione, due gruppi significativi e consistenti avevano una dialettica comune, il fatto che vi è un manipolo di persone che vogliono rendere quest'Aula incapace di decidere, riuscendo a bloccare i lavori del Parlamento e questo dimostra che si avverte un'esigenza di riforma.

PIERFELICE ZAZZERA. P2, P2! Amico di Gelli.

FABRIZIO CICCHITTO. Comunque, detto questo, vi è un elemento di solidarietà che lega le forze politiche serie che vogliono legarsi alle istituzioni Parlamentari nei confronti di un gruppo eversivo che vuole bloccare i lavori del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della libertà e Lega Nord Padania).

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, sono veramente stanco di sentire continuamente interventi senza senso e ultimamente anche quello del capogruppo dell'Italia dei Valori che continuano a fare informazioni false e gratuite. Dica quali sono gli interessi o taccia per sempre (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Parli dei suoi interessi, perché dopo ore di tentativi andati a vuoto, rimane solo la calunnia, che è l'unica arma che voi avete. Abbiamo dimostrato con i colleghi del Popolo della Libertà, i colleghi della Lega di cui sono orgoglioso, di saper far governo e di dialogare con l'opposizione. Questo voi non riuscite a digerirlo. Noi abbiamo una posizione chiara su questo decreto, stiamo dialogando con l'opposizione mentre voi non riuscite a dialogare come opposizione, perché non siete capaci, non riuscite a dialogare con il Governo. Riuscite solo a fare insinuazioni false e tendenziose. Per cui invece di mostrare dichiarazioni che non esistono, fate vedere al Paese qual è la realtà. A voi non importa nulla né della cultura né dei lavoratori, volete solo apparire e mettere in difficoltà questo Governo, ebbene non ci riuscirete; noi andremo avanti e questa giornata, Fabrizio Cicchitto, è servita a rinsaldare i nostri gruppi e per rinsaldarci nell'azione di Governo. Grazie a tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della libertà e Lega Nord Padania).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, su che cosa chiede di parlare? Il suo gruppo ha già parlato, mi pare che tutti si siano espressi; io proseguirei a questo punto con gli interventi a titolo personale sull'emendamento Zazzera 3.36 (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della libertà), ma le do la parola per dimostrare la buona volontà da tutti i punti di vista. La prego di non continuare ad intervenire per un richiamo al regolamento. Prego onorevole Evangelisti.

FABIO EVANGELISTI. Spero, signora Presidente, che dopo la questione che porrò, lei vorrà anche in questa occasione, come già accaduto questa notte, riconoscere la congruità della questione che le vado a porre. Faccio riferimento all'articolo 59 del nostro regolamento, laddove si dice: «Se un deputato pronuncia parole sconvenienti oppure turba con il suo contegno la libertà delle discussioni o l'ordine della seduta, il Presidente lo richiama, nominandolo». L'onorevole Cicchitto ha appena usato un'espressione all'indirizzo del gruppo dell'Italia dei Valori che questa è la seguente: «un gruppo eversivo» (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della libertà). In questo Paese che ha conosciuto l'eversione nera e l'eversione rossa, questa affermazione è qualcosa di gravemente lesivo della nostra dignità come gruppo e come singoli parlamentari e lei lo deve richiamare all'ordine (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori)!

EDMONDO CIRIELLI. Bugiardo!

Pag. 264

FABIO EVANGELISTI. Se non lo fa, farò riferimento all'articolo 58: «Quando nel corso di una discussione un deputato sia accusato di fatti che ledano la sua onorabilità, egli può chiedere al Presidente della Camera di nominare una Commissione la quale la quale giudichi la fondatezza dell'accusa; alla Commissione può essere assegnato un termine per presentare le sue conclusioni alla Camera, la quale ne prende atto senza dibattito né votazione». Questo le chiedo.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Evangelisti. È evidente che il suo richiamo consente al Presidente di sottolineare che ogni gruppo che siede in quest'Aula è rappresentativo dei cittadini italiani e ha tutta la possibilità di svolgere appieno la propria attività parlamentare.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, quello che ho da dire riguarda i lavoratori, e mi riferisco all'affermazione del tipo: «non gli mettiamo le mani in tasca», in particolare, come abbiamo visto in quest'Aula, quelle che sono esclusivamente le colpe dei lavoratori. Il fatto è che si vuole tutelare i lavoratori, nella realtà poi invece non si fa altro che parlare di questo provvedimento, di blocco delle assunzioni, di tagli, di colpire i precari, il turnover, la battaglia a favore dei lavoratori....

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paladini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, buongiorno onorevole Franceschini, buongiorno onorevole Casini, che ieri sera prima di andare a dormire, avete fatto da stampella a questa maggioranza, pensando che vi fosse un manipolo di venti parlamentari seri che per stanchezza sarebbero crollati; non siamo crollati, abbiamo fatto la nostra (Commenti)...Presidente, non ho finito il mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, non mi sembra un comportamento corretto quello di sottolineare un errore tra «avrebbero» e «sarebbero» da parte di chi magari ha avuto la possibilità di fermarsi qualche ora nei confronti di chi è stato qui tutta la notte, nel rispetto del lavoro parlamentare di tutti. (Applausi). Concluda il suo intervento, onorevole Rota.

IVAN ROTA. Signor Presidente, mi auguro che qualcuno che può seguire i lavori capisca l'italiano, anche se ogni tanto magari, dopo ventisette ore che stiamo in quest'Aula a lavorare, noi come Italia dei Valori, per sostenere i lavoratori...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rota.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, mi lasci tornare su questo emendamento, è un piccolo tentativo per ritornare alla normalità e non far pagare danni allo Stato ed alle fondazioni oggetto del provvedimento. Vorremmo che quanto meno non fosse retroattivo ma partisse solo la revoca dei contratti a far data dall'entrata in vigore di questa norma. Questo è un piccolo emendamento di buon senso e vorrei che tutti i parlamentari ne tenessero conto nella votazione....

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Piffari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, come diceva l'onorevole Piffari, basta un piccolo sforzo, un emendamento che rende giustizia ad un provvedimento che fa della retroattività una fase esplosiva, per cui contratti già chiusi potrebbero Pag. 265essere impugnati o comunque abbandonati, per cui prestatori d'opera, artigiani, professionisti che si mettono in campo, che preparano strutture e attrezzi...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cimadoro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, la cosa bella è che il frutto di questo grande accordo magnificato dall'onorevole Cicchitto e dall'onorevole Franceschini avrebbe portato quell'emendamento a peggiorare le condizioni dei lavoratori se l'onorevole Monai non se ne fosse accorto e avesse chiesto di introdurre quella modifica che permette di salvaguardare i diritti dei lavoratori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, abbiamo lamentato il mancato dibattito parlamentare su un provvedimento, a nostro avviso, importante e delicato. A tratti, però, questo dibattito c'è stato, grazie soprattutto al gruppo dell'Italia dei Valori. A tratti ce la siamo cantata e suonata, però siamo molto soddisfatti del risultato che stiamo ottenendo perché abbiamo sempre espresso la nostra opinione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questi brevissimi trenta secondi spero di poter completare una mia riflessione a titolo personale. Ritengo che questo comportamento all'interno del centrosinistra non sta facendo altro che rafforzare il centrodestra e, fuori da questo Parlamento, non diamo un'immagine seria per far capire che un'alternativa, all'interno del Parlamento, ci potrebbe essere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, mi consenta di dire, al di fuori dell'argomento specifico, che mi sono sentito offeso da diversi interventi. Innanzitutto, non mi sento di far parte di un gruppo eversivo, né tantomeno, come diceva male l'onorevole Cicchitto, di un manipolo: forse questo è un termine a lui più consueto. Mi sento di far parte di un gruppo che ha lavorato bene nell'interesse del Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, in questo clima surreale riprendo la parola per riprendere il mio intervento in dissenso, più che dal gruppo, nei confronti del Ministro Bondi. Ero già intervenuto prima, ma il Ministro non c'era, forse era andato a prendere un caffè, mentre noi stavamo servendo l'aperitivo, come dice il suo amico Tremonti. Onorevole Bondi, non si preoccupi: il pranzo lo serviremo quando in quest'Aula arriverà il provvedimento sulle intercettazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, dà un po' fastidio passare tutta la notte qui a lavorare, discutendo e sostenendo sessanta emendamenti per migliorare un provvedimento di legge, e sentire la ramanzina e il predicozzo di qualcuno, leader o pseudo tale, che magari è stato casa a dormire. Dà veramente fastidio, Presidente. Per il resto, chiediamo di guardare gli emendamenti e valutarli, se si vuole Pag. 266lavorare per il Paese. Inoltre, il Ministro Bondi ci spieghi come spende i soldi del Ministero.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, sono un eversivo. Se per eversivo si intende essere contro questo regime, contro gli inciuci, contro questa politica del malaffare e del conflitto di interessi, che ormai è distribuito in ogni dove proprio dai rappresentanti della maggioranza e qualche volta non solo, allora mi consideri pure un eversivo e combatto questo sistema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mattesini. Ne ha facoltà.

DONELLA MATTESINI. Signor Presidente, svolgo una questione di metodo e poi interverrò sul merito. Chiedo ai colleghi dell'Italia dei Valori, che chiedono giustamente rispetto per le proprie posizioni e per il proprio atteggiamento, di avere altrettanto rispetto per tutti gli altri colleghi. Infatti, state continuando a dare un'interpretazione anche sbagliata e volutamente propagandistica. Rispetto a questo emendamento, che appoggiamo perché migliora le condizioni dei lavoratori, ricordo all'Assemblea che il miglior risultato ottenuto rispetto alla difesa dei diritti dei lavoratori è quanto proposto dal Partito Democratico; ciò ha permesso di fare due cose importanti. In primo luogo, di impedire che per decreto-legge si desse il de profundis alla contrattazione integrativa, perché questo sarebbe successo. In secondo luogo, abbiamo salvaguardato il 100 per cento dell'indennità integrativa che, altrimenti, sarebbe stata tagliata. Quest'Aula ha ulteriormente rafforzato quell'emendamento, già sufficientemente chiaro. Questo rappresenta il merito ed è uno dei punti fondamentali. Non ci venite a dire che il Partito Democratico vuole andare a vedere la partita, perché le proposte concrete che hanno migliorato questo decreto-legge partono anche dal Partito Democratico.
Vedete, non capire come con questi emendamenti migliorativi abbiamo impedito che fosse posta la questione di fiducia, vuol dire anche giocare al tanto meglio tanto peggio perché, se non ci fosse stato l'accordo anche su questo emendamento, sarebbe stata posta la questione di fiducia e avremmo consegnato davvero i lavoratori degli enti lirici ad un ulteriore declino.
Un atteggiamento costruttivo, che vede il Partito Democratico presente con emendamenti precisi, rappresenta la posizione di un'opposizione seria che non si limita a fare propaganda, ma che vuol davvero incidere e dare il suo contributo per migliorare - per quello che può - la condizione degli enti lirici e dei lavoratori. Porto rispetto all'Italia dei Valori, ma credo che per il bene del centrosinistra dobbiamo dire: basta con la propaganda e con un atteggiamento che non tiene conto della verità. Portate rispetto agli altri, come lo volete per voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciocchetti. Ne ha facoltà.

LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, si continua a ricostruire i fatti di questa notte, il lavoro serio svolto da questa Commissione e dal Comitato dei nove a partire da ieri mattina, anzi dalla sera prima allorché è iniziata la discussione sulle linee generali. Si continuano a raccontare «stupidaggini» - scusate il termine - cose non vere. Si continua a raccontare che c'è qualcuno che è il principe azzurro con il cavallo bianco che sta difendendo i lavoratori e tutti gli altri, dalla maggioranza e dalle altre opposizioni, che invece stanno distruggendo i lavoratori e le fondazioni lirico-sinfoniche.
Voglio rivolgermi ai cittadini e ai lavoratori, l'ho già fatto prima, ma erano le sette di mattina e quindi probabilmente non ascoltava nessuno, credo sia il caso di Pag. 267ripeterlo adesso perché può darsi qualcuno ci stia ascoltando. Voglio ricordare il comportamento dell'Italia dei Valori su un emendamento, che è stato approvato dopo una lunga discussione e che all'inizio sembrava essere soltanto lo strumento per poter presentare altri venti subemendamenti. Un emendamento che unificava gli emendamenti Giorgio Merlo 3.65 e Zazzera 3.18, quest'ultimo presentato proprio dall'Italia dei Valori.
Avevamo tentato un percorso che potesse dare delle garanzie e che ci ha visti impegnati nel Comitato ristretto a partire dalle 9 di ieri mattina, nel Comitato dei nove a partire dalle 13,30 e successivamente in Aula. Chi vi parla è stato qui, come tanti altri, dalle 9 di mattina fino a quest'ora senza andare via. Giustamente tanti altri, organizzandosi all'interno dei gruppi, hanno previsto dei turni. Non credo vi sia un obbligo di dover stare tutti quanti contemporaneamente, ventiquattr'ore su ventiquattro, all'interno di quest'Aula.
Giustamente ogni gruppo, nella propria autonomia, ha scelto di organizzarsi con dei turni di presenza e comunque il gruppo dell'Unione di Centro è stato sempre presente dall'inizio alla fine della discussione e sarà presente fino all'approvazione di questo provvedimento. Vi è qualcuno che sta strumentalizzando pesantemente ciò che è avvenuto, raccontando cosa non vere che non fanno parte della discussione e del lavoro serio svolto pur su posizioni differenti, tra maggioranza e opposizioni del Partito Democratico e dell'Unione di Centro che stanno cercando di modificare nel miglior modo possibile questo provvedimento al fine di offrire delle opportunità sia alle fondazioni lirico-sinfoniche, sia ai lavoratori.
Non accetto, per la fatica che stiamo facendo tutti quanti, di subire queste strumentalizzazioni e il racconto di cose false che si stanno riferendo in ogni intervento in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo a voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 3.36, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Bruno, onorevole Bocchino, onorevole Scalera, onorevole Agostini, onorevole Fogliardi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 418
Maggioranza 210
Hanno votato
180
Hanno votato
no 238).

Prendo atto che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 3.38. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, credo sia doveroso, oltre che utile, fare alcune considerazioni politiche, anche perché sono assolutamente d'accordo con l'onorevole Di Pietro sul fatto che è un bene che i lavori dell'Aula siano conosciuti. Anzi più riusciamo a farli conoscere - e il nostro problema è che anche a causa della tentazione di umiliare i lavori dell'Assemblea, i lavori parlamentari sono poco conosciuti - più sarebbero apprezzati. Però ritengo sia giusto far sapere esattamente cosa accade in quest'Aula al numero più alto possibile di persone affinché, nel principio democratico del conoscere per deliberare, possano agire in modo democratico.
Deve essere chiaro che da alcune ore, da quando è iniziato questo dibattito, i membri delle Commissioni cultura e lavoro del Partito Democratico, facendo un Pag. 268lavoro meticoloso, hanno cercato di intervenire affinché si realizzasse esattamente quello che i colleghi dell'Italia dei Valori hanno voluto stigmatizzare. Cosa è successo?
In tutti questi interventi siamo stati aggrediti (perché ritengo che pronunciare menzogne è una forma di aggressione) sono stati letti gli articoli nei quali, nella fase precedente, i deputati del Partito Democratico davano giudizi molto negativi sul provvedimento in esame, addirittura sono stati citati interventi nei quali i deputati del Partito Democratico intervenivano a favore della questione pregiudiziale di costituzionalità nei confronti di questo decreto-legge da loro presentata. Poi cosa è accaduto, signor Presidente?
Noi riteniamo di essere in un sistema democratico, dove c'è un Parlamento che decide e se il Parlamento decide non credo che possiamo buttare all'aria queste decisioni. Purtroppo, esattamente come hanno fatto i colleghi dell'Unione di Centro e quelli dell'Italia dei Valori, noi abbiamo votato a favore delle nostre pregiudiziali di costituzionalità, perché - come hanno bene illustrato i miei colleghi - ritenevamo e riteniamo ancora che vi siano possibili vizi di costituzionalità, ma poiché purtroppo siamo ancora minoranza in questo Paese, la maggioranza - come è del tutto evidente - si è organizzata e ha respinto le pregiudiziali di costituzionalità dell'opposizione.
A tutti quanti qui dentro, a coloro che non lo vogliono capire, e a coloro che fuori non hanno avuto la possibilità di capirlo, faccio presente che noi abbiamo presentato delle pregiudiziali di costituzionalità che sono state respinte. Dopodiché si è passati all'esame del provvedimento.
Nella fase dell'esame il lavoro che è stato fatto ha portato a un miglioramento? No, l'abbiamo chiamata una riduzione del danno, perché se ci fosse stato un miglioramento consistente, poiché non facciamo opposizione tanto per farla, avremmo riconosciuto - come in altre occasioni - che dei miglioramenti erano stati apportati, e avremmo avuto un atteggiamento o di astensione (come è accaduto talvolta anche all'Italia dei Valori) o addirittura a favore. È quanto avvenuto in taluni casi anche all'Italia dei Valori, anche qualche giorno fa, quando, a seguito dell'espressione di un voto favorevole insieme alla maggioranza, l'onorevole Di Pietro e il Ministro Calderoli hanno fatto una splendida conferenza stampa per illustrare la loro posizione d'accordo su un tema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Nessun deputato del Partito Democratico ha preso la parola in quest'Aula per sintetizzare e stigmatizzare tale gesto come «stampella» della maggioranza. È quanto invece abbiamo subìto dall'inizio di questo dibattito da parte dei colleghi dell'Italia dei Valori (addirittura si è fatta una conferenza stampa con la maggioranza). Non lo abbiamo fatto perché noi abbiamo una concezione e una cultura tendenzialmente, visibilmente e anche fisicamente diversa.
Non usiamo la menzogna, che invece è stata usata fino a cinque secondi fa, dicendo che siamo stampella della maggioranza e che concorriamo addirittura al voto su questo provvedimento, quando abbiamo dichiarato che voteremo contro, ma che riteniamo necessario migliorarlo nell'interesse dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ci avete detto che stiamo andando avanti qui per vedere la partita; ebbene, noi non la vedremo e peraltro, mi rivolgo all'onorevole Di Pietro, io, purtroppo, non ho potuto vedere la prima partita perché ero qui in Aula, quindi si figuri quanto possa essere drammatico per me non vederla, mi dispiace, la sentirò per radio, se lei me lo consente. Poi abbiamo sentito addirittura le ultime sciocchezze su chi dormiva o non dormiva.
In conclusione, signor Presidente, noi stiamo qui a rispettare il lavoro altrui, ma rispettare il lavoro altrui pretende che ci sia il rispetto del lavoro degli altri, e soprattutto che non sia usata la menzogna. Portate le vostre opinioni, se ne avete, ma lasciate la menzogna fuori da qui, perché Pag. 269non serve neanche a voi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Unione di Centro).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Giachetti. Auguriamoci che la Nazionale senta tutta questa vicinanza del Parlamento e dell'Italia e che tutto questo porti un grande risultato (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, prendo la parola, ma non per rispondere all'onorevole Giachetti, a questo penserà dopo l'onorevole Donadi in quanto, come capogruppo, spetta a lui farlo. Nel mio precedente intervento mi ero riservato di fare un secondo atto in cui avrei spiegato cosa a nostro avviso andava fatto.
Devo però intervenire in relazione ad alcune affermazioni che sono state dette dall'onorevole Cicchitto e anche dall'onorevole Casini; non rispondo all'onorevole Franceschini per un motivo molto semplice. Onorevole Franceschini, la invito a prendere il resoconto delle esatte dichiarazioni che ho reso poco fa nel mio intervento: non ho mai citato il Partito Democratico, non ho mai espresso nel mio ultimo intervento una critica al Partito Democratico, ho preso il Giornale di Paolo Berlusconi e ho criticato la maggioranza, il Governo e, quindi, ho criticato tutt'altra cosa. Onorevole Franceschini, non ho capito perché lei se l'è presa, non sapevo che lei si occupasse di fare da stampella al partito di maggioranza, mi dispiace, però la prego di leggere le mie affermazioni. Siccome non credo che lei faccia da stampella alla maggioranza, anzi, ne sono sicuro, credo che lei non sia stato attento durante il mio intervento, la prego dunque di leggerlo e poi di ricredersi su ciò che ha espresso prima nei miei confronti.
Ho qualcosa da dire invece all'onorevole Cicchitto perché ha detto una cosa importante e sono convinto che ci creda fermamente. L'onorevole Cicchitto ha detto: in quest'Aula la maggioranza e una grande parte della minoranza stanno trovando un punto di incontro, poi c'è questo gruppo eversivo che dà fastidio e, rivolgendosi a lei, Presidente, ha detto che occorre procedere ad una riforma del Regolamento parlamentare, perché, se c'è qualcuno che si oppone, bisogna approvare una regola per impedire all'opposizione di fare il suo dovere. Ecco, questo è il modello fascista e piduista di governare questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Questa è la prova e la riprova che dobbiamo esserci e, come dice l'onorevole Cambursano con il quale concordo, meno male, se questo è il modello con cui si vuole governare il Paese, ossia cambiare le regole, modificare le leggi sempre ad uso e consumo proprio, ben venga un gruppo eversivo democratico all'interno di questo Parlamento che ferma questo modello piduista, fascista, con cui si intendono portare avanti le questioni (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

GIORGIO SIMEONI. Ma stai zitto! Piantala!

ANTONIO DI PIETRO. Noi, Presidente, siamo stati accusati di essere un gruppo eversivo, ebbene vogliamo dirlo: noi siamo eversivi nei confronti di «quel» piduista, non di altri, quindi portiamo avanti la nostra battaglia.
Se invece avessimo potuto dire la nostra, avremmo detto ben altro con riferimento a quel che vogliamo fare. La nostra proposta è questa, signor Presidente: noi stiamo con questi lavoratori; se noi avessimo dovuto predisporre un provvedimento in materia economica non ce la saremmo presi con i precari della scuola, della cultura e con coloro che sono senza lavoro, avremmo fatto un provvedimento di questo genere, sì (mostra una copia del giornale il Fatto Quotidiano), certo, leggo l'ultima pagina de il Fatto Quotidiano, e allora?
Ebbene, lo leggo, perché sono orgoglioso di poter condividere l'idea di coloro Pag. 270che pensano che bisogna avviare una riforma fiscale, che bisogna tassare le rendite e i grandi patrimoni, che bisogna definire una nuova politica industriale del terziario e dei servizi, che bisogna varare un piano per il lavoro a favore dei giovani e delle donne, che bisogna intervenire sugli sprechi e riformare il settore della conoscenza, che bisogna rendere flessibile il Patto di stabilità per i comuni virtuosi, che bisogna bloccare i contratti pubblici e gli scatti di anzianità nella scuola.
Riteniamo che su queste questioni vi siano ben altre cose da fare, piuttosto che prendersela con i precari del mondo della cultura, del mondo della scuola ed anche del mondo dell'informazione, perché questo è il problema dei problemi. Fra poco, questa maggioranza ci toglierà anche l'informazione; dopodiché, anche quel satellite che ancora funziona - e che l'onorevole del centrodestra ha detto che bisogna spegnere - si spegnerà e, con esso, la democrazia nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, vorrei richiamare l'intervento dell'onorevole Bossa che, ieri, ha evocato la «Casta Diva» con un intervento molto gustoso ed originale. Il rischio che vedo - complice la stanchezza di questa notte - è che tutti quanti noi gruppi di opposizione indichiamo la «Casta Diva», indichiamo la luna, ma poi indugiamo a guardarci il dito, piuttosto, che quella «luna nel pozzo» che l'onorevole Cicchitto e il gruppo del Popolo della Libertà o quello della Lega Nord vorrebbero conquistare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, ancora una volta, anche in questo caso, si realizza un intervento con il quale, in sostanza, si dispone la copertura dell'onere in materia previdenziale pari a 2 milioni di euro e si provvede con una riduzione di autorizzazione di spesa, che porta a ridurre ulteriormente il denaro disponibile per l'attività degli enti lirici. Pertanto, credo che non si fanno le nozze...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borghesi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, vorrei riprendere il tema che riguarda l'azione illustrativa, soprattutto, in ordine alle due questioni più importanti: i lavoratori e i contratti, che sono stipulati secondo i principi dei commi 2 e 4, ed il rinnovo, che deve essere fatto solo successivamente alla stipulazione del nuovo contratto collettivo nazionale...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paladini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, intervengo sull'emendamento in esame, così, spero che nessuno possa dire che non parlo di argomenti attinenti. Stiamo affrontando l'emendamento Zazzera 3.38, con cui chiediamo di sopprimere il comma 8 dell'articolo 3 che, al Senato, è stato modificato rispetto al testo originario: nella prima parte, è stato modificato prevedendo 2 milioni di euro (invece che 1,7 milioni di euro) e, nella seconda parte - quella che ci interessa di più - dove si dice che si possono...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Porcino.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, mi scivolano abbastanza addosso le critiche gratuite Pag. 271e le calunnie di taluni esponenti degli altri partiti. Guardo, invece, alle e-mail e agli sms che arrivano dagli operatori, quelli che sono toccati da questo provvedimento. Uno dei tanti è il seguente: «Siete la nostra speranza. Grazie da parte di tutti i musicisti e gli operatori della musica, che dovranno sapere che possono contare su di voi».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, la cultura italiana - mi rivolgo, soprattutto, al signor Ministro - sopravvivrà a questo scempio ed anche a voi, ai vostri conti da lavandaia, alla rozzezza di certi argomenti e alla volgarità di certi discorsi. La lirica italiana supererà il provvedimento in esame, deve farlo. Ci guarderà negli occhi e, forse, intonerà beffarda il suo canto più vitale. Quello che Pavarotti...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cambursano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, il comma 8 dispone la copertura dell'onere derivante dalle disposizioni di cui al precedente comma 7 in materia previdenziale, previsto per un ammontare di 2 milioni di euro a decorrere dal 2010, al quale si provvede mediante una riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui alla legge n. 163 del 1985.

PRESIDENTE. Grazie onorevole Razzi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, ancora il comma di un articolo che è impregnato di una filosofia contraria a quella che secondo noi avrebbe dovuto essere la filosofia chiamata a governare questo provvedimento. Ancora un intervento centralistico e centralizzante, ancora un intervento che mortifica le scelte periferiche e che testimonia come sia pesante la mano del Ministro dell'economia e delle finanze...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Formisano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, vorrei capire dal Governo qual è la logica secondo la quale in alcuni provvedimenti, sulla base delle indicazioni che vengono dall'Unione europea, giustamente, si sospende o si prolunga l'andata in pensione, prevedendo delle «finestre» più lunghe per le donne che lavorano nel settore pubblico che devono andare a 65 anni e, invece, nel mondo dello spettacolo, per le ballerine e per le altre, anticipiamo il pensionamento, ma ci dimentichiamo qualcosa, cioè che riduciamo loro l'assegno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, veniamo accusati da questa Assemblea di essere qui a perdere tempo e a fare ostruzionismo. Siamo qui da oltre 24 ore a cercare di illustrare emendamenti migliorativi di questo provvedimento, che noi riteniamo assolutamente inidoneo, e nessuno li prende in considerazione. Il Ministro Bondi è andato via senza spiegare come spende i soldi prima di tagliare e senza aver detto per quale motivo nessun emendamento dell'Italia dei Valori è idoneo ad essere preso in considerazione. In realtà c'è un pacchetto preconfezionato, non so da chi e con chi, certo non con l'Italia dei Valori.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 272
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 3.38, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Speciale... onorevole Colombo... onorevole Alessandri... onorevole Casini... onorevole Traversa... onorevole Agostini... onorevole Ferranti... onorevole Coscia... onorevole Castagnetti... gli onorevoli Casini e Agostini non riescono a votare, qualcuno provveda...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 419
Votanti 416
Astenuti 3
Maggioranza 209
Hanno votato
22
Hanno votato
no 394).

Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 3.39.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, avrei voluto che in questo imbuto non ci fossimo mai infilati, ma non è stata una scelta nostra e quindi siamo obbligati alla risposta.
Caro onorevole Giachetti, non è affatto andata come lei ha raccontato, è andata in un modo completamente diverso. Abbiamo il coraggio di dirci che il Partito Democratico e l'Unione di Centro prima dell'inizio dei lavori in Aula su questo provvedimento hanno legittimamente raggiunto un accordo su alcuni emendamenti che li ha portati a ritenere accettabile il provvedimento stesso. Da quel momento noi siamo stati oggetto di una pressione continua per accedere allo stesso accordo.
Preso atto che noi, nella nostra autonomia e libertà, non avremmo condiviso questo accordo, perché lo ritenevamo sbagliato, voi avete fatto la scelta lucida e determinata di venire in quest'Aula e, timorosi che la vostra scelta apparisse debole all'esterno, di fare opposizione non a questo decreto, ma al nostro gruppo. Ancora prima che si iniziasse l'esame del primo emendamento al provvedimento in discussione, mediante un intervento prima di Giachetti, poi di Franceschini e poi di Casini, avete iniziato l'opera di sistematica demonizzazione della nostra scelta. Per tutta la notte, abbiamo poi lavorato serenamente insieme. Questa mattina sono ritornati in aula Franceschini e Casini e nuovamente hanno adottato la strategia di giustificare queste scelte, che evidentemente ritengono deboli e che hanno paura di non riuscire a spiegare fuori, rispetto ad una scelta chiara, trasparente e coerente, giusta o sbagliata che sia, ma chiara e coerente dell'Italia dei valori.
Avete anche preferito - e questa è una cosa gravissima - fare opposizione al nostro gruppo piuttosto che assumervi fino in fondo la responsabilità delle vostre scelte, forti o deboli che fossero. Questa è la vostra mancanza di buona fede e qui, oggi, dobbiamo dirvelo e sottolinearlo, perché è qualcosa che non resterà privo di conseguenze nei rapporti tra le nostre forze politiche (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soro. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, credo sia giusto dire le cose con molta franchezza, così come le vediamo. Mi sembra che oggi è evidente che noi e l'Italia dei valori non le vediamo esattamente nello stesso modo.
Ieri c'erano due possibilità, onorevole Donadi. Una era quella di convertire un decreto-legge che a noi non piaceva, e non piace neanche oggi, immodificato rispetto Pag. 273al testo del Senato, attraverso un voto di fiducia. L'altra possibilità era quella di intervenire in un processo emendativo, sviluppando l'azione tipica dei Parlamenti, per ridurre il danno di questo decreto, non per farlo come noi lo vorremmo, ma per fare un decreto migliore di quello approvato del Senato. C'erano due possibilità, entrambe legittime.
Italia dei valori ha scelto la strada di un'opposizione frontale finalizzata a favorire la decisione da parte del Governo di porre la questione di fiducia. È evidente che questa strada noi non l'abbiamo condivisa, ma abbiamo pensato che fosse meglio restituire al Parlamento il suo rango di organo che decide sugli emendamenti, che ne discute e riduce il danno. Erano due strade entrambe legittime, noi non abbiamo contestato la vostra decisione. Abbiamo ritenuto che la nostra decisione corrispondesse ad un'altra idea di opposizione. Sono due idee diverse, non sempre coincidenti. Voi avete privilegiato la propaganda, noi il merito, rispetto al quale pensiamo che non si facesse l'interesse né dei lavoratori, e ancora meno della cultura italiana e delle istituzioni culturali italiane, se avessimo convertito con un voto di fiducia questo testo così com'era stato approvato dal Senato.
Abbiamo pensato che fosse meglio correggere il testo. Lo abbiamo fatto serenamente e non di nascosto, non in modo opaco, ma dicendo in questa sede, nel Comitato dei nove e nella Commissione, che volevamo correggere questo testo e chiedevamo, quindi, al Governo e alla maggioranza di rinunciare alla decisione di porre la questione di fiducia.
Era una cosa possibile e noi abbiamo preso l'impegno, come è giusto e come avviene in tutti i Parlamenti, dove l'opposizione e il Governo discutono e assumono responsabilmente anche gli impegni. Noi abbiamo assunto l'impegno di non fare ostruzionismo per correggere quel decreto e approvarlo nei tempi previsti dal nostro Regolamento. Questa è la scelta che abbiamo fatto.
Si è sviluppata, su questo, una polemica assolutamente incomprensibile da parte del partito dell'Italia dei Valori, che ha accusato sistematicamente, per tutta la notte, nella quale noi eravamo qui, il Partito Democratico e il suo gruppo di essere, in qualche modo, prono rispetto alle esigenze del Governo, di essere la stampella e tante altre cose che abbiamo sentito dire, sulle quali, per carità di patria e anche per rispetto delle prospettive che, qualche volta, ancora ci illudiamo possano essere possibili, abbiamo pensato di non replicare.
Non abbiamo assecondato l'interpretazione, che pure girava, che l'Italia dei Valori avesse sviluppato questa grande opposizione ostruzionistica per coprire altre questioni, che erano all'ordine del giorno, rispetto alle quali noi non l'abbiamo assecondata (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà e Unione di Centro)!
Abbiamo rispettato la vostra decisione, ma non permetteremo a nessuno di dirci che noi siamo in malafede, come ci è stato detto oggi. Non lo permettiamo e vogliamo dirvi con molta franchezza, amici e colleghi, che se vi illudevate di dettare l'agenda al Partito Democratico attraverso la regola del più uno, spostando in là l'asticella, vi siete sbagliati (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Misto-Alleanza per l'Italia e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Noi assumiamo le responsabilità che ci derivano dalla presenza in questo Parlamento, quelle che abbiamo avuto con i nostri voti e che hanno consentito anche a voi di entrare in questo Parlamento. Per quella responsabilità l'agenda non ce la dettate voi; l'agenda, oggi e nel futuro, il Partito Democratico la sceglie da solo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Misto-Alleanza per l'Italia e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania-Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

Pag. 274

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, forse mi sono perso un pezzo rilevante del dibattito parlamentare di questi mesi, perché non mi risulta che abbiamo cambiato la legge elettorale. Mi risulta che siamo ancora in un sistema in cui le coalizioni hanno un valore.
Chiedo a me stesso, visto che non so a chi chiederlo, se il gioco che stiamo giocando - non mi interessa dire chi ha cominciato - sia un gioco che ha qualche senso, stante che, fino a prova contraria, di coalizioni dovremo ancora vederne (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, con l'emendamento Zazzera 3.39 miriamo a sopprimere il primo periodo del comma 8 dell'articolo 3, che prevede che, a decorrere dal 2010, all'onere derivante dal comma 7, valutato in 2 milioni di ero, si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui alla legge 30 aprile 1985, n. 163. Quindi, chiediamo a questo Parlamento e a quest'Assemblea di approvare questo emendamento migliorativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, come è stato già ricordato, con questo emendamento vogliamo consentire al provvedimento nel suo complesso, e in particolare a questo articolo, di dare veramente la possibilità a coloro che lavorano in quel settore di avere delle garanzie sufficienti per guardare al proprio futuro e per garantire, soprattutto, a questo Paese la possibilità di tenere alto il merito che si sono conquistati in Italia e nel mondo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, poco mi importa delle questioni che riguardano i partiti che siedono in quest'Aula. L'Italia dei Valori ha fatto il proprio dovere, ma lo ha fatto nella direzione dei lavoratori del comparto lirico. Può darsi che alcuni toni siano stati un po' più accesi e vispi; magari, anche il tempo e le ore di questa discussione portano a questo, ma l'obiettivo dell'Italia dei Valori va nella direzione dei lavoratori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, intanto chiedo scusa ai colleghi, ma devo dare una risposta a una domanda ben precisa: che significato ha chiedere di abrogare questo comma, dove vi è una copertura finanziaria. Noi contestiamo il fatto che si chieda a questi lavoratori e a queste lavoratrici di andare in pensione prima: se decade la copertura finanziaria, rimangono i contributi che hanno regolarmente versato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, talvolta capita che in una discussione che dovrebbe attenere al merito di un provvedimento e anche alle modalità con cui questo provvedimento viene portato avanti ci si possa allargare, in qualche caso anche trascendere.
Debbo dire però che ancora oggi, in quest'Aula, abbiamo assistito ad un fuoco incrociato nei confronti dell'Italia dei Valori. Per quanto mi riguarda, vorrei ancora una volta richiamarmi all'intervento dell'onorevole Santagata, che anche questa notte ha usato parole di saggezza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

Pag. 275

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, si segnala che i capitoli di spesa su cui sono iscritte le risorse della legge n. 163 del 1985 rientrano nel programma sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo, nell'ambito della missione tutela e valorizzazione dei beni e delle attività culturali e paesaggistici, e che sono tutti rimodulabili secondo la disciplina sancita dall'articolo 21.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, l'emendamento Zazzera 3.39 chiede di sopprimere il primo periodo del comma 8 per dare la possibilità di far sì che questo decreto-legge possa essere migliorato e conseguentemente applicato in modo più corretto.
Chiedo al Ministro di prendere in seria considerazione questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, chiediamo la soppressione del primo periodo del comma 8 dell'articolo 3 perché ci sembra un finanziamento irrisorio, peraltro in relazione ad un articolo che contiene previsioni assurde come quella di rendere precario il personale per un tempo lunghissimo e addirittura di interrompere...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, svolgo soltanto una constatazione. Voglio intanto ricordare la forza del relatore quando ieri quasi con soddisfazione ha comunicato all'Aula che su tutti gli emendamenti a firma Zazzera il parere era contrario. Come dire, il buon giorno si vede dal mattino, eppure durante la notte si è lavorato serenamente; ma purtroppo questa mattina dobbiamo constatare che da quando si è svegliato l'onorevole Casini ed è rientrato l'onorevole Cicchitto il livello è sceso...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, le chiedo qualche secondo in più. Credo che rispetto alla quantità dell'attività emendativa su un provvedimento del quale non si condivide la filosofia, se è giusto che ogni forza politica in sua autonomia ne determini il livello al quale si può accedere o meno, è altrettanto giusto che ogni singola forza politica possa autodeterminarsi.
Con lealtà e chiarezza verso le prime ore dell'alba abbiamo detto a quest'Aula, rispettando le scelte autonome di altre forze politiche, che non ravvisavamo il livello raggiunto dall'intesa tale da potersi...

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 3.39, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Laratta, Maurizio Turco, Pedoto, Letta, Zamparutti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 416
Votanti 414
Astenuti 2
Maggioranza 208
Hanno votato
24
Hanno votato
no 390). Pag. 276

Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 3.40.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, anche in questo caso si tratta di un emendamento che in qualche modo sollecita una riflessione su questa norma che presenta alcune criticità di natura finanziaria e contabile.
In particolare, al comma 8, si prevede che l'autorizzazione di spesa faccia perno sull'utilizzo di capitoli che hanno, da una parte, una finalità di spesa corrente e, dall'altra, una previsione di spesa in conto capitale. Sono tutti e due capitoli relativi al Fondo unico per lo spettacolo, però sono individuati dal punto di vista teleologico-finalistico con queste due antitetiche finalità: parte corrente e conto capitale.
Alla luce del fatto che gli oneri per i quali è prevista la copertura di questo articolo sono senza dubbio di parte corrente, questa norma non chiarisce che i capitoli che interessano la copertura non possono che essere quelli di parte corrente. Infatti, diversamente, avremmo il verificarsi di una dequalificazione della spesa vietata dalla vigente normativa contabile.
In parole povere, questa norma va a coprire delle spese di parte corrente con una componente di spese previste in conto capitale, il che non sta in piedi dal punto di vista finanziario.
Quindi, ecco che abbiamo ipotizzato un emendamento soppressivo che potrebbe anche essere surrogato da un emendamento della Commissione, piuttosto che del Governo, che in qualche modo chiarisca questa criticità che a mio giudizio potrebbe anche tangere il principio costituzionale dell'articolo 81 sulla necessità di una copertura finanziaria. Infatti, tale copertura finanziaria non basta che ci sia, ma deve essere anche coerente con l'ordinamento contabile vigente nel nostro Stato.
Quindi, questa è l'ulteriore dimostrazione che le ore che abbiamo trascorso in quest'Aula - forse anche con un intento un po' capzioso e ostruzionistico - fondamentalmente hanno posto delle questioni vere; si è dibattuto su questioni sacrosante per le quali il principio del repetita iuvant ci auguravamo potesse fare breccia. Lo ha fatto magari in un caso, ovvero quello che era stato declamato come un elemento di grande modifica migliorativa per i lavoratori e, alla luce dei fatti, si è verificato essere un peggioramento. Lì abbiamo saldato un'alleanza bipartisan grazie all'Italia dei Valori e abbiamo rimediato a questo errore.
Tuttavia, certo è che tante delle nostre proposte che vi abbiamo sottoposto e che continuiamo a sottoporvi non sono state peregrine, tant'è che sono state condivise anche dal Partito Democratico e, in alcuni casi, dall'Unione di Centro.
Quindi, reitero l'invito che ho rivolto prima (ovvero di guardare la luna e non l'ombelico o il dito che la indica) in maniera molto amichevole e costruttiva a tutte le forze di opposizione insieme perché possibilmente non ci lascino da soli in quest'onere di illustrazione e persuasione delle intelligenze che pur ci sono anche nel centrodestra.
In qualche modo, i nostri interventi cercano di stimolarle, anche se la stanchezza e l'ora notturna può aver fiaccato la tempra e la perspicacia di ciascuno di noi. Però, certo è che, così come il Ministro mi sta ascoltando e lo ringrazio, penso che altrettanto debbano fare tutti coloro che hanno a cuore il tema delle fondazioni liriche.
Questo, infatti, è l'obiettivo comune e quello che ci interessa è fare una legge migliore piuttosto che una peggiore.
Con questo auspicio, auguro che, se non l'approvazione di questo emendamento, ci sia la consapevolezza che qualcosa di meglio si debba e si possa fare.

Pag. 277

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, vorrei capire come si possono manipolare le cose attraverso le parole. Vorrei capire come la missione «tutela e valorizzazione dei beni e delle attività culturali» attraverso il programma «sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo» possa essere perseguita quando questo comma recita: il Ministro dell'economia delle finanze, sentito il Ministro per i beni e le attività culturali, provvede con proprio decreto alla riduzione delle risorse. Faccio difficoltà a capire.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, rinuncio all'intervento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, il comma 8 dell'articolo 3 recita che, nel caso si verifichino o siano in procinto di verificarsi scostamenti rispetto alle previsioni di spesa di cui al presente comma, il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro per i beni e le attività culturali, provvede con proprio decreto alla riduzione nella misura necessaria alla copertura finanziaria del maggior onere.
Detto questo, Presidente, quello che risulta dall'attività di monitoraggio e dalle dotazioni finanziarie...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Porcino.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, il testo in esame all'articolo 3 reca una nuova disciplina in materia di assunzioni a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto-legge in esame, cioè dal 1o maggio 2010, fino al 31 dicembre 2011: alle fondazioni lirico sinfoniche è vietato procedere ad assunzioni a tempo indeterminato nonché indire procedure concorsuali per tale scopo. Il divieto non si applica per le procedure riguardanti le professionalità artistiche necessarie per la copertura di ruoli primaria importanza...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paladini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, egregi colleghi, signor Ministro, anche per quanto riguarda questo emendamento sarebbe opportuno che lei lo esaminasse con tanta attenzione per vedere di trovare la possibilità di approvarlo.
Ho fatto questa sollecitazione più volte ma ho visto che c'è una netta indifferenza e non c'è la volontà di tenere in giusta considerazione le proposte emendative. Rivolgo ancora un invito con tanta speranza per il futuro: chiedo di esaminarle attentamente e vedere di trovarne qualcuna che potrebbe essere utile.

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, più proseguiamo ad analizzare il provvedimento e gli emendamenti e più ci rendiamo conto che probabilmente ci sarebbe stata la necessità di entrare nel merito di ogni singola virgola e di ogni singolo periodo di questo provvedimento, perché va a ledere interessi importanti, carriere, fondi, soldi, attività, per cui avrebbe sicuramente avuto una buona e vivace discussione in Commissione e avrebbe offerto un momento di democrazia e di dialogo...

Pag. 278

PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, è vero, qualcuno mi ha fatto osservare che doveva essere più incisiva questa nostra espressione di volontà nel rigettare l'anticipo o il prepensionamento per questi lavoratori e lavoratrici del mondo dello spettacolo, in particolare nel settore della danza. Infatti, avremmo dovuto chiedere anche l'abrogazione del comma precedente, il comma 7: forse non siamo stati sufficientemente attenti...

PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, sempre nello spirito dell'onorevole Santagata, leggo da la Repubblica di oggi: sulla legge bavaglio il leader del Partito Democratico Pierluigi Bersani annuncia il doveroso utilizzo di ogni tecnica di ostruzionismo.
Bene, se l'ostruzionismo lo utilizza l'Italia dei Valori è un partito di sfasciacarrozze, se lo utilizza il PD è un atto doveroso. È qui, onorevole Santagata, che non ci si trova (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, noi riteniamo, per il ruolo che il nostro elettorato ci ha dato, che l'Aula e il Governo non possono pensare di farci approvare tutte le norme e i sotterfugi che magari sono nascosti dietro le virgole di un provvedimento che è stato giudicato dai partiti di opposizione nella discussione generale, ma soprattutto dagli operatori del settore assolutamente inaccettabile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, il nostro emendamento riguarda il comma 8, ma il comma 8 non è che la copertura del comma 7, il quale prevede appunto che ci sia un cambiamento per quanto riguarda le categorie dei tersicorei e dei ballerini, per cui l'età pensionabile viene sostanzialmente abbassata al quarantacinquesimo anno di età anagrafica.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borghesi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, Ministro Bondi, io apprezzo la sua resistenza ma - lo dico con sincerità - non apprezzo e non capisco il suo silenzio. Sono ventiquattr'ore di silenzio continuato, come a dire «dite quello che volete tanto alla fine non cambierà niente».
Tuttavia, l'unica volta che questa mattina abbiamo gridato con forza, tra fischi e urla varie, alla fine abbiamo scoperto che avevamo ragione. Non sarebbe opportuno, Ministro, darci più retta e verificare i nostri emendamenti? Probabilmente miglioreremmo il testo del decreto-legge.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 3.40, non accettato dalla Commissione, né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Alessandri... onorevole Moroni... onorevole Laratta... onorevole Costa... onorevole Cuomo... onorevole Lisi... onorevole Martinelli...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 279
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 412
Votanti 410
Astenuti 2
Maggioranza 206
Hanno votato
22
Hanno votato
no 388).

Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi e che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 3.41.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, siccome anche questo emendamento incide sul comma 8, io riparto dal comma 7 che stavo illustrando prima perché poi il nostro emendamento è connesso al comma 7. Vorrei riprendere anche alcune considerazioni che sui commi 7 e 8 sono state svolte dal servizio studi della Commissione bilancio.
Il problema riguarda il fatto che l'età pensionabile per uomini e donne - stiamo parlando della categoria dei tersicorei e dei ballerini - viene fissata al compimento del quarantacinquesimo anno di età anagrafica, con l'impiego, per i lavoratori cui si applica il sistema contributivo misto, del coefficiente di trasformazione, di cui all'articolo 1, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335, relativo all'età superiore. Per i due anni successivi, si dice poi, alla data di entrata in vigore di questa disposizione, ai lavoratori, di cui al presente comma assunti a tempo indeterminato, che hanno raggiunto e superato l'età pensionabile, è data la facoltà di esercitare opzione rinnovabile annualmente per restare in servizio. Questa opzione deve essere esercitata con una formale istanza da presentare all'ENPALS, entro due mesi dalla data di entrata in vigore di questa disposizione o comunque tre mesi prima del perfezionamento del diritto alla pensione, fermo restando il limite massimo di pensionamento di vecchiaia in anni 47 per le donne e 52 per gli uomini. Su questo si innesta l'articolo 8 che ha dato luogo ad alcuni problemi rilevati dal servizio studi e dalla Commissione bilancio. Questo sia riguardo al testo originario, per cui appariva necessario, secondo la Commissione, acquisire chiarimenti da parte del Governo in merito ad alcuni profili problematici. Perché vi era una tabella nella relazione tecnica che non permetteva di verificare se, nell'ambito del numero annuale di pensioni da erogare a normativa variata, fossero presenti le leve dei pensionamenti che si sono successivamente stratificate a decorrere dal primo anno di vigenza della nuova normativa. Tutto ciò, fermo restando, con riferimento al 2010, il numero di nuove pensioni considerato, sembrerebbe risentire dell'entrata in vigore della norma a metà esercizio e delle decorrenze per l'accesso effettivo al pensionamento, le cosiddette finestre. Per cui l'andamento crescente del numero di nuove pensioni liquidate potrebbe tener conto del fatto che, nel primo e nel secondo anno di vigenza della disposizione, si dovrebbero concentrare gli accessi al pensionamento di coloro che hanno già compiuto 45 anni richiesti ma che però non avrebbero ancora maturato il requisito anagrafico richiesto dalla normativa preesistente. È evidente che la presunzione è che una consistente parte di questo aggregato, in base alla nuova normativa, avrebbe fatto domanda per accedere al pensionamento avendo i requisiti contributivi richiesti. Poi c'era il problema relativo all'ammontare del trattamento pensionistico liquidato per le pensioni assoggettate al sistema misto in caso d'importo inferiore al trattamento minimo di anno in anno aggiornato dall'IPNS, per cui era previsto l'obbligo per lo Stato di provvedere all'integrazione, fino al livello di questo trattamento minimo, il che è evidente determina degli oneri conseguenti che non si capiva dalla relazione tecnica se fossero stati considerati. Viceversa per le pensioni, e vado a chiudere, liquidate interamente con sistema contributivo, la legge prevede che non sia data Pag. 280luogo l'erogazione del trattamento prima del sessantacinquesimo anno di età. La relazione tecnica successiva da parte della Ragioneria generale ha cercato di rispondere e ne parlerò in un prossimo intervento (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, è evidente che i dubbi sono venuti anche alla Ragioneria dello Stato. Ma io torno al quesito che ho fatto al Governo all'inizio di questa sequenza di emendamenti al comma 8. Qual è la ratio che chiede di andare in pensione in anticipo, in questo caso rispetto a tutte le altre tendenze in altre norme dove di fatto abbiamo blindato, bloccato...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, Ministro, quando parliamo di opera e di lirica, parliamo del nostro Paese, della nostra Italia, perché il teatro d'opera è nato in Italia, in italiano sono scritti i principali metodi didattici sulla vocalità e italiani sono poi i maestri ai quali si affidano anche i più grandi compositori stranieri; purtroppo però....

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, Ministro, continuo a rivolgermi a lei, nella speranza che batta un colpo ad un certo punto. Dovrà cedere e dire qualcosa. Lei è veramente convinto che questo sia il miglior provvedimento possibile che tutela i lavoratori, che dia giusto riconoscimento alla cultura e giuste risorse, che tagli dove è necessario tagliare e al contrario dia maggiore risorse dove è necessario spendere? Secondo me neanche lei ne è convinto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, anch'io condivido quello che ha appena detto il collega che mi ha preceduto e chiederò al Ministro se è convinto che si sta facendo l'interesse dei lavoratori e, soprattutto, se ha ben visto quelli che sono i contratti integrativi aziendali, se ha ben visto il blocco delle assunzioni e quelli che saranno i tagli, la problematica dei precari, del turnover.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor presidente, mi auguro che l'esperienza di questo calvario, di questo percorso accidentato consenta al Ministro e al Governo di valutare in futuro l'opportunità di rispettare le risoluzioni del Parlamento. C'era stata un'indicazione di attuare un percorso parlamentare con una proposta di legge di fonte governativa, che potesse avere tutti i suoi approfondimenti, ma avete voluto accelerare in maniera folle...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, come si fa a mettere nelle mani del Ministro dell'economia e del Ministro dei beni culturali la riduzione delle dotazioni finanziarie di parte corrente iscritte nell'ambito delle spese rimodulabili di cui all'articolo 21. Questa è la domanda di fondo, che contrasta con le intenzioni e i desiderata di questo Ministero dei beni culturali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

Pag. 281

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, faccio riferimento anche alla disciplina sancita dagli articoli 21, commi 7 e 8, e 23, comma 3, della legge n. 196 del 2009 di contabilità generale. La norma, secondo quanto previsto dalla legge di contabilità generale dello Stato, dispone di una specifica clausola di salvaguardia finanziaria degli oneri derivanti dal comma 7. Si prevede, inoltre, che il Ministro dell'economia e delle finanze riferisca tempestivamente alla Camera...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, mi rivolgo a lei ma indirettamente all'onorevole Casini. Prima, quando lui è intervenuto, io ho trovato il suo discorso ingiusto nei miei confronti. Ho perso la pazienza, ho inveito, alzando la voce, rivolgendomi male, ma non fa parte del mio costume. Io ho molta stima, da un punto vista politico - pur con non condividendo i principi - per l'onorevole Casini, al quale vorrei che lei è un uomo troppo arguto per non conoscere i meccanismi della politica...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, rinuncio anche a questo intervento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, stiamo discutendo di un comma avente contenuto finanziario, in relazione a disposizioni che contengono misure inique nei confronti dei lavoratori, tra cui il blocco delle assunzioni a tempo indeterminato, addirittura il blocco delle...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Non è presente; si intende che vi abbia rinunciato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, vi sono anche delle inesattezze negli emendamenti, perché, per esempio, bisognerebbe lavorare sul fatto che i due milioni vengono presi dal FUS e sono già accantonati, ma in realtà non lo sono tutti. Quindi la questione è molto pasticciata. La parte che riguarda la pensione ai ballerini è una parte pasticciata. Io apprezzo il grande lavoro che ha fatto il Senato, ma mi permetto solo di dire che io ritengo che nella legge sullo spettacolo dal vivo si possa migliorare questa norma. Ciò che manca in questa norma sono gli ammortizzatori sociali, la possibilità di cumulabilità rispetto ad un altro lavoro e la disciplina della fase di transizione per queste figure, che sono figure molto particolari. Occorrerebbe prevedere, inoltre, un ruolo dell'ENPALS, che sia ancora più attivo non soltanto con il fondo cassa, ma anche con scelte previdenziali nel corso del percorso lavorativo.
Allora, noi voteremo contro questo emendamento, perché ci pare davvero leda il tema della copertura senza intervenire sulla sostanza della materia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 3.41, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 416
Votanti 413 Pag. 282
Astenuti 3
Maggioranza 207
Hanno votato
19
Hanno votato
no 394).

Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare e che i deputati Distaso e Rampelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 3.42.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, per quanto riguarda l'emendamento Zazzera 3.42, la pregherei di prenderlo in considerazione e di approvarlo, ma, a mio giudizio, va svolta una riflessione politica all'interno di questa Aula, fermo restando il rispetto per tutti i parlamentari; mi rivolgo a tutti i parlamentari all'interno di quest'Aula che questa notte e ieri hanno lavorato abbondantemente per cercare di dare qualcosa di concreto e per migliorare questo decreto-legge. Si legge sulle pagine dei giornali che, all'interno di questo Parlamento, vi sono soltanto parlamentari che non vogliono fare l'interesse della gente e della collettività, ma si tratta di affermazioni gratuite e scorrette da parte dei giornalisti che si permettono di affermare che all'interno di questo Parlamento non si è lavorato per due giorni e mezzo. Noi abbiamo lavorato all'interno del Parlamento, scontrandoci, nel rispetto delle posizioni politiche diverse, perché, sia all'interno della maggioranza che all'interno della minoranza, ci sono persone corrette, persone che lavorano con grande serenità e nell'interesse del Paese.
Ma chiarito questo passaggio, a mio giudizio è importante fare una riflessione, e la rivolgo principalmente a me stesso che, da due anni, faccio il parlamentare. Le persone che si occupano e che dovrebbero essere mediatori della politica e punti di riferimento per la società civile e anche per quella non civile - perché molte volte non riusciamo a capire questo termine, «società civile» - in Italia dovrebbero dare dei messaggi chiari e precisi. Noi apparteniamo ad una certa logica e ad un certo modo di pensare tanto che vorremmo creare, all'interno di questo Parlamento, un gruppo trasversale che vorrebbe opporsi ad un sistema che è il sistema dell'individualismo, della produttività ad ogni costo; non riusciamo a dare un'indicazione chiara nell'interesse dei cittadini e questo è gravissimo e la responsabilità non è di coloro, i quali sono da due anni all'interno di questo Parlamento, ma di coloro i quali sono all'interno di questo Parlamento da anni e anni e dicono di essere punti di riferimento della società e leader di partiti politici. Noi dovremmo avere il coraggio all'interno di questo Parlamento di mandare un segnale all'esterno e di capire perfettamente dove sta il centrosinistra e dove sta il centrodestra, quali sono le divergenze e quali sono le differenze sostanziali di questi due blocchi e di questi due gruppi.
Però cari amici, mi dispiace fare queste affermazioni all'interno di quest'Aula, quando vedo esperti della politica che fanno finta di non capire e che sono dei gradassi, ma che non riescono ad esprimere niente mi fa paura; ma la mia paura non è per me ma per i miei nipoti e pronipoti, la mia paura è che questo Paese che in questo momento dovrebbe essere messo in mano a persone responsabili e che parlano di politica e che potrebbero parlare il linguaggio della politica sana e della politica che è mediazione nel trovare consensi, invece, si rifugiano dietro a comportamenti che considerare scorretti significa quasi niente. Allora, cari amici che siamo all'interno di questo Parlamento, è arrivato il tempo di fare chiarezza, è arrivato il tempo di creare coalizioni chiare per far sì che i cittadini capiscano da che parte stare e quali dovrebbero essere le decisioni, i programmi, i progetti e il fine ultimo. Invece, oggi, cari amici, cerchiamo di delegittimarci a vicenda, dicendo che non è nostra la responsabilità, bensì vostra.
Domani i cittadini ci delegittimeranno tutti, perché capiranno che non abbiamo Pag. 283interesse a portare avanti un progetto chiaro, bensì abbiamo altri interessi che non sono sposabili né con la politica, né con il rispetto dell'essere umano e di quello che dovrebbe essere il futuro del nostro Paese. In conclusione, Presidente, l'appello va rivolto a coloro i quali pensano di essere punti di riferimento all'interno e fuori del Parlamento, affinché siano chiari e prendano delle posizioni e far sì che i cittadini incomincino a capire che la politica è un'arte nobile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, anche se capisco che evidentemente non è clima, vorrei tornare al merito e lo dico per tutti gli emendamenti relativi all'articolo 4. Il Senato ha svolto un lavoro straordinario perché ha eliminato la prima parte dell'articolo 4, che delegava interamente al Governo la decisione sull'erogazione dei finanziamenti. Voglio, dunque, ringraziare qui i senatori.
Le ultime tre righe servono esclusivamente a poter erogare alcuni finanziamenti, e lo dico nell'interesse del mondo dello spettacolo. Casomai il problema - e lo dico all'Italia dei Valori - sarebbe stato quello di mettere un vincolo rispetto alle fideiussioni chieste in garanzia. Quindi, come vedete, c'è un'opposizione responsabile che sta sul merito. Io non voglio che per le fondazioni liriche muoia il resto dello spettacolo, e non voglio che il resto dello spettacolo viva senza le fondazioni liriche. Teniamo assieme questo mondo, non mettiamo i soggetti l'uno contro l'altro e possibilmente cerchiamo di fare un passo in avanti nella cultura in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PIERFELICE ZAZZERA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, vorrei solo chiedere quale emendamento stiamo discutendo.

PRESIDENTE. L'emendamento Zazzera 3.42.

PIERFELICE ZAZZERA. Grazie Presidente, giusto per entrare nel merito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, siamo convinti che questo provvedimento, man mano che si sviluppa nel suo iter, diventi sempre meno accettabile. Si sta dimostrando che contro questo provvedimento bisognava esprime un contrasto frontale, senza sperare che ci fosse la possibilità di ridurre il danno. Infatti, alla fine il danno non si sta riducendo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, siamo all'articolo 4 ovvero al comma 8, periodo quattro. Chiedo scusa, mi sono perso il filo.

PRESIDENTE. Intanto il suo tempo è scaduto, onorevole Monai.

CARLO MONAI. Le chiedo scusa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, nel mio precedente intervento dicevo che erano stati chiesti dei chiarimenti, per cui era arrivata una relazione tecnica che teneva conto, sulla base dei dati in possesso dell'ENPAS, del confronto tra pensionati secondo la normativa previgente e la nuova normativa in riferimento alla data di maturazione del requisito minimo richiesto.

Pag. 284

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Borghesi. Prendo atto che l'onorevole Donadi rinuncia al suo intervento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, lo sforzo che stiamo facendo in questi pochi secondi che abbiamo a disposizione è cercare di far capire che il provvedimento si pone in modo non logico in questo periodo. Per la prima volta, infatti, si manda la gente in pensione in anticipo, anche con una dotazione economica più bassa rispetto a quello che serve alle famiglie oggi per sopravvivere (tra l'altro mettendo persone ancora giovani in libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, la stanchezza è superata dall'orgoglio di appartenere ad un gruppo coeso, compatto e determinato quale è l'Italia dei Valori. Non è semplice fare una battaglia in venti, siamo piccoli, ma cresceremo e allora, ci rifaremo.

PRESIDENTE. Onorevole Rota, mi pare che ve la cavate anche adesso.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, siamo contrari al quarto periodo dell'ottavo comma dell'articolo 3 e abbiamo chiesto, infatti, con questo emendamento di sopprimerlo. Siamo contrari nella parte in cui prevede che l'assunzione di personale con rapporto di lavoro, sia a tempo determinato, che indeterminato, venga fatta esclusivamente a seguito dello svolgimento di procedure ad evidenza pubblica, ma nei limiti della pianta organica, preventivamente autorizzate dal Ministero.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà e non mi dica che vi rinunzia anche questa volta.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, credo che sia stata lei ad indurmi a rinunciare a svolgere i due interventi precedenti. Quando le avevo chiesto qualche secondo in più, non era per svolgere un'attività defatigante per l'Aula, ma mi sembrava giusto ricordare in quel momento che la discussione in cui si ci si stava avviando si era già svolta all'inizio della mattina sotto la Presidenza Lupi. Si era convenuti tutti quanti che vi sono diversi modi di quantificare il livello di opposizione. Mi sembrava giusto dire in quell'occasione che si era giunti ad un intesa che riconosceva la legittimità sia della posizione di chi, dal punto vista dell'attività emendativa, si manteneva fedele al rispetto del risultato prodotto con l'intesa col Ministro Bondi, sia rispetto a chi riteneva che quel livello di attività emendativa non andasse completamente nell'interesse delle forze che intendevamo rappresentare non qui, ma soprattutto al di fuori.

PRESIDENTE. Onorevole Aniello Formisano, vorrei rassicurarla che non le ho tolto alcun secondo le volte precedenti. Lei sa anche che se ha bisogno di argomentare più a lungo, come credo sia normale perché 30 secondi sono pochi per tutti, può chiedere al suo gruppo di svolgere il primo intervento in dichiarazione di voto sull'emendamento successivo, nel quale ha disposizione cinque minuti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, l'emendamento Zazzera 3.42 si prefigge di sopprimere il quarto periodo del comma 8 dell'articolo 3. Come abbiamo avuto modo più volte di dire è un comma a contenuto finanziario che riguarda una normativa ed un articolo in cui effettivamente di finanziamenti per...

Pag. 285

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Favia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, con questo emendamento Zazzera 3.42, noi dell'Italia dei Valori chiediamo che al comma 8 venga soppresso il quarto periodo perché...

PRESIDENTE. Grazie onorevole Barbato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, signor Ministro Bondi, le voglio soltanto far notare che lei in venti ore non ha proferito parola, non ha dato una risposta, si è chiuso nel suo silenzio. Allora, mi permetta di chiederle: ma questo è un ordine preciso che le ha imposto il Ministro che comanda...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cambursano.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 3.42, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti, onorevole Fogliardi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 421
Votanti 420
Astenuti 1
Maggioranza 211
Hanno votato
24
Hanno votato
no 396).

Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare, che i deputati Misiti e Drago hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario, e che i deputati Romano e Ruvolo hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi. Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 3.43. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, signor Ministro, sotto tutela, alle attività culturali, lo spirito di questo emendamento dell'Italia dei Valori in termini utili e positivi per il Paese cerca e propone di sganciare il suo Ministero - onorevole Bondi - dalla tutela o dall'accompagnamento (se preferisce) del Ministro dell'economia e delle finanze. Riteniamo che il suo Ministero possa camminare da solo e da solo rappresenta una risorsa importante per il nostro Paese.
Il nostro aiuto, l'aiuto a sostegno della cultura, dei beni culturali, dell'arte, della musica, del lirico, del teatro, non serve, e lo capiamo perché non serve, signor Ministro. Perché ormai è fin troppo evidente che - anche oggi - si sta portando avanti un disegno inquietante in questo Paese, con il quale si stanno mettendo le mani sul sistema democratico. Da un lato si stanno attaccando i diritti, i diritti del mondo del lavoro, si sta mettendo in discussione un sistema raggiunto dopo anni di lotte nel passato per arrivare a posizioni di civiltà e di dignità per i lavoratori.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,55)

FRANCESCO BARBATO. Ebbene, tutto di un colpo: c'è stata prima la vicenda della FIAT di Pomigliano ed oggi c'è la questione dei lavoratori del mondo dello spettacolo. Se ciò non bastasse - ed è l'aspetto più inquietante - per poter dire qualcosa di sinistra (se esiste ancora qualcosa di sinistra) faccio riferimento ad una interrogazione che abbiamo presentato stamane, relativa al fatto che - non so se Pag. 286lo sanno i colleghi presenti in Parlamento - il 10 giugno scorso il consiglio d'amministrazione della RAI ha approvato il palinsesto per il 2010-2011, cancellando un programma di RAI3 che si chiama Neapolis, un programma dedicato esclusivamente ad attività culturali.
Non è Il Grande Fratello, non è un programma alla De Filippi, è un programma col quale si cerca di trasmettere, a chi ancora ha voglia di imparare qualcosa, di riempirsi la testa di culture e di idee, proposte di intelligenza serie e utili per il Paese. Ebbene questo programma è stato cancellato, e per questa ragione il 14 giugno i sindacati hanno avviato tutte le procedure per organizzare scioperi e manifestazioni. Mi avvio alla conclusione. Ecco perché si sta modificando e alterando il sistema. È vero che siamo eversivi. Siamo eversivi perché con questa maggioranza di camorristi ed evasori fiscali, di criminali che stanno puntualmente...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, stavo leggendo quello che ha scritto la Ragioneria dello Stato su questo tema, e, per quanto riguarda le integrazioni al minimo, la relazione tecnica cercava di tener conto degli importi dei trattamenti effettivamente erogati comprensivi delle integrazioni al minimo, però non aveva preso in considerazione gli importi inferiori a 1,2 volte l'assegno sociale, in quanto ampiamente inferiori agli importi medi dei trattamenti corrisposti...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Borghesi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, noi ribadiamo sempre, per l'ennesima volta, la stessa canzone, vale a dire, la invitiamo a valutare attentamente gli emendamenti e consequenzialmente a prenderli in seria considerazione, e approvarli, ma non tanto per farlo, quanto per far tesoro di quegli emendamenti che potrebbero essere migliorativi del decreto-legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, questo emendamento forse è un po' manifesto, un po' provocatorio. In esso si chiede la soppressione di una previsione che troviamo più volte in questo articolato e che, purtroppo, rappresenta una prassi molto seguita in questo Governo, cioè quella di demandare al Ministero dell'economia e delle finanze tutta una serie di competenze che vanno a sovrapporsi a tante materie che con le finanze c'entrano poco...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Monai. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, come diceva il mio collega Scilipoti, è sempre la solita canzone; sì, caro Ministro dei beni culturali, però è una canzone stonata, dove il ritornello è sempre quello della promessa, la realizzazione è sempre quella di togliere al comparto dei lavoratori, in questo caso della lirica. Non è accettabile, non è tollerabile, qualcuno lo deve fare...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rota. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, l'emendamento Zazzera 3.43 propone la soppressione dell'ultimo periodo del comma 8 dell'articolo 3 che prevede l'ennesima delega in bianco al Ministro dell'economia, il quale è autorizzato ad apportare, con propri decreti, tutte le occorrenti Pag. 287variazioni di bilancio. Come se ce ne fosse bisogno, si tratta, ancora una volta, di una delega in bianco a questo Ministero...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Favia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, il senso del mio intervento è esattamente quello che diceva l'onorevole Favia: si sente la mano decisionale del Ministero dell'economia e delle finanze e ci pare che sia svuotato di contenuti il Ministero che invece presenta il provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. La ringrazio, signor Presidente. Signor Ministro, lei è a capo del Ministero dei beni culturali e non di un Ministero dei pesi morti e dei rami secchi, come forse qualche suo collega Ministro, o qualche suo consigliere, sembra credere. Ma lei metterebbe a fuoco gli Uffizi di Firenze, raderebbe al suolo i Fori imperiali o il Colosseo? Ebbene l'opera lirica...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cambursano. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, questo emendamento mira a sopprimere l'ultimo periodo del comma 8, che testualmente recita: «Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio». Siamo alle solite: è il solito Ministro Tremonti che mette le mani dappertutto con l'autorizzazione del Ministro dei beni culturali. Io credo, Ministro, che così facendo si fa un danno alla cultura ...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Messina. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, chiedo scusa a lei, Presidente, al Governo, e a tutti i colleghi, ma insisto su questa domanda: che significato ha per questo comparto anticipare l'andata in pensione di queste lavoratrici e di questi lavoratori, quando stiamo chiedendo uno sforzo a tutto il mondo dei lavoratori e blocchiamo o rinviamo di sei mesi o di un anno l'età pensionabile e in alcuni casi lasciamo addirittura...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Piffari. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, torno al contenuto del comma 8 dell'articolo 3, che oltre a prevedere che il Ministro dell'economia riferisce alla Camera, autorizza, sempre il Ministro dell'economia e delle finanze, ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 3.43, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Della Vedova... onorevole Repetti... onorevole La Russa... onorevole Costa... onorevole Pedoto... onorevole Porcino... onorevole Colombo... onorevole Evangelisti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ). Pag. 288

(Presenti 407
Votanti 405
Astenuti 2
Maggioranza 203
Hanno votato
21
Hanno votato
no 384).

Prendo atto che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 4.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, l'articolo 4, nel testo modificato al Senato, dispone che dal corrente esercizio finanziario il Ministero per i beni e le attività culturali può liquidare anticipazioni su contributi ancora da erogare, fino, però, soltanto alla misura dell'80 per cento dell'ultimo contributo assegnato. Cosa significa questo, se non un taglio netto e secco del 20 per cento alle risorse sul territorio per le fondazioni e per le attività culturali? I teatri lirici, già di loro, faticano a sopravvivere, perché fare lirica costa, tuttavia, con l'articolo in oggetto, prevedete di tagliare le risorse nella misura del 20 per cento.
Tutto ciò costa, come costa restaurare il patrimonio artistico e culturale italiano, anche se, spesso, i biglietti di ingresso ai musei non ripagano nemmeno la quinta parte dell'intervento. Eppure, è necessario farlo per preservare il nostro patrimonio artistico e culturale. Restaurare il Tempietto del Bramante costa, come costa molto restaurare il patrimonio della Biblioteca nazionale o della Cineteca nazionale, tuttavia, uno Stato deve farlo, anche se gli italiani preferiscono «Paperissima». Infatti, la scuola italiana - non semplicemente quella berlusconiana, ma anche altre scuole - sforna illetterati ed analfabeti.
Signor Ministro, invito a leggere i dati della SIAE, per apprezzare come il numero dei biglietti nel settore del teatro lirico sia cresciuto nell'ultimo anno; questo è un dato incontrovertibile. Il teatro è l'unico comparto, assieme al cinema, a guadagnare spettatori. L'ultima produzione che ho avuto il piacere di verificare è quella che ha avuto più di diecimila spettatori nel corso dell'ultimo esercizio e si tratta del Teatro lirico di Cagliari.
Ecco perché solo chi non va mai a teatro si trincera dietro al luogo comune che a teatro ci vanno solo i vecchi e i ricchi, e può provvedere ad operare tagli come questo. In Germania, in Francia, in Spagna, negli Stati Uniti, in Giappone, in Canada, ma anche in Australia, nel Regno Unito, e sicuramente in tanti altri Paesi, la lirica raccoglie milioni di spettatori, che apprezzano la cultura italiana grazie a questo splendido mezzo di espressione. I tempi cambiano, i gusti cambiano e la lirica, ovunque, regge il vaglio della contemporaneità; come anche il teatro shakespeariano, L'Odissea, la Divina Commedia o il Ciclo carolingio.
Il fatto che gli italiani preferiscano altre forme di spettacolo è estremamente marginale rispetto alla dimensione del problema. Il problema consiste nel fatto che l'Italia deve difendere un patrimonio proprio, identitario, storico, culturale e nazionale. Tuttavia, signor Ministro, con il provvedimento in esame, avete presentato molteplici aspetti che non possono essere da noi condivisi, come abbiamo finora dimostrato e come ancora dimostreremo con gli emendamenti che verranno, ma che anzi, segnano una profonda diversità tra la nostra visione e la vostra maggioranza di Governo, in questo settore così importante della vita culturale del nostro Paese.
Ci sono alcuni aspetti che per brevità di tempo evidenzio prendendo qua e là. Innanzitutto i tagli alla cultura sono presentati come una riforma, ma i tagli non sono una riforma e non sono una politica. Il dibattito finora ha messo in evidenza come l'arte, la musica e la cultura in Italia non siano un settore tra i tanti, ma come rappresentino invece una questione vitale per la nazione che ha a che fare con la sua Pag. 289libertà, come nutrimento della coscienza civile. Forse questo nutrimento voi del Governo e voi della maggioranza non lo volete (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente e signor Ministro, continuiamo a ripetere sempre le stesse cose, pensando e sperando che prima che finisca questa seduta ci possa essere, non dico la buona volontà e la responsabilità, ma un atteggiamento diverso nei confronti delle opposizioni nel considerare questi emendamenti, nel vagliarli attentamente e nel trovare quelli giusti per poter migliorare...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Scilipoti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, con l'emendamento in questione chiediamo di sopprimere l'articolo 4 nella parte in cui prevede di erogare fino all'80 per cento del contributo del Ministero attraverso decreti ministeriali vigenti o da emanare. Riteniamo, infatti, che si tratti di una misura insufficiente e che, al contrario, occorra garantire maggiormente coloro i quali...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Messina.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, per completezza si ricorda che attualmente i criteri per l'assegnazione dei contributi del Fondo unico per lo spettacolo (FUS) allo spettacolo dal vivo sono determinati con decreto ministeriale d'intesa con la Conferenza unificata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, signor Ministro, nella giornata di ieri lei si è augurato che lo stesso spirito di confronto costruttivo che si è avuto al Senato si potesse trovare anche in questo ramo del Parlamento, in modo da approvare il provvedimento in oggetto con il contributo di tutti.
Non c'è dubbio che le parole sono bellissime, ma mi domando come esse possano essere tradotte in atti concreti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, signor Ministro, purtroppo questo decreto-legge avrà le sue ricadute negative anche sulle scuole e sui conservatori e a pagarne le spese saranno i giovani, che già incontrano grosse difficoltà di occupazione negli altri settori, giovani che meriterebbero una maggiore attenzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ne abbiamo dette di tutti i colori su questo decreto-legge, ma proprio perché è sbagliato ed è scritto male. Penso soltanto a questo passaggio nel quale è scritto: l'80 per cento dell'ultimo contributo assegnato (che secondo la regola dovrebbe essere del 100 per cento), secondo i criteri e le modalità previsti dai decreti ministeriali vigenti in tale ambito. Se ci sono già i decreti, perché ridurre all'80 per cento questa previsione?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

Pag. 290

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, signor Ministro, qualche tempo fa lei aveva dichiarato pubblicamente di sentirsi scavalcato, pretermesso, trascurato e forse strapazzato, insomma sentiva che il suo Ministero non fosse stato tenuto in alcuna considerazione visti i tagli drastici che erano stati effettuati. In quel momento qualcuno di noi aveva anche nutrito un po' di compassione nei suoi confronti, nel senso di patire insieme a lei. Però poi...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palomba.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, è un provvedimento che grida vendetta e, come nel Rigoletto, «Sì, vendetta, tremenda vendetta di quest'anima è il solo desio, di punirti già l'ora s'affretta, che fatale per te tuonerà.»

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, questo emendamento è teso a sopprimere una previsione che, a nostro giudizio, può essere penalizzante. Infatti, ridurre all'80 per cento la possibilità delle anticipazioni mi sembra penalizzante per la programmazione di una stagione lirica e sinfonica che necessita della stipula di contratti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Ci sono temi dove il Governo e lo Stato non devono fare solo cassa, portando a casa solo delle attività in attivo. La cultura è uno di questi settori e di questi temi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 4.1, non accettato dalla Commissione e dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Di Pietro... onorevole Concia... onorevole Corsaro... onorevole Codurelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 400
Votanti 399
Astenuti 1
Maggioranza 200
Hanno votato
20
Hanno votato
no 379).

Prendo atto che i deputati De Girolamo e Scilipoti hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che i deputati Bobba, Calvisi e Cosenza hanno separato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 4.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Con l'approvazione che presto purtroppo ci sarà anche dell'articolo 4, siamo a metà del percorso di questo provvedimento e quindi è già il tempo di fare qualche bilancio. L'articolo 1, devastante, deleterio e zeppo di incostituzionalità, contro il quale si era abbattuta una grandinata di contestazioni da parte delle opposizioni, è passato liscio. Si tratta di un articolo che prevede l'ingerenza massiccia e pesante, l'occupazione pubblica da parte del Governo in carica, del Governo del tempo, nelle fondazioni.
Con gli articoli 2 e 3 è passata anche un'altra linea, devastante per i lavoratori dello spettacolo, che ha azzerato la libertà di contrattazione e la rappresentatività dell'associazione nazionale rappresentativa dei lavoratori dello spettacolo. Si tratta di due articoli che hanno rappresentato ancora l'espressione dell'occupazione da Pag. 291parte pubblica, dell'amministrazione e della gestione dell'organizzazione delle fondazioni, con effetti devastanti per i lavoratori, i quali si sono visti espropriare persino la contrattazione attraverso una forma di ripubblicizzazione delle fondazioni che insieme ad un'invadenza del pubblico nei confronti della loro autonomia contrattuale ne ha snaturato la natura facendole diventare un ibrido, formalmente privato ma sostanzialmente pubblico, sotto il pesante e pressante controllo dei politici di turno.
Tutto questo, Presidente, è stato approvato. Quindi noi ci chiediamo: valeva la pena di tentare di ridurre il danno, migliorare questo provvedimento, quando questo provvedimento uscirà da questa Camera ancora inaccettabile e indigeribile, ancora inaccettato da tutti gli operatori del settore, non solo dalle fondazioni e dalla dirigenza delle fondazioni, ma da tutti i lavoratori dello spettacolo? Questa sarà la triste realtà. Allora si ripropone il problema che ha aleggiato durante tutto questo dibattito.
Noi dell'Italia dei Valori siamo per l'alternativa; siamo per la costruzione, insieme alle altre opposizioni, di un'alternativa, la più rapida possibile, a questo Governo autoritario, che sta facendo strame sia della Costituzione sia delle regole che riguardano i lavoratori, come in questo caso. La vogliamo costruire insieme a tutte le altre opposizioni. Siamo uniti e solidali per l'opposizione e per l'alternativa, ma possono verificarsi delle differenziazioni nel modo di fare opposizione. In questo caso, ritenevamo con molta nettezza che questo provvedimento andasse contrastato integralmente e globalmente, che non potesse essere migliorato e non ci potesse essere una riduzione del danno. Quello che è avvenuto fino adesso ha dimostrato che il danno non è stato ridotto.
Non vogliamo alcuna responsabilità: se il Governo avesse posto la fiducia, si sarebbe assunto totalmente e completamente la responsabilità di fare approvare un obbrobrio. In questo caso, non avremmo avuto la responsabilità di aver contribuito ad approvare un provvedimento che rimarrà un obbrobrio, nonostante i nostri lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo che i contributi possano essere destinati allo spettacolo dal vivo. Insomma, proponiamo che all'articolo 4, comma 1, dopo la parola «contributi», vengano aggiunte le parole «allo spettacolo dal vivo». Mi sembra che sia necessario per definire il tipo...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, sappiamo bene che la cultura è scomoda, perché è indipendente dal potere e pratica sempre e comunque, magari sbagliando, l'autonomia di giudizio. La cultura, quella vera, non conosce padroni né compromessi. Sono tutte caratteristiche che sono intollerabili per un Governo come quello Berlusconi; un Governo che non tollera il dissenso, tanto quello esterno quanto...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, questo breve articolo è da interpretare come la necessità di poter autorizzare il Ministro per i beni e le attività culturali a liquidare anticipazioni sui contributi ancora da erogare. Ma è chiaro che è da specificare che i contributi si danno dopo aver fatto un'attenta verifica degli obiettivi da raggiungere e se i lavori sono effettivamente in funzione di questo...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

Pag. 292

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, si tratta di una forma di cultura che ha bisogno di essere finanziata, per cui il non accoglimento di questo emendamento che abbiamo presentato procurerà dei disagi a una cultura che è diffusa storicamente sul nostro territorio, anche in forma di nomadismo. È una cultura che ha fatto breccia in tutte le valli, in tutte le pianure e in tutte le coste della nostra penisola.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, volevo segnalare che l'articolo 4, il cui testo è stato modificato al Senato, dispone che dal 2010 il Ministero per i beni e le attività culturali possa liquidare anticipazioni sui contributi ancora da erogare fino all'80 per cento. Troviamo veramente singolare che, oltre a quello che deve essere ancora erogato, si tolga una somma del 20 per cento...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, volevo dire che nel passaggio dal Senato alla Camera questo articolo ha subito un cambiamento che è anche discutibile, perché, mentre ci si immaginava di effettuare le attribuzioni con criteri nuovi, nell'ultima versione sono rimasti i vecchi criteri. Ma allora a cosa serviva costruire tutto ciò che abbiamo...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Ministro, che riserva ha questo Governo ad aggiungere le parole «allo spettacolo dal vivo»? Forse attende che lo spettacolo sia morto per poter intervenire in suo favore?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, forse una volta che è stato respinto il nostro emendamento soppressivo l'opportunità di migliorare il drafting di questa previsione normativa con la specificazione che questi contributi non debbano essere demandati alle spese correnti e amministrative, ma piuttosto a quelle per lo spettacolo dal vivo potrebbe costituire una utile...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, questo emendamento tende a migliorare un articolo che veramente non è migliorabile con tutta la buona volontà possibile ed immaginabile, in quanto è di una vaghezza incredibile. Come si fa a parlare di contributi ancora da erogare, come se vi fosse la confessione che al Ministero erogano i contributi...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, una certezza comunque ce l'abbiamo tutti ossia che non devono essere i lavoratori a pagare il prezzo di questa riforma. Ma è anche certo che bisogna verificare quali sono i problemi economici del settore stesso e comunque il Parlamento doveva essere investito maggiormente su questo tema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Ministro Bondi, lei ieri ha parlato di un confronto costruttivo, di disponibilità al dialogo con l'opposizione: non vi è dubbio che sono Pag. 293parole bellissime, ma mi domando come queste parole possano essere tradotte in atti concreti e soprattutto come possano avere un senso in una situazione come questa, quando non è stato accettato alcun emendamento dell'Italia dei Valori. Signor Ministro, credo che approvare un provvedimento con il contributo di tutti significhi consentire a tutti...

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 4.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Osvaldo Napoli, Saltamartini, Ciccioli, Fioroni, Bongiorno...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 417
Votanti 416
Astenuti 1
Maggioranza 209
Hanno votato
24
Hanno votato
no 392).

Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare e che il deputato Cazzola ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 6.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, intanto giustificherei anche il Ministro se decidesse di fare quattro passi e sgranchire le gambe perché non vorrei che fosse anche colpa nostra averlo blindato e bloccato su una sedia ad ascoltare un po' tutti i nostri interventi (e comunque lo ringrazio per quello che ha fatto fino ad ora).
L'articolo 6 di fatto contiene disposizioni in materia di registro pubblico speciale per le opere cinematografiche e le opere audiovisive. Credo che il Governo abbia voluto rispondere ad un'esigenza dell'Unione europea laddove inserisce anche la tutela delle opere audiovisive.
In Italia però abbiamo una macchina che forse è bene rivedere, visto che siamo anche in un periodo di manovra finanziaria. Mi riferisco alla SIAE che, nata nel periodo del Ventennio di Mussolini a difesa degli autori del mondo della musica, del cinema, dello spettacolo, della poesia e della scrittura, in realtà è diventata una macchina che potrebbe in questo momento essere benissimo superata. Abbiamo una rete camerale efficiente che ha un sistema di software e quindi di gestione efficace della banca dati. In quanto tutela i marchi, i brevetti ed altre forme di diritto di autore credo che essa potrebbe essere assegnata a questa nuova rappresentanza del mondo economico inserendo a pieno titolo anche gli autori di opere d'arte, come in questo caso.
Questa norma, così com'è «impalcata», è assai confusa e aggiunge ulteriori articoli e passaggi burocratici ad un qualcosa che è già burocratico.
Noi proponiamo di abrogare questo articolo e invitiamo veramente il Governo, attraverso o un provvedimento adatto per questa materia o attraverso l'inserimento nella manovra di qualche emendamento, ad avere il coraggio di rivedere una struttura ormai pesantissima che costa al sistema. Non c'entra niente con il sistema degli autori e delle imprese, se non perché di fatto dovrebbe tutelare il loro lavoro. Ripeto che è una struttura costosissima, ed opera sul territorio anche in forma di ispettorato per la finanza e per l'Agenzia delle entrate in modo improprio.
Credo che bisogna avere il coraggio ogni tanto di fare un passo indietro e riazzerare delle macchine come questa perché, essendo queste attività date in concessione, di fatto le imprese operano anche in maniera coercitiva per recuperare Pag. 294il denaro in funzione di quanto debbono dare allo Stato a titolo compensativo.
Inoltre, è evidente che questo articolo non c'entra nulla con le fondazioni che gestiscono i teatri e la lirica. Parla di registro cinematografico e degli audiovisivi.

PRESIDENTE. Onorevole Piffari, la prego di concludere.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Credo che sopprimere questa norma per questo comparto sarebbe buono ed efficace.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, mi consentirà il Governo di ripercorrere velocemente l'iter, ma sopratutto la tempistica del decreto-legge. Mai come in questo caso, infatti, signor Presidente, anche alla luce di quanto successo, è utile ricostruire la cronologia dell'iter del provvedimento in esame. Tutti sappiamo che il decreto-legge, come sempre, ha una vigenza di 60 giorni, un tempo congruo per...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, da un lato, si vogliono liquidare le anticipazioni sui contributi da erogare fino all'80 per cento; dall'altra parte, invece, la disposizione rende facoltativa la concessione da parte dell'amministrazione delle suddette anticipazioni che verranno pertanto accordate in ragione di precise garanzie prese da parte dell'opinione pubblica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, siamo per la soppressione di questa norma perché vediamo anche in questa previsione che riguarda le opere cinematografiche e audiovisive una delega autoreferenziale per un Governo che ha un patente conflitto di interessi.
Voglio sottolineare come la vicenda di Europa 7 si sia definita, anziché a spese di Retequattro, a danno della RAI che ha dovuto cedere le frequenze e consentire uno switch-off...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, non vorrei che lo stato d'animo dei lavoratori dello spettacolo diventasse come quello di Floria Tosca costretta gettarsi a corpo morto da Castel Sant'Angelo: «Vissi d'arte, vissi d'amore, non feci mai male ad anima viva! Con man furtiva quante miserie conobbi...».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, su questo punto non siamo d'accordo perché diciamo che le modalità di registrazione delle opere sono determinate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per i beni culturali, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, sentita la SIAE. È una delega, non ci sono neanche elementi...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, signor Ministro, io continuo a interrogarla e lei continua a non rispondermi. Sui giornali ha dichiarato pubblicamente che sperava che alla Camera ci fosse collaborazione, così come al Senato.
Al Senato abbiamo collaborato e ci sono stati emendamenti, perché alla Camera Pag. 295ci si rifiuta di collaborare, ce lo spiega Ministro?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, la riflessione che ha fatto ora il collega Messina rivolta al Ministro sarebbe opportuno che io la ripetessi, ma non ha valore ripetere sempre le stesse cose.
Sarebbe opportuno, a nostro giudizio, che egli intervenisse per darci quanto meno lumi sul perché non si vuole entrare nel merito degli emendamenti che abbiamo presentato, e conseguenzialmente...

PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, è stato già detto ma lo voglio sottolineare. Si dice: decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per i beni culturali, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico (che in questo momento è la stessa persona che presiede il Consiglio dei ministri), per fare che cosa? Curare il registro che attiene alle opere audiovisive, in un palese conflitto di interessi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, signor Ministro, credo che approvare un provvedimento con il contributo di tutti significa consentire a ciascuno di contribuire concretamente e non soltanto ratificare decisioni prese da altri: l'esatto contrario di quanto avviene in questo momento, come risulta dal parere espresso sugli emendamenti dell'onorevole Zazzera. Il risultato sarà che questa legge sarà dannosa per gli enti lirici, per i dipendenti...

PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, il comma 1, nel testo modificato dal Senato, dispone che il registro pubblico speciale per le opere cinematografiche, di cui all'articolo 103 della legge n. 633 del 1941, comprende anche le opere audiovisive.

ILEANA ARGENTIN. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, intervengo per segnalarle, conoscendo la sua sensibilità e quella dei colleghi, la situazione dei commessi d'Aula. Vorrei ricordare a tutti che, mentre per noi è una scelta essere qui, loro sono al lavoro da 30 ore e più, e nessuno si sta preoccupando in alcun modo di sostituirli.
Credo che sia necessario ringraziarli e prestare una doverosa attenzione; dato che ci occupiamo tanto dei lavoratori della Scala e di tutte le attività culturali, credo che i nostri lavoratori non dovremmo dimenticarli (Applausi).

PRESIDENTE. Credo che tutta l'Assemblea, compresa la Presidenza, debba dire un grazie ai nostri assistenti d'Aula e ovviamente anche a tutti i dipendenti che stanno seguendo i nostri lavori ormai ininterrottamente da circa 25 ore (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 6.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Bosi... onorevole Cesa... onorevole Cera... onorevole Dima...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 296
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 408
Votanti 407
Astenuti 1
Maggioranza 204
Hanno votato
170
Hanno votato
no 237).

Prendo atto che il deputato Nunzio Francesco Testa ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 6.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori Ministri, signori membri del Governo, questa proposta emendativa tende a razionalizzare il costrutto normativo di questo provvedimento che, se da una parte ha denunciato dei criteri di necessità e di urgenza per porre rimedio alla crisi del settore delle fondazioni lirico-sinfoniche, in questo articolo introduce una disposizione che non mi pare assolutamente pertinente a questi criteri di necessità e di urgenza. Anzi si appesantisce con l'istituzione di un registro con l'elenco delle opere cinematografiche e audiovisive.
Qui io mi sarei aspettato una sensibilità da parte del Governo e forse anche del Parlamento, tesa a dare supporto a queste grandi realtà culturali che nel nostro Paese sono le fondazioni lirico-sinfoniche, che sono state viceversa oggetto di tagli, di commissariamenti mascherati e di statalizzazioni che le hanno in qualche modo snaturate.
Viceversa, penso che il tema delle fondazioni e della diffusione delle loro produzioni, così ambite e così gradite da un pubblico internazionale, potesse avere ben altra attenzione.
Dove non arriva il Governo, però, arriva «mamma RAI»: il 6 giugno vi è stata un'originale iniziativa televisiva promossa da Rai Uno, che si è concretizzata nello spettacolo che ha mandato in onda la serata all'Arena di Verona.
Ebbene, questa trasmissione, rara avis nel panorama televisivo abituato a «Grandi fratelli» come pure a «Isole dei famosi» o alle soap opera, quella sera - udite, udite! - con lo spettacolo dell'Arena di Verona ha battuto tutti gli share dell'Auditel, con un picco del 23 per cento di telespettatori.
Se tanto mi dà tanto, visto che lo Stato italiano ha la titolarità delle concessioni per le emittenti televisive, perché in questo provvedimento non avete pensato di scoprire l'uovo di Colombo, per esempio stabilendo una quota di queste produzioni delle nostre fondazioni lirico-sinfoniche come necessarie per la promozione e la diffusione di questi spettacoli culturali e per un ritorno economico che queste fondazioni potrebbero avere grazie allo sfruttamento dei diritti televisivi?
Perché questo lo fa la RAI in un'operazione così episodica, a spot, quando viceversa potrebbe essere ipotizzato un canale tematico, visto che con il digitale la RAI può disporre di molte utenze e di molte frequenze?
Perché non diamo uno sviluppo importante a questo settore che potrebbe diventare un momento culturale sia per i nostri connazionali che per i cittadini di altri Paesi, e penso anche, caro onorevole Razzi, agli italiani all'estero?
Su questi temi, secondo me, avreste dovuto confrontarvi e portare proposte innovative, piuttosto che riscaldare una minestra già fatta, perché questo provvedimento non fa altro che rivisitare lo schema del decreto legislativo n. 367 del 1996, che già stabiliva il principio delle fondazioni, che già stabiliva l'obbligo dei contratti a tempo determinato per i musicali e che già stabiliva tante altre cose che non fate altro che riproporre in una visione più centralizzata e più centralistica rispetto ai canoni federalisti della Lega Nord.
Di tutto questo non si parla e viceversa si istituisce un altro registro burocratico, con altre spese di tenuta e con altri orpelli per la burocrazia che comunque dilaga anche nel nostro Paese.

Pag. 297

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Utilizzo questi pochi secondi che mi vengono concessi, per continuare il discorso che stavo facendo prima, perché anche questo elemento consiste di fatto in una delega data al Ministro, fatta in modo un po' surrettizio in un decreto-legge, perché il decreto-legge per definizione non dovrebbe contenere deleghe. Invece, anche in questo caso...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, mi chiedo di questo passo cosa resterà; non cosa resterà di questi anni Ottanta, come mi potrebbe venire in mente, ma cosa resterà di questo comparto del mondo dello spettacolo, degli artisti, del mondo della lirica. Non possiamo affossare questo mondo, continueremo a gridarlo in maniera forte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, io credo che le argomentazioni usate dall'onorevole Monai siano state esaustive sul perché questo emendamento debba essere sostenuto. Auspichiamo che la maggioranza ne apprezzi la qualità migliorativa dell'intero assetto e che lo stesso possa essere approvato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, con questo emendamento si tende a sopprimere l'articolo 6 recante disposizioni in materia di registro pubblico speciale per le opere cinematografiche e le opere audiovisive. Ci sembra che queste modifiche che vengono apportate all'articolo 103 della legge n. 633 del 1941...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, questo emendamento è una forma ridotta dell'emendamento precedente. Con quello precedente chiedevamo la soppressione dell'intero articolo 6, con questo emendamento Zazzera 6.2 chiediamo la soppressione del solo primo comma, che però è il nodo in cui si evidenzia, in tutta la sua portata, il conflitto d'interessi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, questo provvedimento produrrà anche un impoverimento degli organici delle orchestre, purtroppo non soltanto in termini numerici ma anche in termini culturali. Alcune orchestre scompariranno, altre stenteranno a rimanere in vita, comunque la cosa certa è che ci saranno meno musicisti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, vorrei continuare, come dicevo prima, ad illustrare l'iter del decreto-legge in esame. Tutti sappiamo che questo provvedimento, come tutti i decreti-legge, ha un'efficacia di 60 giorni. Un tempo congruo per conciliare l'urgenza che il Governo ha riscontrato nell'emanare un provvedimento eccezionale avente immediato valore di legge e l'obbligo-diritto da parte di entrambi i rami del Parlamento...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

Pag. 298

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, per quanto riguarda questo emendamento, sarebbe opportuno - lo ripetiamo ancora - approvarlo e conseguentemente far sì che questo emendamento possa migliorare il nostro lavoro. Mi dispiace che ancora una volta il Ministro...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, la relazione tecnica specifica che la SIAE destina alla gestione del registro le tariffe che gli utenti corrispondono per avvalersi dei relativi servizi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, signor Ministro, nel mio intervento precedente le chiedevo se il suo silenzio le fosse stato imposto dal Ministro dell'economia o fosse una sua scelta. Visto quello che sta scritto anche in questo articolo 6, ossia che si dà una delega a lei ma di fatto al Ministro dell'Economia, devo giungere alla conclusione che delle due è la prima, cioè...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, ieri mattina nelle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e XII (Affari sociali), con il Ministro Meloni discutevamo sul disegno di legge n. 2505, recante norme in materia di riconoscimento e sostegno alle comunità giovanili. Questo provvedimento... Presidente, non si riesce a parlare...

PRESIDENTE. Onorevole Palagiano, sono i suoi colleghi...

ANTONIO PALAGIANO. Presidente, se lei scampanellasse...

PRESIDENTE. Ha terminato il suo tempo, onorevole Palagiano, mi dispiace.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Levi. Ne ha facoltà.

RICARDO FRANCO LEVI. Signor Presidente, avrei voluto intervenire sull'emendamento precedente, ma evidentemente non è stata notata la mia richiesta di parola. Il ragionamento vale anche per questo emendamento.
Una delle cose migliori del passaggio al Senato di questo provvedimento è stata la cancellazione dell'articolo 5. Per estraneità di materia sarebbe stato saggio e sarebbe saggio cancellare anche questo articolo o interamente o comunque nel suo primo capoverso. Per cui voteremo a favore di questo emendamento.

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, io credo che l'Aula debba essere informata, a dimostrazione peraltro del fatto che noi sappiamo ben tenere distinti i fatti parlamentari e le intese parlamentari dal confronto politico e dallo scontro politico, quando ci deve essere.
Non possiamo che sottolineare come il fatto che il Ministro Brancher abbia poco fa chiesto il legittimo impedimento per sospendere il processo che è in corso sia una prova purtroppo convincente e definitiva del perché è stato nominato ministro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 6.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 299

Onorevoli Iapicca, D'Anna, Toccafondi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 402
Votanti 375
Astenuti 27
Maggioranza 188
Hanno votato
144
Hanno votato
no 231).

Prendo atto che il deputato Toccafondi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Nunzio Francesco Testa ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 6.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Franceschini, che ha ripreso un passo del mio intervento di questa mattina, quando segnalavo l'importanza di valutare il ruolo di Aldo Brancher come Ministro. Questa mattina avevo pregato il Ministro Bondi di chiedere al Ministro Tremonti di non buttare via qualche milione di euro per costituire un Ministero che non esiste ma che doveva esistere solo per permettere ad una persona sotto processo, che questa mattina si doveva presentare dal suo giudice, di farla franca, eccependo il legittimo impedimento. Lo dissi questa mattina quando ancora Aldo Brancher doveva recarsi dal giudice. Adesso ci si è recato o meglio non ci si è recato lui, ci sono andati i suoi avvocati per eccepire il legittimo impedimento. Non interessa solo voi ma anche altre persone che ascoltano oltre quest'aula: è bene ricordare che il legittimo impedimento è un provvedimento ad personam, che ha fatto il Governo Berlusconi e che ha voluto personalmente Berlusconi per sé ed i suoi Ministri, per garantirsi l'improcessabilità fin quando restano in carica come Presidente del Consiglio e come Ministri. Un provvedimento che serve, è servito e sta servendo soltanto per assicurare a delle persone la propria impunità, spendendo soldi che potrebbero e dovrebbero essere spesi per i peones, per la parte debole del Paese, per coloro che magari si occupano di teatro, magari di lirica, magari di cultura.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, sta intervenendo sull'ordine dei lavori? Volevo capire se stava intervenendo a seguito dell'intervento dell'onorevole Franceschini sull'ordine dei lavori oppure nel merito del provvedimento.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, non sto intervenendo sull'ordine dei lavori. Sto parlando di quei milioni di euro che devono essere trasferiti, a nostro avviso, al Ministero dei beni culturali. Vorrei precisare che quello che è successo questa mattina con questa eccezione proposta da Aldo Brancher si associa ad un'altra notizia, onorevole Franceschini, ancora più recente. Il legittimo impedimento è stato usato da Berlusconi più altre 12 persone nel processo Mediatrade che si sta svolgendo a Milano. Processo per cui il GUP di Milano questa mattina ha dovuto sospendere il processo nei confronti di tutte e 12 le persone, compreso suo figlio Pier Silvio, compreso Confalonieri, e mandare gli atti alla Corte costituzionale, rilevando una palese incostituzionalità. Si dice che la giustizia perde tempo, che la giustizia è lunga. Certo, se si fanno delle leggi apposta per non farsi processare, si diventa Ministri apposta per sfuggire alla giustizia e si spendono i soldi che dovrebbero essere usati per altri scopi e per ciò che deve servire al popolo italiano, ecco le conseguenze!
Ma vorrei ricordare ancora che, pochi giorni fa, il 16 di giugno, un tribunale dell'Unione europea, la Corte di giustizia europea, ha condannato lo Stato italiano perché, con riferimento ai decoder digitali, ha favorito un'azienda italiana in particolare, sfavorendo sky ed altri rete televisive; quell'azienda si chiama Mediaset ed il provvedimento è stato emanato dal Governo Pag. 300Berlusconi. Vorrei ricordare che, mentre si stanno togliendo i soldi ai precari, alla scuola, all'istruzione e alla cultura, ancora oggi l'ammiraglia delle televisioni private Mediaset paga di concessioni televisive solo l'uno per cento degli utili invece del venti per cento dei ricavi. Questo non si chiama solo conflitto di interessi, si chiama ladrocinio di Stato da parte di persone che sono andate al potere soltanto per rubare legalmente (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, stiamo facendo un duro ostruzionismo come lo abbiamo fatto e continuiamo a farlo nelle piazze, raccogliendo le firme contro il legittimo impedimento e in queste ore invece stiamo facendo l'ostruzionismo per contrastare il decreto Bondi, raccogliendo le istanze dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali che hanno manifestato in tutte le regioni italiane...

PRESIDENTE. Grazie onorevole Rota.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente credo che anche questo emendamento serva per tentare di migliorare un provvedimento che tale non è; si tratta di un provvedimento sul quale abbiamo tentato di dare il nostro contributo emendativo migliorativo sul quale sono venute inesorabilmente soltanto risposte negative.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, stiamo discutendo dell'emendamento Zazzera 6.3, con il quale chiediamo la soppressione della lettera a) del comma 1 dell'articolo 6, perché, rispetto al testo originario del decreto-legge, è stato inserito, nelle modifiche al Senato, la documentazione probatoria...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Porcino.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, vorrei sapere come è possibile liquidare l'anticipazione sui contributi ancora da erogare fino all'80 per cento e poi però rendere facoltativa la concessione da parte dell'amministrazione delle suddette anticipazioni. Si fa un taglio del venti per cento, si dà l'ottanta per cento ma è facoltativa...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paladini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo sarebbe opportuno accettare questo emendamento da parte del Governo, come diciamo e continuiamo a sostenere, affinché questo emendamento possa migliorare il decreto-legge. Rinnoviamo sempre questa nostra proposta, che ci dia almeno un segnale il ministro nel dire le motivazioni...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Scilipoti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, in una risoluzione approvata all'unanimità al Senato lo scorso 18 maggio era stato stabilito che si dovesse ripartire proprio da quella risoluzione condivisa per ottenere le seguenti cose: un aumento delle risorse del fondo unico per lo spettacolo e una maggiore stabilità per il settore...

Pag. 301

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palomba.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, vorrei chiedere che c'azzecca questa roba della tutela degli audiovisivi e cinematografici con le fondazioni per lo spettacolo teatrale e per la lirica; proprio non c'entra niente e, forse, sarebbe il caso di affrontarlo in altra maniera anche se capisco la necessità di recepire le indicazioni della Comunità europea a tutela degli audiovisivi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, signor ministro, capisco che lei non sa dire di «no» al Presidente del Consiglio, ma non sarebbe stato meglio battersi per non fare un nuovo ministero e dare i soldi alla cultura? Seconda cosa, stamattina l'onorevole Cicchitto diceva che noi siamo eversivi.
Una cosa è certa: voi utilizzate il legittimo impedimento. Noi eversivi siamo per le strade a raccogliere le firme per il referendum al fine di eliminare il legittimo impedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, ieri eravamo riuniti con il Ministro Meloni in sede di Commissioni riunite (I e XII) per parlare delle norme sulle comunità giovanili che hanno l'obiettivo di fornire ai giovani tutti gli strumenti per socializzare, per diffondere la lettura, la cultura, lo sport e la musica. Allora, mi chiedo come sia possibile un provvedimento come questo in discussione questa mattina che penalizza prevalentemente i giovani, decurtando ...

PRESIDENTE. Grazie onorevole Palagiano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, voglio segnalare all'Aula che stiamo ricevendo, tutti noi del gruppo, centinaia di messaggi via telefono, da questa notte fino adesso, di ringraziamento da parte di tanti operatori dello spettacolo d'Italia (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). A costoro che ci ascoltano chiedo di ringraziarci, andando a firmare il nostro referendum.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, signor Ministro, ora sappiamo dove lei potrebbe prendere i soldi: dal Ministro dell'economia e delle finanze per far fronte alle esigenze crescenti sul territorio per la cultura nel senso più ampio del termine. Sappiamo dove prendere i soldi per la scuola, per la formazione, per i precari e per i disoccupati. È sufficiente che si faccia pagare, secondo la sentenza della Corte di giustizia, quanto deve Mediaset allo Stato italiano. Questa forse sarebbe la cosa migliore.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, intervengo soltanto per chiedere se stiamo discutendo il decreto-legge sulle fondazioni lirico-sinfoniche o stiamo preparando il palinsesto della trasmissione C'è posta per te. Lo vorrei chiedere ai colleghi dell'Italia dei Valori (Applausi).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Laboccetta ha rinunciato al suo intervento. Pag. 302
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 6.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevoli Cesa, Casini, Binetti, De Angelis, Milanese, D'Anna, Baretta, Antonino Foti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 405
Maggioranza 203
Hanno votato
143
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che il deputato Nunzio Francesco Testa ha segnalato che avrebbero voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 6.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, stiamo vanamente cercando di emendare e migliorare l'articolo 6, e utilizzo il termine «vanamente» a dimostrazione del fatto che nessuna riduzione del danno ci sarà alla fine di questa maratona. Questo articolo 6 contrasta con gli orientamenti già unanimemente stabiliti al Senato con la risoluzione, approvata all'unanimità, che richiamavo nel mio precedente intervento. È una risoluzione del 18 marzo, immediatamente precedente l'emanazione di questo decreto-legge, ma è una risoluzione che ovviamente né il Ministro Bondi, né il Governo si sono guardati bene dall'approvare. Questa risoluzione prevedeva un aumento delle risorse del Fondo unico per lo spettacolo e una maggiore stabilità del settore tramite strumenti di finanziamento. Inoltre, la risoluzione si proponeva di mettere in campo ogni azione per incentivare l'intervento dei soggetti privati garantendo, quindi, agevolazioni fiscali alla contribuzione privata.
Di tutta questa procedura, che doveva essere applicata anche in relazione con le parti sociali, perché la risoluzione questo esplicitamente raccomandava, di tutti questi obiettivi, di tutti questi strumenti, approvati dall'altro ramo del Parlamento, non vi è la minima traccia all'interno di questo decreto-legge che è frutto soltanto di alcune menti che hanno una visione estremamente parziale dell'attività e delle competenze del Ministero dei beni culturali e che è, comunque, frutto di una sottomissione totale alle decisioni del Governo anche in termini finanziari, come dimostreremo successivamente. Questi erano gli impegni che erano stati assunti da tutte le forze politiche unanimemente, che sono rimasti completamente inascoltati e ancora oggi non sono stati ripresi neppure nelle audizioni nelle Commissioni che si sono svolte «a rotta di collo».
Vorrei anche ricordare che qui alla Camera, se non fosse stata per questa decisione con la quale abbiamo imposto e preteso, attraverso l'ostruzionismo, che vi fosse un dibattito approfondito, il provvedimento sarebbe passato nel giro di pochi giorni, senza lasciare minimamente traccia con un'acquiescenza e un'accondiscendenza verso il Governo che francamente non ci sentiamo di dare, non abbiamo mai voluto dare e non daremo neanche nel caso di questo provvedimento, che è assolutamente contrario alle giuste e legittime aspettative del mondo dello spettacolo. Per questo il gruppo dell'Italia dei Valori ha presentato numerosissimi emendamenti, proprio perché il provvedimento è stato partorito nelle segrete stanze; non è frutto di alcuna contrattazione con le parti sociali, anzi se ne vede chiaramente la dimensione e l'obiettivo, che è quello di distruggere ogni possibilità di contrattazione con i lavoratori, che è quello di indebolirli, di ridurre la dignità in modo che vi possa essere la solita occupazione da parte dello Stato, persino di organismi privati come sono le fondazioni. Questo è quello che è avvenuto fino adesso: non vi è stato un solo miglioramento. Noi non Pag. 303abbiamo ritirato gli emendamenti proprio perché volevamo che fosse chiaro all'opinione pubblica e a tutto il mondo dello spettacolo di quale obbrobrio stiamo discutendo alla Camera. Volevamo che la Camera approfonditamente si occupasse di questo tema per evitare che scivolasse come l'acqua sul vetro. Che vi sia stata una totale pretermissione degli impegni assunti è dimostrato anche dal fatto che gli stanziamenti previsti per lo spettacolo sono assolutamente miserabili e negli anni saranno soggetti a fortissima riduzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Cambursano, ricordo che dopo la votazione dell'emendamento Zazzera 6.4 procederemo, come abbiamo fatto questa mattina, ad una pausa tecnica di un quarto d'ora.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, vorrei tranquillizzare la collega del PD che si chiedeva se eravamo su C'è posta per te, che noi di posta in queste 20 ore ne abbiamo ricevuto davvero tanta, posta elettronica, su Facebook, sms, e tutta rivolta a sostegno della nostra azione politica, mentre, guarda caso, non vi era cenno alcuno alla sua attività. Complimenti, l'ha azzeccata ancora volta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, stiamo assistendo ad un taglio orizzontale di risorse, ad una progressiva erosione dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici del comparto. Si tratta di un impoverimento generalizzato di questo settore che meriterebbe invece una straordinaria valorizzazione attraverso una politica attenta agli sprechi, ma capace di investimenti ad ampio raggio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, siamo un po' disorientati perché eravate partiti bene con il decreto-legge n. 112, convertito dalla legge n. 133 del 2008, con il «taglia-enti», con la ghigliottina per gli enti inutili, con il «taglia-leggi»: 3.370 leggi ormai obsolete sono state incendiate dal pompiere Calderoli negli scatoloni...

PRESIDENTE. Grazie onorevole Monai.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, voglio ricordare che qui noi chiediamo di intervenire - lo abbiamo fatto con alcuni emendamenti - su questo articolo 6. Prima abbiamo cercato di sopprimerlo per intero, poi di sopprimerne la lettera a). Non so se il Ministro Calderoli, Ministro per la semplificazione, legga mai i testi normativi che arrivano in quest'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, riparto da questa questione. L'ho già detto all'inizio, bisognerebbe partire da qui e avere il coraggio di affrontare questo argomento della revisione totale della SIAE, inquadrandola in un'ottica più moderna, attraverso la gestione delle camere di commercio, una rete...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Piffari. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, noi avevamo già una legge sulle fondazioni. Penso che si poteva intervenire con delle piccole modifiche, cercando degli aggiustamenti e soprattutto confrontandosi Pag. 304prima. Il risultato è stato che c'è stata un'interferenza assurda dello Stato che interviene, ma interviene con un Ministero, come quello di Tremonti, che di fatto controlla tutto e tutti e per questo le fondazioni faranno...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cimadoro. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, al comma 1, lettera b), dell'articolo 6 è scritto: dopo le parole: «per le opere cinematografiche» sono inserite le seguenti: «per le opere audiovisive». Siamo palesemente dentro a un colossale conflitto di interessi e per questo con il nostro emendamento ne proponiamo la soppressione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, vorrei capire dove ci sarà sicuramente un aumento delle spese, perché basta vedere le caratteristiche e le modalità di registrazione...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paladini. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, stiamo provando ad emendare il provvedimento ma è inutile. Non suona, non c'è niente da fare. Ho fatto già presente al Vicepresidente Leone che dovreste controllare - Presidente Lupi, lo dico con stima e con rispetto - il cronometro, perché si vanno accelerando gli interventi, e a 22 - 25 secondi il tempo si conclude. Già sono pochi 30 secondi, quindi vorremmo utilizzarli tutti.

PRESIDENTE. Onorevole Messina, ha parlato 10-11 secondi in più dei 30 previsti (non schiaccio io il pulsante del cronometro). Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, continuo ad illustrare l'iter di questo decreto-legge. Questo decreto è stato varato il 30 aprile 2010, e quindi fino al 16 di giugno (giorno della sua approvazione in prima lettura) è rimasto al Senato. Il testo è stato dunque trasmesso solo il 17 giugno alla Camera e ormai a pochi giorni dalla sua scadenza fissata - come tutti sappiamo - per martedì 29 giugno.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mura. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor presidente, con l'emendamento Zazzera 6.4 chiediamo la soppressione della lettera b) del comma 1 dell'articolo 6, con cui si migliorerebbe il testo e consequenzialmente si potrebbero fornire risposte più concrete e nell'interesse della collettività.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 6.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Tassone, Repetti... hanno votato tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 371
Votanti 350
Astenuti 21
Maggioranza 176
Hanno votato
128
Hanno votato
no 222). Pag. 305

Prendo atto che i deputati Nunzio Francesco Testa e Buttiglione hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi secondo l'orientamento del gruppo, che il deputato Zucchi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Nizzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Sospendo dunque la seduta per una pausa tecnica, che riprenderà alle 13,30.

La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 13,40.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Antonione, Barbi, Bergamini, Bongiorno, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Cirielli, Colucci, Cossiga, Craxi, Dal Lago, Donadi, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lo Presti, Lusetti, Martini, Meloni, Pianetta, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Rotondi, Tabacci, Urso, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione della seduta è stato da ultimo respinto l'emendamento Zazzera 6.4.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3552)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 6.5
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, approfitterò del tempo concessomi per la trattazione dell'emendamento in oggetto, in realtà, per parlare di un'altra proposta emendativa, perché cinque minuti non mi basteranno. Mi riferisco ad una proposta emendativa riferita all'articolo 7, che riguarda l'istituzione dell'IMAIE.
Già su questo tema ebbi a presentare, il 18 maggio, un'interrogazione a risposta immediata al Ministro Bondi. In quell'occasione, ricordai che, il 14 luglio del 2009, il prefetto di Roma, Pecoraro, su richiesta proprio del Ministro, emanò un provvedimento di estinzione dell'IMAIE per l'impossibilità di raggiungere lo scopo sociale. Egli basò tale provvedimento sul fatto che l'Istituto non liquidava i beni degli artisti e che aveva depositato sui propri conti correnti bancari circa 100 milioni di euro (ad una più precisa ricognizione, mi sembra che siano stati 120 milioni, ma non vorrei sbagliarmi). Non essendo stati liquidati ai singoli artisti aventi diritto, in quanto non individuabili, tale cifra non era stata destinata ai contributi a sostegno professionale della categoria, ai sensi dell'articolo 7 della legge n. 93 del 1992, che istituì l'IMAIE. Va detto che l'IMAIE era un'entità privata e non un ente pubblico: non fruiva di finanziamenti, né di sostegni, né di trasferimenti di parte pubblica.
Per effetto della decisione che il prefetto emise su richiesta del Ministro, si aprì un contenzioso legale, che vedeva coinvolti, da una parte, gli artisti che chiedevano la sospensione del provvedimento considerandolo illegittimo e, dall'altra parte, il Ministro, che ne aveva sollecitato l'emanazione, e il prefetto che ne chiedeva la conferma. Il tribunale amministrativo regionale del Lazio aveva dato ripetutamente ragione agli artisti, ritenendo illegittimo il provvedimento e sospendendolo; tuttavia, infine, il Consiglio di Stato, a richiesta del Ministro, attraverso un collegio di cui era presidente il giudice Varrone, annullava le sentenze del tribunale amministrativo regionale e confermava il provvedimento di estinzione. Pag. 306
Subito dopo la sentenza, in questo caso, con procedure a mio giudizio sospette perché coordinate, immediate e con un'efficienza che normalmente i tribunali non sembrano esercitare - «più veloce della luce», direbbe qualcuno - il presidente del tribunale nominò tre commissari liquidatori con un compenso - badate bene - di un milione di euro cadauno, guidati dall'avvocato Galoppi che era già presidente del collegio dei revisori dell'Istituto, per indicazione del Ministro, così creando, tra l'altro, una sorta di discutibile connubio tra controllori e crollati. Pertanto, il Ministro aveva nominato nel collegio dei revisori l'avvocato Galoppi, lo stesso viene nominato tra i commissari liquidatori e a ciascuno di loro viene assegnato un compenso non modesto di un milione di euro. Si trattava, quindi, di tre milioni di euro che in un colpo solo se ne andavano per effetto della messa in liquidazione.
Questi commissari, pur consapevoli dell'impossibilità di individuare gli artisti ai quali dovevano essere riferite le risorse finanziarie depositate su quei conti correnti (parliamo di 120 milioni di euro), trattandosi di somme che si sono accumulate nel tempo, considerano tali risorse come debiti nei confronti degli artisti aventi diritto e iscrivono al passivo dell'ente tutto l'importo come debito nei confronti di tali aventi diritto ...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Borghesi.

ANTONIO BORGHESI. Concludo, signor Presidente. In questo modo - si faccia attenzione, perché il fatto è singolare - dichiarano lo stato di insolvenza dell'IMAIE e trasformano un Istituto che finanziariamente era attivo in un Istituto fallito. Andrò avanti nel prossimo intervento.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, lei questa mattina si è adontato perché in un passaggio specifico ho sottolineato la sua parzialità nella conduzione dei lavori dell'Assemblea. Essa era riferita ad un episodio ben preciso, altri ne avrei potuti evidenziare ed altri ne evidenzierò negli anni a venire, o nei mesi a venire, decida lei quando. In ogni caso, non intendevo mancarle di rispetto.
Tuttavia, leggo alle ore 12,40 un'agenzia in cui si dice: L'ostruzionismo condotto dall'Italia dei Valori in Aula alla Camera è l'esempio concreto del loro scarso senso delle istituzioni e del Parlamento. Così Maurizio Lupi, Vicepresidente del Popolo della Libertà e della Camera. Il Governo - sottolinea lei - ha deciso di non porre la questione di fiducia per consentire un confronto serio sui contenuti e la parte più responsabile dell'opposizione non si è tirata indietro. Purtroppo c'è un piccolo gruppo di irresponsabili, fa notare Lupi, che utilizza il Parlamento esclusivamente per i propri interessi e per trovare un po' di visibilità. E così di seguito.
Le chiedo se reputa consono al suo ruolo di garante e di arbitro di una partita essere al tempo stesso seduto su quello scranno a tutelare l'interesse e il Regolamento di tutta l'Assemblea, nessuno escluso, e poi rendersi in questo modo assolutamente parziale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, con tutto il rispetto che le porto, riconosco assolutamente le dichiarazioni che ho fatto in quell'agenzia, ma credo che quando ognuno di noi - il sottoscritto, il Vicepresidente Bindi, il Vicepresidente Buttiglione o il Vicepresidente Leone - è qui e ricopre questo incarico, non solo ha l'onore, ma ha la responsabilità di tutelare tutta l'Assemblea. Altro ragionamento è che quando si scende da questo posto si possa entrare nella correttezza - mi sembra - dei toni, e l'agenzia che lei ha letto me ne dà atto, del giudizio politico che, ovviamente, avrei ripetuto non da questo scranno, ma, qualora me ne fosse stata data la possibilità, in un intervento da parlamentare come lo è lei e come ve ne sono altri. Pag. 307
D'altra parte, il ruolo che ricopriamo quali Vicepresidenti della Camera è quello di sostituire il Presidente della Camera quando siamo chiamati a turno a ricoprire questo ruolo. Il richiamo all'imparzialità e al rispetto sta esattamente in questo. Conviene veramente a tutti, per il decoro di quest'istituzione per il buon andamento dei lavori: da parte mia, da parte sua, ma credo da parte di tutti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Volevo fare un intervento nel merito invece, proprio perché a questi lavori ho partecipato assieme ai colleghi dell'Italia dei valori, mi sembra di dover stigmatizzare quanto meno l'opportunità di evitare una comunicazione che ha dato un risalto parziale, molto parziale di quello che è successo questa notte, in queste ore, in quest'Aula, il suo comportamento...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Intervengo sempre sull'articolo 6. L'articolo prevede un'abrogazione esplicita e una formula di abrogazione esplicita innominata, stabilendo per tale secondo aspetto l'abrogazione di tutte le disposizioni incompatibili: dalle caratteristiche del registro, dalle modalità di registrazione delle opere, dalle tariffe relative alla tenuta del registro. Ebbene, noi riteniamo che ci sia un aumento della spesa. Invece di dire che i carichi e gli oneri...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Questi continui emendamenti sull'articolo 6 di fatto cercano di rimarcare l'assoluta necessità di stralciare la questione dell'albo del registro delle opere cinematografiche degli audiovisivi che non c'entrano niente con la questione delle fondazioni nel campo del teatro e della lirica. Quindi, solleviamo almeno tale questione in modo che non si ingarbuglino ulteriormente e quando avremo il coraggio di affrontare questa...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Per finire il discorso dell'onorevole Piffari, vorremmo chiarire quale sia la funzione della SIAE. Noi lo sappiamo qual è, ma vorremmo che fosse più chiara al pubblico e all'utenza. Se la stessa SIAE riesce a controllare questo registro, addirittura diventa più ingarbugliata la situazione, per cui noi crediamo che nelle fondazioni tutta questa interferenza e questi controlli non siamo corretti e non siano a vantaggio...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Più che concentrare l'attenzione sul problema SIAE, voglio cogliere l'occasione di queste ultime battute, quelle finali (mancano ancora due articoli), per chiedere al signor Ministro se vuole approfittarne per dire cosa pensa rispetto agli emendamenti, al di là del pronunciamento burocratico che è stato dato dal relatore su quello che abbiamo presentato per migliorare tale provvedimento. Ma so che anche queste parole cadranno nel vuoto perché lei, signor Ministro, è come una sfinge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Ministro, anche il titolo di questo decreto è tutto un programma: «Decreto legge recante disposizioni urgenti in materia di spettacolo e di attività culturali». Per noi, invece, il titolo Pag. 308dovrebbe essere questo: «Decreto legge recante disposizioni urgenti dettate dal Ministro Tremonti», vale a dire, bisogna tagliare anche qui.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Proseguo sulla linea dell'intervento precedente per dire che la risoluzione del 18 marzo approvata unanimemente al Senato non ha trovato applicazione neanche per quanto riguarda il potenziamento degli stanziamenti in favore del settore dello spettacolo, perché per tutta l'attività relativa al settore per il 2010 sono stati stanziati poco più di 400 milioni di euro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Con questo emendamento chiediamo l'abolizione del comma 2 dell'articolo 6 il quale abroga l'articolo 3 del decreto legislativo n. 28 del 2004, che è quello che istituisce il pubblico registro per la cinematografia, cioè il registro che tutela i film italiani, a fronte di una incerta previsione normativa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, purtroppo ho letto anch'io l'agenzia di stampa. Credo che lei sia giustamente padrone di fare quello che desidera e che sia solamente una questione di opportunità e di stile. La invito davvero, con la simpatia che ci contraddistingue, ad evitare, quando ha l'onore di stare su quello scranno, di fare esternazioni, magari in quei momenti. Gli altri giorni farà il deputato «semplice»; secondo me ne acquisterà in stile, e mi fa molto piacere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, parlo al Presidente per far sentire al politico, quando afferma che vi è, purtroppo, un piccolo gruppo di irresponsabili che utilizza il Parlamento esclusivamente per i propri interessi.
Vorrei che rimanessero agli atti di questo Parlamento tutti gli interventi che ho svolto, facendo appello al Ministro Bondi e chiedendogli di esaminare i nostri emendamenti. Eravamo qui per collaborare a migliorare un testo, non per fare ostruzionismo. Quando abbiamo l'opportunità di farlo, lo abbiamo migliorato, come questa mattina. Vorrei che rimanesse agli atti, per fare in modo che, forse, d'ora in poi...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, continuando il mio intervento di questa mattina, voglio illustrare l'iter del provvedimento in esame. Dicevo che, fino al 16 giugno, data della sua approvazione da parte del Senato, questo provvedimento è rimasto nell'altro ramo del Parlamento, per giungere alla Camera il 17 giugno, ormai a pochi giorni dalla sua scadenza, prevista, come tutti sappiamo, per martedì 29 giugno. Questo estremo ritardo con cui il provvedimento è giunto...

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 6.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevoli Alfano, Scandroglio, Perina, Lainati, D'Anna, Libè, Garavini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 393
Votanti 373 Pag. 309
Astenuti 20
Maggioranza 187
Hanno votato
160
Hanno votato
no 213).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 6.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, la proposta emendativa di cui ci occupiamo ora prevede la soppressione del comma 3 dell'articolo 6, che, sostanzialmente, ipotizza che dall'applicazione di questa norma non derivino nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
È proprio qui che la nostra critica va al Ministro Bondi, perché, in qualche modo, si istituisce un'altra fattispecie di questa burocrazia elefantiaca che avete cercato o dichiarato di voler contenere e semplificare; viceversa, in ogni legge che producete vi è un'autorità garante o una commissione.
Questa volta vi è l'attivazione di questo registro pubblico speciale, che, alla fine, guarda caso, pagheranno i titolari delle opere cinematografiche o audiovisive, che avranno l'onere di iscriversi e di pagare i diritti di iscrizione, che, ovviamente, non saranno correlati solo ed esclusivamente alla formalità, ma andranno ad alimentare tutto il baraccone che costituirete per dare attuazione a questa previsione.
Come dicevo, vi è una sorprendente contraddizione in termini: avete proposto e promosso l'abolizione di enti con il decreto legge n. 78 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008. In esso avevate anche stabilito tutta una serie di abrogazioni di oltre tremila leggi, che ormai potevano dirsi non più in vigore.
Poi invece con tutte queste novità legislative complicate la vita ai cittadini per rendere un servizio che alla fine diventa autoreferenziale perché già esiste la SIAE che provvede alla tutela dei diritti degli autori e degli editori e che è già regolamentata con la previsione di questo tipo di tutele, mentre adesso introducete questo nuovo registro con ulteriori balzelli ed ulteriori appesantimenti procedurali.
L'auspicio che vi formuliamo è quello di avere un minimo di coerenza e di evitare questa proliferazione di istituti burocratici che comportano una giungla documentale ed un giro di carte. Il Ministro Brunetta si sta strappando le vesti per cercare di attuare una semplificazione informatica della pubblica amministrazione, mentre questo registro mantiene i crismi di quella burocrazia borbonica ed ottocentesca che alla fine non fa altro che complicare la vita ai nostri cittadini.
Analogo atteggiamento lo abbiamo registrato anche qualche giorno fa nella Commissione trasporti che è stata chiamata ad esprimere un parere sul sistema della tutela degli utenti telefonici che, come sappiamo, sono spesse volte, quasi quotidianamente, insistentemente raggiunti dalle telefonate commerciali di call center che promuovono la vendita dei prodotti più svariati importunando le famiglie italiane.
Nonostante le direttive europee stabilissero il principio del silenzio rifiuto avete introdotto un registro delle opposizioni che ulteriormente complica la vita e comporta oneri di attivazione del rifiuto da parte di sprovveduti cittadini che non sapranno come orientarsi in questa giungla di burocrazia, a tutto vantaggio di quelle lobby commerciali che, viceversa, in quel contesto sacrificano la sacrosanta privacy che per pochi viceversa favorite rispetto alla lotta alla criminalità piuttosto che alla libertà di stampa, come sta avvenendo con il disegno di legge sulle intercettazioni.
Di fronte a questo siamo abbastanza rigorosi e vi chiediamo maggiore coerenza auspicando l'approvazione di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, rispetto le sue idee anche quando non le condivido ma lei ha compiuto uno scivolone che Ingrao, Iotti, Napolitano, Pivetti, Violante, Casini e lo stesso Presidente Pag. 310Fini non avrebbero compiuto: si chiama senso dello Stato oppure senso delle istituzioni o al minimo opportunità politica (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), ma il senza dello Stato se uno non lo ha...

PRESIDENTE. La ringrazio anche degli auguri per farmi diventare Presidente della Camera, carica che spero di ricoprire tra qualche anno (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Grazie, lo prendo come un complimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, questo provvedimento è l'approdo ad un nuovo contratto collettivo nazionale (ricordiamo che quello attuale è scaduto da quattro anni), un contratto collettivo senza alcuna indicazione sulle risorse necessarie. Si stabilisce il blocco del turnover, delle assunzioni a tempo indeterminato ed il possibile ricorso al tempo determinato...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, è un po' strano ma con questo emendamento chiediamo di abrogare l'unico comma che garantisce la stabilità economica dello Stato senza nessuna spesa a carico dello Stato. Ma il problema di fondo non sta naturalmente in questo comma, in queste due righe che vogliamo abrogare, ma nell'impianto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, prima stavo facendo un richiamo, ma non ho fatto in tempo per la limitatezza del tempo. Mi stavo riferendo alla scarsità degli stanziamenti in favore del settore dello spettacolo (intendendo tutto: l'opera, il teatro, la musica, il cinema, la danza, gli spettacoli viaggianti). Nel 2010 sono stati stanziati poco più di 400 milioni di euro, un'inezia. Per il 2011 poco più di 300 milioni...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Palomba.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, visto che parliamo ancora di cultura, voglio ricordare un grande cantante da poco scomparso di origini calabresi per accontentare tutti i calabresi, ma anche i milanesi: il grande Mino Reitano (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, mi dispiace fare questa riflessione; io ho una grande stima di lei, però lei la dichiarazione l'ha fatta come Vicepresidente della Camera, non come deputato del Popolo della Libertà.
Come Vicepresidente della Camera, non può fare un'affermazione in cui sostiene che c'è un gruppo di parlamentari che non si comporta in modo corretto. Infatti, i modi per attivare un sistema di opposizione potrebbero essere diversi...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Scilipoti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, questo emendamento propone di sopprimere il comma 3 dell'articolo 6. Si tratta di un articolo che prevede in sé l'abrogazione dell'articolo 3 del decreto legislativo n. 28 del 2004, quello riguardante il registro della cinematografia italiana. Trattandosi di opere cinematografiche e audiovisive siamo un po' in sospetto che ciò non nasconda...

Pag. 311

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Favia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, noi continuiamo il nostro lavoro serio e consapevole: il tentativo di migliorare questo decreto-legge che riteniamo inadeguato per ciò che deve affrontare. Consideriamo che in questo decreto-legge non ci sia nessun contenuto migliorativo non solo per la cultura, ma anche e sopratutto per i lavoratori della cultura per i quali non c'è nessun riconoscimento e nessuna garanzia. Invito il Ministro a ravvedersi in questo senso...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Messina.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, intervengo per insistere nell'accoglimento dell'emendamento. Anche questo fa parte di un gruppo di proposte emendative tese a migliorare il provvedimento sulle quali inesorabilmente c'è un giudizio negativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, nel testo modificato dal Senato e arrivato alla Camera il registro pubblico speciale delle opere cinematografiche di cui all'articolo 103 comprende anche le opere audiovisive. Entro sei mesi da quella data di entrata in vigore del secondo comma dell'articolo 103...

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 6.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Crimi... Onorevole Ghiglia... Onorevole Farina... Onorevole Toccafondi... Onorevole Capitanio Santolini... Onorevole Tenaglia... Onorevole Ferranti... Onorevole Oliverio... Onorevole Pedoto... Onorevole Villecco Calipari...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 404
Votanti 379
Astenuti 25
Maggioranza 190
Hanno votato
159
Hanno votato
no 220).

Prendo atto che i deputati Federico Testa, Boccuzzi e Cesare Marini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Giacomoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 7.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, il suo comunicato stampa che più volte è ritornato nei nostri interventi mi ha suscitato una riflessione. In questi giorni, tra ieri e oggi, un po' tutti in quest'Aula si sono esercitati nella demonizzazione di questa strategia parlamentare dell'Italia dei Valori fatta di un chiaro, evidente ed innegabile comportamento ostruzionistico.
Non voglio citare nobili precedenti, non voglio parlare dell'ostruzionismo che nel Parlamento inglese del Novecento fece storia, costituzionale e politica; non voglio nemmeno parlare dell'ostruzionismo che in questi giorni nel Senato americano i senatori repubblicani, pure in netta minoranza, applicano quotidianamente per mettere in difficoltà il Presidente democratico Obama.
Molto più banalmente e semplicemente mi piace però ricordare un singolo episodio Pag. 312tutto scritto nei resoconti parlamentari di quest'Assemblea. Andiamo indietro di qualche anno, al 26 novembre del 1997, allora governava il centrosinistra e il Polo delle libertà, Forza Italia e Alleanza Nazionale stavano all'opposizione. In quell'occasione il centrosinistra fu costretto a chiedere e deliberare una seduta fiume che addirittura durò per quattro giorni e per quattro notti, a seguito dell'opposizione e dell'ostruzionismo furibondo del Polo delle libertà.
Alcune dichiarazioni di quella volta credo che meritino di essere citate in quest'Aula oggi. L'onorevole Italo Bocchino in quell'occasione, criticando la decisione del centrosinistra di deliberare la seduta fiume, disse che in quel modo, impedendo il legittimo ostruzionismo del centrodestra, il centrosinistra aveva preso una deriva dipietrista; guarda caso, la stessa deriva dipietrista che evidentemente l'onorevole Casini, nel chiedere ieri la seduta fiume, ha a sua volta intrapreso, ma questi sono purtroppo i corsi e i ricorsi della storia quando non si è coerenti con le parole e con le cose che si fanno e si dicono.
Ma non finisce qui perché ce ne sono tante altre di divertenti. Che dire dell'intervento dell'onorevole Riccardo Migliori, sempre del Polo delle libertà, che disse che l'ostruzionismo di Alleanza Nazionale era teso a difendere la dignità del Parlamento? Ho sentito tanti ex parlamentari di Alleanza Nazionale qui oggi aver cambiato stranamente idea.
Ma non era il solo, l'onorevole Adolfo Urso, sempre in quella circostanza, rivendicando la politica ostruzionistica del suo gruppo, disse che ormai nel cercare di impedire quel legittimo ostruzionismo il Parlamento era oggetto di un sopruso e di una tenaglia oligarchica e presidenzialista: ma come sono buffi i ricorsi della storia.
Una delle gemme di quelle giornate sicuramente spetta a Gianni Alemanno che disse che il suo ostruzionismo era dovuto al fatto che il Governo Prodi sembrava la clonazione di un governo sovietico, totalitario e brutale. Chissà cosa avrebbe detto lei, Vicepresidente, in quell'occasione? Sicuramente avrebbe parlato di un manipolo di pazzi irresponsabili, ma guarda caso oggi se li sarebbe ritrovati tutti nel suo partito.
Non si può trascurare il magnifico intervento a notte fonda dell'onorevole Alfredo Biondi, Vicepresidente della Camera in quella come nella successiva legislatura, che affermò che si trattava di un ostruzionismo necessitato dalla ribellione ad un abuso d'ufficio.
Voi penserete che un futuro vicepresidente nella Camera, così zelante nell'adoperarsi per il rispetto dei tempi voluti dal Governo, non si sarebbe prestato a questi bassi giochi; e invece no, anche l'onorevole Antonio Leone in quell'occasione denunciò le storture e le contraddizioni di quel provvedimento che lo portarono a rivendicare come un suo sacrosanto diritto quello di praticare in quest'Aula un feroce ostruzionismo.
È simpatico rilevare che, essendo ormai a corto di mezzi ostruzionistici, un parlamentare che poi fece carriera, Elio Vito, cominciò a questionare addirittura sugli accenti e portò avanti per circa mezz'ora la discussione in quest'Aula con riferimento al nome di un collega dell'allora centrosinistra, l'onorevole Paroli, oggi sindaco di Brescia, che inavvertitamente il Presidente Violante aveva chiamato «Paròli».

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MASSIMO DONADI. Allora, non so dove stiano i gruppetti di parlamentari irresponsabili. Forse un po' di dignità dovrebbe indurre tutti a una maggiore coerenza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, signor Ministro, nel darle atto anch'io della sua presenza, le chiederei la possibilità di svolgere alla fine una replica Pag. 313su alcuni temi, perché parliamo di questioni che riguardano migliaia di persone.
La questione dell'IMAIE è stata posta dall'opposizione e dai sindacati più volte, perché l'Istituto rischiava il fallimento. Sono migliaia di persone, non sono volti noti, ma migliaia di precari, e lei lo sa.
L'operazione che viene proposta impedisce, è vero, la dissoluzione dell'IMAIE e la sua cancellazione e assicura anche stabilità a chi lavora in quell'Istituto. C'è un problema, Ministro. Voi sottoponete un istituto di diritto privato al controllo di due Ministeri, cioè riconducete sotto il controllo dell'Esecutivo un istituto che ha tutt'altra genesi e tutt'altra natura.
Su questo occorre una grandissima attenzione nello specificare la fase transitoria e nello stabilire che si tratta di un passaggio fino a riconsegnare ai soci l'istituto stesso.
Le sottopongo un'altra questione. Sarebbe opportuno che fosse un magistrato della Corte dei conti a gestire il collegio dei revisori. Voi lo sapete, ci sono milioni di euro in banca, non pagati a moltissimi precari della musica, del cinema e del teatro, che stanno al di sotto di mille euro al mese. C'è il rischio che quei soldi non vengano mai restituiti. Sono soldi loro!
Lei sa, e qui termino Presidente, che molti di quei soldi derivano da prestazioni fornite ai grandi player televisivi, Mediaset e RAI in particolare, e sa che questi sono soggetti molto forti.
Io le chiederei, altrimenti è inevitabile un voto contrario, la rassicurazione - non è una battuta ironica - che il Governo vigilerà su ogni conflitto di interesse, privilegiando gli interessi dei deboli.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, ad inizio di mattinata, anzi quasi stanotte per la verità, avevamo definito il nostro modo di fare opposizione come filibustering. Probabilmente c'è la necessità di ricordare che è una pratica consolidata nelle democrazie occidentali. È una pratica consolidata in Gran Bretagna, negli Stati Uniti e, stando a quanto ha citato con dovizia di particolari il presidente Donadi, anche nel nostro Parlamento. Duole, quindi, constatare che, di fronte a pratiche consolidate...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Aniello Formisano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, la questione è ancora più complessa e rientra in un quadro più generale di gestione di tutti questi istituti mutualistici. Vi ricordate i furbetti del quartierino di qualche mese fa, di un anno fa? Sono stati tentati tutti, poi oggi gli unici che ci rimettono sono i lavoratori, quelli che hanno versato i contributi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, doveva essere il Governo della semplificazione, il Governo del risparmio, della facilitazione e del buon esempio e, invece, ci ritroviamo con dei carrozzoni da finanziare. Non sappiamo dove andremo a finire e cosa spenderemo per avere un controllo e un registro che comunque imbavaglia queste associazioni, rende loro la vita difficile e non consente di agire con una certa libertà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, questo provvedimento stabilisce una sorta di nuovo IMAIE, cioè questo istituto mutualistico degli artisti, interpreti ed esecutori. Anche qui vi è la longa manus del Ministero per i beni e le attività culturali e del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Ovviamente, non può mancare, in Pag. 314questo articolo, il riferimento al Ministero dell'economia e delle finanze che è una sorta di...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo la soppressione dell'articolo 7, recante disposizioni sull'Istituto mutualistico artisti, interpreti ed esecutori, il cosiddetto IMAIE, e che prevede la creazione del nuovo IMAIE, ovviamente anche questo, come gli enti lirici e sinfonici, sottoposto allo stretto controllo del Governo. Noi crediamo che questi istituti vadano controllati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, l'obiettivo di questo Governo, o almeno, quello che diceva di voler raggiungere, era l'eliminazione di carrozzoni, di enti inutili. Invece, con questo provvedimento, anziché eliminarli, ne crea di nuovi, eliminando il vecchio IMAIE e creando un nuovo IMAIE. Ovviamente, per fare cosa? Per vincolare sempre di più le fondazioni liriche per cercare di mettere la longa manus del ministro Tremonti all'interno delle fondazioni...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, signor Ministro, l'articolo 7, a mio personale avviso, è uno degli articoli più negativi di cui si compone il decreto-legge in esame. Le misure rispetto alla previdenza per i ballerini, per i quali occorreranno due milioni di euro, metteranno a duro rischio la stabilità economica dell'ENPALS, costringendo ben presto il Ministro dell'economia a tagliare di nuovo. E sappiamo che tanto, alla fine, taglia sempre sui più deboli. Infatti, taglia di nuovo le fondazioni lirico-sinfoniche, non avendo fornito alcun incentivo...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, noi chiediamo la soppressione dell'articolo 7 proprio per evitare che vi siano sprechi o carrozzoni. Da una parte, si dice che non ci sono oneri a carico della finanza e, dall'altra, praticamente si istituiscono nuovi enti mutualistici, con un riferimento alla legge n. 93 del 1992, che ne disciplina la costituzione.
Noi saremmo favorevoli a questo nuovo IMAIE, ma è chiaro che le finalità statutarie...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, c'è stato un misunderstanding. Noi siamo a favore del salvataggio dei dipendenti di IMAIE. Quello che non vogliamo è che il Ministero si appropri dei 120 milioni che sono esclusivamente di proprietà degli artisti e che vanno messi nelle mani degli artisti e non nella disponibilità del Ministero.
Questo è ciò che vogliamo, per questa ragione chiediamo la soppressione di questo IMAIE e chiediamo che ne sia costituito uno che sia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, la riflessione si fa sempre più attenta perché quando si parla di piccoli gruppi irresponsabili, si dà l'immagine di non rispettare le minoranze prima di ogni cosa. La parola «irresponsabili» si utilizza con tanta semplicità, ma prima di utilizzarla si dovrebbe porre la domanda se Pag. 315effettivamente tali soggetti sono irresponsabili o stanno facendo un lavoro serio nei confronti dei cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, Ministro, noi ci chiediamo come farà a conciliare la riduzione delle spese e, nel contempo, poi incrementare la qualità delle produzioni offerte.
Vedete, è successa la stessa cosa nella scuola: si sono tagliati 8 miliardi di euro e poi si pretende dalle scuole stesse che ci sia una migliore offerta formativa per i nostri ragazzi.
Credo che le cose siano proprio identiche: è, come sempre, la situazione dei tagli di Tremonti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, noi avevamo chiesto anche al Senato e abbiamo chiesto anche in Commissione che l'articolo sull'IMAIE venisse stralciato per farne un provvedimento da approvare in sede legislativa. Credo, infatti, che noi tutti non possiamo che convenire sul fatto che l'IMAIE necessita di una riforma, anche perché con la situazione che c'è (i libri contabili in tribunale, i problemi amministrativi e i problemi morali, stando a quello che risulta pubblicamente, ma è ovvio che la magistratura farà il suo corso) noi non possiamo che prenderci la responsabilità di intervenire.
Devo dire che, da questo punto di vista, vi è stata lealtà da parte del Governo nel predisporre un testo che, seppure discutibile, risolve il problema.
Il problema, però, è che vi è un'estraneità totale di materia e che si sarebbe potuto lievemente modificare l'insieme. Personalmente, io credo che sia giusto l'intervento sull'IMAIE, che ci viene chiesto dai lavoratori del settore che sono anche un po' stufi di veder sparire pochi quattrini, ed è giusto intervenire, ma purtroppo non in questo contesto e non in questo modo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 7.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pizzolante, Colucci, Costa, Piso, Pini, Cicchitto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 424
Votanti 401
Astenuti 23
Maggioranza 201
Hanno votato
173
Hanno votato
no 228).

Prendo atto che i deputati Lisi e Pini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Zazzera 7.03.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, ancora qualche approfondimento in questa maratona che riguarda l'articolo 7. Il nostro articolo aggiuntivo prevede, dopo l'articolo 7, l'aggiunta di un articolo che prevede una cosa molto importante: l'istituzione di un'imposta sulla pubblicità televisiva.
Ricordava prima l'onorevole Di Pietro come ci sia una sorta di conflitto di interessi, eretto a sistema, con la imposizione di una tassa del solo 1 per cento sui proventi pubblicitari come contropartita delle concessioni televisive garantite a Mediaset.

Pag. 316

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 14.25)

CARLO MONAI. Allora, se è vero che c'è una crisi che attanaglia il Paese, se è vero che gli enti di teatro e le fondazioni liriche sono in affanno, se è vero che necessitano di denari la scuola, l'università e la ricerca e, direi anche, al fine di affrontare quello che è un momento di grande criticità dell'economia italiana che assilla le famiglie e il lavoro, ecco che il nostro gruppo prevede che siano i grossi broadcaster che raccolgono pubblicità a man bassa, spesso depauperando il mercato a danno degli editori di carta stampata, a pagare un minimo contributo a favore della collettività.
Per questi motivi, nella proposta emendativa si ipotizza che una base imponibile, composta dal giro d'affari che muove la pubblicità televisiva, le televendite e le tele-promozioni, possa essere tassata con un'imposta la cui aliquota è fissata al 5 per cento.
Penso che sia un'operazione non assolutamente punitiva verso nessuno, ma semplicemente di equità fiscale e sociale, affinché anche queste emittenti televisive, o meglio le loro concessionarie, possano in qualche modo contribuire a superare questo momento di difficoltà economiche del Paese, facendo confluire una minima parte, pari al 5 per cento, di questi loro introiti a favore di un fondo che andrà ad alimentare il Ministero dell'economia e delle finanze.
Immagino che il Ministro Tremonti possa sostenere questa proposta emendativa, anche se mi dispiace non vederlo in Aula. Ma confido che il Ministro Bondi, da buon suo profeta, possa esserne ambasciatore e possa suggerire l'approvazione di questa norma.
Badate bene che l'imposizione fiscale nel nostro Paese è caratterizzata da aliquote ben superiori a questa del 5 per cento, per cui di fatto si tratta comunque di un piccolo balzello. Esso ha pertanto un valore simbolico, dà un'indicazione di condivisione sociale delle perdite di questo momento a favore di quelli che sono i più disagiati, e tra questi ci mettiamo, ovviamente, gli altri enti di promozione culturale, come le fondazioni liriche.
Allora, vi raccomando di esaminare questa proposta emendativa con la dovuta attenzione e senza timori riverenziali verso eventuali potentati economici o politici, che possano in qualche modo far sentire il loro peso persuasivo rispetto a un'indicazione che provenga dai nostri banchi verso questo tipo di proposta politica.
Vi chiedo anche di affrontare in maniera laica, coraggiosa e virtuosa questo tema che non farebbe altro che rimediare ad un'evidente discriminazione fiscale che avvantaggia i ricchi, i grandi broadcasters, a svantaggio di tutti gli operatori più fragili che sono anche i destinatari di questa nostra proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, mi permetta di chiedere non solo all'opposizione ma anche ai colleghi del centrodestra più attenti di valutare per una volta con attenzione questo tema, che non va nel capitolo: provocare o «no» Berlusconi, ma va nel capitolo: contributo dei grandi mezzi televisivi alla fiscalità generale e al fondo per la cultura. Accade in altri paesi: la proposta qui presentata in Francia farebbe sorridere, perché da tempo si chiede una tassa per contribuire al fondo generale della cultura perché cinema, musica e teatro alimentano la televisione, e quindi va creato un rapporto positivo. Noi rischiamo di non prendere neanche un euro dall'asta che non si farà sulle frequenze. Allora, la proposta è molto semplice, come chiedere ai grandi soggetti delle telecomunicazioni e delle comunicazioni, ne parlò anche l'allora ministro Gentiloni, di partecipare alla ricostruzione di un fondo che alimenta parte dell'industria culturale italiana. Qui termino ministro Bondi per dirle che il confronto nelle prossime settimane sarà Pag. 317aspro, quando la finanziaria svelerà un taglio del 50 per cento ulteriore a questo settore, quando si capirà che anche quello che decidiamo sulle fondazioni potrà essere messo in discussione dalla falce del ministro Tremonti; in quel caso ci confronteremo, ministro, perché la grande questione delle prossime settimane al momento della legge finanziaria non sarà più la disponibilità ma gli atti che saranno votati per sostenere un settore chiave di questo paese. In quel momento non sarà più un problema di ostruzionismo ma dovremo decidere se questo grande comparto va mandato al macero o se è un elemento di orgoglio nazionale, mi auguro che anche colleghi del centrodestra in quelle ore diranno in pubblico quello che hanno detto più volte in Commissione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, questo emendamento è veramente importante, si chiede dal 2 al 5 per cento, a seconda dei due emendamenti, da ritirare dai proventi pubblicitari e quindi dalle emittenti più importanti. Quindi, questi soldi si danno al Fondo unico per lo spettacolo e credo che sia una cosa veramente non interessante ma che crea anche dal punto di vista...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, spero di concludere quello che dicevo prima, il Governo Berlusconi per tutto il settore dello spettacolo, opera, teatro, musica, cinema, danze, spettacoli viaggianti, per il 2010 ha stanziato poco più di 400 milioni di euro, cioè praticamente niente, per il 2011 ha previsto poco più di 300 milioni di euro. Questo significa soltanto una cosa, cioè che per il Governo Berlusconi la cultura è un bene assolutamente superfluo così come l'istruzione.

MARCO CAUSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, vorrei apporre la mia firma su questo articolo aggiuntivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, noi con questo articolo aggiuntivo chiediamo che venga istituito un regolamento adottato dal Ministero dell'economia e delle finanze; attraverso questo regolamento chiediamo che le emittenti televisive ogni anno versino l'imposta nella misura del cinque per cento della base imponibile; per la dichiarazione, gli acconti, la liquidazione, l'accertamento e la riscossione, le sanzioni e tutti gli altri aspetti non disciplinati espressamente dal presente articolo e dal regolamento, si applicano le disposizioni vigenti in materia di imposta sui redditi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, noi pensiamo che sia poca cosa aggiungere una minima percentuale ad un fondo che potrebbe dar vita e, comunque, alimenta la possibilità, la cultura e la professionalità di artisti che, nello stesso tempo, danno vita alle televisioni e a quello che viene trasmesso. Credo che i due problemi non possano essere disgiunti: li finanzi e riesci ad ottenere. È un prodotto che si finanzia e dà la possibilità di guadagno.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, le agenzie hanno appena battuto Pag. 318una notizia di un certo interesse. La Corte costituzionale ha dichiarato parzialmente illegittime le norme sul pacchetto di sicurezza.

PRESIDENTE. Mi sembra che ciò non c'entri nulla con l'ordine dei lavori.

FABIO EVANGELISTI. C'entra e molto, perché noi avevamo contestato e presentato una pregiudiziale di costituzionalità sul pacchetto sicurezza, l'avevamo fatto sul lodo Alfano e anche su questo provvedimento. Siccome è stato presentato da pasticcioni, per fortuna, c'è ancora...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Evangelisti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, siamo sull'articolo che propone di istituire la tassa sulla pubblicità televisiva, ma in realtà in questo momento è una ridistribuzione di risorse su questo fondo per la cultura, andando a prelevare dove si gode di maggiori benefici rispetto, invece, all'arte e al mondo della cultura: mi riferisco al televisione. Siccome la pubblicità passa ormai, per la maggior parte, da quel canale, è anche giusto che ...

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Piffari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, pensiamo che una tassa sulla pubblicità televisiva sia assolutamente utile in questo momento. Pensiamo che ci sono delle televisioni - e mi riferisco a Mediaset - che non pagano nulla in termini di canone concessorio in rapporto ai loro ricavi. Riteniamo, dunque, che anche questo sia un modo per evitare di mettere le mani nelle tasche dei cittadini, come, invece, sta facendo questo Governo anche con la manovra.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, mi sembra che anche qui registriamo un provvedimento che denota il conflitto di interessi, che ormai spazia in tutti i campi da parte del Presidente del Consiglio dei ministri, il quale, attraverso i suoi Ministri, vede di beneficiare del suo ruolo. L'applicazione di una tassa sulla concessione televisiva per dare una mano al comparto che il Ministro per i beni culturali dovrebbe tutelare era una cosa direi normale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, signor Ministro, riguardo all'istituto dell'IMAIE, le risposte avanzate non sembrano affatto finalizzate al suo recupero. I criteri dettati per la delega al Governo appaiono più che altro osservazioni di principio. Infatti, ai previsti criteri di efficienza e correttezza di bilancio, non sembrano seguire fatti concreti. Non è ben chiara la partecipazione integrata delle risorse di pubblico e privato e, quanto alla partecipazione privata, questa non è affatto incentivata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, noi continuiamo sempre a segnalare i nostri emendamenti non per fare ostruzionismo, ma per cercare di collaborare. Li continuiamo a segnalare in quanto noi speriamo che il Ministro ne possa prendere atto e, conseguentemente, migliorare questo decreto-legge. È questo ciò che stiamo portando all'attenzione del Ministro ed è questo quello che stimo cercando Pag. 319di fare: non ostruzionismo, ma un dibattito serrato e fermo all'interno del Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, gli emendamenti da noi presentati sono a difesa dell'autonomia dei lavoratori del comparto lirico-sinfonico, del loro diritto al lavoro sancito dalla Carta costituzionale e della loro libertà di esercitare la professione nella più ampia autonomia. La cultura è libertà e libertà ed autonomia vanno a braccetto: questo Governo vuole negarlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, signor Ministro, per tornare alla qualità delle produzioni e della formazione, lei sa meglio di me a cosa serve la conoscenza e la cultura. Sicuramente conducono l'uomo a quella che è l'indipendenza, l'autonomia, ma soprattutto alla libertà di pensiero; a volte questo non fa proprio piacere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Zazzera 7.03, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Testoni, Cesa, Mogherini Rebesani, Bruno, Romano, Marchioni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 436
Votanti 406
Astenuti 30
Maggioranza 204
Hanno votato
177
Hanno votato
no 229).

Prendo atto che il deputato Giacomoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Zazzera 7.02.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, con questo emendamento credo che riusciremo, una volta per tutte, a dimostrare al Governo il vero intento dell'Italia dei Valori durante questi lavori ovvero dare un contributo serio e fattivo alla soluzione del problema che attanaglia le fondazioni liriche e che certamente non risolve i problemi dei lavoratori delle fondazioni. Ci mobilitiamo per trovare dei fondi, perché, signor Ministro - spero che lei mi ascolti - dite che i fondi non li avete, tanto che li tagliate ai lavoratori. Cerchiamo i fondi dove ci sono e li destiniamo per ciò che è giusto ovvero ai lavoratori. L'idea è quella, signor Ministro, di istituire un'imposta sulla pubblicità televisiva. L'emendamento è molto chiaro, semplice, ma risolutivo e prevede che venga istituita l'imposta sulla pubblicità televisiva secondo le disposizioni dell'articolo stesso. Non citerò Mediaset, è come sparare sulla Croce rossa, ma la questione riguarda tutte le emittenti televisive. L'emendamento prevede che la base imponibile dell'imposta di cui al comma 1 sia costituita dai corrispettivi, al netto dell'imposta del valore aggiunto, percepito dalle emittenti televisive a carattere nazionale analogiche, digitali terrestre, via cavo oppure satellitare, per lo svolgimento di televendita o di telepromozioni. L'aliquota che prevediamo, signor Ministro, non è alta, ma è un'aliquota che le televisioni che producono tantissima pubblicità e tantissimi utili si possono certamente permettere, più di quanto si possono permettere Pag. 320dei tagli i lavoratori che vivono con mille euro al mese. Prevediamo una aliquota nella misura del 2 per cento della base imponibile che verrebbe versata annualmente dalle emittenti televisive con le modalità che ovviamente verranno determinate dal Ministero. Per la dichiarazione gli acconti, la liquidazione, l'accertamento, la riscossione, il contenzioso, le sanzioni e tutti gli aspetti non disciplinati dall'articolo si applicheranno le disposizioni vigenti in materia di imposte sui redditi. Inoltre, è previsto un regolamento attuativo e di questo sarà felice il Ministro, ma anche il Ministro dell'economia e delle finanze perché prevediamo un suo intervento (la sua lunga manus questa volta sarà posta a fini buoni, perché sono fondi che riusciamo a portare nelle casse dello Stato). Con regolamento, quindi, adottato mediante decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge del 23 agosto 1988, n. 400, verrebbero stabilite le disposizioni per l'attuazione del presente articolo.
Infine, faccio riferimento a questo emendamento (che, come vede, è una proposta seria, Ministro, non è un'improvvisazione o un fatto ostruzionistico) secondo il quale le risorse del presente articolo sono assegnate annualmente al fondo di cui alla legge 30 aprile 1985 n. 163. In buona sostanza - Ministro, parliamo anche di cifre perché magari non avendo letto il nostro emendamento non ci si rende conto - con un'imposta del solo 2 per cento porteremo nelle casse dello Stato (in questo caso nel fondo FUS, il Fondo unico per lo spettacolo) 80 milioni di euro l'anno. Non avremo più bisogno di tagliare ai dipendenti, di tagliare ai lavoratori dello spettacolo, di tagliare al mondo della cultura e se poi questa imposta la prevediamo al 5 per cento (credo che le grandi emittenti televisive non impoveriscano, di pubblicità ne incassano tanta) arriveremo addirittura ad una cifra di 190 milioni. Questa è una proposta seria, una proposta che secondo me mette il Governo davanti ad un bivio. Vuole procedere con tagli scellerati, tagliando a destra e a manca e solo ed esclusivamente alle classi più deboli, solo esclusivamente a chi solo con la protesta di piazza può dimostrare il suo disappunto, perché non ha altre proteste da fare, a chi può scioperare solo facendo saltare spettacoli e facendo diminuire il livello culturale. Ebbene, Ministro, questa è una soluzione che l'Italia dei Valori offre in termini propositivi e che credo voi non potrete non accettare. Ministro, credo che questa volta sarà costretto a rispondermi, perché se non mi risponde nemmeno questa volta credo sia veramente grave. Sono sicuro che stavolta lei dovrà dire da che parte sta, Ministro, insieme al Governo che rappresenta. Ministro, lei sta dalla parte dei lavoratori o vuole continuare a garantire lobby e interessi privati, privilegi di privati a danno della cultura, dei lavoratori della cultura e della collettività? (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, intervengo anche per chiedere l'apposizione della mia firma su questo emendamento e per ricordare che questa proposta circola da molti anni tra gli addetti ai lavori dell'economia e della cultura. Diversi Ministri sia di centrodestra sia di centrosinistra hanno provato a portarla avanti negli anni passati. Invito la Commissione Cultura, al di là della discussione di oggi, a lavorare sulla nuova legge per lo spettacolo. È il modello francese, come poco fa ci ricordava Beppe Giulietti. Si potrebbe anche fare qualcosa di meglio rispetto al modello francese. L'unico suggerimento che darei è che la distribuzione dei fondi andrebbe fatta per tutte le attività culturali e andrebbe concertata con Stato, regioni e comuni, quindi dovrebbe anche aiutare la spesa culturale degli enti locali e delle regioni, non soltanto quella dello Stato. È la strada maestra francese e tedesca per sussidiare i settori dell'industria culturale meno beneficiari della potenza industriale della televisione Pag. 321(Applausi dei deputati del gruppo il Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, come si può giudicare un comportamento come ostruzionistico dopo aver fatto determinate dichiarazioni, dopo aver segnalato un emendamento che potrebbe essere di un'importanza risolutiva e nell'interesse della collettività? Ci viene da fare una riflessione che è questa. È nostro il comportamento ostruzionistico, oppure il comportamento ostruzionistico è da parte del Governo nel non prendere nessun emendamento in considerazione e conseguentemente a non entrare nel merito delle questioni? In altre parole c'è una preclusione preconcetta nei confronti di coloro i quali vogliono lavorare serenamente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, come è stato bene illustrato siamo favorevoli all'istituzione di questa imposta sulla pubblicità televisiva, che dovranno pagare ovviamente le emittenti televisive siano esse private che pubbliche, se vogliamo trovare un modo per sostenere e integrare il Fondo unico per lo spettacolo e non dover ricorrere invece ad altre disponibilità che ovviamente toccherebbero di più le persone che già sono assoggettate ad imposta sulle persone fisiche...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cambursano. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, ai sensi dell'articolo 80, comma 1, della legge n. 633 del 1941 si considerano artisti interpreti e artisti esecutori gli attori, i cantanti, i musicisti, i ballerini e le altre persone che rappresentano cantando o recitando o declamando o eseguono in qualunque modo opere all'ingegno, siano esse tutelate o di dominio pubblico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, i finanziamenti previsti dal provvedimento in esame sono irrisori e rappresentano soltanto fumo negli occhi. Salvare le fondazioni lirico-sinfoniche dal fallimento è l'obiettivo di tutti, ma farlo attraverso provvedimenti fallaci e deboli non ha senso. È questo quello che vogliamo far capire al Parlamento, è questo che gli italiani e in particolare i lavoratori del settore lirico sinfonico hanno già capito da tempo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, continuando nel mio intervento di prima volevo segnalare come non è ben chiara la partecipazione integrata delle risorse di pubblico e privato e, quanto alla partecipazione privata, questa non è affatto incentivata. Permane una politica assistenziale da parte dello Stato e con delle fondazioni sempre più statalizzate l'intervento governativo è oltremodo pervasivo. Su questo aspetto, signor Ministro, credo che abbiate il dovere di fornire spiegazioni chiare: statalizzate o privatizzate?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, la lirica è sicuramente un elemento di identificazione del nostro Paese. È veramente un biglietto da visita, una meraviglioso biglietto da visita che ci permette Pag. 322di essere apprezzati in tutto il mondo. E meno male che c'è la lirica, perché ci sono tante altre questioni italiane che di certo non ci fanno del bene. Quindi è meglio, signor Ministro, tutelare la lirica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, noi non ci stancheremo di ripeterlo fino in fondo: l'intervento governativo, questo intervento governativo, è molto pervasivo (a nostro avviso ovviamente) e la partecipazione privata, che era una delle strade da seguire, non è assolutamente incentivata. È chiaro che i tagli consistenti, dettati da una manovra economica e non da scelte di carattere culturale, sono appunto sganciati da una visione complessiva dei problemi e non permette...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Evangelisti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, è incredibile pensare che in un Paese in cui tutto è tassato, eccetto solo l'aria, la pubblicità televisiva non lo sia. Potremmo domandarci perché, potremmo domandarci da dove vengono le resistenze. Forse faremmo peccato a pensare male, ma probabilmente ci azzeccheremmo: il massimo titolare delle pubblicità televisive, che ha proventi dalle pubblicità televisive, evidentemente non vuole essere il caimano di se stesso. Per questo noi però pensiamo che il FUS...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palomba. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Ministro, la capisco: capisco come è complicato per lei emendare il provvedimento in esame, arrivato blindato. Con l'articolo aggiuntivo in esame, voluto dall'Italia dei Valori, che se da una parte porterebbe beneficio al comparto che lei dovrebbe ben amministrare, dall'altra creerebbe non beneficio, bensì creerebbe danno al Presidente del Consiglio...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rota. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, volevo sottolineare come la norma in esame in realtà non sia punitiva verso nessuno, perché prevede un 2 per cento di aliquota, che grava solo sulle emittenti televisive a carattere nazionale, analogiche, digitali, via cavo oppure satellitari. Pertanto, non grava sulle piccole emittenti locali, ma solo sui broadcaster che hanno uno spiegamento nazionale. Poi...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Monai. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, non ci sembrava una pretesa impossibile, se è vero come è vero che chi tramite lettera riesce a fare quattrini, a fare pubblicità e a fare montagne di euro ha la possibilità di mettere in circolo e finanziare queste fondazioni e l'arte e la cultura soprattutto.
Ma se è vero, com'è vero, soprattutto che in tutta Europa...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cimadoro.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Zazzera 7.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Castagnetti, Minniti, Damiano, Esposito, Zamparutti ...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 323
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 423
Votanti 391
Astenuti 32
Maggioranza 196
Hanno votato
169
Hanno votato
no 222).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Iannaccone 7-bis.100.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, a me sembrava davvero opportuna l'idea di prevedere una festa nazionale per il 150o anniversario della proclamazione dell'Unità d'Italia. Poteva essere un'idea perché l'occasione dei festeggiamenti del 150o anniversario poteva persino essere colta per fissare una festa annuale. Si poteva usare l'accortezza di considerare la possibilità di festeggiare la domenica più vicina, e non esattamente il giorno 17 marzo, che è proprio quello dell'anniversario, e questa poteva essere un'idea per utilizzare quella domenica, come si fa in altri casi, come momento del ricordo anche dell'Unità d'Italia.
Ma è diventata la festa dei fichi secchi, Presidente, perché al Senato era stato espresso un parere non ostativo della V Commissione sul presupposto che le attività da svolgere in quella giornata fossero esercitate nell'ambito delle risorse già previste a legislazione vigente. Nella Commissione bilancio però il problema si è posto e la risposta che il Governo ha dato, invece, in V Commissione è stata che, in sostanza, non è prevista alcuna spesa perché non è una festa nazionale. Credo quindi che su questo tema occorreva svolgere una riflessione.
È chiaro che la questione è stata affrontata in questo modo per fare un favore alla Lega che non vuol sentir parlare di festa nazionale dell'Unità italiana; questo è evidente, è pacifico, questo è il prezzo che l'ex AN ha pagato alla Lega per una festa che poteva essere davvero la ricorrenza dell'Unità d'Italia, una festa da istituire annualmente e sulla quale costruire, anno dopo anno, anche il ricordo di quell'epoca e di quel periodo.
Configurata in questo modo, essendo escluso il fatto che la ricorrenza assume il ruolo di festa nazionale, diventa una cosa quasi simbolica, ma anche quasi inutile. Pertanto, chiedo veramente al Governo di proporre una riformulazione, è ancora in condizione di farlo anche il relatore, con la quale trasformarla in festa nazionale collocandola la domenica in modo che non ne nascano dei costi, ma che diventi davvero una festa nazionale dell'Unità di tutti gli italiani.

EMERENZIO BARBIERI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMERENZIO BARBIERI, Relatore. Signor Presidente, anche a seguito di una serie di colloqui con i colleghi del Comitato ristretto, vorrei precisare, in modo tale da dissipare ogni dubbio, che - come si evince anche dal resoconto sommario dell'audizione del Ministro Bondi in Commissione - la Commissione non presenta emendamenti perché, per come l'articolo 7-bis è formulato, non vi sono, comunque, oneri maggiori per la finanza pubblica. Infatti, è festa nazionale, tuttavia il 17 marzo 2011 si andrà a lavorare e i ragazzi andranno a scuola. Tanto dovevo per rendere edotta l'Assemblea di ciò che è realmente scritto nell'articolo in oggetto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Milo. Ne ha facoltà.

ANTONIO MILO. Signor Presidente, le chiedo scusa. Stiamo parlando dell'emendamento Iannaccone 7-bis.100, sottoscritto da me e dai miei colleghi della componente politica Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano, che è soppressivo dell'articolo 7-bis. Pertanto, intendevo intervenire con riferimento ad esso.

Pag. 324

PRESIDENTE. Infatti: lei sta intervenendo sull'emendamento soppressivo Iannaccone 7-bis.100. Prego, onorevole Milo.

ANTONIO MILO. Signor Presidente, sicuramente le motivazioni che mi spingono ad intervenire non sono quelle del collega dell'Italia dei Valori. Fermo restando che siamo tutti guidati dalla stella cometa dell'unità del nostro Paese, abbiamo presentato l'emendamento soppressivo in esame perché, già il 2 giugno, si celebra la festa della Repubblica: è quello il contesto nel quale l'Italia festeggia la sua unità. Volere festeggiare ancora l'Unità d'Italia il 17 marzo, assumerebbe, inevitabilmente, anche il significato di irridere alle sofferenze e ai tanti lutti che subì la popolazione del sud per quella che fu tutt'altro che un'invasione pacifica.
Vale rammentare questo, perché la conquista del Mezzogiorno d'Italia fu dettata allora - lo ripeto: allora - da interessi molto economici e molto poco idealistici. Oltre ai tanti lutti e alle devastazioni, quell'invasione del sud comportò anche la fine della sua florida economia che, ancora oggi, stenta a riprendersi. È per queste motivazioni determinanti che questi avvenimenti della nostra storia non sono da festeggiare, bensì da commemorare con grande rispetto, similmente a quanto giustamente viene fatto per le vittime della Seconda guerra mondiale, da Marzabotto alle foibe istriane.
Signor Presidente, signor Ministro, il nostro intento, invece, è di cercare di togliere il segreto di Stato dalle centocinquantamila pagine di documenti segregati di cui, ancora oggi, non si sa nulla.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANTONIO MILO. Non tener conto, con impropri festeggiamenti, di buona parte dei sentimenti della popolazione meridionale, significa invadere e devastare ancora una volta la dignità del sud. È per questo che abbiamo proposto l'emendamento soppressivo Iannaccone 7-bis.100: riteniamo che la storia vada approfondita, letta, studiata e, poi, festeggiata (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia - Partito Liberale Italiano e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, noi, invece, voteremo contro l'emendamento in esame, perché riteniamo che nel testo debba essere mantenuta l'istituzione della festa nazionale per la celebrazione del centocinquantesimo anniversario della proclamazione dell'Unità d'Italia. Mi sembra molto singolare l'argomentazione dell'onorevole Milo, che ritiene che questa giornata non sia da festeggiare: fa specie sentire nell'Aula del Parlamento di questo Paese che vi siano forze, di fatto, contrarie all'unità d'Italia.
Noi vogliamo, invece, che questo articolo rimanga per rafforzare la nostra azione per il 2011 e per i 150 anni dell'Unità l'Italia, per rafforzare le celebrazioni che già vedono molti ritardi e che sono partite malissimo per quanto riguarda le opere che non intendo commentare: voglio solo richiamare le dimissioni del Presidente Ciampi dall'organizzazione del centocinquantesimo anniversario.
Il fatto che questo articolo sia scritto male e che il Comitato dei nove scelga adesso di non modificarlo è anche un esempio di come, quando si assume una linea di principio non costruttiva, non si ha nemmeno la possibilità in quest'Aula di migliorare i provvedimenti e quindi si ottiene l'effetto contrario. L'articolo è scritto male, ma noi lo difendiamo così. È sbagliato il richiamo alla festa nazionale se festa nazionale non può essere ai sensi della legge 260 del 1949, come noi condividiamo. Piuttosto, si sarebbe dovuta chiamare «giornata dell'Unità nazionale», al pari di tante giornate che celebriamo per la memoria e per altre occasioni.
Le do conto, signor Presidente, della discussione che su questo argomento si è svolta in Commissione bilancio. Tale Commissione ha anche fatto un'osservazione; non ha richiamato l'articolo 81, comma 4, Pag. 325per ragioni di opportunità e perché la discussione è rigida e sembrava non si potessero modificare i provvedimenti. Infatti, nel testo si sarebbe dovuto parlare di «giornata» e non di «festa» o, se si voleva parlare di «festa», si sarebbero dovuti escludere gli effetti civili derivanti dalla legge 27 maggio 1949, n. 260.
Signor Presidente, apprezzate le circostanze, comprendiamo l'atteggiamento del relatore e rafforziamo l'osservazione introdotta dalla Commissione bilancio, sorretta dalla nota del Ministro dell'economia e delle finanze e «bollinata» dalla Ragioneria generale dello Stato che va in questa direzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo telegraficamente soltanto per rassicurare coloro che hanno messo in dubbio la nostra volontà politica come Popolo della Libertà di sostenere con forza questo articolo qualificante dell'intero provvedimento. Si tratta di un articolo che sosteniamo anche per coerenza piena con la materia che tratta il decreto-legge, perché se si parla della grande tradizione lirica, sinfonica o operistica, si parla della grande tradizione risorgimentale italiana, il «viva Verdi» che, per ironia della sorte, era legata proprio al Nabucco e al Va' pensiero ed è una pagina indiscutibilmente centrale di quello che è stato il grande processo di unità nazionale.
Per questo motivo credo che sia importante ricordare la sensibilità di tutti i colleghi, anche di quelli che hanno diverse sensibilità sul tema e dei quali abbiamo apprezzato la serietà e l'equilibrio con cui si sono posti rispetto alla volontà del Governo e all'interno del Comitato dei nove. Ha fatto bene il collega che mi ha preceduto a ricordare che avremmo potuto collegare questo articolo alla grande tradizione risorgimentale e a questa grande tradizione operistica per dare un nesso anche di contenuto culturale fortissimo.
Un'ultima annotazione polemica, sebbene in modo costruttivo: non c'è alcuna attinenza tra la festa della Repubblica e il centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia. Il 2 giugno nasce la Repubblica italiana, che è una cosa, ma il grande processo che ha portato all'Italia unita è qualcosa che culturalmente e politicamente fa parte del bagaglio ideale del Popolo della Libertà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente giusto per sgomberare il campo da interpretazioni errate che si danno da destra o da sinistra alla nostra presa di posizione. Che si festeggi l'unità d'Italia è una cosa stupenda, bellissima e gli anni dal 1860 al 1870 sono stati nel risultato finale una grandissima conquista per il nord e per il sud. Ciò che però non possiamo digerire è che si nasconda la storia di come è nata l'Italia e a prezzo di quanto sangue a carico della gente del sud, che veniva considerata quasi barbara.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Credo che l'argomento sia di tale importanza e delicatezza che così come viene affrontato davvero non ha alcun senso. Ho apprezzato le parole usate dal capogruppo Iannaccone quando diceva che non bisogna irridere i giovani del Meridione che hanno sacrificato la loro vita. Però, mi permetta collega: non vorrei sentire irridere neanche i giovani che hanno lasciato la propria vita sul campo di battaglia per unire questo Paese. Voglio ricordarle che l'unità d'Italia non è stata completata del tutto nel 1861, ma successivamente. Chi vi parla - e credo che come me ce ne siano anche altri - ha parenti stretti che, giovanissimi, Pag. 326hanno lasciato la vita sul campo del Trentino Alto Adige proprio per unire questo Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Grazie, signor Presidente. Anch'io che provengo dal Friuli-Venezia Giulia, ovviamente, devo riconoscere che questo momento è simbolico rispetto all'unità di un paese che è stata graduale, una conquista progressiva e non certo istantanea. Dobbiamo riconoscerci tutti in questo momento di unità nazionale e mi auguro che, come noi, anche gli amici della Lega nord diano un voto consenziente all'istituzione di questa festa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Il collega Monai ha parlato di una questione simbolica, ma, soprattutto in un momento come questo, quando di simboli veri e di motivi in cui ci riconosciamo ce ne sono pochi, questo aspetto dell'unità d'Italia è quanto mai importante. Quindi, anche chi è al Governo e ha giurato sulla nazione e sull'unità italiana dovrebbe votare a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Credo, Presidente, che l'unità d'Italia sia un valore nazionale che unisce il sud al nord e credo che non possa essere dimenticata né depauperata ma anzi vada valorizzata, perché i giovani di oggi non sanno più o non ricordano, perché probabilmente nelle scuole non si spiega, ciò che veramente è successo e ciò che veramente l'unità rappresentava e rappresenta e deve rappresentare oggi soprattutto in questa Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Mi associo anch'io e credo che l'unità d'Italia e il tricolore siano un valore nazionale e soprattutto un insegnamento per i giovani. Credo, inoltre, soprattutto, che non si possa dimenticare quello che è stato fatto per l'unità d'Italia. È quindi un ricordo importante e un valore indelebile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. L'articolo 7-bis del decreto introduce la festa nazionale in occasione del 17 marzo 2011, ricorrenza dell'unità della nazione. Si tratta di una scelta giustissima che personalmente condivido. Il problema però è che servirà a poco se non si valorizzano i talenti che sono alla base di quell'unità che noi vogliamo celebrare, dopo secoli di separazione e assoggettamento dei nostri territori a Stati molto diversi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, siamo orgogliosi di essere italiani e siamo onorati di festeggiare il 150o anno dall'unità d'Italia. Avevamo una sola preoccupazione sui costi di questa festa, ma la precisazione fatta dal presidente della Commissione ci ha completamente rasserenato da questo punto di vista. È per questo motivo che con piena convinzione voteremo contro l'emendamento soppressivo dell'istituzione della festa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'unità d'Italia è stata centocinquanta anni fa, ma gli italiani, nel senso più corretto e più nobile, credo ancora che non siano pronti per avere l'unità d'Italia: gli italiani li dobbiamo ancora «costituire». Pag. 327
Dovremmo parlare un linguaggio diverso: dovremmo abituarci tutti a parlare un linguaggio di unità d'Italia, perché molte volte alcuni, anche parlamentari, parlano senza...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, chiaramente non è il caso di fare il tifo né per il nord né per il sud. L'Italia è una e indivisibile: ben venga il 150o anniversario dell'Unità d'Italia. Penso che nel tricolore si riconoscano tutti gli italiani e torna utile l'arrivo, adesso, del 150o anniversario, per ritrovare un popolo unito in una nazione unita, una e indivisibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, sarà anche per un retaggio derivante da una ancestrale appartenenza al regno sardo-piemontese, ma sono personalmente affezionato al Risorgimento italiano e all'Unità d'Italia. Ecco perché voterò contro questo emendamento soppressivo, che mi sembrerebbe anche voler sopprimere, in qualche modo, l'idea dell'unità d'Italia. Voglio vedere cosa voterà la Lega (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, chiudiamo questa maratona facendo un appello perché tutto il Parlamento voti contro questo emendamento, con l'augurio che questa festa non la organizzi la Protezione civile. «Fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta; dell'elmo di Scipio s'è cinta la testa. Dov'è la Vittoria? Le porga la chioma, ché schiava di Roma Iddio la creò». Viva l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Onorevole Zazzera, una parola in più non andava bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Iannaccone 7-bis.100, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ghiglia, Ciccioli, Grassi, Agostini. A vedere da qui manca un po' di verde in questa bandiera, oggi, perché vedo solo il rosso e il bianco. No, un po' di verde c'è!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 463
Votanti 412
Astenuti 51
Maggioranza 207
Hanno votato
9
Hanno votato
no 403).

Prendo atto che i deputati De Biasi, Damiano e Lunardi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, questa mattina l'onorevole Reguzzoni aveva detto al collega Cicchitto: avanti, insieme come un solo manipolo! Poi è bastata la bandiera d'Italia a dividerli di nuovo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Signor Presidente, questi sono fatti, magari appena simbolici, appena di carattere emblematico, ma hanno un significato politico profondo, come ha un significato politico profondo, e anche di carattere Pag. 328istituzionale, la bocciatura oggi, da parte della Consulta, del provvedimento sulla sicurezza...

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 8.17.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, mi dichiaro deluso dall'invito che avevo rivolto ai parlamentari della Lega Nord, che non hanno trovato occasione migliore per evitare questo segnale di umiliazione verso la bandiera italiana, che dovrebbe far riflettere anche sulla coerenza di un apparato di potere che occupa quegli scranni sotto un giuramento di fedeltà alla nazione, e poi indugia in questi atteggiamenti codini e ambigui, ma tant'è.
Venendo all'esame dell'articolo 8 ne proponiamo la soppressione perché esso reca un elenco di abrogazione di norme. Si provvede infatti all'abrogazione quasi totale della legge 14 agosto 1967, n. 800, riguardante l'allora nuovo ordinamento degli enti lirici e delle attività musicali. Al comma 2, l'articolo 8 si propone di abrogare alcune norme che non si raccordano più con gli organi e con gli enti oggi esistenti.
Infine, al comma 3 vengono abrogate alcune disposizioni relative al fondo speciale istituito con la medesima normativa del 1967, alle modalità di corresponsione di acconti e di stanziamenti, di cui alle lettere b) e c), al divieto di procedere ad assunzioni, di cui alla lettera d), e ad un comma della legge finanziaria per il 2008. Cosa poi gravissima per l'Italia dei Valori è il disposto della lettera e) del comma 3, che abroga l'articolo 14 del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159. Che cosa prevede questa norma? È una legge in materia di razionalizzazione dei servizi aggiuntivi dei beni culturali e questo articolo prevede che l'affidamento dei servizi stessi avvenga in forma integrata rispetto alle più svariate tipologie di servizio e ai diversi luoghi in cui effettuare il servizio medesimo.
Si prevedeva inoltre un'autonomia speciale per i direttori regionali per i beni culturali e paesaggistici, che dovevano provvedere a svolgere dati e servizi aggiuntivi in maniera integrata. Sono norme che riteniamo sia opportuno mantengano la loro vigenza, d'altra parte sono norme che possiamo dire superate ormai dall'approvazione dell'articolo 1 con il quale - ricordo - al Governo è stata conferita una delega tesa alla delegificazione che comprende anche la possibilità di abrogazione di norme di rango superiore, ossia di rango primario, ad opera del regolamento, che è una fonte secondaria del diritto, nella misura più ampia e senza che vi sia la necessità di specificazioni ulteriori, come sto articolando ed illustrando rispetto all'articolo 8. Riteniamo pertanto che questa proposta emendativa possa essere condivisa dall'Assemblea ed in tal senso ne chiediamo l'approvazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, farò alcune considerazioni su questo emendamento che naturalmente abbiamo presentato per cercare di preservare la legge sulla musica che ha funzionato, come ha ben illustrato il collega Monai che mi ha preceduto, e su cui non aggiungerei altro se non che mi sembra di aver verificato che esiste una valutazione positiva sull'accoglimento del nostro emendamento da parte della Commissione e del Governo, grazie al lavoro attento e proficuo che i nostri colleghi in Commissione hanno saputo svolgere.
Volevo fare due osservazioni invece un po' più complessive che riguardano certo questo articolo ma anche il resto del lavoro che stiamo facendo. La prima riguarda il merito. Abbiamo detto nelle lunghe ore di dibattito di questi giorni che questo decreto-legge è profondamente sbagliato - lo ribadisco - nel merito, intanto perché non doveva essere un decreto-legge. Esso è palesemente incostituzionale e lo ha spiegato bene nella nostra pregiudiziale di costituzionalità il collega Zaccaria. È una delega mascherata che è stata Pag. 329presentata per cercare di superare la valutazione del Quirinale, ma credo che in questo il Ministro nella sua autonomia ed il Consiglio dei ministri potevano serenamente presentare un disegno di legge cercando di non bypassare le norme ed ottenendo lo stesso risultato.
Poi è sbagliato nelle motivazioni, signor Ministro, e la ringrazio anch'io dell'attenzione che ha avuto verso i lavori perché è vero che l'attenzione è dovuta e scontata ma è anche vero che lei ne ha messa di particolare, anche nell'accoglimento dei nostri emendamenti e nella valutazione delle misure che stiamo discutendo.
Però vi è un problema che non riguarda lei personalmente, ma la collegialità del vostro Governo e della maggioranza: quando voi parlate di cultura, lo fate solo per tagliare. Il vostro approccio alla cultura di questo Paese è solo per risparmiare. La cultura viene richiamata nelle manovre, nei provvedimenti solo per risparmiare risorse, per tagliare e per provvedere a fare cassa.
Credo che questo sia in profonda contraddizione con i vostri aulici interventi sulla patria, con il 150o anniversario dell'Unità d'Italia. Vi è una profonda contraddizione perché l'Unità d'Italia e la patria sono anche nei nostri teatri, nei nostri musei, nei nostri palazzi antichi, nelle nostre grandi ricchezze di questo Paese. Non è solo nell'inno che quasi tutti noi cantiamo sempre volentieri e nel quale ci riconosciamo. Ho detto «quasi tutti noi», perché c'è qualcuno che qui non si riconosce.
L'altro problema di questo provvedimento è che il coinvolgimento delle parti sociali da parte vostra non c'è proprio stato. Lo abbiamo verificato in questa lunga nottata dove i nostri emendamenti sono andati a correggere dei punti di merito che avrebbero prodotto dei gravi danni, perché non c'è stato nessun coinvolgimento delle parti sociali né degli enti territoriali che hanno una competenza sugli enti lirici così come le regioni.
Inoltre, se siamo qui a poche ore dalla scadenza del decreto-legge, è perché c'è una questione politica di fondo: voi avete voluto privilegiare il tema delle intercettazioni con cui avete «intasato» il Senato. Avete dato una corsia preferenziale perché il vostro problema, come sempre, sono gli interessi privati dalla nomina di un ministro, che ha bisogno del legittimo impedimento, alle intercettazioni che possono lasciare indietro tutti i decreti-legge come in questo caso. Queste sono le conseguenze (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia dei Valori).
La seconda questione riguarda il metodo e il nostro ruolo. Credo che noi oggi abbiamo ribadito un concetto che ci sta a cuore come Partito Democratico nella natura del nostro modo di fare politica.

PRESIDENTE. Onorevole Rosato, la prego di concludere.

ETTORE ROSATO. Il nostro obiettivo non è l'ostruzionismo di per sé, non è di tenervi qui inchiodati. Il nostro obiettivo è di modificare - e concludo - i provvedimenti o riuscire a bloccarli.
È chiaro che questo provvedimento non potevamo bloccarlo. È chiaro perché tutti coloro che conoscono i meccanismi parlamentari sanno della possibilità della Presidenza della Camera di applicare la «tagliola» e, quindi, questo decreto-legge sarebbe passato così com'è. Abbiamo ottenuto il migliore dei risultati possibili senza demagogia e con fatica. Infatti, è molto più faticoso il nostro tipo di opposizione che quello demagogico e gridato. Abbiamo ottenuto un grande risultato. Speriamo che questa strada che abbiamo imboccato possa diventare di tutta l'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, confermiamo il nostro parere su questo emendamento. Riteniamo che il Pag. 330provvedimento sia complessivamente sbagliato, che ben altro era il modo per affrontare la questione, sicuramente non attraverso il decreto-legge, ma con una legge ordinaria sulla quale avremmo potuto discutere, dialogare, presentare proposte invece di trovarci con una specie di blindato sul quale si doveva...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Borghesi...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, mi dicono che sono più di 30 ore (non sono poche) che cerchiamo di entrare nel merito. Ormai è chiaro ed evidente che siamo di fronte ad un Governo sordo e ad un Ministro al quale va dato merito quanto meno di una presenza ferma e costante, ma altre parole non servono.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, con questo emendamento proponiamo l'abrogazione di una serie di disposizioni alcune connesse anche con le disposizioni legate agli articoli precedenti all'8. Ovviamente tutti gli interventi sono protesi al miglioramento qualitativo del provvedimento, ma anche su questi non c'è stato alcun riscontro positivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, l'articolo 8 di cui chiediamo la soppressione reca varie abrogazioni di cui alcune in materie delle quali il provvedimento tratta; ma il comma 2 è estraneo alla materia in quanto modifica l'articolo 27 del Testo unico sull'immigrazione che disciplina...

PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, si tratta di un emendamento volto ad abrogare un articolo pieno di abrogazioni che non hanno una logica e un filo che le colleghi fra di loro. Pertanto, noi proponiamo l'abrogazione di questo articolo...

PRESIDENTE. Che succede?

FABIO EVANGELISTI. Il collega ha alzato la voce e pensavo che mi stesse richiamando.

PRESIDENTE. In questo scambio avete esaurito il tempo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, colgo l'occasione per intervenire in dissenso dal mio collega Domenico Scilipoti, perché ho fatto ostruzionismo in modo convinto e rimango convintamente fermo sul fatto che questo decreto-legge è un aborto e creerà nei prossimi due anni qualche danno. Ecco perché abbiamo lavorato per cercare di emendare il possibile...

PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, noi abbiamo esaminato attentamente l'articolo 8 e riteniamo che la cosa più giusta e corretta che possiamo fare è sopprimerlo per far sì che questo decreto-legge possa essere portato all'attenzione dei nostri cittadini con la maggiore validità possibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

Pag. 331

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, con questo emendamento noi vogliamo sostanzialmente rimettere un po' di ordine nelle normative che fanno da contorno o meglio che erano prodromiche a questo disegno di legge che verrà approvato, probabilmente in serata, e che poi sarà esaminato dal Senato della Repubblica. Le conclusioni che possiamo trarre al termine di questo confronto...

PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, con questo emendamento abbiamo chiesto la soppressione dell'articolo 8 soprattutto perché esso concerne, dal comma 1 al 3, dalla lettera a) alla d), l'abrogazione del comma quarto, dell'articolo 2 della legge n. 54 del 1980, per quello che riguarda le fondazioni lirico-sinfoniche...

PRESIDENTE. Grazie.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 8.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca... onorevole Cristaldi... onorevole Rugghia... onorevole Crosio... onorevole Mantini... onorevole Stradella... onorevole Nunzio Testa... onorevole Pini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 453
Votanti 424
Astenuti 29
Maggioranza 213
Hanno votato
184
Hanno votato
no 240).

Prendo atto che il deputato Sani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Zazzera 8.1 e Luongo 8.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, con questo emendamento, su cui mi pare che il Governo abbia espresso un parere favorevole come la Commissione, produciamo un effetto importante e cioè impediamo una parte della delegificazione mantenendo in vigore, in assenza di altra normativa di riferimento, la legge n. 800 del 1967 sulla musica.
Il collega Levi, in sede di discussione sulle linee generali, ha già evidenziato come questa sia una legge che io definisco persino commovente per la capacità di guardare avanti. In questa legge vi sono principi importanti, ad esempio che la musica è parte dell'attività sociale e ha un'importanza sociale e culturale nella vita del Paese e, io aggiungo, per la vita delle persone.
Non c'è altra normativa di riferimento. Abrogare questa legge significherebbe lasciare il mondo della musica, non solo delle fondazioni lirico-sinfoniche, che già versa in una condizione assai precaria, priva anche di qualunque normativa di riferimento.
Voglio aggiungere che in questa legge, oltre alla valorizzazione della lirica e degli allora enti lirici, oggi fondazioni, vi è una parte molto importante che riguarda il rapporto con il mondo della comunicazione e segnatamente il rapporto tra la RAI, il servizio pubblico radiotelevisivo, e la lirica. Io penso che tante persone, più o meno giovani, sarebbero davvero contente di poter vedere qualche volta in televisione, oltre ai reality show, magari anche una bella opera che male non farebbe all'audience e soprattutto al cuore e alla mente degli italiani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

Pag. 332

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, ci avviamo mestamente, per noi e anche per i lavoratori dello spettacolo, verso la fine di una tragicommedia che ha visto come oggetto e come obiettivo un provvedimento gravemente lesivo delle prerogative del mondo dello spettacolo. Niente è stato cassato, niente è stato soppresso di quelli che sono gli aspetti più negativi di questo provvedimento, a partire dall'articolo 1, che registra una occupazione del potere politico e del potere pubblico nelle fondazioni ed il loro snaturamento, con una arbitrarietà di determinazione del regolamento che stride con le norme costituzionali. Difatti questa norma è stata fatta oggetto di una serie di interventi fortissimi che ne contestavano la costituzionalità.
Poi vi sono gli articoli 2 e 3, che fanno strame dei diritti e delle prerogative dei lavoratori dello spettacolo, come singoli e nelle loro prerogative sindacali.
C'è stata un'intrusione feroce all'interno della contrattazione, un'intrusione nelle libertà sindacali, addirittura una pubblicizzazione, con l'interferenza di una struttura pubblica all'interno delle contrattazioni sindacali, solitamente lasciate all'autonomia contrattuale. C'è stato uno snaturamento dei contratti collettivi nazionali.
Sono due articoli davvero micidiali. Poi vi è l'articolo 4, recante disposizioni in materia di attività culturali, vi sono le norme sul registro SIAE, quelle sull'IMAIE, e addirittura vi è un'opposizione alla tassazione dei ricchi, dei ricchissimi proventi della pubblicità televisiva.
Allora, noi ci domandiamo che cosa ci è rimasto in mano del lavoro che qualcuno riteneva potesse essere di «riduzione del danno»: niente! Non stringiamo in mano niente, se non un pugno di acqua.
Ecco allora, è giusto fare un bilancio, sia pure iniziale. Parliamo di soppressione di parti di questo articolo, di soppressione di un articolo soppressivo, o della soppressione di parti di un articolo soppressivo. Noi avremmo preferito che fossero soppressi - e lo abbiamo chiesto con i nostri emendamenti - articoli ben più pesanti, ben più intrusivi, ben più incisivi su libertà fondamentali, compresa l'autonomia delle fondazioni musicali.
Ne esce un quadro complessivo assai desolante della considerazione in cui il Governo tiene la cultura. Una considerazione assolutamente minimale e residuale, e quel poco che residua il Governo lo vuole occupare e lo vuole gestire direttamente, in barba all'autonomia.
Ecco perché noi proponiamo questo emendamento soppressivo come simbolo di tutto quello che avremmo voluto sopprimere in questo testo inaccettabile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, ancora con questo emendamento riproponiamo la soppressione del comma 1 dell'articolo 8, perché riteniamo che le leggi che vengono da questo richiamate non debbano essere abrogate, anzi debbano rimanere alla base e aggiungiamo, addirittura, debbano essere sostitutive di questo provvedimento, che deve essere cancellato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, l'articolo 27, comma 2, del testo unico sull'immigrazione, cui l'articolo 8 fa riferimento, disciplina i cosiddetti ingressi fuori quota, consentendo l'entrata in Italia di alcune categorie di lavoratori indipendentemente dalle quote indicate annualmente nei decreti sui flussi, a condizione che ci sia un datore di lavoro intenzionato ad assumerli.
Nell'ambito dell'articolo 27, comma 2, nel testo modificato dal decreto-legge in esame si dispone in materia...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

Pag. 333

CARLO MONAI. Signor Presidente, anche qui vi è una proposta emendativa minimale rispetto a quella onnicomprensiva che abbiamo discusso poco fa, e almeno su questo confidiamo in un segnale di apertura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, abbiamo dapprima chiesto la soppressione dell'intero articolo 8, ora ne chiediamo una soppressione parziale. La motivazione è sempre la medesima: noi riteniamo che non si possa abrogare in questo modo una serie di norme, ma che vadano verificate una ad una, in modo da poter capire esattamente di cosa si tratta. Non è così che si riduce la legislazione esistente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, abbiamo ricordato in queste ore diversi comparti dello spettacolo. Mi lasci ricordare, visto che stiamo andando verso la fine, un artista al quale tengo molto: Massimo Troisi e il suo «Non ci resta che piangere». E, allora, ricordando Massimo Troisi, non ci resta che piangere nell'aver assistito all'assurdità di questo Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, questo nostro emendamento incide sull'articolo 8, un articolo che abroga diverse disposizioni, tra cui quelle principali in materia di spettacolo. Sono previste alcune abrogazioni, ad esempio, al comma 3, lettere a), b) e c): si procede all'abrogazione di alcune disposizioni che consentono l'erogazione di un anticipo fino all'80 per cento dell'importo totale...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, abbiamo chiesto la soppressione di questo comma 1 in riferimento alle abrogazioni che dispone, soprattutto come descritte e connesse alla nuova disciplina delle assunzioni a tempo determinato e indeterminato e soprattutto con riferimento al problema dei servizi aggiuntivi e all'affidamento in forma integrata.
Ecco, tutte queste abrogazioni, compresi il terzo comma dell'articolo 2 della legge n. 43 del 1982, il quarto comma dell'articolo 2 della legge n. 54 del 1980...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, abbiamo iniziato più di un giorno fa a parlare di questo provvedimento e abbiamo tentato di migliorarlo in tutti i modi in un silenzio assordante da parte del Governo.
Alla fine, certamente nessuno potrà attribuire a noi la responsabilità di un provvedimento, che non ha nessuna valenza per i più deboli, per i lavoratori, per la cultura e per chi ci opera, ma al contrario recherà solo disfunzioni e darà garanzie a coloro i quali con la cultura speculano e mangiano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, «in questa nottata ci siamo divertiti tantissimo. Parlare, parlare... Poi abbiamo imparato bene tutti i trucchi del filibustering (...). È vero, a volte abbiamo usato un linguaggio forte. Ma quando si parla per 60 ore di fila bisogna variare un po', no?».
Non è l'Italia dei Valori che parla, è il non ancora Ministro Roberto Maroni nel Pag. 3341996, quando gongolava per l'ostruzionismo della Lega alla Commissione bicamerale, quando...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, l'emendamento Zazzera 8.1 prevede di sopprimere il comma 1 dell'articolo 8. Questo per farlo diventare più snello e, oltre a ciò, per renderlo più operativo, nel senso che potrebbe dare un contributo maggiore ai nostri concittadini italiani.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Zazzera 8.1 e Luongo 8.9, accettati dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Costa e Brandolini..
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato
458
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che la deputata Siragusa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Pisacane ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 8.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, signor Ministro, cari colleghi, sono un po' in difficoltà - non perché abbiamo esaurito gli argomenti, in quanto di argomenti ne abbiamo tanti - perché qui si è fatto un articolo con tante abrogazioni. Sembra più un decreto-legge alla Calderoli, che un provvedimento a sostegno del mondo della lirica e dei teatri.
Cercherò quindi di spiegarmi meglio. Con tale emendamento si intende sopprimere il comma 2 dell'articolo 8 che reca un elenco di abrogazioni di norme; si provvede infatti all'abrogazione quasi totale della legge del 1967 n. 800, riguardante il nuovo ordinamento degli enti lirici e delle attività musicali, e fino qui potrebbe azzeccarci, ma successivamente si operano delle abrogazioni come quella al comma 2 di parti di norme che non si raccordano più con gli organi e gli enti oggi esistenti. Quindi ci si è trovati in difficoltà perché non c'è un raccordo ma la legge dovrebbe trovarlo, non basta cercare di toglierne un pezzo, facendo finta che il resto arriverà da solo.
Infine, al comma 3 sono abrogate alcune disposizioni; la lettera a) in particolare, relativa al Fondo speciale istituito con la medesima norma del 1967 e alle modalità di corresponsione di acconti e di stanziamenti; lettere b) e c) sui contributi. Vi è poi il divieto di procedere alle assunzioni di cui alla lettera d) abrogativa di un comma della legge finanziaria per il 2008. Quindi più volte si torna su questa questione del blocco delle assunzioni e quindi una sovrapposizione di provvedimenti pensando di avere lo stesso obiettivo. Cosa gravissima però per noi dell'Italia dei Valori è poi il disposto della lettera e) del comma 3 che infine va di fatto ad abrogare l'articolo 14 del decreto-legge del 1o ottobre 2007 n. 159 che in materia di razionalizzazione dei servizi aggiuntivi dei beni culturali prevedeva che l'affidamento dei servizi stessi, di cui all'articolo 117 del codice dei beni culturali e del paesaggio, avvenisse in forma integrata rispetto alle più svariate tipologie di servizi e ai diversi luoghi in cui effettuare il servizio medesimo. Si prevedeva inoltre una autonomia speciale per le direzioni regionali per i beni culturali e paesaggistici che dovevano provvedere a svolgere detti servizi aggiuntivi in maniera integrata. Di fatto in modo affrettato si è provveduto a revocare o Pag. 335chiedere l'abrogazione di una serie di norme che invece sono tuttora necessarie e rimangono tali, perché potrebbero inquadrare e risolvere il problema dei teatri e degli enti della lirica ma lasciano tanti altri disastri sul territorio.
Ecco perché sarebbe stato necessario, l'abbiamo chiesto più volte, fermarsi a riflettere su questi provvedimenti e non adottarli solo con decreto ma avere il coraggio di affrontarli in Parlamento, magari con qualche mese in più di discussione ma sicuramente con l'approdo di un risultato finale forte, sostenibile e quindi non debole come in questo caso, che di fatto si dimostra incostituzionale rispetto anche a tante altre osservazioni che abbiamo fatto precedentemente. Spero di essere stato sufficientemente chiaro, ma so che è molto difficile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, non posso che ripetere quanto ho detto fino adesso su questo provvedimento molto pasticciato che purtroppo arriverà con il suo fardello di disposizioni assolutamente inaccettabili. Queste soppressioni che noi proponiamo...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, l'emendamento in questione vuole sopprimere il comma 2 dell'articolo 8 che reca un elenco di abrogazioni di norme; si prevede infatti l'abrogazione quasi totale della legge del 1967, la n. 800, riguardante il nuovo ordinamento degli enti lirici e delle attività musicali. Si prevedono quindi delle abrogazioni, come quella al comma 2, di parti di norme che non si raccordano più con gli organi e gli enti esistenti e infine, al comma 3, sono abrogate alcune disposizioni: alla lettera a) relativa al fondo....

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, al di là del merito degli emendamenti, dove i miei colleghi si sono già espressi, devo dire che è stata arricchente questa lunga giornata o nottata, chiamiamola come vogliamo. Abbiamo quanto meno, credo al di là dell'antipatia per certi versi dei colleghi, meritato il rispetto per un esercizio del nostro diritto e dovere di opposizione che abbiamo esercitato nei termini di Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, questo emendamento è volto ad operare una soppressione parziale, in particolare il comma 2 dell'articolo 8. Quando si operano delle abrogazioni (come quella al comma 2) di parti di norme che non si raccordano più con gli organi e gli enti oggi esistenti, si rischia di peggiorare la situazione e di non risolvere i problemi. Quindi, per questo motivo noi chiediamo la soppressione...

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Borghesi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, l'ultimo articolo è il giusto completamento di una norma che sicuramente non porta dentro nulla di buono. Abrogazioni: è un titolo generico dove all'interno, celando i veri contenuti, si mira ad abrogare tutta una serie di norme senza comprendere che il problema non è la norma finale di abrogazione, ma il contenuto...

PRESIDENTE. Grazie onorevole Messina. Pag. 336
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, intervengo sull'emendamento Zazzera 8.2 con cui chiediamo, all'articolo 8, di sopprimere il comma 2. La soppressione di questo comma potrebbe determinare un miglioramento, oltre che del decreto-legge, anche per altri e, di conseguenza, approvarlo avrebbe un senso anche a fine giornata, dopo non aver tenuto in considerazione tutti gli emendamenti che avevamo sottoposto alla vostra attenzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, capisco la stanchezza dopo tante ore e ognuno di noi ogni tanto ha bisogno di allontanarsi, ma mi sembra di non vedere più al tavolo del Comitato dei nove né la vicepresidente della Commissione, né il relatore. Intendo interloquire sia con il Governo, sia con il relatore perché spero che ci sia, davvero questa volta, un segnale importante di consenso sulle nostre proposte. Perché noi insistiamo nel dire che, pur ritenendo necessaria la riforma del settore, non condividiamo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Evangelisti (Commenti). Vi ho dato 15 secondi in più, se lo venissero a sapere, chissà cosa mi farebbero.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, sono interessati a ben altre cose presumibilmente in questo momento, visto quello che avviene altrove. Tanto per cambiare, ancora una volta ribadiamo che con questo emendamento vogliamo sopprimere le applicazioni vergognose che questo Governo vuole fare di leggi che avevano un certo senso.

PRESIDENTE. Non ricominciamo con la partita perché adesso non è più consentito scherzare (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, stiamo discutendo del comma 2 dell'articolo 8, che fa riferimento all'articolo 27 del Testo unico delle disposizioni sulla disciplina dell'immigrazione e sulla condizione dello straniero che riguarda i lavoratori dello spettacolo. L'ufficio speciale per il collocamento della categoria, per quanto riguarda il Ministero del lavoro e della previdenza sociale, la determinazione delle procedure e le modalità inerenti al rilascio della citata autorizzazione, riguarda l'entrata, al di là dei decreti flussi...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Porcino.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, la proposta emendativa tende alla soppressione di un comma di un articolo che, in modo inusuale, indica delle abrogazioni di norme precedenti e preesistenti, senza che vi sia alcun riferimento specifico. È un ultimo ed estremo tentativo di migliorare la qualità di questa produzione legislativa: temo purtroppo che resterà solo un tentativo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 8.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Moles, Martinelli, Lulli...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 337
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 459
Votanti 427
Astenuti 32
Maggioranza 214
Hanno votato
189
Hanno votato
no 238).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 8.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, innanzitutto vorrei rivolgere un saluto alla new entry del Governo Berlusconi: il Ministro al legittimo impedimento. Lo chiamo così il Ministro Brancher, in quanto nessuno ha ancora capito quale sia il suo compito. Per ventiquattro ore è stato Ministro del federalismo, dopo ventiquattr'ore gli hanno già cambiato il nome, competenze non mi pare che ne abbia, mi pare, quindi, che l'unica cosa che ha fatto fino ad ora è stata quella di esercitare il legittimo impedimento. Lo salutiamo, comunque, con simpatia, e speriamo che nei prossimo giorni, da legittimo impedito, segua attentamente i lavori dell'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
L'emendamento in esame, signor Presidente, mira a sopprimere l'intero comma 3 dell'articolo 8, nell'ambito di un complesso di emendamenti che «pezzo a pezzo» cercano di smontare questo articolo che, quasi come norma di chiusura del decreto-legge, interviene con una serie di abrogazioni di norme ivi richiamate e ovviamente lo fa per dare senso compiuto alle innovazioni normative contenute nel decreto stesso. È proprio per questo che vogliamo che venga abrogato l'articolo 8, proprio perché di questo decreto-legge contestiamo il fondamento. Si tratta di un provvedimento che continuiamo a ritenere, nonostante le modifiche che sono state in questi giorni apportate attraverso una pur non irrilevante attività emendativa, irrimediabilmente incostituzionale; questo sì è davvero un peccato.
Lasciatemelo dire, qualcuno in quest'Aula ha più volte rimarcato con fastidio, quando non con disprezzo, l'attività ostruzionistica dell'Italia dei Valori, ma quello di cui dovremo davvero lamentarci sono le centinaia di ore che questo Parlamento ha sprecato prima nelle Commissioni e poi con i voti in Aula, per approvare una serie di provvedimenti legislativi del Governo che erano palesemente incostituzionali, che non avevano la minima speranza, fin dalla loro nascita, di superare un vaglio di costituzionalità. Ritengo che sia un vero spreco nell'attività di questo Parlamento. Ci si impegna infatti per giorni e settimane su provvedimenti, non solo questo - Ministro non me ne voglia - ma tantissimi altri, con riferimento ai quali poi, sistematicamente, dopo sei mesi, dopo un anno dal lavoro svolto dal Parlamento, dal Governo, dall'Aula e dalle Commissioni ci tocca assistere alla scena, certo non piacevole per chi ha contribuito con la propria fatica a cercare di migliorare i testi, della tagliola che, di volta in volta, applica la Corte costituzionale (come avvenuto oggi per l'ultima volta per dichiarare parzialmente incostituzionale la norma sulle ronde che anche un cieco avrebbe visto essere incostituzionale).
Pochi giorni fa è stato lo stesso per la norma sul reato di clandestinità. Anche un cieco avrebbe visto e capito che quella norma aveva profondi profili di incostituzionalità, e oggi siamo qui di nuovo, e anche un cieco vedrebbe che questa norma ha profondi profili di incostituzionalità. Peccato, perché di qui a qualche mese ci lamenteremo, non dell'ostruzionismo dell'Italia dei Valori, ma di aver approvato un'altra norma inutile; un'altra norma che non vedrà mai definitivamente la luce dell'efficacia, perché ancora una volta costringete non solo il Parlamento a sprecare il suo tempo, ma anche la Corte costituzionale (che di cose importanti da fare ne avrebbe) a sprecare il suo nel continuare ad esaminare norme, quando non incostituzionali, quasi addirittura illegali. Mi riferisco alla prossima legge sulle intercettazioni, che considero un atto quasi eversivo dal punto di vista legislativo. Pag. 338Ritornando più modestamente al comma 3 dell'articolo 8, noi ne chiediamo la soppressione, perché crediamo sia un tassello indispensabile della demolizione dell'intero provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 8.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione)

Onorevole Rosso, onorevole Pelino, onorevole Martinelli, onorevole D'Anna, onorevole Strizzolo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 452
Votanti 423
Astenuti 29
Maggioranza 212
Hanno votato
180
Hanno votato
no 243).

Prendo atto che i deputati Nunzio Francesco Testa e Lusetti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto ed avrebbero voluto astenersi e che il deputato Federico Testa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, poiché oggi abbiamo appreso che il Ministro Brunetta, tramite una circolare, ha dato un mandato preciso a tutti i dipendenti pubblici di non vedere la partita, non è che adesso sta sentendo la partita con la cuffia in testa per caso?

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 8.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà per cinque minuti.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, questo emendamento riguarda l'articolo 8; si tratta di un emendamento soppressivo di una lettera di un comma che prevede a sua volta delle abrogazioni, ed è significativo che questo decreto-legge voglia fare piazza pulita. Finisce con alcune leggi considerate sgradite, non tutte da abrogare, ma ha cominciato con il fare piazza pulita dell'autonomia delle fondazioni, dei diritti e delle prerogative dei lavoratori del mondo dello spettacolo, delle incentivazioni e dei finanziamenti in favore della ripresa dello spettacolo, della possibilità di tassare ricchissimi proventi da pubblicità televisiva che sono detenuti quasi monopolisticamente dal Capo del Governo. Ecco perché noi vediamo simbolicamente la soppressione di numerose norme abrogative come un segno di quello che noi avremmo voluto, e che cioè altri emendamenti soppressivi nostri venissero approvati.
Mi riferisco agli emendamenti soppressivi soprattutto di quelle parti più incisive sui diritti costituzionali dei lavoratori e sull'autonomia delle fondazioni.
Noi esprimiamo, sul volgere della fine di questa lunga discussione, un giudizio estremamente negativo di quello che è rimasto e pensiamo che niente, nessun intervento positivo e nessuna riduzione del danno siano intervenuti nell'approvazione e nell'iter del disegno di legge in esame.
Ci domandiamo cosa invece sarebbe potuto accadere se tutte le opposizioni avessero concordemente esercitato il loro ruolo, intervenendo con un ostruzionismo pesante, come abbiamo fatto noi, sul provvedimento in esame per bloccarlo, per farlo riportare indietro, per farlo a riportare a casa dal Governo. Infatti quello che esce è un prodotto comunque inaccettabile per il mondo dello spettacolo. Noi abbiamo almeno la responsabilità di aver provato con i nostri emendamenti a modificare, Pag. 339cambiare o sopprimere parti irritanti del provvedimento in esame. Noi gli emendamenti li abbiamo mantenuti, li abbiamo sostenuti e li abbiamo difesi. Mi chiedo come si possa sperare di ridurre il danno, se poi gli emendamenti non vengono mantenuti. Ecco la ragione per la quale abbiamo fatto questa grande battaglia, perché il provvedimento in esame non ci piaceva prima e non ci piace adesso.
Avremmo preferito che fosse il Governo ad assumere la responsabilità dell'approvazione finale di un provvedimento assolutamente inaccettabile e francamente del tutto irritante sotto il profilo delle garanzie costituzionali, tanto delle fondazioni, quindi delle istituzioni private, quanto dei lavoratori. In fondo è un provvedimento complessivamente del tutto inaccettabile, non solo e non tanto da noi del Parlamento, che siamo qui a discutere degli interessi di un settore così importante, ma soprattutto di chi questo settore vive quotidianamente, degli operatori del mondo dello spettacolo, del mondo della cultura, del teatro, della danza e della lirica, che tengono alto il valore e il significato della nostra cultura italiana, quella cultura italiana che questo Governo vuole evidentemente trascurare e lasciare come residuale, perché la cultura significa libertà. Invece questo Governo la libertà la vuole solo a parole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, la soppressione che noi proponiamo della lettera a) del comma 3 dell'articolo 8 è chiaramente un minus rispetto alla soppressione complessiva che avevamo proposto per l'articolo 8 e, quindi, chiaramente ha un carattere ostruzionistico. Questo serve sempre per tentare di ridare, se possibile, ma con scarso riscontro, un migliore assetto complessivo alle norme che stiamo producendo, che con una serie di abrogazioni non altrimenti giustificate...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Formisano Aniello. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà (Commenti).

SERGIO MICHELE PIFFARI. No, non rinuncio e chiedo scusa, ma vi era un amministratore di terra bergamasca che era preoccupato per alcuni eventi di inquinamento sul proprio territorio. È chiaro che ormai siamo alla conclusione e stiamo semplicemente cercando di salvare il salvabile e quindi revocare quelle abrogazioni che nel decreto-legge in esame sono state messe, di leggi che non vanno solo a sovrapporsi al decreto, ma purtroppo provocano ulteriori danni...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Piffari. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, in queste ore è stato dato tempo due volte per andare a fare dei bisogni, delle necessità. Giustamente bisognava essere produttivi in quest'aula e ci è stato risposto «picche». Un Ministro di questo Governo, il Ministro Brunetta, ha fatto una circolare per impedire ai dipendenti di guardare la partita dell'Italia. Noi percepiamo una retribuzione maggiore dei dipendenti e vedo che l'Aula è un po' vuota, signor Presidente: non vorrei che vi fossero un po' di televisioni in giro, andando contro la direttiva (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

GIORGIO SIMEONI. Buffone!

GERARDO SOGLIA. Vergognati!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, la lettera a) del comma 3 dell'articolo 8 sostanzialmente evoca alcune norme da abrogare, ma anche qui c'è una superfetazione Pag. 340normativa visto che già l'articolo 1, primo alinea, demanda al Governo una potestà legislativa molto ampia, tesa anche a innovare e a modificare le normative primarie, qualunque esse siano...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Monai. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, l'emendamento Zazzera 8.4 propone di sopprimere la lettera a) del comma 3 dell'articolo 8, che abroga i commi 6 e 7 dell'articolo 1 della legge 22 luglio 1977, n. 426. Sono disposizioni che consentono l'erogazione di un anticipo fino all'80 per cento dell'importo totale sulle sovvenzioni...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Favia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, noi continuiamo a tentare fino all'ultimo, non ci fermiamo, non andiamo fuori, non pensiamo di guardare qualcosa o la partita, noi siamo qui dentro nel tentativo di proseguire questo lavoro... (Proteste dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) Presidente...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, abbiate pazienza, ho già chiesto precedentemente ai colleghi dell'Italia dei Valori di non continuare su questa strada, non fosse altro che per un fatto di scaramanzia, però prego anche voi di non accogliere le provocazioni. Quindi, per cortesia, c'è un unico modo per far sì che non si insista su questo aspetto, che francamente non è piacevole per nessuno, cioè quello che nessuno reagisca. Onorevole Messina, completi il suo intervento, ha ancora dieci secondi, prego.

IGNAZIO MESSINA. Presidente, però mi deve consentire di completare: se non c'è nessuno che si trova in questa situazione, nessuno se la deve prendere, mi consenta; quindi evidentemente c'è qualcuno che si trova in questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Proteste dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, io cerco di restare al tema. Abbiamo presentato un emendamento abrogativo di una parte di questo articolo 8 che contiene una serie di abrogazioni che, come ho detto prima, non ci sembrano avere una logica, e soprattutto non raggiungono quell'obiettivo che doveva essere l'economicità dell'intervento...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Evangelisti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, l'articolo 8, comma 3, alle lettere a), b) e c) procede all'abrogazione di alcune disposizioni che consentono l'erogazione di un anticipo fino al 80 per cento dell'importo totale sulle sovvenzioni statali a teatri di tradizione e istituzioni concertistiche od orchestrali ovvero ad attività musicali. Come abbiamo detto prima il problema dell'80 per cento...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Paladini. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, con l'emendamento Zazzera 8.4 riteniamo che si debba sopprimere la lettera a) del comma 3 dell'articolo 8, perché in tal modo sicuramente si migliorerà il decreto-legge e consequenzialmente i cittadini avranno un risultato migliore. La prego, signor Ministro, di voler accettare questi consigli che le stiamo dando all'interno di Pag. 341quest'Aula e ribadiamo in continuazione sempre la stessa cosa per sensibilizzarla e per far sì che lei prenda coscienza effettivamente e poi intervenga...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Scilipoti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà. Ricordo ai colleghi che è l'ultimo intervento.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, è l'ultimo intervento su questo emendamento ovviamente.

PRESIDENTE. Sì, onorevole Cambursano, è l'ultimo intervento prima di passare al voto su questo emendamento.

RENATO CAMBURSANO. Perché noi rimaniamo qui e dobbiamo lavorare, abbiamo altri emendamenti da esaminare e non pensiamo ad altro.
Come recita testualmente l'emendamento Zazzera 8.4, vogliamo sopprimere alcune abrogazioni, precisamente quelle previste all'articolo 8, comma 3, lettera a), del provvedimento in esame. Quindi, signor Presidente, ci rimettiamo all'Assemblea, sperando che il Ministro, finalmente, rinsavisca e dia un consenso a questo nostro emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei approfittare del tempo a mia disposizione, per rivolgere un invito a tutti i colleghi del gruppo del Partito Democratico; poi, ovviamente, ciascuno può trarre le conseguenze che ritiene opportune.
Credo che abbiamo svolto un lavoro egregio, che non muterà il nostro atteggiamento in ordine al provvedimento in esame, sul quale, ovviamente, esprimeremo un voto contrario. Tuttavia, come abbiamo cercato di ribadire in queste ore, di notte e di giorno, il compito che ci siamo dati è di migliorare e ridurre il danno di questo provvedimento, rispetto al quale - come ripeto - voteremo contro, come, probabilmente, faranno anche altri.
È del tutto evidente che, mentre lavoriamo per cercare di risolvere alcuni problemi che riguardano i lavoratori - sui quali tanti deputati, anche in Commissione, nelle ore e nei giorni scorsi, hanno lavorato -, qualcuno sta cercando di creare un disegno che, purtroppo, però, non si è realizzato, perché siamo tutti qui, tranquillamente, a votare. Vorrei informare che continueremo a farlo ancora per parecchie ore (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà e Unione di Centro).
Ebbene, sciupare, magari con qualche incidente di percorso in Aula, un lavoro egregio - mi riferisco ai miei deputati, ai quali rivolgo un ringraziamento sincero per tutto il lavoro svolto - perché qualcuno, adesso, cerca di risolvere il problema, magari, con qualche provocazione, è assolutamente inutile. Abbiamo del tempo davanti, siamo sereni e speriamo che le cose vadano bene anche per la nostra Nazionale. Se qualcuno ha voglia di tentare di alzare ancora di più il livello dello scontro, come ha fatto fino ad ora, come è accaduto in altre occasioni, si renderà conto che è perfettamente inutile (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà e Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, sono ormai 35 ore che siamo qui a svolgere il lavoro che è giusto che svolgano i parlamentari: essi sono in Aula, ascoltano quando gli piace ascoltare, e votano quando hanno intenzione di votare. Che l'Italia dei Valori abbia deciso - e ne ha diritto - di fare ostruzionismo, lo faccia pure, ma che debba, addirittura, indicarci la strada che dobbiamo seguire e ordinarci se stare seduti, se stare in piedi, se stare dentro o fuori, mi sembra un'esagerazione.
Pertanto, signor Presidente, loro facciano ciò che devono fare; lei svolga i Pag. 342doveri di Presidente e noi, quando dobbiamo votare, e riteniamo che si debba farlo, votiamo, ma se riteniamo di stare fuori, possiamo farlo, esercitando il diritto del parlamentare. Infatti, all'Italia dei Valori è dato esercitare il diritto di fare ostruzionismo, dicendo sempre le stesse cose da questa mattina; tuttavia, ritengo che sia il colmo che lo facciano con la pretesa che dobbiamo ascoltare tutte le volte che dicono le stesse cose (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo soltanto per confermare, sulla scia di quanto detto dal collega Giachetti, la serietà del nostro gruppo ed il nostro voto contrario, tuttavia, vorrei svolgere anche un'altra considerazione. Stiamo parlando del mondo dello spettacolo, ma non credo che il provvedimento in esame serva soltanto per far fare spettacolo a qualcuno, perché siamo stufi di questo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 8.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Sottosegretario Buonfiglio... onorevole Agostini... I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 473
Votanti 440
Astenuti 33
Maggioranza 221
Hanno votato
189
Hanno votato
no 251).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, noi non abbiamo intenzione di dare lezioni a nessuno, né di dire a nessuno cosa deve fare. Lo dico rispondendo agli onorevoli Giachetti e Anna Teresa Formisano: quello che fanno i deputati dei loro gruppi non ci interessa. Ci permettiamo, però, di osservare che non è uno spettacolo poi tanto bello e tanto edificante vedere che un'Aula parlamentare quando si tratta di votare si riempie, appena il voto si è tenuto si svuota e, guarda caso, tutti i parlamentari finiscono nei corridoi dove ci sono i televisori (Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Lega Nord Padania e Unione di Centro). Ognuno è liberissimo di farlo, ma noi possiamo anche rilevare che non ci sembra uno spettacolo tanto bello.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, con tanta pazienza e tanto buon senso credo che non sia l'onorevole Donadi a poter giudicare quale debba essere lo spettacolo positivo o negativo di quest'Aula: avremmo delle considerazioni da fare anche sul suo modo di fare opposizione che le risparmiamo perché crediamo che sia un atteggiamento di buon senso quello testè suggerito dall'onorevole Giachetti, che avete avuto anche il cattivo gusto di prendere a male parole dopo aver dimostrato una certa onestà intellettuale nei confronti del Ministro Bondi.
Crediamo di non dover accettare alcuna delle vostre provocazioni. Siamo qui da oltre ventiquattro ore, continuiamo ad andare avanti e continuate a fare l'ostruzionismo; l'opposizione riformista che vuole modificare i provvedimenti si è fatta avanti, ha lavorato in accordo con il Governo e con la maggioranza; la maggioranza è compatta e non cede alle vostre provocazioni. Siamo qui: continuate a parlare, continuiamo a votare e continuiamo Pag. 343a respingere i vostri emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Hanno chiesto di parlare anche gli onorevoli Casini e Dal Lago, ma consentitemi di dire che il suggerimento dato indegnamente dalla Presidente forse ha un senso, perché intanto ha segnato la Slovacchia! Comunque, ha chiesto di parlare l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, a questo punto sarei tentato di rinunciare perché non vorrei che raddoppiasse! Posso rinunciare, ma solo per esprimere solidarietà ai colleghi dell'Italia dei Valori perché tutto il loro disegno è andato in fumo per il fatto che continuiamo tranquillamente a votare. Ci dispiace per loro, se ne dovranno fare una ragione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dal Lago. Ne ha facoltà.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, siamo qui da ieri mattina e siamo ancora qui, ma devo anche dire, a proposito della presenza dei deputati della Lega, che abbiamo più volte visto dalle votazioni che siamo stati il movimento assolutamente più presente in rapporto percentuale. Non abbiamo dormito finché siamo rimasti qui, abbiamo visto molti colleghi, giustamente stanchi, addormentarsi - forse anche qualcuno dell'Italia dei Valori - e siamo qui a votare. È vero, spesso usciamo dall'Aula, ma non vi siete chiesti se forse non lo facciamo perché siamo veramente stanchi di sentire la stessa telenovela che non ha alcun senso?

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 8.5. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, premetto che non avrò nulla da ridire se qualcuno dei colleghi deciderà di non ascoltare questa «tiritera» perché capisco che la Nazionale possa essere più accattivante del mio eloquio; non mi offendo e comprendo, lo farei anch'io, se fossi nei vostri panni. (Commenti del deputato Lulli). Non volevo essere offensivo.

PRESIDENTE. Onorevole Monai si attenga al tema, per cortesia: lei sta illustrando il parere del suo gruppo sull'emendamento Zazzera 8.5.

CARLO MONAI. Sì, ma volevo farlo in un clima più sereno e meno «avvelenato». In ogni caso non c'è problema. Questo emendamento è finalizzato ad abrogare quella disposizione che fa il paio con l'articolo 4 di questo decreto-legge. Se ricordate, qualche ora fa, in uno dei miei interventi tediosi, come so, avevo sostenuto che questo provvedimento è una «minestra riscaldata», perché molte delle norme che andiamo ad approvare, in realtà sono già vigenti e vengono modificate per piccole quisquiglie ma fondamentali. C'è infatti questa impronta statalista che certamente snatura il carattere privatistico delle fondazioni e ne mortifica gli aspetti giuslavoristici dei rapporti di lavoro in essere.
Al di là di questo, è una «minestra riscaldata» anche nel momento in cui all'articolo 4 avete previsto che il Ministero per i beni e le attività culturali possa liquidare anticipazioni sui contributi ancora da erogare fino all'80 per cento del contributo assegnato, quando questa norma è già in vigore perché appunto il comma 3, alle lettere a), b) e c), procede all'abrogazione di alcune disposizioni che consentono l'erogazione di un anticipo fino all'80 per cento dell'importo totale sulle sovvenzioni statali a teatri e attività musicali, a istituzioni concertistico-orchestrali e così via.
Quindi, in realtà è la dimostrazione che questo provvedimento contiene anche molte norme che sono già in vigore e che forse non necessitavano di questa grande attenzione da parte del Governo e dell'aula per riproporre cose che già sono in vigore. Pag. 344Era forse più opportuno un provvedimento legislativo più misurato, più contenuto e più ponderato insieme alle forze parlamentari, piuttosto che fare questo braccio di ferro per situazioni che fanno perdere forse più tempo di quanto non fosse necessario.
Detto questo, confido che il nostro emendamento possa essere approvato, anche se dopo tutta questa «maratona» le mie speranze sono piuttosto tenui e ormai anche un po' mortificate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Con l'emendamento Zazzera 8.5 chiediamo l'abrogazione della lettera b) del comma 3 dell'articolo 8, che consente l'erogazione di un anticipo fino all'80 per cento, al di là dei tagli del 20 per cento che liquidano le anticipazioni sui contributi ancora da erogare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, stiamo discutendo della lettera b) che opera l'abrogazione del comma 4 della legge n. 54 del 1980 che con riferimento agli acconti dell'80 per cento, previsti in favore delle attività musicali, prevedeva la loro corresponsione in relazione ad attività che risultassero annualmente programmate e che fossero state regolarmente svolte nei due esercizi precedenti. Essa reca inoltre un adeguamento di carattere formale conseguente all'abrogazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Continuiamo il nostro lavoro e siamo convinti di avere raggiunto anche l'obiettivo: cercare di cambiare un provvedimento scellerato. Non ci siamo riusciti, ce l'abbiamo messa tutta, ma se gli altri sono rimasti sordi non è certo colpa nostra; nessuno potrà addebitarci responsabilità rispetto ad un provvedimento con cui, ovviamente, non abbiamo nulla da spartire.
Non volevamo migliorare il provvedimento, ma volevamo bloccare un provvedimento che...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, riprendo quanto stava dicendo il collega Messina: abbiamo invitato più volte il Governo a ritirare il provvedimento o a farlo decadere, dopo di che abbiamo fatto tutto il possibile per metterci qualcosa di nuovo e di positivo anche noi.
Non so se ci siamo riusciti; anche in questo caso, chiediamo comunque di revocare una serie di commi che abrogano altre leggi che, invece, servono ancora al mondo dell'arte e delle fondazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, di fronte al modo con cui i colleghi stanno affrontando la situazione di queste ore, vorrei ricordare che ce n'è molto di tempo davanti, perché possiamo illustrare tutti gli ordini del giorno e possiamo iscriverci tutti in dichiarazione di voto finale, per cui non abbiamo problemi a stare qui a lavorare (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, mi spiace, perché abbiamo fatto il nostro dovere. Lo abbiamo fatto interpretandolo nel modo migliore possibile, però vi è un detto: lascia la porta aperta anche al più piccolo dei mali ed altri verranno dopo di Pag. 345esso. Trenta ore fa siamo stati preventivamente attaccati da tutti i partiti in quest'Aula e poi ci si stupisce della nostra posizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, visto che siamo davvero in dirittura d'arrivo - si fa per dire, naturalmente - mi rivolgo ancora una volta al Ministro Bondi, perché abbia la cortesia, dopo 24 ore di fatica insieme, di dirci almeno come la pensa sugli emendamenti che abbiamo presentato e che voi avete bocciato, e cosa intende fare rispetto a tutte le mobilitazioni che ci sono...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, stiamo tentando di parlare questo linguaggio leggermente più forte del normale per cercare di far capire al Ministro che sarebbe opportuno che guardasse con attenzione gli emendamenti presentati da tutta l'opposizione e che cercasse di condividerne qualcuno nell'interesse degli italiani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, vorrei continuare con un po' di storia dimenticata, che credo faccia sicuramente onore alla Lega per la sua laboriosità. Infatti, ancora leghiste erano 842 delle 1.012 richieste di verifica del numero legale durante il I Governo Prodi: 842 in due anni e mezzo! Ancora leghisti erano gran parte dei 74.652 emendamenti ammucchiati nei cinque anni di Governo ulivista dal 1996 al 2001.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, l'emendamento Zazzera 8.5 vuole sopprimere la lettera b) del comma 3 dell'articolo 8, che recita che viene abrogato il comma quarto dell'articolo 2 della legge 6 marzo 1980, n. 54, mentre al comma settimo del medesimo articolo 2 le parole «dell'articolo 1, commi sesto e settimo» sono soppresse. La lettera b), di fatto, opera l'abrogazione...

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 8.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Dal Lago...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 469
Votanti 437
Astenuti 32
Maggioranza 219
Hanno votato
188
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che la deputata Picierno ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 8.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, con l'emendamento Zazzera 8.6 vogliamo sopprimere la lettera c) del comma 3 dell'articolo 8. L'articolo nel suo complesso, come è già stato illustrato dai colleghi, intende abrogare varie disposizioni, Pag. 346alcune delle quali connesse con le disposizioni recate dagli articoli precedenti che sono state da voi approvate e da noi bocciate. Il comma 2, come abbiamo visto, modifica l'articolo 27 del testo unico sull'immigrazione, cioè il decreto legislativo n. 286 del 1998, che disciplina i cosiddetti ingressi fuori quota consentendo l'entrata in Italia di alcune categorie di lavoratori indipendentemente dalle quote indicate annualmente nei decreti sui flussi, a condizione che vi sia o che vi fosse un datore di lavoro intenzionato ad assumerli.
Nell'ambito di tale articolo il comma 2, nel testo modificato dal decreto-legge, dispone in materia di lavoratori dello spettacolo subordinandone l'assunzione al rilascio di apposita autorizzazione da parte dell'ufficio speciale per il collocamento della categoria, previo nulla osta provvisorio dell'autorità di sicurezza e affidando al Ministero del lavoro e delle politiche sociali la determinazione di procedure e modalità inerenti il rilascio della prevista autorizzazione.
Il testo previgente prescriveva sia per il rilascio dell'autorizzazione sia per la definizione delle procedure il coinvolgimento dell'autorità competente in materia di spettacolo ed ora del Ministro per i beni e le attività culturali, nel primo caso attraverso un parere all'ufficio di collocamento, nel secondo invece tramite il concerto (che bel concerto!) con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
Il comma 3, quello al nostro esame, alle lettere a), b) e c) procede all'abrogazione di alcune disposizioni che consentono l'erogazione di un anticipo fino all'80 per cento dell'importo totale sulle sovvenzioni statali a teatri di tradizione, a istituzioni concertistico-orchestrali ovvero ad attività musicali.
In particolare, la lettera a) reca l'abrogazione dei commi 6 e 7 dell'articolo 1 della legge n. 426 del 1977 che permettono di liquidare all'atto della concessione fino all'80 per cento dei contributi statali assegnati a teatri di tradizione e a istituzioni concertistico-orchestrali, come definito dall'articolo 28 della legge n. 800 del 1967, nonché ad attività musicali disciplinate dal titolo III della medesima legge e già beneficiarie di sovvenzioni per almeno tre anni.
Il comma 6 dispone anche che l'attribuzione degli importi residui sia effettuata a manifestazioni ultimate previa presentazione della documentazione che attesta l'assolvimento di tutti gli obblighi di legge. La lettera b) opera l'abrogazione del comma 4 della legge n. 54 del 1980; la lettera c) oggetto di questo emendamento prevede l'abrogazione dell'articolo 2, comma 3, della legge n. 43 del 1982. Sempre con riferimento all'acconto a favore delle attività musicali precisava che esso viene erogato contestualmente all'assegnazione quando gli aventi diritto ne abbiano fatto formalmente richiesta con la stessa domanda di concessione. Ecco perché intendiamo con questo chiedere l'abrogazione o la soppressione di questo comma.
Mi permetta di dire - signor Presidente, e concludo - che il giudizio complessivo su questo decreto-legge, visto che questo è l'ultimo intervento che farò (almeno sugli emendamenti), è stato ribadito in tutti gli interventi che abbiamo fatto, ma siamo sicuri che la nostra battaglia verrà ricordata perché è una battaglia di libertà e di democrazia e se ne ricorderà soprattutto la Corte costituzionale quando abrogherà questo disegno di legge di conversione che ha tutte le caratteristiche di essere incostituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, la nostra richiesta di abrogazione al terzo comma da parte della lettera c) è ancora una volta un tentativo di intervenire per migliorare la norma. La lettera c) dell'articolo 8 riguarda, infatti, il terzo comma dell'articolo 2 della legge 17 febbraio 1982, n. 43. Parliamo dell'acconto dell'80 per cento. Noi crediamo che non è che bisogna dare l'acconto soltanto sulla base dell'attività precedentemente svolta. Vanno razionalizzate le risorse...

Pag. 347

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Messina.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 8.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Buonfiglio... Onorevole Parisi... Onorevole Ginefra...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 435
Votanti 404
Astenuti 31
Maggioranza 203
Hanno votato
172
Hanno votato
no 232).

Prendo atto che i deputati Servodio, Argentin, e Vannucci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, siccome sono intervenuto in precedenza sull'ordine dei lavori, non vorrei che il Ministro Brunetta pensasse che ce l'avevo con lui. Volevo dire che prima avevo fatto solo una battuta.
Contemporaneamente volevo informare il Ministro Brancher che, essendo stato promosso, può «saltare» di un banco e sedersi al banco dei ministri!

PRESIDENTE. Quanta premura per questo Governo questa sera (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 8.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, attraverso questi emendamenti abbiamo proceduto via via alla richiesta della soppressione totale dell'articolo. Lo abbiamo fatto perché reca un lungo elenco di abrogazioni di norme. Per esempio, procede all'abrogazione quasi totale della legge 14 agosto 1967, n. 800, che riguarda l'allora nuovo ordinamento degli enti lirici e delle attività musicali.
Poi si operavano altre abrogazioni come quella al comma 2, di parte di norme che non si raccordano più con gli organi degli enti oggi esistenti. Al comma 3 si abrogavano alcune disposizioni relative al Fondo speciale istituito sempre con la norma del 1967, lettera a), alla modalità di corresponsione di acconti di stanziamenti, lettere b) e c), al divieto di concedere assunzioni con l'abrogazione di un comma della legge finanziaria per il 2008, lettera d).
Per noi dell'Italia dei Valori era poi gravissimo il disposto della lettera e) del comma 3 dell'articolo 8, che abrogava l'articolo 14 del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, in materia di razionalizzazione dei servizi aggiuntivi dei beni culturali. Detto articolo prevedeva che l'affidamento dei servizi stessi - in particolare parliamo dell'articolo 117 del codice dei beni culturali e del paesaggio - avvenisse in forma integrata rispetto alle più svariate tipologie di servizio e ai diversi luoghi in cui effettuare il servizio medesimo.
Si prevedeva, inoltre, un'autonomia speciale per le direzioni regionali dei beni culturali e paesaggistici che dovevano provvedere a svolgere detti servizi aggiuntivi in maniera integrata.
In particolare, poi, proponevamo l'abrogazione del comma 1 dell'articolo 8, che dispone l'abrogazione della citata legge n. 800 del 1967 in materia di enti lirici e attività musicali, ad eccezione di alcuni articoli, in particolare gli articoli 23, 27, 28 32, 35, 36, 39, 42, 43 e 45, nonché in base alle modifiche apportate al Senato degli articoli 1 e 6, comma terzo, e dell'articolo 7.
Poi vi era il comma 2 che, come dicevo, riguardava parte di norme che non si Pag. 348raccordano più con gli organi e gli enti oggi esistenti. Il comma 3, alle lettere a), b) e c), procedeva all'abrogazione di alcune disposizioni che consentono l'erogazione in anticipo fino all'80 per cento dell'importo totale sulle sovvenzioni statali a teatri di tradizione e a istituzioni concertistiche e orchestrali ovvero ad attività musicali.
La lettera d) recava l'abrogazione dell'articolo 2, comma 392, della finanziaria del 2008 che ha vietato alle fondazioni lirico-sinfoniche di procedere all'assunzione di personale a tempo indeterminato per gli anni 2008, 2009 e 2010, consentendo solo il ricorso ad assunzioni di personale artistico, tecnico ed amministrativo per i posti specificatamente vacanti nell'organico funzionale approvato esclusivamente al fine di sopperire a comprovate esigenze produttive, previa autorizzazione del Ministero vigilante. Limitava, inoltre, anche il personale a tempo determinato, in servizio nelle medesime istituzioni e per il medesimo periodo, ad un massimo del 15 cento dell'organico funzionale.
L'abrogazione sopradescritta è connessa anche alla disciplina delle nuove assunzioni che reca l'articolo 3, comma 5, del decreto-legge in esame.
Quindi, per concludere, Presidente, visto che il mio tempo è scaduto, la lettera d) recava in particolare l'abrogazione dell'articolo 2, comma 392, della finanziaria per il 2008.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, purtroppo ormai da ex sportivo, ricordo che nei momenti di difficoltà mi ripetevo sempre: persisterò finché riuscirò. Ormai non posso neanche dire: finché avrò voce, perché come vede la voce è persa. Però, devo anche dire che in quest'Aula in queste ore, parafrasando quella pubblicità che dice «vi piace vincere facile», siamo rimasti in venti a portare avanti una battaglia, ma mi sembra che abbiamo tenuto testa bene.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, abbiamo chiesto la soppressione e l'abrogazione dell'articolo 2, comma 392 della legge finanziaria per il 2008. Quest'ultimo vieta alle fondazioni lirico-sinfoniche di procedere ad assunzione di personale a tempo indeterminato per gli anni 2008, 2009 e 2010, consentendo solo il ricorso ad assunzioni di personale artistico, tecnico e amministrativo...

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, confermo quanto ho già detto nei miei precedenti interventi perché sono simili, cambia il comma, ma il risultato finale non cambia e, quindi, mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, vorrei approfittare di questo piccolo spazio per segnalare che l'ordine del giorno n. 9/3552/31, a mia prima firma, ha visto anche la firma dei colleghi deputati della mia regione Rosato, Strizzolo, Cuperlo e Maran. È giusto che rimanga agli atti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, noi ce l'abbiamo messa tutta per non far approvare questo decreto-legge, non ci siamo riusciti perché abbiamo trovato ostacoli non solo nella maggioranza e nel Governo, ma purtroppo anche negli alleati. Insieme avremmo potuto farcela. Sarà per la prossima volta.

Pag. 349

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, l'emendamento Zazzera 8.7 propone di sopprimere la lettera d) del comma 3 di questo articolo 8, che reca l'abrogazione dell'articolo 2, comma 392, della legge finanziaria per il 2008, che ha vietato alle fondazioni lirico-sinfoniche di procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato per gli anni...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, noi ribadiamo ancora per l'ennesima volta - ci dispiace ripetere le stesse cose - che speriamo sino all'ultimo di convincere il Ministro a far suo qualche nostro emendamento al fine di migliorare questo decreto-legge. Grazie, signor Ministro, e spero molto che lei, all'ultimo minuto, accolga almeno uno dei nostri emendamenti per migliorare il testo del decreto-legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, lottare con i mezzi che il Parlamento ci concede a fianco dei lavoratori dipendenti delle formazioni liriche è nei nostri geni, nei nostri cromosomi, nel nostro DNA e ci appassiona, ci dà energia perché lottiamo per una causa giusta. Non significa mettersi in mostra, come ritiene l'onorevole Reguzzoni e come probabilmente penseranno alcuni esponenti di questa maggioranza. Significa per noi difendere i diritti di questi lavoratori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, signor Ministro, mi sono appellato a lei per ventiquattro ore di seguito. Devo dire che alla fine è stato tutto inutile, lei si è rifiutato di recepire ogni suggerimento. Noi lo ribadiamo: la volontà ce l'abbiamo messa, se il Governo non vuole ascoltare ne risponderà direttamente ai cittadini.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zazzera 8.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Agostini, onorevole Merlo, onorevole Di Pietro, onorevole Andrea Orlando, onorevole Ginefra, onorevole Perina, onorevole Grassi, onorevole Parisi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 474
Votanti 440
Astenuti 34
Maggioranza 221
Hanno votato
190
Hanno votato
no 250).

Passiamo alle votazioni degli ultimi due emendamenti identici Zazzera 8.8 e Boccia 8.16.
Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto l'onorevole Levi. Ne ha facoltà.

RICARDO FRANCO LEVI. Intervengo per sottoscrivere ed illustrare l'emendamento Boccia 8.16. Stiamo parlando di servizi aggiuntivi nei complessi museali. È una disciplina che riporta alla legge che è passata alla nostra storia repubblicana col nome di un grande intellettuale, di un grande Ministro dei beni culturali, Alberto Ronchey, che mi è caro ricordare dopo tante ore che abbiamo trascorso in quest'Aula parlando e difendendo le ragioni della cultura. Pag. 350
Con questo emendamento si chiede di evitare la cancellazione di ciò che si definisce l'affidamento in forma integrata dei servizi museali. Stiamo parlando delle biglietterie, delle vendite dei cataloghi, stiamo parlando della ristorazione, dei punti di vendita all'interno dei musei che la legge vigente presuppone che siano effettuati in forma integrata tra i vari servizi, tra i vari musei e con i servizi di pulizia e di manutenzione dei musei. Cancellando questa disposizione si apre la strada non solo ad una gestione potenzialmente inefficiente e tale da penalizzare soprattutto le più piccole realtà museali delle città, ma si cancellano anche le norme che disponevano il metodo per l'affidamento di questi servizi, metodi che potevano essere o di forma diretta - ossia assunti direttamente dalle strutture pubbliche amministrative dei musei - oppure qualora si fosse andati a forme indirette di affidamento, prevedeva, anzi prevede perché la legge è attualmente in vigore, un'evidenza pubblica con la comparazione delle diverse proposte per la gestione di tali musei. Si apre, dunque, la strada non solo ad una gestione inefficiente, ma anche ad una gestione all'insegna della discrezionalità e della mancanza di trasparenza.
Il lavoro che abbiamo fatto su questo emendamento, visto che stiamo parlando dell'ultimo emendamento, che viene a chiudere questa lunga sessione di lavoro appunto sugli emendamenti, mi induce anche a fare una riflessione di ordine generale sul nostro lavoro.
Noi abbiamo scelto di non rifugiarci nell'ostruzionismo. Una pratica parlamentare che avrebbe portato dritto dritto al voto di fiducia che avrebbe, questo sì, cancellato e spazzato via ogni ipotesi di miglioramento del testo che abbiamo di fronte. Noi abbiamo scelto la strada impegnativa, difficile ed anche ingrata, del lavoro di minoranza per migliorare il testo. Questo ci ha consentito di salvare i diritti acquisiti dei lavoratori, ci ha consentito di garantire il diritto alla contrattazione decentrata, ci ha consentito di tutelare l'autonomia delle fondazioni lirico-sinfoniche ed il ruolo che nella loro gestione spetta alle regioni e agli enti locali.
Abbiamo difeso la cultura, abbiamo difeso la lirica e la musica, come beni e patrimoni delle collettività nazionali e locali. Questo non vuol dire che il provvedimento che avevamo criticato per il suo impianto potenzialmente in contrasto con il dettato costituzionale, che avevamo criticato giudicandolo un provvedimento brutto e sgangherato, sia diventato improvvisamente un bel provvedimento. No, questo rimane un provvedimento brutto, una brutta legge, contro la quale si giustificano appieno le proteste che hanno percorso tutta l'Italia dal nord al sud, dal più grande dei teatri italiani, La Scala, al più piccolo dei teatri delle fondazioni, perché questo è, e resta, un brutto provvedimento contro il quale ci siamo battuti.
Ma alla fine del nostro lavoro questo è un provvedimento meno dannoso di quanto fosse quando è arrivato alla Camera e questo giustifica, ampiamente, rende onore al nostro lavoro di opposizione in queste lunghe ore di Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, con questo emendamento Zazzera 8.8 proponiamo di sopprimere la lettera e) del comma 3 dell'articolo 8.
La lettera e) del comma 3 dell'articolo 8 dispone l'abrogazione dell'articolo 14 del decreto-legge n. 159 del 2007, che ha innovato la disciplina dei cosiddetti servizi aggiuntivi, ovvero quei servizi di assistenza culturale e di ospitalità per il pubblico negli istituti e nei luoghi di cultura, prevedendone l'affidamento in forma integrata. Questo significa, in qualche modo, distruggere le piccole realtà museali e i piccoli teatri.
Al Senato sono state introdotte ulteriori abrogazioni con le lettere e-bis), in materia di IMAIE, ed e-ter). Io credo che questa Pag. 351abrogazione sia negativa e, quindi, insistiamo perché il nostro emendamento, che è l'ultimo, almeno questo, sia accolto.
Essendo l'ultimo emendamento e l'ultimo intervento di cinque minuti (poi ne seguiranno altri a titolo personale dei miei colleghi), mi sia consentito dire che, anche alla luce della notizia che è giunta oggi della dichiarazione di parziale incostituzionalità della legge sulla sicurezza - come mirabilmente ha avuto modo di dire prima il collega Evangelisti - non possiamo continuare in quest'Aula ad esaminare le pregiudiziali di costituzionalità come se l'esame delle stesse fosse un vuoto e inutile rito, che si conclude sempre con un voto negativo, questo sì pregiudiziale, da parte della maggioranza.
Questo perché moltissime leggi che noi abbiamo tacciato di incostituzionalità, le cui pregiudiziali di costituzionalità sono state respinte da quest'Aula ad opera della maggioranza, poi puntualmente sono state dichiarate illegittime dalla Corte costituzionale. Io credo che dovreste esaminare con più attenzione i profili di incostituzionalità delle leggi che proponete, e che poi obbligate ad approvare (più che altro lo fa il Governo anche attraverso la fiducia).
Ebbene, credo che la qualità della legislazione avrebbe bisogno di essere più elevata.
Questo stesso provvedimento non ha i requisiti di costituzionalità, lo abbiamo detto più volte. Non ci sono i requisiti di necessità e di urgenza, ma soprattutto è incostituzionale e sarà dichiarato incostituzionale dalla Corte perché tratta univocamente, dal punto di vista statale, una materia che è di competenza concorrente, ossia che è di competenza anche delle regioni.
Avete approvato un emendamento con il quale prevedete un parere consultivo della Conferenza Stato-Regioni: tuttavia, mancando l'intesa con la Conferenza Stato-Regioni, si sostanzia un pesante profilo di incostituzionalità.
Noi crediamo che anche altri aspetti, come soprattutto il trattamento che viene riservato alla contrattazione collettiva, alla contrattazione sindacale di primo e di secondo livello, siano negativi, perché si mettono le mani in tasca ai dipendenti.
Francamente, consentitemi di dire, che non riesco a condividere quello che diceva prima il collega Levi, ossia che la trattativa che si è sviluppata tra una parte dell'opposizione e la maggioranza abbia sostanzialmente migliorato di molto, anche soprattutto grazie al nostro apporto questa notte, una legge sbagliata, la quale - poi lo dirà il collega che svolgerà la dichiarazione di voto finale - merita solamente un voto contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, è l'ultimo emendamento in discussione, anche questo con spirito meramente costruttivo e mi permetto di sottolineare al Ministro che questo provvedimento torna al Senato; potrebbe esserci un atto di resipiscenza operoso sull'ultimo emendamento visto che il provvedimento, tramite la navette, torna al Senato e il risultato che ne verrebbe in caso di accoglimento sarebbe di qualità superiore a quella attuale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, come si dice dalle mie parti a questo punto, arimo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, solo per ringraziare lei, la Presidenza, i membri del Governo e tutti i deputati per la pazienza con la quale hanno assistito ai nostri interventi, per i contributi che comunque sono venuti a questo provvedimento. È sembrata più che una maratona un percorso ad ostacoli tra ghigliottine, Pag. 352tagliole e quant'altro. Mi auguro che anche questa esperienza possa contribuire ad affrontare in futuro con un clima più sereno e più disponibile le fatiche che ci aspettano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, credo che un dato positivo da questa giornata vada tratto. Abbiamo lavorato a lungo con serietà per il bene del nostro paese. Ci saremmo aspettati di più dal Governo, non volevamo una brutta norma, volevamo evitare che il Parlamento approvasse una brutta norma, non è stato possibile, preferiamo lasciar perdere piuttosto che accontentarci di una brutta norma con scarse correzioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, rinunzio all'intervento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, essendo l'ultimo intervento, anch'io vorrei dire, come molti altri colleghi dell'opposizione, e come ho detto anche nella giornata di discussione sulle linee generali, che si tratta di un provvedimento pessimo, che è cambiato di poco; non credo che possiamo essere entusiasti, anzi manteniamo il nostro atteggiamento assolutamente negativo riguardo questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, da questa giornata è uscito sicuramente qualcosa di utile, cioè che il Parlamento può, quando vuole, dibattere i problemi, può far politica in una dialettica aspra ma nell'interesse della collettività; questo è quello che è uscito oggi, e cioè che il Parlamento lavora quando vuole e può lavorare seriamente e concretamente nelle differenze delle proprie posizioni.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Cambursano, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, rinunzia al suo intervento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, dovrebbe essere l'ultimo intervento sull'ultimo degli emendamenti. Magari se avvisa i colleghi così non si scapicollano nel rientrare. Lei mi perdonerà se invece di fare una dichiarazione di voto sul provvedimento e su questo emendamento, mi permette di ringraziare a nome del gruppo dell'Italia dei Valori gli uffici dell'assemblea, dei resoconti, gli assistenti parlamentari, il personale della Buvette e del ristorante, quello delle poste e delle pulizie, insomma tutti coloro che si sono mobilitati e impegnati per rendere il più agevole possibile questi nostri lavori; a loro, un ringraziamento.
Infine, un'ultima postilla di carattere politico. È chiaro che, in un confronto così aspro, ventiquattro ore di tensione, può essere volata anche qualche espressione forte da parte nostra, ma molte anche nei nostri confronti. Ciò che conta è che la dialettica continua a svolgersi sul piano della democrazia e del confronto. Da questo punto di vista, sono pronto ad annunciare, a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, che non illustreremo i nostri ordini del giorno; è un elemento che può portare il Governo - e ci piacerebbe che lo facesse lo stesso Ministro Bondi che ha seguito tutti i lavori - a pronunciarsi sugli ordini del giorno. Se vi fosse un atteggiamento finalmente comprensivo del fatto che la battaglia dell'Italia dei Valori è stata sui contenuti, sul Maggio fiorentino così come Pag. 353su Santa Cecilia, sul San Carlo come sulla Scala, se arrivasse un segnale su questo aspetto, noi saremmo pronti, in questo momento, a rinunciare a quest'ultimo passaggio e ad andare, insieme a tutta l'Aula, a concludere l'esame del provvedimento. Tuttavia, serve un elemento di attenzione politica da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Zazzera 8.8 e Boccia 8.16, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Agostini, Ghiglia, Cesa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 471
Votanti 468
Astenuti 3
Maggioranza 235
Hanno votato
221
Hanno votato
no 247).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, poiché ho fatto un paio di interventi prima un po' per sdrammatizzare - e mi è sembrato di cogliere, anche da parte sua, una battuta per sdrammatizzare - e mi sono rivolto con troppa attenzione al Governo, vorrei dedicare, se possibile, un po' di attenzione a lei. Vorrei pregarla, visto che è cominciata la partita e che lei ha la fortuna di poterla vedere sul televisorino alla sua postazione, se ci può dare qualche informazione sull'andamento.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, quando era il momento l'informazione l'ho data. Che le devo dire: nonostante vi avessi scongiurato di non tirare in ballo la partita, voi avete continuato a farlo nel corso di tutta la seduta e, per adesso, questi sono i risultati. Chissà se adesso cambieranno, se improvvisamente vi mettete tranquilli (Applausi). L'onorevole Giachetti non perde l'occasione per essere sempre molto gentile.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3552)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3552).
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, come è stato dichiarato dal gruppo dell'Italia dei Valori, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati. Ringraziamo il Ministro per la sua presenza in Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Unione di Centro).

SANDRO BONDI, Ministro per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel motivare il parere favorevole del Governo su tutti gli ordini del giorno presentati dalle forze politiche di maggioranza e di opposizione, desidero cogliere l'occasione per rivolgere un ringraziamento innanzitutto a tutti i membri della Commissione cultura della Camera, che hanno svolto in questi giorni un lavoro davvero straordinario (Applausi), ed un sincero ringraziamento naturalmente al relatore del provvedimento, onorevole Emerenzio Barbieri (Applausi). Desidero anche rivolgere un sentito e non formale ringraziamento al Ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Elio Vito, che mi ha sostenuto con i suoi saggi consigli (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo Pag. 354della Libertà e Lega Nord Padania) e naturalmente anche al sottosegretario, onorevole Laura Ravetto, che ha seguito con me tutti i lavori questi giorni (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Rivolgo naturalmente questi ringraziamenti anche a nome dell'onorevole Francesco Giro, sottosegretario al Ministero per i beni culturali, che è anche un mio amico carissimo fraterno. Desidero rivolgere un ringraziamento a tutte le forze politiche, senza alcuna eccezione, dal Partito Democratico all'Unione di Centro al partito dell'onorevole Di Pietro...

FABIO EVANGELISTI. Si chiama Italia dei Valori.

SANDRO BONDI, Ministro per i beni e le attività culturali. Ho difficoltà a ricordarmelo. Ringrazio naturalmente gli amici della Lega Nord e, se mi permettete, desidero ringraziare in particolare i parlamentari del mio partito, del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) che hanno saputo testimoniare in questi giorni una grande prova di compattezza, di unità, di orgoglio e di dedizione al bene comune del Paese. Siamo riusciti, onorevoli colleghi, credo di poter dire a nome di tutti, a compiere un lavoro analogo a quello che abbiamo svolto nell'Aula del Senato, emendando, modificando profondamente, accogliendo molte proposte di correzione, di miglioramento che sono state proposte da parte dell'opposizione. Il confronto che si è svolto in questi giorni - è stato ricordato - ha avuto il merito di porre l'accento sul ruolo del Parlamento e sulla natura del confronto parlamentare.
Credo che noi tutti abbiamo rispettato e onorato la dignità del Parlamento e della politica (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Abbiamo rispettato e onorato la fatica della politica che è ascolto, ricerca di punti di equilibrio, perché nessuno ha delle regioni assolute da far valere, ma il bene è sempre il frutto del confronto tra le forze politiche. Credo che in questi giorni abbiamo gettato un seme, forse un piccolo seme, circa la possibilità di un confronto politico diverso nel nostro Paese. Abbiamo soprattutto evitato, onorevoli colleghi, che si potesse credere che l'unico modo per governare il nostro Paese sia quello di procedere a colpi di fiducia e che il confronto di merito, nelle forme e nei tempi accettabili, sia impossibile. No, abbiamo dimostrato che è possibile fare delle scelte positive attraverso il confronto e non attraverso l'imposizione di strumenti di fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Avendo espresso parere favorevole su tutti gli ordini del giorno presentati, considero che gli stessi proponenti siano soddisfatti e non insistano per la votazione.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3552)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciocchetti. Ne ha facoltà.

LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, sarò brevissimo. Credo che tutti quanti abbiamo svolto un lavoro importante, un lavoro che ci ha consentito di modificare, prima al Senato e poi qui alla Camera, un decreto-legge che presentava e presenta ancora alcuni aspetti che non condividiamo al 100 per cento. Credo che siamo riusciti a costruire un modo di portare avanti la dialettica parlamentare tra maggioranza e opposizione (anche con stili diversi di opposizione), che ha consentito profondamente di lavorare per cambiare il provvedimento che adesso è vicino all'approvazione.
Abbiamo sempre scelto il confronto parlamentare. Non siamo andati mai sull'Aventino, non abbiamo mai scelto la Pag. 355linea ostruzionistica. Pensiamo che un'opposizione costruttiva e repubblicana debba confrontarsi sui problemi, sulle questioni, e cercare di lavorare per convincere la maggioranza a cambiare alcuni aspetti. Credo che su molte parti di questo decreto ci siamo riusciti. Probabilmente, senza l'ostruzionismo, che un gruppo legittimamente ha scelto di fare, saremmo riusciti a modificare ulteriormente questo provvedimento. Chiaramente noi non siamo riusciti in particolare a convincere il Governo e la maggioranza a dare una risposta chiara sul tema del rapporto di lavoro autonomo dei dipendenti delle fondazioni lirico-sinfoniche. Per questo motivo, e per altre questioni che tralascio ma che ho affrontato durante gli interventi in questa lunga seduta e in sede di Commissione e del Comitato dei Nove, noi voteremo contro, ma è un voto contrario che rappresenta comunque l'apertura di un rapporto ed una possibilità ulteriore di lavorare, anche attraverso l'esame definitivo della legge sullo spettacolo dal vivo, che può consentirci in VII Commissione (Cultura) di fare ulteriori modifiche al provvedimento che oggi approviamo. Anche a nome dei deputati dell'Unione di Centro, saluto e ringrazio tutti i dipendenti della Camera che hanno lavorato in queste ore, che non hanno dormito come noi, e che in qualche modo hanno messo a disposizione la loro professionalità per supportare l'intenso lavoro fatto in più di quaranta ore che abbiamo passato all'interno di questa Aula (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, ringrazio la Commissione che, anche da posizioni differenti, ha lavorato per portare in Aula il miglior provvedimento possibile. Ringrazio il Ministro, il sottosegretario, perché, al di là delle differenze che restano e del confronto politico forte e alternativo, hanno avuto la pazienza di ascoltare anche la voce di una forza di opposizione intransigente come quella dell'Italia dei Valori (ed hanno ascoltato per tutto il tempo l'opposizione ostruzionistica scelta dal mio gruppo).
È una giornata importante, penso, quella che abbiamo vissuto in queste ore, io dico presidiando il Parlamento e facendo quello che siamo stati delegati a fare: ad essere qui in quest'aula a confrontarci sui problemi del Paese, a scontrarci anche duramente, ma poi, alla fine, a uscire, nel rispetto di maggioranza e minoranze, per soluzioni importanti per il Paese.
Ha ragione il Ministro, in questo ritengo di condividere l'affermazione: oggi abbiamo ridato dignità a questo Parlamento, abbiamo ridato dignità ad una visione della politica che non è una politica del piccolo e misero, è invece stata una politica alta, che ha portato in quest'aula, credo forse per la prima volta, a discutere ininterrottamente per oltre 37 ore di cultura e di fondazioni lirico-sinfoniche, laddove la cultura per molto tempo nel nostro Paese e forse per troppo tempo è stata relegata nello scantinato.
Ciò non significa che noi condividiamo la soluzione che è venuta fuori oggi con la certa approvazione da parte di questa maggioranza del provvedimento in discussione. Ci facciamo un vanto anche noi, Ministro e sottosegretario: una piccola forza eversiva come l'Italia dei Valori ha dimostrato di stare nel rispetto delle regole democratiche di questo Paese, di rispettare l'istituzione parlamentare, di contribuire alla discussione nell'aula parlamentare, persino di contribuire con delle proposte.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,35).

PIERFELICE ZAZZERA. Infatti voglio ricordarlo: l'Italia dei Valori, prima che il provvedimento in esame andasse in aula, ha scambiato con il Governo una possibile strada di intesa, senza alcuno scandalo, abbiamo fatto le nostre proposte e il Governo le ha ritenute irricevibili. In ogni Pag. 356caso nella discussione parlamentare io credo che uno dei punti essenziali e cruciali di cui ci possiamo fare vanto - e per il cui accoglimento apprezziamo il Governo - è quello di avere assicurato ai lavoratori dello spettacolo interessati dalla contrattazione aggiuntiva, a cui grazie ad un emendamento del Partito Democratico è stata eliminata la decurtazione del 25 per cento; è anche vero che grazie ad un emendamento dell'Italia dei Valori è stata inserita la salvaguardia dei diritti acquisiti di quei lavoratori. Questo è un lavoro e un risultato ottenuto dalle opposizioni, che hanno vissuto anche momenti difficili, ma all'interno di un confronto ed una dialettica democratica, che ci vedrà comunque insieme per costruire l'alternativa in questo Paese. L'alternativa in questo Paese passerà e passa da queste forze di opposizione, da tutte le forze di opposizione di questo Parlamento. Insieme costruiremo l'alternativa a questo Governo, insieme costruiremo anche l'alternativa ad un modello di offerta culturale come quello che è emerso stasera.
Signor Ministro, lo ribadiamo oggi che il percorso è finito e che ci ha portato ad essere qui per 37 ore in aula non perché a noi divertiva far fermare i parlamentari, i nostri colleghi, qui in Parlamento, ma perché volevamo costringervi a discutere di cultura con noi; nel profondo continuiamo a non condividere il provvedimento che voi avete portato in aula.
Non lo condividiamo nel metodo, non lo condividiamo nel merito, e ci auguriamo che il passaggio al Senato, dopo le modifiche, possa trovare l'opposizione unita nell'impedire la sua approvazione, e se magari lei, Ministro, sarà così lungimirante nel ritirare questo provvedimento che ha visto un percorso così difficile per avviare una fase nuova di discussione, condivisa anche con le opposizioni, anche con la disponibilità dell'Italia dei Valori, attraverso un disegno di legge ordinario, attraverso una legge quadro all'interno della quale inseriamo tutto quello che rappresenta un'offerta culturale. L'abbiamo già sperimentato nella nostra Commissione, credo che ne sia un vanto la legge sullo spettacolo dal vivo che ha trovato l'intesa di tutte le forze politiche.
Credo che questo boato sia probabilmente dovuto alla rimonta della nostra Italia e ci auguriamo che sia un segnale positivo per il Paese e per il destino di questo disegno di legge. Concludo dicendo che noi voteremo contro questo provvedimento perché lo riteniamo incostituzionale, sbagliato nell'utilizzo della decretazione d'urgenza, e perché riteniamo la delegificazione uno strumento che sottrae al Parlamento la possibilità di confronto.
Riteniamo questo provvedimento sbagliato nel merito, perché non affronta i nodi cruciali dell'offerta culturale del Paese; è solamente un provvedimento economico che toglie risorse al mondo della cultura e al mondo delle fondazioni lirico-sinfoniche. Interviene sui lavoratori, scarica sul mondo del lavoro e sui lavoratori attraverso il blocco delle assunzioni, attraverso il blocco del turnover, attraverso una riduzione di fondi alle fondazioni lirico-sinfoniche che avranno sempre maggiori difficoltà.
Ecco perché l'Italia dei Valori oggi ha già ritenuto giusto che tanti cittadini, migliaia di cittadini, abbiano potuto seguire in queste ore nella notte di oggi, ma anche nella giornata odierna, attraverso la diretta streaming dei nostri siti, attraverso il digitale, il dibattito parlamentare che, sottosegretario, non è stato sterile. Abbiamo certamente utilizzato gli strumenti che questo Parlamento ci mette a disposizione, tra cui l'ostruzionismo, ma abbiamo sempre cercato di entrare nel merito degli emendamenti, nel merito del provvedimento per cercare sempre di trovare risposte e soluzioni.
Concludendo, noi ci auguriamo che questo provvedimento, che pure voi oggi approverete, giunto la prossima settimana al Senato possa impattare contro un muro, decadere e aprire una fase nuova per il mondo della cultura nel nostro Paese ascoltando quello che sta accadendo fuori da questo Palazzo, nei teatri, nel mondo dello spettacolo tra i lavoratori e le maestranze (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Pag. 357

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, onorevole Ministri, sottosegretari, colleghi, sono molto contenta questa sera perché devo dire che le 37 ore di seduta fiume continuative che ci hanno visti qui da ieri mattina a questa sera hanno realizzato un grande successo; un successo che è stato contrario a quanto forse avevano auspicato coloro che credevano di realizzare qualcos'altro, magari uno sfiancamento dei deputati o che pensavano di sfrangiare la forza, la resistenza dei parlamentari, ma in questo non ci sono riusciti.
Sono riusciti, invece, in un altro grande progetto, a loro insaputa e senza la loro volontà: il grande progetto di avere ricompattato, se ve ne era bisogno, la maggioranza. Devo dire che come maggioranza, intendo appunto (Applausi)... Signor Presidente, porto anche fortuna: abbiamo fatto un goal!

PRESIDENTE. Per la verità, quello precedente è stato fatto quando sono arrivato io!

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, allora, ci dividiamo il merito!

PRESIDENTE. Prego, onorevole Goisis, vada avanti.

PAOLA GOISIS. Come dicevo, sono molto soddisfatta di questo: si è ricompattata la maggioranza, siamo riusciti a dare una prova di forza e di resistenza, e chiunque avesse creduto di indebolirci è stato sconfitto. Questa è già una vittoria grandissima, di cui dobbiamo tenere conto non solo noi, ma anche gli altri, i nostri alleati ed anche le opposizioni.
Inoltre, devo riconoscere che in Commissione è stato fatto un buon lavoro; abbiamo lavorato anche con le opposizioni e siamo riusciti ad ottenere dei risultati. I più importanti sono legati alla tutela dei lavoratori: anche se non si è potuto accogliere tutte le richieste, determinati interessi sono stati riconosciuti e salvaguardati, ad esempio, la salvaguardia dei diritti dei lavoratori e, in modo particolare, dei diritti acquisiti. Molto importante è aver assegnato e riconosciuto la responsabilità dei sovrintendenti, i quali non ricoprono questo ruolo soltanto per la conduzione, per il prestigio o per il compenso, ma hanno una responsabilità in solido in ordine al bilancio e a tutte le loro attività. A mio avviso, un altro grande risultato è stata l'eliminazione del tetto ai cachet degli artisti.
Vi sarebbero molte cose da dire, tuttavia, a me è sufficiente ricordare che il provvedimento in oggetto, che è stato tanto vituperato, in realtà, ha dato delle risposte ed è nato, proprio per darle. Le fondazioni lirico-sinfoniche, che sono nate come soggetti di diritto privato proprio per dare loro più forza e più energia, in realtà, hanno dimostrato, in questi anni, di non essere state in grado di rispondere a questo progetto. Pertanto, ben venga l'operato del Ministro che, con questo provvedimento ha voluto fornire delle soluzioni ai problemi che le fondazioni musicali e liriche di diritto privato portavano con sé.
Vorrei ricordare velocemente le perdite enormi che hanno portato tali fondazioni (pari a 200 milioni di euro), gli interessi passivi (pari a 9 milioni e mezzo di euro), le spese per il personale (anche se è chiaro che il personale deve essere retribuito), i debiti accumulati (per 300 milioni di euro), ai quali il Ministro ed il Governo si sono interessati, garantendo di appianarli.
Se queste non sono responsabilità, non so quali debbano essere. Pertanto, credo che sia necessario riconoscere al Ministro, al sottosegretario e a tutto il Governo questo grande impegno che hanno assunto. Inoltre, è necessario riconoscere che non è vero che, operando attraverso la decretazione d'urgenza si agisce in modo negativo, perché oggi - questa sera - portiamo a casa un risultato che, se non vi fosse stata la decretazione d'urgenza, probabilmente, non saremmo riusciti a realizzare.
Pertanto, è per questo che la Lega Nord, in modo molto convinto, esprime il Pag. 358proprio orientamento positivo, a coronamento anche di tutto il lavoro che è stato svolto. Quindi, vorrei ringraziare e complimentarmi ancora con il Ministro, con il Governo, con il sottosegretario qui presente e con tutti i colleghi che hanno lavorato con noi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, permettetemi innanzitutto dopo queste lunghe ore, non sempre utili, io ritengo, di ringraziare davvero tantissimo le deputate e i deputati del Partito Democratico che si sono appassionati, hanno studiato, hanno voluto intervenire, erano pronti nel dibattito generale e sarebbero stati pronti, in caso di fiducia, a fare l'opposizione più ferma al voto di fiducia. Grazie colleghe e colleghi, questo significa che la cultura ha uno spazio e una possibilità di affermazione come uno dei temi principali dell'agenda politica.
Certamente la politica è una cosa difficile, è un'arte assai difficile, richiede fatica, richiede responsabilità e richiede una certa tenacia ma richiede anche la capacità di scendere nell'arena delle scelte, di riuscire a capire dove si può modificare un provvedimento e se si può modificare un provvedimento. Se noi avessimo avuto davanti solo ed esclusivamente la fiducia come soluzione, noi oggi ci troveremmo probabilmente a discutere di ordini del giorno o di emendamenti, e senza poter portare a casa nulla di positivo per i lavoratori e per, la cosa più importante, la vita delle fondazioni lirico-sinfoniche, dei lavoratori e delle lavoratrici che sono certamente le maestranze artistiche, che sono certamente le maestranze tecniche, ma sono anche quelle amministrative. Un teatro non è fatto solo dai muri e dalle produzioni, è fatto dalle persone che ci lavorano con competenza e con passione; quelle persone che non stanno solo, in questi giorni, cercando di salvaguardare il proprio posto di lavoro ma sono persone che attraverso le loro lotte cercano di salvaguardare un'idea di cultura come bene comune.
La responsabilità del Partito Democratico sta in capo a questa capacità: di avere evitato il voto di fiducia, di essere riusciti a modificare il provvedimento e di votare contro questo provvedimento e le due cose non sono in contraddizione. Non sono in contraddizione perché la scelta seria è quella di riuscire a coniugare la responsabilità delle scelte con le scelte strategiche su cui noi non conveniamo assolutamente, signor Ministro, lei lo sa, ne abbiamo parlato molte volte e quindi penso di poter essere molto chiara e sincera con lei come lei del resto... pregherei per cortesia di non disturbare il Governo, se fosse possibile, altrimenti non vado avanti...

PRESIDENTE. Onorevole Milanese, per cortesia. Prego, onorevole De Biasi.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. La ringrazio, perché siamo tutti molto stanchi e vorrei che mantenessimo quel tratto di stile tra di noi che abbiamo cercato di tenere fino ad ora e spero anche nel futuro.

PRESIDENTE. Non ha neanche delle belle spalle tra l'altro. Prego, può continuare.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Siamo abituati, Presidente, siamo donne e uomini rudi vivendo in questo Parlamento oramai. Il nostro tipo di opposizione nasce dall'idea e dal senso delle istituzioni e in un clima di antipolitica crescente; io sono orgogliosa che il Partito Democratico abbia scelto la strada di emendare e poi di dire no (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Dico ciò perché questa non è un'Aula di propaganda, ma è la più prestigiosa istituzione della nostra Repubblica e se lo ricordino quelli che pensano che fare opposizione sia solo ed esclusivamente parlare a ripetizione senza entrare mai nel merito dei problemi (Applausi)! Pag. 359
Noi abbiamo a cuore e profondamente il bene della cultura di questo Paese e siamo consapevoli che non è un bene che appartiene solo a noi; non è un valore che appartiene solo a noi, ed io mi auguro che sempre di più cresca l'attenzione nei confronti della cultura.
Devo però adesso entrare nel merito del perché, signor Ministro, non ci siamo proprio sulla cultura; io non condivido e noi non condividiamo le scelte che lei sta compiendo, per ragioni di merito molto profonde e che sono ragioni non indifferenti.
Il bilancio del Ministero per i beni e le attività culturali rappresenta lo 0,3 per cento del prodotto interno lordo nazionale, in altri Paesi si attesta all'1-1,5 per cento. L'Italia da sola possiede il 52 per cento del patrimonio artistico mondiale, secondo i dati UNESCO. La coperta è corta. Mi rendo conto del problema e non voglio una guerra tra poveri, però, signor Ministro, non si può trattare la cultura, che è la linfa vitale di una nazione, come se fosse un qualunque oggetto di mercato da scambiare.
La cultura è la parte più importante, che consente la crescita del Paese: per ogni euro speso in cultura, ne ritornano sette; dal punto di vista economico, è un vantaggio inestimabile per un Paese l'essere messo nelle condizioni in cui si trova il nostro Paese. Per quale motivo, dunque, deprimere e non investire di più in cultura?
Signor Ministro, quando lei ha presentato il decreto-legge, le abbiamo chiesto sinceramente di lasciarci fare prima una legge sullo spettacolo, dal vivo, per mettere a posto il quadro generale, con una legge condivisa, e solamente dopo di realizzare la riforma delle fondazioni, non attraverso un decreto legislativo, ma attraverso una legge a cui tutto il Parlamento potesse contribuire.
Di fatto è stato così, ma fuori tempo massimo ed è un peccato, perché in questo decreto-legge vi sono cambiamenti ragionevoli e importanti, ma vi sono altresì aspetti molto negativi: la delega che il Governo assume e si sostanzia nella delegificazione - non si è voluto infatti presentare un disegno di legge - che significa dubbia costituzionalità, ma anche abolire una legge che invece va attuata, ovvero il decreto legislativo n. 367 del 1996, che finalmente afferma che anche i privati devono contribuire alla cultura, perché i soldi pubblici non bastano.
Quale altra responsabilità dobbiamo avere tutti noi se non questa? Signor Ministro, Lei nella parte ordinamentale del provvedimento fa dei pasticci inimmaginabili, che renderanno molto difficile l'applicazione del provvedimento medesimo. Mi auguro fino in fondo che avremo la facoltà di modificare e superare tale provvedimento con altre leggi.
Tutto questo però avviene in un quadro di tagli e il taglio più pesante e grave è quello al Fondo unico per lo spettacolo. Le fondazioni liriche sono una delle linfe vitali dello spettacolo, ma non l'unica. Oggi i 400 milioni del Fondo unico per lo spettacolo sono davvero troppo pochi: noi ci batteremo nella manovra finanziaria perché aumentino e vorremmo condurre questa battaglia con tutto il Parlamento.
Le devo ora dire sinceramente, in conclusione di questa dichiarazione di voto, che vi sono altri due motivi che ci portano a votare contro: il primo è l'amore per la lirica, che è un'arte popolare e lo ripeto proprio al Ministro Brunetta che in una sua dichiarazione al Corriere della Sera ha detto che la lirica è una roba per vecchi ricchi con il pannolone. Vorrei allora ricordare al Ministro Brunetta e a tutti che la lirica è un genere davvero popolare.
Come raccontano i contadini del mantovano, che un tempo andavano all'Arena di Verona a vedere Aida con il fiasco di vino e il formaggio - così andavano le cose - una volta durante la rappresentazione dell'Aida cadde il cigno e vi fu un urlo dei contadini: il cigno andò in oca. Non andate in oca anche voi! Cercate di amare la lirica e non consideratela cosa per pochi, perché sono quelle arie che hanno accompagnato tutta la nostra vita. La seconda e ultima ragione si chiama dignità.
Parlo di dignità, signor Ministro, e nel mio cuore ho l'incontro con il primo Pag. 360clarinetto di una grande fondazione del nostro Paese. Ho incontrato tutti gli orchestrali ed è stato un incontro davvero magico per me, perché - dovete sapere - mi sono incontrata con i lavoratori.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Sto per concludere. Non parlo, dunque, per sentito dire, come altri.
Questo primo clarinetto mi ha detto: «Vede, onorevole, non è solo un problema di reddito, ma di dignità. Ho studiato tutta la vita, mi sono perfezionato, sono andato all'estero, ora sono il primo clarinetto e prendo uno stipendio davvero molto piccolo. Vorrei che fosse riconosciuta la mia dignità».
Cerchiamo di riconoscere la dignità dell'arte in quest'Aula, ma, grazie a questo decreto-legge, in quest'Aula, questa dignità non è completamente affermata, ed è per questo che noi voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, signor sottosegretario, non è facile concludere questa lunga «maratona», questo appassionato dibattito, questo confronto aspro, ma estremamente costruttivo, nel clima che mi circonda (lo dico tra il serio e il faceto): un po' la delusione per questa sconfitta della nostra nazionale, ma anche la grande stanchezza, perché è stato un percorso lungo, lo ripeto, una lunga «maratona».
In questo senso, devo dire che la prima questione che voglio porre, e sarà anche l'ultima, è un sincero ringraziamento al Governo. Infatti, l'Esecutivo ha dimostrato che si può rompere più di uno stereotipo attraverso un comportamento, prima di scendere nel merito; è una grande vittoria, quindi, nel metodo, ma anche nel merito.
Vi è stato per tanto tempo uno stereotipo di un Governo assente e prepotente: prepotente perché, per certi versi, ricorreva con facilità allo strumento della fiducia, assente perché, nei grandi dibattiti, che comunque si manifestavano all'interno dell'Aula parlamentare, il Governo, anche fisicamente, non dava il segno dell'attenzione, dell'interesse e dell'interlocuzione con le forze parlamentari.
Ebbene, oggi abbiamo cancellato, con questa durissima «maratona» parlamentare, entrambi gli stereotipi: un Governo presente, in maniera, oserei dire, «stacanovista», nelle persone del Ministro Bondi e del sottosegretario Giro. Devo poi ricordare due presenze che sono state con noi per tutto il percorso, e cioè la collega Martini e la collega Laura Ravetto, alle quali va il nostro ringraziamento, perché hanno seguito con grande attenzione, sempre insieme a voi, questo percorso (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Vi è stata anche una presenza costante di questa «strana» Commissione - prima ascoltavo la collega De Biasi - che è la VII Commissione. Sono convinto che anche voi, Ministro Bondi e sottosegretario Giro, siete convinti della mia stessa tesi: soltanto chi si occupa di questioni culturali può creare le condizioni di vero dialogo, di vero ponte culturale e di vera capacità di sintesi.
Questo è avvenuto con un provvedimento - qui entro nel merito - che ha cercato di disegnare un quadro, senza intaccare le competenze della Commissione e del Parlamento, cosa altrettanto importante, perché come primo atto e primo impegno da parte sua vi sono state due questioni.
La prima è quella di voler portare le questioni maggiormente specifiche nell'ambito delle politiche culturali, in particolar modo delle politiche dello spettacolo, alla questione legata alla norma quadro che è in sessione legislativa presso la VII Commissione. Grazie alla collega Carlucci, alla collega De Biasi e a tutti gli altri colleghi che la stanno seguendo, essa ci può portare ad affrontare alcuni nodi, che Pag. 361sono il cuore delle polemiche, spesso strumentali, che hanno attraversato questo dibattito (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Infatti, si è parlato di tagli e non ce ne sono stati: non vi è un taglio all'interno di questo decreto-legge - va detto in maniera forte e chiara - ma si è cercato di regolamentare una questione di enorme complessità. È vero, cara onorevole De Biasi, che la lirica è un genere estremamente popolare, ma è anche vero che nelle sue produzioni, e spesso non per colpa dei primi ballerini, del primo violino o delle maestranze, ma per colpa anche di qualche sovrintendente o di qualche stella, ha dei costi straordinariamente elevati rispetto ai profitti.
Ma quello che lei ha voluto dire a questo Parlamento è se un tema così alto può essere affrontato con una logica che tende alla privatizzazione dei profitti e al totale passaggio delle perdite sulle spalle dello Stato.
Questo è il tema del decreto-legge, cioè come affrontare il nodo di un'attività che ha portato soltanto un 7 per cento, nonostante una trasformazione teorica nel 1996 in fondazioni private, di copertura privata ed un 12 per cento di ricavo dai biglietti, mentre tutto il resto viene coperto dallo Stato andando ad aggredire quasi per il 50 per cento il Fondo unico spettacolo (FUS), condizionando quindi pesantemente le straordinarie questioni legate alle attività culturali di questa straordinaria nazione che è l'Italia (il cinema, l'archeologia, la ricerca, la storiografia, il paesaggio).
Di fronte a tutto questo lei e noi - e concludo - abbiamo voluto creare una condizione di assoluta serietà ed abbiamo - e qui vengo ad un fatto più direttamente politico - creato una condizione di grande ruolo e di centralità ritrovata del Parlamento. Vi è stata anche una grande questione che ha attraversato questo percorso molto complesso.
Ricordo infine due questioni (Commenti di deputati del gruppo del Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego.

BENEDETTO FABIO GRANATA. So che qualcuno di voi ha vissuto questo percorso saltuariamente, ma noi che lo abbiamo vissuto per circa 48 ore di seguito vogliamo anche ragionare con chi è stato per noi un interlocutore parlando di questioni che sono importanti in questa nazione, dove non sempre si deve parlare soltanto delle solite questioni.
La prima questione è piccola ma significativa. Hanno seguito i nostri lavori continuamente due colleghi parlamentari (lo voglio dire perché il particolare ci ha colpito tutti), il collega Scapagnini ed il collega Paglia che erano, non certamente per condizioni di spirito ma particolari, probabilmente gli unici a poter essere anche esentati in determinate fasi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Voglio dire un'altra cosa. È bello che vi siano state grandi manifestazioni di protesta rispetto alle questioni che abbiamo affrontato e la vicenda che più ci ha addolorato tutti è stata la dimostrazione de La Scala, che doveva mettere in scena il Faust ed ha scioperato. Ebbene vi è una frase del Faust di Goethe che lei conosce perfettamente: l'eredità dei padri devi riconquistarla se vuoi possederla davvero. Noi in questo Parlamento, con questo passaggio legislativo, abbiamo dato dimostrazione che la cultura in questo Paese è un fattore centrale che può diventare anche uno straordinario fattore di civiltà della politica e del dialogo. Grazie, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare il Ministro Bondi, per un ringraziamento. Ne ha facoltà.

SANDRO BONDI, Ministro per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, chiedo scusa ma quando si fanno i ringraziamenti si dimenticano sempre le persone più care ed io ho dimenticato di ringraziare il presidente del gruppo parlamentare Pag. 362del Popolo della Libertà, l'amico Fabrizio Cicchitto, che è una guida illuminata del nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. La Presidenza, anche a nome del Presidente Bindi e del Presidente Lupi, ringrazia gli uffici e i commessi per la collaborazione in questa difficilissima fase di esame del provvedimento.

(Coordinamento formale - A.C. 3552)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3552)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 3552, già approvato dal Senato, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Caterina, Martinelli, Cesaro, Trappolino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: S. 2150 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 aprile 2010, n. 64, recante disposizioni urgenti in materia di spettacolo e attività culturali» (Approvato dal Senato) (3552):

Presenti e votanti 466
Maggioranza 234
Hanno votato 257
Hanno votato no 209

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

Sull'ordine dei lavori (ore 18,05).

MARIALUISA GNECCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, come sapete molti colleghi del Partito Democratico, sia deputati che senatori, stanno partecipando con il digiuno a staffetta in termini di solidarietà con i lavoratori e le lavoratrici dell'ex Eutelia. In proposito sarei dovuta intervenire ieri: i primi colleghi che hanno partecipato sono gli onorevoli Vico, Damiano e Gatti; il secondo giorno Luisa Bossa e Pina Picierno; ieri Giovanna Melandri ed io, ed oggi Anna Rossomando e Paolo Fontanelli.
Noi ovviamente chiediamo a tutti di sostenere i lavoratori e le lavoratrici dell'ex Eutelia, che sono in presidio davanti a Montecitorio per protestare contro l'immobilismo di questo Governo: si richiede che i tavoli promessi vengano attivati. Noi riteniamo doveroso ricordare le tappe di questa incredibile situazione, che è iniziata a giugno 2009; ed ogni collega che partecipa al digiuno manda un telegramma al Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Silvio Berlusconi, ed al sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, onorevole Gianni Letta, chiedendo in sostanza una data per l'attivazione dei tavoli, e quindi sostenendo la richiesta dei lavoratori Agile, ex Eutelia, per la convocazione immediata dei tavoli alla Presidenza del Consiglio.
Ovviamente, data la giornata particolare e come emergiamo da queste ore di dibattito, chiedo di poter consegnare il mio discorso, perché per noi è importante che le date e le tappe di questo lungo percorso dei lavoratori e delle lavoratrici siano Pag. 363presenti nei resoconto stenografici dell'Assemblea della Camera: questo, secondo noi, è quanto dobbiamo a questi lavoratori e a queste lavoratrici in lotta, che hanno tutta la nostra totale solidarietà.
Signor Presidente, le chiedo quindi che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento e quindi di risparmiarvi il fatto di dovermi ascoltare.

PRESIDENTE. Non è rituale, per la verità, essendo l'intervento sull'ordine dei lavori, però in questa sera di festa possiamo fare un'eccezione: la Presidenza pertanto lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti.

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che le interpellanze urgenti, previste dal calendario dei lavori per questa settimana, secondo le intese intercorse tra i presentatori ed il Governo, sono rinviate ad altra data.
Avverto inoltre, come già preannunciato ai gruppi, che con lettera in data 23 giugno 2010 il presidente della Commissione giustizia ha rappresentato l'esigenza, condivisa all'unanimità, di differire l'esame della proposta di legge n. 1090, recante delega al Governo per la riforma della disciplina delle persone giuridiche e delle associazioni non riconosciute, previsto a partire da lunedì 28 giugno.
Comunico altresì che con la medesima lettera il presidente della Commissione giustizia ha segnalato l'esigenza di approfondire ulteriormente le questioni connesse al testo unificato delle proposte di legge n. 2011 ed abbinate, in materia di tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori, differendone l'esame in Assemblea.
L'esame di tali provvedimenti non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno della prossima settimana.

Annunzio della nomina di un Ministro.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato, in data 22 giugno 2010, la seguente lettera: «Onorevole Presidente, informo la Signoria Vostra che il Presidente della Repubblica, con proprio decreto in data 18 giugno 2010, adottato su mia proposta, ha nominato Ministro senza portafoglio l'onorevole Aldo Brancher, il quale cessa dalla carica di sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Cordialmente, firmato: Silvio Berlusconi».
Auguri, onorevole Brancher (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 28 giugno 2010, alle 15:

1. - Discussione del disegno di legge:
Norme in materia di riconoscimento e sostegno alle comunità giovanili (C. 2505-A).

e dell'abbinata proposta di legge: CATANOSO (C. 1151).
- Relatori: Lorenzin, per la I Commissione; De Nichilo Rizzoli, per la XII Commissione.

2. - Discussione delle mozioni Carlucci, Rivolta, Mura ed altri n. 1-00261, Livia Turco ed altri n. 1-00393 e Binetti ed altri n. 1-00396 sulla prevenzione e cura del carcinoma al seno.

La seduta termina alle 18,10 del 24 giugno 2010.

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TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO ROSA DE PASQUALE IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 3552

ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, tutte le volte che intervengo in quest'aula del confronto democratico, per portare a ravvedimento una maggioranza che pur essendo tale numericamente, non lo è davvero per la mancanza di reale ricerca del bene di noi tutti, ho come l'impressione di non trovarmi più nel paese culla della civiltà occidentale, perché coloro che rappresentano la maggioranza dei cittadini sovrani e che dovrebbero preservare e trovare nuove strade per far crescere questa eredità ricevuta a costo di grandi sacrifici, invece di contrastare le proposte metodologicamente assurde del Governo del fare tagli, sui temi di maggiore significanza, quali quelli che riguardano la cultura, che è quel bagaglio di conoscenze fondamentali che vengono trasmesse di generazione in generazione in un Paese (e torno a rammentarle: l'istruzione, l'università, la ricerca, l'editoria, ora gli enti lirici), questa maggioranza preferisce assomigliare ormai, alle tre scimmiette del santuario di Toshoqu a Nikko in Giappone che «non vedono il male», «non sentono il male» e «non parlano del male», e che pensano in cuor loro, scordandosi del mandato ricevuto dai cittadini, «io, speriamo che me la cavo!» come affermava il titolo di un libro di successo.
Colleghi! Perché davanti a tanta trascuratezza, su temi delicatissimi e determinanti per il nostro paese non avete un sussulto di dignità personale? L'azione è sempre la stessa, il ministro Brunetta prepara la piazza a forza di invettive, screditando e denigrando il mondo della cultura, della scuola, dell'università, dell'editoria: fannulloni, parassiti, sperperoni, troppo costosi eccetera, poi il Ministro Tremonti sancisce il taglio lineare coprendosi dietro alle difficoltà economico-finanziarie di questo tempo (al contrario dei suoi omologhi europei che stanno agendo in maniera diametralmente opposta) e di conseguenza il governo del fare imbraccia il bazooka del decreto-legge e contro ogni principio costituzionale interviene a gamba tesa sulle prerogative parlamentari con norme contrarie in vari punti al dettato costituzionale ed all'impianto normativo generale vigente (vedi in questo caso l'intervento che non tiene conto delle competenze proprie dei contratti di lavoro o della legislazione concorrente tra Stato e regioni in materia nel titolo V della Costituzione, tanto è vero che la regione Toscana, anche in questo caso ha presentato ricorso alla Corte Costituzionale per la ravvisata lesione delle proprie competenze esclusive e/o concorrenti) riducendo e tagliando risorse in modo indiscriminato e lineare, adducendo a giustificazione di ciò che il settore va male e così invece di riformare davvero ed in modo condiviso per migliorare e rendere sempre di più una grande risorsa quei settori strategici per la crescita, lo sviluppo, la solidarietà , la elevazione e la coesione di un Paese, li affossa li insterilisce e li rende inoperanti.
Questa non cultura di Governo non segue neppure la metodologica colturale, perché anche il contadino sa che per ricevere più frutti e migliori da una pianta, non bisogna sforbiciare i rami ma potarli, che vuol dire al tempo stesso rinforzare la pianta togliendo i rami superflui, e per questo occorre conoscere la pianta ed il proprio lavoro.
Invece quanto accade non è altro che un vero e proprio format studiato a tavolino, semplice nella sua consequenzialità di metodo, destabilizzante nelle conseguenze che sta iniziando a determinare, un format forse mediato dalla cultura del nostro Presidente del Consiglio perché così uguale al significato dato, secondo le più consolidate definizioni. Nella grande distribuzione organizzata, il format, è infatti la definizione delle possibili varianti di una tipologia di punto vendita individuato da una precisa metratura.
Colleghi! Siamo alla svendita della nostra cultura e non solo e mi spiegherò! Pag. 365
Sembra che il Governo stia lavorando esclusivamente sulla macchina dello Stato e sulle persone che la fanno funzionare. Questa metodologia governativa convincente come titolo di un libro «format per ridurre gli sprechi», non risulta essere altrettanto efficace nelle varie scelte operate: sia nei contenuti, sia nei modi, sia nei tempi delle manovre messe in campo, per riuscire a raggiungere quanto con tanta enfasi e demagogia il Governo stesso sbandiera ai quattro venti: tagli, diminuzione della spesa pubblica con conseguente migliore funzionamento dell'apparato dello Stato e conseguente semplificazione e razionalizzazione. Annichilite le varie componenti, con la scusa demagogica della diminuzione di spesa che al contrario è aumentata e continua ad aumentare, incapace di un'analisi attenta degli sprechi, il Governo si nasconde dietro una difficile situazione economico-finanziaria che sta vivendo non solo l'Europa, per arrivare a cosa mi chiedo?
Ma qui, carissimi colleghi ed egregi ministri, avete sbagliato prodotto, la cultura è come le corde rotte del violino di Paganini, il quale ad ogni corda che si rompeva, riusciva a tirare fuori, con le corde rimanenti del suo violino, delle musiche nuove ed indescrivibili per fantasia e bellezza, Paganini, un nostro concittadino italiano.
Così è la cultura, voi la tagliate e questo vi sarà storicamente ascritto, ma la cultura risorgerà condannandovi perché non si taglia lo spirito di un Paese, non si taglia il vero bene prezioso del nostro Paese. Tutti i più accreditati osservatori internazionali vedono un futuro di crescita per quelle nazioni che avranno investito nell'economia della conoscenza. Noi italiani che da sempre, unitamente alla nostra terra italiana, nonostante le numerose differenze che arricchiscono questo nostro Paese, veniamo riconosciuti come culla di cultura, culla di civiltà, noi avremmo una missione storica in questo mondo tecnologicamente globalizzato ma che manca di valori, che manca di «sensibilità», di equilibrio, noi stiamo depauperando questo patrimonio, perché come ebbe a dire Emmanuel Mounier: «Quando gli uomini smettono di sognare cattedrali, non sanno costruire più nemmeno soffitte decenti». Ora, carissimi colleghi, questa capacità, questo patrimonio, questa missione è in dote alla cultura, è in dote al nostro patrimonio artistico letterario, alla nostra musica, alla nostra danza, al nostro canto, è in dote al nostro patrimonio di ricerca, di formazione primaria, secondaria ed universitaria, queste sono le nostre vere armi, non i 131 aerei F35 che ci costeranno 14 miliardi di euro da qui al 2026.
Tra l'altro il nostro paese che, come scritto nella Costituzione, «ripudia la guerra», le uniche missioni che potrà effettuare saranno quelle di peacekeeping dove fondamentali sono le potenzialità insite nella persona umana e dove risulta totalmente inutile, oltre che contraria al dettato costituzionale, la presenza di cacciabombardieri: quante contraddizioni.
Tutto ciò premesso, colleghi, ora mi accingo ad entrare nell'argomento specifico del dibattito odierno, con il principale scopo di dare testimonianza, vista la notevole distanza in termini di voti tra noi e voi, di una continuità di ricerca e di sforzo di miglioramento, di attenta analisi, di tentativo di dialogo costruttivo funzionale intorno a quanto sopra riportato per il bene di questa nostra Nazione tutta e per dare voce a quelle migliaia di persone che voi continuate a considerare come dei numeri, invece che cittadini sovrani e potenzialità insostituibili che non vengono considerate, anzi tagliate. Con questo decreto-legge il Governo mentre già da un anno taglieggia il FUS ora dà il colpo finale scippando il Parlamento e gli enti locali delle loro prerogative in materia di cultura (enti lirici) di fatto scippando il Paese di una fondamentale ricchezza culturale che rappresenta l'anima italiana, come sopra detto.
Infatti il Consiglio dei ministri, bypassando il Parlamento, di fatto esautorandolo, ha approvato il decreto-legge, ora all'esame di questa Camera dei deputati, recante disposizioni urgenti in materia di spettacolo e attività culturali, da molti spacciato come riforma delle fondazioni Pag. 366lirico-sinfoniche ma che, in realtà, dispone solo tagli delle spese nel comparto del personale: quest'ultimo additato quale colpevole principale del grave dissesto finanziario in cui si dibattono molte delle medesime fondazioni.
Anzitutto, risulta impropria e discutibile sul piano della legittimità la scelta di ricorrere al decreto-legge governativo in presenza di una problematica di tale importanza ed, inoltre, non si riscontra, nel provvedimento emanato, l'urgenza e la straordinarietà previste dalla Costituzione.
La crisi finanziaria che investe il settore delle fondazioni lirico-sinfoniche (settore tra i più importanti nella vita culturale del Paese) avrebbe dovuto vedere la condivisione delle problematiche e la ricerca di soluzioni finalizzate al riequilibrio del comparto attraverso il coinvolgimento del mondo della cultura, delle parti sociali e dell'intera rappresentanza politica italiana.
Dopo anni e anni di discussioni, il Governo ha preferito, invece, optare, con superficialità, per l'emanazione di un testo dalle idee confuse, quasi un guazzabuglio che, nel suo articolato, mescola varie problematiche neanche connesse tra di loro (scritto male, con errori e sfondoni giuridici).
Nel mese di marzo 2009 era stata votata all'unanimità una risoluzione in Commissione VII del Senato, con parere favorevole anche del Governo, che deliberava di provvedere al riordino delle fondazioni lirico-sinfoniche tramite una legge di sistema che rideterminasse tutto l'impianto del settore, accorpamenti e cooperazione tra le fondazioni, prevedesse agevolazioni fiscali per i privati che avessero deciso di investire nelle fondazioni lirico-sinfoniche.
Il Governo invece ha scelto di procedere con un decreto-legge dopo più di un anno dalla stesura della risoluzione in VII Commissione del Senato conferendo una delega al Ministro Bondi per stilare entro diciotto mesi dall'entrata in vigore del decreto un regolamento che ridisegni l'assetto delle fondazioni lirico-sinfoniche.
Così quindici mesi sono trascorsi da quando la risoluzione è stata varata in Senato, altri diciotto mesi sono stabiliti nel presente decreto per redigere il regolamento, ma davvero siamo convinti che in quasi tre anni il Parlamento non avrebbe potuto varare una riforma condivisa sugli enti lirici quando è già pronto il testo unico sullo spettacolo che in modo bipartisan i membri della Commissione VII della Camera stanno per licenziare e portare in aula?
Ed invece no, il Governo dell'imperio ha deciso di conferirsi una delega, perché qui di delega si tratta, non di delegificazione visto che gli estremi normativi in questo senso non ci sono.
Ma una delega, ai sensi della nostra Carta costituzionale, non può essere conferita con un decreto-legge ed invece il Governo ancora una volta, come per l'istruzione, l'università, la ricerca, l'editoria, lede il dettato costituzionale e si autodelega.
Così il Ministro emanerà, forse, tra un anno e mezzo, un regolamento e le Commissioni VII di Camera e Senato saranno chiamate a dare un parere obbligatorio ma non vincolante, parere che come negli altri casi sopracitati sarà per il Ministro solo carta straccia.
Tutto ciò risulterà ancora più grave se il Governo deciderà di porre, sul decreto-legge in esame, la questione di fiducia dato che il rallentamento subito al Senato, dove il decreto è rimasto più di sei settimane, è dovuto alla scelta governativa di calendarizzare in aula il disegno di legge governativo sulle intercettazioni prima del decreto urgente di cui stiamo discutendo, non consentendo così ora alla camera un esame più disteso e proficuo della normativa sulle fondazioni lirico-sinfoniche.
Dal testo del decreto sembra, inoltre, emergere una sorta di ripicca, ben orchestrata, nei confronti dei lavoratori delle fondazioni lirico-sinfoniche che, invece, di essere considerati la forza primaria della produzione delle medesime, vengono, a questo punto, accusati di essere l'unico reale problema del dissesto in cui versano molte delle stesse fondazioni. Nessuna soluzione Pag. 367o agevolazione fiscale, che pure il Ministro Bondi avrebbe ritenuta utilissima, viene, infatti, proposta nel testo del decreto per prevedere provvedimenti che consentano di acquisire partecipazione e nuovi apporti di capitali da parte dei privati (come d'altro canto il PD ha proposto in un emendamento dotato di relativa copertura finanziaria, ma bocciato al Senato).
Solo un disegno per devastare il patrimonio dei valori intangibili presenti nel personale dei nostri Teatri d'Opera, valori che sono di rilevanza sociale in questo secolo maggiormente che nel passato.
Sicuramente, l'obiettivo, da tempo dichiarato dal Ministro proponente, consistente nella razionalizzazione dell'organizzazione e del buon funzionamento delle fondazioni liriche e nell'incentivazione all'apporto di capitali privati ed invece, contrariamente a ciò il Ministro sta statalizzando tutto e creando una vera contrapposizione e contraddizione fra volontà di far crescere il privato e nel contempo limitarlo con un sacco di orpelli statali, di fatto impedendo una effettiva liberalizzazione del settore nel libero mercato.
Diversamente, con chiarezza, il decreto legislativo n. 367 del 1996, che dispose l'allora trasformazione degli enti che operavano nel settore musicale in fondazioni di diritto privato, all'articolo 4 (Personalità giuridica delle fondazioni e norme applicabili), si esprime: «Le fondazioni di cui all'articolo 1 hanno personalità giuridica di diritto privato e sono disciplinate, per quanto non espressamente previsto dal presente decreto, dal codice civile e dalle disposizioni di attuazione del medesimo». La circostanza della contribuzione a larga parte pubblica (esistente anche allora) non sembra, dunque, bastevole per potere inserire le fondazioni lirico-sinfoniche nell'alveo degli organismi di diritto pubblico in quanto in dissenso con l'articolato del decreto legislativo n. 367 del 1996, tra l'altro, mai abrogato. Questo decreto-legge invece, come sopra detto, pasticcia tutto e in ogni articolo, intreccia in modo anomalo e non chiaro interventi e compiti statali, pubblici e privati.
Ed in questo senso il Ministro fa approvare una normativa, emanata con procedura d'urgenza, che penalizza solamente i lavoratori cancellando d'un colpo la contrattazione decentrata, e prevedendo la contrattazione collettiva nazionale con l'ARAN, bloccando le assunzioni anche in presenza di necessità di turnover, mortificando la professionalità di chi lavora nelle fondazioni, mettendo a repentaglio centinaia di posti di lavoro, chiudendo le porte lavorative dei teatri alle migliaia di diplomati dei Conservatori e delle Accademie, distruggendo la stabilità degli organici, introducendo prepotentemente il precariato, prendendo a schiaffi l'autonomia sindacale, mettendo mano alla contrattazione tra le parti, ribaltando le tutele previdenziali dei danzatori senza prevedere provvedimenti per il rilancio della danza il cui futuro nelle fondazioni lirico-sinfoniche viene in tal modo messo a rischio di fatto precarizzando i lavoratori ed il lavoro nelle fondazioni lirico-sinfoniche.
In particolare con il blocco delle assunzioni a tempo indeterminato e delle indizioni di procedure concorsuali per tale scopo, ritenute prive, tra l'altro, di efficacia ancorché in corso di espletamento, si rende impossibile, sino al 2012, la copertura dei posti vacanti, soprattutto quelle indispensabili nei corpi artistici delle fondazioni, con lo scopo di risparmiare sul costo, in particolare, del personale artistico che, comunque, è indispensabile per la produzione e, nello stesso tempo, con la conseguenza di aumentare il livello di precariato in questo campo.
Inoltre il comma 5-bis dell'articolo 3 introdotto al Senato prevede un semisblocco del blocco del turnover per le fondazioni che abbiano conseguito un pareggio di bilancio nei tre esercizi precedenti la data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto stesso e che presentino un rapporto percentuale tra i ricavi delle vendite e prestazioni e l'ammontare del contributo statale non inferiore al 40 per cento nell'ultimo bilancio approvato, e che potranno effettuare assunzioni a tempo indeterminato Pag. 368nei limiti della pianta organica approvata. Di contro le prestazioni occasionali d'opera professionale a tempo determinato non potranno essere sottoscritte se non nel limite del 15 per cento dell'organico approvato.
Noi riteniamo che la norma sopra esposta non sia corretta, penalizzi moltissimo tutte le fondazioni lirico-sinfoniche e sia stata scritta ad hoc solo per una forte fondazione presente nel nord del paese che non può certo competere per ricchezza e proporzione numerica dei cittadini incidenti sul territorio di appartenenza, con le altre fondazioni. Pertanto pensiamo che sia più giusto, al fine di garantire la possibilità di assunzioni, andare ad introdurre un parametro percentuale molto contenuto di debito rispetto al patrimonio complessivo della fondazione. Così si eviterebbe il capestro delle tre annualità e si darebbe più respiro a quelle fondazioni che occasionalmente possono trovarsi in situazioni di difficoltà ma poi con un virtuoso piano di investimenti e di lavoro posso riuscire a rientrare (anche in questo senso il Pd aveva proposto un emendamento respinto al Senato dal Governo e dalla maggioranza). Certo impedire di assumere e quindi tagliare sulla qualità degli spettacoli non aiuta certo a far quadrare i bilanci.
Per fare un esempio dell'impatto che le norme di cui agli articoli 2 e 3 del decreto in parola avranno sulla qualità delle prestazioni artistiche degli enti lirici e sinfonici vi leggo cosa mi ha scritto un musicista dipendente del Teatro del maggio di Firenze: «Ti scrivo per tua conoscenza qualche dato, cosicché tu sappia a cosa il Teatro fiorentino andrà incontro se passerà il decreto. In un primo momento il decreto andrebbe a colpire maggiormente ed in maniera letale, i complessi artistici più di quelli dell'area tecnico-amministrativa, perché già in sofferenza da tempo.
L'organico dell'orchestra è oggi a -16 (tra cui ci sono 2 primi flauti, 1 prima tromba, tutta la sezione delle percussioni, 1 seconda viola, posti cioè assolutamente fondamentali e strategici per qualsiasi programmazione, anche la più scarsa) il coro a -14, il ballo a -13 rispetto agli organici funzionali approvati dal Ministero. Nell'orchestra, ad esempio, abbiamo dei vincitori di concorso (2 primi flauti, 3 violinisti, 1 percussionista, 1 contrabbassista) che da due anni aspettano di essere assunti. Hanno vinto un concorso internazionale con in commissione Zubin Mehta!!! Cosa avrebbero dovuto fare di più?
Se passa il decreto questa gente non verrà assunta, anzi, forse non verrà più nemmeno chiamata per non far loro acquisire diritti, e succede che, siccome sono molto bravi, andranno, come hanno già fatto diversi altri negli ultimi due anni, all'estero. Come possiamo fare a garantire la qualità dei nostri complessi artistici se non si assumerà e non si faranno più concorsi fino al 2011? Così non possiamo competere con gli altri teatri europei: lì c'è uno stipendio decisamente più alto ed il posto stabile! E questo è il Paese che ha dato i natali all'Opera, precisamente a Firenze alla fine del '500 con la Camerata de' Bardi! Si capisce, quindi, che quello che Bondi indica come secondo fine del presente decreto, nella sua prima frase della «Relazione illustrativa» è assolutamente falso. Come fai a parlare di implementare qualità e produttività se non ti preoccupi della cosa più preziosa che un Teatro può possedere, i grandi talenti?! Non posso non dirti due parole sul ballo: se entra in vigore il decreto il nostro Corpo di ballo, (unica realtà istituzionale di danza rimasta oggi in Toscana!) si troverà con 12 ballerini stabili su 43 ed anche non più giovanissimi. Il che non sarebbe una tragedia se si potessero rimpiazzare facendo dei concorsi, ma se non si assume e non si fanno concorsi fino al 2012 il Corpo di ballo chiuderà, semplicemente, e renderà ancora più povero il nostro territorio».
Provvedimenti di tale entità dirompenti su materie condizionanti la vita lavorativa presente e futura delle migliaia di lavoratori dei teatri lirico-sinfonici italiani non potevano, in ogni caso, scaturire da un decreto-legge governativo bensì avrebbero avuto bisogno di un approfondimento, di Pag. 369un coinvolgimento e di un confronto più ampio con le parti sociali, culturali e politiche del Paese.
Investimento sulla cultura significa anche stimolare la crescita lavorativa di un comparto altamente specialistico come è quello delle fondazioni lirico-sinfoniche, favorire lo sviluppo e la tenuta del settore, sostenere e valorizzare il sapere e la capacità dei giovani artisti del futuro. Limitare le opportunità occupazionali in questo settore, invece, condurrà inesorabilmente all'annullamento della forza del teatro e della musica dal vivo, che, come memoria storica e creativa, ha sempre recitato una parte importantissima nello sviluppo della cultura del Paese e tale scelta porterà, alla scomparsa di una tradizione pluricentenaria che ha visto la nostra Nazione primeggiare in questo campo. È schizofrenico, davvero contraddittorio ed in netta controtendenza che questo stesso Governo abbia istituito i nuovi licei musicali, ed ora ponga in essere la politica di togliere il futuro ai giovani musicisti qualificati che si affacciano al mondo del lavoro creando di fatto dei disoccupati. Così vince la paura e non la ricerca di crescita e di dare nuovi orizzonti alla musica e all'arte.
Nel resto d'Europa i lavoratori in questo campo li assumono a tempo indeterminato, privilegiando qualità su quantità, da noi precarizziamo, per il resto d'Europa gli investimenti in istruzione cultura e ricerca hanno una funzione anticiclica e noi di contro disinvestiamo in questi settori quando già siamo fra i paesi che meno investono per la cultura (questo lo ha confermato anche il Ministro Bondi in audizione presso la VII Commissione della Camera).
Nei fatti però il presente decreto nelle finalità è del tutto leggibile con l'abrogazione in buona parte della legga n. 800 (che intende favorire la formazione culturale e sociale della collettività nazionale) si snatura la funzione istituzionale-culturale-identitario/pedagogica delle fondazioni sul territorio (si elimina la caratterizzazione delle capacità produttive nazionali).
Inoltre i criteri stabiliti nell'articolo 1 del presente decreto ai fine della delega conferita al Governo per la stesura dei regolamenti sono contraddittori, non chiari e a volte scritti in modo incomprensibile e determinano la possibilità di verificarsi di situazioni discriminatorie come ad esempio nel caso del combinato disposto tra l'articolo 1, comma 1, lettera a) e l'articolo 8, comma 1, che potrebbe determinare, in sede di riordino del settore lirico-sinfonico, l'esclusione di alcune prestigiose fondazioni, che pur essendo considerate un'eccellenza per la propria produzione non rientrano in alcun fumoso e generico parametro stabilito nell'articolo 1 del decreto (un esempio di questa eventualità potrebbe essere il teatro del maggio musicale fiorentino al quale il Mibac ha assegnato il massimo nel parametro della qualità per la ripartizione del FUS; inoltre il maggio fiorentino è il più antico festival italiano ed uno dei più importanti a livello internazionale, anche se non può raccogliere mai tanti contributi privati come la Scala, perché il tessuto industriale toscano non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello lombardo). Tutto questo noi non possiamo né accettarlo né permetterlo.
Come già affermato non possiamo accettare tutto l'articolo 3 e qui in particolare vorrei far riferimento al comma 4 il quale prevede che il trattamento economico aggiuntivo connesso al contratto integrativo aziendale verrà ridotto del 25 per cento dopo due anni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto fino alla stipula del nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro con l'intento di stimolarne una sollecita definizione. Gravi e ricattatorie le parole contenute nel dettato del testo del quarto comma in quanto così viene ribadito che il costo connesso al personale delle fondazioni è la causa della crisi finanziaria delle stesse e, d'altro canto, si dimentica che le scelte organizzative dipendono invece, unicamente, dalla capacità degli amministratori che dovrebbero assumersene tutta la responsabilità e che dovrebbero essere chiamati a risponderne Pag. 370
Così non possiamo ancora accettare la modifica della normativa contrattuale vigente che si riferisce alle missioni all'estero del personale dipendente al quale si applicano come tetto massimo le disposizioni di trattamento economico di cui al Gruppo IV-D della Tabella A allegata al decreto del Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica del 27 agosto 1998 e successive modificazioni ed integrazioni, anche in questo caso disattendendo quanto previsto dagli attuali contratti; pertanto, in tal modo si omologa, nuovamente ed illegittimamente, il personale delle fondazioni lirico-sinfoniche al personale degli organismi pubblici e statali. Ecco un'altra assurda centralizzazione di un settore che nella sua specificità deve poter vedere liberalizzato un mercato che può voler offrire a degli artisti di calibro internazionale adeguate missioni per recarsi nei teatri esteri a portare alto il vessillo della musica sinfonica, della lirica, del canto e della danza italiana, oltre che mettere in moto una economia virtuosa del settore.
Un capitolo a parte è da dedicare al comma 7 che fissa per i tersicorei l'età pensionabile al compimento del quarantacinquesimo anno di età: provvedimento questo auspicato da anni, considerato il lavoro usurante svolto dai ballerini. Purtroppo, però, la norma, che dovrebbe servire a svecchiare e rendere più efficienti le compagnie stabili di ballo delle fondazioni, avrà molto probabilmente quale conseguenza, anche a causa del combinato disposto con le disposizioni di cui ai comma precedenti dell'articolo 3, la cancellazione definitiva in alcuni teatri lirici del corpo di ballo. C'è da dire che diminuendo l'apporto del personale coreutico si andranno via via assottigliando anche le opportunità professionali concesse a coreografi, maestri di ballo e pianisti accompagnatori, indispensabili per tenere in piedi una compagnia di ballo.
Infine al Senato è stato introdotto l'articolo 7-bis che istituisce i festeggiamenti per la ricorrenza dei 150o anniversario dell'unità d'Italia, encomiabile scelta anche se decisamente fuori tema rispetto alla materia trattata nel decreto, peccato che una legge dovrebbe prevedere la copertura finanziaria per ciò che statuisce, mentre il decreto legge nulla prevede in questo senso. Che non sia stata una semplice dimenticanza si può dedurre dal fatto che dinnanzi ad un emendamento del PD che prevedeva lo stanziamento di 20 milioni di euro sul fondo unico dello spettacolo, la cui copertura era stata coerentemente prevista, per dare concretezza al proclama dei festeggiamenti, il ministro ed i deputati di maggioranza hanno votato contro.
In conclusione, dopo tanti anni trascorsi nell'immobilismo, malgrado da gran parte degli operatori del settore sia stata più volte invocata l'elaborazione di una legge quadro, il Governo, evitando il confronto democratico, approva in via d'urgenza un decreto-legge che è una mera elencazione di criteri , unito a norme rivolte al personale dipendente dalle fondazioni lirico-sinfoniche, rendendo, a questo punto, ancor più difficile il confronto sereno con le parti sociali, alla vigilia, tra l'altro, del rinnovo del contratto di lavoro della categoria, ormai scaduto da tre anni.
È risaputo che il costo del personale delle fondazioni assorbe all'incirca il 70 per cento del finanziamento pubblico destinato alle fondazioni lirico-sinfoniche ma non viene evidenziato che le centinaia di lavoratori che compongono lo staff artistico e tecnico di ciascuna fondazione sono parte viva e produttiva della attività artistica della medesima.
Il teatro lirico, infatti, è come una grande fucina dove convive un personale variegato ed altamente specialistico in campo musicale (maestri, orchestra, coro e ballo) e tecnico (macchinisti, attrezzisti, elettricisti, scenografi, sarti, parrucchieri, truccatori, eccetera) e per mettere in scena un'opera è necessario che tutto vada alla perfezione, che le professionalità siano esercitate al meglio e che i protagonisti della messa in scena e musicale siano all'altezza della situazione. Pensare che si possa essere competitivi nella precarietà ed episodicità dell'offerta lavorativa è sicuramente aberrante. Non bisogna dimenticare che la stabilità ottenuta dal personale Pag. 371dei teatri non è solo una conquista sociale ma è anche sinonimo di qualità artistica e professionale.
Qualcuno infatti si ricorda quanti anni di studio e di sacrificio sono stati necessari nella vita di ciascun artista (orchestrale, corista, ballerino, maestro, coreografo, eccetera) per poter arrivare a lavorare in teatro? Qualcuno sa quanto costa a un professore d'orchestra l'acquisto e la manutenzione di un proprio strumento musicale? Qualcuno tiene in considerazione il fatto che in teatro si lavora sempre la domenica, giorno in cui la maggior parte delle categorie dei lavoratori si gode la propria famiglia e il proprio riposo? Qualcuno sa che in teatro non esistono orari codificati e che si può lavorare indifferentemente mattina, pomeriggio e sera? Qualcuno ha mai visto da vicino un costume di scena con la sua preziosità, perfezione e magnificenza o scene dipinte che sembrano quadri di grandi pittori? Qualcuno sa che solo per mezzo di un lavoro di alto artigianato artistico si riesce a raggiungere tale livello di qualità?
Il problema, piuttosto, sta nella presunzione di chi si accosta a questo mondo senza conoscerlo a fondo. Solo chi vive la vita quotidiana di un teatro lirico può capire le problematiche che riguardano la messa in scena di uno spettacolo.
Potrei continuare a lungo ma termino qui.
Cesare Zavattini affermava: «Cultura significa creazione di vita».
E se aveste capacità di comprendere questo tempo di chiusura, di paure, di incertezza, di divisioni, capireste che proprio di questo c'è necessità, c'è bisogno di guardare altro, c'è bisogno di ritrovarci, di riscoprirci, di ricrearci, in nuove relazioni c'è bisogno di più vita, ma tagliando così la cultura abbiate ben chiaro che state tagliando la vita a questo paese e se questo non vi tocca pensate che di fatto state tagliando anche la vostra vita. Pronuncio queste parole in quest'aula distratta ma è proprio da qui che mi auguro che si possa ripartire, del resto nel 1913 Malevitch (Malevitch è il fondatore del suprematísmo russo) dipinse un quadro nero. Ebbe il coraggio di gettarsi allo sbaraglio creando una forma che faceva a pugni con tutto ciò che veniva inteso come quadro, pittura, arte. Dichiarava di voler azzerare le forme, la pittura. Noi dicevamo: sì, è lo zero della serie decrescente, ma anche l'avvio di una nuova serie ascendente« Ricorda EI Lissitzky, uno dei primi astrattisti russi: questo fa la cultura, ricordatevene, ma non siate voi la causa di questo buio, cercate piuttosto di essere l'avvio di un nuovo cammino!
Allora, colleghi, cerchiamo di accelerare una discussione realmente democratica e senza steccati politici sulla ormai indispensabile legge di riforma dello spettacolo dal vivo, altrimenti, si rischia la chiusura dei nostri teatri per lasciare spazio a intrattenimenti televisivi e di svago, che costano anch'essi molto alla collettività ma che producono maggiori soldini in termini commerciali, pubblicitari, di visibilità e di audience ma non creano vita perché non generano cultura.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO MARIALUISA GNECCHI SULL'ORDINE DEI LAVORI

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, prendo la parola a conclusione delle votazioni, la ringrazio per l'opportunità che mi concede per informare l'Assemblea e lei, signor Presidente, che da tre giorni parlamentari del Partito Democratico partecipano ad un digiuno a staffetta con i lavoratori dell'ex Eutelia, il primo giorno gli onorevoli Vico, Damiano e Gatti, il secondo giorno le onorevoli Luisa Bossa e Pina Picierno, ieri Giovanna Melandri ed io, oggi la collega Anna Rossomando e il collega Paolo Fontanelli. I lavoratori e le lavoratrici sono in presidio davanti a Montecitorio per protestare contro l'immobilismo di questo governo, si chiede che si attivino i tavoli promessi. Noi riteniamo doveroso ricordare le tappe di questa incredibile situazione.
Giugno 2009: il giorno 15, a sorpresa, ed in piena trattativa sindacale presso il Ministero dello sviluppo economico, 2000 Pag. 372lavoratori Eutelia vengono trasferiti in Agile e contestualmente venduti per 96 mila euro ad Omega. A capo di questo nuovo soggetto industriale vengono posti due noti fallimentaristi.
Luglio 2009: in piena bagarre aziendale, nella più completa assenza di direttive manageriali, la proprietà impone tre settimane di chiusura aziendale collettiva. Gli stipendi non arrivano. 1200 lavoratori, a seguito di un'analisi di merito sui criteri di trasferimento in Agile di persone e contratto, impugnano la cessione di ramo d'azienda.
Settembre 2009: sollecitato ripetutamente ad intervenire, il Ministero dello sviluppo economico si fa garante della nuova proprietà; il Ministro Scajola firma un documento con date e criteri di pagamento degli stipendi e di presentazione di un piano industriale.
Il giorno 30 il comune di Roma rescinde un importante contratto di servizi informatici, per sfiducia nei confronti della nuova proprietà.
Ottobre 2009: la proprietà apre una procedura di licenziamento collettivo per 1192 lavoratori.
Il giorno 28 i lavoratori di Roma occupano la sede di via Bona, esercitando una sorta di autogestione per ben 157 giorni, allo scopo di garantire continuità di prestazione presso i presidi dei clienti legati contrattualmente all'azienda; il tutto in assenza di retribuzione e di rimborsi spese. Successivamente anche le altre sedi nazionali più importanti vengono occupate.
Novembre 2009: il giorno 10 un gruppo di squadristi, travestiti da poliziotti, armati di tutto punto, irrompe nella sede di Roma, aggredendo il personale presidiante. Il giorno 26 il Ministro Tremonti, attraverso la trasmissione televisiva «Anno Zero», afferma che quello di Eutelia è un caso che deve essere risolto e che è impossibile che una società quotata in borsa possa essersi messa in un casino di queste dimensioni.
Dicembre 2009: il sottosegretario Letta, concorda con le organizzazioni sindacali il seguente piano di azione: denuncia per insolvenza al tribunale fallimentare di Roma, Commissariamento e impegno governativo per la costituzione di un tavolo di trattativa tra enti pubblici centrali e locali, clienti, soggetti industriali interessati al rilancio dell'azienda. Il giorno 23 il tribunale fallimentare di Roma sequestra l'azienda e la pone sotto custodia cautelare.
Febbraio 2009: tentativo da parte della proprietà di riappropriarsi dell'azienda con la richiesta di concordato preventivo che produce ulteriore slittamento della sentenza.
Marzo 2009: il giorno 10 al termine di un dibattito parlamentare dove i deputati dell'opposizione invocavano a gran voce un intervento a favore della vertenza Agile ex-Eutelia, un rappresentante del Governo assicurava il Parlamento che si stava lavorando costantemente ad una soluzione positiva della vicenda.
Il giorno 11 durante lo svolgimento di un manifestazione autorizzata davanti Palazzo Chigi, 21 lavoratori nono identificati dalle forze dell'ordine tra le centinaia che manifestavano per l'intervento istituzionale di sostegno al reddito, non percepivano retribuzione da oltre 5 mesi, venivano multati per importi variabili da 2500 a 10000 euro.
La magistratura condanna Eutelia ed Agile per comportamento anti sindacale (articolo 28) ed ordina alle parti di rimuovere gli effetti della cessione di ramo d'azienda.
Aprile 2009: il 20 il tribunale fallimentare di Roma respinge la richiesta di concordato e affida l'azienda a tre commissari per la verifica sulle condizioni di amministrazione straordinaria.
Maggio 2009: il tribunale di Arezzo dichiara insolvente Eutelia e la affida a tre commissari straordinari 2 dei quali hanno custodito Agile prima del commissariamento. Il tribunale di Milano, su richiesta del P.M. Greco che apre un'inchiesta a seguito di un esposto penale presentato dalle Organizzazioni sindacali insieme ai lavoratori, dichiara insolvente Libeccio che è la controllante del gruppo Omega che è a sua volta controllante di Agile. Pag. 373
Dopo sette mesi senza stipendi, finalmente arriva il primo misero assegno di cassa integrazione.
In azienda l'immobilismo più totale da parte di commissari.
Dopo 12 mesi di lotte e di vittorie legali il destino dei 2000 lavoratori sembra essere quello di scomparire. Nonostante il sacrificio e la tenacia dimostrata nel voler perseguire quanto richiesto dal Ministro Letta per rilanciare un'azienda saccheggiata da falsi imprenditori ed impoverita sia dallo sciacallaggio di aziende concorrenti sia dall'immobilismo delle istituzioni, il silenzio più totale.
Dal 20 Aprile si aspetta invano un segnale di giustizia.
Oggi ad un anno esatto dall'inizio della lotta per la difesa del posto di lavoro, sembra chiaro che tutto ciò che il potere economico rappresentato dalle banche e da finanzieri senza scrupoli e non contrastato dal Governo, è la volontà di far sparire e dimenticare che esiste un caso EUTELIA information Technology.
Con questa presenza permanente in Piazza Montecitorio, ed attraverso lo strumento dello sciopero della fame, i lavoratori e le lavoratrici cercano di trovare ascolto, noi del Partito Democratico stiamo cercando di portare all'interno di quest'aula la loro voce.
Intervengo quindi per ricordare all'Aula e a lei Presidente che in questo momento sono in sciopero della fame a staffetta lavoratori di Agile ex Eutelia in presidio davanti a Montecitorio e deputati e senatori del Partito Democratico.
È un'iniziativa per ottenere dalla Presidenza del Consiglio la convocazione immediata dei due tavoli già istituiti. Il primo per valutare la situazione delle commesse pubbliche per Agile ex Eutelia, il secondo relativo alle politiche industriali dell'Information Technology ed alle prospettive di questi lavoratori.
Agile ex Eutelia rappresenta un patrimonio importante per il nostro paese, essenziale se pensiamo che per uscire dalla crisi abbiamo bisogno di produzioni e servizi qualificati e di alto valore aggiunto.
Si tratta di lavoratori di alto livello che hanno bisogno per continuare ad esserlo di lavorare e formarsi.
Agile ex Eutelia, inoltre, è proprietaria di infrastrutture materiali e immateriali molto significative per il nostro Paese: sto parlando di migliaia di chilometri di fibra ottica e del software necessario per la comunicazione.
È questa una delle ragioni principali, assieme alla peculiare vicenda dei passaggi di proprietà di Agile ex Eutelia, che hanno indotto molti fra deputati e senatori del Partito Democratico ad aderire a questa iniziativa che speriamo si allarghi ad altri parlamentari.
Presidente, le chiediamo di informare il Presidente della Camera, che in più occasioni ha espresso consapevolezza e sensibilità verso la situazione di questi lavoratori, e chiediamo alla Presidenza del Consiglio, ed in particolare al Sottosegretario Gianni Letta, che a questo si era impegnato, di convocare i tavoli.
Chiediamo una data.
La ringrazio.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. chiusura discus. generale ddl 3552 487 459 28 230 271 188 67 Appr.
2 Nom. chiusura complesso em. Ddl 3552 493 462 31 232 261 201 74 Appr.
3 Nom. Ddl 3552 - em. 1.1 501 451 50 226 23 428 70 Resp.
4 Nom. em. 1.2 486 440 46 221 185 255 69 Resp.
5 Nom. em. 1.36 487 484 3 243 484   68 Appr.
6 Nom. em. 1.100 rif. 469 468 1 235 445 23 68 Appr.
7 Nom. em. 1.4 441 440 1 221 172 268 68 Resp.
8 Nom. em. 1.3 392 256 136 129 24 232 67 Resp.
9 Nom. em. 1.5 424 395 29 198 164 231 79 Resp.
10 Nom. em. 1.9 453 419 34 210 178 241 75 Resp.
11 Nom. em. 1.42, 1.102 469 468 1 235 466 2 75 Appr.
12 Nom. em. 1.43 477 475 2 238 474 1 70 Appr.
13 Nom. em. 1.15 458 424 34 213 184 240 70 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.16 464 275 189 138 30 245 70 Resp.
15 Nom. em. 1.17 463 268 195 135 25 243 71 Resp.
16 Nom. em. 1.19 434 248 186 125 20 228 71 Resp.
17 Nom. em. 1.20 442 253 189 127 21 232 70 Resp.
18 Nom. em. 1.21 452 412 40 207 176 236 69 Resp.
19 Nom. em. 1.200 rif. 460 459 1 230 456 3 69 Appr.
20 Nom. em. 1.22 441 411 30 206 178 233 69 Resp.
21 Nom. em. 1.23 395 395   198 162 233 69 Resp.
22 Nom. em. 1.24 377 254 123 128 25 229 66 Resp.
23 Nom. em. 1.25 375 348 27 175 118 230 66 Resp.
24 Nom. em. 1.27 377 349 28 175 116 233 66 Resp.
25 Nom. em. 2.1 370 347 23 174 118 229 67 Resp.
26 Nom. em. 2.12 364 344 20 173 119 225 67 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 2.3 343 342 1 172 104 238 67 Resp.
28 Nom. em. 2.200 361 339 22 170 338 1 67 Appr.
29 Nom. em. 2.4 349 247 102 124 27 220 67 Resp.
30 Nom. em. 2.5 351 335 16 168 21 314 67 Resp.
31 Nom. em. 2.6 350 347 3 174 108 239 67 Resp.
32 Nom. em. 2.7 352 336 16 169 116 220 67 Resp.
33 Nom. em. 2.8 345 329 16 165 111 218 67 Resp.
34 Nom. em. 3.1 338 321 17 161 105 216 67 Resp.
35 Nom. em. 3.4 343 249 94 125 31 218 67 Resp.
36 Nom. em. 3.5 337 319 18 160 22 297 67 Resp.
37 Nom. em. 3.6 321 228 93 115 22 206 67 Resp.
38 Nom. em. 3.200 337 332 5 167 330 2 67 Appr.
39 Nom. em. 3.12 335 321 14 161 109 212 67 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 3.13 334 320 14 161 109 211 67 Resp.
41 Nom. em. 3.14 333 332 1 167 124 208 67 Resp.
42 Nom. em. 3.15 349 332 17 167 135 197 73 Resp.
43 Nom. em. 3.110 379 379   190 377 2 71 Appr.
44 Nom. em. 3.69 361 337 24 169 128 209 68 Resp.
45 Nom. em. 3.22, 3.72 361 361   181 151 210 64 Resp.
46 Nom. em. 3.100 359 327 32 164 124 203 64 Resp.
47 Nom. em. 3.25 364 335 29 168 126 209 63 Resp.
48 Nom. em. 3.27 378 377 1 189 150 227 62 Resp.
49 Nom. em. 3.33 395 364 31 183 135 229 61 Resp.
50 Nom. em. 3.34 387 357 30 179 131 226 63 Resp.
51 Nom. em. 3.36 418 418   210 180 238 58 Resp.
52 Nom. em. 3.38 419 416 3 209 22 394 57 Resp.
INDICE ELENCO N. 5 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 3.39 416 414 2 208 24 390 57 Resp.
54 Nom. em. 3.40 412 410 2 206 22 388 56 Resp.
55 Nom. em. 3.41 416 413 3 207 19 394 56 Resp.
56 Nom. em. 3.42 421 420 1 211 24 396 54 Resp.
57 Nom. em. 3.43 407 405 2 203 21 384 56 Resp.
58 Nom. em. 4.1 400 399 1 200 20 379 56 Resp.
59 Nom. em. 4.2 417 416 1 209 24 392 55 Resp.
60 Nom. em. 6.1 408 407 1 204 170 237 55 Resp.
61 Nom. em. 6.2 402 375 27 188 144 231 55 Resp.
62 Nom. em. 6.3 405 405   203 143 262 54 Resp.
63 Nom. em. 6.4 371 350 21 176 128 222 55 Resp.
64 Nom. em. 6.5 393 373 20 187 160 213 72 Resp.
65 Nom. em. 6.6 404 379 25 190 159 220 71 Resp.
INDICE ELENCO N. 6 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. em. 7.1 424 401 23 201 173 228 70 Resp.
67 Nom. articolo agg. 7.03 436 406 30 204 177 229 70 Resp.
68 Nom. articolo agg. 7.02 423 391 32 196 169 222 70 Resp.
69 Nom. em. 7-bis.100 463 412 51 207 9 403 69 Resp.
70 Nom. em. 8.17 453 424 29 213 184 240 69 Resp.
71 Nom. em. 8.1, 8.9 459 459   230 458 1 67 Appr.
72 Nom. em. 8.2 459 427 32 214 189 238 64 Resp.
73 Nom. em. 8.3 452 423 29 212 180 243 62 Resp.
74 Nom. em. 8.4 473 440 33 221 189 251 62 Resp.
75 Nom. em. 8.5 469 437 32 219 188 249 62 Resp.
76 Nom. em. 8.6 435 404 31 203 172 232 62 Resp.
77 Nom. em. 8.7 474 440 34 221 190 250 62 Resp.
78 Nom. em. 8.8, 8.16 471 468 3 235 221 247 62 Resp.
INDICE ELENCO N. 7 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 79)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nom. Ddl 3552 - voto finale 466 466   234 257 209 57 Appr.