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Lunedì 15 Aprile 2024 ore 10:00
AULA, Seduta 279 - Decreto Pnrr, Governo pone la fiducia
Resoconto stenografico
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Nella seduta odierna si è svolta la discussione generale del disegno di legge di conversione, con modificazioni, del decreto 2 marzo 2024, n. 19, recante ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) (C. 1752-A).
Alla ripresa pomeridiana il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha posto a nome del Governo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, recante ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) (A.C. 1752-A), nel testo della Commissione. (La fiducia sarà votata nella seduta di domani).
Alla ripresa pomeridiana il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha posto a nome del Governo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, recante ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) (A.C. 1752-A), nel testo della Commissione. (La fiducia sarà votata nella seduta di domani).
XIX LEGISLATURA
279^ SEDUTA PUBBLICA
Lunedì 15 aprile 2024 - Ore 10
(ore 10, con votazioni non prima delle ore 14)
Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, recante ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). (C. 1752-A)
Relatori: OTTAVIANI, PELLA e TRANCASSINI.
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- Lettura Verbale
- Missioni
- Disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, recante ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) (A.C. 1752-A) (Discussione)
- Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, recante ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).(C. 1752-A)
- Discussione sulle linee generali - A.C. 1752-A
- Presidente FONTANA Lorenzo
- Deputato OTTAVIANI Nicola (LEGA - SALVINI PREMIER)
- Deputato MANCINI Claudio (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputata LUCASELLI Ylenja (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputato MARI Francesco (ALLEANZA VERDI E SINISTRA)
- Deputato BARABOTTI Andrea (LEGA - SALVINI PREMIER)
- Deputata BARZOTTI Valentina (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Replche - A.C. 1752-A
- Discussione sulle linee generali - A.C. 1752-A
- Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, recante ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).(C. 1752-A)
- La seduta, sospesa alle 12,20, è ripresa alle 14.
- Missioni (Alla ripresa pomeridiana)
- Si riprende la discussione
- Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, recante ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).(C. 1752-A)
- La seduta, sospesa alle 14,03, è ripresa alle 15.
- Sui lavori dell'Assemblea
- Ordine del giorno della prossima seduta
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ANNARITA PATRIARCA, legge il processo verbale della seduta del 12 aprile 2024.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 100, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1752-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, recante ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
I presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne hanno chiesto l'ampliamento.
La V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Nicola Ottaviani.
NICOLA OTTAVIANI, Grazie, Presidente. La relazione è il frutto di un lavoro complesso e di sintesi che è stato portato avanti nel corso delle ultime settimane insieme agli altri colleghi, quindi all'onorevole Trancassini e all'onorevole Pella, per arrivare a enucleare i tratti essenziali del disegno di legge che oggi inizia, anzi definisce, il proprio percorso parlamentare.
Devo, innanzitutto, ringraziare gli uffici della V Commissione, ad iniziare dal consigliere, , il dottor Alberto Tabacchi, per passare anche velocemente alle attività svolte dal Servizio studi della Camera.
Ed è necessario anche portare un profilo di ringraziamento, non certamente di maniera ma di sostanza, verso tutti i commissari, sia quelli di maggioranza che di minoranza, soprattutto quelli che interpretano il loro ruolo di minoranza come un ruolo non precostituito e preconcetto, ma un ruolo di costruzioni di dialettica, potremmo definirla quasi hegeliana, per arrivare a una sintesi superiore rispetto a tematiche che attengono, non al contingente, ma allo sviluppo del nostro sistema, soprattutto del sistema Paese. Allora, sempre in ordine alla relazione che ci apprestiamo a svolgere, mi sia permesso fare una brevissima considerazione, che non è una considerazione politica , ma è una considerazione di efficienza e soprattutto di adempimento di quelli che erano e che rimangono gli obblighi del Governo rispetto, invece, alle prospettazioni portate avanti da Cassandre o aruspici un po' improvvisati, qualche tempo fa, quando si era parlato di perdita irreparabile di fondi, di programmi e di finanziamenti relativi al PNRR. In realtà, abbiamo portato avanti, quindi, il Governo, con questo provvedimento, ha perfezionato una rimodulazione di alcuni obiettivi e soprattutto una cadenza diversa, anche sotto il punto di vista metodologico, per arrivare a non perdere nulla di ciò che era effettivamente centrabile e raggiungibile rispetto ad obiettivi di carattere e di interesse generale.
A questo scopo, malgrado il disegno porti la dicitura e quindi il “ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)”, credo che nessuno abbia a dolersi se riuscissimo a portare avanti anche un profilo di ampliamento del titolo del disegno, introducendo la parte del preambolo del disegno stesso, ove si fa riferimento alle misure volte a garantire la tempestiva attuazione degli interventi relativi al Piano nazionale di ripresa e resilienza, coerentemente con il relativo cronoprogramma. Questa è, sostanzialmente, la sintesi che è stata raggiunta e centrata attraverso il lavoro del Governo, passando per la Commissione e per concludersi all'interno dell'Aula parlamentare.
In modo particolare, credo che, nel corso della nostra relazione, sia utile, anche se in modo , citare alcuni degli articoli che rappresentano il fulcro che vanno ad enucleare la attorno alla quale ruota questo testo.
In modo particolare, l'articolo 1 include una serie di disposizioni di carattere finanziario per la realizzazione degli investimenti del PNRR, come modificato dalla decisione dell'ECOFIN dell'8 dicembre 2023, oltre alle misure per la realizzazione degli investimenti non più finanziati, a valere sulle risorse del PNRR, e misure di revisione del Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR. Quindi, si dà il senso di una visione d'insieme - signor Ministro, la ringraziamo per lo sforzo compiuto in questa direzione -, per centrare gli obiettivi irrinunciabili, ma soprattutto percorribili, perché la dimensione della concretezza è quella che distingue questo Governo rispetto ad approcci precedenti. Sempre l'articolo 1, al primo periodo, prevede lo stanziamento delle risorse necessarie a garantire, come dicevamo prima, la piena operatività del PNRR, disponendo un incremento di 9,42 miliardi di euro del Fondo di rotazione per l'attuazione del Italia per il periodo 2024-2026. Il secondo periodo, non meno importante del primo, prevede lo stanziamento di risorse occorrenti a dare continuità attuativa alle misure definanziate dal nuovo PNRR. Quindi, vi è una sorta - potremmo così definirla - di metodologia di vasi comunicanti, perché ciò che, di fatto, veniva meno in una fase precedente, viene reintegrato, utilizzando sempre il meccanismo della finanza pubblica e, soprattutto, l'apporto di risorse da parte dello Stato.
Per la realizzazione di tali investimenti non più finanziati in tutto o in parte a valere sulle risorse del PNRR, è autorizzata la spesa complessiva di 3,44 miliardi per il periodo 2024-2029, da distribuire secondo il riparto previsto nel successivo comma 5.
All'articolo 2, modificato nel corso dell'esame in sede referente (mai come in questo caso, in occasione dell'esame e dell'approvazione di questo testo, la sede referente, grazie anche al confronto tra maggioranza e minoranza, ha portato modifiche, anche di carattere sostanziale, che vanno ad incidere sulla rilettura del complesso che ci stiamo apprestando ad approvare in via definitiva, conseguendo sicuramente l'obiettivo fissato dal Governo fin dall'inizio, ma credo fissato anche dallo stesso Parlamento), prevede, in modo particolare al comma 3, che l'Amministrazione centrale titolare dell'intervento restituisca gli importi percepiti in precedenza attivando le azioni di recupero nei confronti dei soggetti attuatori. Qui sicuramente non si introduce, ma si valorizza il principio della responsabilità. È chiaro che il mancato raggiungimento, parziale o totale, di alcuni degli obiettivi fissati e, quindi, la consegna di lavori, servizi e utilità al Paese, non perché venga sbagliata la programmazione, ma perché, in alcuni casi, non c'è stato un senso di responsabilità e di attaccamento alla importante, così come previsto dalla nostra Costituzione, da parte di chi svolge una pubblica funzione, non può rimanere lettera morta, non può rimanere e, quindi, ha bisogno di essere valutato e, se del caso, anche censurato, con l'attivazione di questo meccanismo testé evidenziato.
Per quanto riguarda, sempre sulla stessa linea, l'articolo 3, si recano misure per la prevenzione e il contrasto delle frodi nell'utilizzazione delle risorse relative al PNRR, in funzione anche delle politiche di coesione. Questo significa, ancora una volta, sottolineare, da parte del Governo, come le risorse debbano essere utilizzate per scopi pubblici e non certamente per scopi privati, o che comunque siano in contrasto con gli interessi del Paese.
Vorrei sottolineare l'importanza dell'articolo 5 per quanto riguarda gli alloggi universitari. Anche in questo caso, la realizzazione di nuovi posti letto destinati agli studenti universitari (quindi, stiamo parlando soprattutto di studenti fuori sede), probabilmente, si arriverà a conseguire il numero di circa nuovi 60.000 posti letto, significa investire sulle risorse umane e quindi sulla classe dirigente migliore che questo Paese è in grado di costruire e di formare. Anche in questo senso, stiamo vertendo sulla materia di investimenti infrastrutturali, laddove per infrastrutture non si possano intendere soltanto quelle di carattere edilizio, urbanistico, ma anche e soprattutto quelle di carattere umano.
L'articolo 8 reca misure per il rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni titolari delle misure del PNRR e dei soggetti attuatori, perché è chiaro che, laddove ci siano difficoltà da parte delle singole amministrazioni, soprattutto delle amministrazioni locali, poi come si vedrà negli articoli seguenti, c'è la necessità di supportare, anche in termini di sussidiarietà, l'organizzazione dello Stato con le emanazioni nelle varie attività di competenza. l'articolo 9, sulla stessa lunghezza d'onda.
L'articolo 12 riguarda le misure di semplificazione in materia di affidamento di contratti pubblici e anche dei procedimenti amministrativi.
È chiaro che, per quante risorse possano essere stanziate, se quelle risorse poi non hanno la possibilità di districarsi all'interno di un'attività semplice e vanno a impattare su quelli che possono essere ammennicoli di varia natura del nostro ordinamento, quelle risorse rischiano, malgrado i buoni propositi, di essere sprecate e di rimanere inevase. Ecco il motivo per il quale l'articolo 12 ci sovviene e ci supporta dando il senso dell'incremento di questa semplificazione assolutamente utile e necessaria.
L'articolo 12- sottolinea la compatibilità con l'esercizio dell'uso civico delle opere pubbliche o di pubblica utilità.
Passando velocemente al Capo II, per quanto attiene gli articoli da 13 a 18, torniamo a quello che era il concetto dal quale siamo partiti all'inizio, ossia le misure urgenti in materia di istruzione e merito: investire nella ricerca, come ci suggerisce e ci indica l'articolo 14, per quanto riguarda l'articolo 15, con la riforma degli istituti tecnici mediante l'approvazione di uno o più regolamenti di delegificazione. L'articolo 15-, per quanto attiene la continuità dell'erogazione dei servizi educativi e scolastici comunali dell'infanzia, dà la possibilità dell'utilizzo delle graduatorie comunali fino all'anno scolastico 2026-2027. Qui, in qualche modo, si cerca di portare avanti e di incrementare il verso la maternità, ma soprattutto il verso la crescita e la formazione di una maternità che non può rimanere fine a se stessa. L'articolo 17, come stavamo accennando prima, è quello che individua la creazione di 60.000 posti letto supplementari per gli studenti fuori sede e prevede come target finale il 30 giugno del 2026.
Passiamo al Capo IV dove, con l'articolo 19, si recano misure volte a snellire le procedure di utilizzo da parte del Dipartimento per lo sport della Presidenza del Consiglio dei ministri delle risorse di cui all'investimento 3.1 della Missione 5, Componente 2 del PNRR.
Il Capo V viene dedicato alle misure in materia di digitalizzazione. Più nel dettaglio, l'articolo 20 prevede la modifica al codice dell'amministrazione digitale di cui al decreto legislativo n. 82 del 2005; il comma 3 di tale articolo conferisce all'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato Spa, in misura non inferiore al 51 per cento, e al fornitore del servizio postale per la restante quota, i diritti di opzione per l'acquisto della partecipazione azionaria detenuta dallo Stato nella società PagoPA. Questo è stato uno degli argomenti di maggiore interesse nel dibattito all'interno della V Commissione, ma è chiaro che il punto di caduta cui siamo giunti sicuramente va a tutela dell'interesse pubblico e del servizio che viene svolto anche da parte di PagoPA, e ove vengono inseriti anche nuovi elementi normativi per assicurare la parità di trattamento tra i prestatori di servizi di pagamenti aderenti alla piattaforma tecnologica.
Sulla stessa lunghezza d'onda c'è l'articolo 21, comma 1, per quanto attiene la materia del supporto tecnico e amministrativo nei processi di dematerializzazione e digitalizzazione documentale delle pubbliche amministrazioni.
Passiamo velocemente al Capo VI che negli articoli dal 22 al 27 prevede una serie di misure urgenti in materia di giustizia. L'ufficio del processo ha un ulteriore impulso; vi è la possibilità dell'applicazione indicata dall'articolo 23- di magistrati extra distretto al fine di agevolare il raggiungimento degli obiettivi di abbattimento dell'arretrato, soprattutto sulla materia civile, perché non è solo il penale, ma anche e soprattutto il civile che, spesso, funge da disincentivo rispetto a quello che può essere un interesse anche di altri investitori verso il nostro Paese; quindi, questo ulteriore sforzo e questa ulteriore attenzione da parte del Governo verso questa materia saranno sicuramente utili in termini di risultati.
L'articolo 24 è quello sul quale, anche in sede referente, si è incentrata un'ulteriore riflessione, ma che porta alla fine a un incremento dei magistrati nell'ambito delle corti di giustizia tributarie, dando la possibilità della continuità della funzione giurisdizionale per tutto il 2024 e per gli anni a seguire.
Saltiamo - perché, comunque sia, potremmo parlare di adeguamenti routinari, ma comunque importanti - gli articoli 25 e 26 in materia di pignoramento presso terzi o di notificazione degli atti civili, amministrativi e stragiudiziali da parte degli avvocati che, in questo modo, tramite l'ausilio telematico, non vanno a ostruire ulteriormente le attività degli uffici unici di notifiche presso i tribunali; quindi, in qualche modo, si va a dare la possibilità anche alle parti private di attivarsi, sempre in funzione, comunque, dello snellimento della macchina della giustizia. per quanto riguarda anche le nuove disposizioni regolamentari in materia di casellario giudiziario e soprattutto di casellario giudiziario europeo, che avevano bisogno di ulteriori adeguamenti.
Sulla giustizia riparativa è chiaro che la macchina ha bisogno di ulteriore rodaggio e, soprattutto, di ulteriori accorgimenti, quindi, viene emanato il differimento per quanto attiene il profilo delle disposizioni transitorie.
Il Capo VII concerne le misure urgenti in materia di infrastrutture e trasporti. In modo particolare, l'articolo 28 dispone la rimodulazione delle fonti di finanziamento degli interventi ferroviari ricompresi nella Missione 3, Componente 1, del PNRR.
Al Capo VIII, che comprende gli articoli da 29 a 31, abbiamo le disposizioni urgenti in materia di lavoro. Ecco, qui, abbiamo avuto la possibilità di un confronto serrato, importante e sicuramente costruttivo, così com'è stato definito anche da parte di molti membri della minoranza, con il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Quindi, la disciplina finale, che attiene soprattutto alle norme contenute nell'articolo 29, comma 2, in materia di trattamento da riconoscere al personale impiegato negli appalti di opere o servizi e nei subappalti, è sicuramente un risultato importante.
Andiamo, Presidente, molto velocemente all'articolo 32, in materia di investimenti infrastrutturali di concerto con le regioni e, sulla stessa lunghezza d'onda, si va a porre anche la novità relativa alla modifica dei Piani urbani integrati di cui all'articolo 34. L'articolo 36 conferisce nuova linfa per fronteggiare il rischio di alluvione, il rischio idrogeologico e la realizzazione degli interventi nei territori colpiti dai sismi del 2009, 2016, 2022 e 2023, con l'ulteriore attenzione da parte del Governo.
Vorrei segnalare - e mi avvio alla conclusione - l'articolo 38 in materia di piano di Transizione 5.0 che dà attuazione al REPowerEU, introducendo o comunque valorizzando il credito d'imposta per le imprese residenti nel territorio dello Stato che negli anni 2024 e 2025 effettuino nuovi investimenti in strutture produttive ubicate in ambito di progetti di innovazione per la riduzione dei consumi energetici alle condizioni e nei limiti stabiliti.
Credo, Presidente, che per il resto, senza dare minore importanza alle ulteriori disposizioni, possiamo riportarci al testo della nostra relazione integrale che, se non ci sono obiezioni, chiedo di depositare anche a nome degli altri due colleghi relatori, onorevoli Pella e Trancassini.
PRESIDENTE. Il Relatore Trancassini non intende intervenire.
Il rappresentante del Governo si riserva di intervenire.
È iscritto a parlare il deputato Mancini. Ne ha facoltà.
CLAUDIO MANCINI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, componenti del Governo, è passato un mese esatto da quando, proprio in quest'Aula, siamo intervenuti per analizzare la quarta relazione sullo stato di avanzamento del PNRR e oggi ci ritroviamo, qui in Aula, a discutere del decreto-legge per migliorare il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Tuttavia, Presidente, possiamo dire che nulla è cambiato e nulla è migliorato, anzi, il decreto nel suo contenuto certifica ancora di più il fallimento dell'impostazione che da un anno avete pensato di dare al PNRR, cioè più burocrazia e meno risorse all'economia reale. Noi ve lo avevamo detto. Avete voluto cambiare gli obiettivi del Piano quando i progetti erano già in fase di attuazione, avete voluto modificare la accentrando tutto nelle mani del Ministro plenipotenziario Fitto, per brama di potere e dirigismo centralista. Per questo, i ritardi che oggi vi illudete di affrontare con questo decreto sono principalmente vostra responsabilità. Non vi siete neanche spaventati quando, nel corso dell'ultimo mese, dall'opposizione ma anche dalla Corte dei conti e dall'Ufficio parlamentare di bilancio, vi è stato fatto notare che avevate speso appena il 50 per cento delle risorse arrivate, che sono, quindi, un quarto del totale a disposizione. Quando vi abbiamo detto che la metà della spesa reale fino a oggi è avvenuta tramite crediti di imposta e incentivi, che di per sé non sono sbagliati e che in gran parte erano già stati definiti nella precedente legislatura, ve lo abbiamo detto per ricordarvi che sono la parte più semplice da realizzare della spesa complessiva del PNRR ma che solo il 10 per cento della spesa per opere pubbliche è stata fino adesso effettivamente attuata.
In questo decreto il Governo, con il silenzio reticente della maggioranza, certifica il proprio fallimento con ben 3 commissari straordinari per altrettante missioni del PNRR. All'articolo 5 istituite un commissario straordinario per raggiungere l'obiettivo prefissato per la costruzione di alloggi universitari entro il 2026; all'articolo 6 istituite un commissario straordinario per assicurare la rapida realizzazione degli interventi di recupero, rifunzionalizzazione e valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata; all'articolo 7 istituite un commissario straordinario con la finalità di assicurare il conseguimento degli obiettivi della Missione 5, componente 2, investimento 2.2 del PNRR, relativi al superamento degli insediamenti abusivi per combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura. Sono obiettivi condivisibili, ma sorge spontanea una domanda: se l'impostazione che avete dato e discusso con la Commissione europea è giusta e se le misure che mettete in campo per la semplificazione dei procedimenti amministrativi sono efficaci, perché dovete commissariare una fetta così consistente del Piano?
A questo aggiungiamo una seconda considerazione. Avete passato 7 mesi dello scorso anno a criticare la del PNRR e a denunciare le troppe unità e realtà impegnate per la sua attuazione. Siete addirittura arrivati a sopprimere un'agenzia, quella della coesione, per internalizzarla nella struttura del Ministro Fitto. Però, in questo decreto leggiamo che per questi commissari e per tutti i Ministeri coinvolti sarà necessaria una massiccia assunzione di dirigenti e personale sia per le strutture sia per i gabinetti dei Ministri, per i quali, con la scusa del PNRR, in sostanza aumentate di nuovo le strutture di diretta collaborazione politica. Ci domandiamo, Presidente, se non sarebbe stato più facile non perdere quel tempo prezioso e lavorare sulla vecchia struttura, facendo solo gli aggiustamenti necessari.
Noi vi avevamo avvertiti e non solo noi per la verità, ve lo avevano detto anche l'Ufficio parlamentare di bilancio, la Corte dei conti e tante fonti indipendenti. Persino la Conferenza delle regioni, a guida centrodestra, attraverso le parole del presidente Fedriga vi ha criticati per il taglio sulla sanità. Anche se continuate a sostenere che non vi è alcun taglio nella rimodulazione del piano da 1,2 miliardi rispetto alla Misura Ospedale sicuro, davanti a un impegno formale richiesto dalle regioni avete bocciato tutti gli emendamenti che riguardavano questo argomento. Il PNRR, Presidente, sarebbe dovuto servire a rilanciare il sistema sanitario dopo la fine della pandemia, invece voi siete riusciti a indebolirlo ulteriormente, sminuendo gli obiettivi della sanità territoriale senza prospettare un'alternativa che non sia, per la sanità, la vostra solita ricetta: più alti per la sanità pubblica, accreditamenti più cospicui per quella privata.
La vostra capacità di non comprendere ciò che oggi serve al Paese è ormai chiara. Proprio nelle ore in cui a Suviana assistevamo all'ennesima tragedia, avete bocciato larga parte del pacchetto di emendamenti sulla sicurezza sul lavoro e avete approvato una nuova regolamentazione sugli appalti che, nel gioco al ribasso su tabelle e punteggi riguardo alle sanzioni nei subappalti, ci prospetta un sistema totalmente inefficiente che temiamo non avrà alcun tipo di effetto positivo.
Allargando lo sguardo all'andamento dell'economia del Paese si comprende che voi proprio non credete alla leva degli investimenti pubblici come strumento per generare crescita e state scivolando inesorabilmente verso una gestione conservatrice, il cui unico obiettivo ormai è fare cassa. Siete così spaventati dalle prospettive economiche al ribasso che avete generato in questo anno e mezzo che adesso cercate di raccattare qualcosa in tutte le direzioni. Lo avete fatto con Poste Italiane e adesso cercate di inserire nell'operazione anche PagoPA, probabilmente per alzare un po' il valore delle privatizzazioni e avvicinarvi a quello scellerato obiettivo di 20 miliardi di dismissioni di patrimonio pubblico che avete previsto in legge di bilancio.
C'è però, signor Ministro, anche una buona notizia, che, purtroppo, apprendiamo dai giornali e non nel dibattito parlamentare, cioè che il Governo sembrerebbe essere favorevole alla proposta avanzata dal Ministro dell'Economia spagnolo riguardo l'emissione di eurobond a partire dal 2026. È una buona notizia, perché quando siete partiti questo piano proprio non lo sopportavate e sembrava vi desse l'orticaria. Poi, piano piano avete compreso che il PNRR è l'ancora di salvezza che evita al nostro Paese di entrare in recessione e, quindi, adesso cominciate a dire che siete favorevoli a una prosecuzione del PNRR, come lei stesso ha dichiarato, e poi cominciate a parlare di emissione di nuovo debito comune. Per noi è una buona notizia, perché è una buona notizia per l'Italia.
Noi, Presidente, non siamo un'opposizione del tanto peggio tanto meglio. Non lo siamo per cultura politica, per storia e per senso delle istituzioni, ma in questo decreto veramente non vediamo un'idea, non vediamo uno slancio per il bene comune ma solo ottusità burocratica e brama di ulteriore occupazione del potere. Noi nella precedente legislatura abbiamo contribuito a portare 209 miliardi in Italia per far ripartire l'economia dopo il Covid, investendo sulle eccellenze e nei settori più avanzati per far fare un salto strutturale al Paese. Voi, sin dall'inizio di questa esperienza di Governo, lavorate con ottusa alacrità a ridurre la quantità della spesa e ad abbassare l'asticella della qualità del Piano. Volete un'Italia che corrisponde alla vostra mediocrità ma già dalle prossime elezioni comprenderete che l'insieme delle forze di opposizione rappresenta più cittadini italiani di quanti voi pensiate.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'istituto comprensivo “Stefano D'Arrigo” di Alì Terme, in provincia di Messina, che stanno seguendo i nostri lavori dalle tribune .
È iscritta a parlare l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà.
YLENJA LUCASELLI(FDI). Grazie, Presidente. Devo dire che è bello iniziare a parlare in questa discussione generale alla presenza di giovani e future generazioni, perché, direbbe qualcuno, il PNRR è loro, appartiene al futuro dell'Italia.
La prima osservazione da fare - non me ne vorrà il collega Mancini - è che la lungimiranza del Premier Meloni nello scegliere il Ministro Fitto per occuparsi del PNRR è stata salvifica proprio per il PNRR, non solo perché il Ministro Fitto è un grande conoscitore dei meccanismi europei, è un grande conoscitore dei meccanismi amministrativi nazionali e regionali, ma, soprattutto, perché questo PNRR aveva bisogno di essere rivisto con attenzione, di diventare pragmatico e di scegliere la via della concretezza piuttosto che quella del populismo, alla quale eravamo, invece, stati abituati nei Governi precedenti.
Credo sia la base di partenza rigettare al mittente le accuse di accentramento di potere. In Italia, purtroppo, per troppi anni, l'assenza della politica al Governo ha fatto sì che ci fosse l'incapacità di scegliere, l'incapacità di assumersi le responsabilità. È un coraggio, invece, questo, che ha il Governo Meloni e che ha il Ministro Fitto, che, da quando si è insediato, ha lavorato con un unico scopo in mente, con un unico obiettivo, quello di far sì che le risorse economiche del PNRR non venissero disperse in migliaia di rivoli inutili. Questo, ovviamente, ha determinato la necessità di rivedere il Piano, di eliminare dal Piano, per esempio, tutti quei progetti che erano già presenti prima, che non avevano nulla a che fare con il PNRR, che non sarebbero potuti essere rendicontati all'interno del PNRR, quindi, pulire il Piano affinché le risorse economiche potessero essere concentrate realmente su quello che serve.
Quando parliamo di PNRR, parliamo di contrasto alle mafie, di istruzione, di ricerca, di università, di sport, di sanità. Questi sono soltanto alcuni degli ambiti nei quali il lavoro del Ministro Fitto e del Governo Meloni si è concentrato. Credo sia pleonastico ribadire quello che, in realtà, già tutti sappiamo , cioè che l'Italia, grazie alla revisione e grazie al lavoro del Governo, è riuscita non solo ad avere la terza, la quarta rata, a richiedere la quinta, ad essere indicata dalla Commissione europea sugli obiettivi di medio termine come la prima Nazione capace di mettere in campo una vera politica di riforma del PNRR.
E devo ricordare che, in realtà, molte delle lungaggini che oggi ci ritroviamo affannosamente ad eliminare derivano, proprio con riferimento al tema della spesa, dal Governo precedente che, sostanzialmente, si era auto-lusingato di aver portato in Italia i fondi del PNRR, ma, poi, non aveva saputo assolutamente dare seguito alla spesa, cosa che, invece, questo Governo fa, che il Ministro Fitto fa, tenendo sempre a mente quali sono le priorità. Infatti, dopo aver ascoltato il Ministro più volte in audizione, dopo averlo ascoltato in Aula, dopo averlo ascoltato all'interno della Commissione, credo che non sfugga a nessuno quale sia l'obiettivo principale. Ve ne cito soltanto alcuni, perché l'obiettivo madre è dare all'Italia l'opportunità di essere riformata e di guardare al futuro con una certezza e, cioè, che questa Nazione finalmente può essere lanciata verso il futuro. E come lo si fa? Lo si fa attraverso una razionalizzazione della spesa, individuando obiettivi chiari, certi, che sono raggiungibili se tutti insieme lavoriamo per quel raggiungimento.
Faccio l'esempio del settore delle imprese. Alle imprese sono stati dedicati 12 miliardi per gli incentivi, più della metà di questi indirizzati a Transizione 5.0. Il settore dell'agricoltura è stato attenzionato da questo Governo sin dall'inizio, affinché quel mondo, che per noi è tanto importante a livello produttivo, potesse essere ammodernato con una filiera agricola e alimentare più sostenibile; rilancio e valorizzazione del , trasformando l'agricoltura italiana in Agricoltura 4.0 e, ancora, nuovi fondi sull'efficientamento delle industrie energetiche, 1,1 miliardi di euro per l'insegnamento delle materie STEM e delle lingue; progetti sull'inclusione, la coesione e l'integrazione sociale mediante la rivalutazione degli impianti sportivi e il recupero delle aree urbane.
Nel settore della ricerca, ricordo un investimento di 2,35 miliardi per i progetti di ricerca fondamentali e rilevanti per l'interesse nazionale; 1,2 miliardi per gli alloggi universitari. Per non parlare, poi, dei 22 miliardi destinati alle politiche attive del lavoro, all'imprenditoria femminile, all' sociale, alla disabilità, interventi mirati per la coesione territoriale, per l'assistenza domiciliare, interventi mirati anche sulla sanità.
E qui, Presidente, devo aprire una parentesi. Ci sono state mosse numerose contestazioni: quando il Governo Meloni si è insediato, si diceva che questo Governo sarebbe durato soltanto 6 mesi, invece, ad oggi, abbiamo superato la media di durata dei Governi che ci hanno preceduto; poi, si è gridato all'impossibilità di revisionare il PNRR, cosa che è stata puntualmente fatta dal Ministro Fitto; poi si è detto che non saremmo riusciti a raggiungere gli obiettivi, cosa puntualmente fatta dal Ministro Fitto. In tutto questo clima, nel quale alcuni parlavano ed altri - e sono orgogliosa di far parte di questa parte -, in realtà, operavano e cercavano di rimettere al passo l'Italia, si è aperta questa diatriba, questa contestazione sulla sanità.
Il Ministro Fitto l'ha spiegato veramente tante volte. A me, personalmente, ogni tanto, è venuto anche a noia, Ministro, non me ne voglia, per quante volte lo ha ripetuto. La sanità è un obiettivo principale e il Ministro ha iniziato quello che nessuno ha avuto il coraggio di fare in tutti questi anni, cioè razionalizzare, utilizzare i fondi per ciò a cui servono realmente. Presidente, è facile dire che i fondi erano sul PNC, che li abbiamo spostati, che, in realtà, dovevano andare sull'articolo 20, e che, però, alle regioni sono state tolte risorse. Non sono state tolte risorse: quelle risorse sono state utilizzate nel modo migliore possibile, cioè allocate lì dove si possono spendere. Io credo che questo sia un concetto molto facile, molto semplice, spiegato in più modi e in più tempi dal Ministro Fitto. Credo che su questo si possa finalmente mettere il punto e a capo.
Proprio in ambito sanitario, il PNRR ha concentrato le risorse sulle competenze digitali, professionali, su quelle manageriali, proprio per rafforzare le prestazioni erogate sul territorio grazie al potenziamento e alla creazione delle strutture e dei presidi territoriali, al potenziamento dell'assistenza domiciliare, allo sviluppo della telemedicina e a una più efficace integrazione con tutti i servizi i servizi sociosanitari. Credo che questo sia un primo, grandissimo passo che denota coraggio, forza e determinazione.
E, allora, credo che a nessuno possa sfuggire che questo Governo ha fatto un'analisi concreta e veritiera sugli ambiti e sui progetti che potevano essere inseriti nel PNRR, e, di questo, la Commissione europea non solo ha dato atto all'Italia, ma - credo che questo sia un dato importante che nessuno mai sottolinea - è, grazie al lavoro fatto dall'Italia sulla revisione dei progetti del PNRR, che moltissimi altri Stati hanno iniziato a percorrere la stessa strada. Quindi l'Italia è stata nel PNRR il faro del resto d'Europa.
Le critiche non ci scompongono, siamo abituati, sono critiche ordinarie da parte dell'opposizione, ma è chiaro, proprio dalla lettura anche del testo di questo provvedimento, che queste critiche sono infondate e sono finalizzate semplicemente a una propaganda di opposizione populistica; critiche ostruzionistiche, che strumentalizzano alcune proteste per non parlare della realtà, per non parlare dei fatti. I fatti sono che tutti questi ambiti, che oggi vengono inclusi nelle riforme del PNRR - parlo di sanità, di scuola, di università, di ricerca, di agricoltura, di interventi nel sociale, nello sport, di lotta alla mafia -, erano tutti temi che, per anni, non hanno riguardato la politica italiana. E questo non perché non ci fossero, non perché non ci fosse il problema, ma perché è mancato il coraggio di affrontarli, preferendo sempre la propaganda, l'incertezza del futuro, piuttosto che mettere finalmente le basi solide per ricreare questa nostra Nazione.
Credo che su tutta l'applicazione del PNRR debba essere messa in evidenza la capacità di raggiungere gli obiettivi, la capacità di rimettere in moto un meccanismo che, evidentemente, si era incagliato in modo devastante, e credo sia importante mettere in evidenza il coraggio e l'obiettività con i quali il Governo Meloni e il Ministro Fitto stanno operando su risorse economiche che rappresentano davvero una marcia in più per l'Italia. Un buongoverno che fa diventare realtà le promesse fatte agli italiani che ci hanno dato fiducia e che sanno che questa fiducia non verrà tradita.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARI(AVS). Grazie, Presidente. Su una cosa siamo tutti d'accordo, ossia che siamo di fronte a una straordinaria occasione, una massa significativa, a dir poco, di risorse, un insieme di riforme e di investimenti, che però, va detto, arrivano nel nostro Paese con obiettivi generali abbastanza precisi: la riduzione di divari, innanzitutto, quello di genere, quelli generazionali e quelli territoriali. C'è una relazione tra la quantità, ovviamente, di risorse che abbiamo a disposizione e la condizione del nostro Paese.
L'Italia è uno dei Paesi che ha chiesto prestiti, oltre che sovvenzioni, ma, se guardiamo al quadro di questi Paesi, l'Italia, viene fuori, siamo con la Polonia, la Grecia, la Romania, il Portogallo, la Slovenia, Cipro. Quindi, il Paese, da questo punto di vista, si colloca in una fascia che non è proprio quella dei Paesi principali. Poi siamo i primi per finanziamento complessivo, 191 e rotti miliardi; dietro di noi la Spagna, la Francia, la Polonia, ma Paesi che non accedono alla quota di prestito. E anche se guardiamo al rapporto con il PIL, veniamo dopo la Grecia, la Romania, la Croazia, che sono al 16,68, 12,15, 11, e noi quasi all'11, al 10,79 in rapporto al PIL, perché, innanzitutto, il nostro Paese, evidentemente, è in una condizione di difficoltà dal punto di vista di alcuni indicatori.
Questo insieme, questa missione è fatta di risorse, fatta di obiettivi che guardano a riforme e investimenti, evidentemente, non solo - credo che su questo dobbiamo essere d'accordo - per inserire una massa di euro, ma per avere obiettivi che riguardano il modo di produrre di questo Paese. Come usciremo? Oggi, forse la nostra discussione qui, Ministro, è addirittura troppo attestata su come e cosa facciamo, ma, a PNRR in corso, usciremo diversi? Vi è una delle questioni ovviamente centrali, che sono state dentro il dibattito, poi il dibattito parlamentare proseguirà, ancorché limitato, che mi sta a cuore; a me sta a cuore affrontare una delle questioni.
Le missioni e i campi di intervento sono sostanzialmente tre: le infrastrutture, la transizione ecologica, le imprese, il lavoro, ma, anche se le infrastrutture credo siano sotto il 30 per cento, il PNRR ovviamente è, in gran parte, creazione di lavoro, di occupazione. Non è solo, ma è, in modo significativo, cantieri. La parola “cantieri” sta diventando quasi una brutta parola in questo Paese, purtroppo. Quindi, credo che uno dei punti su cui non si registra questa inversione, questo cambio di passo, questo elemento di coraggio che ci doveva portare a cambiare anche il modo di produrre la ricchezza in questo Paese sia proprio quello del lavoro, dei cantieri, delle regole.
Si è aperto un dibattito, c'è stata un'interlocuzione con le forze sindacali, c'è stata una fase in cui la prima elaborazione da parte del Governo ha sollevato dissenso nelle opposizioni e tra le parti sociali. Poi devo dire che anche in Commissione sono venuti alcuni aggiustamenti, si è aperta una discussione che ha, in parte, modificato l'impianto iniziale e, in parte, non è stata capace, e ha visto, invece, una rigidità da parte del Governo e della maggioranza su questo terreno. È evidente che la più importante novità, ma è allo stesso tempo una criticità del decreto, riguarda la cosiddetta patente a punti, che, nel settore edile, al momento, dovrebbe individuare innanzitutto la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi.
A fronte di questo grande numero di cantieri, di lavoro che si si crea, è una modalità attraverso la quale certificare il lavoro buono, il rispetto delle regole. La prima cosa che va detta è che questo non può guardare soltanto ai cantieri edili.
È una certificazione che si ottiene con un'autocertificazione dei requisiti - e qui c'è un primo elemento di sofferenza dell'impianto - e potrà essere estesa ad altri ambiti, anche qui con eventuale decreto ministeriale, ovviamente sentiti i sindacati e le organizzazioni datoriali.
È da sottolineare che si parla di autocertificazione: il possesso di questi requisiti deve avvenire a far data dal 1° ottobre 2024 e nelle more del rilascio della patente - questo va detto - si può comunque continuare a svolgere l'attività. Poi, è prevista per il Governo, in un successivo decreto, ma senza indicare alcun termine, la possibilità di estensione ad altri settori. Quindi, per come si legge adesso la norma, l'estensione ad altri settori è una mera possibilità, con tempistiche e modalità che lasciano tutto in mano al Governo; in qualche modo, è una sorta di cambiale in bianco e questa è una delle cose che non abbiamo potuto accettare. Da questo punto di vista, c'erano degli emendamenti: uno era nostro, Alleanza Verdi e Sinistra ne era capofila, ma non è stato accolto. Era un impianto completamente diverso che, secondo noi, invece, avrebbe dato le garanzie necessarie al processo, introducendo elementi di rigidità che sono necessari anche perché - lei, signor Ministro, lo sa meglio di me e, anzi, lo dice con la forza di chi governa - c'è un'accelerazione. Quindi, non vorrei che saremo costretti a rincorrere i finanziamenti, i lavori, i cantieri del PNRR.
Come hanno fatto i sindacati, chiedevamo che, dal 1° giugno 2024, fossero tenuti al possesso della patente le imprese e i lavoratori autonomi che operano in tutte - tutte - le attività economiche e negli appalti pubblici e privati. Con tutta evidenza, la riformulazione degli emendamenti delle opposizioni proposta dal Governo è andata esattamente in senso contrario rispetto a quanto previsto fin dal primo comma della proposta delle opposizioni. Quindi, si rimandano a un decreto anche le modalità di presentazione della domanda, i contenuti informativi della patente, nonché il procedimento concernente i provvedimenti di sospensione.
Sono escluse dall'obbligo le imprese che effettuano soltanto forniture o prestazioni di natura intellettuale, ad esempio quelle ingegneristiche.
Al comma 4 si specifica che la decurtazione dei punti opera solo alle risultanze dei provvedimenti definitivi eventualmente emanati nei confronti dei datori di lavoro e/o dei dirigenti. Qui c'è un elemento di sofferenza: non si può trasferire qui con leggerezza il principio dell'innocenza fino a sentenza definitiva. Il principio di precauzione sui cantieri andrebbe applicato con molto più coraggio. Se un cantiere non rispetta evidentemente alcune regole, anche a una prima verifica dei soggetti preposti al controllo, l'intervento dovrebbe essere molto più deciso e molto più rigoroso.
Il comma 4- comunque definisce come provvedimenti definitivi le sentenze passate in giudicato.
Al comma 5 si vede platealmente l'alleggerimento della norma sulla patente a punti. Infatti, qualora vi sia un incidente mortale o una inabilità assoluta permanente, si prevede che l'Ispettorato del lavoro possa sospendere la patente a punti fino a un massimo di 12 mesi: una mera possibilità a fronte di un incidente mortale. Si evidenzia un alleggerimento dell'emendamento delle opposizioni, riferito ai commi 7 e 8, da parte del Governo che non riformula ma riscrive lo stesso emendamento delle opposizioni. Al comma 7 si dispone che, sotto i 15 punti della patente, alle imprese e ai lavoratori autonomi non è consentito di operare nei cantieri edili temporanei o mobili; al secondo periodo del comma, però, si afferma che, anche con i punteggi inferiori a 15 punti, si possa continuare l'attività fino al completamento, qualora i lavori già eseguiti siano superiori soltanto al 30 per cento del valore del contratto. Una soglia che, come è evidente - abbiamo provato a dirlo in Commissione - è molto bassa.
Al comma 8 si specifica, con evidente riferimento al comma 7, che, rispetto alle imprese che operano con meno di 15 punti, si applica una sanzione pari al 10 per cento del valore dei lavori, non inferiore a 6.000 euro e con l'esclusione per 6 mesi dai soli appalti pubblici, potendo però continuare l'attività per concludere i lavori. Questo anche in presenza di incidenti mortali o con inabilità assoluta. Qui è evidente che, da una parte, c'è la narrazione potente: la patente a punti; e, poi, vi è una serie di cavilli e di possibilità per aggirare questa norma.
Le imprese in possesso di attestazione di qualificazione SOA nel decreto-legge erano inizialmente esentate dalla patente; un emendamento approvato, invece, prevede che non siano tenute all'obbligo della patente solo le imprese che hanno una qualificazione SOA particolarmente elevata. Sono, quindi, due gli elementi che possono essere giudicati positivamente - non abbiamo difficoltà a dirlo - e si tratta di risultati raggiunti nel dibattito parlamentare. Questi riguardano i contratti cui fare riferimento, che sono, finalmente, per fortuna, quelli firmati dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative. Qui c'è stata una discussione molto ampia, come sapete. La prima formulazione parlava di contratti maggiormente applicati; si trattava di un ulteriore tentativo di spostare il dibattito sulla rappresentanza e sui contratti in questo Paese verso contratti e organizzazioni sindacali che non hanno alcuna rappresentatività dei lavoratori. Per fortuna, c'è stata questa retromarcia da parte del Governo e noi ci auguriamo che, anche nel prosieguo della discussione parlamentare, in generale questo possa produrre finalmente una legge sulla rappresentanza che non ci faccia compiere più passi indietro su questo terreno.
È anche positiva la conferma del fatto che vi è un'estensione, a qualsiasi livello dell'appalto, del vincolo del trattamento economico e normativo uguale per tutti i lavoratori; invece, la patente a punti si conferma inadeguata. Ecco, questa cosa è particolarmente significativa. Anche qui c'è stata una buona discussione devo dire anche in Commissione bilancio, perché estendere a qualsiasi livello dell'appalto e soprattutto a tutti gli appalti il vincolo della parità di trattamento è un risultato, secondo me, molto significativo. Non siamo ancora a quello per cui ci battiamo, ossia ritornare alla norma un po' vecchiotta (come tante degli anni Sessanta) della totale parità di trattamento, retributivo e normativo, tra i dipendenti dell'appaltante e dell'appaltatore a tutti i livelli, ma siamo di fronte a una cosa specifica. Pertanto, quanto contenuto credo nell'articolo 11 del codice degli appalti, riferito esclusivamente agli appalti pubblici, grazie a questo risultato adesso viene trasferito anche agli appalti privati. Credo sia una cosa particolarmente giusta e significativa.
Con riferimento ai crediti, poi, il Governo è intervenuto sulle tabelle, apportando però - qui c'è una nota dolente - dei peggioramenti. Inizialmente, il Governo prevedeva 15 crediti per inabilità permanente e 10 per quella temporanea; dopo ulteriori riformulazioni, l'inabilità permanente si sdoppia: 8 crediti per quella parziale e 15 per quella assoluta.
L'inabilità temporanea, invece, passa a 5 punti, la metà della proposta iniziale. Il Governo, in questo modo, commette, a nostro avviso, un errore significativo, perché, anche se, rispetto alle ispezioni di cantiere, poi, quello che vale è la somma delle violazioni che comportano una decurtazione comunque non superiore al doppio di quella più alta, qui c'è un segnale negativo. C'è complessivamente l'idea che si possa, come dire, continuare a lavorare e risolvere tutto con un po' di formazione. Lo dicevo prima, la questione degli appalti è decisiva. Siamo in un momento difficile, nel giro di pochi mesi abbiamo avuto tre stragi sul lavoro. Era assolutamente necessario avere più coraggio da questo punto di vista e proporre un'inversione di tendenza per quanto riguarda le regole sui cantieri. Complessivamente andava affrontato il tema dell'appalto e del subappalto, e ovviamente su questo siamo ancora ampiamente insoddisfatti. Ma anche per quello che riguarda le regole della patente a punti e i meccanismi che determinano le decurtazioni, credo che assolutamente ci sia stato poco coraggio da parte del Governo e, molto probabilmente, un eccesso di ascolto nei confronti di interessi che sono, sostanzialmente, esclusivamente quelli delle imprese. Quindi, non c'è stata un'interlocuzione adeguata, anche questo va detto, perché questi errori nella formulazione del provvedimento sono anche il risultato di un confronto non all'altezza della situazione che stiamo vivendo, anche in giorni in cui ci sono grandi mobilitazioni sindacali. C'è stato uno sciopero la settimana scorsa e il Governo, va detto, dopo Esselunga, dopo Suviana, dopo lo sciopero, dopo Brandizzo, non è capace di introdurre nella nostra legislazione elementi di forte coraggio per combattere questa situazione.
Come dicevo prima, non si interviene nemmeno con quello che è un elemento specifico di criticità e di sofferenza nel mondo degli appalti: il cosiddetto subappalto a cascata. Fermare il subappalto sarebbe un elemento fondamentale, limitarlo ad alcune lavorazioni specifiche, diciamo così, quelle molto specialistiche, quelle per cui l'aggiudicatario dell'appalto esplicitamente nella gara dichiara di non avere competenze o maestranze. Questo, va detto, è diventato il Paese in cui, quando si fa una gara, si sa già che poi ad eseguire quei lavori e a realizzare quella lavorazione sarà un'infinità di imprese.
C'è una costante che riguarda, purtroppo, gran parte degli incidenti di lavoro; è una costante che abbiamo verificato proprio nei tre episodi più gravi di questi mesi, cioè Brandizzo in Piemonte, i cantieri Esselunga a Firenze ed ora a Suviana. Presidente, nel primo momento, non si sa quante sono le ditte che operano. Per fortuna abbiamo grandi competenze nella magistratura e negli organismi di verifica del Ministero del Lavoro, tra gli inquirenti. E poi, la cosa che si scopre a poche ore è che il numero delle ditte che operano su un cantiere è sproporzionato.
È del tutto evidente che su questo terreno bisogna intervenire, perché non è una coincidenza. C'è, purtroppo, una correlazione - è terribile dirlo - addirittura di causa-effetto tra il numero delle ditte, il numero dei lavoratori e le sovrapposizioni sui cantieri. I nostri cantieri sono, è del tutto evidente, più pericolosi che in altri Paesi. Se facciamo il rapporto tra la Lombardia, che è la regione più sviluppata d'Italia, che ha il PIL più elevato, il mercato del lavoro più consistente, il numero di occupati più alto e le retribuzioni più alte, e il Paese europeo che sta su quella fascia, cioè la Germania, fatto il dovuto rapporto, in Lombardia si muore 4 volte di più. Quindi, quando si moltiplica per 4, quando il rapporto è di 100 a 400, c'è qualcosa di patologico nel sistema produttivo e nel sistema impresa. Se c'è un punto su cui l'iniziativa, l'intervento del PNRR non è all'altezza della situazione che noi viviamo è proprio questo dei cantieri. Quindi, a nostro avviso, il sistema di qualificazione delle imprese non può essere il requisito per l'accesso agli appalti, in questo caso pubblici, e poi, in parte, anche privati, ma dev'essere inteso come prerequisito per l'accesso all'esercizio dell'attività imprenditoriale. Una cosa sbagliata dell'Italia è il fatto che l'impresa la possano fare tutti. Non è così. Si fa e la possono fare tutti, ma a determinate condizioni che riguardano, innanzitutto, la sicurezza dei lavoratori e le retribuzioni.
Il soggetto appaltante, a nostro avviso, dev'essere chiamato ad assumersi la responsabilità del controllo sull'intera filiera dell'appalto. La patente a punti, come modificata dal Governo, non è un meccanismo chiaro di sanzione per l'interdizione delle attività delle imprese scorrette. Allo stesso modo, si devono prevedere norme chiare e applicate per la formazione dei lavoratori e delle lavoratrici, e non solo dell'imprenditore. Infatti ricordo che, nel meccanismo di recupero del punteggio, la formazione è sostanzialmente dedicata ai soli imprenditori.
Si devono premiare gli investimenti di quelle imprese che attuano azioni e iniziative volti a ridurre il rischio di incidenti e alla salvaguardia dei lavoratori. Quindi, la patente doveva avere anche meccanismi premiali, a nostro avviso, molto significativi. Anche in questo decreto, anzi, ancora di più dopo l'approvazione dell'emendamento del Governo sulla patente a punti, rimane l'esigenza di alzare le soglie delle decurtazioni, in particolare per gli infortuni gravi e mortali. Questa sarà la nostra attività emendativa principale. Qualora ci sia anche un solo caso in cui la responsabilità dell'impresa sia accertata, a nostro avviso, ciò deve produrre l'immediata sospensione dell'attività - non dev'essere una mera possibilità - fino a che siano stati realizzati investimenti formativi sui lavoratori e volti a prevenire ulteriori infortuni. Insomma, la nostra battaglia prosegue con l'obiettivo di migliorare l'impianto della patente a punti, che, con tutta evidenza, così come proposta dal Governo, è insufficiente. E ovviamente non si ferma questa nostra battaglia alla discussione del decreto-legge in esame.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo “Cortona 1”, di Cortona, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune. Benvenuti . È ora iscritto a parlare l'onorevole Barabotti. Ne ha facoltà.
ANDREA BARABOTTI(LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, prima di entrare nel merito della discussione, vorrei ringraziare sentitamente i relatori di questo provvedimento, i colleghi Ottaviani, Pella e Trancassini, per le modalità con cui hanno lavorato e anche per le capacità politiche con cui hanno fatto approdare questo documento in Aula. Un grazie anche ai capigruppo e alla Commissione tutta, presieduta dal collega Mangialavori, e infine al Governo, per le modalità di lavoro con cui ha costruito questo decreto e con cui ha saputo confrontarsi costantemente con il Parlamento.
Veniamo ora al merito del provvedimento, partendo da quella che, forse, è la norma più attesa da tutti, cioè l'articolo 1. Come sappiamo, le risorse del PNRR sono di due tipi: quelle a fondo perduto, che, chiaramente, vanno spese in tempo e senza esitazione, e le risorse a prestito, che vanno spese, anch'esse, il più possibile, ma con un di responsabilità.
Questo perché le risorse a prestito le dovremo restituire. Quei 123 miliardi andranno restituiti fino all'ultimo centesimo e su queste risorse andranno pagati i tassi d'interesse. Ciò impegnerà tantissimo i bilanci nei prossimi anni, quando tra l'altro avremo già il bilancio fortemente impegnato per la copertura delle restituzioni del bonus 110: 20 miliardi in termini di mancate entrate. Alla luce di questo, è fondamentale che queste risorse non siano soltanto spese bene, ma investite bene. All'interno del piano redatto dal Governo giallorosso c'erano tantissime, troppe iniziative che francamente non avevano nulla a che fare con l'obiettivo del Piano, ovvero rilanciare l'economia italiana dopo la pandemia e permettere lo sviluppo verde e digitale del Paese. I cimiteri, certo, sono fondamentali ma come conciliamo gli investimenti sui cimiteri con gli obiettivi di sviluppo? Lo stesso dicasi per bocciodromi, ippodromi e per i 4 milioni destinati alle 6 buche del campo da golf, al centro di briscola per gli anziani e perfino ai campi da . Abbiamo ereditato un Piano che era contraddistinto da migliaia di piccoli progetti che avrebbero dato luogo a una strategia a pioggia, senza ottenere l'effetto desiderato.
Il primo articolo, quindi, è strettamente correlato alla revisione del PNRR, che questo Governo ha messo in campo e che abbiamo convintamente portato avanti fin dal nostro insediamento, che ha avuto come effetto quello di portar fuori alcuni progetti dal Piano di ripresa e resilienza. Tale decisione, inizialmente, ha destato qualche preoccupazione da parte dei sindaci che pensavano di non poter far fronte alle obbligazioni che avevano già assunto, ma il Governo su questo fronte è sempre stato molto chiaro e di questo va dato atto e merito al Ministro Fitto. Ci siamo sempre impegnati a garantire la copertura di tutti i progetti e oggi, con questo decreto, diamo concretezza a questi impegni, trovando la copertura per intero a tutti quei progetti che in una prima fase erano fuoriusciti dal PNRR. Giova su questo anche ricordare le parole dell'ANCI, che ha ricordato come tutti i finanziamenti siano stati recuperati e nessun cantiere dovrà fermarsi in nessuno degli 8.000 comuni italiani. Ma le buone notizie per gli enti locali non finiscono soltanto con il rifinanziamento di quei progetti ma si estendono alle procedure semplificate di cui questi progetti potranno godere, esattamente come per i progetti PNRR, come i poteri sostitutivi dei sindaci, semplificazioni in materia di VIA, rifiuti, riconversione dei siti industriali, contratti pubblici, silenzio-assenso, assunzioni di personale. Sempre guardando agli enti locali, vorrei ricordare anche l'attribuzione ai sindaci, ai presidenti di provincia, ai sindaci metropolitani, quando strettamente necessario alla realizzazione dei progetti, di ulteriori poteri per l'esecuzione degli interventi di riqualificazione, ad esempio, dell'edilizia scolastica. Sempre in tema di scuola, si prevede che le graduatorie comunali in vigore del personale educativo e ausiliario restino utilizzabili fino all'anno scolastico 2026-2027.
Credo sia importante sottolineare anche un altro aspetto che ha influito sulle necessità di una revisione del PNRR. Il Piano, non bisogna dimenticarlo, era stato previsto prima della guerra in Ucraina e le conseguenze di questa guerra sono ben note a tutti: aumento del costo delle materie prime, aumento del costo dei materiali e aumento del costo dell'energia. Per questo, data l'impossibilità di richiedere ulteriori risorse a debito, abbiamo avviato un lavoro certosino e molto importante di rimodulazione del Piano, al fine di trovare le risorse per contrastare il caro energia. Un lavoro che ha permesso di destinare oltre 6 miliardi - precisamente, 6,3 miliardi di euro - al finanziamento della misura relativa alla transizione 5.0, una misura che consentirà alle aziende di vedersi riconosciuto un credito di imposta del 45 per cento rispetto alle spese che sosterranno per efficientare gli impianti. Noi diciamo alle aziende italiane che vogliono investire sull'efficientamento della loro attività di impresa che, se aumentano la loro efficienza del 10 per cento, quegli investimenti che avranno utilizzato per raggiungere quel grado di efficienza saranno loro rimborsati fino al 45 per cento.
Sul capitolo sanità, la relazione del collega Ottaviani è andata a fondo, ha toccato numerose iniziative messe in campo con questo provvedimento, smontando la falsa narrazione della sinistra. A me preme ribadire che la presunta sforbiciata di 2 miliardi di euro, relativa alla Misura Ospedali sicuri non esiste. Prima della rimodulazione delle risorse erano all'incirca di 15 miliardi di euro; alla fine della rimodulazione le risorse continuano a essere di 15 miliardi di euro. Cambia, casomai, la fonte di finanziamento e da questo punto di vista andiamo su norme già esistenti, che hanno già la necessaria copertura finanziaria. Quindi, questa non è un'operazione di taglio, bensì un'operazione con cui noi accertiamo e garantiamo al Paese e alle istituzioni locali di portare a termine quegli interventi. D'altra parte, come qualcuno ha già detto in sede di Commissione, tantissimi, soltanto 9 di questi progetti di questi 55 progetti previsti per Ospedali sicuri aveva visto per il momento rispettare le tempistiche al 31 dicembre 2023.
Passiamo ora all'altra parte molto rilevante di questo decreto che riguarda la sicurezza sul lavoro. Tantissime sono state le parole spese relativamente alla misura che vuole introdurre nel nostro ordinamento una patente a punti sui cantieri edili. Nel corso dei lavori in Commissione, grazie ad alcuni emendamenti della Lega abbiamo specificato una cosa importante, che tutte le imprese dovranno avere la patente a punti ad eccezione di quelle che eseguono mere forniture o servizi di natura intellettuale. Sempre grazie ad alcuni emendamenti del nostro gruppo, si è introdotto il principio che alle imprese che rispettano determinati criteri, definiti da un decreto ministeriale, potranno essere riconosciuti ulteriori crediti rispetto al punteggio iniziale. Nel mio intervento, per ragioni di tempo, mi soffermerò soltanto su alcune delle misure adottate per il contrasto al lavoro nero, ma il decreto nel suo complesso interviene rafforzando il contrasto al lavoro nero con norme più chiare e sanzioni più importanti ma anche con misure che riguardano l'emersione del lavoro nero, in particolare, che riguardano le famiglie. Sono tante le , badanti e assistenti domestiche e familiari che operano in un regime oscuro non conosciuto al fisco italiano. Tante le risorse sottratte al nostro Paese da questo punto di vista, ma non possiamo punire famiglie in stato di esigenza che in qualche modo assumono questo personale. Dobbiamo viceversa aiutarle e lo facciamo con una decontribuzione totale per tante famiglie, quando decidono di assumere un assistente familiare per occuparsi dei loro anziani.
Un'altra vicenda che credo meriti di essere ricordata in quest'Aula è relativa alla semplificazione dei regimi amministrativi per le imprese artigiane prevista da questo decreto. Semplifichiamo, infatti, i regimi amministrativi di 45 tipologie di attività artigiane: artigiani edili, carpentieri, muratori, allestitori di , , imbianchini ma anche sarti, vetrinisti, ceramisti, creatori di articoli di bigiotteria, fabbri, falegnami, restauratori, riparatori di elettrodomestici, fino anche alle attività del settore agroalimentare. Gli oneri amministrativi a carico di queste attività verranno ridotti in modo decisivo, arrivando a eliminare il titolo abilitativo per l'avvio delle attività. Risparmi burocratici che si tradurranno in risparmi medi di oltre 2.000 euro.
Un'ultima riflessione, Presidente, vorrei farla infine sul tema immigrazione. Le misure messe in atto da questo Governo e, in particolare, l'accordo con la Tunisia confermano una cosa che come Lega abbiamo sempre sostenuto: i flussi migratori si possono modificare e si possono persino arrestare, così come fece Matteo Salvini quand'era Ministro dell'Interno. I dati ci confermano che l'intesa con Tunisi sta funzionando e che qualcosa sta finalmente cambiando. Ce lo conferma anche l'ultimo di Frontex: la rotta del Mediterraneo centrale, l'anno scorso in esplosione, con Lampedusa presa d'assalto e 155.000 sbarchi, oggi si è svuotata con un che è arrivato a toccare una diminuzione del 70 per cento e che sembra essere destinato a consolidarsi da ottobre fino a fine anno.
Per cui andiamo avanti su questa strada, così come previsto da questo decreto-legge, dove l'articolo 32 incarica il Ministero della Difesa della progettazione e dell'esecuzione dei lavori, nonché delle acquisizioni delle materie prime e delle forniture che servono per la realizzazione delle strutture previste dal nostro Protocollo con l'Albania, Intesa che, come sappiamo, serve ad accogliere i migranti in territorio albanese piuttosto che sul nostro territorio. Diminuisce drasticamente il fenomeno dell'immigrazione incontrollata, migliora la fiducia dei mercati internazionali nei confronti dell'Italia, migliorano le nostre di spesa legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza, sale l'occupazione e, guarda caso, sale anche la fiducia nella nostra coalizione e nel centrodestra. Nonostante la complessità degli scenari geopolitici mondiali e il pesante fardello che ci portiamo dietro, avendo ereditato il superbonus 110, noi andiamo avanti, con serietà e fermezza, nel solco della concretezza. Le norme che approveremo questa settimana segnano un ulteriore passo avanti nel perseguimento dell'interesse nazionale .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Barzotti. Ne ha facoltà.
VALENTINA BARZOTTI(M5S). Presidente, Ministro, Sottosegretaria, oggi, parliamo del PNRR, ma, prima di entrare nel merito del provvedimento, per come lo state revisionando, è imprescindibile fare qualche considerazione sul significato e sul contesto dello stesso. Noi, Presidente, questo provvedimento lo abbiamo fortemente voluto e il nostro Presidente Conte è andato in Europa e, credendo fermamente nella necessità di un rinnovo profondo del nostro Paese, ha lottato per ottenere ben 209 miliardi per il nostro Paese. Questa è l'eredità che noi abbiamo lasciato, che il MoVimento 5 Stelle ha lasciato a questo Governo e al nostro Paese. Questo Piano è stato scritto, riempito di visione e di cura per le generazioni presenti e per le generazioni future, perché sappiamo cosa manca in questo Paese, perché siamo vicini ai cittadini e alle cittadine e ci siamo resi conto che effettivamente era importante ritrovare uno spirito di unione, di condivisione e di fiducia nelle istituzioni. Troppi erano i problemi del nostro Paese quando siamo saliti al Governo durante il “Conte 1” e il “Conte 2” e questo è quello che abbiamo deciso di fare per i nostri concittadini.
Detto questo e, quindi, ricostruiti un po' la genesi, gli ideali e lo spirito nobile che hanno ispirato questo PNRR, devo dire, Presidente, che purtroppo questo Governo sta tradendo continuamente lo spirito e le necessità che sottendevano questo Piano. La collega Lucaselli - per suo tramite, Presidente, mi rivolgo a lei - ha fatto riferimento alla sanità, per esempio, però, io vorrei segnalare che sono le vostre stesse regioni che vi rinfacciano il taglio di 1,2 miliardi alla sanità. Nel 2023, avete riportato la spesa sanitaria, in percentuale sul PIL, al 6,3 per cento, che è il livello più basso dal 2007 e questo lo certifica , quindi, tutti questi toni trionfalistici rispetto alle cosiddette razionalizzazioni delle spese all'interno del Piano mi sembrano, francamente, soltanto una scusa per nascondere tagli su tagli che state facendo rispetto a questo Piano. Penso, da donna, a quando abbiamo pensato a cosa scrivere all'interno della Missione sulla parità di genere e penso anche alla speranza che mi aveva coinvolto nel dire: bene, allora restiamo in questo Paese, perché le donne possono e potranno lavorare, in questo Paese. Invece, come sapete, in questo momento le donne, in Italia, purtroppo, occupano il livello più basso, in Europa, per livello di occupazione. Quindi, quando ragionavamo su cosa inserire abbiamo detto: necessariamente i servizi, necessariamente gli asili nido, perché, altrimenti, con la tradizione culturale che abbiamo in Italia, cioè che le donne devono stare in casa a curare i figli, è evidente che noi non potremo mai raggiungere i ruoli apicali e fare lavori estremamente professionalizzanti. Ebbene, allora ci fu proprio un'attenzione particolare per l'aspetto degli asili nido e cosa fa questo Governo, nella revisione del Piano? Taglia sugli asili nido, taglia su questo e, quindi, come possiamo concordare su quello che voi state facendo? Francamente, anche la procedura con cui avete deciso di chiudervi nelle stanze e occuparvi di questo Piano e della sua revisione l'ho trovata veramente incomprensibile, perché il PNRR è una misura per il nostro sistema Paese, è una misura di tutti e, invece, no, voi avete deciso di accentrarla nelle mani di un Ministro del PNRR. Anche questa è una scelta totalmente incomprensibile: non c'è un Ministro per la transizione digitale e l'innovazione digitale davanti allo che ci sta investendo, quello dell'intelligenza artificiale; abbiamo un Piano dedicato proprio alla transizione digitale e alla transizione ecologica, eppure noi scegliamo di avere un singolo Ministro che ha in mano tutto quanto e che questo Governo difende,- tramite una serie di attacchi incredibili e incresciosi alla Corte dei conti, che è l'unico organismo che potrebbe effettivamente controllare quello che voi state facendo. Invece, no, ma io voglio fare qualche esempio, perché in questa situazione, francamente, vedo un micidiale di malafede, incapacità e cieco pregiudizio. Parliamone un attimo: abbiamo una maxitruffa da 600 milioni, eppure, questo Governo ha deciso di abolire l'abuso d'ufficio e ha deciso anche di abolire il controllo concomitante. Ma cos'è questo controllo concomitante, che era la prima fase, perché questo è avvenuto già da un po'? Noi l'avevamo pensato per presidiare proprio il PNRR, in ragione della sua specialità, in ragione dell'attenzione con cui pensavamo bisognasse affrontare questa fase di transizione, proprio perché ci rendevamo conto che l'Europa ci aveva dato di nuovo fiducia, eravamo tornati autorevoli in Europa e, quindi, che fosse indispensabile avere meccanismi che potessero controllare in modo analitico quello che stava succedendo nel mettere a terra il PNRR. Ebbene, questo Governo ha scelto di togliere questo controllo che, in realtà, aveva una duplice funzione, per come era stato inserito: una funzione relativa proprio alla collaborazione con le amministrazioni che dovevano mettere a terra i singoli progetti e un'altra tesa a sollecitare le amministrazioni e le responsabilità dirigenziali, laddove ci fossero gravi ritardi nell'erogazione dei contributi e gravi irregolarità gestionali, quindi, cose gravi e, invece, abbiamo deciso, anzi, questo Governo si è preso la responsabilità - perché lungi da noi prenderci questo tipo di responsabilità, che la storia ci rinfaccerà - di decidere di togliere questo controllo.
Non è finita, perché il capogruppo di Fratelli d'Italia, Foti, ha deciso di presentare un emendamento in cui vi sono proprio l'attenzione e la volontà specifica - e, quindi, io parlo di malafede - di andare a diminuire il controllo preventivo e successivo della Corte dei conti. Mi sembra logico, no? Mi sembra logico andare a toccare proprio l'unico ente che può aiutare ad arginare le derive di questo Governo. Evidentemente, c'è malafede. Abbiamo oltre 200 inchieste della procura della Corte dei conti europea e l'86 per cento riguarda l'Italia. Io mi chiedo: voi cosa pensate di questo e come vi viene in mente di andare a decidere di tagliare le maglie del controllo? Evidentemente, è soltanto un delirio di onnipotenza, è la volontà di fare quello che vi pare con questi soldi, perché, diversamente, io penso che non si spieghi. Siamo fuori dalla legalità e siamo fuori dalla ragionevolezza.
Francamente, anche la collega Lucaselli - e anche in questo caso mi rivolgo a lei, tramite lei, Presidente - ha parlato di razionalizzazioni, senza, però, fare riferimento a quello che, in effetti, sta facendo questo Governo, cioè continuamente il gioco delle tre carte: tappa un buco da una parte, prende i soldi dal Fondo di coesione e di sviluppo oppure dai Fondi complementari e, quindi, di fatto non c'è una capacità di utilizzare e spendere le risorse. Io non metto in dubbio che nel nostro Paese ci sia il problema di mettere a terra, perché c'è moltissima burocrazia e lo sappiamo, ma saltare passaggi di legalità di certo non è la soluzione e nemmeno andare a prendere i soldi da una parte e metterli dall'altra, appunto, farli girare senza, effettivamente, risolvere nulla. Quindi, si confondono le acque. Anche la collega Lucaselli parla di aver dato alle imprese 12 miliardi per Transizione 5.0 ma, Presidente, ricordo che, in effetti, l'unica cosa che è stata fatta è usare le risorse di Transizione 4.0, che non erano ancora state spese e a cui noi del MoVimento 5 Stelle avevamo dedicato 13 miliardi sul PNRR e 5 miliardi sul Fondo complementare. Quindi, necessariamente io parlo di malafede.
Ma non è finita, perché non c'è soltanto malafede in questo Governo, c'è anche un'incapacità incredibile e una superficialità veramente devastante. Io penso alle misure dedicate all'inclusione sociale. Ho visto in queste misure un approccio così superficiale da sembrare una vera e propria presa in giro. Penso - una su tutte - al carrello tricolore. Io, Presidente, volevo sprofondare dall'imbarazzo, quando ho sentito questa questione del carrello tricolore, perché, sa, in fondo in fondo, quando vengo qui, ma anche quando guardo il telegiornale da casa, spero sempre che ci sia effettivamente qualche misura che vada a impattare sulle persone più in difficoltà e che, in qualche modo, queste persone vengano aiutate. Anche se non ho fiducia, ci spero, perché dico: dai, magari qualcosina. Invece no: il carrello tricolore. Io ho detto: ma, veramente? È incredibile! Si tratta di chi ha bisogno di un aiuto, Presidente, di chi veramente ha bisogno di tutto. Se ha bisogno di un aiuto alimentare, probabilmente è una persona emarginata, una persona che davvero necessita di qualsiasi tipo di supporto, ma di certo non ha bisogno delle vostre “supercazzole” e questo mi sento di dirvelo. Quindi, inutilità…
PRESIDENTE. Onorevole, mi raccomando le parole, grazie.
VALENTINA BARZOTTI(M5S). Sì, Presidente, mi scusi, però, certe volte, alcune cose sembrano veramente delle prese per i fondelli. Questo carrello tricolore ci ha veramente imbarazzato, oltre che fatto arrabbiare, perché, chiaramente, quando una persona si aspetta di essere aiutata e arriva il carrellino, francamente rimaniamo quasi senza parole. L'inutilità del carrello tricolore, comunque, si commenta da sola. Però, se vogliamo andare a vedere i dati, si certifica anche che il DEF attesta l'aumento del carrello della spesa del 9,5 per cento nel 2023, più dell'aumento dell'8,4 per cento fatto registrare nel 2022, anno del picco dell'inflazione. Quindi, carta canta.
Poi, per quanto riguarda altri dati che possono tornarci utili nella nostra analisi, abbiamo l'Istat che ci dice che i redditi reali degli italiani sono calati dello 0,5 nel 2023, mentre la Premier, in Parlamento, dice che sono aumentati di 3 o 4 volte. La propensione al risparmio degli italiani è scesa dal 7,8 al 6,3 per cento, il livello più basso dal 1995. C'è il record di povertà assoluta, con 5,7 milioni di individui. Del finanziamento della sanità pubblica abbiamo già detto prima. Avete inanellato 12 mesi consecutivi di calo della produzione industriale. Peggio del peggio, avete fatto una vile retromarcia, rimangiandovi la tassa sugli extraprofitti bancari, nell'assunto che questo avrebbe portato le banche a erogare più credito, mentre il vostro stesso DEF ricorda che, a gennaio 2024, siamo arrivati al dodicesimo mese consecutivo di calo del credito bancario nel settore privato. Quindi, diciamo che i toni trionfalistici non dovrebbero proprio esserci, perché siamo lontani da uno scenario roseo e anche assolutamente allarmati da tutto quello che stiamo sentendo. L'ultima notizia è che il Ministro Giorgetti ha chiesto una proroga per il raggiungimento degli obiettivi rispetto al traguardo del 2026 e, ovviamente, questa richiesta è stata rigettata dall'Unione europea, perché quando si è pensato, elaborato e ragionato il Piano, nonché condiviso questo Piano con gli altri Paesi, si era data una prova di fiducia, di lealtà reciproca, un impegno concreto e, quindi, chiaramente non è possibile adesso andare a cambiare le carte in tavola, perché questo Governo non è in grado di mettere a terra gli obiettivi per tempo e questo è un enorme danno per il nostro sistema Paese.
Fatte queste considerazioni di ordine generale, un approfondimento sicuramente va dedicato al concetto di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Il provvedimento prevede una serie di norme dedicata a questo tema, però, Presidente, questo tema viene trattato sempre da questo Governo. C'è una tragedia a Brandizzo? Viene fatta la norma. C'è una tragedia a Firenze? Viene fatta la norma. Quello che noi abbiamo chiesto, come Commissione lavoro, come deputati commissari della Commissione lavoro, è di preparare un testo dedicato esclusivamente alla questione lavoro, perché non è solo la questione di sicurezza, ma è la questione salute e sicurezza, un'accoppiata di nomi che non è fatta a caso e sottende un concetto nuovo di lavoro, di umanità del lavoro, di dignità sul lavoro, di qualità del lavoro, cosa che manca in questo Paese.
Rispetto a quello che è stato fatto in Commissione, riteniamo che la misura della patente a crediti, fatta esclusivamente per i cantieri mobili e temporanei e, quindi, nell'ambito dell'edilizia, e anche la sua articolazione siano totalmente inefficaci. Ma non è solo la patente a crediti a essere inefficace. Tutte le misure che, fino a questo momento, sono state fatte da questo Governo in ambito di salute e sicurezza sono state totalmente inefficaci. Abbiamo detto: ma perché? Intanto perché non è stata messa alcuna risorsa, ad esempio, nell'ambito dell'introduzione della salute e sicurezza come insegnamento all'interno delle scuole. Questa proposta di legge, che era una proposta di legge fortemente voluta da noi e depositata il primo giorno di legislatura, aveva un suo fine, una sua linea di finanziamento e una sua autonomia come materia autonoma da inserire all'interno delle scuole secondarie, proprio per andare ad accrescere la consapevolezza, la percezione del rischio da parte degli alunni e degli studenti. Ebbene, nell'ambito dell'iter parlamentare, questa proposta di legge è stata annacquata totalmente, è stata inserita all'interno dell'educazione civica ed è fumo negli occhi (punto primo).
Poi, passiamo al punto secondo: è inutile che si introduce la patente a crediti se, però, non c'è un sistema repressivo efficace. Penso, ad esempio, alla mancanza di una procura speciale contro gli infortuni sul lavoro. Ma perché insistiamo su questo concetto della necessità di una procura? Perché, se non ci sono magistrati specializzati sul tema del lavoro, sul tema degli appalti e sul tema dei subappalti a cascata, che, ricordiamo, avete liberalizzato completamente, ci ritroviamo con lungaggini delle indagini e, spesso e volentieri, i reati si prescrivono, lasciando le famiglie delle vittime senza giustizia.
Quindi, è indispensabile introdurre questo tipo di soluzioni prima di pensare a una patente a crediti - attenzione, attenzione - che prevede l'autocertificazione dei requisiti. Seppure quest'ultima sia una prassi amministrativa e per i nostri concittadini una ricchezza, perché rientra nell'ambito della sburocratizzazione, nel momento in cui si va a certificare il possesso dei requisiti per poter intervenire e per poter far lavorare delle persone, assumendosi il rischio della vita delle persone, di certo non ci può essere l'autocertificazione.
A questo si aggiunga la mancanza di efficacia dell'azione di repressione e si aggiunga anche il fatto che, nel momento in cui si verifica un infortunio, secondo la logica di questo Governo, l'azienda sospende la propria attività, forse, e solo dopo un giudicato, è chiaro che siamo davanti a un completo buco nell'acqua. Quindi, per tutte queste ragioni, noi riteniamo che quello che sta facendo questo Governo in materia di salute e sicurezza sia burocrazia pura, espressione di un Ministero che sta a guardare alla finestra il mondo del lavoro e delle persone che effettivamente lavorano, in modo distante. Non è così che si può intervenire veramente sul mondo del lavoro e sulle sue patologie, tant'è vero che gli infortuni e le malattie professionali stanno aumentando.
Detto questo, Presidente, il PNRR è uno sforzo dedicato ai cittadini e alle cittadine onesti che credono nel nostro Paese, che vogliono restare nel nostro Paese, che vogliono lavorare nel nostro Paese, che vogliono crescere famiglie nel nostro Paese.
Noi non possiamo accettare che questo Piano venga stravolto o, peggio, che le risorse vengano distratte per tradire i nobili fini che hanno ispirato questo testo. Per cui, francamente, continueremo a mettervi davanti tutte le vostre contraddizioni, i vostri errori, che stanno portando a una pericolosissima deriva il nostro Paese .
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare, se lo ritiene, il relatore, onorevole Trancassini, che rinuncia.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, Ministro Fitto.
RAFFAELE FITTO,. Grazie, Presidente. Innanzitutto, rivolgo un ringraziamento a tutti i colleghi che sono intervenuti in questa discussione. Partirei da un dato, ringraziando i relatori e la Commissione, per il lavoro che abbiamo compiuto in questo periodo e devo dire che questo è un elemento caratterizzante: abbiamo avuto la possibilità di confrontarci bene, nel merito, all'interno della Commissione preposta. Voglio sottolineare anche il fatto che parte del provvedimento è stato integrato su alcuni aspetti, con un confronto molto positivo, un confronto che non è mai mancato, lo voglio dire anche per la rilevanza che alcuni temi hanno avuto nell'ambito di questo decreto: penso al tema della sanità, così come al tema del lavoro, con riferimento al quale abbiamo avuto la possibilità di avere un confronto molto dettagliato all'interno della Commissione, sia per quanto mi compete sia anche, per esempio, con un lungo confronto con il Ministro Calderone rispetto alle questioni sollevate.
In questo contesto, penso sia importante partire da alcune considerazioni. Vorrei fare una rapida ricostruzione del nostro decreto, per spiegare anche il senso. Partiamo dalla revisione del Piano. Voglio dire ai colleghi, in modo particolare Mancini, Mari e Barzotti, che sono intervenuti su questo, che c'è bisogno di sottolineare alcuni elementi in modo più puntuale. Innanzitutto, capisco la rivendicazione che viene fatta da ogni parte per assumersi il merito delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Mi permetto di sottolineare alcuni dati di fatto oggettivi, poi discutiamo, ognuno con le sue opinioni. È il regolamento RRF ad attribuire a ogni Stato membro l'importo del Piano, collegato ai dati di carattere economico, alla crisi COVID e, quindi, al tema dell'aumento del PIL e dell'aumento dell'occupazione, insieme al terzo parametro, che è quello del numero degli abitanti di ogni singolo Paese. Questi due dati rappresentavano il dato più drammatico per il nostro Paese e l'Europa durante la fase COVID ed è questo l'elemento che ha consentito al nostro Paese di avere queste risorse. Lo dico non per smorzare i festeggiamenti e le rivendicazioni, ma perché è un dato di fatto oggettivo, che può essere verificato dai documenti disponibili.
A questo aggiungo un'altra considerazione, molto importante: che la dimensione del nostro Piano non è determinata solamente da questo, ma la dimensione più importante del nostro Piano rispetto a quella di altri Paesi è determinata dal fatto che l'Italia ha scelto di prendere al 100 per cento le risorse a debito del Piano, a differenza di quasi tutti gli altri Paesi europei. Quindi, Italia, Grecia e Romania sono stati gli unici tre Paesi in Europa che hanno utilizzato al 100 per cento le risorse a debito e per l'Italia questa quota supera i 122 miliardi di euro, determinando un quadro complessivo che, oltre ai 122 miliardi di euro a debito, ne vede aggiungere altri 30, sempre a debito, di Piano complementare - quindi di risorse nazionali - che vede superare oltre 150 miliardi di risorse a debito, oltre alle risorse a fondo perduto. Questo lo dico per rimettere in fila alcuni dati di fatto oggettivi, ripeto, non è una volontà di fare polemica né di sostenere posizioni di parte, ma serve per rimettere ordine nella ricostruzione delle linee fondamentali di finanziamento del PNRR.
Il decreto che noi abbiamo varato presenta una serie di caratteristiche molto importanti. La prima è quella di aver rimesso in ordine alcuni aspetti. Ci sono similitudini tra la polemica sulla sanità e la polemica che ci ha accompagnato per oltre un anno sul taglio ai comuni. La logica era sempre quella dell'aggressione, parlando del taglio, del taglio, del taglio: in questo decreto, noi finanziamo per intero tutte le risorse dei progetti, che non abbiamo tagliato, come abbiamo sempre detto, ma abbiamo spostato fuori dal PNRR, garantendo sempre che avremmo dato una copertura. Ma vorrei anche sottolineare brevemente perché abbiamo spostato questi progetti dal PNRR, altrimenti rischiamo di fare una discussione tra sordi. Non l'abbiamo fatto per una scelta di merito, che pure c'è, rispetto al fatto che molti di questi progetti nulla avevano a che fare con una strategia così ampia come il PNRR; l'abbiamo fatto per una ragione molto più concreta: perché molti di questi progetti non avevano gli elementi per poter essere rendicontati all'interno del PNRR, così come è anche importante sottolineare che molti di questi progetti non avrebbero mai ottenuto la possibilità di spendere le risorse entro il giugno del 2026. Allora, ai colleghi dell'opposizione vorrei sottolineare questo, perché? Perché abbiamo evitato, nei prossimi mesi, di ritrovarci in questo Parlamento con voi, magari, a ricordarci che non avevamo raggiunto il risultato, che ci era stata tagliata la rata, perché non avremmo avuto la possibilità di farlo. Il fatto di aver preso questi progetti, spostati fuori dal PNRR, ci ha consentito di risolvere questo problema. Lo dico anche per un altro aspetto molto importante, perché il tema della revisione del PNRR è un tema molto dibattuto. Quando il Governo lo ha affrontato o, meglio, quando il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, prima di diventare Presidente del Consiglio, anche in un momento lontano da questo appuntamento, da questa possibilità, indicò come strategia la necessità di modificare il Piano nazionale di ripresa e resilienza, lo fece - nel giugno del 2022, con una ricca rassegna stampa a supporto delle tesi che stiamo sostenendo - con un obiettivo preciso: lo fece perché lo scenario era profondamente cambiato, perché, pochi mesi prima, c'era stata l'invasione dell'Ucraina e si era aperta una gravissima crisi energetica. Poi, il dettaglio e il lavoro fatto nel merito hanno comportato la possibilità di constatare come, all'interno del PNRR, molti progetti dovessero essere messi fuori dallo stesso PNRR, per le ragioni che ho poc'anzi detto.
Vi spiego anche un altro aspetto importante, che nelle considerazioni o è omesso o non è conosciuto, questo non lo so. Il tema è collegato ai 68 miliardi di euro, che fanno parte dei 122 che riguardano progetti vecchi, precedenti al PNRR. Sono progetti che erano già sulla quota del debito pubblico del nostro Paese, erano già finanziati negli anni precedenti con risorse nazionali e che sono stati presi e inseriti all'interno del PNRR. Questo voglio sottolinearlo perché non è un dettaglio, anche per la cifra rilevante alla quale noi ci riferiamo.
Il lavoro che noi abbiamo fatto è stato quello di una revisione del Piano per mettere a posto questi aspetti, e l'articolo 1 di questo decreto fa chiarezza definitivamente in questo ambito, se è vero, come è vero, che tale articolo dà la copertura a tutti i progetti che sono usciti dal PNRR. In secondo luogo, ed è molto importante anche questo, abbiamo creato le condizioni per poter accedere alle misure e agli interventi per la crisi energetica, per il regolamento REPower, perché l'Italia, proprio in ragione dell'avere preso le risorse a debito per l'intero importo, a differenza di altri Paesi, non avrebbe potuto più prendere risorse per finanziare il REPower. Il nostro REPower, che è il capitolo aggiuntivo della revisione ed è l'elemento fondamentale, è stato finanziato esattamente grazie alla possibilità che abbiamo avuto di spostare fuori questi progetti, di recuperare una serie di economie e di mettere 21 miliardi di euro a disposizione all'interno della revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Mi permetto di compiere anche un'altra valutazione, che consegno all'Aula: capisco le critiche e le polemiche, ma non è che c'è stato - perché ho ascoltato anche qualche considerazione del genere - un Ministro che in un Governo si è alzato una mattina e ha deciso di fare queste cose. Si è aperto un negoziato molto lungo e rilevante con la Commissione europea, e tutto quello di cui stiamo parlando è stato approvato, prima, dalla Commissione europea e, poi, dal Consiglio europeo. Quindi, non è che ci siamo inventati qualcosa ma ciò è frutto di un lavoro condiviso con tutte le istituzioni europee.
In questo contesto è molto importante anche fare alcune precisazioni. La prima è collegata al senso di questo decreto. Il senso di questo decreto è quello di dare una spinta forte, in primo luogo, alle misure nuove previste dalla revisione, che evidentemente non potevano essere previste precedentemente, e, in secondo luogo, in modo particolare, per poter immaginare anche un rafforzamento del modello di soprattutto su alcuni elementi. Continuo a sentire parlare di questa pseudocentralizzazione, ma non si comprende a cosa si riferisca, e invece si omettono alcuni elementi fondamentali che stanno in questo decreto. L'organizzazione del PNRR precedentemente era fatta per unità di missione presso ogni Ministero. Oggi, noi l'abbiamo raccordata con la riforma della che ripropone, come ho detto già in altre circostanze, con il primo decreto che abbiamo varato, lo stesso identico modello che vede gestire da parte della Commissione europea i Piani nazionali di ripresa e resilienza, con una struttura centrale, la presso la Presidenza della Commissione europea, che raccorda le direzioni generali.
È esattamente quello che noi abbiamo costruito come modello e devo dire che c'è ancora da fare molto. Obiettivamente, però, i risultati che sono stati raggiunti sono da valorizzare in riferimento sia alla terza rata sia alla quarta rata sia alla quinta rata sia anche alla revisione. Devo dare, inoltre, un dato anche qui oggettivo. Non uso le mie parole, perché sennò sarebbero opinioni contro opinioni. Il rapporto intermedio della Commissione europea dello scorso febbraio, peraltro assegnato a valutatori esterni, ha sancito che il nostro Paese è, nell'ambito degli Stati membri, quello che ha raggiunto il maggiore numero di obiettivi all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza. È sufficiente? No. Siamo esaltati per questo? No, ma non è accettabile, sinceramente, ascoltare una narrazione addirittura negativa e contrastante rispetto a dati di fatto così oggettivi.
Questo lo voglio sottolineare anche per alcune altre questioni che sono state indicate. Vorrei rapidamente dare alcune risposte, le prime al collega Mancini che ha parlato di un commissariamento generalizzato. Ci sono tre commissariamenti in questo provvedimento. Il primo riguarda gli alloggi universitari. Mi sembra che non sia questa l'occasione per aprire questo dibattito - se vogliamo farlo, possiamo farlo - e che le ragioni per le quali creare le condizioni di accelerazione su questa misura siano oggettive sotto tutti i punti di vista. Il secondo commissariamento è quello relativo ai beni confiscati, che abbiamo spostato fuori dal PNRR, peraltro. Quindi, è un commissariamento che non riguarderà più gli interventi previsti. Lo abbiamo fatto per un motivo molto semplice, perché, oltre ad avere confermato il finanziamento di questi interventi, come tutti gli altri, il commissariamento ha un valore e basta leggere i dati e la percentuale di avanzamento e di spesa dei progetti relativi ai beni confiscati per comprendere quanto fosse necessario immaginare questo commissariamento. La terza voce, pari a 200 milioni di euro, è quella per gli insediamenti abusivi sui quali, evidentemente, non avendo visto alcun avanzamento fino ad oggi, per ragioni oggettive nella costruzione della misura era inevitabile fare questo. Parlare di un commissariamento generalizzato per misure che cubano qualche centinaio di milioni, in un Piano complessivamente di oltre 220 miliardi di euro, sinceramente mi sembra assolutamente esagerato e soprattutto non corrispondente alla verità.
Lo stesso vale - lo ha sollevato il collega Mancini ma lo hanno sollevato anche il collega Mari e la collega Barzotti - per il tema della sanità. Dicevo che c'è una sovrapposizione tra le polemiche, che lasciamo alle spalle dopo un anno di dibattito, sui tagli presunti che, come abbiamo sempre detto, non ci sono stati - questo decreto lo conferma - per i comuni, come anche le dichiarazioni dell'ANCI sanciscono, e il tema della sanità. Anche qui, noi abbiamo rappresentato una situazione oggettiva, nel senso che sono stati inseriti nel PNRR - lo dico per l'ennesima volta - progetti che facevano parte di una programmazione precedente, e noi siamo dovuti intervenire, prima con la revisione e adesso con questo decreto, sul PNRR e sul PNC per il semplice fatto che gli interventi collegati agli ospedali sicuri non avevano alcuna possibilità di essere né finanziati realmente nei tempi previsti né realizzati, e soprattutto la somma complessiva di questi interventi è pari a 3 miliardi e 100 milioni. Noi abbiamo certificato, sancito dal Ministero dell'Economia e delle finanze, dalla Ragioneria generale dello Stato, dal Ministero della Salute e anche dalle regioni, il fatto che ci sono 2 miliardi e 200 milioni di articolo 20, quindi di fondi nazionali, che non sono stati nemmeno programmati. Mi riferisco, cioè, a interventi che non hanno una voce, nemmeno un'idea di come poter essere programmati, e al fatto che, all'interno della riprogrammazione di queste risorse, i 900 milioni di euro che restano sul PNRR, insieme ai 240 milioni di euro che restano sul PNC, sul Piano nazionale complementare, troveranno risposte per quelle regioni che, avendo utilizzato con impegni certi al cento per cento le risorse dell'articolo 20, hanno bisogno di avere una copertura differente.
Sapete qual è la mia preoccupazione? Come ho detto più volte in Commissione e come dico anche qui, in Aula, più ufficialmente in questo dibattito, la mia preoccupazione è che i 900 milioni di euro previsti sul PNRR vengano spesi entro giugno del 2026. Poi possiamo anche continuare con questo dibattito, che troverà anche un punto di chiarimento. Infatti, insieme con il Ministro Schillaci abbiamo inviato una lettera a tutti i presidenti di regione con la quale abbiamo chiesto il dettaglio di tutta la situazione relativa ai progetti in sanità, a partire da quelli degli accordi sottoscritti e da sottoscrivere, alle proposte di delibera di giunta regionale e alle risorse non programmate. Penso e temo che le risorse da riprogrammare e da valutare saranno di molto superiori a quelle di cui oggi noi discutiamo, ma i 2 miliardi e 200 milioni di articolo 20 insieme ai 900 del PNRR e ai 240 milioni di euro del PNC superano i 3 miliardi e 100 milioni complessivamente, che erano la dotazione finanziaria assegnata originariamente al PNRR, con lo spostamento delle risorse, come ho detto, da una parte all'altra. Allora, non si può dire oggi che noi facciamo - ho sentito anche questo - il gioco delle tre carte, perché delle due l'una: o il gioco delle tre carte è stato fatto all'inizio, e quindi noi continuiamo a farlo, o, se non è stato fatto all'inizio il gioco delle tre carte, non è stato fatto nemmeno in questo momento. Detto questo, il dettaglio e la valutazione sui singoli progetti ci consentirà di comprendere in modo specifico questo aspetto.
Altra questione che è stata sollevata è quella degli asili nido: 2.600 erano e 2.600 sono. Sa cos'è successo, onorevole Barzotti? Che noi abbiamo avuto dalla Commissione europea un'indicazione chiara, pubblica, riguardo a quello che era stato previsto precedentemente cioè che anche i posti degli asili nido previsti per nuove costruzioni o recuperando quelle precedenti non potevano essere conteggiati. Quindi, è cambiato completamente il parametro di riferimento, insieme al fatto che, per questa come per tutte le altre misure, c'è il tema dell'aumento del costo delle materie prime degli appalti. Evidentemente, anche questo ha inciso. Noi abbiamo mantenuto i 2.600 interventi. È peraltro in corso di pubblicazione un nuovo bando con risorse nazionali che serve a coprire per intero la quota di risorse disponibili, perché questa resta una delle priorità dell'azione del nostro Governo, che troverà anche nei prossimi giorni, sul percorso della politica di coesione, ulteriori conferme per andare nella direzione di rafforzare questo elemento fondamentale e questa infrastruttura sui territori, in generale, del nostro Paese e, in particolare, del Mezzogiorno d'Italia.
Così come vorrei anche tranquillizzare sul tema della Corte dei conti, perché anche questo è stato un tema molto dibattuto, si continua a dibatterlo.
Vorrei ricordare che il controllo concomitante, che voi rivendicate, nel decreto-legge n. 77 del 2021, cioè quello sul PNRR, non è previsto. Ma non l'abbiamo fatto noi: era quello del Governo precedente. Il controllo concomitante, invece, era previsto nel decreto-legge n. 76 del 2020, quando non c'era il PNRR: lì si prevedeva il controllo concomitante. Quindi, noi sul PNRR non abbiamo fatto nulla di quello che voi ci contestate.
Voglio anche aggiungere un altro elemento molto importante. Si discute molto, in questi giorni - anche qui, consentitemelo, con molta superficialità - sull'azione della Procura europea, che noi abbiamo sottolineato in positivo, rispetto ai rischi di truffe. Infatti, in questo decreto troverete due articoli molto importanti: uno collegato all'ampliamento dei poteri del Comitato antifrode, già previsti per la politica di coesione, anche al PNRR, su nostra iniziativa; il secondo aspetto riguarda la responsabilizzazione degli enti locali e, comunque, degli enti attuatori, complessivamente, del Piano, con previsioni specifiche rispetto alla necessità di garantire gli interventi. Infatti, il funzionamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza non riguarda il Governo, ma l'intera filiera istituzionale, a partire da tutti i protagonisti e gli enti attuatori che devono realizzare gli interventi. In questo senso, rispetto anche alla polemica dei giorni scorsi, vorrei utilizzare le parole del Procuratore capo della Procura europea, il quale, nel riconoscere questo grande lavoro dell'Italia, ha detto: magari gli altri Paesi fossero come l'Italia. Infatti, l'Italia ha un livello di controlli e di intervento, determinato dall'azione della Guardia di finanza, che è inimmaginabile in tutti gli altri Paesi. Questo giustifica anche i numeri - per fortuna, diciamo noi - dei procedimenti attivati, oltre al piccolo dettaglio che, se un piano è 2, 3, 5, 10, 20 volte quello di altri Paesi, evidentemente anche i numeri collegati a questo si moltiplicano. In più, però, mi permetto di dire nello specifico, visto che siamo nella sede più puntuale e opportuna, che, anche rispetto all'indagine di cui si parla, la misura di cui parliamo, relativa a questa indagine di 600 milioni (poi si tratta di capire quali saranno le vere risorse oggetto di questa verifica, perché non sono certamente 600 milioni), è rendicontata nel dicembre 2021.
Quindi, giusto per inquadrare le questioni, voglio dire che non si può fare polemica su questi temi perché, rispetto a essi, si può avere solamente un approccio corretto. Diversamente, potrei venire qui - ma non lo farei mai - a dire che, siccome la misura è precedente, noi non c'entriamo niente: questo non sarebbe corretto. Ma consentitemi di dire che l'approccio è altrettanto sbagliato e non corretto nel fare la polemica con questo Governo su una misura per la quale si è rendicontato l'intervento nel dicembre 2021. Quindi, mi sembra di capire che l'approccio dovrebbe essere molto più corretto e istituzionale e anche più veritiero rispetto alle condizioni e alle questioni che riguardano in modo specifico anche il ruolo e l'azione dei sistemi di controllo che noi, con questo decreto, abbiamo opportunamente rafforzato in modo specifico.
Queste sono le questioni principali. Il decreto si occupa anche di alcuni altri aspetti che, purtroppo, nel dibattito generale sono stati anche un po' trascurati, ma che io ritengo fondamentali e che il Governo ha voluto mettere in campo in modo specifico. Se nella prima parte ci sono misure di carattere orizzontale, nella seconda c'è tutta una serie di misure di carattere verticale, che toccano tutti i settori fondamentali.
Anche io voglio sottolineare come nella revisione - il decreto ne dà un'indicazione chiara - si siano fatte scelte molto rilevanti: oltre 12 miliardi di euro assegnati al sistema delle imprese di questo Paese. Così come è importante ricordare il tema della revisione delle infrastrutture, nel rapporto con le principali aziende del nostro Paese - Snam, Terna, ENEL - che vanno a rafforzare la rete delle infrastrutture elettriche ed energetiche nel nostro Paese. Così come è molto importante anche sottolineare la misura della Transizione 5.0, dove abbiamo inserito 6,3 miliardi di euro; e abbiamo fatto la stessa cosa nella revisione anche con le misure collegate all'agricoltura: penso ai 2 miliardi di euro per i contratti di filiera. Tutto ciò è accaduto prima che i trattori scendessero in strada, perché non c'è mai stata una dimensione di investimento, per esempio in un settore come quello dell'agricoltura, pari a 8 miliardi complessivamente, con un aumento di 3 miliardi rispetto alle previsioni iniziali. Sono cifre importanti, che denotano una sensibilità e un'attenzione a comparti produttivi molto rilevanti, che nel nostro Paese hanno una funzione e un ruolo decisivi.
In questo contesto, penso sia anche utile sottolineare le misure tese al rafforzamento della capacità amministrativa. Così come vorrei ricordare - anche questo è un tema di polemica - che, per esempio - e faccio un esempio concreto - il rafforzamento della struttura di missione del PNRR avviene, in questo decreto, a costo zero. Infatti, se è vero, come è vero, che noi abbiamo spostato alcune misure fuori dal PNRR, quelle misure che erano seguite da una unità di missione presso il Ministero per il Sud e la coesione sono state spostate dentro la struttura di missione. Quindi, il rafforzamento con l'aggiunta di una struttura nuova, che si aggiunge a una direzione nuova, quella del REPower, quindi un capitolo aggiuntivo, di cui c'era fortemente bisogno, non avviene, come sarebbe stato normalissimo fare, con un aumento di risorse, ma avviene con la riduzione delle risorse previste per l'unità di missione presso la struttura del Ministero per il Sud e la coesione e l'aumento delle risorse pari esattamente a questa soppressione dentro la struttura del PNRR.
Ecco, sono tutti aspetti - e concludo, Presidente - fondamentali all'interno di questo decreto. Questo non è l'ultimo decreto che si occuperà di Piano nazionale di ripresa e resilienza: lo voglio dire in modo molto chiaro.
Il collega Mari ha fatto un richiamo anche alle riforme e su questo voglio concludere dicendo che, alle 59 riforme che accompagnavano il PNRR, noi ne abbiamo aggiunte altre 7, come scelta del Governo. Quindi, abbiamo aumentato il tasso di riforme di questo Piano e l'abbiamo fatto individuando 7 importanti riforme: 5 collegate al REPower, la riforma degli incentivi e, in modo particolare, la riforma della politica di coesione, che mi consente di poter concludere il ragionamento. Infatti, l'articolo 1, le scelte precedenti, il raccordo tra il Fondo di sviluppo e coesione, la politica di coesione, il Piano nazionale di ripresa e resilienza evitano al nostro Paese sovrapposizioni che sicuramente non si giustificano in alcun modo e che avrebbero creato le condizioni per avere programmi di intervento che, nella migliore delle ipotesi, non si parlavano, nella peggiore, si sovrapponevano o, addirittura, contrastavano sugli stessi territori.
Con questa modalità all'interno anche del prossimo provvedimento che sarà varato dal Governo, realizzeremo l'obiettivo della riforma della politica di coesione e riallineeremo tutto. Infatti, anche rispetto alle scadenze - che sono, lo voglio sottolineare, per quanto compete l'azione del Governo, quelle del giugno 2026 - è evidente che, se il PNRR ha come scadenza quella di giugno 2026, la politica di coesione ha come scadenza quella di dicembre 2029, il Fondo di sviluppo e coesione non ha una scadenza prevista, ma, con la riforma messa in campo, ha visto scelte di forte responsabilizzazione; vi è la possibilità di raccordare i diversi principali fondi con una visione unica e d'insieme, che possa andare nella direzione di accompagnare il percorso di riforme al quale si è fatto riferimento.
Complessivamente, nel ringraziare tutti coloro i quali hanno partecipato, in Commissione e qui, in Aula, a questo dibattito, al lavoro e alla formazione di questo provvedimento, anche coloro i quali hanno manifestato un dissenso, al di là delle opinioni, ritengo che questo provvedimento sia un passo molto importante e rilevante per continuare sul percorso di messa a terra, così come si suole dire, dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Soprattutto, sarà un'occasione per confermare il lavoro che il nostro Paese sta facendo in stretto raccordo con la Commissione europea - questo lo voglio sottolineare - che ha portato, fino ad oggi, a raggiungere dei risultati che sono sotto gli occhi di tutti - anche se ascolto dichiarazioni su disastri presunti che staremmo facendo -, a fronte di un dibattito generale che va esattamente nella direzione opposta.
Voglio fare un'ultima considerazione, ringraziando i colleghi della maggioranza che sono intervenuti in questo dibattito, in modo particolare, oltre ai relatori, al relatore Ottaviani che ha fatto il suo intervento introduttivo, anche il collega Barabotti e la collega Lucaselli. Vorrei ricordare, in modo specifico, che per quanto ci riguarda e per quanto ci compete, noi abbiamo un obiettivo, che è quello di poter avanzare nella realizzazione di questo Piano, sapendo quali sono le difficoltà e le complessità, che noi per primi abbiamo evidenziato. Infatti, voglio ricordare che il primo atto che il Governo ha messo in campo è stato un monitoraggio della spesa delle risorse precedenti. Questo monitoraggio ci ha consentito di mettere in campo la strategia dei diversi provvedimenti, a partire dalla .
Vorrei ricordare che il sistema organizzativo nazionale, ossia il sistema degli enti locali e complessivamente degli enti attuatori, dal 2014 al 2020 - dati oggettivi della Ragioneria generale che sono frutto del monitoraggio che noi abbiamo messo in campo e abbiamo portato in questo Parlamento per aprire una riflessione dalla quale si sono determinati tutti i provvedimenti ai quali ho fatto riferimento - a fronte di 146 miliardi di euro per il periodo 2014-2020, dopo nove anni, aveva una percentuale di spesa pari al 34 per cento. Ora, non devo dire nulla nel momento in cui sovrapponiamo questi numeri al PNRR, il cui importo è quasi il doppio e i cui anni nei quali spenderlo sono quasi la metà. Quindi, è inevitabile tutto il lavoro che stiamo mettendo in campo. Io mi auguro sempre - questa è la mia speranza, in conclusione di questo intervento - che ci possa essere un approccio sempre più costruttivo nell'interesse del Paese, perché la riuscita del PNRR non è una riuscita del Governo Meloni, ma è una riuscita del nostro Paese, e questo penso sia l'interesse principale , .
PRESIDENTE. Saluto gli alunni e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo Simonetta Salacone, di Roma, e dell'Istituto tecnico industriale statale Galileo Galilei, di Arezzo, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Benvenuti .
Poiché l'ordine del giorno prevede che si possa passare al seguito dell'esame non prima delle ore 14, sospendo la seduta fino a tale ora.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 100, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame del disegno di legge n. 1752-A.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge .
Avverto che è in distribuzione un riferito al provvedimento in esame .
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, senatore Luca Ciriani. Ne ha facoltà.
LUCA CIRIANI,. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, a nome del Governo e autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge 1752-A, recante “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, recante ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)”, nel testo approvato dalla Commissione, comprensivo dell', che è in distribuzione.
PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata tra 15 minuti presso la Biblioteca del Presidente, al fine di stabilire il prosieguo dell'esame del provvedimento.
La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. Comunico che, secondo quanto stabilito nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, a seguito della posizione della questione di fiducia sull'articolo unico del disegno di legge n. 1752-A - Conversione in legge del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, recante ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) nel testo approvato dalla Commissione, comprensivo dell', la votazione sulla questione di fiducia avrà luogo nella seduta di domani, martedì 16 aprile, alle ore 14, previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 12,20.
Lo svolgimento di interpellanze e interrogazioni previsto per domani alle ore 9,30 pertanto non avrà luogo.
Al termine della votazione per appello nominale sulla questione di fiducia, intorno alle ore 15 di domani, avranno luogo le successive fasi di esame del provvedimento (esame degli ordini del giorno, dichiarazioni di voto finale e votazione finale) che proseguiranno nelle giornate successive di mercoledì 17 e giovedì 18 aprile ed eventualmente nella giornata di venerdì 19 aprile.
Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 19,30 di oggi.
Avverto altresì che, essendo stato richiesto il rinvio dell'esame della proposta di legge n. 552 - Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di concessione della liberazione anticipata, e disposizioni temporanee concernenti la sua applicazione, la relativa discussione sulle linee generali, prevista dal vigente calendario dei lavori per lunedì 22 aprile, non sarà iscritta all'ordine del giorno di tale seduta.
La discussione generale di tale proposta di legge sarà quindi iscritta quale primo argomento all'ordine del giorno della seduta di lunedì 29 aprile. Del pari, il relativo seguito sarà iscritto all'ordine del giorno della seduta di giovedì 2 maggio, dopo l'eventuale seguito degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.
Estraggo, quindi, a sorte il nominativo del deputato dal quale avrà inizio la chiama.
La chiama avrà inizio dalla deputata Tenerini.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, recante ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). (C. 1752-A)
: OTTAVIANI, PELLA e TRANCASSINI.