Back Forward

Seduta del 30/11/2011


Pag. 3


...
Audizione del direttore generale dell'ISPRA, Stefano Laporta.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore generale dell'ISPRA, dottor Stefano Laporta. L'audizione odierna rientra nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sulla situazione delle bonifiche in Italia e sui rifiuti radioattivi. Inizieremo con la parte relativa alle bonifiche e, se avremo tempo, affronteremo anche la questione dei rifiuti radioattivi.
Avverto il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se vi saranno notizie destinate a rimanere riservate, i lavori della Commissione potranno proseguire in seduta segreta, invitandolo comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
La ringrazio molto anche della cortesia dimostrata perché ieri abbiamo dovuto modificare i nostri programmi. Le sono state fatte pervenire le questioni che sono di particolare interesse per la Commissione, quindi le lascio la parola per una introduzione su questi temi.

STEFANO LAPORTA, Direttore generale dell'ISPRA. Buongiorno. Grazie, presidente, per la possibilità che per mio tramite dà all'Istituto di esprimere la sua posizione riguardo ai temi oggetto dell'audizione. Ringrazio anche i componenti della Commissione, gli onorevoli deputati e gli onorevoli senatori, per l'attenzione che riserveranno a quanto prospetteremo.
Abbiamo preparato, vista anche l'estrema specificità e l'alto tecnicismo degli argomenti su cui è richiesto l'approfondimento, delle relazioni che ci permettiamo di lasciare in modo che possano essere disponibili per i componenti della Commissione.
Seguendo la sua richiesta, mi permetterei, quindi, di cominciare con i temi relativi alle bonifiche dei siti contaminati e alle anagrafi regionali dei siti stessi, partendo proprio dallo stato di avanzamento delle anagrafi regionali dei siti contaminati.
Come loro sanno, l'articolo 251 del decreto legislativo n. 152 del 2006 stabilisce che le regioni predispongano l'anagrafe dei siti oggetto di procedimento di bonifica sulla base dei criteri definiti dall'allora Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente, oggi ISPRA. All'Istituto spetta anche il compito di definire i contenuti e la struttura dei dati essenziali dell'anagrafe nonché le modalità della trasposizione in sistemi informativi collegati alla rete del sistema informativo nazionale dell'ambiente, cosiddetto SINA.
A partire dal 2006 l'ISPRA, all'epoca ancora APAT, ha sviluppato la propria attività su questa tematica su un binario


Pag. 4

parallelo: da un lato, la predisposizione di appositi format per rendere omogenei i dati ricevuti dalle strutture regionali competenti, dall'altro, l'individuazione delle strutture o enti regionali competenti per la raccolta dei dati sui siti contaminati e per la predisposizione della relativa anagrafe.
Tutte le agenzie regionali per la protezione ambientale, cosiddette ARPA, e i punti focali regionali delle province autonome sono stati invitati a fornire all'Istituto alcuni dati essenziali per poter definire gli ulteriori sviluppi dell'attività.
Contestualmente, abbiamo anticipato la programmazione di un incontro con i soggetti regionali competenti per l'anagrafe dei siti contaminati al fine di definire alcuni elementi propedeutici alla definizione di sito contaminato per il quale si ritenesse necessario l'inserimento nell'anagrafe stessa, anche per evitare una proliferazione di dati e di informazioni che, sostanzialmente, potevano anche risultare tecnicamente corrette ma che non sarebbero andate al cuore del problema.
Purtroppo, solamente l'Agenzia per la protezione all'ambiente della provincia autonoma di Trento ha inviato una risposta, benché siano state più volte sollecitate, fornendo i riferimenti dei referenti per l'anagrafe. Successivamente, come Istituto, abbiamo attivato ulteriori canali con le regioni e con le agenzie regionali e provinciali per avere una visione più chiara e completa della situazione relativa al tema in esame.
Il quadro che è stato accertato risulta molto disomogeneo da regione a regione e alquanto variegato. Vi sono alcune regioni nelle quali l'anagrafe dei siti contaminati è gestita direttamente dalla regione stessa, come l'Emilia Romagna, altre, come la Lombardia, nelle quali l'anagrafe è gestita dalla regione ma i dati provengono sia dall'ARPA sia dai comuni e le province, altre ancora, come il Veneto, dove i dati sono forniti direttamente dai comuni alla regione. Nella maggior parte dei casi questa disomogeneità deriva dal differente iter procedurale adottato delle diverse regioni per la bonifica dei siti contaminati.
In linea di massima abbiamo registrato tre situazioni differenti: una prima, nella quale il soggetto competente per la gestione della conferenza dei servizi è il comune, come in Veneto, Molise e Lazio, per cui dovrebbe essere lo stesso soggetto a comunicare alla regione i dati necessari per il popolamento dell'anagrafe; un'altra, per la quale il soggetto competente per la gestione della conferenza dei servizi è la provincia, come in Piemonte; per una situazione il soggetto competente è direttamente la regione.
A oggi non vi sono a disposizione, quindi, dati che riteniamo sufficientemente affidabili. Abbiamo effettuato una stima cautelativa, dalla quale risulta che i siti potenzialmente contaminati potrebbero essere circa 15.000, mentre quelli per i quali è stata accertata la necessità della bonifica ammonterebbero a 4.000 e oltre.
Su questa tematica, particolarmente rilevante, come Istituto stiamo sviluppando un ulteriore confronto con le agenzie regionali nell'ambito del consiglio federale, che, come loro sanno, è un organo di raccordo tra l'ISPRA, l'Istituto nazionale, le agenzie regionali per la protezione ambientale e le due agenzie provinciali di Trento di Bolzano. Si tratta di un organismo istituito presso l'Istituto e composto dai rappresentanti delle agenzie nonché dal presidente dell'ISPRA, che lo presiede, e da me in quanto direttore generale dell'Istituto.
In questo senso abbiamo completamente modificato nell'ultimo anno il modo di procedere del consiglio federale adottando, attraverso la tecnica dei gruppi tecnici permanenti, un metodo di lavoro molto preciso nel quale cerchiamo di individuare tematiche di interesse delle agenzie regionali e nazionali. In quest'ambito ci stiamo muovendo non tanto per cercare di porre una soluzione, ma di ottenere un dato aggiornato e affidabile relativo al tema delle anagrafi regionali dei siti contaminati, per avere, attraverso la raccolta omogenea e aggiornata di questi dati, la possibilità di creare una banca dati nazionale.


Pag. 5


Per quanto riguarda lo stato di avanzamento degli interventi sui 57 siti contaminati di interesse nazionale - se avremo tempo parlerò in seguito anche dei rifiuti nucleari, su cui comunque lascerò un documento scritto - l'articolo 252 del decreto legislativo del 2006, al comma 4, stabilisce, come è noto, che la procedura di bonifica dei siti di interesse nazionale è di competenza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentito il Ministero delle attività produttive, che possono avvalersi dell'ISPRA oltre che di altri soggetti qualificati.
Al comma 5 è disposto che gli interventi inerenti la bonifica siano predisposti dal Ministero dell'ambiente, che per effettuare le operazioni di bonifica si avvale dell'Istituto e di altri soggetti qualificati, nel caso in cui non vi provveda il soggetto obbligato per legge. Preliminarmente, quindi, il quadro preciso dello stato di avanzamento delle istruttorie è di competenza e nella disponibilità del Ministero dell'ambiente.
Al riguardo, tuttavia, l'Istituto è stato chiamato dal Ministero a effettuare una serie di attività che vi illustrerò brevemente: l'elaborazione delle istruttorie relative a progetti di bonifica delle analisi di rischio presentate dai soggetti obbligati per tutti i 57 siti di interesse nazionale; l'elaborazione dei rapporti di sopralluogo per le aree di particolare interesse per il Ministero; la partecipazione alle conferenze di servizio convocate dal Ministero stesso; la partecipazione alle riunioni tecniche relative alle attività di istruttoria convocate dal Ministero su richiesta dei soggetti obbligati; la predisposizione dei piani di caratterizzazione dei progetti di bonifica per aree pubbliche incluse nei SIN oppure quando a ciò non provveda il soggetto obbligato per legge.
In particolare, a oggi sono stati prodotti e trasmessi al Ministero oltre 800 documenti tra istruttorie, rapporti di sopralluogo, note e protocolli tecnici, è stata assicurata la partecipazione di tecnici dell'Istituto a un centinaio di conferenze di servizi e ad oltre 200 riunioni tecniche convocate formalmente o anche per le vie brevi dal Ministero stesso.
Il Ministero procede in molti casi avvalendosi del supporto di altri soggetti qualificati oltre il nostro Istituto oppure, come è accaduto in alcuni casi, autonomamente. Come Istituto non abbiamo, dunque, un quadro sistematico dell'iter di bonifica dei vari siti di interesse nazionale perché, come ho detto e sapete, l'istruttoria non è di nostra competenza nel corso della procedura.
Vi sono altre importanti attività demandate all'ISPRA sui siti di preminente interesse pubblico per la riconversione industriale di cui all'articolo 252-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006. Per questi siti, come sapete, possono essere stipulati appositi accordi di programma dai soggetti pubblici che prevedono procedure amministrative semplificate e più rapide per l'iter di bonifica.
A oggi sono stati stipulati accordi di programma per i siti di Napoli orientale, Brindisi, Priolo e Massa Carrara. Nell'ambito dell'accordo di programma all'Istituto sono assegnati compiti importanti: la predisposizione di un protocollo operativo che definisce tutti gli elementi tecnici che i soggetti privati che aderiscono all'accordo devono rispettare per la caratterizzazione, il numero e le modalità di esecuzione dei sondaggi, le modalità di campionamento, alcuni dati da ricercare con le analisi, i criteri per l'effettuazione delle analisi di rischio sanitario e ambientale, l'esame delle analisi di rischio predisposte ai soggetti obbligati propedeutico all'approvazione delle stesse da parte dei comuni interessati - questo vale per tutti i siti elencati tranne che per Priolo - la predisposizione di documenti in sostituzione di soggetti obbligati.
Come Istituto abbiamo già redatto i protocolli operativi per i siti di Napoli orientale, Brindisi e Priolo e stiamo concludendo quello relativo a Massa Carrara. Inoltre, abbiamo fornito il parere su varie decine di analisi di rischio prodotte dai soggetti obbligati dai siti di Napoli orientale e di Brindisi.


Pag. 6


Mi sono permesso di portare uno schema, che lascio alla Commissione, che non è del tutto agevole descrivere, ma possiamo dire che l'ISPRA ha effettuato la valutazione del danno ambientale per nove SIN su richiesta del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. I siti interessati sono i seguenti: Grado e Marano, Brescia, Valle del Sacco, Pioltello-Rodano, Bagnoli-Coroglio, di fatto tre, Val Basento, Cogoleto, Bussi sul Tirino, Crotone, Manfredonia e Pieve Vergonte. Non ho proceduto a sommare le cifre, ma credo si tratti di circa 20 milioni di euro.
Vorrei mettere in evidenza che, per ottenere il risarcimento del danno ambientale relativo al sito di interesse nazionale di Pieve Vergonte, il Ministero, come probabilmente sapete, ha intentato una causa civile verso Syndial, che si è svolta presso il tribunale civile di Torino, a seguito di una sentenza di condanna per reati di natura ambientale di vari responsabili dell'impianto di produzione di DDT e degli amministratori della società. Il primo grado si è concluso ad agosto 2008 con la sentenza che ha condannato Syndial al pagamento di un risarcimento per il danno ambientale di circa 1 miliardo 833 milioni di euro.
Per i SIN interessati da accordi di programma, l'articolo 252-bis, comma 7, stabilisce che i soggetti obbligati che aderiscono all'accordo stesso attuando gli interventi in esso stabiliti sono esentati dagli obblighi stabiliti dalla parte VI del decreto legislativo n. 152 del 2006, che contiene le disposizioni sul danno ambientale.
Per quanto riguarda il tema delle transazioni relative al danno ambientale riguardante i SIN, do notizia che l'ISPRA nel corso di quest'anno è stato incaricato dal Ministero dell'ambiente di esprimere il parere di competenza ai sensi del comma 1 dell'articolo 2 del decreto legge n. 208 del 2008, convertito dalla legge n. 13 del 2009, sull'istanza per la predisposizione di uno schema di contratto di transazione presentata dall'ENI relativa alle proprie aree di pertinenza di alcuni SIN, attività ancora in corso. Questa è una rapida carrellata sulle nostre attività.

PRESIDENTE. La ringraziamo per aver fornito risposta alle domande che avevamo posto. Do la parola ai commissari che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

ALESSANDRO BRATTI. Ringraziamo il dottor Laporta per l'illustrazione. Innanzitutto, mi interessa capire, visto che siete stati ampiamente utilizzati su vari versanti dal Ministero, se le attività ricordate prima - come l'impegno della quantificazione del danno ambientale o dello schema di transazione, così come tutte le altre procedure all'interno dei SIN - rientrano nell'ambito dell'attività istituzionale che avete come accordo quadro con il Ministero oppure siete di volta in volta utilizzati come un ufficio dello stesso Ministero. Questa è una discussione che abbiamo fatto parecchie volte.
Inoltre, rispetto, soprattutto, ai siti di interesse nazionale, qual è il vostro rapporto, se c'è, con la SOGESID? In parecchie situazioni sembrerebbe che ci sia un accavallamento di competenza, se non addirittura una sostituzione delle attività che dovreste essere voi a svolgere, almeno teoricamente, con l'attività di questa società in house del Ministero.
Inoltre, siete stati fortemente coinvolti in alcune situazioni che sono di particolare interesse per noi, come il tema della Fenice e della situazione in Basilicata: ci interesserebbe capire qual è il vostro ruolo in quel caso, in cui l'Agenzia regionale è messa sotto osservazione. In relazione alla situazione di Malagrotta e delle zone limitrofe - visto che avete proceduto con diverse indagini e ispezioni, presumo anche in collaborazione con ARPA Lazio - vorremmo capire qual è lo stato dell'arte. Come sapete, dovrebbe chiudere il 31 dicembre di quest'anno, cosa di cui dubito fortemente.
Inoltre, vorrei sapere che tipo di ruolo avete, se l'avete, nel sistema di tracciabilità dei rifiuti SISTRI, se state svolgendo un


Pag. 7

ruolo attivo e qual è la relazione che a oggi avete con il Ministero dell'ambiente a questo proposito.

PRESIDENTE. Aggiungerei una domanda, che riguarda in modo particolare la situazione di Bagnoli. Abbiamo avuto dal Ministero il documento che è stato redatto e in cui si prospetta il rischio che la predisposizione delle attrezzature per l'America's Cup possa determinare la riemersione dei sedimenti: vorremmo capire qual è la situazione di Bagnoli e qual è il rischio che la predisposizione di opere, corpi morti e così via possa determinare effetti pericolosi sul territorio e sulle persone.

STEFANO LAPORTA, Direttore generale dell'ISPRA. Cercherò di dare una risposta a tutto pur con dei limiti, dal momento che non sono un ingegnere. Su alcuni punti necessariamente dovrò rimettermi a quello che abbiamo già scritto o alle relazioni, mentre su alcune vicende specifiche chiederò l'ausilio dei tecnici.
Il rapporto con il Ministero dell'ambiente è disciplinato da una convenzione triennale rinnovata di recente. Nell'ambito del supporto tecnico-scientifico che forniamo al Ministero, anche ai sensi del regolamento di riorganizzazione del Ministero stesso, è previsto che sia fornito il supporto tecnico sulle attività che riguardano le bonifiche dei siti di interesse nazionale.
Detto questo, siamo interessati di volta in volta su specifiche esigenze rispetto a quello che il Ministero ritiene, nell'ambito della titolarità del procedimento amministrativo di bonifica, di conferirci per avvalersi della nostra prestazione tecnica. Come ho detto, quindi, si tratta di una collaborazione sicuramente ad ampio raggio, ma non posso affermare che sia sistematica al 100 per cento perché possono esserci delle situazioni nelle quali il Ministero ritiene di non avvalersi dell'Istituto e ne ha facoltà. Non è codificato espressamente che per tutte le operazioni e per tutti i siti di interesse nazionale il Ministero debba avvalersi di ISPRA, codificando espressamente le tipologie di tale intervento. È detto che dobbiamo fornire supporto, e quindi, di volta in volta, essendo il Ministero il titolare del procedimento, questo avviene con sistematicità perché di fatto siamo interessati su tutti i nove siti, ma non posso escludere che su uno stesso sito avvengano operazioni da parte di altri soggetti. Non c'è un rapporto di esclusività rispetto all'avvalimento tecnico-scientifico.
Analogamente posso rispondere per il tema SOGESID, con cui non abbiamo rapporti diretti. Non c'è una relazione né diretta, né indiretta, con la società in house del Ministero dell'ambiente e non posso rispondere rispetto alla sovrapposizione. Questo è, infatti, un tema di declaratoria di competenze che non è mio compito affrontare. Da un punto di vista operativo, non ci siamo mai trovati in una situazione di sovrapposizione, però quella sulle attribuzioni e i compiti di SOGESID e ciò che SOGESID fa all'interno del Ministero non è una domanda alla quale posso rispondere.
Per quanto riguarda la Fenice in Basilicata, l'onorevole Bratti in qualche modo ha già dato la risposta. L'Agenzia regionale, per quanto la situazione sia quella nota a tutti, ha delle competenze fissate per legge e alle quali, evidentemente, ISPRA non può sostituirsi. Ciononostante, su richiesta esplicita del presidente della regione e del Ministro dell'ambiente siamo intervenuti a supporto, ovviamente anche nel quadro della collaborazione con le agenzie regionali, per verificare. Abbiamo individuato una situazione generale e degli aspetti specifici che stiamo affrontando e sui quali non sono in grado di fornire oggi una risposta perché sono in corso delle analisi su cui - se lo ritiene - la Commissione potrà essere informata, non appena i dati saranno disponibili.
Per quanto riguarda il tema Malagrotta, abbiamo uno studio commissionato dal Ministero e dal Comando dei carabinieri per la tutela ambientale anche sulla base di un'indagine nata all'inizio del 2009 per alcuni fatti che si erano determinati nella discarica. È un tema che conosco bene


Pag. 8

perché, prima di assumere questo incarico, sono stato commissario dei rifiuti nel Lazio fino al 2008.
Rispetto a questo tema, non posso dire se il 31 dicembre la discarica potrà essere chiusa o meno, è un tema eminentemente tecnico, ma posso dire, dall'indagine che abbiamo effettuato, che è noto che è una situazione con una compromissione ambientale grave. Stabilire, però, al 100 per cento un nesso di casualità diretto tra le attività della discarica e i fenomeni di inquinamento non è possibile, perché si tratta di un'area fortemente industrializzata, nella quale insiste non solo la discarica, ma una serie di insediamenti produttivi e industriali, come la raffineria, che possono determinare perlomeno una concausa rispetto al tema dell'inquinamento.
Il nostro è uno studio tecnico che si limita a una ricognizione della situazione dal punto di vista ambientale, conferma ciò che è già noto circa la situazione di compromissione esistente nella zona. Tuttavia, non spetta a noi dire se si riuscirà a chiudere la discarica - noi abbiamo consegnato lo studio. Spetterà decidere alla regione, al comune, mentre non so se in base all'ordinanza spetti anche al commissario delegato.
Per quanto riguarda il tema del SISTRI, è evidente che in questo momento non abbiamo una gestione diretta del sistema. È chiaro che tramite il nostro servizio rifiuti, diretto dalla dottoressa Laraia - che è uno dei massimi esperti nazionali e anche europei in questo tema - forniamo supporto al Ministero per la gestione del sistema. In futuro si può prevedere un ruolo dell'Istituto rispetto alla gestione del SISTRI, ma in questo momento non c'è una relazione diretta tra sistema, gestione e attività dell'Istituto.
Una risposta necessariamente generica - non perché voglia eludere la domanda, ma perché non posso che essere generico - devo dare al presidente rispetto al tema di Bagnoli. Noi abbiamo prodotto uno studio rispetto alla caratterizzazione di quell'area e lì ci siamo fermati perché questo è il compito che ci era stato assegnato. Su questo, peraltro, mi risulta esserci un'inchiesta giudiziaria in atto e quindi credo che anche gli esiti di una serie di attività successive saranno demandati all'autorità giudiziaria che sta procedendo.
Noi ci limitiamo semplicemente a spiegare come l'intervento deve essere realizzato per assicurare delle condizioni di garanzia. Se da questo possano derivare rischi perché l'intervento non è fatto bene o perché non sono rispettate le prescrizioni, che peraltro non sono solo di nostra competenza, è un tema nel merito del quale non entro perché correrei il rischio di dire cose inesatte e imprecise tecnicamente. Su questo mi riporto, quindi, necessariamente a quanto asserito nel rapporto che abbiamo redatto.

GIANPIERO DE TONI. Il TAR del Lazio, al quale ha fatto ricorso Cerroni per quanto riguarda la discarica di Malagrotta, ha escluso le contaminazioni della falda acquifera con proprie perizie. Vorrei sapere se siete al corrente di tali perizie e se, a vostro giudizio, ci sono discordanze.

STEFANO LAPORTA, Direttore generale dell'ISPRA. Credo che il TAR - che, come è noto, si esprime sulla legittimità - abbia di fatto confermato ciò che ho sostenuto. La situazione di compromissione esiste, ma non c'è una relazione diretta tra la compromissione delle falde e, più in generale, tra il fenomeno di inquinamento dell'area di Malagrotta e l'attività della discarica in quanto tale. Questo è un dato sul quale credo che non esista la possibilità di stabilire un nesso di causalità diretta. Siamo a conoscenza, ovviamente, delle perizie del TAR, ma dal mio punto di vista confermano sostanzialmente quanto ho già dichiarato.

PRESIDENTE. Vorrei tornare su Bagnoli. Noi abbiamo alcune informazioni che derivano dalla vostra relazione e vorrei approfondirle nei limiti del possibile. Sostanzialmente, si legge nella relazione che «in considerazione delle attività


Pag. 9

previste dall'evento - cioè l'America's Cup - relative sia alla realizzazione delle strutture mobili, sia al traffico di imbarcazioni atteso, è evidente che tali attività devono essere condotte in modo da escludere o minimizzare al massimo qualsiasi fenomeno di risospensione». La domanda che, ovviamente, riguarda la Commissione dal punto di vista della tutela della salute è questa: qual è la situazione attuale per quello che riguarda la bonifica di Bagnoli rispetto ai sedimenti e alla situazione generale dell'area? Soprattutto, ci ha colpito questa indicazione di ridurre al minimo il fenomeno di risospensione. Questa, infatti, anche se ridotta al minimo, in presenza di materiali pericolosi, incide sul problema dell'inquinamento e della tutela della salute. La domanda è molto semplice: tutte le attività che dovrebbero essere svolte - per mettere i corpi morti, i pontili più o meno in sospensione, così come la presenza del movimento delle barche - sono compatibili con la situazione attuale della bonifica di Bagnoli oppure resterebbe comunque un rischio che questo tipo di attività determini la risospensione, e quindi situazioni che non riguardano soltanto gli equipaggi ma tutti coloro che operano in quel settore? Per noi è di estrema importanza avere un'idea molto chiara su questo anche per prendere, eventualmente, delle posizioni.

LEONARDO ARRU, Rappresentante ISPRA. Per quanto riguarda il sito di Bagnoli, l'attività che abbiamo svolto è, fondamentalmente, quella di predisposizione dei piani della caratterizzazione per quanto riguarda sedimenti e così via. È il Ministero ad avere, come per tutti i siti di interesse nazionale, il quadro generale. Tra l'altro, non abbiamo il quadro delle opere da realizzare. Ci siamo interessati di definire il tipo di indagine che occorre effettuare per capire l'attuale situazione ambientale del sito riguardo, appunto, ai sedimenti.

PRESIDENTE. È proprio questo che vorremmo capire, qual è la situazione attuale di inquinamento. Dobbiamo partire da lì, anche perché le opere che dovrebbero essere realizzate sono, in buona misura, prevedibili. Chiunque di noi può capire, infatti, che si dovranno realizzare dei pontili, mettere dei corpi morti, che ci sarà un movimento di barche e così via. Poiché c'è una controversia abbastanza forte, secondo l'esame da voi effettuato qual è la situazione attuale, per quello che riguarda il fondale marino e le coperture realizzate?

LEONARDO ARRU, Rappresentante ISPRA. Io credo che sia il Ministero dell'ambiente ad avere il quadro generale per tutti i siti di interesse nazionale. È il Ministero che può fornire le informazioni di dettaglio su tutta l'area.

PRESIDENTE. Ma il Ministero dell'ambiente ha avuto il quadro della situazione attuale attraverso la vostra relazione.

STEFANO LAPORTA, Direttore generale dell'ISPRA. L'ingegner Arru non si è occupato di questa vicenda, perché questa analisi specifica è stata condotta da un altro servizio dell'Istituto che fa capo all'ex ICRAM, il quale si occupa, appunto, della caratterizzazione. L'ingegnere si è limitato a fornire la situazione di carattere generale su Bagnoli.
A Bagnoli, la situazione, per quanto ne sappiamo, vede un piano di caratterizzazione già fatto, ma con operazioni di bonifica non compiute. All'interno di questa situazione e con specifico riferimento al tema che il presidente sollevava, è evidente che, nel momento in cui si verifichi - l'abbiamo detto nella relazione - un fenomeno di risospensione, consideriamo la possibilità che ci siano anche fenomeni di inquinamento.
Questo dipenderà da come sono realizzate le opere per le quali abbiamo raccomandato il minimo impatto possibile - quindi non è un tema che dipende dalla relazione tecnica preliminare. D'altro canto non possiamo escludere che la realizzazione dei pontili e di quanto necessario per lo svolgimento della manifestazione


Pag. 10

possa comportare - se non realizzata correttamente nell'ambito di un quadro più definito, non costituito solo dal nostro parere, ma anche da quello dell'azienda sanitaria locale competente, per esempio - un fenomeno di possibile rischio e pregiudizio per la salute. In questo momento non è solo ISPRA che può determinarlo.

PRESIDENTE. Forse sono io che non ho ben chiara la situazione. La mia domanda sarebbe diretta a capire qual è l'attuale stato delle bonifiche realizzate sia per quanto riguarda la colmata, sia per quanto riguarda la zona sommersa, cioè dei fondali dove dovrebbero svolgersi questi lavori.
È stata realizzata una bonifica soddisfacente? Dalla vostra relazione sembrerebbe, invece, emergere uno stato della bonifica tutt'altro che compatibile con delle opere che solleverebbero il fondale.

STEFANO LAPORTA, Direttore generale dell'ISPRA. L'attività di bonifica, per quanto ne sappiamo, non si è ancora conclusa, quindi oggi non sono in grado di dire se la bonifica risponda ai parametri cui lei, presidente, faceva riferimento. Noi non abbiamo un'attività di verifica sull'attività di bonifica. Tra l'altro, stiamo aspettando che il Ministero ci faccia sapere anche come intende procedere. Se non ricordo male, infatti, siamo ancora in attesa di un parere definitivo su questa vicenda. Mi fermo necessariamente a questo, poi - se il Ministero lo riterrà - interverremo successivamente, ma in questo momento questo è lo stato dell'arte per quanto riguarda l'attività dell'Istituto. Potrei aggiungere solo notizie non corrette.

PRESIDENTE. Nella relazione si può leggere: «Da quanto sopra esposto si evince come i sedimenti dei fondali marini di tale area risultino contaminati in modo elevato, con caratteristiche granulometriche che in alcune aree, nel caso di movimentazione, possono favorire la dispersione e il potenziale trasferimento della catena trofica dei contaminati presenti». Avete fatto, evidentemente, una valutazione - almeno alla data in cui avete redatto la relazione - per la quale sembrerebbe, almeno da quello che leggo, che vi sia poco di bonifica che garantisca la possibilità di effettuare questi lavori. Insistevo, quindi, perché in realtà una verifica da parte vostra vi è stata e sembra abbastanza allarmante.

STEFANO LAPORTA, Direttore generale dell'ISPRA. Il dato che ha espresso è quello che abbiamo richiamato nella relazione e, come lei giustamente ha detto, è un dato che non ha bisogno di ulteriori commenti. Non abbiamo eseguito una verifica successiva perché non ci è stato chiesto. Abbiamo consegnato il dato al titolare del procedimento, che in questo caso, ripeto, resta il Ministero, perché faccia le valutazioni e decida se autorizzare - e in che termini - la realizzazione delle opere. Non posso che confermare tecnicamente quanto già espresso nella relazione.

PRESIDENTE. Recentissima.

STEFANO LAPORTA, Direttore generale dell'ISPRA. Siamo in attesa che il Ministero, presidente, faccia il passo successivo rispetto all'iter istruttorio che non è di nostra competenza. Io mi limito, come Istituto, a descrivere lo stato dell'arte. Faranno poi le valutazioni nell'ambito del procedimento, autorizzeranno o meno, dopodiché se ce lo chiederanno, rifaremo il controllo, altrimenti non lo faremo.

GIANPIERO DE TONI. L'Enichem di Priolo si è resa responsabile della contaminazione da mercurio della rada di Augusta. Le rivolgo poche domande. Vorrei sapere a quanto ammonta il costo dell'eventuale decontaminazione, la stima delle volumetrie dei fondali e chi e quando effettuerà la bonifica.

DANIELA MAZZUCONI. Vorrei riprendere un discorso che abbiamo già affrontato in altre audizioni e che riguarda la Maddalena, sulla quale la bonifica a terra


Pag. 11

è stata eseguita e della quale c'è anche una vostra certificazione. Sembra conclusa, ma resta il problema della bonifica a mare. Lì sono nate alcune questioni anche in relazione ai progetti presentati sulla bonifica. Vorrei qualche approfondimento sulla materia, qualche chiarimento su che cosa resta da fare e come è coinvolto in questo momento l'ISPRA.

PRESIDENTE. Dopo le risposte del presidente Laporta, non essendoci più tempo, rinvieremo la questione dei rifiuti radioattivi ad un'altra audizione.

STEFANO LAPORTA, Direttore generale dell'ISPRA. Io non ho a mente la situazione di tutti i siti di bonifiche, quindi prendo atto di queste domande estremamente tecniche e mi riservo di farvi avere un appunto scritto. È complicato per me oggi fornire dati e indicazioni specifici su cui - perdonatemi - non ho un ricordo diretto. Si tratta, peraltro, di fatti anche abbastanza datati.
Tenete, però, conto - lo ribadisco - che non siamo titolari di tutto il procedimento, quindi io arrivo fino alla parte affidata all'ISPRA e agli studi di caratterizzazione o di analisi dei sedimenti, non posso andare oltre, perché non saprei rispondere su alcuni temi specifici.
Posso parlare, eventualmente, dello stato delle nostre perizie laddove siano state realizzate, ma sul dato complessivo del valore di alcune bonifiche non posso rispondere compiutamente. Senz'altro, nei limiti in cui i dati sono di mia competenza, darò risposta. Anche sui rifiuti radioattivi consegno alla Commissione una relazione sulle attività dell'Istituto, oltre che una copia dell'Inventario nazionale dei rifiuti radioattivi aggiornato al 31 dicembre 2010, l'ultimo a disposizione, e, come complemento al tema dell'audizione, il III Rapporto nazionale, datato ottobre 2011, sulla joint convention sulla sicurezza del carburante residuo e dei rifiuti radioattivi.

ALESSANDRO BRATTI. Rispetto alla questione della bonifica della Maddalena, ma anche su altre, avete dipendenti che sono o sono stati soggetti recentemente a indagini giudiziarie?

STEFANO LAPORTA, Direttore generale dell'ISPRA. Per quanto possa capitare, in questo momento non ci sono dipendenti del nostro Istituto che hanno ricevuto avvisi di garanzia. C'è una serie di attività giudiziarie connesse anche ai siti che avete nominato, che sono in corso e sui quali l'Istituto è chiamato, o tramite i propri tecnici che stanno lavorando, o come consulente, o come persona informata dei fatti. Non abbiamo allo stato avvisi di garanzia che riguardano persone dipendenti dell'Istituto.

PRESIDENTE. Vedo in questa tabella sulla valutazione di danno ambientale che ci sono circa una ventina di miliardi di euro: quali sono le aspettative di recupero di queste somme?

LEONARDO ARRU, Rappresentante ISPRA. Più che aspettative di recupero c'è l'aspettativa che la richiesta di recupero di quelle somme possa indurre i soggetti obbligati a effettuare le bonifiche. Su tutti quei siti, in particolare, abbiamo, come diceva il direttore, il sito di Pieve Vergonte, sul quale si è già espressa la magistratura tramite una sentenza nell'ambito di un giudizio civile. Siamo al primo grado e, come vede, la cifra è molto importante. Vedremo come procederà il giudizio.

STEFANO LAPORTA, Direttore generale dell'ISPRA. Mi permetto di completare. Per Pieve Vergonte avevamo fatto una stima di oltre 2 miliardi 300 milioni di euro per danno ambientale: il giudice di primo grado ne ha riconosciuto 1,8. Questo significa che, approssimativamente, la stima era congrua, ma - come diceva giustamente l'ingegner Arru e come il presidente rilevava - oggi non saprei dire quanto si potrà recuperare di quei 20 miliardi di euro. È certo, tuttavia, che l'effetto deterrente di una condanna potrebbe essere notevolissima in qualche caso può dare dei frutti positivi.


Pag. 12


PRESIDENTE. La ringrazio e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta, sospesa alle 9,30, riprende alle 15,10.

Back Forward