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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 124 di lunedì 2 febbraio 2009

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 16,05.

ANGELO SALVATORE LOMBARDO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 29 gennaio 2009.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Angelino Alfano, Berlusconi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brunetta, Buonfiglio, Carfagna, Casero, Cicchitto, Colucci, Conte, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Donadi, Fitto, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mecacci, Meloni, Menia, Miccichè, Migliori, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Soro, Stefani, Tremonti, Urso, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,10).

MARINA SERENI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARINA SERENI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per esprimere, a nome del gruppo del Partito Democratico, la piena e profonda solidarietà all'onorevole Rita Bernardini, che in queste ore è stata fatta oggetto di insulti e di minacce gravissime per il solo fatto di aver esercitato un suo diritto-dovere di parlamentare recandosi nel carcere di Guidonia.
Oggi il presidente Pisanu, in una bella intervista, ha usato parole sagge, invitando a svelenire il clima, a non usare toni ed argomenti che, anziché contrastare la violenza e il razzismo, rischiano di alimentarli e di giustificarli.
Perseguire severamente chi commette reati gravi contro le donne, contro gli immigrati, contro le persone più deboli è un dovere delle istituzioni che pretende serietà, coerenza nella destinazione delle risorse e sobrietà nelle parole. Ecco perché qui, in quest'Aula, come Partito Democratico, abbiamo sentito il dovere non solo di esprimere la nostra solidarietà ad una collega che fa parte del nostro gruppo, ma anche di stigmatizzare toni e contenuti delle accuse e delle minacce che le sono state rivolte e di richiamare tutti noi ad un impegno netto e responsabile contro ogni manifestazione di violenza, di razzismo e di xenofobia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signora Presidente, intervengo per associarmi a nome del gruppo dell'Italia dei Valori alle Pag. 2espressioni di solidarietà che l'onorevole Sereni ha voluto indirizzare alla collega, l'onorevole Rita Bernardini, perché davvero ha dimostrato - lo voglio sottolineare - coraggio e assoluta indipendenza di giudizio in un momento in cui non è facile muoversi come lei ha fatto.
Tuttavia, ho chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori per chiederle, signora Presidente, di sollecitare, se possibile, il Governo affinché venga rapidamente e urgentemente a riferire in Aula sul grave fatto di Nettuno, che non è poi così lontano da Guidonia, e non mi riferisco ovviamente in termini geografici. A Nettuno è accaduto che un uomo, non un indiano, non un extracomunitario, bensì un uomo, è stato dato alle fiamme da un branco, non da un branco italiano, un branco romeno, un branco marocchino, bensì da un branco, qualcuno dice per noia, qualcun'altro dice per l'alcool.
Il Ministro dell'interno in maniera un po' troppo benevola - non mi viene l'espressione giusta e chiedo scusa - ha voluto considerare soltanto gli effetti dell'alcool, senza cogliere invece l'essenza del gesto: prima di tutto c'è il disprezzo dell'uomo e poi il disprezzo per chi è diverso da sé. Ciò si inserisce appunto nel clima che stiamo vivendo in queste settimane, in questi mesi, in questi anni, perché è la risposta al clima che si sta generando nel Paese.
Ho trovato persino sorprendente che a Nettuno non ci sia stato, come a Guidonia, chi chiedeva di farsi giustizia da sé, perché questa sarebbe stata poi la logica conseguenza, ma forse soltanto ciò è avvenuto perché gli autori ad oggi identificati - poi vedremo i rilievi penali nelle sedi opportune - sarebbero italiani.
Pertanto, credo che davvero sia importante che noi tutti riflettiamo su quanto è accaduto perché su questo problema ho ascoltato parole estremamente intelligenti e sensibili da parte del Presidente Fini, del presidente Casini, del Vicepresidente Bindi, e mi piacerebbe che fossero anche le parole del Governo e di tutta l'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Evangelisti.
Il Presidente Fini è già stato informato delle minacce che hanno colpito l'onorevole Bernardini. Ringrazio l'onorevole Sereni per le parole di solidarietà che ha voluto esprimere anche a nome del mio gruppo e alle quali mi unisco come Vicepresidente. Non mancherò di sollecitare il Presidente Fini ad assumere i conseguenti atti necessari, trattandosi, peraltro, di una esplicita violazione nei confronti di una persona che esercita i diritti di parlamentare.
Per quanto riguarda l'intervento dell'onorevole Evangelisti, lo ringrazio per avere sottolineato le parole espresse da tutte le istituzioni del nostro Paese dopo il grave fatto di Nettuno e sicuramente il Presidente verrà informato perché il Governo venga sollecitato a riferire.

Annunzio di petizioni (ore 16,15).

PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

ANGELO SALVATORE LOMBARDO, Segretario, legge:
TOMMASO BADANO, da Sassello (Savona), chiede di svincolare il tasso di capitalizzazione dei montanti contributivi dei lavoratori dalla variazione del prodotto interno lordo (559) - alla XI Commissione (Lavoro);
MATTEO LA CARA, da Vercelli, chiede:
misure per garantire l'autonomia dell'Italia nell'ambito dell'Unione europea (560) - alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e XIV (Politiche dell'Unione europea);
la devoluzione ai comuni degli emolumenti dovuti ai sindaci e agli assessori che non garantiscono l'attuazione delle disposizioni in materia di sostegno alle Pag. 3attività produttive nelle aree depresse e all'imprenditoria femminile (561) - alla V Commissione (Bilancio);
interventi dei comuni per l'assistenza agli indigenti (562) - alla XII Commissione (Affari sociali);
l'immediata applicabilità delle norme in materia di azione risarcitoria collettiva (563) - alla II Commissione (Giustizia);
il ripristino del servizio militare obbligatorio, in forma ridotta a sette mesi (564) - alla IV Commissione (Difesa);
l'istituzione di Commissioni parlamentari per l'esame delle petizioni (565) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
ALESSANDRO ROCCHI, da Roma, chiede la soppressione dei comuni con meno di 5.000 abitanti (566) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
FRANCESCO PREVITE, da Castiglione di Sicilia (Catania), chiede che, in occasione della ratifica della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, siano assunte iniziative idonee ad assicurare l'esclusione di ogni riferimento all'aborto, all'eutanasia e alla sterilizzazione, il riconoscimento giuridico dello stato di handicappato mentale e l'istituzione della Giornata mondiale per la salute mentale (567) - alla III Commissione (Affari esteri);
AMERIGO RUTIGLIANO, da Roma, chiede:
la promozione di iniziative a sostegno del popolo palestinese, anche a livello europeo (568) - alla III Commissione (Affari esteri);
l'espunzione, dall'elenco delle disposizioni abrogate ai sensi del decreto-legge n. 200 del 2008, recante misure urgenti in materia di semplificazione normativa, del riferimento all'articolo 4 del decreto legislativo luogotenenziale n. 288 del 1944, concernente limiti di applicabilità delle sanzioni penali per i reati di resistenza a pubblico ufficiale (569) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
EDOARDO MACRÌ, da Milazzo (Messina), chiede l'introduzione della possibilità, nei procedimenti civili, di stare in giudizio senza l'assistenza di un avvocato (570) - alla II Commissione (Giustizia).

Nomina dei nuovi componenti della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

PRESIDENTE. Comunico che in data 30 gennaio 2009 i Presidenti delle Camere, d'intesa tra loro, hanno proceduto alla nomina dei componenti della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, a seguito della revoca dei precedenti componenti della Commissione, disposta il 21 gennaio scorso sulla base del parere espresso in pari data dalle Giunte per il Regolamento dei due rami del Parlamento.
Il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione i deputati Marco Beltrandi, Davide Caparini, Enzo Carra, Francesco Colucci, Giovanni Cuperlo, Marcello De Angelis, Massimo Donadi, Paolo Gentiloni Silveri, Pietro Laffranco, Giorgio Lainati, Mario Landolfi, Maurizio Lupi, Giancarlo Mazzuca, Giovanna Melandri, Giorgio Merlo, Giovanni Carlo Francesco Mottola, Vinicio Giuseppe Guido Peluffo, Roberto Rao, Jole Santelli e Luciano Mario Sardelli.
Il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della stessa Commissione i senatori Paolo Amato, Massimo Baldini, Paolo Barelli, Felice Belisario, Federico Bricolo, Alessio Butti, Francesco Casoli, Mauro Ceruti, Giampiero D'Alia, Vincenzo Fasano, Maurizio Gasparri, Raffaele Lauro, Rosa Angela Mauro, Riccardo Milana, Fabrizio Morri, Elio Massimo Palmizio, Giovanni Procacci, Luigi Vimercati, Vincenzo Maria Vita e Sergio Zavoli.
D'intesa con il Presidente del Senato, la Commissione è convocata per mercoledì 4 febbraio 2009, alle ore 14, presso la sede di Palazzo San Macuto, per procedere alla propria costituzione.

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Modifica nella composizione della Delegazione presso l'Assemblea parlamentare della NATO.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della delegazione presso l'Assemblea parlamentare della NATO il senatore Giovanni Torri, in sostituzione del senatore Sergio Divina, dimissionario.

In morte dell'onorevole Nicola Capria.

PRESIDENTE. Comunico che il giorno 31 gennaio scorso è deceduto l'onorevole Nicola Capria, già membro della Camera dei deputati dalla settima all'undicesima legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Discussione della mozione Laboccetta ed altri n. 1-00005, concernente iniziative per la rimozione del sindaco e per lo scioglimento del consiglio comunale di Napoli (ore 16,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Laboccetta ed altri n. 1-00005, concernente iniziative per la rimozione del sindaco e per lo scioglimento del consiglio comunale di Napoli (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione della mozione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
Avverto, altresì, che è stata testè presentata la mozione Di Pietro ed altri n. 1-00101 (Vedi l'allegato A - Mozioni), che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritto a parlare l'onorevole Laboccetta, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00005. Ne ha facoltà.

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, quando, insieme a trenta colleghi, ho presentato la mozione in esame, eravamo nel maggio del 2008 (era esattamente il 22 maggio). Già allora, a nostro parere, esistevano tutte le ragioni per chiedere quanto contenuto nel dispositivo dell'epoca. La Jervolino, tra le sue varie colpe ed omissioni, aveva ed ha contribuito pesantemente al disastro ambientale della città e, soprattutto, aveva ed ha la grave colpa di avere, anche nella qualità di massima autorità sanitaria della città, danneggiato, oltre all'immagine, anche la salute dei cittadini amministrati, sottovalutando subdolamente quanto stava accadendo, per salvare la sua carica politica.
La Jervolino, quindi, ha anteposto i suoi interessi politici e personali alla salute dei cittadini, facendo credere che la situazione fosse sotto controllo: lo ha fatto di concerto e in concorso con i suoi assessori dell'epoca.
Le sue colpe, però, sono antiche e vengono da lontano: già nel 2004, in consiglio comunale, la Jervolino assicurò che avrebbe dato seguito all'indicazione proveniente dalla nostra parte politica di fare realizzare a Napoli un termovalorizzatore, attraverso la formula della finanza di progetto. Invece, non volle indicare un sito e non volle bandire alcuna gara.
Napoli, come tutti ricordiamo, perse l'opportunità di ospitare la coppa America, allorquando Bertarelli entrò in contatto con la Jervolino e la sua giunta; ma la paralisi totale di ogni attività amministrativa ha raggiunto l'apice nell'attuale consiliatura, che ha avuto inizio nel giugno del 2006. Da allora la giunta non produce atti significativi e il consiglio comunale non Pag. 5riesce a svolgere le sue sedute per continue mancanze del numero legale, per clamorosi contrasti e per le divisioni all'interno della maggioranza e nel frattempo si verificano episodi di volgare trasformismo.
Siamo alla paralisi totale di ogni attività amministrativa. La città di Napoli non ha un Governo; molti consiglieri comunali della maggioranza, per restare in aula durante le sedute consiliari, chiedono qualcosa al sindaco Jervolino, in un clima di ricatti e di miserie umane. La città, da allora, è piombata nel caos più totale. I cittadini napoletani sono costretti a convivere con il quotidiano blocco del traffico, che inquina e danneggia la salute, e rallenta e danneggia le attività commerciali e produttive. Tutte le strade della periferia partenopea, in particolare quelle della zona nord, vedono permanentemente sfrecciare moto di ogni cilindrata sui marciapiedi, senza che la polizia municipale effettui alcun tipo di intervento. Nelle zone centrali della città vengono tollerate attività di ambulantato da parte di extracomunitari clandestini, che, con atteggiamenti poco gradevoli, se non addirittura violenti, impongono la loro presenza davanti alle aziende commerciali regolarmente autorizzate. Anche questo fenomeno non viene efficacemente contrastato dalla polizia municipale.
La Jervolino e la sua giunta violano costantemente la legge.
Per quanto riguarda la salute pubblica, richiamandomi a quanto indicato nella mozione e a quanto sostenuto nella precedente formulazione, si può tranquillamente affermare che la Jervolino ha avuto una gravissima condotta omissiva, finalizzata solo ad evitare la riduzione del proprio consenso politico. Non impedire un evento che si ha l'obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo. Non è soltanto la chiara statuizione contenuta nell'articolo 40 del codice penale. In altre parole, il sindaco di Napoli Jervolino ha fatto prevalere l'aspetto politico di rappresentante della città di nomina elettiva su quello di rappresentante dello Stato, che gli imponeva soluzioni rapide e drastiche a tutela dei cittadini, la cui salute, per i profili trattati, le è stata affidata.
Da questo punto di vista, il profilo dell'intenzionalità del vantaggio è evidente. Si può giungere che è evidente anche il profilo della consapevolezza del danno. Come accennavo in precedenza, la mozione che presentammo a maggio del 2008 ha ricevuto una necessaria riformulazione dovuta anche e soprattutto ai gravissimi episodi di ordine pubblico. Mi riferisco, in particolare, alla rivolta di Pianura e ai gravi incidenti di Chiaiano, che hanno visto la partecipazione diretta e indiretta di pubblici amministratori, che hanno profondamente turbato la civile convivenza della città di Napoli.
Da quel momento, la Jervolino è entrata in rotta di collisione con tutta la città, ma anche con il suo partito. Attacca gli intellettuali napoletani, polemizza con la stampa, non accetta critiche di nessun tipo, vede nemici ovunque, cerca di apparire come santa Maria Goretti, si è blindata nel bunker di palazzo San Giacomo, rompe clamorosamente anche con i suoi più cari amici, registra di nascosto i suoi dirigenti di partito che cercano di farla ragionare. È in preda a un grave attacco di paranoia da potere. Non resterei meravigliato se gli onorevoli Nicolais e Iannuzzi dovessero ricevere una denuncia di mobbing politico da parte della Jervolino. La Jervolino è un problema di ordine pubblico e se ne accorgerà presto anche il senatore Morando.
Ricordo, inoltre, la scellerata, sospetta quanto intempestiva, indicazione fatta dalla Jervolino rispetto al sito di Agnano, quando ha rappresentato al Governo nazionale la possibilità di ospitare in tale area, di così elevate qualità ambientali e a grande rischio sismico, un termovalorizzatore.
Tale scelta sottolinea l'improvvisazione e la mala fede di una giunta composta da incapaci e da spregiudicati. Bagnoli e Napoli est sono le due grandi incompiute. L'unico progetto, che tra l'altro venne approvato nella precedente consiliatura, per la realizzazione di un porto turistico Pag. 6per mille posti barca nel quartiere San Giovanni, che arrivò in aula per la forte spinta del centrodestra, non è mai partito.
D'altronde, è solo il caso di sottolineare che quella giunta è stata pesantemente e massicciamente colpita da accuse gravissime e da altrettanto gravi provvedimenti interdittivi, addirittura con arresti che hanno fatto crollare ogni tipo di rapporto fiduciario con la pubblica opinione.
Dagli ambienti della procura della Repubblica di Napoli filtrano notizie di nuove clamorose inchieste in arrivo. Il suicidio del braccio destro della Jervolino ha sconvolto la città. Giorgio Nunes si sentì abbandonato dal suo mondo politico di riferimento. Le improvvise dimissioni del suo braccio sinistro, l'ex assessore al bilancio Enrico Cardillo, non sono state mai sufficientemente spiegate. Nessuno crede alla favola dell'impegno culturale di Cardillo. Se il ministero competente metterà ai raggi X i bilanci del comune di Napoli, scoprirà una valanga di irregolarità e falsità. Siamo al collasso finanziario. Se la Jervolino non avesse sperperato 35 miliardi delle vecchie lire, tra le tante attività di sperpero, per acquistare a trattativa privata un immobile per la nuova sede del consiglio comunale, forse oggi avrebbe i soldi per pagare l'assicurazione dei bus per i disabili, che invece sono fermi nei depositi del comune. Però, i soldi per pagare l'assicurazione della sua auto blu e di quella dei suoi assessori li trova sempre.
Il Ministero competente dovrà fare la radiografia anche a tutte le aziende partecipate e controllate dal comune di Napoli. Un capitolo a parte merita il bilancio della fondazione Teatro San Carlo. Questo è un argomento che segnalo al Ministro Bondi. Vi è un clima di veleni, di sospetti, di intrighi e di violenze senza precedenti. La delegittimazione di un intero ceto politico, l'assenza di interlocutori istituzionali affidabili e cento altri motivi, che per brevità non illustro, hanno determinato un vero e proprio corto circuito tra l'istituzione del comune di Napoli e la pubblica opinione.
Il tempo a mia disposizione mi impone di omettere la lettura della successiva parte del testo del mio intervento, che comunque preannuncio che consegnerò alla Presidenza perché ne formi parte integrante.
Si tratta di una relazione per evidenziare un nuovo scandalo: quello relativo alle gravi illegittimità poste in essere dalla Jervolino nella sua qualità di commissario straordinario di Governo per la gestione degli interventi urgenti di protezione civile diretti a fronteggiare l'emergenza determinatasi nel settore del traffico e della mobilità nel territorio della città di Napoli.
Chi ci ascolta oggi in diretta potrà agevolmente leggerla sui resoconti di questa Camera domani. Se i colleghi deputati e il Governo avranno la bontà di leggerla e di analizzarla attentamente, prenderanno coscienza dell'effettiva incapacità gestionale e politica della Jervolino, che, con evidente faccia tosta, pur non potendo negare il fallimento della sua azione di sindaco-commissario per non aver raggiunto alcun significativo obiettivo entro il termine del 31 dicembre 2008, ha chiesto, addirittura, con lettera datata 12 dicembre 2008 e indirizzata al sottosegretario Bertolaso (che, ad ogni buon fine, allego all'intervento, affinché resti agli atti), oltre alla proroga dei poteri commissariali che il Presidente Prodi intese affidarle, ulteriori poteri e deroghe alla normativa comunitaria e nazionale.
Prodi ha messo nelle mani della Iervolino 258 milioni di euro e 7 milioni e 600 mila euro solo per la sua struttura di staff. È una follia che dobbiamo fermare! Il sindaco Jervolino ha goduto e gode di importanti poteri straordinari, tenuto conto che, oltre ai poteri conferiti dal Governo per l'emergenza del traffico, ha anche i poteri straordinari per l'emergenza del sottosuolo.
Per quanto mi riguarda e per quanto ci riguarda è una follia. In un momento di così grave indebolimento del tessuto produttivo e commerciale sull'intero territorio nazionale, così come in Europa e nel mondo, in un momento di vera, reale e grave emergenza economica e finanziaria, Pag. 7a Napoli, la terza città italiana, tocca il triste destino di un governo cittadino ingessato ed incapace di affrontare anche le più banali questioni di ordinaria amministrazione.
Concludo questo mio intervento e mi rivolgo con grande rispetto a tutte le forze politiche, ma in particolare mi rivolgo ai tanti esponenti eletti nel centrosinistra della città di Napoli, agli uomini liberi che siedono in questo Parlamento, che spero vorranno approfondire, così come io mi sono sforzato di fare, la questione Napoli in tutti i suoi aspetti, e chiedo loro di esprimere un voto libero sulla nostra mozione, al di là e al di sopra degli schieramenti.
A tal proposito, desidero ricordare all'Aula che, nel 1993, l'attuale vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, il senatore Nicola Mancino, propose all'allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro il decreto di scioglimento del consiglio comunale di Napoli in considerazione, signor sottosegretario, di una situazione che, come si rileva dai documenti che allego e che chiedo diventino parte integrante di questo intervento, era di gran lunga meno grave dell'attuale.
Qualora il Governo, ascoltato il dibattito svoltosi in Aula, pur ritenendo sufficientemente fondate le motivazioni su esposte, dovesse rilevare, in punto tecnico, condizioni insussistenti per avviare con immediatezza lo scioglimento del consiglio comunale di Napoli, la gravità della situazione innegabile mi impone di formulare una subordinata, nel senso che segue: La Camera impegna il Governo: primo, ad inviare a Napoli una commissione ministeriale di accesso con ampi poteri di accertamento e indagine su ogni atto amministrativo; secondo, a non rinnovare i poteri straordinari al sindaco di Napoli per la gestione degli interventi urgenti di protezione civile diretti a fronteggiare l'emergenza determinatasi nel settore del traffico e della mobilità nel territorio della città di Napoli; terzo, a revocare tutti gli altri poteri straordinari concessi al sindaco di Napoli anche per le altre attività commissariali inerenti le attività del sottosuolo e a darne immediata comunicazione.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, la Iervolino non va pensionata per anzianità; va pensionata, a nostro modo di vedere, per manifesta e conclamata incapacità.
Mi auguro, anzi, sono convinto, che il Parlamento italiano saprà dare un segnale forte in questa direzione e spero che il Governo, dopo aver compiuto un intervento eccezionale a favore di Napoli - non mancheremo mai di ringraziarlo per quello che ha fatto sulla questione ambientale per la nostra città - aiuterà i cittadini napoletani in un'altra straordinaria opera, questa volta di bonifica politica.
Un giorno, poi, quando vi sarà più tempo, vi spiegherò la vera storia di Rosetta e Romeo, una storia ancora tutta da scrivere e sulla quale intendiamo dare ogni tipo di chiarimento in quest'Aula e fuori da essa. Grazie, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Laboccetta, mi corre l'obbligo di chiarire che lei ha ancora a disposizione dieci minuti. Le preciso tale circostanza anche perché non posso autorizzarla a consegnare allegati, o documenti o quant'altro. Lei può consegnare parte dell'intervento che non è riuscito a svolgere - ma in questo caso ha ancora dieci minuti a disposizione -; quindi, può fare ciò, ma non posso autorizzarla ad allegare documenti.
Devo altresì precisarle quanto segue: non l'ho interrotta, però ritengo che in una parte del suo intervento, quando lei ha dichiarato che il sindaco Iervolino è affetta da paranoia, si ravvisino gli estremi per un richiamo esplicito a norma dell'articolo 59 del Regolamento. Anche in virtù delle interpretazioni elaborate dalla Giunta per il Regolamento, per quanto si possa estendere la critica politica, questa non può mai arrivare ad offendere e denigrare le persone. La pregherei quindi di moderare il suo linguaggio, perché ritengo che tali espressioni non siano in Pag. 8alcun modo consone all'Aula e alla funzione che svolgiamo. Se vuol continuare, ha ancora dieci minuti.

AMEDEO LABOCCETTA. La ringrazio, però lei deve leggere completamente, ricordare bene le mie espressioni. Non ho detto: «paranoia», ma: paranoia politica, e quindi attenzione, ha un altro significato.

PRESIDENTE. Onorevole Laboccetta, «affetta» da... rilegga: da paranoia?

AMEDEO LABOCCETTA. Allora, legga lei, legga lei. Per quanto mi riguarda, visto che cortesemente lei mi ha dato l'opportunità, e la ringrazio, di poter integrare l'intervento, pensavo di facilitare il compito ai nostri funzionari...

PRESIDENTE. Lei integra per dieci minuti, dopodiché io acquisisco il resoconto delle sue parole.

AMEDEO LABOCCETTA. Va bene.
Prodi, con un decreto dell'8 settembre 2006, dichiarava lo stato di emergenza nel settore del traffico e della mobilità nella città di Napoli, e affidava dei poteri straordinari al sindaco. Le misure e gli interventi attuati dal comune di Napoli in via ordinaria non avevano consentito il superamento delle problematiche emergenziali afferenti alla situazione del traffico cittadino. Appariva quindi necessario e urgente predisporre e realizzare un programma di interventi di emergenza, finalizzati a un miglioramento significativo e rapido della situazione, favorendo il ripristino delle normali condizioni di vita per i cittadini, tale da richiedere l'adozione di provvedimenti straordinari e urgenti per superare lo stato di emergenza.
In considerazione di quanto sopra, veniva emessa l'OPCM n. 3566, a firma di Prodi, che conferiva al sindaco fino al 31 dicembre 2008 l'incarico di commissario delegato per l'attuazione di interventi volti a fronteggiare l'emergenza dichiarata nel territorio della città di Napoli. In particolare, ai sensi dell'articolo 1 di questo atto, al commissario venivano conferiti poteri straordinari per le seguenti attività; e a questo punto richiamo integralmente tutto il provvedimento dell'ex Presidente del Consiglio.
La cabina di regia, la designazione della struttura operativa, la nomina di un soggetto attuatore che lei sceglie nella persona dell'onorevole Massa, che sarebbe il city manager del comune di Napoli; il secondo soggetto attuatore, il dottor Pietro Capogreco, segretario generale dell'autorità portuale. Approvazione del cronoprogramma degli interventi per ventiquattro progetti, per un ammontare complessivo di euro 254 milioni 834 mila 904, di cui 62 milioni (che sarebbero il 24 per cento) per la manutenzione stradale, 43 milioni per costruzione di parcheggi, 14 milioni per traffico e viabilità, 135 milioni per la costruzione della nuova darsena.
Al 31 dicembre, dopo ventidue mesi di attività, la struttura commissariale ha emesso, per lo svolgimento delle attività ordinarie, 122 decreti: nel 2007, quattordici firmati da Rosa Russo Iervolino, trentuno da Luigi Massa e zero da Pietro Capogreco; nel 2008, ventotto firmati dalla Iervolino, quarantanove dall'onorevole Massa e zero dal secondo soggetto attuatore. Nella grande maggioranza dei casi, i decreti commissariali riguardano attività connesse alla gestione ordinaria, quella sottratta al comune, con approvazione di verbali di gare, prevalentemente già avviate prima dell'OPCM, di progetti, nomine di responsabili al procedimento, conferimento di incarichi professionali, designazioni di incarichi interni, eccetera. Veramente esiguo è il numero dei decreti rilevanti in merito ad atti di indirizzo e approvazioni definitive di nuovi programmi: nonostante l'OPCM prevedesse uno specifico obbligo, non risulta che il commissario abbia provveduto a designare un comitato tecnico-scientifico, altra omissione.
È utile evidenziare che la struttura operativa formata da personale esterno all'amministrazione composta da dieci unità è stata costituita con procedura avviata il 16 novembre e conclusa il 28 aprile, ad oltre un anno dalla data dell'ordinanzaPag. 9 del Presidente del Consiglio dei Ministri e solo otto mesi prima della scadenza del mandato.
A decorrere dal 9 luglio 2008, senza alcuna valida ed efficace motivazione, la Jervolino ha riunito in un'unica struttura il commissariato al traffico e alla mobilità con il commissariato all'emergenza del sottosuolo, pur conservando l'autonomia organizzativa delle relative strutture con gestione separata.
Con riferimento ai ventiquattro progetti ritenuti strategici per la risoluzione dei problemi del traffico e della viabilità nel centro di Napoli, e di cui al cronoprogramma approvato con decreto del 12 aprile 2007, i progetti stessi erano già in carica al comune, e uno, quello per la costruzione di una nuova darsena di Levante, era in carica all'autorità portuale: nessuna nuova attività rilevante che giustifichi una svolta operativa per la soluzione dei problemi connessi all'emergenza traffico e viabilità della città di Napoli è stata posta in essere!
Secondo il cronoprogramma inoltrato alla Presidenza del Consiglio ed approvato con decreto commissariale, lo stato di avanzamento delle attività al 31 dicembre avrebbe dovuto veder completati: al 98 per cento gli interventi di manutenzione stradale, all'82 per cento gli interventi di costruzione di parcheggi, al 100 per cento gli interventi al traffico e alla viabilità, al 40 per cento gli interventi di costruzione della nuova darsena.
Dalla documentazione che ho - e che vorrei consegnare agli atti - risulta invece quanto segue: i primi tre interventi di manutenzione stradale in elenco sono stati stralciati e trasferiti alla gestione ordinaria e sostituiti con altro o diverso intervento; delle opere di manutenzione stradale, di cui al cronoprogramma approvato con decreto del 2007, nessuna è stata completata e lo stato di avanzamento complessivo degli interventi è inferiore al 20 per cento degli importi programmati; delle opere connesse alla costruzione di nuovi parcheggi, di cui al cronoprogramma, solo un intervento è stato completato e collaudato; degli interventi al traffico e alla viabilità, di cui al cronoprogramma, lo stato di avanzamento complessivo degli interventi è inferiore al 5 per cento degli importi programmati; la costruzione della nuova darsena di Levante nel porto di Napoli, di cui al cronoprogramma, non è neanche stata avviata e il progetto relativo al secondo stralcio funzionale, di importo complessivo di 154 milioni di euro per lavori e somme a disposizione della stazione appaltante, è stato approvato solo il 25 novembre 2008.
È opportuno evidenziare, sul piano strettamente politico e indipendentemente dall'intensa attività che in questi mesi ha promosso l'autorità giudiziaria, che l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri è stata utilizzata in maniera anomala dalla Jervolino, quale strumento politico per intervenire con poteri ampi e straordinari in attività assolutamente distanti dai problemi connessi al traffico e alla viabilità cittadina.
È il caso della costruzione della nuova darsena di Levante, progetto avviato e più volte preannunciato sin dal 1999 dall'Autorità portuale di Napoli che, come noto, è un ente con competenze sovracomunali e sovraregionali.
Tale intervento, il cui importo nel 1999 era pari a 30 miliardi ed ora appare lievitato nel complesso ad oltre 300 milioni di euro, impegnerà circa il 53 per cento delle spese programmate per la risoluzione dei problemi del traffico e della viabilità della città di Napoli, e la progettazione dei suddetti interventi è stata avviata dall'Autorità portuale in totale autonomia dal 2003.
Per comprendere quanto poco sia impattante il suddetto progetto sui problemi del traffico e della viabilità basta evidenziare che meno del 7 per cento del perimetro del territorio comunale - 70 chilometri - coincide con il porto di Napoli, che è di 5 chilometri.
L'inserimento di tale intervento nel cronoprogramma, e ancor più la designazione del segretario generale del porto quale soggetto attuatore, si configura evidentemente come un abuso di potere che ha richiesto a sanatoria l'intervento di una Pag. 10ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri correttiva sempre firmata dal Presidente Prodi il 4 ottobre 2007, per considerare ammissibili le attività proposte in ambito portuale che, come rappresentato, sono ben distanti dal risolvere le più importanti e complesse problematiche dell'esteso territorio comunale.
Il costo della struttura commissariale - maggior compenso del 30 per cento per dirigenti distaccati e soggetti attuatori, ore di straordinario riconosciute ai funzionari distaccati dal comune e da altri enti pubblici, attribuzione degli incentivi sulle progettazioni al personale interno dell'amministrazione, personale esterno a tempo determinato, incarichi professionali affidati all'esterno - non appare minimamente giustificabile e giustificato in ragione dei risultati raggiunti al 31 dicembre ed in riferimento alla mission programmata.
Dagli atti di rendicontazione inviati nel periodo giugno 2007-novembre 2008 dal commissario Jervolino alla struttura di controllo, volutamente voluminosi e fuorvianti e massicciamente interessati da un'attività di copia-incolla rispetto al primo atto di programmazione, traspare tutta l'incapacità gestionale e amministrativa del sindaco Jervolino.
Nonostante le formali richieste, il sindaco Jervolino non ha ancora rendicontato analiticamente il costo della struttura commissariale a tutto il 31 dicembre del 2008 (il 30 per cento degli stipendi dei dirigenti distaccati e il costo ordinario e straordinario del personale operativo, costo che deve necessariamente essere comparato con i fallimentari risultati raggiunti e che porterà ad un secondo scandalo equiparabile a quello degli stipendi gonfiati che ha interessato il comune di Napoli nel corso della gestione Jervolino).
Infine, il 12 dicembre, con la nota inoltrata alla Presidenza del Consiglio dei ministri, la Jervolino, oltre alla proroga dei termini scadenti il 31 dicembre, ha il coraggio di chiedere nuovi e ulteriori poteri in deroga alle normative nazionali e comunitarie. Credo che ce ne sia abbastanza per motivare la mozione che abbiamo presentato.
Mi auguro di ascoltare gli autorevoli esponenti del Parlamento, e spero che questa volta non ci divideremo, perché è un interesse di tutti ad arrivare allo scioglimento del consiglio comunale, girare pagina per rinnovare una classe dirigente; se lo aspetta, e lo chiede pesantemente, la città di Napoli. Aspetto la risposta del Governo e soprattutto il parere dei colleghi di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Laboccetta, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti, che illustrerà la mozione Di Pietro n. 1-00101, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori appena letta la mozione proposta dai colleghi del Popolo delle Libertà ha subito colto trattarsi di una chiara forzatura, di una mozione dal sapore chiaramente strumentale. Se però vi erano dei dubbi leciti in questa nostra valutazione, quest'oggi sono stati completamente spazzati via. Abbiamo ascoltato poco fa, nell'illustrazione di questa mozione, a sprezzo del ridicolo, che addirittura ci si accontenterebbe di una subordinata al dispositivo che impegna il Governo (e il fatto che già si parli di una subordinata ci dice quanto ardito fosse il tentativo, ancorché strumentale e forzato, di questa mozione). Ci si accontenterebbe di sciogliere il consiglio comunale di Napoli per gravi motivi di ordine pubblico. Non solo nell'illustrazione abbiamo anche ascoltato dire che a Napoli vi sono venditori abusivi ambulanti, ma abbiamo sentito parlare di motociclette sui marciapiedi, sono mancate solo le auto in doppia fila. Insomma, è difficile non pensare a Pag. 11Benigni in quel famoso film, Johnny Stecchino, quando parlando di Palermo si rendeva conto che il problema principale della città era il traffico; siamo nella stessa condizione. Il fatto vero, il primo elemento di riflessione, è che a Napoli si dovrebbe decidere per Napoli, non a Roma, non nell'Aula di Montecitorio. Questo dovrebbero averlo ben presente i colleghi del centrodestra, soprattutto quelli della Lega, che fanno di questo il Governo del federalismo e della valorizzazione delle autonomie locali.
Tant'è, dobbiamo discutere di una mozione forzata, e strumentale, sulla quale noi neanche vogliamo discutere, e per cui siamo stati costretti a formulare, come gruppo dell'Italia dei Valori, una nostra mozione che andrò ad illustrare; ma non prima di avere espresso a titolo personale - credo di poter in questo coinvolgere molti, i più autorevoli, esponenti dell'Italia dei Valori - un'espressione di stima personale nei confronti del sindaco, l'onorevole Rosa Russo Jervolino. Quest'espressione di stima personale non contraddice un severo giudizio politico, perché vi sono stati episodi di malcostume politico con i quali noi tutti siamo costretti a misurarci. Che Napoli, come l'intera regione Campania, viva una situazione di crisi profonda è sotto i nostri occhi. Lo era negli anni e nei mesi scorsi, e dobbiamo dire che lo è anche in questi giorni. Possiamo partire dal tema dei rifiuti, ma è evidente che come non è soltanto il traffico il problema di Napoli, anche il tema dei rifiuti coglie un aspetto, emblematizza una situazione, ma non riassume la complessità della situazione.
L'intera città comunque, così come la regione, si è ritrovata assediata e sommersa in un'emergenza gravissima che ha colpito in maniera inaccettabile i cittadini napoletani e i cittadini campani; un'emergenza che però, al di là dei proclami propagandistici, è tutt'altro che risolta perché - se andiamo a vedere gli effetti pratici - i rifiuti non sono stati eliminati, più semplicemente sono stati spostati in attesa che si possa procedere al loro definitivo smaltimento, fatta eccezione per la quota che ha raggiunto altre regioni o addirittura altre realtà europee. Ma soprattutto il problema non si è risolto nelle ragioni profonde che l'hanno provocato, e allora di questo, in questa Aula, giustamente e con competenza, si dovrebbe continuare a parlare. Tuttavia Napoli ha rappresentato, continua a rappresentare, deve e può continuare a rappresentare un importante riferimento storico, culturale ed economico per l'intero Paese, una realtà da preservare e custodire. Napoli è un patrimonio dell'umanità che ciascuno di noi ha il dovere e il diritto di difendere. Ma Napoli è anche una risorsa economica fondamentale per la possibile risoluzione della questione meridionale. Napoli può e deve essere considerata risorsa fondamentale per il rilancio economico e produttivo del Mezzogiorno. Napoli non è solo camorra. Napoli non è soltanto la denuncia di Saviano. Napoli è molto di più, nella storia e nel presente. La crisi che ha colpito la città e che si manifesta, sotto gli occhi di tutti, non è però soltanto la crisi dei rifiuti e non è neanche e soltanto la crisi economica, seppur così profonda, così drammatica e così lacerante. La crisi di Napoli è una crisi di sistema, una crisi di sistema nella sua drammaticità ed ha per questo evidenziato la debolezza etica e morale dell'intero sistema politico istituzionale della città e della regione. Per cui, a fronte di un sistema complesso e complessivo di relazioni politiche e sociali, nonché economiche e di gestione che troppo spesso hanno mostrato i segni di evidenti collusioni, ed hanno evidenziato quanto forti, profonde e ramificate fossero le infiltrazioni di carattere criminale, e non solo nell'amministrazione della cosa pubblica (e più in generale nel tessuto della società), appare oggi strumentale e - vorrei dire - persino irresponsabile cercare di addossarne la responsabilità ad una sola parte politica, avviando un colpevole ed interessato atto di accusa di parte di queste strumentalizzazioni, che alla fine ricadrebbero, come conseguenza, soltanto sulle spalle dei cittadini.
Essendo la crisi di Napoli - lo voglio sottolineare e ribadire - crisi di sistema, Pag. 12che coinvolge le logiche e i rapporti del sistema politico ed istituzionale nel suo complesso, appare dunque indecoroso che una parte della classe dirigente della città tenti di scaricare le proprie responsabilità, anche le proprie responsabilità soltanto sulla controparte politica. Esiste infatti ed è sotto gli occhi di tutti una corresponsabilità generale nella pessima gestione della città che coinvolge anche le forze che oggi a Napoli sono all'opposizione. È quindi inaccettabile e sinceramente paradossale - lo ripeto - ai limiti del ridicolo che esponenti politici napoletani e nazionali che attualmente risultano sotto inchiesta per aver avuto rapporti poco chiari con imprenditori locali e per aver costituito legami e sodalizi illeciti pretendano le dimissioni dei soli amministratori locali. Il cosiddetto «sistema Romeo» - va sottolineato - così come sembra ed emerge dall'inchiesta in corso, fermi restando i rilievi penali che saranno accertati nelle sedi competenti, appare come un sistema complessivo capace di coinvolgere maggioranza ed opposizione. È necessario ricordare che alla base dell'indagine nei confronti di alcuni esponenti politici che oggi chiedono lo scioglimento del consiglio di Napoli vi sarebbe, secondo gli organi inquirenti (cito testualmente): una commistione impressionante tra politici di ogni colore e provenienza, organi istituzionali, pubblici funzionari, appartenenti alle forze dell'ordine.
Quei politici - mi soffermo su questo - che ieri rivendicavano con forza di essere «un sodalizio» (anche questo vorrei che fosse riportato tra virgolette) proprio con imprenditori napoletani al centro di importanti inchieste giudiziarie, oggi chiedono che venga sciolto il consiglio comunale di Napoli. La prospettiva ultima - sono ancora parole degli inquirenti - è quella del saccheggio sistematico delle risorse pubbliche, spesso già insufficienti a rispondere alla drammatica situazione in cui versano Napoli e la sua provincia. Questo l'obiettivo denunciato nell'inchiesta che oggi vede coinvolti anche coloro che chiedono le dimissioni del sindaco di Napoli e lo scioglimento del consiglio comunale di quella città: il «saccheggio sistematico» scrivono gli inquirenti. Il saccheggio sistematico della città come un obiettivo e un risultato purtroppo non riferibili alla singola inchiesta ma che, al contrario, può essere esteso alla crisi profonda che vive la città di Napoli.
Di fronte a tale situazione non basta una mozione. Serve una presa di coscienza, una assunzione di responsabilità collettiva. La politica e noi tutti dobbiamo assumerci ciascuno la propria responsabilità. Ripeto che non è possibile pensare di scaricare su altri le proprie responsabilità secondo schemi e logiche di mera strumentalizzazione partitica.
Pertanto noi come gruppo dell'Italia dei Valori - lo posso già preannunciare - com'è ovvio non potremmo accettare e sostenere la mozione che porta la prima firma dell'onorevole Laboccetta e per tale ragione abbiamo presentato una diversa mozione, che impegna il Governo a valutare se di fronte alla crisi complessiva, politica, morale ed istituzionale, che colpisce la città di Napoli non sia necessaria, nel rispetto della legge e delle prerogative di riferimento, come segnale di responsabilità collettiva, ogni iniziativa possibile (in un altro contesto, in una diversa situazione politica, con riferimento ad un'altra autorità, avremmo anche potuto parlare di moral suasion, ma non mi sembra e non ci sembrava il caso nella contingenza specifica) per arrivare a restituire ai cittadini la possibilità di manifestare ed esprimere la propria sovranità e procedere ad un veloce ed efficace rinnovamento della classe politica locale: infatti come gruppo dell'Italia dei Valori abbiamo fatto questo - non strumentalmente - qui, a Napoli e nella regione Campania.
Non chiediamo lo scioglimento del consiglio comunale di Napoli per questioni di «traffico» o di ordine pubblico. Non chiediamo le dimissioni di Rosa Russo Jervolino per incapacità. Chiediamo la possibilità di tornare a votare. Abbiamo ritirato le nostre rappresentanze dalle giunte della città e della regione perché esprimiamo un severo giudizio politico: in quella realtà è presente una difficile situazione che Pag. 13chiama in causa la trasparenza amministrativa, la questione morale e l'etica dei comportamenti. In questo senso abbiamo presentato la nostra mozione e in questo senso chiediamo all'Aula di votarla con serenità, con pacatezza, con piena cognizione di causa.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, vorrei inizialmente ringraziarla per il richiamo da lei rivolto all'onorevole presentatore della mozione con riguardo alle rozze espressioni usate nel riferirsi al sindaco di Napoli. Lei ha potuto soltanto limitarsi a questo richiamo, in qualche modo richiesta dal Regolamento.
Avendo letto la mozione sulla quale ora intervengo e avendo oggi ascoltato il presentatore, devo dire che ben altre sono le considerazioni che mi sentirei di fare in ordine alla confusione che caratterizza la stesura - non dico l'estensore - di questa mozione ispirata ad una varietà di riferimenti che la rendono sostanzialmente incomprensibile. Capisco, onorevole Laboccetta, che possa essere fondata su precedenti che lei stesso ha richiamato.
In particolare, mi riferisco al precedente del 1993, riguardante il Ministro Mancino.
Ma i precedenti, collega Giachetti - lei ne è molto esperto o almeno nei suoi interventi di questi si occupa frequentemente, ma qui abbiamo chi ne sa più di noi - vanno letti in relazione al loro significato. In questo caso, mentre nella conclusione della sua mozione si parla di valutare gli atti con riferimento ad una possibile rimozione del sindaco della città di Napoli per motivi di ordine pubblico, il caso al quale si fa riferimento riguardava invece una situazione molto più complessa. Si riferiva infatti all'articolo 39, comma 1, lettera a) della legge del 1990, che poi è confluita nel testo unico delle leggi sugli enti locali e che fa riferimento ad una situazione più articolata, perché parla di atti contrari alla Costituzione, gravi e persistenti violazioni di legge, nonché gravi motivi di ordine pubblico. Indubbiamente il riferimento normativo è molto più ampio.
Ma ciò a cui vorrei riferirmi è proprio l'estrema confusione nell'individuazione degli atti: quando l'onorevole Evangelisti citava alcuni particolari che l'avevano colpito di quelle motivazioni, citava casi che sono di inefficienza amministrativa, che possono essere certamente anche significativi, ma sottoposti al giudizio elettorale. Ad un certo punto mi ha colpito il richiamo alla coppa America. Voglio dire che in questo «sacro furore» di mettere dentro tutto, non si capisce il nesso tra la motivazione e il fine (cioè i motivi di ordine pubblico). Perché? Vede, noi abbiamo modificato - anzi, voi avete modificato - l'articolo 142 del testo unico delle leggi sugli enti locali. Questo è stato fatto in un decreto-legge sui rifiuti che, naturalmente, noi abbiamo censurato perché già è molto opinabile il fatto di attribuire al Ministro dell'interno, in una materia così delicata come quella dei rapporti tra Stato ed enti locali, la possibilità di intervenire con proprio decreto per gravi motivi di ordine pubblico. Questa modifica, che è stata introdotta recentemente, estende tale potere con riferimento alla materia dei rifiuti, con riferimento alle ordinanze, con riferimento ad una serie di fattispecie che sono assolutamente poco circoscritte. Noi abbiamo già censurato, in quella sede, il fatto che si intervenisse in questa materia su un'impalcatura molto delicata da un punto di vista costituzionale. Dico ciò perché nel testo unico degli enti locali vi sono sostanzialmente 3 disposizioni e una non è uguale all'altra: non basta il fatto che siano testualmente vicine per considerarle fungibili.
La prima è quella dell'ex articolo 39, che si richiamava nel provvedimento Mancino, chiamiamolo così, e che parla di scioglimento e sospensione dei consigli comunali e provinciali con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell'interno, per i casi piuttosto complessi che sono ivi indicati. Poi si parla di rimozione e sospensione degli amministratori locali per gravi motivi di Pag. 14ordine pubblico (questa è la fattispecie di cui all'articolo 142 ed è il Ministro che interviene ed ha la competenza in questo caso); poi vi è l'articolo 143, che si riferisce alla situazione dello scioglimento dei consigli comunali e provinciali conseguente a fenomeni di infiltrazione e condizionamento mafioso.
In questo ultimo caso, il procedimento è ancora più garantito, perché vi sono il decreto del Presidente della Repubblica, la proposta del Ministro dell'interno e la deliberazione del Consiglio dei ministri. Pertanto, nella fisiologia normale del nostro ordinamento costituzionale, gli enti locali - comuni, province e regioni - vivono con dei criteri autonomi di governo, di controllo, di fiducia, di sfiducia e di responsabilità politica. La vita di una comunità è organizzata in questo modo: attraverso gli amministratori e la maggioranza e l'opposizione che si confrontano e si giudicano. Il ricorso ad un intervento dello Stato si deve configurare come un intervento di natura eccezionale e straordinaria e, infatti, la Costituzione lo circonda di cautele particolari.
Affermo questo, perché, evidentemente, non è possibile che si dica: siedo in Parlamento, voglio usare questa cassa di risonanza e di amplificazione che è il Parlamento nazionale e, pertanto, ne approfitto (come se si trattasse di una libera scelta), utilizzando uno strumento normativo opinabile. Quest'ultimo strumento, a mio avviso, non è affatto chiaro al proponente e, infatti, non lo motiva: si riferisce a ragioni di ordine pubblico, ma poi usa tutta una serie di motivazioni (mi sono dato il compito di leggere con attenzione la mozione in discussione), che sono prevalentemente riconducibili a motivi diversi. Si comincia con il riferimento alle condizioni di vita della popolazione. In tutti questi casi è in gioco la responsabilità politica. Tutti quei fatti, di cui ha parlato anche l'onorevole Evangelisti, estrapolandoli dalla sua motivazione, sono in larga misura consegnati alla responsabilità politica. Mi sembra che il sindaco di Napoli sia stato eletto una prima volta e sia stato rieletto una seconda volta. Non discuto delle motivazioni delle persone che lo hanno appoggiato, ma sento dire da voi, in ogni circostanza: siamo stati eletti e possiamo fare quello che vogliamo. Io non sono di questo avviso, ho delle idee un po' più circoscritte rispetto ai concetti di sovranità, di elezione e di rappresentanza. Tuttavia, non si può affermare che è necessario rimuovere, per ragioni di ordine pubblico, il sindaco Jervolino, perché a Napoli si parcheggia in seconda fila, oppure perché la coppa America non è stata assegnata a Napoli.
Inoltre lei, onorevole Laboccetta, cita delle questioni un po' più specifiche. Se avesse fatto riferimento a gravi e reiterate violazioni di legge e della Costituzione, l'avrei pregata di dire quali sono. Lei, invece, cita questioni che riguardano, testualmente: numerosi esponenti dell'amministrazione comunale, che sono stati fatti oggetto di provvedimenti restrittivi della libertà personale e, quindi, di un'indagine dell'autorità giudiziaria. A quanto mi risulta, il sindaco di Napoli - si può giudicare positivamente o negativamente - ha operato un rimpasto della giunta, anche perché, prima di aspettare che l'autorità concludesse le sue valutazioni, ha ritenuto che ragioni amministrative giustificassero questo tipo di intervento.
Pertanto, da parte dell'organismo locale di Governo vi sono delle reazioni, che sono nell'ambito dei poteri attribuiti a questa amministrazione. Poi, naturalmente, giudicherà la magistratura. Ad esempio, onorevole Laboccetta, mi sembra che nell'ultima parte del suo intervento - non so se ho capito bene - abbia fatto una specie di accenno a difesa di un soggetto imputato in questa vicenda, dicendo che, prima o poi, ci descriverà questa storia. Forse, però, ho capito male. Comunque, all'autorità giudiziaria è affidato il giudizio finale sui fatti di rilievo penale, mentre all'organo politico è affidato il compito di esprimere valutazioni nell'ambito della responsabilità politica: mi sembra che questo sia stato fatto.
Lei cita anche l'utilizzazione dei registratori, questione che è andata agli onori delle cronache e sulla quale si possono Pag. 15svolgere valutazioni molto diverse, che però, dal punto di vista tecnico, costituisce una lesione del bene del singolo individuo oggetto della registrazione, il quale, eventualmente, potrà rivalersi o chiedere sanzioni nelle forme opportune. Se lei, però, volesse porre questa ragione a fondamento dello scioglimento del consiglio o della rimozione del sindaco per ragioni di ordine pubblico, credo che andrebbe un po' fuori di misura.
Inoltre, naturalmente, si tocca la questione dei rifiuti e altre ancora.

AMEDEO LABOCCETTA. Questo è marginale.

ROBERTO ZACCARIA. No, non è che è marginale, tocchiamo la questione dell'ordine pubblico, perché lei di questo parla. Lei sa che la nozione di ordine pubblico ha il significato di ordinato vivere della comunità civile e di sicurezza pubblica. In questa materia il sindaco può essere o il protagonista (in questo caso, è come se lei riconoscesse al sindaco il ruolo di artefice del turbamento dell'ordine pubblico), oppure può essere la vittima. In ogni caso, credo che avrebbe dovuto documentarsi anche sulla base dei rapporti dell'autorità di pubblica sicurezza. Una volta ci insegnavano che si disponeva lo scioglimento per ragioni di ordine pubblico, quando, in un certo territorio, si verificava una certa situazione (un'insurrezione o altri avvenimenti di questo genere) tale da non renderlo più governabile dal Governo locale e allora si ricorreva allo Stato (Commenti del deputato Laboccetta).

PRESIDENTE. Onorevole Laboccetta, per favore, faccia terminare l'onorevole Zaccaria.

ROBERTO ZACCARIA. Il problema è che lei fa una solenne confusione, non solo perché, per voler irrobustire le sue motivazioni, tira fuori argomenti e situazioni del tutto contraddittori e inconferenti gli uni con gli altri, che non c'entrano niente e non tocca minimamente il tema dell'ordine pubblico sul quale...

AMEDEO LABOCCETTA. Non è vero.

ROBERTO ZACCARIA. ...insisto, o ci sono responsabilità della pubblica sicurezza a livello locale che non ha saputo governare un fenomeno... (Commenti dell'onorevole Laboccetta)

PRESIDENTE. Onorevole Laboccetta, già non l'ho richiamata all'ordine, a norma dell'articolo 59 del Regolamento, quando ha offeso il sindaco Jervolino «perché in preda ad un grave attacco di paranoia da potere», adesso non mi costringa a richiamarla, perché interrompe l'onorevole Zaccaria, per cortesia!

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, è lui che si rivolge a me!

PRESIDENTE. Invito l'onorevole Zaccaria a rivolgersi alla Presidenza, ma sta argomentando il suo intervento.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, non credo di aver pronunciato in modo improprio il nome dell'onorevole Laboccetta.

PRESIDENTE. Infatti, ho precisato che stava argomentando il suo intervento: continui pure, onorevole Zaccaria.

ROBERTO ZACCARIA. La mia conclusione è che trovo estremamente fragile il testo della mozione (prima ho detto confuso e tenderei a ripeterlo) e comunque inconsistente rispetto allo strumento istituzionale che si vuole attivare; credo che ragioni di ordine pubblico non ve ne siano e se qualche attività poteva ricondursi all'attività della magistratura, questo aspetto ha avuto delle risposte sul piano politico-istituzionale. Dal punto di vista squisitamente legato alla presente mozione, però, credo che i presentatori debbano rendersi conto che non basta avere modificato l'articolo 142 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, con il decreto-legge sui rifiuti n. 172 del 2008, per cercare oggi di trarne Pag. 16un profitto che non ha alcun fondamento né dal punto di vista giuridico-costituzionale (non avrei dubbi al riguardo), né dal punto di vista politico.
In occasione delle dichiarazioni di voto finale, il Partito Democratico espliciterà questa posizione, ma non credo che nel presente documento si possa trovare anche un minimo fondamento per valutazioni politiche e istituzionali condivisibili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni presentate.
Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della mozione Livia Turco ed altri n. 1-00094 sulla prevenzione e cura delle patologie femminili.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Livia Turco ed altri n. 1-00094 sulla prevenzione e cura delle patologie femminili (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione della mozione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
Avverto che in data odierna i deputati Binetti, Calgaro, Mosella, Pedoto e Grassi hanno ritirato la firma dalla mozione all'ordine del giorno.
Avverto altresì che sono state testè presentate le mozioni Barani ed altri n. 1-00097, Laura Molteni n. 1-00099 e Palagiano ed altri n. 1-00100 (Vedi l'allegato A - Mozioni) che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. I relativi testi sono in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritta a parlare l'onorevole Concia, che illustrerà anche la mozione Livia Turco n. 1-00094, di cui è cofirmataria. Ne ha facoltà.

ANNA PAOLA CONCIA. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, la promozione della salute delle donne è misura della qualità e dell'equità del nostro sistema sanitario pubblico e universalistico, ma è anche molto di più: è il paradigma del livello di civiltà di un Paese.
La salute delle donne incrocia piani complessi che riguardano le politiche sanitarie, ma anche quelle non sanitarie; per questo l'approccio di genere alla salute è suggerito da tutte le risoluzioni dell'Unione europea e delle conferenze internazionali sulla salute dell'Organizzazione mondiale della sanità.
Ancora persistono stereotipi, veri pregiudizi di genere, nella ricerca biomedica e nella medicina, nello studio dei fattori di rischio per la salute dei sintomi e delle diagnosi, delle misure di riabilitazione e nella valutazione dei risultati.
Rilevante è ancora la sottovalutazione dei bisogni di salute delle donne all'interno di una ricerca medica che è centrata sull'uomo e sulla sua realtà biologica e sociale. Rilevante è ancora il pregiudizio scientifico che considera i processi morbosi delle donne con una prevalente derivazione biologistico-ormonale e quelli degli uomini con una prevalente derivazione socio-ambientale e lavorativa.
Il genere è un fattore determinante, essenziale per la salute, lo stato di salute, il benessere e la sua percezione, la promozione della salute, l'insorgenza delle malattie e il loro decorso, gli approcci terapeutici e la loro efficacia sono diversi nelle donne e negli uomini.
Riconoscere le differenze, non solo biologiche, ma anche relative alla dimensione sociale e culturale del genere è essenziale Pag. 17per delineare programmi ed azioni, per organizzare l'offerta dei servizi, per indirizzare la ricerca e per analizzare i dati statistici.
La salute delle donne va pensata come una grande questione sociale e come priorità di sanità pubblica, ma anche come una grande occasione per ricostruire un pensiero, una cultura, un confronto, una passione e una speranza per la civiltà del nostro Paese.
Vengo ora ai punti che ci stanno a cuore, in primo luogo la nascita. Nonostante siano stati raggiunti rilevanti traguardi nell'ambito della tutela e della promozione della salute materno-infantile, questo processo ha anche un'altra faccia negativa rappresentata dall'eccessiva medicalizzazione di tutto il percorso della nascita.
La sfida che abbiamo di fronte è quella di coniugare naturalità e sicurezza come obiettivi entrambi necessari per la qualità e l'efficacia degli interventi e delle azioni.
Le finalità più importanti dovrebbero essere, a nostro parere, quelle di promuovere un'appropriata assistenza alla nascita, tutelando i diritti e la libera scelta della gestante; di assicurare la tutela della salute materna, il benessere del nascituro e quello delle famiglie; di ridurre i fattori di rischio e di malattia, pre e post, attraverso appropriati interventi preventivi; di potenziare l'attività dei consultori familiari; di promuovere corsi di accompagnamento alla nascita anche al fine dell'apprendimento e dell'uso delle modalità per il controllo del dolore nel travaglio e nel parto. Inoltre, occorrerebbe favorire il parto fisiologico, ridurre l'incidenza dei tagli cesarei, aumentare la prevalenza dell'allattamento al seno e contrastare le disequità territoriali e sociali di accesso ai servizi per la tutela materno-infantile anche per la popolazione immigrata.
Occorre rimettere al centro delle politiche pubbliche il desiderio e la scelta di essere madre come un'esperienza straordinariamente personale, ma anche come un evento di grande rilevanza sociale, collettiva, che interroga le scelte della politica, delle istituzioni, ma anche i cambiamenti necessari nella società e nel suo insieme, nelle relazioni familiari tra uomini e donne. Scegliere di essere o non essere madri, insomma, deve essere diritto e libertà di ogni donna da riconoscere e da rispettare.
L'educazione dei giovani sul tema della sessualità e della riproduzione resta, perciò, una grande priorità, con l'obiettivo della promozione della contraccezione e della prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, in particolare dell'HIV.
Per quanto riguarda l'applicazione della legge n. 194 del 1978, come è già stato ampiamente discusso in passato e in questi mesi, non si ravvisa la necessità di una sua modifica, ma la vera necessità è quella di un rinnovato impegno e la piena applicazione della stessa, attraverso alcuni obiettivi che, a nostro parere, ci sembrano importanti: la prevenzione dell'interruzione volontaria di gravidanza, la promozione della contraccezione, la formazione degli operatori con particolare riferimento alle donne immigrate, l'aggiornamento delle procedure e del personale preposto, la rimozione delle cause che potrebbero indurre la donna all'interruzione volontaria di gravidanza, sostenendo le maternità difficili, la qualità del percorso della diagnosi prenatale e il diritto a partorire in anonimato.
Per quanto riguarda le malattie sessualmente trasmissibili, in particolare l'AIDS, è ormai una malattia che non colpisce più solo i giovani, dato che l'età media delle diagnosi è sempre più elevata: 44 anni per gli uomini e 39 per le donne, né è una malattia che colpisce soltanto più le cosiddette categorie a rischio. Infatti, se nel primo decennio dell'epidemia le persone a rischio maggiore erano ritenuti i tossicodipendenti, oggi la modalità di trasmissione più frequente è quella sessuale e specialmente quella eterosessuale che ha riguardato nell'ultimo triennio (2005-2007) il 47 per cento dei malati.
Oggi non si può più parlare di categorie a rischio, ma di comportamenti a rischio. La sindrome da immunodeficienza acquisita entra sempre più nelle case degli Pag. 18eterosessuali, dove sono per lo più gli uomini a veicolarne la diffusione, ma i casi di nuovi contagi sono più alti tra le donne come ci dicono gli ultimi studi. Una recente analisi ha sottolineato che oltre il 78 per cento delle donne contrae il virus dell'HIV per via eterosessuale dal proprio compagno, il quale, nel 66 per cento dei casi, lo contrae da rapporti occasionali. E proprio perché non sospettano l'infedeltà del partner, le donne spesso arrivano troppo tardi a fare il test.
Accedere tempestivamente alla terapia significa aumentare la possibilità di sopravvivenza e la qualità della vita e anche un minor costo per il sistema sanitario. Quindi, l'importanza di una campagna di prevenzione ed educazione sull'argomento è chiara, ma importante sarebbe calibrare la comunicazione e pensare a messaggi ad hoc per le donne.
È noto che l'unico modo per evitare il diffondersi del contagio è avere rapporti sessuali protetti, ma l'acquisto dei profilattici oggi è calato mediamente del 6 per cento. È un problema culturale, dettato dalla mancanza di educazione alla sessualità consapevole e alla profilassi. Una campagna rivolta alle donne sull'importanza di pretendere rapporti protetti farebbe un ottimo servizio alle donne, ma secondo noi a tutta la società.
Per quanto riguarda le donne immigrate, secondo la natura e la finalità del nostro sistema sanitario, la promozione del diritto alla salute deve essere garantito a tutte le donne, italiane e straniere, che vivono nel nostro Paese. Le donne rappresentano il 50 per cento della popolazione immigrata. Sappiamo che esistono problemi sanitari specifici di queste donne che riguardano la salute sessuale e riproduttiva, il percorso nascita, l'interruzione volontaria della gravidanza, problemi oncologici, salute mentale, maggiore vulnerabilità per le donne rom, prostitute e vittime della tratta, e per le vittime di mutilazioni genitali femminili.
Questa consapevolezza deve servire ad orientare scelte di programmi e l'organizzazione dei servizi e dovranno essere prioritari la produzione di materiale informativo tradotto in diverse lingue, la sensibilizzazione delle immigrate attraverso la formazione delle diversità culturali degli operatori sanitari, l'uso di mediatori culturali, di personale sanitario femminile e l'identificazione di orari particolari che facilitano le donne lavoratrici immigrate.
Quanto alle linee guida per la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazioni genitali femminili, obiettivo prioritario riteniamo essere l'affermazione del rispetto della donna come persona e della sua dignità, del diritto alla salute e all'esercizio delle libertà fondamentali come l'integrità del suo corpo.
Il tema delle mutilazioni genitali femminili ha profonde implicazioni di ordine psicologico, economico, sociale e culturale; contrastare tale fenomeno significa anche assumerne le complessità, non stigmatizzare, ma, nella fermezza della condanna, accogliere ed integrare.
Riguardo alla lotta ai tumori, la prevenzione di essi è un programma strategico del servizio sanitario nazionale: il tumore del seno colpisce, infatti, una donna su nove indipendentemente dalla familiarità e dai fattori di rischio. Al momento, la prevenzione più efficace per il tumore al seno è la cosiddetta diagnosi precoce: se il tumore viene scoperto quando è molto piccolo la probabilità di curarlo completamente è molto alta e per scoprirlo sono necessari esami radiologici. Promuovere la diagnosi precoce per tutte le donne, a tutte le età, con gli esami giusti significa portare la mortalità da tumore al seno a livelli bassissimi.
Il tumore al seno riguarda anche le donne più giovani di cinquant'anni: per ora il sistema sanitario garantisce lo screening, ossia la mammografia ogni due anni a partire dai cinquant'anni, ma per le donne più giovani sulle quali il tumore è più aggressivo cosa si fa? Noi vorremmo proporre alcuni esami garantiti: dai trenta ai quarant'anni l'ecografia mammaria ogni anno, dai quaranta ai cinquanta ecografia mammaria ogni anno e mammografia ogni due anni, dai cinquanta ai sessantacinque Pag. 19mammografia ed ecografia mammaria ogni anno, dai sessantacinque anni mammografia ogni anno.
Nel frattempo le donne devono sapere quali esami fare e quando farli, per essere protagoniste della loro salute. Chiediamo allora che il Parlamento istituisca a questo proposito un gruppo di lavoro sul tumore al seno e uno stanziamento economico per campagne di informazione efficaci.
Vi è poi il progetto contro la violenza alle donne. La violenza sessuale e il maltrattamento hanno un impatto sulla salute delle donne, e di conseguenza sulla sanità pubblica, che va oltre il singolo evento violento, ma che ha conseguenze a breve e a lungo termine fisiche, psichiche e sociali. Le donne maltrattate ricorrono ai servizi sanitari con una frequenza da quattro a cinque volte maggiore rispetto alle donne non maltrattate. L'autore delle lesioni solo raramente viene riportato dal medico di turno al pronto soccorso; è invece proprio il pronto soccorso il luogo dove, oltre all'intervento sanitario sull'emergenza della violenza sessuale, si può far emergere la violenza domestica ed è qui che si deve avviare un'organica risposta, coinvolgendo gli stretti medici di medicina generale, i consultori, il privato sociale e l'associazionismo femminile.
Per quanto concerne l'endometriosi, questa è una patologia sociale cronica che compromette pesantemente la salute delle donne, la qualità della loro vita sociale, lavorativa, sessuale e, soprattutto, la loro fertilità. Serve un progetto specifico per promuovere l'informazione e la sensibilizzazione su questa patologia, coinvolgendo medici e sensibilizzando i genitori affinché le donne in età feconda non trascurino la sintomatologia algica pelvica.
Serve un registro nazionale per la raccolta dei dati, fino ad oggi non stimati o sottostimati; va istituita una rete assistenziale coordinata tra medicina di base e centri di eccellenza e ricerca; servono, infine, finanziamenti specifici per la ricerca sull'endometriosi.
Concludo con una questione che mi sta molto a cuore: noi tutti vogliamo la salute dei nostri cittadini; ebbene, io credo che nel nostro Paese la parola prevenzione riguardo alla promozione della salute sia ancora troppo poco usata.
Il precedente Governo aveva avviato un grande progetto, che si chiamava «Guadagnare salute», che spiegava appunto ai cittadini come guadagnarsi la salute e come non ci si ammala. Era un progetto per prevenire le malattie e incideva profondamente sugli stili di vita; includeva campagne di promozione dell'attività motoria, dell'educazione alimentare, prevedendo la lotta al fumo e all'alcool. Indirizzare queste campagne di prevenzione alle donne significa far crescere comportamenti virtuosi in modo esponenziale, perché noi donne siamo il perno degli stili di vita delle famiglie.
Con la promozione di stili di vita attivi delle donne si può incidere profondamente anche sugli stili di vita dei mariti, dei figli, dei compagni. Campagne come questa hanno un grande valore sociale perché, oltre a costruire benessere, prevengono malattie cardiovascolari e cardiocircolatorie, diabete, osteoporosi, tutte malattie in aumento sopratutto nella popolazione femminile e rappresentano, cosa non irrilevante, un enorme risparmio per la sanità pubblica.
Allora, lavorare sulla salute delle donne vuol dire davvero lavorare sulla salute di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole De Nichilo Rizzoli, che illustrerà anche la mozione Barani n. 1-00097, di cui è cofirmataria. Ne ha facoltà.

MELANIA DE NICHILO RIZZOLI. Signor Presidente, onorevoli sottosegretari, illustro la mozione Barani n. 1-00097.
La condizione della salute della donna nel nostro Paese, nell'ambito dello stato generale di salute dell'intera popolazione, presenta le particolari problematiche riferite alle specifiche patologie femminili. Inoltre, la differenza sessuale segna e investe tutti gli ambiti della vita, determinando una profonda diversità di problematiche, di atteggiamenti e di condizioni Pag. 20nell'esperienza personale di uomini e donne, in particolar modo per quanto riguarda la sessualità e la procreazione.
Tutto questo si inquadra in una situazione complessivamente soddisfacente del nostro sistema sanitario nazionale, la cui efficienza è stata giudicata in modo positivo, anche recentemente, dall'Organizzazione mondiale della sanità e il cui indicatore incontrovertibile è l'aumento progressivo della durata della vita media di tutti noi, che nel nostro Paese si attesta ormai attorno agli ottant'anni, e si evidenzia una simmetria notevole a favore delle donne, la cui aspettativa di vita è più alta.
In tale contesto è indubbio che le donne siano colpite da particolari patologie in prevalenza rispetto agli uomini, quali l'ipertensione arteriosa, la cataratta, le patologie della tiroide, l'artrosi, l'osteoporosi, a cui si aggiungono le patologie tipiche dell'apparato riproduttivo femminile, con particolare riferimento all'endometriosi e alle molte patologie oncologiche dell'apparato genitale.
È evidente, quindi, che nell'ambito di un'azione complessiva per migliorare l'efficienza e l'efficacia del nostro Servizio sanitario nazionale, è necessario dedicare una maggiore attenzione e maggiori risorse per la prevenzione soprattutto e anche per la cura delle tipiche patologie femminili. Il doppio impegno che spesso caratterizza la condizione femminile nel lavoro e nella famiglia comporta una condizione di stress e di affaticamento che incide negativamente sulla generale condizione di salute delle donne e accresce alcune patologie che in precedenza erano solo prevalenti nell'uomo, quale ad esempio quelle riguardanti l'apparato cardiovascolare o le patologie gastriche. La situazione oggi è peggiorata con la crescente diffusione del vizio del fumo tra le donne, in aumento tra quelle più giovani. Ciò visto il progressivo aumento, inoltre, dell'infertilità e della sterilità dovuto a cause ambientali, a diagnosi tardive, a inadeguate valutazioni dei sintomi, alla scarsa conoscenza dei rischi e anche al ritardo della prima gravidanza.
Altro problema da affrontare è inoltre quello della sicurezza nel parto per l'aumento enorme dei tagli cesarei. Sottolineo che in Italia nel 2006 c'è una percentuale del 39,2 per cento dei parti con taglio cesareo con un primato regionale che spetta alla Campania, che ha oltre il 60 per cento dei nati con taglio cesareo.
Un ulteriore problema da affrontare è la prevenzione delle patologie neonatali, quindi andrebbe incoraggiato per questo motivo anche l'allattamento al seno per l'incremento dei nati pretermine come strumento per ridurre la mortalità materna e quella neonatale ed infantile.
La Camera, quindi, impegna il Governo a favorire ed incentivare la ricerca sia clinica, sia farmacologica per le patologie tipiche della donna come strumento fondamentale per migliorare la prevenzione e la cura in quel particolare ambito; a considerare prioritario in ambito sanitario la tutela della salute materno infantile, con l'obiettivo specifico di favorire l'analgesia in travaglio di parto, di ridurre i tagli cesarei e progressivamente la mortalità da parto e quella neonatale ed infantile con la diminuzione dei nati pretermine; a potenziare il sistema di screening (ovvero la prevenzione) per poter prevenire e curare tempestivamente le tipiche patologie femminili, con particolare riferimento a quelle oncologiche generali, a quelle oncologiche del sistema riproduttivo femminile e a quelle oncologiche della tiroide oggi in grande aumento.
Il tema della prevenzione mi sta molto a cuore (su di esso sto lavorando in un documento che renderò pubblico dopo l'estate), perché oggi la prevenzione è la prima arma per guarire da alcune patologie. La diagnosi precoce, nella maggior parte dei casi, consente non soltanto di curare la malattia, ma addirittura di guarire definitivamente, soprattutto per quanto riguarda le patologie oncologiche: se queste ultime sono prese in una fase iniziale, si curano e dalle stesse si guarisce con il solo intervento chirurgico.
Inoltre, la Camera impegna il Governo a promuovere la campagna di informazione capillare sui problemi dell'osteoporosiPag. 21 e dell'endometriosi, delle abitudini di vita, delle patologie associate e dei farmaci che possono causarle, al fine di migliorare la prevenzione e la cura come strumento importante per migliorare le condizioni di salute e di vita delle donne.
La Camera impegna il Governo, altresì, a promuovere campagne di informazione capillare sui problemi dell'infertilità e della sterilità della coppia, per aumentare la consapevolezza dei meccanismi che regolano la fecondità umana e delle conseguenze connesse a comportamenti a rischio.
La Camera impegna il Governo a promuovere una cultura della salute tra i giovani, programmando un intervento di screening e di prevenzione di patologie di interesse sociale per i ragazzi e per le ragazze, con particolare riferimento al sovrappeso, all'obesità e alle patologie correnti ad esse associate, come il diabete, l'ipertensione e le cardiopatie (una proposta in merito è stata presentata dall'onorevole Baldelli), promuovendo anche interventi di educazione sanitaria, al fine di diffondere stili ed abitudini di vita più corretti, predisponendo adeguati meccanismi volontari di controllo, attraverso la creazione di un cosiddetto «buono prevenzione giovani», ossia di una tessera di prevenzione-salute per i giovani.
Inoltre, la Camera impegna il Governo a migliorare l'informazione e la prevenzione con riferimento alle malattie sessualmente trasmesse, oggi ancora in grande aumento, in particolare l'HIV, l'AIDS e l'epatite C, considerando anche le gravi patologie associate - alla luce della non trascurabile prevalenza dell'epatite C in Italia -, sulle quali è necessario non abbassare la guardia, dopo l'introduzione di farmaci efficaci, ma tuttora non risolutivi.
Ricordo all'Assemblea che le malattie sessualmente trasmesse sono in grande aumento e, soprattutto, che intervengono nuove patologie portate dall'immigrazione delle popolazioni.
La Camera, inoltre, impegna il Governo a migliorare la rete territoriale di servizi a sostegno della non autosufficienza, in quanto, ancora oggi, il peso maggiore per accudire un familiare disabile o un ammalato cronico ricade ancora, prevalentemente, sulle donne.
Infine, la Camera impegna il Governo a migliorare la rete degli asili nido e delle scuole d'infanzia, in quanto le carenze rendono ancora più difficile, per le donne, conciliare i loro impegni fra casa e lavoro, di conseguenza, incidendo negativamente sul loro stato di salute (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Laura Molteni, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00099. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, la mia mozione n. 1-00099 riguarda la salute della donna. Ricordo che, nell'ambito della programmazione sociale e sanitaria, è possibile ritagliare uno specifico ambito di riflessione e di intervento a favore dell'universo femminile, sia sotto il profilo medico-scientifico, sia dal punto di vista socioculturale.
Il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali si è attivato molto, negli ultimi anni, sia a livello normativo che nell'ambito della comunicazione pubblica, per informare le donne su alcune problematiche sanitarie emergenti, sensibilizzandole sull'importanza della promozione di stili di vita salubri.
In particolare, è necessario sottolineare quanto sia importante la promozione di azioni di prevenzione secondaria dei tumori femminili, realizzatesi sino ad oggi attraverso l'attuazione di diversi sistemi di screening del cancro. Questi interventi sono destinati ad ottenere un doppio effetto benefico nell'ambito della popolazione femminile, in primo luogo perché, aumentando i controlli, consentono di monitorare la diffusione di forme tumorali nella popolazione femminile, intervenendo tempestivamente nelle cure.
In secondo luogo, perché favoriscono il consolidamento di una nuova cultura di assistenza sanitaria, incentrata sulla prevenzione e sui servizi territoriali, più che sulle tradizionali cure ospedaliere.Pag. 22
Sotto il profilo della comunicazione pubblica, il riferimento, in particolare, è rivolto: all'efficace azione intrapresa nella lotta contro il fumo e contro il tabagismo e allo specifico sguardo dedicato alle donne nell'ambito di questo intervento a carattere generale; alla comunicazione sull'importanza di una corretta alimentazione quale strumento di promozione di stili di vita salubri, che trova nelle donne come mogli e come madri i propri fondamentali riferimenti; alle più recenti iniziative del Ministero del lavoro, della salute delle politiche sociali sul tema della «nati-mortalità» e sulla procreazione medicalmente assistita.
Si evidenziano due profili distinti nella programmazione sanitaria. Il primo riguarda per la presenza di patologie e problematiche di ordine sanitario, che, per la loro natura o la loro incidenza statistica, sono legate alla donna, nelle sue diverse età e fasi evolutive. Il secondo profilo attiene allo specifico rilievo che le patologie e le problematiche socio-sanitarie comuni ai due generi assumono in rapporto all'universo femminile.
Vi sono patologie che colpiscono statisticamente le donne in prevalenza rispetto agli uomini (come l'ipertensione arteriosa, la cataratta, le patologie della tiroide, l'artrosi). Tra queste, in particolare, si segnala l'osteoporosi, che costituisce un rilevante problema di salute pubblica diffuso, in particolare, tra le donne, di regola associato a fratture da fragilità (le famose fratture somatiche), che a loro volta si traducono in un elevato incremento della morbilità (riferito alla frequenza statistica del ripetersi di fenomeni morbosi), in un vario grado di inabilità permanente, nei casi più gravi addirittura in un eccesso di mortalità.
Il Senato, in data 3 dicembre 2008, ha approvato due mozioni che impegnano il Governo ad implementare gli studi epidemiologici relativi alla patologia osteoporotica, ad approfondire i costi diretti ed indiretti della patologia, a monitorare l'offerta assistenziale nel settore, a promuovere campagne di informazione e di prevenzione rivolte anche a diffondere la diagnosi tempestiva, attraverso il ricorso alla MOC, alla densitometria ossea e all'indagine mineralometrica, che consentono di misurare con precisione la densità del tessuto osseo.
L'altro aspetto importante riguarda la procreazione, sotto il profilo delle problematiche della stessa. Oltre alle patologie che attengono all'apparato riproduttivo femminile, emerge il nodo della tutela della salute in ambito materno infantile, che indubbiamente costituisce un impegno che assume una rilevanza strategica nel sistema socio-sanitario per il riflesso che tali interventi hanno sulla qualità del benessere psicofisico dei cittadini. Un'altra specificità riguarda il miglioramento della qualità della vita della madre e del bambino, per il quale l'Organizzazione mondiale della sanità individua un obiettivo primario a livello mondiale e impone di focalizzare l'attenzione sul percorso di nascita, che costituisce l'aspetto più complesso e delicato per le implicazioni sulla salute della donna, del feto, del neonato e del bambino e, di conseguenza, sui tassi di natalità, di mortalità, morbilità infantile e di incidenza di handicap.
La mortalità materna, la mortalità neonatale, perinatale e la nati-mortalità rappresentano indici importanti per valutare lo stato dell'assistenza socio-sanitaria del settore materno-infantile e il grado di civiltà di una nazione. In Italia, dagli anni Ottanta ad oggi, si è registrato un'esponenziale riduzione del numero dei nati vivi, pari ad un decremento del 6,4 per cento, mentre la mortalità materna è passata dal 53 per cento per 100 mila nati vivi a circa il 5 per cento. Allo stesso tempo, tuttavia, i mutamenti delle condotte riproduttive delle coppie e l'innalzamento dell'età media del parto per le prime nascite tendono a determinare una forte riduzione del numero delle nascite.
Voglio ricordare che fin dalla XIV legislatura si è avviato, nelle competenti Commissioni parlamentari ed anche in ambito ministeriale, un dibattito sulla centralità che il momento della maternità e della nascita assumono per la donna e, quindi, sull'adeguatezza dei servizi di assistenza Pag. 23al parto rispetto alle esigenze emergenti di una società in continuo mutamento e trasformazione.
Gli obiettivi prioritari riguardano: la riduzione del tasso di ospedalizzazione per gravidanza e parto attraverso la valorizzazione delle strutture socio-sanitarie alternative; la riduzione della frequenza dei parti per taglio cesareo; la promozione delle strutture competenti in materia di parto indolore; infine, l'ottimizzazione dei punti nascita.
Particolarmente rilevante oggi ai fini della salute femminile è anche il tema della chirurgia plastica, soprattutto a carattere ricostruttivo, che costituisce un settore oggi ancora poco esplorato sotto il profilo della regolamentazione delle procedure, del controllo sui livelli di qualità delle prestazioni e dell'analisi delle implicazioni psicologiche sulla donna (soprattutto per la chirurgia conseguente a traumi o interventi di chirurgia oncologica).
Nell'ambito della programmazione socio-sanitaria al femminile, appare prioritaria anche una riflessione sulla salute psicologica delle donne, che, secondo studi recenti, presentano un rischio circa triplo di sviluppare una depressione maggiore rispetto agli uomini. Molte pazienti manifestano i primi sintomi depressivi tra i 20 e i 30 anni. Quando una donna lamenta una crisi depressiva, presenta il 50 per cento di possibilità di avere ricadute di malattia nel corso della vita. Per quanto riguarda la depressione in gravidanza, i disturbi depressivi maggiori possono esse associati a parto prematuro, basso peso alla nascita del neonato e rischi suicidari.
Soprattutto nelle aree metropolitane, le donne appaiono particolarmente esposte a forme di disagio sociale derivanti dalle difficoltà di adattamento alle dinamiche e alle sollecitazioni di una società post-industriale sempre più complessa ed in continua trasformazione.
Il risultato disadattivo delle donne che non riescono a rispondere a tali sollecitazioni contestuali si traduce, infine, in costi collettivi particolarmente elevati in termini di aumento anche dell'aggressività sociale, manifesta o mascherata, di regola associata a stati depressivi che spesso rischiano di tradursi in disturbi della psiche.
L'esigenza di uno sguardo mirato alle patologie e alle problematiche socio-sanitarie legate all'universo femminile nell'ambito della programmazione nazionale deve trovare il proprio naturale e necessario compimento a livello regionale, in quanto anche le regioni, con il contributo degli enti locali per la parte di più specifico rilievo sociale, hanno una responsabilità diretta nei confronti della tutela e della garanzia dei bisogni sanitari emergenti della popolazione femminile.
Con questa mozione vogliamo impegnare il Governo: a promuovere e a favorire una nuova sensibilità medica; a promuovere, nella programmazione socio-sanitaria nazionale, il consolidamento di un approccio mirato al tema della salute della donna, al fine di offrire risposte effettive alle patologie che, di natura o per la loro incidenza statistica, riguardano in particolare l'universo femminile, favorendo, quindi, anche in ambito medico, una nuova sensibilità nei confronti delle esigenze esistenziali della donna, nelle successive fasi evolutive ed in rapporto alla diversa intensità dei bisogni.
In tema di procreazione, vogliamo impegnare il Governo a sottolineare l'importanza delle problematiche relative alla procreazione come strumento chiave per la promozione del benessere della donna, proseguendo ed implementando gli interventi di prevenzione e cura delle patologie dell'apparato riproduttivo, anche nella prospettiva della riduzione del rischio di infertilità, legato, in particolare, all'innalzamento dell'età media del parto.
Vogliamo, altresì, impegnare il Governo a promuovere un nuovo approccio al tema della nascita e del parto, incentrato, in particolare, sulla riduzione dei fattori di rischio materno in gravidanza e di quelli del feto e del neonato in epoca perinatale, sulla diffusione dei corsi di preparazione al parto, sulla promozione del parto fisiologico, sulla corretta informazione in relazione alla demedicalizzazione del parto, sull'importanza di una corretta nutrizione Pag. 24e stile di vita, sulla promozione, sostegno e protezione dell'allattamento al seno.
È importante prevenire e contenere il ricorso delle donne allo strumento dell'interruzione volontaria di gravidanza, favorendo l'adozione di forme di supporto alla donna dal concepimento alla nascita e realizzando lo spirito originario della legge n. 194 del 1978, che, fin dall'articolo 1, evidenzia che l'interruzione volontaria di gravidanza non costituisce uno strumento per il controllo delle nascite. Proprio su questo punto, intendiamo impegnare il Governo.
Inoltre, vogliamo impegnare il Governo a proseguire l'efficace azione di prevenzione delle patologie oncologiche del genere femminile, potenziando il sistema di screening e promuovendo campagne informative volte a consolidare abitudini alimentari e di vita atte a contenere l'esposizione ai tumori.
In tema di osteoporosi, vogliamo che si valorizzino gli interventi di prevenzione e di diagnosi precoce di patologie, quali appunto l'osteoporosi, le disfunzioni metaboliche, l'artrosi, che mostrano una spiccata prevalenza all'interno del genere femminile.
Vogliamo che si proseguano e si promuovano nuove campagne informative sull'importanza per le donne dell'adozione di una corretta e sana alimentazione, quale strumento di prevenzione delle patologie soprattutto a carattere cronico, e di promozione di più elevati livelli di benessere.
Altresì, vogliamo che si proseguano e si implementino le campagne di sensibilizzazione sull'astensione dal fumo di sigaretta, informando le donne, e soprattutto le giovani donne, sui rischi di infertilità ad esso connessi e sulle possibili correlazioni con l'incremento della mortalità fetale e neonatale; e qui mi riferisco alla SIDS.
Vorremmo anche che si approfondissero le problematiche relative alla chirurgia plastica ricostruttiva; e qui mi riferisco alla chirurgia plastica ricostruttiva in particolare conseguente a patologie oncologiche, individuando nuovi protocolli assistenziali, atti a garantire alle donne che si rivolgono a tali interventi massima trasparenza circa le implicazioni, anche di lungo periodo, elevati livelli di affidabilità e di sicurezza nell'accesso alle cure.
Vogliamo anche che si promuovano programmi integrati in ambito sociale e sanitario, atti a fornire una risposta effettiva agli stati di disagio psicosociale delle donne; e qui mi riferisco alle donne vittime di violenza, qui mi riferisco agli stati di depressione conseguenti a separazioni, divorzi, vedovanza, qui mi riferisco agli stati di depressione anche riferiti ad altri eventi familiari traumatici, qui mi riferisco alle donne affette da stati di depressione correlati a patologie oncologiche, soprattutto se soggette ad interventi chirurgici di asportazione del seno, alle donne vittime del mobbing, alla depressione post partum, ed altre situazioni analoghe, anche attraverso il ricorso a forme di consulenza informatica che utilizzino la rete quale strumento di rilevazione delle situazioni a rischio e di sostegno psicologico a carattere continuativo, attraverso un accesso riservato e protetto a consulenze psicologiche on line.
L'idea è quella di intervenire là dove inizia il problema; anche perché credo che investire nel sociale e nella sanità in termini corretti oggi, significhi poi nel tempo ridurre quelli che sono maggiori costi sociali, quando ci troviamo ad affrontare certi tipi di problematiche che, al posto di risolversi, si tramutano in vere e proprie situazioni più gravi. Per questo è importante promuovere la piena attuazione, anche a livello regionale, delle politiche integrate di assistenza socio-sanitaria alla donna elaborate a livello nazionale, attraverso il ricorso ad intese ed accordi da stipularsi presso la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano quale strumento di definizione di obiettivi comuni e linee di indirizzo atte a garantire più elevati livelli di salute femminile.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palagiano, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00100. Ne ha facoltà.

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ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la comunicazione della Commissione europea al Parlamento europeo dell'8 marzo 2007 ha sancito che la parità di diritti fra uomo e donna rappresenta un valore essenziale per la crescita di un Paese, nonché uno strumento cruciale per la riduzione della povertà; in altre parole rappresenta, questa parità di diritti ma anche di doveri, un obiettivo prioritario del nostro millennio. In particolare, la salute delle donne è la misura dell'equità, della qualità e dell'efficienza del sistema sanitario nazionale: il ruolo della donna rappresenta lo specchio di quella società, poiché riflette il suo grado di civiltà.
In poche parole, l'emancipazione femminile riflette l'emancipazione della società. Purtroppo la parità dei diritti - che è tanto auspicata dalla Comunità europea, ma anche da noi - non è stata raggiunta: esistono pregiudizi, esiste una scarsità del potere economico femminile, esiste un ruolo sociale ancora oggi insufficiente ed una limitata partecipazione agli studi clinici del mondo femminile.
Gli studi clinici, come tutti sappiamo, oggi sono maggiormente sovvenzionati nel mondo dall'industria farmaceutica: il 77,3 per cento dei finanziamenti della ricerca perviene dall'industria privata. L'industria privata ha come fine non tanto quello di dare benessere o di guarire le malattie, ma nell'industria stessa ha un ruolo primario ed un'importanza il fatto di avere bilanci in attivo, di pensare al profitto.
La donna non rappresenta un buon soggetto da esperimento: la donna deve sottostare alle sue influenze ormonali, se entra in qualche trial clinico deve, per esempio, assumere dei contraccettivi perché i farmaci che le vengono somministrati possono essere teratogeni e comunque subisce le influenze di ormoni steroidei che possono esaltare o inibire le azioni di quel determinato farmaco.
Di conseguenza, si sa tutto - o quasi tutto - sugli effetti del farmaco e di come esso agisce sull'uomo, mentre si sa molto poco riguardo alla donna in quanto le donne non partecipano ai trial di ricerca: l'industria farmaceutica non le vuole e questo è un primo dato di fatto di come, rispetto al tema della salute, l'attitudine ad acquisire la malattia (quella che chiamiamo la morbilità) sia più elevata nelle donne rispetto agli uomini.
Esiste una enormità di malattie croniche che colpiscono prevalentemente le donne (direi quasi tutte le malattie tranne, forse, le malattie respiratorie e l'infarto del miocardio, che comunque presenta un'incidenza non trascurabile nelle donne in post-menopausa).
Sicuramente la maggior parte delle malattie - le malattie croniche, quelle neurodegenerative (come il morbo di Alzheimer e la sclerosi multipla), le malattie tiroidee, i tumori della tiroide, il diabete (come è stato ricordato in precedenza), l'ipertensione - presentano tutte una maggiore incidenza nel mondo femminile.
Addirittura anche il tumore del polmone - che presenta storicamente un'incidenza maggiore nel mondo maschile (colpisce quattro o cinque volte di più l'uomo rispetto alla donna) - dagli anni Cinquanta è diventato 600 volte più frequente nel mondo femminile (e questo grazie alla diffusione del fumo di sigaretta nell'ambiente femminile e dunque a questa cattiva abitudine che oggi imperversa anche nel mondo femminile).
Con la mozione chiediamo che rispetto a tutte queste malattie che possono essere tranquillamente prevenute (conosciamo oggi l'incidenza formidabile che ha avuto sul cancro della mammella la mammografia praticata dopo i quarantacinque anni ogni biennio o quella del pap-test che viene eseguito anch'esso con una cadenza biennale nelle giovani donne che hanno superato il venticinquesimo anno di età) l'attenzione venga posta sulla prevenzione, che in Italia non è omogenea in tutto il territorio nazionale ma presenta grandi divergenze tra il nord e il sud (con punte di eccellenza nel nord Italia dove raggiunge e supera l'80 per cento, mentre nel sud e nelle isole non raggiunge neanche il 39 per cento).
L'importanza della prevenzione è il punto cruciale della nostra mozione. SappiamoPag. 26 quale importanza abbia il papilloma virus nella genesi del cancro della cervice o del collo dell'utero e sappiamo quanto ha fatto il Governo procedente nell'istituire obbligatoriamente - o comunque gratuitamente - per le famiglie che ne facessero richiesta il vaccino nei confronti del virus dell'HPV, del papilloma virus (perlomeno nei confronti dei quattro ceppi più ad alto rischio, quelli che determinano il cancro).
Siamo fermamente convinti - questa è la raccomandazione non nostra, come partito politico, ma dell'Organizzazione mondiale della sanità - che tale tipo di prevenzione debba essere continuato nel nostro Paese affinché le donne e le future generazioni possano essere protette da questo insidioso cancro che ancora oggi miete molte, troppe vittime in Italia.
Il carcinoma della mammella rappresenta ovviamente la forma forse più crudele di cancro non tanto per l'incidenza e l'alta mortalità che esso determina, ma per le caratteristiche deturpanti degli interventi, dal momento che le donne che sopravvivono sono comunque ferite e sfregiate nel loro aspetto più intimo, quello della femminilità, della floridità, della prosperità (e quindi anche nell'aspetto femminile esteriore, estetico).
Anche questo rappresenta oggi una problema che ancora è inevaso in diverse regioni del sud. Ma mi riferisco anche al carcinoma dell'endometrio e al carcinoma delle ovaie, la seconda causa di morte di tipo tumorale nella donna, la prima tra le neoplasie di tipo ginecologico. Per prevenire il carcinoma dell'endometrio basta una semplice ecografia transvaginale eseguita in tutte le donne in post menopausa. Ci sono davvero delle indagini che sono a basso prezzo, a basso costo per lo Stato, che dovrebbero essere promosse attraverso delle campagne informative su tutto il territorio nazionale per evitare questa disparità che esiste tra nord e sud del nostro Paese. Ma potremmo parlare di tantissime malattie che affliggono il mondo femminile, piuttosto che quello maschile. Mi riferisco per esempio alle malattie neurovegetative. Il morbo di Alzheimer, che conoscono tutti, è un morbo in cui sicuramente la carenza degli estrogeni (che si viene a determinare nella seconda fase dell'età femminile, dopo la menopausa per intenderci) riveste un ruolo cruciale nel determinismo di questa malattia, così come nella sclerosi multipla che rappresenta la malattia più invalidante nelle giovani donne di età compresa tra i venti e i quarant'anni. Non si può non ricordare il discorso delle malattie che sono peculiari e che sono soltanto a carico delle donne e in particolare - come hanno già detto i colleghi che mi hanno preceduto - l'endometriosi, questa malattia caratterizzata dalla presenza della mucosa uterina in sede ectopica, cioè al di fuori della zona in cui deve anatomicamente essere. In tutto il mondo esiste una grande campagna conoscitiva e di sensibilità su questa malattia che è fortemente invalidante, che è responsabile di una sintomatologia violentissima nei confronti di queste donna, e che è responsabile del 30-35 per cento dei casi di sterilità.
Attraverso questa mozione abbiamo anche chiesto al Governo - e sono compiaciuto che anche le altre forze politiche presenti in Aula sono state concordi - di fare qualcosa per queste donne afflitte da endometriosi, e di istituire in Italia un registro affinché si possa vedere effettivamente l'incidenza, non tanto delle forme lievi, ma di quelle gravi di tale malattia, che rappresentano davvero un problema sociale. Vi sono circa tre milioni di donne affette da endometriosi in Italia ed è giusto che si sappia esattamente come affrontare questo problema e come aiutare queste pazienti che vivono davvero nel dolore.
Esiste infine un problema per me davvero molto intimo, che avverto come uomo, avverto come medico, avverto come parlamentare. L'assistenza alle donne in Italia, a tutte le donne che varcano i nostri confini, vorrei che fosse davvero garantita trasversalmente. Al di là del colore della pelle, al di là della legittimità del loro ingresso attraverso l'oltrepassamento del confine, vorrei evitare che vi fossero delle donne in Italia, anche irregolari, che partoriscono per la strada, che lasciano il Pag. 27proprio bambino nei pressi di un cassonetto dei rifiuti, in quanto questa nuova legge che si sta per approvare, attualmente in esame al Senato, sulla cancellazione dell'anonimato può in qualche maniera intervenire punendo particolarmente le donne. Ritengo che ciò non faccia parte del nostro costume, delle nostre radici, in cui crediamo da sempre, della carità cattolica, della carità cristiana, di quella solidarietà che ha contraddistinto noi italiani rispetto ad altre popolazioni europee, e non solo. Vorrei che questa nostra sensibilità possa in qualche misura mantenersi ed essere presente anche in questa legislatura, affinché tutte le donne sul nostro territorio siano ovviamente trattate con la dignità che l'essere umano richiede.
Per queste ragioni appena esposte, attraverso la nostra mozione, al Governo innanzitutto chiediamo: di ridurre queste inaccettabili disparità regionali nello screening dei tumori, ma non solo; di attivare nuovi servizi sanitari in base alla popolazione e in base alla composizione per sesso; di attivare e di consentire l'accesso ai servizi di diagnosi precoce e di prevenzione; di promuovere un'organizzazione sociale tesa a supportare la donna nei suoi molteplici ruoli (asili nido, orari flessibili, scuole con possibilità di orario prolungato); di indurre le aziende scientifiche e farmacologiche ad estendere le sperimentazioni farmacologiche, quelle innocue (quella della terza fase per intenderci, quelle non pericolose), anche nel mondo femminile per poter effettivamente valutare gli effetti dei farmaci anche sulle donne e non solo sugli uomini.
Vorremmo che il Governo si impegnasse anche ad incentivare la ricerca scientifica sui metodi che favoriscono l'ottenimento di una gravidanza dopo chemioterapia. Si è parlato in precedenza di sensibilità per le gravidanze nell'incentivare tutte le normative che possono in qualche maniera evitare le malattie sessualmente trasmissibili, vorrei anche richiamare l'attenzione del Governo sulle ricerche che consentono alle donne già colpite da cancro di poter godere della genitorialità una volta guarite, dopo questa terribile esperienza.
Ed inoltre, come ho già accennato precedentemente, la nostra mozione impegna il Governo a riconoscere l'endometriosi come una malattia sociale, ad aumentarne la conoscenza, a promuovere la campagna conoscitiva, di informazione e sensibilizzazione anche attraverso una giornata nazionale per la lotta all'endometriosi come accade in tutti i Paesi occidentali; ad attuare una campagna di informazione anche nei confronti dell'osteoporosi di cui pure si è parlato ed, infine, a consentire a tutte le donne che soggiornano, anche temporaneamente, nel nostro Paese di avere un'assistenza sanitaria adeguata, nel rispetto della vita della donna e, spesso, anche di un'altra vita che sta per nascere.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per sottolineare un paio di punti del dispositivo della mozione Barani ed altri n. 1-00097 riguardanti le campagne di informazione e prevenzione rivolte al mondo giovanile. Già nella scorsa legislatura presentai un progetto di legge - nuovamente presentato nella corrente legislatura, che fu inserito nel programma di Governo dell'allora Casa delle Libertà e, in particolare, di Forza Italia - riguardante il buono «prevenzione e salute» per i giovani che si fondava sostanzialmente sulla considerazione che, essendosi esaurito anche per meccanismi legislativi l'obbligo di leva, andava a scomparire un osservatorio epidemiologico importante rispetto alla prevenzione di alcune patologie interessanti la popolazione giovane e maschile.
Al netto della specificità delle mozioni in esame, concernenti alcune tipologie di patologie femminili e la loro prevenzione, ritengo che il Governo possa in qualche modo considerare anche l'ipotesi di immaginare a carico della medicina scolastica una quantità di azioni di prevenzione per le malattie dell'apparato riproduttivo Pag. 28che, evidentemente, non soltanto devono essere affrontate in un'età scolare per essere più facilmente curate nell'età successiva, ma anche al fine di poter disporre di un osservatorio epidemiologico importante da cui poter ricavare dati utili alla prevenzione e alla cura di questo genere di patologie.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
Prendo atto che il rappresentante del Governo, si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della mozione Marchignoli ed altri n. 1-00095 concernente questioni connesse con l'avvio dell'esercizio della linea ferroviaria di trasporto alta velocità Milano-Bologna (ore 18,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Marchignoli ed altri n. 1-00095 concernente questioni connesse con l'avvio dell'esercizio della linea ferroviaria di trasporto alta velocità Milano-Bologna (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione della mozione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
Avverto che in data odierna sono state presentate le mozioni Vietti ed altri n. 1-00098, Misiti ed altri n. 1-00102 e Valducci ed altri n. 1-00103 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A - Mozioni).

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritto a parlare l'onorevole Giachetti, che illustrerà anche la mozione Marchignoli ed altri n. 1-00095, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, illustro la mozione Marchignoli ed altri n. 1-00095, presentata dal Partito Democratico, che trova origine in un caso specifico ma riguarda un tema che affligge tutto il nostro Paese e gran parte delle aree nelle quali la TAV si è sviluppata.
Tuttavia, signor Presidente e signor sottosegretario, partiamo da un dato di fatto che credo sia incontestabile: la TAV nel nostro Paese è arrivata in ritardo rispetto agli altri Paesi europei e la realizzazione della TAV nel nostro Paese è costata parecchio di più, in proporzione, di quanto non sia costata in altri Paesi europei. Questa purtroppo - in particolare nel settore dei trasporti - è una caratteristica del nostro Paese e credo che sia un elemento che è sotto gli occhi di tutti, difficilmente contestabile e che probabilmente ha parecchi padri e madri, non sicuramente uno solo, visto che lo sviluppo di questa politica della TAV ha accompagnato molti anni del nostro Paese.
Vorrei anche dire, signor Presidente che dovremmo inquadrare questo argomento, a partire ovviamente dal caso specifico, cercando di affrontarlo senza mettere in contrapposizione lo sviluppo della TAV, che ovviamente è una cosa molto importante per il nostro Paese, con la gestione del resto del traffico ferroviario, che riguarda il trasporto locale e che è altrettanto importante anche per l'impatto che ha su una moltitudine di cittadini.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 18,10)

ROBERTO GIACHETTI. Saluto il cambio di Presidenza con l'arrivo del Presidente Leone e l'uscita del Presidente Bindi.
Queste due cose non possono essere in contrapposizione: è interesse nazionale che migliori la tecnologia e che migliori anche la funzionalità del sistema TAV, ma Pag. 29contemporaneamente dobbiamo essere consapevoli che per lo sviluppo del Paese serve anche altro.
Non voglio fare paragoni azzardati, ma se pensiamo alle prime decisioni che ha preso il Presidente degli Stati Uniti, Obama, riguardo per esempio ai temi dell'ambiente e dell'ecosistema, in particolare riguardo l'indirizzo e lo sviluppo di alcune infrastrutture proprio volte a rispettare quei parametri di Kyoto e quell'esigenza di ecocompatibilità e di miglioramento rispetto al tema delle emissioni inquinanti e del risparmio energetico, se guardiamo quali sono state anche le politiche che immediatamente sono state portate avanti dal nuovo Presidente degli Stati Uniti, ci rendiamo conto che vi è un'esigenza che va al di là della pur importante necessità di garantire ai cittadini un miglior servizio. In altre parole, vi è anche un problema rispetto appunto alle emissioni, rispetto all'inquinamento, rispetto alle politiche del traffico, rispetto anche alla riconversione della mobilità nel nostro Paese: un'esigenza di potenziare, investire e migliorare quei servizi che trasferiscono su ferro la maggior parte - o almeno dovrebbe essere così - della mobilità del nostro Paese.
Quindi, è del tutto evidente come ciò sia necessario; lo abbiamo visto anche e soprattutto nel momento in cui Alitalia ha avuto le sue difficoltà, perché in quel momento vi è stata una politica di sviluppo e di potenziamento dell'alta velocità da parte delle ferrovie dello Stato; questo però non può incidere negativamente e non può andare a danno di quella diffusissima - e quanto dovrebbe esserlo di più, signor Presidente e signor sottosegretario - linea delle tratte regionali e del cosiddetto pendolarismo, cioè di quel servizio che dovrebbe offrire qualità e anche efficienza a tutti coloro che usano i treni in modo alternativo alle automobili, per esempio, per trasferirsi per lavoro o per itinerari interni.
Diciamo questo, signor Presidente, perché se guardiamo anche i dati che emergono - e ve ne sono anche alcuni attuali: ve ne è uno del CENSIS di un anno fa, del marzo del 2008 - scopriamo che i pendolari in Italia sono più di 13 milioni, ossia sono il 22 per cento della popolazione residente, con un incremento negli ultimi sette anni che è pari a 3 milioni e mezzo di persone. Questo incremento non è soltanto e ovviamente un potenziamento del flusso che va sulla rete ferroviaria, ma è anche una sottrazione importante di intasamento di flussi alternativi alla rete urbana, autostradale e stradale.
È un fatto importante, ma anche dal punto di vista culturale, anche in funzione di una partecipazione del nostro Paese a quelle politiche di miglioramento dal punto di vista delle scelte ambientali ed ecocompatibili; è un fatto importante, che dovrebbe essere potenziato, incentivato, migliorato e che non dovrebbe entrare in conflitto con il miglioramento dell'alta velocità.
Secondo alcune indagini svolte dalle associazioni dei consumatori - ci trasferiamo, quindi, dal CENSIS alle associazioni dei consumatori - si scopre che, a fronte di una crescita esponenziale delle tariffe (quindi, si crea un maggiore mercato e Trenitalia alza le tariffe), gli intercity impiegano più tempo, rispetto a vent'anni fa, per percorrere le stesse tratte. Accanto a questo, secondo Legambiente (un terzo soggetto che si occupa, ovviamente, più di questioni ambientali, ma che studia anche le misure che vengono adottate), il 30 per cento dei treni dei pendolari arriva in ritardo. Questo è già un quadro che mostra come, invece di mantenere un bilanciamento tra lo sviluppo della TAV e l'esigenza di potenziamento anche del traffico delle tratte regionali, lo sviluppo della TAV pesa ed incide immediatamente sulla vita quotidiana di milioni di persone, che aumentano e che usufruiscono, invece, del servizio regionale. Proprio per una politica che dovrebbe puntare a migliorare anche la qualità della vita dei nostri concittadini, tale servizio dovrebbe essere potenziato e si dovrebbe fare in modo che diventi più attrattivo per tante persone che ancora prendono la macchina, invece del treno.Pag. 30
Inoltre, signor Presidente, coloro che prendono il treno e, soprattutto, coloro che usufruiscono delle tratte regionali - cioè i pendolari - si trovano a dover viaggiare in carrozze, in scomparti e in ambienti, che sono al limite dell'intervento dell'ufficio di igiene (anzi, in alcuni casi, vi è l'esigenza dell'intervento dell'ufficio di igiene). Non credo di dare notizie clamorose: è noto a tutti che, spesso e volentieri, nelle cuccette di tanti treni vi sono le zecche e che definire le condizioni ambientali delle carrozze e degli ambienti nei quali viaggiano i pendolari - cioè, coloro che tutti i giorni utilizzano i treni, lo ripeto, per andare al lavoro e per vivere la propria vita quotidiana - come di degrado più totale è soltanto un eufemismo. Con riferimento a ciò, la risposta arrivata da Trenitalia è stata quella di stanziare 73 milioni di euro per affidare una nuova manutenzione ad una nuova impresa di pulizie. Sappiamo che, di per sé, questo non è sufficiente, perché cambiare semplicemente una ditta di pulizie, non può essere una soluzione. Evidentemente, ci deve essere qualcosa che riguarda anche l'ammodernamento di tanti treni, che sono gli stessi da parecchi anni.
Parallelamente, le Ferrovie dello Stato, con l'introduzione dell'alta velocità in diverse tratte d'Italia, a partire dal 2009, hanno previsto, per moltissimi intercity, lo spostamento dalle linee veloci a quelle lente, con conseguenze evidenti per i pendolari. Quindi, per potenziare le linee della TAV, molti intercity (che, comunque, rappresentavano una via di mezzo dei treni e che dovevano avere, in ogni caso, una qualità dal punto di vista anche della rapidità e della puntualità) sono stati, di fatto, portati ad un livello inferiore, e vengono fatti viaggiare sulle linee più lente, mortificando, quindi, e creando problemi a tanti utenti, che utilizzavano quel tipo di mezzi.
In un momento di crisi del trasporto aereo nazionale, è naturale - come dicevo prima - che Trenitalia guardi al mercato e alla concorrenza per strappare passeggeri e potenziali utenti, ex Alitalia, che viaggiano tra Milano e Bologna e tra Roma e Milano. Abbiamo visto, infatti, anche nei giorni scorsi, che basta un po' di neve e gli aerei non partono. Tendenzialmente, in questi casi, il treno è di maggiore garanzia rispetto agli aerei (tranne che per il sottosegretario Rotondi che, nonostante questo, non riesce ad arrivare puntuale al question-time). Addirittura, signor Presidente, i famosi treni Frecciarossa - di per sé il nome dovrebbe evocare qualcosa di fulmineo nella sua evoluzione - non sono treni nuovi, come lei certamente sa (perché è esperto in materia e lo sappiamo), ma sono gli ETR 500, usati in Italia da più di cinque anni. Invece, gli ETR 600, cioè, quelli che dovrebbero essere di nuova tecnologia e di nuova fattura, vengono sperimentati - indovini dove, signor Presidente? - nelle tratte dove non esistono le linee di alta velocità, cioè al sud, dove ancora vi sono tratte che non fruiscono della specificità dei binari dell'alta velocità! Quindi, i treni vecchi sono usati dove vi sono i binari che possono ricevere i treni nuovi, e i treni nuovi li utilizziamo - d'altra parte, questa è una caratteristica di un certo modo di fare - dove vi sono le tecnologie che potrebbero far camminare quelli vecchi. Sono le cose italiane.
Ma allora perché il tema è inquadrato - e mi avvio alla conclusione - dal punto di vista di una caratteristica che è generale e che riguarda il nostro Paese? Perché si parte mettendo in evidenza i disagi creati dall'attivazione della tratta dell'alta velocità, in particolare per quello che riguarda l'Emilia Romagna? Perché, a fronte dei disagi di cui ho parlato prima, l'azienda Trenitalia provvede a trasformare molti intercity in Eurostarcity che, di fatto, avranno gli stessi orari di prima e le medesime fermate, ma vedranno un aumento ingiustificato del biglietto. Tra l'altro, l'azienda esclude la possibilità che su questi treni si possa continuare a viaggiare con la tessera IC Pass, un'opportunità originariamente pensata per consentire un'alternativa di viaggio verso la via Emilia e verso Milano dopo l'eliminazione dei treni diretti dal trasporto regionale in direzione di Milano.Pag. 31
Il problema è che Trenitalia ha aumentato il costo del biglietto in virtù di una semplice denominazione commerciale e, in ogni caso, non ha disposto alcun potenziamento dei treni regionali lungo la via Emilia: tanto per capirci, questi treni hanno mediamente trenta, quaranta anni di vita. È del tutto evidente lo sbilanciamento di cui parlavo poco fa: la necessità di riportare la TAV ad essere più competitiva, anche rispetto ad altri mezzi di trasporto, fa sì che tutte le risorse vengano destinate alla TAV stessa, ma ciò comporta dei tagli per quanto riguarda i trasporti regionali e più lenti che inevitabilmente incidono anche su una moltitudine di cittadini che si trova a protestare; nella fattispecie, ho parlato dell'Emilia e di alcune tratte del nord, ma inevitabilmente la questione si estende a tutte le tratte nelle quali la TAV crea una disparità rispetto al servizio fornito ai pendolari i quali - non dobbiamo mai dimenticarlo - costituiscono la moltitudine di coloro che utilizzano i trasporti a livello locale.
Avviandomi alla conclusione, signor Presidente, probabilmente bisognerebbe intervenire nei confronti del Governo per alcune semplici richieste: un intervento sulla società Ferrovie dello Stato affinché si garantisca la compatibilità piena tra i due tipi di servizi (il pendolare e l'alta velocità), in particolare garantendo al primo la compatibilità di tecnologia su linea direttissima, e facendo sì che ai treni regionali veloci e intercity sia concesso uno spazio orario nelle tratte in cui le due linee non sono parallele. Occorrerebbe, inoltre, chiedere al Governo (ed è quanto facciamo anche con la nostra iniziativa) di garantire risorse per il mantenimento del servizio per l'anno 2009 al livello del 2008, addebitando i costi aggiuntivi per l'alta velocità al bilancio dello Stato e non alle regioni e ai passeggeri, e a far sì che Trenitalia elabori un progetto di trasporto regionale da applicare quando i nodi saranno terminati.
Poiché sappiamo benissimo qual è la situazione della nostra economia e la situazione del bilancio del nostro Paese, occorre anche che io faccia presente al Governo, ai colleghi che interverranno dopo di me e a lei, signor Presidente, che proprio la settimana scorsa i colleghi del Partito Democratico - in particolare, la prima firma è quella del capogruppo in Commissione trasporti, l'onorevole Michele Meta - hanno presentato una proposta di legge che, fotografando la situazione attuale e ciò che è possibile realizzare in questo momento, cerca di contemperare l'esigenza di dare più fiato, più energia e più forza e di potenziare e migliorare la qualità del servizio delle tratte regionali senza incidere direttamente sul bilancio dello Stato, attraverso un'operazione che, probabilmente, un cittadino qualunque comprenderebbe: se fino a poco tempo si è registrata un'escalation dei prezzi della benzina e del petrolio che ha portato tali beni a dei prezzi enormi, adesso il prezzo del petrolio al barile è cambiato e, di conseguenza, è cambiato il prezzo della benzina, fatto che non si avverte in maniera così forte nelle tasche dei cittadini a causa di quella parte del prezzo costituita dalla famosa accisa. Noi abbiamo presentato una proposta di legge che molto semplicemente chiede al Governo di utilizzare una parte dei soldi che entrano grazie all'accisa sulla benzina per finanziare e aumentare i finanziamenti e gli investimenti.
Ciò a favore proprio di quel trasporto locale, proprio di quel trasporto diffuso, proprio di quel trasporto che più immediatamente entra direttamente nella vita quotidiana di tanti cittadini, i quali, per scelta o per impossibilità, non usano la macchina, consentendo di arrivare ad un dato così importante nell'utilizzo della via alternativa, ossia del ferro rispetto alla gomma, che sappiamo bene quanti problemi crei, nelle nostre città, nel trasporto urbano e non soltanto.
Speriamo che un'iniziativa di questo tipo, che non incide direttamente sulle casse dello Stato, ma che indica una possibile alternativa per una copertura finanziaria, venga presa in considerazione e magari possa essere l'occasione (proprio perché penso che alcuni disagi non hanno necessariamente un solo padre o una sola Pag. 32madre) sulla quale potrebbe essere possibile realizzare insieme una riforma ed una piccola, ma importante iniziativa per la quale più padri possano rivendicare un fatto positivo per il nostro Paese. Soprattutto, si potrebbe dedicare attenzione ai tanti cittadini ed ai molti utenti che, al di là del voto che esprimono al momento delle elezioni, credo meritino il rispetto e l'attenzione da parte di tutti noi.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Delfino, che illustrerà la mozione Vietti n. 1-00098, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, l'entrata in esercizio della tratta ad alta velocità Milano-Bologna nello scorso dicembre ha suscitato certamente la legittima soddisfazione da parte di Trenitalia ed ha arricchito oggettivamente l'Italia di un'indispensabile opera infrastrutturale.
Ovviamente siamo convinti che il processo di modernizzazione del Paese richieda assolutamente uno sforzo ulteriore, perché sia avviato, completato e si sviluppi nel nostro Paese a tal riguardo un grande fronte comune. Infatti, senza infrastrutture a livello competitivo in sede europea, certamente rischiamo di frenare quella capacità di sviluppo economico e di ripresa che esiste nel nostro Paese.
Viviamo una fase estremamente delicata sotto il profilo economico e sociale e certamente, a fronte di tutti i temi del lavoro, della redistribuzione del reddito, dell'attenzione alla centralità della famiglia, riteniamo che anche questo sia un tema su cui vi è da parte del Governo un grande sforzo - lo riconosciamo - ma sul quale lo stesso deve trovare il modo di passare ad una fase più operativa, incisiva e rapida: mi riferisco al tema delle infrastrutture.
Il nostro Paese ha segnato nel tempo, negli ultimi decenni, un ritardo sulla capacità nello sviluppo delle comunicazioni ed oggi, discutendo ed illustrando la nostra mozione, ma confrontandoci anche con le altre mozioni che sono state presentate, vogliamo prima di tutto riaffermare con forza questa esigenza e questa condivisione, per cui riteniamo che, senza una forte coesione nazionale, non si possa andare avanti rispetto a quelle che sono le attese. Infatti, da sempre le comunicazioni hanno rappresentato la libertà di movimento delle persone e delle merci e da sempre hanno contribuito in modo determinante al progresso economico e sociale.
Con questa mozione, manifestiamo una grande attenzione al tema che anche le altre mozioni evidenziano: l'esigenza di una compatibilità fra quelle che sono le comunicazioni con l'Alta velocità ed i servizi di trasporto locale e regionale.
Certamente siamo vicini, lo diciamo chiaramente nella mozione, alle persone e ai lavoratori e a quanti utilizzano il treno come mezzo di comunicazione perché riteniamo veramente inaccettabile che il progresso sulla questione dell'Alta velocità si tramuti in un peggioramento dei servizi regionali e soprattutto di quelli per i pendolari.
Riteniamo che in ciò si ravvisi l'esigenza di un più forte coordinamento tra il livello nazionale e il livello regionale e che le risorse (i 480 milioni per i contratti di servizi previsti) debbano essere discusse ad un tavolo nazionale ed implementate anche con quelle regionali. Indubbiamente sulla questione dell'attenzione alle difficoltà che vengono denunciate in modo incisivo e forte dai pendolari non possiamo fare passi indietro.
Quindi, mentre ribadiamo l'esigenza che investire nelle infrastrutture e nelle tecnologie collegate è un processo sempre più indispensabile che va sempre più rafforzato, riteniamo anche di poter affermare senza contraddizioni che l'attenzione ai problemi che denunciamo e che denunciano le altre mozioni sulla possibilità di trasporti adeguati per il livello locale e regionale debbano essere assolutamente prese in considerazione.
Dobbiamo recuperare dei ritardi e far sì che vi sia una vera attenzione allo sviluppo complessivo del servizio ferroviario, perché è chiaro che non si può andare avanti da una parte e ritardare o peggiorare la situazione dall'altra. Abbiamo presentePag. 33 la protesta dei pendolari del nord e riteniamo, come dicevo prima, che l'apertura di un tavolo di trattativa nazionale per implementare queste risorse e per il miglior utilizzo di quelle già previste debba essere un dato che riguarda non solo il caso specifico della tratta Milano-Bologna (della Lombardia, piuttosto che dell'Emilia Romagna).
Occorre un tavolo nazionale nel quale si possa effettivamente tenere conto che il programma dell'Alta velocità nel nostro Paese deve interessare e coinvolgere la Torino-Milano, la Torino-Lione, la Bologna-Firenze per arrivare fino a Napoli. Infatti, tutte le tratte (da Torino-Lione alle altre) sono assi di sviluppo per tutto il territorio interessato e, soprattutto, hanno la capacità di mettere il territorio nazionale in forte ed adeguato collegamento con le realtà europee. Infatti, senza questo riteniamo effettivamente che si perda una forte opportunità di crescita e di sviluppo.
Dicevo prima che nella nostra mozione poniamo anche l'attenzione alle linee locali e certamente vorremmo che fosse prevista una forte vigilanza e manifestato un forte consenso alla ristrutturazione delle linee locali per far sì che incardinare l'Alta velocità nel nostro sistema di comunicazione ferroviaria non diventi penalizzante per le realtà locali.
Sappiamo che l'impegno del Governo in questo settore è forte; vogliamo cogliere l'occasione di questa mozione anche per dire con forza che vi è la necessità di superare le difficoltà e mi riferisco a tutte le tratte che ancora devono vedere completata la fase progettuale o la fase di realizzazione con un impegno che deve essere, lo ripeto, forte.
Tale impegno, inoltre, deve attuarsi certamente attraverso un ampio dialogo con il territorio, con gli enti locali, ma da sempre sosteniamo che davanti all'interesse nazionale non possano esserci posizioni che ritardino o blocchino l'iter di iniziative come quella della TAV, o ad esempio come il tratto della Torino-Lione per la cui realizzazione, mentre la Francia rapidamente procede negli adempimenti che la riguardano, il nostro Paese, invece, va molto più a rilento.
Quindi, noi condividiamo quanto è stato fatto per dare più poteri al commissario sull'Osservatorio per la «Torino-Lione». Riteniamo che ci debba essere la capacità di ascolto, ma che, nel contempo, in relazione a queste infrastrutture, sia necessaria la capacità di decidere perché non possiamo ogni volta essere condizionati, come leggiamo anche sui giornali, dall'approssimarsi di scadenze elettorali (quella del prossimo giugno) che tendono a far slittare impegni validi non soltanto al nostro interno, ma anche perché propongono all'attenzione esterna la serietà e la capacità del nostro Paese di rispettare determinati impegni bilaterali internazionali, come sta facendo la Francia con lo sforzo che in questo caso, come rilevavo prima, sta portando avanti.
Pertanto, noi sosteniamo che la TAV, per l'Italia e anche, consentitemi di sottolineare qui quanto sosteniamo nel testo della nostra mozione, per il Piemonte, è un progetto assolutamente necessario per assicurare un futuro di crescita e di sviluppo. In una fase in cui il nostro Paese, come altri in Europa, registra una particolare difficoltà nella crisi mondiale, una caduta della sua capacità di crescita del PIL e della sua economia, dobbiamo avere la responsabilità di assumere tutte le iniziative opportune. Questo è il senso della mozione che poniamo all'attenzione del Governo: di assumere tutte le iniziative che consentano effettivamente di arrivare a dare pieno rispetto, piena efficace ed attuazione alle scadenze che sono state previste per la realizzazione di questa fondamentale infrastruttura.
Conosciamo le difficoltà delle popolazioni locali e dei pendolari, ma una capacità complessiva di governare il sistema delle comunicazioni ferroviarie deve trovare anche l'intesa con le regioni. Che significato avrebbe, infatti - mi avvio a concludere, signor Presidente - lo sbandierato federalismo se nel momento in cui ci troviamo a dover affrontare temi così vitali per la nostra Nazione, per la nostra Pag. 34economia, per il nostro sviluppo, non riusciamo, al di là del prossimo federalismo fiscale, a trovare già oggi, sul terreno concreto di un interesse nazionale, una composizione che sia alta, che non sia di compromesso al basso né di ritardo della modernizzazione del nostro Paese?
Questa situazione desterà in noi preoccupazioni nella misura in cui dal Parlamento non proverrà, come invece ci auguriamo, un'indicazione forte, puntuale, di condivisione e di sollecitazione al Governo affinché i problemi dei pendolari e le preoccupazioni portate avanti dalle amministrazioni locali siano considerati in tutta la loro reale problematicità, trovino risposte adeguate che però consentano, nello stesso tempo, di procedere speditamente per la realizzazione di questa alta velocità, che è una struttura indispensabile per il futuro del nostro Paese.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Misiti, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00102. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, l'argomento affrontato dalle mozioni presentate è la tipica questione che dovrebbe trovare condivisione tra tutti i deputati e i gruppi parlamentari del nostro Parlamento.
Penso che ci debba essere una condivisione sul fatto che l'Alta velocità ferroviaria debba essere costruita anche nel nostro Paese e coprire l'intero territorio. Ciò significa arrivare non fino a Napoli (come qualcuno dice), ma avere la possibilità di realizzare l'Alta velocità nel corridoio che attraversa la Val Padana (ovvero dalla Val di Susa o da Lisbona), che va verso Trieste e arriva fino a Kiev. Inoltre, il corridoio numero 5 (l'altro era il numero 1) deve accompagnare le altre modalità di trasporto attraverso l'Italia, dal Brennero fino all'ultimo lembo della Sicilia.
Finora si sono realizzate alcune di queste tratte e, in particolare, quella inaugurata di recente e che ha condizionato anche il nuovo orario ferroviario del 2009, ovvero la Milano-Bologna (dopo la prima tratta Roma-Napoli). Naturalmente nell'avviare la tratta Milano-Bologna si è cominciato a sentire la necessità di una profonda modifica dell'assetto che tocca non solo i treni veloci (quelli tradizionali, gli Eurostar e i precedenti), ma che interessa tutti gli altri servizi (cioè i treni intercity) e che ha influenzato, come sappiamo, i treni regionali e interregionali che trasportano giornalmente milioni di persone che vanno a lavorare, i cosiddetti pendolari. Sappiamo che circa due milioni di persone al giorno usano il treno per lavoro e i treni per pendolari sono stati toccati in senso negativo dalla nuova situazione.
A mio avviso, l'Alta velocità ferroviaria, che interessa un numero di persone ben minore ma che comunque è importantissima, è stata avviata in una fase critica del nostro Paese per il trasporto tra le sue due più grandi città: Roma e Milano. Credo che proprio nella visione di Trenitalia di quel momento (ovvero quando si è apprestata a introdurre l'Alta velocità in questa tratta) vi sia stata anche della fretta e una volontà di concorrenzialità con il sistema di trasporto aereo che in quel momento era al massimo della crisi.
Trenitalia ha realizzato, quindi, un orario ferroviario per il 2009 che tenesse conto soprattutto di questi interessi di carattere generale per le Ferrovie dello Stato, quasi fosse un modo per determinare molte più entrate e quindi concorrere con il sistema aereo, evitando di tenere conto degli effetti su tutto il sistema dei treni regionali e interregionali.
A mio avviso, ragioni di bilancio hanno consigliato questa via, in quanto, mentre l'alta velocità è gestita in maniera monopolistica da Trenitalia (una delle due società più importanti della holding Ferrovie dello Stato), il resto dei treni - quelli regionali, interregionali o locali - viene gestito in comune con le regioni attraverso accordi e, quindi, con una partecipazione finanziaria da parte delle regioni. Ciò, forse, ha consigliato l'attuale assetto.
La mia mozione n. 1-00102 e, credo, anche le altre che sono state presentate (che ho avuto modo di leggere), vanno Pag. 35tutte, in qualche misura, nella stessa direzione, ossia consigliare una modifica e un cambiamento dell'assetto e trovare ulteriori risorse, partendo dal presupposto che l'alta velocità ferroviaria non deve essere certamente penalizzata da questi fatti: bisogna trovare un assetto per poter far convivere lo sviluppo del rinnovamento delle infrastrutture ferroviarie - e dei treni ad alta velocità e capacità in tutto il Paese - con l'incremento della possibilità per i pendolari di utilizzare il treno. Oggi lo utilizza il 15 per cento dei pendolari (sui 13 milioni di pendolari che il CENSIS ha contato in Italia), ma bisogna aumentare tale percentuale, perché sarebbe un modo anche per ridurre il trasferimento di persone su strada, l'inquinamento nel territorio e gli sprechi. Sappiamo, invece, che il sistema ferroviario riduce consistentemente gli affluenti dell'atmosfera e, quindi, che il treno può essere, ancora per questo secolo, il mezzo di trasporto più utile alle popolazioni, soprattutto in un Paese come l'Italia.
Richiamo l'attenzione sul fatto che tutti i gruppi parlamentari rappresentati in questo Parlamento - attraverso un lavoro e un'azione che stanno conducendo nell'ambito della Commissione trasporti - si stanno adoperando, ascoltando non solo Trenitalia, ma anche tutti gli enti interessati che possono dare un contributo: si sta procedendo ad audizioni per poter suggerire al Governo - mi pare che un po' tutte le mozioni presentate lo facciano - di intervenire nel breve e nel medio termine, ma anche nel lungo periodo, naturalmente cercando di eliminare tutti gli effetti indesiderati derivanti dalla riorganizzazione del sistema, che deve andare avanti, soprattutto in tutta quella parte del territorio che rischia di essere emarginata.
Nello stesso tempo, l'ammodernamento deve procedere anche con il materiale rotabile. Infatti, per far posto ai treni ad alta velocità si è pensato di trasformare (questa è la critica che rivolgiamo all'attuale organizzazione) gli intercity (sono intercity, anche se vengono chiamati in un'altra maniera; sono ormai vecchi treni, che dovrebbero essere sostituiti). Riteniamo che uno sforzo ed un investimento anche sul materiale per i nuovi treni vada fatto, in modo da rendere il nostro servizio ferroviario, anche per i pendolari, corrispondente alle esigenze dei tempi. Non possiamo più pensare di avere treni come quelli di dieci o quindici anni fa, che oggi vengono ancora riproposti all'uso nelle nostre tratte ferroviarie.
Fortunatamente, l'attenzione di questo Parlamento e del Governo c'è stata, perché è stato stanziato ancora un certo numero di milioni di euro, 960 milioni per il 2009, per quanto riguarda il gruppo Ferrovie dello Stato, per gli investimenti. Tuttavia, sappiamo che, oltre a questi, sono stati previsti, dalle stesse norme, altri 480 milioni di euro per ognuno degli anni 2009, 2010 e 2011, per la parte mobile, per la parte Trenitalia. Tuttavia, sappiamo benissimo che, finché il sistema ferroviario è guidato in questa maniera, cioè da una holding, quindi con la RFI che deve fare gli investimenti sulle infrastrutture e Trenitalia che deve gestire, ancora non in concorrenza (credo che, quando vi sarà concorrenza, potrebbe anche venire maggiormente incontro non solo ai pendolari, ma anche ai normali viaggiatori degli Eurostar, con un costo dei biglietti, inferiore per l'eventuale concorrenza, oggi determinato anche dal monopolio), vi è anche il pericolo che i fondi previsti per investimenti, in caso di necessità, possano essere non investiti, ma utilizzati temporaneamente per tappare buchi nella voragine, che - mi assumo la responsabilità di dirlo - è molto più grande di quella che, per esempio, è stata posta in essere dalla compagnia aerea di bandiera. È una voragine annuale superiore, che deve essere sempre coperta dallo Stato, con il pericolo che gli investimenti siano un po' ridotti.
Nella nostra mozione, vi è la richiesta al Governo non solo di verificare che questi investimenti avvengano con la proporzione prevista per i fondi considerati dalla legge del 29 novembre 2008, n. 185, con riferimento al rapporto tra nord e sud, ma che vi siano investimenti. Infatti, sappiamo che per l'alta velocità ferroviaria del corridoio 1, che si dovrebbe fermare Pag. 36praticamente intorno a Napoli, forse a Salerno o Battipaglia, è necessario arrivare fino in fondo, fino a Trapani (Palermo o Trapani), completando comunque quel corridoio. Se non si rinnovasse quel tratto, infatti, accentueremmo la diversità tra nord e sud, perché sappiamo benissimo che la spina dorsale dello sviluppo è proprio l'Alta velocità, l'alta capacità ferroviaria.
Se si ferma Napoli, è chiaro che il Mezzogiorno ne soffrirà per i prossimi decenni, perché un'infrastruttura ferroviaria non si costruisce per una legislatura o per un decennio, ma per diversi decenni.
È necessario, quindi, non lasciare indietro il Mezzogiorno. Attiriamo l'attenzione del Governo sul fatto che questa è la linea che dobbiamo seguire: non demordere ed andare avanti non solo al nord nella realizzazione dell'alta velocità ferroviaria attraverso le Alpi.
Siamo dell'avviso che vada fatta l'opera della Torino-Lione e che vada realizzata al più presto, per non perdere i contributi europei, perché, una volta superata la crisi, credo che l'Europa, proprio sulla scia di come si devono superare le grandi crisi, non possa che aprire la borsa per accelerare i piani di infrastrutturazione di tutto il continente, proprio per cercare di fronteggiare la crisi economica, anche europea, che si accentuerà, purtroppo, nei prossimi mesi e, forse, durerà qualche anno.
Voglio richiamare l'attenzione su questo: noi dell'Italia dei Valori non abbiamo presentato una particolare mozione solo perché vogliamo polemizzare con qualcuno - niente affatto - ma, forse, potremmo arrivare molto facilmente, tutti i gruppi, ad avere una posizione comune, in modo tale che il Governo sappia che il Parlamento è dell'avviso che su questo terreno non esistono colori. Chi ha idee, le metta a disposizione; chi ha proposte, le faccia.
Credo che in Commissione trasporti stiamo dimostrando, come opposizione alla maggioranza, una capacità di collaborazione che è giusto che ci sia proprio su questi argomenti, che toccano, evidentemente, tutti i cittadini. Per questo, vogliamo impegnare il Governo ad intervenire al fine di ridurre i disagi dei lavoratori pendolari, che sono i meno abbienti, quelli che non possono permettersi il lusso di andare in macchina al lavoro e che vogliono contribuire a migliorare la situazione ambientale.
Vogliamo, quindi, scongiurare il rischio della marginalità di interi territori attraverso un nuovo assetto, che prefiguri nuove categorie di servizi di lunga percorrenza su tratti interregionali, ad esempio non cambiando la denominazione da Intercity ad Eurostar, ma utilizzando treni efficienti e nuovi, possibilmente consentendo di utilizzare le infrastrutture costruite per l'alta capacità o l'alta velocità ferroviaria in alcune finestre ed in alcuni orari in cui c'è un maggior numero di pendolari frequentanti le carrozze ferroviarie.
Occorre, infatti, che il beneficio che il Paese trae dalla costruzione e dalla gestione dell'alta velocità ferroviaria non si riversi solo sul 4-5 per cento di chi usa il treno ad alta velocità, ma si riversi, ammortizzando l'investimento (che finora è enorme e si avvicina ai 40 miliardi di euro nel tratto tra Napoli e il nord del Paese, e deve continuare fino a Palermo, avviando subito la progettazione della parte mancante), e possa dare un contributo anche a chi questa alta velocità non la può utilizzare, ma deve utilizzare il treno per andare a lavorare.

PRESIDENTE. È iscritto parlare l'onorevole Moffa, che illustrerà anche la mozione Valducci n. 1-00103, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, vorrei iniziare il mio intervento con una sottolineatura di ordine politico, perché - è stato già detto dai colleghi che mi hanno preceduto - l'argomento è uno di quelli classici sui quali dividersi sarebbe un fuor d'opera, sarebbe assolutamente sbagliato. Credo che sia corretto il richiamo, che da ultimo è stato Pag. 37fatto anche dall'onorevole Misiti, sul lavoro proficuo, importante che si sta svolgendo in seno alla Commissione trasporti, proprio per affrontare complessivamente il tema del ritardo del sistema del trasporto in Italia rispetto agli altri Paesi europei. Ed è positivo il fatto che, partendo da una situazione oggettiva, che riguarda la difficoltà di alcuni settori di utenza che usano il trasporto pubblico, soprattutto il trasporto pubblico locale, si arrivi oggi a presentare una serie di mozioni che almeno nella parte dispositiva convergono in un obiettivo comune, quello cioè di cercare di trovare gli strumenti adeguati per superare la criticità e per mettere in condizione il nostro Paese di non far sì che nel momento stesso in cui si modernizza, sia pure superando tanti ritardi e tanti ostacoli, con un sistema di alta velocità, nel contempo vengano penalizzati soprattutto i lavoratori del cosiddetto settore del pendolarismo, che usano tratte regionali sulle quali evidentemente le carenze e i ritardi sono ancora peggiori.
Voglio dir questo perché credo che sia assolutamente utile inquadrare il nostro ragionamento e i lavori del Parlamento, come stiamo facendo anche insieme alla Commissione, nel contesto nel quale ci muoviamo. Credo che sia presente all'intelligenza di ogni parlamentare, di ogni esperto in materia che siamo un Paese dove l'incidenza del costo del trasporto è enormemente più alto rispetto ad altri Paesi europei, e i ritardi che abbiamo avuto, soprattutto nella realizzazione dell'alta velocità e negli interventi per dare un'offerta infrastrutturale adeguata, li stiamo pesantemente scontando. Non per agitare una facile polemica, ma è evidente che i ritardi del passato, soprattutto nel blocco di alcuni lavori che riguardavano la Torino-Lione, per esempio, che riguardavano il terzo valico di Giovi, che riguardavano l'alta velocità e quindi il tratto Milano-Verona, che riguardavano l'asse Verona-Padova, che riguardavano anche la parte delle autostrade, in particolare l'asse autostradale Roma-Formia la Cecina-Civitavecchia, per non parlare del Ponte sullo Stretto, sono tutti ritardi che oggi paghiamo; e che il Ministro, intervenendo in audizione in seno alla Commissione, ha addirittura quantificato con un danno misurabile in 4 mila 300 milioni di euro. Abbiamo quindi oggi, credo, la consapevolezza un po' tutti di quanto sia stato dannoso ritardare un'infrastrutturazione sistemica del nostro Paese nel campo dei trasporti, che avrebbe superato il gap che paghiamo rispetto al resto dell'Europa. Ma qui registro con grande positività il fatto che le mozioni complessivamente si accostino all'argomento di cui stiamo discutendo dando per scontato un dato che oggi non è più in discussione, vale a dire che l'alta velocità è un fattore estremamente importante, che aumenta il livello competitivo del nostro paese, e che rispetto a questo bisogna accelerare anche i tempi di realizzazione.
Per arrivare poi ad affrontare il tema delle criticità che ci sono state anche rappresentate con grande onestà dall'amministratore delegato delle Ferrovie nel corso di una recente audizione in seno alla Commissione. Il gruppo Ferrovie dello Stato Spa è un gruppo che negli ultimi anni ha registrato un recupero anche in termini di bilancio, di sistema finanziario, ma che ancora presenta delle notevoli difficoltà, soprattutto in relazione, per esempio, al rispetto dei contratti di programma, i contratti di servizio, e quindi l'erogazione dei corrispettivi previsti nei relativi contratti di servizio.
E qui si tocca un argomento che va ad incidere direttamente sulla qualità del servizio che dev'essere reso soprattutto nelle tratte regionali, e che riguarda il tema del pendolarismo, su cui tutti i colleghi che mi hanno preceduto si sono soffermati.
È evidente che c'è un'esigenza oggettiva sulla quale la Commissione sta lavorando e sulla quale, credo, dovremo lavorare con maggior dedizione anche nelle prossime settimane.
Dobbiamo infatti ristabilire in maniera chiara qual è il rapporto delle ferrovie, e quindi del gruppo Ferrovie dello Stato, con lo Stato appunto e con le pubbliche amministrazioni.Pag. 38
Dobbiamo capire esattamente quali sono le funzioni dello Stato regolatore, quali le funzioni dello Stato azionista e quali quelle dello Stato cliente, perché tutti questi elementi finiscono per convergere in un unico soggetto rispetto al quale anche la politica - e quindi anche il Parlamento e, soprattutto, il lavoro della Commissione - dovrà approfondire il tema per offrire soluzioni adeguate.
È evidente che quando parliamo di Stato regolatore allarghiamo lo spettro della nostra valutazione a tutto il sistema intermodale nel nostro Paese. A tale riguardo, vorrei richiamare un dato assolutamente preoccupante: nella intermodalità registriamo un ritardo enorme rispetto al resto dell'Europa, ma è nella intermodalità che si misura la capacità di crescita e di integrazione del sistema ferroviario con il trasporto su gomma e con il trasporto via mare.
Questa è la grande sfida del domani ma lo Stato regolatore deve anche garantire interventi per qualificare il sistema intermodale e costruire un sistema di regole nelle quali ci dobbiamo ritrovare, per far sì che anche nell'intreccio pubblico-privato si realizzi una qualità di crescita complessiva del sistema dei trasporti nel nostro Paese.
Vi sono poi lo Stato azionista, che assicura i mezzi per garantire la solidità economica e finanziaria delle proprie imprese in questo settore e che ne controlla sostanzialmente la gestione, e lo Stato cliente, che acquista prodotti e servizi del settore e che quindi fa in modo che gli obblighi che derivano dai contratti vengano rispettati.
Ho trovato assolutamente pertinente l'appello rivolto dall'amministratore delegato Moretti in merito alla necessità che i contratti di servizio vengano in qualche modo blindati. Non possiamo affidarli sempre e comunque alla versatilità o anche alle situazioni contingenti in parte legate alle previsioni della legge finanziaria (e su questa materia vi è anche un richiamo specifico della Corte dei conti), proprio per far sì che i contratti possano essere rispettati e quindi vi sia una qualità del servizio garantita, che è esattamente quanto anche nella mozione della maggioranza presentata dal Popolo della Libertà poniamo al centro dell'attenzione nei confronti delle ferrovie e nei confronti del Governo, nella consapevolezza però che per la prima volta finalmente sono state individuate anche le risorse, anche se probabilmente - anzi sicuramente - non sufficienti.
Si è tuttavia dato un quadro programmatico e finanziario certo: per la prima volta attraverso il decreto-legge n. 185 del 2008, convertito dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, si è stabilito un intervento pluriennale, l'istituzione di un fondo di investimenti del gruppo Ferrovie dello Stato che prevede una dotazione di 960 milioni di euro per l'anno 2009 ed è stata finalmente autorizzata una spesa triennale per 480 milioni di euro, che riguarda appunto la stipula dei contratti di servizio nei confronti delle regioni.
Vorrei qui aprire e chiudere una parentesi perché spesso parliamo delle responsabilità dello Stato (ed è molto facile battere cassa allo Stato), però abbiamo anche delle responsabilità in capo alle regioni, soprattutto quando parliamo di trasporto pubblico locale e di trasporto regionale.
A tale proposito scontiamo un altro grave problema sul quale dobbiamo assolutamente riflettere se vogliamo collocare il nostro dibattito in maniera corretta, ossia quello del «fallimento» - lo dico tra virgolette per non esagerare nella contestazione - di quello che doveva essere il principio della separazione delle grandi reti, stabilendo dunque ciò che doveva fare Ferrovie dello Stato e ciò che dovevano fare le regioni: non c'è stata una regione, nel nostro Paese, che negli anni scorsi abbia indetto una gara per affidare il servizio pubblico locale!
In questo registriamo ritardi enormi; è probabilmente un problema di risorse, ma anche di capacità di interdizione da parte delle regioni con riferimento a tale sistema, nonché un problema - perché non dirlo - di non adeguamento rispetto a Pag. 39quello che è stato il punto di partenza delle norme europee in materia di liberalizzazione.
Rispetto ad altri Paesi che hanno avviato processi di liberalizzazione del mercato - come i tedeschi e francesi, tutelando e rafforzando, attraverso scelte di regolazione e contratti di servizio, una politica di creazione di veri e propri campioni nazionali in grado oggi di competere - in Italia abbiamo in qualche modo accentuato il processo di liberalizzazione, ma poi lo abbiamo accoppiato ad una debole contrattualizzazione degli obblighi di servizio pubblico, con un livello di contribuzione assolutamente modesto. E oggi paghiamo lo scotto di questa politica: anche nel momento stesso in cui ci apprestiamo ad avere dei competitori a livello interno soprattutto nelle tratte redditizie (perché questo è un altro argomento sul quale dobbiamo approfondire la nostra analisi in seno alla Commissione), se è possibile, giusto e anche positivo in termini concorrenzialità che si apra una competizione interna (per cui oggi Montezemolo ed altri insieme alla Alstom realizzano una nuova vettura e nuovo materiale rotabile competitivo nell'alta velocità), ebbene dobbiamo anche metterci d'accordo su quali sono gli spazi del mercato nel nostro Paese. Non vorrei poi che allo Stato, e quindi a Trenitalia, quindi ai soggetti di riferimento pubblico spettasse comunque l'onere di dover sopportare quel costo di un trasporto su tratte che sono assolutamente poco redditizie. Allora, dobbiamo stabilire l'ambito sociale dell'intervento che dobbiamo garantire se vogliamo dare una risposta concreta a quella domanda che il pendolarismo pone. Ecco, nella nostra mozione - concludo, cari colleghi - noi poniamo questi argomenti al centro della riflessione e di un confronto serio che mi auguro possa portare anche ad una posizione unitaria del Parlamento, perché, come si diceva all'inizio, su questi argomenti non ci si può dividere, e purtroppo ritengo che siamo in ritardo rispetto agli impegni che avevamo assunto anche nei confronti dell'Europa.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Valducci. Ne ha facoltà.

MARIO VALDUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio non sarà un intervento nel merito, ma sarà soprattutto un intervento sul metodo, come presidente della Commissione trasporti. Abbiamo iniziato da alcune settimane un lavoro di approfondimento sui temi trattati dalle mozioni di cui vi è stata l'illustrazione in questi ultimi minuti. Si tratta di un lavoro che credo potrà dare risultati molto positivi. Abbiamo ascoltato sia Ferrovie dello Stato sia Trenitalia, e giovedì ascolteremo le regioni perché è chiaro a tutti noi, è chiaro a la tutta politica che vi è l'esigenza di affrontare e risolvere quello che è uno dei problemi emersi nelle ultime settimane nel nostro Paese, cioè il tema di poter dare un servizio adeguato, in termini qualitativi, ai nostri cittadini che fanno i pendolari in alcune ore della giornata, nei giorni lavorativi. Quindi, vi è questa convinzione, e penso che le mozioni presentate non siano così divergenti tra di loro, e quindi faccio un appello a tutti i gruppi parlamentari affinché si arrivi a determinare un'unica mozione che cerchi di incalzare il Governo, sicuramente per reperire da una parte le risorse finanziare necessarie, anche suggerendo - come è stato fatto dal gruppo del Partito Democratico e non solo - le possibili fonti di finanziamento, ma, dall'altra, anche un impegno che salvaguardi la nostra industria, che - come veniva ricordato - oggi risente di una asimmetria nel processo di liberalizzazione e di competizione rispetto agli altri Paesi.
Infatti, la Francia è molto più chiusa rispetto all'Italia per la possibilità della nostra compagnia Ferrovie dello Stato di inserirsi in quel mercato per poter competere con il monopolista locale, cosa che invece avviene nel senso inverso, per cui noi riteniamo che, a seguito del lavoro che dobbiamo fare e di una mozione unitaria, ci debba essere anche un lavoro che produca una normativa che finalmente faccia un ulteriore passo in avanti verso la liberalizzazione, ma in una migliore chiarezza Pag. 40e trasparenza di ruoli e di competenze tra tutti i soggetti attori di questo importante settore delicato e strategico per il futuro del nostro Paese.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Martedì 3 febbraio 2009, alle 14:

1. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
ZELLER ed altri; CICU ed altri; PALOMBA; GOZI e ZACCARIA; BOCCHINO ed altri; SORO ed altri; LO MONTE ed altri; ZELLER ed altri; MELIS ed altri: Modifiche alla legge 24 gennaio 1979, n. 18, concernente l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia (22-646-1070-1449-1491-1507-1692-1733-2023-A).
- Relatore: Calderisi.

2. - Seguito della discussione delle mozioni Laboccetta ed altri n. 1-00005 e Di Pietro ed altri n. 1-00101 concernenti iniziative per la rimozione del sindaco e per lo scioglimento del consiglio comunale di Napoli.

3. - Seguito della discussione delle mozioni Livia Turco ed altri n. 1-00094, Barani ed altri n. 1-00097, Laura Molteni ed altri n. 1-00099 e Palagiano ed altri n. 1-00100 sulla prevenzione e cura delle patologie femminili.

4. - Seguito della discussione delle mozioni Marchignoli ed altri n. 1-00095, Vietti ed altri n. 1-00098, Misiti ed altri n. 1-00102 e Valducci ed altri n. 1-00103 concernenti questioni connesse con l'avvio dell'esercizio della linea ferroviaria di trasporto alta velocità Milano-Bologna.

La seduta termina alle 19,15.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO AMEDEO LABOCCETTA IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DELLE MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE PER LA RIMOZIONE DEL SINDACO E PER LO SCIOGLIMENTO DEL CONSIGLIO COMUNALE DI NAPOLI

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quando presentai - insieme a trenta colleghi - questa mozione, eravamo nel maggio del 2008, esattamente il 22 maggio, già allora, a nostro parere, esistevano tutte le ragioni per chiedere quanto contenuto nel dispositivo dell'epoca.
La Jervolino, tra le varie sue colpe ed omissioni, aveva ed ha contribuito pesantemente al disastro ambientale della città e, soprattutto, aveva ed ha la grave colpa di aver - anche nella qualità di massima autorità sanitaria della città - danneggiato, oltre all'immagine, anche la salute dei cittadini amministrati, sottovalutando subdolamente quanto stava accadendo per salvare la sua carica politica.
La Jervolino ha quindi anteposto i suoi interessi politici e personali alla salute dei cittadini, facendo credere che la situazione fosse sotto controllo. E l'ha fatto di concerto ed in concorso con i suoi assessori dell'epoca.
Ma le sue colpe sono antiche e vengono da lontano. Già nel 2004 in consiglio comunale la Jervolino assicurò che avrebbe dato seguito all'indicazione proveniente dalla nostra parte politica di far realizzare a Napoli un termovalorizzatore, attraverso la formula della finanza di progetto. Ed invece non volle indicare un sito e non volle bandire alcuna gara. Napoli, come tutti ricordiamo, perse l'opPag. 41portunità di ospitare la Coppa America, allorquando Bertarelli entrò in contatto con la Jervolino e la sua giunta.
Ma la paralisi totale di ogni attività amministrativa raggiunge l'apice nell'attuale consiliatura, che ha inizio nel giugno 2006.
Da allora la giunta non produce atti significativi. Il consiglio comunale non riesce a svolgere le sue sedute per continue mancanze del numero legale, per clamorosi contrasti e divisioni all'interno della maggioranza e, nel mentre, si verificano episodi di volgare trasformismo. Siamo alla paralisi totale di ogni attività amministrativa. La città di Napoli non ha un Governo. Molti consiglieri comunali della maggioranza per restare in aula durante le sedute consiliari chiedono qualcosa al sindaco Jervolino in un clima di ricatti e di miserie umane.
La città da allora è piombata nel caos più totale. I cittadini napoletani sono costretti a convivere con il quotidiano blocco del traffico che inquina e danneggia la salute, rallenta e danneggia le attività commerciali e produttive. Tutte le strade della periferia partenopea, in particolare quelle della zona nord, vedono permanentemente sfrecciare moto di ogni cilindrata sui marciapiedi senza che la polizia municipale effettui alcun tipo di intervento.
Nelle zone centrali della città vengono tollerate attività di ambulantato da parte di extracomunitari clandestini che, con atteggiamenti poco gradevoli se non addirittura violenti, impongono la loro presenza davanti alle aziende commerciali regolarmente autorizzate. Ed anche questo fenomeno non viene efficacemente contrastato dalla polizia municipale.
La Jervolino e la sua giunta violano costantemente la legge.
Per quanto riguarda la salute pubblica, richiamandomi a quanto indicato nella mozione e a quanto sostenuto nella precedente formulazione, si può tranquillamente affermare che la Jervolino ha avuto una gravissima condotta omissiva finalizzata solo ad evitare la riduzione del proprio consenso politico. Non impedire un evento che si ha l'obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo e non è soltanto la chiara statuizione contenuta nell'articolo 40 del codice penale.
In altre parole, il sindaco di Napoli ha fatto prevalere l'aspetto politico di rappresentante della città di nomina elettiva su quello di rappresentante dello Stato che gli imponeva soluzioni rapide e drastiche a tutela dei cittadini, la cui salute, per i profili trattati, gli è stata affidata.
Da questo punto di vista il profilo della intenzionalità del vantaggio è evidente e, si può aggiungere, è evidente anche il profilo della consapevolezza del danno.
Come accennavo in precedenza, la mozione che presentammo nel maggio 2008 ha ricevuto una necessaria riformulazione dovuta anche e soprattutto ai gravissimi episodi di ordine pubblico (mi riferisco in particolare alla rivolta di Pianura ed ai gravi incidenti di Chiaiano) che hanno visto la partecipazione diretta ed indiretta di pubblici amministratori che hanno profondamente turbato la civile convivenza della città. Da quel momento la Jervolino è entrata in rotta di collisione con tutta la città. Ma anche con il suo partito. Attacca gli intellettuali napoletani. Polemizza con la stampa. Vede nemici dovunque. Cerca di apparire come Santa Maria Goretti. Si è blindata nel bunker di Palazzo San Giacomo. Rompe clamorosamente anche con i suoi più cari amici. Registra di nascosto i suoi dirigenti di partito che cercano di farla ragionare. È in preda ad un grave attacco di paranoia da potere.
Non resterei meravigliato se gli onorevoli Nicolais e Iannuzzi dovessero ricevere una denuncia di mobbing politico da parte della Jervolino. La Jervolino è un problema di ordine pubblico e se ne accorgerà presto anche il senatore Morando.
Ricordo inoltre la scellerata, sospetta, quanto intempestiva, indicazione fatta dal Sindaco di Napoli rispetto al sito di Agnano, quando ha rappresentato al Governo nazionale la possibilità di ospitare in tale area - di così elevate qualità ambientali, ed a grande rischio sismico - Pag. 42un termovalorizzatore. Tale scelta sottolinea l'improvvisazione e la malafede di una giunta composta da incapaci e da spregiudicati. Bagnoli e Napoli-Est sono le due grandi incompiute. L'unico progetto che, tra l'altro, venne approvato nella precedente consiliatura per la realizzazione di un porto turistico per mille posti barca nel quartiere San Giovanni, e che arrivò in aula per la forte spinta del centro-destra, non è mai partito.
D'altronde è solo il caso di sottolineare che quella giunta è stata pesantemente e massicciamente colpita da accuse gravissime e da altrettanto gravi provvedimenti interdittivi, addirittura con arresti che hanno fatto crollare ogni tipo di rapporto fiduciario con la pubblica opinione partenopea. Dagli ambienti della procura di Napoli filtrano notizie di nuove clamorose inchieste in arrivo.
Il suicidio del braccio destro della Jervolino ha sconvolto la città (Giorgio Nugnes si sentì abbandonato dal suo mondo politico di riferimento). Le improvvise dimissioni del suo braccio sinistro, l'ex assessore al bilancio Enrico Cardillo, non sono state mai sufficientemente spiegate. E nessuno crede alla favola dell'impegno culturale di Cardillo.
Se il Ministero competente metterà ai raggi X i bilanci del comune di Napoli scoprirà una valanga di irregolarità e falsità.
Siamo al collasso finanziario. Se la Jervolino non avesse sperperato 35 miliardi delle vecchie lire per acquistare, a trattativa privata, un immobile per la nuova sede del consiglio comunale, forse oggi avrebbe i soldi per pagare l'assicurazione dei bus per i disabili che invece sono fermi nei depositi del Comune. Ma i soldi per pagare l'assicurazione della sua auto blu, e quelle dei suoi assessori, li trova sempre. Ma il Ministero competente dovrà fare la radiografia anche a tutte le aziende partecipate e controllate del comune di Napoli. Un capitolo a parte merita il bilancio della Fondazione del Teatro San Carlo. Ed è questo un argomento che segnalo al ministro Bondi.
Un clima di veleni, di sospetti, di intrighi, un clima di violenze senza precedenti, la delegittimazione di un intero ceto politico.
L'assenza di interlocutori istituzionali affidabili e cento altri motivi che per brevità non illustro hanno determinato un vero e proprio corto circuito tra l'Istituzione comune di Napoli e la pubblica opinione.
Il tempo a mia disposizione mi impone poi di omettere la lettura della successiva parte di questo intervento, che comunque consegnerò alla Presidenza, perché ne formi parte integrante.
Si tratta di una relazione per evidenziare un nuovo scandalo: quello relativo alle gravi illegittimità poste in essere dalla Jervolino, nella sua qualità di Commissario straordinario di Governo per la gestione degli interventi urgenti di protezione civile diretti a fronteggiare l'emergenza determinatasi nel settore del traffico e della mobilità nel territorio della città di Napoli. Chi ci ascolta in diretta, oggi, potrà agevolmente leggerla sul resoconto della Camera.
Con decreto dell'8 settembre 2006 del Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Romano Prodi, veniva dichiarato lo stato di emergenza determinatosi nel settore del traffico e della mobilità nel territorio della città di Napoli, in considerazione del fatto che la situazione emergenziale presentava caratteristiche di peculiarità tali da «condizionare negativamente la qualità della vita, le relazioni sociali ed economiche dei cittadini per i suoi riflessi indotti».
Le misure e gli interventi attuati dal Comune di Napoli, in via ordinaria, non avevano consentito il superamento delle problematiche emergenziali afferenti alla situazione del traffico cittadino. Appariva, quindi, necessario ed urgente predisporre e realizzare un programma di interventi di emergenza, finalizzati ad un miglioramento significativo e rapido della situazione favorendo il ripristino delle normali condizioni di vita per i cittadini, tale da Pag. 43richiedere l'adozione di provvedimenti straordinari ed urgenti per superare lo stato di emergenza.
In considerazione di quanto sopra veniva emesso l'OPCM n. 3566 in data 5 marzo 2007 - a firma del Presidente del Consiglio Romano Prodi - che conferiva al sindaco di Napoli, onorevole Rosa Russo Jervolino - fino al 31 dicembre 2008 -, l'incarico di «commissario delegato per l'attuazione degli interventi» volti a fronteggiare l'emergenza dichiarata nel territorio della città di Napoli.
In particolare, ai sensi dell'articolo 1 del citato OPCM, al Commissario venivano conferiti poteri straordinari per svolgere le seguenti attività: individuazione di misure efficaci per la disciplina del traffico, della viabilità, del controllo della sosta (in particolare: realizzazione di parcheggi; incremento dei livelli di sicurezza stradale; potenziamento dell'efficacia operativa del Corpo di polizia municipale; potenziamento delle attività conseguenti alla rimozione dei veicoli); verifica e integrazione del piano parcheggi pertinenziali, a rotazione, sostitutivi e di scambio (anche a privati) anche in deroga al vincolo di pertinenzialità previsto dall'articolo 9 della legge n. 122 del 1989, nonché in deroga alla pianificazione ed alla normativa di settore vigente; realizzazione di parcheggi nell'ambito del centro abitato; approvazione di un piano di interventi sulla viabilità per la riconfigurazione e l'adeguamento dei grandi assi viari, per la manutenzione straordinaria della rete stradale e dei relativi cunicoli e sottoservizi.
Al Commissario straordinario con l'OPCM n. 3566 del 2007 venivano conferiti importanti poteri speciali anche in deroga alle vigenti normative nazionali e comunitarie, anche in relazione alle procedure di gara, incluse quelle già avviate alla data di emissione dell'OPCM n. 3566 del 2007, ed a quelle per la valutazione di impatto ambientale statale o regionale.
Inoltre il Commissario delegato poteva autorizzare il personale della struttura ad effettuare prestazioni di lavoro straordinario sino ad un massimo di settanta ore mensili, ovvero, in caso di personale con qualifica dirigenziale, attribuire un compenso mensile non superiore al 30 per cento dell'indennità di posizione in godimento. Il medesimo trattamento era destinato anche ai soggetti attuatori ai quali poteva essere corrisposta un' ulteriore indennità mensile onnicomprensiva.
A norma dell'articolo 3 dell'OPCM n. 3566 del 2007 il Commissario delegato poteva disporre, per l'esecuzione dell'incarico conferito, delle risorse finanziarie statali, regionali, comunali e comunitarie, comunque assegnate, destinate, nel periodo temporale di vigenza dello stato di emergenza, per la realizzazione degli interventi e dei compiti di cui all'ordinanza, nel limite massimo di euro 253.654.320,63, di cui fino al 3 per cento (pari a circa 7.600.000 euro) da utilizzare per gli oneri di funzionamento della struttura.
A norma dell'articolo 6 dell'OPCM n. 3566 del 2007, «al fine di assicurare il rispetto dei termini di scadenza dello stato d'emergenza» il Commissario delegato, onorevole Rosa Russo Jervolino, ha preliminarmente svolto le seguenti attività: Designazione della cabina di regia (decr. Comm. n. 1 del 19 marzo 2007); Designazione della struttura operativa (decr. Comm. n. 2 del 2 aprile 2007); Nomina del primo soggetto attuatore nella persona dell'onorevole Luigi Massa, Direttore generale del Comune di Napoli (decr. Comm. n. 3 del 12 aprile 2007); nomina del secondo soggetto attuatore nella persona del dottor Pietro Capogreco, Segretario generale dell'Autorità portuale di Napoli (decr. Comm. n. 4 del 12 aprile 2007); approvazione del «cronoprogramma degli interventi» per 24 progetti (riferimento Tab. l allegata - decr. Comm. n. 5 del 12 aprile 2007) per un ammontare complessivo di euro 254.834.904,06, di cui: euro 62.007.932 (24 per cento) per manutenzione stradale; euro 43.535.565 (17 per cento) per costruzione di parcheggi; euro 14.291.407 (6 per cento) per traffico e viabilità; euro 135.000.000 (53 per cento) per costruzione della nuova darsena di levante (terminal contenitori) nel porto di Napoli.Pag. 44
Al 31 dicembre 2008, dopo ventidue mesi di attività, la struttura commissariale ha emesso per lo svolgimento delle attività ordinarie 122 decreti, di cui 45 nel 2007 e 77 nel 2008, ed in particolare nell'anno 2007: n. 14 decreti a firma del Commissario onorevole Rosa Russo Jervolino, n. 31 decreti a firma del primo Soggetto attuatore, onorevole Luigi Massa, e n. 0 decreti a firma del secondo Soggetto attuatore, dottor Pietro Capogreco; nell'anno 2008: n. 28 decreti a firma del Commissario onorevole Rosa Russo Jervolino, n. 49 decreti a firma del primo Soggetto attuatore, onorevole Luigi Massa, e n. 0 decreti a firma del secondo Soggetto attuatore, dottor Pietro Capogreco.
Nella grande maggioranza dei casi i decreti commissariali riguardano attività connesse alla gestione ordinaria (quella sottratta al Comune) con approvazione di verbali di gara (prevalentemente già avviate prima dell'OPCM n. 3566 del 2007), di progetti, nomine di Responsabili del Procedimento, conferimento di incarichi professionali, designazione di incarichi interni, eccetera.
Veramente esiguo è il numero degli decreti rilevanti in merito ad atti di indirizzo ed approvazioni definitive di nuovi programmi.
Nonostante l'OPCM ne prevedesse uno specifico obbligo, non risulta che il Commissario abbia provveduto a designare un «Comitato Tecnico scientifico».
È utile evidenziare che la struttura operativa formata da personale esterno all'amministrazione, composta da 10 unità, è stata costituita con procedura avviata il 16 novembre 2007 (rif. decr. n. 39 del 2007 dopo 256 giorni dall'OPCM) e conclusa il 28 aprile 2008 (rif. decr. n. 24 del 2008 dopo 420 giorni dall'OPCM), ad oltre un anno dalla data dell'OPCM n. 3566 del 2007 e solo otto mesi prima della scadenza del mandato.
A decorrere dal 9 luglio 2008, senza alcuna valida ed efficace motivazione, l'onorevole Rosa Russo Jervolino ha riunito in unica struttura il «Commissariato al traffico ed alla mobilità di cui all'OPCM n. 3566 del 2007» con il «Commissariato all'emergenza sottosuolo di cui al OMI n. 2509 del 1997» pur conservando l'autonomia organizzativa delle relative strutture con gestione separata delle contabilità.
Dei 24 progetti ritenuti strategici per la risoluzione dei problemi per il traffico e la viabilità della città di Napoli e di cui al cronoprogramma approvato con decreto n. 5 del 12 aprile 2007, n. 20 progetti erano già in carico al Comune di Napoli ed un progetto, quello per la costruzione della Nuova Darsena di Levante, era in carico all'Autorità Portuale di Napoli sin dal 2000.
Nessuna nuova attività rilevante che giustifichi una svolta operativa per la soluzione dei problemi connessi all'emergenza traffico e viabilità della città di Napoli è stata posta in essere.
Secondo il cronoprogramma inoltrato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ed approvato con decreto commissariale n. 5 del 2007, lo stato di avanzamento delle attività al 31 dicembre 2008 avrebbe dovuto veder completati: al 98 per cento gli interventi di manutenzione stradale; all'82 per cento gli interventi di costruzione di parcheggi; al 100 per cento gli interventi di traffico e viabilità; al 40 per cento gli interventi di costruzione della nuova darsena di levante (terminal contenitori) nel porto di Napoli.
Dalla documentazione agli atti, invece, emerge quanto segue: i primi 3 interventi di manutenzione stradale in elenco sono stati stralciati e trasferiti alla gestione ordinaria e sostituiti con altro diverso intervento (costruzione parcheggio al centro direzionale di Napoli); delle opere di manutenzione stradale di cui al cronoprogramma approvato con Decr. Comm. n. 5 del 2007 nessuno è stato completato e lo stato di avanzamento complessivo degli interventi è inferiore al 20 per cento degli importi programmati; delle opere connesse alla costruzione di nuovi parcheggi di cui al cronoprogramma approvato con Decr. Comm. n. 5 del 2007 solo un intervento è stato completato e collaudato e lo stato di avanzamento complessivo degli interventi è inferiore al 3 per cento degli importi Pag. 45programmati; degli interventi di traffico e viabilità di cui al cronoprogramma approvato con Decr. Comm. n. 5 del 2007 lo stato di avanzamento complessivo degli interventi è inferiore al 5 per cento degli importi programmati; la costruzione della nuova darsena di Levante nel Porto di Napoli di cui al cronoprogramma approvato con Decr. Comm. n. 5 del 2007 non è neanche stata avviata ed il progetto relativo al «2o stralcio (funzionale!) - struttura cassa colmata e banchina per l'importo complessivo di euro 154.000.000 per lavori e somme a disposizione della stazione appaltante» è stato approvato solo in data 25 novembre 2008 (rif. Decr Com. n. 133 del 2008).
È opportuno evidenziare, sul piano strettamente politico ed indipendentemente dalla intensa attività che in questi ultimi mesi ha promosso l'Autorità Giudiziaria, che l'OPCM n. 3566 del 2007 è stato utilizzato - in maniera anomala - dal Sindaco di Napoli quale strumento politico per intervenire, con poteri ampi e straordinari, in attività assolutamente distanti dai problemi connessi al traffico ed alla viabilità cittadina.
È il caso della costruzione della Nuova Darsena di Levante, progetto avviato e più volte preannunciato sin dal 1999 dall'Autorità Portuale di Napoli che, come è noto, è un Ente istituito ex legge n. 84 del 1994 con competenze sovracomunali e sovra-regionali.
Tale intervento (il cui importo preannunciato nel 1999 era pari a 30 miliardi di lire ed ora appare lievitato - nel complesso - ad oltre 300 milioni di euro) impegna circa il 53 per cento delle spese programmate per la «risoluzione dei problemi di traffico e viabilità della città di Napoli » e la progettazione dei suddetti interventi è stata avviata dall'Autorità Portuale di Napoli, in totale autonomia, sin dal 2003. Per comprendere quanto poco sia impattante il suddetto progetto sui problemi di «traffico e viabilità» basta evidenziare che meno del 7 per cento del perimetro del territorio comunale (70 chilometri) coincide con il Porto di Napoli (5 chilometri).
L'inserimento di tale intervento nel «cronoprogramma attuativo» ed, ancor più, la designazione del Segretario generale del Porto di Napoli quale soggetto attuatore delegato si configura evidentemente come un abuso di potere che ha richiesto - a sanatoria - l'intervento di un OPCM correttivo (rif. OPCM n. 3617 del 4 ottobre 2007, pure a firma del Presidente Prodi) per considerare ammissibile le attività proposte in ambito portuale che, come rappresentato, sono ben distanti dal risolvere le più importanti e complesse problematiche dell'esteso territorio comunale.
Il costo della struttura commissariale (maggior compenso del 30 per cento per dirigenti distaccati e soggetti attuatori, ore di straordinario riconosciuti ai funzionari distaccati dal Comune e da altri enti pubblici, attribuzioni degli incentivi sulle progettazioni al personale interno dell'amministrazione ex articolo 92 del decreto legislativo n. 163 del 2006, personale esterno a tempo determinato, incarichi professionali affidati all'esterno) non appare minimamente giustificabile e giustificato in ragione dei risultati raggiunti al 31 dicembre 2008 ed in riferimento alla missione programmata.
Dagli atti di rendicontazione inviati nel periodo giugno 2007-novembre 2008 dal Commissario Jervolino alla struttura di controllo (Comitato per il rientro dalla emergenza per Napoli istituito presso la Protezione Civile c/o Presidenza del Consiglio dei ministri), volutamente voluminosi e fuorvianti e massicciamente interessati da un'attività di «copia ed incolla» rispetto al primo atto di programmazione, traspare tutta la incapacità gestionale ed amministrativa.
Nonostante le formali richieste, il Sindaco Jervolino non ha ancora rendicontato analiticamente il costo della struttura commissariale a tutto il 31 dicembre 2008 (30 per cento degli stipendi dei dirigenti distaccati e costo ordinario e straordinario del personale operativo). Costo che deve necessariamente essere comparato con i fallimentari risultati raggiunti e che porterà - sono certo - ad Pag. 46un secondo scandalo equiparabile a quello degli «stipendi gonfiati» che ha interessato il Comune di Napoli nel corso della gestione Jervolino.
Infine, il 12 dicembre 2008, con una nota inoltrata alla Presidenza del Consiglio dei ministri, il sindaco Commissario Jervolino, oltre alla proroga dei termini scadenti il 31 dicembre 2008 ha il coraggio di chiedere nuovi ed ulteriori poteri di deroga alle normative nazionali e comunitarie.
Se i colleghi deputati e il Governo avranno la bontà di leggerla e di analizzarla attentamente prenderanno coscienza della effettiva incapacità gestionale e politica della Jervolino che - con evidente faccia tosta - pur non potendo negare il fallimento della sua azione di Sindaco-commissario per non aver raggiunto alcun significativo obiettivo entro il termine del 31 dicembre 2008, ha chiesto addirittura, con lettera datata 12 dicembre 2008 indirizzata al sottosegretario Bertolaso, oltre alla proroga dei poteri commissariali che il Presidente Prodi intese affidarle, ulteriori poteri e deroghe alla normativa comunitaria e nazionale.
Prodi ha messo nelle mani della Jervolino 258 milioni di euro, e 7 milioni e 600 mila euro solo per la sua struttura di staff. È una follia che dobbiamo fermare.
Il Sindaco Jervolino ha goduto e gode di importanti poteri straordinari, tenuto conto che oltre ai poteri conferiti dal Governo per l'emergenza traffico ha anche i poteri straordinari per l'emergenza sottosuolo.
È una follia!
In un momento di così grave indebolimento del tessuto produttivo e commerciale sull'intero territorio nazionale, così come in Europa e nel mondo, in un momento di vera, reale e grave emergenza economica e finanziaria, a Napoli - la terza città italiana - tocca il triste destino di un Governo cittadino ingessato ed incapace di affrontare anche le più banali questioni di ordinaria amministrazione.
Concludo questo mio intervento e mi rivolgo con grande rispetto a tutte le forze politiche ma, in particolare, mi rivolgo ai tanti esponenti eletti nel centrosinistra della città di Napoli, che spero vorranno approfondire - così come io mi sono sforzato di fare - la «questione Napoli» in tutti i suoi aspetti; e chiedo loro di esprimere un voto libero sulla nostra mozione al di là ed al disopra degli schieramenti. A tal proposito voglio ricordare all'Aula che nel 1993 l'attuale Vice Presidente del Consiglio superiore della magistratura, il senatore Nicola Mancino, propose all'allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro il decreto di scioglimento del Consiglio comunale di Napoli in considerazione di una situazione di gran lunga meno grave dell'attuale.
Qualora il Governo, ascoltato il dibattito svoltosi in aula, pur ritenendo sufficientemente fondate le motivazioni su esposte dovesse rilevare - in punto tecnico - condizioni insussistenti per avviare, con immediatezza, lo scioglimento del Consiglio comunale di Napoli, la gravità della situazione, innegabile, mi impone di formulare una subordinata nel senso che segue. La Camera impegna il Governo: ad inviare a Napoli una Commissione ministeriale di accesso, con ampi poteri di accertamento e indagine su ogni atto amministrativo; a non rinnovare i poteri straordinari al Sindaco di Napoli per la gestione degli interventi urgenti di protezione civile diretti a fronteggiare l'emergenza determinatasi nel settore del traffico e della mobilità nel territorio della città di Napoli; a revocare tutti gli altri poteri straordinari concessi al Sindaco di Napoli anche per le altre attività commissariali inerenti le attività del sottosuolo, e a darne immediata comunicazione.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Jervolino non va pensionata per anzianità, ma per manifesta e conclamata incapacità. Mi auguro, anzi, sono convinto, che il Parlamento italiano saprà dare un segnale forte in questa direzione, e spero che il Governo, dopo aver compiuto un intervento eccezionale a favore di Napoli in materia ambientale, aiuterà i cittadini napoletani in un'altra straordinaria opera, questa volta di bonifica politica.Pag. 47
Un giorno poi, quando vi sarà più tempo, vi spiegherò la vera storia di Rosetta e Romeo.
Grazie Presidente!

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO LAURA MOLTENI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DELLE MOZIONI SULLA PREVENZIONE E CURA DELLE PATOLOGIE FEMMINILI

LAURA MOLTENI. Nell'ambito della programmazione sociale e sanitaria, è possibile ritagliare uno specifico ambito di riflessione ed intervento a favore dell'universo femminile che, sia sotto il profilo medico-scientifico, sia dal punto di vista socio-culturale, presenta una propria specificità che ne giustifica, a vario titolo, una presa in carico mirata.
Le più recenti politiche di prevenzione e campagne di comunicazione pubblica testimoniano il crescente interesse per le tematiche socio-sanitarie legate all'universo femminile.
Il Ministero della salute, in particolare, si è attivato negli ultimi anni sia a livello normativo che nell'ambito della comunicazione pubblica per informare le donne su alcune problematiche sanitarie emergenti, sensibilizzandole sull'importanza della promozione di stili di vita salubri.
In particolare, è necessario sottolineare la promozione delle azioni di prevenzione secondaria dei tumori «al femminile», realizzatasi sino ad oggi attraverso l'attuazione di diversi sistemi di screening del cancro. Si tratta di interventi destinati ad ottenere un doppio effetto benefico nell'ambito della popolazione femminile: in primo luogo perché, aumentando i controlli, consentono di monitorare la diffusione di forme tumorali nella popolazione femminile intervenendo tempestivamente nelle cure; e, in secondo luogo, perché favoriscono il consolidamento di una nuova cultura di assistenza sanitaria incentrata sulla prevenzione e sui servizi territoriali più che sulle tradizionali cure ospedaliere.
Sotto il profilo della comunicazione pubblica, il riferimento è, in particolare: all'efficace azione intrapresa nella lotta contro il fumo e contro il tabagismo e allo specifico sguardo dedicato alle donne nell'ambito di questo intervento a carattere generale; alla comunicazione sull'importanza di una corretta alimentazione quale strumento di promozione di stili di vita salubri, che trova nelle donne come mogli e come madri i propri fondamentali riferimenti; alle più recenti iniziative del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali sul tema della nati-mortalità e sulla procreazione medicalmente assistita.
La specificità dell'universo femminile nel più ampio contesto della programmazione socio-sanitaria viene in rilievo sotto due distinti profili: per la presenza di patologie e problematiche di ordine sanitario che, per la loro natura o la loro incidenza statistica, sono legate alla donna, nelle sue diverse età e fasi evolutive; per lo specifico rilievo che la patologie e le problematiche socio-sanitarie comuni ai due generi assumono in rapporto all'universo femminile.
Vi sono patologie che colpiscono statisticamente le donne in prevalenza rispetto agli uomini (come l'ipertensione arteriosa, la cataratta, le patologie della tiroide, l'artrosi); tra queste, in particolare, si segnala l'osteoporosi, che costituisce un rilevante problema di salute pubblica diffuso in particolare tra le donne, di regola associato a fratture da fragilità, che a loro volta si traducono in un elevato incremento della morbilità, in un vario grado di inabilità permanente e nei casi più gravi addirittura in un eccesso di mortalità.
Il Senato della Repubblica ha approvato in data 3 dicembre 2008 due mozioni che impegnano il Governo ad implementare gli studi epidemiologici relativi alla patologia osteoporotica, ad approfondire i costi diretti ed indiretti della patologia, a monitorare l'offerta assistenziale nel settore, a promuovere campagne di informazione e di prevenzione rivolte anche a diffondere la diagnosi tempestiva attraverso il ricorso alla Densitometria ossea e Pag. 48all'indagine Mineralometrica (MOC), che consentono di misurare con precisione la densità del tessuto osseo.
Innegabile è inoltre la specificità dell'universo femminile sotto il profilo delle problematiche relative alla procreazione: oltre alle patologie che attengono all'apparato riproduttivo femminile, emerge il nodo della tutela della salute in ambito materno-infantile, che indubbiamente costituisce un impegno che assume una rilevanza strategica nel sistema sociosanitario per il riflesso che tali interventi hanno sulla qualità del benessere psico-fisico dei cittadini.
Il miglioramento della qualità della vita della madre e del bambino, nel quale l'Organizzazione mondiale della sanità individua un obiettivo primario a livello mondiale, impone di focalizzare l'attenzione sul percorso nascita, che costituisce l'aspetto più complesso e delicato per le implicazioni sulla salute della donna, del feto, del neonato e del bambino e di conseguenza sui tassi di natalità, di mortalità e morbilità infantile e di incidenza degli handicap.
La mortalità materna, la mortalità neonatale, perinatale, e la nati-mortalità rappresentano indici importanti per valutare lo stato dell'assistenza sociosanitaria nel settore materno infantile e il grado di civiltà di una nazione. In Italia dagli anni Ottanta ad oggi si è registrata un'esponenziale riduzione del numero dei nati vivi pari ad un decremento del 6,4 per cento, mentre la mortalità materna è passata dal 53 per cento per centomila nati vivi a circa il 5 per cento; allo stesso tempo, tuttavia, i mutamenti delle condotte riproduttive delle coppie e l'innalzamento dell'età media al parto per le prime nascite tendono a determinare una forte riduzione del numero di nascite.
Fin dalla XIV legislatura si è avviato, nelle competenti Commissioni parlamentari ed anche in ambito ministeriale, un dibattito sulla centralità che il momento della maternità e della nascita assumono per la donna, e quindi sull'adeguatezza dei servizi di assistenza al parto rispetto alle esigenze emergenti di una società in continuo mutamento. Gli obiettivi prioritari riguardano: la riduzione del tasso di ospedalizzazione per gravidanza e parto attraverso la valorizzazione delle strutture socio-sanitarie alternative; la riduzione della frequenza dei parti per taglio cesareo; la promozione delle strutture competenti in materia di «parto indolore»; l'ottimizzazione dei punti nascita.
Particolarmente rilevante ai fini della salute al femminile anche il tema della chirurgia plastica, soprattutto a carattere ricostruttivo, che costituisce un settore ad oggi ancora poco esplorato sotto il profilo della regolamentazione delle procedure, del controllo sui livelli di qualità delle prestazioni, dell'analisi delle implicazioni psicologiche sulla donna (soprattutto per la chirurgia conseguente a traumi o interventi di chirurgia oncologica).
Nell'ambito della programmazione socio-sanitaria al femminile, appare prioritaria anche una riflessione sulla salute psicologica delle donne che, secondo studi recenti, presentano un rischio circa triplo di sviluppare una depressione maggiore rispetto agli uomini; molte pazienti manifestano i primi sintomi depressivi tra i 20 ed i 30 anni; quando una donna lamenta una crisi depressiva, presenta il 50 per cento di possibilità di avere ricadute di malattia nel corso della vita; per quanto riguarda la depressione in gravidanza: i disturbi depressivi maggiori possono essere associati a parto prematuro, basso peso alla nascita del neonato, rischi suicidari.
Soprattutto nelle aree metropolitane le donne appaiono particolarmente esposte a forme di disagio sociale derivanti dalla difficoltà di adattamento alle dinamiche e alle sollecitazioni di una società post industriale sempre più complessa ed in continua trasformazione; il risultato disadattivo delle donne che non riescono a rispondere a tali sollecitazioni contestuali si traduce in «costi collettivi» particolarmente elevati in termini di aumento dell'aggressività sociale manifesta o mascherata, di regola associata a stati depressivi che spesso rischiano di tradursi in disturbi della psiche.Pag. 49
L'esigenza di uno sguardo mirato alle patologie e alle problematiche socio-sanitarie legate all'universo femminile nell'ambito della programmazione nazionale deve trovare il proprio naturale e necessario compimento a livello regionale, in quanto anche le Regioni, con il contributo degli enti locali per la parte di più specifico rilievo sociale, hanno una responsabilità diretta nei confronti della tutela e della garanzia dei bisogni sanitari emergenti della popolazione femminile.
Con questa mozione intendiamo impegnare il Governo: a promuovere, nella programmazione socio-sanitaria nazionale il consolidamento di un approccio mirato al tema della salute della donna, al fine di offrire risposte effettive alle patologie che di natura, o per la loro incidenza statistica, riguardano in particolare l'universo femminile, favorendo anche in ambito medico una nuova sensibilità nei confronti delle esigenze assistenziali della donna, nelle successive fasi evolutive ed in rapporto alla diversa intensità dei bisogni; a sottolineare l'importanza delle problematiche relative alla procreazione come strumento chiave per la promozione del benessere della donna, proseguendo ed implementando gli interventi di prevenzione e cura delle patologie dell'apparato riproduttivo anche nella prospettiva della riduzione del rischio di infertilità legato, in particolare, all'innalzamento dell'età media al parto; a promuovere un nuovo approccio al tema della nascita e del parto incentrato, in particolare, sulla riduzione dei fattori di rischio materno in gravidanza e di quelli del feto e del neonato in epoca perinatale, sulla diffusione dei corsi di preparazione al parto, sulla promozione del parto fisiologico, sulla corretta informazione in relazione alla demedicalizzazione del parto, sull'importanza di una corretta nutrizione e stile di vita, sulla promozione, sostegno e protezione dell'allattamento al seno; a prevenire e contenere il ricorso delle donne allo strumento dell'interruzione volontaria di gravidanza, favorendo l'adozione di forme di supporto alla donna dal concepimento alla nascita e realizzando lo spirito originario della legge n. 194 del 1978, che fin dall'articolo 1 evidenzia che l'IVG non costituisce uno strumento per il controllo delle nascite; a proseguire l'efficace azione di prevenzione delle patologie oncologiche del genere femminile, potenziando il sistema di screening e promuovendo campagne informative volte a consolidare abitudini alimentari e di vita atte a contenere l'esposizione ai tumori; a valorizzare gli interventi di prevenzione e di diagnosi precoce di patologie, quali l'osteoporosi, le disfunzioni metaboliche, l'artrosi, che mostrano una spiccata prevalenza all'interno del genere femminile; a proseguire e promuovere nuove campagne informative sull'importanza, per le donne, dell'adozione di una corretta e sana alimentazione quale strumento di prevenzione delle patologie, soprattutto a carattere cronico, e di promozione di più elevati livelli di benessere; a proseguire e ulteriormente implementare campagne di sensibilizzazione sull'astensione dal fumo di sigaretta, informando le donne sui rischi di infertilità ad esso connessi e sulle possibili correlazioni con l'incremento della mortalità fetale e neo-natale (SIDS); ad approfondire le problematiche relative alla chirurgia plastica ricostruttiva, soprattutto se conseguente a patologie oncologiche, individuando nuovi protocolli assistenziali atti a garantire alle donne che si rivolgono a tali interventi massima trasparenza circa le implicazioni anche di lungo periodo, elevati livelli di affidabilità e sicurezza nell'accesso alle cure; a promuovere programmi integrati in ambito sociale e sanitario atti a fornire una risposta effettiva agli stati di disagio psico-sociale delle donne (donne vittime di violenze, stati di depressione conseguenti a divorzi, vedovanza o altri eventi familiari traumatici, donne affette da patologie oncologiche, soprattutto se soggette ad interventi chirurgici di asportazione del seno, donne vittime di mobbing, depressione post partum ed altre situazioni analoghe), anche attraverso il ricorso a forme di consulenza informatica che utilizzino la rete quale strumento di rilevazione delle situazioni a rischio e di sostegno psicologico a carattere continuativo, attraverso un accesso Pag. 50riservato e protetto a consulenze psicologiche on-line; a promuovere la piena attuazione anche a livello regionale delle politiche integrate di assistenza socio-sanitaria alla donna elaborate a livello nazionale, attraverso il ricorso ad intese ed accordi da stipularsi presso la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano quale strumento di definizione di comuni obiettivi e linee di indirizzo atte a garantire più elevati livelli di salute al femminile.