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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 245 di giovedì 12 novembre 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 9,05.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Barbi, Bonaiuti, Boniver, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buttiglione, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Cota, Gibelli, Giro, La Russa, Lo Monte, Lombardo, Martini, Antonio Martino, Meloni, Menia, Migliori, Milanato, Molgora, Pescante, Roccella, Rotondi, Soro, Strizzolo, Stucchi, Vito e Volontè sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sulle politiche relative all'assetto idrogeologico del Paese, anche con riferimento alla realizzazione di interventi infrastrutturali.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulle politiche relative all'assetto idrogeologico del Paese, anche con riferimento alla realizzazione di interventi infrastrutturali.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Menia.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il territorio italiano è soggetto a un diffuso fenomeno di dissesto idrogeologico, causato anche da decenni di espansione incontrollata dell'urbanizzazione e dall'artificializzazione sistematica dei corsi d'acqua. È proprio questa condizione, insieme alle carenze infrastrutturali, a costituire un forte impedimento allo sviluppo del nostro Paese. Le più recenti calamità che hanno provocato vittime (Ischia, Messina) dimostrano tragicamente quanto sia ormai più che evidente il nesso tra scelte urbanistiche sbagliate o anche lo sviluppo edilizio abusivo e il determinarsi di condizioni di rischio elevato.
Inoltre, l'ampliamento e l'ammodernamento del sistema infrastrutturale, peraltro seriamente danneggiato dagli eventi che purtroppo accadono ogni anno, non può non accordarsi con il risanamento idrogeologico. Pag. 2
Nell'ambito di una generalizzata fragilità del territorio si presentano condizioni anche molto diversificate sia in ragione delle diverse caratteristiche geomorfologiche sia soprattutto in relazione alle differenti densità insediative delle infrastrutture dei sistemi produttivi.
La situazione di criticità idrogeologica del Paese impone di agire rapidamente per garantire ai cittadini adeguate condizioni di sicurezza.
Grazie all'elaborazione dei piani per l'assetto idrogeologico disponiamo oggi di un quadro completo dello stato di dissesto e del rischio idrogeologico su tutto il territorio nazionale, nonché degli interventi necessari per la messa in sicurezza.
L'estensione delle aree a criticità idrogeologica del territorio italiano è pari - lo deduciamo da dati certi - al 9,8 per cento del territorio nazionale, del quale il 6,8 per cento coinvolge direttamente zone con beni esposti, quindi centri urbani, infrastrutture e aree produttive, tutti strettamente connessi con lo sviluppo economico del Paese.
Intendo depositare presso la Presidenza una tabella che non vado a leggere e che dà il quadro di tutto ciò, con il dettaglio regione per regione. In breve, posso dire comunque che la percentuale del territorio nazionale nel quale abbiamo rilevato rischio idrogeologico corrisponde al 9,8 per cento il che, in termini di estensione territoriale, significa 302 mila 113 chilometri quadrati. Le aree ad alta criticità sono pari quindi al 9,8 per cento del territorio nazionale e quelle con beni esposti pari al 6,8 per cento.
Il fabbisogno necessario per la realizzazione di interventi per la sistemazione complessiva della situazione di dissesto su tutto il territorio nazionale è stimato in 44 miliardi di euro, dei quali 27 miliardi per il centro-nord, 13 miliardi per il Mezzogiorno e 4 miliardi per il fabbisogno relativo al recupero e alla tutela del patrimonio costiero italiano.
Il fabbisogno del centro-nord risulta quindi pari sostanzialmente a due terzi di quello nazionale e solo a un terzo corrisponde il fabbisogno del Mezzogiorno. Va considerata sempre la maggiore vulnerabilità dei territori del centro-nord, dovuta sia alla maggiore estensione territoriale sia soprattutto alla morfologia del territorio e alla maggiore presenza di strutture e infrastrutture.
Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare già nel corso dell'esercizio finanziario 2008 ha lavorato intensamente per la riduzione del rischio idrogeologico con le seguenti azioni: partecipando all'attività di pianificazione di bacini idrografici, promuovendo strumenti di conoscenza del territorio, ripartendo le risorse finanziarie disponibili in base agli interventi connotati come più urgenti per la difesa del suolo.
In concreto, sono stati adottati provvedimenti concernenti l'attribuzione di 407.421.932 euro per interventi di difesa del suolo (gran parte delle risorse sono state assegnate a piccoli comuni e province). In tutti i casi sono state privilegiate le richieste dotate di una conoscenza approfondita dei fenomeni da contrastare e ciò ha permesso di destinare le risorse alla immediata realizzazione di opere, consentendo, da un lato, la rapida mitigazione del rischio idrogeologico e favorendo, dall'altro, lo sviluppo economico e occupazionale sul territorio.
Il Ministero ha poi partecipato ai lavori dei comitati tecnici delle autorità di bacino. Il ruolo svolto dai propri rappresentanti ed esperti ha concorso costruttivamente alla migliore definizione di importanti strumenti di pianificazione, tra cui è giusto ricordare il progetto strategico speciale Valle del fiume Po e il piano stralcio per il tratto metropolitano del Tevere (adottato, quest'ultimo, dal comitato istituzionale del 15 dicembre 2008).
Per garantire a tutti i soggetti interessati una conoscenza capillare del territorio si è investito nel sistema informativo del piano di telerilevamento (iniziativa, questa, che è utile per migliorare l'efficacia della pianificazione dei bacini idrografici, per definire gli interventi più urgenti di difesa del suolo e per la conseguente ripartizione delle risorse disponibili). Pag. 3
Attraverso il sistema informativo si potrà predisporre un sistema di verifica dei piani di assetto idrogeologico finalizzato ad una accurata individuazione delle aree a rischio idrogeologico e al conseguente riscontro dei piani di intervento e dei relativi costi.
In materia di riassetto e difesa del suolo va ricostruito il quadro normativo generale e storico. Dagli ultimi venti anni il riferimento normativo che permane è la legge n. 183 del 1989, che proponeva in sintesi tre obiettivi significativi: risanamento delle acque, razionale fruizione e gestione delle risorse idriche, tutela degli aspetti ambientali.
Essa ha avuto sicuramente il merito di introdurre per la prima volta in Italia il bacino idrografico, considerato come un ecosistema unitario che consente una visione globale dell'intero ciclo delle acque al fine di superare le difficoltà derivanti dalla frammentazione delle competenze tra enti e amministrazioni diverse.
Va riconosciuto che nelle autorità di bacino si è determinato quell'innovativo assetto politico-istituzionale determinato dalla concertazione e collaborazione tra Stato e regioni; tuttavia l'operazione si è dimostrata così ambiziosa da risultare nei fatti, talvolta, velleitaria.
Per tale ragione quattro anni dopo, proprio nella consapevolezza della difficoltà di arrivare ad un piano di bacino compiuto, con il decreto-legge n. 398 del 1993 si introdusse il concetto di piano stralcio territoriale e/o settoriale, con successivi aggiustamenti asseverati dalle sciagure di Sarno e di Soverato.
Dopo quelle tragedie, infatti, si definì che entro il 30 giugno del 2001 le autorità di bacino di rilievo nazionale e interregionale e le regioni per i restanti bacini avrebbero dovuto adottare piani stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico, che dovevano contenere in particolare l'individuazione e la perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico e le relative misure di salvaguardia.
Ciò in realtà non è avvenuto in modo compiuto. Il sistema territoriale ha manifestato fragilità: nel quadro delle autorità di bacino, infatti, le autorità nazionali si sono strutturate ed hanno operato con sempre maggior ruolo, mentre molte di quelle interregionali e regionali hanno mostrato difficoltà maggiori, sicuramente anche in ragione della frammentazione territoriale.
Va poi considerato che nel tempo il ruolo locale è cresciuto, tanto che dalla legge n. 142 del 1990 al decreto legislativo n. 112 del 1998 e alla più recente riforma degli articoli 117 e 118 della Costituzione si può dire che le competenze in materia di pianificazione e governo del territorio e di difesa del suolo appartengano quasi esclusivamente a regioni, province e comuni.
È poi intervenuta la direttiva quadro sulle acque 2000/60/CE, quella che istituisce il quadro comunitario in materia di tutela e gestione delle risorse idriche e prevede che tutti gli Stati membri entro il 22 dicembre 2009 - cioè, entro il prossimo mese - approvino i piani di gestione dei distretti idrografici, che sono previsti dall'articolo 13 della medesima direttiva (piani di gestione che sono individuati come strumento strategico per la gestione della risorsa idrica).
Il decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006, attraverso il quale è stata recepita in Italia la direttiva, all'articolo 64 ha ripartito il territorio nazionale in otto distretti idrografici prevedendo per ogni distretto la redazione di un piano di gestione ed attribuendone la competenza alle autorità di distretto idrografico.
Era stata prevista la sopravvivenza transitoria delle autorità di bacino sino all'entrata in vigore di un decreto che avrebbe regolato i nuovi enti da adottarsi entro l'aprile 2008, ma ciò non è accaduto, considerata altresì la scadenza anticipata della XV legislatura. Determinatasi una fase di vuoto normativo, al fine di garantire la continuità amministrativa e la pienezza di poteri alle soppresse autorità di bacino e nell'attesa della piena operatività delle autorità di distretto, si è intervenuti, come ricorderete, con il decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 208, nove mesi fa, convertito dalla legge 27 febbraio 2009, n. 13 Pag. 4recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e protezione dell'ambiente, per consentire l'adozione dei piani di gestione dei distretti nei termini stabiliti dalla direttiva europea acque.
Si è così stabilito che l'adozione dei piani di gestione avvenga a cura dei comitati istituzionali delle autorità di bacino di rilievo nazionale e che sia effettuata entro il 22 dicembre 2009, integrando la partecipazione dei componenti designati dalle regioni il cui territorio ricade nel distretto idrografico al quale si riferisce e che per i distretti in cui mancano le autorità di bacino di rilievo nazionale provvedano le regioni.
Le complesse problematiche relative alla governance delle risorse idriche, al dissesto idrogeologico e agli aspetti ambientali e socio-economici dei bacini idrografici, presentano un rilievo parimenti importante nell'intero territorio nazionale e richiedono l'interlocuzione costante tra amministrazione centrale ed enti territoriali e autorità di bacino.
Per questo motivo il Ministero dell'ambiente sta operando per essere di nuovo protagonista della programmazione della governance delle risorse idriche: un ruolo questo che il Ministero intende assolvere addivenendo a scelte che siano il risultato di un dialogo reale con i soggetti istituzionali a vario titolo coinvolti.
Le autorità di bacino attualmente continuano ad operare solo grazie ad una disposizione di proroga inserita nel decreto-legge n. 208 di cui parlavo. La creazione delle strutture di autorità di distretto e la predisposizione di un modello ottimale di assetto organizzativo dei distretti rappresenta un obiettivo prioritario nell'agenda del Ministero.
In particolare, per un'efficace governance istituzionale dei distretti occorre muovere da taluni presupposti fondamentali. Il primo: necessità di semplificazione del sistema di governance istituzionale e contestuale potenziamento del sistema di cooperazione interistituzionale; il secondo: superamento della distinzione tra autorità di bacino di rilievo nazionale, interregionale e regionale; il terzo: creazione di un sistema integrato di governo delle risorse acque e suolo; il quarto: potenziamento del ruolo tecnico delle autorità con attribuzioni di maggiori competenze deliberative ai comitati tecnici e conseguente ridimensionamento del comitato istituzionale permanente attraverso lo snellimento della rappresentanza politica istituzionale; il quinto: recupero della centralità amministrativa sulla ripartizione annuale dei finanziamenti da erogare.
La direttiva acque e il decreto legislativo n. 152 del 2006 hanno previsto che gli obiettivi di qualità ambientale per i corpi idrici superficiali e sotterranei siano perseguiti attraverso l'adozione di un apposito atto di pianificazione strategica, il cosiddetto piano di gestione del distretto idrografico.
L'obiettivo è quello di adeguare anche territorialmente i piani di tutela delle acque già predisposti dalle regioni con le integrazioni di dettaglio e gli approfondimenti tecnico-economici che opportunamente il piano della direttiva acque prevede.
Al fine di ottemperare alla scadenza comunitaria, in questo caso il 31 dicembre di quest'anno, il Ministero ha predisposto un atto di indirizzo che assegna ad un comitato composto dalle regioni e dalle autorità di bacino il compito di predisporre sulla base dei piani di tutela il piano di gestione a livello distrettuale. La realizzazione del piano di gestione nei termini fissati dalla direttiva, oltre ad evitare il rischio di incorrere in procedure di infrazione comunitaria, porrà tempestivamente e finalmente l'Italia in linea con gli standard comunitari in tema di governo delle risorse idriche nei processi di definizione dell'assetto idrogeologico.
Si sta operando anche per provvedere al recepimento della recente direttiva alluvioni 2007/60/CE, che peraltro richiede un'implementazione coordinata con la direttiva quadro.
Fatta questa parentesi e rilevato che vi è il 6 per cento degli interventi di cui non sono disponibili informazioni, l'importo Pag. 5complessivo dei finanziamenti in capo alla legge n. 183 del 1989 assomma a circa 2,2 miliardi di euro.
Di contro, per operazioni di emergenza di protezione civile, indennizzi e opere a seguito di eventi calamitosi nel solo bacino del fiume Po dal 1994 al 2005 sono stati spesi oltre 12,5 miliardi di euro dei quali oltre 5,5 per far fronte alla sola alluvione del 2000.
Per gli interventi di gestione della sola emergenza, ad esempio nella zona del Sarno, sono stati spesi oltre mezzo miliardo di euro. In sintesi, si stima che la spesa dello Stato per l'attività di emergenza sia stata mediamente tra i 2 e i 3,5 miliardi di euro all'anno.
Trattandosi comunque di una stima, l'incertezza di quest'ultimo dato rende conto di come sia difficoltoso controllare la spesa per l'emergenza e monitorarne lo sviluppo ed i benefici e di come sia complicato definire gli interventi e le eventuali sovrapposizioni, sia con interventi finanziati da altri canali sia con interventi finanziati con i medesimi canali. Ormai non vi è più dubbio, sostanzialmente: è necessario investire molto di più in prevenzione piuttosto che intervenire - sembra banale dirlo - a posteriori, dopo aver subito danni o magari aver registrato vittime.
Le risorse disponibili annualmente hanno consentito di finanziare nel tempo programmi di intervento per la riduzione del grado di rischio locale nelle aree più vulnerabili, ma si rende necessaria una strategia complessiva di più vasta portata per raggiungere livelli di sicurezza idrogeologica adeguati sul territorio, principalmente in corrispondenza dei centri abitati, delle infrastrutture e delle zone in cui si concentrano i settori trainanti dell'economia nazionale.
È opportuno segnalare, per l'indubbio rilievo, la risoluzione approvata dall'VIII Commissione della Camera - lo ricorderanno i colleghi - lo scorso 21 aprile, dove in premessa si fa una stima di 5 miliardi di euro per le azioni di maggiore urgenza da attuarsi attraverso un programma pluriennale e si indica una serie di obiettivi da perseguire con l'impegno del Governo (agire sulla prevenzione del rischio idrogeologico, manutenzione del territorio, intervenire anche ai fini dell'incremento dell'occupazione nelle aree di montagna e nei piccoli comuni, coordinando efficacemente l'attività di programmazione per utilizzare al meglio le risorse, razionalizzando la spesa ed evitando la sovrapposizione di piani e programmi definiti in sedi differenti), nonché le interessanti conclusioni risultanti da un'indagine conoscitiva svolta dalla medesima Commissione sullo stato del territorio e sulla prevenzione degli incendi boschivi (e di ciò ringraziamo il presidente).
La prevenzione delle calamità comporta la necessità di ripensare il territorio. La pianificazione va connessa a misure atte a compensare i vincoli, ad incentivi per la delocalizzazione dei manufatti, ad iniziative in campo agricolo, ad interventi di riforestazione compensativa nei bacini idrografici, in modo da riequilibrare i finanziamenti verso prevenzione ed intervento ordinario.
È del tutto evidente la necessità di raggiungere un adeguato assetto idrogeologico del territorio, specialmente in quelle zone in cui sono concentrati, come dicevo, i settori trainanti dell'economia, favorendo poi azioni sinergiche e multisettoriali con altri assi economici importanti come l'agricoltura o il turismo o l'ambiente in generale.
Contestualmente, occorre anche contenere la facile tendenza a non valutare pienamente la componente del rischio idrogeologico nei programmi delle nuove attività economiche del territorio.
La difesa del suolo è innanzitutto un uso corretto e sostenibile dello stesso, secondo quelle linee fondamentali che devono divenire patrimonio comune in tutte le amministrazioni, dal Governo centrale agli enti locali.
Pesano ancora la parziale inadeguatezza delle misure di salvaguardia in generale, degli strumenti urbanistici in particolare ed il fatto che a livello locale sia la conoscenza dei fenomeni idrogeologici sia la consapevolezza della stretta connessione Pag. 6esistente tra uso delle risorse e salvaguardia dell'ambiente non sono adeguati.
È ormai più che evidente che identificare l'intervento di difesa del suolo con la sola realizzazione di opere non coglie l'efficacia degli interventi di tipo non strutturale, come la razionalizzazione dell'uso delle risorse, mentre non è diffusa come dovrebbe essere la percezione concreta che la gestione controllata ed organizzata del territorio è uno strumento importante per contrastare la sua sistematica occupazione, abusiva e non, laddove il controllo amministrativo si esercita in mezzo a mille difficoltà ed in modo inefficace.
L'obiettivo principale di ogni azione strategica in materia di difesa del suolo è la prevenzione del rischio ed il raggiungimento di un adeguato assetto idrogeologico del territorio, specialmente laddove sono concentrati i centri abitati ed i settori trainanti dell'economia anche, come già accennato, attraverso azioni che siano sinergiche e multisettoriali. Tale possibilità dovrà essere ricercata anche e soprattutto nella messa in sicurezza delle aree costiere, considerata la diffusa presenza di interessi privati nelle aree litorali (vi ricordo che abbiamo 8.000 chilometri di costa).
Come è stato osservato in più sedi, risulterebbe di estrema importanza attivare vere e proprie strategie di programmazione integrata. Allo scopo di ottenere un quadro di interventi razionali ed efficaci si impone, quindi, la necessità di riportare l'intera programmazione degli interventi di difesa del suolo nell'ambito di un contesto unitario e organico, riconducendo sotto un'unica cabina di regia i finanziamenti che oggi transitano da diversi provvedimenti legislativi, con sovrapposizione di piani e programmi definiti in sedi diverse (si parla di CIPE, di autorità di bacino, di regioni, di Ministero e via dicendo).
Dall'indagine conoscitiva, che ho poc'anzi citato, svolta dalla Commissione ambiente della Camera, è emerso che circa il 10 per cento del territorio italiano (come ho detto in precedenza con la tabella a cui ho fatto riferimento) e più dell'80 per cento dei comuni italiani sono interessati da aree a forte criticità idrogeologica, e che, negli ultimi cinquant'anni, sono stati spesi, per fare fronte ai danni derivanti dai soli fenomeni alluvionali, più di 16 miliardi di euro.
Sotto il profilo istituzionale, occorre, quindi, che gli interventi da intraprendere siano concertati e condivisi con una forte cooperazione interistituzionale, nel rispetto della diversità dei rispettivi ruoli, al fine di rendere, comunque, sempre più omogenei e diffusi gli interventi di manutenzione territoriale. Tali interventi devono inserirsi all'interno di una strategia istituzionale di contrasto efficace ed efficiente al fenomeno del dissesto idrogeologico. Al fine di scongiurare il ripetersi di eventi drammatici, si ritiene improcrastinabile promuovere un programma straordinario di prevenzione e manutenzione del territorio.
Di fronte ai recentissimi fatti di Messina, pur nell'ambito delle risorse finanziarie drasticamente ridotte, il Ministero dell'ambiente non ha esitato a mettere a disposizione circa 20 milioni di euro. Occorrono, tuttavia, gli strumenti di intervento adatti, quando si versa in situazioni di emergenza. Ecco perché, il Ministro ha proposto uno schema di decreto-legge, che è all'esame del Consiglio dei ministri (dovrebbe esserlo proprio in questa settimana), che prevede un sistema coordinato di interventi, in coerenza e ad integrazione delle azioni pianificate e programmate in sede di piani stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico.
Lo schema del decreto-legge prevede, in particolare, che il Ministero dell'ambiente predisponga rapidamente un apposito Piano nazionale straordinario per il rischio idrogeologico, che consentirebbe, in tempi brevissimi, di individuare gli interventi più urgenti per le aree a maggior rischio, in considerazione anche delle proposte delle regioni, degli enti locali e delle autorità di bacino. A tale fine, si è proposta l'istituzione di una commissione tecnica per il rischio idrogeologico, composta da rappresentanti delle amministrazioni Pag. 7centrali e delle autonomie territoriali, che dovrà redigere il piano entro 60 giorni dal suo insediamento, individuando, altresì, le strutture rispettivamente destinate a svolgere, in seno al programma, funzioni di coordinamento, attuazione e vigilanza, eventualmente anche attraverso il ricorso a strutture commissariali.
Il Ministero dell'ambiente, in particolare in questa fase critica, proprio a fronte della fragilità espresse, come vi ho detto, dai sistemi territoriali, intende proporre un ruolo centrale dello Stato nella pianificazione, seguendo i seguenti indirizzi, che sono contenuti, di fatto, nella bozza di decreto-legge che si sta portando avanti e che ora è all'esame del Consiglio dei ministri.
In particolare, sul piano della programmazione, è il Ministero stesso ad assumersi l'onere di predisporre un Piano nazionale straordinario di interventi - che contiene, quindi, l'individuazione e la perimetrazione delle aree ad elevato rischio idrogeologico - supportato dall'apposita commissione, che si avvale anche di quanto riportato nei piani stralcio di bacino e delle pianificazioni regionali.
Sul piano operativo, il Ministero si avvale di una struttura tecnica di missione e di commissari straordinari per la realizzazione delle opere individuate.
Sul piano del monitoraggio, il Ministero controlla l'attuazione degli interventi attraverso un organo di garanzia appositamente costituito.
Sul piano finanziario - quello che, evidentemente, incide - si prevede di reperire 900 milioni di euro, attingendo ai fondi FAS, 100 milioni circa di euro dal cosiddetto fondo Letta, finalizzato alla gestione delle criticità e delle emergenze, e 254 milioni di euro da stanziamenti dello stesso Ministero destinati alla difesa del suolo, che sono già presenti.
Tutto ciò, molto concretamente, sotto il piano operativo, strategico e finanziario, è quanto siamo in grado di fare. Soprattutto, questa era la notizia che intendevo dare in conclusione di questa parte dell'informativa urgente, che riguarda, soprattutto, gli aspetti da questo Ministero gestiti.
Nell'informativa odierna, devo dare conto anche delle vicende infrastrutturali. In questo mi limiterò a riferire quanto il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti mi ha trasmesso, sulla base della richiesta venuta dall'onorevole Naro, immediatamente dopo gli eventi di Messina. Pertanto, si tratta di fatti localizzati riferiti, soprattutto, alle vicende di Messina.
Ho ritenuto anche di chiedere - e lo farò in breve nell'ultima parte di questa informativa - notizie alla Protezione civile relativamente all'ultimo evento, quello di Ischia di due giorni fa, ma mi sembra opportuno, per compiutezza di informazione, dare notizia anche su questo punto.
Per quanto riguarda, dunque, la parte trasmessa dal Ministero delle infrastrutture e trasporti, debbo dire che, per quanto attiene alle competenze del suddetto Ministero, in particolare a proposito degli eventi alluvionali che hanno interessato la provincia di Messina lo scorso mese di settembre, si forniscono le seguenti informazioni, che riguardano i danni subiti e le misure intraprese relativamente alle infrastrutture ferroviarie e viarie.
Per quanto attiene, in particolare, alla rete ferroviaria, l'evento meteorologico avvenuto nell'ambito del comune di Letojanni ha interessato marginalmente la linea ferroviaria, mentre ha avuto significativi impatti sulla viabilità comunale e sulla strada statale 114. L'interruzione della linea ferroviaria è stata causata da detriti provenienti dalle scarpate che insistono sulla strada comunale ubicata a monte sia della ferrovia, sia della strada statale 114, che, nelle prime ore dell'alba del giorno 24, hanno invaso prima la strada statale e poi la sottostante ferrovia. Nell'occasione la circolazione è stata riattivata nella mattinata dello stesso giorno 24, e si è rilevato che le opere idrauliche del corpo stradale ferroviario erano in buono stato, pulite e hanno regolarmente funzionato.
Pur non rilevandosi la necessità di specifiche opere a servizio del corpo stradale Pag. 8ferroviario, Rete Ferroviaria Italiana sta per chiedere alla Prefettura la convocazione di un tavolo tecnico con il comune di Letojanni, il Genio Civile, l'ANAS e gli altri soggetti interessati per un'attenta ricognizione del territorio circostante ed una conseguente verifica sia della stabilità dei pendii, che dell'adeguatezza delle esistenti opere di regimentazione delle acque.
Come è noto, il 1o ottobre scorso un evento di ben più significative dimensioni ha interessato la provincia di Messina, tra le località di Scaletta e Messina, con particolare riferimento alle frazioni di Galati e Giampilieri, causando parecchie vittime.
A causa di tale evento la linea ferroviaria ha subito danni nell'ambito del comune di Scaletta, in corrispondenza di torrenti che attraversano il centro abitato e che, durante l'evento, hanno trasportato fango e detriti provenienti dai sovrastanti bacini imbriferi, e interramenti nella tratta Giampilieri-Galati per il trasporto solido proveniente dai bacini che si svolgono a monte della ferrovia e della sovrastante autostrada Catania-Messina, anch'essa interessata da interramenti, e che in tale zona corre parallela alla linea ferroviaria.
Nell'occasione, Rete Ferroviaria Italiana, oltre ad effettuare i necessari interventi di ripristino dell'infrastruttura, ha avviato con la Protezione civile regionale un'attività di ricognizione sul territorio volta ad individuare le situazioni di maggior rischio, al fine di inserire i necessari interventi nei programmi gestiti dal Commissario straordinario nominato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri per l'alluvione di Messina.
In precedenza, anche a seguito di altri eventi della stessa natura, Rete Ferroviaria Italiana (RFI) aveva dato incarico alla società Italferr del Gruppo FS per la redazione di uno studio idrogeologico, idraulico e geologico dei versanti che stanno a monte della linea compresa tra le stazioni di Galati e Alì, volto a verificare sia la capacità delle opere idrauliche esistenti, con la conseguente indicazione di eventuali interventi migliorativi occorrenti, sia la stabilità dei pendii e versanti di bacini imbriferi, spesso ubicati a notevole distanza dalle linea ferroviaria, ma che comunque possono incidere sulla sua sicurezza.
Le conclusioni di tale studio saranno portate all'attenzione della regione Sicilia per la programmazione, in maniera concertata anche con gli altri soggetti interessati, degli interventi ritenuti più opportuni.
Per quanto attiene, quindi, ai danni subiti dalle infrastrutture stradali, l'ANAS ha fatto conoscere quanto segue: gli eventi alluvionali verificatisi in provincia di Messina nella notte del 1o ottobre scorso, hanno interessato la strada statale 114, invasa da fango e detriti, in particolare nella zona di Scaletta Zanclea. ANAS è intervenuta con propri uomini (circa 50 persone in turnazione) e quattro imprese private hanno fornito i loro mezzi. Sono state, quindi, effettuate operazioni di ripristino delle colate di scolo naturali, verticali dalla montagna al mare, per consentire il deflusso dell'acqua e accelerare lo sgombero del fango. Grazie a tale attività, che ha comportato anche la demolizione di un fabbricato pericolante insistente sulla strada statale 114, la circolazione sulla strada statale medesima è stata ripristinata completamente il 6 ottobre scorso. ANAS ha garantito, con la presenza dei suoi uomini e oltre venti mezzi, un supporto costante alle attività di soccorso dei Vigili del fuoco e della Protezione civile, che ne ha riconosciuto il valido apporto.
Corre l'obbligo di segnalare, peraltro, che la dorsale jonica siciliana su cui insiste la statale 114 «Orientale Sicula» è stata classificata ad elevato rischio idrogeologico (R4), in considerazione della struttura morfologica dell'area, caratterizzata dalla presenza di catene montuose adiacenti al litorale marino.
I fenomeni franosi hanno confermato lo stato di dissesto delle pendici, già noto agli enti locali, e per il quale si rendono necessari e imprescindibili interventi di messa Pag. 9in sicurezza del versante da parte degli enti competenti nella tutela del territorio.
ANAS, per la parte di competenza, ha già appaltato sette interventi di somma urgenza localizzati tra i Km. 16.000 e 22.500, al fine di ripristinare la transitabilità sulla statale.
In sede di rimodulazione degli interventi già previsti nell'ambito del Piano investimenti 2007-2011, quindi (cantierabilità 2010) e nei limiti delle risorse che verranno effettivamente rese disponibili, si terrà conto dell'emergenza venutasi a creare.
Va ribadito, infine, che anche se si è assicurata la transitabilità sulla strada statale 114 con i predetti lavori di somma urgenza, restano da affrontare le cause scatenanti degli eventi franosi, da ricondursi esclusivamente alla situazione generale di dissesto del territorio.
Per quanto riguarda l'autostrada A18 Messina-Catania, anche quest'ultima colpita dagli eventi alluvionali, nella tratta Messina-Roccalumera, chiusa al traffico dal 1o al 3 ottobre, il Consorzio per le autostrade siciliane, concessionario dell'autostrada, ha provveduto a rimuovere il materiale detritico e a ripristinare la funzionalità degli impianti elettrici, riuscendo in tal modo a mantenerla comunque percorribile in entrambi i sensi di marcia con restringimento a un'unica corsia.
Oltre alla vicenda di Messina e della Sicilia, come dicevo, ho ritenuto di chiedere al dipartimento della Protezione civile anche un'informativa sui fatti di Ischia che risalgono a due giorni fa, pertanto passo ad illustrarli al Parlamento.
Già il 7 novembre scorso il Centro funzionale decentrato della regione Campania e quello centrale presso il dipartimento della Protezione civile, a seguito della previsione del persistere di precipitazioni a carattere di rovescio e temporale localmente anche di forte intensità e con forte variabilità spaziale, attraverso avvisi di avverse condizioni meteo e di criticità regionale, hanno determinato un quasi permanente stato di monitoraggio e sorveglianza, nonché di vigilanza locale e di allerta del servizio nazionale della Protezione civile, sia a livello regionale, sia nazionale.
In particolare, a partire dalle ore 8 locali di domenica 8 novembre, il livello di criticità dello scenario di rischio idrogeologico atteso è stato valutato almeno moderato su tutte le zone in allerta della Campania e, in particolare, sulle coste del golfo di Napoli, prevedendo così la possibilità di danni diffusi e gravi a cose e persone.
Nella mattinata del 10 novembre, tra le ore 7 e le ore 9 locali, a causa delle piogge persistenti che hanno interessato l'isola di Ischia anche con intensità localmente superiore agli 80 mm l'ora, nel comune di Casamicciola si sono innescati e concatenati fenomeni quali locali colate rapide di fango trascinate a valle da una piena improvvisa, il cosiddetto flash flood, che, incanalatasi lungo la via Mortito, che rappresenta la prosecuzione del vallone a monte, ha raggiunto la sottostante piazza Bagni, coinvolgendo persone e cose e provocando diversi danni, il ferimento di una ventina di persone e una vittima.
All'evento nel suo complesso può essere attribuito un tempo di ritorno certamente superiore ai 50 anni.
Alle ore 9,30, presso il dipartimento della Protezione civile, avviate localmente le attività di ricerca, soccorso e assistenza sanitaria sulle persone colpite, veniva attivata anche l'unità di crisi presso la Sala situazioni Italia, così come il Centro di coordinamento soccorsi presso la prefettura di Napoli.
Atteso il persistere della frana temporalesca venivano quindi ricontattati tutti i sindaci dei comuni dell'isola, al fine di promuovere un'ulteriore azione di presidio e vigilanza.
L'immediato concorso della guardia costiera, dei vigili del fuoco, delle forze dell'ordine e dell'Arma dei carabinieri, a cui va il mio ringraziamento, ha evitato ulteriori perdite di vite umane.
Altresì, a seguito della tempestività delle segnalazioni da parte della sala operativa regionale e della prefettura, un nucleo operativo del dipartimento di Protezione Pag. 10civile ha potuto essere immediatamente inviato sui luoghi colpiti al fine di effettuare valutazioni e dare supporto alle istituzioni locali e verificare in loco l'effettiva consistenza degli effetti e lo stato dei luoghi, soprattutto in relazione al rischio residuo per la pubblica e privata incolumità connesso alle diffuse condizioni di instabilità dei versanti dell'isola.
Così come rilevato dalla ricognizione effettuata attraverso il sorvolo in elicottero, l'intero vallone in cui si è incanalata la piena improvvisa è stato interessato da piccoli e localizzati fenomeni di smottamento che coinvolgono parte della cortice superficiale e la sottostante formazione piroclastica che caratterizza la geologia di gran parte dell'isola di Ischia.
Presso gli altri comuni, pur presentandosi la situazione decisamente meno grave e compromessa, erano comunque stati attivati, con le risorse locali a disposizione, i presidi necessari a verificare le zone critiche fino alla fine dell'evento meteorologico.
In particolare, va segnalato che il comune di Ischia, avendo avviato le attività previste dal piano comunale di emergenza, redatto a seguito dell'evento idrogeologico Monte Vezzi del maggio 2006, ha attivato un centro operativo comunale già dalla sera del 9 novembre e ha evacuato, a scopo precauzionale, circa 70 persone.
Fin dalle prime ore del pomeriggio le diverse attività operative e i sopralluoghi per la valutazione della situazione in atto si sono svolti incessantemente. La guardia costiera del Circomare Ischia impiegava due motovedette provenienti da Ischia, due da Napoli, una da Procida e una da Pozzuoli mentre in zona operava anche un nucleo di sommozzatori provenienti da Napoli.
Sul luogo dell'intervento erano presenti 40 unità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, con circa 27 mezzi, tra cui due elicotteri, quattro partenze, due motobarche, oltre a un nucleo di unità cinofile e a uno del S.A.F. Si recava sul luogo dell'intervento anche il capo dipartimento dei vigili del fuoco, il prefetto Tronca e il direttore dell'emergenza, l'ingegnere Basti. La guardia di finanza operava con non meno di 11 unità, oltre a un elicottero.
Alle ore 22,30 la situazione risultava di ottanta evacuati a scopo precauzionale e, di questi, venti erano ospitati in alberghi e sessanta presso amici e parenti. La viabilità era stata ripristinata mentre era ancora in corso il ripristino delle circa 400 utenze scollegate. Alle ore 14 del giorno successivo, in attesa del completamento dei sopralluoghi alle strutture abitative e delle conseguenti valutazioni di agibilità, restavano solo le circa ottanta persone evacuate precauzionalmente il giorno precedente.
Con queste informazioni che si riferiscono a un fatto di stretta attualità - e mi pareva utile darne conto al Parlamento - ritengo di avere concluso questa informativa e ringrazio, comunque, per l'attenzione a me dedicata e per il dibattito che ne seguirà.

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Germanà. Ne ha facoltà per cinque minuti.

ANTONINO SALVATORE GERMANÀ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole sottosegretario, il dissesto idrogeologico rappresenta per il nostro Paese un problema di notevole rilevanza. In Italia il rischio idrogeologico è diffuso in modo capillare e si presenta in modo differente a seconda dell'assetto geomorfologico del territorio, uno dei principali fattori naturali che predispongono il nostro territorio a frane ed alluvioni. Tuttavia, il rischio idrogeologico è stato fortemente condizionato dall'azione dell'uomo e dalle continue modifiche del territorio che hanno, da un lato, incrementato la possibilità di accadimento di fenomeni e, dall'altro, aumentato la presenza di beni e di persone nelle zone dove tali eventi erano possibili e dove poi si sono manifestati.
L'abbandono dei terreni montani, l'abusivismo edilizio, il continuo disboscamento, Pag. 11l'uso di tecniche agricole poco rispettose dell'ambiente, l'apertura di cave abusive ed ancora l'occupazione di pertinenze fluviali, l'estrazione incontrollata dei fluidi dal sottosuolo (acqua, gas e altro ancora), il prelievo abusivo di inerti dagli alvei fluviali e la mancata manutenzione dei versanti e dei corsi d'acqua hanno sicuramente aggravato il dissesto e messo ulteriormente in evidenza la fragilità del territorio italiano.
Il continuo verificarsi di questi episodi ha indotto una politica di gestione del rischio che affrontasse il problema non soltanto durante le emergenze. Le notizie degli ultimi giorni, relative alla frana verificatasi al porto di Ischia, che ha provocato la morte di una ragazzina di 15 anni che stava andando a scuola e il ferimento di una ventina di persone, ci richiama a quanto ancora deve essere fatto per la messa in sicurezza delle aree del nostro Paese considerate in pericolo dal punto di vista idrogeologico. La tragedia di Ischia segue, a distanza di appena un mese, quella di Messina nella quale hanno perso la vita 35 persone alcune delle quali, purtroppo, ancora risultano disperse. Inoltre, più di 150 persone sono rimaste ferite e gli sfollati sono oltre 700. Due anni fa le località messinesi, coinvolte nell'alluvione verificatasi tra il 1o e il 2 ottobre scorso, erano già state interessate da un analogo evento e in quell'occasione solo per caso non si ebbero conseguenze altrettanto drammatiche. Tuttavia, nessuna misura concreta venne prevista dall'Esecutivo di allora per mettere in sicurezza le comunità nonostante gli evidenti segnali d'allarme.
Del tutto diversa è stata la reazione di questo Governo di fronte alla tragedia di Messina dell'ottobre scorso. Gli interventi nell'immediato hanno visto una tempestiva e massiccia mobilitazione di mezzi e di risorse da parte del dipartimento della Protezione civile, con l'impegno di 2.400 uomini anche dell'Esercito, delle forze dell'ordine e della Croce rossa che non finiremo mai di ringraziare, con 567 mezzi, cento ore di volo e 150 passaggi di elicotteri sopra le zone colpite.
La vicinanza di questo Governo alle popolazioni colpite è stata testimoniata in questa occasione, come era già avvenuto per la tragedia dell'Aquila, dalla presenza, sui luoghi del disastro, dello stesso Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Egli, annunciando una ricostruzione in tempi rapidi, dava notizia già di un primo stanziamento di fondi statali di circa 20 milioni di euro, ai quali ovviamente se ne sono aggiunti altri.
In quella stessa occasione, il Presidente del Consiglio ha ribadito la volontà del Governo di mettere in cantiere interventi strutturali in materia di difesa del suolo e di messa in sicurezza del territorio che, a partire dalle zone del messinese colpite dall'alluvione, avrebbero riguardato tutte le aree a rischio catastrofe presenti nel nostro Paese.
L'impegno del Presidente Berlusconi è stato ripreso dall'VIII Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera (della quale sono membro) che, richiamandosi al disastro di Messina, ha sottolineato alcuni punti critici relativi alle politiche di Governo per la messa in sicurezza di tutto il territorio nazionale a rischio.
Il 3 novembre scorso, in occasione dell'approvazione del documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sulla difesa del suolo avviata nell'ottobre 2008, l'VIII Commissione ha richiamato il Governo a precisi impegni sulla materia, sia dal punto di vista legislativo, sia finanziario.
Per questo colgo l'occasione anche per ringraziare il sottosegretario Menia per la collaborazione che c'è stata in Commissione e per la puntuale informativa di oggi, con la quale il Governo, ancora una volta, ha voluto rassicurarci in questo senso: noi del Popolo della Libertà siamo certi che continuerà a seguire la strada intrapresa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarubbi. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, prima di tutto vorrei rivolgere un ringraziamento Pag. 12sentito al sottosegretario Menia per quanto ci ha esposto e per la dovizia di particolari. Questo ringraziamento, tuttavia, non mi esenta dal dovere di puntualizzare alcune questioni.
Signor sottosegretario, lei è veramente una persona in gamba e lo sappiamo tutti - e poi non credo che l'opposizione si possa fare gridando «piove, Governo ladro!», quindi è chiaro che, se capita un'alluvione o un disastro, non è colpa del Presidente del Consiglio, mi sembra abbastanza evidente - però è anche vero (lei lo sa perché è stata una delle prime cose che ha detto) che questo Governo adesso ha un quadro molto preciso e molto chiaro dei rischi in Italia.
È proprio questo che mi muove a fare alcune osservazioni. Sappiamo tutti come è fatta l'Italia, l'Italia delle zone montane, l'Italia dei piccoli comuni, l'Italia delle zone costiere, come lei stesso ha detto poco fa. Però sappiamo anche che, rispetto al Governo precedente - parla un osservatore abbastanza esterno, perché io, ai tempi del Governo precedente, facevo un altro mestiere nella vita -, quando circa 500 milioni di euro l'anno venivano destinati alla difesa del suolo, adesso sono stati ridotti a meno di 100 milioni. Quindi, il fatto che il Consiglio dei Ministri se ne sia accorto adesso è buon segno, certamente, però ci teniamo a puntualizzare che vi stiamo dicendo queste cose dall'inizio della legislatura, cioè che il rischio idrogeologico in Italia è un problema piuttosto serio. Ve lo abbiamo detto anche in occasione del piano casa; ve lo abbiamo detto prima noi qui e poi anche le regioni, dicendo che la prima versione proprio non poteva andare. Poi c'è stato il terremoto, successivamente l'alluvione di Messina e poi i fatti di Ischia. Ciò che non siamo riusciti a dirvi noi, ve lo ha detto poi, purtroppo in maniera tragica, la natura stessa.
Volevo soffermarmi proprio sull'ultimo punto che lei ha trattato, ossia quello relativo ad Ischia. Ad un certo punto ha parlato di cooperazione interistituzionale nel rispetto dei ruoli. Sono sicuro che si riferisse per lo più ai comuni e agli altri enti interessati, però questa cooperazione interistituzionale, secondo me, può funzionare anche tra Parlamento e Governo. Perché lo dico? Perché lei ha citato involontariamente una data particolare: il 7 novembre. Prima, parlando di Ischia, ha detto che il 7 novembre era stato lanciato l'allarme. Se le dico, signor sottosegretario, che il 7 novembre del 2008 ho presentato un'interrogazione a risposta scritta sul dissesto idrogeologico ad Ischia, ci crede? Le è mai arrivata questa interrogazione parlamentare? L'ho presentata il 7 novembre 2008, quindi esattamente un anno prima, e ne ho sollecitato la risposta il 4 febbraio del 2009.
Perché l'ho presentata? Non perché avessi la palla di vetro, ma perché mi riferivo al Monte Vezzi. Lei ha citato anche poco fa quello che accade nel Monte Vezzi. Ci tengo a sottolinearlo, non perché dobbiamo fare polemica a tutti i costi, ma perché mi sembra il classico esempio che poi fa comprendere bene il quadro nazionale.
Il 30 aprile 2006 vi è stata la frana del Monte Vezzi ed allora ci furono quattro vittime, adesso ce n'è stata una, ma è già troppo, e magari questa è anche l'occasione per esprimere da parte di tutto il Parlamento il cordoglio alla famiglia di questa ragazza di 15 anni che è morta. Il 30 aprile 2006 ci furono quattro vittime.
La signora Migliaccio, che ha perso il marito e tre figli, a tutt'oggi vive in un container (dal 30 aprile 2006 e ora siamo al novembre 2009). Lei crede che il Monte Vezzi sia stato messo in sicurezza da allora? No, non è stato messo in sicurezza. Lei crede che a Ischia si siano dimenticati di questo fatto? Non se ne sono dimenticati. Il consiglio comunale di Ischia, in particolare il suo presidente Isidoro Di Meglio, sta dedicando quasi tutta la sua attività politica a ricordare alle varie istituzioni (Governo, regione, eccetera) che esiste un problema di dissesto idrogeologico a Ischia. Qui ho tutti i dati che mi arrivano dal comune di Ischia (se vuole glieli dico tutti: 12 gennaio 2009, 26 febbraio 2009, Pag. 131o ottobre 2009). È un continuo ricordare che la conferenza di servizi convocata a ottobre 2008 è bloccata.
Dei finanziamenti è arrivata una prima tranche ai tempi del Governo Prodi, che poi si è rivelata l'unica (ma parliamo di 2,3 milioni di euro su oltre 13 milioni stanziati). Addirittura, è accaduto che tutte le famiglie che hanno dovuto lasciare casa propria...

PRESIDENTE. Onorevole Sarubbi, la prego di concludere.

ANDREA SARUBBI. È già finito il tempo a mia disposizione?

PRESIDENTE. Mancano dieci secondi, mi dispiace.

ANDREA SARUBBI. Quando si parla con la passione, il tempo passa in fretta!
A tutte le famiglie che hanno dovuto cambiare casa sono stati anticipati i soldi dal comune. Come lei sa, signor sottosegretario, i comuni oggi hanno pochi soldi e, quindi, ultimamente non hanno neanche potuto più ricevere un contributo.
Quindi, quello che volevo dire in sostanza è questo: nel caso di Ischia quella appena avvenuta è una tragedia. Però, se io il 7 novembre di un anno fa dicevo che, di fronte alle tragedie, le autorità sono solite nascondere le proprie responsabilità dietro all'imprevisto e che questa scusa, se fosse accaduto un nuovo disastro ad Ischia, non sarebbe più stata disponibile, perché le colpe sarebbero diventate chiare, gravi e imperdonabili, lei potrebbe darmi - se vuole - del menagramo. Tuttavia, credo che certe cose potevano essere previste meglio e mi auguro che la reazione del Governo a questa nuova tragedia di Ischia ponga rimedio anche a tutto ciò che non è stato fatto in occasione della tragedia precedente. Mi scusi, signor Presidente, se ho parlato un po' di più (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandri. Ne ha facoltà.

ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, sottosegretario Menia, onorevoli colleghi, debbo dire che ci troviamo un'altra volta qui a dire, bene o male, le stesse cose. Abbiamo fatto oltre un anno di indagine sul dissesto idrogeologico di questo Paese per appurare ciò che già sapevamo. Rispondo al collega del Partito Democratico: noi onestamente non dobbiamo dire che oggi sappiamo, perché sapevamo anche prima come stavano le cose in questo Paese. Basta guardare i PAI che le regioni virtuose hanno adottato o quelli che, purtroppo, alcune regioni di questo Paese si sono ancora dimenticate di aggiornare e di mettere in regola, mentre questo è un aspetto sul quale si dovrebbe intervenire velocemente.
Dalle indagini che abbiamo fatto emerge che c'è un Paese a macchia di leopardo, dove le cose si sanno e le sappiamo tutti, ma sono necessari interventi che non si fanno in quattro giorni, ma attraverso una programmazione e un intervento diretto. Però il Governo ha stanziato 259 mila euro per il dissesto ad Ischia e questi soldi non furono spesi per fare gli interventi. In questi giorni abbiamo appreso questo fatto e abbiamo letto di una cosa che, se è vera (si è letta sui giornali nazionali), ci dovrebbe far riflettere: una discarica abusiva a monte, nel momento in cui l'acqua è cominciata a venir giù con il fango, ha portato giù dalle lavatrici fino agli scarti dell'edilizia, e si tratta di quello che poi, trascinando tutto giù, ha causato il disastro ad Ischia.
Quindi, vi è da chiedersi perché le istituzioni, anche quelle locali, di fronte a una discarica abusiva non intervengano. Perché ci sono case costruite in zone che i PAI prevedono a rischio, poi vengono sanate e magari condonate? È vero che le case sono regolari, ma sono state costruite laddove non andavano costruite. Parlo di altre emergenze di questo Paese. A volte si dice che la natura è maligna, ma è vero che non facciamo nulla per intervenire e non basta continuare a chiedere soldi e contributi, fare grandi battaglie di stampa per dire che bisogna che qualcuno intervenga per dare i soldi. Ci sono anche Pag. 14interventi diretti che l'uomo, l'amministratore locale, il comune, la provincia e la regione possono e debbono fare, ma che non fanno, quasi aspettando che arrivi la disgrazia. Lo dico perché questo è un modo di pesare molto italico, che mi dà anche molto fastidio.
Abbiamo abbandonato le montagne e le terre coltivate.
Mi piacerebbe sentire una voce che dica: appoggiamo il Ministro Zaia per riuscire a ridare davvero la terra ai giovani contadini, soprattutto in montagna, un luogo disantropizzato, che non viene più pulito, i fossati non vengono più puliti, il sottobosco non viene più pulito, quando piove tutto scende giù a valle causando disastri. Abbiamo disimparato dai nostri nonni e dai nostri padri come si gestisce il territorio e lì bisogna tornare, senza aspettare che arrivino i soldi. Ci sono interventi che non costano niente e che si possono fare: ci vuole coraggio.
Questi avvenimenti, purtroppo, non saranno gli ultimi; è facile essere profeti, ma purtroppo lo dobbiamo fare: l'aumento della temperatura del Mediterraneo e del Tirreno di quasi un grado e mezzo (in media), più un'aria fredda che proviene dall'Atlantico provocheranno piogge per altri sei mesi; e l'80 per cento del territorio dei comuni italiani (il 10 per cento del territorio, ma l'80 per cento dei comuni italiani) è a rischio di frane e di alluvioni (P3, P4, R3, R4). Sappiamo dove sono, non c'è da inventare niente. Tuttavia, molte situazioni sono rese a rischio da errori commessi dall'uomo e da interventi mai fatti.
Dobbiamo avere coraggio. Ho denunciato in quest'Aula dopo Messina una questione di anni fa che ripeto ogni volta che posso: ci sono 3-4 mila famiglie che abitano nella foce del Tevere qui vicino. È un esempio tra i mille che potremmo fare in questo Paese. Sono lì e se il Tevere va in piena come l'anno scorso e dovesse straripare, ci saranno famiglie che andranno sott'acqua. Cosa aspettiamo a prendere le ruspe e a spostare queste famiglie dalle zone a rischio? Questo è un esempio. Non c'è il coraggio.
Ora si fanno tante chiacchiere, anche sui soldi, che poi però non sappiamo come spendere: andate a guardare quanto abbiamo stanziato in questi anni per il dissesto idrogeologico, ma spesso le opere non vengono realizzate e magari i soldi sono dirottati per fare altre cose. Questo è uno dei grandi vizi di questo Paese, su cui il Ministero sta cercando di mettere mano, con una riorganizzazione anche della spesa, in maniera forse più scientifica e capillare, ma anche più responsabile.
Bisogna fare in modo che la responsabilità sia totale, non si deve gridare «al lupo» quando succedono questi eventi, altrimenti continueremo a fare grandi indagini e a ridirci le stesse cose che già sappiamo, senza mai intervenire nel concreto.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANGELO ALESSANDRI. Concludo, signor Presidente. Bisogna mettersi in testa che, di fronte a questa criticità, si sono spesi 16 miliardi solo per le alluvioni: se considerate cosa abbiamo speso negli ultimi cinquant'anni per gli eventi franosi dovreste moltiplicare quella cifra per quattro, per cinque o per sei, correndo dietro alle emergenze. Cinquanta miliardi metterebbero sicuramente in sicurezza il territorio, ma a questo punto bisogna vedere chi va a fare quei lavori, chi li dirige e chi li sovrintende, perché abbiamo già dilapidato e speso male troppi soldi in questo Paese.
Il coraggio mi impone di dire che forse deve essere lanciato - e tutti dobbiamo lavorarci - un sistema assicurativo obbligatorio, obbligando le assicurazioni a stipulare polizze sugli eventi calamitosi di questo Paese, visto che l'80 per cento del territorio ne è coinvolto. Non deve essere sempre lo Stato a dover intervenire, ma ci deve essere un sistema che funzioni in maniera capillare. Credo che su questo aspetto dovremo lavorare nel prossimo futuro, ma ci vuole coraggio anche nel denunciare e mandare in galera gli amministratori che non fanno il loro mestiere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

Pag. 15

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, ringrazio il rappresentante del Governo e anche l'onorevole Naro, che nell'ultimo dibattito aveva richiesto questa informativa importante. Signor sottosegretario, noi la ringraziamo per le tante informazioni che ci ha dato, ma certo dobbiamo anche prendere atto della situazione: sono ormai due anni che c'è un continuo tira e molla tra il Ministero dell'ambiente e chi gestisce le emergenze in questo Paese.
È ovvio che le emergenze, purtroppo, hanno la priorità e allora continuiamo a vedere, ormai da due anni, questa tensione sulla richiesta dei fondi e dei finanziamenti, continuiamo a vedere poco sul piano della pianificazione e ce lo avete conformato lei e il presidente della Commissione ambiente poco fa, forse involontariamente. Lei lo ha confermato perché oggi è venuto a spiegarci quello che intendete fare, ma la domanda che ci facciamo noi è anche un'altra: visto che la competenza su questo tema è fortemente spostata sulle regioni, vorremmo capire come riuscirete a predisporre un piano in 60 giorni cercando di armonizzare tutti gli enti e tutti i soggetti che hanno competenza su una materia che sicuramente è molto ampia.
Il dibattito e la tensione continuano ad evidenziarsi e oltretutto, come diceva il presidente della Commissione ambiente poco fa, il problema riguarda tantissimi enti locali in Italia, e non solo nel sud, ma dappertutto: discariche a cielo aperto le troviamo anche in Lombardia lungo la via Emilia tra Lodi e Milano, non solo nel profondo Mezzogiorno.
Dunque, in un'Italia che ancora fa fatica ad armonizzare una gestione di questo tipo, vorremmo capire come intendete intervenire, cosa si vuole fare riguardo alla tutela delle acque perché - parliamoci chiaro - qui non c'è la responsabilità di un Governo. Io ho presentato emendamenti alla legge finanziaria del Governo Prodi, ma non è stato stanziato un euro per il rinnovamento delle reti idriche, che serve, oltre ad avere la risorsa, ossia acqua di buona qualità, anche a tutelare il territorio.
Quindi, rischiamo di vedere grandi pianificazioni di idee, ma nella realtà poco, anche perché si fanno continuamente dei tagli. Adesso è stato deliberato questo miliardo di euro dal CIPE e vorremmo capire come verrà speso, perché questo era quello che l'onorevole Naro aveva chiesto, non nello specifico riguardo a questo miliardo, ma in generale: vogliamo capire come verranno spesi i soldi per la pianificazione delle risorse per la tutela del territorio.
Una questione è chiara, ed è chiara a tutti. Noi vogliamo fare una polemica vera sulla sostanza delle cose, non sul Governo o sull'opposizione, perché, come dicevo prima, la colpa è di tutti; tuttavia, da troppo tempo assistiamo a tempi di intervento davvero troppo lunghi. Pertanto, c'è bisogno sicuramente di informare, ma anche di intervenire rapidamente su tali questioni, perché riceviamo segnali, purtroppo, da decenni. Vi sono stati, infatti, tanti dissesti: gli ultimi sono quelli di Ischia e di Messina, ma ricordiamo la Valtellina, quel che è successo in Piemonte, quello che accade sull'Appennino della mia regione, l'Emilia-Romagna, che non è - ritorniamo sempre alla questione della gestione degli enti locali - un territorio dove la difesa dell'ambiente è pianificata e organizzata come vorrebbe - e credo alla buona fede - il Ministro dell'ambiente. Purtroppo, questo è un Ministero che specialmente noi che facciamo parte dell'VIII Commissione qui alla Camera cerchiamo di continuare a difendere, ma che - diciamocelo francamente - in questo Governo rischia di essere sempre più debole. È un Ministero che continua a lavorare - non dico bene, perché quello che c'è c'è -, però sicuramente riesce a realizzare degli interventi di cui do atto alla volontà e alla determinazione del sottosegretario, dunque lo dico senza alcuno spirito polemico.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

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MAURO LIBÈ. Però noi, signor sottosegretario, siamo pronti a lavorare con il Governo per varare un piano vero, reale, per mettere insieme un territorio che continua a subire davvero troppi abusi. Ciò non vale solo per la Campania o per la Sicilia, ma per tutto il nostro territorio perché le case costruite lungo i greti dei torrenti sono anche in Piemonte, nelle ultime due alluvioni, che risalgono, purtroppo, ad un anno fa, non molto tempo fa.
Dunque, abbiamo bisogno di un intervento vero, rispetto al quale gli enti locali rientrino in questa sinergia di lavoro e finalmente si inizi a vedere qualcosa di concreto sui nostri territori; altrimenti continueremo ad avere una dispersione di fondi che parte dal Governo ed arriva agli enti locali, senza dare soluzioni e i cittadini, purtroppo, si troveranno ancora a leggere sui giornali i drammi di tante alluvioni (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, devo ringraziare veramente il sottosegretario Menia perché sia in Commissione, sia tempestivamente anche qui in Aula, ci fornisce le informazioni richieste ed è molto disponibile a collaborare e ciò rende facile anche il nostro lavoro.
Credo che, nel quadro ampio che ci è stato fornito in termini di informazioni, si possano richiamare alcune questioni. Una questione attiene al fatto che il 9,8-10 per cento del territorio è coinvolto in questa discussione; in realtà, dovremmo aggiungere anche quella parte del 30 per cento del territorio che nei prossimi anni tenderà a desertificare, che cioè ha il problema contrario, perché ora l'acqua non rappresenta un problema, ma lo diventerà in termini di mancanza della stessa.
Ciò che però produce più effetto, quando accadono le disgrazie, è quel 6,8 per cento del territorio urbanizzato che, quindi, ha bisogno di molte più attenzioni. Lei, signor sottosegretario, ha dato dei numeri, ma non sono dei numeri a caso - lo sappiamo - perché sono anni che ci si lavora sopra.
Sono 44 miliardi di euro le risorse necessarie per far fronte ad un piano serio, di cui 27 vanno al Centro-nord. Quindi, non è un problema delle modalità con cui i bravi amministratori affrontano la gestione del proprio territorio. Infatti, detto così, sembrerebbe che al Centro-nord si è un po' meno bravi, se si ha una quantità maggiore di disastri. Qualcuno potrebbe dire che dipende dai chilometri quadrati di montagna o valli, ma non è così. Ve ne sono tredici nel Mezzogiorno e quattro individuati sulle coste. Abbiamo detto che, dall'altra parte, abbiamo cercato di fare uno sforzo. Mi pare di capire che nei prossimi giorni ci arriverà un decreto-legge che metterà a disposizione complessivamente 1 miliardo e 254 milioni di euro per un piano straordinario infrastrutturale di intervento nei confronti di questo tipo di emergenza, che il Ministero direttamente si farà carico di governare e coordinare.
Non è tanto rispetto ai 44 miliardi, ma è sicuramente tantissimo rispetto ai poco più di 200 milioni che abbiamo investito nel 2008. È chiaro che abbiamo avuto un'altra serie di emergenze, per le quali sono stati stanziati centinaia di milioni di euro. Abbiamo detto, quindi, che è necessario reperire le risorse. Le risorse si trovano sicuramente anche avendo il coraggio di guardare in faccia ciò che sta succedendo dal punto di vista normativo. Le direttive europee, come l'ultima che dovremmo recepire entro fine dicembre 2009, hanno cambiato il quadro in questi anni.
Noi abbiamo ancora un riferimento alla legge n. 183, ma vi è anche una serie di altre norme e leggi che sul territorio non vengono poi applicate. Allora, l'Italia dei Valori ha avanzato alcune proposte in quest'Aula, anche di legge, poiché ci si domanda se sia ancora necessario avere i bacini imbriferi montani, in questa forma di distribuzione delle risorse a pioggia, che Pag. 17servono per fare la piazzetta, il marciapiede, il tetto, piccole cose importanti, ma molto lontane dal principio.
Risorse che arrivano dalla gestione industriale dell'acqua potrebbero essere impiegate per la difesa di questo territorio. Questo vale anche per i bacini di bonifica: questi consorzi di bonifica, che raccolgono risorse, non stanno più spiegando ai cittadini esattamente cosa stanno facendo in termini di difesa del territorio.
Abbiamo un problema di utilizzo di quella percentuale del 5 per cento, indicata originariamente nella legge di gestione del sistema idrico integrato dell'acqua, che doveva essere accantonata per la difesa idrogeologica. Aree come il Piemonte o alcune piccole province del nord o anche del centro hanno tentato di utilizzare questo accantonamento. Degli stanziamenti destinati alla gestione idrica è necessario utilizzare risorse anche per la difesa idrogeologica. Su questo aspetto non abbiamo monitorato e non abbiamo richiamato né fatto norme.

PRESIDENTE. Onorevole Piffari, la prego di concludere.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Prevenzione «sì», ma anche gestione, come ha detto il sottosegretario, ed uso corretto e sostenibile del territorio. Stiamo attenti, perché continuiamo ad approvare norme che vietano invece l'uso intelligente del territorio e questo porta allo spopolamento dello stesso e, quindi, ad una conseguenza: la mancanza di guardiani presenti in tempo reale sul posto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, fatta a Strasburgo il 13 novembre 1987, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (A.C. 2836-A) (ore 10,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, fatta a Strasburgo il 13 novembre 1987, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
Ricordo che nella seduta del 9 novembre 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che i relatori e il Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 2836-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione.
Ricordo che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2836-A).
Avverto inoltre che, prima dell'inizio della seduta, è stato ritirato dal presentatore l'articolo aggiuntivo Compagnon 3.010.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,14).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli articoli - A.C. 2836-A)

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di par- lare.

Pag. 18

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, a completezza di quanto lei ha in precedenza affermato, ho ritirato l'articolo aggiuntivo 3.010 a mia prima firma per trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno, che spero il Governo possa accogliere.

PRESIDENTE. Sta bene.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 10,40.

La seduta, sospesa alle 10,15, è ripresa alle 10,45.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2836-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2836-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mussolini. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, parlo come animale. Approverò questa Convenzione perché almeno non mi taglieranno le orecchie e la coda. Dico questo perché le donne forse valgono meno degli animali, visto che avevo presentato un ricorso ex articolo 700, codice di procedura civile, per bloccare degli insulti ad una donna parlamentare e il giudice, per casualità una donna, ha ritenuto di rigettare il medesimo ricorso e quindi, in tutte le sale cinematografiche si potrà insultare un deputato italiano donna. Siamo a livello, forse anche meno, degli animali (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Saluto il Presidente della Camera dell'Uruguay, Roque Arregui, che sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbareschi. Ne ha facoltà.

LUCA GIORGIO BARBARESCHI. Signor Presidente, vorrei innanzitutto ringraziare la presenza del Presidente della Camera dei Deputati dell'Uruguay ed, essendo io uruguagio, ne approfitto per dargli il benvenuto. Vorrei poi dare un sostegno ad Alessandra Mussolini. Venendo dal mondo del cinema trovo vergognoso quello che ho letto oggi sui giornali e cioè la pretestuosa difesa dell'artista o dell'autore, dicendo che il suo film non può essere censurato perché non si censura la creatività.
Un insulto così diretto, fatto con un epiteto così violento, l'ho visto raramente nel cinema e quando ciò avviene, in genere alla querela segue poi un risarcimento dei danni. Solo nel nostro Paese si può insultare tranquillamente qualcuno che non appartiene ad una certa area politica mentre non ci si sogna neanche di provare ad insultare qualcuno di un'altra parte politica, una cosa del genere non avviene. Mi chiedo, se oggi in quel film qualcuno avesse insultato Franceschini o D'Alema, cosa sarebbe successo oggi sui giornali. Pertanto do il mio appoggio completo ad Alessandra Mussolini perché, se non rientriamo nelle regole, questo Paese scivolerà verso l'anarchia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Patarino, onorevole De Camillis, onorevole Franzoso, onorevole Vignali, onorevole Vico, onorevole Traversa, onorevole Coscia, onorevole Concia, onorevole Libè, onorevole Ferranti, onorevole Pollastrini, onorevole Corsini. Hanno votato tutti? Onorevole Vietti, onorevole Fioroni. Ci siamo? Ancora no. Onorevole Nannicini, onorevole Portas, onorevole Scilipoti, onorevole Repetti, onorevole Germanà... Pag. 19
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 438
Votanti 437
Astenuti 1
Maggioranza 219
Hanno votato
437).

Prendo atto che i deputati Dima, Cosenza, Biancofiore, Vessa e Barbato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2836-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2836-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Speciale, Cosenza, Granata, Miglioli, Galletti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 439
Maggioranza 220
Hanno votato
439).

Prendo atto che i deputati Dima, Biancofiore, Misiti, Zampa, Vessa, Barbato e Genovese hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2386-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2836-A). Avverto che l'emendamento Stefani 3.8 è stato ritirato dal presentatore.

STEFANO STEFANI. Signor Presidente, io non ho ritirato nulla!

PRESIDENTE. Così risultava alla Presidenza. Ma il suo emendamento 3.8 è da intendersi ritirato?

STEFANO STEFANI. Signor Presidente, quando mi verrà chiesto, valuterò.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative presentate l'onorevole Stefani. Ne ha facoltà.

STEFANO STEFANI. Signor Presidente, quella che può sembrare una crudeltà nei confronti degli animali, mi riferisco nella fattispecie agli ausiliari per la caccia, è in realtà un atto di amore per gli animali. Quando si chiede l'amputazione della coda ciò avviene solo nell'interesse dell'animale, e ne spiego in poche parole la ragione: alcune tipologie di cani da caccia impiegati nella caccia nella macchia mediterranea molto spesso, esercitando il loro compito di ausiliari, si feriscono proprio alla coda, che poi va in cancrena. Intervenire, amputando la coda per alcune specie di cani da caccia è quindi nell'esclusivo interesse degli animali, anche perché quando si esegue questa operazione su un animale cucciolo i danni ed il dolore sono di gran lunga inferiori.
A supporto della mia tesi vorrei ricordare ai colleghi che sette Paesi europei membri del Consiglio d'Europa hanno posto una riserva all'articolo 10, comma 1, lettera a) della Convenzione che parla proprio del taglio della coda. Parlo della coda e nient'altro. Questi paesi sono: la Francia, la Germania, il Belgio, la Danimarca, il Lussemburgo, la Repubblica Ceca e il Portogallo. Non credo che i Paesi che hanno fatto scattare la riserva siano solo dei visionari. Addirittura, la Germania aveva approvato la ratifica nel 1991 e all'atto della consegna dell'atto di ratifica ha formalizzato la riserva relativa all'articolo 10. Successivamente, nel 1998, è stata modificata la legge stessa e all'articolo 6, comma 1, è stata prevista un'eccezione Pag. 20per la norma riguardante l'amputazione di parte del corpo degli animali.
Ritengo che tutti questi Paesi non siano animati dall'interesse di qualche lobby, come è stato detto in questa sede. Ricordo che in questo senso si è espresso anche l'ENCI, l'ente nazionale della cinofilia italiana, che è un ente serio di cui mi onoro di far parte e da non denigrare come ho sentito in quest'Aula. Pertanto sappiate che andiamo incontro alla non tutela degli animali. L'amore viscerale che voi avete per gli animali non si esprime in questa maniera.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, intervengo ad adiuvandum. Non per sostenere la tesi del presidente Stefani, della quale naturalmente condivido i contenuti. Io allevo cani: non lo faccio per mestiere, ma perché sono cacciatore. Allevo cani da 35 anni, cani da caccia in particolare.

STEFANO STEFANI. Non lo sapevo!

GABRIELE CIMADORO. Adesso lo sai. Li allevo con una certa cura ed una certa perizia e sono arrivato ad ottenere standard di qualità e di bellezza dei cani riscontrabili in pochi allevamenti. Il mio non è un allevamento, ma è solo un'attività amatoriale.
Tuttavia, vorrei dire che oggi, in Italia, abbiamo raggiunto certi standard di qualità e l'accenno che il presidente faceva all'ENCI è importantissimo. Abbiamo 120-130 mila iscritti all'ENCI, allevatori e non, gente che cura la bellezza, il carattere, il fisico di questi animali. Abbiamo raggiunto standard di qualità superiori addirittura ai Paesi dove sono nati i cani, sia continentali, mi riferisco ai breton e ad altre razze, sia inglesi, setter e altri. Abbiamo raggiunto standard superiori agli stessi Paesi di origine.
Credo che se il problema è la coda, se il problema è l'età, considerato che oggi siamo nell'epoca della chirurgia plastica, che le donne si sottopongono a interventi chirurgici e gli uomini si fanno tagliare il naso e si fanno togliere di tutto, noi non consentiamo quello che quasi naturalmente accade presso gli allevatori o negli allevamenti. Ma accade da cinquant'anni. Addirittura mi ricordo che quando un bambino nasce ha il cordone ombelicale che va reciso in modo fisico. Qualcosa succede.
Sui cani noi cacciatori, cosa facevamo? Appena nati, veniva messo un elastico alla falange della coda e non accadeva niente: dopo un mese la coda si perdeva, cadeva ed è anche un dato fisico rispetto al lavoro che questo animale deve fare. L'esempio della vita nella macchia mediterranea potrebbe essere uno dei tanti. È proprio il rapporto fisico di peso rispetto ad una posizione che il cane deve assumere durante l'atteggiamento di caccia.
Non credo che sia più drammatico o più cruento il fatto che un animale venga castrato piuttosto che gli venga tagliata la coda. La sensibilità femminile su questo dovrebbe essere la prima ad essere d'accordo con noi. È peggio castrare un animale, maschio o femmina che sia, o peggio tagliargli la coda? Questa è la domanda (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, intervengo anch'io per esprimere la posizione dell'UdC in ordine ad un dibattito in Commissione che è stato totalmente appassionato e partecipato, che speriamo possa ripetersi anche in altre circostanze (penso, solo per fare un esempio, alla situazione delle carceri in Italia) con quella stessa sensibilità che hanno dimostrato in Commissione giustizia ed in Commissione affari esteri tutti i nostri colleghi, degna di questa causa come anche - mi permetto - di altre cause.
Do atto ai colleghi di maggioranza e di opposizione, in particolare anche all'onorevole Contento, che con competenza hanno cercato - ostinatamente direi - Pag. 21una soluzione che evitasse a questa Assemblea, come ogni tanto accade, di essere presa dalla superficialità e dalla demagogia nel fare le leggi.
Secondo me, in questo modo abbiamo evitato, per ora, un rischio doppio: quello di non rispondere innanzitutto alle linee guida di questa ratifica, su cui il Parlamento è chiamato ad esprimersi, e poi di far nascere anche uno strano commercio transnazionale di animali da compagnia, che verrebbero comprati o portati a fare interventi in altri Paesi.
Quando si inseriscono nuove fattispecie di reato o si ampliano quelle esistenti, come è un po' una mania in questa legislatura, e questo caso riguarda veterinari e proprietari di animali, bisogna essere chiarissimi e non lasciare l'indeterminatezza, con pericolose possibilità anche di protagonismo di alcuni magistrati, argomento che sembra anche stare molto a cuore ad una parte politica di questo Parlamento.
Credo che sia stato fatto un discreto lavoro, che però rimanda il problema e speriamo che questo problema sia rimandato a persone un po' più responsabili (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mancuso. Ne ha facoltà.

GIANNI MANCUSO. Signor Presidente, sono stato relatore in XII Commissione sul provvedimento in esame e vorrei svolgere qualche considerazione sul parere rinforzato sul disegno di legge n. 2836-A, recante ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, fatta a Strasburgo il 13 novembre 1987. Attualmente della Convenzione, in vigore dal primo maggio 1992, sono divenute parti solo 19 Paesi membri del Consiglio d'Europa, mentre l'Italia ed i Paesi Bassi hanno finora soltanto firmato la Convenzione.
Nella relazione introduttiva del Governo, di accompagnamento al disegno di legge, si chiarisce che nel periodo - assai lungo ormai - trascorso dalla firma della Convenzione da parte dell'Italia, la legislazione nazionale, soprattutto con la legge quadro n. 281 del 14 agosto 1991, in materia di animali di affezione e di prevenzione del randagismo, e le norme regionali di recepimento hanno in gran parte attuato le disposizioni della Convenzione, in molti casi anche superandone le previsioni minime.
La normativa di riferimento, oltre alla legge n. 281 del 1991, si basa anche su una serie di altre norme. Le cito rapidamente: l'accordo tra Ministero della salute e regioni e province autonome in materia di benessere degli animali e pet therapy del 6 febbraio 2003; il regolamento (CE) n. 998 del 2003 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle condizioni di polizia sanitaria applicabili ai movimenti a carattere non commerciale degli animali da compagnia; la legge n. 189, che è stata una legge storica approvata da questo ramo del Parlamento all'unanimità nel 2004, contenente disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché l'impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate; e ancora una serie di ordinanze ministeriali: cito quella sull'incolumità pubblica dalle aggressioni di cani (Gazzetta Ufficiale n. 23 del 28 gennaio 2008) e quella sulle misure per l'identificazione e la registrazione della popolazione canina (Gazzetta Ufficiale n. 194 del 20 agosto 2008); inoltre, quella, concernente la tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressione di cani (Gazzetta Ufficiale n. 68 del 23 marzo 2009) e, ancora, quella concernente la disciplina delle manifestazioni popolari o private nelle quali vengono impiegati equidi al di fuori degli impianti e dei percorsi ufficialmente autorizzati (Gazzetta Ufficiale n. 207 del 7 settembre 2009).
Ciò che, tuttavia, la vigente legislazione italiana non contempla, se non in provvedimenti di carattere transitorio e privi di apparato sanzionatorio, sono le misure atte a scoraggiare la violazione dei divieti imposti dall'articolo 10 della Convenzione in oggetto, come colpire l'illecita introduzione di animali da compagnia nel territorio italiano, in violazione, tra l'altro, Pag. 22dell'articolo 12 della Convenzione stessa. A tal fine, il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica della Convenzione in esame contiene dettagliate norme di carattere penale ed amministrativo.
La Convenzione in oggetto si compone di 23 articoli, ma, per brevità, vorrei passare all'esame del relativo disegno di legge di ratifica, che si compone di 8 articoli. Gli articoli 3 e 4 - ora stiamo esaminando l'articolo 3 - introducono le principali novità.
L'articolo 3 novella gli articoli 544-bis e 544-ter del codice penale, introdotti dalla legge 20 luglio 2004, n. 189, che ho richiamato in precedenza. In particolare, il delitto di uccisione di animali, punito con la reclusione da 3 a 18 mesi, è modificato attraverso l'eliminazione del requisito della crudeltà nell'uccisione. La fattispecie si realizza, dunque, quando, chiunque cagiona senza necessità la morte di un animale.
Il delitto di maltrattamento degli animali è integralmente riscritto. In particolare, rispetto alla formulazione attuale, il disegno di legge elimina il requisito della crudeltà nella condotta (anche in questo caso, è sufficiente l'assenza di necessità). Aumenta la pena, prevedendo la reclusione da 3 a 15 mesi, e la multa da 3 a 18 mila euro (in luogo dell'attuale reclusione da 3 mesi ad un anno e della multa da 3 a 15 mila euro). Prevede il delitto di maltrattamento anche quando qualsiasi animale, non solo da compagnia - nel corso dell'esame in sede referente è stato, infatti, soppresso il riferimento all'animale da compagnia - è sottoposto ad interventi destinati a modificarne l'aspetto, come ad esempio, il taglio della coda, delle orecchie, delle unghie e dei denti, o incidere sulle corde vocali. Tali disposizioni non si applicano quando l'intervento chirurgico non terapeutico è eseguito da un veterinario per impedire la riproduzione degli animali.
In conclusione del mio intervento, vorrei citare una presa di posizione molto autorevole della Federazione nazionale degli ordini dei veterinari italiani che, in osservanza dell'articolo 1 del codice deontologico e dell'orientamento europeo (articolo 10 della Convenzione di Strasburgo), ritiene che debbano essere vietate le amputazioni di coda, orecchie e di qualsiasi parte anatomica di animali da affezione, dettate esclusivamente da ragioni estetiche o da consuetudini. Sono ammessi solo gli interventi chirurgici eseguiti da un medico veterinario, secondo le buone pratiche veterinarie finalizzate alla terapia di patologie diagnosticate e certificate.
Le amputazioni sono interventi che comportano ad ogni età, cuccioli compresi, dolore intra e post operatorio e possono esitare in patologie croniche altamente penalizzanti per la vita dell'animale, in modo particolare, nel caso delle code e delle unghie dei gatti.
L'amputazione della coda e del padiglione auricolare determina una limitazione dei segnali di comunicazione del cane e, di conseguenza, una mancata condizione del rispetto delle esigenze etologiche di specie, quando i segnali di comunicazione non sono chiari. Come accade nel caso delle poche vertebre caudali che risultano dopo l'amputazione, viene a mancare l'opportunità di comprendere i segnali inviati dall'animale e, quindi, di prevenire eventuali comportamenti pericolosi (e in questo Parlamento, ci siamo occupati spesso di problemi legati alle aggressioni dei cani). L'amputazione degli artigli priva i gatti di un organo essenziale per l'equilibrio, riducendo significativamente la capacità di movimento e di reazione alle cadute.
Alla luce di quanto sopra esposto, la FNOVI manifesta la sua approvazione al testo di legge proposto, che introduce il divieto di amputazioni per mere ragioni estetiche.
In conclusione, cari colleghi, con il provvedimento in esame si dà un segnale forte e deciso contro i trafficanti di vite e i maltrattatori di animali e, contestualmente, a favore degli animali e delle famiglie che vivono con cani e gatti. È, finalmente, una vera prova di civiltà, che ci permette di entrare nel club dei Paesi civili.

Pag. 23

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ceccacci Rubino. Ne ha facoltà.

FIORELLA CECCACCI RUBINO. Signor Presidente, innanzitutto, vorrei ricordare che la Convenzione in oggetto non prevede l'esclusione di un'intera categoria di razza. Inoltre, l'ordinanza del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali del 3 marzo del 2009 già vietava gli interventi chirurgici destinati a modificare la morfologia di un cane e non finalizzati a scopi curativi. Ciò con particolare riferimento alla recisione delle corde vocali, al taglio degli orecchie e della coda, specificando, al comma 3 dell'articolo 2, come questi interventi chirurgici sono da considerarsi, a tutti gli effetti, maltrattamento sugli animali, ai sensi dell'articolo 544-ter del codice penale.
Quindi, con il disegno di legge di ratifica della Convenzione europea finalmente possiamo far diventare permanente questa disposizione, rispondendo così ad un sentire diffuso della stragrande maggioranza dei cittadini, i quali, secondo recenti sondaggi, rappresentano l'80 per cento degli italiani. Non possiamo non tener conto, in quest'Aula, di tale dato.
Tra l'altro, il totale divieto di amputazioni non terapeutiche è già ampiamente previsto in molti altri Paesi. In Svizzera, per esempio, il taglio delle orecchie è vietato dal 1981, quello della coda dal 1987 e, dal giugno 2002, è vietata anche l'importazione dei cani con orecchie e code tagliate, e mi auguro che questo possa avvenire presto anche nel nostro Paese. La Svezia dal 1987 e la Norvegia dal 1988 vietano entrambi gli interventi, così come la Danimarca, che li ha vietati dal giugno 1996. Lo stesso, in tempi più recenti, hanno fatto l'Olanda, la Francia ed anche l'Inghilterra; quest'ultima - voglio ricordarlo - è la patria della cultura cinofila e, quindi, guida degli standard di razza: ciò nonostante, ha vietato. In sintesi, i Paesi che hanno ratificato la Convenzione senza eccezioni sono undici, quindi la maggioranza dei diciannove Paesi membri.
Vorrei, inoltre, ricordare che parliamo di interventi dolorosi per gli animali. Tali interventi hanno un decorso post-operatorio piuttosto lungo e delicato, con medicazioni frequenti e regolari che comportano una notevole sofferenza negli animali, i quali li devono subire unicamente per motivi estetici, dettati da standard di razza. Il taglio delle orecchie, infatti, comporta il rischio di infezioni e di successive complicazioni; accorciando la coda, si priva il cane di un organo importante per la comunicazione dell'animale, nonché di una parte anatomica essenziale per il mantenimento dell'equilibrio; per non parlare, poi, della recisione delle corde vocali che, purtroppo, viene ancora effettuata ampiamente nei nostri canili lager.
Vorrei chiedere, dunque, all'Aula: è giusto, secondo voi, che un animale venga sottoposto ad interventi di amputazione chirurgica soltanto per fini estetici? Ebbene, la risposta, per chi ama veramente e rispetta gli animali, è «no»!
Per questo motivo ringrazio tantissimo il Governo, in quanto finalmente si è compiuto un passaggio istituzionale molto importante come questo, un passaggio istituzionale di ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, la quale è stata fatta a Strasburgo nel 1987 - ben ventidue anni fa - ed era anche ora che il nostro Paese si adeguasse come gli altri diciannove membri del Consiglio d'Europa.
Voglio aggiungere - e concludo, signor Presidente - che la scelta di dare a questo provvedimento una corsia preferenziale è legata non solo ad un ritardo storico, ma ad un disegno complessivo fra Governo e maggioranza, per risolvere questioni annose - come in questo caso, relative al maltrattamento degli animali e al traffico illecito di animali da compagnia - che sono sempre state considerate dalla classe politica, negli ultimi anni e negli anni passati, di secondaria importanza: non è un caso, infatti, che l'autorizzazione alla ratifica arrivi dopo ben ventidue anni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

Pag. 24

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Viola. Ne ha facoltà.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intendo intervenire sull'articolo 3, in quanto rappresenta un po' il cuore di questo provvedimento che riguarda, appunto, il recepimento di una Convenzione comunitaria del 1987. Arriviamo abbondantemente in ritardo, anche se non va nascosto che, nel nostro ordinamento, a partire dal 1991 - come è stato ricordato prima - abbiamo recepito man mano pezzi importanti di quella Convenzione, a partire dalla legge n. 281 del 1991. Tale legge aveva incardinato nel nostro sistema tutta una serie di dati che ci consentivano di trasformare quello che storicamente era stato il controllo degli animali d'affezione, in funzione esclusivamente di tutela della salute umana, anche e soprattutto nei riguardi del benessere e della salute degli animali.
Ciò ha aperto una discussione... A me spiace, so della sensibilità del sottosegretario Martini, ma, evidentemente, in quest'Aula si fa un po' fatica a discutere di certi argomenti. Comunque, come dicevo, ciò apre una discussione molto importante sul rapporto tra animale e uomo.
Vorrei porre l'attenzione di tutti i colleghi sul fatto che non si può banalizzare - come sentivo prima - ad un fatto di maggiore o minore sensibilità, legata magari all'uno o all'altro sesso.
Penso che oggi il numero degli animali presenti nelle nostre case e il rapporto con gli animali che sono parte importante anche di settori della produzione del nostro Paese (pensiamo a tutto il settore della carne o a quello del latte), quindi il diverso rapporto in termini di sensibilità con questi mondi, debbano farci interrogare e farci trovare dei punti di equilibrio. Sono d'accordo che il fatto non possa essere banalmente ridotto a una questione un po' «pelosa» di tutela degli animali sic et simpliciter, ma su alcune questioni, su alcuni punti fermi dobbiamo convenire. Ad esempio, ritengo che la legge che introduce il reato di maltrattamento degli animali rappresenti uno di questi punti saldi. Dobbiamo stare molto attenti e dobbiamo fare in modo che le norme che via via approviamo siano applicabili. Invito il Parlamento ed il sottosegretario che mi ascolta a svolgere una riflessione attenta sul fatto che molte volte introduciamo nel nostro ordinamento delle norme che poi non riusciamo a far applicare.
In occasione, purtroppo, dei tragici eventi legati alla morte di un bambino sbranato da cani randagi - che poi tali non erano - in Sicilia, con un'interrogazione al Ministro in Commissione avevo chiesto di avere i dati sulla situazione del randagismo nel nostro Paese. Questo è un argomento che ci deve interessare tutti, perché randagismo significa avere un pezzo di società fuori controllo e un pezzo di territorio fuori controllo non può essere banalizzato. Ebbene, questi dati purtroppo non ci sono, sostanzialmente; non è mi è stata fornita alcuna risposta, non penso per cattiva volontà, ma perché troppi pezzi del nostro Paese, da questo punto di vista, sono assolutamente incontrollati.
Non disponiamo di dati sul numero degli animali muniti di microchip. La legge esiste in Italia dal 1991 e oggi il Ministro ha reso obbligatoria la «microchippatura», che è uno strumento tecnologico che ci permette di essere molto più puntuali, e va benissimo; però è dal 1991 che vige l'obbligo di identificazione dei cani e tale obbligo non viene ancora reso effettivo nel nostro Paese. È bene che arrivi anche il momento di sanzionare comportamenti non corretti da parte di chi deve attendere a questi obblighi, ma allo stesso tempo è bene avere la situazione sotto controllo.
Come dicevo poco fa, la legge n. 281 del 1991 che risponde alla Convenzione in larga parte aveva il compito di trovare un punto di equilibrio tra la salute dell'uomo e la salute degli animali. Se questa legge viene disattesa, non è semplicemente alla salute degli animali che non rispondiamo, ma neanche alla salute dell'uomo.
Su tale argomento desidero rilevare, a beneficio del sottosegretario, nel concedere, in senso lato, il nostro apporto positivo al disegno di legge che ci accingiamo Pag. 25ad approvare oggi, che restano inevase alcune domande. Innanzitutto, introduciamo il reato di introduzione clandestina degli animali da compagnia e, da questo punto di vista, mettiamo un primo punto fermo. È però evidente che non affrontiamo, ad esempio, il tema del traffico illecito degli animali dentro il nostro Paese. Registriamo, infatti, un movimento clandestino di animali in particolare da sud verso nord, con rilievi molto pericolosi sul piano della salute pubblica. Penso, ad esempio, alla questione che questo traffico pone con malattie quali la leishmaniosi, che tendono a diffondersi a macchia d'olio nel nostro Paese e rispetto alle quali non riusciamo più ad effettuare un controllo efficace. Questo disegno di legge non affronta tale argomento. Io non sono un giurista; ho chiesto conto, ma mi è stato detto che, sostanzialmente, dobbiamo ratificare la Convenzione. So che il sottosegretario ha in animo di raccogliere in un testo unico tutto il lavoro svolto in questi anni e io la sollecito in tale senso, affinché ci si faccia carico di questo tema, magari partendo dal dato che ci viene imposto rispetto all'introduzione di animali dall'estero come un elemento di riflessione anche per il traffico degli animali nel nostro territorio. Insomma, dobbiamo rimettere mano complessivamente alle inefficienze del sistema e allo stesso tempo ai problemi che si sono palesati in questi anni.
Di fronte a pezzi di territorio o ad intere regioni molto avanzate nella gestione (penso ai canili pubblici e privati), nel nostro Paese vi sono anche intere aree completamente fuori controllo. Non a caso alcuni mesi fa il sindacato nazionale di veterinaria e medicina pubblica, in un incontro al quale era presente anche il sottosegretario, ha affrontato il tema del ruolo dei pubblici veterinari nelle zone del Paese dove la criminalità la fa da padrona. Ciò riguarda anche questo pezzo importante della nostra società e intere famiglie che hanno, nelle proprie case, un animale, non come suppellettile ma per instaurare, invece, un rapporto positivo di crescita tra le persone e tra le persone con gli animali. Per questo motivo non banalizzerei una semplice questione di maggiore o minore sensibilità. Infatti, oggi viviamo in una società completamente diversa e un buon legislatore deve tenere conto anche di queste cose.
Penso che da questo punto di vista dobbiamo andare avanti con questi temi. Mi è parso utile sul tema (come richiamava prima il collega Mancuso) il pronunciamento della federazione nazionale degli ordini veterinari, che correttamente sostiene di fare attenzione, perché su alcune questioni e su alcuni temi non vi può essere un atteggiamento eccessivamente repressivo. È evidente, infatti, che soprattutto nel settore dell'allevamento degli animali, dove peraltro la normativa europea sul benessere degli animali ha introdotto norme molto cogenti dal punto di vista della loro tutela, vi sono alcune prassi che hanno una loro ratio e che, in qualche misura, possono e devono - proprio a tutela anche del benessere degli animali - essere perseguite (penso agli allevamenti di suini o a quelli di polli da carne).
Ad eccezione di alcune parti penso che dobbiamo andare avanti. Penso anche che sia necessario che in questo lavoro il ruolo della veterinaria pubblica sia tenuto in adeguata considerazione. Se non riportiamo questo tema ad un'impostazione anche di salute pubblica, insieme a quella del benessere animale, evidentemente non solo non ci facciamo capire dai nostri colleghi ma, probabilmente, corriamo il rischio di non farci capire anche dal Paese. Da questo punto di vista penso che gli emendamenti proposti, che in qualche misura sono, per così dire, in fase di riassorbimento, ma soprattutto l'intero provvedimento possano trovare, nel complesso, accoglimento e che vi possa essere un'adesione complessiva da parte del nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della scuola media Giosuè Carducci di Santa Marinella, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Pag. 26
Ha chiesto di parlare l'onorevole Luciano Rossi. Ne ha facoltà.

LUCIANO ROSSI. Signor Presidente, ho ascoltato con assoluta attenzione e condivisione l'intervento del presidente Stefani e, per tale motivo, chiedo di apporre la mia firma al suo emendamento. Ho ascoltato, altresì, interventi qualificati, autorevoli e seri, senza condizionamenti, né estremismi, né integralismi e, in particolare, quelli dei colleghi Cimadoro e Rao.
Quando si trattano argomenti che anche in maniera marginale riguardano la ruralità e, in particolare, l'attività venatoria, si esasperano subito i contenuti e ci si consegna agli estremismi. Per questa ragione chiaramente sosterrò, con assoluta condivisione, l'emendamento che chiedo di sottoscrivere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Angelis. Ne ha facoltà.

MARCELLO DE ANGELIS. Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere l'emendamento del presidente Stefani e mi prendo un breve tempo per esporne le ragioni.
Il taglio delle code e delle orecchie non è una cosa che si fa da cinquant'anni, come ha detto precedentemente un collega, ma da tempo immemore. I nostri pastori in Abruzzo purtroppo lo praticano ancora oggi, senza rispettare alcuna norma sanitaria e senza il sostegno dei veterinari e lo praticano perché i nostri cani, che devono difendere le greggi prima dai lupi e oggi dai cani randagi, hanno nella coda e nelle orecchie il punto di massima vulnerabilità. Se un cane viene morso alle orecchie da un altro cane o da un lupo o da una volpe rischia di morire dissanguato o, comunque, resta deturpato a vita.
Mi rendo conto che ostentare una grande attenzione e tenerezza nei confronti degli animali o farsi fotografare con dei cuccioli in braccio procura una simpatia sicuramente maggiore rispetto a chi, invece, professa di intervenire tecnicamente a tutela dei cani. Ma questo rischia di criminalizzare un'intera categoria, quella degli allevatori di cani, che non sono tali solo per l'uso venatorio o per lucro ma, spesso e volentieri, per grande passione, dedicando a tale attività tempo e denaro.
Parlo dei 120 mila iscritti dell'ENCI - non dell'ANCI che è l'associazione dei comuni -, l'ente nazionale della cinofilia italiana per cui ho lavorato per anni che, va ricordato, è un ente vigilato dallo Stato e non è un'associazione di privati. È il secondo più antico club cinofilo esistente al mondo, secondo solamente a quello degli inglesi. È pericolosissimo fare discorsi o applicare norme di questo genere, formulate in questi termini, che tendono a dare un'immagine di un'intera categoria come di persone che non hanno affezione nei confronti di animali a cui danno da mangiare, a cui dedicano il tempo, che crescono ed addestrano, come se fossero dei torturatori.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ROSY BINDI (ore 11,25)

MARCELLO DE ANGELIS. Sicuramente la castrazione è altrettanto dolorosa, e probabilmente anche più crudele, ma va ricordato che le persone che oramai da dieci anni avversano il taglio delle orecchie, avversano anche la castrazione, per esempio nei confronti dei randagi. Il randagismo non solo è un problema per gli umani, ma è anche un problema per gli stessi cani da affezione invece selezionati e curati nelle famiglie.
Quindi, non solo appongo la firma alla proposta emendativa dell'onorevole Stefani, ma chiedo a chi non conosce questa materia di rendersi conto che effettivamente prendere posizioni demagogiche può produrre un effetto gradevole per quanto riguarda la propria persona nell'immediato, ma non fa necessariamente e spesso assolutamente il bene né degli animali allevati, né tanto meno di una categoria enorme come quella degli allevatori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

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AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, colleghi, credo che dovremmo soffermarci in maniera più ampia e anche più redditizia su alcuni aspetti che ci hanno portato ad approvare questo provvedimento. Credo che superare lo scoglio dei ventidue anni per arrivare a definire questo provvedimento sia un merito di tutto il Parlamento ed anche del Governo, quindi credo che quell'aspetto di cui si va parlando sia ben trattato e ricompreso all'interno della disponibilità che è stata data dal presidente Stefani di ritirare (credo) la sua proposta emendativa e trasfonderla in un ordine del giorno.
Infatti, questo ci consente di essere tutti quanti uniti e decisi ad approvare finalmente, dopo ventidue anni, un provvedimento rispetto al quale siamo in coda agli Stati europei. Credo che questo sia il dato più forte e importante da mettere in campo, perché se perdiamo di vista l'obiettivo più generale molto probabilmente andiamo a cogliere alcune parzialità che, in questo momento, non fanno emergere dal Parlamento un dato unitario che faccia recepire al Paese finalmente un avanzamento in termini di dignità e di civiltà rispetto a questo tema. Per cui invito di nuovo il collega Stefani a ritirare l'emendamento per trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno.
Inoltre, credo che il Ministro Sacconi stia approntando un nuovo regolamento - si dice anche concordato con l'associazione nazionale dei veterinari - che introduce finalmente un concetto importante e nuovo, ossia quello di dire che gli animali sono intesi come esseri senzienti. Credo che dovremmo anche rinviare questo dato, che consentirà a noi un approfondimento ulteriore e soprattutto al Ministero di assumere le giuste e dovute responsabilità in capo alla sua competenza. Questo è il dato.
Detto questo, voglio ricordare che finalmente arriviamo a questo momento che ci fa avanzare tantissimo in termini di civiltà, come dicevo prima, e ci fa superare anche la legislazione nazionale (la legge n. 281 del 1991 che si occupa della tutela degli animali da affezione e della prevenzione del randagismo) anche se, nel frattempo, in Italia molte regioni, tra cui l'Abruzzo - che ha emanato una legge regionale per quanto riguarda gli animali da affezione e contro il randagismo di cui sono stato anche cofirmatario -, hanno recepito e sono andate oltre rispetto a questo dato e hanno per la gran parte già attuato le disposizioni contenute nel testo della Convenzione.
Tuttavia, rimane il fatto che si tratta di un atto dovuto e fortemente atteso che arriva alla nostra attenzione solo oggi. Il disegno di legge del Governo interviene a colmare vuoti normativi delle norme sanitarie e introduce specifiche sanzioni amministrative in capo a tutti i soggetti coinvolti nella filiera dell'illegalità.
Sono sanzionati in via amministrativa, con importi che possono arrivare fino a mille euro per ogni animale, coloro che effettuano il trasporto o che cedono a titolo oneroso animali introdotti illecitamente nel nostro Paese.
Tale normativa consente, dunque, al nostro Paese, cruciale luogo di scambio di questi traffici, di adeguare la propria normativa e mette a disposizione delle autorità sanitarie e di controllo strumenti adeguati al fenomeno e capaci di ristabilire una regolare condizione di mercato per gli animali. Sono due i punti di particolare e positivo interesse che si possono cogliere nell'articolato del disegno di legge in esame.
L'articolo 3, in particolar modo, interviene a reprimere pericolose consuetudini che possono mettere a repentaglio la vita e la fisiologia dei cani, ovvero il taglio di code e orecchie per cosiddetti motivi estetici o di presunti standard di razza. L'amputazione della coda, delle orecchie, la recisione delle corde vocali, l'asportazione delle unghie o dei denti per gli animali da compagnia, come cani e gatti, ritengo che siano una barbarie che già si sarebbe dovuta fermare oltre vent'anni fa con la tempestiva ratifica di questa Convenzione. Particolarmente stridente, sempre all'interno dell'articolo 3, è l'equiparazione di queste condotte a quella di «maltrattamento comune», individuata dall'articolo Pag. 28544-ter del codice penale, inserito da questo Parlamento nel 2004 a stragrande maggioranza.
Un altro punto è quello che afferisce al traffico di cuccioli, un problema non solo di carattere etico, ma anche sanitario e addirittura fiscale. Ogni giorno migliaia di cuccioli, cani e gatti, vengono importati nel nostro Paese illegalmente, provenendo dai paesi dell'est Europa. La maggior parte dei cuccioli è trasportata in piena clandestinità senza documentazione di viaggio. Per quelli «regolari» l'irregolarità si concretizza all'arrivo qui in Italia, quando la documentazione del paese di origine viene stampata e sostituita con nuova documentazione, nuovi vaccini, nuova data di nascita, nuovo chip.
Gli animali vengono in tal modo «naturalizzati» italiani. Tutto questo è stato reso possibile dal lavoro di vere e proprie organizzazioni criminali che gestiscono il traffico dei cuccioli. Il disegno di legge del Governo introduce in tal senso uno specifico reato di traffico illecito di animali da compagnia, per reprimere un fenomeno ormai non arginabile con le sole normative di carattere sanitario e finalizzato alla repressione di organizzazioni criminali a tutela del mercato degli animali. Ricordo che il traffico di cuccioli nasconde un vero e proprio business in Italia da 300 milioni di euro l'anno associato alla vendita degli animali.
Questi, infatti, sono importati per il valore economico che acquisiscono nel momento in cui diventano «italiani». I cuccioli clandestini - ricordo ai colleghi e al Governo - sono acquistati dall'importatore a prezzi irrisori (circa 60 euro) e poi venduti in Italia a prezzi fino a 20 volte superiori, una volta trasformata la loro origine da extraeuropea a italiana. I rischi sanitari conseguenti derivano dal fatto che i cuccioli presentano una pluralità di patologie. Si va dal cimurro alla rabbia, alla parvovirosi, conosciuta anche come gastroenterite trasmissibile, fino a diversi tipi di parassitosi, rogna, epatite infettiva canina, malattie in aumento anche in nuove forme, proprio a causa di queste attività o altra malattia. Queste patologie costituiscono un rischio sanitario anche per gli esseri umani.
Per tutti questi motivi, il gruppo di Italia dei Valori esprime dunque il proprio parere favorevole, ma anche la propria disponibilità su un testo che da quanto si apprende da notizie di stampa e sui siti web convince e soddisfa anche le associazioni che si occupano degli animali e del loro benessere in Italia e, nello stesso tempo, auspica che si proceda in maniera celere alla ratifica di questa Convenzione.
Credo che se noi ci muoviamo in questo senso e chiudiamo oggi la partita abbiamo fatto tutti insieme un ottimo lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, volevo intervenire molto brevemente su questo argomento perché credo che sia importante - voglio rivolgere questa attenzione anche ai miei colleghi - ricordare che, quando parliamo di animali domestici, molte volte parliamo anche di animali che nella vita e nella quotidianità delle persone con handicap sono fondamentali. Voglio ricordare, ad esempio, i cani guida per quanto riguarda i ciechi, così come tutto questo nuovo percorso che è iniziato sulla pet terapy; stiamo parlando di cani che aprono le finestre, chiudono le porte e aiutano a vedere se c'è luce o se c'è pioggia, a spingere un bottone che apre le serrande.
Questi cani molte volte vengono castrati affinché diventino più buoni. Non è certamente una cosa che approvo, però è pur vero che la loro funzionalità diviene talmente importante che mette in discussione dal punto di vista etico se sia necessario o meno farlo.
Per quanto mi riguarda ho due cani, entrambi assolutamente formati con pet therapy, tutti e due pronti ogni giorno ad aiutarmi per ventiquattr'ore; sono in pochi a farlo con lo stesso amore con cui lo fanno i miei cani. Credo pertanto che sia Pag. 29giusto rivendicare per loro e per tutti gli animali domestici pari opportunità proprio perché non hanno voce, così come facciamo per tutte le fasce svantaggiate. Può sembrare un equilibrio strano quello che sto dicendo, ma vi invito a riflettere quanto la vita di alcuni possa cambiare con un cane accanto o con un animale domestico pronto a non lasciare mai solo nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIUSEPPE ROMELE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento Stefani 3.8.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Castiello, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarubbi. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, approfitto della possibilità che mi è data di parlare per aiutare l'Assemblea a riflettere su un paio di punti. Il primo è in riferimento a quanto detto dall'onorevole De Angelis poco fa: egli diceva che chi si oppone al taglio della coda poi alla fine si oppone anche alla sterilizzazione degli animali. Evidentemente l'onorevole De Angelis non è molto addentro al mondo dell'animalismo, perché altrimenti saprebbe che, per esempio, la Lega antivivisezione è a favore delle campagne di sterilizzazione degli animali, ma è contraria a questo emendamento.
Sono due cose essenzialmente diverse e sono contento di dirlo in presenza del sottosegretario Martini, che a questo tema sta dedicando molto tempo e lo sta facendo molto bene; la grande differenza sta nel concetto di benessere dell'animale, che a mio parere è un terreno molto scivoloso. Finché noi diciamo che un intervento chirurgico è possibile laddove ci sia un'esigenza terapeutica, allora andiamo sul sicuro, perché l'esigenza terapeutica è certificata da un medico veterinario e non stupisce il fatto che un medico veterinario come l'onorevole Mancuso sia contrario a questo emendamento. In questo caso dunque c'è chiarezza. Quando si dice, invece, che tutto può rientrare nel benessere dell'animale, allora si può dire tutto e il contrario di tutto: vincere un concorso di bellezza è benessere dell'animale o non lo è? Alcuni di voi direbbero di no, altri potrebbero dire di sì. Cacciare in maniera più efficace è benessere del bracco oppure no? Per me è benessere del cacciatore.
Vi chiedo quindi di ripensare questo concetto, perché mi sembra che piuttosto che parlare di benessere dell'animale qui stiamo parlando del benessere di due categorie, gli allevatori e i cacciatori, che hanno certamente diritto di cittadinanza nel nostro ordinamento e nella nostra società, ma non sono gli unici, perché accanto a loro ci sono altre categorie, come per esempio tutto il mondo animalista o ambientalista di un certo tipo, del quale fa parte anche il sottosegretario Martini, ma non solo, penso anche ai tanti deputati anche dell'altro schieramento che hanno le proprie ragioni. Vi ringrazio per l'ascolto e con questa riflessione chiudo l'intervento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ROBERTO ANTONIONE, Relatore per la III Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Scusate colleghi, presidente Cota, l'onorevole Antonione ha chiesto di parlare.

ROBERTO ANTONIONE, Relatore per la III Commissione. Signor Presidente, avrei voluto prendere subito la parola, ma ero impegnato a svolgere qualche riflessione aggiuntiva con i colleghi rispetto a quello che abbiamo fatto nelle Commissioni.
Noi ci siamo confrontati, come era normale e naturale, su un tema su cui vi sono posizioni diverse che in maniera anche appassionata si sono palesate in quest'Aula. Credo francamente che sia Pag. 30giusto ricordare che questo è un provvedimento atteso, importante, su cui ci troviamo a discutere dopo tanti anni dalla stipula della Convenzione avvenuta nel 1987, e che ha visto sorgere due posizioni, come dicevo prima, molto distinte e molto nette. Infatti, vi è chi, in qualche modo, vuole proseguire ancora su una tradizione, che ha delle proprie motivazioni anche biologiche, culturali ed economiche che sono state ricordate, e chi, viceversa, ritiene che sia più importante evitare che, utilizzando anche le ragioni di coloro che pensano di fare il bene degli animali, come molti dei colleghi che sono intervenuti in buona fede, si crei, invece, la possibilità che i nostri amici animali vengano maltrattati da tante altre persone prive di scrupoli e di buonsenso. È evidente, quindi, che queste due posizioni sono di difficile mediazione.
Mi era sembrato di capire che all'interno delle Commissioni si fosse raggiunta una posizione di buonsenso ed era proprio per questo che avevo chiesto di intervenire, per cercare di ricondurre anche i colleghi che hanno partecipato a questo dibattito all'intesa trovata all'interno delle Commissioni. Si era in qualche modo convenuto che l'emendamento presentato dal presidente Stefani avrebbe potuto trovare la sensibilità del Governo nell'accogliere un ordine del giorno che si facesse carico di esaminare e di approfondire la questione. Mi pare di capire che in questi minuti la questione si sia nuovamente evoluta non in senso risolutivo; quindi, come relatore, ho alcune perplessità nel senso che ci troviamo in una situazione di impasse.
A me non resta che pregare nuovamente il collega Stefani di mantenere quello che era stato convenuto, cioè il ritiro del suo emendamento e la presentazione di un ordine del giorno che raccolga le perplessità che il presidente Stefani aveva espresso e che molti altri colleghi avevano condiviso, e chiedere anche ad altri colleghi di convenire su questo. È del tutto evidente, infatti, che se, viceversa, su questo argomento non si trova un comune punto di arrivo, l'Aula si troverà ad avere quelle due posizioni che sono inconciliabili e che non fanno bene né agli animali, che tutti qui dicono di voler tutelare, né alle categorie che sono interessate.
Quindi, mi sembrava che la posizione del presidente Stefani (con la presentazione di un ordine del giorno che il Governo accoglierebbe) potesse essere un punto di mediazione che tutti, secondo me, hanno la possibilità di sottoscrivere e sul quale convenire. Se così non dovesse essere, è evidente che anche noi, come relatori, ci troviamo ad affrontare una situazione imprevista e comunque non definita per la quale, eventualmente, mi riservo di chiedere di svolgere una riflessione ulteriore nelle Commissioni.
Pertanto, rivolgo un appello a tutti i colleghi, proprio perché le discussioni sono state talmente tanto appassionate e approfondite e il punto di mediazione mi sembra francamente il più equilibrato, a ritrovarci su questo punto e superare questo scoglio. In alternativa, dovremo ritornare nelle Commissioni e in quella sede riconsiderare le posizioni.

ENZO RAISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, sottoscrivo l'emendamento Stefani 3.8.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, anch'io sottoscrivo l'emendamento Stefani 3.8.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 31

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare a me stesso e anche a tutti i colleghi - mi permetto di farlo a beneficio dell'assemblea - che deve essere chiaro che, mantenendo un emendamento, se l'emendamento viene respinto, l'opzione, che era stata delineata, di trasferire il contenuto in un ordine del giorno è tolta alla nostra disponibilità. Quindi, nel momento in cui rimane in piedi l'emendamento, dobbiamo sapere che non c'è poi più spazio, se l'emendamento dovesse essere respinto, neanche per approvare un ordine del giorno. Quindi, è utile che lo sappiamo tutti, nel momento in cui votiamo.

CARLO NOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO NOLA. Signor Presidente, intervengo soltanto per sottoscrivere l'emendamento Stefani 3.8.

FRANCESCO BIAVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BIAVA. Signor Presidente, sottoscrivo anche io l'emendamento Stefani 3.8.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, ritengo che la precisazione fatta dal collega Giachetti non sia secondaria. Se mi è concesso di intervenire in un clima più consono...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, l'onorevole Baldelli sta ponendo, come l'onorevole Giachetti, una questione procedurale che riguarda i nostri lavori. Vi prego di fare silenzio.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, la ringrazio e ci terrei anche che la Presidenza eventualmente confermasse, con l'autorevolezza che le è propria, quanto già sostenuto dal collega Giachetti e quanto io intendo ribadire, vale a dire che l'ordine del giorno che il collega, presidente Stefani, eventualmente dovesse presentare, a seguito del ritiro del proprio emendamento...

STEFANO STEFANI. Ho detto eventualmente. Io non ho ritirato niente!

SIMONE BALDELLI. ...eventualmente rischierebbe di essere precluso. A me sembra che le parole del relatore per la III Commissione, Antonione siano di buonsenso, poiché si era cercato un punto di incontro tra due posizioni che erano difficilmente conciliabili e che evidentemente - non ritengo sia il caso di prendere una posizione di merito sull'una o sull'altra - tendevano entrambe a salvaguardare, in un modo o nell'altro, alcuni aspetti della questione che abbiamo di fronte, senza mancare di rispetto o volendo nuocere agli animali da compagnia che sono oggetto di questa ratifica.
Ritengo la posizione del relatore di buon senso. Ascolteremo poi il parere del relatore e del Governo, però credo che, se si riuscisse a trovare un punto di incontro in seno al Comitato dei diciotto su questa vicenda, sarebbe cosa buona e giusta, anziché spaccarsi in maniera più o meno ideologica o frontale, in maniera peraltro assolutamente trasversale rispetto ai gruppi di maggioranza e di opposizione, su una vicenda che vede un comune denominatore, che è quello della tutela degli animali.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, stiamo discutendo sul complesso degli emendamenti all'articolo 3. Io rispetto e ammiro la competenza regolamentare del Pag. 32collega Giachetti, del collega Baldelli e di tanti altri che sono intervenuti su altre questioni, ma la procedura è chiara: una volta bocciato un emendamento, non sì può presentare un ordine del giorno dello stesso contenuto ed è chiaro che, nella sua dichiarazione di voto sul complesso degli emendamenti, il presidente Stefani ha detto chiaramente che non aveva intenzione di ritirare questo emendamento.
In questo momento, stiamo discutendo o dovremmo discutere - mi permetta, Presidente - dell'ipotesi avanzata dal relatore del provvedimento per la III Commissione, l'onorevole Antonione, che nel suo intervento ha chiesto all'onorevole Stefani se fosse disponibile ad una ulteriore riflessione in Commissione.
Questo è l'oggetto, altrimenti proseguiamo a discutere di cose che non esistono e continuiamo a stare qui per ore senza sapere dove stiamo andando.
Questo è il punto: l'onorevole Antonione ha chiesto all'onorevole Stefani se mantiene il suo emendamento, io le chiedo il rinvio in Commissione. Bisogna capire cosa si decide, altrimenti si passa a un'altra ratifica e rendiamo proficuo il lavoro, senza l'occupazione inutile dell'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, anch'io, a nome dell'Italia dei Valori, chiedo che si possa tornare in Commissione per rivedere insieme un provvedimento che spacca trasversalmente quest'Aula, perché, evidentemente, si cerca, ognuno dal proprio punto di vista, di far capire che con una certa cosa, facendola o non facendola, si fa il bene dell'animale, magari non un interesse autentico dell'animale, ma «mascherato».
In un'ottica di questo genere, credo sia necessario, anche per l'equilibrio dei tempi di lavoro, rinviare in Commissione tale questione e ridiscuterne serenamente, perché sarebbe davvero assurdo adottare una soluzione che scontenti tutte le parti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

ALESSANDRO MARAN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, vorrei proporre una considerazione all'Aula: senza ombra di dubbio vi è l'opportunità di ritornare in Commissione. Il fatto che la Commissione esamini e discuta la questione credo sia non solo opportuno, ma anche necessario, in considerazione del dibattito che si è svolto.
Rilevo - e credo che sia una considerazione che dovremmo tenere presente tutti quanti - che con riferimento alla questione della cooperazione internazionale per combattere la fame nel mondo abbiamo dedicato cinque minuti complessivi alla discussione di un tema che, se ricorderete, forse avrebbe meritato maggiore attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Con tutta la considerazione sull'opportunità di definire rapidamente la ratifica della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, credo che di questo argomento la Commissione potrebbe ritornare a occuparsi con maggiore profitto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MANUELA REPETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANUELA REPETTI. Signor Presidente, volevo entrare nel merito e nel contenuto dell'emendamento Stefani 3.8. Comincio con il riferirmi a quanto detto da un collega prima, che sottolineava l'importanza dell'esperienza della conoscenza della materia. Pag. 33
Signor Presidente, oggi, a quarantadue anni, ho imparato una cosa: quando si apre bocca, bisogna sapere quello che si dice. È per questo che ad oggi questo è il mio primo intervento in Aula, vista la mia breve esperienza parlamentare. È il mio primo intervento perché credo di conoscere abbastanza bene la materia per la mia esperienza in questo campo.
Vorrei ricordare, infatti, che la Convenzione europea, tra le varie cose, ha l'obiettivo...

PRESIDENTE. Onorevole Repetti, visto che si tratta del suo primo intervento, vorrei pregarla di svolgerlo quando prenderemo in esame, eventualmente, l'emendamento Stefani 3.8, perché adesso è stata posta una questione procedurale che occorre risolvere immediatamente.
Pensavo che volesse anche lei intervenire sull'ordine dei lavori: la pregherei di rinunciare al suo intervento in questo momento per prendere la parola successivamente.

ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, volevo semplicemente dire due cose. Questa è una singola questione nell'ambito di un provvedimento molto più complesso, che è già stato assolutamente approfondito ed elaborato.
Per carità, non casca il mondo, però l'Aula, a mio avviso, può tranquillamente pronunciarsi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), anche tenendo conto del fatto che su questo emendamento non si discute nell'ambito dello schieramento maggioranza-opposizione; non vi è quindi un problema di tenuta della maggioranza, questo sia chiaro, perché sono favorevoli all'emendamento alcuni dell'opposizione e anche alcuni all'interno della maggioranza. Si tratta di una questione di merito che non attiene alla linea politica della maggioranza o all'azione del Governo e quindi tranquillamente l'Aula, tenendo conto del fatto che la questione non ha una valenza politica, può pronunciarsi.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, giustamente diceva il collega Cota che un eventuale voto su questa materia non divide maggioranza e opposizione ma divide, evidentemente, sul merito della proposta, un merito che, devo dire, per molti colleghi non è neanche particolarmente chiaro perché ha una sua tecnicalità, come dimostrano alcuni interventi svolti da colleghi che hanno competenze specifiche questo senso.
Ritengo che, a conferma di quello che diceva l'amico e collega Cota circa la non politicità della vicenda e per una serie di ragioni sventurate della sorte, addirittura siano parole di buon senso quelle espresse anche dall'onorevole Di Pietro, oltre che dal relatore prima, ovvero che è forse opportuno, proprio per la non politicità e per l'interesse non delle persone, in questo caso, ma degli animali che andiamo a tutelare con il provvedimento in oggetto, dare al Comitato dei diciotto un maggior tempo per approfondire la questione. Pertanto, a meno che l'Aula non decida diversamente o i gruppi non vogliano forzare e andare al voto subito, la soluzione che si potrebbe trovare e che, a mio avviso, sarebbe forse opportuno tentare, visto il dibattito in qualche modo articolato che si è svolto, sarebbe quella di seguire la strada indicata dal relatore, vale a dire, collega Cota e colleghi che seguite questo provvedimento, quella di dare la possibilità al Comitato dei diciotto di valutare un punto di incontro (che quasi si era trovato anche con la collaborazione dell'onorevole Presidente Stefani e degli altri colleghi interessati a quel genere di approccio) e rinviare ad altra seduta l'esame di questa ratifica, procedendo con le altre ratifiche all'ordine del giorno che pure sembrano molto condivise, insomma portandoci avanti con l'ordine del giorno; Pag. 34infatti, è dalle 10 di questa mattina che abbiamo avviato un dibattito su una ratifica come questa che è importante, ma va inserita in un quadro più ampio di ratifiche ed esecuzione di trattati internazionali.
Pertanto, la proposta che formulo alla Presidenza e all'Assemblea in questa fase è quella di rinviare il provvedimento in esame ad altra seduta e sul merito la Conferenza dei Presidenti di gruppo si pronuncerà. Peraltro, non esistono fattori ostativi derivanti dalle esigenze di bilancio, nel senso che durante la sessione di bilancio questi provvedimenti possono tranquillamente essere calendarizzati, non ci sono problemi riguardo alla calendarizzazione.
Si potrebbe andare addirittura alla prossima settimana o alla successiva, indipendentemente dalla sessione di bilancio e, quindi, rinviare ad altra seduta il provvedimento nella speranza di riuscire a trovare una mediazione alta e nobile che accontenti sia l'una che l'altra parte e un punto di incontro che in questa occasione si era quasi trovato e che evidentemente è saltato per ragioni indipendenti dalla volontà dei gruppi, come spiegava prima il collega Cota.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, dopo l'intervento del collega Cota abbiamo tirato un sospiro di sollievo perché pensavamo, secondo quanto scrivono i giornali in questi giorni, che le sorti della maggioranza e del Governo fossero appese all'equilibrio difficoltoso tra i due cofondatori del PdL, invece apprendiamo che non sono appese al taglio della coda dei cani da caccia (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Popolo della Libertà).
Questo ci rincuora e dunque con maggiore serenità possiamo fare nostra la tesi del collega Cota per cui la materia è stata ampiamente istruita dalle Commissioni, che le hanno dedicato forse anche un tempo degno di miglior causa, con tutto il rispetto per questo argomento.
Ma a questo punto, o le Commissioni e il Comitato dei diciotto ci chiedono che il provvedimento torni all'esame delle Commissioni o francamente il differimento ad altra seduta non ci pare assolutamente ragionevole. Dunque, considerata la materia, la sua rilevanza e la rassicurazione che ci è stata data circa la tenuta della maggioranza sul punto, ritengo che si possa tranquillamente votare (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Lega Nord Padania).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ritengo che adesso quello che di peggio potremmo fare è occupare magari un'altra ora a discutere di questioni procedurali. Per quanto mi riguarda, vorrei ribadire la posizione del nostro gruppo, ma voglio dire all'onorevole Vietti che - sebbene certamente abbia ragione e condivido assolutamente le valutazioni del collega Maran sul tempo che abbiamo dovuto dedicare ad altri argomenti in quest'Aula - non vorrei neanche che banalizzassimo troppo l'argomento di cui stiamo discutendo, perché non è poi un argomento così irrilevante.
Probabilmente, se questa è la situazione, riteniamo che sarebbe utile un rinvio del provvedimento nelle Commissioni, sede propria nella quale provare a trovare altre mediazioni per fare in modo che si giunga in Aula con un testo che in pochi minuti possa essere approvato (come avviene tendenzialmente per tutti gli altri disegni di legge di ratifica che vengono approvati in quest'Aula).
Diversamente, devo dire al collega Baldelli che non siamo d'accordo - e dunque la pregherei semmai di porre in votazione le proposte nell'ordine in cui sono state presentate, quindi prima quella sul rinvio nelle Commissioni e poi, in subordine, la Pag. 35proposta dell'onorevole Baldelli - perché, per quanto ci riguarda, l'idea di differire l'esame di quindici giorni o un mese senza che le Commissioni abbiano svolto alcun lavoro istruttorio ulteriore per trovare una mediazione (o, magari, trovare una mediazione fuori dall'ambito parlamentare) non ci vede d'accordo. Ci esprimiamo quindi a favore del rinvio nelle Commissioni, mentre siamo contrari allo spostamento sic et simpliciter di venti giorni o un mese dell'esame del provvedimento.

PRESIDENTE. A questo punto, invito i due relatori ad esprimere il parere sulle proposta di rinvio nelle Commissioni o di rinvio dell'esame del provvedimento ad altra seduta da stabilire in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, premettendo che naturalmente acquisiremo il loro parere, ma che poi l'Assemblea dovrà esprimersi con un voto.

MARIAROSARIA ROSSI, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, chiedo una sospensione di dieci minuti per riunire il Comitato dei diciotto presso la sala dei ministri onde prendere una decisione (Commenti).

PRESIDENTE. Onorevole relatrice, mi consenta di dirle che a questo punto la richiesta è un po' tardiva, quindi a me non resta che porre in votazione le due proposte, partendo da quella più lontana, quella cioè del rinvio nelle Commissioni.
Avendo già parlato a favore l'onorevole Giachetti e nessuno chiedendo di parlare contro, passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio del disegno di legge di ratifica n. 2863-A nelle Commissioni.
(È approvata).

La Camera approva per 284 voti di differenza.
Il provvedimento è quindi rinviato nelle Commissioni.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 12,05)

Nella giornata del ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea ed i membri del Governo). Onorevoli colleghi, desidero rammentare quanto è certamente noto ad ognuno di voi. Oggi, 12 novembre, ricorre l'anniversario del tragico attentato a Nassiriya e si celebra per la prima volta la giornata del ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace. Una giornata che il Parlamento della Repubblica ha inteso istituire in questa legislatura. È il giorno del ricordo di tutti quegli italiani che, con coraggio, con compassione e con senso di umanità, hanno messo al servizio dell'intera comunità la propria capacità professionale e il proprio impegno sino a giungere all'estremo sacrificio della vita. Ciò è avvenuto soprattutto in quei luoghi del mondo dove più profonde e più dolorose sono state, e purtroppo continuano ad essere, le ferite causate dai conflitti armati, dal terrorismo, dalla sistematica e brutale violazione dei diritti dell'uomo.
Oggi però è anche il giorno dei familiari dei caduti: donne e uomini che hanno visto le proprie vite improvvisamente travolte da perdite laceranti e non risarcibili e che nella sofferenza più profonda hanno offerto dimostrazioni esemplari di forza e di compostezza. Stringendosi intorno a tutti loro, la comunità nazionale può ritrovare ancora una volta le ragioni della propria unità nell'adesione ai valori della Costituzione della Repubblica. Quella unità che si è sempre manifestata nei drammatici momenti che hanno segnato l'impegno dell'Italia nell'ambito delle missioni internazionali per la pace. La Camera dei deputati ha sempre considerato la perdita di ogni italiano impegnato in queste missioni in terra straniera un lutto comune di tutta la nazione che giustamente Pag. 36il popolo italiano onora al di là di ogni divisione di parte. Per questa ragione una targa commemorativa collocata all'ingresso principale di Palazzo Montecitorio ricorderà da oggi il sacrificio di quei nostri connazionali e testimonierà l'impegno quotidiano del Parlamento nel promuovere una convivenza tra i popoli e le nazioni costruita sulla libertà, sulla democrazia e sul rispetto intransigente della dignità della persona umana. La cerimonia di inaugurazione della targa avrà luogo nel pomeriggio di oggi alle ore 17 e si svolgerà alla presenza del Capo dello Stato (Generali applausi, cui si associano i membri del Governo).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1574 - Adesione della Repubblica italiana al Protocollo di modifica della Convenzione del 1976 sulla limitazione della responsabilità in materia di crediti marittimi, adottato a Londra il 2 maggio 1996, nonché delega al Governo per la sua attuazione (Approvato dal Senato) (A.C. 2720) (ore 12,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato: Adesione della Repubblica italiana al Protocollo di modifica della Convenzione del 1976 sulla limitazione della responsabilità in materia di crediti marittimi, adottato a Londra il 2 maggio 1996, nonché delega al Governo per la sua attuazione.
Ricordo che nella seduta del 9 novembre 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che i relatori ed il Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 2720)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2720), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Girlanda... l'onorevole Scilipoti ha votato, anche l'onorevole Golfo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 479
Maggioranza 240
Hanno votato
479).

Prendo atto che i deputati Lolli e Ferranti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2720), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Russo non riesce a votare... onorevole Girlanda... onorevole Scilipoti...pregherei di fornire assistenza ai colleghi... onorevole Abrignani non ha ancora...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 481
Maggioranza 241
Hanno votato
481).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2720), al quale è stata presentata un'unica proposta emendativa.
Nessuno chiedendo di parlare, invito i relatori ad esprimere il parere delle Commissioni.

Pag. 37

MAURIZIO SCELLI, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Tidei 3.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tidei 3.1, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Barani? Onorevole Veltroni? Onorevole Portas? Onorevole Scilipoti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 482
Maggioranza 242
Hanno votato
482).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Barani? Onorevole Scilipoti? Onorevole Veltroni? Onorevole Di Stanislao?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 479
Maggioranza 240
Hanno votato
479).

Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 2720), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Gasbarra? Onorevole Vico? Onorevoli Scilipoti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 478
Maggioranza 240
Hanno votato
478).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2720)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, preannunzio il voto favorevole e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, preannunzio anche da parte nostra il voto favorevole: i crediti marittimi sono così riformulati in maniera intelligente per tutte le parti oggetto del trattato (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

Pag. 38

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Follegot. Ne ha facoltà.

FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente e onorevoli colleghi, con il Protocollo del 1996 si affronta la limitazione della responsabilità in materia di crediti marittimi. È stata inoltre introdotta la possibilità di istituire un fondo di limitazione a carico del soggetto che richiede il beneficio. Per questi motivi il voto della Lega Nord è favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tidei. Ne ha facoltà.

PIETRO TIDEI. Signor Presidente, soprattutto dopo l'approvazione del mio emendamento il nostro voto è assolutamente favorevole.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Tidei, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 2720)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2720)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2720, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato? Onorevole Simeoni... onorevole Golfo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1574 - «Adesione della Repubblica italiana al Protocollo di modifica della Convenzione del 1976 sulla limitazione della responsabilità in materia di crediti marittimi, adottato a Londra il 2 maggio 1996, nonché delega al Governo per la sua attuazione» (Approvato dal Senato) (2720):

Presenti e votanti 483
Maggioranza 242
Hanno votato 483
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1672 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri da un lato, e la Confederazione svizzera, dall'altro, per lottare contro la frode ed ogni altra attività illecita che leda i loro interessi finanziari, con atto finale, processo verbale e dichiarazioni, fatto a Lussemburgo il 26 ottobre 2004 (Approvato dal Senato) (A.C. 2723) (ore 12,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra la comunità europea e i suoi Stati membri da un lato, e la Confederazione svizzera, dall'altro, per lottare contro la frode ed ogni altra attività illecita che leda i loro interessi finanziari, con atto finale, processo verbale e dichiarazioni, fatto a Lussemburgo il 26 ottobre 2004. Pag. 39
Ricordo che nella seduta del 9 novembre 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore è intervenuto in sede di replica, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunziato.

(Esame degli articoli - A.C. 2723)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2723), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 472
Maggioranza 237
Hanno votato
472).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2723), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Conte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 476
Maggioranza 239
Hanno votato
476).

Prendo atto che i deputati Di Pietro e Aniello Formisano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2723), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 470
Maggioranza 236
Hanno votato
470).

Prendo atto che la deputata Mondello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2723)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2723).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Volontè n. 9/2723/1.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Crosio n. 9/2723/2, purché riformulato, sopprimendo, nella parte dispositiva, le seguenti parole: «con la Confederazione Elvetica ed il Canton Ticino» e, all'ultima riga, le parole: «senza minare il segreto bancario svizzero».
Il Governo accetta i successivi ordini del giorno Di Biagio n. 9/2723/3, Picchi n. 9/2723/4 e Zacchera n. 9/2723/5.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Volontè n. 9/2723/1, accettato dal Governo. Pag. 40
Prendo, altresì, atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Crosio n. 9/2723/2, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo, infine, atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Di Biagio n. 9/2723/3, Picchi n. 9/2723/4 e Zacchera n. 9/2723/5, accettati dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2723)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, colleghi, cercherò di essere brevissimo. Questo importante Accordo, fatto a Lussemburgo il 26 ottobre 2004, riguarda la lotta alla frode e a ogni altra attività illecita che possa ledere gli interessi finanziari della Confederazione Svizzera, nel quadro delle precedenti intese tra le due parti, nel settore dell'assistenza giudiziaria in materia penale, dell'assistenza amministrativa e della cooperazione più in generale.
Si tratta di un'intesa che appartiene alla categoria dei cosiddetti «accordi misti», cioè conclusi congiuntamente da Comunità europea e Stati membri. Allo stato, mancano ancora le ratifiche di Grecia, Irlanda e Paesi Bassi, oltre a quella dell'Italia, mentre la Svizzera ha fatto pervenire la propria notifica il 23 ottobre 2008.
L'Accordo che ci apprestiamo a ratificare oggi contiene, dunque, una serie di disposizioni giuste, volte ad integrare l'Accordo bilaterale per la repressione delle frodi finanziarie che il nostro Paese ha firmato con la Svizzera nel 1988, con norme afferenti al contesto multilaterale della Comunità europea, poiché tale Accordo si intende valido ex-ratifica per tutti gli Stati membri della Comunità europea.
Si tratta di norme giuste, in quanto crediamo - come concordemente ritenuto anche nel contesto internazionale caratterizzato da un'economia integrata, dal mercato unico europeo e da soggetti economici che operano a livello globale, quali le multinazionali - che l'unico modo per prevenire e reprimere efficacemente illeciti con risvolti finanziari globali, sia quello di approntare mezzi che vadano oltre le competenze nazionali, spesso inadeguate a individuare e punire i trasgressori transnazionali.
L'Accordo che, nel 2004, ha portato alla firma di nove accordi tra la Svizzera e l'Unione europea è diretto a consolidare la cooperazione tra le due parti, non solo in settori economici, ma anche in campi quali la sicurezza, l'asilo, l'ambiente e la cultura. Tra tali accordi, si ricordano, tra l'altro, quelli di associazione, dell'acquis di Schengen, nonché gli accordi per la partecipazione della Svizzera ai sistemi Dublin ed Eurodac. Quest'ultimo, come sappiamo, è il regolamento che mira ad un sistema per il confronto delle impronte digitali dei richiedenti asilo e degli immigrati clandestini, che agevolerà anche l'applicazione del regolamento «Dublino II» nel determinare quale Stato sia competente per l'esame della domanda d'asilo.
L'Accordo in esame si compone di 48 articoli suddivisi in quattro titoli, un atto finale, un processo verbale che fornisce la definizione dei termini utilizzati nel testo dell'Accordo e due dichiarazioni, e rappresenta uno strumento che risponde all'esigenza di approntare mezzi sempre più efficienti per la prevenzione e la repressione degli illeciti con risvolti finanziari realizzati in ambito internazionale.
L'Accordo, integrando le precedenti disposizioni in materia di assistenza amministrativa e giudiziaria tra le due parti, ne rafforza, in questo modo, i contenuti e ne accelera le procedure, salvando la vigenza delle attuali disposizioni applicabili, più restrittive, frutto di accordi bilaterali o multilaterali di cooperazione tra le parti contraenti. Pag. 41
Per quanto concerne l'Italia, essa ha stipulato con la Confederazione svizzera propri accordi bilaterali, in particolare l'Accordo del 10 settembre 1998, che completa la Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959 e ne agevola l'applicazione.
Tutte le altre considerazioni tecniche relative all'articolato sono state già esposte; mi limito solo a sottolineare che stiamo parlando di norme che inaspriscono paradossalmente proprio quanto, invece, è stato poi consentito con lo scudo fiscale e che entrambi i provvedimenti sono stati votati in materia schizofrenica lo stesso giorno al Senato, lo scorso settembre.
Infine, concludo nel ricordare che quasi tutti gli Stati membri dell'Unione europea hanno già proceduto alla ratifica dell'Accordo e che la Commissione europea ha avviato le procedure per giungere all'applicazione provvisoria dell'Accordo. Il gruppo dell'Italia dei Valori auspica la più rapida ratifica di questo Accordo non facendo mancare il proprio voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, per non ripetermi mi richiamo al contenuto della mia dichiarazione di voto precedente.
L'accordo sembra a tutti noi molto importante. Il punto importante è la lotta alla frode, come ad ogni altra attività illecita, e ringrazio fortemente il Governo per aver accolto il nostro ordine del giorno, che guarda con attenzione a una particolare fascia della nostra popolazione, quella dei lavoratori transfrontalieri, in una fase anche di verifica fiscale come quella dei rapporti tra i Paesi dell'Unione europea - in questo caso l'Italia - e la Svizzera.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crosio. Ne ha facoltà.

JONNY CROSIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell'annunciare il voto favorevole della Lega Nord, cogliamo l'occasione di questo disegno di legge, che prevede la ratifica dell'Accordo di cooperazione tra la Confederazione elvetica e la Comunità europea, per sottolineare, qualora ce ne fosse bisogno, gli ottimi e consolidati rapporti che intercorrono fra il nostro Paese e la Confederazione elvetica, rapporti che hanno portato, ad esempio, alla stipula dell'importante Convenzione del 1974 volta ad evitare le doppie imposizioni sui redditi e sui patrimoni.
Gli ottimi rapporti, cari colleghi, sono certamente frutto della corretta e sinora positiva politica di cooperazione che ha contraddistinto decenni di rapporti tra i due Paesi, ma è fuori da ogni dubbio che il valore aggiunto, come spesso accade nel nostro Paese, è stato dato dai nostri lavoratori, tutti indistintamente, da nord a sud, per il lavoro svolto che ha consentito loro di guadagnarsi la stima in molti Paesi europei, Svizzera compresa.
Ricordo pure che i nostri migranti, che solo nella Confederazione elvetica sono oltre mezzo milione, hanno determinato il successo e la crescita economica in molti Paesi europei, compresa, appunto, la Svizzera. Questo, cari colleghi, è stato e rimane un chiaro esempio e modello di buona emigrazione.
Signor Presidente, in queste settimane eravamo molto preoccupati per il repentino aggravarsi dei rapporti tra il nostro Paese e la Confederazione Elvetica e per il loro irrigidimento dovuto a una errata interpretazione sul rientro dei capitali detenuti all'estero.
Con soddisfazione abbiamo appreso, grazie ad un chiarimento da parte dell'Agenzia delle entrate, che sarà fatta una distinzione fra le tipologie di reddito e le circostanze in cui è stato prodotto. Bene: è l'affermazione del diritto dei nostri lavoratori di poter beneficiare dei risparmi di una vita e mi riferisco sia ai lavoratori residenti in Svizzera, sia ai cinquantamila lavoratori transfrontalieri che ogni giorno varcano la frontiera per guadagnarsi onestamente da vivere. Pag. 42
Concludo ricordando l'ordine del giorno del gruppo della Lega Nord con il quale chiediamo al Governo un impegno nel continuare a ricercare soluzioni condivise con la Confederazione elvetica in tema di rimpatrio delle attività finanziarie e patrimoniali che possano tutelare i lavoratori italiani in Svizzera.
Affermo, ancora una volta, che per la Lega Nord la difesa degli interessi dei lavoratori viene prima di tutto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Narducci. Ne ha facoltà.

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Comunità europea ha messo da tempo al centro delle proprie politiche la tutela degli interessi finanziari dei propri Stati membri. L'Unione europea combatte le frodi con disposizioni mirate a lottare contro la falsificazione dell'euro, la violazione dei diritti di proprietà intellettuale e la corruzione sia a livello europeo, sia internazionale.
La base giuridica per la lotta contro le frodi è costituita dall'articolo 280 del Trattato che istituisce la Comunità europea. Le politiche di lotta alla corruzione si estendono sia all'interno delle organizzazioni internazionali europee, sia nel settore privato.
L'Accordo che stiamo per ratificare vede come contraente l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Confederazione elvetica, dall'altra. L'Accordo, firmato a Lussemburgo il 26 ottobre 2004, si inserisce quindi nel quadro delle iniziative che la Svizzera e l'Unione europea hanno intrapreso a partire dalla metà degli anni Novanta per disciplinare la loro cooperazione in svariati settori di comune interesse, iniziative sostanziatesi in un certo numero di accordi bilaterali e settoriali.
Uno di questi accordi, quello sulla libera circolazione delle persone, ha modificato a fondo l'accesso al mercato del lavoro da parte dei cittadini comunitari.
L'Accordo sulla lotta contro la frode migliora la cooperazione tra la Svizzera e l'Unione europea nell'ambito della lotta al contrabbando e ad altre forme di delitti attinenti la fiscalità indiretta, nonché nell'ambito delle sovvenzioni e degli appalti pubblici.
L'assistenza amministrativa e giudiziaria viene concessa, in linea di principio, per tutti i delitti di una certa rilevanza compiuti in quegli ambiti.
Su richiesta delle autorità fiscali di uno degli Stati membri dell'Unione europea, la Svizzera ricorre agli stessi strumenti giuridici di quelli applicabili dalla normativa svizzera (il cosiddetto trattamento nazionale).
Possono essere adottati dei provvedimenti coercitivi quali perquisizioni, confische e accesso alla documentazione bancaria, non solo nell'ambito dell'assistenza giudiziaria ma anche - e questo costituisce una novità - nel quadro dell'assistenza amministrativa.
L'Accordo non riguarda, dunque, le imposte dirette. Sulla base di questo Accordo l'Unione europea è in grado di lottare più efficacemente, con l'aiuto della Svizzera, contro il contrabbando ed altre forme di frodi ed evitare, in tal modo, consistenti perdite di entrate fiscali.
Dal canto suo, la Svizzera non ha alcun interesse a trasformarsi in una piattaforma per operazioni fraudolente che nuocciono alla sua reputazione e a quella della sua piazza finanziaria.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'articolo 32 di questo Accordo contiene le disposizioni applicabili per ottenere informazioni bancarie e finanziarie in esecuzione di domande che soddisfino i requisiti dell'articolo concernente le rogatorie.
Tutto ciò evoca comprensibilmente le tensioni che da un paio di mesi caratterizzano negativamente i rapporti tra l'Italia e la Svizzera, dopo l'entrata in vigore dello scudo fiscale. La crisi finanziaria globale, esplosa poco più di un anno fa, ha fatto temere il peggio e ha obbligato i Governi ad imprimere una svolta di qualità nella lotta ai paradisi fiscali e alla fuga dei capitali, una svolta che ha registrato una significativa accentuazione in particolare dalle riunione del G20 a Londra il 2 aprile scorso. Pag. 43
La Svizzera, nel frattempo, ha adottato, a partire dalle decisioni dell'OCSE, misure importanti e compiuto passi significativi in materia di interscambio finanziario, tanto che l'OCSE ha tolto la Svizzera dalla lista grigia e l'ha posizionata nella cosiddetta white list. Si tratta di un passo che l'Italia, tuttavia, non ha assolutamente voluto riconoscere.
Vorrei ora ricordare, come hanno fatto i colleghi che mi hanno preceduto, che la Svizzera è un partner importantissimo per l'Italia. Basti pensare che le opportunità di mercato che si offrono alle imprese italiane e svizzere continuano a dare filo da torcere a tutti gli altri partner europei che operano su quel mercato. Vorrei ricordare, per esempio, che sui mercati di Francia, Inghilterra e Germania le nostre esportazioni hanno perso circa il 40 per cento, mentre in Svizzera l'Italia ha perso solamente l'8 per cento.
Vorrei inoltre ricordare, come è stato già fatto, che vi è un rapporto di interscambio intensissimo ma, soprattutto, vi è un'economia di frontiera che vive essenzialmente sulla retrocessione dei capitali per imposte fiscali dalla Svizzera che, nel 2008, hanno assommato a 93 milioni di franchi.
Credo allora che anche l'occasione della ratifica di questo Accordo così importante, che giunge con un notevole ritardo, possa rappresentare il momento per una riflessione pacata e tranquilla sui rapporti che in questo momento vedono, a livello intergovernativo, una fase molto difficile tra Italia e Svizzera.
Vi sono 550 mila cittadini italiani oltre i frontalieri che vivono in Svizzera; vi è, come detto, un rapporto collaudato da anni e vi sono soprattutto 7.500 (lo dico agli amici della Lega) imprese lombarde, piccole e medie - e pregherei di fare un attimo di silenzio perché non riesco nemmeno a parlare per il chiasso alle mie spalle - che sono in lista di attesa per poter esportare i cosiddetti servizi temporanei nel Canton Ticino.
Si tratta evidentemente di un aspetto non secondario per l'economia di moltissime aziende della Lombardia e del Piemonte confinanti con la Svizzera. Per queste ragioni il nostro gruppo voterà a favore del disegno di legge di ratifica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, a titolo personale, approfittando della materia e della presenza anche del sottosegretario Craxi, intervengo per sollecitare su tematiche identiche la firma degli accordi anche con San Marino. In virtù di quanto è stato detto relativamente ai rapporti fra Italia e Svizzera e soprattutto alla luce delle distorsioni non ancora puntualizzate da parte dell'Agenzia delle entrate - so che avverrà a breve per quanto riguarda i lavoratori frontalieri che non possono ricadere all'interno dello scudo fiscale - sollecito la firma di quegli accordi bilaterali che già da giugno sono pronti.
San Marino ha dimostrato, dopo le peripezie giudiziarie che ci sono state, di adeguarsi alle Convenzioni europee e, anzi, di allinearsi e di andare addirittura oltre nella lotta al riciclaggio di denaro sporco ed anche all'evasione fiscale superando il segreto bancario. È urgente perché da quegli accordi dipendono anche le sorti di 6.500 famiglie romagnole e marchigiane che operano tutti i giorni all'interno del territorio di San Marino e senza quelli l'ICCREA non potrà continuare a fornire servizi di assistenza bancaria agli istituti di credito sammarinesi.
Sappiamo che c'è la scadenza del 15 novembre e mi auguro che ci sia una proroga, però sollecito cortesemente il sottosegretario Craxi ad accelerare i tempi di questa firma, perché è veramente fondamentale per l'economia romagnola, per l'economia marchigiana e per 6.500 famiglie di frontalieri che tutti i giorni lavorano a San Marino (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Pag. 44

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2723)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2723, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Murer, onorevole Conte.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1672 - «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri da un lato, e la Confederazione svizzera, dall'altro, per lottare contro la frode ed ogni altra attività illecita che leda i loro interessi finanziari, con atto finale, processo verbale e dichiarazioni, fatto a Lussemburgo il 26 ottobre 2004» (Approvato dal Senato) (2723):

Presenti 465
Votanti 464
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato 464
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati La Loggia e Burtone hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1769 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo marittimo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica Araba d'Egitto, fatto a Roma il 3 dicembre 2008 (Approvato dal Senato) (A.C. 2851) (ore 12,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo marittimo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica Araba d'Egitto, fatto a Roma il 3 dicembre 2008.
Ricordo che nella seduta del 9 novembre 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 2851)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Poiché non sono stati presentati emendamenti li porrò direttamente in votazione.

FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, sono ben lieto che ci sia il Presidente della Camera a presiedere l'assemblea, perché c'è una grave inadempienza dell'Ufficio di Presidenza.

PRESIDENTE. Pregherei i colleghi di consentire alla Presidenza di ascoltare quello che dice l'onorevole Barbato.

FRANCESCO BARBATO. Mi riferisco a una grave inadempienza dell'Ufficio di Presidenza rispetto ad altri membri di questa Camera, ovvero rispetto ad un deputato di questa Camera.
Infatti, nel momento in cui, specie il Presidente della Camera, assume degli impegni e crea delle aspettative io in punta di diritto le chiedo per quale ragione nella giornata di ieri non ho avuto risposta ad una mia precisa domanda rivolta al Presidente della Camera, che ho invitato ex articolo 29 del Regolamento, ad avviare una convocazione della Camera dei deputati per svolgere una seduta monotematica per discutere sui rapporti tra la camorra e la politica in Campania (immagino che si tratti di un tema molto delicato, specialmente in questo momento, perché la politica Pag. 45in Campania è molto inquinata e sta infettando l'Italia e il Paese). Le riporto le parole del resoconto stenografico: «Signor Presidente, chiedo che mi sia data una risposta». Così mi rivolgevo ieri al Presidente della Camera, che mi ha risposto: «Le verrà data risposta alla fine dei lavori».
Signor Presidente, alla fine dei lavori non mi è stata data alcuna risposta (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Quindi, le voglio dire una cosa: la politica assume credibilità, le istituzioni ritrovano il rispetto dei cittadini, soprattutto se la parola data e gli impegni assunti vengono rispettati. Se prendo un impegno anche con il garzone del panettiere lo rispetto. La parola si rispetta. Specialmente il Presidente della Camera deve rispettare gli impegni assunti (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
A queste, aggiungo altre due cose, signor Presidente: per due volte mi è stata tolta la parola immotivatamente. Terza ragione: il Vicepresidente Bindi deve innanzitutto rispettare il codice etico del suo partito, che non prevede la doppia carica.

PRESIDENTE. Onorevole Barbato...

FRANCESCO BARBATO. Per questa ragione chiedo le dimissioni del Vicepresidente Bindi dalla Presidenza della Camera (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. La invito soltanto - in modo amabile, se me lo consente - a non equivocare più o meno volutamente. A fine seduta non le deve essere fornita la risposta, ma unicamente la possibilità di intervenire sull'ordine dei lavori.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2851), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 463
Maggioranza 232
Hanno votato
463).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2851), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 441
Maggioranza 221
Hanno votato
440
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Cesare Marini, Vico, Marinello, Moffa, Traversa, Armosino, Frassinetti, Rampelli e Anna Teresa Formisano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2851), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Armosino... Onorevole Vico...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ). Pag. 46

(Presenti e votanti 456
Maggioranza 229
Hanno votato
456).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2851) .

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, il provvedimento in esame, che ratifica l'accordo in materia di navigazione e trasporto marittimo mercantile tra il nostro Paese e l'Egitto, si ricollega, come è noto, a tutta una serie di intese già stipulate dall'Italia in materia di navigazione commerciale e incontra certamente il favore del gruppo dell'Italia dei Valori. È da rilevare positivamente il fatto che tale accordo sia stato sottoscritto circa un anno fa, ossia il 3 dicembre 2008, in occasione della visita del rappresentante del Governo egiziano a Roma e si sta avviando ad una veloce conclusione la procedura che permetterà l'entrata in vigore di un importante trattato internazionale, mostrando in questo modo che, quando c'è la volontà politica, i tempi biblici, che notoriamente incontra questo tipo di atto internazionale prima di entrare in vigore, possano essere agevolmente superati.
Va dunque positivamente sottolineato questo merito, come pure stavolta in negativo va sottolineato che altri Trattati importantissimi - penso ad esempio a quello la cui ratifica è stata richiesta con un progetto di legge a prima firma del collega Li Gotti del gruppo dell'Italia dei Valori al Senato, riguardante la Convenzione civile sulla corruzione, fatto a Strasburgo il 4 novembre del 1999 - attendono invece ancora anni prima di poter entrare in vigore. Spero che ciò non voglia significare da parte del Governo che la corruzione non sia un fenomeno degno di essere combattuto anche con strumenti multilaterali.
Ma veniamo al merito del provvedimento. Questo si inquadra nella rete di accordi concernenti la navigazione marittima e commerciale stipulati dall'Italia con i Paesi terzi e mira ad incentivare le relazioni con l'Egitto, soprattutto in considerazione del progetto di costruire le autostrade del mare e il corridoio verde. L'Accordo giustamente si basa sul principio della reciprocità nella disciplina degli equipaggi e delle attività marittime, soprattutto per ciò che concerne eventuali sinistri o redditi prodotti. Come è accaduto con altri Accordi di questo genere, benché vi siano due autorità di applicazione dell'Accordo (per l'Italia, lo ricordo, è il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare) e comunque anche per favorire il dialogo tra i Paesi contraenti, viene istituita una commissione marittima mista.
L'Accordo non determina problemi sul nostro ordinamento, né sul bilancio pubblico, in quanto non comporta oneri aggiuntivi, e favorisce con la sua entrata in vigore la certezza del diritto internazionale che è una base imprescindibile per il pacifico e fruttuoso svilupparsi di relazioni politiche ed economiche.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 12.45)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, il mio gruppo esprimerà un voto favorevole. Certamente le ragioni illustrate prima e le molte altre presenti nel provvedimento ci confermano in questa posizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, oggi andiamo a ratificare un Accordo con l'Egitto e dobbiamo Pag. 47dire che arriva alla ratifica parlamentare in un tempo molto breve, infatti è stato firmato dal Ministro Matteoli il 3 dicembre del 2008; questo testimonia che c'è una volontà di far sì che i rapporti navali e soprattutto commerciali vengano facilitati. Noi non abbiamo nulla in contrario al riguardo, infatti voteremo a favore di questo Accordo firmato dal Ministro Matteoli.
Tuttavia dobbiamo anche ribadire, soprattutto quando si tratta con alcuni Paesi, che a fronte di aperture come questa dobbiamo pretendere il rispetto della legalità. Mi riferisco alla notizia appena uscita, è di ieri, secondo la quale la guardia di finanza segnala che è in crescita il contrabbando di sigarette, che per alcuni anni era diminuito, e una delle vie che la guardia di finanza ci segnala è quella via nave dall'Egitto. Quindi quello che noi della Lega Nord vogliamo ricordare è che vanno bene gli accordi, siamo favorevoli e voteremo a favore, però chiediamo agli amici egiziani di rispettare e controllare anche le navi, in modo che non ci siano partenze di contrabbandieri, di traffici di sigarette di contrabbando e cose di questo tipo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pistelli. Ne ha facoltà.

LAPO PISTELLI. Signor Presidente, apprezzate le circostanze mi limito ad annunciare il voto favorevole del Partito Democratico alla ratifica di questo Accordo.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2851)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2851, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa, onorevole Lo Monte, onorevole Agostini, onorevole Mosca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1769 - «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo marittimo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica Araba d'Egitto, fatto a Roma il 3 dicembre 2008» (Approvato dal Senato) (2851):

Presenti e votanti 458
Maggioranza 230
Hanno votato 458
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Sull'ordine dei lavori (ore 12,50).

JOLE SANTELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, colleghi, mi scuso perché approfitterò, per poco, del vostro tempo, ma vorrei esprimere la mia solidarietà alla collega Mussolini e ripetere in Aula, poiché immagino che forse perché ai più è sfuggito quello di cui si stava parlando, perché altrimenti credo che le testimonianze di solidarietà sarebbero state sicuramente maggiori.
Credo che la collega Mussolini sia vittima di una particolare ingiustizia. Un giudice, in nome del popolo italiano, ha stabilito che, per motivi artistici, sia lecito che in un film, apro le virgolette perché mi vergogno a pronunciare le parole in quest'Aula, si possa dire che «l'onorevole Mussolini è una troia che vuole ammazzare tutti i rumeni». Pag. 48
Innanzitutto ritengo grave l'epiteto utilizzato con riferimento ad una donna e sempre su una donna, rispetto le opinioni politiche, ma è inutile che commenti il resto. Aggiungo, e ciò è molto più grave - lo ripeto: molto più grave - il fatto che un giudice ritenga lecito far uscire qualcosa del genere, e che quindi esponga un politico ad essere bersaglio di odio razziale, esponga non solo l'onorevole Mussolini, ma tutti i parlamentari che liberamente hanno diritto di esprimere le proprie opinioni, indipendentemente dal fatto che ciascuno di noi le possa condividere. Mi aspetto veramente la solidarietà di tutti (Applausi).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Santelli, non manca la solidarietà di nessuno e anche la Presidenza si associa, come è già successo nella giornata di ieri.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1770 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo addizionale alla Convenzione di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica argentina del 9 dicembre 1987, fatto a Roma il 31 marzo 2003 (Approvato dal Senato) (A.C. 2852) (ore 12,52).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione del Protocollo addizionale alla Convenzione di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica argentina del 9 dicembre 1987, fatto a Roma il 31 marzo 2003.
Ricordo che nella seduta del 9 novembre 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore ed il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 2852)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2852), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico, onorevole Veltroni ...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 458
Votanti 457
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato
456
Hanno votato
no 1).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2852), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mosca, onorevole Coscia, onorevole Vico, onorevole Nannicini ...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 455
Maggioranza 228
Hanno votato
454
Hanno votato
no 1).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2852)), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 49

Onorevoli Vico, Traversa, Lo Monte, Girlanda, Stagno D'Alcontres e Miglioli.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 460
Votanti 459
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato
458
Hanno votato
no 1).

Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 2852), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Barani, Tommaso Foti, Girlanda, Traversa, Vico, Miglioli, Rosso e Bellotti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 458
Votanti 456
Astenuti 2
Maggioranza 229
Hanno votato
455
Hanno votato
no 1).

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 2852)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 2852).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'ordine del giorno presentato.

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Angeli n. 9/2852/1.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Angeli n. 9/2852/1, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2852)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo dell'Italia dei Valori guarda con favore all'approvazione di questo provvedimento e rimarca la necessità che questo addendum protocollare alla Convenzione di estradizione di Roma, sottoscritta tra l'Italia e l'Argentina nel 1987, sia finalmente ratificato.
Come sappiamo, i rapporti tra Italia e Argentina, relativi alle domande di estradizione per l'esecuzione delle sentenze contumaciali, risultano a dir poco problematici, in virtù del fatto che l'ordinamento penale argentino, come accade per altri ordinamenti di origine ispanica, ignora l'istituto del giudizio in assenza e che la dichiarazione di contumacia conseguente determina automaticamente la sospensione del processo una volta completata la fase istruttoria.
Come è già accaduto con un Protocollo stipulato in precedenza con la Spagna, questo inconveniente verrebbe appunto risolto tramite l'addendum in questione, con il quale l'autorità argentina prende atto della situazione venutasi a creare, con la precisazione che la disciplina del giudizio contumaciale è, con riferimento a quanto avviene nel nostro Paese, conforme alle garanzie del giusto processo e a tutti i parametri internazionali in materia di diritti Pag. 50umani, garanzia che si sostanzia nel fatto che al condannato in contumacia, di cui si chiede l'estradizione, si potrebbe celebrare nuovamente il processo, secondo la disciplina degli istituti processuali della riammissione in termini e della revisione processuale.
Voglio, infine, sottolineare - e concludo - solo che ci trova concordi l'osservazione svolta dal sottosegretario Scotti nel corso dell'esame al Senato, dove la ratifica di questo Protocollo è stata già approvata, sul fatto che questo strumento normativo bene si inserisce nel solco delle iniziative legislative che attualmente contraddistinguono la cooperazione giudiziaria internazionale in materia penale, proprio perché improntata ad una più efficace azione di contrasto alla criminalità transnazionale, senza venir meno al rispetto del diritto della difesa.

PRESIDENTE. È presente in tribuna il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura della Polonia, dottor Pek, che saluto a nome della nostra Assemblea (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, preannunzio il voto favorevole del nostro gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, oggi andiamo a ratificare un Protocollo addizionale, firmato nel 2003, alla Convenzione per l'estradizione, firmata tra la Repubblica italiana e la Repubblica argentina.
Il problema, che è sorto in questi anni, è dato dalla mancanza nell'ordinamento argentino del riconoscimento delle sentenze in contumacia.
Questo vuol dire che i condannati in contumacia sul nostro territorio non potevano essere estradati dall'Argentina e quindi si potevano rifugiare facilmente in quel Paese. Dobbiamo dire che questo Governo e questa maggioranza che lo sostiene, che si è presentata alle urne portando come tema importante la sicurezza e la lotta alla criminalità, stanno dando veramente un risultato eccezionale.
Da quando i cittadini di questo Paese ci hanno dato mandato, noi, grazie al nostro Ministro Maroni e all'attività della Polizia di Stato, dei carabinieri e delle forze dell'ordine, abbiamo assicurato il maggior numero di mafiosi e delinquenti alle patrie galere.
Ora, con la ratifica del provvedimento in esame, peschiamo queste persone, che dovrebbero essere assicurate alle patrie galere anche nei momenti e nelle posizioni più difficili. La ratifica del provvedimento in esame va proprio in questo senso, cioè combattere il crimine e la criminalità e dare il segnale che non vi sono luoghi sicuri. Attenzione, delinquenti: con questo Governo e con questa maggioranza non avete più un posto dove scappare, vi verremo a prendere dappertutto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsini. Ne ha facoltà.

PAOLO CORSINI. Signor Presidente, do per scontato il contenuto del disegno di legge di ratifica, che, peraltro, è stato egregiamente illustrato nel corso del suo intervento in sede di discussione sulle linee generali dall'onorevole Giachetti.
Invece, mi interessa di più il merito del provvedimento, che si prefigge di integrare la Convenzione di estradizione con l'Argentina del 9 dicembre 1987. È un addendum che intende superare i problemi applicativi sorti in relazione all'esecuzione di alcune domande di estradizione promosse dall'Italia per l'esecuzione di alcune sentenze contumaciali.
La questione appare rilevante perché l'ordinamento argentino, al pari di altri ordinamenti di derivazione ispanica, ignora, di fatto, l'istituto del giudizio in Pag. 51assenza. La dichiarazione di contumacia determina, infatti, la sospensione del processo dopo la fase istruttoria.
La diversità di inquadramento di questa problematica ha prodotto nel tempo degli esiti negativi per una serie di domande di estradizione riguardanti anche, come si legge nella relazione illustrativa del disegno di legge originario, i responsabili di gravi reati.
Vi è un aspetto che mi tocca quasi personalmente in ordine alla materia che qui è trattata, perché nell'ambito delle indagini che riguardano l'individuazione dei responsabili della strage di Piazza della Loggia, che si è consumata a Brescia il 28 maggio 1974, una memoria che non può essere certamente negata, sono emersi alcuni dati e indizi che riguardano né più né meno che l'impegno e la responsabilità delle autorità argentine in ordine a vicende particolarmente oscure.
Il mio auspicio, quindi, che peraltro è suffragato dall'impegno dell'onorevole Craxi, che va assolutamente riconosciuto, è che la stipulazione di questo Addendum e la ridefinizione del Protocollo possano consentire un clima di collaborazione che veda le autorità argentine più direttamente impegnate nel disvelare la verità e le responsabilità.
Peraltro il Protocollo, così com'è già stato sperimentato nei rapporti tra l'Italia e la Spagna, riconosciuta la diversità di inquadramento della fattispecie da parte dei due ordinamenti, si risolve in una presa d'atto da parte argentina della piena conformità della disciplina italiana di regolazione del procedimento contumaciale alle garanzie del giusto processo e ai parametri internazionali in tema di diritti umani.
Anche sotto questo profilo - credo che sia un profilo degno della massima considerazione ed attenzione - il Protocollo propone una serie di norme di garanzia che mi pare siano particolarmente significative e che non intendo richiamare per non sottoporre i colleghi alla tortura di un'esposizione descrittiva, ma sulla cui importanza mi preme richiamare l'attenzione di tutti.
Per le ragioni che ho espresso, preannuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2852)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2852, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico, onorevole Conte, onorevole Coscia, onorevole Calderisi, onorevole Traversa, onorevole Scilipoti. Che succede? Onorevole Petrenga. Onorevole Tenaglia, anche lei ha trovato il sistemino come ieri l'onorevole Biava? Posso dire che non va bene né per l'onorevole Tenaglia né per l'onorevole Biava...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1770 - «Ratifica ed esecuzione del Protocollo addizionale alla Convenzione di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica argentina del 9 dicembre 1987, fatto a Roma il 31 marzo 2003» (Approvato dal Senato) (2852):

Presenti 453
Votanti 452
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato 450
Hanno votato no 2.
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Pag. 52

Rinvio del seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per il rafforzamento della competitività del settore agroalimentare (A.C. 2260-A); e delle abbinate proposte di legge Cosenza ed altri; d'iniziativa dei senatori: Scarpa Bonazza Buora ed altri (Approvata dal Senato) (A.C. 2646-2743) (ore 13,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per il rafforzamento della competitività del settore agroalimentare e delle abbinate proposte di legge di iniziativa dei deputati Cosenza ed altre; d'iniziativa dei senatori: Scarpa Bonazza Buora ed altri.
Ha chiesto di parlare il presidente della XIII Commissione, onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO, Presidente della XIII Commissione. Signor Presidente, alla luce del maxiemendamento che è stato presentato al disegno di legge finanziaria al Senato e alla luce delle considerazioni quest'oggi svolte in sede di Comitato dei nove, sollecitato anche dalla relatrice e da tutti gruppi, mi permetterei di suggerire di rinviare ad altra seduta l'approfondimento ossia l'esame degli articoli e del complesso delle proposte emendative.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 13,12).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, circa la questione posta dall'onorevole Barbato, relativa ad una richiesta di convocazione della Camera, eventualmente da effettuarsi anche ai sensi dell'articolo 29 del Regolamento, per affrontare il tema dei rapporti tra politica e criminalità organizzata, faccio presente quanto segue: l'articolo 62, secondo comma, della Costituzione e, in conformità a quanto disposto da quest'ultima, l'articolo 29 del Regolamento prevedono che la Camera possa essere convocata in via straordinaria per iniziativa del suo Presidente o del Presidente della Repubblica o di un terzo dei suoi componenti.
Naturalmente la convocazione straordinaria si configura come uno strumento eccezionale rispetto all'ordinaria attività delle Camere. In tal senso la Costituzione prevede che in questi casi sia convocato di diritto anche il Senato.
Ad ogni modo, ove una richiesta in tal senso da parte di un terzo dei componenti fosse formulata, sarà ovviamente presa in considerazione per il relativo seguito.
Al di fuori delle ipotesi della convocazione straordinaria, la programmazione dei lavori dell'Assemblea è affidata, a norma degli articoli 23 e 24 del Regolamento, alla Conferenza dei presidenti di gruppo.
La richiesta avanzata dall'onorevole Barbato, pertanto, non può che essere posta nelle sedi proprie con le forme previste dal Regolamento.

AUGUSTO DI STANISLAO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, volevo solo segnalare alla Presidenza e ai colleghi quanto è successo nel comune di Alba Adriatica la scorsa notte, affinché la Presidente Bindi possa farsi carico di investire di questo problema il Ministro dell'interno. Io sono di quella vallata, la Val Vibrata, abito ed ho il mio ufficio in un comune vicino ad Alba Adriatica, quindi conosco le dinamiche e dico che quello che è successo la scorsa notte è l'ennesimo atto di una serie di iniziative che si stanno consumando sul territorio e stanno facendo diventare la Val Vibrata la «sentina» della società abruzzese.
Vorrei che si alzasse un po' il velo su questa vallata, che un tempo era definita la valle dell'Eden, mentre oggi è diventata Pag. 53un inferno quotidiano in mano spesso alla criminalità (in questi casi, alla microcriminalità non originaria di questo luogo).
Mi auguro che il Ministro dell'interno voglia intervenire affinché alle forze dell'ordine e alle forze di polizia vengano assegnati gli strumenti giusti per metterle in condizione di operare, ricordando che la gran parte dei cittadini della Val Vibrata non sta più segnalando tutta una serie di angherie cui è sottoposta perché sa che le forze dell'ordine, carabinieri in testa, non possono rispondere dal momento che non hanno nemmeno la benzina da mettere nelle macchine per garantire i turni.
Investo di questo problema la Vicepresidente della Camera, onorevole Bindi (e per essa, in questo modo, il Parlamento), affinché se ne faccia carico e finalmente, così com'è stato fatto in un recente passato anche da altri colleghi parlamentari della provincia di Teramo, in quell'area venga istituito il commissariato. Se ne sente infatti una grandissima esigenza e, essendo quella una zona di confine, sta diventando un'area nella quale ogni contraddizione viene espressa nei modi e nei termini che si ritengono opportuni. Essa sta diventando in quest'ultima fase (dal penultimo morto, un ragazzo di Martinsicuro, un comune limitrofo ad Alba Adriatica) sempre più un far west, mentre dovremmo riportare lì lo Stato e la legge affinché quei cittadini si sentano garantiti di poter quotidianamente lavorare, girare, potersi sentire liberi in quel territorio, riappropriandosi della convivenza civile e democratica che ha sempre caratterizzato quei luoghi e quella gente.
Mi auguro che in questo modo non si verifichino altri eventi criminosi che ci facciano segnalare quelle zone così belle e così importanti. Ricordo, infatti - lo dicevo all'inizio -, che la Val Vibrata negli anni Ottanta è stata caratterizzata e segnalata a livello nazionale come la valle dell'Eden; attualmente rappresenta il 40 per cento del prodotto interno lordo della provincia di Teramo e costituisce in qualche modo il «nordest» della regione Abruzzo.
Vorrei che a queste popolazioni e a questi miei concittadini si possa garantire quello che è stato garantito in questi ultimi anni: la convivenza civile e democratica, la serenità di poter lavorare, la serenità di poter uscire la sera e di andare in giro con la propria famiglia.
Mi auguro che vi siano le condizioni affinché il Ministro possa accogliere questa mia istanza e finalmente istituire il commissariato di Polizia nella Val Vibrata, ma non solo; che possa venire a verificare direttamente lo stato dell'arte e lo stato della situazione ascoltando direttamente i cittadini, perché in questo modo avrà contezza del fatto che stiamo perdendo pezzi importanti di territorio che rappresentano il nostro Stato in maniera qualificata e sono il senso della convivenza civile.
Mi auguro che tutto ciò possa essere raccolto e che non passi troppo tempo prima che si diano quelle risposte che da tempo i cittadini attendono.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, pur essendo un argomento che era stato trattato dal Presidente Fini, prendo la parola a fine seduta perché parlo a titolo personale nell'alveo della possibilità che il regolamento ci consente.
Vorrei anzitutto far riferimento alla battuta sull'onorevole Tenaglia. Vorrei, attraverso di lei, ringraziare il Segretario generale e gli uffici perché, rispetto a quanto avevo sollevato ieri in Assemblea a proposito di un voto che sembrava essere stato un voto non regolare, ritengo che mi siano state date tutte le garanzie per essere certo che il voto svoltosi ieri sia stato regolare e, dal momento che abbiamo sollevato quel tema, credo che sia giusto rimarcarlo e darne atto alla Camera.
Allo stesso tempo, l'invito rivolto a tutto noi è che, seppure è divertente talvolta fare giochetti e nascondersi sotto i banchi Pag. 54e così via, per l'economia delle sedute probabilmente è anche più utile che ognuno stia davanti alla postazione, così evitiamo che si creino equivoci di questo tipo. Per quanto riguarda, invece, la questione dell'articolo 29 del Regolamento, signor Presidente, vorrei dirle soltanto che, spesso e volentieri, io sono lontano anni miglia dal contenuto delle considerazioni che il collega Barbato porta in quest'Aula e ancora più lontano mille miglia dai modi attraverso i quali le porta. Ovviamente, la risposta che lei ha dato non può che essere una risposta conforme a quanto previsto dall'articolo 29. Tuttavia, è anche utile in questo caso rimarcare che, se il collega Barbato si è appellato all'articolo 29, ovviamente non c'è un obbligo nella fattispecie per il Presidente della Camera di rispondere «sì» o «no» ad una richiesta che viene avanzata. Tuttavia, ritengo che vada dato atto all'onorevole Barbato di avere richiamato e utilizzato l'articolo 29 per porre al Presidente della Camera la valutazione dell'opportunità - e soltanto di questo si tratta - di convocare la Camera in via straordinaria per discutere di un argomento che (era solo questa la mia considerazione) a me non appare così rilevante. Si può semmai valutare l'opportunità che ve ne siano altri o, addirittura, se sia giusto o no che si convochi in via straordinaria la Camera. Tuttavia, il tema e le forme attraverso le quali il collega Barbato ha utilizzato l'articolo 29 ovviamente non impongono al Presidente nemmeno una risposta, anche se lei può valutare se fornirla o meno. Lei giustamente ha ricordato attraverso quali articoli viene disciplinato questo diritto che, peraltro, è un diritto anche interno all'Assemblea perché, se vi fosse la richiesta da parte del 30 per cento dei componenti dell'Assemblea, essi automaticamente potrebbero farlo. Questo è un consiglio che si potrebbe dare all'onorevole Barbato per vedere se si riesce a ottenere la richiesta in questo modo. Tuttavia, vorrei dire semplicemente che l'onorevole Barbato, a mio avviso, ha posto un problema di un certo rilievo; lo ribadisco soltanto per amore della verità, anche se ovviamente non concordo con le considerazioni finali che sono state fatte e le conseguenze che ne trae l'onorevole Barbato. Altrimenti, sembra che ciascuno di noi o magari in particolare l'onorevole Barbato, poiché è sempre particolarmente agitato ed estroverso, viva sempre sulla luna e abbia torto. Leggendo il resoconto stenografico, l'onorevole Barbato ieri, signor Presidente, ha detto al Presidente di turno: «Signor Presidente, chiedo che mi si dia una risposta». Amabilmente vorrei dire al Presidente Fini che con la stessa amabilità è stato risposto dal Presidente di turno che sarebbe stata data alla fine dei lavori. Ovviamente, poiché risposte di questo tipo hanno bisogno anche di una certa meditazione, è normale che non avvenga alla fine dei lavori, ma il giorno dopo, come è avvenuto oggi. È anche utile che sia accaduto e - ripeto - è motivato che arrivi il giorno dopo. Tuttavia, non vorrei che si accusasse il povero onorevole Barbato di non aver capito, nel senso che lui attendeva una risposta: magari poteva essere più paziente e aspettare 24 o 48 ore e quella risposta gli sarebbe stata data.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Giachetti. Per quanto riguarda la precisazione sul voto di ieri, dal momento che mi trovo adesso a presiedere, è evidente che ho voluto rimarcare all'onorevole Bianconi, il quale giustamente protestava perché il suo voto non era stato registrato, che sarebbe stato comunque ininfluente al fine del risultato finale, forzando, se vogliamo, da questo punto di vista per il significato politico, lo stesso Regolamento, ma non intendendo assolutamente modificare il risultato della votazione, visto che non può che essere, come è stato ribadito, quello rilevato dai procedimenti elettronici.
Per il resto, credo che la risposta offerta all'onorevole Barbato contenga anche una strada con riferimento alla quale l'onorevole Barbato, al di là di quelle che saranno le valutazioni politiche del Presidente della Camera, può far valere la sua volontà circa il tema che ha posto.

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MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, volevo evidenziare che, analogamente a quanto succede in altre fattispecie di richieste di interventi, quando si sollecita una risposta da parte della Presidenza della Camera e lo si fa per due sedute consecutive interrompendo i lavori che si stanno svolgendo, poi cortesia vorrebbe che la risposta venisse ascoltata. L'onorevole Barbato non era presente quando lei aveva la risposta da dargli e quindi al limite la prossima volta si invii una nota scritta, perché non ha senso bloccare i lavori dell'Aula e poi non essere neppure presente a fine seduta per poter ascoltare le risposte che la Presidenza ha così compiutamente voluto dare.
Credo che questo comportamento però, siccome è reiterato nel tempo, debba anche essere oggetto di riflessione dal punto di vista dell'atteggiamento dei Presidenti della Camera, che non devono assolutamente permettere che la volontà di chiunque di noi rovini il lavoro dell'Aula. Infatti, se è vero che abbiamo diritto di intervenire, non abbiamo il diritto di ostacolare continuamente la discussione che in Aula si sta svolgendo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, stamattina, militanti di Lotta Studentesca, movimento vicino a Forza Nuova, si sono recati in diverse scuole romane per affiggere dei crocifissi. Nell'ambito di questa iniziativa si sono recati presso la sede del Partito Radicale non violento e di Radicali Italiani - di cui oggi tra l'altro inizia proprio il congresso nazionale a Chianciano - anche lì ad affiggere crocifissi. Crediamo che, così come uno Stato laico debba vigilare sulle ingerenze delle istituzioni religiose nella vita politica, a maggior ragione più vigilanza sia necessaria quando l'uso della religione viene fatto a fini politici.
Decideremo, nell'ambito di quelle che sono le nostre responsabilità all'interno del partito, quali iniziative prendere, ma credo che rispetto a queste scelte e a questo tipo di iniziative portate avanti da Lotta Studentesca forse il Ministro dell'interno possa essere chiamato non dico a rispondere nell'Aula, ma comunque a dare conto anche di questo, visto peraltro che sin da ieri sul sito di Lotta Studentesca queste manifestazioni erano state annunciate (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Maurizio Turco, sarà mia cura riferire al Presidente della Camera.

GIUSEPPE PALUMBO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PALUMBO. Signor Presidente, prendo spunto sia dalle osservazioni che ha fatto lei durante la seduta sia dall'intervento dell'onorevole Giachetti per ribadire che, a parte il fatto che ieri non vi è stato alcuno «scherzetto», nemmeno sottobanco, come lei ha rilevato molti parlamentari attuano metodi per mantenere l'espressione del voto.
Ho appreso degli uffici tecnici della Camera che è possibile una piccola modifica alle modalità di espressione del voto, con la memorizzazione del voto espresso: significa che dopo aver messo il dito per l'impronta, il deputato esprime il proprio voto e può togliere la mano e non tenerla lì per un minuto, due minuti o tre minuti, cosa che è anche abbastanza fastidiosa, nell'attesa che tutti i terminali vengano attivati. Potrebbe essere una cosa abbastanza di buon senso che la Presidenza della Camera potrebbe attuare, una piccola modifica in maniera tale che i parlamentari, dopo avere espresso il voto al loro posto, possano utilizzare quel tempo Pag. 56per una telefonata o qualunque altra cosa e non siano costretti a tenere la mano inserita per esprimere il voto, perché se la staccano un attimo non lo esprimono. Questa si chiama memorizzazione elettronica del voto e mi hanno detto che non costa niente e può essere fatta in tempi brevissimi. Siccome ho visto che lei è molto attenta - come sempre - ed ha capito quello che molti di noi hanno fatto, chiedo che questo meccanismo possa essere attivato.

PRESIDENTE. Onorevole Palumbo, porremo il problema al Collegio dei Questori.

MARIO LOVELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, mentre la seduta è in corso, è in atto un'assemblea straordinaria dei lavoratori della ditta Fabbricazioni Nucleari di Bosco Marengo in provincia di Alessandria. Sulla situazione aziendale di tale ditta, nei giorni scorsi, ho presentato al Ministro dello sviluppo economico un'interrogazione, che con questo mio intervento vorrei sollecitare.
Fabbricazioni Nucleari è una società del gruppo ENEA - partecipata al 99 per cento da ENEA - e svolge la sua attività in immobili di proprietà della Sogin, anch'essa appartenente al gruppo ENEA che, come sappiamo, è stato commissariato, e da oggi il commissario straordinario è l'ingegner Giovanni Lelli.
In quell'azienda, e nel gruppo in generale, è nato un piano di riorganizzazione che prevede l'accentramento delle attività presso il sito di Saluggia in provincia di Vercelli, un provvedimento portato avanti per ragioni di razionalizzazione e di risparmi gestionali. Questa decisione sta creando molta preoccupazione, non solo fra i lavoratori, per i motivi di carattere occupazionale e per i disagi che potranno nascere dal trasferimento dell'azienda in un'altra provincia. Soprattutto, e forse ancor più, questa situazione è messa sotto attenzione dalle istituzioni provinciali - vi è stata anche una riunione del prefetto di Alessandria - perché si potrebbe determinare un depauperamento di quel sito produttivo, che oggi, dopo la sua attività storica nel campo nucleare, è vocato soprattutto ad iniziative nel campo dell'energia rinnovabile e della ricerca in questo settore.
Il personale interessato è composto soprattutto da ingegneri e da tecnici molto qualificati e, quindi, si teme la perdita di un polo di sviluppo nel campo della ricerca. Ciò, abbinato alle recenti decisioni del Politecnico di Torino rispetto alla sede di Alessandria, preoccupa non poco.
Pertanto, sollecito lo svolgimento della citata interrogazione, perché è necessario avere idee chiare sul futuro della società Fabbricazioni Nucleari e sul futuro complessivo di quel sito che deve essere completamente bonificato dal punto di vista nucleare e dedicato ad altra attività.
Approfitto rapidamente del mio intervento per sollecitare anche lo svolgimento di un'interrogazione che ho presentato, fin dal 30 luglio 2009, al Ministro dei beni culturali, e che riguarda gli intendimenti del Ministro in merito al recupero del teatro Romualdo Marenco di Novi ligure. Chiedo, pertanto, una risposta in Commissione e di sollecitare il Ministro a rispondere al più presto.

PRESIDENTE. Onorevole Lovelli, inoltrerò le sue richieste al Presidente.

DOMENICO SCILIPOTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, intervengo per svolgere una prima piccola riflessione, poi, ve ne sarà una seconda, ma sarò brevissimo.
Questa mattina ho ascoltato attentamente la relazione del sottosegretario Menia e mi aspettavo che, all'interno della relazione da lui presentata per conto del Ministero, vi fosse anche un passaggio ed Pag. 57un argomento importantissimo, che mi duole quasi il cuore - come si suol dire in gergo dialettale - esprimere in quest'Aula, dal punto di vista umano.
Avevamo ricordato più volte, non a lui personalmente, ma presso il Ministero, che esistono delle situazioni veramente incresciose in ordine a tematiche ambientali, in provincia di Messina, ma in particolar modo, a Messina. A Messina, infatti, ancora vi sono, dal 1908 - ripeto questa data: 1908 - baracche con tetti di eternit. Ciò non è solo vergognoso, ma mette a rischio la vita umana di molti cittadini.
Oggi, mi aspettavo che, parlando di Messina, potesse essere svolta dal sottosegretario, che parlava a nome e per conto del Ministero che rappresenta, anche una piccola riflessione su questo argomento, per capire come trovare una soluzione. Da molto tempo, infatti, si dice che si dovrebbe trovare una soluzione, ma poi non si trova mai.
Nella città di Messina si parla, dunque, ancora di alluvioni, ma accanto a ciò che è successo vi sono situazioni veramente incresciose e a rischio, le quali, da un momento all'altro, potrebbero diventare ancora più a rischio di quella che è stata l'alluvione di qualche mese fa, per l'esistenza di situazioni di dissesto idrogeologico ed anche per la presenza di baracche contenenti circa tremila persone: situazione per la quale si sta cercando di trovare in tutti i modi una soluzione, che, però, non si trova.
Ebbene, tutto ciò mi ha lasciato un po' di amarezza in bocca, così come mi lascia amarezza in bocca intervenire all'interno di quest'Aula per parlare della mia città - una città che amo - mentre vedo molti parlamentari dimenticarsene e non affrontare tale argomento.
La mia seconda riflessione riguarda una questione in merito alla quale sono già intervenuto precedentemente (mi dispiace ribadirlo, ma lo faccio in modo che possa restare agli atti): per quanto mi riguarda - e credo di parlare non solo a titolo personale - l'atteggiamento assunto dal Vicepresidente Bindi sino ad oggi è stato sempre conforme a quanto doveva essere nell'esercizio della propria funzione; riteniamo che non solo il suo atteggiamento, ma anche il suo comportamento nel gestire i lavori dell'Aula, siano stati il più corretti possibile.

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, la ringrazio del richiamo che ha rivolto a tutti noi.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signora Presidente, intervengo solo per unirmi anch'io alla precedente sollecitazione del presidente Palumbo, in relazione alle modalità di voto elettronico, e per chiedere che la modalità da lui proposta - per la quale, una volta avvenuto il riconoscimento delle minuzie da parte del sistema, sia sufficiente una singola pressione e non sia necessario che il tasto rimanga premuto - non venga, però, fatta valere per quanti - come me, ad esempio - non hanno lasciato le minuzie.
Pertanto, chiedo a lei che, nel mio caso, la tastiera continui a funzionare come accade attualmente, ossia che io sia costretto a mantenere premuto il tasto. Forse questo potrebbe anche costituire un incentivo per motivarmi a lasciare le minuzie, cosa che non ho voluto fare in quanto - poiché non ho mai votato per altri, così come nessuno ha mai votato per me - ritenevo che potesse bastare il mio onore di onorevole (altrimenti non saremmo chiamati «onorevoli»!).
Questo è il mio punto di vista, so che vi sono punti di vista diversi e mi rendo conto dei comportamenti che li hanno autorizzati. Tuttavia, se si disponesse che per il sistema sia sufficiente una singola pressione del tasto per chi ha il riconoscimento delle minuzie, si dovrebbe non prevederlo per coloro che non hanno l'obbligo di riconoscimento delle minuzie e che sono stati esonerati per loro volontà, come lo sono stato io.

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PRESIDENTE. Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 13,35 è ripresa alle 15,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brugger, Colucci, Cota, Craxi, Renato Farina, Gibelli, Lo Monte, Martini, Mazzocchi, Milanato, Pescante, Soro, Stefani, Stucchi e Volontè sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative in merito alla crisi industriale riguardante la società Eutelia e quelle connesse, nonché la società Mahle - nn. 2-00533 e 2-00534)

PRESIDENTE. Avverto che le interpellanze Di Pietro n. 2-00533 e Soro n. 2-00534, concernenti iniziative in merito alla crisi industriale riguardante la società Eutelia e quelle connesse, nonché la società Mahle, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00533.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Ministro, prima di parlare del caso Mahle e del caso che chiamerei Omega, più che Eutelia e Agile, vorrei partire da una domanda che la prego di rivolgere al Presidente del Consiglio. Egli ha dedicato tutto questo tempo a due prese di posizione: fino a ieri ha detto che non c'era crisi, oggi afferma che la crisi è già risolta. Vorremmo sapere quando e se c'è stata la crisi, secondo il Presidente del Consiglio.
Lo chiedo perché alle dichiarazioni di Berlusconi si frappone una realtà del tutto diversa, una realtà che oggi portiamo all'attenzione del Governo, con riferimento a due casi emblematici di insufficiente azione politica di Governo rispetto a come affrontare la crisi o come affrontare coloro che approfittano della crisi per farsi gli affari loro.
Certo, oggi dobbiamo parlare del caso Mahle e del caso Agile, ex Eutelia. Vorrei ricordare che stiamo parlando di una situazione in cui, su duemila dipendenti, 1.192 sono stati avviati alla procedura di licenziamento. Tale è la questione Agile, ex Eutelia, che vorrei ricordare non con parole mie, ma con le parole che una signora del call center di una delle tante ditte controllate, la signora Letizia, mi ha pregato di rivolgere al Presidente del Consiglio. La signora dice: «Faccio parte di un gruppo, Phonemedia, con 6.500 dipendenti in tutta Italia. All'improvviso qualcuno ci ha comunicato che siamo passati sotto il controllo di Omega e, dalla sera alla mattina, abbiamo appreso che sono state comprate altre società, per un totale di circa quindicimila dipendenti».
Tutte queste persone stanno andando a casa, tutti si trovano dalla sera alla mattina a dover prendere atto che, a monte delle varie società controllate, è esplosa un'azienda killer, la Omega Spa. L'abbiamo definita killer perché, in realtà, a questa azienda fanno capo due persone molto ben conosciute dagli uffici giudiziari. La prima è il dottor Claudio Marcello Massa, 62 anni, ligure, amministratore unico delle società Agile, Omega e Libeccio. Massa è stato coinvolto in altre vicende simili a quelle di Agile e Omega, di cui ha dato ampio conto alla stampa: nel 2001 quella per il crack della cartiera Arbatax e nel 2008 quella dello scandalo del parco marino Sea Park, in cui centinaia Pag. 59di lavoratori ex Ideal Standard hanno perso improvvisamente il posto. È stato anche amministratore unico di sei società, tutte dichiarate fallite, e ne ha liquidate dieci.
Il 18 settembre 2009, dopo aver acquistato la società, annuncia 1.300 esuberi, perché i lavoratori sono improduttivi.
Quando il Governo ha rapporti con queste persone non gli viene il dubbio che ha a che fare con persone che strumentalmente usano il nome di imprenditore ma, in realtà, sono dei malfattori? Perché poi nella dirigenza del gruppo Omega vi è anche un tale Sebastiano Liori, amministratore unico di quattro società, tutte e quattro in fallimento. Anch'egli è stato coinvolto nel crack Arbatax. Insieme a loro lavora un tale Giancarlo Tammi, consigliere di Omega, amministratore delegato di Omega Net e di altre due società nonché consigliere di UVT, ovviamente fallita.
Vorremmo anche sapere se vi siete accorti che nei giorni scorsi il deus (diciamo così) di questa congrega, un signore strano strano, Samuele Landi, con un coltello in bocca, con il berretto da marines e con 15 vigilantes ha fatto irruzione in una fabbrica del gruppo Agile e ha letteralmente malmenato gli occupanti, cercando di far sgombrare lo stabilimento. Abbiamo a che fare, cioè, con persone che nulla hanno a che fare con l'imprenditoria ma molto spesso hanno a che fare con la criminalità economica, che è pur sempre criminalità.
Ho voluto fare questa premessa perché, a differenza di quanto pensa il Presidente del Consiglio, credo che la crisi economica ci sia, ma che molti ci marciano sopra. Vorremmo ricordare, che a differenza di quanto ritiene il Presidente del Consiglio, la situazione è molto grave. Infatti, sono stati spesi 716 milioni di euro per la cassa integrazione guadagni dall'inizio dell'anno fino ad ottobre, con un importo che è più che quadruplicato rispetto al 2008. Il dato di crescita della cassa integrazione guadagni, rispetto all'anno precedente, è del 322 per cento, addirittura del 419 per cento per la sola cassa integrazione guadagni ordinaria. Infine, le domande di disoccupazione, nell'anno in corso, superano il milione per la prima volta in Italia. C'è un milione di persone senza lavoro!
Innumerevoli sono le aziende in crisi e innumerevoli sono i licenziamenti che da mesi e mesi attanagliano migliaia di lavoratori. Vi sono, poi, migliaia di lavoratori che si trovano in una situazione precaria e disperata, migliaia di famiglie che si ritrovano, in brevissimo tempo, senza lavoro, senza ammortizzatori sociali e, soprattutto, senza un valido motivo cui attribuire il nuovo stato di disoccupazione. A volte dipende dalla crisi ma a volte, come avete visto, dipende da atti criminali che si svolgono alle loro spalle. A volte, addirittura, per incredibili scelte aziendali come nel caso della Mahle. La Mahle non è un'azienda che sta male. La Mahle sta bene (scusate il gioco di parole). È una multinazionale che ha cinque stabilimenti in Italia. Sono andato a visitare alcuni di questi stabilimenti. Quello di Volvera produce valvole e ne fabbrica di ottime. Aveva delle commesse ottime. È stato fatto solo il gioco delle scatole cinesi e del comprare e vendere. Infatti, dovete tenere presente che la Mahle è una società che produce valvole per il gruppo FIAT che, a sua volta, riceve soldi dallo Stato per poter fare investimenti e per mandare avanti le proprie aziende. Questa società, semplicemente perché ad un certo punto viene acquistata da un tedesco, tratta gli operai come se fossero scarpe da magazzino. Decide di trasferire la produzione in un'altra realtà, pur avendo lo stabilimento, pur essendo in attivo, pur avendo commesse a non finire e pur avendo una produzione funzionante. Semplicemente, decide di andare in Polonia perché sta meglio lì e, come se gli operai fossero merce da magazzino, si mette in liquidazione la società che, come ho già detto, intanto ha potuto funzionare con la FIAT in quanto tutti insieme nel gruppo hanno preso anche i nostri soldi, quelli dei cittadini italiani.
Cosa intendo chiedere? Intendo chiedere al Governo cosa abbia intenzione di fare con riferimento a realtà in cui si interviene per finanziarle, agevolarle, introducendo incentivi per la rottamazione e Pag. 60quant'altro. Rispetto a tutto questo, fino a quando possiamo permettere solo la logica del profitto, dell'aprire e del chiudere attività imprenditoriali alle quali lo Stato si fa carico di venire incontro e poi, per ragioni di protagonismo imprenditoriale, semplicemente cessano l'attività, trattando le persone come se fossero delle cose?
Non è la prima multinazionale che abbandona Torino, anche la Dormer di Givoletto lo ha fatto nel 2009, a dimostrazione di come in realtà manchi una politica governativa di tutela, a nostro avviso, e chiediamo invece in questo senso cosa voglia fare il Governo in termini di tutela del posto di lavoro e non soltanto dell'aspetto finanziario e aziendale.
Infatti, a noi che l'azienda FIAT compri una grande casa come la Chrysler in America ci interessa poco se poi il lavoro viene svolto in America ed in Italia, anzi, i posti di lavoro diminuiscono perché la filiera di produzione si trasferisce in America. Non mi pare che facciamo i grandi interessi italiani.
Così avviene anche nel caso di Eutelia. In merito le devo dire una cosa, signor Ministro: io personalmente (e che per farlo io non è cosa da poco) ho telefonato e ho avuto rapporti diretti con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Letta - che devo ringraziare e ringrazio pubblicamente in questa sede per essersi messo a disposizione di un'opposizione che, insomma, non gliela manda a dire a questo Governo - per chiedere formalmente la costituzione di un tavolo per la vicenda Eutelia-Agile.
Qui non possiamo farci prendere in giro da un gruppo di persone che alla fine non sappiamo nemmeno più chi sono, perché tra una cessione d'azienda e l'altra, tra un trasferimento d'azienda e l'altro, cambiando 3 mila nomi, adesso vi è solo una cosa certa: che da luglio tutto va a finire a due fondi immobiliari inglesi, ossia Anglo Corporate Management e Rest Form Ltd.
Chi sono? Ho parlato con il sottosegretario Letta ed egli mi ha detto che ho ragione, ma che neanche loro riescono a capire chi sono. Ma allora mandiamo i carabinieri, perché il problema non è più soltanto di persone che stanno andando incontro alla disoccupazione. Sono spariti e non si sa più che fine abbiano fatto i TFR di anni e anni di lavoro; stiamo parlando di milioni e milioni di euro che gli operai hanno già pagato.
Quando facevo il pubblico ministero mi ricordo di tanti pseudo-imprenditori che compravano aziende in crisi (facevano di mestiere proprio questo), compravano attività e passività; le attività se le mangiavano e andavano a finire in un trust all'inglese, mentre le passività rimanevano tutte lì, sulle spalle dei lavoratori, sulle spalle del Governo e sulle spalle dell'erario pubblico.
Allora, la domanda che facciamo è molto chiara ed interviene su due fronti: il primo, in particolare, fa riferimento specifico a queste vicende Eutelia-Agile. Chiediamo formalmente che il Governo domani mattina convochi le parti sociali e, per la prima volta, riceva i lavoratori di Agile ed i lavoratori di ex Eutelia. Li riceva (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Per la prima volta prenda queste persone e le assicuri alla giustizia se non si presentano, perché si dovevano presentare lunedì. Non si sono presentati, hanno assicurato - non solo a me, ma al Governo stesso - che entro lunedì avrebbero pagato gli stipendi e invece gli stipendi non li pagano ancora.
Soprattutto il Governo risponda alla domanda su dove sono i fondi del TFR: li sequestri! Io ho presentato un esposto alla procura della Repubblica per questo, perché ritengo che ci siano gli estremi per la procura della Repubblica di intervenire. Certo, è il Governo che deve intervenire prima, per salvaguardare le maestranze, perché non si deve buttare via il bambino con l'acqua sporca attraverso soltanto un'indagine penale che chiude un'azienda che invece può produrre bene.
Vorrei ricordare a me stesso e a tutti che stiamo parlando di aziende di altissima professionalità, di aziende che producono software, che operano nel campo dell'ingegneria, di persone che hanno una tale Pag. 61professionalità, un tale avviamento e un tale know-how che a perderli non ci rimettono soltanto quei 10 mila lavoratori che adesso sono andati a finire sotto il cappello di Omega e che invece provengono da Bull, da Olivetti, da Phonemedia, ma è tutta l'economia italiana che ne risente. Infatti, come le ricostruisci 15 mila professionalità, 15 mila persone che sanno lavorare e sanno fare di tutto e di più?

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONIO DI PIETRO. Io mi ricordo - concludo, signor Presidente - quando ero magistrato si avviava l'informativa nei Ministeri, parlavamo con i tecnici di Bull, di Olivetti. Oggi immaginiamo tutti questi che vengono diretti e guidati da persone che di mestiere fanno i «fallimentatori» di società, inventiamoci questo nome! Ecco, mi pare poco. Chiedo al Governo che cosa vuole fare al riguardo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Damiano ha facoltà di illustrare l'interpellanza Soro n. 2-00534, di cui è cofirmatario.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, l'intervento dell'onorevole Di Pietro mi risparmia alcuni argomenti, il principale dei quali è l'inquietante situazione della proprietà che veniva precedentemente richiamata. Insieme ai miei colleghi, nel corso di questi mesi, ho avuto modo di entrare in molte fabbriche in crisi in tutta Italia. L'elenco sarebbe lunghissimo, compresa la Mahle di Volvera, che è una multinazionale del settore dell'indotto dell'auto di proprietà tedesca che continua la produzione sul mercato, ma per una decisione di livello internazionale, che sfugge a qualsiasi controllo del territorio e delle organizzazioni sindacali, licenzierà cento lavoratori.
Accanto a questo ci sono molte situazioni di crisi. È evidente che quello che dichiara il Governo («la crisi è alle nostre spalle, la crisi è un fattore psicologico») è totalmente destituito di qualsiasi fondamento. Noi vorremmo invitare il Presidente del Consiglio a fare questo atto semplice e diretto di visita delle situazioni concrete delle fabbriche dei lavoratori per rendersi conto di quale davvero è la situazione del Paese. Non solo è esplosa la cassa integrazione, bisogna ricordare che ci sono settori strategici fondamentali che hanno esaurito i dodici mesi di cassa integrazione ordinaria. Quando si passa alla cassa integrazione straordinaria vuol dire che c'è un piano di ristrutturazione, degli esuberi, delle mobilità e dietro l'angolo i licenziamenti.
La situazione è davvero difficile, ma quello che colpisce è che quando parliamo di Eutelia non stiamo parlando di un'azienda che ha carenza di mercato, di commesse e di professionalità. Lo dico al Governo: siamo di fronte ad una situazione paradossale, nella quale l'azienda dispone di commesse, di mercato e di professionalità. Si tratta di un'azienda fortemente radicata in settori di carattere strategico - le telecomunicazioni, l'information technology - quindi, da questo punto di vista, con grandi capacità espansive e di tenuta di mercato.
Ciò nonostante, a causa delle scelte sbagliate e opache della proprietà, noi siamo in una situazione nella quale c'è il rischio oggettivo che 10 mila lavoratori perdano il posto di lavoro. La storia poi di questa azienda è molto particolare perché, a partire dal 2003, la famiglia Landi di Arezzo, che controlla Eutelia Spa, sostenuta da diversi istituti bancari, acquisisce diverse società nel campo delle telecomunicazioni e dell'information technology, passando da circa 50 dipendenti a 2.700, ma la cosa non si ferma. Attraverso acquisizioni, dismissioni e un gioco infinito di scatole cinesi si arriva all'attuale situazione con Phonemedia (un call center importante) a circa 10 mila dipendenti complessivamente.
Tutto questo ci fa apparire nel corso di questi mesi un dato incontrovertibile: siamo di fronte al privilegio, da parte della proprietà di azioni puramente di carattere finanziario. Quello che succede, nel passaggio di proprietà o nella dismissione di Pag. 62un'azienda, è semplicemente la possibilità di reperire delle risorse a vantaggio della proprietà sottratte a qualsiasi disegno e prospettiva industriale.
Tutto questo mette a serio rischio un comparto strategico, perché - lo ripeto - noi ci troviamo di fronte ad una situazione di crisi.
La domanda che ci facciamo è molto semplice: sono imprenditori che hanno una vocazione industriale o una pura vocazione finanziaria e sulla pelle dei lavoratori vogliono ancora una volta fare dei profitti, mettendo a rischio non solo il reddito e l'impiego di questi lavoratori, ma una prospettiva produttiva strategica per quanto riguarda il nostro Paese?
Ora, nonostante il fatto che da mesi e mesi questa situazione si protragga, come abbiamo visto, soltanto recentemente gli organi di informazione si sono occupati di questa azienda; noi sappiamo purtroppo per esperienza che quando c'è di mezzo il posto di lavoro e la sofferenza delle famiglie, tutto ciò interessa poco alla comunicazione. Perché è balzata agli onori della cronaca? Noi ce ne occupiamo da mesi, infatti come Partito Democratico già nel mese di aprile abbiamo presentato un'interrogazione al Governo e abbiamo avuto anche una risposta di rassicurazione. Ma ormai queste risposte di rassicurazione non ci bastano più, perché quello che è capitato dimostra non solo che il Governo non si è occupato della situazione, ma che siamo di fronte ad una proprietà che non mantiene neanche le normali relazioni sindacali e non si presenta agli incontri che sono stati istruiti presso il Ministero delle attività produttive, che sono quindi andati deserti e sono stati assolutamente infruttuosi.
Perché è balzata all'onore delle cronache Eutelia? Perché l'altro giorno, come sappiamo, la notte del 9 novembre c'è stata un'irruzione, capeggiata addirittura dall'ex amministratore delegato Samuele Landi, un blitz contro il presidio dei lavoratori, una sorta di occupazione alla rovescia per la quale sono dovute intervenire le forze di polizia per ripristinare, come si dice, l'ordine e la legalità. Tutto questo ci fa capire in quale situazione assurda ci stiamo trovando ed è da irresponsabili non occuparsi a livello giusto di questa vicenda.
Vorrei anche ricordare che, quando parliamo di un'azienda come Eutelia, parliamo di una situazione che coinvolge molti siti produttivi, molti uffici, molte situazioni: grosso modo sono circa 15 le regioni coinvolte, per un totale di 10 mila lavoratori, come ho già ricordato in precedenza.
Cosa chiediamo al Governo? Noi dobbiamo assolutamente pretendere un cambio di passo, non possiamo più tollerare questa situazione di opacità, questa situazione obliqua nella quale non è chiaro quale sia l'intendimento industriale, occupazionale, professionale e di prodotto di questa azienda. Se non lo si fa in termini rapidi, possiamo ritrovarci di fronte ad una catastrofe.
Vorrei anche ricordare che le organizzazioni sindacali hanno stipulato nel corso del 2009 un accordo di solidarietà, che ha portato risparmi per 42 milioni di euro all'azienda al fine di evitare i licenziamenti. Nonostante questo, Eutelia ha deciso di cedere tutto il ramo di information technology ad Agile, che a sua volta è stata acquistata dal gruppo Omega (Massa Liori).
Come si vede questa opacità, questa obliquità, queste scatole cinesi e questa inafferrabilità del problema mettono a rischio i lavoratori. Allora, vogliamo sapere in primo luogo se il Governo sia informato di ogni passaggio che si è verificato e se la vicenda degli assetti proprietari e industriali di Eutelia e Agile corrisponda ai termini da noi delineati attraverso le nostre interpellanze urgenti, perché questo è un punto essenziale che va assolutamente chiarito.
In secondo luogo, vorrei anche ricordare, dato il carattere della produzione - information technology, call center - di questa azienda, che noi abbiamo degli enti pubblici molto importanti, signor Presidente: la Camera, il Senato, il Ministero degli interni. Siamo parte in causa e non possiamo essere, per così dire, indifferenti. Pag. 63
La domanda che rivolgiamo al Governo è se il Governo non intenda intervenire con urgenza per preservare le attuali numerose e significative commesse pubbliche che Eutelia-Agile ancora detiene, perché in questa situazione, nella quale viene privilegiato il risvolto puramente finanziario dell'attività dell'azienda, c'è un'indifferenza da parte della proprietà circa il mantenimento di queste commesse, il cui venir meno priva quelle professionalità di una possibilità di lavoro. Ecco un altro paradosso.
Infine, noi, come Partito Democratico, riteniamo che il tavolo attivato dal Governo presso il Ministero delle attività produttive sia ormai assolutamente inutile e chiediamo che ci sia una nuova convocazione delle parti, che si costringa l'azienda a sedere a quel tavolo, a negoziare con il sindacato e con i lavoratori, ma che questo avvenga presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, affinché si prospetti una diversa strategia industriale per l'azienda. Noi, infatti, abbiamo a cuore non soltanto gli assetti occupazionali, ma anche il futuro di un gruppo strategico per quanto riguarda il settore delle telecomunicazioni.
Non vorremmo assistere, in sostanza, ad una deriva nella quale, come è capitato in tanti esempi negativi, abbiamo il cosiddetto spezzatino: le parti buone vengono dismesse, le parti cattive abbandonate a se stesse, e quelle dismissioni corrispondono semplicemente all'obiettivo di far cassa a scapito dell'occupazione dei lavoratori e delle prospettive dell'azienda.
Noi riteniamo che la situazione sia davvero molto delicata. Vorrei ancora ricordare che nel mese di ottobre sono stati avviati, attraverso la mobilità, licenziamenti che hanno coinvolto 1.200 lavoratori di Agile e tutto questo avrà conclusione con la messa in mobilità già ai primi del mese di dicembre. Questa è un'altra richiesta che rivolgiamo al Governo: interrompere questa procedura di mobilità che mette in licenziamento questi lavoratori. Sono questioni molto impegnative.
In una situazione di grave crisi occupazionale, di grave crisi produttiva, di mancanza di prospettiva e di percezione di futuro dei lavoratori, essere complici della possibilità che un'azienda che ha commesse, che ha futuro, che ha tecnologia, che ha professionalità, che ha la possibilità di espandersi, venga messa sull'orlo del fallimento sarebbe un'ulteriore riprova dell'insensibilità verso i destini occupazionali e produttivi di questo Paese.
Non possiamo accettare che passi semplicemente la nottata, perché lasciar passare la nottata senza intervenire vuol dire avere molte vittime, molti morti, molti feriti, molte persone che perderanno la visibilità del loro futuro.
La politica ha il dovere di intervenire, il Governo deve assolutamente dare delle risposte, ci attendiamo una convocazione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri con l'azienda e con i sindacati per affrontare di petto questa gravissima situazione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Il Viceministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, ha facoltà di rispondere.

PAOLO ROMANI, Viceministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, rispondiamo alle interpellanze congiuntamente in quanto le stesse vertono sostanzialmente sul medesimo argomento.
Il Ministero dello sviluppo economico è a conoscenza e ha seguito con grande attenzione le vicende della società in questione, che attualmente sta affrontando un periodo di grave criticità. La società Eutelia è stata costituita nel 1999 e ha come oggetto sociale la fornitura di servizi per lo sviluppo, la realizzazione, la prestazione e la distribuzione di servizi via Internet ed altri mezzi informatici e di telecomunicazione.
Il presidente del consiglio di amministrazione della società Eutelia ha rappresentato le difficoltà produttive e gestionali, con particolare riferimento al settore IT (information technology) nell'ambito di interlocuzioni con il Ministero dello sviluppo Economico.
L'Azienda, dopo aver dichiarato la volontà di dismissione del ramo IT, nonostante Pag. 64l'invito del nostro Ministero a ricercare soluzioni alternative, contestualmente ha dato luogo al passaggio di proprietà del ramo denominato Agile. Peraltro, la citata cessione con la quale veniva previsto il trasferimento dei lavoratori da Eutelia ad Agile, fu valutata positivamente anche dalle organizzazioni sindacali di categoria.
Tale operazione, pertanto, è avvenuta al di fuori delle sedi governative e senza che fosse data alcuna comunicazione alle istituzioni.
Le conseguenze di queste azioni sono evidenti: non sono stati pagati gli stipendi dei lavoratori, le commesse stanno scemando e vi è una notevole tensione sociale in tutto il territorio nazionale, che in alcuni punti è sfociato in fatti gravi.
Il Ministero dello sviluppo economico ha, in più occasioni, tentato di avviare un confronto sulle prospettive industriali, purtroppo con scarsi risultati, sia per il continuo mutamento degli interlocutori imprenditoriali, sia per la tensione generata dal mancato pagamento delle retribuzioni. Il nostro Ministero condivide, pertanto, le preoccupazioni degli onorevoli interpellanti e sta facendo e farà il possibile per sviluppare tutte le iniziative più adeguate, finalizzate a risolvere positivamente la vicenda, pur nella consapevolezza di non avere adeguati mezzi per poter incidere su politiche che rientrano nelle scelte di autonomia aziendale.
Si fa presente, inoltre, che gli uffici competenti del Ministero dello sviluppo economico sono pronti ad attivare con la massima rapidità, ove ne ricorrano i requisiti, la procedura di amministrazione straordinaria. In queste ultime ore, il Governo si sta attivando per riportare il confronto ad un livello accettabile, evitando che le tensioni, oggettivamente generate da comportamenti gravi della direzione aziendale, creino situazioni non più controllabili.
Relativamente, invece, alla situazione dell'azienda Mahle, si comunica che il management ha avviato lo scorso 24 settembre la procedura di mobilità per tutti i dipendenti del sito di Volvera. In tale impianto si producevano valvole per la Aftermarket. La capacità produttiva era di due milioni di pezzi all'anno, ma nell'ultimo anno si è ridotta del 50 per cento.
Il Ministero dello sviluppo economico è a conoscenza degli incontri tenutisi presso l'assessorato al lavoro della regione Piemonte. In tale sede, l'azienda ha confermato la disponibilità a ricorrere a strumenti di ammortizzazione sociale alternativi alla mobilità e a valutare la possibilità di ricollocare i lavoratori presso altre unità produttive del gruppo in Italia. Il Ministero dello sviluppo economico conferma la propria disponibilità a convocare un tavolo qualora le parti lo richiedano.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della «Scuola media Don Spera» di Pomarico in provincia di Matera, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-00533.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, quando lei ha finito di parlare mi è venuto spontaneo di dire: «Tutto qui? E la Madonna!». Abbiamo chiesto quindicimila posti di lavoro (I deputati Boccuzzi, Esposito, Fiorio, Beretta e Gatti si avvicinano al banco del Governo indossando magliette recanti la scritta: Pugnalati alle spalle. Ecco i colpevoli: Eutelia, Monte dei Paschi di Siena, Agile, Omega... avanti c'è posto)...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Di Pietro. Colleghi, per cortesia... Onorevoli Boccuzzi, Esposito, Fiorio e Beretta, vi prego di tornare al vostro posto e di ascoltare la replica.

STEFANO ESPOSITO. Quello che ci interessava era l'opinione del Governo!

PRESIDENTE. Penso che abbia già sentito l'opinione del Governo. C'è anche l'onorevole Gatti. Per cortesia, non assumiamo atteggiamenti...

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STEFANO ESPOSITO. Ci sono 10 mila persone che stanno aspettando una risposta che non arriva!

PRESIDENTE. Questo non autorizza a violare...

GIUSEPPE BERRETTA. Abbiamo fatto una protesta civile!

PRESIDENTE. Onorevole Beretta, per cortesia! Mettetevi la giacca e chiudetela, altrimenti sono costretta a chiedervi di togliere la maglietta, non in pubblico naturalmente.
Onorevole Di Pietro, può proseguire.

ANTONIO DI PIETRO. Grazie, signor Presidente. Non so se lei, onorevole Romani, sa bene di cosa stiamo parlando, perché ci ha letto una letterina che non ci azzecca proprio niente con il problema reale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! Stiamo parlando di migliaia di posti di lavoro e di migliaia di persone che attendono una risposta dal Governo e dal Presidente del Consiglio! La prima cosa che noi chiediamo in realtà lei ce l'ha detta e gliene diamo atto: Noi non sappiamo niente, non c'azzecchiamo niente e non sappiamo fare niente. Allora, questa è una patata bollente che deve gestire la Presidenza del Consiglio, perché voi non avete né la conoscenza, né la competenza, né la capacità (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Non so se vi rendete conto: abbiamo a che fare - lo ripeto per l'ennesima volta - con migliaia di persone, che in anni e anni di lavoro hanno acquisito una capacità incredibile in materia di tecnologia e di informatica. Sono persone che gestiscono il software, l'informatica della Camera dei deputati, del Ministero dell'interno, dei servizi segreti, della giustizia, di tutte le istituzioni italiane, che, tra passacarte e trasferimenti di aziende, stiamo dando tutto questo in mano a dei delinquenti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), che di mestiere, come già altre volte è stato dimostrato, fanno una sola cosa: comprano delle società in difficoltà, si fregano il TFR dei lavoratori, si fregano la proprietà immobiliare, si fregano i soldi, se li portano all'estero e poi lasciano con un cerino in mano - non è un cerino questo - i lavoratori italiani!
Non è possibile una cosa del genere, non è possibile che il Governo stia lì a guardare. Come ha detto lei, sottosegretario, se i lavoratori della Mahle lo chiedono, facciamo un tavolo. Ma come lo chiedono? Stanno lì in mezzo all'acqua a fare sciopero, sono lì disperati. Che devono fare? Come lo devono chiedere? In ginocchio? Ci sono lavoratori che chiedono aiuto a questo Governo.
Allora, gliene dico un'altra: mentre voi non sapete cosa fare, il Parlamento - lo diciamo all'opinione pubblica che ci ascolta - nelle prossime settimane è impegnato nella prescrizione per i reati di Berlusconi. Il Parlamento non può occuparsi di fare leggi e provvedimenti in materia finanziaria, imprenditoriale e di rilancio dell'attività produttiva. Siamo impegnati, dobbiamo occuparci della prescrizione e dei procedimenti di Berlusconi! Allora, sappia che, mentre voi state bruciando Roma, Sagunto viene espugnata. Sappia che non vi è solo l'Agile, ex Eutelia, non solo la Mahle, ma anche: la FIAT di Termini Imerese, dove 2 mila lavoratori se ne stanno andando a casa; la FIAT di Pomigliano, che occupa almeno 8 mila lavoratori; la Dalmine di Livorno e di Bergamo, che vuole ridurre gli organici di 1.300 lavoratori; i cantieri navali di Castellammare di Stabia e di Palermo, dove sono 4 mila i lavoratori che vanno a casa; il settore chimico di Porto Marghera e di Porto Torres in Sardegna, con altre migliaia di lavoratori; la Bacchi-Iveco di Brescia, che intende chiudere produzioni tuttora competitive; la Merloni di Fabriano, con importanti insediamenti anche in altre regioni, che occupano attualmente 3 mila e indirettamente 5 mila dipendenti, e li vuole chiudere; i quattrocento lavoratori della Manuli di Ascoli Piceno, e così via. Abbiamo a che fare con centinaia di migliaia di lavoratori che non arrivano a fine mese! Pag. 66
Vogliamo sapere da voi qual è il piano lavoro, il piano impresa, che cosa intende fare il Governo in materia di economia. Una delle cose di cui siamo accusati, noi dell'Italia dei Valori, è che ci occupiamo troppo di giustizia. Ebbene, lo dico al Presidente Berlusconi: non vorrei più parlare di giustizia. Non vorrei parlarne più, vorrei parlare un po' di lavoro, di occupazione, di sviluppo economico (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! Non è possibile che ci dobbiamo occupare sempre di giustizia, perché voi solo questi provvedimenti portate in Parlamento. Ma se risolveste i problemi della giustizia saremmo pure contenti. Addirittura, l'unica cosa che cominciava a funzionare in materia giudiziaria era l'informatica della Bull e della Olivetti, quella degli operai della ex Eutelia, e adesso li mandiamo a casa! Così fate i processi più brevi, togliendo l'informatizzazione ai tribunali? Ma come funziona questa cosa? Viene da piangere, è ridicolo, se non fosse drammatico.
Vi rendete conto che non è tanto il lavoratore in sé, ma si perdono commesse. Se stiamo fermi, aspettando che intervenga la mano di Dio, intanto le commesse sono vinte da altri. Chissà dove vanno a finire e si deve ricominciare tutto daccapo. Non solo: si perdono professionalità. Intendo dire che, ad esempio, il lavoro di mio padre lo poteva fare qualche altra persona, perché zappava la terra, ma questi lavoratori hanno una professionalità e devono essere competitivi in ogni momento.
Il software si aggiorna di giorno in giorno e dopo tre mesi è già vecchio!
Sottolineo il rapporto fiduciario che ci dev'essere tra chi fa questo lavoro e la pubblica amministrazione: ma voi immaginate, dare in appalto la gestione informatica dei servizi segreti del Ministero dell'interno ad aziende che vengono comprate non si sa da chi? Anzi, si sa: soggetti con dei casellari giudiziari e dei procedimenti penali a carico che Dio ce la manda! Ma come si fa ad aspettare che ci chiamino? Ma come aspettare che ci chiamino?
Ecco perché dico che c'è da porre un problema enorme di compatibilità di questo Governo con la crisi economica italiana: la crisi economica c'è a livello mondiale, ma che cosa fa questo Governo?
Mi faccia allora un favore, signor Viceministro, dica al Presidente del Consiglio, appena si fa vedere qualche volta, glielo dica, tra un ritorno dalla dacia e l'altro: abbiamo bisogno di concentrare le poche risorse disponibili non sul ponte sullo Stretto di Messina, non per fare l'autostrada in Libia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), non per sistemare un po' di lobby finanziarie; abbiamo bisogno che quei soldi, in un piano vero di rilancio del Paese, un piano economico, fiscale e finanziario, servano innanzitutto per raddoppiare la cassa integrazione da 52 a 104 settimane, perché fra poco anche quelli in cassa integrazione dovranno andare a casa, perché non hanno più niente! Per alleggerire il carico IRPEF sui redditi bassi e medi, perché non c'è niente da fare: se non togliamo almeno l'imposta sulle tredicesime, come pensate che si rilancino i consumi?

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANTONIO DI PIETRO. Per allentare il Patto di stabilità sulla spesa delle province e dei comuni, quelli che almeno sono in regola! Per pensare alle piccole imprese e all'artigianato, che almeno pagano l'IVA, quando riscuotono la fattura! Questa si chiama estorsione statale, prendersi l'IVA senza prendere la fattura! Che almeno per le piccole e medie imprese vi sia la deduzione del costo dei lavori dall'imponibile IRAP! Che almeno i lavori a tempo indeterminato siano più convenienti per l'impresa, perché si pagano meno tasse e quindi l'imprenditore è in qualche modo portato al lavoro a tempo indeterminato invece che al lavoro precario!
Insomma, c'è bisogno di intervenire per fare in modo che l'impresa sana, l'impresa pulita possa essere competitiva e possa svolgere il proprio lavoro, e che il lavoratore si possa sentire protetto, tutelato da questo Stato, perché non è una merce di Pag. 67magazzino «usa e getta», come vogliono fare quelli della Mahle. C'è bisogno in definitiva - e concludo, signor Presidente - di un Governo che metta al primo posto coloro che vogliono portare avanti questo Paese, non gli speculatori, non gli evasori fiscali, non quelli beneficiati da questa nuova invenzione che chiamano processo breve ed è invece prescrizione assicurata, per cui l'Italia va in mano ai malfattori; ma capisco che così facendo dovremmo cominciare da qui dentro, dal Governo, a toglierne tanti e mandarli a casa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. L'onorevole Damiano ha facoltà di replicare per l'interpellanza Soro n. 2-00534.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, devo dire che sono profondamente insoddisfatto della risposta. Intanto non si coglie un punto fondamentale: credo che il Governo stia compiendo una grave sottovalutazione, perché ripropone di continuare gli incontri presso il Ministero delle attività produttive, quando essi si sono susseguiti per mesi senza portare ad alcun risultato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Devo anche dire che a quel tavolo, se ci fosse stato un impegno del Governo, almeno una volta, per cinque minuti, il Ministro - ma che dico? Anche un sottosegretario - si sarebbe fatto vedere; ma neanche questo c'è stato il piacere di verificare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
E allora non si può da una parte affermare «ci siamo impegnati», e dall'altra lasciar andare la situazione in questo stato di gravissima crisi. Ribadisco allora un punto fondamentale: se il Governo dichiara di volersi occupare di questa situazione, bisogna, è assolutamente necessario che il tavolo sia presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.
È un passaggio fondamentale che ci sia la segnalazione di un intervento diretto al livello giusto, perché quello che viene proposto sembra una risposta al ciclostile, la abbiamo già sentita nel mese di maggio, è la stessa risposta che mi ha dato in sede di Commissione lavoro il sottosegretario Viespoli, «ci occuperemo del problema», ma non è avvenuto assolutamente niente. Questo è il punto sul quale dobbiamo interrogarci anche perché è vero che si pone - come è stato detto - persino il tema dell'amministrazione controllata. Parliamoci chiaramente: questa dirigenza, questa proprietà non è all'altezza della situazione, non può condurre questa impresa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e la porta al disastro. Noi non possiamo accettare una cosa di questo genere. Se queste sono le affermazioni, se questo è il quadro di riferimento, bisogna agire di conseguenza. Ci sono, secondo i nostri rilievi, circa cento milioni di euro di debiti pendenti tra TFR, INPS, fisco e fornitori. Abbiamo una situazione nella quale da mesi i lavoratori non ricevono gli stipendi, abbiamo gli stabilimenti occupati o presidiati. E occupare uno stabilimento non è mai una situazione facile. Stiamo parlando di tecnici, ingegneri, impiegati, persone che hanno un rapporto con il lavoro di carattere professionale altissimo, che hanno occupato. Siamo stati nei giorni scorsi con i deputati piemontesi ad Ivrea, in quello stabilimento, a parlare con quei lavoratori e il punto che balza agli occhi è quell'enorme capacità di professionalità e di tecnologia che viene messa in mora da un comportamento assolutamente inconcepibile di questa proprietà che, lo si capisce, ha semplicemente l'obiettivo di realizzare dei profitti a breve termine.
È vero, bisogna che il Governo batta un colpo non solo per questa ma per tutte le situazioni di crisi. Abbiamo bisogno di una scelta di Governo che decida di investire risorse per sostenere la situazione. È illusorio pensare che tutto si sia risolto. Quando dico investire risorse intendo dire che occorre anche compiere degli atti che, in fondo, al Governo non dovrebbero costare un grande sforzo. Ad esempio esiste una proposta di legge dell'onorevole Bellanova su un punto che ritengo fondamentale, quello della cassa integrazione. Ma come non possiamo non vedere che è in Pag. 68esaurimento la cassa integrazione ordinaria per i settori fondamentali? Raddoppiamone la durata portandola da un anno a due, in modo tale che per l'intero arco di tempo di durata della crisi si abbia uno strumento di protezione che va bene ai lavoratori e all'impresa. Quando mi si dice che ciò costa io replico che sono soldi dei lavoratori e delle imprese che giacciono presso l'INPS (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e che ci sono dei saldi attivi di bilancio su queste partite. Se il Governo pensa di tenere queste partite sotto sequestro perché il problema è quello semplicemente di utilizzarle per ripianare altri debiti, noi non siamo d'accordo, perché si tratta di risorse dei lavoratori e delle imprese e quindi non c'è neanche il problema di mettere delle poste di bilancio da giustificare in Europa.
Questo è il primo punto. Il secondo è il seguente: di fronte alla disoccupazione come non possiamo vedere il fatto che ci sono, secondo le stime di Bankitalia, due milioni di lavoratori che non hanno alcuna copertura in caso di disoccupazione? Allora portiamo - questa è la proposta che ho avanzato e che giace come tutte le nostre proposte, perché qui siamo vicini a un livello di ascolto pari allo zero, come sappiamo - l'assegno di disoccupazione in modo universale per tutti al 60 per cento dell'ultima retribuzione. Infatti, i nostri figli che perdono il lavoro a progetto hanno il 20 per cento una tantum, il che vuol dire su uno stipendio annuo di 10 mila euro una somma pari a 170 euro al mese di indennità di disoccupazione. E poi ci lamentiamo se c'è una sorta di welfare familiare che vede i nonni e i padri in pensione foraggiare i propri figli in cassa integrazione a 750 euro al mese o i nipoti che, perdendo il lavoro a progetto, percepiscono delle somme una tantum che non consentono loro di vivere se non un mese su dodici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Di questo ci lamentiamo e riguardo a questo diciamo che manca un futuro ai nostri figli.
Vi sono poi altre misure che vanno messe rapidamente in atto. Pensiamo al fatto di sospendere il pagamento dei mutui: se ne è parlato molto, ma si faccia, si faccia immediatamente, perché chi passa da 1.200 a 750 euro al mese non può sopportare quel carico, soprattutto se c'è una sola voce familiare di stipendio (e ci sono molti casi di questo genere)!
Allora, si intervenga su questi elementi e poi si risolva anche un piccolo problema pratico per queste famiglie, perché le banche - si sa - poi si rivalgono anche per i periodi di non pagamento degli interessi, cumulando successivamente pesi insopportabili per le famiglie: vogliamo o non vogliamo occuparci dei deboli e degli ultimi? Vogliamo riportare queste tematiche sociali del lavoro al centro di una discussione politica? Ha ragione, l'onorevole Di Pietro: parliamo di giustizia e dei problemi del Presidente del Consiglio, ma vogliamo parlare dei problemi delle famiglie italiane, dei problemi che stanno loro a cuore (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)? Se non ci sarà l'autunno caldo, sicuramente per milioni di famiglie ci sarà un inverno molto ma molto freddo, di disagio, di impossibilità di arrivare alla fine del mese (e sappiamo che le spese per le famiglie sono molte).
Quindi, e concludo, noi insistiamo: la nostra richiesta è secca e netta e continueremo la nostra battaglia, non ci fermeremo, perché le risposte di oggi sono le risposte di cinque mesi fa, non sono cambiate di una virgola, sono al ciclostile e non ci soddisfano assolutamente.
Vogliamo la convocazione presso la Presidenza del Consiglio, vogliamo i Ministri presenti, vogliamo che venga convocata la proprietà insieme al sindacato. La prossima settimana, il 17, questi lavoratori manifesteranno e si terrà a Roma, appunto, una manifestazione nazionale: spero che vi sia una grande partecipazione, che siano presenti molti parlamentari e che si realizzi un incontro tra la politica e le esigenze delle persone, le esigenze del lavoro, perché questo tema deve diventare un tema nazionale. Partiamo da Eutelia ma non dimentichiamo le centinaia e le migliaia di situazioni di Pag. 69difficoltà. Partiamo da Eutelia perché qui c'è un paradosso: c'è una situazione produttiva e occupazionale caratterizzata da professionalità e grandi prospettive e, se non viene affrontata rapidamente e tolta dalle mani di una proprietà che utilizza i lavoratori per il proprio tornaconto, compromettiamo un pezzo di tecnologia e di futuro di questo Paese. È un appello forte: ripeto, noi non ci fermeremo finché non avremo le risposte adatte e necessarie alle esigenze di questi lavoratori (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!

(Chiarimenti in merito alle decisioni dell'Enac con riferimento alla convenzione stipulata con la Sogeaal spa relativa all'ampliamento dell'aerostazione, della centrale tecnologica, della viabilità e del parcheggio auto dell'aeroporto di Alghero-Fertilia - n. 2-00531)

PRESIDENTE. L'onorevole Melis ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00531, concernente chiarimenti in merito alle decisioni dell'Enac con riferimento alla convenzione stipulata con la Sogeaal spa relativa all'ampliamento dell'aerostazione, della centrale tecnologica, della viabilità e del parcheggio auto dell'aeroporto di Alghero-Fertilia (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), per quindici minuti.

GUIDO MELIS. Signor Presidente, intervengo brevemente utilizzando molti meno minuti. Questo è un secondo tempo, il primo si è già svolto in quest'Aula nella seduta del 27 ottobre scorso. La vicenda però è molto più antica, risale agli ultimi anni Novanta: è un contenzioso che si è trascinato, a nostro avviso immotivatamente, e che riguarda le opere realizzate dell'aerostazione di Alghero-Fertilia. Per lungo tempo è esistito un contenzioso tra l'Enac (l'Ente nazionale per l'aviazione civile) e la Sogeaal, la società di gestione dell'aeroporto. Nel 2008 una commissione interna dell'Enac ha finalmente messo termine a questo contenzioso, riconoscendo i diritti di Sogeaal di gestire in regime di concessione, sia pure temporanea, le opere già realizzate e in via di realizzazione.
A quel punto sarebbe dovuta intervenire una serie di atti amministrativi ad opera di Enac per mettere in realizzazione quanto la sua stessa commissione interna aveva lasciato scritto a verbale. Viceversa Enac, immotivatamente, comincia una lunga inerzia che non viene interrotta da nessuna delle proteste che provengono dal territorio mettendo Sogeaal in grave difficoltà, al punto che la subconcessionaria di Sogeaal, la società Air One, innesca una causa davanti al tribunale di Chieti nei confronti di Sogeaal richiedendo indietro le somme che aveva già versato per la subconcessione (naturalmente, non esistendo l'atto concessorio principale veniva a cadere anche la subconcessione).
L'ho fatta un po' lunga, ma questo è il quadro della situazione. A questo punto presento un'interrogazione e, dopo alcuni mesi, il Governo mi risponde in una maniera che mi induce a ritenermi soddisfatto, sia pure lamentando il tempo trascorso. A verbale nell'atto parlamentare, per bocca del sottosegretario Mantovani, si legge: «Per pervenire alla risoluzione della problematica riscontrata, l'Enac ha disposto, con nota in data 21 ottobre 2009, inviata alla direzione aeroportuale di Alghero, l'adozione del provvedimento definitivo che formalizza la consegna alla Sogeaal dell'aerostazione dalla data della sua attivazione, comprendendo anche le aree sub-concesse dal gestore ad Air One». Mi dichiaro soddisfatto e riporto queste parole del sottosegretario nel territorio della provincia di Sassari, che guarda con grande attenzione alla vicenda (il nodo aeroportuale di Alghero-Fertilia ha un grande rilievo per il nord della Sardegna). Dopo qualche giorno vengo a sapere, però, che non è così: l'Enac, sostanzialmente, continua ad essere inerte, a tacere. Vengo a sapere da fonti ufficiali, da fonti giornalistiche, anche da qualche fonte interna, che quanto qui letto non è avvenuto. Naturalmente, si pone un problema innanzitutto di metodo. Con tutto rispetto per il sottosegretario Mantovani, e Pag. 70per il Governo, penso che vi sia stata una cattiva informazione, che abbiate dato una risposta sulla base di informazioni non veritiere. Ritengo, quindi, che questo sia un atto che va stigmatizzato, l'attività ispettiva del Parlamento ne viene gravemente menomata.
Voglio anche ribadire che alla data in cui mi veniva data la risposta il fatto attestato non era avvenuto. So che di recente, anticipo quella che probabilmente sarà la risposta del sottosegretario, in data 9 novembre, finalmente, questo atto è avvenuto; finalmente è avvenuta la consegna alla Sogeaal dell'aerostazione. Sono trascorsi ancora alcuni giorni, la causa a Chieti è andata avanti, gli avvocati di Sogeaal mi dicono che probabilmente la Sogeaal sarà condannata, almeno in prima battuta, e forse in appello ci si potrà avvalere di questo tardivo adempimento per rovesciare questo esito processuale. Insomma, vi sono dei danni, delle situazioni, che nel frattempo si sono determinati. Sarebbe stato molto meglio, signor sottosegretario, se l'Enac avesse fatto il suo dovere ben prima, e se il Governo, con l'autorità che può esercitare nei confronti di questo ente, si fosse mosso ben prima. Questa è la ragione per cui, in assenza di quest'ultima notizia che ho anticipato, insieme al presidente Soro, abbiamo presentato una interpellanza urgente. Insistiamo nel dire, perché corrisponde anche ad altre situazioni - ho presenti, per esempio, i rilievi che sono stati svolti dal presidente Giorgetti, che risultano dai verbali della Commissione - che il Governo, talvolta, sia un po' corrivo nel dare le risposte al Parlamento. Sarebbe bene che non lo fosse.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Mario Mantovani, ha facoltà di rispondere.

MARIO MANTOVANI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, la concessione alla Sogeaal di opere insistenti nell'aeroporto di Alghero-Fertilia è all'attenzione del Governo e mia personale da diverso tempo. Nella precedente risposta all'interrogazione n. 3-00520 dell'onorevole Melis ho rappresentato che l'azione di Governo, coordinata con quella dell'Enac, ha fatto sì che si raggiungesse un preliminare obiettivo, e cioè che l'Ente nazionale per l'aviazione civile disponesse, con nota del 22 ottobre 2009, l'adozione, da parte della direzione aeroportuale di Alghero, di un provvedimento definitivo che formalizzasse la consegna alla Sogeaal dell'aerostazione dalla data della sua attivazione, ivi comprese le aree subconcesse dal gestore alla Air One per banchi check in.
L'onorevole interrogante, avvocato professor Melis, è evidentemente incorso in una svista nella lettura dei resoconti parlamentari. Infatti, come è ovvio, la nota inviata dall'Enac di Roma alla direzione aeroportuale di Alghero, come correttamente riferito in quest'Aula il 27 ottobre ultimo scorso, aveva valore di direttiva interna e non avrebbe certamente potuto, come è ovvio per una nota, avere invece una valenza dispositiva verso terzi, atto questo che richiede un provvedimento specifico di concessione che è stato poi effettivamente emesso attraverso il documento che deposito presso la Presidenza.
Onorevole Melis, per quale motivo il Governo, e nella fattispecie il sottoscritto, avrebbe dovuto in questa sede riferire fatti non corrispondenti al vero? Una lettura più attenta dei resoconti della Camera avrebbe certamente evitato questo successivo atto di sindacato ispettivo. Se errore vi è stato è dunque rappresentato semplicemente dalla nota citata corrispondente al giorno 22 ottobre e non al 21 ottobre come erroneamente comunicato dagli uffici: mero errore materiale che certamente non appare meritevole di interpellanza urgente. Ciò di cui oggi ci si può vicendevolmente comunque rallegrare è che la direzione aeroportuale di Alghero, con verbale del 10 novembre scorso, ha consegnato formalmente ora per allora alla società SO.GE.A.AL., nella persona del legale rappresentante dottor Carlo Luzzatti, l'immobile già descritto nel verbale di consegna a firma ingegner Veccia con Pag. 71decorrenza dal 1o marzo 2002. Finalmente si conclude in modo positivo un'annosa spiacevole vicenda.

PRESIDENTE. L'onorevole Melis ha facoltà di replicare.

GUIDO MELIS. Signor Presidente, la mia soddisfazione sta nei fatti, perché finalmente questa annosa vicenda - credo anche per effetto della mia interrogazione, mi permetto di dire - viene a compimento dopo una lunghissima, inspiegabile inerzia. Torno a dire che si è fatto passare troppo tempo e in maniera inspiegabile.
Quanto poi alla piccola lezione che mi hanno voluto impartire il sottosegretario (io non sono avvocato, sono laureato in giurisprudenza ma faccio il professore universitario), a questa breve lezioncina che lei ha voluto impartirmi, signor sottosegretario, mi permetta di dire che la lingua italiana consente pochi divincolamenti, e che sebbene io sappia bene che una nota non corrisponde ad un decreto o ad un atto che abbia un valore maggiore di una nota, quando si scrive e si dice «per pervenire alla risoluzione l'ENAC ha disposto l'adozione del provvedimento definitivo che formalizza la consegna» - così appare negli atti - l'italiano ha una sola interpretazione e io lo interpreto così. Può darsi che mi sbagli e che lei possa darmi una lezione di lingua italiana, ma non mi pare che sia così.

(Elementi e iniziative in relazione all'aggressione compiuta ai danni dei rappresentanti dell'associazione ambientalista «Fare Ambiente» della Calabria avvenuta il 24 ottobre 2009 ad Amantea (Cosenza) - n. 2-00530)

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00530, concernente elementi e iniziative in relazione all'aggressione compiuta ai danni dei rappresentanti dell'associazione ambientalista Fare Ambiente della Calabria avvenuta il 24 ottobre 2009 ad Amantea (Cosenza) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, signor sottosegretario, sabato 24 ottobre 2009 ad Amantea rappresentanti dell'associazione ambientalista Fare Ambiente della Calabria sono stati aggrediti mentre stavano rispondendo ad un'intervista sui fatti relativi alla presunta nave dei veleni di cui era stata segnalata la presenza sui fondali della Calabria. Poi sappiamo che tipo di evoluzione ha avuto la vicenda, però in quei giorni, dal momento che le notizie che venivano offerte, anche attraverso i media, all'opinione pubblica erano particolarmente preoccupanti, quelle stesse notizie hanno suscitato una grande attenzione, una grande mobilitazione, un grande fermento.
L'associazione «Fare Ambiente», che è un movimento ecologista europeo legalmente riconosciuto dal Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare, attraverso i suoi rappresentanti calabresi, stava svolgendo un'azione di sensibilizzazione e stava dando il suo contributo particolarmente importante e qualificato. Ebbene, vi sono stati episodi di violenza, vi sono state aggressioni e io ritengo che in questo nostro Paese ci sia una strana idea della libertà e del pluralismo. C'è una parte politica e culturale che ritiene di avere il monopolio su tutto, in modo particolare su alcune tematiche, e che denuncia un presunto attentato alla libertà di opinione, di espressione e di manifestazione non perché si limita questa libertà ma perché vi sono altre parti, altre componenti politiche e culturali, che intendono far valere la loro opinione e tentare di dare una versione dei fatti.
Le voglio ricordare che recentemente qui a Roma è stata tenuta una manifestazione per denunciare un presunto attentato alla libertà di informazione per una querela fatta dal Presidente del Consiglio ad alcuni organi di informazione. Tali querele sono state seguite da altre querele fatte da altri esponenti politici e che non hanno avuto le stesse reazioni e le stesse attenzioni. Le voglio ricordare che anche recentemente abbiamo dovuto assistere ad aggressioni a Ministri di questa Repubblica. L'onorevole Meloni è stata Pag. 72oggetto di fumetti di gusto macabro. Una parlamentare di questa Repubblica, l'onorevole Mussolini, è stata oggetto di frasi fortemente ingiuriose in una fatica cinematografica, se la vogliamo definire così. Su internet sono apparsi gruppi che hanno inneggiato all'aggressione fisica ad importanti livelli istituzionali di questo Paese. Voglio denunciare un clima generale di violenza, di istigazione all'odio che poi determina episodi che sfociano, come è accaduto in Calabria, nell'aggressione fisica, nella violenza contro le persone, che puntano ad eliminare anche fisicamente l'avversario o comunque a non avere nessuna voce che possa in qualche misura mettere in discussione quella che viene ritenuta l'opinione prevalente.
Dunque, signor sottosegretario, nel condannare e stigmatizzare fermamente l'aggressione subita dagli aderenti all'associazione «Fare Ambiente» della Calabria perché ritengo che siano stati lesi diritti fondamentali garantiti dalla nostra Costituzione, chiedo a lei se sono stati individuati i responsabili dell'aggressione subita dagli aderenti dell'associazione «Fare Ambiente» della Calabria.
Inoltre, le chiedo quali iniziative intenda intraprendere il Governo, il Ministero dell'interno per garantire che vi sia nel nostro Paese una piena e totale libertà di manifestazione del proprio pensiero, indipendentemente dalla parte politica che intende esprimere questa opinione e questo pensiero.
Riteniamo insomma che vi siano elementi assolutamente preoccupanti, che noi denunciamo a partire da questo episodio, ma che evidentemente traggono alimento dal clima politico particolarmente avvelenato che registriamo nel nostro Paese e che anche il cardinale Bagnasco ha denunciato in questi ultimi giorni.
Le parti politiche compiano qualunque sforzo per trasmettere al Paese, all'Italia ed agli italiani sentimenti positivi di un pacifico e sereno confronto delle idee, ma quando avvengono episodi di violenza, signor sottosegretario, noi chiediamo a lei, al Governo che si intervenga con fermezza per garantire la piena, assoluta e totale libertà di tutti e che i violenti vengano denunciati, vengano perseguiti e si verifichi che la magistratura faccia fino in fondo la sua parte e sancisca con azioni e con condanne esemplari comportamenti che, come dicevo, ledono diritti fondamentali garantiti dalla nostra Costituzione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Michelino Davico, ha facoltà di rispondere.

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, dalla ricostruzione dei fatti comunicata dalle competenti autorità di pubblica sicurezza emerge un quadro degli eventi sensibilmente diverso da quello rappresentato nell'interpellanza urgente in esame. Pur condannando in via preventiva ogni forma di sopruso, di violenza e di impedimento della libera e democratica espressione di ciascuno, preciso che al riguardo dei fatti in oggetto va tenuto conto innanzitutto che non risulta sporta alcuna denuncia alle forze di polizia in merito ai fatti rappresentati nell'atto di sindacato ispettivo. Risulta invece che il 24 ottobre ad Amantea si è svolta una manifestazione popolare di protesta collegata alle notizie del presunto smaltimento dei rifiuti tossici e radioattivi nei pressi della foce del fiume Oliva e al largo delle coste di Cetraro.
Nell'occasione, dopo la conclusione della manifestazione, nella piazza ormai quasi priva di persone per il deflusso dei partecipanti, un giornalista della RAI, durante la diretta di Rai Tre regione delle ore 14, subiva uno strattone da un giovane facente parte di un gruppo di quattro o cinque ragazzi appartenenti all'area antagonista ed affrettava la conclusione del collegamento. L'episodio, peraltro ritenuto del tutto marginale, è stato l'unico degno di attenzione in uno scenario di assoluta normalità e non ha avuto conseguenze. Infatti, circa un'ora dopo lo stesso conduttore ha regolarmente effettuato l'altro previsto collegamento in diretta con la trasmissione nazionale Ambiente Italia, durante la quale hanno preso la parola tutte Pag. 73le persone previste in scaletta. Non risulta che sia stato impedito alcun intervento.
Nella circostanza, peraltro, il personale della polizia ha svolto nelle vicinanze del luogo della ripresa una discreta attività di presidio per scongiurare ogni eventuale turbativa. Non risulta che l'esponente dell'associazione Fare Ambiente fosse stato invitato a prendere la parola durante i due collegamenti della RAI. Risulta invece che, a fronte di una sua richiesta in tal senso, allo stesso non sia stata concessa alcuna disponibilità, stante la brevità dei tempi a disposizione, salvo un eventuale intervento rapidissimo durante il primo collegamento in diretta con Rai Tre regione. Risulta che, in ogni caso, il portavoce dell'associazione ambientalista ha potuto parlare all'emittente SkyTg24 circa due ore prima della diretta RAI, nello stesso luogo, senza subire alcun impedimento.

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di replicare.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, se mi consente, non mi dichiaro né soddisfatto, né insoddisfatto, poiché le informazioni di cui dispongo, evidentemente, sono diverse da quelle di cui dispone il sottosegretario. A me risulta che i dirigenti di Fare Ambiente della Calabria dovevano rispondere a delle domande in diretta e questa diretta non è stata resa possibile per l'aggressione di cui sono stati vittime.
Probabilmente, anzi sicuramente, non è stata formulata nessuna denuncia rispetto all'aggressione subita, ma l'onorevole sottosegretario sa meglio di me che in alcuni casi si procede anche d'ufficio qualora si accertino comportamenti violenti che mettono a rischio l'integrità fisica delle persone. Si tratta di un episodio che noi riteniamo estremamente grave e che segnaliamo all'attenzione sua e del Governo, perché è evidente che anche nel mondo ambientalista possano esserci espressioni e opinioni diverse e i dirigenti di Fare Ambiente hanno gli stessi diritti degli ambientalisti che fanno tradizionalmente riferimento alla sinistra.
Un noto politico italiano, parlando dei nostri ambientalisti, diceva che sono un po' come i cocomeri, verdi fuori e rossi dentro. Questo, però, come dicevo, non vuol dire che ambientalisti che hanno non solo un diverso orientamento politico, come è del tutto legittimo, ma che hanno anche opinioni diverse rispetto a come tutelare l'ambiente non possano esercitare la loro funzione e la loro missione.
Dal momento che questo movimento sta crescendo nel nostro Paese e si sta radicando sul territorio, e sono convinto che ci saranno ulteriori interventi, segnaliamo a lei la necessità, quando ci sono manifestazioni di questo tipo, di garantire, attraverso l'azione che anche in questa sede vogliamo segnalare come meritoria delle forze dell'ordine - Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza - di prestare particolare attenzione, in modo tale da garantire a tutti coloro che vogliono liberamente manifestare il proprio pensiero l'assoluta possibilità di farlo in maniera serena e pacifica e con la tutela di quel pluralismo che è la base del nostro sistema democratico. Nel nostro Paese ci sono denunce che vanno tutte in una direzione.
Ricordo che proprio la parte politica all'opposizione, nel Paese e nel Parlamento, ritiene che nel nostro Paese siano in discussione alcune libertà - e ricordiamo che sono state acquistate anche pagine di giornali britannici - mentre queste responsabilità sono da ricercare da tutta altra parte.
Pertanto, chiediamo a lei, signor sottosegretario, di prestare particolare attenzione ad episodi di violenza che, come affermava nella sua relazione, sono stati ritenuti rilevanti dalle forze dell'ordine perché la manifestazione è stata pacifica. Si è verificato uno strattone ad un giornalista che, però, è stato ritenuto marginale dal punto di vista dell'ordine pubblico. Tuttavia, bisogna essere estremamente attenti e tenere sempre alta la guardia, perché nel nostro Paese vi sono fenomeni che probabilmente sono in uno stato di quiescenza, in questo momento, ma che godono di vasta simpatia, soprattutto in un certo mondo della sinistra, antagonista e non antagonista, radicale e non radicale.

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PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Prima di dare lettura dell'ordine del giorno della seduta di domani, saluto gli altri studenti della scuola media don Pietro Spera di Pomarico, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani, avvertendo che l'organizzazione dei tempia di esame delle mozioni sarà pubblicato in calce al resoconto della seduta odierna.

Venerdì 13 novembre 2009, alle 9,30:

1. - Discussione delle mozioni Soro ed altri n. 1-00260, Di Pietro ed altri n. 1-00230, Pezzotta ed altri n. 1-00266 e Cicchitto, Cota ed altri n. 1-00275 concernenti iniziative in materia di contrasto dell'immigrazione clandestina e per assicurare il rispetto delle norme costituzionali e internazionali, con particolare riferimento alle operazioni di respingimento.

2. - Discussione delle mozioni Ciocchetti ed altri n. 1-00222 e Zazzera ed altri n. 1-00274 concernenti iniziative a favore delle associazioni sportive che promuovono le formazioni giovanili e per la tutela dei cosiddetti vivai nazionali.

3. - Discussione della mozione Donadi ed altri n. 1-00271 concernente iniziative per il sostegno dei redditi da lavoro e da pensione.

4. - Discussione delle mozioni Casini ed altri n. 1-00264, Ghiglia, Alessandri, Iannaccone ed altri n. 1-00270, Realacci ed altri n. 1-00272 e Piffari ed altri n. 1-00273 sui cambiamenti climatici e sulle connesse politiche pubbliche.

La seduta termina alle 16,25.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI FEDERICO PALOMBA E PIETRO TIDEI SUL DISEGNO DI LEGGE N. 2720

FEDERICO PALOMBA. Presidente, colleghi, intervengo brevemente per manifestare una sostanziale posizione d'accordo sul provvedimento in esame da parte del gruppo di Italia dei Valori.
La Convenzione di cui all'oggetto della nostra discussione, nell'anno della sua redazione, esprimeva l'auspicio di novellare e risolvere i problemi relativi alla limitazione di responsabilità dei mercati marittimi. Detta Convenzione non era stata ancora ratificata dal nostro Paese. Sinceramente penso che, se pur di dubbia consistenza economica, il fondo che si va ad istituire - a seguito dell'adesione alla Convenzione e successiva legislazione nazionale in materia - rappresenti comunque un risultato rispetto al nulla, dunque rispetto al contenzioso internazionale tra le parti.
Tuttavia l'Italia dei Valori registra con favore il fatto che oggi si scelga di aderire al Protocollo di modifica di detta Convenzione, che peraltro contiene significativi aumenti dei limiti, prima troppo bassi, di responsabilità consentiti ai proprietari e/o armatori, che, come risulta dalla relazione illustrativa, erano alla base del rifiuto del nostro Paese di ratificare la Convenzione in questione. Detti aumenti, infatti, di certo garantiranno più e meglio i diritti dei creditori.
Concludo, colleghi, con un commento breve sull'articolo 3 del provvedimento, che reca la delega al Governo al fine dell'adozione dei decreti legislativi utili ad attuare la suddetta Convenzione modificata dal Protocollo. Pur comprendendo che la materia potrebbe essere complessa ed articolata, avrei visto positivamente la possibilità che le Assemblee parlamentari potessero approvare un provvedimento completo contenente le specifiche norme di applicazione e di adeguamento.
Tuttavia al fine di tutelare quanto prima i diritti degli operatori del settore e Pag. 75dei creditori in genere, fatta salva l'attenzione che riporremo all'analisi dei testi dei decreti legislativi, annuncio il voto favorevole di Italia dei Valori.

PIETRO TIDEI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimo a nome del mio gruppo il voto favorevole a questo provvedimento e ne spiego brevemente le ragioni.
Come più volte affermato in Commissione con il disegno di legge in questione la Repubblica italiana aderisce al Protocollo di modifica della Convenzione del 1976 sulla legittimazione della/e responsabilità in materia di crediti marittimi adottata a Londra il 2 maggio 1996.
Si provvede con tale proposta di legge a delegare il Governo ad adottare norme di attuazione nell'ambito della disciplina delle procedure concorsuali vigenti nell'ordinamento italiano.
Detto protocollo al quale giustamente si propone di aderire incrementa fortemente le compensazioni da corrispondere in caso di incidente navale, introducendo una procedura di tacita accettazione relativa all'aggiornamento degli importi di dette compensazioni.
Il Governo viene delegato ad emanare entro sei mesi i relativi decreti legislativi le cui norme andranno a sostituire la disciplina vigente nel codice della navigazione, obiettivamente obsolete, almeno in questa parte.
Infatti l'articolo 275 del codice della navigazione contempla una specifica limitazione del debito dell'armatore eccetto i casi di dolo e colpa grave, per le obbligazioni contratte in occasione e per i bisogni di un viaggio e per le obbligazioni sorte da fatti o atti compiuti durante lo stesso viaggio.
In tali ipotesi l'armatore può limitare il debito complessivo ad una somma, pari al valore della nave e l'ammontare del nolo e di ogni altro provento del viaggio.
Gli articoli 621 e seguenti sempre del codice della navigazione contengono le norme relative alla disciplina delle procedure di limitazione davanti al tribunale competente soggetti anch'essi a nuova disciplina.
Giustamente abbiamo ottenuto con un nostro emendamento che gli schemi dei decreti legislativi che il Governo dovrà emanare entro sei mesi, dovranno essere sottoposti all'esame delle commissioni competenti, come era naturale che fosse.
Condividendo pertanto le ragioni che hanno indotto il Governo a proporre anche se tardivamente una utile adesione al protocollo in questione visto l'incremento significativo delle compensazioni da corrispondere in caso di incidente, abbiamo ritenuto utile esprimere un voto favorevole.
Per comprendere ancora meglio il voto favorevole è bene ricordare che al Protocollo di cui trattasi, che ha cominciato a produrre i suoi effetti il 13 maggio del 2004, hanno aderito trentacinque Stati che coprono il 40-52 per cento dell'intero tonnellaggio mondiale.
La seconda novità contenuta nel disegno di legge è costituita dalla procedura di accettazione tacita per l'aggiornamento degli importi da erogare a chi, in caso di incidente navale, abbia subito danni personali o subito danneggiamenti alle cose.
È bene sottolineare che la Convenzione del 1976 limitava enormemente la responsabilità degli armatori o degli addetti al recupero in caso di incidente navale.
E sicuramente questa eccessiva protezione riservata ai proprietari delle navi e agli addetti al recupero, ha impedito nel passato l'adesione dell'Italia alla Convenzione del 1976.
Oggi che la condizioni sono cambiate con il protocollo la cui attuazione risale al 2004, l'adesione appare scontata, anche se forse era auspicabile una più celere adesione da parte del Governo e il ritorno al Parlamento degli schemi dei decreti legislativi.
L'articolo 9 del protocollo 1996 consente anche agli Stati che non sono parte della Convenzione del 1976, di aderire al Protocollo con l'effetto di rimanere vincolati, alla convenzione, anche in quelle Pag. 76parti non modificate dal Protocollo, nei confronti dei soli Stati parte del Protocollo.
Mi preme infine sottolineare che l'articolo 2 della Convenzione elencava i crediti esclusi dalla limitazione di responsabilità.
Il Protocollo invece amplia la portata della norma che escludeva dall'applicazione della Convenzione i crediti relativi alle operazioni di salvataggio ai contributi per avaria comune.
Ancora l'articolo 3 eleva notevolmente sia per le navi non superiori a duemila tonnellate, sia per le navi con tonnellaggio superiore, i limiti di responsabilità a favore dei percettori del risarcimento.
Per questo e per le altre novità contenute nel protocollo in questione, e che qui per brevità tralascio di illustrare, dichiaro il nostro voto favorevole, con la riserva di valutare nelle competenti Commissioni il merito dei decreti legislativi quando questi verranno presentati dal Governo.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLE MOZIONI NN. 1-00260 ED ABB., 1-00222 ED ABB., 1-00271 E 1-00264 ED ABB.

Mozione n. 1-00260 e abb. - Operazioni di respingimento

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 2 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 18 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 18 minuti
Partito Democratico 1 ora e 6 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 29 minuti
Misto: 18 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

Mozione n. 1-00222 e abb. - Iniziative a favore delle associazioni sportive che promuovono le formazioni giovanili

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 2 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 18 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 18 minuti
Partito Democratico 1 ora e 6 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 29 minuti
Misto: 18 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

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Mozione n. 1-00271 - Iniziative per il sostegno dei redditi da lavoro e da pensione

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 2 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 18 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 18 minuti
Partito Democratico 1 ora e 6 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 29 minuti
Misto: 18 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

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Mozione n. 1-00264 e abb. - Cambiamenti climatici e connesse politiche pubbliche

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 2 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 18 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 18 minuti
Partito Democratico 1 ora e 6 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 29 minuti
Misto: 18 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2836-A - articolo 1 438 437 1 219 437 69 Appr.
2 Nom. articolo 2 439 439 220 439 69 Appr.
3 Nom. Ddl 2720 - articolo 1 479 479 240 479 66 Appr.
4 Nom. articolo 2 481 481 241 481 66 Appr.
5 Nom. em. 3.1 482 482 242 482 66 Appr.
6 Nom. articolo 3 479 479 240 479 66 Appr.
7 Nom. articolo 4 478 478 240 478 66 Appr.
8 Nom. Ddl 2720 - voto finale 483 483 242 483 66 Appr.
9 Nom. Ddl 2723 - articolo 1 472 472 237 472 66 Appr.
10 Nom. articolo 2 476 476 239 476 66 Appr.
11 Nom. articolo 3 470 470 236 470 66 Appr.
12 Nom. Ddl 2723 - voto finale 465 464 1 233 464 66 Appr.
13 Nom. Ddl 2851 - articolo 1 463 463 232 463 66 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 21)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 2 441 441 221 440 1 66 Appr.
15 Nom. articolo 3 456 456 229 456 66 Appr.
16 Nom. Ddl 2851 - voto finale 458 458 230 458 65 Appr.
17 Nom. Ddl 2852 - articolo 1 458 457 1 229 456 1 64 Appr.
18 Nom. articolo 2 455 455 228 454 1 64 Appr.
19 Nom. articolo 3 460 459 1 230 458 1 64 Appr.
20 Nom. articolo 4 458 456 2 229 455 1 64 Appr.
21 Nom. Ddl 2852 - voto finale 453 452 1 227 450 2 64 Appr.