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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 99 di venerdì 5 dicembre 2008

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 10,05.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bernini Bovicelli, Bocchino, Buttiglione, D'Amico, Di Biagio, Fedi, Mura, Porta, Repetti e Tremaglia sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: S. 1152 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 2008, n. 162, recante interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi di materiali da costruzione, di sostegno ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura e della pesca professionale, nonché di finanziamento delle opere per il G8 e definizione degli adempimenti tributari per le regioni Marche ed Umbria, colpite dagli eventi sismici del 1997 (Approvato dal Senato) (A.C. 1936) (ore 10,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 2008, n. 162, recante interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi di materiali da costruzione, di sostegno ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura e della pesca professionale, nonché di finanziamento delle opere per il G8 e definizione degli adempimenti tributari per le regioni Marche ed Umbria, colpite dagli eventi sismici del 1997.
Ricordo che nella seduta del 2 dicembre 2008 sono state respinte le questioni pregiudiziali Vietti ed altri n. 1, Donadi ed altri n. 2 e Zaccaria ed altri n. 3.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1936)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che le Commissioni VIII (Ambiente) e IX (Trasporti) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Prima di dare la parola al relatore per la Commissione trasporti, onorevole Garofalo, intendo salutare gli studenti dell'istituto comprensivo «Ruggiero Bonghi» di Roma, che stanno assistendo ai lavori della nostra Assemblea dalle tribune (Applausi). Ricordo loro che oggi è venerdì ed Pag. 2è in corso una seduta in cui la Camera si trova a svolgere appunto la discussione sulle linee generali dei provvedimenti, e che pertanto sono presenti in Aula il relatore e i deputati che hanno seguito il provvedimento e che devono partecipare alla discussione sulle linee generali. La settimana prossima avranno invece luogo sedute più partecipate dell'Assemblea perché sono previste votazioni sul provvedimento. Ovviamente è presente anche il rappresentante del Governo, che deve essere sempre presente e che ha segnalato alla Presidenza di essere in Aula, ed è giunto anche il presidente della Commissione ambiente.
Il relatore per la IX Commissione (Trasporti), onorevole Garofalo, ha facoltà di svolgere la relazione.

VINCENZO GAROFALO, Relatore per la IX Commissione. Signor Presidente, il decreto-legge in esame è volto a far fronte alla straordinaria necessità ed urgenza, da un lato di emanare disposizioni tese ad evitare il blocco della realizzazione di importanti infrastrutture per lo sviluppo del Paese (che avrebbe pesanti ricadute anche di ordine occupazionale), dall'altro di promuovere lo sviluppo economico con specifico riguardo al mantenimento dei livelli di competitività nei settori dell'agricoltura, della pesca professionale e dell'autotrasporto.
Il provvedimento reca inoltre alcune misure tese a far fronte alle indifferibili esigenze legate ai versamenti tributari conseguenti ai noti eventi sismici che hanno colpito alcuni comuni delle regioni Umbria e Marche, nonché ad introdurre disposizioni relative agli interventi in materia di protezione civile con particolare riferimento al grande evento della Presidenza italiana del G8. Preciso che le Commissioni VIII e IX hanno ritenuto, in sede di esame del decreto-legge, di considerare prevalenti le ragioni di urgenza dell'approvazione e quindi di licenziare per l'Aula il provvedimento nel testo presentato dal Governo.
L'opportunità di inserire eventuali modifiche è pertanto rimessa al dibattito ed alla valutazione dell'Aula, anche in relazione ai tempi di svolgimento dei lavori e alla possibilità di trasmettere tempestivamente il testo al Senato per la conversione (ciò costituisce un'ulteriore conferma del carattere di urgenza che rivestono le norme introdotte dal decreto-legge in esame). Entro ora brevemente nel merito del dispositivo riservandomi di consegnare il testo integrale della mia relazione.
L'articolo 1 reca un intervento in materia di adeguamento dei prezzi di materiali da costruzione, a causa degli aumenti repentini dei costi di alcuni materiali da costruzione che si sono verificati nel corso dell'anno 2008.
Con l'articolo 1, pertanto, si introduce una disposizione limitata all'anno 2008 che, sulla base della rilevazione da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti delle variazioni percentuali superiori all'8 per cento dei prezzi dei materiali da costruzione più significativi, attribuisce una compensazione. Segnalo infine che nel corso dell'esame al Senato è stato introdotto all'articolo 1 il comma 10-bis, che reca una norma interpretativa ai fini dell'applicazione della disciplina del codice dei contratti pubblici.
L'articolo 1-bis, introdotto nel corso dell'esame al Senato, novella il comma 1020 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007 relativo al canone annuo a carico degli enti concessionari ANAS. Viene quindi previsto che la destinazione alle attività di vigilanza e controllo sui concessionari sia prioritaria e realizzata fino alla concorrenza dei relativi costi, ivi compresa la corresponsione di contributi alle concessionarie.
L'articolo 1-ter, anch'esso introdotto al Senato, differisce al 30 marzo 2009 i termini in materia di divieto di devoluzione delle controversie a collegio arbitrale nei contratti pubblici.
L'articolo 2, ai commi 1 e 2, reca misure a sostegno di autotrasporto, pesca e agricoltura, volte a fronteggiare lo stato di crisi determinato dall'aumento dei prezzi dei prodotti petroliferi.
Il comma 2-bis, introdotto nel corso dell'esame presso il Senato, autorizza il Pag. 3Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ad assumere, in deroga alla normativa vigente, i vincitori e gli idonei dei concorsi conclusi alla data del 31 dicembre 2006, per un numero complessivo massimo fino a 68 unità, limitatamente ad un importo massimo di spesa fino ad euro 100 mila per il 2008, e per un importo massimo di spesa a regime di 3 milioni di euro a decorrere dal 2009.
Il comma 2-ter, introdotto dal Senato, prevede che con decreto del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, d'intesa con la conferenza Stato-regioni, siano stabiliti i criteri per la fissazione di un contributo che i soggetti produttori e utilizzatori di prodotti tutelati da denominazioni di origine protetta (DOP) o indicazione geografica protetta (IGP) dovranno versare ai consorzi di tutela delle singole produzioni all'atto in cui vengono immessi nel sistema di controllo.
Il comma 2-quater, anch'esso introdotto al Senato, estende a tutto il territorio nazionale i benefici disposti in caso di assunzione da parte di un giovane agricoltore della conduzione di un'azienda agricola.
L'articolo 2-bis disciplina il trasporto di veicoli da parte di altri veicoli, provvisti del foglio di via e della targa provvisoria.
L'articolo 2-ter dispone, al fine di garantire la continuità nell'erogazione del servizio di trasporto in regime di concessione, la soppressione della norma abrogativa contenuta nel decreto-legge n. 112 del 2008 della legge n. 14 del 1965 recante: «Regolazione delle assuntorie nelle ferrotramvie esercitate in regime di concessione».
L'articolo 2-quater è volto a sopprimere le articolazioni periferiche della consulta generale per l'autotrasporto e per la logistica (le sezioni regionali) e dell'albo degli autotrasportatori (i cosiddetti comitati regionali) mediante l'eliminazione di tutti i riferimenti a tali organi contenuti nel testo del decreto legislativo n. 284 del 2005.
L'articolo 2-quinquies modifica una norma contenuta all'articolo 83-bis del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito dalla legge n. 133 del 2008. Tale articolo ha introdotto, per i contratti di trasporto di merci, modalità di adeguamento del corrispettivo a carico del mittente collegati alle variazioni del prezzo del gasolio per autotrazione, ed ha attribuito all'osservatorio sull'autotrasporto il compito di determinare semestralmente la quota dei costi di esercizio dell'impresa rappresentata dai costi di carburante.
L'articolo 3 riguarda sia il finanziamento delle opere per il G8, sia la definizione degli adempimenti tributari e contributivi per le regioni Marche ed Umbria colpite dagli eventi sismici del 1997.
L'articolo 3-bis, introdotto al Senato, integra l'articolo 56 del decreto legislativo n. 270 del 1999 al fine di stabilire che le operazioni previste dal commissario straordinario al programma di salvataggio dell'impresa in stato d'insolvenza non costituiscono trasferimento di azienda, o di ramo, o parti di azienda, ai sensi dell'articolo 2112 del codice civile.
L'articolo 3-ter, infine, introdotto dal Senato, reca l'interpretazione autentica dell'articolo 20, comma 4, della legge n. 9 del 1991 in materia di autoproduttori di energia elettrica. Con tale disposizione si intende assicurare che la cessazione del regime speciale ad essi finora applicato avvenga in modo graduale, per consentire alle società autoproduttrici espropriate un progressivo adattamento.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della relazione.

PRESIDENTE. Onorevole Garofalo, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, i motivi di urgenza di questo provvedimento sono chiari. Anzi, si tratta di un provvedimento che avrebbe dovuto essere già varato, addirittura, nella prima parte dell'anno, perché l'aumento delle materie prime è scattato Pag. 4nel 2007. In questo momento rischiamo di creare dei grandi problemi e di bloccare infrastrutture edili e di trasporto importanti; l'importanza del provvedimento è, quindi, chiaramente comprensibile. Allo stesso modo, l'articolo 2 prevede l'urgenza di intervenire sul settore dell'autotrasporto che, al pari dell'edilizia, è stato colpito dall'aumento del costo del gasolio già a partire dal 2007 e per il quale vi è stata una lunga vertenza con le associazioni dell'autotrasporto conclusasi, per fortuna dell'economia del Paese, positivamente con due accordi, quello del 25 giugno 2008 e quello del 13 novembre 2008.
Quindi, questo provvedimento è essenziale per intervenire a favore di una categoria che si è fatta carico del notevole aumento del costo del gasolio negli ultimi dodici mesi.
Per quanto riguarda il terzo punto, il G8 del prossimo anno rappresenta un'occasione importantissima per il nostro Paese, pertanto vanno sicuramente approntati degli interventi urgenti che necessitano appunto delle norme previste all'articolo 3 del provvedimento in esame.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Lovelli. Ne ha facoltà.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, signor relatore, intanto ringrazio il relatore per l'illustrazione che ha fatto all'Assemblea dei contenuti di questo provvedimento, rispetto al quale vorrei preliminarmente dire che emerge anche oggi una questione che abbiamo avuto più volte modo di rilevare nelle ultime settimane. Mi riferisco alla decisione del Governo di ricorrere allo strumento del decreto-legge per affrontare una eterogeneità di questioni, da quelle di relativo minor peso come quelle odierne o come quelle relative al cosiddetto «decreto sfratti», a quelle che riguardano invece la sostanza della politica economica e di bilancio del Governo, dal decreto-legge n. 112 del 2008 poi divenuto legge n. 133 del 2008, fino al decreto-legge n. 185 del 2008 (il cosiddetto «decreto anticrisi») passando per i provvedimenti sul sistema creditizio, sugli enti locali, sulla spesa sanitaria, e persino sulla scuola. Quest'ultimo ha prodotto le conseguenze negative che si stanno riscontrando in questi giorni in tutte le scuole italiane, alle prese con il rinvio delle iscrizioni e con l'incertezza generale determinata da pareri parlamentari, che - come sappiamo - hanno sostanzialmente rimesso in discussione i contenuti del decreto-legge n. 137 del 2008 (più noto come decreto Gelmini).
Quindi, in questo contesto di ricorso indiscriminato alla decretazione d'urgenza, da una parte viene messa in difficoltà la stessa maggioranza che di fatto è costretta ad astenersi da ogni attività emendativa che non sia quella suggerita dal Governo; dall'altro, si registra una produzione legislativa confusa e contraddittoria che smentisce nei fatti quanto si proclama negli atti. Così, mentre tra le misure sulla semplificazione collegate al decreto-legge n. 112 si dedica un articolo al principio della chiarezza normativa, e nello stesso decreto n. 112 si enfatizza il meccanismo del «taglialeggi» come risolutivo di per sé del problema della semplificazione, ecco che nel provvedimento odierno dobbiamo tornare sui nostri passi. Addirittura ciò è accaduto rispetto ad una misura contenuta nel decreto n. 112 (relativa all'allegato sul «taglialeggi») che riguardava l'abrogazione della legge n. 14 del 1965 (sulle ferrotramvie esercitate in regime di concessione), perché si è riscontrato che questa soppressione di norme creava delle conseguenze immediate a livello gestionale.
Allo stesso modo abbiamo una serie di articoli e di commi che sostituiscono e modificano norme contenute nel decreto-legge n. 112. Lo stesso discorso va fatto naturalmente per il codice degli appalti - codice dei contratti pubblici - ormai già soggetto a continua manutenzione, anche in questa circostanza per un intervento una tantum per il 2008 che riguarda il meccanismo della revisione dei prezzi contrattuali. D'altronde, basta leggere il parere del Comitato per la legislazione per Pag. 5rendersi conto delle contraddizioni e perfino dell'imbarazzo del presidente di quel Comitato che è stato relatore di questo provvedimento in Commissione insieme al collega onorevole Garofalo.
A tal proposito, mi rifaccio integralmente alla dichiarazione che al riguardo è stata resa dall'onorevole Zaccaria quando ha rilevato, in sede di Comitato per la legislazione, «la mancata osservanza nel provvedimento della regola sulla specificità ed omogeneità dei decreti-legge, dal momento che il provvedimento risulta caratterizzato da una fortissima eterogeneità, soprattutto a seguito delle modifiche apportate dal Senato. L'ampliamento del contenuto, passato da quattro a dodici articoli, ha reso poco funzionale alla piena comprensione del testo la stessa relazione dell'analisi tecnico-normativa (ATN) riferita al testo originario che risulta, invece, privo della relazione sull'analisi di impatto della regolamentazione (AIR)». Si tratta, come sappiamo, di elementi ritenuti innovativi a livello di meccanismi di produzione legislativa per rendere le norme coerenti e chiare nella lettura.
«A ciò si aggiunga» - rilevava il collega in sede di Comitato - «che il provvedimento in esame incide su provvedimenti di recentissima approvazione nonché su un altro decreto-legge ancora in corso di conversione e reca norme di natura procedurale e ordinamentale». In sostanza, da questo punto di vista, sul provvedimento vi sarebbe da tirare una conclusione molto negativa se non fosse per le ragioni esposte qui dal relatore e confermate dal sottosegretario che attengono, invece, a questioni meritevoli comunque di essere affrontate con una certa urgenza.
In ogni caso ho voluto sottolineare questo aspetto, anche perché, essendo membro della Commissione bicamerale per la semplificazione della legislazione, ritengo che sarà utile anche in quella sede, come già abbiamo ripetutamente fatto, sollevare la questione della modalità di produzione legislativa perché - ripeto - stiamo contraddicendo nei fatti le buone intenzioni ben propagandate e ben comunicate in materia di semplificazione e chiarezza normativa.
Va inoltre sottolineato il fatto che naturalmente questo modo di procedere restringe gli spazi di discussione e intervento del Parlamento, impossibilitato a concentrarsi in modo adeguato sui provvedimenti più importanti che devono dare una risposta ai principali problemi oggi esistenti nel nostro Paese. Basti pensare che il «decreto-legge anticrisi» - decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185 - verrà esaminato dall'Assemblea soltanto nel mese di gennaio, quando presumibilmente ci troveremo di fronte ad un nuovo scenario della situazione economica e sotto l'incalzare dei tempi per convertirlo in legge prima della scadenza in quanto il decreto reca la data, appunto, del 29 novembre.
Spero che il Governo si renda conto che nel caso venisse a quel punto posta la questione di fiducia sul provvedimento si aprirebbe una questione politica seria per un Governo che, pur disponendo di una larga maggioranza, si appresterebbe a battere ogni record per quanto riguarda numero dei decreti legge, numero delle questioni di fiducia poste e impossibilità per il Parlamento di svolgere un ruolo autonomo nell'attività legislativa.
In questo contesto esaminiamo il decreto-legge contenente le disposizioni dianzi illustrate, in molti casi aventi il carattere di misure tampone che pongono rimedio ad una inadeguatezza, inesattezza o indeterminatezza delle stesse misure contenute nel decreto-legge 25 giugno 2008 n. 112. Penso alle modalità con cui erano state previste in quel provvedimento le misure di sostegno a favore all'autotrasporto o della pesca e dell'agricoltura o al meccanismo per l'adeguamento del corrispettivo, nei contratti di trasporto merci, collegato alle variazioni di prezzo del gasolio per autotrazione. Da questo punto di vista, come ben sa il sottosegretario Giachino, il Protocollo del 25 giugno ha avuto un percorso tortuoso. Vi sono state minacce di ulteriori manifestazioni da parte delle categorie, si è arrivati ad un ulteriore accordo del mese di novembre e Pag. 6possiamo dire che con questo decreto-legge, per così dire, si mette una pezza, si tampona una situazione.
Tuttavia, non si risolve un problema che rimane del tutto aperto, così come è chiaro che le misure che riguardano la disciplina della compensazione regolata, prevista dal codice dei contratti pubblici, sono urgenti a fronte di una situazione particolare: sono richieste, ad esempio, dal mondo delle imprese di costruzioni, e sono molto importanti per gli appalti di lavori pubblici.
Nello stesso tempo, stiamo parlando di una misura che ha un effetto una tantum, che andrà certamente rimessa a fuoco nel momento in cui la situazione e l'andamento del mercato dei prezzi, internazionali e nazionali, andrà incontro ad una diversa situazione, come già sta accadendo, e comunque, interveniamo quindi sul codice dei lavori pubblici, sapendo che poi bisognerà ancora riflettere dal 2009 in poi.
Voglio anche aggiungere il fatto che, dato che questa misura va ad incidere sul quadro economico dei lavori che vengono realizzati, ciò porrà in difficoltà soprattutto gli enti locali, che non avranno la possibilità di attingere al fondo nazionale del Ministero. Si tratterà di rivedere i quadri economici, si tratterà in certe casi di ridimensionare le opere, si tratterà di intervenire sul programma triennale dei lavori pubblici delle varie amministrazioni. Quindi, stiamo facendo una scelta che richiederà certamente di essere ripresa successivamente in considerazione.
Allo stesso modo, la misura che riguarda il canone ANAS di fatto è già stata affrontata e riaffrontata col decreto-legge n. 185 del 2008, laddove sia il sovrapprezzo sul canone sia le tariffe sono congelate per i primi tre mesi dell'anno.
Aggiungo ancora una considerazione: vi è un articolo che riguarda modifiche al codice della strada, naturalmente anche qui motivate (hanno una loro spiegazione), ma è anche vero che sul codice della strada abbiamo avviato in Commissione trasporti l'esame di una proposta di legge, che arriva ancora dalla precedente legislatura, e quella era la sede dove un intervento più organico in materia di norme sul codice della strada sarebbe stato opportuno. Penso che il decreto-legge in esame abbia questa funzione contingente, certamente necessaria per le ragioni che sono state dette, ma non è chiaramente conclusivo su materie che qui vengono chiamate in causa e che devono poi trovare altre ed ulteriori sedi di discussione.
Mi avvio rapidamente alla conclusione con due ulteriori considerazioni: una riguarda un aspetto specifico, che in sede di Commissione di merito abbiamo sollevato come parlamentari del Piemonte (e credo che il sottosegretario possa essere attento, data la sua provenienza territoriale); abbiamo presentato un emendamento che riguarda la questione dei fondi alluvionali, non per intasare un provvedimento che è già eterogeneo e che è già per questo poco coerente, per le ragioni che ho detto prima, ma dato che in esso si parla di terremoto, non vedo perché non si debba fare riferimento anche a quello. Abbiamo presentato un emendamento che ha riproposto il problema del recupero dei fondi derivanti dall'addizionale istituita a decorrere dal 1995 sulla tariffa dell'imposta di bollo per l'invio degli estratti conto bancari, per interventi di prevenzione e messa in sicurezza di aree interessate da eventi alluvionali.
È una questione rilevante per il Piemonte e per molte altre regioni d'Italia, considerato che parliamo di un'addizionale che assicura un centinaio di milioni all'anno di entrate, come si rileva dai dati del Ministero dell'economia e delle finanze. Tuttavia, si tratta di fondi che hanno quella destinazione ma che a tale destinazione non sono più stati indirizzati.
Faccio presente che in Commissione, in prima battuta, il presidente aveva dichiarato l'inammissibilità dell'emendamento; poi, a seguito delle nostre argomentazioni, ha fatto venir meno l'inammissibilità. Pertanto, abbiamo riproposto l'emendamento. Auspico che la Presidenza, a sua volta, non abbia al riguardo delle osservazioni, perché sarebbe un interesse non tanto di Pag. 7questo o di quel gruppo parlamentare ma di tutta la collettività risolvere e rendere finalmente disponibili dei fondi che sono utili per i territori interessati e che possono consentire degli interventi adeguati.
Signor Presidente, mi accingo a terminare il mio intervento, anche per stare a quanto concordato. Questo è un po' il senso della lettura del provvedimento e avremo l'occasione di coglierlo ancora nell'esame degli emendamenti, successivamente. Dopo questo decreto-legge e dopo il decreto-legge in materia di rifiuti - il cui esame, penso, avverrà la prossima settimana - ci avvicineremo poi all'esame del decreto-legge cosiddetto «anticrisi». Per quanto mi riguarda, spero e auspico veramente che sia giunto il momento di dare un segnale di svolta effettiva, per intervenire sulla crisi generale del Paese. Dovremo arrivare all'esame del decreto-legge «anticrisi» avendo compiuto dei passi in avanti decisi nel merito dei provvedimenti che dobbiamo ancora affrontare, al fine di rispondere, in modo adeguato, alle esigenze di un Paese che ha problemi evidenti ma che certamente non possono essere affrontati con manovre e con interventi spot e con una sequela di decreti-legge, seguiti da voti di fiducia.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, il decreto-legge oggi al nostro esame si presenta come un provvedimento al cui interno vi è di tutto e di più. Esso è dotato di un contenuto normativo eterogeneo e già nella sua versione originaria presentava queste caratteristiche ma, in questo senso, è poi stato addirittura ulteriormente aggravato durante la prima lettura, avvenuta al Senato. Se a ciò si aggiunge che non poche disposizioni di questo provvedimento sono prive di qualsiasi caratteristica di necessità e di urgenza e che per tale motivo avrebbero potuto trovare collocazione in un disegno di legge ordinario, risulta oggi ancora più chiara la motivazione che ci aveva portato, nei giorni scorsi, a presentare una questione di pregiudizialità costituzionale.
Insomma, siamo di fronte ad un provvedimento che non affronta in termini organici ed omogenei problematiche che, seppure in parte condivisibili, sono tra loro talmente scollegate da renderle inadeguate e, comunque, del tutto insufficienti a rispondere in maniera efficacie agli obiettivi che il Governo si prefiggeva e si prefigge. Insomma, siamo di fronte ad una sorta di puzzle, con disposizioni che poco hanno a che fare con un progetto di sostegno ai settori maggiormente esposti alla crisi.
Il decreto-legge in esame, secondo le intenzioni del Governo (se sono riuscito a leggerlo bene e a coglierne le intenzioni), avrebbe dovuto e sarebbe volto ad evitare il blocco delle infrastrutture in Italia, a promuovere lo sviluppo economico con specifico riguardo al mantenimento dei livelli di competitività nei settori dell'agricoltura, della pesca professionale e dell'autotrasporto, a far fronte alle esigenze legate ai versamenti tributari conseguenti al terremoto che ha colpito l'Umbria e le Marche nel 1997 (stiamo parlando di 11 anni fa), nonché al finanziamento delle opere connesse al G8, che si terrà il prossimo anno a La Maddalena, in Sardegna. L'obiettivo principale avrebbe voluto essere quello di contribuire ad attenuare i significativi effetti della crisi finanziaria che ha scosso i mercati del mondo e che ha già iniziato a farsi sentire, come risvolto, nei confronti dell'economia reale.
Riteniamo che questo decreto-legge sia un'occasione mancata, perché nei fatti si traduce nell'adozione di provvedimenti disorganici e soprattutto contingenti, non strutturali. L'esame degli articoli, poi, ne è una riprova e una conferma: l'articolo 1 del provvedimento disciplina la materia relativa all'adeguamento dei prezzi in tema di contratti e di appalti pubblici; un tema, ovviamente, in un momento particolarmente delicato, che interessa i costi di alcuni materiali da costruzione le cui variazioni hanno inciso in modo considerevole nei rapporti contrattuali tra stazioni appaltanti ed imprese esecutrici e quindi sulla possibilità di blocco di alcuni Pag. 8significativi cantieri necessari allo sviluppo del Paese. Va comunque rilevato che non si prendono in considerazione tutti quei materiali che possono avere importanti riflessi sui prezzi, come i costi energetici e quelli comunque correlati al petrolio, anche se c'è da rilevare, in questo senso, ma i redattori del provvedimento non lo potevano prevedere, che le quotazioni del petrolio sono crollate nel giro di pochissime settimane.
Occorre, inoltre, aggiungere che con il comma 11 dell'articolo 1 si arriva a dare ampia discrezionalità al Ministero delle infrastrutture circa le modalità di utilizzo dell'istituendo Fondo per l'adeguamento prezzi. Insomma, la sensazione, neanche troppo leggera, è che si voglia reintrodurre surrettiziamente la revisione dei prezzi che era stata abolita. Lo voglio ricordare perché il divieto della revisione dei prezzi è divenuto oggi un principio regolatore degli appalti pubblici.
Inoltre, sempre con riferimento al comma 11 dell'articolo 1, relativo alla copertura finanziaria della norma, il Governo sta facendo un'operazione che mi si dovrebbe spiegare meglio (non soltanto a me, ma credo al Paese). Infatti, con questo comma, provvedete ad istituire un Fondo per l'adeguamento prezzi in materia di costruzioni e contestualmente incrementate di 300 milioni di euro un altro fondo, ossia quello previsto dall'articolo 6, comma 2, del decreto-legge n. 154 del 2008 sul disavanzo sanitario, che abbiamo approvato soltanto ieri l'altro con l'ennesimo ricorso al voto di fiducia in quest'Aula. Insomma, si lascia del tutto indefinita la ratio di questo incremento finanziario che sembrerebbe non giustificarsi con ragioni di copertura finanziaria. Va poi osservato che, né la parte che viene definita «motiva» del decreto-legge, né la relazione governativa, spiegano le ragioni dell'intervento normativo relativo all'incremento di questo fondo. Si tratta di un fondo che viene incrementato e che, lo ricordo, è appunto previsto da un altro decreto (il decreto-legge n. 154 del 2008), che abbiamo appena licenziato e che riguarda la compensazione degli effetti finanziari non previsti, a legislazione vigente, conseguenti all'utilizzazione dei contributi pluriennali.
Quindi vi domando: perché lo incrementate? Vi serve una copertura finanziaria per l'adeguamento dei prezzi in tema di contratti e appalti pubblici? Sarei grato, signor Presidente, lo chiedo a lei, che il Governo desse una puntuale risposta a questi quesiti.
Senonché poi, cominciando a leggere gli articoli del decreto-legge n. 185 del 2008, il cosiddetto «salva crisi» che è stato appena assegnato all'attenzione delle Commissioni della Camera dei deputati, scopriamo che l'articolo 21, relativo al finanziamento della cosiddetta «legge obiettivo», utilizza a compensazione degli effetti finanziari sui saldi di finanza pubblica, prodotti dalla norma, le risorse del fondo del decreto-legge n. 154 del 2008, come integrato dall'articolo 1, comma 11 del decreto-legge oggi al nostro esame. È difficile sfuggire alla sensazione che ci sia il gioco delle tre carte. Infatti, con questo provvedimento appostate 300 milioni in un fondo presente in un altro decreto-legge, forse presumibilmente con finalità di copertura, per poi vedere che questi 300 milioni, insieme ad altre risorse di quel fondo, dovranno andare a copertura di norme presenti in un terzo decreto-legge appena presentato al Parlamento. Se non siete in malafede, siete dei pasticcioni.
Andando avanti nell'esame del provvedimento troviamo un'altra triste costante di questo Governo, ossia il finanziamento delle norme più disparate con il costante taglio di risorse al Fondo per le aree sottoutilizzate.
Il decreto-legge all'esame, oltre a non prevede alcun finanziamento aggiuntivo a favore delle infrastrutture, nonostante il battage pubblicitario e lo spot di questi giorni, dispone poi sensibili decurtazioni proprio - lo ripeto - del Fondo per le aree sottoutilizzate, con rischio a questo punto di pregiudicare il completamento di interventi già avviati. Voglio ricordare che i fondi destinati al Mezzogiorno non possono sempre compensare l'assenza di finanziamentoPag. 9 ordinario statale dei programmi infrastrutturali. Infatti, con questa logica, i fondi FAS - fondi per le aree sottoutilizzate - perderebbero la loro natura addizionale e la loro finalità primaria, che è quella del riequilibrio territoriale mediante un apporto di risorse aggiuntive. Insomma, si tratta di vero e proprio saccheggio di risorse già impegnate per il Mezzogiorno, la parte più disagiata del nostro Paese e per la quale si dovrà trovare una forma di restituzione.
L'articolo 2 del decreto-legge in esame affronta il tema del recupero della competitività nel nostro Paese, in settori che hanno subito l'impatto dello choc del costo dei prodotti petroliferi, a cominciare dall'agricoltura, dalla pesca professionale e l'autotrasporto. Anche in questo caso capisco la ratio, la necessità e il momento in cui è stato immaginato e pensato il decreto-legge, ma oggi con il costo del petrolio che è precipitato dagli oltre 150 dollari al barile del mese di luglio, ai 47 dollari al barile della quotazione di ieri, francamente si fa fatica a comprendere la ratio del provvedimento. Comunque, si tratta di un provvedimento che - anche andando incontro a questi sbalzi e questi choc determinati dal crollo dei prodotti petroliferi - non risolve le criticità, ma si preoccupa principalmente di distribuire a pioggia un po' di risorse, senza alcun serio criteri di selezione e soprattutto non si accompagna l'adozione di nuove regole che incentivino nella giusta direzione di una maggiore concorrenza nel settore dell'autotrasporto.
Per non parlare poi di molte disposizioni introdotte durante l'esame del decreto-legge al Senato, che nulla hanno a che fare con il carattere di necessità ed urgenza ed in contrasto evidente con l'articolo 77 della Costituzione. Penso, ad esempio, ai criteri, da stabilire con decreto ministeriale, per la fissazione di un contributo per i soggetti produttori e utilizzatori di prodotti tutelati da denominazione di origine protetta, la famosa DOP o indicazione geografica protetta, la meno famosa IGP. Questi dovranno versare ai consorzi di tutela delle singole produzioni all'atto in cui vengono immessi nel sistema di controllo. Oppure penso alle modifiche alla disciplina del trasporto di veicoli da parte di altri veicoli provvisti del foglio di via e della targa provvisoria.
Infine, penso alla norma, assolutamente inaccettabile introdotta al Senato con un emendamento del Governo, volta a precisare che le disposizioni di cui all'articolo 2112 del codice civile non trovano automatica applicazione qualora le cessioni di complessi aziendali siano effettuate nell'ambito di una procedura straordinaria di insolvenza. In questo modo, voi vanificate gli effetti di questo articolo del codice civile, che era mirato e puntava al mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimento di azienda. In pratica, voi annullate le tutele per i lavoratori delle grandi imprese in crisi, in caso di cessione di rami o parti di azienda. Sappiamo quale è la motivazione: è una norma che ne abolisce un'altra, contenuta nel decreto legislativo n. 270 del 1999, che prevedeva, nel caso di dismissioni di settore di una grande impresa in stato di insolvenza, che i lavoratori venissero trasferiti all'azienda subentrante. Si tratta di una norma che - questa è la motivazione - avete congegnato per evitare nella vicenda Alitalia (per fare l'ennesimo favore ai vostri amici) una procedura di infrazione per quanto riguarda l'eventualità di un passaggio di lavoratori licenziati dalla vecchia alla nuova compagnia aerea. Tale norma, tuttavia, varrà poi per tutte le grandi imprese in crisi e, quindi, portate in questo modo un colpo ai diritti che i lavoratori hanno conquistato in decenni di battaglie.
Per tutti questi motivi posso anticipare il voto risolutamente contrario del gruppo dell'Italia dei Valori a questo provvedimento.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Mastromauro. Ne ha facoltà.

MARGHERITA ANGELA MASTROMAURO. Signor Presidente, il decreto-legge in esame contiene a nostro avviso alcune misure positive, a cominciare da quelle previste dall'articolo 1 in materia di Pag. 10adeguamento dei prezzi dei materiali da costruzione. Si tratta di misure volte a riequilibrare i rapporti contrattuali tra stazioni appaltanti ed imprese esecutrici al fine di scongiurare gli innumerevoli casi di risoluzione del contratto dovuti proprio agli aumenti straordinari dei costi delle materie prime.
Il provvedimento, come modificato nel corso dell'esame al Senato, introduce una disposizione limitata all'anno 2008 con cui si prevede che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti rilevi entro il 31 gennaio 2009 con proprio decreto le variazioni percentuali su base semestrale, in aumento o in diminuzione, superiori all'8 per cento se relative all'anno 2008, superiori al 10 per cento se riferite a più anni, dei singoli prezzi dei materiali più significativi per i quali si darà luogo a compensazione.
Nel merito del meccanismo noi riteniamo che quello indicato, per la verità, sia un compromesso che non soddisferà appieno i costruttori. Specie nell'ultimo anno, infatti, vi sono stati aumenti delle materie prime anche superiori al 30 per cento e comunque si tiene conto solo dell'aumento dei prezzi delle materie prime direttamente impiegate per la costruzione, ma non di altre, come ad esempio del petrolio, che pure viene utilizzato per il trasporto dei materiali e che nell'ultimo anno ha avuto dei rincari assolutamente straordinari.
Sempre con riferimento al merito, noi riteniamo che questo meccanismo potrebbe essere perfezionato, con un emendamento che è stato proposto dal mio gruppo, prevedendo che la rilevazione della variazione dei prezzi dei materiali di costruzione venga effettuata tenendo conto del parere dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici. Abbiamo presentato come gruppo questo emendamento e riteniamo che possa essere una forma di garanzia utile sia per gli imprenditori che per le stazioni appaltanti.
Ciò che però noi sentiamo di contestare maggiormente è il metodo. Come al solito, anche in occasione della discussione sulla riforma del codice degli appalti avevamo espresso la necessità di disciplinare una volta per tutte la questione dell'aumento del prezzo delle materie prime con una misura definitiva e chiara, ma la maggioranza non ci ha seguito. Ora, a distanza di pochi mesi, il Governo si trova costretto a predisporre una misura temporanea, che risolve solo parzialmente un'emergenza e non dà la possibilità al Parlamento di determinare una modalità di intervento da porre a regime, in grado di fornire risposte certe rispetto al problema dell'equilibrio economico dei contratti da cui, lo sappiamo bene, dipende il rispetto dei tempi e la qualità delle opere pubbliche. Noi tutti sappiamo che non riportare l'equilibrio economico nei contratti vuol dire contribuire a trascinarci in una stasi gravissima nel campo dell'adeguamento infrastrutturale del territorio e della continuità di commesse alle imprese esecutrici.
Questa è senz'altro una critica che noi opporremo al Governo e insieme a questa ve n'è un'altra che a nostro parere è fondamentale e più generale: l'utilizzo delle risorse del FAS per scopi diversi da quelli per cui esso è stato costituito, ovvero l'infrastrutturazione e lo sviluppo delle aree sottoutilizzate, spettante per l'85 per cento al Mezzogiorno. Nonostante le numerose polemiche avvenute in quest'Aula e sulla stampa proprio per l'utilizzo di questo Fondo come un bancomat da parte del Governo sin dall'inizio della legislatura, rileviamo che ancora una volta il Governo sta distogliendo risorse preziose e indispensabili per le regioni meridionali e, in una fase economica recessiva, le destina alla copertura finanziaria di interventi che solo in parte riguardano le aree sottoutilizzate e il Mezzogiorno.
Concludo dicendo che su questo aspetto noi preannunciamo l'espressione di un forte dissenso e di questo chiederemo soprattutto conto al Governo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Carella. Ne ha facoltà.

RENZO CARELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la discussione che abbiamo appena iniziato sulla conversione in Pag. 11legge del decreto-legge reca - come è stato già detto da altri colleghi - la sommatoria di più temi e la disomogeneità dell'intervento dentro un provvedimento che è un decreto-legge. Già l'altro giorno, nella discussione che si è svolta in Aula, abbiamo ribadito che il metodo con il quale il Governo interviene su materie tanto delicate e tanto diverse è quello della decretazione alla base della quale vi è, come recita la Costituzione, l'urgenza, la necessità e materie omogenee. Tale metodo, quindi, proprio per l'urgenza è in grado di affrontare il problema che si è posto.
Questo sistema, invece, ormai è diventato l'uso corrente di questo Governo. Ancora non sono trascorsi sei mesi e già siamo arrivati a circa 30 decreti-legge. Inoltre, quattro di questi decadranno o sono decaduti e altri 3 devono essere ancora esaminati per un totale, quindi, di circa 31 decreti-legge.
I decreti-legge citati sono quelli del cosiddetto decreto anticrisi e molto noti sono quelli sull'istruzione universitaria e sul settore agroalimentare. Dei 31 decreti-legge il ventiquattresimo è quello in esame e la materia su cui verte non è neanche tanto importante rispetto ad altri argomenti che abbiamo esaminato. Eppure il Governo procede ugualmente con lo strumento del decreto-legge. È difficile da spiegare e neanche coloro che sono stati autorizzati a farlo lo spiegano.
Non vi è più spazio per le leggi «normali» e ciò deve fare riflettere tutti noi. Credo che questa discussione e quella svoltasi al Senato, che ha arricchito di meccanismi e di materie di intervento il decreto-legge in esame, in qualche modo renderà l'Aula della Camera ininfluente rispetto al merito del decreto-legge stesso e, alla fine, certamente noi ci dovremmo accontentare di intervenire attraverso gli ordini del giorno. Capite bene che ciò rappresenta un'espropriazione delle possibilità e delle facoltà di questo ramo del Parlamento.
Si tratta di un decreto-legge dove vi è di tutto, come sosteneva poc'anzi l'onorevole Evangelisti, rispetto agli interventi relativi all'autotrasporto e all'agricoltura. Si interviene sul gasolio in un momento in cui registriamo un prezzo del greggio decisamente diverso e più basso rispetto a quello che vi era al momento dell'adozione del decreto-legge. Magari l'agricoltura avrebbe bisogno di altri interventi urgenti, così come per l'autotrasporto oggi non c'è solo il problema del prezzo del gasolio, in quanto tale settore, specie nella regione che conosco (il Lazio), risente moltissimo di aziende in crisi dove si stanno perdendo migliaia di posti di lavoro.
Penso a fabbriche importanti situate lungo l'autostrada A1 da Roma a Frosinone, come la Videocon, ex Videocolor (con tremila occupati e decine di autotrasportatori che trasportavano in Europa i televisori che lì si producevano: sono mesi che essi sono bloccati perché non c'è più produzione) oppure alla Marangoni di Anagni, dove si producono le gomme per le automobili e per gli stessi automezzi da autotrazione (da settimane non c'è più quella produzione che, oltre a dare lavoro a centinaia di persone, dava lavoro a decine di autotrasportatori e a cooperative di trasportatori), oppure, ancora, penso alla crisi della ex BPT di Colleferro, e così via.
Forse, il decreto-legge in esame non coglie il tempo che stiamo vivendo. Si prevedono misure parziali, si interviene in segmenti molto particolari che non affrontano una realtà che, giorno dopo giorno, diventa più drammatica. Nei sessanta giorni necessari per convertire in legge il decreto-legge si sta determinando una situazione dei settori del Paese e di quei segmenti produttivi completamente diversa. Credo, quindi, che vi siano certamente provvedimenti necessari, come questo previsto per il terremoto dell'Umbria e delle Marche: chissà quanti altri interventi saranno previsti per calamità in zone del nostro Paese che non hanno i finanziamenti e che non possono portare a termine i programmi che, all'epoca, sono stati approvati (si pensi, ad esempio, alle calamità di questi giorni e dell'anno scorso nel Lazio, nell'Italia centrale e nelle isole).Pag. 12
Il provvedimento in esame non consente al Parlamento, come invece sarebbe avvenuto attraverso una legge ordinaria, di affrontare in maniera più razionale e risolutiva la crisi in settori importanti; certamente non possiamo affrontare questa difficoltà se il nostro Paese non prende di petto la crisi che stiamo vivendo.
Nei prossimi giorni, nelle Commissioni bilancio e finanze di questa Camera, esamineremo il cosiddetto decreto anticrisi, varato dal Governo otto giorni fa: dovrebbe essere quella la sede di una discussione approfondita e di un confronto che dica al Paese la verità sulla portata della crisi e consenta al Parlamento di fare proposte, in un confronto che deve vedere al centro l'interesse nazionale e non la propaganda di Ministri che, attraverso gli spot e le interviste televisive o sui giornali, spesso drammatizzano, affermando, ad esempio che diventeremo come l'Argentina, salvo, poi, dire che saranno gli altri a diventare come l'Argentina, lasciando la gente incredula rispetto a queste affermazioni e, soprattutto, lasciando la preoccupazione rispetto a un futuro che concretamente la gente vive quotidianamente come incerto e pericoloso (perché si perde il lavoro e non si riescono a soddisfare le esigenze primarie di una famiglia).
Ieri mattina, durante una festa patronale di una città di questa provincia, in un istituto tecnico, insegnanti, genitori e studenti hanno effettuato una pesca di beneficenza per finanziare le attività didattiche della propria scuola e per difendere un certo livello di istruzione rispetto ai tagli e alla mancanza di risorse. Stiamo parlando della scuola: a parole tutti affermiamo che l'avvenire è nell'istruzione e nella ricerca, perché un Paese che non ha questo obiettivo è destinato a morire. Non ci sottraiamo a questo confronto: non possiamo vivere ogni giorno aperture e chiusure, delegittimazione del leader dell'opposizione e del maggior partito di opposizione e di quanto viene affermato solo per alimentare una tensione e, spesso, una contrapposizione che non ha senso di esistere.
Il Paese, la gente, se l'aspetta e noi lo faremo. Avanzeremo proposte concrete per dare un nostro contributo affinché questa crisi sia affrontata e risolta, dando una nuova speranza al Paese.
Lo faremo a cominciare dalle prossime settimane, perché riteniamo che ai lavoratori dipendenti e ai pensionati debba essere data la possibilità di avere nuove occasioni, anche per alimentare i consumi, che in questo momento sono necessari per rimettere in moto la macchina.
Sono proposte già prospettate, che avanzeremo concretamente nella sede opportuna. Quindi, per i motivi che sono stati già esposti e che in qualche modo ho ripetuto, questo decreto-legge non era lo strumento adatto per affrontare gli argomenti in esso contenuti. Esso si inquadra in maniera pasticciata all'interno di un'azione tesa ad affrontare la crisi che stiamo vivendo, pertanto noi lo avverseremo, perché soprattutto non riteniamo giusto che questo ramo del Parlamento - lo vedremo a cominciare da martedì - debba intervenire esclusivamente attraverso ordini del giorno, eventualmente accolti come raccomandazione.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Alessandri. Ne ha facoltà.

ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, farò un intervento molto veloce a nome della Lega Nord più che come presidente della Commissione ambiente. Avevo preparato un intervento più organico, ma dopo aver ascoltato soprattutto gli interventi dell'opposizione, ritengo di doverlo rinviare, poiché magari ci sarà tempo nel seguito del dibattito e anche nell'ambito delle modifiche che apporteremo in sede di Comitato dei nove.
Mi sembra di aver capito che, al di là del provare ad arrampicarsi sugli specchi, a tutti sia chiaro che in questo Paese, quando c'è un'urgenza, gli interventi debbano essere fatti con provvedimenti d'urgenza. Non si espropria nessuna prerogativa del Parlamento, perché credo che anche in Commissione e nell'ambito del Comitato dei nove ci sia la piena volontà Pag. 13di intervenire, soprattutto sulle materie che hanno carattere di urgenza.
I problemi del Paese sono tanti, però ricordiamoci che molti di quelli che stiamo cercando di risolvere sono stati ereditati. Martedì inizierà la discussione sul decreto-legge in materia di rifiuti di Napoli. Occorre urgenza e determinazione ed anche quella buona dose di responsabilità che sta mostrando il Governo, ma anche l'opposizione, nel collaborare sulla questione dei rifiuti, per fare in modo che questo Paese risolva problemi di cui, ahimè, qualcuno ha la colpa.
Nella seduta di mercoledì scorso, il sottosegretario Bertolaso ci ha detto che a breve ci sarà un'altra urgenza, forse tra una settimana o dieci giorni. Vi è un'altra regione italiana che ha la spazzatura per strada e dovremo affrontare anche questa situazione (Commenti del deputato Carella).
Ci sono altre due regioni a rischio su cui dovremo intervenire. Credo che la prima sia la Calabria, ma ci sono anche il Lazio e la Sicilia, che potranno trovarsi nella medesima situazione, se le operazioni che stanno effettuando non andranno in porto.
Ci sono problemi legati ai prezzi. Voi sapete bene che, se non si interviene a livello statale, si rischia che, con gli adeguamenti in fase d'opera e con le varianti, ci sia minore trasparenza (rispondo all'Italia dei Valori, in particolare). Questo Governo compie un'operazione giusta. È un Governo che evita il blocco dei TIR in un momento difficile, che dà una risposta ai cittadini dell'Umbria e delle Marche, che avevano ricevuto una sospensiva, che però non era chiaro come poteva essere utilizzata. Si riduce al 40 per cento il versamento, si dà una mano alla regione Sardegna a sbloccare finanziamenti per poter procedere alla preparazione del G8.
Mi sembra che sia un Governo che sta rispondendo ad emergenze. Le emergenze si affrontano con provvedimenti d'emergenza. Il dibattito in Aula rimane. Se rispettare le prerogative del Parlamento significa andare per le lunghe, questo il Governo non lo può fare. Se invece la richiesta è che il Governo dialoghi con l'opposizione (è vero: a volte in fretta, perché c'è urgenza), troviamo le soluzioni.
Al Senato sono state apportate delle modifiche, collaborando. In questa Camera ulteriori modifiche potranno essere apportate se ci sarà bisogno, ma non facciamo polemiche sterili e inutili.
C'è da lavorare per un Paese che se non tiriamo su alla svelta rischia di finire in un fosso. È un Paese che ha bisogno di essere responsabilizzato, cominciando da alcune regioni in particolare. Dobbiamo lavorare seriamente, perché tutte queste risposte vengano date in un sistema federale, dove le risorse rimangono direttamente agli enti locali. Ridisegniamo il quadro istituzionale con maggiori responsabilità, come avviene nei Länder tedeschi, nei cantoni svizzeri e negli Stati federali.
Se faremo così, e mi sembra che oggi, rispetto al passato, i tempi siano maturi per una discussione franca, con questi provvedimenti d'urgenza tamponeremo problemi urgenti, ma dovremo arrivare a creare un sistema che non debba più affrontare l'urgenza.
Credo che questo sia il motu proprio che ci deve spingere nei prossimi mesi e credo che, con questa ottica, maggioranza e opposizione, al di là delle contrapposizioni ideologiche, possano fare un grosso lavoro per questo Paese, che ha sperperato troppo in sessant'anni e che oggi non si può più permettere di sperperare, ma deve pensare in maniera concreta a risolvere i propri problemi.
Concludo qui l'intervento; per il resto, avremo tempo di tornarci.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 1936)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la Commissione trasporti, onorevole Garofalo.

VINCENZO GAROFALO, Relatore per la IX Commissione. Signor Presidente, la Pag. 14ringrazio, ma vorrei intervenire nel seguito del dibattito, quando esamineremo gli emendamenti.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, sarò molto breve. Comincio ribaltando la convinzione dell'onorevole Carella: il decreto-legge in esame coglie il momento in cui stiamo vivendo e fornisce risposte che avrebbero dovuto essere date anche dal precedente Governo, sia sull'aumento delle materie prime sia sui temi dell'autotrasporto.
Non si dimentichi, onorevole Carella, che a dicembre dello scorso anno c'è stato un blocco dei TIR di tre giorni che ha causato una perdita di produzione per il nostro Paese di circa tre miliardi di euro. Questo Governo, appena insediato, con un ciclo economico cambiato, con il Paese che era fermo (non c'era il cosiddetto tesoretto), ha trattato con le categorie ed è riuscito a evitare il blocco dei TIR, non causando all'economia del Paese uno shock che sarebbe stato letale.
Le audizioni svolte al Senato - vorrei confermarlo ai deputati intervenuti - hanno tutte confermato l'esigenza di interventi urgenti in materia e, quindi, crediamo di portare all'approvazione un provvedimento nell'interesse strategico del Paese, che sta vivendo una fase di crisi che ha caratteristiche internazionali e caratteristiche proprie, dovute al blocco delle infrastrutture, che ci ha causato una perdita di produttività.
Anche l'intervento previsto all'articolo 1, quindi, diventa estremamente importante e strategico. Sull'autotrasporto, facciamo un provvedimento concordato con le categorie e, al contrario di quello che è stato rilevato, non ci sono interventi a pioggia. Infatti, i fondi previsti all'articolo 2 sono destinati ad investimenti e ad un sostegno creditizio alle piccole imprese proprio in questo momento economico.
Ringrazio del dibattito e valuteremo poi gli emendamenti.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della mozione Borghesi ed altri n. 1-00073 concernente iniziative per fronteggiare la crisi economica e finanziaria in atto (ore 11,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Borghesi ed altri n. 1-00073 (Nuova formulazione), concernente iniziative per fronteggiare la crisi economica e finanziaria in atto (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 4 dicembre 2008.
Avverto che è stata altresì presentata la mozione Stracquadanio ed altri n. 1-00078 (Vedi l'allegato A - Mozioni), che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente. Il relativo testo è in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti, che illustrerà anche la mozione Borghesi ed altri n. 1-00073 (Nuova formulazione), di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, le chiedo un po' di pazienza, perché l'illustrazione della mozione non sarà brevissima. Parlo a lei per parlare anche fuori da quest'Aula, ma, soprattutto, perché resti agli atti una testimonianza della preoccupazione che, come gruppo dell'Italia dei Valori, vogliamo manifestare dinanzi a questa crisi, cosiddetta crisi, ormai divenuta patrimonio collettivo e comune di tutto il Paese, oltre che del Parlamento e delle classi dirigenti.Pag. 15
È una crisi discussa ed argomentata ad ogni livello, da quelli istituzionali ai mercati rionali. Vi è una percezione diffusa dell'esistenza di questa crisi.
Lo voglio dire subito, a scanso di equivoci: la situazione nella quale ci troviamo oggi non è certo da attribuirsi alla responsabilità del Governo in carica o di quello che lo ha, qualche mese fa, preceduto; è ovviamente lo sviluppo di quanto è successo negli Stati Uniti principalmente, ma non soltanto negli Stati Uniti, è il riflesso della crisi della globalizzazione, soprattutto della globalizzazione dei mercati finanziari che adesso si sta traducendo nella crisi globale dell'impresa manifatturiera, del settore primario, del secondario e anche del terziario.
Dicevo di questa crisi diffusa, avvertita in ogni angolo del Paese e forse del mondo. E questo è un primo aspetto su cui riflettere, proprio perché questa percezione comporta due differenti aspetti: il primo, sicuramente positivo, è la consapevolezza della sua esistenza da parte della popolazione, particolare importante, forse decisivo per la gestione della crisi, anche se non si può fare soltanto un appello ad un ottimismo di maniera o di facciata. Il secondo aspetto è legato alla circostanza che proprio tale percezione, così diffusa, dell'esistenza della crisi possa paradossalmente diventare uno dei principali motivi della sua diffusione e radicamento. Anche qui, come tante altre volte, esiste il pericolo ma anche l'opportunità.
Appare dunque necessaria una riflessione comune, e l'Aula è sicuramente il luogo migliore per cercare di svilupparla, per portarla ad una definizione precisa e focalizzata dei problemi che ci stanno di fronte. Cosa ci sta di fronte? Quali saranno gli effetti reali di questa crisi? Quali saranno gli effetti pratici, quotidiani, e quali sono state le cause che li hanno determinati? Questi non sono affatto interrogativi retorici: sono invece strumenti di analisi di cui abbiamo assolutamente bisogno. Strumentalizzare la crisi economica e finanziaria per avallare teorie economiche di un tipo rispetto ad un altro, oppure, peggio ancora, per sostenere le proprie ragioni politiche di schieramento addossando responsabilità di ogni genere sulle spalle altrui non è affatto la ricetta migliore per affrontare la situazione che abbiamo di fronte: una situazione difficile, davvero difficile.
Nei prossimi mesi diversi cittadini, nostri concittadini, perderanno il lavoro e questa non è astrazione. Sono notizie degli ultimi giorni, penso ad esempio a Telecom Italia, che ha deciso di raddoppiare gli esuberi: ai 5 mila previsti infatti se ne aggiungeranno altri 4 mila entro il 2010, e purtroppo non è un caso isolato. Certo però questa circostanza deve farci riflettere anche sulle modalità del processo di privatizzazione, dei processi di privatizzazione che hanno caratterizzato il nostro Paese negli ultimi anni: sul fatto che forse in parte anche questi hanno contribuito in Italia a determinare la situazione attuale nella quale l'anello più debole, come spesso accade, sono i lavoratori, sono loro, a quanto pare, a dover pagare il prezzo più alto.
Il pubblico non può fare quello che fa il privato: per esempio non può neanche permettersi di tagliare e ristrutturare mandando a casa nove lavoratori in due anni; inevitabilmente può però sostenere, ed è chiamato a farlo, i costi sociali che il privato non vuole accollarsi, secondo quella strana concezione di privato per cui in Italia quando questo non ce la fa, perde competitività, i costi ricadono sempre sul pubblico e allora lo Stato va bene, allora si attacca il «mercatismo», allora si richiama quello Stato che veniva definito qualche anno fa come Stato «criminogeno» e gli si affida la speranza contro la paura.
Quando però si richiede il rispetto delle leggi e si mettono in campo, si cercano di mettere in campo una serie di interventi finalizzati al contrasto dell'evasione fiscale, ecco che spesso molti sostenitori del privato «fai da te» diventano immediatamente ostili allo Stato, ostili alle sue regole, ostili alle sue leggi. Credo valga la pena ricordare che l'attuale Presidente del Consiglio poche settimane fa, in concomitanzaPag. 16 con il G20 negli Stati Uniti, ha dichiarato che servono regole nuove e più certe per regolare la finanza. Mi permetto però di ricordare che ce ne sarebbero effettivamente già alcune di regole, e che c'è una loro utilità o perlomeno ci sarebbe: come per esempio pagare le tasse, anche se lo stesso Presidente del Consiglio in passato ci aveva invitato a non farlo quando le si ritiene ingiuste, come se si dovesse pagarle quando sembra più utile e comodo ai nostri interessi particolari.
Alla Confindustria che oggi chiede sostegno è doveroso e forse utile ricordare che ognuno deve fare la propria parte e che in un Paese come il nostro la lotta all'evasione fiscale deve impegnare tutti. Ad esempio, si potrebbe destinare una parte delle somme recuperate dall'evasione fiscale proprio a quel sostegno richiesto dai nostri industriali; sarebbe forse un modo affinché in un Paese come il nostro, che continua ad essere caratterizzato da un'incidenza cronica dell'evasione fiscale e da un flusso costante di capitali all'estero, ognuno faccia fino in fondo la propria parte. I lavoratori italiani la loro parte la stanno facendo, l'hanno fatta e molti la faranno ancora, ma molti di questi rischiano e ci rimetteranno quasi sicuramente il lavoro.
Al riguardo, è ancora opportuno ricordare l'indagine della Corte dei conti che ha confermato l'effetto negativo delle norme sui cosiddetti condoni Tremonti dell'anno 2001 e seguenti, grazie ai quali molti evasori hanno potuto beneficiare degli effetti favorevoli della sanatoria senza in realtà pagare neppure le somme che si erano impegnati a pagare, quelle ampiamente scontate rispetto a quanto originariamente dovuto e che si erano impegnati a versare con la dichiarazione di condono. Le rate non pagate sono stimate in 5,2 miliardi di euro, pari al 20 per cento delle entrate a suo tempo annunciate; pensate che soltanto con il recupero di questi 5 miliardi forse non avremmo dovuto assistere al decreto-legge Gelmini che ha tagliato i fondi alla scuola pubblica.
Nei primi nove mesi del 2008 il calo del gettito IVA, stimato intorno all'1,3 per cento, è stato pari a più di sei volte rispetto al calo delle vendite (meno 0,2 per cento). L'evasione, dunque, sta di nuovo crescendo, perché c'è meno rigore nelle norme e nei controlli. Con le dichiarazioni dei redditi per l'anno 2009 l'evasione IVA si tradurrà in una corrispondente evasione delle imposte dirette in quota IRPEF.
Stanno svolgendo la loro parte anche molti piccoli risparmiatori e molti piccoli azionisti e tra questi anche quelli che erano titolari di bond argentini, di azioni della Cirio e della Parmalat, dei cosiddetti furbetti del quartierino, o di azioni Alitalia (certo, quelli non possono lamentarsi). Faranno la loro parte, perché gli stessi istituti bancari dove in questi anni sono germogliati i titoli fantasiosi oggi vengono ricapitalizzati con i soldi pubblici, con i soldi, cioè, dei piccoli azionisti e risparmiatori, senza che però lo Stato possa chiedere o rivendicare la possibilità di partecipare in qualche modo alle scelte aziendali delle nostre care banche. Lo Stato non si può limitare a fornire una sorta di ammortizzatore sociale solo agli istituti di credito in difficoltà. Nei giorni scorsi abbiamo proposto un emendamento e persino un ordine del giorno nel quale chiedevamo che negli interventi adottati in favore degli istituti di credito si facesse almeno in modo che la loro quota di proprietà in capo alla Banca d'Italia venisse trasferita al Tesoro: nemmeno questo avete voluto fare.
Tornando alla crisi che abbiamo di fronte, ho voluto fare questo riferimento perché essa è anche figlia di tutto questo: è figlia di quella disinvoltura che ha imperversato negli ultimi anni, di quella finanza creativa che ha travolto e stravolto regole e riferimenti e che ha creato un mercato selvaggio e regole fatte apposta per renderlo tale, isole inesistenti ove far confluire flussi di denaro volutamente incontrollabile. Questo è uno dei prodotti tipici del sistema finanziario affermatosi negli ultimi anni. Si sono volute appositamente creare speculazioni su vasta scala cresciute proprio all'ombra dei mancati controlli, strumenti finanziari dalla dubbia utilità; ancora, si sono create aree off-shorePag. 17 svincolate da qualsiasi controllo, anzi, create appositamente per questo fine.
La crisi che abbiamo di fronte, dunque, non può esser considerata esclusivamente come un fenomeno finanziario relegandola esclusivamente all'ambito economico. Appare, al contrario, come qualcosa di più profondo, tanto da potersi definire una crisi di sistema. Le imprese del settore finanziario degli Stati Uniti hanno esportato in tutto il mondo i loro mutui «tossici» sotto forma di titoli garantiti da asset. Hanno esportato ovunque la loro filosofia del libero mercato deregolamentato, la cultura dell'irresponsabilità delle aziende multinazionali, delle stock option non trasparenti che favoriscono quel genere di pessima amministrazione che ha rivestito un ruolo di primo piano in questa crisi, come è accaduto per lo scandalo Enron di alcuni anni fa. C'è però una differenza tra l'Italia e gli Stati Uniti: in quel Paese i responsabili della Enron hanno pagato e sono finiti in carcere.
Osannato per anni, l'ex numero uno della FED, Alan Greenspan, è ora accusato dai media americani di essere alla base della crisi dei mutui (lo stesso Greenspan aveva ammesso, l'anno scorso, di aver sottovalutato la crisi dei mutui subprime e di averne capito i rischi solo alla fine del suo mandato). Oggi, le accuse riguardano soprattutto la sua fiducia nei cosiddetti strumenti derivati emblematici dell'economia virtuale, per i quali la FED non ha mai voluto scrivere regole né porre vincoli.
Greenspan ha dichiarato - cito ovviamente a memoria - che con i derivati si è voluto scientemente trasferire il rischio da chi non lo voleva assumere a chi invece era disposto a farlo. Siamo proprio sicuri che gli amministratori degli enti locali, soprattutto dei più piccoli, che hanno scelto i derivati fossero consapevoli di tale scelta? Noi invece siamo certi che chi in questi anni ha proposto tali prodotti avesse capito che cosa stava vendendo.
La crisi che abbiamo di fronte è figlia allora non solo di regole non rispettate, volutamente ignorate, travolte, ma anche di regole sbagliate e per alcuni aspetti criminali. La crisi è figlia di una disinvoltura culturale che ha visto nella finanza una sorta di mondo libero da regole e controlli capace di produrre ricchezza senza fine; ha prodotto, invece, indebitamenti costanti dai quali sarà difficile uscire e dei quali nell'immediato a pagare il prezzo saranno i più deboli.
Dieci anni fa, all'epoca della crisi finanziaria asiatica, si dichiarò da più parti che occorreva riformare l'architettura finanziaria globale: dopo è stato fatto in verità poco, o niente. Oggi potrebbe rendersi necessaria una nuova Bretton Woods. Le stesse organizzazioni oggi esistenti - il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale e gli altri istituti sovranazionali - hanno ammesso la necessità di procedere a riforme, ma oggi, rispetto alla scorsa Conferenza di Bretton Woods, il panorama globale è completamente diverso.
Le dottrine veicolate dai vecchi organismi, in particolare dal Fondo monetario internazionale, si sono infatti rivelate fallimentari non solo nei Paesi sottosviluppati, ma perfino nei Paesi d'origine del capitalismo attuale (del «turbo-capitalismo», verrebbe da dire).
Sul fronte economico i terreni di riforma sono molteplici: riforma della Banca centrale europea e della politica di bilancio, armonizzazione fiscale, realizzazione di una politica energetica comune e di una politica europea che di fronte agli shock della globalizzazione garantisca flessibilità del mercato del lavoro, ma anche sicurezza di reddito e occupazione.
In Europa l'autorità preposta al controllo della moneta risiede in un'istituzione sovranazionale, ovvero la Banca centrale europea. Le autorità di regolazione preposte alla stabilità finanziaria operano a livello nazionale, e infine le istituzioni che sovrintendono all'attribuzione alla collettività dei costi sociali dei salvataggi, i Ministeri del Tesoro, rimango istituzioni nazionali, mentre sarebbe opportuno un diverso loro assetto. Tanto più le banche e le assicurazioni operano a livello multinazionale, quanto più i singoli Stati dovrebbero trovare forme di regolazione comune, Pag. 18e soprattutto non dovrebbero adottare misure pregiudiziali di salvataggio in un'ottica nazionalistica.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, l'affermazione di una politica economica ispirata ai principi del liberalismo non può coincidere con la rivendicazione di un abbassamento dei controlli o con l'aggiramento delle regole che governano i mercati. Ho usato non a caso l'espressione «liberalismo», perché il liberalismo non è una concezione liberale, non è la concezione del libero mercato né dell'economia di mercato; è qualcosa di più, qualcosa che distorce la stessa economia di mercato, perché un'economia di mercato senza il controllo diventa una giungla.
Al contrario, quindi, proprio nelle democrazie liberali più avanzate possono esistere regole ferree, intese come riferimenti costanti e collettivi, e controlli rigidi affinché le regole vengano rispettate, il tutto nell'interesse della collettività. In un sistema democratico liberale le regole che disciplinano i mercati finanziari devono dunque essere chiare e precise, un riferimento costante, non solo per gli operatori del settore.
I controlli appaiono necessari poiché i reati finanziari hanno effetti particolarmente odiosi perché colpiscono i cittadini in gran parte ignari (in massima parte questi cittadini sono piccoli risparmiatori). Per riuscire a governare il cambiamento, quindi, si avverte, quanto mai, la necessità di intervenire su diversi livelli. Da una parte, è necessario affermare regole individuali più adeguate, puntuali e vincolanti, rivolte al singolo cittadino operatore, dall'altra parte, è altresì fondamentale disegnare un nuovo sistema di regole. Entrambe le misure non possono essere ideate in senso esclusivamente punitivo, ma devono però essere dei riferimenti vincolanti per l'agire economico e sociale necessario ad affermare il giusto livello di sicurezza. Negli stessi Stati Uniti, patria del pensiero liberale - ultimamente patria del liberalismo economico più avanzato -, la pena per il reato di falso in bilancio, secondo quanto stabilito da una legge, il cosiddetto Sarbanes-Oxley Act, è di venticinque anni di carcere. In Italia il reato di falso in bilancio è stato depenalizzato; e se non ricordo male a depenalizzarlo mi pare sia stato un Governo presieduto dall'onorevole Silvio Berlusconi.
La crisi finanziaria, dunque, che abbiamo di fronte è questo, ma non solo: è anche una crisi economica che potrebbe provocare l'indebolimento di quella fascia media sulla quale, invece, risiedono le principali speranze di uscire dalla crisi. Il mantenimento di un alto livello di consumi è, infatti, principalmente legato a tale fascia di popolazione, che invece si potrebbe pericolosamente assottigliare a favore di un generale impoverimento. Il vero problema è rappresentato dalla riduzione dei consumi, con il rischio di una possibile deflazione che rappresenta oggi il male maggiore da combattere dopo anni in cui ci siamo impegnati nella lotta all'inflazione. Questo rischio deriva dall'intenso processo di redistribuzione dei redditi e della ricchezza, processo che, analogamente a quanto accadde negli anni Venti, quelli che precedettero la grande depressione del 1929, ha lentamente ridotto uno dei volani dell'economia. In l'Italia la metà della ricchezza è posseduta dal 10 per cento delle famiglie. Una tale concentrazione di ricchezza favorisce la crescita degli investimenti speculativi e non produttivi (gli investimenti che generano bolle finanziarie), mentre il calo dei consumi determina una pericolosa crisi dell'economia. Si possono dunque - è questa la domanda che rivolgiamo attraverso la nostra mozione - mantenere alti i consumi senza una ragionevole sicurezza del reddito? Si può chiedere ad un lavoratore precario di avere fiducia, di spendere, di investire, come ancora nei giorni scorsi ha fatto il Presidente del Consiglio, senza dare risposte in termini di sicurezza? Si può chiedere ad un lavoratore con un reddito di 16 mila euro annui (questo è lo stipendio medio di un precario) di investire, di consumare, di avere fiducia? Può un sistema in cui il reddito, soprattutto per le generazioni più giovani, è insicuro, pensare di far crescere gli investimenti e i Pag. 19consumi? Sì può cercare di costruire un tetto senza avere fondamenta stabili e sicure?
A ottobre del 2008, le ore di cassa integrazione, ordinarie e straordinarie, sono arrivate a quota 23 milioni. Nell'industria, la sola cassa integrazione ordinaria è cresciuta, a settembre 2008, rispetto al 2007, del 69 per cento. In Lombardia sono 800 le aziende che hanno chiesto la cassa integrazione; nella provincia di Torino sono 260; tutto il nord est è in recessione. Alla crisi ormai consolidata del tessile, si aggiunge quella dell'auto, degli elettrodomestici, della chimica, della siderurgia, e perfino dell'alimentare, un classico settore anticiclico. I fondi per gli ammortizzatori sociali stanziati con il disegno di legge finanziaria per il 2009 sono pari a quelli del 2008 (circa 480 milioni di euro) con l'aggiunta di 150 milioni di euro finalizzati alla copertura della cassa integrazione in deroga, ossia quella destinata alle aziende che altrimenti non ne avrebbero diritto; tali risorse devono giudicarsi del tutto insufficienti. Sono a rischio almeno 200 mila posti di lavoro e circa 300 o 400 mila tra i lavoratori precari, tra i quali 200 mila precari non stabilizzati della pubblica amministrazione. Molti altri lavoratori sono in queste settimane a rischio licenziamento, lo testimonia l'aumento delle richieste di sussidio di disoccupazione, mentre le figure del lavoro cosiddetto atipico, ovvero gli apprendisti, gli interinali, i collaboratori ad altro, sono senza alcun sostegno al proprio reddito.
Il Governo invece, di fronte a questa situazione drammaticamente reale, sembra insistere con provvedimenti generosi per le imprese e i redditi più alti, mentre ai lavoratori dipendenti e ai ceti più deboli concede solo elemosine, e soprattutto non sembra avere ricette per la massa di nuovi disoccupati che si prevedono a breve.
Di fronte a tutto ciò, noi dell'Italia dei Valori chiediamo che si prenda davvero coscienza della situazione attuale e delle cause che l'hanno prodotta. Chiediamo quindi che il Governo si impegni: «ad avviare un programma di lavori pubblici di immediata esecuzione, dando la priorità ad un piano triennale di 20 miliardi di euro per la messa in sicurezza, coibentazione e alimentazione con energie rinnovabili degli edifici scolastici; a sostenere i processi di risparmio ed efficienza energetica nella produzione, nei trasporti e nel civile; ad assumere iniziative normative volte a ripristinare le risorse tolte al Fondo per le aree sottoutilizzate; a prevedere forme di agevolazione fiscale alle imprese che reinvestono i propri profitti; ad assicurare la continuità dell'attività di garanzia del fondo rivolto alle piccole e medie imprese (...) e ad attivarsi affinché sia previsto che al fondo sia riconosciuta, ai fini dell'accordo di Basilea 2, la mitigazione di favore attribuita allo Stato» (la cosiddetta «ponderazione zero»). Chiediamo inoltre che il Governo si impegni «ad assumere iniziative normative volte: a) ad aumentare le somme a disposizione sia del fondo per la competitività e lo sviluppo (cosiddetto «fondo Bersani per industria 2015»), estendendone il campo di intervento anche alla produzione di autoveicoli ecologici ed alle misure per il risparmio energetico, sia del fondo per la finanza d'impresa; b) innalzare, per il triennio 2009-2011, il tetto annuo per la compensazione automatica, da parte delle imprese, dei crediti d'imposta e contributivi da 516 mila euro a un milione di euro; c) istituire un fondo rotativo presso la Cassa depositi e prestiti (...); d) procedere alla revisione degli studi di settore per le piccole e medie imprese (....); e) restituire il fiscal drag (...); f) a prevedere forme, ancorché limitate nel tempo, di sostegno al reddito per tutti i lavoratori che attualmente non ne hanno diritto» - parasubordinati ed altri -; «g) rivedere le norme che hanno precarizzato i rapporti di lavoro (...)».
Infine chiediamo al Governo di impegnarsi «ad utilizzare per la realizzazione di tali programmi i fondi che potranno derivare: a) dal recupero, con procedure semplificate ed immediate, dei 5,2 miliardi di euro (...)» - si tratta delle somme di cui ho parlato -; «b) dal ripristino delle norme antievasione abrogate da questo Governo (...); c) dall'utilizzo dei risparmi Pag. 20sugli interessi relativi al debito: nel 2009 scadranno titoli di Stato per un quinto del nostro debito (...); d) dal taglio dei costi e degli sprechi della politica (...)».
Alla luce di tutto questo, chiediamo che il Governo si impegni «ad adottare iniziative sul piano internazionale al fine di creare, coinvolgendo i Paesi emergenti e con l'obiettivo di riformare il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, un sistema finanziario più stabile e più equo». Chiediamo infine - è l'ultimo punto: grazie Presidente, per la sua pazienza - che il Governo si impegni «ad adoperarsi in sede di Unione europea al fine di ottenere una modifica del patto di stabilità, cominciando a sottrarre dalla definizione dei cosiddetti 'parametri di Maastricht' gli investimenti (...) in grandi infrastrutture, in ricerca e sviluppo e in impianti per la produzione energetica e per il risparmio energetico».

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Evangelisti, per la puntuale ed esaustiva illustrazione della sua mozione.
È iscritto a parlare l'onorevole Stracquadanio, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00078. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, signor sottosegretario, signor Ministro, colleghi, la mozione di maggioranza che ho l'onore di illustrare, si illustra pressoché da sé, perché essa richiama atti che sono già stati compiutamente esaminati da questo Parlamento, che sono stati adottati dal Governo, e che si esamineranno nel prossimo dibattito parlamentare. Noi, signor Presidente, il 19 novembre scorso abbiamo già svolto questo dibattito, e lo abbiamo esaurito con una deliberazione che ha approvato una mozione di cui richiamiamo qui l'intero dispositivo, e in un virtuoso circuito Parlamento-Esecutivo quella mozione ha dato luogo ad un provvedimento del Governo che è questo decreto che recepisce in larghissima parte le indicazioni che lì si trovavano, come dimostriamo anche nella mozione richiamando il comunicato ufficiale del Consiglio dei ministri che rende nota l'adozione del provvedimento.
Richiamiamo anche l'audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, di pochi giorni fa, nelle Commissioni V e XIV, di fronte alle quali il Ministro ha illustrato il provvedimento e ha indicato alcuni ulteriori interventi che il Governo ritiene di compiere in sede di conversione in legge del decreto-legge il cui esame è in questo momento incardinato in V Commissione.
La scelta di impostare un documento di questo tipo, signor Presidente, nasce da due considerazioni. La prima è di carattere sostanziale: quando la Camera ha già assunto una deliberazione su un tema, non è ragionevole, a distanza di due settimane, tornare sugli stessi temi per tentare di assumere deliberazioni diverse o contraddittorie con quella. Infatti ciò vuol dire non utilizzare il dibattito parlamentare allo scopo dell'assunzione di decisioni ma semplicemente utilizzare quest'Aula come cassa di risonanza di propaganda di posizioni, forse in relazione a turni elettorali impropri che non hanno a che vedere con i nostri lavori. Ricordo a tutti che tra pochi giorni si voterà in Abruzzo, dove il candidato del centrosinistra è espresso da Italia dei Valori, presentatrice della mozione Borghesi ed altri n. 1-00073. Devo esprimere il dubbio che la mozione sia nata più come strumento di propaganda che come strumento di ausilio ai lavori parlamentari.
A questo punto, dette queste semplici cose sulla virtù del meccanismo che noi abbiamo avviato, vorrei svolgere brevissime considerazioni su alcune osservazioni espresse dall'onorevole Evangelisti e una sola notazione per quanto riguarda le modalità di funzionamento delle nostre istituzioni.
L'onorevole Evangelisti ha fatto affermazioni largamente imprecise. In particolare, il fatto che avremmo potuto evitare le economie di scala realizzate intervenendo sulla scuola attraverso i provvedimenti culminati poi, con l'attuazione della legge Gelmini, nei risparmi previsti per i prossimi tre anni. Si è trattato infatti di una scelta dettata non dalla esigenza di ridurre le spese ma dalla strategia, volutamente Pag. 21perseguita, di riportare la scuola alla sua missione originaria, formare i nostri giovani, evitando che sia un ammortizzatore sociale che dispensa posti di lavoro precari in funzione dei livelli di disoccupazione intellettuale.
Analogamente, il collega Evangelisti è stato largamente impreciso quando ha attribuito il calo delle entrate fiscali a una ripresa dell'evasione. Colleghi, è evidente che se l'attività economica diminuisce, anche le entrate fiscali diminuiscono perché sono proporzionali all'attività economica e allo sviluppo. Se abbiamo una crescita zero per due trimestri successivi, difficilmente potremo attenderci ulteriori aumenti delle entrate fiscali. Vorrei ricordare al collega Evangelisti che nei primi nove mesi di questo anno abbiamo registrato un più - e non un meno - 2,8 per cento di entrate fiscali. Nei primi nove mesi sono compresi anche i due trimestri a crescita zero mentre l'ultimo non è stato ancora rilevato. Quindi è un'inesattezza grave quando si parla di bilancio.
Analogamente, un'inesattezza grave è stata detta con riferimento al confronto tra gli Stati Uniti e l'Italia e concerne la disciplina del falso in bilancio: infatti la legge richiamata, la normativa statunitense, ha a che fare tutta con le società quotate ed è esattamente la stessa disciplina esistente in Italia per le società quotate, nella quale la valutazione del rilievo penale è legata al danno che si causa agli azionisti terzi e non certo ad aspetti di irregolarità formale che anche negli Stati Uniti sono risolti per via amministrativa.
Analogamente, è una grave imprecisione dire e scrivere che, come è stato affermato dal collega Evangelisti, il Ministro dell'economia e delle finanze aveva affermato di essere contrario ad una norma e il Governo ha adottato quella stessa norma.
La contrarietà espressa dal Ministro dell'economia su un emendamento che era stato presentato al Senato è stata recepita perfettamente, tant'è che quell'emendamento è scomparso e la norma che ha richiamato l'onorevole Evangelisti, che dice essere sostanzialmente uguale, è sostanzialmente diversa, sul piano civilistico e sul piano penalistico.
Infine, quando nella mozione Borghesi ed altri 1-00073 si afferma che lo Stato starebbe per rinnovare circa un quarto - un quinto del debito pubblico nei prossimi mesi e che al riguardo potrebbe fare risparmi ed economie, si dice qualcosa che è assolutamente fuori dalla logica elementare di mercato, per una semplice ragione: noi abbiamo, come parametro di riferimento costante di tutti i Governi, lo spread tra i nostri titoli di Stato ed i titoli di Stato tedeschi. Oggi il rendimento dei titoli di Stato tedeschi, grazie al loro minor debito pubblico, è maggiore del nostro; probabilmente noi saremo costretti dalle condizioni del nostro debito a dover offrire maggiori interessi del previsto e quindi queste economie saranno pressoché pari a zero: i 3,8 miliardi di euro sono un wishful thinking, perché anzi, se cedessimo da una linea di rigore economico, potremmo rischiare addirittura di avere un costo aggiuntivo del servizio del debito, dovuto al fatto che, essendovi un rischio Italia sui nostri titoli, un rischio Paese maggiore, dovremmo remunerare di più questo rischio.
Infine, signor Presidente, i costi della politica: sono un argomento serio e la giornata di oggi, ahimè, dimostra che manchiamo in parte di questa serietà. La nostra maggioranza ed il Governo sono impegnati a ridare alla politica ed alle istituzioni il loro ruolo di motore decisionale del Paese e non di discussione accademica intorno alle questioni. Quindi, abbiamo preferito presentare una mozione che è fatta tutta di richiami ad atti ufficiali e che ha dispositivi puntuali per quanto riguarda le situazioni che ci sembra che il Governo non abbia considerato con la dovuta attenzione nel decreto-legge che ha presentato, ma ci rifiutiamo di fare in questa Camera, per l'ennesima volta, un dibattito di natura accademica o giornalistica sulle cose. Infatti, lei signor Presidente mi insegna che ogni giorno che teniamo aperta questa Camera per farla funzionare è un giorno di costo della Pag. 22politica e se non lo facciamo per assumere decisioni, stiamo sprecando il denaro dei cittadini e stiamo facendo cattiva demagogia. Dobbiamo anche ridurre i tempi parlamentari e per questo concludo dicendo solo che con il dispositivo della mozione chiediamo al Governo di dar corso ai suoi orientamenti sulle norme sul risparmio energetico, dove il Governo ha ammesso un errore nella formulazione; di valutare ulteriori misure sugli studi di settore e sul loro impatto sulle piccole imprese; di valutare l'opportunità di introdurre meccanismi di fiscalità di vantaggio per favorire gli investimenti nelle aree a minor sviluppo, siano esse al nord come al sud; infatti, anche al nord - la ringrazio del suo annuire, collega D'Antoni - abbiamo aree di minor sviluppo e dobbiamo cercare di portare il Paese allo stesso tasso di sviluppo e di occupazione produttiva: la grande operazione che è richiesta a questa legislatura è quella di portare alcune centinaia di migliaia di persone dal lavoro improduttivo, che rischia di essere rendita parassitaria, all'attività produttiva, e quindi alla crescita ed allo sviluppo del Paese, per contrapporsi alla crisi attraverso lo sviluppo e la crescita dei redditi.
Quindi, signor Presidente, la nostra mozione da questo punto di vista credo che abbia le carte in regola per essere approvata dal Parlamento, perché essa conclude o in qualche modo si inserisce in quel circolo virtuoso in cui la maggioranza, il 19 novembre, ha impegnato il Governo a fare alcune cose, il Governo le ha fatte col provvedimento oggi in discussione e forse sarebbe stato meglio, anziché svolgere un altro dibattito su mozioni, che i desiderata del gruppo dell'Italia dei Valori fossero stati introdotti in emendamenti al decreto-legge, perché ciò sarebbe stato più conforme e più economico, nell'economia della logica parlamentare e nell'economia dei costi della politica.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della scuola primaria «Sandro Pertini», V circolo, di Cosenza, e gli alunni della I e V elementare della scuola «Don Milani» di Cerveteri, in provincia di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Il Presidente aveva un po' di ritrosia a salutare quegli alunni perché ha visto un colore arancione. Poiché il Presidente è milanista e non romanista gli è sorto qualche dubbio a causa delle sciarpe che i bambini indossano. Ricordo ai ragazzi e agli studenti che stiamo concludendo la discussione sulle linee generali sulle mozioni e sono presenti in Aula solo i deputati primi firmatari delle mozioni o i deputati (in questo caso sto per dare la parola all'onorevole D'Antoni) che vogliano intervenire sui contenuti delle mozioni presentate. In Aula è presente anche il rappresentante del Governo, nella persona del sottosegretario Giachino, che ora si è alzato dal suo banco. Le votazioni in Assemblea plenaria si terranno la prossima settimana.
È iscritto a parlare l'onorevole D'Antoni. Ne ha facoltà.
Onorevole D'Antoni, spero che lei non sia romanista. Mi raccomando! Sapendo che lei è siciliano, probabilmente sarà tifoso del Palermo.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, la ringrazio per avermi concesso la parola. Ho simpatie, ma il mio tifo calcistico è per il Palermo.

PRESIDENTE. Ne ero certo!

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, questa digressione ci porterebbe ad una discussione molto seria, ma ho notato che lei si è dichiarato subito. Nessuno è perfetto: anche lei ha qualche problema!
Ciò detto, ritornando al nostro dibattito poc'anzi veniva ricordato che il 19 novembre si è svolta una discussione su questi temi. Il nostro partito, il Partito Democratico, ha presentato una mozione con primo firmatario il segretario del partito, Veltroni. Abbiamo discusso, poi votato e, pertanto, una parte di questo dibattito, che stamattina ripetiamo, rappresenta la continuazione di quel dibattito e, allo stesso Pag. 23tempo, precede quello che inizierà la prossima settimana in Commissione e successivamente in quest'Aula, in ordine al provvedimento che il Governo ha varato, il cosiddetto decreto-legge «anticrisi», per affrontare gli effetti devastanti che la crisi stessa sta portando.
Proprio per questa ragione, vale a dire perché veniamo da un dibattito precedente e avremo l'occasione di un approfondimento molto puntuale su tutti i temi in esame, mi limiterò soltanto a svolgere molto rapidamente alcune considerazioni. La prima è quella che ormai è ammissione di tutti che la crisi, ahimè, è vasta, che è mondiale (come è evidente) e che ogni Paese ha un suo specifico e deve essere in grado di fronteggiarlo.
Se la crisi è mondiale, sono necessarie risposte di coordinamento mondiale. È quindi iniziata una fase di questo tipo e speriamo che essa possa avere un impulso forte nei prossimi mesi, con un'attività di coordinamento per fronteggiare la vastità di questa crisi, a partire dalla nuova Presidenza americana e anche tramite il G20 (cioè la riunione dei 20 Paesi più significativi del mondo) che è stato giustamente investito del problema.
Una seconda considerazione è che siamo dentro un processo europeo fondamentale e, quindi, dobbiamo partecipare alle decisioni per fronteggiare la crisi come Europa. L'Europa in questi due mesi sicuramente ha dato segnale di una sua vita e di una sua forza, che giudico positivamente. Il problema è che deve fare di più perché penso che di fronte a fenomeni come quelli cui stiamo assistendo non basta dire che abbiamo una certa impostazione e poi ogni Stato provvede coordinandosi con gli altri, ma bisogna che l'Europa si assuma anche responsabilità di intervento molto puntuali. Una tra tutte è sicuramente il rilancio del piano Delors che anche il Governo italiano ha sponsorizzato e che concerne la questione di avere delle risorse europee perché si possa affrontare questa crisi in maniera adeguata evitando, così, di non poterlo fare per mancanza di risorse.
Detto questo, la causa principale della crisi, a mio giudizio, sta nella distribuzione iniqua della ricchezza. Poi ci sono tante altre cause: mancati controlli, un liberismo sfrenato, l'egoismo. Ce ne sono tantissimi, però il punto vero, a mio giudizio, che ha sconvolto e sta producendo effetti devastanti, è la vicenda della distribuzione iniqua della ricchezza tra le zone del mondo e tra i ceti. Se lo riportiamo anche in Europa e nel nostro Paese, questo avviene tra le zone e tra i ceti.
Questa è la ragione principale della crisi che, non a caso, è esplosa negli Stati Uniti, dove la distribuzione della ricchezza è ancora più iniqua, perché lì, nel corso soprattutto degli ultimi 8 anni, ma, complessivamente, è avvenuto un processo di distribuzione e di concentrazione della ricchezza. Tutto questo ha determinato la conseguenza che quelli che non avevano ricchezza adeguata per consumare si sono indebitati e, indebitandosi, hanno creato quello che è avvenuto: non potendo fronteggiare i debiti che avevano assunto e non pagando si è determinata la crisi.
Questo è il punto da cui, secondo me, qualunque Governo e qualunque discussione anche a livello sovranazionale dovrebbe partire. Se così è, le risposte alla crisi vanno date partendo da questo. Dobbiamo utilizzare paradossalmente la crisi per iniziare una distribuzione più equa della ricchezza e, quindi, cominciando ad affrontare l'emergenza e poi, dentro l'emergenza, avere una linea di proiezione sul futuro che abbia conseguenze più giuste di distribuzione equa della ricchezza.
Questo è il punto che ritengo fondamentale. Pertanto, se è così, anche la discussione che avremo occasione di fare circa l'impostazione, i massimi sistemi, la fine di una fase del capitalismo, l'inizio di un'altra e il rapporto nuovo Stato-mercato-società (tutte affermazioni sacrosante che riprenderanno vigore) avrà bisogno, però, di una politica concreta che, al di là dell'approfondimento delle posizioni politiche ed economiche, sia tale da garantire questo processo.
Pongo un problema e svolgo una riflessione che faremo nel corso della discussionePag. 24 sul decreto «anticrisi». Il Governo, finora, non ha fatto una politica che va nella direzione della distribuzione più equa della ricchezza. Questa è la questione, il punto fondamentale. Il Governo si attribuisce il merito di aver previsto tutto. Se avesse previsto tutto, come dice, allora avrebbe dovuto fare una politica diversa da quella che ha fatto finora, proprio perché abbiamo scarse risorse e un debito pubblico che è quello che è. Dovendoci muovere in queste condizioni dovevamo dare dei segnali diversi, cosa che non è stata fatta e che, secondo me, ora il Governo ha la grande occasione, con il decreto «anticrisi», di fare, se vorrà. Se, al contrario, si intestardisse sulla sua politica commetterebbe, a mio avviso, un errore clamoroso.
Per brevità cito solamente alcuni fatti: abbiamo sprecato da otto a nove miliardi per un intervento sull'ICI di cui non c'era assolutamente bisogno, perché il 40 per cento delle famiglie italiane era esente dall'ICI sulla prima casa e il restante 60 per cento riguarda ceti e case che potevano benissimo essere lasciati com'erano; una soluzione del problema Alitalia che ha fatto perdere allo Stato italiano consistenti risorse; un intervento sugli straordinari in una fase di crisi che richiedeva l'esatto opposto, nel senso che quando la gente perde il posto di lavoro detassare gli straordinari è come dare più corda all'impiccato: ciò significa fare più straordinari e meno assunzioni, cioè l'esatto opposto.
Il Governo si è mosso esattamente in maniera tale da non fronteggiare la crisi, ma da aggravarla, per certi versi, con questi provvedimenti.
Ora, ecco la questione che dovremo affrontare nelle prossime settimane, è arrivato il momento di capovolgere la situazione ed è su questo che ci vuole una riflessione autentica. Ciò che ho citato (ICI, Alitalia, straordinari) riguarda le persone, ma se allarghiamo il discorso, il Governo ha fatto una manovra devastante per le zone deboli, cioè ha tagliato risorse e strumenti. È esattamente il processo opposto rispetto a quello che si doveva fare: era necessario favorire la distribuzione equa della ricchezza, lo sviluppo delle zone più deboli e, invece, ha tagliato fondi del FAS e strumenti (tipo il credito di imposta), cioè ha «massacrato» una politica che avrebbe dovuto avere le caratteristiche di cui parlavo.
Siamo ancora in tempo a correggere, se nel decreto-legge ci saranno misure tali - noi faremo le nostre proposte - da innescare un meccanismo diverso, perché - e concludo - abbiamo bisogno di alcune priorità assolute, se vogliamo che questa crisi venga affrontata. In primo luogo, dobbiamo garantire tutti quelli che perdono il posto di lavoro: tutti, nessuno escluso. Occorre trovare gli strumenti e le risorse per farlo. In secondo luogo, dobbiamo dare un segnale con la detassazione dei redditi da pensioni, salari e stipendi, proprio per cercare da un lato di fronteggiare la crisi dei consumi e dall'altro lato di mettere in moto un processo di produzione che venga incontro alle imprese. In terzo luogo, occorre fare un programma, che viene annunciato ma ancora non comunicato, di infrastrutture che abbiano al centro questa capacità di riequilibrio della situazione infrastrutturale del Paese. In quarto luogo, occorre puntare in maniera formidabile sulle zone deboli del Paese, perché - ahimè - purtroppo il Mezzogiorno in questo momento rischia, proprio in quanto debole, di pagare un prezzo altissimo alla crisi.
Qual è la risposta? Fino ad ora consiste in una social card (dicono che non bisogna citarla in inglese, ma che bisogna chiamarla in italiano «carta da acquisti», quindi chiamiamola così), un bonus e una condizione di intervento complessiva annunciata sul risparmio energetico, che ora per fortuna si vuole correggere.
Quindi, capite bene che ci vorrà ben altro, che quanto annunciato è troppo poco e rischia di giungere troppo tardi. Ci vuole ben altro; bisogna impegnarsi. Questo è il momento in cui una vera democrazia deve funzionare in un confronto diretto tra maggioranza e opposizione e deve trovare quella sintesi che possa portarePag. 25 a soluzioni adeguate per fronteggiare la vastità di questa crisi e dare una prospettiva di futuro a questo Paese.
Sono convinto, per il partito che rappresento, che noi democratici faremo proposte, indicheremo strade e ci aspettiamo un atteggiamento costruttivo tale da portare a risultati concreti. Se, invece, ci trovassimo di nuovo in presenza di atteggiamenti di chi sa tutto, ha capito tutto, ha la verità per cui basta un decreto-legge approvato in Consiglio dei ministri in nove minuti, su cui porre la fiducia, così poi le cose andranno bene, saremmo in presenza non solo di un'occasione perduta, ma di un grande rischio per il Paese, di non avere quella governabilità che serve a far uscire dalla crisi in primo luogo i più deboli di esso.

PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni presentate.

(Intervento del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, mi riservo di intervenire nel prosieguo del dibattito.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è, quindi, rinviato ad altra seduta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 9 dicembre 2008, alle 15:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 6 novembre 2008, n. 172, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, nonché misure urgenti di tutela ambientale (1875-A).
- Relatore: Ghiglia.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1152 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 2008, n. 162, recante interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi di materiali da costruzione, di sostegno ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura e della pesca professionale, nonché di finanziamento delle opere per il G8 e definizione degli adempimenti tributari per le regioni Marche ed Umbria, colpite dagli eventi sismici del 1997 (Approvato dal Senato) (1936).
- Relatori: Stradella, per l'VIII Commissione e Garofalo, per la IX Commissione.

3. - Seguito della discussione delle mozioni Borghesi ed altri n. 1-00073 e Stracquadanio ed altri n. 1-00078 concernenti iniziative per fronteggiare la crisi economica e finanziaria in atto.

4. - Discussione di documenti in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione:
Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Luigi Pepe, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 2-A).
- Relatore: Pionati.

Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambitoPag. 26 di un procedimento civile nei confronti del deputato La Loggia (Doc. IV-ter, n. 3-A).
- Relatore: Brigandì.

Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Giovanardi, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 5-A).
- Relatore: Brigandì.

Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Vittorio Sgarbi, deputato nella XIV legislatura (Doc. IV-ter, n. 6-A).
- Relatore: Sisto.

Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Maurizio Gasparri, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 3).
- Relatori: Paolini, per la maggioranza e Ferranti, di minoranza.

Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Franco Cardiello, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 5).
- Relatore: Pionati.

Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Fabrizio Morri, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 6).
- Relatore: Aniello Formisano.

Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Maurizio Gasparri, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 7).
- Relatore: Paniz.

Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Katia Bellillo, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 8).
- Relatore: Samperi.

La seduta termina alle 12.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO VINCENZO GAROFALO IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 1936.

VINCENZO GAROFALO. Il decreto-legge in esame è volto a fare fronte alla straordinaria necessità ed urgenza, da un lato, di emanare disposizioni tese ad evitare il blocco della realizzazione di importanti infrastrutture per lo sviluppo del Paese, che avrebbe pesanti ricadute anche di ordine occupazionale, dall'altro, di promuovere lo sviluppo economico con specifico riguardo al mantenimento dei livelli di competitività nei settori dell'agricoltura, della pesca professionale e dell'autotrasporto.
Il provvedimento reca, inoltre, alcune misure tese a fare fronte alle indifferibili esigenze legate ai versamenti tributari conseguenti ai noti eventi sismici che hanno colpito alcuni comuni delle regioni Umbria e Marche, nonché ad introdurre disposizioni relative agli interventi in materia di protezione civile, con particolare riferimento al «grande evento» della Presidenza italiana del G8.
Preciso che le Commissioni VIII e IX hanno ritenuto, in sede di esame del decreto, di considerare prevalenti le ragioni di urgenza dell'approvazione, e quindi di licenziare per l'Aula il provvedimento nel testo presentato dal Governo. L'opportunità di inserire eventuali modifiche è pertanto rimessa al dibattito e alla valutazione dell'Aula, anche in relazione ai tempi di svolgimento dei lavori e alla Pag. 27possibilità di trasmettere tempestivamente il testo al Senato per la conversione. Ciò costituisce una ulteriore conferma del carattere di urgenza che rivestono le norme introdotte dal decreto legge.
L'articolo 1 reca un intervento in materia di adeguamento dei prezzi dei materiali da costruzioni. Com'è noto, nel corso dell'anno 2008 si sono verificati aumenti repentini dei costi di alcuni materiali da costruzione che hanno inciso fortemente sui rapporti contrattuali tra stazioni appaltanti e imprese esecutrici, portando queste ultime a richiedere in alcuni casi la risoluzione del contratto.
Un recente intervento sul Codice dei contratti in materia di anticipazione del pagamento del prezzo di tali materiali non sembra aver migliorato la crisi in atto; al contrario si va determinando una situazione di blocco di importanti infrastrutture per lo sviluppo del Paese, con le conseguenti pesanti ricadute anche di ordine occupazionale.
Con l'articolo 1, pertanto, si introduce una disposizione, limitata all'anno 2008, che sulla base della rilevazione da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti delle variazioni percentuali superiori all'otto per cento dei prezzi dei materiali da costruzione più significativi attribuisce una compensazione.
Tale compensazione è determinata - secondo le modifiche introdotte nel corso dell'esame al Senato - applicando alle quantità dei materiali impiegati nelle lavorazioni eseguite e contabilizzate dal direttore dei lavori nell'anno 2008 le variazioni dei prezzi rilevate dal decreto eccedenti l'8 per cento se riferite esclusivamente all'anno 2008, ed eccedenti il 10 per cento complessivo se riferite a più anni.
La norma di copertura finanziaria delle maggiori spese derivanti dalle compensazioni prevede un meccanismo «a cascata»: dapprima i fondi andranno reperiti all'interno del quadro economico dell'opera che ha subito l'aumento. Nel caso questi siano insufficienti, si dovranno rimodulare gli altri lavori contenuti nell'elenco annuale, a decorrere dalla programmazione triennale 2009-2011, ovvero ridimensionando o cancellando opere ritenute non prioritarie. Infine, se anche questo dovesse risultare insufficiente, si potrà attingere al Fondo per l'adeguamento prezzi gestito dal Ministero delle infrastrutture.
Viene conseguentemente istituito un apposito Fondo per l'adeguamento dei prezzi nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con una dotazione iniziale di 300 milioni di euro per l'anno 2009. Al relativo onere si provvede mediante riduzione dell'autorizzazione di spesa del Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS). La definizione delle modalità di utilizzo del Fondo dovrà garantire due condizioni: la parità di accesso per la piccola, media e grande impresa di costruzione; la proporzionalità nell'assegnazione delle risorse agli aventi diritto.
Segnalo, infine, che nel corso dell'esame al Senato è stato introdotto all'articolo 1 il comma 10-bis, che reca una norma interpretativa ai fini dell'applicazione della disciplina del Codice dei contratti pubblici. In particolare, esso sembra escludere dagli elenchi degli organismi e delle categorie di organismi di diritto pubblico soggetti all'applicazione del Codice le fondazioni e gli ex enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza trasformati in associazioni o in fondazioni, a condizione che essi non usufruiscano di finanziamenti pubblici o altri ausili pubblici di carattere finanziario. Sono comunque fatte salve le misure di pubblicità sugli appalti di lavori, servizi e forniture.
L'articolo 1-bis, introdotto nel corso dell'esame al Senato, novella il comma 1020 dell'articolo 1 della legge finanziaria 2007 relativo al canone annuo a carico degli enti concessionari ANAS. Viene quindi previsto che la destinazione alle attività di vigilanza e controllo sui concessionari sia prioritaria e realizzata fino alla concorrenza dei relativi costi, ivi compresa la corresponsione di contributi alle concessionarie.
L'articolo 1-ter, anch'esso introdotto al Senato, differisce al 30 marzo 2009 i termini in materia di divieto di devoluzione delle controversie a collegio arbitrale nei contratti pubblici.Pag. 28
L'articolo 2 reca misure a sostegno di autotrasporto, pesca e agricoltura, volte a fronteggiare lo stato di crisi determinato dall'aumento dei prezzi dei prodotti petroliferi.
In particolare, il comma 1 prevede che gli interventi, volti a garantire i livelli di competitività di tali settori, siano adottati, nel rispetto della normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato, con appositi decreti dei Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e delle politiche agricole, alimentari e forestali, da emanarsi di concerto con il Ministro dello sviluppo economico e con il Ministro dell'economia e delle finanze. Il termine per l'adozione dei suddetti decreti è fissato al 15 novembre 2008. Entro il 30 novembre 2008 devono essere definite le procedure attuative delle misure di sostegno, attraverso l'emanazione di appositi bandi.
La copertura degli oneri derivanti dall'attuazione delle misure di sostegno è assicurata - nel limite di 230 milioni di euro - dalle risorse dell'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa Spa. Va precisato che, secondo la Relazione tecnica del Governo, «la disposizione non determina effetti sui saldi di finanza pubblica in quanto si tratta di risorse detenute dall'Agenzia al di fuori della tesoreria statale, che saranno versate all'entrata, riassegnate alla spesa e utilizzate entro il 31 dicembre 2008».
Il comma 2 dell'articolo 2 abroga espressamente l'articolo 9, comma 3, del citato decreto-legge n. 112 del 2008, che prevedeva un decreto del Ministro dello sviluppo economico per l'attuazione del comma 2, e risulta ora superato dalle innovazioni apportate dall'articolo in commento.
Il comma 2-bis, introdotto nel corso dell'esame presso il Senato, autorizza il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, per le inderogabili esigenze conseguenti all'attuazione del precedente comma 1, nonché al fine di potenziare l'azione di tutela e valorizzazione del sistema agroalimentare italiano, ad assumere, in deroga alla normativa vigente, i vincitori e gli idonei dei concorsi conclusi alla data del 31 dicembre 2006, per un numero complessivo massimo fino a 68 unità, limitatamente ad un importo massimo di spesa fino ad euro 100.000 per il 2008 e di un importo massimo di spesa a regime di 3 milioni di euro a decorrere dal 2009.
Il comma 2-ter, introdotto dal Senato, prevede che con decreto del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, siano stabiliti i criteri per la fissazione di un contributo che i soggetti «produttori e utilizzatori» di prodotti tutelati da denominazioni di origine protetta (DOP) o indicazione geografica protetta (IGP) dovranno versare ai consorzi di tutela delle singole produzioni all'atto in cui vengono immessi nel sistema di controllo.
Il comma 2-quater, anch'esso introdotto dal Senato, modifica l'articolo 9 del decreto legislativo n. 185 del 2000, estendendo a tutto il territorio nazionale i benefici disposti in caso di assunzione da parte di giovane agricoltore della conduzione di una azienda agricola. Tali benefici sono territorialmente limitati, secondo la vigente normativa, alle aree obiettivo 1 e 2 dei fondi comunitari, alle aree ammesse alla deroga per gli aiuti di Stato a finalità regionale, nonché alle cosiddette «aree svantaggiate». L'articolo 2-bis disciplina il trasporto di veicoli da parte di altri veicoli, provvisti del foglio di via e della targa provvisoria. Il comma 1 prevede due distinte fattispecie di trasporto, entrambe inserite come novelle all'articolo 99 del Codice della strada. La prima, disciplinata dal nuovo comma 1-bis dell'articolo 99, riguarda le fabbriche costruttrici di veicoli a motore e di rimorchi, alle quali viene permesso di trasportare, sino ai transiti di confine, veicoli nuovi di fabbrica utilizzando, direttamente o avvalendosi di altri soggetti a ciò abilitati, veicoli nuovi di categoria N (veicoli a motore destinati al trasporto di merci, aventi almeno quattro ruote) ovvero O (rimorchi, compresi i semirimorchi), muniti del foglio di via e della targa provvisoria. Sia i veicoli mediante i quali viene effettuato il trasporto, sia quelli trasportati devono essere destinatiPag. 29 all'esportazione. La seconda fattispecie, contenuta nel nuovo comma 1-ter, si riferisce ai veicoli di categoria N o O, muniti del foglio di via e della targa provvisoria, che trasportano altri veicoli o loro parti, tutti destinati a partecipare a riviste prescritte dall'autorità militare, a mostre o a fiere autorizzate di veicoli nuovi ed usati. In questa ipotesi non è richiesto che i veicoli siano nuovi.
L'articolo 2-ter dispone, al fine di garantire la continuità nella erogazione del servizio di trasporto in regime di concessione, la soppressione della norma abrogativa - contenuta nel decreto-legge n. 112 del 2008 - della legge n. 14 del 1965, recante «Regolazione delle assuntorie nelle ferrotramvie esercitate in regime di concessione». Ricordo che la legge n. 14 del 1965, nel disciplinare il rapporto tra società concessionarie di ferrovie e assuntori di stazioni, di fermate e di passaggi a livello, oltre a stabilire che le assuntorie debbano essere autorizzate dal Ministero dei trasporti, prevede che nell'ambito delle funzioni rimesse all'assuntore siano compresi i servizi di biglietteria, di ricevimento e spedizione di merci, di pulizia, custodia e sorveglianza dei locali. Possono essere inoltre attribuiti i servizi di manovra, sorveglianza e custodia dei passaggi a livello contigui, mentre sono comunque esclusi dai compiti affidati agli assuntori i compiti relativi al movimento e alla circolazione dei treni.
L'articolo 2-quater è volto a sopprimere le articolazioni periferiche della Consulta generale per l'autotrasporto e per la logistica (sezioni regionali) e dell'Albo degli autotrasportatori (Comitati regionali), mediante eliminazione di tutti i riferimenti a tali organi contenuti nel testo del decreto legislativo n. 284 del 2005.
L'articolo 2-quinquies modifica una norma contenuta all'articolo 83-bis del decreto legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008. Tale articolo ha introdotto, per i contratti di trasporto di merce, modalità di adeguamento del corrispettivo a carico del mittente collegati alle variazioni del prezzo del gasolio per autotrazione, ed ha attribuito all'Osservatorio sull'autotrasporto il compito di determinare semestralmente la quota dei costi di esercizio delle imprese rappresentata dai costi del carburante. Qualora il corrispettivo risulti inferiore, il comma 8 prevede che il vettore possa chiedere al mittente il pagamento della differenza. Lo stesso comma 8 prevede che, per i contratti non stipulati con la forma scritta, l'azione giudiziaria per il recupero delle predette somme si prescrive in cinque anni dalla conclusione della prestazione, mentre per i contratti stipulati in forma scritta il termine di prescrizione è di un anno. Quest'ultima disposizione viene ora abrogata dall'articolo 3-quinquies in esame. La soppressione di tale norma è stata motivata, in sede di discussione presso la VIII Commissione del Senato, in quanto considerata superflua, posto che l'articolo 2951 del codice civile già prevede, in via generale, che i diritti derivanti dal contratto di trasporto si prescrivono in un anno.
L'articolo 3 riguarda sia il finanziamento delle opere per il G8 sia la definizione degli adempimenti tributari e contributivi per le regioni Marche ed Umbria, colpite dagli eventi sismici del 1997.
In particolare, il comma 1 autorizza, in favore della regione Sardegna, la spesa di 233 milioni di euro per le opere connesse al «grande evento» relativo alla Presidenza italiana del G8, a valere sulle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS) già destinate alla regione Sardegna da pregresse delibere CIPE.
Le disposizioni recate dai successivi commi da 2 a 5 dell'articolo 3 consentono di definire la posizione dei soggetti che hanno beneficiato della sospensioni dei termini dei versamenti tributari e previdenziali nelle regioni Marche e Umbria colpite da eventi sismici nel 1997, previste dalla legge finanziaria 2008 e dal decreto-legge n. 61 del 2008. Tali disposizioni prevedono che i soggetti interessati dalle ordinanze di sospensione ivi citate restituiscano i tributi ed i contributi, oggetto delle sospensioni, in misura ridotta al 40 Pag. 30per cento, senza aggravi di sanzioni ed interessi, mediante rateizzazione in 120 rate mensili.
L'articolo 3-bis, introdotto dal Senato, integra l'articolo 56 del decreto legislativo n.270 del 1999, al fine di stabilire che le operazioni previste dal commissario straordinario nel programma di salvataggio dell'impresa in stato di insolvenza non costituiscono trasferimento di azienda o di ramo o parti d'azienda ai sensi dell'articolo 2112 del codice civile.
L'articolo 3-ter, infine, introdotto dal Senato, reca l'interpretazione autentica dell'articolo 20, comma 4, della legge n. 9 del 1991 in materia di autoproduttori di energia elettrica. Con tale disposizione si intende assicurare che la cessazione del regime speciale ad essi finora applicato avvenga in modo graduale, per consentire alle società autoproduttrici espropriate un progressivo adattamento.