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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 274 di mercoledì 27 gennaio 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 9,10.

GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Brancher, Brugger, Caparini, Cicchitto, Consolo, Donadi, Fassino, Gregorio Fontana, Franceschini, Gibelli, La Malfa, Lusetti, Leoluca Orlando, Mura e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente (ore 9,13).

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza, con lettera in data 26 gennaio 2010, il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e V (Bilancio):
«Conversione in legge del decreto legge 25 gennaio 2010, n. 2, recante interventi urgenti concernenti enti locali e regioni» (3146) - Parere delle Commissioni IV, VI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo.

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo per segnalare che oggi ricorre il giorno della memoria con diverse celebrazioni in Italia. Anche in questa sede oggi avremo un premio Nobel che ricorderà la Shoah. In Friuli Venezia Giulia avremo il Presidente del Senato Schifani in visita alla Risiera. Vorrei, inoltre, segnalare che in Friuli Venezia Giulia, nel comune di Visco, vicino a Palmanova, c'è, seppure in stato di degrado e fatiscente, un campo di deportazione dove nel corso dell'ultimo conflitto mondiale, periodo 1943-1944, furono internati circa 3.500 civili deportati prevalentemente dai Paesi del centro-est Europa, compresi bambini e donne. Pag. 2
Segnalo che sulla condizione e sul destino di quel luogo di sofferenza e di dolore ho presentato un'interrogazione nel mese di luglio del 2008 per chiedere al Governo quali fossero gli intendimenti e per tutelare e ricordare quel luogo di memoria e sofferenza. La pregherei, dunque, signor Presidente, di sollecitare il Governo a fornire una risposta alla mia interrogazione, per superare le polemiche in corso proprio sul destino di quel luogo.

PRESIDENTE. Onorevole Strizzolo, sarà premura della Presidenza di sollecitare la risposta del Governo alla interrogazione da lei richiamata. La ringrazio anche perché ha ricordato le celebrazioni che si svolgeranno. Ricordo a tutti colleghi che alle 11 sospenderemo la seduta perché a mezzogiorno inizierà la cerimonia di commemorazione della Shoah alla presenza del premio Nobel, Wiesel, e del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, proprio qui nella nostra Aula.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,15).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, di incentivi all'occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 1441-quater-C).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato: Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, di incentivi all'occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro.
Ricordo che nella seduta di ieri l'Assemblea ha deliberato il rinvio del seguito dell'esame del provvedimento alla seduta odierna, al fine di consentire al Comitato dei nove di approfondire il contenuto del parere reso dalla Commissione bilancio.
Ha chiesto di parlare il relatore, onorevole Cazzola, per illustrare all'Assemblea l'esito della riunione del Comitato dei nove. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, il Comitato dei nove si è riunito ed ha esaminato il parere reso dalla Commissione bilancio. Peraltro, il relatore aveva comunicato nel Comitato dei nove e in Commissione prima che le condizioni poste dalla Commissione bilancio sarebbero state accolte, come doveroso, e, quindi, ci siamo limitati a fare un esame di merito avendo anche alcuni chiarimenti sulle parti che ritenevamo più delicate e più importanti; chiarimenti che sono venuti anche con il contributo degli uffici.
Pertanto mi pare che la riunione sia stata proficua e tra l'altro la situazione non era così critica come è stata presentata in taluni interventi, in quanto la Commissione bilancio aveva fatto come sempre un lavoro non solo rigoroso, ma anche responsabile e politicamente sostenibile rispetto ad alcune osservazioni fatte dalla Ragioneria generale dello Stato. Pertanto, credo che possiamo procedere con le votazioni e andare avanti con quella sollecitudine e con quel rigore che il provvedimento richiede per diventare finalmente legge dello Stato, dopo tanto tempo in cui ha fatto la navetta tra Camera e Senato.
Signor Presidente, credo che, trascorsi i venti minuti del preavviso, possiamo Pag. 3cominciare a votare gli articoli cominciando dall'articolo 1.

CESARE DAMIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, volevo semplicemente agganciarmi a quanto ha detto l'onorevole Cazzola, perché nella giornata di ieri vi è stato un momento di sbandamento e di difficoltà, dopo le osservazioni che sono state presentate dalla Commissione bilancio e le note della Ragioneria generale dello Stato. Il nostro intervento era molto preoccupato perché il complesso delle note della Ragioneria era tale da stravolgere il lavoro - a nostro avviso anche proficuo - svolto nella XI Commissione, che aveva trovato anche qualche punto di convergenza, come dico io, per limitare i danni di talune norme.
A questo proposito faccio notare che, ad esempio, abbiamo trovato una convergenza positiva con la soppressione dell'articolo 25, che nelle note della Commissione bilancio, invece, il Governo proponeva di ripristinare. È chiaro che tutto questo ha creato un momento di confusione e di sbandamento. La relazione successiva del relatore della Commissione bilancio ha ricondotto queste osservazioni a pochi punti. Quindi, è chiaro che il successivo confronto in seno al Comitato dei nove ha consentito di ripristinare un clima di normalità.
Noi abbiamo anche voluto verificare con grande attenzione il tema relativo ai lavori usuranti ed il richiamo alla legge n. 247 del 2007, in modo tale da essere certi che i criteri ai quali noi ispiriamo la delega, che conferiamo al Governo nei prossimi tre mesi, facciano riferimento a quei criteri contenuti nella legge n. 247 del 2007, cosa che ad un certo punto era rimasta un po' in ombra.
Fatti questi chiarimenti, confermo che anche da parte nostra riteniamo opportuno continuare nella giornata i lavori, che possono procedere - ci auguriamo - con quegli elementi anche di ulteriore chiarimento che si potranno produrre in aula o successivamente, nel Comitato dei nove.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1441-quater-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-C).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Damiano. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, ci auguriamo che, trattandosi di un tema estremamente delicato, come quello dei lavori usuranti, questa sia la volta buona. Come tutti sanno, infatti, ci troviamo di fronte ad una delega al Governo Prodi che risale al 2007.
In essa erano stati stabiliti - non solo nel protocollo concordato con le parti sociali - i criteri e le modalità attraverso i quali poter anticipare il pensionamento di lavoratori esposti a particolari lavori faticosi o usuranti. Mi riferisco ai lavoratori delle catene di montaggio, alle lavorazioni a caldo, alle esposizioni al freddo, al lavoro nel sottosuolo e in miniera, al lavoro svolto alle grandi altezze, al lavoro notturno. Come è noto, questi particolari lavori usuranti rappresentano anche, a causa del lungo periodo nel quale, alle volte, vengono svolti nel corso della vita lavorativa, un elemento di pericolo e di fatica, che può favorire gli infortuni.
Si tratta, quindi, di riconoscere ai suddetti lavoratori un anticipo di pensione: credo che questa sia una grande battaglia di civiltà del lavoro che deve trovare una grande convergenza. Lo ripeto: spero che sia la volta buona. Siamo, infatti, al secondo rinvio, siamo al secondo momento di affidamento di una delega al Governo che, questa volta - come, giustamente, prevede l'articolo in oggetto - dovrà essere attuata nell'arco dei prossimi tre mesi.
Non ci troviamo di fronte ad una delega generica, perché - come tutti sanno e come sa il sottosegretario Viespoli - la Pag. 4delega in oggetto è accompagnata dalle relative coperture finanziarie. Esse ammontano a ben 300 milioni di euro all'anno che, sulla base del periodo previsto dall'allora delega 2008-2017, equivalgono ad un complesso di 3 miliardi di euro, che consentono, come minimo, di anticipare la pensione di 5 mila lavoratori su base annua.
Noi voteremo, ovviamente, a favore del nostro emendamento. Faccio notare anche che, tutto sommato, ci sembra ancora pleonastica una previsione di selezione di priorità. Ciò anche se, nell'ambito della Commissione, abbiamo trovato un elemento di compromesso, nel momento in cui si è detto che la priorità, ovviamente, fa perno sulla durata del lavoro usurante da parte dei lavoratori. Questo è il punto fondamentale: i lavoratori in questione devono, comunque, andare in pensione. Tuttavia, l'aspetto che vogliamo ricordare è che, forse, vi è un eccesso di tutela che il Governo vuole dare su questo fronte. Infatti, vorrei ricordare che la delega precedente decorreva dal 2008: ora partiamo con due anni di ritardo e, quindi, si è già prodotto un risparmio di circa 600 milioni di euro, che possono costituire una riserva congrua per consentire il pensionamento dei citati lavoratori, anche nel caso in cui si dovesse verificare un relativo scostamento fra le disponibilità finanziarie su base annua ed il numero di lavoratori che decidono di andare in pensione. Riteniamo che il punto sia questo.
Pertanto, voteremo a favore dell'articolo 1 del provvedimento al nostro esame, perché - come abbiamo detto - vogliamo che questa norma entri, finalmente, in vigore e che la delega sia attuata. Vi sono ancora eventuali dettagli che potrebbero essere definiti con il concorso di un lavoro concorde e di convergenza nella Commissione lavoro.
Mi riferisco, ad esempio, alla questione del lavoro notturno, perché, come tutti sanno, la definizione dell'anticipo pensionistico relativo al lavoro notturno può essere di uno, di due oppure di tre anni rispetto alla vigente normativa, a seconda del numero delle notti fatte da queste persone nel corso della loro vita lavorativa. Ci auguriamo che questi dettagli, anche di carattere tecnico, vengano riconfermati dal Governo, ispirandosi ai criteri definiti dalla delega del Governo Prodi che, da questo punto di vista, era piuttosto tassativa. Nel caso in cui vi fossero degli scostamenti rispetto a tali criteri, ci auguriamo che si possa produrre una discussione nell'ambito della Commissione lavoro che, così come ha prodotto alcuni elementi di convergenza su questa tematica relativamente alla possibilità di applicazione della delega, possa anche trovare ulteriori convergenze.
Da questo punto di vista, quindi, in conclusione, confermo che vigileremo sull'attività del Governo. In sostanza, vogliamo che questa normativa di alto valore sociale, che contiene, finalmente, la definizione di quello che è il lavoro usurante e delle fattispecie di lavoratori che svolgono lavoro faticoso ed usurante, diventi una legge dello Stato che consenta il giusto riconoscimento di anticipo pensionistico, perché a nessuno sfugge che se vogliamo condurre una battaglia di civiltà sul lavoro e se vogliamo combattere efficacemente contro la fatica del lavoro e contro gli infortuni generati dalla fatica, questa norma deve trovare un'ampia condivisione.
Ho riscontrato anche da parte della maggioranza e del Governo una sensibilità su questo tema che mi auguro trovi attuazione pratica negli atti conseguenti che il Governo dovrà produrre e su cui noi, lo ripeto, vigileremo, affinché vengano prodotti attraverso una nostra iniziativa anche presso la Commissione lavoro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, inizierò proprio dal primo articolo di questo disegno di legge, che riguarda i lavori usuranti e che è stato trattato anche ieri, quando abbiamo discusso se rinviare il provvedimento in Commissione, oppure se, come poi è avvenuto, continuare i lavori in Aula. Pag. 5
Circa l'importanza di questo argomento e di questo articolo, condivido quanto ha detto l'onorevole Damiano, perché finalmente si trova una risposta per tutti quei lavoratori che per anni hanno svolto attività usuranti e della cui situazione lavorativa, fino ad ora, non era stata riconosciuta la particolarità.
Credo che non si possano assolutamente accusare questo Governo e questa maggioranza di non essere sensibili alla materia, perché proprio questa maggioranza, con la prima lettura alla Camera - sebbene sia palese che i lavori si siano rallentati al Senato - ha voluto trattare la questione dei lavori usuranti ponendola tra i suoi primi provvedimenti ad inizio legislatura.
Su questo articolo, in special modo, all'interno della Commissione erano stati trovati un ampio accordo e un'ampia condivisione. Adesso, quindi, mi lascia un po' perplesso la posizione assunta nuovamente dal Partito Democratico in merito all'emendamento da loro presentato che, probabilmente ingenuamente, credevo volessero ritirare, visto come avevamo lavorato in Commissione e gli accordi che si erano trovati.
Entrando nel merito, signor Presidente, voglio dire che per troppi anni abbiamo lasciato da soli questi lavoratori, con Governi di tutti i colori politici. Dunque, se riuscissimo, anche in questa discussione e in questi voti, soprattutto in merito al primo articolo, a trovare un'ampia convergenza, credo che potremmo lanciare al Paese il segnale, finalmente, di una politica che vuole affrontare e risolvere problemi e non, invece, creare esclusivamente delle sterili polemiche che sicuramente - e, in questo caso, palesemente - non vanno nell'interesse dei nostri cittadini.
Ricordo che stiamo parlando di lavoratori che hanno svolto attività che sicuramente nessuno, da una parte o dall'altra, può contestare. Dunque, è un argomento sul quale - e ripeto ci siamo uniformati anche ai principi indicati dal precedente Governo - non ci dovrebbe assolutamente essere alcun dubbio, alcun tipo di posizione contraria. Pertanto, considerati i lavori che abbiamo portato avanti in Commissione, chiedo in questa Assemblea al Partito Democratico, all'Italia dei Valori, all'UDC e a tutta l'opposizione di svolgere una seria riflessione sugli emendamenti che intendono modificare il contenuto dell'articolo, tranne ovviamente quello che abbiamo presentato in seguito al parere della Commissione bilancio (si tratta esclusivamente di un problema di natura tecnica); ringraziamo altresì la Commissione per il lavoro svolto a garanzia della coerenza e della correttezza normativa. Chiedo, invece, a tutta l'opposizione di fare una riflessione sull'emendamento 1.3 a prima firma Damiano perché diversamente rischieremmo di rendere nuovamente difficoltosa l'approvazione di questo articolo, la qual cosa non gioverebbe a nessuno. Se affrontassimo la questione in modo conflittuale, non ne uscirebbe bene il Parlamento in generale.
Per questo motivo chiedo all'opposizione, a mio nome e a nome del mio gruppo, di ritirare l'emendamento e di approvare tale articolo sul quale vi è stata un'ampia convergenza durante i lavori all'interno della Commissione. Ci siamo confrontati e abbiamo modificato la posizione iniziale della maggioranza, raggiungendo un accordo frutto di una posizione ampiamente condivisa, quindi procedendo in modo unitario. Ripeto, la mia richiesta ha principalmente lo scopo di dare un forte segnale al Paese, dimostrando che sui temi importanti, temi seri, di persone che hanno svolto attività molto difficili, che chiedono una risposta da troppi anni, la politica non è fatta solamente di contrasti e di dibattiti televisivi, ma è fatta anche di risposte concrete che possono essere condivise e sulle quali si può lavorare in modo unitario.
In seguito, tratteremo tutti gli altri temi importanti che questo disegno di legge comporta, considerando anche le modifiche apportate dal Senato, e sui quali non troveremo sempre una convergenza, di questo ci rendiamo conto ed è anche giusto che sia così, provenendo da posizioni politiche e da storie politiche diverse, che affrontano le materie in modo differente Pag. 6e che proprio per questo motivo sono collocate agli estremi del Parlamento.
Chiedo all'opposizione di rivedere la propria posizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, alla luce di quanto affermato dal collega Damiano e dal collega Fedriga, è evidente che esiste una questione in relazione al complesso degli emendamenti all'articolo 1 che però più estensivamente potremmo considerare in relazione all'intero provvedimento. In particolare, ritengo che l'articolo 1 abbia una sua rilevanza intrinseca in ordine al peso, anche politico, del provvedimento stesso. Il provvedimento, lo abbiamo detto anche in sede di discussione sulle linee generali, nasce con un numero limitato di articoli, 18 articoli per la precisione, e si va pian piano ampliando nel proprio contenuto, nel proprio spessore anche politico.
Uno degli elementi centrali, tuttavia, è costituito - come hanno ricordato i colleghi che hanno parlato prima di me, vale a dire sia il collega Damiano che il collega Fedriga - dalla delega al Governo per la revisione della disciplina in tema di lavori usuranti.
È evidente che si tratta di una questione che ci si trascina già dalla scorsa legislatura e che il collega Damiano conosce bene, perché la si è affrontata anche nell'ambito del cosiddetto Protocollo del Welfare quando lo stesso onorevole Damiano era Ministro del lavoro. È una questione nota agli addetti ai lavori, ma anche all'opinione pubblica.
A questo riguardo permangono alcune questioni aperte; a tale riguardo riporto quanto afferma il primo comma dell'articolo 1 del testo approvato dalla Camera: «Il Governo è delegato ad adottare, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge» (questo è un termine su cui mi pare si lavorò nella fase della prima lettura) «uno o più decreti legislativi di riassetto normativo, al fine di concedere ai lavoratori dipendenti impegnati in particolari lavori o attività e che maturano i requisiti per l'accesso al pensionamento a decorrere dal 1o gennaio 2008 la possibilità di conseguire, su domanda, il diritto al pensionamento anticipato con requisiti inferiori a quelli previsti per la generalità dei lavoratori dipendenti,» (anche la questione della domanda è importante, perché si giungerà poi nella seconda parte del testo a definire il criterio) «secondo i principi e criteri direttivi di cui all'articolo 1, comma 3, della legge 24 dicembre 2007, n. 247. Restano ferme le modalità procedurali per l'emanazione dei predetti decreti legislativi indicate nei commi 90 e 91 e le norme di copertura finanziaria di cui al comma 92 del citato articolo 1 della legge 24 dicembre 2007, n. 247», e quindi del succitato Protocollo.
Il comma 2, su cui interviene una proposta emendativa sia della Commissione sia del Partito Democratico, recita quanto segue: «I principi e i criteri direttivi di cui all'articolo 1, comma 3, della legge 24 dicembre 2007, n. 247, nel cui rispetto il Governo è delegato ad adottare la revisione della disciplina in tema di lavori usuranti di cui al comma 1, sono integrati da una clausola di salvaguardia idonea a garantire un meccanismo di priorità, in ragione della maturazione dei requisiti agevolati e, a parità degli stessi, della data di presentazione della domanda, nella decorrenza dei trattamenti pensionistici qualora, nell'ambito della funzione di accertamento del diritto al beneficio, emergano scostamenti tra il numero di domande accolte e la copertura finanziaria a disposizione».
Quindi, vorrei rilevare l'importanza dell'inciso «in ragione della maturazione dei requisiti agevolati e, a parità degli stessi, dalla data di presentazione della domanda», che costituisce il criterio che si innesta all'interno della norma per definire un meccanismo di priorità con il quale conferire l'accesso, a parità di domande e fatto salvo il numero delle figure che possono, a fronte delle disponibilità finanziarie, accedere a questo requisito.
Inoltre, nel parere favorevole della Commissione bilancio, vi è una condizione, Pag. 7apposta dalla stessa, intesa a sostituire al medesimo articolo il comma 2 con il seguente: «I decreti legislativi di cui al comma 1 recano, ai sensi dell'articolo 17, comma 12, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, una clausola di salvaguardia volta a prevedere che, qualora nell'ambito della funzione di accertamento del diritto al beneficio emergano scostamenti tra gli oneri derivanti dalle domande accolte e la copertura finanziaria prevista, trovi applicazione un criterio di priorità in ragione della maturazione dei requisiti agevolati e, a parità degli stessi, della data di presentazione della domanda nella decorrenza dei trattamenti pensionistici».
Quindi, abbiamo sostanzialmente un testo della Commissione, colleghi, che va assolutamente incontro alla condizione della Commissione bilancio e, onorevole Damiano, credo che il punto centrale sul piano politico sia quello, da parte anche del Partito Democratico e delle opposizioni, di trovare un meccanismo e un accordo - del quale mi sembrano buoni testimoni sia il relatore Cazzola che il presidente Moffa - che permetta a tutti noi di portare a casa la norma, anche seguendo l'osservazione della Commissione bilancio.
Per questo, ritengo, al di là di una disquisizione più ampia che si potrebbe fare su tutta una quantità di emendamenti ad altri articoli del provvedimento, che su questo specifico punto dell'articolo 1 sarebbe opportuno che le opposizioni convergessero sul testo dell'emendamento della Commissione. Infatti, in primo luogo questo emendamento assorbe e adempie alle condizioni poste dalla Commissione bilancio e, in secondo luogo, diventa esso - essendo posto in votazione prima del successivo emendamento Damiano 1.3 - condizione per acquisire in maniera concreta questo criterio all'interno del quadro della norma e, quindi, per chiudere definitivamente sul piano politico questa partita.
Per questo, ritengo che sia il caso di ragionare su una convergenza e verificare (proprio con l'opposizione e, in particolare con i colleghi del Partito Democratico, dell'Unione di Centro, ma anche dell'Italia dei Valori), la possibilità di comprendere se e dove questa convergenza possa essere realizzata. Mi auguro che il testo dell'emendamento della Commissione, che di qui a breve porremo in votazione, signor Presidente, possa essere esaustivo e, quindi, porre finalmente un punto definitivo alla chiusura di questa vertenza sui lavori usuranti che si trascina francamente da troppo tempo, che riguarda gli interessi di tanti lavoratori e sulla quale il Parlamento, in questo caso la Camera, nel corso di questa lettura in Assemblea, deve dare consapevolmente e responsabilmente un segnale importante (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, vogliamo esprimere con molta chiarezza che su questo articolo 1 - e nello specifico sull'emendamento 1.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento) - vogliamo dare atto al Governo e alla maggioranza di aver prestato attenzione ad un tema che da anni oramai è oggetto di delega. Infatti, bisogna tenere conto - questo va detto - che abbiamo lasciato, nell'inerzia del Governo, scadere i termini. Però riteniamo che la riproposizione di questo tema e di questa delega siano fondamentali e vogliamo sperare anche che il Governo sia deciso nell'affrontare i decreti legislativi.
Vogliamo però esprimere con molta chiarezza una nostra perplessità in relazione al tempo trascorso, signor sottosegretario, e alle risorse che si sono comunque risparmiate. Due anni di ritardo hanno certamente lasciato a disponibilità maggiori risorse rispetto all'ipotesi in cui fosse stata subito attuata la delega. L'emendamento 1.300 raccoglie un'indicazione nostra e delle opposizioni per quanto riguarda il criterio di priorità in ragione della maturazione dei requisiti agevolati. Tuttavia, si pone nello stesso articolato e nello stesso emendamento la questione della norma di salvaguardia davanti Pag. 8ad un diritto, ma per tutti coloro che fanno la domanda e ne sono riconosciuti si prevedono poi scadenze diverse rispetto alla possibilità di ottenere il beneficio.
Siccome vi sono risorse accantonate con due anni di ritardo, riteniamo che questa clausola di salvaguardia poteva benissimo essere superata e prevedere con le risorse accantonate e con la disponibilità ad integrarle in futuro di accogliere immediatamente tutte le istanze degli aventi diritto. Per questa ragione noi, favorevoli all'articolo, ci asterremo sull'emendamento 1.300.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, per quanto riguarda l'articolo 1, al Senato è stato introdotto un secondo comma che contiene il riferimento ad una clausola detta di salvaguardia che assegna al Governo il compito di definire un meccanismo di priorità nell'individuazione dei lavoratori che hanno diritto al pensionamento anticipato, nel caso in cui i soggetti aventi diritto al beneficio siano in numero superiore alle domande accoglibili in base alla disponibilità finanziaria, che è limitata a quella stanziata nel Fondo per l'attuazione del protocollo sul welfare.
Noi facciamo questa considerazione, l'abbiamo già discussa in Commissione e vogliamo riproporla in Aula: noi riteniamo, Presidente, che un diritto o è un diritto, e quindi va riconosciuto, oppure non lo è, e quindi va negato. Non è possibile che, con questa clausola di salvaguardia, si applichino due pesi e due misure, perché nell'articolo citato si dice che il meccanismo di priorità va garantito «in ragione della maturazione dei requisiti agevolati e, a parità degli stessi, dalla data di presentazione della domanda». Adesso noi sul merito dell'articolo non possiamo essere d'accordo, perché non è possibile dire a chi ha maturato un diritto ed ha quel requisito che, fino ad una certa data, nel caso in cui abbia i requisiti agevolati, gli viene riconosciuto il diritto, ma se la domanda l'ha presentata il giorno dopo, il diritto non gli viene più riconosciuto, perché altri hanno presentato la domanda il giorno prima e quindi il fondo che era stato previsto per questa agevolazione è esaurito.
Riteniamo che non vi possano essere queste disparità di trattamento, in particolare per la definizione delle clausole che vanno riconosciute a chi ne ha diritto. Pertanto, noi nella sostanza, nel merito dell'articolo, non siamo d'accordo, abbiamo delle perplessità e ci asterremo dal votare questo articolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, la ringrazio anche della cortesia che mi usa nel darmi la parola anche se non è usuale che il presidente della Commissione prenda la parola sul complesso degli emendamenti. Io credo che sia opportuno, anche per dare un contributo di chiarezza all'Assemblea, fare il punto sull'articolo di cui si sta parlando, perché gli interventi si sono incentrati, in particolar modo quello dell'onorevole Damiano, sui lavori usuranti e sull'articolo 1.
Come ho già detto ieri, abbiamo avuto modo di lavorare in Commissione con grande serenità e abbiamo trovato una convergenza sostanziale nel tentare di sbloccare il meccanismo che aiuti davvero a dare certezza al beneficio per i lavoratori che si trovano in questo stato e che hanno assoluto bisogno di essere considerati nella possibilità di anticipare l'andata in pensione. Voglio anche aggiungere che questa univocità di intenti raggiunta in Commissione rende sostanziale, dal punto di vista politico, il lavoro che la Commissione ha prodotto. Vorrei soffermarmi su questo aspetto, perché credo che sia importante per i lavori che abbiamo iniziato questa mattina sottolineare che su questo argomento dei lavori usuranti vi è una sostanziale convergenza nella Commissione lavoro.
Il problema si è posto, e lo ha avanzato correttamente la Commissione bilancio, per quanto attiene ovviamente alla clausola Pag. 9di salvaguardia, sulla quale le posizioni si diversificano ed è legittimo che su questo tema ci sia una divergenza. Vorrei tuttavia sollecitare i colleghi dell'opposizione, in particolare coloro che avevano annunciato un voto contrario, a riflettere sul fatto che, ove noi non dovessimo addivenire ad una scelta legittima della Commissione bilancio che ha voluto garantire l'opportuna copertura finanziaria, rischieremmo ancora una volta di avere un bicchiere totalmente vuoto.
Pertanto, credo che tra il non far nulla e il fare qualcosa per consentire davvero l'applicazione della delega, vi sia un ambito entro il quale la politica può svolgere un ruolo. Per questo voglio rivolgere un appello cortese e pacato al Partito Democratico, perché riveda la sua posizione in merito all'articolo 1 e all'emendamento della Commissione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà.

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, noi vogliamo rassicurare il presidente della nostra Commissione, anche in virtù del lavoro svolto, dicendo che voteremo a favore dell'articolo 1, perché è evidente che per noi confermare la delega, in questo momento, è la cosa più importante di tutto il provvedimento. Tuttavia, ci teniamo anche a dire, come è già stato sottolineato, che questo Governo è in ritardo rispetto all'attuazione della delega e che quindi le risorse risparmiate in questi due anni, come il collega Delfino peraltro ha prima osservato, secondo noi avrebbero permesso, e permetterebbero, di dare la pensione a tutti coloro che hanno maturato il diritto per il lavoro usurante svolto.
Ci tengo a precisare che nell'emendamento che il Partito Democratico ha presentato si fa riferimento ai lavoratori che «a parità di mansioni, hanno svolto un'attività usurante per un periodo più lungo». Quindi, ciò dimostra che la nostra intenzione era solo quella di valorizzare maggiormente il periodo più lungo esposto a lavori usuranti, e ci tengo a sottolinearlo. Poiché il nostro emendamento, se venisse approvato l'emendamento 1.300, sarebbe precluso e quindi non sarebbe posto in votazione, preannuncio che voteremo a favore dell'articolo 1, mentre per quanto concerne l'emendamento 1.300 ci asterremo. Esso infatti, che pure cerca di venire incontro alle diverse esigenze, ha mantenuto il concetto di dare precedenza, a parità di condizione, alla data della domanda, e quindi per noi ovviamente pone un problema rispetto al diritto in questione, come il collega Porcino che mi ha preceduto ha rilevato. Dunque, confermiamo che ci asterremo sull'emendamento 1.300, pur riconoscendo tutto il lavoro svolto, e preannunciamo che voteremo a favore dell'articolo 1 per la priorità che riconosciamo a questo provvedimento, che è quella di confermare la delega.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 1.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Damiano 1.3.

PRESIDENTE. Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Prego i colleghi di prendere posto.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo. Pag. 10
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli De Girolamo, Vico, Coscia, Castagnetti, Bobba, Rota, Calearo Ciman e Calgaro... Alla mia destra vedo che tutti i colleghi hanno votato, anche l'onorevole De Girolamo. Onorevole Cristaldi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 442
Votanti 234
Astenuti 208
Maggioranza 118
Hanno votato
234).

Prendo atto che i deputati Ruvolo, Bernardini e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati De Poli e Nunzio Francesco Testa hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi.
È così precluso l'emendamento Damiano 1.3.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Cristaldi, Pepe, Nirenstein, Vito, De Micheli, Evangelisti, Mariarosaria Rossi e Ruvolo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 447
Maggioranza 224
Hanno votato
447).

Prendo atto che i deputati Calderisi, Barbareschi, Monai, De Pasquale, De Poli e Nunzio Francesco Testa hanno segnalato che non sono riusciti a esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1441-quater-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-C).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, con l'articolo 2 il Governo dimostra di non saper resistere alla tentazione centralista che si manifesta quasi quotidianamente. Si tratta di una delega che il Governo chiede per la riorganizzazione degli enti vigilati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Tali enti, nel passaggio precedente alla Camera, almeno erano stati indicati espressamente ed elencati, mentre nella formulazione che ci arriva dal Senato sono stati eliminati. Si tratta, dunque, di una delega in bianco per riordinare gli enti vigilati senza indicarli. Quindi, noi chiediamo la soppressione dell'articolo 2.
Credo che non sfugga ad alcuno la necessità indispensabile di razionalizzare gli enti, di evitare la sovrapposizione di competenze, che genera spesso confusione, e di stabilire nuove modalità per le attività di coordinamento tra il Governo, i diversi Ministeri e questi enti: su questo aspetto noi conveniamo. Tuttavia, la delega non può essere generica e senza confini, come l'articolo 2 dimostra. A chi si riferisce questa delega?
Nel passaggio precedente alla Camera, sapevamo che si trattava di riordinare l'Istituto superiore di sanità, l'Agenzia per i servizi sanitari, l'ISPESL, gli istituti zooprofilattici, la Croce rossa italiana, la Lega per la lotta ai tumori, l'Agenzia per il farmaco e quant'altro. Per questi enti, invocare la necessità di ridurre, ad esempio, il numero dei componenti dei consigli di amministrazione può essere utile, ma non può essere un principio generale che vale per tutti. Faccio notare, peraltro, che a causa della generalità di questi enti, si Pag. 11tratta di materia concorrente e quindi provochiamo una lesione all'autonomia delle regioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, rimango sorpreso specialmente quando, come in questo articolo, si cerca di togliere autonomia ad alcuni Ministeri e, soprattutto, si cerca di togliere autonomia a chi ha la competenza delle ispezioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. Prima erano deputati a questo fine diversi Ministeri ed era importante che portassero avanti questa attività di ispezione in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, soprattutto alla luce anche degli ultimi episodi nazionali che hanno visto forse un rallentamento su questo tema e di quest'azione.
Questo articolo attribuiva la delega al Governo per la riorganizzazione degli enti vigilati dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali. Tra l'altro va sottolineato che, in medio tempore, il Ministero del lavoro e quello della salute sono stati scissi.
Ciò ha reso indispensabile eventuali correzioni, almeno formale, dell'articolo in commento, per il semplice motivo che la delega al Governo, contenuta nell'articolo in esame, per la riorganizzazione degli enti vigilati dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali (che è stato scisso), avrebbe posto problemi.
Il testo approvato dalla Camera, in gran parte identico a quello approvato dal Senato, si differenzia da quest'ultimo per il fatto che conteneva un elenco nominativo e limitato degli enti vigilati che devono essere riorganizzati, mentre quello approvato dal Senato estende la riorganizzazione a tutti quegli enti vigilati dal Ministero in questione. Ha quindi previsto per esempio che la società Italia lavoro Spa non sia più trasformata in ente pubblico economico. Il Senato ha stabilito che gli enti e le amministrazioni statali aventi compiti di vigilanza e controllo in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro siano riordinati nel senso di unificare le attività che svolgono e sottoporle ad un unico coordinamento, anche se riteniamo che i due Ministeri possano impartire indirizzi e direttive agli enti e agli istituti ad essi sottoposti, nell'ambito del rapporto di vigilanza che è stato introdotto dal Senato, nel rispetto del principio dell'autonomia di ricerca e delle funzioni svolte dagli enti sottoposti. Noi riteniamo che con l'articolo in esame si cerchi di sottrarre autonomia ad alcuni Ministeri, soprattutto quelli che hanno la competenza nelle ispezioni sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, in maniera da diminuirle.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 2 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Santagata 2.1, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Porcino 2.2. La Commissione, altresì, formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Pedoto 2.3.

PRESIDENTE. Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Santagata 2.1 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Santagata 2.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 12

Onorevoli Vico, Coscia, De Micheli, Calearo Ciman, Cenni, Agostini, Mariarosaria Rossi, Cesare Marini, Nirenstein e Di Stanislao...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 474
Maggioranza 238
Hanno votato
228
Hanno votato
no 246).

Prendo atto che i deputati De Pasquale e Nunzio Francesco Testa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Porcino 2.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pedoto. Ne ha facoltà.

LUCIANA PEDOTO. Signor Presidente, stiamo attribuendo all'Inail la possibilità di emanare direttive in tema di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro nei confronti dell'ISPESL. Mi sembra incomprensibile che un ente pubblico emani indicazioni ad un altro ente pubblico equiparato.
Sono due enti diversi, che appartengono a comparti di contrattazione diversa ed operano in settori diversi: l'INAIL in un settore previdenziale e assicurativo infortunistico, l'ISPESL nel settore della ricerca e della prevenzione. Penso che forse avremmo dovuto fare il contrario. Sarebbe meglio che l'ISPESL, ente di ricerca, emanasse direttive ed indicazioni all'INAIL in termini di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, voglio ricordare che nella passata legislatura la Commissione di vigilanza sugli enti gestori prefigurò la costituzione di un polo della sicurezza e della salute per la tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori e anche questo coordinamento tra l'INAIL e l'ISPESL.
Tra l'altro, si tratta di enti che hanno una dimensione e un ruolo assolutamente diversi, quindi mi pare proprio difficile che sia l'ISPESL a dare direttive all'INAIL. Il Governo e la maggioranza raccolgono quell'invito prezioso venuto dalla passata legislatura, peraltro anche indicato in un ordine del giorno che la Camera ha approvato e il Governo ha recepito in una delle ultime occasioni. Quindi, invito l'Aula a esprimere un voto contrario su questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Porcino 2.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Bossa, Boccuzzi, Codurelli, Calearo Ciman, Galletti, Garavini e Saltamartini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 479
Votanti 476
Astenuti 3
Maggioranza 239
Hanno votato
228
Hanno votato
no 248).

Prendo atto che il deputato Bellotti ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Pedoto 2.3 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pedoto 2.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 13

Onorevoli Vico, Boccuzzi, Coscia, De Micheli, Calearo Ciman, Galletti, Castagnetti, Cristaldi, Di Virgilio e Migliori...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 476
Maggioranza 239
Hanno votato
229
Hanno votato
no 247).

EDMONDO CIRIELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, intervengo solo per far verbalizzare che non sono riuscito a votare nella votazione precedente.

PRESIDENTE. Ne prendo atto. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Coscia, De Micheli... L'onorevole Montagnoli non riesce a votare...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 479
Maggioranza 240
Hanno votato
248
Hanno votato
no 231).

Prendo atto che il deputato Pompili ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1441-quater-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-C).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 4.200.

PRESIDENTE. Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.200 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Coscia, De Micheli, siamo abbonati... Onorevoli Ghiglia, Carlucci, Calearo Ciman, Migliori, Stagno d'Alcontres...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 475
Votanti 472
Astenuti 3
Maggioranza 237
Hanno votato
471
Hanno votato
no 1).

Passiamo alla votazione dell'articolo 4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, la modifica che è stata appena votata è il frutto di un emendamento che avevamo presentato in Commissione e che Pag. 14è stato sostanzialmente accolto. Questa è la dimostrazione che, quando vi sono gli spazi per discutere nel merito delle questioni, i provvedimenti possono essere migliorati anche con l'apporto costruttivo, come sempre tentiamo di fare, da parte dell'opposizione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Coscia, De Micheli, ormai abbiamo una triade importante... Onorevoli Calearo Ciman, Cristaldi, Bocchino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 476
Maggioranza 239
Hanno votato
476).

Prendo atto che la deputata Mondello ha segnalato che non è riuscita a votare. Prendo atto che il deputato Abrignani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1441-quater-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-C).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Lo Presti 5.1 mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli identici emendamenti Damiano 5.2 e Borghesi 5.3.

PRESIDENTE. Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Presti 5.1, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Coscia, Calearo, Scilipoti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 479
Votanti 450
Astenuti 29
Maggioranza 226
Hanno votato
249
Hanno votato
no 201).

Passiamo agli identici emendamenti Damiano 5.2 e Borghesi 5.3.
Chiedo ai presentatori dell'emendamento Damiano 5.2 se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, siamo ad emendare un articolo che si intitola «Misure contro il lavoro sommerso». Già in prima lettura avevamo espresso un severo giudizio negativo su tutto l'articolo per il fatto che venivano ridotte le sanzioni per i datori di lavoro che usavano lavoratori in nero o irregolari.
Oggi chiediamo di sopprimere il comma 2, inserito al Senato, che comincia, secondo noi, a produrre un vulnus rispetto Pag. 15alla norma di grande valore che ha eliminato, tra l'altro, la vergogna delle assunzioni post mortem relativa all'obbligo di comunicare l'assunzione il giorno prima dell'inizio del lavoro. Infatti, il comma 2 prevede che: «Nel settore turistico il datore di lavoro che non sia in possesso di uno o più dati anagrafici inerenti al lavoratore può integrare la comunicazione entro il terzo giorno successivo a quello dell'instaurazione del rapporto di lavoro, purché dalla comunicazione preventiva risultino in maniera inequivocabile la tipologia contrattuale e l'identificazione del prestatore di lavoro». A noi questo sembra molto pericoloso, soprattutto se si collega a quanto si prevede all'articolo 6 per la pubblica amministrazione in relazione alla possibilità di comunicare l'assunzione entro il ventesimo giorno del mese successivo; caro Ministro Brunetta, vedo una grande efficienza: qui si apre un vulnus!
Inoltre, si tratta di dati anagrafici, qual è la difficoltà ad averli? Il settore del turismo è quello tra i più colpiti dal lavoro nero e grigio. Non è in questo modo che si contrasta un fenomeno così deleterio per la nostra economia e per i diritti del lavoro. È per questo che vi chiedo di votare a favore dell'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori dell'emendamento Borghesi 5.3 se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, intervengo proprio per far capire questo aspetto: vista la sua presenza, signor Ministro, le volevo far presente che, malgrado l'articolo 5 sia intitolato «Misure contro il lavoro sommerso», nel provvedimento avviene il contrario, perché queste misure, di fatto, riducono le sanzioni previste contro chi utilizza i lavoratori in nero e prevedono delle scappatoie molto semplici.
Tra l'articolo 5 e l'articolo 6 vi è un'interconnessione, una relazione molto chiara. Nell'articolo 5 si prevede che: «(...) il datore di lavoro che non sia in possesso di uno o più dati anagrafici inerenti al lavoratore può integrare la comunicazione entro il terzo giorno successivo a quello dell'instaurazione del rapporto di lavoro, purché dalla comunicazione preventiva risultino in maniera inequivocabile la tipologia contrattuale e l'identificazione del prestatore di lavoro». All'articolo 6, invece, rimandate ad un altro termine e questo credo che sia un fatto importante. Da una parte si parla di informatizzazione, di avanzamento della pubblica amministrazione, specialmente sugli adempimenti formali, ma oggi, con i mezzi informatici che vi sono, è difficile pensare ci vogliano addirittura 20 giorni (si dice entro il ventesimo giorno del mese successivo alla data di assunzione) per una comunicazione.
Mi domando il senso di questa previsione specialmente per il settore turistico, signor Ministro, visto che vogliamo rendere efficace e forte questa norma.
Penso che questa possa rappresentare una scappatoia affinché il datore di lavoro utilizzi dei lavoratori per tre, quattro, cinque, sei, dieci giorni (considerato che ha 20 giorni per la notifica e tre giorni, non si sa però da quando, per metterli in regola).
Credo che questa sia uno scappatoia molto pericolosa per far sì che i datori di lavoro assumano dei lavoratori in nero. Con gli articoli 5 e 6, le misure che dovevano colpire con sanzioni un tale utilizzo dei lavoratori, lo agevolano fortemente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, nel corso di questa legislatura abbiamo affrontato più volte i temi del lavoro nero, delle certificazioni, della semplificazione delle procedure per sgravare le imprese, soprattutto le piccole e medie imprese, da adempimenti che potessero determinare ulteriori lacci e lacciuoli alla loro attività. Pag. 16
Poiché il Senato ha accolto anche un'indicazione che veniva dal nostro gruppo, rispetto alla proposta emendativa di soppressione del comma 2 siamo stati favorevoli a mantenerlo perché si colloca comunque in questa prospettiva. La nostra posizione non fa ovviamente venir meno le critiche e le esigenze di una più efficace, seppure semplificata, regolamentazione di tutti quelli che sono gli adempimenti per l'assunzione dei lavoratori. Infatti quando ascoltiamo, da un lato, la difficoltà delle imprese, soprattutto delle piccole e medie imprese operanti nel settore del turismo, è suscitata in noi un'attenzione forte ma, dall'altro lato, riteniamo che complessivamente il sistema delle tutele dei lavoratori non possa essere indebolito.
Essendoci stato al Senato anche da parte nostra un orientamento favorevole, esprimiamo voto contrario sugli identici emendamenti Damiano 5.2 e Borghesi 5.3.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Damiano 5.2 e Borghesi 5.3, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli, Vico, Cristaldi, Coscia, Murer, De Micheli, Bongiorno, Rosso... L'onorevole Bongiorno ha votato? L'onorevole Rosso? Hanno votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 483
Votanti 481
Astenuti 2
Maggioranza 241
Hanno votato
204
Hanno votato
no 277).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Coscia, De Micheli, Calearo Ciman, Bernardini, Di Virgilio, Speciale, Castagnetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 482
Votanti 453
Astenuti 29
Maggioranza 227
Hanno votato
250
Hanno votato
no 203).

Prendo atto che il deputato Piso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1441-quater-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-C).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Mattesini. Ne ha facoltà.

DONELLA MATTESINI. Signor Presidente, con questo articolo viene stabilito che la pubblica amministrazione non rientra più tra i soggetti obbligati alla comunicazione dell'instaurazione del rapporto di lavoro entro il giorno antecedente a quello dell'instaurazione stessa. Ciò vale non solo per l'assunzione ma anche per la proroga, la trasformazione e la cessazione del rapporto di lavoro. Viene infatti previsto un apposito obbligo di comunicazione al relativo servizio competente entro il ventesimo giorno del mese successivo alla data di assunzione o di proroga o di trasformazione.
Ritengo che con questa norma si peggiori profondamente la normativa vigente: anzitutto si introduce una differenziazione Pag. 17tra settore pubblico e privato che oggi, invece hanno entrambi un obbligo di comunicazione antecedentemente all'instaurazione del rapporto di lavoro.
Noi non capiamo la ratio di questa norma. La giudichiamo negativa anche perché potrebbe essere un modo per incuneare e in seguito arrivare a introdurre questa trasformazione anche nel privato, ponendo a rischio per davvero elementi importanti come la conoscenza da parte dei lavoratori ma anche i tempi giusti proprio al fine di combattere il lavoro nero e avere sicurezza nei luoghi di lavoro.
Alla domanda diretta - chiedo al Ministro Brunetta di ascoltare per cortesia - su quale fosse la ratio mi è stato risposto che questo rinvio a venti giorni del mese successivo all'assunzione è stato chiesto da alcuni Ministeri perché sembra che non siano in grado di assolvere a quegli adempimenti formali.
Dico che intanto tutta la pubblica amministrazione sta rispondendo, una pubblica amministrazione già informatizzata secondo il Ministro, che da quando appunto ha avuto l'incarico con questo Governo sta riempiendo i giornali, tutte le trasmissioni e il Parlamento di parole su quanto, attraverso la sua azione, la pubblica amministrazione diventi sempre più efficiente. Se è vero che questa cosa l'hanno chiesta i Ministeri, io chiedo al Ministro Brunetta: ma come si fa, da una parte, a tentare di far credere che vi sia una capacità di innovazione da parte di questo Governo e, nel contempo, a fronte di Ministeri che dicono che non ce la fanno ad effettuare una comunicazione nel giorno antecedente all'instaurazione del rapporto di lavoro, a dare una deroga? Quindi vi è un Governo che si arrende all'inefficienza della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 6 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Mattesini 6.1 e Paladini 6.2, sugli identici emendamenti Mattesini 6.3 e Paladini 6.4, nonché sull'emendamento Mattesini 6.5.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli identici emendamenti Delfino 6.6 e Damiano 6.7, nonché sull'emendamento Delfino 6.8.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Mattesini 6.9.

PRESIDENTE. Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mattesini 6.1 e Paladini 6.2, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Samperi, Calearo Ciman, Lanzillotta, Lunardi, De Micheli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 487
Votanti 458
Astenuti 29
Maggioranza 230
Hanno votato
206
Hanno votato
no 252).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mattesini 6.3 e Paladini 6.4, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione). Pag. 18

Onorevoli Vico, De Micheli, Calearo Ciman, Ferranti, Braga, Barbaro, Murer, Bossa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 487
Votanti 457
Astenuti 30
Maggioranza 229
Hanno votato
205
Hanno votato
no 252).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mattesini 6.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli, Bossa, Vico, Calearo Ciman, Misiani, Lanzillotta, Miglioli, Iannuzzi, Lunardi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 488
Votanti 458
Astenuti 30
Maggioranza 230
Hanno votato
204
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che il deputato Tocci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che i deputati Picchi e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo agli identici emendamenti Delfino 6.6 e Damiano 6.7.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro degli identici emendamenti Delfino 6.6 e Damiano 6.7 formulato dal relatore.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, siamo di fronte ad un articolo che titola: «Adempimenti formali relativi alle pubbliche amministrazioni». In esso, si inserisce il comma 1-bis, rispetto al quale leggiamo una chiara sfiducia rispetto ai responsabili della pubblica amministrazione. Chiediamo, pertanto, una motivazione su come si possa surrettiziamente inserire, in un articolato di questo genere, una potenziale sanzione nella misurazione e nella valutazione della performance individuale dei dirigenti.
Credo che questo non sia il luogo per valutare - mi rivolgo al Ministro Brunetta, anche rispetto al piano della pubblica amministrazione, che era stato dato, ed anche con riferimento all'esigenza di una valorizzazione e di una responsabilizzazione - come si possa modificare, attraverso una previsione di questo tipo, una serie di approcci e di valutazioni della performance dei dirigenti.
Pertanto, chiediamo la soppressione del comma 1-bis dell'articolo 6 del provvedimento in esame, o, in alternativa - così mi pronuncio anche sull'emendamento successivo a mia prima firma - almeno, una piccola modifica rispetto al testo stesso inserendo la parola «reiterata». Infatti, i citati adempimenti, sovente, non sono svolti dai dirigenti in prima persona, ma dai loro collaboratori. Pertanto, a mio avviso, la valutazione prevista dal comma in oggetto è assolutamente spropositata. Per questo motivo, se il Governo non cambierà la propria opinione, voteremo a favore agli identici emendamenti in oggetto.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Delfino 6.6 e Damiano 6.7, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico... onorevole Frassinetti... onorevole De Micheli... onorevole Fogliardi... Pag. 19
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 489
Maggioranza 245
Hanno votato
233
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Delfino 6.8 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore e insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Delfino 6.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico... onorevole Coscia... onorevole De Micheli... onorevole Calearo Ciman... onorevole Lanzillotta... onorevole Di Virgilio... onorevole Veltroni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 294
Astenuti 196
Maggioranza 148
Hanno votato
38
Hanno votato
no 256).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mattesini 6.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Casini... onorevole Bossa... onorevole Damiano... onorevole De Micheli... onorevole Cenni... onorevole Calearo Ciman... onorevole Lanzillotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 491
Votanti 462
Astenuti 29
Maggioranza 232
Hanno votato
207
Hanno votato
no 255).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia... onorevole Iannuzzi... onorevole De Micheli... onorevole Damiano... onorevole Lanzillotta... onorevole Codurelli... onorevole Ravetto... hanno votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 466
Astenuti 28
Maggioranza 234
Hanno votato
261
Hanno votato
no 205).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 1441-quater-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-C).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Livia Turco 7.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Pag. 20Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Livia Turco 7.1 non accedono all'invito al ritiro ed insistono per la votazione.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Livia Turco 7.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Garagnani... stia in Aula, non a Bologna! Onorevole Vico... onorevole De Micheli... onorevole Damiano... onorevole Lanzillotta... onorevole Ghiglia... l'onorevole Stagno d'Alcontres ha votato? Aspettiamo l'onorevole Stagno d'Alcontres... ha votato. Chi manca? Onorevole Ghiglia... l'onorevole Cicchitto è un maratoneta e voterà velocemente... onorevole Codurelli... l'onorevole Martella ha votato? Hanno votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 495
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato
237
Hanno votato
no 258).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Beccalossi... onorevole Damiano... onorevole De Micheli... onorevole Bernardini... l'onorevole De Micheli ha votato? Sì, manca l'onorevole Bernardini... onorevole Cuomo... l'onorevole Bernardini ha segnalato che non riesce a votare... provi adesso... l'onorevole Bernardini ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 497
Maggioranza 249
Hanno votato
497).

Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 1441-quater-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-C).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Boccuzzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCUZZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, come già ricordato, il provvedimento è all'esame dell'Aula in terza lettura, dopo essere stato fermo al Senato per oltre un anno. Abbiamo visto crescere, lievitare il provvedimento, che nasceva contenendo al suo interno 9 articoli, diventati 28 nel corso della prima lettura alla Camera, e giunti a 52 quando è stato approvato al Senato. Già, ben 52 articoli, su cui ci siamo confrontati in un lavoro proficuo, senza dubbio, ma, a mio avviso, ancora insufficiente e altamente rischioso per i lavoratori.
Sento ancora una volta la necessità di coinvolgere l'onorevole Cazzola: egli conosce l'apprezzamento e la stima che ho nei suoi confronti, anche se la nostra visione della materia è distante. Tuttavia, come dicevo, anche la condivisione di un percorso mi spinge ancora a sollecitare una rivisitazione delle valutazioni espresse agli emendamenti presentati all'articolo 8.
Ho provato ad analizzare in maniera compiuta la delicata materia dell'orario di lavoro e ho riscontrato un gran caos normativo. Infatti, la norma base, il decreto Pag. 21legislativo n. 66 del 2003, è stata modificata parzialmente dal decreto legislativo n. 213 del 2004 e poi, successivamente, dal decreto-legge n. 112 del 2008. Le modifiche più rilevanti dal punto di vista dell'orario di lavoro sono quelle introdotte dalle norme che ho già citato.
Il disegno di legge n. 1441-quater-C, all'articolo 8 contiene solo due commi, il primo dei quali è rimasto inalterato rispetto alla versione precedentemente approvata alla Camera. Il secondo comma, invece, è totalmente nuovo, in quanto inserito dal Senato. Tuttavia, proprio la possibilità dell'approvazione di questi due emendamenti che ho presentato potrebbe, in qualche maniera, tentare di rimettere alcune cose a posto.
Con un emendamento della Lega Nord respinto in Commissione e accolto in Assemblea - voglio ricordare che il Governo si rimise all'Assemblea - si è sancito il principio di derogabilità del contratto nazionale, anche se sottoscritto da organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano territoriale. Il principio che attribuisce un ruolo alle organizzazioni sindacali territoriali sembra affermato in via generale e comunque costituisce un pericoloso precedente.
Con le modifiche apportate dalla legge n. 133 del 2008, il limite all'orario di lavoro per i lavoratori può essere derogato sulla base di contratti collettivi o accordi conclusi a livello nazionale o persino da contratti collettivi o accordi di secondo livello di contrattazione. Questa norma può essere gravissima, perché consente alle parti di derogare addirittura - secondo un'interpretazione letterale - a norme costituzionali. Consideriamo, ad esempio, il riposo. Esso è regolato dall'articolo 36, comma 3, della Costituzione, che afferma che il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite cui non può rinunciare. Accanto ad esso, l'articolo 2109 del codice civile afferma che il lavoratore ha diritto a un giorno di riposo ogni settimana, normalmente coincidente con la domenica. Ora, con le modifiche di cui ho parlato poc'anzi, le deroghe possono essere effettuate e concordate a livello territoriale o aziendale, con il risultato che si derogherebbe alla Costituzione tramite un accordo sindacale territoriale.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Boccuzzi.

ANTONIO BOCCUZZI. Concludo, Signor Presidente. L'introduzione del secondo comma all'articolo 8 del testo in discussione, però, allarga esplicitamente, perché non ci siano dubbi, la possibilità di deroga anche agli accordi aziendali territoriali.
Voglio sollecitarvi, onorevoli colleghi della maggioranza, ad una più seria attenzione verso quanto accade nel nostro Paese. Sul lavoro, purtroppo, si continua a morire, si perpetrano infortuni più o meno gravi e invece di innalzare l'attenzione e le sanzioni per chi trasgredisce, qui si deroga, si deroga e si deroga ancora, secondo una logica incomprensibile che vede la gente che ha bisogno di lavorare, coloro che hanno la necessità di lavorare per arrivare alla fine del mese, considerati sempre gli ultimi del paradiso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita i presentatori al ritiro degli identici emendamenti Boccuzzi 8.1 e Delfino 8.2, altrimenti il parere è contrario. Allo stesso modo, invita al ritiro degli identici emendamenti Boccuzzi 8.3 e Delfino 8.4, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

Pag. 22

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli identici emendamenti Boccuzzi 8.1 e Delfino 8.2 non accedono all'invito al ritiro e insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Boccuzzi 8.1 e Delfino 8.2, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Saltamartini... onorevole Della Vedova... onorevole Iannuzzi... onorevole Lanzillotta... onorevole Codurelli, provi... bene, l'onorevole Codurelli ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato
234
Hanno votato
no 256).

Chiedo ai presentatori degli identici emendamenti Boccuzzi 8.3 e Delfino 8.4 se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, l'articolo 8, recante modifiche alla disciplina sull'orario di lavoro, rappresenta un forte elemento di criticità perché introduce nell'ordinamento un principio, che noi riteniamo potenzialmente pericoloso, in materia di rappresentatività sindacale territoriale.
In sostanza, si ammettono ampie deroghe al contratto nazionale, facilitando così la nascita di associazioni di comodo pregiudizievoli dei diritti dei lavoratori, nonché il proliferare di trattamenti diversamente articolati sul territorio non legati soltanto alla produttività, ma ad una serie di ragioni che sarebbero oggi in questa sede difficilmente sintetizzabili. Faccio riferimento, tra l'altro, al ricorso alle deroghe per periodi di riposo compensativo: questo articolo riconosce anche la possibilità di modulare in modo diverso.
Noi poniamo la questione sul piano del riconoscimento del valore della contrattazione nazionale di alcuni istituti che attengono a quel livello di contrattazione. C'è stato un ampio dibattito in merito e noi lo vogliamo riconoscere, sia al relatore sia al sottosegretario Viespoli, che hanno cercato di farci comprendere che questo inserimento territoriale non era un elemento capace di influire, di scardinare l'assetto complessivo. Ciononostante noi riteniamo che, attraverso questo tipo di approccio, ci sia il rischio di stravolgere l'impianto della contrattazione sindacale nazionale, creando sviluppi negativi per il riconoscimento degli istituti e dei trattamenti economici complessivi dei lavoratori a livello nazionale.
Per questa ragione esprimiamo un orientamento contrario in merito a tale articolo e chiediamo almeno alcune modifiche per attenuare le conseguenze, secondo la nostra valutazione, che recherebbe tale articolato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, l'articolo 8, che modifica la disciplina sull'orario di lavoro, si inserisce all'interno del regime sanzionatorio in materia di orario di lavoro.
In esso vengono ridefinite le sanzioni per le ipotesi di violazione della disciplina sulla durata media dell'orario di lavoro e sul riposo settimanale, nonché sulle ferie annuali retribuite e sul riposo giornaliero. Ciò che più ci preoccupa è la modifica introdotta dal Senato in quanto consiste nell'inserimento del comma 2 relativo all'orario di lavoro e al riposo dei lavoratori marittimi. A bordo della navi mercantili tale orario può essere derogato dalla contrattazione collettiva nazionale e quindi, in assenza di specifiche disposizioni da parte della contrattazione territoriale o aziendale, si possono verificare fatti molto gravi. Pag. 23
Per tale motivo, farei molta attenzione al ricorso alle deroghe; ai lavoratori marittimi a bordo delle navi mercantili deve essere comunque assicurata la fruizione di periodi di riposo alternativi oppure la concessione di riposi compensativi adeguati alla loro tipologia di lavoro. Per questo motivo noi siamo contrari alla disposizione in esame.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non ritirano i rispettivi emendamenti. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Boccuzzi 8.3 e Delfino 8.4, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Ministro La Russa, prenda posto per votare. Onorevole Scilipoti, onorevole Vico, onorevole Mondello, onorevole Coscia.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 487
Maggioranza 244
Hanno votato
233
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che il deputato Berruti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Nunzio Francesco Testa e Mazzarella hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Saluto i ragazzi della Fondazione Villaggio dei ragazzi di Maddaloni, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo alla votazione dell'articolo 8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Damiano. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, voteremo con grande convinzione contro questo articolo. L'onorevole Boccuzzi ha già esposto molte argomentazioni; voglio semplicemente dire che si usa, da parte della maggioranza, un argomento falso per far passare questo articolo e l'argomento falso è che noi saremmo contrari alla libera costituzione di sindacati a livello territoriale.
Non abbiamo mai pensato questo; il punto sul quale non siamo d'accordo è che si consente ad un sindacato rappresentativo soltanto sul piano territoriale di derogare le norme dei contratti nazionali. Stiamo votando un articolo che aprirà una ferita di cui non conosciamo la gravità.
Infatti, in questo modo apriamo la strada - pur essendo questa norma riferita soltanto ai lavoratori marittimi - alla costituzione, e non sarebbe la prima volta, di sindacati territoriali di comodo, non rappresentativi, i quali stipuleranno dei contratti di comodo sicuramente al ribasso, con una contrapposizione e un contrasto tra lavoratori, che inevitabilmente continuerà ad abbassare il livello delle tutele e delle normative dei lavoratori stessi.
Facciamo molta attenzione: il nostro voto contrario ha un'argomentazione molto forte e attiene al significato della rappresentatività e rappresentanza nazionale del sindacato e alla possibilità di libera associazione sindacale che sempre abbiamo difeso. Ma le cose non vanno confuse (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lorenzin prenda posto. Onorevole Perina, onorevole Lanzillotta, onorevole Miglioli, onorevole Ruggeri, onorevole Amici, onorevole Martinelli, onorevole Stanca, onorevole Ravetto, onorevole Baccini.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ). Pag. 24

(Presenti 494
Votanti 493
Astenuti 1
Maggioranza 247
Hanno votato
254
Hanno votato
no 239).

(Esame dell'articolo 9 - A.C.1441- quater-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-C), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Vassallo. Ne ha facoltà.

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, noi voteremo a favore di questo articolo, ma sono qui per rappresentare il disappunto e lo scetticismo nei confronti di questo pacchetto di articoli, dal 9 al 13, con il quale il Governo e la maggioranza ci propongono di intervenire sul sistema universitario, facendolo in maniera estemporanea e schizofrenica. Infatti, ciascuno degli aspetti che sono toccati da questi articoli avrebbe dovuto o potuto essere affrontato meglio con i decreti n. 112 o n. 180 nel 2008: evidentemente, si tratta di errori materiali o di ripensamenti su questi aspetti da parte della maggioranza. Molto meglio sarebbe stato affrontarli nel quadro di una riforma che pure è all'esame del Senato.
In particolare, questo articolo che stiamo per votare dimostra quanto sia irragionevole intervenire adesso sulla materia, perché noi votiamo nel caso specifico la possibilità che un professore associato diventi direttore di dipartimento, cosa che potrebbe rivelarsi del tutto irrazionale qualora dovessimo ridefinire la natura e le dimensioni dei dipartimenti, come proposto dal progetto all'esame del Senato.
Dunque, noi votiamo a favore, ma rileviamo che la maggioranza interviene in maniera estemporanea e schizofrenica su questa importante materia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Iannuzzi, onorevole Lanzillotta, onorevole Calearo Ciman, onorevole Vico, onorevole De Micheli, onorevole Coscia, onorevole Damiano, onorevole Favia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 495
Astenuti 2
Maggioranza 248
Hanno votato
495).

Prendo atto che il deputato Antonio Pepe ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Integrazione nella composizione dell'Ufficio di Presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare Misto, con lettera pervenuta in data 26 gennaio 2010, ha reso noto che il deputato Luciano Mario Sardelli è stato nominato vicepresidente del gruppo, in rappresentanza della componente politica Noi Sud/Lega Sud Ausonia (Applausi).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Sospendiamo a questo punto la seduta al fine di consentire la preparazione dell'Aula per la cerimonia prevista per le ore 12,15, con l'intervento del professor Wiesel, premio Nobel per la pace nel 1986, in occasione del Giorno della Memoria. Ricordo che all'evento sarà presente il Capo dello Stato. Pag. 25
Invito i colleghi a ritirare dai rispettivi banchi le tessere di votazione, dato che sarà una seduta aperta.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e, a partire dalle ore 16, con il seguito della discussione del disegno di legge collegato in materia di lavoro, con votazioni immediate.

La seduta, sospesa alle 11, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'interno ed il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Iniziative per l'efficacia degli strumenti per la lotta all'illegalità e all'immigrazione clandestina recentemente introdotti nell'ordinamento - n. 3-00870)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Stanislao ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00870, concernente iniziative per l'efficacia degli strumenti per la lotta all'illegalità e all'immigrazione clandestina recentemente introdotti nell'ordinamento (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, il cosiddetto «pacchetto sicurezza» ha istituito gli osservatori volontari per la sicurezza, meglio noti come «ronde» ed introdotto il reato di immigrazione clandestina.
In merito alle «ronde» si attendono i risultati definitivi sulla loro diffusione in ambito nazionale, ma al 10 novembre 2009 le associazioni interessate risultavano essere solo sei. Peraltro, in vigore dall'8 agosto 2009, il reato di immigrazione clandestina è di competenza del giudice di pace, si concreta nell'ingresso flagrante o nel soggiorno illegali ed è punito con un'ammenda e con la conseguente espulsione.
La contestazione del reato si è rivelata ardua e complessa, a causa dell'accavallarsi di diverse fattispecie di reati di competenza, per legge, di giudici diversi e questo vale, ad esempio, per il reato di ingresso o soggiorno irregolari, di competenza del giudice di pace, e la mancata esibizione di documenti, di competenza del giudice ordinario, fattispecie che si presentano spesso contestualmente. Ne deriva una duplicazione di processi per l'applicazione di pene irrisorie e spesso ineseguibili, essendo gli stranieri che incorrono in tali violazioni notoriamente insolventi e irreperibili. Ci risultano per il 2009 solo quaranta processi per clandestinità.

PRESIDENTE. Onorevole Di Stanislao, la prego di porre la domanda.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, chiedo al Ministro in relazione a questi fatti se e come intenda provvedere per rendere efficaci gli strumenti della lotta all'illegalità e alla clandestinità.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, il pacchetto sicurezza, che è stato approvato dal Governo e dal Parlamento, ha introdotto nuove norme in materia di sicurezza urbana, lotta alla criminalità diffusa, lotta all'immigrazione clandestina, sicurezza stradale e lotta alla criminalità organizzata. Sono numerose norme che hanno prodotto i loro effetti in questi mesi e devo dire che sono effetti assolutamente positivi.
In particolare, per quanto riguarda il contrasto all'immigrazione clandestina, il dato, al 31 dicembre del 2009, presenta Pag. 26una riduzione degli sbarchi clandestini rispetto al 2008 del 74 per cento su base annua: 36.951 nel 2008, 9.573 nel 2009, meno 27.378. Se poi consideriamo il periodo che intercorre dall'inizio dell'applicazione dell'accordo con la Libia, la diminuzione è addirittura del 90 per cento.
Per quanto riguarda il reato di immigrazione clandestina, dall'agosto del 2009 ad oggi sono stati denunciati 12.500 immigrati irregolari. Le lentezze della magistratura sono lentezze della magistratura, che nulla hanno a che fare con la norma. Credo che sia anche questo il motivo: la presenza di questo reato nell'ordinamento ha indotto molti clandestini a non venire più in Italia. Questo effetto dissuasivo si è riscontrato anche nell'ultimo sbarco, di qualche giorno fa, quando un barcone di immigrati è andato in Corsica e non è più sbarcato sulle coste italiane. Credo che la politica di rigore messa in atto dal Governo italiano, di contrasto all'immigrazione clandestina e di prevenzione dei fenomeni di immigrazione clandestina, stia dando importanti risultati.
Le associazioni di volontariato, le cosiddette ronde, sono uno strumento che abbiamo messo a disposizione dei sindaci. I sindaci che vogliono utilizzarlo lo utilizzano, i sindaci che non vogliano utilizzarlo non lo fanno, ma il pacchetto complessivo delle norme ha prodotto risultati molto significativi proprio in materia di lotta alla criminalità diffusa. Sono dati ancora parziali, ma molto positivi: nel 2009 rispetto al 2008 c'è stata una riduzione complessiva di oltre il 6 per cento di tutti i delitti, in particolare dei reati di strada, quelli che le associazioni di volontariato possono ben prevenire, come i furti in abitazione e negli esercizi commerciali (meno 6,2 per cento). Per le rapine in abitazione si registra il meno 14,6 per cento, per le rapine negli esercizi commerciali meno 23,7 per cento.
Nel 2008 e 2009, insieme, rispetto al 2007 la riduzione della delittuosità è addirittura del 13,5 per cento. Questo è il risultato delle politiche di contrasto alla criminalità messe in atto dal Governo con il pacchetto sicurezza.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Stanislao ha facoltà di replicare.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, ho altri dati, che mi dicono, al di là degli sforzi che citava il Ministro, che sul territorio nazionale, e significativamente al nord, nei primi sei mesi di vigenza del reato di immigrazione clandestina i risultati sono: pochi processi, molte archiviazioni, scarsissime condanne, poche denunce e netta prevalenza delle espulsioni ad opera dei prefetti.
Credo che questo non sia il modo di procedere, perché abbiamo preso un impegno anche con l'Unione europea e da alcuni dati, per esempio della Caritas/Migrantes del 2009, emerge che in Italia la popolazione immigrata ha raggiunto una percentuale superiore alla media europea e si sottolinea come il Paese sia carente in politica dell'integrazione.
Non lo diciamo noi: 4 milioni e 630 mila persone straniere regolari e in corso di regolarizzazione rappresentano in questa Italia, in questo momento e anche per questo Governo, il 7,2 per cento della popolazione italiana e producono, se questo non lo sapete, il 10 per cento del prodotto interno lordo.
Di fronte a questo, parliamo di «pacchetti sicurezza», quando in Europa, invece, si parla, attraverso la Commissione europea, di creare uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia (che voi non avete assolutamente preso in considerazione e che abbraccerà tutti i cittadini europei, anche quelli che sono arrivati), di libera circolazione delle persone, di asilo, di immigrazione, di politica dei visti, di gestione delle frontiere esterne e di cooperazione fra autorità di polizia giudiziaria e doganale degli Stati membri; di questo, vi siete assolutamente dimenticati.
Mi auguro che abbiate la voglia e, soprattutto, la coscienza di mettere in atto anche il documento programmatico che avete accettato in relazione alle politiche messe in campo dall'Unione europea, che al momento sono disattivate, in tema di immigrazione, che fa diventare centrali le persone piuttosto che il ricorso costante e Pag. 27continuo alle condanne; si tratta di prendere in esame il tema della centralità delle identità delle singole persone e personalità che sono nella nostra Italia.
Signor Ministro, mi auguro, attraverso questa interrogazione, che ho già presentato anche in Commissione, ma senza avere risposte da lei, che si attivi un monitoraggio sulle cose che lei diceva e che a noi non risultano, affinché l'intera nazione sappia in che modo e in che misura funziona questo «pacchetto sicurezza», che ha il senso della restrizione rispetto allo spazio europeo, che, invece, allarga le disponibilità e le possibilità, anche in termini di civile convivenza e di emancipazione democratica (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Elementi e iniziative con riguardo alla destinazione a «sala di preghiera» di un immobile sito nel comune di Trino (Vercelli) - n. 3-00871)

PRESIDENTE. L'onorevole Rosso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00871, concernente elementi e iniziative con riguardo alla destinazione a «sala di preghiera» di un immobile sito nel comune di Trino (Vercelli) (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ROBERTO ROSSO. Signor Presidente, signor Ministro, la questione è molto semplice: consta del fatto se in Italia i residenti di confessione e professione di credo islamico siano sottoposti al vigore della legge come tutti gli altri cittadini.
In questo caso, a Trino, in provincia di Vercelli, esiste una sala di preghiera che è domiciliata presso una casa di civile abitazione. Il suo titolare ha detto di aver fatto il cambio di destinazione, cosa che non è successa; quindi, la situazione è contraria a tutte le leggi in materia urbanistica e di edilizia residenziale.
Secondo passaggio, altrettanto grave: si tratta di un'associazione associata, a sua volta, all'Ucoii, l'Unione delle comunità ed organizzazioni islamiche in Italia, che viene definita dai maggiori esperti del fenomeno islamista in Italia come una tra le più radicali del mondo islamico, antioccidentale, antidemocratica, ideologicamente fiancheggiatrice del terrorismo islamico.
Per questa ragione, siccome fra le dodici associazioni islamiche presenti oggi nel nostro Paese e dotate dell'autorizzazione del Ministero dell'interno non figura né l'Ucoii né l'associazione trinese, le chiedo se questo non debba, in qualche modo, comportare un annullamento della possibilità per costoro di svolgere i propri riti all'interno della nostra comunità civile.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, voglio innanzitutto assicurare che tutte le problematiche legate all'associazionismo e ai luoghi di aggregazione per motivi religiosi sono alla costante attenzione del Ministero dell'interno.
In questi luoghi, a prescindere dalla denominazione (centri culturali, moschee o di altro tipo), spesso si svolgono attività di vario genere e, come comprovato da talune indagini di polizia giudiziaria, questi luoghi sono, in qualche caso, la base per lo svolgimento di attività di proselitismo in chiave jihaidista.
I competenti uffici del Ministero dell'interno pertanto mantengono sempre il monitoraggio dei luoghi di aggregazione islamica, al fine di prevenire il rischio di possibili infiltrazioni di matrice eversiva.
Anche l'associazione citata dall'interrogante è già nota per avere tra le proprie finalità proprio quella di acquistare e costruire immobili da destinare a luoghi di preghiera, nonché di gestire centri di ritrovo per le associazioni islamiche e di raccogliere lasciti e donazioni. L'associazione è un ente noto in tutto il mondo islamico e la sua rappresentanza in Italia è diventata dal 1990 un'articolazione dell'Ucoii.
Per quanto riguarda la specifica situazione del comune di Trino Vercellese, segnalata dall'interrogante, la questura di Pag. 28Vercelli ha monitorato l'attività, che si svolge peraltro all'interno dell'immobile sin dal 2003. È stato constatato che effettivamente all'interno dell'appartamento nella giornata del venerdì si riuniscono alcune decine di persone per dedicarsi alla preghiera, mentre il sabato pomeriggio vengono ospitati corsi di lingua araba rivolti ai bambini delle scuole dell'obbligo. Agli atti del comune di Trino non risulta essere stata mai presentata alcuna richiesta di variazione d'uso dell'appartamento, che pertanto rimane quello abitativo. Risulta peraltro che l'immobile è la legale residenza di un cittadino marocchino, che l'ha ottenuta a seguito di procedimento di iscrizione anagrafica.
Il sindaco di Trino ha affermato che le attività che si svolgono all'interno dell'immobile non hanno mai creato particolari disagi alla cittadinanza, ma io ho dato disposizioni al prefetto di Vercelli affinché promuova a breve tutti i controlli necessari per verificare che l'utilizzo dell'immobile in questione avvenga conformemente alla destinazione d'uso e nel rispetto dell'incolumità delle persone, chiedendogli di prendere i provvedimenti conseguenti nel caso l'utilizzo sia difforme da quello previsto dalla legge.

PRESIDENTE. L'onorevole Rosso ha facoltà di replicare.

ROBERTO ROSSO. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro, perché condivido pienamente le preoccupazioni contenute nel testo della sua risposta. Mi auguro che vi sia un controllo da parte sua sull'operato ulteriore che le forze della prefettura e della questura vorranno mettere in campo, anche perché si tratta di un alloggio di soli 80 metri quadrati, e il fatto che vi si ritrovino decine e decine di persone è già di per sé contrario ad ogni norma di tipo urbanistico.
Vorrei aggiungere un'ultima considerazione. Come lei ricordava, l'organizzazione di cui si sta parlando è un'emanazione dell'Ucoii. È nota la finalità dell'Ucoii in Italia; non sappiamo di che tipo di prediche venga investito durante il venerdì l'uditorio che si raccoglie in quel contesto: sappiamo soltanto che da quando questa moschea ha iniziato le proprie attività a Trino, è aumentato in modo considerevole, rispetto allo «zero» di prima, il numero delle donne che viene indotto dal proprio marito a portare il burqa. Ci sembra una contraddizione con quanto sta succedendo in alcuni Paesi vicini come la Francia e ci auguriamo che le leggi vengano davvero rispettate: noi non vogliamo essere discriminatori nei confronti di nessuno, ma vogliamo che venga rispettata la legge in Italia, a favore e contro, sia da coloro che professano la religione cristiana, sia da coloro che professano quella musulmana, sia dagli atei.
In questo caso ci rimettiamo a lei, signor Ministro, affinché con la sua nota diligenza possa realizzare ciò che i cittadini di Trino si augurano vanga realizzato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative volte a costituire un organismo di garanzia per la trasparenza e l'efficienza degli appalti per la realizzazione dell'alta velocità Torino-Lione, anche al fine di contrastare eventuali infiltrazioni mafiose - n. 3-00872)

PRESIDENTE. L'onorevole Cota ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00872, concernente iniziative volte a costituire un organismo di garanzia per la trasparenza e l'efficienza degli appalti per la realizzazione dell'alta velocità Torino-Lione, anche al fine di contrastare eventuali infiltrazioni mafiose (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ROBERTO COTA. Signor Presidente, signor Ministro, la TAV è un'opera fondamentale, ed esiste per la sua realizzazione una tabella di marcia molto serrata, che prevede entro il 2013 l'obbligatorio inizio dei lavori, previo espletamento di tutte le gare di appalto e di subappalto, altrimenti si perderanno i contributi dell'Unione europea. È quindi necessario che essa proceda con velocità; vi sono però Pag. 29anche esigenze di trasparenza collegate al rischio di infiltrazioni mafiose di criminalità organizzate proprio all'interno dei lavori di esecuzione di questa grande opera, sia per quanto riguarda gli appalti che per quanto riguarda i subappalti.
Per questo le chiediamo, signor Ministro, la sua opinione sull'istituzione di questo organismo di garanzia che assicuri la massima trasparenza, con l'individuazione di una white list delle ditte che parteciperanno agli appalti, e la tracciabilità dei pagamenti.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, la lotta ad ogni forma di criminalità organizzata, in particolare alla 'ndrangheta, è assolutamente prioritaria nell'azione del Governo. Con il cosiddetto pacchetto sicurezza abbiamo approvato norme molto severe di contrasto alla criminalità organizzata. Siamo anche lieti di poter constatare oggi che queste norme, come quelle di contrasto all'immigrazione clandestina e alla criminalità diffusa, hanno prodotto risultati importanti. Non sempre basta approvare delle nuove leggi o delle riforme legislative: se poi i risultati non vengono, il lavoro è stato vano. Qui possiamo dire invece che il lavoro che è stato fatto e quello che ha realizzato il Parlamento stanno portando risultati significativi.
Ho citato prima i dati concernenti il contrasto all'immigrazione clandestina. Quelli sulla criminalità organizzata, che consegnerò domani al Consiglio dei Ministri straordinario che terremo a Reggio Calabria per approvare un piano straordinario di intervento contro la criminalità organizzata, sono altrettanto significativi.
Mi limito a segnalare il dato relativo all'aggressione ai patrimoni mafiosi, che è la strada maestra che stiamo seguendo: nei diciotto mesi del nostro Governo, sono stati oltre 12 mila i beni sequestrati, per un controvalore di oltre 7 miliardi di euro. È di ieri l'ultima operazione in Sicilia: in un colpo solo sono stati sequestrati beni per 550 milioni di euro.
Ma la lotta alla criminalità organizzata passa anche attraverso la cattura dei latitanti e sono lieto di poter fare qui, pubblicamente, le congratulazioni alla squadra mobile di Napoli, che poche ore fa ha proceduto all'arresto a Barcellona di due pericolosi latitanti, Paolo Di Mauro e Luigi Nocerino, il primo addirittura inserito nell'elenco dei trenta latitanti più pericolosi: un altro duro colpo alla criminalità organizzata (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Popolo della Libertà, Misto-Noi Sud/Lega Sud Ausonia e di deputati del gruppo Partito Democratico).
È nel settore specifico degli appalti pubblici che abbiamo fatto molto: le norme contenute nel «pacchetto sicurezza» e quella che lei ha citato, ossia questa struttura specializzata che abbiamo realizzato a L'Aquila e a Milano per controllare ed evitare le infiltrazioni della 'ndrangheta nella ricostruzione dell'Abruzzo e nell'Expo 2015. Si tratta di un'articolazione territoriale che credo sia la cosa giusta perché garantisce la costante presenza e il controllo, laddove si realizzano queste opere, di una struttura interforze dedicata proprio a questo, attraverso gli strumenti che lei, onorevole Cota, ha citato, in particolare la tracciabilità dei flussi finanziari, non solo nel primo passaggio all'azienda che vince l'appalto, ma anche successivamente, e la white list che individua le aziende pulite che possono essere utilizzate da chi abbia la possibilità di affidare gli appalti. Implica uno sforzo notevole e rappresenta una grande sfida quella che abbiamo deciso di lanciare contro la criminalità organizzata.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Credo sia assolutamente condivisibile la proposta di istituire un'altra commissione territoriale specifica relativa ad un'opera assolutamente importante qual è la TAV. Quindi esprimo sin d'ora la disponibilità del Governo a presentare e Pag. 30sostenere una proposta legislativa che faccia per la TAV quello che è stato fatto per la ricostruzione del terremoto in Abruzzo e per l'Expo 2015.

PRESIDENTE. L'onorevole Cota ha facoltà di replicare.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, sono molto soddisfatto della risposta, innanzitutto perché lei, signor Ministro, ha dimostrato una volta di più la volontà del Governo e di questa maggioranza di realizzare la TAV e quindi di impegnarsi in tutte le sue fasi. Lo dico a fronte di un'ambiguità che invece abbiamo riscontrato nel Governo regionale uscente, manifestata anche nelle alleanze politiche dichiarate per le prossime elezioni regionali con forze che invece sono contrarie alla realizzazione della TAV.
Sono soddisfatto anche, nello specifico, per la risposta che lei ha dato proprio dal punto di vista del merito e dello strumento individuato. Ritengo infatti che questo organismo, che è stato previsto per Expo 2015 nonché per gli interventi straordinari in Abruzzo, sia proprio quello strumento che garantirà sul territorio - quindi non da Roma, ma sul territorio - la massima trasparenza: è un altro tassello nella lotta senza quartiere che lei sta conducendo alla mafia e alla criminalità organizzata (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

(Orientamenti del Governo circa l'istituzione in ogni regione di centri di accoglienza per immigrati extracomunitari, con particolare riferimento alla regione Toscana - n. 3-00873)

PRESIDENTE. L'onorevole Bosi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00873 concernente orientamenti del Governo circa l'istituzione in ogni regione di centri di accoglienza per immigrati extracomunitari, con particolare riferimento alla regione Toscana (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, l'onorevole Ministro Maroni all'indomani del proprio insediamento dichiarò che in ogni regione d'Italia sarebbero stati istituiti i centri per il trattenimento e l'identificazione degli immigrati extracomunitari. Ormai è trascorso molto tempo, ma questi centri non sono stati realizzati; soprattutto faccio riferimento alla Toscana, dove nessun centro è stato realizzato e dove invece si registrano fenomeni di massiccia occupazione di edifici pubblici dismessi da parte di queste comunità, con poca sicurezza tanto per i cittadini quanto per gli stessi immigrati che coabitano in simili strutture. Tutto ciò crea disagi alle forze dell'ordine per l'identificazione ed eventualmente l'espulsione, e vorrei quindi sapere che cosa intenda fare il Governo.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, la lotta all'immigrazione clandestina è una delle priorità dell'azione del Governo. Intendiamo portare avanti questa azione senza tentennamenti, nella convinzione che essa è strettamente collegata alla sicurezza dei cittadini. Stiamo facendo in Italia grandi sforzi ed i risultati, come ho già avuto modo di dire, sono molto confortanti: il contrasto e la prevenzione dell'immigrazione clandestina ha portato ad una riduzione degli sbarchi del 74 per cento nel 2009 rispetto al 2008 e di oltre il 90 per cento da quando è iniziata l'attuazione dell'Accordo con la Libia. Anche sull'altro versante, quello delle espulsioni e del rimpatrio nei Paesi di origine, stiamo procedendo con grande intensità: sono oltre 40 mila i cittadini extracomunitari effettivamente rimpatriati negli ultimi due anni.
Per migliorare questa azione intendiamo completare e attuare quel programma, cui l'interrogante ha fatto cenno, di realizzazione di nuovi centri di identificazione ed espulsione nelle regioni dove adesso non sono presenti, in particolare nella Toscana, visto che è stata Pag. 31da lei citata, onorevole Bosi. Questi centri verranno realizzati entro il 2010. Abbiamo concluso l'opera di analisi volta all'individuazione dei siti più idonei (luoghi lontani dai centri abitati, vicini ai sedimi aeroportuali e in strutture dismesse del demanio) in tutte le regioni interessate, ma vogliamo concordare questi nuovi insediamenti con le autonomie locali e con le regioni che sono direttamente interessate.
Per questo procederò alla trattativa ed alla definizione degli insediamenti non appena saranno eletti i nuovi presidenti delle regioni, proponendo loro vari siti che dal mio punto di vista sono da ritenere idonei; tuttavia credo che sia assolutamente indispensabile sentire l'opinione in particolare dei nuovi presidenti delle regioni.
Siamo quindi pronti e non appena si svolgeranno le elezioni e saranno eletti i nuovi presidenti procederemo all'identificazione ed alla definizione dei siti, con l'obiettivo di realizzarli e renderli operativi entro la fine del 2010.

PRESIDENTE. L'onorevole Bosi ha facoltà di replicare.

FRANCESCO BOSI. Signor Ministro, prendo atto delle sue dichiarazioni e dell'impegno che assume per realizzare queste infrastrutture per la sicurezza entro il 2010. Debbo dire che non vorrei, perché purtroppo a volte accade, che la ricerca del sito migliore possa alla fine portare alla non identificazione di alcun sito. Vorrei anche ricordare che esiste una normativa nazionale che consente, per le infrastrutture che hanno un valore strategico, di intervenire direttamente da parte del Governo, bypassando anche le altre normative. Questo, ovviamente, avviene quando è in ballo un interesse strategico nazionale, come in questo caso.
Vorrei anche affermare che ciò consentirebbe anche una migliore organizzazione dell'accoglienza e dell'integrazione, perché questo mix tra gli extracomunitari che vogliano lavorare, integrarsi, accettare i nostri modelli culturali e coloro che, invece, se ne stanno con altre intenzioni, meno nobili e encomiabili, è pericoloso. Credo, quindi, che, anche per soccorrere le forze dell'ordine, vi sia davvero bisogno di questi centri di trattenimento, di identificazione, e di eventuale espulsione. Sono una esigenza strategica alla quale non si può rinunciare.

(Misure a favore delle piccole e medie aziende manifatturiere, in particolare del Mezzogiorno - n. 3-00874)

PRESIDENTE. L'onorevole Sardelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00874, concernente misure a favore delle piccole e medie aziende manifatturiere, in particolare del Mezzogiorno (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, chiedo al Ministro come intenda affrontare la crisi economica e finanziaria che attraversa il Paese, dove centinaia di piccole e medie imprese hanno affrontato e affrontano una sofferenza economica notevole, con difficoltà di accesso al credito per la stretta creditizia e con difficoltà di crescita nel mercato globale. Tutto questo porta ad un'importante e difficile situazione per questo settore, con la chiusura di centinaia di piccole e medie imprese.
Chiedo al Ministro quali iniziative prenderà il Governo al fine di contrastare la crisi del settore e se vi saranno provvedimenti tesi all'esenzione dei pagamenti degli oneri fiscali e previdenziali con eventualmente il versamento dei soli interessi relativi alle somme non versate o con un eventuale abbattimento delle aliquote contributive fiscali al fine di dare ristoro e possibilità di ripresa al settore stesso.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, voglio Pag. 32innanzitutto precisare all'onorevole Sardelli che il Governo ha posto già in essere diverse iniziative finalizzate al sostegno dei lavoratori che operano nelle piccole e medie imprese, anche attraverso il rafforzamento degli ammortizzatori sociali. In particolare, sono state oggetto di attenzione proprio le problematiche delle aziende che operano nel Mezzogiorno e nel comparto manifatturiero, colpite, come ha giustamente ricordato l'onorevole Sardelli, dalla grave crisi economica e finanziaria internazionale. Al riguardo, il Ministero dello sviluppo economico ha dato attuazione alle disposizioni legislative volte a potenziare il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, e nel corso del 2009 ben 24 mila imprese hanno usufruito di tale Fondo.
Con riferimento specifico al Mezzogiorno, come chiede l'interrogante, le richieste accolte sono aumentate di più del 50 per cento rispetto all'anno precedente. Nel dicembre 2009, altri 250 milioni di fondi europei sono stati destinati al Fondo di garanzia, proprio per sostenere e incentivare le piccole e medie imprese del Mezzogiorno. Sono state, inoltre, istituite 22 zone franche urbane, di cui ben 18 nel Mezzogiorno d'Italia, con una dotazione di 100 milioni di euro erogati direttamente ai singoli comuni beneficiari.
Per quanto riguarda poi la specifica questione posta dall'onorevole Sardelli relativa alla eventuale dichiarazione dello stato di crisi del settore manifatturiero in particolare nel Mezzogiorno, e la conseguente esenzione dal pagamento degli oneri fiscali e previdenziali o comunque di una loro riduzione o differimento nel tempo, preciso che da una parte la legislazione vigente già contempla delle disposizioni in tema di agevolazioni alle imprese per il versamento dei contributi previdenziali, e che comunque tale questione è oggetto di una valutazione politica più generale da parte del Governo, alla luce degli effetti derivanti dagli interventi che prima ho ricordato.
La assicuro quindi, onorevole Sardelli, che il Governo è attento e disponibile ad approfondire altri interventi nel senso che lei ha auspicato, e sicuramente continuerà a dare la massima attenzione al delicato tema che lei con grande sensibilità ha sollevato.

PRESIDENTE. L'onorevole Sardelli ha facoltà di replicare.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, mi ritengo soddisfatto della risposta del Ministro che ha sottolineato l'attenzione del Governo per le problematiche delle piccole e medie imprese nel Mezzogiorno, Governo che ha dato anche risposte concrete in questi anni rispetto ai bisogni di queste imprese. Un punto resta fondamentale, quello - se permette, Ministro - dell'aggressività di Equitalia che molto spesso, purtroppo, al di là della volontà del legislatore, con un fare burocratico aggredisce le imprese non aiutandole in un processo di sano ed equilibrato recupero delle sofferenze.
Voglio ricordare che questo Governo ha risolto brillantemente l'antico problema dei contributi previdenziali nel settore agricolo e delle sofferenze delle aziende stesse in questo settore, e sono certo che - anche per quanto ha detto il Ministro - altrettanta attenzione sarà dedicata alle sofferenze delle aziende manifatturiere nel settore dei contributi previdenziali.

(Iniziative per verificare la situazione finanziaria del comune di Palermo e per valutare l'estensione della dichiarazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti urbani - n. 3-00875)

PRESIDENTE. L'onorevole Antonino Russo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Siragusa n. 3-00875, concernente iniziative per verificare la situazione finanziaria del comune di Palermo e per valutare l'estensione della dichiarazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti urbani (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, i palermitani stanno pagando e continueranno Pag. 33a pagare, purtroppo per molto tempo, sulla propria pelle la grave crisi finanziaria del bilancio del comune di Palermo su cui pesano come un macigno le gestioni scellerate delle sue partecipate. Su tutte una l'Amia, la municipalizzata di igiene ambientale, che ha dissipato decine e decine di milioni di euro solo negli ultimi anni senza alcuna vigilanza da parte dell'amministrazione di Palermo, anzi - non è esagerato dire - con una corresponsabile complicità. Il Governo solo nell'ultimo anno ha stanziato 230 milioni di euro che comunque non hanno superato l'emergenza rifiuti né impedito il rischio di fallimento di Amia.
In ragione di quanto esposto e soprattutto di quanto documentato nell'interrogazione, chiediamo quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare, intanto per verificare l'utilizzo dei fondi assegnati, e poi se non ritenga che vi siano i presupposti per applicare la legge Marzano ad Amia, sottoponendo la stessa ad amministrazione controllata, e se non ritenga il Governo di estendere la dichiarazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti al territorio della provincia di Palermo.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, in relazione alle diverse questioni sollevate dall'interrogazione a prima firma dell'onorevole Siragusa, ed illustrata dall'onorevole Antonino Russo, innanzitutto per quanto riguarda l'intervento dei servizi ispettivi di finanza pubblica presso il comune di Palermo rispondo che allo stato risulta effettuata una verifica contabile amministrativa presso l'azienda dei servizi pubblici Ambiente Spa. Tale verifica è stata eseguita nel 2007.
La relazione di tale verifica è stata inviata al presidente della società per l'adozione dei provvedimenti idonei all'eliminazione delle criticità rilevate. Inoltre, una copia di tale relazione è stata trasmessa a tutti gli organi pubblici interessati e competenti a partire dalla procura regionale della Corte dei conti. La Ragioneria generale dello Stato ha comunque comunicato che la trattazione è ancora in corso ed ha assicurato che vigilerà sino alla completa normalizzazione delle irregolarità rilevate.
Inoltre, nell'interrogazione a prima firma dell'onorevole Siragusa, si fa riferimento anche alla problematica della gestione della raccolta dei rifiuti. Al riguardo, ricordo che in conseguenza della dichiarazione dello stato di emergenza del 16 gennaio 2009 è stata emanata in data 5 febbraio 2009 l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3737 finalizzata a porre in essere ogni azione urgente per il superamento della grave situazione determinatasi, mediante ricorso a mezzi e poteri straordinari nonché per il definitivo avvio del ciclo integrato dei rifiuti nella provincia di Palermo.
Infine, completando la risposta su questo aspetto dell'interrogazione, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2010, attualmente in corso di pubblicazione, è stata disposta la proroga - alla quale faceva riferimento - dello stato di emergenza in materia di rifiuti urbani nel territorio della provincia di Palermo sino al 31 dicembre 2010. Tale provvedimento di proroga è stato adottato, sentito il Ministero dell'ambiente e gli organismi competenti della regione siciliana, in considerazione del fatto che il prefetto di Palermo commissario delegato ha rappresentato la necessità di continuare ad operare anche nel corso dell'anno 2010 in regime derogatorio della normativa ordinaria proprio per poter assicurare la necessaria prosecuzione degli interventi.

PRESIDENTE. L'onorevole Siragusa ha facoltà di replicare.

ALESSANDRA SIRAGUSA. Signor Ministro, la ringrazio per la risposta ma purtroppo non possiamo che dichiararci insoddisfatti. Abbiamo chiesto infatti di estendere l'ordinanza di commissariamento Pag. 34non soltanto alla gestione della discarica come avviene in questo momento, ma anche, alla raccolta e alla gestione complessiva dei rifiuti. La città di Palermo è ormai da mesi invasa dai rifiuti. È una situazione che è stata creata dal dissesto finanziario in cui è stata gettata l'amministrazione dell'Azienda municipalizzata igiene ambientale, totalmente partecipata dal comune di Palermo, la cui situazione abbiamo descritto nell'interrogazione essere assai grave.
La città di Palermo, dunque, è coperta dai rifiuti. La raccolta differenziata non è ancora partita, nonostante quanto anche lei ha riferito, dovesse essere già fatta all'inizio dello scorso anno. In questo momento si dice che partirà in data 8 febbraio ma la raccolta porta a porta riguarderà soltanto una fetta piccolissima della città. Per il resto ancora non si ha traccia di raccolta differenziata. È quindi indispensabile sottoporre l'azienda, prima che fallisca e prima che il tribunale di Palermo ne definisca il fallimento, all'amministrazione controllata per poi poterla rilanciare con parametri che la rendano atta a stare sul mercato e soprattutto che possano farla diventare un'azienda che serva a garantire l'igiene pubblica nella città di Palermo.
Il bilancio del comune di Palermo è un bilancio fallimentare che si dice artatamente sano ma che in realtà non garantisce più alcun servizio alla città. Se, come me, lei avesse l'opportunità, signor Ministro, di leggere la rassegna stampa della nostra città vedrebbe che le scuole sono sempre più povere perché tutto, dalla carta igienica ai colori, è affidato ai contributi dei genitori e che negli asili nido manca tutto, non ci sono i generi di prima necessità e i genitori oltre a pagare la tariffa, essendo un servizio a domanda individuale, portano anche da mangiare ai bambini. Addirittura è di oggi la notizia che il comune chiede la TARSU ai senzatetto nei container, ai baraccati.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Siragusa.

ALESSANDRA SIRAGUSA. Questa è la situazione in cui vivono ogni giorno i cittadini di Palermo. Dunque colgo l'occasione anche del fatto che il Ministro Maroni è rimasto in Aula per chiedere che il Governo si faccia carico, come richiesto nell'interrogazione, di una verifica dei bilanci complessivi di quell'amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Missioni.

Testo sostituito con errata corrige volante PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bocci, Bonaiuti, Bongiorno, Brugger, Brunetta, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Consolo, Cota, De Biasi, Donadi, Franceschini, Gibelli, Giro, Mazzocchi, Pescante, Sabelli e Urso sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bocci, Bonaiuti, Bongiorno, Brugger, Brunetta, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Consolo, Cota, De Biasi, Donadi, Franceschini, Gibelli, Giro, Mazzocchi, Pescante, Sardelli e Urso sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 1441-quater-C.

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo approvato l'articolo 9.

Pag. 35

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 1441-quater-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-C).
Nessuno chiedendo di parlare invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Ghizzoni 10.1 e 10.2.

PRESIDENTE. Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Ghizzoni 10.1 formulato dal relatore.

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, l'obiettivo dell'emendamento in esame è molto semplice ed è finalizzare le risorse degli atenei che si rendono disponibili dal pensionamento del personale per assumere ricercatori a tempo indeterminato e non per attivare i contratti di ricerca a tempo determinato introdotti dalla legge Moratti del 2005. Insomma, se dovessi fare una battuta direi che a fronte dei pensionamenti creiamo posti di ruolo, posti «sicuri», per richiamare un'espressione recentemente utilizzata anche dal Ministro Tremonti.
Io qui, colleghi, non farò un'apologia del posto fisso nel settore della ricerca. Voglio limitarmi a riportare alla vostra attenzione un dato di realtà, cioè le migliaia di giovani ricercatori di talento che premono alle porte dell'accademia italiana per innovare la ricerca del nostro Paese e per innovare la didattica del sistema universitario. Eppure voi, con questo parere negativo al nostro emendamento, che quindi respingete, condannate questi giovani ad invecchiare nella precarietà, senza comprendere - questa è la cosa più grave - che così facendo voi non soltanto condizionate il loro talento ed il loro futuro, ma soprattutto continuate a compromettere la competitività del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, a me francamente sembra un po' forte come espressione quella che afferma che il relatore e il Governo, non dando un parere favorevole a questo emendamento, condannino nel limbo della precarietà una quantità «x» di ricercatori. Questa francamente mi sembra una posizione un po' eccessiva. Vi è stato un confronto anche in Commissione su questi temi e questi sono peraltro emendamenti che sono stati già presentati in Commissione e ripresentati poi per l'aula. In Commissione vi è stato un confronto anche piuttosto sereno. Si rimane con una diversità di posizioni legittima, io credo, riconosciuta da entrambe le parti.
Sappiamo benissimo che il settore universitario viene toccato da questo articolo ma anche dal successivo, in particolare da quello riguardante il pensionamento dei docenti nelle università private e su cui magari diremo anche qualcosa, qualora dovesse sorgere un dibattito al riguardo.
Evidentemente, si tratta di un tema complesso e delicato, che dovrebbe essere affrontato in un provvedimento specifico, così come, da tempo, il Governo sta auspicando, e su cui credo stia anche lavorando.
In questa fase, anche a fronte delle necessità di copertura finanziaria dei provvedimenti che sono al nostro esame e che ci accingiamo a votare, credo che sia assolutamente legittimo, riconoscibile e condivisibile il parere contrario espresso Pag. 36dal relatore Cazzola sull'emendamento in oggetto.
Vorrei aggiungere un'ulteriore riflessione. Ove è stato possibile - ne è testimone il sottosegretario Viespoli, che ha seguito da vicino tutto il provvedimento - abbiamo cercato di venirci incontro nel rispetto legittimo delle posizioni e di trovare - questo è stato il lavoro, quasi certosino, fatto dal relatore - dei denominatori comuni per riuscire a raccogliere, intorno al testo al nostro esame in terza lettura, il più ampio consenso possibile. Ho motivo di ritenere che ciò sia stato fatto, anche in relazione agli articoli.
Pertanto, credo che, dove non vi è stato più margine per poter cucire un consenso più ampio di quello del confine della maggioranza sul testo che abbiamo di fronte, non si possa o non si sia potuti andare oltre. Quindi, preannuncio, ovviamente, che il voto del Popolo della Libertà sarà conforme al parere espresso dal relatore e che, quindi, sarà un voto contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 10.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Prego i colleghi di prendere posto. È la prima votazione del pomeriggio, consentiamo a tutti di votare.
Onorevole Coscia... onorevole Di Centa... onorevole Vico... onorevole Della Vedova...
È la prima votazione del pomeriggio, pertanto aspettiamo tutti coloro che devono ritirare la propria tessera. Si tratta di colleghi sia del Partito Democratico sia del Popolo della Libertà, quindi aspettiamo che ritirino le proprie tessere.
Onorevole Brandolini... onorevole Vannucci, sostituisca la tessera...

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Presidente, chiuda la votazione!

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, non funziona la tessera.
Onorevole Petrenga... onorevole Jannone... onorevole Lainati... onorevole Milo... aspettiamo... l'onorevole Petrenga non ha ancora votato...

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Presidente! Chiuda la votazione!

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, l'onorevole Petrenga non riesce a votare! Per cortesia! Vi è anche l'onorevole Brandolini, che appartiene al suo gruppo! Prego, onorevole Petrenga...

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Questa è una farsa!

ROBERTO GIACHETTI. Lupi sei sempre tu! Fai un paio di telefonate!

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Vergognati!

PRESIDENTE. Onorevole Granata... l'onorevole Petrenga ha votato? Onorevole Santelli... onorevole Capodicasa, l'aspettiamo.

ROBERTO GIACHETTI. Buffone!

PRESIDENTE. È la prima votazione: l'onorevole Capodicasa e l'onorevole Santelli sono in Aula e hanno diritto di votare. Prego.
Onorevole De Torre (Commenti del deputato Quartiani)...

ROBERTO GIACHETTI. Lupi, chiama qualcuno al telefono!

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Vergognati!

PRESIDENTE. L'onorevole De Torre ha votato? Onorevole Di Staso... fate votare l'onorevole Di Staso...
C'è l'onorevole De Torre che non riesce a votare. Un deputato che è presente in Aula ha diritto di votare, perdonatemi! Pag. 37
Prego, onorevole De Torre, e anche onorevole Colombo. Ha votato, onorevole Colombo? Onorevole De Torre, ha votato?

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiudi!

PRESIDENTE. Chiuderò quando l'onorevole De Torre mi avrà detto di aver votato, scusatemi.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Ma vaff...

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Unione di Centro - Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 436
Maggioranza 219
Hanno votato
222
Hanno votato
no 214).

Prendo atto che i deputati Cesa, De Poli e Scilipoti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, non ho alcun dubbio che coloro che sono presenti in Aula nel momento in cui viene indetta una votazione abbiano il diritto di votare, però mi permetta, signor Presidente, lo dico sommessamente, basta prendere i tempi normali di votazione.

PRESIDENTE. Ricordo all'onorevole Borghesi che gli ultimi tre colleghi che hanno votato sono, tra l'altro, colleghi del Partito Democratico, come l'onorevole Colombo e l'onorevole De Torre: questo a dimostrazione dell'imparzialità della Presidenza.
Passiamo all'emendamento Ghizzoni 10.2.

SILVANO MOFFA, Presidente dell'XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA, Presidente della XI Commissione. Signor Presidente, credo che sia opportuno sospendere la seduta... (Commenti dei deputati dei gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Scusate, il presidente Moffa sta avanzando una proposta, poi chi vuole intervenire lo farà.

SILVANO MOFFA, Presidente della XI Commissione. Ho il diritto di fare una proposta?

PRESIDENTE. Ci mancherebbe altro, presidente Moffa, c'è solo un po' di agitazione.

SILVANO MOFFA, Presidente della XI Commissione. Credo che dopo la votazione che si è appena svolta sia anche necessario capire quale sia l'impatto di questa norma sul complesso del dispositivo che stiamo approvando.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, atteso che resta soltanto un altro emendamento riferito a questo articolo, noi riteniamo che sia più utile capire questo impatto dopo il voto su tale ultimo emendamento. Chiediamo, pertanto, che venga posta ai voti la proposta di sospensione.

PRESIDENTE. Sulla richiesta di sospensione darò la parola ad un deputato contro ed uno a favore.
Prendo atto che nessuno chiede di parlare contro.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Chiedo di parlare.

Pag. 38

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Credo che sia vergognoso, se non fuori luogo per chi ricopre un incarico importante in questa assise...

PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Castiello, ma adesso devono parlare un deputato a favore e uno contro sulla richiesta di sospensione; poi potrà intervenire sull'ordine dei lavori.
Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, intervengo a favore della richiesta di sospensione, perché, nonostante le opportunità delle opposizioni di mandare «sotto» la maggioranza, così come è avvenuto con l'ultima votazione, credo che sia importante che risulti un testo chiaro di cui si comprenda il significato, senza gli emendamenti che avevano avuto un parere contrario del relatore e del Governo e che rischiano adesso di stravolgere il senso di ciò che la Commissione e la maggioranza avevano indicato.
Quindi credo che sia utile sospendere perché il Comitato dei nove possa riunirsi per capire quello che è successo esattamente.
Con la stessa logica che abbiamo utilizzato ieri - e ricordo la buona volontà della maggioranza e dei gruppi di maggioranza che hanno rinviato la discussione a questa mattina per capire il senso degli emendamenti indicati dalla Commissione bilancio - allo stesso modo penso che oggi sia giusto e responsabile anche da parte dell'opposizione (e lasci perdere per una volta l'attacco politico e sia responsabile nella votazione di una norma cui dovranno sottostare i nostri cittadini) sospendere per permettere la riunione del Comitato dei nove per capire anche in poco tempo - però capire - ciò che è avvenuto e sapere se possiamo andare avanti in modo normale e con il normale svolgimento dei lavori oppure se il Comitato dei nove e il relatore dovranno prendere delle decisioni per andare a rendere il testo comprensibile e lineare.

PRESIDENTE. Presidente Moffa, solo per indicarlo con chiarezza: per quanto tempo lei ritiene che sia necessario sospendere la seduta?

SILVANO MOFFA, Presidente della XI Commissione. Signor Presidente, penso per un quarto d'ora.

PRESIDENTE. Un quarto d'ora o venti minuti. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di sospendere la seduta, avanzata dal presidente della XI Commissione Moffa, per circa venti minuti.
Dichiaro aperta la votazione.
Onorevole Vico, vogliamo permetterle di votare, onorevole Vico! Onorevole Coscia, ha votato? Onorevole Ruvolo... onorevole Sardelli... onorevole Mondello... onorevole Conte... onorevole Barbareschi... onorevole Barbareschi, ha votato? Onorevole Calderisi, ha votato? Onorevole Calderisi, l'aspettiamo. Ce ne sono innumerevoli di tessere. Possiamo far votare l'onorevole Calderisi?
(È approvata).

La Camera approva per cinque voti di differenza.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati dei gruppo Partito Democratico). L'onorevole Castiello ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori!

GIUSEPPINA CASTIELLO. Signor Presidente, per chi ha un ruolo in quest'Aula e per chi è parlamentare e ricopre un ruolo importante è vergognoso dover ascoltare per ben quattro volte, da parte di Pag. 39chi dovrebbe avere un contegno in questa assise, perché è delegato dai cittadini a rappresentare il Paese, simili parole. Mi riferisco all'onorevole Quartiani che per ben quattro volte si è rivolto alla Presidenza usando una terminologia che dico in italiano, vale a dire mandando la Presidenza, per ben quattro volte, a quel paese.
Questo è vergognoso e indecente. Pertanto, le esprimo, signor Presidente, tutta la mia solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, volevo semplicemente farle notare che alle ore 16 erano state convocate alcune Commissioni. In particolare, ho fatto un intervento a tal proposito durante la riunione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e ho chiesto l'interruzione dei lavori al presidente Pisanu.
Si stavano svolgendo delle audizioni importanti e nonostante le reiterate richieste - tra l'altro possono suffragare la mia tesi i tanti colleghi presenti - il presidente Pisanu ha continuato lo svolgimento regolare del lavoro della Commissione. Il risultato è che alcuni di noi, presenti in quell'importante Commissione, contemporaneamente non potevano essere qui al momento della votazione.
Volevo farlo notare semplicemente, affinché rimanga agli atti. Chiedo inoltre alla Presidenza di inviare una formale richiesta al presidente della Commissione antimafia affinché ottemperi meglio allo svolgimento dei propri lavori, in maniera tale che non interferiscano con il dovere primario che è quello della presenza in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei associarmi alle considerazioni dell'onorevole Marinello. Mi rendo conto, questa è una vertenza aperta da tempo con i presidenti delle Commissioni bicamerali. D'altra parte, l'onorevole Marinello sa perfettamente che vi erano anche deputati dell'opposizione quindi, come si dice, il risultato non cambia, la somma fa il totale.
Vorrei anche dirle sommessamente, signor Presidente, se posso fare questa considerazione, atteso che abbiamo deciso di svolgere un approfondimento in Commissione perché occorre vedere l'impatto che questo emendamento ha sul testo, ascoltando anche le considerazioni del collega Fedriga, che non possiamo porre già da adesso un limite, perché non credo che la Commissione sappia che in dieci minuti risolve il problema, piuttosto che in mezz'ora o in quaranta minuti. Quindi, considerando che ieri abbiamo passato circa un intero pomeriggio qui dentro aspettando di capire come risolvere un problema che c'era stato detto si sarebbe risolto in un'ora - e in realtà non si è proprio risolto, tant'è che siamo arrivati a questa mattina -, la pregherei di valutare nella sua assoluta responsabilità di dare un tempo adeguato.
Ovviamente - lo sappiamo bene io, lei e i colleghi della maggioranza - questo tempo non è tanto impiegato per risolvere il problema del testo, quanto per consentire ai colleghi della maggioranza che non erano nella Commissione bicamerale e magari ai colleghi del Governo che erano impegnati in altre faccende di tornare: li vedremo sicuramente schierati tra venti minuti. Magari se ci prendiamo un tempo congruo si farà in modo che non cadano correndo in strada per arrivare, almeno così ci saranno per proseguire nel dibattito.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,32).

GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare per fatto personale.

Pag. 40

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, mi preme portare all'attenzione dell'Aula, e chiedere alla Presidenza di farlo nei confronti del Governo, un fatto accaduto ieri in provincia di Ravenna, nello specifico nel comune di Sant'Agata sul Santerno, un fatto che ritengo gravissimo accaduto a seguito di un esposto di un sindaco. Egli, in occasione delle ultime elezioni amministrative, ha richiesto ripetutamente la ricusazione della lista della Lega Nord, nonostante la commissione elettorale circondariale avesse per tre volte confermato la validità della lista e delle firme; successivamente alla sua vittoria - questa è la cosa veramente ridicola - ha presentato un esposto dichiarando che la lista non era stata presentata in maniera corretta, anzi era falsamente presentata in nome e per conto della Lega. Queste sono scaramucce che capitano purtroppo quando c'è scarsa rilevanza o coerenza con i ruoli istituzionali.
Il problema grave - e vado al punto, Presidente - e veramente inaccettabile è che ieri mattina alle 6,30 quattordici carabinieri, su mandato di un sostituto procuratore di Ravenna, sono andati a casa dei sottoscrittori di questa lista a verificare se vi erano copie dei documenti relativi alle liste elettorali. Ma quello che è ancora più grave è che questi sottoscrittori, ai quali noi facciamo riferimento, hanno dichiarato - e abbiamo testimonianze dirette - che nelle settimane precedenti lo stesso sindaco che ha presentato questo esposto era andato a intimidire e a minacciare direttamente questi sottoscrittori della lista della Lega Nord, promettendo l'intervento dei carabinieri: cosa che puntualmente si è verificata.
Stiamo parlando di un comune di 2 mila abitanti e di 35 sottoscrittori, con firme tutte regolarmente apposte. Tutti i sottoscrittori che nei mesi scorsi sono stati chiamati a dire se le firme erano autentiche hanno tutti dichiarato che le firme erano le loro. Solo ed esclusivamente per una verifica sulla formalità degli atti, non sulla sostanza, sono stati impiegati 14 carabinieri.

PRESIDENTE. Grazie.

GIANLUCA PINI. No, ho bisogno di concludere, perché è un fatto gravissimo.
Ritengo gravissimo che ci sia qualcuno che, in questa delicata fase politica, si permette di avvelenare il clima, di creare delle tensioni sociali quando non vi è nulla di illegale, perché eventualmente può esserci qualche irregolarità formale, ma sicuramente non sostanziale.
Ciò che ritengo grave è che ci sia un sindaco che chiede l'intervento dei carabinieri minacciando dei cittadini e che poi questo intervento avvenga. Lo ripeto: quattordici carabinieri sono stati mandati alle 6,30 della mattina a casa di liberi cittadini che hanno sottoscritto una lista elettorale.
È chiaro che non siamo così ipocriti da chiedere l'intervento del Ministro Alfano o del Ministro Maroni in Aula per dare spiegazioni, però, in attesa di avere la documentazione probante per poter depositare una interpellanza urgente, che a questo punto si svolgerà la prossima settimana, le chiedo con urgenza di informare il Governo di questi fatti affinché si attivi per una verifica, perché è scandaloso che dopo l'attività di Papalia ci sia qualcun altro che cerca di fermare la Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Pini, le segnalo solo che l'intervento che lei ha svolto non è per fatto personale, a questo riguardo l'articolo 42 del nostro Regolamento è molto chiaro. Peraltro, come ha già accennato, lei ha a disposizione tutti gli strumenti di sindacato ispettivo per chiedere al Governo di fornire una risposta alle sollecitazioni e ai fatti che ha riportato.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 41

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi ha anticipato. Vorrei semplicemente dirle che in un intervento di dieci minuti il richiamo al rispetto del Regolamento si può fare dopo dieci secondi e non dopo dieci minuti.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, in ogni caso l'onorevole Pini è intervenuto per 2 minuti e 52 secondi.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,50.

La seduta, sospesa alle 16,35, è ripresa alle 16,55.

Modifica nella costituzione di una Commissione permanente.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta odierna la XII Commissione permanente (Affari sociali) ha proceduto all'elezione del deputato Maria Antonietta Farina Coscioni a segretario, in sostituzione del deputato Donato Renato Mosella, che ha cessato di far parte della Commissione.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 10 - A.C. 1441-quater-C)

PRESIDENTE. Ricordo che, prima della sospensione della seduta, è stato da ultimo approvato l'emendamento Ghizzoni 10.1. Ha chiesto di intervenire, il relatore, onorevole Cazzola, per riferire all'Assemblea sull'esito della riunione del Comitato dei nove. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, abbiamo esaminato la norma novellata dall'emendamento Ghizzoni 10.1 e abbiamo visto che non altera lo spirito e l'impostazione complessiva del provvedimento che, peraltro, riguarda la materia del lavoro. Queste norme, infatti, riguardano l'università e sono state inserite al Senato in maniera un pochino estensiva, come spesso succede nei provvedimenti complessi come questo. Quindi, crediamo che si possa proseguire con i nostri lavori e, come prova di buona volontà rispetto all'incidente accaduto prima, il relatore modifica il parere sull'emendamento Ghizzoni 10.2 e si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Prendo atto che la Commissione non esprime più parere contrario sull'emendamento Ghizzoni 10.2, ma si rimette all'Assemblea.
Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Ghizzoni 10.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghizzoni. Ne ha facoltà.

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, innanzitutto ringrazio anche il relatore per avere modificato il proprio parere. Chiedo un minuto per spiegare il contenuto del mio emendamento 10.2 che, peraltro, lo dico soprattutto ai colleghi della maggioranza, va nel senso di rendere le procedure concorsuali più trasparenti, in linea con il dettato del decreto-legge n. 180 del 2008 che approvammo un anno fa in Parlamento. L'emendamento limita la discussione davanti alla commissione giudicatrice ai componenti di una short list, ovvero di una lista ristretta di candidati; in particolare, ai primi tre che ottengono le valutazioni migliori per quanto riguarda la loro produzione scientifica e per i titoli. Il motivo è molto semplice, colleghi. Oltre a razionalizzare i lavori, come accade a livello internazionale, l'intento è, soprattutto, di impedire che questa discussione pubblica davanti alla commissione possa essere utilizzata per sovvertire l'ordine di merito della valutazione comparativa. In altre parole, per dirlo elegantemente, per evitare episodi di cooptazione irresponsabile. Pag. 42Quindi, credo che, se votassimo tutti insieme questo emendamento, faremmo davvero un servizio per norme concorsuali trasparenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma a questo emendamento perché sono perfettamente in linea con quanto detto dalla collega Ghizzoni. Stiamo trattando di norme estremamente delicate; l'università è ancora frutto di riflessioni e di proposte e in questo momento si stanno studiando le norme relative all'università al Senato. Quindi, credo che andare nella direzione di una maggiore trasparenza, di garanzie, di serietà, di giustizia e di equità nei confronti di chi farà i concorsi, è tutto da guadagnare in quest'Aula e fuori. Quindi, il nostro voto sarà favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 10.2, sul quale la Commissione e il Governo si sono rimessi all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, De Micheli, Coscia, Borghesi, Vaccaro e Crosetto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 485
Astenuti 7
Maggioranza 243
Hanno votato
241
Hanno votato
no 244).

Prendo atto che il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, credo che, essendo noi in un'Aula parlamentare, nella quale la collega prima ci richiamava ad un linguaggio parlamentare, sia necessario anche un rispetto dei rapporti politici parlamentari. Quello che è accaduto poco fa è una farsa, che ritengo anche abbastanza poco rispettosa proprio dei rapporti politici tra le forze politiche. Il Governo e la maggioranza, invece di prendere in giro l'opposizione, hanno solo una cosa da fare: essere presenti in Aula, visto che l'elettorato li ha mandati qui in un numero consistente e andare avanti per la loro strada.
Ma se il relatore si alza per prenderci in giro, dicendo che ha cambiato il parere sull'emendamento e che si rimette all'Aula, se il Governo riprende la stessa farsa alzandosi in piedi e dicendo la stessa cosa, mentre poi si dà mandato ai capigruppo di maggioranza di dare indicazione di votare contro quell'emendamento, ciò è semplicemente una farsa. È del tutto evidente che ciascuno di noi ha gli strumenti per rispondere alle farse attraverso i comportamenti parlamentari. Noi a differenza vostra - lo ripeto - siamo in Aula e vi battiamo ogni settimana. Cercate di fare altrettanto, perché questa farsa, per quanto ci riguarda, peggiora semplicemente i rapporti tra maggioranza e opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Virgilio, Vico, De Micheli, Leone, Golfo, Vincenzo Antonio Fontana e Costa...

Pag. 43

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 255
Astenuti 240
Maggioranza 128
Hanno votato
253
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che il deputato Giulietti ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 1441-quater-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-C).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Ghizzoni 11.1 ed esprime parere favorevole sugli emendamenti Porcino 11.2 e Vincenzo Antonio Fontana 11.3.

PRESIDENTE. Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore, tranne che per l'emendamento Vincenzo Antonio Fontana 11.3. Rispetto a quest'ultimo, coerentemente con il comportamento che il Governo ha assunto già al Senato, il Governo si rimette all'Assemblea.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ieri, in apertura di seduta, il Presidente di turno ci ha letto il parere del Governo sul testo che abbiamo ora in esame, in ragione del quale si è riunita la Commissione bilancio, che ha espresso un parere, in ragione del quale ieri abbiamo rinviato questo dibattito ad oggi perché si dovevano risolvere alcune questioni.
Con riferimento all'articolo 11, il parere che arriva dal dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, quindi da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, recita: «Articolo 11: la disposizione intende escludere determinati istituti di istruzione universitaria a ordinamento speciale dalle disposizioni che fissano l'obbligo di rispettare, nell'ambito dei limiti di spesa per l'assunzione del personale delle università, determinate quote per l'assunzione di ricercatori e professori ordinari. Al riguardo, il Governo - capisco che l'onorevole Viespoli e il Ministro Tremonti sono fisicamente due soggetti diversi, - esprime parere contrario».
Sicuramente ho una lentezza di riflessi e di pensiero. Essendoci, però, un emendamento che chiede la soppressione dell'articolo 11, vorrei capire con quale logica e conseguenza il Governo, che ieri, non una settimana fa, ha espresso un parere contrario sull'articolo 11, oggi si rimette all'Assemblea sull'emendamento Vincenzo Antonio Fontana 11.3 e dà parere conforme a quello del relatore, che ha detto che è contrario all'emendamento che sopprime l'articolo 11.
Non so se basta andare in Commissione quindici volte per chiarirci le idee, però sarebbe utile saperlo.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, la Presidenza, ovviamente, non può che prendere atto del parere che la Commissione bilancio ha espresso; le restanti valutazioni spettano all'Assemblea e al confronto parlamentare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ghizzoni 11.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicolais. Ne ha facoltà.

Pag. 44

LUIGI NICOLAIS. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'emendamento in votazione si pone l'obiettivo di superare una disparità di trattamento tra università pubblica e istituti di istruzione universitaria a ordinamento speciale. Le università sono già vincolate da gravosi limiti nel reclutamento del proprio personale, che non consente al nostro Paese di raggiungere gli standard europei.
Avremmo bisogno di più ricercatori e di più docenti universitari per formare i nostri studenti; invece, le nostre accademie sono ancora vincolate nel reclutamento a quote troppo rigide e troppo basse di assunzione di personale a tempo indeterminato rispetto al numero dei rapporti cessati.
Il testo dell'articolo 11 del collegato alla finanziaria, nella sua attuale formulazione, introduce un elemento di disparità, che finisce per acuire le differenze a scapito dell'università pubblica. L'eliminazione delle quote di reclutamento esclusivamente per gli istituti di istruzione universitaria a ordinamento speciale crea una diversità di trattamento che non risponde ad alcuna logica.
Le università a ordinamento speciale vivono anche grazie al finanziamento pubblico, che diventa essenziale per la loro sussistenza e per lo svolgimento della loro preziosa attività di ricerca, e pertanto devono soggiacere alla stessa disciplina normativa prevista per le università pubbliche.
Con l'emendamento in votazione chiediamo che sia ripristinata una situazione di uguaglianza tra tutte le università del nostro Paese destinatarie del fondo di finanziamento ordinario. Chiunque riceve fondi pubblici per il proprio funzionamento deve operare secondo regole comuni sia nel reclutamento sia nelle condizioni di pensionamento del proprio personale.
Ciò vale ovviamente anche per l'emendamento Vincenzo Antonio Fontana 11.3, su cui il sottosegretario si è rimesso alla decisione dell'Aula, che propone di prolungare il periodo di servizio e di fuori ruolo solo per i professori universitari di prima fascia che prestano servizio presso le università private riconosciute dallo Stato. Come ha già osservato l'onorevole Ghizzoni, ciò è in netto contrasto con la politica di ringiovanimento delle strutture universitarie e con le direttive del nostro Ministro Brunetta.
Non modificando il testo base con l'emendamento qui illustrato, non ci limiteremo solo ad accettare l'introduzione di una condizione incomprensibile di disparità a sfavore delle università statali, ma introdurremo un ulteriore tassello teso a rendere l'università pubblica ancora più lontana dalle esigenze di rilancio del comparto dei saperi per la nostra economia nello scenario competitivo globale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, vorrei apporre la mia firma all'emendamento in esame, e vorrei brevemente illustrare le ragioni della mia richiesta.
L'articolo 11 riguarda, come è stato richiamato dal collega, l'istruzione universitaria ad ordinamento speciale. Contesto in maniera radicale il metodo e il merito del provvedimento. Il metodo è grave, e mi meraviglio che non si prenda in considerazione il fatto - e il sottosegretario lo sa - che tutto il comparto dell'università è in discussione al Senato: si sta discutendo tutta la riforma delle università, nei suoi vari aspetti.
Non si capisce per quale ragione, in un provvedimento che riguarda il lavoro, i lavori usuranti e tutt'altre cose, in uno di questi provvedimenti omnibus che hanno dentro di tutto e di più, improvvisamente al Senato venga inserita una norma di tal genere, che fa a pugni con quello che si sta discutendo sempre al Senato, che dovrebbe essere frutto di un ragionamento più organico, più complessivo, che possiede una strategia ed una forma completa di proposte e di idee. Pag. 45
Viene fuori questa proposta che non ha assolutamente nulla a che vedere con quanto stiamo discutendo, e guarda caso riguarda esclusivamente l'istruzione universitaria ad ordinamento speciale.
Perché? Perché dobbiamo prevedere che debbano essere trattate in maniera diversa le università statali rispetto alle università ad ordinamento speciale?
Ho cercato di capire se si trattava delle università che hanno un ruolo di eccellenza: siamo tutti d'accordo, in questa fase in cui si cerca di valorizzare il merito, a riconoscere le eccellenze, ma non è così! Non si tratta neanche di questo! Dovremmo allora approvare una norma che privilegia (e non si sa il motivo, perché non ce l'ha spiegato nessuno) le università ad ordinamento speciale.
Sottosegretario, il turnover l'hanno subito tutte le università, hanno subito una «mazzata» notevolissima in ordine al risparmio, in ordine alla razionalizzazione del sistema; ma da questo turnover, visto che si è trattato di una mazzata che è stata inferta a tutte le università, non si capisce perché devono essere esentate le università ad ordinamento speciale: che cosa c'è dietro? Che cosa è successo di particolare, da inserire tale norma qui e ora? Ritengo che tutto ciò sia veramente scandaloso!
Le università devono essere messe in condizione di partire dai blocchi di partenza nelle stesse condizioni, devono essere messe in condizione di erogare gli stessi servizi e di produrre, possibilmente, una ricerca ed un'attività didattica degne di questo nome. Tutto ciò non avviene, e in nome di qualche misterioso privilegio bisogna dare questo contentino alle università ad ordinamento speciale. È una cosa che ritengo scandalosa, e chiedo quindi di apporre la mia firma all'emendamento Ghizzoni 11.1.
Concludo, signor Presidente, parlando anche dell'emendamento successivo, che è ancora più scandaloso; tant'è vero che il Governo non ha il coraggio di avallare una proposta di questo genere, e quindi si rimette all'Aula, e ovviamente poi l'Aula voterà a favore. Ma io dico che anche questo non sta né in cielo né in terra!

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Ma come? Stiamo lavorando, insisto, al Senato, sul problema delle università e qui improvvisamente viene fuori un emendamento che vede privilegiare - non si capisce bene perché - i professori universitari di prima fascia che prestano servizio nelle libere università private riconosciute dallo Stato. Siamo proprio fuori dalla grazia di Dio!
Poiché non sono state date spiegazioni, almeno che rimanga agli atti lo scandalo che avviene in questo momento in quest'Aula e il profondo rincrescimento dovuto al fatto che, per l'ennesima volta, perdiamo una grande occasione per fare delle cose serie (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PIER PAOLO BARETTA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, la questione che è emersa in questo frangente merita di essere presa in considerazione perché la ritroveremo ancora nel corso della discussione di oggi pomeriggio. Infatti, si tratta esattamente della stessa questione che si è riproposta ieri, per tutta la giornata, in sede di Commissione bilancio: è evidente che abbiamo di fronte due opinioni diverse all'interno del Governo, quella del Ministero del welfare e quella della Ragioneria dello Stato.
Il punto delicato che va chiarito adesso - proprio perché poi avremo altri sei o sette problemi analoghi - è se il fatto che esistano rilevanti questioni finanziarie, che la Ragioneria dello Stato solleva su questo e su alcuni altri temi, possa consentire quanto è avvenuto poco fa e cioè una discrasia di pareri tra il relatore e il Governo. Pag. 46
Legittima è ovviamente la diversità di opinione, ma qui siamo di fronte ad un problema procedurale: che peso ha la questione che viene posta nell'opinione del Governo? Il fatto che il relatore affermi di non condividere l'opinione della Ragioneria dello Stato a me pare comprensibile, possibile e ragionevole, non è questo il punto; ma che all'interno del Governo non si dirima questo punto a me pare una questione che va chiarita e non solo in relazione a questo emendamento: infatti, nel prosieguo di questa discussione, avremo almeno altri sei o sette casi analoghi, certificati peraltro dal parere espresso dalla Commissione Bilancio ieri, che ha cercato di tamponare questa situazione, ma che in alcuni casi ha dovuto esprimere un parere contrario su una serie di proposte emendative. Si è trattato in alcuni casi di un parere conforme a quello espresso dalla Ragioneria dello Stato, in taluni casi difforme.
La mia opinione è che è opportuno, per non complicarci il pomeriggio ulteriormente, che questo aspetto venga chiarito bene dalla Presidenza, ma anche dal Comitato dei nove e dallo stesso Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Baretta, per quanto riguarda il suo intervento, vale quanto la Presidenza ha detto prima. La Presidenza non può far altro che attenersi al parere espresso dalla Commissione Bilancio che è pervenuto e che è quindi agli atti parlamentari. Il Governo, poi, in Aula, nel corso del dibattito parlamentare, ha già espresso il suo parere di merito sugli emendamenti e abbiamo visto che in relazione all'emendamento Vincenzo Antonio Fontana 11.3 ha espresso un parere difforme da quello del relatore, rimettendosi all'Aula.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. L'onorevole Baretta ha già verificato e verificherà nel prosieguo della discussione che il relatore si atterrà con scrupolo alle condizioni e anche alle osservazioni della Commissione Bilancio che è quella che orienta i nostri lavori e non risulta che la medesima Commissione abbia rilevato alcunché in riferimento all'articolo 11.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 11.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Sottosegretario Crosetto... Onorevoli Vico, Sposetti, De Micheli, Bossa... Hanno votato? Bene. Andiamo negli altri settori... Onorevoli Consiglio, Castellani, Cesa... L'onorevole Cesa ha votato? L'onorevole Consiglio ha votato. Hanno votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 501
Maggioranza 251
Hanno votato
245
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Porcino 11.2, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Bossa, Damiano, Portas, Miglioli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 47
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 499
Astenuti 1
Maggioranza 250
Hanno votato
499).

Prendo atto che il deputato Galletti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Vincenzo Antonio Fontana 11.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bachelet. Ne ha facoltà.

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Signor Presidente, quando nove anni fa ero ordinario a La Sapienza rimaneggiai con scanner e computer un titolo del Corriere al quale avevo aggiunto un falso sottotitolo e lo misi in bacheca, attirando studenti e docenti e riempiendo il mio corridoio di molte risate. Il titolo autentico, tratto dalle parole dell'allora neo Ministro del lavoro Maroni era: «Chi vuole lavorerà fino a 80 anni»; il mio sottotitolo posticcio era: «Panico a La Sapienza».
È merito dell'ultimo Governo Prodi aver cominciato a ridurre l'età pensionabile dei docenti universitari allineandola al resto dell'Europa e dei Paesi sviluppati, dove restare in servizio oltre la pensione è un'eccezione da deliberare caso per caso riservata a talenti straordinari con contratto e status diversi dal precedente.
In questo spirito ritengo che dovremmo andare verso la pensione a 65 anni per tutti i docenti senza distinzione di fasce. Purtroppo - lo dicevo giorni fa a Londra parlando di università e ricerca agli amici del Partito Democratico e della Virtual Italian Academy - non sarebbe questo oggi a liberare posti per i giovani, a causa del blocco del turnover e del progressivo pesantissimo taglio del fondo di finanziamento ordinario dell'università (due provvedimenti di questo Governo che inceppano il ricambio generazionale).
Malgrado ciò, tornare indietro di decenni riportando la pensione dei docenti addirittura a 75 anni appare davvero assurdo; farlo poi solo per gli ordinari e solo per le università private appare curioso. Si annusa anche qui un provvedimento ad personam per mantenere in cattedra fuori tempo massimo qualche amico più uguale degli altri: è un emendamento incomprensibile ed inaccettabile e perciò su di esso voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vincenzo Antonio Fontana. Ne ha facoltà.

VINCENZO ANTONIO FONTANA. Signor Presidente, volevo invece ribadire il concetto per cui i docenti universitari possono avere la possibilità di restare ancora altri tre anni, se non altro perché vanno fuori ruolo comunque e quindi non creano nessun problema né ai giovani docenti, né ad altri professori che eventualmente intendano sostituirli.
Ma vi è di più: non vi è nessun onere per lo Stato, perché l'equivalente della pensione verrebbe comunque retribuita dalle università speciali e dalle università private che li assorbirebbero per questi tre anni di docenza.
Si tratta di docenti che tra l'altro vengono scelti per la loro particolare professionalità e capacità, perché sappiamo come le università private selezionano i docenti: si tratterebbe quindi di persone che sono ancora in grado di dare tanto senza creare assolutamente interferenze, neppure per quanto riguarda i giovani docenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ghizzoni. Ne ha facoltà, per un minuto.

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, intervengo solo per dire che questo è un emendamento assolutamente irricevibile che ha però un unico pregio: smaschera proprio l'ipocrisia e la demagogia con cui avete proceduto fino ad ora su due Pag. 48questioni che sono l'invecchiamento accademico in modo particolare e il potere dei cosiddetti baroni.
D'ora in avanti potremo dire che, quando il Ministro invoca l'apertura dell'università ai giovani e soprattutto invoca una lotta contro i corporativismi, dovremo invece intendere che volete mettere in cattedra fino a 75 anni solo i professori ordinari.
È un emendamento assolutamente irricevibile; vi prego di riflettere su questo emendamento che è davvero una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciriello. Ne ha facoltà.

PASQUALE CIRIELLO. Signor Presidente, voglio muovere dalla premessa che ritengo che l'onestà intellettuale sia equamente distribuita tra i componenti di questa Assemblea. In ogni caso, è all'onestà intellettuale di ciascuno che faccio appello. Non vi è nulla di più dannoso che ideologizzare un problema che va affrontato in maniera assolutamente pragmatica. Si può essere ragionevolmente favorevoli ad un modello di istruzione fondato sul pubblico o sul privato, ma l'interesse del Paese si fa solamente mettendoli in competizione leale l'uno con l'altro, non creando degli scudi protettivi a favore di uno dei due comparti. Questo non è un bene per il Paese, ma è solo una «batosta» ulteriore per il sistema dell'istruzione pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vincenzo Antonio Fontana 11.3, accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Bossa, De Micheli...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori - Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 502
Astenuti 5
Maggioranza 252
Hanno votato
249
Hanno votato
no 253).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Bossa, Cicchitto, Rosso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 506
Maggioranza 254
Hanno votato
257
Hanno votato
no 249).

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 1441-quater-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-C), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, De Micheli, Bossa, Marco Carra, Scilipoti, Galletti, Cenni, Ciccanti...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 49
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 503
Maggioranza 252
Hanno votato
502
Hanno votato
no 1).

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 1441-quater-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-C), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Coscia, Vico, Lanzillotta, Marco Carra, Damiano, Bordo, Miglioli, Versace...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 508
Votanti 507
Astenuti 1
Maggioranza 254
Hanno votato
507).

(Esame dell'articolo 14 - A.C. 1441-quater-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-C), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico, onorevole Bossa, onorevole Servodio, onorevole De Micheli, onorevole Marco Carra, onorevole Briguglio.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 472
Astenuti 34
Maggioranza 237
Hanno votato
258
Hanno votato
no 214).

(Esame dell'articolo 15 - A.C. 1441-quater-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-C).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Damiano 15.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Damiano 15.1.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 15.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Onorevole Bossa, onorevole Franzoso, onorevole Nicolucci, onorevole Catone, Pag. 50onorevole Piso... credo che l'onorevole Catone debba cambiare la tessera... ecco fatto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 474
Astenuti 32
Maggioranza 238
Hanno votato
216
Hanno votato
no 258).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia, onorevole Damiano, onorevole De Micheli, onorevole Miglioli, onorevole Granata.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 505
Votanti 471
Astenuti 34
Maggioranza 236
Hanno votato
258
Hanno votato
no 213).

Ricordo che gli articoli da 16 a 19 non saranno posti in votazione in quanto già approvati nel medesimo testo della Camera e dal Senato.
Saluto gli studenti dei licei scientifici Galileo Galilei e Francesco De Sanctis di Manduria, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 17,35)

(Esame dell'articolo 20 - A.C. 1441-quater-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-C), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia, onorevole Bossa, onorevole Miglioli, onorevole Damiano, onorevole Veltroni, onorevole Bordo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 503
Maggioranza 252
Hanno votato
501
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 21 - A.C. 1441-quater-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-C).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Villecco Calipari. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, troviamo paradossale che all'interno di un provvedimento che ha come compito principale la tutela del lavoro e, quindi, della sicurezza sul lavoro possano essere inserite ed approvate norme che determinano un vuoto legislativo proprio in materia di igiene e sicurezza sul lavoro. Questo vuoto normativo è la conseguenza di quella che viene definita una «interpretazione autentica» secondo la quale, dopo cinquantacinque anni, la normativa generale non era applicabile anche al naviglio di Stato e che produce effetti - voglio pensare in buona fede e non voluti - su un procedimento che vede rinviati a giudizio alcuni militari a Padova, chiamati a rispondere per la Pag. 51mancata applicazione nei confronti del personale dipendente delle prescrizioni previste dai decreti attuativi della legge proprio in materia di sicurezza sul lavoro.
Se dobbiamo farci carico come legislatori di un'interpretazione autentica in materia di sicurezza sul lavoro con particolare riguardo alle conseguenze di lavorazioni effettuate a bordo delle navi su materiali contenenti amianto, tale interpretazione non può che ribadire come le norme di tutela riguardanti l'esposizione al rischio amianto trovano applicazione con riferimento alle attività effettuate a bordo e al servizio del naviglio di Stato dal personale imbarcato sul naviglio stesso. Questo è l'esatto concetto che vogliamo sottolineare e sostenere.
Riteniamo che sia nostro compito come legislatori di tutelare e, quindi, garantire la sicurezza in materia di salute a tutto il personale imbarcato sulle nostre navi militari dal più alto in grado dei comandanti all'ultimo dei marinai. Questo è un punto fermo e su questo principio non si possono creare vuoti legislativi. Questa storia dimostra, tra l'altro, che esiste un rapporto evidente tra risarcimento e accertamento delle eventuali responsabilità. Non credo, infatti, che si possa ritenere casuale il fatto che le due vittime dell'amianto, un capitano di vascello e un maresciallo della Marina militare, siano stati risarciti con circa 800 mila euro soltanto e dopo l'avvio del procedimento giudiziario e, se non ricordo male, subito dopo il rinvio a giudizio di altri militari sui quali la procura di Padova vuole accertare eventuali responsabilità. Quindi è nostro dovere, e penso sia il dovere di tutti in quest'Aula, porsi il problema, dal momento che discutiamo di queste norme, di riconoscere con legge il rischio amianto. Riconoscere, quindi, l'esigenza e l'esistenza di un rischio amianto a bordo delle navi militari con riferimento all'attività svolta dal personale è una condizione necessaria proprio anche, come abbiamo visto, per ottenere le misure risarcitorie.
Per quanto attiene l'emendamento presentato dall'onorevole Delfino, che di fatto noi riteniamo essere un emendamento soppressivo, siamo ovviamente favorevoli. Mentre per quanto riguarda la proposta della Commissione, questa prevede soltanto una parte. Ho già sottolineato che si tratta solo di una parte che oltretutto rischia di essere vista come la pietra tombale proprio per la sicurezza del lavoro: non possiamo garantire soltanto il risarcimento in via amministrativa. Approvando questa norma diremmo che non vi è alcuna possibilità per evitare che il personale sulle navi militari respiri le fibre dell'amianto. Questa esposizione al rischio, dunque, dipenderebbe dall'impossibilità di assumere le precauzioni necessarie. Trovo che sia un discorso molto pericoloso che potrebbe a questo punto essere applicato a qualunque infermità o decesso derivante dalla mancata applicazione delle normative previste in materia di sicurezza sul lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Naccarato. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, questo articolo, che è stato introdotto al Senato, anziché dare un'interpretazione autentica della legge n. 51 del 1955 esonera i vertici della Marina militare da pesanti responsabilità per non aver applicato le norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e cancella il processo - il primo in Italia - che si sta celebrando presso il tribunale di Padova per i danni provocati dall'amianto presente nelle navi della Marina. La legge in vigore obbligava i vertici della Marina militare ad applicare queste norme per tutelare i lavoratori a contatto con l'amianto e la non applicazione di queste a danno di numerosi marinai militari ne ha causato la morte o la malattia di mesotelioma e di asbestosi. Spero che l'articolo 21 verrà in qualche modo cancellato dall'emendamento soppressivo: solo così sarà possibile procedere nel processo e dare giustizia e risarcimenti alle persone che sono state danneggiate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 52

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente e cari colleghi, vorrei che fossimo coscienti di cosa succederà se questo articolo verrà approvato e parlo a favore dell'emendamento soppressivo. Come ha già detto il collega Naccarato, è in corso un processo a Padova per la morte di due militari deceduti per mesotelioma pleurico a causa del contatto con fibre di amianto. Per questi due militari è già stato disposto il risarcimento che la collega Villecco Calipari ha qui ricordato, ma badate che se per caso sarà approvato questo articolo 21, cadrà il processo e, soprattutto, per altri 480 militari morti per questa stessa ragione già accertata non vi sarà la possibilità di ricorrere ad un risarcimento che sia analogo o commisurato comunque a quello già garantito per queste due famiglie, che l'hanno già ottenuto. Pertanto, spero che venga approvato l'emendamento soppressivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, l'articolo in esame dà un'interpretazione autentica alla legge. È chiaro che la responsabilità degli ufficiali al cospetto di questa interpretazione, che li pone un po' sullo stesso piano di tutte le altre categorie, comporterà ripercussioni sotto il profilo processuale di quei processi in atto. Ma io voglio concentrarmi su un altro fatto: avevo presentato un emendamento per fare in modo che fosse riconosciuto a quelle persone che si sono ammalate per l'amianto che era sulle navi lo status di caduti nell'adempimento di un servizio dando quindi la possibilità agli eredi di vedersi riconosciuti quei benefici che spettano alle vittime del dovere. Non c'è - questo lo dice la Commissione bilancio - una previsione di spesa e di conseguenza l'emendamento è stato riconosciuto inammissibile. Tuttavia vorrei non far terminare qui questo confronto ed il dialogo che abbiamo aperto sulla necessità per gli uomini della Marina e i loro familiari. Pertanto ritengo che in Commissione difesa possiamo subito aprire un confronto tra maggioranza e opposizione e riconoscere giustamente a queste 480 persone e 480 famiglie ciò che è un loro diritto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per confermare il voto favorevole del gruppo dell'Unione di Centro sull'emendamento soppressivo Villecco Calipari 21.1, il voto ovviamente favorevole all'emendamento Delfino 21.3 ed il voto di astensione sull'emendamento della Commissione 21.200. Intervengo brevemente per dire che questa norma interpretativa di fatto, essendo così formulata, crea un grave rischio per i lavoratori del settore del naviglio. Noi crediamo che sia giusto garantire le condizioni di sicurezza sul lavoro in qualsiasi luogo i lavoratori si trovino.
Quindi, credo che interpretare una norma che escluda questa tutela non rappresenti assolutamente un passo avanti, ma un passo indietro. Poiché con riferimento a questo tema, più in generale, abbiamo sempre detto che non è monetizzabile il rischio relativo alla salute, in ogni situazione, invitiamo il Governo a riflettere bene su tale norma.
La soppressione dell'articolo 21 del provvedimento in esame rappresenterebbe veramente per noi un segno di disponibilità e di civiltà del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e della deputata Villecco Calipari).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma all'emendamento in oggetto, perché questa è l'ultima occasione che si presenta, almeno per questo ramo del Parlamento, di far salvi dei processi che riguardano - com'è Pag. 53stato ricordato - il problema dell'amianto. Vi sono alcuni processi in corso a Padova.
In Commissione difesa, era stata proposta dalla collega Villecco Calipari una soluzione di compromesso che, a mio avviso, era assolutamente ragionevole, perché faceva salvi quei processi; tuttavia, ci è stato detto espressamente di «no», con l'intenzione voluta di chiudere quei procedimenti penali.
Non possiamo non riconoscere, almeno, un giusto risarcimento alle vittime sul lavoro - le cosiddette morti bianche - e ai militari che sono deceduti a causa dell'amianto sulle navi. Ritengo che ciò sia davvero necessario e invito i colleghi a cogliere l'occasione, votando a favore dell'emendamento in oggetto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, la maggioranza - e, da ultimo, il collega Ascierto, che ha proposto una soluzione che a noi non piace e non condividiamo - sta perdendo una grande occasione. Quanto detto dalla collega Villecco Calipari è estremamente chiaro e legittimo e fa, finalmente, chiarezza, dando una risposta definitiva che passa dal Governo all'Assemblea.
Rifiutare questo significa rinviare sine die un problema che resta sul tappeto. Se è vero quanto dice il collega Ascierto, dobbiamo chiedere al Governo, ora e in questo momento, se intende dare in Commissione difesa una disponibilità che, in questo momento, parafrasando le parole del collega Ascierto, invece, non ha. Bisogna capire se, in questo momento, il Governo è disponibile a riparare il danno che viene perpetrato, ancora una volta, nei confronti dei lavoratori che - come ha affermato il collega Beltrandi - sono morti in tutti i modi (le cosiddette morti bianche).
A questo punto, il Governo deve dire, ora e in questo momento, cosa intende fare a partire dalla Commissione difesa, e con quali tempi, con quali procedure e con quali criteri intende riparare a questo danno. Per il momento, sosteniamo convintamente l'emendamento proposto dalla collega Villecco Calipari.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Villecco Calipari 21.1 e Delfino 21.3, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 21.200.
Signor Presidente, vorrei spiegare che la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 21.200, perché risolve il problema dei lavoratori.
L'articolo 21 non è lo stesso che è stato approvato dal Senato, perché era già stato sottoposto ad una modifica in Commissione, con un aggancio molto saldo al decreto legislativo n. 81 del 2008 in tema di sicurezza sul lavoro. Pertanto, si assicurava, in qualche modo, il futuro per i militari, ai sensi di quanto previsto dal citato decreto legislativo n. 81 del 2008, che regola tutta la materia della sicurezza e della salute sul lavoro. Con l'emendamento in oggetto ci siamo premurati di garantire ai lavoratori, che ne abbiano eventualmente diritto, il risarcimento del danno subito.
Quindi, siamo assolutamente tranquilli di aver fatto, anche con le modifiche apportate all'articolo 21, l'interesse dei lavoratori e dei marinai (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Villecco Calipari 21.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo. Pag. 54
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico... onorevole Lanzillotta... onorevole De Micheli... onorevole Damiano... onorevole Razzi... onorevole Livia Turco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 505
Maggioranza 253
Hanno votato
247
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Delfino 21.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Miglioli... onorevole Garofani... onorevole Bossa... onorevole Berruti... onorevole Nannicini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 506
Maggioranza 254
Hanno votato
246
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che i deputati Pionati e Samperi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 21.200 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Iannuzzi... onorevole Bossa... onorevole Damiano... onorevole Coscia... onorevole Miglioli... onorevole Lanzillotta... onorevole Simeoni... onorevole Golfo... onorevole Consiglio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 266
Astenuti 238
Maggioranza 134
Hanno votato
265
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 21, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Bossa... onorevole Coscia... onorevole Fedi... onorevole Bordo... onorevole Leoluca Orlando... onorevole Murer...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 504
Maggioranza 253
Hanno votato
258
Hanno votato
no 246).

Prendo atto che il deputato Porcu ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 22 - A.C. 1441-quater-C )

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 22 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-C).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Codurelli. Ne ha facoltà.

Pag. 55

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, come hanno già dichiarato altri colleghi, non si capisce cosa c'entri questo articolo all'interno di una delega che delega non è: come al solito, è un provvedimento in cui c'è di tutto e di più.
Chiedo un momento di attenzione, perché qui si parla di pari opportunità e di assenza di discriminazione all'interno delle amministrazioni pubbliche. L'articolo prevede la costituzione di un comitato unico per le pari opportunità, competente anche per il mobbing. Se si fosse inserito un comitato unico, l'articolo non vedrebbe assolutamente una nostra posizione contraria, ma così non è, purtroppo.
Di fatto questo articolo va a demolire i comitati per le pari opportunità già costituiti e, ciononostante, si vuol far passare per semplificazione ma così non è. Anzi, approvando questo articolo si disattende totalmente quanto previsto dalla contrattazione. In tal modo aumenteranno inevitabilmente i conflitti giudiziari e di questo proprio non ne ravvisiamo la necessità.
Inoltre, viene disattesa completamente la direttiva europea destinata ai vertici delle amministrazioni e, in particolare, ai responsabili del personale, cioè ai dirigenti. Questa recita così: «promuovere e diffondere la piena attuazione delle disposizioni vigenti, aumentare la presenza delle donne in posizioni apicali, sviluppare politiche per il lavoro pubblico e le pratiche lavorative e, di conseguenza, le culture organizzative di qualità e la valorizzazione dell'apporto delle lavoratrici e dei lavoratori». Le amministrazioni, dunque, sono tenute a garantire ed esigere l'osservanza delle norme che vietano qualsiasi forma di discriminazione. Tuttavia, ciò non è previsto in questo articolo, dove non si parla nemmeno di sanzioni qualora questo scopo non sia raggiunto.
Inoltre, questo articolo è stato aggravato ulteriormente in Commissione dalla maggioranza, perché è stato inserito che questo obiettivo sia perseguito senza nessun onere aggiuntivo di bilancio a carico della pubblica amministrazione. Ma scusate, vogliamo prenderci in giro? Sappiamo benissimo che se non si stanziano risorse non è possibile giungere ai parametri indicati sia dal Trattato di Lisbona sia dalle direttive europee.
Ecco perché è veramente inqualificabile e chiedo assolutamente che vengano approvati gli emendamenti che abbiamo presentato. A zero euro non si può fare nulla. Invece, il nostro Presidente del Consiglio ha speso per l'immagine ben quattro milioni e mezzo di euro mentre per le donne e la conciliazione, sempre se ci sarà, vi saranno quattro miseri milioni per tutto l'anno, cioè quanto previsto per la conciliazione. Credo che questo non possa assolutamente passare sottotraccia.
Inoltre, voglio aggiungere perché i deputati riflettano, che a novembre scorso è arrivato un altro richiamo da parte della Commissione europea proprio perché l'Italia disattende completamente la parte relativa alla garanzia delle pari opportunità. Dunque, parlo di novembre scorso perché a luglio, in onore della parità e della non discriminazione, si è fatto passare per decreto-legge l'innalzamento dell'età pensionabile delle donne mentre ora di questo non si parla. Ecco perché invito a riflettere. Di questo articolo abbiamo chiesto e chiediamo la soppressione. Questo non è stato fatto e, quindi, chiediamo di votare gli emendamenti affinché se ne possa assolutamente attenuare il danno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 22 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Damiano 22.1, Gnecchi 22.2 e Damiano 22.3.

PRESIDENTE. Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

Pag. 56

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Damiano 22.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale. Vorrei segnalare che, al di là delle considerazioni che sono state svolte dalla collega Codurelli, vi è un problema molto serio di snaturamento della funzione dei comitati di parità. Lo snaturamento di questa funzione... vorrei che almeno il relatore mi ascoltasse... non le sfuggirà, relatore, che la funzione attribuita nell'articolo 22 ai comitati di parità è estensiva rispetto a quanto definito dall'Unione europea.
Io non ho niente in contrario sul fatto che ci siano anche altre competenze, ma che non ci sia più primariamente la competenza preposta alla parità nei luoghi di lavoro è gravissimo, perché si lede un diritto costituzionale, ai sensi dell'articolo 51 della Costituzione, così come riformulato.
Voi non potete far finta di non vedere e non potete fare di questo comitato il comitato delle debolezze. La libertà femminile e i diritti femminili hanno la priorità su tutto il resto nei comitati per la parità, e sui luoghi di lavoro questo significa molto sul piano delle conseguenze. Quindi io vi chiedo di sospendere il giudizio e di trovare una nuova formulazione comune, prevedendo anche solo queste funzioni, oltre a quelle già sancite dalla legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, il tema delle pari opportunità meriterebbe non una trattazione di straforo ed estemporanea in un provvedimento che sta diventando un provvedimento omnibus. Noi abbiamo sollecitato più volte il Governo e la maggioranza nel corso di questa legislatura ad affrontare i temi con i corretti provvedimenti legislativi.
Detto questo, voglio annunciare il voto di astensione su alcuni emendamenti, anche per ragioni di copertura. Ad esempio, nell'emendamento in esame si fa riferimento ad una copertura per introdurre maggiori sanzioni per quanto riguarda la birra, il vino ed altri prodotti. Con questa astensione, inoltre, noi intendiamo sottolineare che il tema merita un'attenta valutazione e ci auguriamo che in occasione di altri provvedimenti legislativi si possano apportare le correzioni necessarie. Su questo emendamento, comunque, noi ci asteniamo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 22.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Micheli... onorevole Di Virgilio... onorevole Romano... onorevole Catone... Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 467
Astenuti 30
Maggioranza 234
Hanno votato
213
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che le deputate Mastromauro e Murer hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gnecchi 22.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

MARIALUISA GNECCHI. Presidente, avevo chiesto la parola...

Pag. 57

PRESIDENTE. Onorevole Cenni... onorevole Lanzillotta ... onorevole Romano... onorevole Andrea Orlando... onorevole Franzoso... onorevole Colucci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 501
Maggioranza 251
Hanno votato
243
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che la deputata Murer ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Devo chiedere scusa all'onorevole Gnecchi, che in realtà aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, ma non le ho dato la parola per un errore materiale.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 22.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Coscia, Granata, Pugliese ...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 465
Astenuti 30
Maggioranza 233
Hanno votato
211
Hanno votato
no 254).

Passiamo alla votazione dell'articolo 22.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà.

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, avevo chiesto di intervenire sull'emendamento precedente, ma ovviamente posso intervenire anche sull'intero articolo a titolo di dichiarazione di voto.
Preannuncio che noi voteremo contro questo articolo perché, pur avendo un titolo altisonante, ossia: «Misure atte a garantire pari opportunità, benessere di chi lavora e assenza di discriminazioni nelle pubbliche amministrazioni», e quindi un titolo che dovrebbe presupporre una serie di iniziative per garantire pari opportunità e benessere a chi lavora, con i nostri emendamenti avevamo chiesto che fossero previsti almeno degli strumenti concreti. Ciò perché, ben sapendo che nel pubblico impiego è presente un'alta percentuale di donne, è evidente che alcune iniziative di pari opportunità e contro le discriminazioni, se fatte nel pubblico impiego, potrebbero poi promuovere iniziative analoghe e culture di pari opportunità anche per il settore privato.
Invece, purtroppo, dobbiamo anche constatare che, per quanto riguarda le donne nel pubblico impiego, dal 1o gennaio di quest'anno si è alzata l'età pensionabile per la pensione di vecchiaia e sicuramente non possiamo ritenere che questa sia una misura favorevole alle donne. Pensiamo poi ai quarant'anni di contributi o di servizio, che hanno continuato a diventare o di contributi o di servizio nel decreto-legge n. 112 del 2008, convertito nella legge n. 133 del 2008, e che quindi sono applicati a tutto il pubblico impiego. Con riferimento ad essi notiamo ancora grandi contraddizioni e l'assenza di una posizione univoca all'interno del Governo, con la conseguenza che continuiamo a ritrovarceli sul tavolo dei diversi provvedimenti.
Per tali motivi, riteniamo che questo articolo, al di là del fatto che non ha tanto senso in una delega, né ha tanto senso che sia presente in questo provvedimento, avrebbe dovuto prevedere almeno qualcosa di concreto, visto che fino adesso non lo si è fatto. Quindi, con riferimento all'emendamento specifico, rispetto al bilancio di genere, avrei chiesto alle colleghe di maggioranza di votare a favore, adesso chiederei almeno alle stesse di votare contro l'articolo 22.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 58
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 22.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 467
Astenuti 30
Maggioranza 234
Hanno votato
256
Hanno votato
no 211).

Prendo atto che il deputato Ascierto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 23 - A.C. 1441-quater-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 23 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-C).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, come abbiamo avuto modo di discutere in Commissione, con questo articolo stiamo combinando l'ennesimo pasticcio che voglio riassumere per i colleghi dell'Aula e per chi ci ascolta da casa. Questo articolo, introdotto dal Senato, stabilisce che i dirigenti medici del Servizio sanitario nazionale possono chiedere di andare in pensione al compimento del quarantesimo anno di servizio effettivo e, comunque, al massimo fino al compimento del settantesimo anno di età. La permanenza in servizio non può dar luogo ad un aumento del numero dei dirigenti. Fino ad oggi, invece, la normativa vigente prevedeva la possibilità di andare in pensione a 65 anni, con possibilità di chiedere una proroga per un biennio. Allora, dov'è il pasticcio, signor Presidente? Questo è l'ennesimo articolo che determina una disparità di trattamento e comporterà sicuramente una serie di contenziosi giudiziari. Questo articolo determina che alcuni medici usciti dal servizio con la normativa vigente - ad esempio, oggi o domani - non potranno usufruire, magari per qualche giorno e fino al 31 gennaio così com'è stato stabilito, dello stesso trattamento dei tre anni di cui godranno i colleghi che vorranno uscire dal servizio dopo il 1o febbraio. Noi riteniamo che non sia possibile normare con due pesi e due misure il trattamento dei dipendenti dello stesso settore e con le stesse mansioni di servizio. Noi dell'Italia dei Valori, signor Presidente, esprimeremo un voto contrario su questo articolo.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, se mi consente vorrei impiegare qualche minuto anche per spiegare la materia del contendere. Dal Senato è arrivato un articolo che prevede per i dirigenti medici - sostanzialmente per tutti i medici - la possibilità di presentare domanda per andare in pensione con quarant'anni di contribuzione effettiva. Quindi, rileva solo l'effettiva prestazione effettuata, al netto della contribuzione figurativa e della contribuzione riscattata, fino al limite dei settant'anni. Si tratta di una norma che interviene in una situazione complessa e tutti noi sappiamo di cosa si tratta, come il Governo sia intervenuto, così come i provvedimenti legislativi che ci hanno accompagnato nei mesi scorsi, per determinare la possibilità delle amministrazioni pubbliche, fatte salve alcune figure specifiche che sono i professori universitari, i magistrati e primari, di poter promuovere un pensionamento forzoso con un preavviso di sei mesi. In questo caso, si dà un'opportunità in più ad una categoria esclusa da quella norma, ovvero non solo i primari, ma tutti i medici. La Commissione ha voluto estendere Pag. 59questa norma a tutti i dirigenti sanitari ed è questo il senso dell'emendamento 23.200 della Commissione.
Ciò premesso, signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Lenzi 23.1 e Delfino 23.2 , nonché sugli emendamenti Miotto 23.3, 23.4 e Pedoto 23.5 La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 23.200, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Miotto 23.6, 23.7 nonché sugli identici emendamenti Ghizzoni 23.8 e Cassinelli 23.9.

PRESIDENTE. Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Lenzi 23.1 e Delfino 23.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, noi proponiamo l'abrogazione di questo articolo, introdotto di sorpresa al Senato, perché è un intervento riformatore sul tema delle pensioni che riguarda una parte di una categoria, ma che alla fine è disorganico rispetto all'impianto complessivo del nostro sistema pensionistico, in particolare per la pubblica amministrazione. Il relatore Cazzola ha ricordato alcuni passaggi, però bisogna che ricordiamo che qui esso nasce con la ragione di voler pareggiare i conti con i medici e i professori universitari. A parte il fatto che nella discussione di oggi è cominciato a venir fuori che per gli universitari si va ancora più avanti, a settantacinque anni, quindi mi sa che i conti non li pareggeremo mai, si apre un'altra discriminazione altrettanto grave, quella con i medici ricercatori universitari, i quali non vedono l'applicazione di quanto previsto dall'articolo 23. Si dà vita ad una situazione schizofrenica. Non sono d'accordo con l'interpretazione data dal relatore: il comma 212, che riguardava la «rottamazione di imperio» dei medici dell'azienda sanitaria, a fronte di una contribuzione figurativa di quarant'anni, rimane in vigore anche per quest'anno ed il successivo, perché non ne è prevista l'abrogazione da questa norma. Nel contempo, in modo schizofrenico si stabilisce che si può rimanere in servizio fino ai settanta anni solo se, diversamente da tutto il resto della pubblica amministrazione, si sono maturati quarant'anni di servizio effettivo, senza tenere in alcun conto il parere della pubblica amministrazione, in questo caso della ASL.
Vorrei leggervi brevemente cosa dice l'articolo che andiamo ad abrogare solo per il sistema sanitario, non per il resto della pubblica amministrazione: si può prolungare la permanenza rimanendo in servizio fino ai sessantasette anni indipendentemente dai contributi, ma in tal caso è data facoltà all'amministrazione, in base alle proprie esigenze organizzative funzionali, di accogliere la richiesta in relazione alla particolare esperienza professionale acquisita dal richiedente e in funzione dell'efficiente andamento dei servizi. Questo viene tolto.
Dunque, mi rivolgo al Ministro Brunetta e gli chiedo di spiegarmi perché il merito e l'efficienza si fermano sulla soglia del sistema sanitario, perché tutto il resto della pubblica amministrazione può esprimere una valutazione, mentre in questo caso non si può fare. Noi siamo per la flessibilità dell'età pensionabile in uscita soprattutto per le categorie professionali come quelle di cui stiamo parlando, ma in questo caso noi teniamo in egual conto il genio e il pigro, quello che non ha voglia di fare niente e quello che lavora sessanta ore a settimana. In questo caso, non teniamo fuori i giovani, ma i quarantenni. Chiediamo ai quarantenni medici, che reggono il servizio sanitario, di avere attenzione alla valutazione e al merito e disponibilità di orario. Li leghiamo a contratti deboli e gli chiediamo molta pazienza. Anche questo articolo, come gli Pag. 60altri, penalizza i giovani e premia gli anziani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, volevo far notare al relatore e al Governo che questa è una norma che non ha la copertura finanziaria. Volevo far sapere, o quanto meno sottolineare, immaginando che lo sappiano, che l'ufficio legislativo del Ministero dell'economia e delle finanze, il 15 dicembre 2009, ha sottolineato l'onerosità dell'intervento, perché il mantenimento in servizio dei dirigenti medici, oltre a quanto dispone la normativa vigente, indica anche gli obiettivi di risparmio connesso alla riduzione degli organici che la pubblica amministrazione deve conseguire.
Non si può accettare, almeno quest'Aula non può farlo, che, da una parte, venga il Ministro Brunetta a dire che intende rendere efficiente la pubblica amministrazione, riducendo il personale e risparmiando, e dall'altro, invece, accettare norme come questa, con il parere favorevole del Governo di cui il Ministro Brunetta fa parte, per appesantire gli oneri della pubblica amministrazione ed incidere, in questo modo, sia sul saldo netto da finanziare sia sull'indebitamento pubblico.
Non è pensabile, poi, assistere agli show televisivi del Ministro Brunetta, come mi è capitato di fare domenica sera, guardando Domenica In, dove si afferma, da una parte, che bisogna aiutare i bamboccioni ad uscire di casa, sacrificando le pensioni dei più anziani, mentre poi qui si fa una cosa che è esattamente l'opposto.
Il Governo si metta d'accordo, tra Ministero dell'economia e delle finanze, Ministero della funzione pubblica e Ministero del lavoro, su cosa deve fare, perché non possono parlare a quest'Aula e al Paese con tre voci, quando si parla di questo provvedimento, perché, quando parlano d'altro, le voci sono ancora maggiori e più confuse.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Virgilio. Ne ha facoltà.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, parlo a favore della proposta del Governo, per un dato obiettivo e anche in contrapposizione a quello che ho ascoltato. La fotografia di oggi ci dimostra una disparità di età per quanto riguarda l'età in cui gli universitari vanno in pensione nel Servizio sanitario nazionale: i primari e tutti gli ospedalieri vanno in pensione a 65 o a 67 anni su discrezione e decisione del direttore generale, gli universitari vanno in pensione a 70 anni più due.
Non voglio parlare dei magistrati, che vanno in pensione a 75 anni e vorrebbero andarci a 80 anni. Questo è un primo passo verso un'omogeneizzazione; certamente, non è la soluzione completa, che, secondo me, è contenuta in un provvedimento che attualmente è in discussione in Commissione affari sociali, e cioè parlare di un'età e non di 40 anni di contributi effettivi, come fa questo disegno di legge.
Tra l'altro, questo provvedimento non penalizza i giovani, siano essi medici o farmacisti o veterinari e così via, perché oggi un giovane che voglia arrivare al massimo della pensione, che entra nel Servizio sanitario nazionale, se va bene, a 32 anni e non riscatta gli anni universitari, perché non ha i soldi, non raggiungerà mai il massimo della pensione.
Non è, quindi, assolutamente penalizzante per i giovani; ripeto, è un passo avanti, perché si va a 40 anni effettivi di contributi e non a 40 anni compresi i riscatti, anche se si dice non oltre 70 anni. Nel progetto di legge che abbiamo in discussione in Commissione affari sociali prevediamo che tutti i dipendenti vadano in pensione a 70 anni.
Quindi, sono favorevole, in via provvisoria, a questa norma introdotta dal Governo nel disegno di legge n. 1441, ma vedo come soluzione definitiva quella del testo in esame presso la Commissione affari sociali sul governo clinico.

Pag. 61

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, l'onorevole Lenzi e altri colleghi, e prima ancora l'onorevole Baretta, hanno già sottolineato come questo sia il caso nel quale l'Aula dovrebbe, con una certa attenzione, valutare i suggerimenti e le osservazioni che vengono da parte del Ministero dell'economia e delle finanze e della Ragioneria generale dello Stato.
L'articolo 23, infatti, che riguarda l'età pensionabile dei dirigenti medici, ha ricevuto, in una nota ufficiale che è a nostra disposizione, un parere contrario; anzi, letteralmente si dice: «Parere contrario, perché dal punto di vista finanziario la norma in esame potrebbe comportare effetti negativi per il Servizio sanitario nazionale in relazione ad eventuali politiche limitative del turnover in ambito regionale, e perché il limite di età per il collocamento in pensione risulterebbe variabile a seconda dei requisiti soggettivi».
Inoltre, le difficoltà che, sempre secondo la Ragioneria Generale dello Stato, verrebbero indotte a seguito dell'approvazione dell'articolo in esame sulle regioni determinerebbero una situazione di grave difficoltà, in primo luogo rispetto a quelle sottoposte ai piani di rientro dai deficit sanitari, nell'ambito dei quali «sono attualmente previste significative misure di limitazione del turnover» e via dicendo; vengono quindi meno le assicurazioni di equilibrio economico-finanziario del sistema sanitario regionale.
Signor Presidente, credo che di fronte a queste note noi non possiamo far finta di niente. Se, quindi, adesso non si vuole procedere al voto per la soppressione, almeno lo si accantoni, in modo tale che il Governo, la maggioranza e anche l'opposizione facciano un supplemento di ragionamento per capire se è possibile addivenire almeno ad una formulazione diversa dell'articolo in esame, che ha queste conseguenze, che lo stesso Governo ci ammonisce a prendere in considerazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, capisco le tattiche parlamentari, anche se sono nuovo, però non possono essere portate avanti più di tanto. Noi abbiamo un interlocutore che è la Commissione bilancio, e abbiamo un interlocutore che è il Governo; quindi non è che possono essere citati carte e appunti preliminari rispetto al processo decisionale che ci ha portato a questo punto.
La Commissione bilancio non ha obiettato nulla sull'articolo 23 e il Governo ha espresso un parere conforme al relatore. Posso anche ricordare all'onorevole Quartiani che il Servizio bilancio della Camera sull'articolo 23 (e cito anche il giudizio dato dall'onorevole Moffa in apertura di seduta, quando si sono espressi i giudizi di ammissibilità) ha affermato che tutte le norme che incrementano l'età pensionabile sono norme virtuose, perché fanno risparmiare la pubblica amministrazione. Non si venga, quindi, a sostenere che la norma non ha copertura, perché che la norma non abbia copertura lo stabilisce la Commissione bilancio, non un dipartimento, per quanto autorevole, del Ministero dell'economia e delle finanze.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lenzi 23.1 e Delfino 23.2, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Servodio... Va bene. Onorevoli Madia, Iannuzzi, Cuomo... L'onorevole Pionati ha votato. Anche l'onorevole Rao ha votato. Ci siamo tutti? Onorevole Aracu, lei è un ritardatario, non è il Pag. 62dispositivo che non funziona: si affretti! Chi c'è ancora? Ci siamo tutti? Onorevole De Angelis...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato
236
Hanno votato
no 254).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Miotto 23.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Ci siamo tutti? Onorevole Migliori? Ha votato. Onorevole Iannuzzi... L'onorevole Montagnoli ha votato? Non riesco a vederlo da qui.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 465
Astenuti 28
Maggioranza 233
Hanno votato
211
Hanno votato
no 254).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Miotto 23.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Conte, Migliori, Miglioli, Portas, Pionati... Ci siamo tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 468
Astenuti 25
Maggioranza 235
Hanno votato
213
Hanno votato
no 255).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pedoto 23.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Iannuzzi, De Micheli... onorevole Migliori, lei è abbonato questa volta! Onorevoli Golfo, Dima, Scilipoti... Ci siamo tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 496
Astenuti 2
Maggioranza 249
Hanno votato
240
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che il deputato Alessandri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 23.200 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Damiano, Pionati, Amici... L'onorevole Pionati continua ad essere incapacitato, fate qualcosa. L'onorevole Pionati ha votato, onorevole Amici... Ci siamo tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 498
Maggioranza 250
Hanno votato
282
Hanno votato
no 216). Pag. 63

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Miotto 23.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo...

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Presidente, Presidente, avevo chiesto la parola!

PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione. Per un errore materiale non è stata data la parola all'onorevole Miotto, che giustamente intende esercitare il suo diritto.
Ha dunque chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, la ringrazio e mi scuso ma ci deve essere stato un piccolo disguido. Non vorrei indispettire i colleghi, ai quali voglio invece chiedere, in un minuto, un voto favorevole sul mio emendamento 23.6.
Cari colleghi, di fatto con l'approvazione dell'emendamento 23.200 della Commissione abbiamo creato un'ulteriore confusione all'interno della categoria dei medici, e con l'emendamento 23.6 cerchiamo almeno di ridurre il danno.
Vi sono tre condizioni, tre ragioni per abrogare la «rottamazione». In primo luogo, innumerevoli ordini del giorno presentati dalla maggioranza e dall'opposizione, approvati alla Camera e al Senato, hanno individuato una serie di contraddizioni e di discriminazioni nell'applicazione dell'articolo 72 (la famosa disposizione concernente la «rottamazione»); in secondo luogo, con l'articolo 23 si crea un'ulteriore discriminazione tra i primari ospedalieri e universitari, che possono arrivare a 70 anni, e gli altri medici e dirigenti del Servizio sanitario nazionale, medici e non, che in base alla «rottamazione» possono essere collocati a riposo a 58 anni; in terzo luogo, come ha detto il relatore Cazzola pochi minuti fa, la norma sulla «rottamazione» è stata pensata dal Governo per risparmiare, ma in verità comporta una maggiore spesa. Pertanto, l'eliminazione della «rottamazione» è utile alle casse dello Stato, ma soprattutto crea una maggiore equità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Miotto 23.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti... onorevole Leo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 493
Maggioranza 247
Hanno votato
236
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che l'onorevole Leoluca Orlando ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Sull'ordine dei lavori (ore 18,40).

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, lei - come il Governo e l'Assemblea - ricorderà che sul provvedimento cosiddetto del federalismo fiscale l'opposizione, sia al Senato sia alla Camera, ha mantenuto un atteggiamento costruttivo di miglioramento del testo cercando di contribuire alla riscrittura delle regole sino ad arrivare ad un voto di astensione.
Nel corso dell'esame di quel provvedimento, individuando funzioni nuove ed assolutamente particolari, in buona parte di garanzia, in capo alla Commissione bicamerale sul federalismo, fu in più occasioni detto, anche nelle sedi istituzionali, che in virtù di questo ruolo di garanzia Pag. 64quella Commissione bicamerale avrebbe espresso un presidente dell'opposizione.
Ora le agenzie, pochi minuti fa, riportano che i Presidenti di Camera e Senato hanno nominato presidente della Commissione l'onorevole La Loggia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Ecco, l'applauso parla da solo. Ho appena sentito la senatrice Finocchiaro, che come me non è stata nemmeno informata di questa scelta. Allora, esistono delle scelte politiche che contraddicono anche quelle dichiarate in precedenza, ma esiste qualcosa che si chiama semplicemente garbo istituzionale.
La prego, quindi, di trasmettere al Presidente della Camera tutte le rimostranze del gruppo del Partito Democratico, perché non è mai esistito che con riferimento ad una Commissione bicamerale di questa importanza, su un provvedimento su cui raramente vi è stato un confronto così costruttivo tra maggioranza e opposizione, ne venga alterata politicamente la nomina del presidente (evidentemente per equilibri interni alla maggioranza e al Popolo della Libertà), senza nemmeno informare i gruppi dell'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, sinceramente il gruppo del Popolo della Libertà è meravigliato dalla questione posta dal capogruppo Franceschini. Innanzitutto perché, prima del garbo istituzionale, viene la legge vigente. Mai la legge ha previsto che il presidente di questa Commissione dovesse essere ad appannaggio dell'opposizione, né mai vi è stata un'intesa tra la maggioranza e l'opposizione in tal senso.
Sinceramente mi meraviglio che si richiami al garbo istituzionale la Presidenza della Camera e del Senato, quando il garbo istituzionale della maggioranza è stato dimostrato nelle ultime ore.
Vi ricordiamo che la maggioranza, nel Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, che non è certo un organismo secondario, e dove la normativa vigente prevede che la presidenza sia di un esponente dell'opposizione, ha accolto con grande garbo istituzionale e rispetto parlamentare l'indicazione venuta dall'opposizione sul nome di Massimo D'Alema, eleggendolo con i propri voti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Se la norma prevede che spetti all'opposizione la presidenza, la maggioranza ha non solo il rispetto di ciò che è scritto nella norma, ma anche il garbo istituzionale di non contestare alcun tipo di indicazione (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Vi ricordo che in un caso diverso, in quest'Aula, quando la maggioranza ha proposto il nome di un autorevolissimo collega che tutti stimiamo, come Gaetano Pecorella, per la Corte costituzionale, voi avete adoperato il più grande sgarbo istituzionale, resistendo e ponendo veti sul nome solo ed esclusivamente perché aveva fatto l'avvocato non di Totò Riina, ma del Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Allora, sinceramente prendere lezioni di garbo istituzionale di fronte al rispetto della normativa vigente, della prassi e degli accordi, mi sembra veramente fuor d'opera tanto più perché, lo dico con stima e amicizia al collega Franceschini, il problema non si pone in questo modo. Se vi è un problema di garbo istituzionale che riguarda i Presidenti di Camera e Senato esso si pone direttamente a loro e non se ne fa una questione pubblica in Aula.
Quando alla Camera e al Senato i Presidenti Schifani e Fini hanno nominato Ignazio Marino e Livia Turco a capo delle Commissioni monocamerali di inchiesta sulla sanità, allora non avete posto problemi, eppure non lo prevedeva la normativa. I Presidenti potevano scegliere un esponente della maggioranza, invece hanno scelto un esponente dell'opposizione. Sinceramente, quindi, mi sembra Pag. 65una polemica fuori luogo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bocchino.
Onorevole Franceschini, provvederò, naturalmente, ad informare il Presidente Fini delle osservazioni svolte in questo breve dibattito.

Si riprende la discussione (ore 18,50).

(Ripresa esame dell'articolo 23 - A.C. 1441-quater-C)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Miotto 23.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, pochi minuti fa è stato respinto il mio emendamento 23.6 e ciò, quindi, vuol dire che la norma sulla «rottamazione» è vigente.
Allora se è vigente, almeno il Governo e la maggioranza cerchino di ridurre le discriminazioni che all'interno della dirigenza medica e sanitaria si creano fra la «rottamazione» e il nuovo articolo 23. In altre parole potrà capitare che nel caso di due persone della stessa età e con gli stessi anni di servizio (due dirigenti medici) uno avrà riscattato il periodo di laurea e quindi verrà cacciato a 58 anni, mentre l'altro, che non avrà riscattato il periodo di laurea, si potrà trattenere sino a 62 anni, ma se inoltra la domanda in base all'articolo 23 per restare fino a settant'anni, per maturare i 40 anni effettivi dovrà ricorrere al giudice, perché il suo direttore generale magari, nel frattempo, avrà deciso che se ne deve andare perché non è un primario, in altre parole non è un direttore di struttura complessa. Si creano, oltre alla confusione che già esiste, delle evidenti disparità di trattamento.
Con l'emendamento proposto chiediamo semplicemente che ciò che è stato previsto dall'emendamento della Commissione 23.200 venga riprodotto nel provvedimento sulla «rottamazione» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Virgilio. Ne ha facoltà.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, invito l'onorevole Miotto a rileggere l'emendamento 23.200 della Commissione che ha esteso la previsione non soltanto ai medici ma ai dirigenti medici e a tutti coloro che sono nel ruolo del Servizio sanitario nazionale, quindi non sono ricompresi solo i primari, riguarda tutti quanti: i veterinari, i collaboratori dei primari, i farmacisti. Sono tutti ricompresi in questo emendamento e invito l'onorevole Miotto a ritirare il suo emendamento.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, intervengo per fare un po' di chiarezza. La norma cosiddetta sulla rottamazione è una norma che rimane in vigore. Da questa norma sono esclusi, già da tempo, i professori universitari, i magistrati, i dirigenti di struttura complessa, ex primari. Con questo emendamento i medici e i dirigenti sanitari possono chiedere di rimanere in servizio fino al compimento di quarant'anni di anzianità effettiva.

MARIALUISA GNECCHI. Di servizio?

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Effettiva, e quindi esclusi i periodi di riscatto e i periodi di contribuzione figurativa. Questo ovviamente fino ad un limite di 70 anni, anche perché ci potrebbero essere dei casi in cui una persona resta fino a 72-73-74-75 anni. Questo è il combinato disposto delle norme. Mi rendo conto del fatto che si tratta di un percorso tortuoso, Pag. 66però è meglio un percorso tortuoso che non fare neanche un passo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, premesso che quello che ho detto nel mio precedente intervento riguarda altro, cioè la possibilità per l'azienda sanitaria di valutare quella persona nel merito e di valutare anche le possibilità di quella struttura di reggere questa permanenza in servizio, visto che si va riconoscendo all'opposizione che in parte aveva ragione a sollevare il problema (un'equiparazione), facciamo lo sforzo fino in fondo ed estendiamo anche ai ricercatori medici. Perché devono rimanere solo loro, unici, a lavorare dentro gli ospedali e a tenerli in piedi spesso e volentieri senza avere lo stesso riconoscimento? Se andiamo su quella strada, facciamolo per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, l'attuale normativa prevede all'articolo 15-nonies del decreto legislativo n. 502 del 1992 il limite massimo di età per il collocamento a riposo dei dirigenti medici del Servizio sanitario nazionale al sessantacinquesimo anno di età. Tuttavia, quando vi è la richiesta di poter prorogare tale limite, occorre l'assenso dell'amministrazione di appartenenza. Con questa norma tale assenso viene cancellato, sicché non è più l'amministrazione di appartenenza che in qualche modo limita il diritto dell'interessato all'interno di una valutazione di interesse generale, ma la stessa deve sottostare al diritto individuale di chi chiede di poter rimanere in servizio.
Chiaramente qui vanno a farsi benedire sia gli interessi esponenziali dell'ente di appartenenza, che deve corrispondere agli interessi dei cittadini, sia in qualche modo quel valore di equità che dovrebbe riguardare non soltanto una parte della pubblica amministrazione ma, per rispettare l'articolo 97 della Costituzione sul buon andamento e l'imparzialità, tutta la platea dei dipendenti pubblici e mi meraviglia che su questo tema non parli il Ministro della funzione pubblica il quale dovrebbe tutelare nel suo complesso i dipendenti pubblici.
Vorrei ricordare che per l'Agenzia del territorio, l'Amministrazione autonoma monopoli di Stato, l'Agenzia delle entrate recentemente è stata emanata una circolare nella quale, allo scadere dei quarant'anni di servizio, pur potendo prorogare la loro permanenza in servizio, sono stati collocati tutti a riposo: tutti. Allora si fanno figli e figliastri. Almeno si spieghi la ragione di questa decisione.
Anzi, vorrei approfittare per ricordare al relatore Cazzola che il Servizio bilancio, che lui ha citato, afferma tutt'altro sulla questione delle coperture finanziarie. Afferma tutt'altra cosa. Il Servizio bilancio proprio sulla questione delle coperture afferma che queste non ci sono. Se avesse la bontà di leggere a pagina 13 della relazione del Servizio bilancio ciò che è scritto in merito alle coperture finanziarie, arriverebbe ad una conclusione opposta a quella cui è pervenuto e che poc'anzi ha enunciato. Quindi quanto meno non si porti l'Assemblea e i colleghi deputati su prospettive diverse perché se ne modificano i presupposti. Lo si fa o in mala fede oppure per avere ignorato quanto ha scritto il Servizio bilancio: vorrei evitare che, nel rapporto di sincerità e lealtà tra di noi, né l'una né l'altra delle due cose accadano nel dibattito parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, intervengo soltanto per un chiarimento rivolto all'onorevole Cazzola. Ho ascoltato l'intervento in cui ha spiegato i Pag. 67motivi per i quali per un sentiero tortuoso si può anche provare a ripristinare le ragioni del diritto. Non riesco ancora a spiegare per quale motivo a quella parte di dirigenti medici convenzionati con il Sistema sanitario nazionale che hanno dedicato la loro vita all'interno delle università a coniugare insieme didattica, insegnamento e ricerca, proprio nel momento in cui possono mettersi a servizio della salute dei cittadini italiani (parliamo di colleghi che andranno in pensione a 53, 54, 55 anni), anche dal sentiero principale gli abbiamo detto di «no». Dal sentiero tortuoso gli diciamo ugualmente di «no» e li facciamo divenire cittadini di serie «b».

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Fioroni.

GIUSEPPE FIORONI. Infatti anche nella subordinata di un sentiero tortuoso che possa consentire di non essere penalizzati, perché vanno in pensione avendo riscattato la laurea o il servizio militare, tutti lo potranno percorrere tranne coloro che hanno scelto di rimanere all'interno delle università con la loro professionalità al servizio degli italiani. Questa mi sembra soltanto un'ingiustizia e l'esatto contrario del buon senso e della saggezza da qualunque parte si veda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Miotto 23.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico? Onorevole La Loggia?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 485
Votanti 471
Astenuti 14
Maggioranza 236
Hanno votato
221
Hanno votato
no 250).

Prendo atto che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Ghizzoni 23.8 e Cassinelli 23.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Siragusa. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA SIRAGUSA. Signor Presidente, faccio una premessa: noi riteniamo che si debba abbassare l'età pensionabile per l'intero corpo docente universitario e questo per favorire il turnover, per tutti però, professori e ricercatori. Naturalmente le cessazioni dal servizio dovrebbero avvenire in un regime di equità e attualmente così non è, a maggior ragione dopo l'approvazione del comma 11 dell'articolo 72 del decreto-legge n. 112 del 2008, che ha previsto il pensionamento coatto per il personale della pubblica amministrazione, con l'eccezione di alcune categorie, fra cui rientrano i professori universitari ma non - si badi - i ricercatori.
In questo modo si è determinata una deprecabile iniquità all'interno della docenza ed un'evidente discriminazione nei confronti dei ricercatori rispetto ai professori, tanto che lo stesso CUN è pervenuto ad approvare all'unanimità una mozione che evidenzia l'inopportunità di differenziazioni comportamentali ed ha formulato l'auspicio di un'interpretazione per cui i ricercatori facciano parte integrante della docenza e, in tal modo, vengano implicitamente compresi nel termine «professori». Però i pensionamenti coatti avvenuti negli scorsi mesi dimostrano che siamo ben lontani dall'interpretazione auspicata dal CUN e, quindi, ci sembra necessario modificare la norma in parola per equiparare i ricercatori ai docenti universitari, ricordando che docenti e ricercatori hanno analoghi doveri didattici e di ricerca e devono avere anche analoghi Pag. 68diritti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Ghizzoni 23.8 e Cassinelli 23.9, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Iannuzzi? Onorevole Briguglio? Onorevole Velardi? onorevole Damiano?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 471
Votanti 447
Astenuti 24
Maggioranza 224
Hanno votato
201
Hanno votato
no 246).

Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 23, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Miglioli... onorevole Gasbarra... onorevole Bossa... onorevole Coscia... onorevole Castagnetti... Ci siamo tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 478
Votanti 477
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato
248
Hanno votato
no 229).

(Esame dell'articolo 24 - A.C. 1441-quater-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 24 (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-C), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 24.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lanzillotta... onorevole Marco Carra... onorevole Coscia... onorevole Lulli... onorevole Gava...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 474
Votanti 449
Astenuti 25
Maggioranza 225
Hanno votato
249
Hanno votato
no 200).

(Esame dell'articolo 26 - A.C. 1441-quater-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 26 (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-C), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Schirru. Ne ha facoltà.

AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, l'articolo 26 è stato modificato nel titolo, ma non nella sostanza. L'articolo 26 interviene in materia di permessi lavorativi per i lavoratori che assistono soggetti portatori di handicap grave e modifica sostanzialmente l'articolo 33 della legge n. 104 del 1992 e l'articolo 20 della legge n. 53 del 2000, che prevede il sostegno alla maternità e alla paternità per il diritto alla cura dei propri familiari. Pag. 69
Si tratta - come avevamo già sottolineato durante la prima fase della discussione in Commissione e in Assemblea - di modifiche alla normativa originaria, tendenti, in qualche modo, alla riduzione dei diritti delle persone e delle famiglie più in difficoltà. I diritti dei più deboli sono visti, per l'ennesima volta, come costi da tagliare in modo indiscriminato per fare cassa sulle spalle delle famiglie, che, poi, da sole, dovranno affrontare le difficoltà personali della vita quotidiana.
I lavoratori che usufruiscono dei permessi di cui alla legge n. 104 del 1992 sono additati, ancora una volta, indistintamente, come fannulloni da controllare ossessivamente. Occorrerebbe, semmai - come abbiamo avuto modo di sottolineare più volte - perseguire gli abusi con controlli mirati, più stringenti ed efficaci, come, del resto, è stato fatto in alcune città, evitando, però, di adottare misure genericamente penalizzanti ed umilianti per le persone oneste e bisognose di cure. Si interviene sulla delicata tematica della disabilità in modo superficiale, burocratico e scarsamente efficace dal punto di vista del controllo. Si impedisce a due genitori con un figlio disabile grave di poter usufruire di permessi contemporanei, come prevede la legge n. 104 del 1992. Il diritto viene riconosciuto ad entrambi i genitori che possono usufruirne solo alternativamente.
Il comma 7, sempre dell'articolo 26 del provvedimento in esame, prevede la decadenza dei diritti, ferme restando eventuali responsabilità disciplinari, in caso di accertamento dell'insussistenza delle condizioni richieste. Si tratta di un'apparente novità di controllo, di cui, però, non si capisce la ratio. Ci chiediamo, infatti, come si possa attuare tale disposizione. Si vuole chiedere, forse, al datore di lavoro, prima di autorizzare l'assenza del proprio dipendente, di verificare con l'altro imprenditore se abbia, o meno, concesso contemporaneo permesso all'altro coniuge lavoratore? E con quali modalità dovrà avvenire questo tortuoso iter di verifica?
Quanto costa questa ulteriore farraginosa richiesta di verifica finale affidata all'INPS?

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Schirru.

AMALIA SCHIRRU. Attualmente siamo di fronte a controlli rigorosissimi, ma a volte inutili, sui disabili gravi che sicuramente non hanno possibilità di guarigione, come, ad esempio, sui malati terminali. I quotidiani regionali ci segnalano situazioni di indignazione e di denuncia, perché a volte l'INPS, come ho avuto modo di riferire al presidente nazionale dell'ente, chiama ad effettuare una visita di verifica quasi sempre persone con disabilità gravi fin dalla nascita, come gli affetti da sindrome di Down o i minorati fisici e psichici.
Ci chiediamo ancora, perché negare il diritto alle persone più fragili, specie a quelle ricoverate in istituto? Penso agli anziani, ai minori e a giovani gravissimi ricoverati in comunità.

PRESIDENTE. Onorevole Schirru, devo richiamarla all'osservanza dei tempi. La prego di concludere.

AMALIA SCHIRRU. Concludo, signor Presidente. Chiedo semplicemente, ancora una volta, al Governo di ritirare l'articolo 26, anche perché si tratta di un articolo che mette in discussione il valore sociale della maternità, della cura e dell'assistenza dei propri familiari, come sancito dalla Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo a sostegno delle considerazioni svolte dalla collega Schirru e vorrei chiedere al Governo un atto di sensibilità. Stiamo parlando di persone, Pag. 70non possiamo sempre fare lo stesso discorso che per una mela marcia buttiamo via tutta la cassetta.
Già una volta abbiamo affrontato in Aula questo tipo di discorso e io voglio rivolgermi con un appello alle tante persone e ai tanti colleghi della maggioranza che sono sensibili a questo tipo di problematiche. Chiedo al Governo di ritirare questo articolo e di affrontare con un dibattito serio tutta la problematica legata alla legge n. 104 del 1992, perché non si può, una volta ogni tanto, fare un'irruzione in un provvedimento e rimettere in pista il problema di quella legge.
Sicuramente ci sono controlli severissimi da fare e i primi a volerli siamo noi, ma non per questo dobbiamo penalizzare quelle famiglie, passatemi il termine, quelle povere famiglie, che se non avessero la legge n. 104 diventerebbero matte. Solo chi non conosce direttamente queste problematiche può volere l'approvazione di questo articolo. Si chiede al Governo un atto di sensibilità: ritirate questo articolo, perché è veramente vergognoso.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, ho avuto l'onore di essere relatore di questo provvedimento anche nell'esame in prima lettura. Su questo articolo, che allora aveva un altro numero, ci fu una discussione molto aspra, molto difficile e anche molto dura, sia in Commissione, sia in Aula, che si concluse con l'accoglimento anche di alcune osservazioni e di alcune preoccupazioni che l'opposizione aveva espresso e che la maggioranza aveva accolto, tanto che l'opposizione si astenne.
Si può anche cambiare opinione, ma le modifiche apportate non sono così influenti da determinare una diversa posizione rispetto ad allora, poiché le modifiche apportate disciplinano l'accertamento dell'insussistenza del diritto, affidando il compito all'Istituto nazionale della previdenza sociale, che non è certo una Gestapo, prevedendo, su richiesta, in questo caso delle esigenze di economia, la clausola di stile che si traduce nel fatto che la norma non debba comportare ulteriori oneri per la pubblica amministrazione.
Questo, credo, per memoria di noi tutti che eravamo presenti anche il 28 ottobre 2008, allorché approvammo questo provvedimento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 26.
Dichiaro aperta la votazione.
Onorevole Mondello... onorevole Castagnetti... onorevole De Micheli... ci siamo tutti? Nessuno protesta?
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 482
Maggioranza 242
Hanno votato
247
Hanno votato
no 235).

(Esame dell'articolo 27 - A.C. 1441-quater-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 27 (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-quater-C), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 27.
Dichiaro aperta la votazione.
L'onorevole Della Vedova ha votato... onorevole Castellani... onorevole Girlanda... l'onorevole Castellani, non ha votato ancora? Onorevole Scilipoti... onorevole Iannuzzi... ci siamo tutti.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 71
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 483
Votanti 453
Astenuti 30
Maggioranza 227
Hanno votato
250
Hanno votato
no 203).

Sull'ordine dei lavori (ore 19,15).

MICHELE VENTURA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, sarò rapidissimo. Come annunciato anche al Senato dalla nostra presidente di gruppo, senatrice Finocchiaro, intervengo per annunciare le dimissioni dalla Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale dei membri del Partito Democratico, che dunque si dimettono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) per un fatto semplicissimo, colleghi.
Collega Bocchino, lei ha ragione perché non era scritto da nessuna parte. Ma era un impegno assunto dal Ministro durante il dibattito sul federalismo, un impegno che era stato preso informalmente anche dal Presidente della Camera. Non era scritto, però, e su questo ha ragione. Infatti, si parla di nomina e non di elezione. Sono i presidenti che chiamano un esponente a ricoprire quell'incarico, come momento di garanzia. Non era scritto ma prendiamo atto come i patti fatti non possano essere presi dal punto di vista di una garanzia politica, che era il modo per far procedere il lavoro sul federalismo.
Ma non è solo questo. Vogliamo con questo segnalare un punto di dissenso e di disagio che va oltre le buone maniere ma anche segnalare un punto politico di difficoltà a un confronto anche su questioni rispetto alle quali l'opposizione aveva manifestato grande e buona volontà. Queste sono le ragioni per cui i membri del Partito Democratico si dimettono dalla Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Nomina dei componenti della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale.

PRESIDENTE. Devo fare una comunicazione all'Assemblea che pensavo di posticipare a fine seduta. Tuttavia, il suo intervento, onorevole Ventura, mi sollecita a farla subito. La comunicazione che mi accingo a leggere riguarda la nomina dei componenti della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale.
Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale, prevista dall'articolo 3 della legge 5 maggio 2009, n. 42, i deputati Roberto Antonione, Anna Maria Bernini Bovicelli, Francesco Boccia, Donato Bruno, Marco Causi, Massimo Enrico Corsaro, Dario Franceschini, Gian Luca Galletti, Giancarlo Giorgetti, Enrico La Loggia, Linda Lanzillotta, Antonio Leone, Antonio Misiani, Rolando Nannicini e Roberto Simonetti.

MARIO PEPE (PdL). Sempre gli stessi!

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della stessa Commissione i senatori Antonio Azzollini, Mario Baldassarri, Giuliano Barbolini, Felice Belisario, Enzo Bianco, Luigi Compagna, Giampiero D'Alia, Lucio Alessio D'Ubaldo, Paolo Franco, Giuseppe Ferruccio Saro, Raffaele Stancanelli, Marco Stradiotto, Helga Thaler Ausserhofer, Walter Vitali e Carlo Vizzini.
Ai sensi dell'articolo 3, comma 1, della citata legge, il Presidente della Camera ha inoltre proceduto, d'intesa con il Presidente del Senato, a nominare presidente della suddetta Commissione il deputato Enrico La Loggia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Pag. 72
Onorevole Ventura, ovviamente provvederò ad informare il Presidente della Camera del suo intervento.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,20).

ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, a proposito di sgarbi istituzionali di cui aveva parlato il collega Franceschini, credo che questo sia il più grande sgarbo istituzionale che il gruppo del Partito Democratico possa fare alle istituzioni parlamentari. Si dice: pretendo la presidenza, anche se non sta scritto da nessuna parte che mi spetta; nel caso in cui non ci diate la presidenza, noi decidiamo di non partecipare ai lavori di una Commissione importante. Cosa c'è di peggio, come sgarbo parlamentare, di questo atteggiamento?
Tra l'altro voi sapete che è una pressione eccessiva, non uso altri termini, nei confronti dei vertici delle istituzioni, una pressione indebita che non avrà alcun risultato, perché già ci siamo passati con la Commissione di vigilanza: le dimissioni sono operative solo ed esclusivamente quando sono sostituiti i componenti che sono stati nominati. Quindi, le annunciate dimissioni procurano un solo risultato, che è il vero risultato che voi ricercate: quello di paralizzare la Commissione bicamerale per l'attuazione del federalismo fiscale e di interrompere un processo di riforma. Non avete il coraggio di dire al Paese che volete interrompere il federalismo e non avendo questo coraggio fate come i bambini, buttate le carte all'aria e decidete di non partecipare (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Voi sapete bene che senza questa Commissione al lavoro non si possono fare i decreti attuativi del federalismo fiscale e quindi voi bloccate una riforma. Cosa avete fatto furbescamente? Avete detto agli italiani: anche noi siamo per il federalismo, per paura di perdere i voti, soprattutto in quei territori dove l'argomento è molto delicato nel confronto politico. Avete detto di essere d'accordo, ma poi boicottate quei passaggi parlamentari che sono indispensabili per dar vita al federalismo fiscale.

ANDREA LULLI. Ti stai arrampicando sugli specchi!

ITALO BOCCHINO. C'è un'ultima questione. Mi meraviglia quello che ha detto il presidente Franceschini. Egli ha detto: l'abbiamo votata anche noi e quindi ci spetta la presidenza. Si stabilisce un principio per cui se l'opposizione è buona ha anche il diritto alla presidenza (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Comprendete che questo ragionamento è inaccettabile: è scorretto dal punto di vista istituzionale ed è fraudolento dal punto di vista politico nei confronti degli elettori. Assumetevi le responsabilità, si alzi in aula il capogruppo del Partito Democratico e dica al Parlamento e al Paese che il suo partito non ne vuole sapere di fare le riforme in Italia, non ne vuole sapere di fare il federalismo fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Data la rilevanza del tema intendo procedere nel modo seguente: darò la parola ad un rappresentante per ogni gruppo.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, non ho difficoltà per quanto riguarda l'Unione di Centro a raccogliere la sfida dell'onorevole Bocchino, ad alzarmi e a dire: l'Unione di Centro era ed è contraria a questo federalismo fiscale!
Continuiamo ad essere assolutamente convinti della nostra decisione di contrastarlo in quest'Aula e di non averlo votato; certamente non abbiamo pretese Pag. 73sulla presidenza della Commissione bicamerale e siamo convinti che gli amici del Partito Democratico abbiano sbagliato a darvi fiducia e a votare quei provvedimenti.
Siamo convinti di questo perché siamo convintamente federalisti, e dunque pensiamo che dentro a quel contenitore non ci sia nulla. Neppure il Ministro dell'economia è stato in grado di venire in Parlamento a dire quanto costava quel contenitore che, in modo paradossale, viene prima delle riforme degli enti locali, e dunque sul merito non abbiamo cambiato idea. Tuttavia, onorevole Bocchino, con la linearità di questa nostra posizione che lei ci deve riconoscere, invocando non norme primarie o regolamentari, ma la buona politica e la correttezza dei rapporti tra Governo, maggioranza e opposizione, le diciamo che sarebbe stato oltremodo opportuno che la presidenza di quella Commissione spettasse ...

PRESIDENTE. Scusi se la interrompo, onorevole Vietti, ma vorrei ricordare ai colleghi che abbiamo ancora all'ordine del giorno l'esame di un provvedimento e un voto sul conflitto di attribuzione, quindi chi vuole andare via è bene che sappia che ci sarà ancora una decisione importante da assumere in quest'Aula. Le chiedo scusa, onorevole Vietti, ma vedevo che alcuni colleghi si stavano allontanando.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Presidente, credo che lo sapessimo tutti, forse se lei mi avesse consentito di proseguire nel mio ragionamento sarebbe stato meglio, ma il Presidente è lei.
Ciò detto, per ragioni tutte politiche riteniamo che sarebbe stato opportuno che la presidenza della Commissione bicamerale spettasse all'opposizione perché, a prescindere dal merito, una delle critiche più forti che tutta l'opposizione fece è che in quella procedura di riforma, tramite la delega, il Parlamento veniva completamente spogliato dei suoi poteri e delle sue competenze e dunque veniva messo di fronte al fatto compiuto dell'emanazione dei decreti legislativi.
L'invenzione della Commissione bicamerale fu dunque proprio un tentativo per non escludere completamente il Parlamento dall'iter legislativo del cosiddetto, del sedicente federalismo fiscale. Allora, se poi la maggioranza si prende anche la presidenza della Commissione bicamerale e con la Commissione bicamerale fa un gioco di sponda tra la maggioranza stessa e il Governo, francamente la beffa è compiuta e tutto questo ci conforta, ancora di più, sulla bontà della nostra posizione di non essere cascati nella vostra trappola del federalismo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, ritengo francamente poco edificante stabilire in quest'Aula chi sia mosso da maggior fervore federalista. Una cosa è certa e parlo per il gruppo dell'Italia dei Valori: noi convintamente crediamo che il federalismo possa essere uno strumento per migliorare questo nostro Stato e convintamente abbiamo dato un contributo importante all'approvazione di questa norma che alla fine abbiamo anche votato.
Credo che le rimostranze del Partito Democratico oggi siano doverose e, soprattutto, sacrosante e legittime. Chi non ricorda, infatti, che in quest'Aula il Ministro Calderoli, più volte, in occasioni pubbliche, disse chiaramente che la presidenza di questa Commissione ritenuta così delicata e di garanzia, in quanto andava a modificare alcuni aspetti fondamentali dell'ordinamento anche costituzionale del nostro Stato, avrebbe potuto essere assegnata all'opposizione?
Credo che sia legittimo che il Governo cambi opinione e che decida di rimangiarsi anche la sua parola, del resto questo Governo lo fa spesso e ci ha abituato a questo.
Ma credo che anche nel cambiare idea, anche nel volersi rimangiare la parola, anche nel voler disattendere gli impegni presi, ci debba essere un minimo di rispetto reciproco, di lealtà e di correttezza. Pag. 74Apprendere tutto ciò da un'agenzia e sentirlo poi qui riconfermato, credo che rappresenti davvero un brutto momento e un brutto comportamento nei rapporti tra maggioranza e opposizione. Credo che qui, oggi, gli amici della Lega, che tanto hanno investito sul federalismo, farebbero bene a preoccuparsi. Nelle parole del vicepresidente del gruppo del PdL, infatti, ho sentito qualcosa che non ha nulla a che fare con il normale confronto politico, ma con la voglia di buttarla in rissa, di rompere quel clima d'intesa e di reciproca collaborazione che si era creato sul federalismo fiscale. Oggi, voi state cercando di rompere quel clima e di creare le condizioni per addossare le responsabilità all'opposizione rispetto a quello che evidentemente non volete più: un vero federalismo capace di portare più democrazia, più trasparenza e più moralità nella gestione della cosa pubblica, ma ve ne assumerete le responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, prima di tutto mi dispiace se c'è stato questo difetto di comunicazione, ma le scelte sono state fatte dai Presidenti delle due Camere, quindi non è che sono state comunicate ad alcuni presidenti dei gruppi e ad altri no: anche noi non abbiamo ricevuto una comunicazione da parte dei Presidenti delle Assemblee in ordine alla nomina. Si tratta di una scelta istituzionale che fanno i Presidenti delle due Camere: ho sentito chiamare in causa il Governo, ma non è una sua scelta, bensì della Presidenza della Camera e della Presidenza del Senato che, ovviamente, ritengo vada assolutamente rispettata. La seconda considerazione è che, di fronte ad una riforma così importante come quella del federalismo, non penso che il problema sia francamente la carica di presidente di Commissione. Penso che la carica non rappresenti un motivo per interrompere un dialogo che, invece, dovrebbe esserci. Se è così, mi sembra un po' strumentale il motivo dell'argomentazione, al di là della figura del presidente (peraltro non penso si possa dire qualcosa sulla figura e neanche sulle competenze del presidente designato). Penso, quindi, che il presidente non rappresenti il problema, ma bisogna portare avanti il dialogo costruttivo sul merito dei provvedimenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Si sono espressi tutti i gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti, che pregherei essere breve in quanto per il suo gruppo vi è già stato un intervento. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, il mio gruppo ha parlato prima della sua comunicazione che lei ci ha spiegato voleva svolgere prima, ma l'ha fatta dopo. Quindi, penso che ci sia anche per il gruppo del Partito Democratico il diritto di esprimersi sulla sua comunicazione.

PRESIDENTE. Il Partito Democratico ha anticipato la mia comunicazione e l'ha commentata. Quindi, la prego di essere breve.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, sarò brevissimo. Mi rivolgo a lei e allego anche un richiamo al Regolamento per avere dei chiarimenti da lei riguardo a quanto affermato dall'onorevole Bocchino sulla natura delle Commissioni bicamerali e sulle sue nomine, ma avremo modo di capirlo. In alcune zone d'Italia esistono dei giochi e l'onorevole Bocchino viene da una regione dove, in particolare, si effettua un gioco che si chiama delle tre carte. È un gioco anche divertente, ma fatto nell'Aula di Montecitorio difficilmente riesce ad essere adatto a rappresentare la situazione. L'onorevole Bocchino gioca e cerca di scaricare su di noi un problema che palesemente - e ringrazio l'onorevole Cota che lo ha evidenziato in un modo politicamente ineccepibile - è tutto esclusivamente interno alla maggioranza. Pag. 75
È del tutto evidente quello che sta accadendo, atteso che l'onorevole Cota, essendo persona che fa politica, sa perfettamente che in termini di rapporti politici è vero che è una decisione autonoma dei Presidenti della Camera e del Senato, ma, onorevole Cota, stento a credere che il Presidente della Camera non ritenga di avere - lo dovrebbe avere anche nei confronti dell'opposizione, ma perlomeno nei confronti dei capigruppo della maggioranza - l'interesse, oltre che il dovere, di consultarli prima di assumere una decisione del genere, che spetta a lui, che la legge riserva a lui insieme al Presidente del Senato. Tuttavia, siccome sappiamo come vanno le cose, onorevole Cota, lei meglio di me, insieme all'onorevole Bocchino, ci ha spiegato chiaramente che oggi avete preso uno schiaffo da parte del Popolo della Libertà, perché ha semplicemente messo in discussione la credibilità. Onorevole Bocchino, non vi è un problema di legge, ma di rapporti politici e di credibilità di ciò che si dice in quest'Aula. Non ci sono patti sanciti con il sangue, ma questioni che vengono poste, impegni che vengono presi e impegni che poi in corso d'opera vengono disattesi.
Questo non appartiene alla legge, ma certamente a quello che a noi spetta nella valutazione dei rapporti e degli impegni che voi prendete rispetto alle questioni che abbiamo di fronte.
Signor Presidente, un'ultima cosa e concludo: vorrei ricordare che la natura della conflittualità che esiste su questo tema all'interno della maggioranza non è dimostrata solamente da quello che accade oggi, ma anche dal fatto che noi aspettiamo da mesi che, in attuazione delle decisioni prese da questa Camera, arrivi il Codice delle autonomie in quest'Aula, per poter operare e deliberare anche su questo. Non a caso, se questo non arriva, non è per un problema posto dall'opposizione, ma perché anche su quello, come noto, ci sono problemi dentro la maggioranza.
Un'ultima nota e ho veramente concluso: vorrei fare i miei auguri all'onorevole La Loggia. Sono molto colpito dal paragone fatto dall'onorevole Bocchino con la Commissione per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Auguri grandi all'onorevole La Loggia: il presidente Bocchino è stato uno dei maggiori sponsor del presidente Villari in Commissione di vigilanza e credo che tutti sappiamo qual è stata la fine di quel presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ho l'obbligo di informare l'Assemblea del fatto che la comunicazione era già pervenuta, ma secondo la consuetudine ho ritenuto opportuno completare prima la discussione in corso e darne l'annuncio successivamente.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani a partire dalle ore 9,30. Ricordo che, prima di togliere la seduta, dobbiamo procedere alla deliberazione su un conflitto di attribuzione, di cui al secondo punto all'ordine del giorno della seduta odierna.

Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dalla Corte di cassazione di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 332 del 2009 (ore 19,35).

PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione odierna - preso atto dell'orientamento favorevole espresso dalla Giunta per le autorizzazioni nella seduta del 20 gennaio 2010 - ha deliberato di proporre alla Camera la costituzione in giudizio innanzi alla Corte costituzionale, ai sensi dell'articolo 37 della legge n. 87 del 1953, per resistere al conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dalla Corte di cassazione dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale con ordinanza n. 332 del 2009, in relazione alla deliberazione della Camera del 16 luglio 2008, con la quale è stata dichiarata - ai sensi dell'articolo 68, Pag. 76primo comma, della Costituzione - l'insindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Umberto Bossi nei confronti della dottoressa Paola Braggion, magistrato.
Su questa proposta darò la parola, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ad un deputato contro e ad uno a favore, per non più di cinque minuti.
Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, illustrerò molto brevemente le ragioni per le quali l'Italia dei Valori voterà contro l'ipotesi e la proposta di deliberazione di costituzione in giudizio dinanzi alla Corte costituzionale del conflitto di attribuzione.
Abbiamo sempre sostenuto questa posizione e coerentemente la sosteniamo anche adesso, e la motiviamo indipendentemente dal merito della questione. Vorremmo richiamare il fatto che la Camera è stata parte di circa 130 conflitti di attribuzione in materia di insindacabilità ex articolo 134, comma 1, della Costituzione; di questi, circa 60 sono stati decisi nel merito e la Camera ne ha persi una cinquantina. Gli altri sono risultati favorevoli alla Camera solo per motivi procedurali, che la Corte avrebbe rilevato da sola, senza il bisogno della difesa tecnica.
È inutile rilevare come 50 cause perse su 60 vogliono dire che la Camera ha clamorosamente perso nel suo tentativo di difesa della casta, dei parlamentari e dei privilegi dei parlamentari.
La nomina di un avvocato del libero foro costa al contribuente 15 mila euro a giudizio. Subordinatamente, abbiamo anche chiesto che la Camera, qualora, contro il nostro parere, si costituisca in giudizio, faccia ricorso al proprio servizio legale interno; invece, la Camera ha costantemente dato il mandato a difenderla ad avvocati del libero foro.
In questo modo, negli ultimi dieci anni la spesa della Camera per costituzioni in giudizio inutili, perché avrebbe avuto ragione comunque per motivi procedurali o perché ha perso la causa, è stata di un milione e mezzo di euro. Ecco le ragioni per le quali ci opponiamo a questo spreco. La Camera farebbe bene ad avere rispetto nei confronti della Corte costituzionale e a lasciarla decidere come deve decidere.
Ci opponiamo a questo spreco, tanto più in questo caso, in cui si tratta di difendere il deputato Bossi, che aveva detto che avrebbe usato la bandiera italiana come carta igienica (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, stimo molto l'onorevole Palomba, che però oggi sta dicendo una cosa falsa e una falsata. Dice il falso quando afferma che si solleva il conflitto di attribuzione per la vicenda della bandiera. Non è vero, il giudice ha giudicato la vicenda della bandiera, e questa vicenda è una cosa.
L'onorevole Bossi ha emesso un commento molto più tenero e molto più tranquillo, tant'è che il tribunale gli aveva dato ragione in primo grado. Il giudice di appello gli ha dato torto e la Cassazione ha sollevato un conflitto di attribuzione. Questo è il primo punto!
Il secondo punto, onorevoli colleghi, sta nel fatto che qui non stiamo discutendo di chi debba difendere la causa, ma se occorre andare dinanzi alla Corte costituzionale con un avvocato di difesa; quindi, non stiamo discutendo se debba essere un avvocato del libero foro o un avvocato interno, ma semplicemente se la Camera debba difendersi.
Ebbene, credo che in un conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale, quando la Camera ha preso una decisione, essa debba essere poi difesa in ogni restante grado del giudizio. Credo che tali punti siano importanti.
Ma un ulteriore ed ultimo punto ancora più importante è dato dal fatto che mai la Corte di cassazione, in tutta la storia della Repubblica, aveva sollevato un conflitto di attribuzione; sarebbe dunque opportuno che una difesa spiegasse tutto, Pag. 77e anche questo fatto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Credo opportuno ricordare all'Assemblea che adesso decidiamo esclusivamente della costituzione in giudizio: le modalità della costituzione in giudizio verranno decise successivamente in Ufficio di Presidenza. In quella sede si deciderà in che modo procedere, se affidando il caso agli uffici legali della Camera o in altro modo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, sulla proposta di costituzione in giudizio innanzi alla Corte costituzionale per resistere al conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dalla Corte di cassazione, in relazione alla deliberazione della Camera del 16 luglio 2008, con la quale è stata dichiarata - ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione - l'insindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Umberto Bossi nei confronti della dottoressa Paola Braggion, magistrato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Caterina, Lanzillotta, Paolo Russo. Ci siamo tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi).

Sull'ordine dei lavori (ore 19,45).

ROLANDO NANNICINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, lei ha risposto ad una mia domanda: come è stata costituita la Commissione bicamerale sul federalismo? Ha detto: su mia comunicazione. Prendo quindi atto che abbiamo un presidente, senza che il Presidente della Camera avesse annunciato al Parlamento la costituzione della Commissione bicamerale sul federalismo; abbiamo cioè un presidente annunciato, senza che la Commissione sia stata costituita con un atto formale del Presidente della Camera.
Vorrei inoltre ricordare a lei, signor Presidente (sempre a lei, senza polemica coi gruppi), che nella discussione sul federalismo e sulla costituzione della Commissione bicamerale, siccome si tratta di una delega al Governo, fu studiata la formula dell'intesa dei due Presidenti della Camera e del Senato per dare una garanzia di presenza del Parlamento. Non è quindi una battaglia per un nome della minoranza, o di altri: il Governo ha una delega forte, e quindi per l'istituto di garanzia, che è la Commissione bicamerale, e di lavoro, doveva essere rispettato un indirizzo istituzionale.
Individuo però un difetto formale grave, che abbiamo il presidente, le dimissioni ed altro senza che all'interno dell'Assemblea siano state seguite le opportune procedure; e prendo atto di come la Presidenza della Camera e la maggioranza pensano di trattare l'Assemblea, perché non vi è stato alcun atto ufficiale del Presidente, né comunicazioni personali alla posta dei membri della Commissione bicamerale, né alcun'altra comunicazione, e apprendiamo da un'agenzia di stampa di avere un nuovo presidente di una Commissione che l'Assemblea non conosce. Lei ha risposto, alla mia domanda diretta, su chi ci dice come è composta: basta la mia comunicazione. Lei prenda atto che la sua comunicazione è successiva alla nomina del presidente, e a tutte le discussioni che abbiamo svolto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Nannicini, il Presidente ha provveduto alla nomina ed ha comunicato al Presidente pro tempore dell'Assemblea la decisione presa, tramite una comunicazione di servizio della quale ho dato notizia all'Assemblea. Per la verità, pensavo di darne notizia un poco più tardi, per permettere la conclusione del Pag. 78dibattito sul provvedimento legislativo in discussione. Comprendo ogni valutazione politica in merito ma, come lei sa, in base ad un antico principio della giurisprudenza, qui iure suo utitur, neminem laedit. Il Presidente della Camera e quello del Senato avevano il diritto di procedere a queste nomine e lo hanno fatto. Se lo abbiano fatto bene o male, questo naturalmente è aperto al giudizio di ciascuno di noi. Agli interessati è stata data tempestiva comunicazione dal Presidente tramite lettera.

GABRIELE ALBONETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE ALBONETTI. Signor Presidente, ho chiesto la parola al termine dei lavori per porre alla sua attenzione - affinché poi possa farsi carico di segnalarlo al Governo - un fatto accaduto in provincia di Ravenna in questi giorni, già segnalato oggi in quest'Aula approfittando dell'interruzione della discussione del disegno di legge in esame, dal collega Pini del gruppo Lega Nord Padania. Intervengo per rafforzare la sua segnalazione e per chiedere che vi sia, da parte sua, signor Presidente, una sollecitazione al Governo onde verificare i comportamenti tenuti da pubblici ufficiali in questa vicenda, che riassumo brevemente. In un piccolo comune della provincia di Ravenna di poco più di 2 mila abitanti, Santagata sul Santerno, si sono tenute, nello scorso anno, le elezioni amministrative nelle quali si è presentata, tra le altre, anche una lista della Lega Nord Romagna, evidentemente non gradita al candidato - poi diventato sindaco - della lista civica sostenuta dal Popolo della Libertà. Ad elezioni avvenute, il vincitore - e sottolineo il vincitore, perché è paradossale - ha ritenuto di avviare una richiesta di intervento all'autorità giudiziaria per presunte irregolarità nella presentazione della medesima lista, peraltro non risultate tali a giudizio della Commissione elettorale provinciale. Fin qui potremmo trovarci di fronte ad un comportamento stupido, ma legittimo, ma poi sono state avviate altre iniziative, con un accanimento contro privati cittadini che avevano legittimamente sottoscritto quella lista, degno di miglior causa, fino a giungere, ieri mattina, ad un dispiegamento di forze degno di una caccia a mafiosi o camorristi: sedici carabinieri si sono presentati nelle case di undici di questi cittadini, molti dei quali anziani, alle 6,30 del mattino, per consegnare loro avvisi di garanzia sull'indagine avviata. Chiedo che si possa verificare per quali ragioni e per quale gravità delle medesime ragioni ci sia stata un'iniziativa così enfatica e in un certo modo violenta verso cittadini che lei, signor Presidente, può immaginare molto anziani, tirati giù dal letto prima dell'alba per aver apposto la loro firma per la presentazione di una lista alle elezioni amministrative, per un partito democratico presente in forze in quest'Aula, in tutto il Parlamento e nel Governo. Non stupisca che sia un parlamentare dell'opposizione ad aggiungere la sua voce a quella del collega Pini. Parlo dall'opposizione perché sono preoccupato di un precedente che può dar luogo ad una deriva che appare intimidatoria per tutti, per le prossime occasioni elettorali.

FILIPPO ASCIERTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, intendo segnalare un fatto che, almeno personalmente, mi ha lasciato molto sorpreso, anche se in realtà si tratta di una vicenda che nasce da lungo tempo e che proviene da molto lontano. Ho appreso su Milano Finanza, a pagina 3, che Marchionne dividerà tra tutti i soci o gli azionisti FIAT circa 220 milioni di euro. Ho pensato che strana situazione è questa: si mandano a casa gli operai della FIAT per razionalizzare le spese, si chiede al Governo e allo Stato di pagare la cassa integrazione, ma quando vi sono gli utili si mettono in tasca! Questa è una storia che deve finire, in un'Italia che va verso altri orizzonti. Ma soprattutto, nell'ottica del Pag. 79risparmio e di una razionalizzazione delle spese, mi sembra assurdo che ancora oggi la prima azienda d'Italia si comporti in questo modo, facendolo, ahimè, sulle spalle di tutti gli italiani e soprattutto del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, volevo sommessamente lasciare agli atti di questa seduta una considerazione in ordine al fatto che qualche votazione fa lei, signor Presidente, aveva dichiarato aperta la votazione che poi ha interrotto per dare la parola all'onorevole Miotto, la quale aveva chiesto di intervenire sull'emendamento che era stato appunto posto in votazione.
Ritengo ovviamente che la Presidenza abbia tenuto un comportamento ineccepibile e corretto, nel senso che credibilmente lei, signor Presidente (o gli uffici), non si era reso conto che l'onorevole Miotto aveva chiesto la parola. Può darsi che l'onorevole Miotto l'avesse chiesta con un poco di ritardo, comunque lei correttamente ha sospeso la votazione - che pure era stata aperta, così come diversi colleghi avevano già preso posto - per dare la parola all'onorevole Miotto, che ha avuto - come è nel suo diritto - facoltà di intervenire, dopodiché la votazione è stata in qualche modo ripetuta o comunque avviata nella sua interezza e conclusa con la conseguente dichiarazione del risultato della votazione medesima da parte della Presidenza.
Signor Presidente, dico ciò per lasciare agli atti la seguente considerazione. Nella seduta del 20 ottobre 2009, infatti, a fronte di un comportamento molto simile della Presidenza, in particolare del Presidente di turno Lupi, peraltro neanche in fase di votazione già aperta, lo stesso Presidente Lupi ha collezionato da parte dell'opposizione considerazioni tutt'altro che lusinghiere nei confronti della Presidenza, giacché in quell'occasione l'opposizione parlò di scorrettezza senza precedenti e di errore molto grave.
Signor Presidente, tengo a precisare questo e a lasciarlo agli atti senza polemiche proprio perché credo che la Presidenza vada rispettata quando rende le comunicazioni, ma anche quando interviene per tutelare il diritto da parte di ciascun collega di potersi esprimere, specie quando prende atto di non essere riuscita magari a vedere in tempo una richiesta di intervento. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Baldelli, anch'io prendo atto con soddisfazione che esiste una linea coerente della Presidenza a prescindere dal collega che, in quel momento particolare, si trova a guidare i lavori dell'Assemblea.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 28 gennaio 2010, alle 9,30:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, di incentivi all'occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (1441-quater-C).
- Relatore: Cazzola.

2. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge (previo Pag. 80esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate):
CONSOLO; BIANCOFIORE e BERTOLINI; LA LOGGIA; COSTA e BRIGANDÌ; VIETTI; PALOMBA; PANIZ: Disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza (889-2964-2982-3005-3013-3028-3029-A).
- Relatore: Costa.

3. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2009, n. 193, recante interventi urgenti in materia di funzionalità del sistema giudiziario (3084-A).
- Relatore: Papa.

4. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1755 - Disciplina sanzionatoria dello scarico di acque reflue (Approvato dal Senato) (2966).
- Relatore:
Guido Dussin.

(al termine delle votazioni)

5. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 20.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1441-quater-C - em. 1.300 442 234 208 118 234 66 Appr.
2 Nom. articolo 1 447 447 224 447 66 Appr.
3 Nom. em. 2.1 474 474 238 228 246 64 Resp.
4 Nom. em. 2.2 479 476 3 239 228 248 64 Resp.
5 Nom. em. 2.3 476 476 239 229 247 64 Resp.
6 Nom. articolo 2 479 479 240 248 231 64 Appr.
7 Nom. em. 4.200 475 472 3 237 471 1 64 Appr.
8 Nom. articolo 4 476 476 239 476 64 Appr.
9 Nom. em. 5.1 479 450 29 226 249 201 64 Appr.
10 Nom. em. 5.2, 5.3 483 481 2 241 204 277 63 Resp.
11 Nom. articolo 5 482 453 29 227 250 203 63 Appr.
12 Nom. em. 6.1, 6.2 487 458 29 230 206 252 63 Resp.
13 Nom. em. 6.3, 6.4 487 457 30 229 205 252 63 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 6.5 488 458 30 230 204 254 63 Resp.
15 Nom. em. 6.6, 6.7 489 489 245 233 256 63 Resp.
16 Nom. em. 6.8 490 294 196 148 38 256 63 Resp.
17 Nom. em. 6.9 491 462 29 232 207 255 63 Resp.
18 Nom. articolo 6 494 466 28 234 261 205 63 Appr.
19 Nom. em. 7.1 496 495 1 248 237 258 63 Resp.
20 Nom. articolo 7 497 497 249 497 63 Appr.
21 Nom. em. 8.1, 8.2 490 490 246 234 256 63 Resp.
22 Nom. em. 8.3, 8.4 487 487 244 233 254 63 Resp.
23 Nom. articolo 8 494 493 1 247 254 239 62 Appr.
24 Nom. articolo 9 497 495 2 248 495 62 Appr.
25 Nom. em. 10.1 436 436 219 222 214 71 Appr.
26 Nom. em. 10.2 492 485 7 243 241 244 58 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo 10 495 255 240 128 253 2 58 Appr.
28 Nom. em. 11.1 501 501 251 245 256 56 Resp.
29 Nom. em. 11.2 500 499 1 250 499 56 Appr.
30 Nom. em. 11.3 507 502 5 252 249 253 56 Resp.
31 Nom. articolo 11 506 506 254 257 249 56 Appr.
32 Nom. articolo 12 503 503 252 502 1 56 Appr.
33 Nom. articolo 13 508 507 1 254 507 56 Appr.
34 Nom. articolo 14 506 472 34 237 258 214 56 Appr.
35 Nom. em. 15.1 506 474 32 238 216 258 56 Resp.
36 Nom. articolo 15 505 471 34 236 258 213 56 Appr.
37 Nom. articolo 20 503 503 252 501 2 56 Appr.
38 Nom. em. 21.1 505 505 253 247 258 56 Resp.
39 Nom. em. 21.3 506 506 254 246 260 56 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 21.200 504 266 238 134 265 1 56 Appr.
41 Nom. articolo 21 504 504 253 258 246 56 Appr.
42 Nom. em. 22.1 497 467 30 234 213 254 56 Resp.
43 Nom. em. 22.2 501 501 251 243 258 55 Resp.
44 Nom. em. 22.3 495 465 30 233 211 254 55 Resp.
45 Nom. articolo 22 497 467 30 234 256 211 55 Appr.
46 Nom. em. 23.1, 23.2 490 490 246 236 254 54 Resp.
47 Nom. em. 23.3 493 465 28 233 211 254 54 Resp.
48 Nom. em. 23.4 493 468 25 235 213 255 54 Resp.
49 Nom. em. 23.5 498 496 2 249 240 256 54 Resp.
50 Nom. em. 23.200 498 498 250 282 216 54 Appr.
51 Nom. em. 23.6 493 493 247 236 257 54 Resp.
52 Nom. em. 23.7 485 471 14 236 221 250 53 Resp.
INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 57)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 23.8, 23.9 471 447 24 224 201 246 53 Resp.
54 Nom. articolo 23 478 477 1 239 248 229 53 Appr.
55 Nom. articolo 24 474 449 25 225 249 200 53 Appr.
56 Nom. articolo 26 482 482 242 247 235 53 Appr.
57 Nom. articolo 27 483 453 30 227 250 203 53 Appr.