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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 227 di martedì 6 ottobre 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 11,35.

DONATO LAMORTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 2 ottobre 2009.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Agostini, Alessandri, Balocchi, Bellotti, Bindi, Brancher, Brugger, Buonfiglio, Cirielli, Di Giuseppe, Donadi, Fogliato, Gregorio Fontana, Leo, Lo Monte, Mazzocchi, Melchiorre, Migliori, Milanato, Molgora, Nucara, Pescante, Paolo Russo, Sardelli, Scajola e Stucchi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni (ore 11,37).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative per evitare il blocco delle assunzioni presso l'Istituto nazionale di fisica nucleare - n. 3-00188)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Burtone e Cardinale n. 3-00188, concernente iniziative per evitare il blocco delle assunzioni presso l'Istituto nazionale di fisica nucleare (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, vorrei scusarmi da parte mia e del Governo con l'onorevole Giovanni Burtone. È in corso un approfondimento sui problemi strategici relativi all'Istituto nazionale di fisica nucleare, che il Governo ben conosce e che egli ha sollevato, e mi impegno quindi, a nome del Governo, a fornire una risposta esauriente in un brevissimo lasso di tempo.

PRESIDENTE. L'onorevole Burtone ha facoltà di replicare.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, ho colto la disponibilità del sottosegretario. In genere l'opposizione non può non dichiarare un'insoddisfazione, però conosco la serietà del sottosegretario: siamo in un'Aula parlamentare e quindi spero, e mi auguro, che al più presto vi possa essere una risposta esauriente da parte del sottosegretario e del Governo.
Tra l'altro, su questo tema non credo che sia opportuno strumentalizzare, in quanto parliamo di cittadini, di lavoratori Pag. 2e di precari che costituiscono un capitale umano di eccellenza che merita, signor sottosegretario, di poter passare ad avere un lavoro a tempo indeterminato. La legge n. 133 del 2009 ha di fatto bloccato anche questo Istituto, che in cinquant'anni ha condotto ricerca ad altissimo livello, e ci auguriamo pertanto che possa arrivare al più presto una risposta positiva.
Signor sottosegretario, confidiamo sul suo impegno, meno su quello del Governo che lei qui rappresenta, anche perché sul precariato della scuola il Governo Berlusconi ha deciso un licenziamento di massa, facendo una vera e propria macelleria sociale. Dovremmo quindi essere diffidenti, però teniamo a precisare che conosciamo lei, che è una persona seria, e quindi ci aspettiamo che da parte sua possa arrivare una risposta positiva non alla nostra interrogazione, ma alla vicenda difficilissima dei precari e dei ricercatori dell'Istituto di fisica nucleare.

(Misure per la salvaguardia del progetto VST dell'Istituto nazionale di astrofisica (INAF) - n. 3-00602)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Piccolo n. 3-00602, concernente misure per la salvaguardia del progetto VST dell'Istituto nazionale di astrofisica (INAF) (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, l'amministrazione è a conoscenza dell'incidente che ha provocato una grave battuta d'arresto nella fase conclusiva del progetto VST, quando il complesso sistema che ospita e gestisce lo specchio principale del telescopio, denominato cella di M1, è stato gravemente danneggiato durante il trasporto via mare dall'Italia al Cile.
L'INAF, che dovrà sostenere una lunga e dura battaglia legale prima di ottenere il risarcimento (per un ammontare sconosciuto, e molto probabilmente assai inferiore alla somma dei danni diretti e di quelli indiretti), chiede al Governo iniziative urgenti per il salvataggio del progetto.
Il Ministro ha chiesto al Ministro Tremonti di disaccantonare la cifra di circa 98 milioni di euro, che rientrerebbe nel Fondo di finanziamento ordinario e consentirebbe di valutare le esigenze particolari degli enti di ricerca, come nel caso in esame, dopo aver assegnato le somme necessarie per il mantenimento degli impegni assunti precedentemente. L'INAF potrebbe entrare, così, nella disponibilità delle risorse necessarie a far fronte al piano di salvataggio del telescopio VST.

PRESIDENTE. L'onorevole Piccolo ha facoltà di replicare.

SALVATORE PICCOLO. Signor Presidente, prendo atto che da parte del Ministero vi è un'attenta considerazione della gravità del problema. Stiamo parlando di un prodotto, di uno strumento, che è il fiore all'occhiello dell'Istituto nazionale di astrofisica e, in generale, dell'astronomia e dell'astrofisica italiana, un fiore all'occhiello apprezzato in tutto il mondo. È stato realizzato quasi completamente dall'industria italiana (salvo che per la parte relativa alle ottiche) su un progetto dell'osservatorio astronomico di Napoli. Questo progetto rischia di andare perduto, o di diventare obsoleto, e quindi superato anche dalla concorrenza. Parliamo di un telescopio che nel suo campo è il più grande del mondo realizzato recentemente, con una tecnologia avanzatissima che non può essere dispersa da un incidente stranissimo nella sua modalità (nel trasporto dall'Italia al Cile, dove doveva essere installato sulle Ande, la nave è stata invasa dall'acqua marina, non si sa come, per cui, come diceva il sottosegretario, è stata danneggiata la cella che ospita lo specchio primario). Pag. 3
Sostanzialmente, per riparare e per rendere immediatamente efficiente il telescopio, occorrerebbero all'incirca 1 milione di euro. È una cifra di cui l'INAF non dispone, perché è un ente di ricerca che negli ultimi tempi ha beneficiato di scarsissimi contributi, sicuramente inferiori a quelli di altri enti di ricerca in Italia (questo va sottolineato, perché il Governo dovrebbe valorizzare gli enti di ricerca che costituiscono un'area di eccellenza per il nostro Paese sia a livello nazionale, che internazionale).
La risposta del sottosegretario fa intravedere una possibilità di soluzione, e questo è sicuramente apprezzabile. Il punto focale però, signor sottosegretario, è quello di capire i tempi che occorrono, perché questa è una battaglia sui tempi. Se non ci fosse questa esigenza, ci sarebbe solo una lunga vertenza giudiziaria con l'assicurazione, e con i responsabili, per ottenere un risarcimento, che non si sa se sarà adeguato o meno; ma qui si lotta contro il tempo. Nel prendere atto di questa volontà, di questa disponibilità, sottolineerei la necessità - e su questo chiederei anche al Governo un impegno più concreto - di capire che tempi occorrano per far fronte a questa difficoltà. Si tratta in fin dei conti - lo ripeto - di una cifra che per quanto possa sembrare importante (1 milione di euro), rispetto ad uno strumento di alta tecnologia che rende all'Italia una gratificazione e un apprezzamento a livello internazionale merita un'attenzione molto forte. Non è un caso che l'interrogazione che ho proposto è stata sottoscritta da parlamentari di diverso orientamento, sia di maggioranza che di opposizione: tutti ritengono che meriti una grande attenzione.
Chiederei, quindi, al Governo di farci sapere in che tempi possiamo ottenere questo impegno concreto, perché se i tempi dovessero essere dilatati, non si riuscirà a raggiungere l'obiettivo, in quanto lo strumento, come mi è stato spiegato anche da tecnici, rischia di deteriorarsi ulteriormente e di essere inutilizzabile. O si interviene subito o si rischia di renderlo obsoleto.

(Problematiche connesse con l'organizzazione dell'attività giurisdizionale del TAR del Lazio con particolare riferimento ai giudizi in tema di diritto alla vita - n. 3- 00452)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Volontè n. 3-00452, concernente problematiche connesse con l'organizzazione dell'attività giurisdizionale del TAR del Lazio con particolare riferimento ai giudizi in tema di diritto alla vita (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, si premette che la materia concernente l'assistenza e la cura dei disabili gravi risulta assegnata alla competenza della sezione III-quater del tribunale amministrativo regionale del Lazio, dinnanzi alla quale si è effettivamente svolto il giudizio segnalato. Come è stato ribadito dal presidente della suddetta sezione interna, non risulta che né lo stesso presidente né gli altri magistrati componenti il collegio giudicante del ricorso n. 693 del 2009 si siano mai espressi pubblicamente, in occasione di convegni o incontri, con opinioni o pareri personali in tema dì assistenza e cura dei soggetti in stato vegetativo persistente o in stato di disabilità grave. Peraltro, in sede di trattazione dello stesso ricorso n. 693, sia in udienza in camera di consiglio per l'istanza cautelare (udienza dell'11 febbraio 2009), sia in udienza pubblica per il merito (udienza del 25 marzo 2009), nessuno dei magistrati della sezione interessata ha espresso pubblicamente opinioni sul tema tanto da doversi astenere. A conferma di ciò, si evidenzia che al riguardo non è stata sollevata alcuna istanza di ricusazione nei confronti dei componenti del collegio giudicante.
Per quanto riguarda la circostanza che il magistrato relatore sia il medesimo di Pag. 4un'altra causa (ricorso n. 11530 del 2004) su materia relativa al diritto alla vita si precisa che, in ossequio alle direttive impartite dal Consiglio di presidenza - l'organo di autogoverno della giustizia amministrativa - le assegnazioni delle cause ai magistrati della sezione sono effettuate applicando il previsto metodo del sorteggio. A causa del numero limitato dei magistrati assegnato alla sezione il sorteggio ha determinato che entrambi i ricorsi fossero trattati dallo stesso relatore. Tutto ciò risulta dai verbali di assegnazione di entrambi i ricorsi comprovanti le relative operazioni. In particolare, per l'assegnazione del ricorso n. 693 del 2009 (come per gli altri da assegnare ex novo), in vista dell'udienza in camera di consiglio dell'11 febbraio 2009, fu effettuato il sorteggio tra i magistrati della sezione (verbale del 29 gennaio 2009). In seguito, in vista dell'udienza pubblica del 25 marzo 2009, è stato confermato - come prescritto dalle predette direttive - lo stesso relatore già precedentemente sorteggiato (verbale del 10 marzo 2009), non risultando nessuna valida ragione per modificare l'assegnazione già effettuata con il primo sorteggio, cioè con il metodo più trasparente ed obiettivo che possa applicarsi.
Infine, si osserva come dagli elementi emersi i giudici amministrativi interessati abbiano adempiuto ai doveri di imparzialità e indipendenza, propri della funzione del magistrato, con professionalità e serenità.

PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di replicare.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, sono soddisfatto per quanto riguarda la domanda che avevamo rivolto. Infatti il sottosegretario ha acquisito gli elementi che avevamo chiesto di acquisire, e certamente faremo tesoro di queste sue segnalazioni (e se ne avremo altre e diverse le faremo avere al sottosegretario e alla Presidenza del Consiglio).
Questa interrogazione si inserisce a pieno titolo in una serie di altre interpellanze ed interrogazioni che giacciono alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica sulla cosiddetta magistratura, non dico prevenuta, ma che ha già un'opinione fondata culturalmente rispetto al tema della vita e della morte. I casi sono molteplici nel nostro Paese. Ci era sembrato opportuno segnalare la particolare circostanza che essendoci pochi nomi nell'urna venisse sempre estratto il nome di un medesimo relatore.
Comunque, ciò stante, la ringrazio, signor sottosegretario, per gli approfondimenti che avete voluto svolgere anche a nome della Presidenza del Consiglio. Come ho detto all'inizio, ne faremo ampio tesoro e segnaleremo, laddove si dovessero ravvisare comunicazioni non troppo puntuali, ulteriori elementi alla vostra valutazione.

(Attività svolta con riferimento all'emergenza creatasi nell'asta fluviale del bacino del fiume Aterno, in provincia di Pescara - n. 3-00694)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Chiappori n. 3-00694, concernente l'attività svolta con riferimento all'emergenza creatasi nell'asta fluviale del bacino del fiume Aterno, in provincia di Pescara (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, in riferimento all'atto di sindacato ispettivo presentato dall'onorevole Chiappori, si fa presente quanto segue.
Per fronteggiare l'emergenza creatasi nell'asta fluviale del fiume Aterno, l'ufficio commissariale per il superamento della situazione dì emergenza ha intrapreso una serie di attività, alcune delle quali in fase di realizzazione ed altre in fase di progettazione.
Con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3504 è stato nominato, in data 9 marzo 2006, il commissario delegato per fronteggiare la crisi di natura Pag. 5socio-economica-ambientale determinatasi nell'asta fluviale Aterno-Pescara. Al predetto commissario è stato attribuito il compito di realizzare le opere di regolazione della portata del fiume per assicurare il deflusso minimo vitale, nonché di consentire l'utilizzo di acque superficiali per usi multipli. Inoltre, sono state previste opere di collettamento degli scarichi civili, industriali e degli impianti depurativi, l'adeguamento di quelli esistenti, al fine di ridurre il livello di inquinamento, e lo svolgimento, in via generale, di tutte le altre iniziative comunque necessarie al superamento del contesto emergenziale, con particolare riferimento alle attività volte alla sicurezza idraulica ed al ripristino ambientale.
Al fine di raggiungere tali obiettivi, il commissario delegato ha predisposto un cronoprogramma di attività, che ha previsto la definizione e l'implementazione di un piano di azione esecutivo e la definizione e l'approvazione del programma degli interventi (parte strutturale), di cui all'articolo 1, comma 2, della predetta ordinanza. Queste attività sono state completate alla data del 20 febbraio 2009.
Inoltre, con il predetto cronoprogramma sono state programmate l'implementazione tecnico-progettuale dei lavori e delle opere previste e la realizzazione dei lavori e delle opere definite progettualmente. Anche questi lavori sono stati avviati ed in parte completati.
A seguito, poi, della scoperta della discarica in località Bussi sul Tirino, nelle vicinanze della confluenza del fiume Aterno-Pescara, ove è stata rinvenuta una cospicua quantità di materiale altamente inquinante, è stata ravvisata la necessità di attuare degli interventi di carattere straordinario ed urgente. Pertanto, il Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del capo del dipartimento di protezione civile, ha disposto, tramite l'ordinanza n. 3614 del 4 ottobre 2007, che il commissario delegato provveda, oltre a quanto previsto dall'ordinanza n. 3504, anche a porre in essere ogni utile iniziativa volta al superamento del nuovo, sopravvenuto contesto critico relativo alla citata discarica abusiva.
In merito alle relazioni del commissario delegato sugli interventi urgenti volti al superamento dell'emergenza socio-economica-ambientale dell'asta fluviale del bacino Aterno, previste dall'ordinanza n. 3504, si evidenzia che, a causa dell'evento sismico del 6 aprile 2009, con conseguente chiusura temporanea degli uffici regionali, l'attività ha subito un notevole rallentamento e si è deciso di predisporre un'unica relazione, con la descrizione dell'attività svolta dall'inizio dell'anno al 30 giugno 2009.
In particolare si fa presente che molti lavori non sono stati consegnati, sia per la difficoltà di accesso ai luoghi, sia in ragione dello stato di disagio in cui si trovano alcune imprese aggiudicatarie. Inoltre, in alcuni cantieri i lavori sono stati temporaneamente sospesi, mentre il depuratore di Ponte Rosarolo ha subito danni rilevanti nell'impianto esistente. Ciò ha comportato un rifacimento dell'impianto stesso, che è in fase di progettazione e per il cui finanziamento si è impegnato il Ministero dell'Ambiente.
Anche i lavori di realizzazione del campo pozzi San Rocco di Bussi sul Tirino hanno subito un allungamento dei tempi, a causa di frane all'interno dei pozzi perforati. Attualmente i lavori sono in fase di conclusione e si sta provvedendo allo scarico dei pozzi ed alle analisi da parte di ASL e agenzia regionale per la tutela dell'ambiente (ARTA).
Si rappresenta inoltre che alcuni interventi, ricompresi nel programma di cui all'articolo 1, comma 2, dell'ordinanza n. 3504, già in priorità alta, allo stato attuale assumono un carattere di urgenza, dettato dalla necessità di estendere i lavori di messa in sicurezza del fiume Aterno, da L'Aquila a Molina Aterno, nonché di assicurare, dopo l'emergenza terremoto, che le aree, di nuova urbanizzazione antisismica, siano più sicure e protette sotto il profilo del rischio idraulico.
Per tali motivi, si è provveduto ad unificare i tre interventi: «Intervento di recupero Pag. 6e valorizzazione della fascia fluviale denominata "Lungo-Aterno", 2o lotto», «Opere di riqualificazione ambientale del fiume Aterno, nel tratto della confluenza con il torrente Vera a Molina Aterno» e «Cassa di espansione sul torrente Raio», in un unico intervento denominato: «Opere per la sicurezza idraulica e la riqualificazione ambientale del fiume Aterno da L'Aquila a Molina Aterno», prevedendo un ampliamento e un adeguamento della progettazione alle nuove esigenze. Si è, quindi, potuto procedere unicamente a gestire i cantieri avviati, seppur con le limitazioni causate dal sisma del 6 aprile.
In tali condizioni, non è stato possibile confermare il termine della fase emergenziale fissato per il 31 dicembre prossimo.
Allo stato attuale il commissario delegato ha avviato 37 interventi di cui 15 nel campo del collettamento e della depurazione, affidati al commissario dall'Ambito Territoriale Ottimale (ATO) Aquilano e un intervento di disinquinamento dell'Alto Aterno, non ricompreso negli interventi conferiti.
Sono stati, inoltre, intrapresi 5 interventi urgenti nel settore fognario della provincia de L'Aquila, per i quali la regione Abruzzo, con delibera 1032 del 31 ottobre 2008, ha individuato il commissario delegato come soggetto attuatore.
Sono state, anche, effettuate 5 opere per far fronte alla criticità che ha determinato l'emergenza idrica nel pescarese e nel Chietino e portati avanti 11 interventi nei settori acquedottistico, della difesa idraulica, della depurazione e della riqualificazione fluviale, la cui progettazione è stata affidata all'ATI BETA studio srl - HR Wallingford.

PRESIDENTE. L'onorevole Chiappori ha facoltà di replicare.

GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, contrariamente a quanto affermava prima il mio collega - la minoranza non dovrebbe mai dichiararsi soddisfatta, mentre la maggioranza dovrebbe fare esattamente l'opposto - ringrazio il sottosegretario per le notizie che mi ha appena fornito.
Di questa situazione sono venuto a conoscenza a causa del mio strano migrare: infatti, uno che proviene dalla Liguria e viene eletto nelle fila della Lega Nord non si capisce bene come possa interessarsi dell'Abruzzo, ma, per scardinare quanti pensano che la Lega Nord si interessi solo del nord, nel mio migrare in veste di parlamentare, sono venuto a conoscenza della questione che riguarda la regione Abruzzo.
Devo dire che prendo per buono ciò che mi è stato detto per la serietà che mi si dice il sottosegretario abbia e che è ancora riconfermata qui in aula. Certo è che questo commissario per ben due anni non ha fatto esattamente niente. Adesso in un attimo ha messo in esecuzione un sacco di cantieri, non si richiama assolutamente all'evento calamitoso del terremoto; aveva tutto il tempo di poter fare quello che doveva fare, con relazioni che non sono mai arrivate al ministero, questo è certo. Inoltre, aveva una disponibilità di 15 milioni di euro e non solo, perché aveva anche strutture e comitati ad hoc per far funzionare tutto quello che era necessario.
Per quanto riguarda la discarica - lo sapevamo - avrebbero dovuto entrarvi pesantemente e ravvisarne l'abusivismo, ma ciò non è stato fatto: è passato tutto in cavalleria.
Dato che ritengo che 15 milioni di euro fossero più che sufficienti per rimettere in asse il problema del bacino del fiume Aterno, spero che, con queste dilazioni di tempo, con questo lasciare che il tempo passi, a questo progetto non si aggiungano magari altre centinaia di milioni di euro. Non ve ne sono, quindi sarà un po' particolare andare a chiedere a Tremonti che ne faccia arrivare in più.
Tuttavia, attenti perché credo che quella somma fosse più che sufficiente per mettere a posto le cose, perlomeno forse noi l'avremmo spesa in maniera differente. Rimane sempre il fatto che sarebbe il caso di capire (ma questa è una curiosità personale) come mai queste relazioni non sono state fatte e - ma questo lo vedremo dopo, naturalmente - come siano stati spesi questi soldi, nonché come siano stati Pag. 7già impostati in una programmazione di lavori che mi pare sia stata predisposta.

(Chiarimenti in merito allo smaltimento in provincia di Mantova di rifiuti provenienti dalla Campania - n. 3-00695)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Marco Carra n. 3-00695, concernente chiarimenti in merito allo smaltimento in provincia di Mantova di rifiuti provenienti dalla Campania (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, in riferimento all'atto di sindacato ispettivo presentato dall'onorevole Carra, si fa presente quanto segue.
In merito al problema dello smaltimento dei rifiuti in Campania si precisa che, all'indomani dell'insediamento della struttura emergenziale del sottosegretario di Stato, persistevano, in numerosi comuni della regione Campania, scenari di grave criticità nel servizio di igiene urbana, acuiti ed amplificati dalle esigenze turistiche delle zone costiere e delle città d'arte, nonché dai risvolti mediatici di difficile gestione.
Pertanto, è stato necessario ricercare soluzioni alternative che potessero favorire un più celere smaltimento dei quantitativi di rifiuti urbani accumulatisi nei centri cittadini e nelle zone periferiche e industriali.
In tale contesto, il sottosegretario per l'emergenza rifiuti in Campania si è reso promotore, al fine di reperire quote supplementari di smaltimento, oltre il confine regionale, di una campagna di solidarietà, in ambito nazionale, che ha trovato, tra le altre regioni, anche l'adesione della regione Lombardia, la quale ha dato risposta, con la deliberazione della Giunta n. VII/007571 nella seduta del 27 giugno 2008 e con il decreto n. 7478 del 9 luglio 2008 della Direzione centrale affari istituzionali e legislativi.
Nelle disponibilità date dalla regione Lombardia rientra anche la provincia di Mantova per l'uso degli impianti della Società SIEM Spa di Mantova nei siti di Ceresara e Pieve di Coriano per i rifiuti con codice CER (Catalogo Europeo Rifiuti) 20.03.01 (rifiuti urbani non differenziati).
Successivamente, la società SIEM Spa, per il tramite della società di consulenza Difesa Ambiente Srl di Cantù, ha reso noto che, al momento, a causa delle ridotte possibilità di ricezione della discarica d'appoggio, non è in grado di aderire alla richiesta di trasferimento fuori regione dei rifiuti con codice CER 19.05.01 (rifiuti prodotti dal trattamento aerobico di rifiuti solidi - parte rifiuti urbani non compostata) e 19.12.12 (altri rifiuti - compresi materiali misti - prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti - ad esempio selezione, triturazione, compattazione e via seguitando - diversi da quelli di cui alla voce 191211), per 20 mila tonnellate, estensibili a 50 mila, nell'ambito di una disponibilità totale di 70 mila tonnellate.
Ai sensi dell'articolo 9 comma 7-bis del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90 convertito, con modificazioni, nella legge 14 luglio 2008, n. 123 - che richiama le intese ai sensi dell'articolo 5, comma 3 del decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, convertito, con modificazioni, nella legge 6 dicembre 2006, n. 290, è stato chiesto alla regione Lombardia di valutare favorevolmente la suddetta disponibilità ricevuta dalla società SIEM, integrando, qualora lo si ritenga opportuno, il decreto n. 7478 del 9 luglio 2008.
Pertanto, la regione Lombardia ha ritenuto che i rifiuti venissero trasferiti, senza apportare modifiche al decreto del 9 luglio 2008, n. 7478.
Tuttavia, non ci sono stati risultati concreti poiché, pur avendo, in un primo momento, ottenuto la disponibilità di alcuni impianti della società SIEM di Mantova, sono sopraggiunti impedimenti e ritardi nella definizione del previsto iter burocratico, tali da rendere anacronistico l'utilizzo di dette quote, anche in considerazione Pag. 8del superamento della fase acuta dell'emergenza, che ne aveva suggerito il ricorso.

PRESIDENTE. L'onorevole Marco Carra ha facoltà di replicare.

MARCO CARRA. Signor Presidente, in un modo o nell'altro mi ritengo soddisfatto, perché la mia richiesta era molto semplice.

PRESIDENTE. Oggi è una giornata fortunata.

MARCO CARRA. Signor Presidente, lo sono anche perché non è in discussione il principio solidaristico che, su un'emergenza di questo tipo, doveva essere praticato.
Mi consenta, signor sottosegretario, certamente di ringraziarla per la sua risposta, ma anche di evidenziare che si tratta di un'interrogazione del 22 luglio 2008 che aveva certamente un significato all'epoca, cioè oltre un anno fa, oggi ne ha un po' meno. Tuttavia, la risposta chiarisce quanto è avvenuto nella nostra provincia, cioè che la disponibilità della società pubblica SIEM Spa è stata concessa in ragione di una delibera della regione Lombardia.
Dal mio punto di vista, non viene messo in discussione il principio solidaristico che doveva muovere l'insieme del nostro Paese in quel momento; tuttavia, il mio quesito aveva una natura eminentemente politica, poiché, durante la campagna elettorale della primavera del 2008, il centrodestra mantovano (Lega Nord e Popolo della Libertà) aveva cosi' tuonato: mai i rifiuti campani nella nostra provincia, e mi pare che, da questo punto di vista, la risposta sia arrivata.
Poiché le notizie giornalistiche della settimana successiva alla mia interrogazione avevano reso noto che anche altre società pubbliche del mantovano avevano dato la loro disponibilità attraverso i loro dirigenti e si era compreso che i rifiuti campani erano giunti nella nostra provincia, mi riservo, dopo la risposta che il Governo ha voluto dare alla mia interrogazione, di effettuare ulteriori approfondimenti per comprendere meglio cosa è accaduto nel rapporto tra il sottosegretario di Stato, la regione Lombardia e le società pubbliche che operano nel territorio mantovano.

PRESIDENTE. Si è così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'istituto comprensivo di Santa Croce di Magliano, in provincia di Campobasso, che hanno assistito alla conclusione delle interrogazioni della seduta di martedì 6 ottobre. Ovviamente, allo svolgimento delle interrogazioni erano presenti il rappresentante del Governo e gli interroganti che ad esso hanno posto dei quesiti riguardo agli argomenti che abbiamo affrontato.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 12,15, è ripresa alle 15,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Caparini, Lombardo e Mura sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

In ricordo dell'onorevole Gino Giugni.

PRESIDENTE. Nella giornata di domenica 4 ottobre è deceduto, all'età di ottantadue anni e dopo una lunga malattia, l'onorevole Gino Giugni, già autorevole membro della Camera dei deputati nella XII legislatura.
Il Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, ha inviato il seguente messaggio ai familiari di Gino Giugni: «Ho Pag. 9appreso con profonda tristezza la notizia della scomparsa dell'onorevole Gino Giugni, componente del Senato della Repubblica nella IX, X e XI legislatura, componente della Camera dei deputati nella XII legislatura e Ministro del lavoro. Desidero ricordarne la figura di autorevole studioso ed il ruolo, costantemente orientato a promuovere lo sviluppo di forme più avanzate di tutela dei lavoratori, nell'evoluzione della legislazione giuslavoristica italiana. Desidero farvi giungere i sentimenti del più profondo cordoglio mio personale e della Camera dei deputati».
Rinnovo, anche a nome di tutta l'Assemblea, il profondo cordoglio per la morte del professor Giugni, una figura di intellettuale e di politico di grande spessore culturale e morale che ha fornito un prezioso e costante contributo nelle varie funzioni ricoperte, all'evoluzione della legislazione in materia di diritto del lavoro, a partire dall'elaborazione dello Statuto dei lavoratori (Applausi).

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, ringrazio di cuore lei e la presidenza del mio gruppo per avermi concesso l'onore di commemorare, nella solennità di quest'Aula e a nome del gruppo Popolo della Libertà un grande italiano come Gino Giugni. Di lui in queste ore sono state dette molte cose e ricordati i meriti acquisiti con gli studi del diritto, in cui dimostrò grande capacità innovativa, e con il servizio reso alle istituzioni democratiche come uomo politico, parlamentare e Ministro.
Chi vi parla gli fu amico per più di quarant'anni, lo stimò come un impareggiabile maestro e nei suoi confronti nutre tuttora sentimenti di riconoscenza che non verranno mai meno.
Per aggiungere allora qualche commossa parola alle tante che sono state dette e scritte in memoria di Gino non ho trovato nulla di meglio dell'elogio funebre che il Marco Antonio di William Shakespeare pronuncia davanti alle spoglie di Bruto: «Visse una vita magnanima e gli elementi erano così ben temprati in lui che la natura potrebbe ben ergersi ed esclamare a tutto il mondo: questo è un uomo».
Proprio così, onorevoli colleghi, se volgessimo all'indietro la moviola della storia degli ultimi decenni del secolo scorso non troveremmo un solo atto, un solo evento della legislazione sociale del lavoro che Giugni non visse da protagonista nei diversi ruoli ricoperti, dallo Statuto dei diritti dei lavoratori alla riforma del trattamento di fine rapporto, alla stipula del protocollo del 1993 fino alle proposte di revisione dello stesso redatte dalla Commissione da lui presieduta nel 1997.
Ma a Gino dobbiamo molto di più, dobbiamo l'intuizione, anzi la visione da cui prese le mosse il moderno diritto sindacale.
Negli anni Cinquanta gli studi del diritto del lavoro si muovevano in un contesto asfittico e angusto, in assenza di un ordinamento sindacale in grado di affrontare e risolvere i temi della rappresentanza, della rappresentatività e di conseguenza dell'efficacia della contrattazione collettiva.
Il legislatore costituzionale aveva disciplinato l'insieme di questi problemi nell'articolo 39 della Carta del 1948, ma questa norma non aveva trovato applicazione anche perché il suo impianto risentiva parecchio degli assetti ereditati dal corporativismo ancorché temperati dal riconoscimento della libertà di organizzazione sindacale.
La dottrina di quel tempo, tuttavia, restava a crogiolarsi nell'ambito delle speranze deluse, limitandosi a interpretare, de iure condendo, l'articolo 39 e a commentare i disegni di legge attuativi presentati inutilmente dai Ministri del lavoro di volta in volta in carica. Le attività che le parti sociali andavano egualmente svolgendo era liquidata con un classico hic sunt leones, come se appartenessero ad una sorta di terra di nessuno, sconosciuta e selvaggia. Pag. 10
Gino Giugni che allora era, onorevoli colleghi, poco più che trentenne, rovesciò questa impostazione pubblicando per Giuffrè, nel 1960, il saggio «Introduzione allo studio dell'autonomia collettiva», dove il diritto sindacale veniva reinterpretato alla luce delle teorie degli ordinamenti giuridici di Santi Romano. Si trattò di una vera e propria rivoluzione copernicana che apriva agli studi giuslavoristici praterie sterminate, alla ricerca di un sistema di relazioni fecondo e vitale ancorché costituito al di fuori della previsione della Carta del 1948.
Egli dimostrava come il nuovo ordinamento intersindacale avesse, comunque, un fondamento nei principi generali della Repubblica e si avvalesse di un quadro molto ampio di legittimità, di regole e di prassi consolidate.
In sostanza, l'ordinamento sindacale, grazie a Giugni, aveva trovato nell'ordinamento giuridico altri capisaldi sui quali costruire la propria solidità. Alla cultura giuslavoristica fu aperto così un mondo nuovo, una sorta di Eldorado ricco di suggestioni che fece presto dimenticare le litanie per la mancata applicazione del disegno costituzionale.
In fondo, è sempre ancora quella scoperta di 50 anni or sono che, seppure con alcune varianti, alimenta tuttora il diritto sindacale del lavoro e lo spinge alla ricerca di nuovi stimoli, se ne sarà capace.
Di questa capacità di intravedere gli scenari del futuro avrebbe bisogno il Paese. Nel caso di Giugni, onorevoli colleghi, più che la morte, che è solo un episodio dell'esistenza, è stata spietata la malattia che, per lunghi anni, ha impedito al maestro di essere presente nel dibattito aperto nel campo del diritto del lavoro, impegnato nella difficile transizione tra una sterile nostalgia del come eravamo e l'espressione di un liberismo privo di valori.
Giugni aveva sicuramente l'autorevolezza e l'ingegno per orientare positivamente questa ricerca, indirizzandola verso obiettivi di un incisivo cambiamento, pur sempre rispettoso e attento ai diritti fondamentali dei lavoratori. Purtroppo, la malattia, prima ancora che la morte, glielo ha impedito (Generali applausi - Congratulazioni).

CESARE DAMIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, nel ricordare Gino Giugni non posso che portare un saluto pieno di commozione a una persona che mi è stata amica e che ho avuto la fortuna di conoscere, a un compagno e a un maestro.
Gino Giugni è stato un punto di riferimento per molti di noi. Quando dico maestro, lo faccio nel più alto significato del termine e, in questo caso, maestro del diritto del lavoro, ma anche maestro di vita, una persona che sapeva, con saggezza, portare le sue opinioni e una persona aperta al dialogo.
Quando ricordo le discussioni appassionate sui temi del lavoro non posso che riandare con la memoria ad uno studioso, ad un docente, ma anche ad un politico e a un uomo di Governo che ha nutrito tutta la sua opera di passione civile.
Ricordiamo, in particolare - testé Giuliano Cazzola ha ricostruito in modo molto preciso l'opera e la vita di Gino Giugni - la sua opera fondamentale: il suo contributo alla costruzione dello Statuto dei lavoratori nel lontano 1970 (nel maggio di quell'anno fu varata quella legge).
Ebbene, credo ed ho sempre sostenuto che quell'atto fondamentale di protezione del lavoro e di modernizzazione del sistema produttivo sia un atto di grande modernità che va difeso ancora oggi nella sua essenzialità perché è un architrave, una protezione fondamentale, della civiltà e del diritto del lavoro in Italia.
Ma Gino Giugni diede un contributo che molti hanno definito come decisivo alla costruzione di un altro grande atto fondamentale della concertazione e del dialogo sociale: il protocollo del 1993. Per la prima volta dopo gli aspri conflitti degli anni Settanta e degli anni Ottanta con quel protocollo in Italia si giunse a stabilire nuove regole del gioco tra capitale e lavoro Pag. 11che consentirono non solo di entrare a testa alta in Europa, ma di battere l'inflazione a due cifre di quel periodo e di regolare i rapporti di lavoro di lungo periodo.
Anche quello fu un momento di particolare intensità e di particolare battaglia politica nel quale niente era scontato. Qualcuno parlò del miracolo che Gino Giugni con pazienza seppe costruire per concludere, con il consenso delle parti sociali, quel protocollo. Ma vorrei anche dire che Giugni contribuì successivamente a discutere della riforma di quello stesso modello contrattuale che era stato definito nel 1993, riforma sulla quale avemmo modo di confrontarci, di discutere, anche di avere opinioni diverse, ma sempre con quella capacità di confronto e di ricerca delle soluzioni.
Vorrei anche ricordare che quando parliamo di Gino Giugni, parliamo di una persona che come Massimo D'Antona e come Marco Biagi subì un attentato delle Brigate rosse, perché Gino Giugni era, insieme agli altri nostri maestri, a questi eroi della Repubblica, un punto di congiunzione fra lo studioso, la capacità di ricostruire il dialogo sociale e la capacità di credere nella soluzione dei problemi attraverso la concertazione.
Concludo dicendo questo: Giugni ha creduto con grande forza ad un punto di vista che noi non dobbiamo dimenticare, ossia che le riforme, le grandi riforme, le grandi intuizioni, le grandi costruzioni sociali che hanno come obiettivo quello di pacificare, di superare il conflitto, di mettere insieme le ragioni del lavoro e dell'impresa, soprattutto in tempi di difficoltà, si conquistano con il consenso sociale, con il consenso di tutti, e non con la divisione. In questo Giugni esprimeva una sua fede fondamentale: l'autonomia e l'unità del sindacato come bene prezioso per la nostra nazione.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CESARE DAMIANO. Per questo - e concludo - porto questo saluto commosso, al quale dobbiamo legare credo il saluto affettuoso di tutti gli italiani e tutti i lavoratori, perché persone come queste hanno dato al nostro Paese dei punti di riferimento che oggi rappresentano ancora una stella polare alla quale dobbiamo guardare con grande forza. Grazie Gino per quello che hai fatto (Applausi).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, le parole dei colleghi che mi hanno preceduto hanno ben illustrato la figura e il senso della presenza del professor Gino Giugni nelle istituzioni, nell'università, in Parlamento e nel Governo.
A me non resta altro che aggiungere un brevissimo ricordo di carattere personale, all'epoca in cui era Ministro del Governo Ciampi, all'epoca in cui la concertazione divenne il metodo del confronto tra le organizzazioni datoriali e le organizzazioni rappresentanti dei lavoratori.
Ho avuto la fortuna e l'onore di essere eletto con lui nelle liste progressiste, di essere suo collega nella Camera dei deputati per una breve stagione, non posso dire di averlo avuto come amico, ma come punto di riferimento sì.
Voglio ricordare che è stato anche presidente della Commissione bicamerale di controllo sugli enti gestori. Lì ho avuto modo di frequentarlo in qualche occasione di più; non posso parlare di una vera amicizia, ma davvero di un punto di riferimento. Questo è quello che poi emerge dagli interventi degli onorevoli Cazzola e Damiano.
Quindi, oggi credo che possiamo, come gruppo dell'Italia dei Valori, associarci alle considerazioni svolte, aggiungendo soltanto che merita di essere ricordato alla sua famiglia, ai suoi allievi, ai suoi amici e ai suoi compagni come un padre nobile di quella lunga e gloriosa tradizione del socialismo italiano. Gino Giugni è stata una delle migliori espressioni della migliore tradizione del socialismo italiano. In questo senso lo vogliamo ricordare, in Pag. 12questo senso ci associamo alle parole di cordoglio espresse in quest'Aula (Applausi).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,25).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

SAVINO PEZZOTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, è con una certa emozione che mi aggiungo agli interventi di Cazzola, Damiano ed Evangelisti per commemorare il professor Gino Giugni.
Egli è stato uno di quegli intellettuali che ha contribuito a quello che potremmo definire il «risorgimento sindacale» nel nostro Paese. Lo ricordo insieme ad altri intellettuali, come il professor Romani, che accompagnarono il sindacato nel suo momento di formazione e cioè quelli che hanno indicato al sindacalismo la strada riformatrice. Lo ricordo certamente come studioso, ma attuatore di quella attenzione alla dimensione del diritto, in particolare del diritto del lavoro, inteso come strumento per ampliare la partecipazione democratica.
Ricordo la vera emozione che provammo in fabbrica quando venne approvato lo Statuto dei lavoratori. Per molti di noi finiva una stagione durissima di battaglie per conquistare degli spazi di libertà. Finalmente vedevamo entrare in fabbrica la Costituzione che diveniva non più solo un'enunciazione di valori e proposte, ma diventava veramente l'elemento che creava un contesto di libertà, anche laddove fino ad allora, negli anni Settanta, la libertà non era entrata, se non attraverso elementi di contrapposizione.
Credo che i tempi che stiamo attraversando, duri sul piano del lavoro e dell'occupazione, ci richiamino alla lezione di Giugni ovvero quella che dice che non si possono affrontare i tempi delle transizioni senza una garanzia di diritti per i più deboli e per i più indifesi.
La lezione vale anche oggi in cui le trasformazioni del lavoro invocano nuove tutele e nuovi diritti. Nello stesso tempo si viene sempre più evidenziando come lo Statuto dei lavoratori sia quanto mai attuale. Forse rimane ancora un baluardo di tutela e di difesa delle persone che lavorano.
Siamo riusciti, occorre ricordarlo, a vincere la battaglia contro il terrorismo (che, va ricordato, colpì anche il professor Giugni) non solo al livello istituzionale ma anche dentro i luoghi di lavoro, perché nelle aziende e nei luoghi di lavoro erano chiari i diritti, le forme della rappresentanza e il modello e la forma della contrattazione. Il cammino riformatore è stato quello che ha battuto tensioni che potevano essere negative per la nostra democrazia.
Possiamo dire che con la sua azione di studioso, di politico, di uomo vicino al mondo del lavoro ha sostenuto un'azione di apertura di libertà e di democrazia, ha orientato l'insieme del sindacalismo verso forme riformatrici e partecipative. La sua attenzione all'autonomia del sindacato - un sindacato non schierato o meglio schierato da una parte sola: dalla parte dei lavoratori, e non partiticamente - fu una lezione vera che noi abbiamo appreso e che riteniamo sia di attualità anche oggi. Anche oggi se non c'è l'autonomia del sindacato, e se non viene affermata anche in modo radicale, non è possibile determinare elementi di unità. Questa è la lezione che noi abbiamo imparato dal professor Giugni e che rilanciamo oggi nel ricordarlo. Lo ricordiamo veramente con affetto, con simpatia, ma soprattutto vogliamo continuare a ricordarlo come un maestro di democrazia. Alla sua famiglia Pag. 13tutte le condoglianze del gruppo dell'Unione di Centro, ma soprattutto vogliamo mantenerlo nella nostra memoria e nel nostro ricordo (Applausi).

Sull'ordine dei lavori (ore 15,30).

ILEANA ARGENTIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, volevo intervenire su una questione personale che però credo sia importante che venga condivisa con quest'Aula. Io che venerdì sono mancata al voto - e ciò con una campagna stampa è stato reso pubblico - ho subito delle minacce e delle aggressioni verbali e anche fisiche; questo durante la manifestazione per la libertà di stampa a cui ho partecipato, ma anche ieri sera... scusate, ma non credo che sia una questione che riguardi solo me.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

ILEANA ARGENTIN. Ieri sera, mentre camminavo per strada vicino a piazza Venezia, delle persone hanno preso a calci la carrozzina, una cosa senz'altro poco piacevole. Vorrei che fosse messo a verbale che io ho consegnato il certificato medico giovedì mattina, ma non voglio solo difendere la mia persona. Mi rivolgo a lei, Presidente, perché credo che dovremmo avere un minimo di tutela rispetto alle attività istituzionali. C'è tanta gente che probabilmente si dichiara malata e non lo è, ma ci sono anche le brave persone.
Credo che la Presidenza della Camera dovrebbe rendere pubblici i certificati medici reali di chi è stato male e credo che non si possa far finta che questo sia un problema di venti persone, ma è un problema di tutti noi in quanto esseri umani. Può capitare che stiamo male, non credo che possiamo venire oggetto di contrasti politici sempre e comunque. Rivendico la mia natura di donna e di persona, prima che di politica. Le chiedo per questo la possibilità, insieme alla Presidenza, di fare una conferenza stampa, ma ripeto non voglio che la gente dica che Argentin stava male, anche perché è una vita che combatto per far sì che la gente non dica questo.
Ci terrei soltanto per le persone che lavorano in buona fede. Io ho l'82 per cento di presenze in quest'Aula e essere presa per i capelli, mi creda, è una cosa che non mi appartiene. Chiedo, quindi, a lei prima che al mio gruppo una tutela (Applausi).

PRESIDENTE. Onorevole Argentin, credo che l'applauso di tutta l'Assemblea sia non solo di condivisione delle sue parole, ma anche di stima nei suoi riguardi. È esemplare, infatti, il modo con cui lei, tanti altri parlamentari e ovviamente tutti noi svolgiamo il nostro lavoro e la nostra responsabilità a cui siamo stati chiamati. In ogni caso, rispetto le sue proposte e sarà mio compito informare il Presidente della Camera e coinvolgere l'Ufficio di Presidenza.

RENATO FARINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, esprimo innanzitutto la mia totale solidarietà all'onorevole Argentin e segnalo due aspetti. Da una parte, c'è il vezzo di considerare i deputati in missione, magari in Consiglio d'Europa o a lavorare in fondo per il nostro Paese e per l'Europa, come chi si assenta da cose essenziali. Questo atteggiamento è incredibile perché diventa denigrante per tutti i nostri lavori. Allora, togliamo le assemblee internazionali e abroghiamo questa mania di andare in Europa.
Inoltre, trovo sul giornale l'Unità, che mi sono conservato ieri prevedendo che sarebbero successe delle cose all'onorevole Argentin, parole di questo genere; addirittura Bersani sente il bisogno di dire: «Molti erano in ospedale». Come a dire che, chi non è in ospedale, deve essere in qualche modo sanzionato anche fisicamente. Pag. 14Addirittura nell'articolo di Maria Grazia Gerina c'è scritto: «Avevano depositato il certificato, sapevamo che non sarebbero stati presenti - spiega un responsabile del Partito Democratico». Poi c'è l'elenco in cui compaiono i nomi di Marianna Madia, di Ileana Argentin e di Enzo Carra e c'è scritto: «Assenti annunciati, assenti giustificati, salvo verifica sul certificato medico». Mi chiedo in che partito siete (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, non mi voglio infilare in questa polemica. Il collega, lei con le sue parole e all'applauso corale dell'Aula mi hanno preceduto rispetto a quello che volevo dire, ovvero la piena solidarietà del partito del Popolo della Libertà verso la collega Argentin (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei solamente stigmatizzare come sia ridicolo, prima che assurdo, che il collega Renato Farina colga l'occasione di un intervento così importante e così particolare come quello della collega Argentin - alla quale ovviamente va la solidarietà di tutto il nostro gruppo - per aprire una polemica ridicola e spicciola che si poteva tranquillamente risparmiare. Il punto posto dalla collega Argentin, a prescindere da qualunque valutazione politica credo che sia quello...

RENATO FARINA. Se la prende con me invece che con quelli!

PRESIDENTE. Onorevole Renato Farina, per cortesia.

ROBERTO GIACHETTI. Penso che sei semplicemente una persona miope e anche un po' isterica, quindi è bene che ti calmi (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, si rivolga alla Presidenza.

ROBERTO GIACHETTI. Sì, signor Presidente. Allora dico a lei che il collega Renato Farina è miope oltre che isterico. Inoltre, vorrei semplicemente dire che il valore delle parole della collega Argentin dovrebbero far riflettere tutti molto, a prescindere dalla parte in cui si sta, invece di utilizzare ogni occasione per avvelenare il clima politico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 15,40, è ripresa alle 15,45.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1750 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno dell'Arabia Saudita per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Riad il 13 gennaio 2007 (Approvato dal Senato) (A.C. 2718).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge di ratifica già approvato dal Senato n. 2718: Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno dell'Arabia saudita per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e Pag. 15sul patrimonio e prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Riad il 13 gennaio 2007.
Ricordo che nella seduta del 5 ottobre 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che ha replicato il rappresentante del Governo, mentre il relatore vi ha rinunciato.
Avverto che la V commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2718)

(Esame degli articoli - A.C. 2718)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2718) al quale non sono state presentate proposte emendative.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevoli Saltamartini, Lanzillotta, Letta, Traversa, Nicodemo, Damiano, Rivolta, Bocchino, Castellani, Lunardi, Perina, Delfino, Casini, Capitanio Santolini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 446
Maggioranza 224
Hanno votato
446).

Prendo atto che i deputati Gibiino, Realacci, Bosi, Poli, Cesa, Mondello, D'Antona, Samperi, Oliverio, De Poli, Goisis e Giacomoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2718) al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevoli Lanzillotta, Castagnetti, Cristaldi, Simeoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 457
Maggioranza 229
Hanno votato
457).

Prendo atto che i deputati Cesa, Mondello, D'Antona, Samperi, De Poli, Rigoni, Goisis, Giacomoni e De Torre hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2718) al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevoli Lanzillotta, Castagnetti, Luciano Rossi, Cristaldi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 455
Maggioranza 228
Hanno votato
455).

Prendo atto che i deputati D'Antona, Samperi, De Poli, Rigoni, Goisis e Giacomoni, hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 2718), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti. Pag. 16
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mondello? Onorevole Lanzillotta? Onorevole Cristaldi? Onorevole Traversa? Onorevole Latteri? Onorevole Galletti? Perfetto. Onorevole Repetti? Onorevole Dell'Elce, ha votato? Con calma! Provi. L'onorevole Repetti ha votato. Dell'Elce? Bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 463
Maggioranza 232
Hanno votato
462
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati D'Antona, Porcu, De Poli e Barbato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Ordini del giorno - A.C. 2718)

PRESIDENTE. Passiamo agli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2718).
Avverto che sono stati presentati gli ordini del giorno Reguzzoni n. 9/2718/1, Evangelisti n. 9/2718/2, Mecacci n. 9/2718/3, che sono in distribuzione. La Presidenza, ai sensi l'articolo 89, comma 1, del Regolamento, non ritiene ammissibili tali ordini del giorno, concernenti rispettivamente la revisione degli accordi bilaterali con l'Arabia Saudita sul traffico aereo e la moratoria delle esecuzioni capitali, in quanto estranei rispetto alla materia oggetto del provvedimento in esame che riguarda invece l'eliminazione delle doppie imposizioni sul reddito e sul patrimonio.
Pertanto gli ordini del giorno Reguzzoni n. 9/2718/1, Evangelisti n. 9/2718/2, Mecacci n. 9/2718/3 sono inammissibili.

MATTEO MECACCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, intervengo perché un ordine del giorno dello stesso tenore, e in sostanza letteralmente identico, è stato accolto dal Governo al Senato ed ammesso dalla Presidenza del Senato alla discussione. La questione riguarda il fatto che in Arabia Saudita la pena di morte è prevista anche per reati contro il patrimonio. Noi chiediamo che in un momento in cui il Governo dà ampio credito a quel Paese in materia di accordi economici, patrimoniali e fiscali, si ponga - perché ciò dovrebbe far parte della politica estera del nostro Paese, sulla base delle campagne che sono state fatte nella sede delle Nazioni unite ed altrove - la questione del rispetto dei diritti umani.
Mi permetto anche, signor Presidente, di segnalare che abbiamo tutta una serie di ratifiche di questo tipo, che avvengono sostanzialmente in assenza di qualsiasi dibattito politico, che riguardano solo aspetti economici: dichiarare quindi inammissibile un ordine del giorno che il Senato ha ammesso e che il Governo ha accolto mi sembra una decisione che la Presidenza non dovrebbe prendere in questa occasione.

PRESIDENTE. Onorevole Mecacci, la Presidenza ovviamente non entra nel merito del valore del contenuto da lei proposto nell'ordine del giorno, ma deve pronunciarsi riguardo all'ammissibilità o inammissibilità dell'ordine giorno stesso, ovviamente inerente alla ratifica che stiamo approvando. C'è quindi un'estraneità di materia oggettiva, riguardo a tutti i precedenti della Camera. Non possiamo - ma lei lo sa meglio di me - pensare ad un paragone col Senato, che gode di autonomia totale, sia la Presidenza del Senato che l'Assemblea. È ovvio (lo ricordo anche a lei) che vi sono altri strumenti che permettono all'Assemblea e a lei di discutere del contenuto dell'ordine del giorno da lei presentato, mozioni o quant'altro.

Pag. 17

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, il rischio è quello di ripetersi, però davvero invito la Presidenza, invito gli uffici insieme alla Presidenza, a riconsiderare tale giudizio di inammissibilità, perché (parlo ovviamente per l'ordine del giorno che ho presentato) è assolutamente generico: si fa un riferimento agli impegni che il Governo dovrebbe assumere in ogni sede, per ogni Paese affinché vi sia un'attenzione al tema dei diritti umani. Come si possa considerare una sorta di estraneità di materia, è davvero difficile da comprendere.
Quanto all'autonomia del Senato, non vi è dubbio che il Senato abbia una sua autonomia, non vi è dubbio che il Senato abbia un suo Regolamento, ma qui non si dice che gli ordini del giorno presentati siano contro il Regolamento della Camera: si parla di estraneità di materia.
Ma come si fa a parlare di estraneità di materia alla Camera, quando invece al Senato l'estraneità non è stata rilevata né dagli organi del Senato stesso, né dal Governo, che ha espresso un parere favorevole? Pertanto, non sarebbe male una breve sospensione dei lavori per riconsiderare la questione.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, ribadisco che l'articolo 88 del nostro Regolamento, esplicitamente prevede la presentazione di ordini del giorno recanti «istruzioni al Governo in relazione alla legge in esame». Tutti i precedenti vanno in questa direzione.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2718)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, continuo a dichiararmi per niente soddisfatto dell'interpretazione che lei poco fa ha voluto dare del nostro Regolamento con il supporto degli uffici. Stiamo discutendo infatti della ratifica di un Accordo con un Paese importantissimo, l'Arabia Saudita, con il quale siamo il principale, tra i Paesi europei, ad interloquire a livello di scambi commerciali. Come si fa a dire che parlare dei diritti umani non sia compatibile con questa discussione solo perché si parla di doppie imposizioni? È del tutto evidente che qui si ha che fare con la materia fiscale, ma prima ancora della materia fiscale ad essere in campo sono le relazioni politiche tra due Paesi.
Siccome stiamo parlando di un Paese in cui vige ancora la pena di morte, noi chiediamo un intervento del nostro Governo perché continui la sua azione affinché tutti i Paesi del mondo possano aderire alla moratoria decisa a livello di ONU (nel quale il nostro Paese ha avuto il merito di portare avanti quella battaglia). Risulta davvero incomprensibile.
Tuttavia, con questa pesante riserva, il gruppo dell'Italia dei Valori non farà mancare il proprio voto favorevole, come ha testé dimostrato votando a favore dei singoli articoli, sul disegno di legge di ratifica di questo Accordo. È un Accordo che - non vi è dubbio - recherà giovamento alla nostra industria, in particolar modo alle grandi aziende che possono esportare il know how italiano oltre confine.
Come è accaduto in altri casi analoghi e nella stragrande maggioranza dei Trattati siglati e già approvati nei mesi scorsi, la Convenzione e l'annesso Protocollo che ci accingiamo ad approvare (che tra l'altro, voglio ricordarlo, sono stati sottoscritti nel 2007 dall'allora Ministro degli affari esteri del Governo Prodi, l'onorevole Massimo D'Alema) servono ad evitare le doppie imposizioni, ricalcando quello schema base riconosciuto a livello internazionale dall'OCSE che riguarda soggettivamente le persone fisiche o giuridiche residenti in uno dei due Stati contraenti e oggettivamente le imposizioni sui redditi (e nel caso Pag. 18particolare dell'Arabia Saudita, sui patrimoni). In questo modo l'Italia potrà avvalersi di un Accordo con questo Paese per creare un quadro giuridico di riferimento per gli operatori economici italiani, con precise caratteristiche non discriminatorie rispetto agli operatori stranieri i cui Governi hanno già stipulato analoghe Convenzioni.
Nel dettaglio, il principale intento è quello di evitare che, oltre alle nostre imposizioni (siano esse IRPEF, IRES o IRAP), alle imprese vengano eventualmente applicate altre di un diverso Stato, nonché quello di evitare che alle imposizioni saudite si sommino quelle italiane. Voglio solo ricordare che tra le imposizioni saudite è presente lo zakat, ovvero l'elemosina legale, considerato addirittura uno dei cinque pilastri dell'Islam (un'imposta religiosa sul reddito e sul patrimonio che implica il pagamento annuale del 2,5 per cento del capitale in eccesso rispetto a quello necessario per i bisogni primari, una tassa che ovviamente non ha una corrispondenza in Italia).
Manifesto quindi - l'ho già detto ed insisto - un sostanziale accordo su un provvedimento che rafforza il legame con l'Arabia Saudita, anche in considerazione dell'aumentato volume degli scambi commerciali tra il nostro Paese e quello arabo. Noi siamo infatti al vertice, tra i Paesi europei, in rapporto a questo tipo di scambio.
Però non si può sottacere - insisto anche su questo aspetto - quanto hanno più volte sottolineato gli altri colleghi, sia in Commissione, sia ieri in Aula, quando ci siamo trovati a discutere e a ratificare accordi importanti con Paesi che, rispetto ai temi legati ai diritti umani, mostrano, purtroppo, ancora reticenze, se non dinieghi assoluti a qualsiasi confronto e disponibilità.
Per questo, avevamo presentato quell'ordine del giorno, che era volto ad impegnare il nostro Governo a favorire l'adesione di un sempre maggior numero di Paesi alla moratoria delle esecuzioni capitali, e, parlando dell'Arabia Saudita in particolare, a sostenere davvero, non solo la piena affermazione dei diritti delle persone, ma anche il principio che gli accordi commerciali, ancorché fondamentali, possano e debbano procedere di pari passo con il rispetto dei diritti umani.
Da parte del mio gruppo - lo ripeto - ci sarà un voto favorevole alla ratifica di questa Convenzione e del suo Protocollo aggiuntivo, con la riserva sulla possibilità di accompagnarla con un ordine del giorno impegnativo per il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo brevemente per annunciare il nostro voto favorevole a questo Accordo, così come su quello successivo con la Giordania. La ratio di questo Accordo è quella di evitare la doppia imposizione sugli stessi fenomeni economici e giuridici. C'è solo da ricordare che questa tradizione del diritto internazionale nasce con la Società delle Nazioni e che il primo di questi Accordi fu quello italo-tedesco del 1925, aggiornato poi a livello sovranazionale dell'OCSE nel 1963 e con il manuale di negoziazione dell'ONU del 1979.
È importante questo Accordo, così come quello con la Giordania, per evitare la doppia imposizione, visto anche l'aumento negli ultimi anni del volume di affari tra l'Arabia Saudita, la Giordania e il nostro Paese.
Noi, per primi, in questi ultimi dieci anni, abbiamo denunciato più volte la mancanza di coraggio dei Governi nella difesa dei diritti umani nei rapporti con altre nazioni. L'abbiamo fatto, però, quando vi erano visite ufficiali di loro rappresentanze in Italia, o del nostro Governo all'estero. Parlarne in questo momento, pur condividendone l'ultima ratio, è francamente fuori luogo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà.

Pag. 19

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, questa ratifica è relativa ad una Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno dell'Arabia Saudita per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e prevenire le evasioni fiscali; su questo provvedimento siamo assolutamente d'accordo e, quindi, preannuncio il voto favorevole della Lega Nord, soprattutto perché è importante prevenire le evasioni fiscali.
In questo caso, tuttavia, devo anche svolgere una considerazione che forse va un po' al di là di questo Accordo e che va a toccare ciò che è alla base degli accordi tra i due Paesi: la reciprocità. In questo caso siamo d'accordo con l'Arabia Saudita ad applicare delle norme comuni per evitare che vi sia una doppia imposizione sui nostri e sui loro cittadini e per cercare di reprimere le frodi fiscali. Ma il concetto della reciprocità - mi permetta questa valutazione, signor Presidente - non può essere limitato solo a questo accordo. Dobbiamo impegnarci perché la reciprocità valga anche in altri campi, come quello della libertà religiosa, perché devo ricordare che in questo Paese la libertà religiosa è rispettata, mentre vi sono Paesi, come l'Arabia Saudita, dove i cristiani non hanno le stesse prerogative che hanno i musulmani nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedi. Ne ha facoltà.

MARCO FEDI. Signor Presidente, intervengo per svolgere una breve dichiarazione di voto su due provvedimenti analoghi e, quindi, la mia dichiarazione di voto varrà anche per la ratifica dell'Accordo con la Giordania.
Si tratta di due provvedimenti analoghi, le ratifiche di due Convenzioni, con l'Arabia Saudita e con la Giordania, per evitare - com'è stato ricordato - le doppie imposizioni fiscali e per prevenire l'evasione fiscale. Si tratta di due Paesi i cui rapporti commerciali ed economici con l'Italia sono in forte crescita.
Come indicato in sede di discussione generale, il gruppo del Partito Democratico voterà a favore della ratifica perché le Convenzioni vanno nella giusta direzione, ovverosia quella di regolare in maniera esaustiva la materia fiscale al fine di evitare che i contribuenti italiani si trovino a subire la doppia imposizione nel Paese di origine e in quello ospitante. Al contempo, si garantisce un'equa ripartizione del prelievo fiscale tra lo Stato in cui viene prodotto un reddito e lo Stato di residenza del beneficiario dello stesso. Questi strumenti, oltre ad assicurare la chiarezza impositiva, hanno l'obiettivo di garantirne la trasparenza e creano le condizioni per maggiori forme di controllo su elusione ed evasione, inserendosi nel solco della lotta ai paradisi fiscali.
È opportuno che tali controlli trovino al più presto attuazione pratica attraverso l'azione di monitoraggio e l'adozione di appositi protocolli di intesa sullo scambio di informazioni. Il Partito Democratico ha inoltre evidenziato che il suo voto favorevole alla Convenzione con l'Arabia Saudita è dettato dalla volontà di rafforzare gli scambi bilaterali, ma anche dalla volontà di non perdere di vista i grandi temi legati ai diritti umani e all'impegno contro la pena di morte e per la piena affermazione dei diritti delle persone.
Credo che su questi temi con l'Esecutivo dobbiamo trovare un modo per far fare percorsi paralleli sia alla questione dei rapporti bilaterali tra i Paesi (in questo caso di tipo economico e commerciale, contro le doppie imposizioni fiscali e per evitare l'evasione fiscale), sia all'affermazione dell'impegno per i diritti umani e contro la pena di morte. Credo che il Governo non possa disattendere questo impegno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Renato Farina. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà, sapendo bene che questo Trattato riguarda una sfera particolare, Pag. 20quella dell'economia. Noi siamo sempre stati contrari a considerare le libertà come divise, cioè a pensare che la libertà economica possa procedere senza il resto delle libertà: quella politica, quella religiosa e quella relativa all'attitudine sessuale (perché non dimentichiamo che in Arabia Saudita c'è una persecuzione degli omosessuali). Ma nello stesso tempo crediamo che appoggiare una facilità di scambi economici aiuti anche delle presenze in quei Paesi che agevolano il cambiamento. Infatti è solo l'incontro con esperienze e con personalità che portano con sé un senso della vita e un'attitudine alle relazioni sociali positive che può cambiare le situazioni in tutti i settori. Anche scambiando merci non si scambiano solamente merci e quindi questi accordi vanno in una direzione positiva.
Concludendo, voglio scusarmi se prima la passione politica ha prevalso sulla mia volontà di esprimere semplicemente solidarietà all'onorevole Argentin (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà per un minuto.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, intervengo perché con la decisione che ha assunto oggi la Presidenza di dichiarare non ammissibili ordini del giorno che trattano il tema del rispetto dei diritti umani nell'ambito di un trattato che riguarda questioni economiche e fiscali, ci mettiamo in un quadro giuridico molto diverso dalla quasi totalità dei Paesi dell'Unione europea e dall'Unione europea stessa.
Noi non abbiamo un accordo di cooperazione né con l'Arabia Saudita, né con tanti altri regimi dittatoriali che contenga delle clausole sui diritti umani, cioè degli obblighi giuridici per questi Paesi di rispettare alcuni principi fondamentali.
Se la Presidenza ritiene non ammissibili ordini del giorno che impegnano il nostro Governo ad agire in questo senso, l'unica alternativa, signor Presidente, è che dobbiamo presentare emendamenti a questi disegni di legge di ratifica che pongano come vincolante il rispetto dei diritti umani. Ciò probabilmente renderà anche la ratifica di alcuni trattati che saranno in discussione di fronte all'Assemblea molto più difficile di quanto non sia oggi (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Malgieri. Ne ha facoltà.

GENNARO MALGIERI. Signor Presidente, mi associo alle considerazioni dell'onorevole Mecacci per rimarcare come in realtà in questo Parlamento democratico, non diversamente da altre istituzioni democratiche occidentali, si tenga conto molto poco, anzi quasi per niente, dei diritti umani nel momento in cui si tratta di problemi di carattere economico, commerciale e finanziario (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico).
È un vulnus che si reca alla democrazia, ma anche al corretto svolgimento dei rapporti tra gli Stati ed i popoli. Si ha molto più a cuore l'economia e la finanza che i diritti dei popoli. Lo dico perché rimanga agli atti, non illudendomi che queste mie parole, come altre che sono state pronunciate molto più autorevolmente, possano modificare lo stato delle cose. È proprio in considerazione di questo vulnus, cioè la dichiarazione di inammissibilità di ordini del giorno su questa materia, che io dichiaro la mia astensione (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, lei ha dato la risposta giusta con l'applicazione sbagliata: lei ha giustamente detto che non possono essere dichiarati ammissibili gli ordini del giorno che non abbiano Pag. 21afferenza alla materia di cui si parla, ma nella ratifica dei trattati internazionali, signor Presidente, ogni articolo ha a che fare con i diritti umani! Se parlassimo di navi, di merci, di lavori, di materiali di qualsiasi tipo, parleremmo di diritti umani perché, se facessero esercitare da schiavi quei lavori di cui stiamo parlando e di cui stiamo trattando, violerebbero il nostro Trattato. Una democrazia parla sempre di diritti umani! La materia dei diritti umani è attinente! La prego di avere la capacità di vedere che quanto lei ha detto si applica a questo Trattato: la materia è pertinente, è in modo evidente e vistoso pertinente a questo Trattato.
Giusta la sua risposta - mi permetta -, non l'applicazione della stessa. Non faccia automatismi, ma ci dica bene per quale motivo è impossibile parlare di diritti umani nella ratifica di un trattato internazionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, anch'io intervengo a titolo personale per annunciare l'astensione su questo provvedimento, dal momento che ritengo che sia un errore dichiarare non ammissibili gli ordini del giorno. I temi posti dai colleghi in modo molto appropriato parlano di affrontare la questione dei diritti umani in un Paese come l'Arabia Saudita, che è largamente lontano dal rispetto degli standard minimi a livello internazionale, non ha aderito ad alcune importantissime convenzioni internazionali in materia di difesa dei diritti e applica in modo esteso la pena di morte anche per reati di tipo amministrativo.
Ritengo, dunque, che non sia improprio, come ricordava ad esempio l'onorevole Mecacci, porre questo tema nel momento in cui approviamo un Trattato, pur positivo, che potrà incentivare le relazioni economiche tra i due Paesi e che ritengo assolutamente importante.
Abbiamo un dovere tuttavia: questo è un Parlamento che ha saputo in Europa e nel mondo distinguersi su una materia come la pena di morte ottenendo anche risultati importanti.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Vernetti.

GIANNI VERNETTI. Per tale motivo annuncio la mia astensione (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2718)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2718, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lanzillotta, Delfino, Razzi, Coscia, Mereu e Latteri.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(S. 1750 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno dell'Arabia Saudita per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Riad il 13 gennaio 2007) (Approvato dal Senato) (2718):

(Presenti 491
Votanti 459
Astenuti 32
Maggioranza 230
Hanno votato
459).

Pag. 22

Prendo atto che i deputati Barbareschi e Mariani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,17).

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori e disturberò l'Assemblea solamente per qualche secondo. Domani ricorre l'anniversario del barbaro omicidio di Anna Politkovskaja e credo che sia importante che la Presidenza della Camera, in un periodo in cui tanto si parla, in tutto il mondo ed anche nel nostro Paese, di libertà di stampa, la ricordi solennemente. Credo sia importante che domani non siano i gruppi a sollevare questo ricordo in aula, ma sia la Presidenza della Camera. Pertanto, le chiedo di farsi interprete col Presidente Fini di questa proposta, che è un'ipotesi di ricordo comune di cui la Presidenza dovrebbe farsi carico (Applausi).

PRESIDENTE. Sarà compito della Presidenza ovviamente riferire al Presidente Fini.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1554 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Regno Hascemita di Giordania per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta ad Amman il 16 marzo 2004 (Approvato dal Senato) (A.C. 2719) (ore 16,18).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Regno Hascemita di Giordania per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta ad Amman il 16 marzo 2004.
Ricordo che nella seduta del 5 ottobre 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che non hanno avuto luogo le repliche.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2719).

(Esame degli articoli - A.C. 2719)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2719), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lanzillotta? Onorevole Castagnetti? Onorevole Strizzolo? Onorevole Saltamartini? Onorevole Delfino? Onorevole Latteri? Onorevole Trappolino?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 492
Maggioranza 247
Hanno votato
492).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2719), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Saltamartini? Onorevole Latteri? Onorevole Lanzillotta? Pag. 23
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 487
Maggioranza 244
Hanno votato
486
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Barbareschi e Trappolino hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2719), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lanzillotta? Onorevole Castagnetti? Onorevole Strizzolo? Onorevole Coscia? Onorevole Trappolino? Onorevole Saltamartini? Onorevole Miglioli? Onorevole Duilio? Onorevole Galletti? Onorevole De Micheli? Onorevole Ascierto?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 496
Maggioranza 249
Hanno votato
496).

Prendo atto che il deputato Paladini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Ordini del giorno - A.C. 2719)

PRESIDENTE. Passiamo agli ordini del giorno (Vedi l'allegato A - A.C. 2719).
Avverto che sono stati presentati gli ordini del giorno Reguzzoni n. 9/2719/1 ed Evangelisti n. 9/2719/2. La Presidenza, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, non ritiene ammissibili tali ordini del giorno, concernenti la revisione degli accordi bilaterali con il Regno di Giordania sul traffico aereo e la moratoria delle esecuzioni capitali, in quanto estranei rispetto alla materia oggetto del provvedimento in esame, che riguarda invece l'eliminazione delle doppie imposizioni sul reddito.
Pertanto gli ordini del giorno Reguzzoni n. 9/2719/1 ed Evangelisti n. 9/2719/2 sono inammissibili.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, non voglio ripetere quanto ho appena detto. Mi rifaccio, però, agli autorevolissimi interventi dell'onorevole Malgieri, dell'onorevole Colombo e dell'onorevole Mecacci e le chiedo formalmente di invitare la Giunta per il Regolamento a svolgere una verifica approfondita sull'articolo 89 del Regolamento, perché stiamo parlando di esecuzioni capitali, cioè del taglio della testa di persone.
Se stipuliamo accordi con la Cina e poniamo il tema delle esecuzioni capitali, perché non possiamo fare lo stesso quando parliamo dell'Arabia Saudita o del Regno Hascemita di Giordania? Tra l'altro, quest'ultimo è molto più avanti rispetto all'Arabia Saudita: ha praticamente eliminato gran parte delle applicazioni della pena di morte, che rimane in essere soltanto per alcune fattispecie criminose. Quindi, non è esattamente la stessa cosa.
Non avevo presentato un ordine del giorno su questo punto, l'ho fatto soltanto per riaprire una discussione ed una riflessione. Mi rendo conto che non potrà esaurirsi in questo momento, tuttavia, signor Presidente, la invito formalmente a tener conto del dibattito che si è sviluppato qui quest'oggi.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, sarà certamente compito della Presidenza. Lei ha citato la Giunta per il Regolamento: è stata posta una questione, che verrà discussa nella sede opportuna ed appropriata.

Pag. 24

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, non le chiederò di riconsiderare i criteri adottati per la dichiarazione di inammissibilità, perché mi adeguo all'interpretazione restrittiva che la Presidenza della Camera ha inteso adottare in merito agli ordini del giorno presentati con riferimento ai Trattati internazionali.
All'articolo 8 del provvedimento in oggetto si parla di trasporto aereo. Credo che sia importante richiamare all'Assemblea l'impegno che il Governo ha già assunto nel senso di rivedere gli accordi bilaterali anche con il Regno di Giordania, soprattutto, in relazione all'impegno di liberalizzazione del trasporto aereo. Tale impegno fa seguito alla mozione presentata dagli onorevoli Cota e Dal Lago e da altri, approvata e recepita dal Governo all'inizio di questa legislatura.
Colgo l'occasione, affinché il sottosegretario per gli affari esteri possa prenderne nota, perché si tratta di un impegno che non solo Malpensa, ma tutti gli aeroporti italiani aspettano con grande attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2719)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, come ho già anticipato, esprimo un sostanziale accordo e, quindi, preannuncio il voto favorevole per arrivare ad una celere ratifica della Convenzione e dell'annesso Protocollo che oggi sono al nostro esame.
In particolare - come è già stato fatto notare durante la discussione sulle linee generali - in questo caso vi è anche un'urgenza, perché la prossima settimana - fra una decina di giorni, il 20 e il 21 di ottobre - saranno in visita nel nostro Paese i reali di Giordania. Quindi, sarebbe quanto mai auspicabile ed opportuno che il provvedimento in oggetto fosse già in essere al momento del loro arrivo.
Per quanto attiene al merito, così come già abbiamo detto poco fa per altri analoghi provvedimenti, come è facilmente evincibile dal titolo, anche il Trattato in oggetto è volto ad evitare la doppia tassazione del lavoro delle nostre imprese, così come di quelle giordane che operano in Italia.
Le considerazioni già avanzate nel corso delle dichiarazioni di voto sul provvedimento relativo all'Arabia Saudita valgono anche per la Convenzione stipulata con la Giordania, che risale, però, al 2004. Tali considerazioni riguardano la stabile organizzazione del lavoro al fine della sua tassazione, la tassazione dei redditi immobiliari e dei redditi di impresa, così come la tassazione degli utili derivanti dall'esercizio, in traffico internazionale, della navigazione marittima ed aerea.
Ho già avuto modo di svolgere l'inciso sui diritti umani per quanto attiene sia l'aspetto procedurale che regolamentare, pertanto concludo il mio intervento ribadendo il voto favorevole del mio gruppo sul provvedimento in oggetto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, come ho già dichiarato nel precedente intervento il nostro voto sarà favorevole.

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Volontè, aveva già detto che la dichiarazione di voto per la precedente ratifica valeva anche per questa relativa alla Giordania.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà.

Pag. 25

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, anche in questo caso si tratta di ratificare una Convenzione che prende spunto dalle convenzioni tipo dell'OCSE e di andare a regolamentare le doppie imposizioni per evitarle e, soprattutto, di prevenire l'evasione fiscale.
Signor Presidente, la Lega Nord voterà a favore, ma mi consenta ancora di fare una valutazione, anche a seguito del dibattito che si è appena svolto, dopo la precedente ratifica all'ordine del giorno. Se alcuni colleghi hanno chiesto che sia considerato dal nostro Governo, in ogni caso e in ogni ratifica, anche il problema del rispetto dei diritti umani, allora noi chiediamo che sia inserito anche il rispetto delle libertà religiose. Infatti, non è tollerabile che vi siano sempre Paesi che chiedono per i loro cittadini quando si trovano nel nostro Paese e viene loro dato, ma quando poi i nostri cittadini che si trovano in quegli stessi Paesi chiedono, magari, di professare liberamente la propria fede ottengono delle risposte negative.
Sicuramente la Giordania non presenta i problemi che presenta, invece, l'Arabia Saudita, poiché si tratta di Paesi completamente diversi; se però dobbiamo chiedere il rispetto dei diritti umani anche quando si tratta di questioni economiche, allora chiediamo, nell'ambito del rispetto dei diritti umani, anche il rispetto e la reciprocità dei diritti religiosi; reciprocità che deve essere considerata sia nel suo aspetto positivo, sia in quello negativo, vale a dire che se a me viene negata qualcosa, anch'io dovrò negarla e, allo stesso modo, se mi viene concessa la concederò anch'io.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedi. Ne ha facoltà.

MARCO FEDI. Signor Presidente, per le considerazioni già svolte annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico, aggiungendo un'ulteriore sollecitazione al Governo, nel senso di continuare l'azione importante che il Governo e il Parlamento e, in generale, le istituzioni della Repubblica stanno svolgendo per garantire che accanto agli atti internazionali amministrativi, quali le Convenzioni bilaterali di natura economico-commerciale, cammini anche il percorso di affermazione dei diritti umani in tutto il mondo e la moratoria contro la pena capitale.
Credo che il Governo su questo debba fare con noi una riflessione volta ad accelerare anche quegli strumenti: è una questione che ci riguarda tutti.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2719)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2719, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Saltamartini... onorevole Lanzillotta... onorevole Castagnetti... onorevole Strizzolo... onorevole Orlando, ha votato? Hanno votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(S. 1554 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Regno Hascemita di Giordania per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con protocollo aggiuntivo, fatta ad Amman il 16 marzo 2004) (Approvato dal Senato) (2719):

(Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato
490).

Pag. 26

Seguito della discussione del disegno di legge di ratifica: Adesione della Repubblica italiana alla Convenzione sulla responsabilità civile per i danni dovuti a inquinamento da combustibile delle navi, con allegato, fatta a Londra il 23 marzo 2001, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (A.C. 2540) (ore 16,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge di ratifica: Adesione della Repubblica italiana alla Convenzione sulla responsabilità civile per i danni dovuti a inquinamento da combustibile delle navi, con allegato, fatta a Londra il 23 marzo 2001, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
Ricordo che nella seduta del 5 ottobre 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che non hanno avuto luogo le repliche.
Avverto che le Commissioni hanno presentato gli emendamenti 5.1 e 5.2 (vedi l'allegato A - A.C. 2540), che sono in distribuzione.

(Esame degli articoli - A.C. 2540)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2540)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2540), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia, onorevole Strizzolo, onorevole Trappolino, onorevole Pugliese.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 488
Maggioranza 245
Hanno votato
488).

Prendo atto che i deputati Ciccanti e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2540)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2540), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lanzillotta, onorevole Castagnetti, onorevole Strizzolo, onorevole Porcino, onorevole Lo Presti, onorevole Delfino. L'onorevole Strizzolo ha votato. Onorevole Coscia, onorevole Traversa sta andando bene! Onorevole Germanà ha votato, l'onorevole Saltamartini ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 486
Maggioranza 244
Hanno votato
486).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2540)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2540), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti. Pag. 27
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia, onorevole Lanzillotta, onorevole Castagnetti, onorevole Strizzolo, onorevole Razzi, onorevole Alfano Gioacchino, onorevole Pes. L'onorevole Gioacchino Alfano ha votato. Onorevole Galletti? Onorevole Trappolino, onorevole Rampelli ci siamo?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 493
Maggioranza 247
Hanno votato
493).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 2540)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 2540), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lanzillotta, onorevole Latteri, onorevole Castagnetti. Onorevole Strizzolo provi a pulire il polpastrello! Onorevole Fadda, onorevole Coscia, onorevole Grassi, onorevole Porcino, onorevole Trappolino, onorevole De Micheli, onorevole Razzi. L'onorevole Portas ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato
491).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 2540)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2540).
Nessuno chiedendo di parlare, prendo atto che i relatori raccomandano l'approvazione degli emendamenti 5.1 e 5.2 delle Commissioni.

PRESIDENTE. Il Governo?

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo accetta gli emendamenti delle Commissioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lanzillotta, onorevole Castagnetti, onorevole Strizzolo questa volta siamo a posto!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato
490).

Prendo atto che i deputati Barbareschi, De Angelis e Oliverio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Pag. 28
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.2 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Girlanda, onorevole Patarino, onorevole Miglioli, onorevole Coscia, onorevole Miglioli, onorevole Trappolino, onorevole Mondello, onorevole Valentini, onorevole Strizzolo. Presidente Leone ha votato? Bene!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 492
Maggioranza 247
Hanno votato
492).

Prendo atto che i deputati Barbareschi, Zampa e Tassone hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pepe del PDL vada a votare! Onorevole Latteri, onorevole Concia, onorevole Orlando. Onorevole Soro, onorevole Ravetto. L'onorevole Leone è riuscito a votare finalmente! Onorevole Scarpetti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 495
Maggioranza 248
Hanno votato
495).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 2540)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 2540), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Patarino... onorevole Orlando... onorevole Miglioli... onorevole Strizzolo... onorevole Traversa... onorevole Strizzolo, ha votato? Provi! Onorevole De Micheli... onorevole Delfino... onorevole Baretta... onorevole Orlando... onorevole Trappolino, ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 495
Maggioranza 248
Hanno votato
495).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 2540)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A - A.C. 2540), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Miglioli... onorevole Lanzillotta... onorevole Sardelli... onorevole Moles... onorevole Mosca... onorevole Coscia... onorevole Naccarato... onorevole De Micheli... onorevole Mondello... onorevole Latteri... onorevole Mosca... onorevole Pag. 29Portas, lasci la tessera e provi con il polpastrello! Onorevole Mosca, è riuscita a votare? Bene!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 493
Maggioranza 247
Hanno votato
493).

Prendo atto che i deputati Barbareschi e Verini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Ordine del giorno - A.C. 2540)

PRESIDENTE. Passiamo all'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 2540).
Avverto che è stato presentato l'ordine del giorno Tullo n. 9/2540/1, che è in distribuzione.
La Presidenza, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, non ritiene ammissibile tale ordine del giorno concernente la destinazione di risorse finanziarie già stanziate e non utilizzate per la bonifica dell'arenile di Cogoleto, in quanto estraneo rispetto alla materia oggetto del provvedimento in esame che riguarda, invece, l'adesione alla Convenzione sulla responsabilità civile per danni dovuti all'inquinamento da combustibile delle navi.
Pertanto, l'ordine del giorno Tullo n. 9/2540/1 è inammissibile.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2540)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, mi rifaccio all'intervento effettuato durante la discussione sulle linee generali e alle valutazioni positive ivi espresse in ordine al provvedimento di adesione della nostra Repubblica alla Convenzione sulla responsabilità civile per i danni dovuti a inquinamento da combustibile delle navi. Certamente questo è un argomento molto importante, che riguarda non solo la responsabilità civile. Infatti, dobbiamo essere più attenti per il futuro, cominciando proprio da questa adesione per cercare di combattere il lavaggio delle petroliere e lo sversamento abusivo dalle navi le quali, pur di non andare in porto ad eseguire queste lavorazioni che sono costose, pensano di poter utilizzare come discarica proprio i mari e, in particolare, il nostro Mediterraneo, che è soggetto spesso a questi lavaggi. Ricordo un caso recente relativo ad uno sversamento consistente nella zona del mare Ionio di fronte alle coste della Basilicata e della Puglia che ha comportato, praticamente, una riduzione drastica dell'attività turistica di quelle zone.
Pertanto, è giusto aderire a questa Convenzione internazionale. Al contempo, tuttavia, dobbiamo farci carico ed essere promotori di misure più pesanti, soprattutto in ordine alle sanzioni che dovranno mirare, una volta che si ha il certificato assicurativo, i proprietari e i conduttori delle navi a rientrare in porto e a scoraggiare lo sversamento in mare, altrimenti il costo sarà superiore a quello che dovranno affrontare con una regolare registrazione nei porti a ciò finalizzati.
Pertanto, gli argomenti che ho svolto nella discussione sulle linee generali, uniti a queste considerazioni, mi inducono a dichiarare che il gruppo Italia dei Valori voterà favorevolmente e convintamente questo disegno di legge di ratifica (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non ripeto le parole intelligenti che sono state usate ieri dal collega Libè per illustrare nella discussione generale la nostra posizione favorevole a questa Convenzione. Si tratta di una Convenzione che viene adottata per assicurare alle persone Pag. 30danneggiate dalla perdita dei carburanti utilizzati dalle navi un risarcimento adeguato e tempestivo.
Quindi, da questo punto di vista, potremmo solo dire che siamo in ritardo e che c'era bisogno di farlo prima. Tutte le misure preventive rispetto a possibilità di inquinamento vanno adottate. Anche sotto questo aspetto salutiamo con felicità questa Convenzione. La prossima volta acceleriamo i nostri tempi.
È importante che questo atto chiarisca anche i danni di inquinamento, che sono qui definiti come perdite o danni causati di fuori dal natante all'inquinamento derivato dalla perdita dallo scarico di carburanti, a condizione che il risarcimento per la compromissione dell'ambiente sia limitato ai costi ragionevoli di misure di integrazione intraprese o da intraprendere.
Sembrano altrettanto importanti: l'articolo 7, ossia la possibilità prevista di presentare una richiesta di risarcimento per danni da inquinamento direttamente a una compagnia assicurativa; la promozione della cooperazione tecnica; l'addestramento di personale atto a questa particolare azione di bonifica; la responsabilità dell'armatore della nave per i danni di inquinamento e non ultimo il rilascio di un certificato di attestazione della validità dell'assicurazione; la facoltà di revoca di tale certificato e l'impegno che ogni Stato - è stato fatto con un emendamento della Commissione di cui sempre dovremmo ringraziare il presidente Stefani - si preoccupa di accertare che ogni nave che entra nei suoi porti o da essi parte sia in possesso di questa assicurazione e di questa garanzia. Per tutte queste ragioni, unite alle ragioni esposte ieri dall'onorevole Libè, dichiaro che il nostro voto sarà favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della scuola media Martiri di Ungheria, accompagnati dagli insegnanti, di Scafati in provincia di Salerno, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, la Convenzione alla quale ci apprestiamo ad aderire è molto importante perché va a colmare una lacuna nella disciplina internazionale in questo ambito e quindi è importante che il nostro Paese aderisca. La Convenzione è del 2001, è stata firmata a Londra ormai da alcuni anni, e quindi è importante arrivare al più presto all'adesione.
Dobbiamo renderci conto che per un Paese come il nostro, che è circondato in buona parte dal mare, l'inquinamento marino è un fenomeno da combattere e da debellare. L'adesione a questa Convenzione va proprio in questa direzione. Pertanto, la Lega Nord voterà con convinzione a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedi. Ne ha facoltà.

MARCO FEDI. Signor Presidente, la Camera è chiamata a ratificare l'adesione dell'Italia alla Convenzione internazionale sulle responsabilità civili per i danni dovuti a inquinamento da combustibile delle navi. Si tratta di un atto dovuto nell'impegno di proteggere gli ecosistemi marini dai danni provocati da forme di trasporto umano, in questo caso trasporto navale.
Oltre all'inquinamento sistematico causato dall'immissione continua nel tempo di inquinanti, spesso i fatti di cronaca di questi giorni, ed anche l'attenzione politica che noi dovremmo dedicare a quei temi, riportano anche cause accidentali tra quelle che inquinano i nostri mari. Oltre a queste forme di inquinamento c'è anche l'inquinamento operativo, cioè quello causato dall'esercizio stesso della navigazione da natanti. L'inquinamento marino è una delle questioni ambientali più urgenti del nostro tempo.
L'adesione alla Convenzione comporterà - noi crediamo - un impegno nella Pag. 31cooperazione internazionale, anche a livello tecnico, sia nella prevenzione che nelle operazioni di recupero e salvataggio e nel perseguire le eventuali responsabilità civili e penali.
L'adesione italiana a questa Convenzione, anche se arriva tardi, come è stato ricordato rappresenta anche un invito a fare meglio e di più nella lotta a tutte le altre forme di inquinamento del mare, oltre che alle attività illegali che contribuiscono ulteriormente all'inquinamento ambientale. Per queste ragioni - ho avuto modo di ribadirlo in sede di discussione sulle linee generali - i deputati del gruppo del Partito Democratico esprimono voto favorevole su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Coordinamento formale - A.C. 2540)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2540)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2540, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lanzillotta... onorevole Traversa... onorevole Della Vedova... onorevole Sanga... onorevole Naccarato... onorevole Benamati... onorevole Buonanno...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Adesione della Repubblica italiana alla Convenzione sulla responsabilità civile per i danni dovuti a inquinamento da combustibile delle navi, con allegato, fatta a Londra il 23 marzo 2001, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno) (2540):
(Presenti 491
Votanti 489
Astenuti 2
Maggioranza 245
Hanno votato
489).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e le Nazioni Unite sullo status dello Staff College del Sistema delle Nazioni Unite in Italia, fatto a Torino il 16 settembre 2003, con Emendamento fatto a Torino il 28 settembre 2006 (A.C. 2674) (ore 16,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e le Nazioni Unite sullo status dello Staff College del Sistema delle Nazioni Unite in Italia, fatto a Torino il 16 settembre 2003, con Emendamento fatto a Torino il 28 settembre 2006.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali e che non hanno avuto luogo le repliche.

(Esame degli articoli - A.C. 2674)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2674). Pag. 32
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2674), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lanzillotta... onorevole Castagnetti... onorevole Naccarato... onorevole Delfino... onorevole Ciccioli... onorevole Stradella... onorevole Cicu... onorevole Bergamini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 492
Maggioranza 247
Hanno votato
492).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2674), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sbrollini... onorevole Sanga...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 486
Maggioranza 244
Hanno votato
486).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2674), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lanzillotta... onorevole Coscia... onorevole Naccarato... onorevole Lo Monte... onorevole Latteri... onorevole Mondello... onorevole Delfino... onorevole Buonanno...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 495
Maggioranza 248
Hanno votato
495).

Prendo atto che i deputati Barbareschi, Braga, Porcu e Di Stanislao hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2674)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo brevemente per ricordare a me stesso e ai colleghi che a Torino l'ONU è significativamente presente attraverso il Centro internazionale di formazione dell'OIL, l'Organizzazione internazionale del lavoro; poi è presente con lo Staff College del sistema delle Nazioni Unite e infine con l'Istituto interregionale di ricerca delle Nazioni Unite sul crimine e la giustizia. In questa settimana di lavori parlamentari ci siamo occupati e ci stiamo occupando proprio della ratifica dell'Accordo con le Nazioni Unite sullo status dello Staff College che ho appena citato, un programma dell'ONU di durata quinquennale, nato nel 1996, e che in buona sostanza riguarda la formazione dei quadri dell'ONU. Pag. 33
Ci fa piacere constatare che nel tempo il mandato di questo importante organismo ha riguardato, con sempre maggiore competenza, settori relativi allo sviluppo sociale, alla pace, alla sicurezza e recentemente all'attività di formazione di operatori per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani fondamentali. Dopo essere stato istituito con una risoluzione dell'Assemblea generale dell'ONU del 2000, infatti, è solo dal 2002 che lo Staff College diventa un organismo autonomo del sistema dell'ONU, con sede appunto presso il campus di eccellenza del centro di Torino, con un proprio status.
Non starò qui a ripetere quanto puntualmente è stato detto dal relatore ieri, nel corso della discussione generale sui contenuti di questo Accordo, voglio soltanto aggiungere qualche considerazione a supporto della necessità di ratificare questo provvedimento. Lo Staff College è un istituzione voluta dall'allora Segretario generale dell'ONU, Boutros Ghali, destinato, come poi ha avuto modo di affermare il suo successore Kofi Annan, a fornire un comune e moderno strumento di apprendimento per il sistema ONU e a rafforzare la capacità dello staff ONU di divenire agente di cambiamento e di raggiungere in modo coerente ed efficacie gli obiettivi che l'organizzazione si pone.
Di conseguenza la promozione del College e il suo radicamento in Italia ha offerto un interessante prospettiva per il nostro Paese ed in particolare per la città di Torino, che è già sede, come ho detto, di altre Agenzie e programmi delle Nazioni Unite. Pertanto vorremmo che non sfuggisse ad alcuno l'importanza di portare al più presto a conclusione questo iter legislativo e per questo assicuriamo fin d'ora il voto favorevole dell'Italia dei Valori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, anch'io spendo poche parole per rendere edotti, come hanno fatto l'onorevole Evangelisti e i relatori nella giornata di ieri in discussione generale, che questo è uno dei pochi o tanti ma comunque significativi fiori all'occhiello del nostro Paese: l'avere nel nostro territorio un'unica struttura e diverse entità del sistema ONU che fa formazione del personale, formazione economica, sociale ma anche formazione didattica in materia di diritti umani fondamentali.
Questo Accordo dello Staff College, che prevederà nel 2009 la copertura con l'autosufficienza della finanziaria, chiede all'Italia di continuare a sostenerlo per quest'anno proseguendo quindi, con questa ratifica dell'Accordo con le Nazioni Unite, una proficua collaborazione, ma anche il mantenimento nel nostro Paese di un'importantissima Agenzia che forma i quadri e i responsabili dell'ONU nelle varie Agenzie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questo Accordo riscontriamo un concreto interesse e una concreta volontà della Nazioni Unite di considerare il nostro Paese come uno degli Stati membri idonei a cooperare in settori importanti e sensibili e per questo con questo provvedimento diamo al personale che sarà impiegato nello Staff College di Torino delle immunità e delle prerogative particolari.
Pertanto accettiamo con onore questo tipo di istituzione sul nostro territorio che servirà a formare i quadri e i funzionari che lavoreranno per l'ONU in futuro e concediamo loro delle prerogative particolari, come quella della non imponibilità sui redditi e cose di questo tipo, perché riteniamo corretto che il nostro Paese sia inserito in ambito ONU in una posizione importante come questa.
Noi della Lega Nord siamo favorevoli all'approvazione del provvedimento non solo per questo aspetto, ma soprattutto perché speriamo che il fatto che il personale dell'ONU venga formato nel nostro Pag. 34Paese serva a risolvere alcuni problemi legati a preconcetti che, troppo spesso, portano esponenti di alcuni organismi in ambito ONU a immotivate affermazioni di contrapposizione alle ineccepibili politiche del nostro Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedi. Ne ha facoltà.

MARCO FEDI. Signor Presidente, il Partito Democratico ritiene urgente la ratifica di questa Convenzione che riconoscerà allo Staff College delle Nazioni Unite il ruolo di centro di eccellenza per la formazione di dirigenti e funzionari dell'ONU anche con metodi innovativi - va sottolineato questo aspetto - in settori particolarmente delicati come i diritti umani - come è stato ricordato - e le attività di mantenimento della pace, oltre che per le problematiche concernenti lo sviluppo e tutti sappiamo quanto siano importanti tali temi in questo momento. Il Partito Democratico già nella trascorsa legislatura e anche in questa aveva e ha ripetutamente sostenuto l'esigenza sia di garantire allo Staff College finanziamenti adeguati, sia l'adozione di uno specifico trattato che ne riconoscesse il ruolo e le competenze: con questo Accordo stiamo facendo proprio questo.
È, quindi, necessario procedere all'esecuzione e alla ratifica di questo Accordo che consentirà al Centro di continuare a svolgere le proprie attività anche al fine di accreditarsi definitivamente come fulcro del sistema di formazione del personale ONU nel mondo con sede - questo è importante sottolinearlo - in Italia, a Torino.
Confermo, quindi, come già sottolineato in sede di discussione sulle linee generali, il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico a questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, l'Italia ospita sul proprio territorio alcune sedi delle Nazioni Unite o di sue Agenzie, ad esempio la FAO a Roma e la sede per la logistica a Brindisi. Lo Staff College di Torino è senz'altro una sede importante delle Nazioni Unite che porta prestigio alla città di Torino e all'intera Italia. È frequentata da funzionari internazionali delle Nazioni Unite con l'obiettivo, come scritto nella relazione, di promuovere l'apprendimento e, in particolare, una cultura di tipo manageriale nell'ambito del sistema delle Nazioni Unite. Queste sedi nel nostro Paese rappresentano un giusto riconoscimento internazionale del Sistema delle Nazioni Unite nei confronti dell'Italia. Siamo tra i primi contributori dell'ONU e svolgiamo anche un ruolo rilevante con personale italiano nelle missioni internazionali delle Nazioni Unite.
Certamente, a proposito del Sistema delle Nazioni Unite, non vi è dubbio che esso necessita di una revisione e di un ammodernamento. Penso all'Assemblea generale e anche il Consiglio di sicurezza è datato e non rappresenta una realtà attuale. Al tempo stesso, l'Italia ha sempre ritenuto non adeguato l'ingresso di quattro Paesi (la Germania, il Giappone, il Brasile e l'India) come nuovi membri permanenti del Consiglio di sicurezza, perché questa ipotesi non è rispondente alle esigenze e alle funzioni delle Nazioni Unite. Il nostro Paese e il Governo hanno promosso e sostenuto un'azione molto determinata, united for consensus, ottenendo una grande adesione contraria a questa possibilità. Sottolineo che si deve continuare, come del resto ha espresso il nostro Ministro degli affari esteri recentissimamente, a sostenere un percorso verso un seggio unico europeo in seno al Consiglio di sicurezza. Questa soluzione, infatti, potrebbe veramente valorizzare il ruolo internazionale dell'Unione europea. Sono possibilità e processi la cui attuazione non è immediata, ma che dobbiamo sostenere sempre con molta forza.
Concludo, signor Presidente, e ritornando al provvedimento in esame ed alla sua importanza per l'attività delle Nazioni Pag. 35Unite e per il prestigio di Torino e del nostro Paese annuncio il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Intervengo solo per esprimere un minimo di perplessità, anch'io appoggiando quanto ha detto poco fa l'onorevole Pianetta, ovvero una scarsa presenza dell'Italia all'interno delle strutture internazionali a livello dell'ONU ed europeo, con i rappresentanti nei vari staff che compongono le diverse delegazioni. Con la proposta della norma di oggi in parte viene colmato un vuoto di pesi e di misure, tenuto conto di quanto contribuiamo in sede ONU ed in sede europea. Tuttavia, non c'è dubbio che la presenza italiana sia sottostimata. In questo senso, mi auguro che il Governo faccia tutti i passi necessari per questo riequilibrio (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Voglio cogliere l'osservazione che ha fatto il collega Zacchera, perché, in tutta sincerità, credo che l'approvazione di questo provvedimento sia importante anche per la crescita del ruolo dell'Italia all'interno delle Nazioni Unite. Tuttavia, colleghi, credo anche che alcune dichiarazioni che sono state fatte nelle scorse settimane e negli scorsi mesi sulla vicenda libica da esponenti di Governo, peraltro è qui presente il Ministro della Difesa, nei confronti delle Nazioni Unite, dell'Alto Commissariato ONU per i diritti umani e dell'Alto Commissariato ONU per i rifugiati, non siano dichiarazioni che possano aiutare un Governo ad aumentare il proprio peso a livello internazionale e all'interno delle Nazioni Unite (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2674)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2674, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Traversa, Latteri, Lo Monte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e le Nazioni Unite sullo status dello Staff College del Sistema delle Nazioni Unite in Italia, fatto a Torino il 16 settembre 2003, con Emendamento fatto a Torino il 28 settembre 2006) (2674):

(Presenti e votanti 494
Maggioranza 248
Hanno votato
494).

Prendo atto che i deputati Barbareschi, Calgaro e Barbato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Esame della nota di aggiornamento al documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013. (Doc. LVII, n. 2-bis) (ore 17,06).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame della nota di aggiornamento al Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di Pag. 36finanza pubblica per gli anni 2010-2013, trasmessa con lettera in data 22 settembre 2009.
Ricordo che, per l'esame della nota, è previsto dall'articolo 118-bis, comma 4, del regolamento un dibattito limitato, con l'intervento di un deputato per ciascun gruppo e per ciascuna componente del gruppo misto.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione - Doc. LVII, n. 2-bis)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Bitonci ha facoltà di svolgere la relazione.

MASSIMO BITONCI, Relatore. La nota di aggiornamento al DPEF 2010-2013 presenta una revisione delle stime di crescita dell'Italia per l'anno in corso e per il 2010, a seguito dei primi segnali di ripresa che si sono manifestati a livello internazionale nei mesi estivi, dopo la grave crisi economica e finanziaria iniziata nel 2007. Rispetto alle indicazioni fornite dal DPEF 2010-2013, la nota di aggiornamento rileva ora come, a partire dal secondo trimestre del 2009, il clima economico a livello internazionale sia migliorato, manifestando i primi segnali di stabilizzazione e di graduale ripresa. Il miglioramento della congiuntura economica internazionale consente pertanto di delineare uno scenario lievemente più favorevole per l'Italia rispetto al DPEF di luglio del biennio 2009-2010.
In particolare, per il 2009 la nota di aggiornamento prevede una riduzione del PIL del 4,8 per cento, più contenuta rispetto a quella prevista nel luglio scorso, del 5,2 per cento.
Nel 2010 la ripresa si prospetta più consistente, con una previsione di crescita dello 0,7 per cento, di 0,2 punti percentuali superiore rispetto a luglio. Restano invariate le stime di crescita per il periodo successivo, fissate dal DPEF di luglio al 2 per cento per il triennio 2011-2013. Si conferma pertanto che la fase critica sulla quale il Governo sta concentrando la propria azione di risanamento riguarda principalmente il biennio 2009-2010, prevedendosi dal 2011 in poi un ritorno ad un percorso di crescita più corrispondente alle potenzialità della nostra economia. Il 2011 è infatti anche l'anno in cui un indicatore di alta significatività sociale, quale il tasso di occupazione, torna in territorio positivo, dopo un triennio 2008-2010 fortemente critico.
L'attenzione della fase negativa del ciclo economico e gli interventi contenuti nella manovra di luglio, recati dalle modifiche apportate al decreto-legge n. 78 del 2009 nel corso dell'iter parlamentare, confermano gli obiettivi finanziari già indicati dal DPEF. A ciò ha altresì contribuito - sottolinea la Relazione previsionale programmatica per il 2010, cui la nota di aggiornamento rinvia - anche l'andamento favorevole dei tassi di interesse, che si stanno posizionando su livelli minori di quanto in precedenza è stato previsto. Ciò a seguito di una sensibile riduzione del differenziale di rendimento dei titoli del debito pubblico rispetto a quelli di riferimento. È evidente come ciò costituisca una conferma, espressa dai mercati finanziari, della validità dell'azione di contrasto alla crisi economica perseguita dal Governo.
In particolare, per il biennio 2009-2010 viene evidenziata, rispetto al DPEF di luglio, una ricomposizione dei conti pubblici a seguito di una riduzione delle entrate, compensata da analoga contrazione delle spese per gran parte correlata ai minori oneri per interessi, che permette di mantenere inalterato l'obiettivo di indebitamento netto al 5,3 per cento per il 2009 e al 5 per cento per il 2010, come già fissato dal DPEF.
L'insieme delle revisioni operate comporta inoltre una più favorevole evoluzione degli andamenti tendenziali a partire dal 2011, rispetta a quanto delineato dal Pag. 37DPEF, con un miglioramento dell'indebitamento netto di 0,1 punti percentuali di PIL nel 2011 e 0,2 punti percentuali di PIL nel 2012 e nel 2013; a fine periodo l'indebitamento netto previsto è al 3,5 per cento del PIL.
La pressione fiscale a livello tendenziale viene rivista al 43 per cento nel 2009, al 42,5 nel 2010, per poi assestarsi al 42,4 per cento negli anni successivi. In linea col miglioramento degli andamenti tendenziali, la nota di aggiornamento presenta anche una revisione della medesima entità degli obiettivi programmatici per gli anni 2011-2013, che vengono indicati secondo un profilo più favorevole, che prevede il raggiungimento di un valore di indebitamento netto in rapporto al PIL pari al 2,2 per cento nel 2013. Il miglioramento del quadro di finanza pubblica trova un importante riscontro nel rapporto debito-PIL, nel quale si prevede in maniera programmatica ora un'evoluzione più contenuta, con un percorso di riduzione lievemente più accentuato rispetto a quanto indicato nel DPEF, fino a raggiungere il 112,7 per cento del PIL nel 2013, in luogo del 114,1 previsto nel DPEF (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Bitonci, vedo che ha riscosso molto successo.
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, mi riservo di intervenire nel prosieguo del dibattito.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, leggendo la nota di aggiornamento al Documento di programmazione economico-finanziaria ed ascoltando di nuovo la relazione svolta dal collega Bitonci mi verrebbe da dire che è proprio vero che i problemi si risolvono semplicemente dicendo che «tutto va bene, madama la Marchesa». Ma così non è, perché la realtà è molto più dura, più difficile e meno ottimistica - lo dico con sofferenza - di quanto il Governo e la maggioranza non vogliano farci credere.
A dirlo ancora volta non è l'opposizione che cavalca il pessimismo e che rappresenta le cose in modo più nero di quanto non siano veramente, ma è il confronto tra la nota di aggiornamento e quanto hanno fotografato alcuni istituti internazionali, ad esempio il Fondo monetario internazionale o l'Unione europea. Riporto qualche dato: rispetto al prodotto interno lordo la nota di aggiornamento afferma che nel corrente esercizio 2009 vi sarà una riduzione del 4,8 per cento e addirittura prevede che il prodotto interno lordo nell'esercizio 2010 sarà in positivo (in misura pari allo 0,7 per cento), mentre il Fondo monetario internazionale sostiene che in Italia nel corrente esercizio il prodotto interno lordo purtroppo sarà del 5,1 per cento in meno e soltanto dello 0,2 in più l'anno prossimo.
Ma lo stesso confronto negativo rispetto a quanto viene presentato dal Governo riguarda anche la disoccupazione: secondo il Governo la disoccupazione in Italia nel corrente anno è dell'8,5 per cento e sarà dell'8,8 per cento nel 2010, mentre la stima del Fondo monetario internazionale è del 9,1 per cento per quest'anno e del 10,5 per cento per il prossimo. Quanto al deficit il Governo prevede un dato di meno 5,3 per cento per quest'anno e di meno 5 cento per l'anno prossimo, mentre il Fondo monetario riporta meno 5,6 per cento sia per quest'anno, sia per il prossimo.
E potrei continuare ancora con riferimento al debito pubblico italiano, che addirittura il Fondo monetario fotografa oggi al 115,8 per cento per proiettarlo ad oltre il 120 per cento nel prossimo anno. Questa è la realtà.
La domanda che dobbiamo porci allora è: perché il Governo presenta dei dati così taroccati? La risposta è una soltanto: semplicemente perché vuole nascondere il fallimento totale di una politica economica che ha portato avanti in questi diciotto mesi di non governo dell'economia. Il Pag. 38secondo obiettivo è poi quello di coprire errori clamorosi compiuti da questo Governo soprattutto all'avvio della legislatura. Mi riferisco, in particolare, a quello che ormai conosciamo tutti, anche i bambini di tre anni, come il decreto-legge n. 112 del 2008, quello per intenderci che esonerava dal pagamento dell'imposta comunale sugli immobili anche coloro che stanno molto bene (in quell'occasione ringraziai il Ministro Tremonti per il regalo di oltre mille euro che mi aveva fatto esonerandomi dal pagamento dell'ICI).
Da una parte, quindi, il Ministro dell'economia e delle finanze dice che aveva previsto tutto; dall'altra, anche ieri abbiamo ascoltato il Presidente del Consiglio dire che aveva previsto ciò che stava capitando a Messina. Peccato però che sia l'uno rispetto alle questioni economico-finanziarie, sia l'altro rispetto a Messina - e la cosa è ancora più grave perché vi sono di mezzo delle vite umane - abbiano detto di aver previsto, ma non abbiano fatto nulla. Rispetto all'economia dicono di aver previsto come sarebbero andate le cose, ma noi andiamo nella direzione esattamente opposta: anziché adottare provvedimenti anticiclici si è pensato bene di cavalcare ancora una volta le promesse fatte in campagna elettorale.
Andiamo a leggere cosa scrive il centro studi di Confindustria, che come è noto è politicamente dell'ultrasinistra: siamo sì fuori dalla recessione, ma ben dentro alla crisi. Quindi coloro che, qualche giorno fa, ragionavano su un'exit strategy (questo termine ormai è diventato di moda) per uscire da questa situazione, si devono ricredere. Il centro studi ci dice ancora: la ripresa economica è lenta, lunga e insidiosissima, si profilano anni per recuperare il livello di produzione toccato nel 2007-2008, e in alcuni settori questa ripresa potrebbe non avvenire mai.
Allora, che cosa ci si prospetta di qui in avanti? Un autunno - già ci siamo - e un inverno decisivi per molte imprese, inclusa qualcuna che ha investito in termini innovativi e dinamici e che, però, non avendo il supporto che il Governo (come è avvenuto in altri Stati dell'Europa e in America) avrebbe dovuto garantire, si troverà in forte difficoltà.
L'Italia secondo alcuni indicatori - è stato argomento nella discussione svolta in Commissione - sarebbe addirittura avanti rispetto ad altri Paesi. Ma i dati effettivi la pongono in una posizione arretrata, con un profilo di crescita sfavorevole per gli anni avvenire rispetto alla media europea addirittura di 1 punto percentuale medio annuo. Quindi, non solo non recuperiamo il differenziale negativo che c'era già prima della crisi, ma lo andiamo ad appesantire di qui in avanti.
Il centro studi parla poi di massimi storici di capacità inutilizzate delle imprese. Questa mattina abbiamo svolto in Commissione l'audizione di rappresentanti della Cassa depositi e prestiti e della SACE e, al di là della di tutti i provvedimenti cosiddetti positivi per le rilanciare l'impresa ed aiutare gli enti locali che sostengono l'infrastrutturazione del Paese, la constatazione che loro stessi hanno fatto è stata: il cavallo, nonostante l'acqua che gli diamo, non beve. Allora, se il cavallo non beve, è destinato a morire e noi vogliamo evitare, signor Presidente, signor rappresentante del Governo, che ciò accada.
Il G20, che si è svolto qualche giorno fa, ha stabilito a parole, e anche nel documento ufficiale (sappiamo che il nostro Governo sottoscrive tutto a livello internazionale, ma poi non vi dà attuazione), di attuare politiche espansive finché la ripresa non sarà sicura. Allora, la domanda è: dove sono le politiche espansive del Governo? Certamente non nella nota di aggiornamento, ma purtroppo neanche nella finanziaria che andremo ad affrontare nei prossimi giorni. Domani sera, nelle Commissioni congiunte di Camera e Senato, berremo del verbo del Ministro dell'economia per capire quali sono questi provvedimenti e queste politiche espansive. Se è una legge finanziaria light, come viene anticipato, non ci saranno politiche espansive.
Ci preoccupa quindi soprattutto l'anno prossimo, il 2010, quando si esauriranno le iniziative di sostegno ai redditi, vi sarà Pag. 39una diminuzione della domanda derivante dal calo delle quotazione delle materie prime e vi sarà perdita di posti di lavoro, che limiterà la capacità di spesa delle famiglie e, quindi, continuerà ad esserci un cane che si morde la coda e la ripresa non verrà.
Questi elementi tracciano una traiettoria sottile, a filo di rasoio, per il ritorno alla crescita. State commettendo degli errori di politica economica, come quelli sulla scelta dei tempi e sui modi di ritiro degli stimoli espansivi... Chiedo scusa, Signor Presidente, ma dov'è il Governo...? Ora lo vedo, il Governo sta seguendo i lavori dall'alto, vicino alla Presidenza; colgo l'occasione per ringraziare il sottosegretario Casero.
Se voi, come avete dimostrato in questi mesi, sbagliate i tempi e i modi di intervento a sostegno della ripresa, delle imprese e delle famiglie, ovviamente il rischio è che il nostro Paese - come scriveva Mario Deaglio su La Stampa qualche giorno fa - si trovi (quando gli altri avranno per davvero avviato la ripresa economica) nella condizione di fanalino di coda e che saremo messi fuori dal mercato su tanti fronti.
Mentre il Fondo monetario internazionale, l'Unione europea e Confindustria ci dicono «cara Italia, intervenite», voi invece vi trastullate con questo ottimismo di facciata. Noi dell'Italia dei Valori non ci stiamo. Ecco perché continueremo a combattere sia con proposte alternative alla vostra risoluzione (che ci auguriamo ottengano la maggioranza del Parlamento, ma non ci facciamo soverchie illusioni) sia con emendamenti al disegno di legge finanziaria che arriverà, che vadano a sostegno - lo ripeto per l'ultima volta - delle imprese e delle famiglie, cosa che voi in diciotto mesi non avete fatto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, permettetemi di iniziare definendo cosa siano il DPEF e la sua Nota di variazione. Infatti, se non facciamo chiarezza su questo aspetto, è difficile comprendere cosa stiamo facendo.
Al DPEF è affidato un compito importante, che è quello di definire i numeri macroeconomici dell'economia per l'anno in corso e per i tre anni successivi. La Nota di variazione non fa altro che, due mesi dopo, prendere atto degli scostamenti che vi sono stati rispetto alla previsione precedente.
Di fatto - ed è questa la vera importanza del DPEF - con il DPEF e con l'approvazione della Nota di variazione, che facciamo oggi, definiamo la situazione ai fini del disegno di legge finanziaria che esamineremo tra pochi mesi. Quindi vi è una stretta relazione tra la finanziaria e la Nota di variazione che approviamo oggi.
Noi abbiamo un DPEF e una Nota di variazione che - molti diranno che è scontato - fotografano una situazione terribile, che è la situazione economica del Paese. Si potrà dire: va bene, noi stiamo male, ma stanno male anche i nostri vicini e i nostri lontani, nel senso che sta male tutto il mondo. Oddio, questa potrebbe essere una giustificazione. È vero che oggi fotografiamo una situazione economica molto pesante: questo non lo dico io, ma emerge dai dati (il PIL migliora un po' rispetto alla previsione catastrofica che abbiamo fatto a luglio, ma siamo ancora a meno 4,8 per cento). Se solo un anno e mezzo fa ci avessero detto che il PIL avrebbe subito una contrazione del 4,8 per cento, ci saremmo messi le mani nei capelli. È vero - questo è un altro dato catastrofico - che il debito pubblico invece che scendere, come era in tutte le previsioni fino a un anno e mezzo fa, cresce e cresce anche molto (arriva fino al 110 per cento del PIL). Allora, se è vero tutto questo, se è vero che siamo in una condizione economica del Paese molto grave, in un Paese normale ci si aspetta una finanziaria che provi a contrastare una situazione economica grave come quella che sta attraversando il Paese.
Invece abbiamo alle porte una finanziaria che non tiene assolutamente in considerazione la crisi finanziaria. In altre Pag. 40parole si dice: visto che vanno male tutti, noi non abbiamo niente da fare, lasciamo che le cose vadano male, perché poi si riprenderanno quando ci sarà la ripresa economica. Questo è il dato che noi contestiamo fortemente.
La crisi economica non va subita, va aggredita, e va aggredita con dei provvedimenti. Ci sono dei numeri, che forse sono meno all'attenzione dell'opinione pubblica, che ci dicono cose in questa Nota di variazione e in questo DPEF molto interessanti.
Pensate che il risparmio delle famiglie, che era considerato un valore forte di questo Paese, si è ridimensionato e contratto in questo periodo di quasi il 15 per cento. Significa che le famiglie in questo periodo di crisi hanno reagito alla crisi economica mettendo a disposizione del Paese le proprie risorse economiche, i propri risparmi, quanto avevano risparmiato negli anni precedenti.
Questo dato ci dice alcune cose interessanti. La prima è che, se il nostro Paese in questa crisi economica non è andato allo sbaraglio e non ci sono state tensioni sociali fortissime, come era lecito aspettarsi, è proprio perché la famiglia ha reagito autonomamente alla crisi economica, mettendo a disposizione le proprie risorse e i propri risparmi. Il grande ammortizzatore sociale di questa crisi - questo dato ce lo fotografa benissimo - è stata la famiglia. Quando c'era un fratello o un figlio che non era in grado di arrivare a fine mese, c'era un padre che con i propri risparmi aiutava il figlio. Quando c'era un fratello che era in cassa integrazione, c'era un altro fratello che con i propri risparmi aiutava quella famiglia.
Detto questo, cioè che il grande ammortizzatore sociale è stato la famiglia, noi registriamo oggi che alla famiglia, in tutta questa legislatura, non abbiamo ancora dato niente. Certo, alcuni possono menzionare la carta sociale e il bonus famiglia ma - attenzione - non confondiamo interventi assistenziali, che sono buoni e che nessuno contesta, con una vera e propria politica familiare. Con quel tipo di interventi, abbiamo aiutato le famiglie che sono nella soglia di povertà. Ripeto: è una cosa utilissima, ma le politiche familiari sono un'altra cosa! Le politiche familiari sono quelle che vanno a favore dei ceti medi, che sono proprio quelli che hanno perso di più in questa crisi e che - attenzione - sono quelli che continueranno a soffrire nel momento della ripresa economica.
Ci aspettavamo che una legge finanziaria degna di questo nome, fotografando una situazione così gravosa, intervenisse in maniera pesante sulla famiglia e desse alla famiglia la possibilità di recuperare quel risparmio che ha perso durante questa crisi e non lasciarla sola come effettivamente stiamo facendo.
Facevo cenno prima al debito pubblico, che - ce lo siamo ripetuti in tutti i convegni cui abbiamo partecipato - è il grosso problema di questo Paese. Siamo entrati in questa crisi con un debito pubblico elevato e ne usciamo con un debito pubblico ancora più elevato. Questo dato ci deve preoccupare. Il debito pubblico è quanto di peggio una classe politica possa fare. La reazione di aumentare il debito pubblico e di aver fatto in questo anno una politica che viene definita in materia economica di deficit spending (vale a dire che si è coperta la spesa corrente con il ricorso al debito pubblico) è quanto di peggio si possa fare. Infatti, quel debito che noi oggi abbiamo prodotto non verrà pagato da noi, ma è un debito trentennale che andrà a carico dei nostri figli. Quindi significa che noi abbiamo reagito a questa crisi economica non diminuendo la spesa pubblica, che infatti è in aumento del 4 per cento, ma aumentando il debito pubblico, dicendo semplicemente che ci penserà chi verrà dopo, sperando che i tempi siano migliori. Ma con quel debito pubblico i tempi per il nostro Paese non saranno migliori.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 17,30)

GIAN LUCA GALLETTI. A questo punto vorrei aprire un inciso: mi rivolgo ai Pag. 41banchi della maggioranza. Bisogna che ci decidiamo: se vogliamo essere un Paese con un'economia liberale o un Paese con un'economia socialista. Resto scandalizzato quando vedo il nostro Ministro Tremonti che se la prende con le banche per non avere sottoscritto i Tremonti bond. I Tremonti bond sono stati un fattore positivo perché hanno dato un segnale positivo ai mercati in un momento nel quale la situazione stava scappando di mano. Ma se oggi le banche non li sottoscrivono per andare a finanziarsi sul mercato, stanno facendo ciò che si fa normalmente in un'economia liberale. In un'economia liberale non è lo Stato che finanzia le banche, magari anche con meccanismi di controllo delle banche stesse. In un'economia liberale le banche si finanziano attraverso il mercato e si finanziano meglio, a tassi più bassi e anche con risultati migliori.
Pertanto questa polemica mi sembra molto sterile e molto pericolosa, oltre che contraddittoria. A questo punto ci aspettavamo cose diverse.
Noi ci aspettavamo che la finanziaria che arriverà tra qualche mese non fosse una finanziaria di mantenimento, ma fosse di aggressione della crisi, che si facessero finalmente quelle cose che non sono state fatte fino ad oggi, ossia quelle riforme strutturali che diventeranno indispensabili nel momento in cui in questo Paese aggancerà la ripresa economica. Se in quel momento non avremo fatto alcune riforme (come, ad esempio, la riforma delle pensioni, la riforma della pubblica amministrazione, la riforma dei servizi pubblici locali), questo Paese sarà destinato a rimanere il fanalino di coda in Europa, perché l'economia non sarà pronta a reagire. Non lo dico io, lo dicono i «testi sacri» dell'economia: il momento della crisi è proprio il momento per fare pulizia, per fare quelle cose che non si riescono a fare nei momenti di espansione.
Noi abbiamo perso questa grande occasione, che condannerà questo Paese a non inserirsi a pieno titolo nella ripresa economica. Queste sono le preoccupazioni che evidenziamo in questa sede e che ci portano a dare un giudizio negativo alla nota di aggiornamento che siamo chiamati ad approvare oggi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, la Lega Nord, come ha sempre fatto e continuerà a fare, sostiene con fedeltà il Governo e anche sui temi economici deve ribadire che il Governo, sostenuto da questa maggioranza, ha lavorato bene, sta lavorando bene e i risultati si iniziano a vedere. Infatti, la revisione delle stime di crescita, che ci danno un leggero miglioramento, sono il risultato, in una situazione internazionale comunque ancora di crisi, di misure adottate anche dal nostro Governo. Quindi possiamo dire e ribadire che il Governo si è mosso bene, che questa maggioranza ha sostenuto in modo serio tutta la programmazione economica del Governo e che questo Paese si è dotato in un momento di crisi del miglior Governo possibile per fronteggiare e portare avanti il Paese stesso anche in momenti difficili.
Detto questo a carattere generale, non voglio entrare nel particolare, perché il relatore è già stato molto esauriente, ma voglio toccare solo alcuni punti e questioni politiche che sono da considerare, soprattutto su temi che per noi della Lega Nord sono molto importanti. Quindi, signor Presidente, vorrei verificare alcuni passaggi che si trovano nella nota di aggiornamento, soprattutto per quanto riguarda la spesa e l'entrata, relativi alla gestione dell'immigrazione.
Molto spesso infatti ci è stato detto che l'immigrazione porta risorse, che gli immigrati che pagano le tasse contribuiscono a mantenere questo Paese e che quindi è un fatto positivo. Noi su questi elementi abbiamo molto spesso da ridire e ci rendiamo conto - lo dico con amicizia anche ai colleghi dell'opposizione - che se le cose servono, ben vengano. Però, dobbiamo ricordarci che la legge Bossi-Fini Pag. 42prevedeva principalmente che l'immigrazione fosse legata ai posti di lavoro e alle necessità di lavoro. Quindi, se vogliamo mantenere la ratio di quella legge, cioè prevedere che l'ingresso di gli immigrati sia legato alla necessità di posti di lavoro, non possiamo non considerare che le stime ci dicono che per il 2010 vi sarà una disoccupazione all'8,8 per cento. Quindi, la prima valutazione politica è questa.
Se le stime sono queste, probabilmente, non c'è bisogno di far venire altri lavoratori da fuori, perché già sono presenti dei disoccupati in questo Paese e, quindi, è meglio dare lavoro prima a chi è già qui, piuttosto che far venire persone in cerca di lavoro. È un concetto molto semplice ed ovvio ma, a volte, sembra difficile da applicare. Noi speriamo che sia applicato.
L'altra questione che vorrei sottolineare è la seguente. Per quanto riguarda le spese, vorrei leggere un passaggio della Nota di aggiornamento: con riferimento alla regolarizzazione dei lavoratori immigrati, è stato stimato un aumento dell'onere del Servizio sanitario nazionale di 67 milioni di euro nel 2009 e di 200 milioni di euro nel periodo successivo, cui corrisponde un maggior finanziamento a carico dello Stato.
Pertanto, la regolarizzazione degli immigrati ci costerà molto, moltissimo, perché saranno a carico del Servizio sanitario nazionale e, quindi, lo Stato dovrà mettere dei soldi. Questa è una valutazione che non possiamo dimenticare e che non possiamo non svolgere.
Anche con riferimento alle entrate, vorrei leggere un passaggio significativo: gli effetti indiretti derivanti dalla regolarizzazione di colf e badanti, introdotti in sede di conversione in legge del decreto-legge n. 78 del 2009, vanno a compensare le entrate e le uscite in termini di maggiori imposte versate dai lavoratori, maggiori contributi previdenziali deducibili e maggiori oneri detraibili da parte dei datori di lavoro, con l'effetto netto di minore entrata, stimato dalla relazione tecnica di corredo alla misura, di circa 94 milioni di euro nel 2010, 171 milioni di euro nel 2011 e 121 milioni di euro nel 2012.
Quindi, era corretto fare quel provvedimento, però, è anche corretto sottolineare che non vi sono dei vantaggi sotto l'aspetto delle entrate ma, anzi, vi sono minori entrate.
Pertanto, la valutazione che vorrei fare - e che spero sia accolta con la dovuta considerazione da parte di tutti - è che non è vero ciò che spesso viene detto, cioè che la continua immigrazione porta risorse; anzi, sta diventando un costo. Quindi, finché è necessaria va bene, ma quando vi è una disoccupazione pari all'8,8 per cento non è più necessaria, ed inoltre, ci costa. Quindi, forse, sarebbe meglio rivedere le politiche sull'ingresso degli immigrati.
Con questo concludo il mio intervento e preannuncio il voto favorevole della Lega nord sulla risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.

MAINO MARCHI. Signor Presidente, colleghi, signor sottosegretario, la Nota di aggiornamento al Documento di programmazione economico-finanziaria determina delle modificazioni minime rispetto alle previsioni di luglio. Vi è la conferma, quindi, di quel quadro, seppur all'interno di un contesto dell'economia internazionale più favorevole, da cui derivano le modificazioni nelle previsioni. Conseguentemente, confermo anche il giudizio del Partito Democratico.
La politica economica del Governo, che abbiamo stigmatizzato in luglio come «ha da passà a nuttata», non cambia il suo segno, e rimane profondamente inadeguata rispetto alla gravità della crisi ed anche scarsamente attendibile riguardo alle previsioni formulate.
Restiamo l'unico Paese che non ha realizzato una vera manovra economica, anche se ne è stata fatta una un po' nascosta, e con strumenti non idonei, attraverso l'assestamento del bilancio. Le conseguenze si vedono sia sul piano economico, che su quello della finanza pubblica. Pag. 43Semmai, questo quadro è ancora più grave, sul piano etico, dopo la recente conversione in legge del decreto-legge concernente lo scudo fiscale.
La Nota di aggiornamento deriva da uno scenario dell'economia internazionale lievemente più favorevole, che porta a modificare le stime sul PIL relativamente al 2009 e al 2010. Si prevede che la riduzione del PIL passi dal 5,2 al 4,8 per cento nel 2009, mentre l'aumento previsto per il 2010 passa dallo 0,5 allo 0,7 per cento.
Tali modifiche non cambiano la gravità del peggioramento della condizione economica del Paese. Ma a guardare più a fondo le previsioni dell'Italia e degli altri Paesi, emerge come il nostro Paese rischi di uscire dalla crisi più indebolito sul piano della competizione internazionale.
A luglio, tra i Paesi europei più rilevanti, l'Italia aveva previsioni di decrescita tra le peggiori, ma la Germania andava peggio: questo accadeva nel 2009 sul 2008, perché se lo prendiamo come base sul 2007 non era già più così. In Italia si prevedeva un meno 5,2 per cento, rispetto al meno 6,2 della Germania. Questo è un elemento sottolineato anche dal nostro Ministro dell'economia e delle finanze.
Sono passati solo due mesi e a settembre l'Italia va da meno 5,2 per cento a meno 4,8, quindi migliora dello 0,4 per cento, e la Germania da meno 6,2 a meno 4,8 per cento, cioè migliora di 1,4 per cento, pertanto la riduzione sul 2008 è ora pari a quella dell'Italia. Per il 2010 si prevedeva 0,5 per cento per l'Italia e 0,2 per cento per la Germania; dopo due mesi si prevede lo 0,7 per cento per l'Italia e lo 0,8 per cento per la Germania, quindi è venuto meno uno degli argomenti più rilevanti che citava il Ministro Tremonti, il quale sosteneva che andiamo male, ma c'è chi va peggio: non è più così.
Questo cambiamento vale anche per altri tra i maggiori Paesi europei: la Francia migliora di un punto percentuale nel 2009 e di 0,4 per cento nel 2010; la Spagna di 0,7 per cento del 2009 e di 0,8 per cento nel 2010; solo il Regno Unito, rispetto alle previsioni di luglio, ha miglioramenti simili a quelli dell'Italia.
L'insieme dei Paesi industriali vede le previsioni passare nel 2009 da meno 4 per cento a meno 3,6 e nel 2010 da 0,6 per cento a 1,2. Anche qui si vede che l'aggancio ai segnali di ripresa dell'economia mondiale in Italia è più debole che in altre realtà e mi baso sulle previsioni del Governo, perché altre istituzioni, come è stato ricordato in altri interventi, hanno previsioni anche peggiori.
Aggiungo poi che per l'Italia questo avviene dopo anni di crescita zero, esclusi i due anni del Governo Prodi. È bene ricordarlo: il centrodestra non ha ereditato questo Paese nel 2008, lo governa dal 2001, con una sospensione tra il 2006 e il 2008, e i Governi Berlusconi-Tremonti hanno sempre portato a uno sviluppo pari a zero o con valore negativo, come già è avvenuto nel 2008 e come sarà nel 2009.
In sostanza, siamo di fronte a un quadro che ci rappresenta come la perdita di competitività nel nostro Paese sia avvenuta negli anni scorsi, avvenga in questa fase e si rischia che continui anche in futuro.
Di tutto questo il Governo è un semplice notaio o ha qualche responsabilità? A nostro avviso questa situazione è solo in parte ascrivibile alla posizione strutturale dell'economia italiana, fortemente esposta alla contrazione del commercio mondiale. Essa è soprattutto causata da una insufficiente politica anticiclica del Governo che aspetta che la crisi passi da sola, oppure fa di peggio. Nel 2008 il contributo strutturale del saldo di bilancio è stato positivo per quasi mezzo punto di PIL, ciò significa che la politica interna non ha contrastato la crisi, semmai l'ha aggravata. Ora stiamo continuamente di fronte all'annuncio che la crisi è alle nostre spalle. Come si fa a sostenere che la crisi è alle spalle quando con l'andamento previsto per il 2010 ci vorranno quasi dieci anni per tornare al punto di partenza, che è quasi del meno 6 per cento, perché il Pag. 44meno 4,8 per cento del 2009 viene dopo la riduzione di un punto percentuale nel 2008 sul 2007?
Nel 2011 e negli anni successivi si prevede una crescita del 2 per cento, che però è una semplice speranza più che una previsione, perché a quel livello dal 2000 ci siamo arrivati solo nel 2007 e l'abbiamo superato. Inoltre, nel 2011 non è previsto né per la Francia, né per la Germania e nemmeno per il Regno Unito, quindi è difficile che avvenga per l'Italia.
Qui c'è uno degli elementi più rilevanti che ci spingono a dire che il DPEF e la nota di aggiornamento hanno previsioni scarsamente attendibili. Tra l'altro, aggiungo, affrontiamo la crisi guardando al futuro senza investire sulla green economy in modo adeguato, sulla scuola (anzi, tagliamo fortemente le risorse), sulla ricerca e sviluppo e anche in questo caso abbiamo tagliato risorse che andavano alle imprese.
La crisi non è alle spalle sul versante dell'occupazione. È certo che la ripresa dell'occupazione arriverà mesi dopo la ripresa dell'economia: è un dato internazionale a cui l'Italia non sfugge. I precari sono senza tutele e non è vero che nessuno è stato lasciato solo o indietro. Non c'è all'orizzonte alcuna riforma degli ammortizzatori sociali che dia certezze di tutela a tutti e sono sempre più coloro che stanno esaurendo il periodo di tutela.
Le risorse cominciano ad esaurirsi soprattutto per gli interventi in deroga proprio quando si profila il periodo peggiore sul piano occupazionale ed è lo stesso Governo che nel 2010 prevede il più alto tasso di disoccupazione, l'8,8 per cento, ed il più basso tasso di occupazione, il 57,2 per cento, nel periodo 2009-2013, ma non prevede interventi conseguenti a questo dato. Non credo che ce la possiamo cavare con il discorso sull'immigrazione: gli immigrati sono una grande risorsa di questo Paese e sono ancora tuttora un forte sostegno a gran parte dei settori produttivi.
La crisi non è alle spalle per il credito alle imprese: nessun accordo per ora dà garanzia di permettere l'accesso al credito nella misura in cui c'è bisogno soprattutto per le piccole e medie imprese. È da un anno che si interviene sul sistema bancario, ma senza risultati significativi per l'accesso al credito. Il fatto che la presidente di Confindustria proprio ieri abbia proposto di destinare al credito per le piccole e medie imprese la quota non utilizzata dalle banche per i Tremonti bond dimostra che il problema è ancora pienamente davanti a noi. Né vengono impulsi e sostegni all'economia attraverso gli investimenti pubblici: comuni e province sono ancora bloccati dal patto di stabilità. Fuori di qui tutti dicono che il patto va cambiato ma qui, a parte qualche piccola apertura, la sostanza è rimasta la stessa del decreto-legge n. 112 del 2008 e non c'è nemmeno la garanzia di copertura integrale delle mancate entrate derivanti dall'abolizione dell'ICI per la prima casa.
In tutti questi mesi il Governo ha detto o che era già stato fatto tutto quello che era necessario per contrastare la crisi o che la colpa era di qualcun altro. È un classico del populismo individuare nemici o responsabili dei problemi senza mai intervenire per risolverli: è il caso ad esempio delle banche che non avrebbero trasferito alle imprese le risorse che gli sono state date dallo Stato, ma che poi ricevono continuamente regali da parte del Ministro dell'economia come succederà anche con lo scudo fiscale. Di fatto il Governo in questi mesi non ha predisposto misure efficaci per garantire l'accesso al credito da parte dell'impresa.
Si è pure sostenuto che non si può fare di più a causa del debito pubblico così pesante in Italia, quindi i conti pubblici come priorità da tenere sotto controllo. Ma anche su questo piano le cose stanno diversamente: già il DPEF metteva in luce, e la Nota di aggiornamento lo conferma, che la finanza pubblica vede un notevole peggioramento.
Si confermano le previsioni di indebitamento netto annuale - 5,3 per cento, nel 2009, 5 per cento nel 2010 - e si conferma che il debito pubblico supererà il 115 per cento nel 2009, cioè dieci punti in più rispetto al 2008. Ci sarà qualche miglioramento negli anni successivi rispetto alle Pag. 45previsioni di luglio, ma sempre sopra il 112 per cento al 2013 e con una punta del 117,3 nel 2010. Inoltre il calo dal 2011 in avanti è legato ad una previsione di un PIL che aumenti del 2 per cento ogni anno e, che come ho già detto, è inattendibile.
Si conferma che nel 2009 il saldo primario per la prima volta dopo diciotto anni sarà negativo: 0,5 per cento invece di 0,4 per cento e quindi peggiore. Dal momento che il saldo primario è la differenza fra entrate e uscite, al netto degli interessi passivi, è un utile indicatore per valutare e misurare come le decisioni politiche di bilancio incidano sul risanamento della finanza pubblica.
Da luglio ad oggi siamo di fronte ad un peggioramento di 1,3 miliardi del saldo primario del 2009 e questo la dice lunga su come si sta intervenendo sulla finanza pubblica.
Le novità presenti nella Nota di aggiornamento quindi non riducono le preoccupazioni sullo stato della finanza pubblica, semmai le accentuano. La novità più positiva sostanzialmente non dipende dalle politiche del Governo: l'abbassamento dei tassi internazionali e quindi del costo di finanziamento del debito pubblico determina l'emergere di un flusso di risparmi di spesa per interessi, da qui al 2013, piuttosto consistenti.
Ma solo dal 2011 questi risparmi, non determinati da scelte del Governo, vengono utilizzati - e solo in parte - per il miglioramento dei saldi di finanza pubblica. Prima si utilizzano per sostenere altre voci di spesa. Pertanto, si conferma che con i tagli lineari non si riduce la spesa pubblica, così com'è stato propagandato nel corso di tutto l'inizio di questa legislatura, mentre si fanno danni molto rilevanti a servizi essenziali quali la scuola e la sicurezza, mentre è in atto un braccio di ferro con le regioni sulla sanità.
Voglio, dunque, sottolineare - come fa la risoluzione che il Partito Democratico ha presentato - tre elementi di forte criticità che permangono nell'impostazione programmatica della politica economica del Governo. In primo luogo si prevede, nei prossimi anni, di avere benefici dalla riduzione dei tassi di interesse. Non basta registrare questo dato, come fosse un dato certo. Se dovesse ripetersi una politica monetaria a livello europeo per cui di fronte a segnali di ripresa e a ripartenze dell'inflazione si devono aumentare i tassi di interesse, il quadro previsionale cambierebbe. Occorre un'azione politica in sede europea per contrastare quella che finora è stata l'ortodossia. Ma né il DPEF né la Nota di aggiornamento dicono alcunché su questo punto.
In secondo luogo, non vi è alcuna indicazione di quali politiche attive il Governo intenda mettere in atto per raggiungere l'obiettivo della crescita del 2 per cento annuo nel periodo 2011-2013. È una pura ipotesi, una pura congettura che non è sostenuta da alcun impianto di politiche fiscali o industriali. La verità è che il Governo fa previsioni solo per l'obbligo di farle, ma non ha alcuna intenzione di fare in modo che si realizzino. E questo può avere effetti devastanti. Infatti, con l'aumento del PIL inferiore alle previsioni avremo un debito pubblico che rimarrà a livelli superiori al 115 per cento senza tendenze reali alla riduzione.
In terzo luogo, bisogna considerare l'evoluzione della composizione della spesa pubblica per come è stata programmata. Da qui fino al 2013 abbiamo importanti aumenti in vari settori. Sostanzialmente non vi è nessuna indicazione di come intervenire o con la spending review o con il metodo dei costi standard, come previsto dalla legge sul federalismo fiscale. Insomma, non vediamo nessuna vera azione per governare la spesa e modificarne le tendenze per inerzia, né alcun disegno riformatore. Dal DPEF e dalla Nota di aggiornamento ne consegue la finanziaria. Sarà una finanziaria light, si dice. Abbiamo, intanto, una preoccupazione perché si dovrebbe verificare il rapporto deficit-PIL, visto che nel primo semestre siamo al 6,3 per cento, vale a dire un punto in più rispetto alle previsioni per il 2009. Ma sarà una finanziaria light o inutile? Ancora una volta, a nostro avviso, sarà un'occasione persa che non vedrà mettere in campo una vera manovra anticrisi Pag. 46a sostegno dei redditi, soprattutto di quelli più bassi, a sostegno delle persone che perdono il lavoro, delle imprese in difficoltà, soprattutto sul piano della liquidità, e segnalo anche, da questo punto di vista, che vi è il rischio di maggiori infiltrazioni mafiose, come ci hanno sottolineato il procuratore nazionale antimafia, il Presidente della Repubblica e il Governatore della Banca d'Italia. Non si darà impulso agli investimenti pubblici e continueremo ad essere in uno stato di federalismo proclamato e di centralismo praticato. Non si fanno gli investimenti più necessari, come quelli per l'assetto idrogeologico del territorio e, quindi, il Partito Democratico nella risoluzione avanza una proposta precisa. A tal riguardo sottolineo che non rinunciamo ad avanzare proposte nell'interesse del Paese anche di fronte ad una maggioranza che, con le modifiche introdotte all'ultimo minuto sullo scudo fiscale, ha dimostrato di non ricercare convergenze in Parlamento ma, anzi, di cogliere ogni occasione per acuire lo scontro. La nostra proposta è di non utilizzare le maggiori risorse che derivano dalla diminuzione della spesa per interessi per finanziarie, in modo inerziale, le tendenze della spesa, ma utilizziamo tali maggiori risorse in modo finalizzato, ossia per sostenere il potere d'acquisto delle famiglie che, per noi, è un obiettivo prioritario. Si trattava anche del titolo di uno dei primi decreti-legge di questo Governo, ma il titolo non corrispondeva al contenuto e vi era, tra l'altro, l'abolizione dell'ICI sulla prima casa per i più ricchi.
Il Partito Democratico propone un intervento che sia davvero a sostegno del potere d'acquisto delle famiglie. Utilizziamo i risparmi della spesa per interessi per ampliare le detrazioni fiscali per il lavoro dipendente, per le pensioni e per i carichi familiari, anche in considerazione del fatto che per i prossimi anni si prevede una riduzione delle entrate da imposte indirette ma non di quelle da imposte dirette.
Allora su questo è urgente intervenire, anche perché, al di là delle previsioni che attestano la pressione fiscale nel 2009 sul 43 per cento, l'ISTAT segnala che nel secondo trimestre è al 45,8 per cento. Alle famiglie più bisognose non possiamo dire che "ha da passà 'a nuttata", fate finta di niente; per loro dobbiamo fare qualcosa che vada oltre le social card e i bonus su cui si fanno norme di attuazione per cui si registrano sempre risparmi rispetto alle previsioni, mentre si taglia il Fondo sociale per le regioni e i comuni.
Occorre fare qualcosa di solido e di duraturo nel tempo. La nostra proposta va in questo senso e su questo terreno Governo e maggioranza non possono continuare a far finta di niente e ripetere il ritornello della crisi che è alle nostre spalle: non è così. Per molte famiglie la crisi è davanti a loro, vi sono pienamente dentro e per loro è necessario intervenire subito. La nostra proposta è utile al Paese, a differenza del DPEF e della finanziaria light (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Toccafondi. Ne ha facoltà.

GABRIELE TOCCAFONDI. Signor Presidente, la lettura della Nota di aggiornamento al DPEF 2010-2013 fornisce un qualche conforto dopo i mesi di angoscia seguiti al crollo dei mercati finanziari dello scorso anno e la conseguente crisi economica che tutti ben conosciamo, cui è seguita una profonda crisi del mercato del lavoro.
Come sempre, il ritorno al sereno passa per la stabilizzazione dei mercati finanziari ed, in particolare, di quelli azionari che dopo i minimi della primavera scorsa hanno smesso di procedere seguendo onde speculative o anche meramente emozionali ed hanno iniziato a recuperare.
A seguire si sono attenuati i differenziali dei titoli del debito pubblico rispetto a quelli di riferimento. Dal terzo trimestre 2009, cioè nel medesimo momento in cui approvavamo la risoluzione sul DPEF 2010-2013, ha cominciato ad evidenziarsi un recupero della produzione e degli ordinativi industriali.
Gli indicatori tendenziali OCSE, ma anche lo stesso Fondo Monetario, hanno Pag. 47confermato questa tendenza, consentendo di delineare un quadro più favorevole dello sviluppo del Prodotto interno lordo. Quest'anno la variazione è valutata in meno 4,8 per cento, con un miglioramento dello 0,4 per cento rispetto alle previsioni di luglio, quando la previsione era del meno 5,2 per cento. Così, in maniera proporzionale ai dati annuali per il 2010, è prevista una crescita del PIL dello 0,7 per cento, lievemente migliore di quanto precedentemente previsto, ovvero lo 0,5 per cento.
Sono alcuni ma significativi segnali di serenità a cui tutti dovremmo guardare con fiducia o almeno così dovrebbe essere in un Paese normale. Sul rapporto debito-Prodotto interno lordo la Nota di aggiornamento ci dice che il quadro aggiornato indica, in presenza di una previsione di rialzo del Prodotto interno lordo, una evoluzione più contenuta del debito pubblico, un debito che si è stabilizzato rispetto ai dati del DPEF 2010-2013.
Il debito pubblico è aumentato rispetto ai dati 2008 in virtù di una crisi economica che, da un lato, ha contratto le entrate correnti, le imposte dirette e indirette - in un periodo di crisi le entrate per uno Stato sono oggettivamente minori - e, dall'altro, la stessa situazione di crisi ha reso necessario il reperimento di risorse pubbliche aggiuntive. Le richieste di risorse pubbliche aggiuntive per combattere e contrastare la crisi si sono alzate a gran voce da tutte le forze politiche. Le note dolenti, al momento, vengono dal mondo del lavoro.
Secondo i dati forniti proprio in questi giorni dall'INPS, nell'ultimo anno le richieste di cassa integrazione sono cresciute del 222 per cento rispetto al periodo precedente. Le autorizzazioni concesse si sono alzate dell'87 per cento. Proiettando questo dato tendenziale a tutto il 2009, si avrebbe un esborso complessivo di 4,4 miliardi di euro. Lo stesso dicasi per le richieste di indennità di disoccupazione cresciute allo stesso periodo del 52 per cento con 984 mila domande accolte ed un numero di prestazioni in corso appena sotto il mezzo milione.
Tuttavia, questi dati, pur preoccupanti, sono in linea con la fotografia attuale della situazione sia economica che finanziaria, che comunque è in ripresa. Altre questioni potremmo affrontare, per esempio, sul debito pubblico che tanto preoccupa, giustamente, questa Assemblea. In particolare, con riferimento al 2009, la conferma dell'incidenza dell'indebitamento netto sul PIL al 5,3 per cento sconta un miglioramento in valore assoluto del saldo di bilancio pari a 368 milioni di euro quale risultante di una riduzione della spesa per interessi, come dicevamo poc'anzi, di 1,7 miliardi, quasi completamente assorbito dal peggioramento del saldo primario, che diventa così ulteriormente negativo (-1,3 miliardi di euro). Tale evoluzione è ascrivibile ad una riduzione delle entrate.
Come dicevamo poc'anzi, in un momento di crisi economica le entrate tributarie ed extratributarie si riducono e così il dato del 2009 è stato di -1,6 miliardi di euro, di cui 1,5, come è chiaro, riguardanti le imposte indirette, a fronte comunque di un contenimento della spesa - questo va a lode del Governo - per 1,7 miliardi, in parte compensato da un aumento di quella di parte capitale.
Anche nel 2010 permane la dinamica più favorevole della spesa per interessi e questa è la nota dolente, richiamata anche da altri colleghi, di interessi sul debito pubblico, che si riduce rispetto alla precedente stima contenuta nel DPEF per circa 2,5 miliardi di euro, ma con un debito pubblico che rispetto al PIL aumenta rispetto al 115 per cento, che già conoscevamo nelle stime del DPEF 2009-2013. Anche l'INPS segnala - e ritorno sul dato preoccupante della situazione lavorativa - un rallentamento delle richieste di sostegno, segno di un migliore andamento economico.
Tuttavia, questo è un altro elemento importante di discussione. È lo stesso Presidente della Banca centrale europea ad ammonirci che non è ancora il momento delle exit strategy cioè dell'abbandono dei «pacchetti anticrisi». Il Presidente della Banca centrale europea aggiunge un elemento importante e cioè che Pag. 48nei prossimi mesi avremo un ulteriore indebolimento dei flussi di credito verso le imprese. Questo dato mi risulta incomprensibile: il costo del denaro interbancario è prossimo allo zero, gli Stati hanno fornito immense risorse a sostegno del sistema finanziario, lo spread - ovvero il differenziale tra costo del denaro alle banche e il tasso di interesse per la migliore clientela - è al 3 per cento, al punto che in alcune realtà creditizie si torna a parlare di superbonus agli amministratori, ma le imprese italiane a tutt'oggi hanno difficoltà di accesso al credito. È una vena polemica, ma più che altro realistica, che appartiene anche al Ministro dell'economia e delle finanze. Personalmente mi chiedo se non si debba tornare sulle norme di sostegno al sistema creditizio che abbiamo approvato lo scorso anno. Mi chiedo quali esiti reali abbiano avuto i diversi patti siglati tra Governo e banche, tra Confindustria e sistema creditizio.
Su questo tema chiedo al Governo di tenere sotto pressione il sistema bancario. Su questo tema non possiamo rischiare di bruciare la ripresa per un mancato sostegno del credito al sistema delle imprese, che in Italia significa soprattutto al sistema delle piccole e medie imprese.
Concludo con un appunto di estrema attualità, quello dello sviluppo del Mezzogiorno. In questi giorni i deputati del Popolo della Libertà e anche di altre forze politiche si sono incontrati al di fuori delle Aule parlamentari per definire, in concorso con le realtà locali, una possibile strategia di sviluppo del Meridione.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Toccafondi, vorrei ricordare a tutti colleghi, e in particolare all'onorevole Aracu, che non è permesso fare delle fotografie all'interno di quest'Aula. Prego, onorevole Toccafondi.

GABRIELE TOCCAFONDI. Abbiamo apprezzato le parole del Ministro Tremonti sul ritorno del Sud quale questione nazionale. Molte sono state le questioni messe sul tavolo: la Banca del Sud, la soppressione della tassa del 27 per cento sui depositi bancari effettuati nelle aree meridionali se questi soldi sono impegnati in attività imprenditoriali nelle stesse aree meridionali; in più quanto ci ha ricordato abbondantemente nella risoluzione che accompagnava il DPEF di luglio, ovvero le grandi opere e la fiscalità di vantaggio. È necessario sviluppare queste idee rapidamente, è necessario che rapidamente siano portate all'attenzione del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Risoluzioni - Doc. LVII, n. 2-bis)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Cicchitto, Cota e Lo Monte n. 6-00031, Donadi ed altri n. 6-00032, Marchi ed altri n. 6-00033 e Galletti ed altri n. 6-00034 (Vedi l'allegato A - Doc. LVII, n. 2-bis).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola prima che il Governo si esprima sulle risoluzioni presentate relativamente alla Nota di aggiornamento al DPEF. Mi richiamo agli articoli 118-bis, 120 e 123-bis del Regolamento, in particolare a quella parte dell'articolo 123-bis che riguarda i progetti di legge collegati alla manovra di finanza pubblica che sono indicati nel Documento di programmazione economico-finanziaria, come approvato dalla risoluzione di cui all'articolo 118-bis sopramenzionato, comma 2, e presentati al Parlamento entro il termine stabilito dalla legge. Questi progetti di Pag. 49legge, recita il nostro Regolamento all'articolo 123-bis, sono assegnati alle Commissioni in sede referente, eccetera.
Signor Presidente, nella Nota di aggiornamento al Documento di programmazione economico-finanziaria che riguarda gli anni 2010-2013, a pagina 7, riguardo alle decisioni di bilancio ovvero agli strumenti concernenti le decisioni di bilancio si dice testualmente: «A completamento della manovra di bilancio 2010-2012 varata nel luglio scorso, il Governo collega alla decisione di bilancio i seguenti disegni di legge: A.S. 1167» - quindi presumo che in termini di iter sia ancora un atto Senato - (seconda lettura), «Delega al Governo in materia di lavori usuranti e di riorganizzazione di enti, misure contro il lavoro sommerso e norme in materia di lavoro pubblico e di controversie di lavoro (articoli 23, 24, 32, dal 37 al 39, 65 (...) stralciati con deliberazione dell'Assemblea del 5 agosto 2008), già indicato l'anno precedente e non ancora definitivamente approvato dal Parlamento».
Quindi, si collega un atto non approvato dal Parlamento, che rappresenta una delega non approvata. Il secondo punto recita: «Disposizioni in materia di organi e funzioni degli enti locali, semplificazione e razionalizzazione dell'ordinamento e Carta delle autonomie locali». Si tratta della famosa Carta delle autonomie locali che questo Parlamento ha sostanzialmente indicato essere il passaggio fondamentale che deve correre parallelamente con la delega ricevuta dal Governo relativamente alla potestà legislativa di attuazione del federalismo fiscale.
Nel testo della Nota di aggiornamento al DPEF si dice testualmente che questo secondo punto riguarda un provvedimento che, in base all'iter, è stato approvato dal Consiglio dei ministri in data 17 settembre 2009 e non è ancora stato trasmesso al Parlamento. Quindi trattasi, non già come nella precedente fattispecie, di un provvedimento - si presume di legge - che non è ancora stato trasmesso al Parlamento, mentre il precedente è stato incardinato al Parlamento presso il Senato, ma solo sotto la fattispecie di atto del Senato, quindi non è una delega contenuta in norma. Questo secondo punto, invece, riguarda un atto del Consiglio dei ministri datato 17 settembre e non ancora trasmesso al Parlamento in attesa della definizione dell'esame da parte della Conferenza unificata. Quindi, non conosciamo il contenuto di questo secondo punto a cui il Governo intende annettere il collegato al disegno di legge di bilancio.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, sto chiedendo una cosa di un certo rilievo, anche di carattere costituzionale. Le chiedo venia se le prendo altri due minuti. Il terzo punto riguarda: «Disposizioni in materia di semplificazione, emanazione della Carta dei doveri delle amministrazioni pubbliche». In ordine all'iter, leggo sempre il testo del Governo secondo cui questa legge non è ancora stata presentata in Parlamento, né è stata esaminata dal Consiglio dei ministri. Quindi dobbiamo collegare alla nota di aggiornamento del DPEF tre atti parlamentari e governativi che sono o in fase di esame, o ancora nel cervello di Giove.
Quindi, signor Presidente, credo che il combinato disposto di tutto ciò crea qualche problema in termini di attuazione dell'articolo 72 della Costituzione. Già abbiamo avuto modo di vedere che il concentrarsi di decreti omnibus e di collegati omnibus determina uno svilimento del Parlamento, ma non voglio discutere di ciò. Ho fatto un richiamo al Regolamento, mentre questa è una parentesi politica-istituzionale - e non solo regolamentare - che chiudo. Rispetto ai richiami regolamentari di cui ho detto precedentemente, vorrei che si abbia da parte del Governo e all'interno della Commissione bilancio e della Commissione di merito un esplicito chiarimento su questo passaggio. Tale passaggio riguarda le deleghe che si chiedono al Parlamento su atti e provvedimenti che non sono incardinati nel Parlamento e che non sono atti di legge, così come prevede l'articolo 123-bis del nostro Regolamento e la Costituzione, non essendo solo deleghe. Pag. 50
Quindi, prima di dare corso al parere del Governo sulle deliberazioni relative alle risoluzioni che a loro volta rimandano ai contenuti della Nota di aggiornamento al DPEF - e presumo che la risoluzione di maggioranza rinvii all'approvazione dell'intero contenuto letterale anche della Nota di aggiornamento - chiedo se è possibile una sospensione di mezz'ora, o quanto ritenga opportuno il presidente della Commissione bilancio, il relatore del DPEF, lei stesso, signor Presidente e il Governo. In modo tale che a questo punto noi sappiamo di cosa discutiamo, cosa deleghiamo e cosa dovremmo collegare alla manovra finanziaria perché la sessione di bilancio al Senato è già iniziata e tra breve inizierà alla Camera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ho con me il testo della legge n. 468 del 1978, nella quale, tra le altre cose, all'articolo 1-bis, comma 1, lettera c), è scritto che saranno presentati «entro il 15 novembre i disegni di legge collegati alla manovra di finanza pubblica». Alla luce, quindi, di questo testo legislativo il Governo ha tempo fino al 15 novembre per presentare i disegni di legge collegati.
Tuttavia, siccome la questione è delicata, sarei lieto di ascoltare il parere del Governo e della Commissione.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sulla questione il Governo si attiene a quanto è previsto dalla norma da lei citata e dunque presenterà entro il 15 novembre quanto richiesto e quanto dovuto.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Credo che quello che ha detto il Presidente e le assicurazioni fornite dal Governo soddisfino la richiesta, nel senso che se il Governo intende avvalersi di quelle che sono le previsioni regolamentari per i collegati deve presentare alle Camere questi disegni di legge entro il 15 novembre. Se non lo facesse, evidentemente rinuncerebbe a queste prerogative proprie dei documenti di bilancio. Non credo che ci sia nulla da aggiungere.
Peraltro, se si voleva discutere appositamente su questi punti, vi è stata la possibilità in Commissione, anche se in modo assolutamente ridotto dato che questo provvedimento era previsto all'ordine del giorno della settimana scorsa, e c'è stato questo dibattito in Assemblea. Penso che la discussione sia stata sufficiente e possa esaurirsi qui, procedendo dunque alla votazione come era previsto.

(Parere del Governo - Risoluzioni - Doc. LVII, n. 2-bis)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle risoluzioni presentate, indicando quale risoluzione intenda accettare.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Una brevissima considerazione in merito a quanto è stato dibattuto in quest'Aula sulla nota di aggiornamento al DPEF. I parlamentari sanno benissimo che quest'anno ci sono state tre diverse crisi, una legata all'altra. Innanzi tutto, la crisi finanziaria, che è esplosa l'anno scorso e che è stata la crisi che ha generato le altre due, quella economica e quella occupazionale.
Quando diciamo che la crisi è terminata, intendiamo dire che è finita la crisi finanziaria e che la crisi economica, che era ad essa conseguente, sta cominciando a migliorare. Si comincia a vedere un inizio di ripresa. Questo non vuol dire che la crisi occupazionale, che segue le altre due e che migliorerà quando la crisi economica sarà finita, non sia in un momento di massimo negativo e che, quindi, esistano problemi occupazionali.
Volevo dire questo per far chiarezza perché, in questi giorni ed anche in questo dibattito, si sono citati dati diversi per dare una visione negativa della nostra situazione economica, ancor più negativa di quello che è attualmente. La situazione occupazionale in questo momento è in una fase che sicuramente con la ripresa economica avrà un miglioramento. Pag. 51
Il Governo, a fronte di questa situazione, è intervenuto fondamentalmente su quattro punti. Innanzitutto, a fronte della crisi finanziaria che è esplosa l'anno scorso, è stato messo in sicurezza il sistema finanziario e questa crisi è stata risolta. Si è cercato di tenere in ordine i conti del Paese, cercando di salvaguardare i rapporti tra deficit e PIL e tra debito e PIL. Anche in questo caso è necessario fare chiarezza. I conti sono peggiorati nell'ambito di un peggioramento complessivo di tutti i Paesi mondiali, ma da un punto di vista relativo, a fronte di una situazione negativa, la tenuta dei conti del Paese c'è stata.
Sono stati messi in opera interventi per cercare di salvaguardare il quadro sociale, e la destinazione dei fondi (9 miliardi) agli ammortizzatori sociali è l'emblema di tali interventi: noi abbiamo ritenuto opportuno che in questa fase la priorità fosse data alla salvaguardia dei posti di lavoro, e sono stati destinati molti fondi per tale salvaguardia; fortunatamente una buona parte di essi non è stata utilizzata, perché per ora non sono stati necessari.
Passiamo infine all'ultimo punto. Sono stati messi in atto una serie di interventi per favorire e per rilanciare lo sviluppo, chiaramente in una situazione di pesante crisi della nostra industria e della nostra economia. Sintetizzando, gli interventi per lo sviluppo sono stati di alleggerimento della pressione fiscale delle imprese mirando allo sviluppo. Ne cito due: la detassazione degli utili reinvestiti, o la possibilità di incrementare il capitale delle imprese senza pagare tasse; interventi a sostegno dei consumi, dalla rottamazione ad altri interventi che hanno cercato in questa fase negativa di sostenere l'economia.
I dati che sono stati presentati, che in parte sono stati contestati in qualche intervento, sono però complessivamente supportati da tutti i commentatori, dagli analisti internazionali e dimostrano che anche la crisi economica ha terminato la parte più negativa, e sta iniziando una piccola ripresa. Quindi, quando noi abbiamo detto «si incomincia a vedere la luce in fondo al tunnel», si tratta sicuramente di un dato confortante che deve essere utilizzato positivamente da tutti.
Detto questo, e sintetizzati in modo molto stringato gli interventi del Governo, do il parere alle varie risoluzioni, esprimendo parere favorevole sulla risoluzione Cicchitto, Cota e Lo Monte n. 6-00031, che considera ciò, e parere negativo sulle altre risoluzioni.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi richiamo all'articolo 45 del Regolamento. Ho fatto più volte una «tara» alla Presidenza, ovviamente non me ne voglia il sottosegretario: il Governo, alla fine di una discussione, ha la possibilità di esprimere il parere sulle risoluzioni, non ha facoltà di svolgere, come ha fatto in questo momento, una replica agli interventi di un dibattito (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro) che peraltro, come lei sa, è contingentato, dato che ai gruppi è stato dato un tempo limitato. Visto che abbiamo a disposizione un tempo limitato, il Governo deve semplicemente dire qual è la risoluzione che accetta o meno: non può svolgere considerazioni aggiuntive, perché in questo modo lede un'esplicita previsione del Regolamento che permette ai gruppi di intervenire per un determinato tempo, e al Governo di intervenire secondo quanto previsto da esso.
Alla luce di ciò, signor Presidente, poiché ho posto il problema in tante occasioni, ma in questo caso l'argomento è ancora più stridente, per il fatto che noi avevamo un tempo limitato, la pregherei, anche simbolicamente, di dare semplicemente una possibilità ai gruppi. Tre minuti? Tre minuti; però avremo la possibilità di rispondere al Governo, perché il Governo non ha espresso il parere sulle risoluzioni, ma ha svolto un intervento che, come è scritto nel nostro Regolamento, riapre la discussione. Se il Governo Pag. 52utilizza un canale di un certo tipo per replicare, è giusto che, in base al Regolamento, l'ultima parola l'abbiano i gruppi e non il Governo.
La pregherei quindi, signor Presidente, anche in riferimento a quanto previsto dall'articolo 45 del Regolamento, preso atto di una decisione del Governo di svolgere una replica politica, di offrire una simile possibilità, lo ripeto, anche simbolica, anche solo per due minuti, in modo tale che la parola finale l'abbiano il Parlamento, i gruppi e non il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, abbiamo avuto un'indicazione del Governo accompagnata da una spiegazione delle ragioni di tale indicazione. Forse l'indicazione è stata un po' prolissa? Abbiamo sempre avuto una conduzione dei lavori d'Aula che ha consentito di motivare, per quanto possibile, ampiamente ai singoli gruppi e ai singoli deputati, e in questo caso anche al Governo.
Non mi sembra possibile riaprire la discussione, anche perché in questo caso non sono previste dichiarazioni di voto da parte dei gruppi. Ritengo pertanto che si debba procedere.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, intendo associarmi alle considerazioni svolte dall'onorevole Giachetti. Il richiamo al Regolamento fatto riguarda una fattispecie ben precisa, ossia l'espressione dei pareri da parte del Governo: il Governo ci dice se accetta o non accetta una risoluzione, ma se il Governo - anziché esprimere un parere, favorevole o contrario - fa un commento sulla discussione intervenuta in quest'Aula, è evidente che allora vale la regola generale per cui il Governo riapre la discussione.
Mi associo, quindi, alla richiesta dell'onorevole Giachetti affinché lei, con un'interpretazione - non so se estensiva, ma certamente di buonsenso - del Regolamento, rispettosa del diritto di tutti i parlamentari di pronunciarsi su una materia così rilevante qual è quella della nota di aggiornamento, consenta ai gruppi, in qualche modo, di chiosare a loro volta l'intervento del Governo in modo da avere l'ultima parola (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Vietti, comprendo e condivido il suo appello al fatto che il Parlamento abbia l'ultima parola, perché il Governo vive della fiducia del Parlamento e non viceversa.
Tuttavia, mi sembra che in questo caso il rappresentante del Governo si sia «esteso» un poco nelle sue motivazioni, ma non in misura tale che si possa affermare che abbia svolto una replica, diciamo così, globale; ha espresso il suo parere e, come spesso o quasi sempre accade, lo ha motivato. Lo ha fatto in un modo un po' troppo esteso: probabilmente sì, ma non mi pare che ciò possa indurci a riaprire la discussione. Vi sono altri interventi in materia (Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà)?

PIER PAOLO BARETTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

PIER PAOLO BARETTA. Per un richiamo al Regolamento, signor Presidente.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, questo non è mai accaduto!

PRESIDENTE. Sul medesimo tema?

PIER PAOLO BARETTA. Intervengo su un tema simile, analogo, nel senso che non è importante quanto tempo abbia impiegato il Governo o quanto si sia dilungato. Ciò fa parte delle sue prerogative ed anzi, per la verità, lo abbiamo apprezzato, perché Pag. 53ciò ha consentito di entrare nel merito e di esprimere considerazioni politiche su questo punto.
Come è stato detto anche da altri colleghi, è necessario che vi sia una puntualizzazione. Penso soprattutto a due aspetti che sono emersi nel dibattito. Il primo è quello relativo al rapporto tra i saldi primari e la valutazione sugli interessi. Sappiamo che gli interessi sono calati in ragione del fatto che è calato il tasso internazionale e quindi la crisi ha aiutato il Governo. Questo non ce ne duole ma il saldo primario è aumentato, ed essendo aumentato il saldo primario la considerazione conclusiva è che abbiamo avuto migliorato ciò che non dipende da noi, e peggiorato ciò che dipende dal Governo. La seconda considerazione riguarda il concetto di fine della crisi: non vi è dubbio che scorgiamo elementi migliorativi, ma con il tasso di occupazione e soprattutto con il debito pubblico presente nel nostro Paese possiamo parlare tranquillamente di uscita dalla crisi?

PRESIDENTE. Onorevole Baretta, lei sta riaprendo la discussione.

PIER PAOLO BARETTA. No, io sto interloquendo con il Governo.

PRESIDENTE. Io le ho dato la parola perché doveva svolgere un richiamo al Regolamento: il richiamo al Regolamento non c'è e dunque le tolgo la parola. Chi intende intervenire sul tema lo farà al termine.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. No, a questo punto procederemo alla votazione. Dopo il voto, ognuno avrà la possibilità di dire ciò che ritiene opportuno.
Passiamo dunque ai voti.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, intende intervenire sullo stesso tema (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)?

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. No, signor Presidente, non intendo intervenire sullo stesso tema che riguarda la risposta eventuale alla replica che il Governo ha deciso di svolgere (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Per favore, lasciate parlare l'onorevole Quartiani! Allora su che cosa intende intervenire?

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Il mio è un richiamo al Regolamento relativamente ai poteri del Comitato per la legislazione. È agli atti che, nell'esprimere i pareri, il Governo si è impegnato, entro il 15 novembre, a presentare i provvedimenti di legge collegati alla manovra finanziaria. Ho preso atto di questo impegno politico del Governo (non è solamente un dettato di legge) e, quindi, ringrazio il sottosegretario per la risposta, ma intendo porre solo un'ultima questione, se lei me lo consente (non è un cavillo). Altre volte si è presentata una situazione nella quale non è stata data la possibilità al Comitato per la legislazione di intervenire nel merito. In questo caso vorrei chiedere se anche sul DPEF il Comitato per la legislazione (il cui presidente credo sia presente in Aula e possa testimoniarlo) abbia avuto qualcosa da eccepire rispetto alle questioni che avevo posto precedentemente o su altre questioni di carattere regolamentare, o costituzionale, che i temi e i termini previsti dal DPEF pongono.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, non è usuale che il Comitato per la legislazione si esprima su questo tema, in quanto non previsto dal Regolamento.

GABRIELE CIMADORO. Chiedo di parlare.

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PRESIDENTE. A che proposito?

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, avevo chiesto di parlare, prima che intervenissero tutti i colleghi, mentre ancora parlava il sottosegretario, ma lei non mi ha dato la parola, e ne avevo diritto.

PRESIDENTE. Non l'avevo vista, me ne dispiace. Ha facoltà di parlare.

GABRIELE CIMADORO. L'intervento politico del sottosegretario svolto in Aula aveva posto in me dei dubbi. È la prima volta che ascoltavamo in Aula dal sottosegretario, con grande verità e decisione, che la crisi non è superata, e che esistono tre crisi, ne abbiamo superato una, nella seconda ci siamo dentro, e nella terza cosa succederà? È la prima volta, finalmente, che il Governo ammette pubblicamente davanti all'Aula che siamo ancora in piena crisi. Ringrazio il sottosegretario per le sue affermazioni coraggiose, ne prendiamo atto, ne venga a conoscenza anche, però, il Presidente del Consiglio e il Ministro dell'economia e delle finanze (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Cimadoro, il suo non era propriamente un richiamo al Regolamento.

(Votazione - Risoluzioni - Doc. LVII, n. 2-bis)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cicchitto, Cota, Lo Monte n. 6-00031, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Aiutate l'onorevole Coscia. Onerevole Bressa... Onorevole Monaco... Onorevole Piffari... Onorevole Naccarato
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 511
Votanti 509
Astenuti 2
Maggioranza 255
Hanno votato
261
Hanno votato
no 248).

Dichiaro pertanto precluse le risoluzioni Donadi ed altri n. 6-00032, Marchi ed altri n. 6-00033 e Galletti ed altri n. 6-00034.

Sull'ordine dei lavori (ore 18,40).

OLGA D'ANTONA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

OLGA D'ANTONA. Signor Presidente, intervengo per chiedere al Ministro dell'interno, onorevole Maroni, di venire a riferire in Aula per un fatto molto grave.
Il giornalista Sandro Ruotolo ha ricevuto una lettera minatoria, che è stata consegnata alla Digos, nella quale egli sembra essere il secondo di una lista di persone che vengono minacciate di morte. Scusate colleghi, credo che anche voi dovreste ascoltarci, visto che...

PRESIDENTE. Scusi se la interrompo, onorevole D'Antona. Vorrei dare un comunicato ai colleghi, perché sembra che molti stiano partendo: i lavori non verranno interrotti e proseguiranno con il prossimo provvedimento all'ordine del giorno. Quindi, inviterei chi intende partecipare all'ulteriore fase dei lavori a non andare via.
Prego, onorevole D'Antona.

OLGA D'ANTONA. Stavo parlando di una lettera minatoria che il giornalista Sandro Ruotolo ha ricevuto contenente delle minacce di morte e nella quale viene indicato come secondo obiettivo di una lista che comprenderebbe altre persone. Pag. 55
Sappiamo che il giornalista Sandro Ruotolo per la trasmissione Annozero ha condotto inchieste giornalistiche...

MARCO ZACCHERA. Presidente! A fine seduta!

PRESIDENTE. Colleghi, siamo al passaggio da un provvedimento ad un altro all'ordine del giorno. Il tema è rilevante. Invito i colleghi ad avere pazienza e a lasciare che la collega si esprima.
Prego, onorevole D'Antona.

OLGA D'ANTONA. La lettera è stata consegnata al domicilio del giornalista di cui parlavo e da essa si evince che il giornalista è stato pedinato: infatti il suo domicilio non compare sugli elenchi telefonici né è reso pubblico in altro modo e da ciò si capisce che il giornalista è stato pedinato.
Pertanto, chiediamo al Ministro dell'interno di riferire in quest'Aula quali misure intenda adottare per proteggere la vita del giornalista e garantire la libertà di stampa in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Antona, siamo tutti qui per la libertà di stampa e solidali con chi subisce delle intimidazioni da qualunque parte esse provengano.

Seguito della discussione del disegno di legge: Istituzione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza (A.C. 2008-A) e delle abbinate proposte di legge: Bocciardo, De Poli, Pisicchio, Palomba, Veltroni ed altri, Iannaccone ed altri, Cosenza (A.C. 127-349-858-1197-1591-1913 e 2199) (ore 18,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Istituzione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, e delle abbinate proposte di legge di iniziativa dei deputati Bocciardo, De Poli, Pisicchio, Palomba, Veltroni ed altri, Iannaccone ed altri, Cosenza.
Ricordo che nella seduta del 29 settembre 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre le relatrici vi hanno rinunziato.

(Esame degli articoli - A.C. 2008-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo delle Commissioni.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2008-A), formulando una condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione. Al fine di recepire tale condizione le Commissioni hanno presentato il subemendamento 0.5.300.300, che è in distribuzione.
Le Commissioni hanno altresì presentato gli emendamenti 1.300, 2.300, 3.300, 3.301, 3.302, 3.303, 4.300 e 5.300, che sono in distribuzione. È stato altresì presentato il subemendamento Capitanio Santolini 0.5.300.1.
Avverto che sono stati ritirati dai presentatori gli emendamenti Vanalli 2.71, 3.13, 3.28, 3.80 e 3.51, Palomba 3.30, nonché l'emendamento 5.100 del Governo.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2008-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2008-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, svolgerò qualche breve riflessione sul provvedimento in esame, anche proponendo alcune questioni, che saranno poi esplicitate attraverso gli emendamenti, riguardanti Pag. 56ciò che ha dichiarato in termini molto puntuali la collega Luisa Capitanio Santolini in sede di discussione sulle linee generali.
Il nostro gruppo ha affrontato questo problema con grande impegno anche attraverso una proposta di legge presentata dal collega De Poli, che ritengo evidenzi in termini molto precisi e forti l'importanza dell'istituzione di questo Garante. Il nostro scopo è avere una chiara visione di questa problematica e riteniamo che l'istituzione del Garante debba essere un punto di riferimento forte sul tema dell'infanzia, e non limitarsi ad un approccio settoriale: infatti il tema ci invita a guardare a tutta la vasta problematica della famiglia. Non c'è un tema dell'infanzia svincolato da quello della famiglia; non c'è un tema degli anziani, ad esempio, o dei giovani svincolato da quello della famiglia.
Pertanto, per quanto ci riguarda, il Garante dovrebbe essere e avrebbe dovuto essere un momento forte di congiunzione e armonizzazione di alcune risorse morali e soprattutto culturali che fossero indirizzate verso una ricollocazione e una ridefinizione di una strategia di carattere politico.
Certo, il dibattito nelle Commissioni riunite ha evidenziato passaggi importanti e significativi. La mia e la nostra preoccupazione riguardava sin dall'inizio l'effettiva autonomia e indipendenza del Garante. Nel testo che era stato predisposto e che è stato portato alla nostra attenzione, a dire la verità, si evidenziava una specie di subordinazione o, quanto meno, si faceva del Garante non una figura autonoma e indipendente, ma quasi una struttura all'interno del Ministero delle pari opportunità e quindi all'interno del Governo. Non si delineava un'istituzione forte, non un'istituzione volta a recuperare una problematica riportando ad essa in termini stringenti tutto il coacervo dei temi che sono continuamente riproposti alla nostra attenzione e a quella dell'opinione pubblica dai fatti che tutti noi registriamo e sottolineiamo.
Ho detto con una battuta che questo Garante, che non è un Authority, ma che è a mezza strada, forse per alcuni versi aveva il sapore di un direttore generale rafforzato all'intero del Ministero. Questo ovviamente propone e proponeva problemi di carattere finanziario e di coordinamento e di collegamento con tutto il mondo dell'associazionismo che si interessa di questi temi e che dovrebbe guardare e guarda al Garante non come ad un'istituzione burocratica, ma come ad un'istituzione importante e di riferimento, che serva ad esplicitare le politiche a favore dell'infanzia e, quindi, a favore della famiglia.
Non è ovviamente un sostegno in astratto nei confronti dell'infanzia, ma rappresenta la forza e la capacità di raccordare e di coordinare tutte le realtà regionali e, se vogliamo, tutti i garanti a livello regionale che vengono istituiti e quindi anche a coordinare e raccordare le varie organizzazioni che affrontano il tema.
Come dicevo, il nostro gruppo ha presentato una serie di proposte emendative che non sono state accolte o, come si suol dire, non hanno avuto una felice conclusione.
Poi vi è l'emendamento presentato dal Governo, che accende qualche perplessità in più. Lo ha detto anche l'onorevole Capitanio Santolini in sede di discussione generale: vi sono vari Ministeri e vari comitati che si interessano dell'infanzia. Dunque, tale emendamento, invece di superare questo frazionamento e questa disarticolazione, afferma che bisogna fare salve le competenze del Ministero della gioventù, del Dipartimento per le politiche della famiglia, del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e tutte le altre competenze. Ciò significa dunque che questo passaggio, questo passo e questa spinta in avanti non vi sono stati. Eppure, noi abbiamo proposto alcuni emendamenti che, come dicevo poc'anzi, andavano nella direzione di un superamento della disarticolazione e della settorializzazione delle competenze, per dare senso, giustificazione e motivazione ad un impegno corale sul piano politico. Pag. 57
Io ho fatto alcune esperienze, anche nella mia provincia, con «Universo infanzia», presieduto da una brava ragazza come la Tulelli, e ovviamente questi temi vengono affrontati e a volte lo sono in termini anche non coordinati e non articolati, ma episodici. Allora, non vi è dubbio che questo rischia di essere un appuntamento mancato.
Noi non diamo un giudizio negativo all'istituzione del Garante, ma esprimiamo alcune perplessità ed alcune riserve rispetto a passaggi che pur potevano essere fatti e non sono stati fatti, ad obiettivi che pur potevano essere raggiunti e che non sono stati raggiunti. Certamente credo che aver affrontato e trattato questo tema nelle Commissioni riunite per alcuni mesi sia un fatto comunque positivo, da registrare e da sottolineare per la sua importanza, ma non è il dato e non è l'aspetto più significativo quello che appare, perché questo doveva essere certamente un momento forte di recupero in termini strategici della politica per l'infanzia e per la famiglia.
Detto ciò, signor Presidente, ci confronteremo in sede di discussione sugli emendamenti e in quell'occasione motiveremo anche i nostri emendamenti e cercheremo di capire e cogliere perché non vi è stata un'adesione da parte del Governo. Vogliamo capire perché vi è un'insufficienza economica, anche se si fa riferimento, con alcuni emendamenti approvati, ad un piano triennale e quindi si pone in essere eventualmente qualche possibilità di ampliare le risorse economiche che stanno alla base dell'istituzione del Garante.
Si è fatto riferimento, anche attraverso questo emendamento del Governo che citavo, anche all'approvvigionamento del personale. Credo che questo sia un dato, anche se il personale deve essere trasferito da altri Ministeri o dal Dipartimento per le politiche della famiglia e rischia di essere inserito in una struttura molto ristretta e molto complessa, quindi condizionando anche l'azione del Garante stesso.
Per concludere, signor Presidente: il Garante non è un'Authority, non ha una pienezza di posizione, una forte indipendenza ed una forte autonomia. Non ha quindi l'autorevolezza di interloquire profondamente con il Governo, di non essere condizionato dal Governo ma anche di essere al di sopra del Governo rispetto agli interessi che intende preservare, difendere e tutelare. Se questo è il dato, non vi è dubbio che speriamo che nel confronto e nella discussione sugli emendamenti vi sia qualche resipiscenza da parte del Governo e da parte della maggioranza, pur sottolineando che alcuni passi, seppur timidi, sono stati fatti.
Noi stiamo ovviamente ad attendere, a valutare e a dare ulteriormente il nostro contributo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, credo che sia opportuno per tutti noi rallegrarsi del fatto che, dopo venti anni dall'approvazione della Convenzione sui diritti del fanciullo, stipulata a New York nel 1989, finalmente, arrivi in Parlamento il disegno di legge in esame e che, finalmente, si cerchi di guardare al Garante come ad una figura che sancisce anche un passaggio reale. Mi riferisco al passaggio tra ciò che, per esempio, prevede la nostra Costituzione - che ha nei confronti dell'infanzia un atteggiamento di protezione, che prende in considerazione una sorta di cura del minore trattato come tale - e, invece, il contenuto specifico della Convenzione di New York, in cui, invece, si parla dei diritti del minore. È come se passassimo da un atteggiamento di protezione benevolente al riconoscimento di un diritto a poter reclamare cura in determinati aspetti e in determinati campi.
Da questo punto di vista, però, è interessante come il diritto dei minori - come è accaduto poco più di dieci anni dopo - sia diventato anche un diritto del minore ad essere ascoltato e a partecipare consapevolmente alle decisioni che lo riguardano. Vi è stata un'evoluzione nella cultura di questi ultimi anni, che sicuramente Pag. 58ha risentito anche del progresso degli studi scientifici che sono stati fatti nel campo delle grandi scienze psicologiche e sociali nella seconda parte del XX secolo, e che adesso, sempre di più, stanno trovando la loro affermazione specifica anche in questo nostro tempo.
Il tema è fino a che punto il minore ha diritto ad essere riconosciuto nella sua specificità individuale e, quindi, fino a che punto, in tutte le situazioni e le circostanze che, inevitabilmente, non possono che definire un conflitto di interessi all'interno del quale il minore può trovarsi oggetto di tensioni e di pressioni diverse, egli riesce a far sentire la propria voce.
Signor Presidente, in questo caso, mi riferisco a una sorta di bilanciamento dei diritti del minore che possono riguardare la tutela della sua salute. Mi riferisco, ancora una volta, ai diritti di quei minori che, in modo particolare, già alla nascita, si presentano come soggetti più fragili e che meriterebbero di trovare le risorse necessarie per superare l'handicap stesso della nascita.
Più di una volta, abbiamo presentato - io stessa ho sottoscritto - una serie di ordini del giorno, che quasi sempre, sono stati accolti dai diversi rappresentanti del Governo, al fine di riconoscere terapie intensive neonatali forti al bambino. Sappiamo tutti, infatti, che quanto più precocemente viene affrontato l'handicap iniziale, tanto maggiori sono le possibilità che sia risolto. Viceversa, più passa il tempo in cui l'handicap mette le sue radici nella vita del minore, più difficile è che si possa superare questa situazione di disagio iniziale.
Farsi carico dei diritti del minore dal punto di vista della sua salute al momento della nascita e farsi carico, per esempio, dei lunghi periodi che i minori malati debbono passare in ospedale - un tempo che li allontana e li isola dai rapporti con i compagni, con la famiglia, con la propria istruzione e con la propria formazione - richiede la capacità di mediare contro interessi economici che sembrano reclamare altre voci, sembrano porre altre priorità, o sembrano coinvolgere investimenti economici in altre direzioni.
Riuscire a spezzare questa spirale - che, a volte, è una spirale omertosa, perché il bambino non ha voce diretta per farsi sentire e non vi è nel sistema qualcuno che consideri questo tipo di bisogni, li generalizzi e li porti a livello nazionale, al livello di un negoziato forte, ad esempio, con i Ministeri corrispondenti - è qualcosa che la stessa struttura del disegno di legge in oggetto mette particolarmente in evidenza. Esso, infatti, fa esplodere la grande frammentazione che esiste tra i diversi enti che si occupano di bambini sia a livello della salute specifica, sia a livello ministeriale (mi riferisco non soltanto al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali).
Già da questo punto di vista, vediamo come, in questo clima, sia difficile riuscire a mettere in evidenza come il disagio sociale e la povertà - la povertà è essa stessa fonte di malattia per i minori, si pensi alle forme di malnutrizione - si traducano, molte volte, anche in difficoltà per l'istruzione di questi malati e per il recupero reale delle loro capacità.
Ci sembra che uno degli obiettivi principali che questo disegno di legge avrebbe dovuto affrontare è proprio quello della rete dei servizi che ruotano intorno al minore attraverso la rete delle agenzie che si occupano dei minori e attraverso le reti dei Ministeri che, in modo del tutto frammentato, pongono i bisogni del minore stesso.
Nel momento in cui valutiamo da dove si attinge le risorse economiche - e sappiamo che questo disegno di legge attinge dal Ministero delle pari opportunità, che non è un Ministero propriamente detto, e dal servizio delle politiche sociali, strutture allocate sotto la grande protezione del Capo del Governo - non riusciamo ad avere garanzie che si riescano a superare queste situazioni di conflittualità, perché gli interessi che possono entrare in gioco sono interessi divergenti che non necessariamente si tradurranno in effettiva capacità di superare le differenze. Pag. 59
In altri termini, la preoccupazione più grossa è che quelli che sono i diritti dei minori vengano in realtà considerati diritti minori, cioè che vengano considerati diritti di categoria «b», se non di categoria «c»; e che vengano riconosciute a chi è interprete di questi diritti - ma che nello stesso tempo è anche parte del problema, perché lo meno fino adesso, parte che sancisce questa differenza nel trattamento dei minori - delle condizioni che potremo definire una sorta di coazione a ripetere l'ingiustizia, più o meno volontaria o involontaria, che discrimina i minori.
In questo senso, volendo assumere i diritti dei minori come diritti non minori, pensiamo ad esempio, a quella che è l'influenza che subisce il minore nella forte esposizione ai video giochi, ai programmi televisivi e a situazioni in cui egli è soggetto passivo che subisce influenze realmente contrarie a quella che dovrebbe costituire la più importante e la più alta sfida che una società deve affrontare nella protezione dei propri minori e nello sviluppo della loro capacità, a partire soprattutto da quelli che potremmo considerare tra le fasce deboli.
Per garantire tutto questo ci sarebbe bisogno realmente di una figura di garante indipendente, laddove indipendente significa consapevole per cultura, per competenze e anche per struttura, per la sua intrinseca forza morale di stare dalla parte dei minori, non ideologicamente ponendosi come cuneo, come qualche volta può essere accaduto nella separazione e nell'allontanamento dei minori dalla loro famiglia, ma che sia capace di operare il più possibile l'integrazione del minore con famiglia, con le strutture scolastiche e con le strutture di tipo socio-sanitario.
Per fare questo il garante deve avere la forza di dettare le proprie regole e la forza di dettare la difesa di questi diritti da una posizione che non può essere di subordinazione attraverso una forma di ricatto economico (chiamiamolo pure così), ma deve avere la capacità di godere di un bilancio autonomo che non è solo un bilancio economico autonomo, ma è anche la capacità di dettare criteri, di condizionare scelte e di orientare decisioni.
A questo riguardo, nonostante le belle parole e nonostante le affermazioni positive che si trovano all'interno del disegno di legge, si trova davvero quello che potremmo chiamare il suo tallone di Achille, una sorta di buco nero che corre il rischio di consegnare la figura del minore più a un consulente, che non a una persona capace davvero di sostenere battaglie che in alcuni momenti potrebbero anche non essere facili. Penso, ad esempio, alla battaglia contro una sorta di pedopornografia, contro il mondo della pubblicità e contro il mondo dello spettacolo che utilizzano il minore attraverso strumentalizzazioni di tanti tipi.
Per fare questo c'è bisogno di una grande forza non di piccole realtà perché a tale scopo esistono i garanti regionali e sicuramente il lavoro importante svolto dalla Commissione bicamerale per l'infanzia, dall'Osservatorio per l'infanzia e per l'adolescenza, dal centro di documentazione al quale affluiscono molti dati. Tuttavia nessuna di queste figure è realmente in grado di condizionare le scelte e noi abbiamo bisogno che il Garante faccia ciò, che sia effettivamente dalla parte dei minori per sostenere che i minori hanno diritti uguali a tutti gli altri e non diritti di seconda, di terza o di quarta categoria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN. Signor Presidente, visto che siamo nella fase della discussione sul complesso degli emendamenti credo che questa normativa meriti un'attenzione particolare considerando anche le parole, che ho colto con favore, in una parte dell'intervento dell'onorevole Binetti. Più precisamente quando l'onorevole afferma che finalmente questa normativa sul Garante dell'infanzia è approdata in Aula ritengo che dica il vero.
Abbiamo atteso per anni e abbiamo discusso per anni nel Parlamento, nella Pag. 60Commissione bicamerale per l'infanzia (ricordo anche il lavoro svolto dall'ex presidente della Commissione bicamerale per l'infanzia su questo tema) della necessità dell'oggetto del disegno di legge che ci accingiamo a votare. Quello dell'infanzia è infatti un tema che sta particolarmente a cuore a tutti e credo che uno degli elementi principali, che dovrà guidare anche la nostra discussione nel seguito del dibattito, un vero e proprio aspetto fondante, sia che il tema che stiamo per affrontare dovrebbe essere realizzato con grandissima serenità, onorevoli colleghi e colleghe.
Purtroppo abbiamo assistito ad un dibattito fin troppo acceso all'interno delle Commissioni che derivava probabilmente da un fraintendimento sull'oggetto stesso della nostra discussione. Credo, infatti, che, quando ragioniamo sull'istituzione di una figura, che debba fare da coordinatore sulla materia dell'infanzia e che debba essere in grado di tenere un filo conduttore tra le diverse esigenze che ci sono in questa materia, non ci si possa dividere. Non ci si può dividere soprattutto su aspetti che sono prettamente formali o più prettamente burocratici e che non riguardano quello che è stato il fine primo, ossia la piena attuazione e la tutela degli interessi dei minori come era stato fin dall'inizio previsto anche dalle Convenzioni internazionali.
Abbiamo una grande storia sulla Convenzione dei diritti sul fanciullo. C'è una sensibilità particolare nel nostro Paese e nel complesso dei Paesi democratici dove stiamo cercando di lavorare per andare incontro alla tutela dei diritti dei minori. Lo stiamo facendo in modo puntuale, non soltanto in questo nostro consesso, ma portandolo anche nelle assise internazionali laddove abbiamo la possibilità di discutere di tutto ciò che riguarda la violazione dei diritti dei minori. Quindi non soltanto in questi consessi, ma anche altrove. Recentemente durante il G8, sugli incontri organizzati in materia di violenza sulle donne e sulla violenza sessuale, e si è parlato anche dei minori e dell'infanzia, così come l'abbiamo fatto e lo facciamo più volte in questo Parlamento.
Qual è la funzione di questo Garante? Egli di fatto va a costituire una nuova struttura di coordinamento che permetterà finalmente di avere un quadro generale delle misure che si vanno ad attuare nei confronti dei minori. Secondo noi è un atto importante e lo abbiamo discusso ed affrontato in tutte le sue specificità ed in tanti momenti in questo lungo dibattito avvenuto nelle Commissioni.
Il punto principale della sua azione è quello proprio della professionalità e dell'esperienza e della capacità di essere una personalità di notoria indipendenza. Questo ci permetterà anche di attivare una serie di misure ancora più pregnanti a favore della tutela dei minori e, soprattutto, il coordinamento di quelle azioni che devono, sin dalla prima infanzia e fino all'adolescenza, preservare e tutelare l'integrità dei nostri bambini e dei nostri ragazzi.
Vi sono state, forse anche in questo dibattito, delle preoccupazioni sul fatto che si potesse determinare uno svuotamento, ad esempio, del ruolo dei Ministri che hanno competenze in questa materia, oppure del ruolo che possono ricoprire altri organismi che oggi si occupano dei minori come, ad esempio, la nostra Commissione precipua. In realtà non è così, perché questo Garante finirà per dare una nuova e autorevole voce e per svolgere un lavoro di coordinamento fra ciò che si sta facendo nell'ambito delle famiglie, dei minori e delle scuole in ordine, appunto, alla tutela dei minori.
Il tema dei minori è spesso sottovalutato. Esso viene affrontato forse più da altri punti di vista, poiché si parla sempre dei bambini nei media. Si parla anche dei problemi degli adolescenti e, a tal riguardo, penso al disagio dei nostri adolescenti, a quello che accompagna anche la crescita dei ragazzi e delle ragazze in una società così complessa come la nostra, che tende a cambiare, a mutare e a trasformare i propri processi interni. Pensiamo al ruolo della famiglia che sempre più spesso Pag. 61dovrebbe avere quella centralità che tutti auspichiamo ma che, invece, sempre più spesso è stretta da pressioni esterne, dai problemi relativi alla disgregazione, a quelli dell'assetto nella vita quotidiana urbana, a quelli relativi all'assistenza scolastica, alla dispersione scolastica e a quelli che riguardano in generale i nostri ragazzi. Ebbene, sono tanti gli sforzi nei confronti della crescita e della salvaguardia dei minori in una società che tende anche a cambiare e che, quindi, non è più quella di venti o trent'anni fa, ma una società che ha in sé nuove problematiche. A tal riguardo pensiamo alla tematica dei bambini immigrati, a quella delle nuove famiglie, a quella dell'integrazione e ai problemi che si verificano, sempre più intensamente, anche per quanto riguarda l'integrità non solo psicofisica ma contestualmente anche dei diritti dei minori.
Abbiamo già citato il problema delle adozioni - e la semplificazione dei processi di adottabilità è un'altra questione che sta a cuore a tutti noi - e i problemi che si sono verificati e che sono stati risolti in ordine alle adozioni internazionali nonché i temi che riguardano l'integrazione dei bambini stranieri (ricordiamo la questione dei bambini rom e quella della loro educazione), le questioni riguardanti la famiglia nonché l'assetto e la capacità di tenuta anche delle famiglie rispetto ai nuovi problemi dell'infanzia. Credo, pertanto, che questi siano soltanto alcuni degli aspetti che riguardano i problemi dell'infanzia, della pubertà e dell'adolescenza, cui teniamo tutti perché sono a cuore sia ai deputati della maggioranza sia a quelli dell'opposizione.
Per questo - e finalmente dopo un lungo lavoro svolto già a partire dalle scorse legislature - e grazie alla sensibilità del Ministro per le pari opportunità, a quella delle Commissioni che ci ha portato a lavorare su un testo che speriamo sia in gran parte condiviso, siamo approdati in Aula con l'istituzione di questo Garante. Si tratta di un passo da non sottovalutare. Abbiamo affrontato e portato in questo anno di legislatura - lo voglio ricordare - una serie di norme totalmente innovative per quanto riguarda la tutela dei diritti. Abbiamo, inoltre, introdotto norme innovative per la tutela dei diritti.
Lo abbiamo fatto per le donne con la legge sullo stalking, abbiamo approvato in questo ramo del Parlamento il nuovo disegno di legge sulla violenza sessuale che speriamo sia approvato al più presto calendarizzandolo nell'agenda del Senato, ed oggi viene istituito anche il Garante sull'infanzia.
Credo sia un percorso coerente che ha in sé una logica di sviluppo che ci permetterà, lo spero, anche nel corso della legislatura di portare a compimento un piano che possa aumentare la garanzia e la tutela dei diritti di quelle persone che oggi nel nostro Paese, sia per discriminazioni di genere, sia perché sono oggettivamente fasce più deboli, si ritrovano spesso ad essere troppo spesso dimenticate e non sufficientemente tutelate e coadiuvate nel loro percorso.
Questo è stato lo spirito che ci ha spinto e ci ha guidato nell'analisi degli emendamenti che sono stati presentati. Alcuni emendamenti hanno sollevato questioni che, più che di merito, sono stati puramente formali. Voglio fare anche un appello all'Aula: questi elementi formali, che possono in qualche modo impedirci di raggiungere un voto unanime su un provvedimento, che invece vuole aspirare veramente a fare qualcosa di nuovo e di forte per la tutela dei minori e dei bambini nel nostro Paese, non dovrebbero trovarci divisi.
Non ci dividiamo su questioni puramente burocratiche, invece teniamo presente il contenuto, quello che è il punto vero della nostra discussione e cerchiamo di superare quelli che possono essere degli aspetti meramente di contrapposizione di parte e che non sono invece il fulcro della materia.
Noi abbiamo già dato delle prove, a mio avviso, di maturità ed anche di capacità di andare oltre alle divisioni meramente di opportunità o di parte in quest'Aula, e se c'è uno di quegli argomenti sui quali Pag. 62sicuramente non ci dobbiamo dividere e non c'è da incardinare una contrapposizione netta è proprio questo.
Infatti, non stiamo discutendo del Garante dell'antimafia o di un argomento che possa suscitare perplessità o divisioni particolari. Stiamo discutendo del Garante dell'infanzia. Pertanto, invito veramente i colleghi ad un'analisi attenta degli emendamenti che sono stati presentati. Conosco lo sforzo che è stato fatto dalle due relatrici in questi giorni nel Comitato dei Diciotto; uno sforzo notevolissimo che, anche grazie agli amici componenti dell'opposizione che spesso in questo caso si sono dimostrati attenti alle nostre sollecitazioni, ha comportato che molti emendamenti siano stati accolti. Quindi, ritengo che un ultimo sforzo potremmo farlo in questa discussione oggi in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito la relatrice per la I Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANNAGRAZIA CALABRIA, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, le Commissioni raccomandano l'approvazione del loro emendamento 1.300 che non dovrebbe essere ancora in distribuzione, ma che è stato presentato oggi al Comitato dei Diciotto che così recita: al comma 1, sostituire la parola: «riguardo» con la seguente: «riferimento». Si tratta di un emendamento di carattere meramente formale e di coordinamento del testo.
Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sulle proposte emendative Capitanio Santolini 1.2, Favia 1.1, Favia 1.80, Palomba 1.81, Palomba 1.82, Palomba 1.83, Favia 1.84, Palomba 1.85, Palomba 1.86, Favia 1.87, Favia 1.88, Favia 1.89, Palomba 1.90, Favia 1.91, Favia 1.92, Favia 1.5, Favia 1.3 e Favia 1.4.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, per mia assoluta responsabilità, dal momento che c'era un po' di confusione, non ho capito bene come si è espresso il relatore sull'emendamento 1.300 delle Commissioni: ha parlato di una riformulazione o ha letto il testo?

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, le rileggo il testo dell'emendamento 1.300 delle Commissioni, così facciamo prima: «Al comma 1, sostituire la parola: riguardo con la seguente: riferimento». Il parere delle Commissioni e del Governo è ovviamente favorevole.
Prima di passare alla votazione, dobbiamo considerare la richiesta di votazione segreta, che è stata avanzata.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, volevo far presente, siccome la votazione si presenta abbastanza delicata, che al tavolo dei diciotto non è presente il rappresentante dell'Unione di Centro. Credo che questo non sia possibile, per cui faccia in modo che qualcuno dei «plurirappresentanti» dei vari gruppi lasci il posto all'onorevole Capitanio Santolini.

PRESIDENTE. Invito il presidente della Commissione a provvedere come da Regolamento. Segnalo la cavalleria dell'onorevole Palumbo.
È stata avanzata la richiesta di procedere allo scrutinio segreto sulle votazioni concernenti il disegno di legge in esame. Si tratta di valutare se le disposizioni contenute nel progetto di legge incidano sulla base dei criteri stabiliti dalla Giunta per il Regolamento nelle sedute del 7 febbraio 2002 e 7 marzo 2002 sull'articolo 31, secondo comma, della Costituzione, in cui Pag. 63si dispone che «la Repubblica protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo».
Ricordo a tal proposito che nella seduta della Giunta per il Regolamento del 7 febbraio 2002 è stato precisato che la scelta di utilizzare nella norma regolamentare il termine «incidono» (anziché espressioni più generiche quali «riguardano» o «concernono», che sarebbero state chiaramente comprensive di tutte le disposizioni che si ricollegano astrattamente ai principi e ai diritti costituzionali indicati nella norma regolamentare) induce a ritenere che il legislatore regolamentare abbia inteso conferire una portata più ristretta al collegamento tra la norma di volta in volta interessata e il principio costituzionale.
Partendo da tali presupposti, nella seduta del 7 marzo 2002 si è stabilito che, essendo la regola generale lo scrutinio palese, lo scrutinio segreto è previsto soltanto sulle questioni strettamente attinenti - ripeto, strettamente attinenti - ai casi previsti nel comma 1 dell'articolo 49 e che ai fini dell'ammissibilità di tale modalità di votazione è necessario che le disposizioni presentino un rapporto di immediata e diretta incidenza sui principi e diritti di libertà dell'articolo 49 del Regolamento, con esclusione di qualsiasi interpretazione estensiva. La Presidenza non può, invece, fondare il proprio giudizio su effetti eventuali e indiretti che la disciplina fosse suscettibile di determinare (seduta del 17 giugno 2003, in occasione dell'esame della proposta di legge in materia di attuazione dell'articolo 68 della Costituzione). Mi permetto di richiamare ciò che dice Sant'Tommaso D'Aquino: «l'uomo è responsabile degli effetti immediati delle proprie azioni, perché gli effetti indiretti e successivi sono largamente imprevedibili e sottratti alla sua responsabilità».
Alla luce di tali criteri, il provvedimento nel suo complesso, seppure certamente concernente la materia di cui all'articolo 31, secondo comma, della Costituzione, non appare sottoponibile allo scrutinio segreto. Del resto, esso è stato contingentato sin dalla sua prima iscrizione nel calendario dei lavori dell'Assemblea nel mese di maggio 2009 e non sono state sollevate obiezioni al riguardo. Infatti l'articolato è volto ad istituire un nuovo organismo e a disciplinarne organizzazione, composizione, poteri e attribuzioni che sono per la maggior parte di natura istruttoria, propositiva, consultiva e di impulso.
Il testo, in particolare, è volto a istituire un organismo monocratico, denominato Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza (articolo 1), con la finalità di assicurare piena attuazione ai diritti del fanciullo, stabilendone le modalità di norme e i relativi requisiti, fissando le incompatibilità (articolo 2), individuando attribuzioni e compiti (articolo 3), poteri (articolo 4), disponendo in materia di organizzazione (articolo 5), di forme di tutela (articolo 6) e di copertura finanziaria (articolo 7). Tali disposizioni presentano carattere prevalentemente organizzatorio e pertanto sono idonee ad incidere solo indirettamente sui diritti e principi richiamati dall'articolo 49 del Regolamento e in particolare su quelli di cui all'articolo 41 della Costituzione.
Per quanto riguarda i precedenti, ricordo che nel corso della XV legislatura fu contingentata sin dalla prima iscrizione in calendario la proposta di legge atto Camera 626, di istituzione del Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, in quanto le disposizioni in essa contenute presentavano natura evidentemente organizzatoria ed erano quindi solo indirettamente riconducibili all'articolo 27 della Costituzione. Tale interpretazione è inoltre coerente con le specifiche decisioni concernenti l'applicazione dell'articolo 49 del Regolamento con riferimento all'articolo 31, secondo comma, della Costituzione.
Come è ovvio, tutto ciò non si estende all'emendamento Capitanio Santolini 3.9. Qui, invece, la richiesta di scrutinio segreto è ammissibile perché in questo caso si riconosce al Garante la legittimazione ad agire in giudizio per la tutela degli interessi dei minori e la possibilità di costituirsi parte civile nei procedimenti in Pag. 64cui i minori sono parti offese, quindi si incide direttamente sugli articoli 24 (diritto di difesa) e 31 (tutela dei minori) contenuti nella nostra Costituzione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.300 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia... onorevole Castagnetti... onorevole Lanzillotta... onorevole Lo Monte... onorevole Mondello... onorevole Pionati... onorevole Andrea Orlando... onorevole Laganà Fortugno... onorevole Traversa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 483
Votanti 247
Astenuti 236
Maggioranza 124
Hanno votato
247).

Prendo atto che il deputato Cambursano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 1.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lanzillotta, Castagnetti, Motta, Vitali, Traversa, Latteri, Ministro Carfagna, onorevoli Andrea Orlando, Beretta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 483
Votanti 481
Astenuti 2
Maggioranza 241
Hanno votato
236
Hanno votato
no 245).

Prendo atto che il deputato Trappolino ha segnalato che non è riuscito esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Favia 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, con questo emendamento noi intendiamo dare una svolta decisiva ad un testo che riteniamo assolutamente inadeguato agli obiettivi che si vuole prefiggere. Questo testo configura una fattispecie di Garante che è totalmente privo di potere, che ha un'autonomia soltanto declamata ma non nei fatti, perché sta presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e presso il Ministero per le pari opportunità, ne utilizza le scarse risorse ed è in «libertà vigilata», quasi una protesi del Presidente del Consiglio e della Ministra Carfagna. Un Garante di questo genere non garantisce assolutamente nulla e ha funzioni meramente burocratiche e di passacarte.
Con questo emendamento noi chiediamo, invece, che il Garante sia costituito in Autorità garante: soltanto se è un'autorità fornita di mezzi autosufficienti, che ha poteri effettivi, sanzionatori e effettivi di coordinamento, il garante è degno di essere chiamato tale e di potere realmente ed efficacemente tutelare i diritti dei minori. La Convenzione di New York del 1989 ipotizza un'Autorità affettiva, che sia in condizione di incidere effettivamente sulle situazioni sociali, sulle amministrazioni e, ad esempio, sulle televisioni quando in fascia protetta mandano spettacoli assolutamente negativi per l'educazione dei bambini.
Ecco perché noi con questo emendamento vogliamo che il Garante sia chiamato, invece, Autorità garante e sia chiamato tale perché abbia effettivamente poteri di incidere sulla realtà e sulla pubblica Pag. 65amministrazione; altrimenti è solo un elemento in più che rischia di creare confusione nel momento in cui non gli si danno poteri. Io ho lavorato a fianco a fianco con il giudice Falcone quando c'era il problema della lotta alla mafia e allora gli chiedevo perché non ci fosse il coordinamento.
Lui diceva che «coordina chi ordina», colui che ha il potere di ordinare. Il Garante non ha il potere di ordinare niente e quindi non ha neanche il potere di coordinare. Ecco perché noi non possiamo accettare una figura di questo genere, che è un mero simulacro, un mero fantasma, che avrà soltanto la possibilità, in qualche caso, del diritto al mugugno, ma non avrà la minima possibilità di incidere sulle amministrazioni e su tutti coloro che si occupano effettivamente della tutela dei minori.
I minori sono soggetti che, per loro natura, non si possono difendere, non hanno la capacità di stare in giudizio, non hanno la capacità di votare, né la capacità di protestare. O il Garante restituisce effettività di tutela dei diritti dei minori oppure non ci interessa, è soltanto un modo per fare uno spot elettorale. Poiché a noi non interessano i ritualismi e le formalità, chiediamo che si dia una svolta decisiva istituendo l'Autorità garante, con tutto quello che discenderà da questa previsione. Per questo motivo ci rivolgiamo all'Aula, affinché si crei qualcosa di vero e non una finzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, è già stato ricordato che oggi siamo chiamati a discutere di un provvedimento che il nostro Paese attende da 20 anni, l'istituzione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza. Su questo, se prima era urgente, ora è ancor più necessario procedere. L'urgenza deriva dal profondo mutamento che la società italiana ha vissuto e dal cambiamento della stessa concezione di che cosa è e significa oggi occuparsi di minori e di adolescenti.
Significa non solo tutelarli, ma promuoverne i diritti, farli crescere, riconoscere loro il diritto ad essere ascoltati e riconosciuti nelle loro identità. Questo significa che abbiamo l'esigenza di istituire una figura che davvero sappia essere autonoma rispetto a tutti gli altri poteri. Sono molti i poteri che attualmente possono interdire una figura che voglia davvero occuparsi dei nostri bambini e dei nostri adolescenti. Per questo serve un Garante e noi siamo i primi a sostenerlo. Per passare dalle parole ai fatti, noi stessi siamo autori di numerosi progetti di legge al riguardo.
Per questa ragione, mi spiace doverlo sottolineare e replicare così alla collega Lorenzin, si poteva e si doveva lavorare davvero insieme, per consegnare al Paese una normativa condivisa, non solo da tutte le forze che sono presenti in Parlamento ma anche dalle numerose, autorevoli e lodevoli associazioni o organizzazioni che da sempre si battono per i diritti dell'infanzia.
Tuttavia, questa proposta di legge che oggi il Governo ci presenta, non prevede la figura di un Garante. Si chiede, infatti, di votare per l'istituzione di una figura che, in sostanza, somiglia maggiormente ad un sottosegretario o ad un comitato ministeriale. Non è un Garante quello che voi oggi ci chiedete di votare.
Le indispensabili caratteristiche di autonomia e di indipendenza sono espresse nel Commento generale numero due del Comitato ONU per i diritti del fanciullo e sono previste dagli strumenti internazionali che il nostro Paese ha ratificato, ma non sono adeguatamente garantite da questo disegno di legge.
Eppure, vorrei sottolineare e richiamare al riguardo i cosiddetti Principi di Parigi, che furono adottati dall'Assemblea generale del 1993 e che costituiscono un insieme di regole minime per la creazione, le competenze, le funzioni, la composizione e le garanzie di indipendenza di tale nuova figura. Quei principi prevedono che l'istituto del Garante nazionale Pag. 66sia dotato di una infrastruttura, abbia uno svolgimento spedito, e in particolare un adeguato finanziamento per metterlo in grado di dotarsi di personale e di una sede propria, per essere indipendente dal Governo e non soggetto a controllo finanziario.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SANDRA ZAMPA. Concludo, signor Presidente. Ciò che, ci avvertono i Principi di Parigi, potrebbe altrimenti minare la sua indipendenza. Queste preoccupazioni sono state espresse anche da diverse organizzazioni di volontariato, a partire da Save the children.
Solo per concludere, vorrei ricordarle, signor Ministro, che nella passata legislatura abbiamo lavorato insieme ad un progetto di legge: fu la Commissione bicamerale per l'infanzia a consegnarlo alle Commissioni. Quel progetto era condiviso: ho visto un altro metodo quando si vuole davvero arrivare al risultato, e dal confronto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, colleghi, intervengo molto rapidamente visti l'orario e i lavori dell'Aula.
Credo che l'onorevole Zampa abbia posto un problema molto serio, specifico sul provvedimento in esame; vorrei agganciarmi al suo intervento per fare una considerazione di ordine generale: non riguarda soltanto il Garante dell'infanzia. In questi ultimi mesi assistiamo al moltiplicarsi degli organi di garanzia da parte dell'autorità politica, che si pone il problema della loro istituzione. In alcuni casi sono gli organismi comunitari che ci richiedono l'istituzione di alcune figure. Ma qui il problema è di fondo: o gli organi di garanzia corrispondono ad una terzietà di carattere istituzionale, o, se sono organi che, anche se insediati con le migliori intenzioni, si situano ad esempio all'interno del corpus del Ministero, si viene meno all'indirizzo che il legislatore aveva dato all'inizio della loro istituzione. Erano organi terzi: come tali dovevano essere sottratti al controllo dell'Esecutivo, come tali dovevano avere una loro indipendenza funzionale e organizzativa, perché da quella indipendenza discendeva una loro funzione e una garanzia di terzietà.
Di questa vicenda non voglio onestamente far carico al Ministro Carfagna, vorrei porre una questione all'Esecutivo: anche per quanto riguarda le Autorità sull'energia assistiamo allo stesso deragliare rispetto alla funzione terza per cui aveva un senso istituire le Autorità di garanzia. Credo che questa riflessione meriti da parte del Governo un'attenzione maggiore, rispetto a quanta ne abbiamo avuta in questo primo anno di legislatura (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, grazie al presidente Casini per aver posto una questione molto importante. Penso che la questione delle Autorità garanti sia una questione sulla quale il Parlamento dovrebbe riflettere: ci siamo posti dagli anni Novanta il problema della necessità di dar loro vita, e alla fine probabilmente abbiamo ecceduto nel farle proliferare; e non abbiamo ecceduto soltanto noi che siamo al Governo adesso, ma tutti i Governi.
Se una valutazione va fatta sul dubbio di terzietà delle Autorità garanti, credo che non sia questo il momento per farla, perché stiamo parlando di una cosa completamente diversa rispetto agli argomenti che hanno spinto il legislatore a dar loro vita.
Il problema semmai è quello della nomina (e lo dico a Casini, che contemporaneamente è stato leader di partito e Presidente della Camera dei deputati), ossia della terzietà di coloro che devono Pag. 67essere nominati. Il Garante per l'infanzia non ha nulla a che vedere con le autorità garanti. Queste ultime dovevano essere terze perché si doveva passare dal monopolio statale alle liberalizzazioni in determinati settori: ecco perché serve l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni o l'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Ma qui non dobbiamo liberalizzare l'infanzia, serve piuttosto un Garante per l'infanzia la cui terzietà deve essere garantita in primo luogo dal profilo del soggetto scelto, in secondo luogo dallo strumento con cui si giunge alla nomina (determinazione adottata d'intesa dai Presidenti di Camera e Senato), infine dalla terzietà della sua struttura, che non è incardinata all'interno del Governo come si dice erroneamente, ma è incardinata a parte.
Ma non c'è un conflitto con il Governo perché non stiamo parlando dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, rispetto a cui il Governo è parte perché era proprietario delle aziende di telecomunicazioni; stiamo parlando del Garante per l'infanzia, nel quale si realizza la convergenza del terzo, ma anche del Governo e dell'opposizione, nella tutela dell'infanzia.
Attenzione dunque a ritenere il Garante per l'infanzia una figura che debba avere un livello di autonomia economica, funzionale, amministrativa e normativa pari alle vere autorità garanti che nulla hanno a che vedere con questo argomento. Il problema che pone Casini è dunque serio: dobbiamo evitare in primo luogo la proliferazione, in secondo luogo interrogarci sui criteri di nomina, perché spesso tutti abbiamo fatto la scelta di nominare, ad esempio, ex componenti del Parlamento e questo probabilmente può influenzare la terzietà di queste autorità.
Non mi sembra invece che la terzietà di queste autorità sia influenzata dal fatto che per istituire una figura che gli organismi internazionali ci chiedono il Governo metta a disposizione gli spazi e quindici unità del proprio personale lasciandoli all'autonomia gestionale del Garante, che viene nominato su indicazione dei Presidenti di Camera e Senato.
Sinceramente, mi sembra davvero che non si possa ritenere che stiamo costruendo un Garante troppo poco autonomo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, indubbiamente la questione che è stata sollevata dal presidente Casini merita una messa a punto. L'onorevole Bocchino ora ha posto la questione delle autorità indipendenti, ma a mio giudizio ha fatto un po' di confusione mettendo sullo stesso piano le autorità di regolazione e quelle di garanzia. Le autorità di regolazione sono quelle che effettivamente hanno consentito il passaggio dalla sfera dell'influenza dello Stato nell'economia al mercato aperto e libero; le autorità di garanzia hanno invece un'altra funzione e si riferiscono, ad esempio, alla tutela della privacy piuttosto che all'esercizio del diritto di sciopero.
All'interno di questa fattispecie dovrebbe rientrare anche il Garante per l'infanzia: allora dovreste cambiarne il nome e chiamarlo diversamente, perché se è un organo o una struttura del Governo non è un'autorità di garanzia. Non importa come lo nominate, ma esso si trova all'interno della struttura del Governo e quindi, come tale, non svolge quella funzione di terzietà che è condizione essenziale per individuare un'autorità di garanzia (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, credo che le considerazioni che sono state sviluppate negli interventi dei Pag. 68colleghi Zampa, Casini e Tabacci dicano chiaramente una cosa: quando l'amministrazione deve gestire, e dunque amministrare, interessi o diritti fondamentali delle persone si configura l'esigenza di creare un'autorità indipendente, un garante.
Queste sono le fattispecie e, quindi, non riesco a capire quale altro esempio possa essere più significativo di questo. Devo solo aggiungere anche che per tutta la disciplina di questo organismo siamo in presenza, come ha evidenziato l'onorevole Zampa, di un organo ministeriale neppure governativo. Un organo ministeriale rappresenta un'occasione persa. Tra l'altro, il carattere monocratico di questo organismo, la mancanza delle risorse, di personale autonomo, fa sì che sia un grave errore. Credo che quello che è emerso dagli interventi degli onorevoli Casini e Tabacci non sia stato confutato in maniera sufficiente da quanto affermato dall'onorevole Bocchino. Questo è il caso per misurare un garante vero, che nel provvedimento non c'è (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le Authority in Italia quando sono riuscite a conservare la loro autonomia e la loro libertà... (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)

ROBERTO GIACHETTI. Questo no!

PRESIDENTE. Vorrei invitare ad un contegno consono alla dignità dell'Aula e anche all'importanza del tema che stiamo trattando (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

FRANCESCO BARBATO. Hanno conservato la loro autonomia, la loro libertà, rispetto al potere politico, al condizionamento dei poteri forti (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Non mi piace ripetermi: invito a tenere un comportamento consono alla dignità dell'Aula. Avverto che se l'onorevole Barbato non potrà esprimersi nelle medesime condizioni di rispetto di tutti i colleghi, sospenderò la seduta (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

FRANCESCO BARBATO. Grazie Presidente. Ebbene quando le Authority riescono a mantenere questo profilo, funzionano bene, come è successo con la Consob e con l'Isvap. Sono organismi che ci fanno assurgere a modello, a livello europeo e internazionale, e possono essere un punto di riferimento per le costituende Autorità che devono vigilare sulla crisi finanziaria. Del lavoro positivo svolto da Bankitalia, Consob e Isvap hanno beneficiato soprattutto i cittadini.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FRANCESCO BARBATO. Anche in questo caso un Garante per l'infanzia importante, ma in Italia penso che si abbia bisogno soprattutto di un Garante per la democrazia... (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 1.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, e sul quale la V Commissione (bilancio) ha espresso parere contrario
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lanzillotta... onorevole Coscia... onorevole Damiano... onorevole Ravetto... Ministro Carfagna... onorevole Galletti... onorevole Trappolino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei Pag. 69gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Unione di Centro - Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 499
Maggioranza 250
Hanno votato
250
Hanno votato
no 249).

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Per favore, l'intervento del presidente della I Commissione ha particolare rilievo in questa fase dei nostri lavori.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, sarò breve. Attesa l'approvazione dell'emendamento Favia 1.1, credo che dobbiamo riconvocare il Comitato dei diciotto al fine di valutare compiutamente l'effetto e l'impatto che l'approvazione di questo emendamento ha sul resto del testo.

PRESIDENTE. Sta bene. In altre circostanze sospenderei i lavori. A questo punto siamo in finale di seduta e ritengo che possiamo rinviare il seguito del dibattito.

Sull'ordine dei lavori.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, anche nella confusione generale, mi sembra importante chiedere, grazie a lei e ai suoi uffici, al Governo se possa intervenire visto quello che sta accadendo nel sud del Sudan ai confini con la Repubblica del Congo. Oggi c'è la notizia su tutti i quotidiani: sette cristiani sono stati crocifissi. Noi sappiamo che proprio nel nord...

PRESIDENTE. Scusate, l'onorevole Volontè sta parlando di avvenimenti drammatici che interpellano il cuore e la coscienza di ciascuno di noi. Chi deve uscire lo faccia rapidamente, consentite però che si svolga correttamente questo intervento.

LUCA VOLONTÈ. Proprio nella serata di ieri il vescovo di Yambio ha chiesto a tutto il mondo di poter far ascoltare la sua voce, con la richiesta di un intervento consistente in una pressione da un lato sul Governo del Sudan, che si era impegnato a tutelare le comunità cristiane nel sud, dall'altro sulla comunità internazionale affinché possa finalmente intervenire visto che gran parte delle truppe dell'ONU stanno proprio nel nord della Repubblica del Congo. Più volte il leader dell'esercito di liberazione LRA è stato intervistato da molti quotidiani occidentali. Quindi è possibile, non utopisticamente ma concretamente, arrivare agli arresti e alla chiusura della belligeranza di questo movimento che come ho detto prima si è reso partecipe e responsabile di un eccidio gravissimo nei confronti di cristiani nel sud del Sudan. Le chiedo se può, a nome nostro, farlo sapere e chiedere un intervento del Governo in questa direzione.

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, certamente e personalmente, tramite la Presidenza, chiederemo al Ministro Frattini di dispiegare tutta l'azione di cui il Governo italiano è capace.

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, vorrei soltanto unirmi alla parole del collega Volontè di cui condivido pienamente l'intervento.

GIANNI VERNETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNI VERNETTI. Signor presidente, mi associo anch'io alle considerazioni dell'onorevole Volontè. Sollecito anch'io la richiesta al Ministro Frattini e alla Farnesina Pag. 70di mettere in cantiere le strutture e le risorse informative per aggiornare il Parlamento in tempi rapidi.
Penso che l'Italia presente in quel Paese possa fare molto di più per la tutela di una comunità cristiana importante, quella del sud del Sudan, che ha subito terribili persecuzioni e che oggi rischia concretamente ancora la vita. C'è una presenza molto importante e unica anche nel suo genere che va tutelata da parte delle istituzioni democratiche internazionali.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo per associarmi personalmente e idealmente a nome di tutta la Lega Nord Padania all'intervento dell'onorevole Volontè.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 7 ottobre 2009, alle 9:

(ore 9 e ore 16)

1. - Informativa urgente del Governo sugli eventi alluvionali nella provincia di Messina.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Istituzione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza (2008-A).
e delle abbinate proposte di legge: BOCCIARDO; DE POLI; PISICCHIO; PALOMBA; VELTRONI ed altri; IANNACCONE ed altri; COSENZA (127-349-858-1197-1591-1913-2199).
- Relatori: Calabria, per la I Commissione; Castellani, per la XII Commissione.

3. - Seguito della discussione delle mozioni Lolli ed altri n. 1-00244, Mantini ed altri n. 1-00247, Pelino, Alessandri, Iannaccone ed altri n. 1-00249 e Di Stanislao ed altri n. 1-00250 concernenti misure a favore delle popolazioni colpite dal sisma in Abruzzo.

(ore 15)

4. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 20.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2718 - articolo 1 446 446 224 446 68 Appr.
2 Nom. articolo 2 457 457 229 457 68 Appr.
3 Nom. articolo 3 455 455 228 455 68 Appr.
4 Nom. articolo 4 463 463 232 462 1 68 Appr.
5 Nom. Ddl 2718 - voto finale 491 459 32 230 459 67 Appr.
6 Nom. Ddl 2719 - articolo 1 492 492 247 492 66 Appr.
7 Nom. articolo 2 487 487 244 486 1 66 Appr.
8 Nom. articolo 3 496 496 249 496 66 Appr.
9 Nom. Ddl 2719 - voto finale 490 490 246 490 66 Appr.
10 Nom. Ddl 2540 - articolo 1 488 488 245 488 66 Appr.
11 Nom. articolo 2 486 486 244 486 66 Appr.
12 Nom. articolo 3 493 493 247 493 66 Appr.
13 Nom. articolo 4 491 491 246 491 66 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 5.1 490 490 246 490 66 Appr.
15 Nom. em. 5.2 492 492 247 492 66 Appr.
16 Nom. articolo 5 495 495 248 495 65 Appr.
17 Nom. articolo 6 495 495 248 495 65 Appr.
18 Nom. articolo 7 493 493 247 493 65 Appr.
19 Nom. Ddl 2540 - voto finale 491 489 2 245 489 64 Appr.
20 Nom. Ddl 2674 - articolo 1 492 492 247 492 64 Appr.
21 Nom. articolo 2 486 486 244 486 63 Appr.
22 Nom. articolo 3 495 495 248 495 62 Appr.
23 Nom. Ddl 2674 - voto finale 494 494 248 494 62 Appr.
24 Nom. Risol. Cicchitto e a 6-31 511 509 2 255 261 248 47 Appr.
25 Nom. Ddl 2008-A- ed abb. - em. 1.300 483 247 236 124 247 47 Appr.
26 Nom. em. 1.2 483 481 2 241 236 245 47 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 27)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 1.1 499 499 250 250 249 43 Appr.