ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00562

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 613 del 13/12/2021
Abbinamenti
Atto 1/00542 abbinato in data 11/01/2022
Atto 1/00561 abbinato in data 11/01/2022
Atto 1/00565 abbinato in data 11/01/2022
Atto 1/00570 abbinato in data 09/02/2022
Firmatari
Primo firmatario: FOTI TOMMASO
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 13/12/2021
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
LOLLOBRIGIDA FRANCESCO FRATELLI D'ITALIA 13/12/2021
RAMPELLI FABIO FRATELLI D'ITALIA 08/02/2022
BUTTI ALESSIO FRATELLI D'ITALIA 13/12/2021
SILVESTRI RACHELE FRATELLI D'ITALIA 13/12/2021
FERRO WANDA FRATELLI D'ITALIA 15/12/2021
ZUCCONI RICCARDO FRATELLI D'ITALIA 15/12/2021
GALANTINO DAVIDE FRATELLI D'ITALIA 15/12/2021
MANTOVANI LUCREZIA MARIA BENEDETTA FRATELLI D'ITALIA 15/12/2021
CAIATA SALVATORE FRATELLI D'ITALIA 15/12/2021
DE TOMA MASSIMILIANO FRATELLI D'ITALIA 15/12/2021
TRANCASSINI PAOLO FRATELLI D'ITALIA 15/12/2021
DEIDDA SALVATORE FRATELLI D'ITALIA 15/12/2021
GEMMATO MARCELLO FRATELLI D'ITALIA 15/12/2021
MASCHIO CIRO FRATELLI D'ITALIA 15/12/2021
OSNATO MARCO FRATELLI D'ITALIA 15/12/2021
PRISCO EMANUELE FRATELLI D'ITALIA 15/12/2021
CARETTA MARIA CRISTINA FRATELLI D'ITALIA 15/12/2021
CIABURRO MONICA FRATELLI D'ITALIA 15/12/2021
BIGNAMI GALEAZZO FRATELLI D'ITALIA 08/02/2022


Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO PARLAMENTARE 11/01/2022
Resoconto D'ATTIS MAURO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto FOTI TOMMASO FRATELLI D'ITALIA
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 09/02/2022
Resoconto D'ATTIS MAURO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto FERRO WANDA FRATELLI D'ITALIA
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 15/12/2021

ATTO MODIFICATO IL 10/01/2022

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 11/01/2022

DISCUSSIONE IL 11/01/2022

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 11/01/2022

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 08/02/2022

ATTO MODIFICATO IL 08/02/2022

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 09/02/2022

DISCUSSIONE IL 09/02/2022

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 09/02/2022

ATTO MODIFICATO IL 18/02/2022

Atto Camera

Mozione 1-00562
presentato da
FOTI Tommaso
testo presentato
Lunedì 13 dicembre 2021
modificato
Venerdì 18 febbraio 2022, seduta n. 641

   La Camera,

   premesso che:

    dal 1° al 13 novembre 2021 a Glasgow si è svolta la Cop26 sul clima, sede deputata a effettuare una revisione degli impegni per realizzare riduzioni quantificabili delle emissioni di gas a effetto serra previsti dagli Accordi sul clima adottati nell'ambito della Conferenza Cop21 tenutasi a Parigi dal 30 novembre al 12 dicembre 2015;

    i negoziati hanno portato all'adozione del Glasgow climate pact, che ha fissato, tra gli altri, l'obiettivo minimo di decarbonizzazione per tutti gli Stati firmatari: un taglio del 45 per cento delle emissioni di anidride carbonica al 2030 rispetto al 2010, che dovrebbero poi arrivare a zero intorno al 2050;

    tra gli obiettivi della Cop26 di Glasgow figurava anche il rafforzamento della collaborazione tra i Governi, le imprese e la società civile per un più efficace raggiungimento degli obiettivi, sancendo il ruolo importante svolto dalle realtà produttive e dai siti industriali in tali processi, e i risvolti sulle medesime imprese sia in termini di produzione che di occupazione, soprattutto nei settori in cui appare più difficile abbattere le emissioni di anidride carbonica e per le imprese operanti in settori ad alta densità energetica;

    in ambito europeo il 14 luglio 2021 la Commissione europea ha adottato un pacchetto di proposte legislative che definiscono come si intende raggiungere la neutralità climatica nell'Unione europea entro il 2050, compreso l'obiettivo intermedio di riduzione netta di almeno il 55 per cento delle emissioni di gas serra entro il 2030, denominato Fit for 55 per cent, che intende rivedere diversi atti legislativi dell'Unione europea sul clima, il regolamento sulla condivisione degli sforzi, la legislazione sui trasporti e l'uso del suolo, definendo in termini reali i modi in cui la Commissione intende raggiungere gli obiettivi climatici dell'Unione europea nell'ambito del Green Deal europeo;

    nel mese di giugno 2021, con l'approvazione del regolamento (UE) 2021/ 1056 del Parlamento europeo e del Consiglio, è stato, altresì, istituito a livello europeo il «Fondo per una transizione giusta», al fine di fornire sostegno alle persone, alle economie e all'ambiente dei territori che fanno fronte a gravi sfide socioeconomiche derivanti dal processo di transizione verso gli obiettivi 2030 dell'Unione per l'energia e il clima e verso un'economia climaticamente neutra dell'Unione entro il 2050;

    tuttavia, e la Commissione europea non lo dovrebbe affatto sottovalutare, è l'Europa ad essere colpita, in questo momento, dalla crisi energetica a causa della scarsità di metano, con un'esplosione vera e propria dei suoi prezzi. Una crisi assolutamente non di breve periodo, per ragioni di domanda (per l'incremento dovuto alla ripresa economica, alla fame di gas in Asia, alla ridotta disponibilità di risorse rinnovabili quali la bassa ventosità) e di offerta (per aver evidenziato l'incapacità di soddisfare interamente la domanda nelle attuali condizioni). Al riguardo, è fortemente ipotizzabile che il mondo abbia assoluta necessità del gas naturale, se non altro perché se la Cina vorrà interrompere il trend di crescita delle sue emissioni nel 2030 dovrà necessariamente raggiungere un picco nei suoi consumi di carbone nel giro di pochi anni, sostituendolo quasi interamente con il gas naturale, la qual cosa porterà la domanda di gas della Cina da qui a metà secolo ad aumentare di un quantitativo pari all'intero consumo attuale dell'intera Europa;

    non di meno, il nucleare inteso come sviluppo della nuova tecnologia di fusione è tornato al centro del dibattito energetico, essendo ritenuta la ricerca in corso in detto ambito non la soluzione ma certamente una parte della soluzione alla lotta ai cambiamenti climatici;

    a livello nazionale, il più ampio stanziamento di risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza è previsto per la missione «Rivoluzione verde e transizione ecologica», alla quale sarà destinato circa il 30 per cento dell'ammontare complessivo del Piano, pari a 69,93 miliardi di euro, per «intensificare l'impegno dell'Italia in linea con gli obiettivi del Green Deal sui temi legati all'efficienza energetica e riqualificazione degli edifici, mobilità sostenibile, potenziando le infrastrutture e le ciclovie e rinnovando in modo deciso il parco circolante del trasporto pubblico locale, per incrementare la quota di energia prodotta da rinnovabili e stimolare la filiera industriale, inclusa quella dell'idrogeno, e digitalizzare le infrastrutture di rete»;

    il Piano per la transizione ecologica, inoltre, individua otto obiettivi principali delle politiche ambientali dell'Italia: decarbonizzazione, mobilità sostenibile, miglioramento della qualità dell'aria, contrasto al consumo di suolo e al dissesto idrogeologico, risorse idriche e relative infrastrutture, biodiversità, tutela del mare, promozione dell'economia circolare;

    la Conferenza unificata, nella seduta del 2 dicembre 2021, ha espresso parere negativo sulla proposta del citato Piano per la transizione ecologica. In particolare, la Conferenza ha evidenziato il permanere delle condizioni preclusive all'espressione di un parere positivo, quali:

     a) il mancato coinvolgimento delle regioni, non essendo stati convocati incontri tecnici bilaterali specifici;

     b) un ruolo importante da attribuire alle autonomie locali nella definizione della governance del Piano;

     c) la mancata esplicitazione della gerarchizzazione e dei rapporti tra il Piano di transizione ecologica, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, la programmazione 2021/2027 e gli obiettivi della Strategia di sviluppo sostenibile;

     d) la mancata chiarezza sull'assoggettabilità a valutazione ambientale strategica, il mancato accoglimento di molte osservazioni tecniche delle regioni e della pubblica amministrazione (in particolare in tema di qualità dell'aria);

    nonostante l'adozione negli ultimi anni di diverse disposizioni in materia di lotta al cambiamento climatico, tra le quali figurano anche la creazione del Fondo per la transizione energetica nel settore industriale e del Fondo per la riconversione occupazionale nei territori in cui sono ubicate centrali a carbone, appaiono del tutto insufficienti gli strumenti prospettati a sostegno della svolta green delle aziende e dei conseguenti riflessi sul mercato occupazionale;

    scorrendo gli interventi realizzati sin qui, o quantomeno studiati fin qui, si nota il mancato coinvolgimento del mondo dell'industria e delle imprese nella definizione delle politiche per il raggiungimento degli obiettivi, assenza che, peraltro, fa sospettare un atteggiamento di accondiscendenza nei confronti dell'Europa che non tenga conto delle specificità produttive nazionali;

    in questo senso è già stato segnalato da diverse organizzazioni di categoria come alcune scelte di politica ambientale a livello europeo rischiano di provocare impatti molto pesanti sulle imprese manifatturiere italiane, soprattutto se non si dovessero tenere nel debito conto le differenze tra le economie dei singoli Stati dell'Unione europea;

    la Vice presidente di Confindustria per l'ambiente, la sostenibilità e la cultura ha, di recente, sottolineato come «porre gli stessi obiettivi a tutti potrebbe generare degli effetti distorsivi tra gli stessi Stati dell'Unione (...) se si applicano gli obiettivi di decarbonizzazione in maniera uniforme e indistinta alle economie di Paesi che hanno diversi tassi di industria manifatturiera, si rischia di premiare in maniera del tutto irragionevole quelle a più basso tasso di manifattura e al contempo di penalizzare in modo altrettanto irragionevole quelle che, come la nostra, hanno invece una grande concentrazione di manifattura di livello eccellente»;

    non solo, ma la crisi energetica sta spingendo l'Italia sull'orlo di un lockdown produttivo e industriale, intere filiere, a partire da quelle legate alla manifattura, rischiano di collassare sotto il macigno degli aumenti in bolletta, con ricadute occupazionali ed economiche potenzialmente devastanti. A parere dei firmatari del presente atto di indirizzo a questo scenario non corrisponde – allo stato – una strategia di medio e lungo periodo da parte del Governo: su una partita così cruciale, che si gioca anche sul fronte geopolitico europeo e mondiale, non si registra infatti né una visione, né un piano di intervento;

    appare del tutto evidente che il raggiungimento degli obiettivi dettati dall'Unione europea, finalizzati ad accelerare la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra nei prossimi decenni, non deve comportare un'ulteriore penalizzazione dell'economia nazionale, ma – per contro – favorire la ripartenza e il rilancio della competitività nel contesto mondiale ed europeo;

    la promozione, lo sviluppo e l'impiego delle diverse tecnologie necessarie per dare attuazione alla politica strategica dell'Unione europea per la decarbonizzazione non possono prescindere da un'attenta e circostanziata analisi degli impatti (ambientali, economici, sociali e geopolitici) conseguenti la disponibilità, l'approvvigionamento, i costi e la dipendenza estera dei metalli, dei minerali critici e delle terre rare, indispensabili nella transizione fondata sull'elettrificazione spinta dei consumi e sull'impiego di impianti di produzione elettrica da fonti rinnovabili (quali fotovoltaico ed eolico);

    particolare attenzione dovrebbe, quindi, non solo essere prestata alle problematiche concernenti l'approvvigionamento delle materie critiche necessarie a garantire la continuità del processo di transizione ecologica, ma anche estesa al gas e alle altre fossili importate;

    se è vero che la promozione delle fonti di energie rinnovabili è uno degli obiettivi prioritari dell'Unione europea, altrettanto vero è che in Italia l'affrettata e disordinata installazione di impianti destinati a tale finalità ha, in alcuni casi, determinato effetti diversi, per non dire opposti, a quelli auspicati. Nei fatti, la duplicazione, rispetto a quelli attivi nel 2009, degli impianti destinati alla produzione di elettricità da pannelli fotovoltaici non sempre risulta bilanciata con l'interesse a garantire un'adeguata tutela ambientale e paesaggistica, volta a preservare il suolo agricolo, risorsa limitata e non rinnovabile. Occorre inoltre considerare che, in ambito agricolo, una transizione ecologica netta, sprovvista delle necessarie misure di accompagnamento e di agevolazione, è destinata a pregiudicare la tenuta economica di un comparto che si è mostrato particolarmente resiliente nell'ambito della recente crisi da COVID-19 e protagonista della transizione verde;

    la recente nota del Cite (Comitato interministeriale per la transizione ecologica), con la quale viene fissato per il 2035 l'anno di cessazione della produzione di auto con motore a combustione, risulta fortemente criticata dall'Associazione nazionale filiera industria automobilistica (Anfla) e dai sindacati, che denunciano il gravissimo pericolo della perdita di oltre settantamila posti di lavoro nel comparto in questione a causa di un'accelerazione troppo spinta verso l'elettrificazione; a tacere del fatto di dovere rinunciare a uno dei fiori all'occhiello dell'industria italiana, la filiera del powertrain endotermico;

    lo sviluppo di tecnologie innovative sarà determinante per il completo abbattimento delle emissioni di processi industriali e prodotti, nonché lo strumento per una transizione energetica votata al successo. In tale prospettiva la fusione a confinamento magnetico assume un ruolo di rilievo nella ricerca tecnologica finalizzata al processo di decarbonizzazione, in quanto consentirà di potere disporre di grandi quantità di energia pulita, sicura, virtualmente inesauribile e senza la produzione di gas serra;

    in tale contesto va evidenziato anche l'investimento, da parte dell'Italia, di 10 miliardi di euro per la messa in funzione di 5 gigawatt di elettrolizzatori, entro il 2030, anno in cui il 2 per cento della domanda energetica nazionale dovrebbe essere coperta dall'«idrogeno pulito»;

    la necessità di rivedere i nostri processi produttivi non può dunque prescindere dalla tutela dell'ambiente e dalla salvaguardia dei livelli occupazionali;

    non risulta inoltre in linea con i fini di tutela ambientale l'annunciata predisposizione di una direttiva europea che, con il pretesto di contenere le emissioni ed il contenuto energetico, vieterebbe dall'anno 2027 la compravendita e l'affitto di abitazioni aventi una classificazione energetica sotto la classe E, con successivo passaggio alla classe D e poi alla C (la compravendita sarebbe prevista come possibile solo dall'impegno tassativo da parte del compratore di effettuare entro tre anni i lavori necessari a raggiungere la classe richiesta), atteso che i costi aggiuntivi che si verrebbero a determinare finirebbero per favorire grandi gruppi finanziari i specialmente stranieri i tra i pochi in grado di potere acquistare centinaia di immobili, assumendosi l'onere di sostenere le spese necessarie nei tre anni per il raggiungimento della classe pretesa;

    quanto al tema del «consumo di suolo» l'esame ad oggi effettuato in sede parlamentare, con riferimento in particolare alla rigenerazione urbana, risulta ispirato ad una filosofia legislativa volta a privilegiare l'adozione di regole vecchie ed obsolete non funzionali alla trasformazione delle città, eludendo, in particolare, la questione centrale del recupero dei centri storici, atteso che, al di là degli edifici che godono di tutele particolari, è importante potere intervenire senza ulteriori vincoli sugli edifici ricadenti in tali ambiti ma privi di pregio o addirittura degradati e pericolanti, certamente privi di significativi elementi volti a contenere il consumo energetico,

impegna il Governo:

1) a predisporre e sottoporre al Parlamento un piano di medio-lungo periodo volto ad individuare le azioni più opportune per efficacemente contrastare la crisi energetica in atto;

2) a promuovere l'adozione di urgenti iniziative a livello europeo al fine di tutelare le economie dei Paesi membri messe in situazione di gravi difficoltà dagli aumenti dei costi dei metalli, dei minerali critici e delle terre rare di cui in premessa, introducendo dazi di civiltà a carico di quei Paesi che, non rispettando limiti e fini della transizione ecologica, operano sul mercato in spregio agli stessi, con gravi conseguenze sia sulla salute delle persone sia sull'ambiente;

3) a valutare con razionale attenzione, senza quindi condizionamenti di natura ideologica, la proposta – se e in quanto formalizzata – di inserire il gas naturale nella tassonomia dell'Unione europea che definisce le regole per la finanza cosiddetta sostenibile, e ciò al fine di evitare che aprioristiche valutazioni finiscano per impattare negativamente proprio sulla transizione energetica che si vorrebbe implementare;

4) ad assumere con la massima urgenza ogni utile iniziativa volta a sottoporre alla Conferenza unificata un testo del Piano per la transizione ecologica che, prevedendo con chiarezza il coinvolgimento nell'attuazione dello stesso di regioni ed enti locali ed accogliendo le richieste allo stato formulate, consenta alla stessa di pronunciarsi favorevolmente al riguardo;

5) ad adottare iniziative per definire obiettivi e percorsi chiari per sostenere le aziende nella programmazione dei percorsi di decarbonizzazione delle stesse e a stanziare adeguate risorse economiche per gli investimenti in tal senso;

6) nella trasposizione delle normative europee in materia di lotta al cambiamento climatico, ad adottare iniziative per tutelare le specificità imprenditoriali, produttive e di conformazione del territorio della nostra Nazione;

7) in questo ambito, a sostenere la nostra industria manifatturiera, definendo percorsi di transizione attraverso scelte che possano orientare e accelerare l'evoluzione dei processi industriali in senso ecosostenibile, considerando in particolare la criticità costituita dal settore tessile che rappresenta nel mondo la seconda causa inquinante dopo il petrolio;

8) a sostenere efficacemente le strategie aziendali di adeguamento ai più elevati parametri ambientali nell'ambito di investimenti in tecnologie e impianti che riducano le emissioni, nonché i consumi energetici e di materie prime;

9) ad orientare gli strumenti e le risorse previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza e, più in generale, le risorse pubbliche nazionali ed europee, per creare sviluppo e innovazione industriale in Italia, sostenendo la riconversione di produzioni che avrebbero altrimenti un impatto negativo dal processo di transizione;

10) a perseguire gli obiettivi di decarbonizzazione promuovendo il rafforzamento delle filiere per la produzione di tecnologie innovative e ad alta efficienza nel settore delle rinnovabili, dell'efficienza energetica e della mobilità sostenibile, favorendo gli investimenti sul territorio nazionale;

11) ad assumere opportune iniziative di carattere normativo volte a definire un «consumo di suolo positivo» se destinato a riqualificare aree urbanisticamente compromesse e «negativo» se orientato per fini speculativi verso il consumo di zone agricole e aree pregiate, anche mantenendo un bilancio netto di suolo pari a zero fra superfici impermeabilizzate e deimpermeabilizzate, come più volte richiesto dall'Unione europea;

12) al fine di realizzare una vera indipendenza energetica dell'Italia da altri Stati, a sostenere con forza, anche attraverso la specifica destinazione dei fondi a disposizione o che saranno disponibili, studi, ricerche e progetti volti a raggiungere quanto prima l'obiettivo dell'utilizzo del «nucleare da fusione», proseguendo ed incentivando nel contempo ogni utile attività ed impegno a favore dell'«idrogeno pulito»;

13) ad assumere, per quanto di competenza, ogni opportuna iniziativa volta a garantire un equilibrato inserimento paesaggistico, rispettoso dell'articolo 9 della Costituzione, degli impianti fotovoltaici ed eolici, la cui collocazione dovrà privilegiare l'uso di aree industriali, zone urbanizzate, aree compromesse, e comunque mediante l'adozione di specifiche iniziative che ne definiscano più restrittivamente limiti dimensionali e localizzativi;

14) a mantenere l'attuale regime di incentivi e sussidi destinati ai carburanti utilizzati in agricoltura, favorendo al tempo stesso, anche con ulteriori risorse economiche, il ricambio del parco macchine nel settore, così che migliore risulti l'impatto sull'ambiente;

15) a concorrere ad elaborare un piano di politica industriale con una road map italiana per la transizione produttiva nella mobilità sostenibile, come risultano avere fatto altri Stati;

16) ad adottare iniziative di sostegno per il comparto automobilistico, anche attraverso il rifinanziamento dell'ecobonus e l'introduzione di ulteriori nuovi e adeguati incentivi al fine di sollecitare i cittadini nella sostituzione di auto a motore termico e maggiormente inquinanti, e a definire politiche di incentivazione specifiche per le imprese del settore, con l'obiettivo di sostenerle nell'azione di riconversione industriale delle lavorazioni, individuando, a tal fine, precise assegnazioni di risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza in ambito di ricerca e sviluppo nel settore dello sviluppo futuro dell'automotive;

17) ad adottare iniziative per sostenere le imprese nei processi di transizione energetica mediante l'introduzione di un meccanismo di credito d'imposta che permetta alle stesse di assorbire, almeno in parte, gli extra costi derivanti dall'aumento dei prezzi delle forniture energetiche.
(1-00562) (Seconda ulteriore nuova formulazione) «Foti, Lollobrigida, Rampelli, Butti, Rachele Silvestri, Ferro, Zucconi, Galantino, Mantovani, Caiata, De Toma, Trancassini, Deidda, Gemmato, Maschio, Osnato, Prisco, Caretta, Ciaburro, Bignami».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

protezione dell'ambiente

inquinamento stratosferico

inquinamento atmosferico