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Seduta del 30/6/2011


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Audizione dell'ex vice comandante del Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari, dottor Marco Paolo Mantile.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'ex vice comandante del Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari, dottor Marco Paolo Mantile.
L'audizione odierna rientra nell'ambito degli approfondimenti che la Commissione sta svolgendo in merito alle politiche e alle azioni di contrasto dei fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale, con particolare riguardo all'analisi delle attività di prevenzione, investigazione, intelligence e intervento sui canali collegati alla produzione e alla diffusione di merci contraffatte.
Faccio presente al nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, all'occorrenza, i lavori della Commissione possono procedere in seduta segreta.
Le do subito la parola in modo che lei possa illustrarci l'attività svolta dal Comitato di garanzia, relativamente alla mozzarella di bufala campana Dop (peraltro, siamo reduci da un'audizione effettuata ieri con il direttore del Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana, il quale ci ha, ovviamente, dato la sua versione su alcune questioni). Successivamente, passeremo agli interventi da parte dei colleghi che desidereranno porre domande o richieste di chiarimenti.

MARCO PAOLO MANTILE, ex vice comandante del Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari. Signor presidente, rivolgo all'illustrissima signoria vostra e ai pregiatissimi onorevoli componenti la Commissione il mio deferente saluto, nonché il sentito ringraziamento per l'alto privilegio che mi è stato concesso con la presente audizione dinanzi a questo autorevole organo collegiale del Parlamento.
L'intervento che mi accingo a partecipare alle onorevoli signorie loro è finalizzato a informare il Parlamento delle attività svolte dal Comitato di garanzia, avente il compito di coordinare e supervisionare l'attività di tutela, promozione, valorizzazione e informazione del consumatore e cura generale degli interessi, relativi alla Dop mozzarella di bufala campana, nonché delle conclusioni alle quali lo stesso è pervenuto al termine dei propri lavori, che sono iniziati il 21 gennaio del 2010 e sono terminati il 14 giugno dello stesso anno.
Oltre alla presente relazione, comprensiva di sei allegati, che rappresenterà una sintetica descrizione delle attività svolte dal citato Comitato, lo scrivente depositerà agli atti della Commissione parlamentare, sempre in quadruplice copia, la relazione finale compendiata anche su idoneo supporto informatico, nella quale è stata organicamente


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ordinata l'intera corposa documentazione che è stata analizzata e acquisita nel corso dei lavori.
Questa relazione è stata a suo tempo, il 7 luglio del 2010, inviata anche al ministro per le politiche agricole, quale refertazione delle attività realizzate dall'organismo di garanzia.
Rinnovo fin da subito la mia totale e incondizionata disponibilità a fornire eventuali, ulteriori chiarimenti e delucidazioni alle onorevoli signorie loro, sia nel corso della presente esposizione, sia al termine della stessa.
Il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, considerata l'esigenza di accertare la sussistenza della rappresentatività nell'ambito della compagine sociale del Consorzio mozzarella di bufala campana Dop e al fine di verificare le segnalazioni in merito a presunti conflitti di interesse interni al predetto Consorzio di tutela, con particolare riguardo alle dimissioni di un consigliere che aveva denunciato presunte irregolarità nella conduzione dello stesso, con decreto ministeriale del 14 gennaio 2010 ha istituito il menzionato Comitato di garanzia, insediatosi il successivo 21 gennaio, al quale hanno preso parte oltre a me, a cui è stata attribuita la funzione di coordinatore, anche il professor Antonio Sciaudone, docente di diritto agrario presso la Seconda Università degli studi di Napoli, il dottor Emilio Gatto, direttore generale dell'Icqrf, il vicequestore Roberto Miele, del Corpo forestale dello Stato di Napoli, il maggiore Claudio Gnoni, del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza - sempre di Napoli - e il dottor Pietro Quaranta dell'Icqrf di Napoli.
Al riguardo preciso che, nell'assolvimento delle funzioni di coordinatore, chi vi parla ricopriva allora l'incarico di comandante in sede vacante del Comando Carabinieri politiche agricole, con il grado di tenente colonnello. A far data dal 16 maggio ultimo scorso sono stato collocato in aspettativa per ricoprire l'incarico di dirigente regionale del Veneto, responsabile della sede di Roma.
Le linee guida da seguire dall'organismo di garanzia sono state individuate nella disamina della conformità degli assetti statutari del Consorzio, alla luce dei disposti normativi di cui alla legge 21 dicembre 1999, n. 526 e i decreti ministeriali del 12 luglio e 12 ottobre 2000, nonché della normativa di settore; analisi del disciplinare di produzione, verifica dell'organizzazione di controllo sul rispetto del disciplinare stesso, audizione di membri del Consorzio, ovvero di soggetti ritenuti di interesse per le finalità del Comitato di garanzia.
Nel corso dei propri lavori e nel rispetto del mandato conferitogli, il Comitato ha svolto una complessa attività prima di procedere alla stesura della relazione finale. Questo documento è stato rivolto a rivitalizzare il ruolo e le funzioni del Consorzio di tutela, nell'ottica del conferimento di un rinnovato impulso all'attività di promozione del prodotto, ad assegnare maggiore rappresentatività e, conseguente, potere decisionale alla componente allevatoriale, a potenziare, rendendoli maggiormente efficaci ed efficienti, i controlli all'intera filiera, a conferire effettività agli interventi sanzionatori, peraltro già previsti per i soci del Consorzio che si rendono protagonisti di violazioni alle norme dello Statuto, a valorizzare ulteriormente il prodotto e gli attori della filiera che operano con serietà e rigore, facendo emergere, (...) apportando i conseguenti correttivi, (...) quelle condotte non conformi al disciplinare di produzione che nel tempo hanno assunto la connotazione di prassi consolidate e che danneggiano irreparabilmente l'immagine non solo della filiera interessata ma dell'intero paese.
Si è proceduto, quindi, ad audire 18 soggetti tra dipendenti e dimissionati del Consorzio, rappresentanti di categoria degli allevatori e dei trasformatori, nonché dell'ente di certificazione della filiera, il Csqa.
Al riguardo si precisa che ogni audizione è stata oggetto di registrazione con l'esplicito consenso degli interessati e la


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relativa trascrizione integrale è stata allegata a ciascun verbale redatto nella circostanza dal Comitato.
Nel corso dell'audizione sono state portate all'attenzione del Comitato le seguenti criticità. Accentuata conflittualità all'interno del Consorzio di tutela, riconducibile ad una gestione fortemente personalizzata e incentrata sulla figura dell'ex direttore generale; ridotta rappresentatività negli organismi consortili della componente allevatoriale, verso le cui problematiche il Consorzio ha mostrato particolare disinteresse. Al riguardo, emblematico è l'impiego, come agente vigilatore, di un dipendente laureato in scienze delle produzioni animali. Questi, assunto come alimentarista con il prioritario obiettivo di fornire una qualificata assistenza agli allevatori, con particolare riguardo alla corretta alimentazione dei capi bufalini, al fine di elevare il livello qualitativo della produzione lattifera, pur avendo dimostrato la propria professionalità, anche attraverso la redazione di un apposito manuale, è stato destinato all'esclusivo svolgimento di compiti meramente ispettivi presso gli esercizi commerciali.
Infine, assenza di linee guida dell'attività svolta dagli agenti vigilatori, inadeguatezza dei sistemi di tracciabilità dell'intera filiera delle attività di controllo svolte dall'ente di certificazione, anche alla luce dei volumi di prodotto trasformato commercializzato, che non troverebbero alcuna corrispondenza nei quantitativi di latte bufalino prodotto.
Tale situazione è stata evidenziata anche dal personale della sezione assistenza tecnica del Consorzio nel corso dello svolgimento delle attività di pre-audit presso gli impianti di trasformazione.
L'attività di consulenza, infatti, svolta in questi termini dal Consorzio, con la possibilità di apportare immediati correttivi alle inefficienze riscontrate, ha fatto venire meno il fattore sorpresa del piano dei controlli realizzato dal Csqa, riconducendo le funzioni dell'ente di certificazione a mera ratifica di situazioni già ricondotte in un ambito di assoluta conformità.
Al riguardo, è opportuno precisare che il costo annuo della certificazione per gli allevamenti, fino al 2009 fissato in 9 euro per azienda, elevati a 50 a partire dal 2010, era indebitamente versato dal Consorzio al Csqa, per complessivi 20.000 euro annui, sulla scorta di un elenco, datato e non aggiornato, di circa 2.200 allevamenti mai riscontrati sul territorio da parte dell'ente di certificazione e sovrastimato rispetto alla realtà di almeno il 40 per cento. Mentre per i caseifici il costo della certificazione è stato fissato percentualmente sul quantitativo di prodotto trasformato, quattro millesimi di euro al chilogrammo. In questo, appunto, potrebbe residuare la mancata corrispondenza tra i quantitativi di prodotto trasformato e i quantitativi di latte introdotti nei caseifici.
Inoltre, sono state riscontrate evidenze documentali circa l'utilizzo di latte bufalino congelato e di latte bufalino concentrato per la realizzazione della mozzarella di bufala campana Dop, impieghi vietati espressamente dal disciplinare di produzione.
Con riguardo al latte concentrato, è opportuno precisare che si tratta di un procedimento di lavorazione che consente di contrarre i costi di produzione e di stoccaggio. Il latte viene disidratato, concentrato e successivamente congelato, per un costo che varia dai 12 ai 13 centesimi di euro al litro.
La concentrazione, fino al 50 per cento dell'umidità presente, tramite evaporazione, consente anche un aumento della resa produttiva della mozzarella pari al 6-7 per cento. Per tale lavorazione è previsto l'utilizzo di acqua per diluire il prodotto concentrato e l'aggiunta di sieroproteine per ridare il giusto apporto proteico a questo prodotto che io ho chiamato «latte».
Non trascurabile è l'influenza da parte della grande distribuzione organizzata nelle dinamiche di mercato, con riferimento alla formazione del prezzo del prodotto trasformato: circa 6 euro al chilogrammo pagati al caseificio che deve sostenere il costo della materia prima (cioè 4 litri di latte per un chilo di mozzarella


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di bufala, con un costo, stando ai prezzi pagati per il latte di bufala all'allevatore, di 1,20-1,30 euro al litro...). Quindi, vengono pagati 5 euro dal caseificio per la materia prima. A questo bisogna aggiungere 30 centesimi al chilo per il trasporto del prodotto trasformato, dal caseificio alla piattaforma commerciale (quindi, vediamo che i margini sono minimi in linea teorica per il caseificio), quando poi il prodotto, nel supermercato, lo rinveniamo a un prezzo medio che si colloca intorno ai 14-15 euro al chilogrammo.
Inoltre, sempre la grande distribuzione, incide anche in base alle promozioni commerciali che realizza (quindi, le produzioni devono anche sottostare alle promozioni che vengono realizzate dalla grande distribuzione). Sono state inoltre riscontrate anche delle difficoltà nella destagionalizzazione dei parti dei capi bufalini, pratica onerosa e comunque seguita da circa il 70 per cento degli allevatori per far fronte, appunto, all'andamento del prezzo della materia prima che, nel periodo primavera-estate, può raggiungere anche 1,50-1,60 euro al litro pagato all'allevatore, mentre nel periodo autunno-inverno 1,10-1,20 euro; assenza di una contrattazione del prezzo del latte di bufala da parte delle associazioni di categoria, fortemente divise e parcellizzate tra loro, che favorisce, di fatto, la contrattazione privata, con conseguente concentrazione della gestione del mercato nelle mani di pochi imprenditori che sono in grado di raccogliere e stoccare, congelandoli, ingenti quantitativi di latte, con inevitabile conseguenza del prezzo del latte alla stalla; mancanza di una differenziazione del prezzo del latte bufalino destinato al prodotto Dop con quello destinato a prodotti non Dop.
Si è inoltre proceduto ad acquisire dai tre principali Consorzi di tutela di prodotto Dop per volume di prodotto commercializzato - mi riferisco al Parmigiano Reggiano, al Grana Padano e al Prosciutto di Parma - i rispettivi piani di controllo, dai quali è stato possibile riscontrare la presenza di un sistema ispettivo maggiormente funzionale e performante.
Inoltre, il Comitato ha preso parte alle sedute sia del consiglio di amministrazione, sia dell'assemblea dei soci, ha indetto e presieduto, d'intesa con il Ministero delle politiche agricole, due tavoli tecnici tra il Csqa e i rappresentanti dell'intera filiera, al fine di individuare soluzioni condivise per l'adozione del nuovo piano dei controlli.
Aggiungo che, per alcuni mesi, non c'è stato alcun piano dei controlli approvato, quindi quando il Comitato operava c'è stata una sorta di «anarchia» sul territorio. In questo modo, - attraverso questi tavoli tecnici - si è raggiunta un'intesa tra la filiera e l'ente di certificazione e si è quindi scongiurato il rischio, almeno per la metà del 2010, di non certificare il prodotto.
Si è proceduto inoltre ad analizzare l'ingente documentazione relativa al quinquennio 2004-2009, acquisita dal Consorzio: abbiamo acquisito lo statuto, gli organigrammi, i contratti, lo stato contabile patrimoniale, la documentazione relativa alle gare d'appalto e la stessa cosa abbiamo fatto presso il Csqa.
Abbiamo esaminato la situazione economico finanziaria del Consorzio - sempre relativa al quinquennio 2004-2009 - attraverso l'accurata disamina della documentazione contabile: libri societari, rendiconti finanziari e patrimoniali, libri giornale, registri di cassa e delle entrate, mastrini contabili e registri dei corrispettivi.
Nello specifico è stata rilevata la presenza di fatture attive in alcuni caseifici, voci di fatturazione non ben chiare con i consorziati e relative alle quote associative, assistenza tecnica, attività di certificazione e contributo per la tutela, vigilanza e promozione del prodotto, nonché una sproporzione tra le spese di vigilanza e quelle per il personale dipendente, con un tasso rilevato di morosità per i consociati di circa 650.000 euro, che è pari alla metà del bilancio del Consorzio.
Nel periodo in cui il Comitato di garanzia ha operato, sono stati recuperati crediti tra i consorziati pari a 330.000 euro, cioè più del 50 per cento della


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morosità riscontrata pochi mesi prima. Sono inoltre stati verificati i contributi erogati per il periodo 2007-2009 al Consorzio da parte del Ministero delle politiche agricole e quelli percepiti da ciascun componente della filiera sia dal Ministero dello sviluppo economico, sia dalla regione Campania.
Nel periodo in esame, e fino al 2010, il Ministero delle politiche agricole ha erogato al Consorzio contributi per circa un milione di euro. Quelli erogati nel 2007-2008, pari a 390.000 euro, non sono mai stati spesi dal Consorzio e, sulla scorta delle documentate previsioni di spesa per il 2010, abbiamo comunque accertato che il Consorzio non sarebbe stato in grado di spendere 200.000 euro di contributi.
La regione Campania, invece, nell'ambito del Por 2000-2006, ha erogato 10.670.000 euro di contributi per la misura 4.9 (ammodernamento delle strutture delle aziende agricole destinate a 95 allevamenti), mentre per la misura 4.15 (il primo insediamento dei giovani agricoltori) ha erogato, per due allevamenti, 50.000 euro.
Nello stesso periodo il Ministero dello sviluppo economico, nell'ambito dei contratti di programma, patti territoriali e contratti d'area, ha erogato a favore di 36 allevamenti 5.200.000 euro, salvo revocarne, successivamente, per nove di questi, 1.800.000 euro (questo, relativamente agli allevatori). Invece, relativamente ai trasformatori e ai caseifici che sono stati censiti nell'area Dop in numero di 129, risultano essere stati erogati dalla regione Campania, sempre nell'ambito del Por 2000-2006, 1.300.000 euro, a favore di due sole aziende per la misura 4.9, mentre un solo caseificio è stato destinatario della misura 4.15 per 10.000 euro.
Nello stesso periodo il Ministero dello sviluppo economico, sempre per i caseifici, ha erogato a favore di 15 di questi 5 milioni di euro, salvo revocarne successivamente 1.200.000 per tre di questi, uno dei quali....

PRESIDENTE. Scusi dottor Mantile, questi dati sono interessantissimi, però la nostra è una Commissione contro la contraffazione, quindi le chiedo, per cortesia, di venire all'argomento perché sono costretto a farle notare che siamo un po' fuori tema rispetto alla competenza della nostra Commissione. Siamo molto interessati a questi aspetti investigativi che valuteremo con serietà, ma siamo anche molto interessati, per competenza nostra, alle tematiche che afferiscono alla natura della Commissione. Abbiamo bisogno di avere qualche elemento in più rispetto alla qualità dei prodotti, alla possibilità che questi vengano contraffatti e alle dinamiche del mercato.

MARCO PAOLO MANTILE, ex vice comandante del Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari. Assolutamente, le chiedo scusa per questa....

PRESIDENTE. Non si deve scusare, le sto solo facendo notare che altrimenti rischiamo di sconfinare su competenze che non sono di questa Commissione.

GABRIELE CIMADORO. Sono contraffatti anche i bilanci!

MARCO PAOLO MANTILE, ex vice comandante del Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari. Fotografata questa situazione, procederò ora per sommi capi. Abbiamo indicato nella relazione che ho lasciato agli atti agli organi competenti e al Ministero in particolare i correttivi da apportare alla filiera ma non solo con riferimento a quest'ultima. I correttivi che abbiamo indicato potrebbero essere adottati da tutti i prodotti a marchio Dop.
In particolare, per il disciplinare di produzione, abbiamo detto che non deve essere assolutamente modificato: così com'è è rigido, però salvaguarda la qualità del prodotto e garantisce un minimo di dignità anche agli operatori del settore.
Abbiamo indicato di modificare gli organi statutari del Consorzio per dare maggiore rappresentatività agli allevatori e, in particolare, sulla tracciabilità abbiamo dato una serie di correttivi da realizzare. In particolare, permettetemi di citare sommariamente


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l'istituzione di un albo di fornitori ufficiali autorizzati per i mangimi della filiera (infatti non si sa che cosa mangia il capo bufalino); l'iscrizione obbligatoria dei capi bufalini all'albero genealogico (anche questo particolare sfugge); il miglioramento della metodologia e dell'accuratezza dei controlli; una informatizzazione dell'intera filiera. Abbiamo infatti scoperto che erano giacenti presso il Consorzio 150 apparati informatici ancora confezionati che non erano stati distribuiti. La policy del Consorzio era stata di darli intanto ai caseifici per poi, solo in un secondo momento, spiegare loro cosa dovevano fare per informatizzare la filiera: questa non ci è sembrata una corretta gestione. Pertanto, abbiamo suggerito di creare una rete informatica con un server dove fare confluire tutti i dati relativi alla produzione, dal livello di produzione del latte fino alla trasformazione del prodotto. Tale server centrale non andrebbe attestato presso il Consorzio bensì presso l'ente di certificazione. Infine, bisognerebbe consentire agli organismi di polizia e amministrativi di controllo - quindi Arma dei carabinieri, Guardia di finanza, Corpo forestale dello Stato e l'Icqrf - di accedere a questa banca dati per svolgere le verifiche, i controlli e analisi della situazione.
A margine di tutto questo, il Comando Carabinieri politiche agricole ha svolto un'attività di controllo sulla filiera. Abbiamo svolto il controllo su dieci allevamenti, due di questi sono stati sottoposti a sequestro amministrativo e sei a sequestro penale. Sono stati controllati dieci caseifici e di questi, in otto sono state riscontrate violazioni amministrative e sono state sequestrate 46 tonnellate di latte e cagliata bufalina per 110.000 euro di valore. È stata inoltre svolta un'opera capillare ispettiva e di controllo sugli impianti di congelamento (ci sono due grandi centri di stoccaggio nella provincia di Caserta) e presso quei caseifici che erano muniti di impianto di congelamento del latte.
Abbiamo operato, su 31 ispezioni, 31 sequestri, esattamente 21 per violazioni amministrative e dieci per violazioni penali. Vi era un problema di tracciabilità del prodotto e problemi a margine anche di natura sanitaria, in quanto si trattava di un grosso quantitativo di latte: abbiamo sequestrato 12.000 tonnellate di latte, per un valore complessivo di 17 milioni di euro. Di queste, circa 3-4 mila tonnellate (di latte) presentavano, dalle analisi fatte dall'Asl competente, una carica batterica di un milione di volte superiore al limite massimo consentito. In mancanza di una tracciabilità del prodotto (non siamo stati in grado di comprendere da dove proveniva questo latte), per dato esperienziale della Asl competente per territorio, ci è stato detto che si trattava sicuramente di latte proveniente dall'estero, segnatamente dalla Romania.
Ricordo a me stesso che questa nostra attività ispettiva di controllo e sequestri che abbiamo svolto a Caserta è stata anche oggetto - lo dico per correttezza informativa e non assolutamente per fare polemica, cosa dalla quale mi guarderei bene - di un'interrogazione parlamentare nella quale veniva sostenuta l'illegittimità della nostra attività ispettiva, o meglio, dei sequestri operati.
Ricordo a me stesso - lo dico a salvaguardia dell'onorabilità dei miei collaboratori del Nac di Salerno, che hanno operato in quel difficile clima che vi lascio immaginare, anche intimidatorio - che sia il Tar, sia il Consiglio di Stato hanno dato pienamente ragione agli operatori. Non solo, anche in sede penale, si è arrivati fino al ricorso in Cassazione da parte della controparte ma l'attività è stata considerata legittima e quindi non ci sono state osservazioni di sorta. Questa è in sintesi l'attività svolta sul Consorzio.

PRESIDENTE. Leggendo la relazione ho visto che avete trasmesso gli atti all'Antimafia.

MARCO PAOLO MANTILE, ex vice comandante del Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari. Si, chiedo scusa. Per completezza, a proposito della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, immagino che stesse svolgendo delle attività


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nello specifico settore (lo immagino perché con un'esplicita richiesta il dottor Giovanni Conso, della Dda di Napoli, mi ha chiesto copia dell'intera relazione che ho depositato anche agli atti e deduco, dal protocollo della richiesta, che era in atto una procedimento penale verosimilmente afferente a questo argomento). Comunque, noi non siamo stati coinvolti con deleghe ma so che su questo settore operavano anche altri reparti territoriali.

PRESIDENTE. La ringrazio e invito i colleghi deputati a porre quesiti o a formulare osservazioni.

ANGELO ZUCCHI. Desidero porre tre domande. In primo luogo, vorrei capire - lo chiedo anche al presidente - se, attualmente, il Comando dei Carabinieri in forza al Ministero delle politiche agricole fa capo a un comandante. Come mai non si è ritenuto di audire quel comandante dei Carabinieri bensì un ex vice comandante dei Carabinieri, che è venuto a raccontarci una relazione della quale dovrebbe farsi carico complessivamente il Mipaf con i suoi livelli apicali attuali?

PRESIDENTE. A questa domanda rispondo subito personalmente visto che è rivolta al presidente. Il dottor Mantile è stato audito su richiesta di un componente di questa Commissione, l'onorevole Rainieri, che ha avanzato la richiesta, come hanno fatto analogamente altri colleghi in altre occasioni, all'Ufficio di presidenza, che ha deliberato su ciò regolarmente. Da questo punto di vista, mi sento di difendere la scelta.
In subordine, vorrei dire all'onorevole Zucchi che i livelli apicali del Ministero delle politiche agricole sono stati assolutamente contattati e convocati, tant'è vero che l'Ufficio di presidenza prossimo venturo delibererà l'audizione del ministro delle politiche agricole e forestali, che sarà nostro ospite - se non ricordo male - la prossima settimana.
Da questo punto di vista, quindi, da un lato siamo andati incontro alla richiesta di un membro di questa Commissione, dall'altro, abbiamo semplicemente dato corso alle richieste, anche rispetto ai livelli apicali del Ministero, che ci hanno confermato proprio ieri la disponibilità del ministro ad essere audito presso questa Commissione (il 6 luglio). Ritengo quindi che quella sarà l'occasione per chiedere al ministro la disponibilità, eventuale, a farci pervenire dati aggiornati rispetto a questa vicenda per il tramite del nuovo comandante del nucleo dei Carabinieri in forza presso il Ministero delle politiche agricole e forestali. Il percorso è quindi molto lineare e regolare per quanto mi riguarda.

ANGELO ZUCCHI. Grazie, presidente. La seconda domanda riguarda questa relazione: è stata consegnata al Mipaf? Vorrei sapere se, a seguito di questa relazione, che contiene elementi preoccupanti e molto forti, che dovrebbero preoccupare e sui quali bisognerebbe intervenire con particolare decisione e anche in tempi rapidissimi, il vice comandante è in condizione di poterci dire quali effetti essa ha avuto in termini di azione politica messa in campo dal Ministero delle politiche agricole alimentari.

MARCO PAOLO MANTILE, ex vice comandante del Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari. Onorevole Zucchi, le rispondo dicendole che fino alla data....

PRESIDENTE. Mi scusi ma devo dare un'integrazione alle informazioni rispetto alla domanda posta. Il 18 maggio l'Ufficio di presidenza ha deliberato l'audizione del tenente colonnello Marco Mantile, senza obiezioni di sorta, nell'ambito di altre audizioni che erano state deliberate dall'Ufficio di presidenza e, per quanto riguarda la questione che attiene alla domanda da lei fatta su quali siano i soggetti che riteniamo utile audire nell'ambito dell'Arma dei carabinieri, abbiamo già chiesto - e ha ritenuto di venire personalmente in audizione la scorsa settimana - il sottocapo di Stato maggiore, il Generale Ricciardi, il quale, in questa sede, ci ha fatto una relazione sul tema.


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Se volete, possiamo chiamare anche il nuovo comandante, però ritengo che sarà l'Arma dei carabinieri o il Ministero delle politiche agricole ad indicarci, eventualmente, la sua disponibilità a partecipare. Comunque, non ho difficoltà a convocare anche il nuovo comandante.

ANGELO ZUCCHI. Presidente, non mettevo minimamente in discussione la necessità e l'utilità di ascoltare il vice comandante Mantile, verso il quale, naturalmente, non ho assolutamente alcun pregiudizio. Tuttavia, resta il fatto che se questo è un documento ufficiale, allora, dovrebbe anche essere esposto, sostenuto ed illustrato - indicandoci anche quali sono le iniziative che si intende percorrere - dall'attuale comandante in capo al Ministero delle politiche agricole e forestali.
Questa non è la relazione del vice comandante Mantile, è la relazione del Ministero delle politiche agricole e forestali: è così?

PRESIDENTE. Chiedo scusa, poi risponderà il vice comandante Mantile, però, per precisione, poiché in qualità di presidente ho degli obblighi di trasparenza nei confronti dei colleghi, dico questo: la nostra è una Commissione d'inchiesta e quindi lei sa, meglio di me, che quando ci è pervenuta l'informazione relativa ad un soggetto, che pure non aveva nessun livello di interesse dal punto di vista istituzionale (si trattava di un giornalista) ma che poteva offrire un contributo sulla vicenda del tessile nell'area campana, resosi disponibile ad essere audito, lo abbiamo ascoltato.
In questa sede possiamo ascoltare tutti i soggetti che riteniamo siano utili ai fini della definizione di uno quadro rispetto alle indagini che stiamo svolgendo. Detto ciò, sarà mia cura farmi carico della sua sollecitazione e girarla a chi di competenza. Mi scusi per l'interruzione.

MARCO PAOLO MANTILE, ex vice comandante del Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari. Per rispondere all'onorevole Zucchi, la relazione che ho esposto sommariamente è la sintesi della relazione finale che abbiamo redatto e che, come ho detto prima, abbiamo depositato - quindi è un' attività collegiale unanimemente condivisa da tutti i membri del Comitato - il 7 luglio del 2010 al Ministero delle politiche agricole. Il Ministero è quindi a conoscenza di questa attività. Posso dirle che il Ministero - ma posso risponderle fino al 15 maggio di quest'anno - non ci ha coinvolti con un feedback sulle iniziative che sono state assunte. Posso dire che c'è stato soltanto un appunto informale nella primavera scorsa, tra marzo e aprile, che il dottor Deserti, un capo dipartimento all'interno del Ministero, aveva predisposto in forma di bozza da sottoporre al signor ministro per la modifica di alcune parti, accogliendo una o due delle nostre iniziative, peraltro giudicate da me minimali (irrilevanti oserei dire). Dopodiché, al di là di quella bozza, che mi è stata inviata per condividerla a mezzo di posta elettronica (quindi sono anche in grado di risalire al momento in cui mi è stata inviata), non ho avuto più notizia in merito alle eventuali, ulteriori iniziative prese dal Ministero (non ne sono a conoscenza né in maniera informale, né in maniera formale). Il Comando non è stato quindi messo a conoscenza di tali eventuali iniziative, che semmai fossero state prese, ci sarebbero dovute essere comunicate in quanto abbiamo comunque capeggiato un' attività sul Consorzio e dunque avremmo dovuto essere quanto meno informati.

LUCA SANI. Anch'io premetto che condivido le osservazioni fatte dal collega Zucchi poco fa, senza con ciò nulla togliere al lavoro svolto dal dottor Mantile nelle sue funzioni di vice comandante del Comando carabinieri politiche agricole e alimentari. Anche io ritengo un po' singolare il metodo di svolgimento dell'audizione, perché, come lei ricordava, signor presidente, la scorsa settimana abbiamo audito il sottocapo dello stesso Comando e, forse, era in quella sede che avremmo dovuto acquisire ufficialmente un documento in possesso del Mipaf e che è stato


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oggetto di indagine del Comando stesso. Tuttavia, senza nulla togliere al merito e al buon lavoro svolto dal dottor Mantile all'epoca del suo incarico, questa premessa mi serve per domandare al dottor Mantile se, a fronte di una continuità dell'attività svolta nell'ambito del Comando, nell'ambito del suo lavoro svolto prima di assumere l'incarico di dirigente presso la regione Veneto, è venuto a conoscenza di altri casi analoghi di indagini avvenute sulla base di segnalazioni simili a quelle per la mozzarella di bufala campana, in modo particolare nel settore lattiero-caseario o in altri settori che riguardano il settore agroalimentare.
Se il dottor Mantile non è in grado di darci questo tipo di informazioni, chiederei che fosse la presidenza della Commissione ad assumerle, considerato anche il fatto che la prossima settimana, come è stato annunciato, verrà il ministro in Commissione.
Vorrei capire se ci sono casi analoghi in cui sono arrivate analoghe segnalazioni, magari su altri tipi di prodotti e sulle quali è stata avviata un'indagine simile a quella condotta sulla mozzarella di bufala campana. Queste informazioni servono a completare la nostra attività e ad avere il quadro completo anche delle attività svolte dallo stesso Comando.
Mi rendo conto che si tratta di una richiesta che arriva un po' in ritardo rispetto a un'audizione che abbiamo già fatto la scorsa settimana, però, se c'è un approfondimento così dettagliato sulla mozzarella di bufala, scaturito da una segnalazione, vorrei capire sulla base delle segnalazioni che sono arrivate negli ultimi anni al Ministero delle politiche agricole, quali altre attività sono in atto ed acquisirle.
Chiedo anche un ulteriore approfondimento, che può riguardare indirettamente l'aspetto della contraffazione in materia agroalimentare. C'è tutta una partita che può riguardare il settore lattiero-caseario o quello della zootecnia che attiene alla mangimistica. Chiederei che si acquisissero anche informazioni dal Ministero delle politiche agricole e dallo stesso Comando dei Carabinieri sulla mangimistica, per sapere se, in questo ambito, sono state condotte delle indagini relative alla contraffazione o alla sicurezza alimentare, nonché i risultati a cui tali indagini hanno eventualmente portato (per esempio, a proposito dell'impiego di prodotti che possono essere stati alterati e che possono in qualche modo aver inciso sulla catena alimentare destinata al consumo umano).

PRESIDENTE. Prima di passare la parola al dottor Mantile vorrei parzialmente rispondere all'ultima delle due questioni che lei ha posto. Sulla mangimistica, abbiamo un report generico che è inserito nell'audizione che abbiamo svolto - e nei documenti che ci sono giunti successivamente - con la Guardia di finanza. Lei ricorderà che era stata proprio quest'ultima a dirci che sulla mangimistica c'erano state diverse problematiche sulle quali loro avevano indagato. Analoga segnalazione ci è stata fatta dal Corpo forestale dello Stato.
Francamente, non abbiamo avuto occasione di investigare o di capire se esistono documenti nell'ambito di attività svolte dall'Arma dei carabinieri, però questo è un approfondimento che possiamo fare (lo faremo nelle prossime settimane).

LUCA SANI. Chiedendo questa cosa direttamente al Ministero delle politiche agricole!

PRESIDENTE. Lo chiederemo direttamente al ministro a questo punto visto che la prossima settimana sarà qui.

MARCO PAOLO MANTILE, ex vice comandante del Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari. Se posso partire dalla seconda domanda posta dall'onorevole, integrando quanto detto dal presidente, sia per l'esperienza maturata nei due anni di permanenza al Comando Carabinieri politiche agricole, ma anche vedendo le carte di attività precedenti, non ci sono state attività del Comando nella parte dei mangimi, anche perché, in senso stretto, la sicurezza alimentare afferisce di


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più ai compiti e alle competenze del Nas (quindi, al Comando Carabinieri tutela della salute). I compiti preminenti del Comando Carabinieri sono quelli di controllo e contrasto sulle frodi comunitarie, quindi sulle erogazioni dei fondi che provengono dall'Unione europea e a tutela dei marchi di qualità.
Comunque, nello svolgimento di attività di indagine sui mangimi non ci sono state attività particolari che ricordi e comunque, sicuramente, non nei due anni in cui sono stato vice comandante (compreso l'anno in cui sono stato comandante del reparto).
Con riguardo invece alla sua prima domanda, ritengo che su un Consorzio di tutela, l'attività che è stata svolta dal Comitato è unica, non essendo mai stata svolta in maniera così puntuale e precisa (lo stesso dicasi per le segnalazioni, sia anonime, sia circostanziate su problematiche di questa gravità su una filiera di un prodotto Dop). Abbiamo inoltre affiancato i Nas nell'attività di acquisizione documentale presso il Ministero a proposito di un'attività svolta sul pane di Altamura, (originata da una serie di controlli fatti dai Nas in esercizi commerciali)
Quindi, un lavoro così puntuale non è mai stato fatto su nessun Consorzio. È anche vero che dall'attività degli ordinari controlli svolti nella filiera, criticità così accentuate come quelle che purtroppo - non lo dico con piacere - sono state rilevate nel Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana, non le abbiamo trovate per gli altri consorzi. Certamente, inadempienze ci sono state, truffe ci sono ma non della portata di quelle che abbiamo riscontrato per questo Consorzio.

GABRIELE CIMADORO. Ringrazio il dottor Mantile, anche per i dati che il presidente riteneva forse non dettagliati rispetto al nostro tema, che invece sono serviti, secondo me, ad inquadrare un problema più ampio, che dà il senso della situazione generale e che, come diceva pochi secondi fa il dottor Mantile, probabilmente è anche un dato territoriale: a questo punto daremo probabilmente alla Campania la maglia di campione del mondo della contraffazione. Il problema è che stiamo parlando di alimenti - di mozzarelle - non di scarpe o borsette. Mi pare che la risposta del Ministero sia stata molto tiepida o addirittura fredda perché, di fatto, non c'è un atto o qualcosa di simile che faccia fronte a delle determinazioni o comunque a dei provvedimenti per andare avanti: se abbiamo una relazione, non è detto che abbiamo risolto il problema! La relazione ci offre il dato di fatto ma siamo drammaticamente mortificati: pensare che qualcuno potrebbe anche morire per mangiarsi una mozzarella!
Mi pare di capire che se, sicuramente, lei è amico del ministro delle politiche agricole - non so quale dei due perché sono tutti e due veneti - di fatto, ha comunque svolto un bellissimo lavoro e puntuale. Cerchiamo di farci dare delle risposte! Questa Commissione è stata istituita per arrivare ad un risultato: spero che serva a dare un risultato al lavoro, secondo me fatto molto bene e con passione da parte del dottor Mantile e della sua squadra. Mettiamoci anche noi a pretendere delle azioni concrete da parte del Ministero per dare un po' di trasparenza a questo mercato, che mi appare più confuso e più strano di tutti i mercati alimentari nazionali.

MARCO PAOLO MANTILE, ex vice comandante del Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari. Solo una precisazione. Non penso che ci sia un allarme da lanciare sulla sicurezza alimentare del prodotto. La fortuna di questo prodotto è che il latte, qualsiasi sia la provenienza, fortunatamente viene pastorizzato ad una certa temperatura, quindi, problemi per la salute dei consumatori non ce ne sono: è bene puntualizzarlo e ci tengo a chiarirlo.
Questo non esime dal fatto che c'è un sistema dietro - lo abbiamo dimostrato con le nostre attività - che è fuori controllo: sicuramente. C'è un giro d'affari notevole: quando, invece di pagare all'allevatore dell'area Dop, sia esso di Caserta o di Frosinone, il latte 1,20 o 1,30 euro al litro, lo si fa venire dalla Romania o dalla


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Bulgaria pagandolo 5 centesimi, si capisce bene che invece di guadagnare 30 centesimi o 1 euro, il caseificio ne guadagna 4! C'è quindi una movimentazione di soldi e che dietro ci sia anche la criminalità organizzata lo posso intuire per l'esperienza maturata. Ho lavorato infatti anche in contesti operativi di altro genere, come in Sicilia presso il raggruppamento operativo speciale, e so che quando ci sono grosse movimentazioni di denaro, alle spalle c'è sicuramente la criminalità organizzata, non solo nelle aree del sud ma anche in altre aree del territorio nazionale.
Potrebbe essere una forma di riciclaggio molto comoda, molto utile, con dei rischi veramente minimali di essere comunque individuati e contrastati dagli organi di polizia. Se mi consente, approfitto del clima di serenità.....

GABRIELE CIMADORO. È un amico di Zaia!

MARCO PAOLO MANTILE, ex vice comandante del Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari. Lei ha ricordato che sono un dirigente della regione veneta. Colgo l'occasione - so che c'è anche in itinere una parte di un'interrogazione parlamentare al riguardo - per dire che l'amicizia è un concetto un po' delicato: io sono un servitore dello Stato, lo sono sempre stato e sono adesso in aspettativa, perché mi è stato chiesto di far parte di un progetto che riguardava la regione Veneto. Non mi sono congedato dall'Arma dei carabinieri, quindi la mia posizione è congelata in questo momento. Con tutto il rispetto per il ministro Galan e per il presidente Zaia, non sono «amico» di nessuno dei due.
Lei deve comprendere l'amarezza, come io comprendo le varie situazioni e dinamiche a livello politico (le comprendo chiaramente). Se mi è consentito in questa sede, esprimo soltanto la mia amarezza per quello che ho visto scritto sui giornali. Io non mi vendo, non mi sono mai venduto e non lo farei mai. È vero che ogni uomo ha il suo prezzo ma per poche centinaia di euro in più - che è vero che guadagno rispetto al precedente stipendio - vi assicuro che non vendo né me, né la mia famiglia! Ci tenevo soltanto a chiarire questo punto. Scusate la precisazione.

GIOVANNI SANGA. Prima di tutto, vorrei dichiarare che, per quanto riguarda il nostro gruppo, non siamo neanche a conoscenza delle polemiche a cui lei ha fatto riferimento sui giornali e non siamo neanche a conoscenza delle interrogazioni parlamentari che esistono (parlo a nome del gruppo del Partito Democratico): non so neanche di che cosa si tratti.
Certamente, quello che ci ha stupito non è il fatto che lei fosse in aspettativa per ricoprire l'incarico di dirigente regionale del Veneto, cosa legittima: lei sta svolgendo un lavoro. Semmai, ci lascia qualche interrogativo l'ultima parte di questo capoverso dove si dice che è responsabile della sede di Roma della regione Veneto. Però questa è un'altra valutazione, che non c'entra, ovviamente, con il lavoro che lei oggi ha illustrato e con la discussione che c'è stata oggi.

MARCO PAOLO MANTILE, ex vice comandante del Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari. Posso risponderle su questo, onorevole. Il posto di dirigente regionale della sede di Roma era vacante dall'ottobre dell'anno scorso. Il predecessore era il dottor Bellieni e l'incarico - non conosco i dettagli amministrativi - era retto in sede vacante dal Capo di gabinetto Fabio Gazabbin, il quale, quindi, aveva un duplice incarico: Capo di gabinetto a Venezia e responsabile della sede di Roma.
Mi è stato chiesto se ero interessato ad andare in Veneto con il Presidente Zaia e, per motivi miei personali e familiari, ho risposto che se c'era una possibilità su Roma l'avrei gradita, altrimenti.....

GIOVANNI SANGA. Dottore, non è questo a cui ci riferiamo, semmai abbiamo appreso oggi che ci sono dei dirigenti responsabili della sede del Veneto a Roma: una cosa di cui non sapevamo ma ciò non


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c'entra con il lavoro che lei svolge e con l'attività che al massimo livello lei sta portando avanti.

MARCO PAOLO MANTILE, ex vice comandante del Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari. Mi perdoni, tutte le regioni - lei mi insegna - hanno una sede cosiddetta di rappresentanza - che poi erroneamente viene definita così - a Roma: tutte le regioni ce l'hanno. Le assicuro - non intendo con ciò fare la difesa del Veneto - che la sede del Veneto - sono numeri - è quella che ha il minore numero di personale su Roma.

PRESIDENTE. Permettetemi, ma siamo andati un po' fuori tema!

GIOVANNI SANGA. Era solo una precisazione, signor presidente, nel rispetto del lavoro che, comunque, il dottor Mantile ha portato avanti.

PRESIDENTE. Onorevole Sanga lei è ovviamente libero di fare tutte le considerazioni che ritiene utili.

MARCO PAOLO MANTILE, ex vice comandante del Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari. Come ho anticipato prima, purtroppo mi costa dirlo, sul Consorzio nutro qualche dubbio. Ci sono però altri caseifici dove i nostri controlli hanno dato esito negativo. Lì possiamo andare.

PRESIDENTE. Passiamo all'ultimo intervento, da parte dell'onorevole Rainieri, colui che ha chiesto questa audizione all'Ufficio di presidenza.

FABIO RAINIERI. Grazie signor presidente. Innanzitutto, mi dispiaccio della polemica che i colleghi del PD hanno voluto stamattina mettere in scena in questa sede e che non credo abbia molto senso. Abbiamo audito, come diceva anche il presidente, giornalisti e tutti coloro che potevano darci una mano in questa nostra «avventura» per cercare di risolvere o comunque di dare un contributo al problema della contraffazione.
Il dottor Mantile è stato partecipe di un Comitato che ha dato un esito di cui stamattina abbiamo ascoltato i risultati e ritengo che sia abbastanza interessante ma anche molto preoccupante ciò che egli ci ha detto. Se non sbaglio, è il primo caso in cui la «contraffazione» avviene all'interno del Consorzio e non da parte da produttori esterni. Abbiamo ascoltato ieri, audendo il neo direttore del Consorzio, determinate cose. Stamattina, mi sembra che quanto ascoltato ieri dal direttore non sia esattamente uguale a ciò che abbiamo ascoltato dal dottor Mantile.
La domanda, quindi, è la seguente: è possibile dire che il Consorzio non stia facendo nulla, non tanto per garantire la salubrità degli alimenti (su questo ha già risposto prima e ne siamo tutti consapevoli perché ci sono altri organi preposti a questo tipo di verifica), quanto per contrastare la contraffazione all'interno del distretto del Consorzio, dell'area in cui si produce questo tipo di alimento conosciuto in tutto il mondo (è uno dei più famosi in tutto il mondo, che insieme ad alcuni vini ci dà la visibilità a livello mondiale)?
È possibile che questa parte di Consorzio non stia facendo esattamente ciò che doveva fare? Che cosa, eventualmente, si può fare, da parte nostra, come Commissione, per evitare o comunque fare in modo che questo avvenga in modo minore?
Non dico che arriveremo ad estirpare questo sistema che abbiamo visto (latte congelato, assenza di dati di produzione reali, insomma c'è di tutto e di più all'interno di questo mondo) ma potremmo fare in modo che il nostro marchio della mozzarella di bufala campana Dop in giro per il mondo sia un po' meno bistrattato?

GABRIELE CIMADORO. Commissariate il Consorzio!

MARCO PAOLO MANTILE, ex vice comandante del Comando Carabinieri politiche


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agricole e alimentari. Di fatto, non si può commissariare essendo un ente privato. L'escamotage che fu a suo tempo individuato dal Ministero, fu appunto quello di creare un Comitato di garanzia che doveva supervisionare le attività. È chiaro che con la nostra presenza fisica a Caserta - andavamo su e giù da Roma - abbiamo dato un segnale. Controllando le carte siamo riusciti a fare recuperare la metà della morosità riscontrata tra i consociati nel giro di due tre mesi: è stato un bel segnale.
Ciò vuol dire che quando c'è una presenza sul posto, quando - passatemi l'espressione - si ha il fiato sul collo, si riescono a raggiungere determinati obiettivi. Non so cosa sia stato fatto dal Consorzio dopo il termine dei nostri lavori, né ciò che potrà fare il neodirettore generale. Tuttavia, si deve cambiare - così come abbiamo indicato - l'intero assetto del Consorzio, in termini di persone, in termini numerici, in termini di attribuzioni di competenze e di poteri. Non conosco il neodirettore - al quale desidero soltanto augurare buon lavoro - ma non vorrei essere al suo posto. Abbiamo lavorato in un clima veramente non facile. Noi appartenenti alle forze dell'ordine - così anche il Corpo forestale e la Guardia di finanza - percepivamo la pressione e anche una sorta di intimidazione. Non vi nascondo che sono stato convocato dalla procura di Napoli perché per l'attività tecnica svolta in un determinato contesto, il mio nome riecheggiava e sicuramente non in maniera positiva. Quindi, immagino la situazione di una persona che - sia essa del posto o meno - si trova a rivestire quell'incarico: senza poteri è chiaro che da solo non può fare assolutamente nulla.
Inoltre, è stato disarmante verificare un certa mentalità all'interno del Consorzio, volta soltanto al profitto e finalizzata a spuntare il prezzo più basso per il latte al fine di guadagnare di più. Poi, in realtà, della tutela del marchio, non importava nulla a nessuno. Pertanto, abbiamo cercato di fare osservare a questi signori che il prezzo della mozzarella poteva anche, per assurdo, essere alzato - per esempio, fino anche a 50 euro al kg. - garantendo, però, la qualità del prodotto: invece di essere venduta al supermercato, sarebbe stata venduta presso una boutique, come prodotto di nicchia. Tuttavia, la garanzia non può venire meno, visti i soldi che si pagano.
Abbiamo stimato che - secondo i dati che ci ha fornito la grande distribuzione - il movimento è di 120 milioni di euro all'anno; poi c'è tutta la nicchia dei punti vendita al dettaglio, che vengono gestiti dagli stessi caseifici o dei piccoli negozi sparsi sul territorio.
Lo ripeto: il giro di affari è notevole ma, da parte del Consorzio, non c'è proprio la mentalità. La tracciabilità non sanno neanche che cosa sia, né si ponevano minimamente il problema: questo è il dramma.

LUCA SANI. Signor presidente, vorrei intervenire sull'ordine dei lavori. Se mi è consentita una rapida battuta, dopo l'intervento del collega Rainieri,- lo dico con amicizia - ora è forse anche più chiaro il senso di questa audizione. Questa mattina i giornali tornano a parlare di quote latte, quindi penso che la vicenda vada inquadrata in un contesto più ampio che riguarda anche il dibattito aperto in Parlamento ormai da tempo.
L'intervento del dottor Mantile mi offre l'occasione per sollecitare un'ulteriore questione, che ho già fatto presente alla segreteria. Un caso analogo - anche se non c'è un consorzio - a quanto rilevato con la mozzarella di bufala - l'importazione di latte e quant'altro - avviene con l'olio extravergine di oliva.
Nelle varie audizioni che abbiamo svolto abbiamo ascoltato, tra gli altri, anche il Corpo forestale e la Guardia di finanza, che ci hanno rappresentato i vari traffici esistenti in merito a questo prodotto.

PRESIDENTE. Anche le associazioni di categoria, come Coldiretti e Confagricoltura, ci hanno fornito utili notizie.


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LUCA SANI. Visto che oltre alle associazioni di categoria stiamo ascoltando anche i consorzi e le associazioni di produttori, chiederei alla presidenza di inserire nell'ambito delle audizioni anche i produttori di olio di oliva. Posto che ascoltare i consorzi può risultare un'operazione un po' complessa, ci sono però un paio di associazioni nazionali - una è l'Unaprol - che ci permetterebbero di acquisire in maniera più dettagliata un'informativa specifica sull'olio extravergine di oliva.

FABIO RAINIERI. Presidente, avrei alcune altre domande ma, visti i tempi, chiedo che vengano depositate presso la segreteria.

PRESIDENTE. Ve bene. Prendiamo atto delle osservazioni dell'onorevole Sani. Sarà nostra cura seguire la questione. Per l'olio di oliva, però, la questione diventa un po' più complicata perché mentre per la mozzarella di bufala abbiamo un Consorzio ben definito, in quel caso ci sono una serie di organizzazioni territoriali che si occupano di vari disciplinari, sulle varie produzioni, a seconda del territorio. Possiamo comunque fare un tentativo ma in tempi rapidi perché - insisto su questo - la presidenza vorrebbe concludere la relazione sull'agroalimentare entro la fine del mese di luglio (anche per avere un documento completo). È chiaro che tutte le volte che apriamo un capitolo se ne aprono, di conseguenza, alcune altre decine collegati e correlati.

MARCO PAOLO MANTILE, ex vice comandante del Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari. Solo un flash. Noi abbiamo svolto delle attività relativamente all'olio di oliva (io pensavo che vi rivolgeste soltanto ai consorzi). È chiaro che anche in quel settore abbiamo trovato notevoli carenze. Basti semplicemente pensare all'olio d'oliva che troviamo al supermercato, targato ed etichettato come olio d'oliva a due euro al litro: è praticamente impossibile che sia tale.

PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Mantile, dichiaro conclusa l'audizione in titolo.

La seduta termina alle 10,10.

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