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PDL 4085

XVI LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 4085



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

POLLEDRI, RIVOLTA, REGUZZONI

Disposizioni per la celebrazione del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi

Presentata il 15 febbraio 2011


      

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Onorevoli Colleghi! — La musica è un linguaggio universale compreso da tutti i popoli della terra, una forma di comunicazione interumana primaria.
      Nel 2013 ricorrerà il secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi, la cui musica, in particolare, primeggia nell'animo delle genti come patrimonio dell'umanità intera.
      Dall'Emilia-Romagna, che gli diede i natali, e dal nostro Paese, che nell'immaginario dei popoli si identifica con la terra dell'arte e della musica, la grandezza di Giuseppe Verdi si impone in tutte le nazioni civili, delle quali nessuna ha potuto sottrarsi al suo fascino.
      La presente proposta di legge mira a rendere omaggio al sommo Maestro cogliendo la ricorrenza del secondo centenario della sua nascita e a creare le condizioni perché sia permanente e abbia continuità la frequentazione della sua grandezza.
      È impossibile concentrare in poche righe l'importanza della creazione verdiana nella storia della musica, spiegare il «fenomeno Verdi», sia per il livello del suo genio, sia per il lunghissimo arco temporale della sua stagione compositiva (oltre 50 anni), sia per la sua incredibile capacità di rinnovamento che gli fece toccare, a 80 anni, con Falstaff, uno dei vertici del teatro musicale. Ma, al di là della sua importanza e del suo genio di musicista, l'opera di Verdi rappresenta, come scrive Luigi Dallapiccola, «una sostanziale componente, non direi solo della nostra educazione, ma anche della nostra vita e non parlo esclusivamente della sua musica, ma anche delle sue parole, anche di quelle che tante volte sono state poste in ridicolo. Si
 

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può dire lo stesso solo di un altro artista italiano: Dante Alighieri».
      Accostarsi, quindi, all'opera di Verdi, conoscerne la biografia, leggere anche solo qualche lettera tratta dal vastissimo epistolario (che ne conta oltre 6.000), penetrarne la drammaturgia infallibile, significa comprendere meglio le nostre radici culturali che affondano nell'800.
      «Dotato come pochi – scrive Massimo Mila – di quelle antenne con cui gli artisti presentano l'avvenire, Verdi, già nel Nabucco, stava portando sulla scena un italiano nuovo, l'italiano di Masaccio, negli affreschi del Tributo, invece di quello di Botticelli o del Ghirlandaio, l'italiano scomodo di Dante e Machiavelli, invece che i simpatici scansafatiche del Decamerone, quel tipo d'italiano tutto d'un pezzo, duro come una roccia, raro a vedersi, in verità, ma che c’è e salta fuori solo quando ce n’è bisogno». La sua drammaturgia, pur complessa ed in divenire nel corso dei decenni della sua produzione, trova la sua sintesi forse più emblematica nella nozione di «parola scenica», un concetto espresso in una lettera del ’70 a Ghislanzoni, librettista di Aida: «Non so s'io mi spiego dicendo “parola scenica”; ma io intendo dire la parola che scolpisce e rende netta ed evidente la situazione». Sintesi ed icasticità sono indubbiamente le qualità primarie di questo concetto chiave della drammaturgia verdiana, una sorta di crocevia attraverso il quale transitano e si compenetrano l'azione drammatica, il testo poetico, la veste musicale. La musica di Verdi è divenuta, già durante la sua vita, ma ancor più in questi cento anni che ci separano dalla sua morte, patrimonio di tutti i popoli che, proprio in occasione delle celebrazioni del 2001, si sono ritrovati nel giudizio di Goffredo Petrassi: «Lasciate che, almeno per Verdi, ci si abbandoni al fiume maestoso e riposante del giudizio comune, di tutti gli uomini, di tutte le lingue».
      Uno dei maggiori giornalisti piacentini, Alberto Cavallari (1928-98) scrive su La Repubblica del 6 giugno 1987:
      «Per noi, nati nel Ducato di Parma e Piacenza, il fiume sacro è l'Ongina. È un rigagnolo, un canale, nemmeno un torrente che scorre nella Padania felix dalle parti di Busseto, e si getta nel Po proprio dove cominciano i terreni legati a Sant'Agata, appartenuti al cavalier Verdi Giuseppe, di professione agricoltore e musicista, come il cavaliere si definiva. Sull'Ongina s'appoggia il triangolo Roncole-Sant'Agata-Busseto che contiene il mondo di Verdi, c’è il confine con il resto del mondo. È quì che si spalanca il regno dei contrasti drammatici, dove a novembre tutto si cancella e diventa bianco, un muoversi di tabarri, d'ombre shackesperiane, un paesaggio giunto al grado zero, e dove a giugno stride la vampa che assecca il pantano, fulmina le vipere sui greti, spacca l'anguria rossa in mezzo ai prati, incendia le pannocchie alla Faulkner nella “nebbia da caldo”. Capisci Verdi, che insegue la gloria ma poi sempre cerca una vita nascosta, misteriosa, avvolta di nebbie, che chiama Shaekespeare “Signor Guglielmo” e “Papà”; tutto buio, tutto Trovatore, tutto pianto, tutto Rigoletto; oppure tutto luce, tutto Aida, tutto Flastaff. Tant’è vero che non si muove mai di qui. Verdi passa lungo l'Ongina 80 anni della sua vita durata 88. Si stacca solo 8 anni, dal ’39 al ’46, per farsi milanese. Ma per il resto è sempre pendolare che viaggia continuamente tra l'Ongina e gli altri luoghi che ama, Parigi, Genova, Milano e le città delle sue grandi prime, Venezia, Firenze, Roma, Pietroburgo, Londra, facendo puntualmente ritorno in questa nebbia, tra gli argini, i pioppi, le cascine. Il luogo dei luoghi è soltanto qui, anche se le fotografie più celebri lo mostrano in cilindro a piazza Scala, anche se muore a Milano e verrà sepolto a Milano. Quando nell'estate del ’39 comincia a pendolare su Milano sogna di tornare a Busseto, lotta per avere un posto di maestro di cappella; e a Busseto ritorna nel ’35, ottiene il posto con nomina ducale nel ’36, sposa in maggio Margherita Barezzi, s'installa con lei a Palazzo Tedaldi-Rusca, dove nel trentasette nasce sua figlia Virginia; dove nasce nell'ottobre ’38 suo figlio Icilio Romano. Cominciano insomma qui la vocazione, i primi progetti musicali. Qui mette radici
 

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anche la vita adulta. Musica e vita s'impastano di nebbie, di calure, di organi da paese, osterie, di solitudine tra gli argini, di shaekesperiana voglia “d'inventare il vero”. Nel ’39 avviene certo lo strappo. L'ambizione. Le confuse promesse per l'Oberto alla Scala, lo portano a decidere di lasciare il suo mondo. Passa col passaporto ducale al confine dell'Ongina. Trasloca a Milano Margherita, Icilio Romano, i mobili e col prestito del suocero di due napoleoni d'oro mette casa in via San Simone, oggi Cesare Correnti, in parrocchia Sant'Ambrogio, verso Porta Ticinese. Ma la vita milanese mescola strazio e trionfo. In ottobre muore Romano, il bambino di un anno e quattro mesi. In novembre va in scena con molto successo l'Oberto, il 18 giugno 1840 muore la moglie Margherita Barezzi. Milano gli pare orrenda, un luogo da lasciare ma poi giunge nel ’42 il trionfo del Nabucco. Verdi si installa in via Andegari, seconda casa milanese, si gode la città che lo applaude, lo corteggia, che ne fa un mito politico risorgimentale. Per sei anni Verdi sembra un perfetto milanese: sceglie il mondo dei salotti, piace alle donne, ai patrioti, ai letterati, trionfa. Inizia la famosa “galera” di musicista di successo, sforna un'opera dopo l'altra. Dopo il Nabucco, i Lombardi nel ’43, l'Ernani nel ’44, I due Foscari sempre nel ’44, Giovanna d'Arco e l'Azira nel ’45, l'Attila nel ’46, il Macbeth nel ’47. Non è più l'Orso di Busseto come lo chiamano le sue donne nei momenti di tenerezza. Ma basta guardare meglio per capire che questo Verdi è un'illusione ottica. Già nel ’44, con la prima ricchezza, ha cominciato a comprare certi campi intorno alle Roncole. Nel ’45 ha comprato a Busseto palazzo Dordoni. Dietro alla facciata milanese c’è il figlio dell'oste che sogna la proprietà, la terra, la solitudine tra boschi e cascine. Nel ’47, infatti, ricomincia a pendolare tra Milano e Busseto per questi suoi affari. Poi pendola giù al largo tra Milano, Parigi, Londra. Agli amici dice che viaggia per i Masnadieri e per i contatti con l'Opéra. Ma poi si viene a sapere che è per via della Strepponi che pendola. Lei, dopo l'amicizia verdiana del Nabucco, è rimasta senza voce, dà lezioni a Parigi. Verdi vedovo la rivede, i ritorni a Milano si fanno sempre più rari. Nel ’48 Verdi e la Strepponi mettono casa insieme, a Passy, lui scrive Jerusalem e il Corsaro.
      Nemmeno il ’48 lo sconvolge più di tanto, ora che ha ritrovato il suo “privato”. Certo, quando sente dei moti delle Cinque giornate fa una puntata a Milano. Sostiene i rivoluzionari, pare che incontri Mazzini. Ma la sua testa è altrove. Proprio mentre rivoluzione e restaurazione si scontrano, lascia Milano per Busseto. Compra a Sant'Agata in aprile e a maggio è a Parigi. Per un anno ancora si gode Passy. Nel settembre ’49, senza nemmeno sostare a Milano, una carrozza partita da Parigi arriva a Busseto davanti a Palazzo Dordoni. Scendono Verdi e la Strepponi, s'installano qui, cominciano a vivere il loro segreto, la vita ritirata tra le nebbie, la difesa della vita introversa, riservata, timida dell'Orso tornato nella sua terra. Dalla fine del 1849 al 1901, anno della morte di Verdi, l'Ongina diventa l'epicentro della sua terra. Lui è diviso tra i campi e la musica, sbanca terreni, scava pozzi artesiani, risana la terra sotto gli argini, segue la produttività dei contadini, compra poderi. Intanto scrive, nel chiuso del suo laboratorio musicale di campagna, e nascono Rigoletto e Trovatore, Traviata e Ballo in maschera, Forza del Destino e Don Carlos, Aida e Falstaff. Nel ’66 affittano a Genova una seconda casa, a Palazzo Doria, per svernare al tiepido. Ma il punto fermo di Verdi resta l'Ongina. Per cinquantadue anni Sant'Agata, Le Roncole, Busseto, tornano ad essere il triangolo sull'Ongina che forma la costellazione Verdi. Anche se è un Verdi più genovese, durante l'inverno, quando arriva la vecchiaia, e si fa più intensa la ricerca di sole. Ciò che conta è che la casa vera resta a Sant'Agata. Ciò che conta è il ducato verdiano, costruito nel ducato da cui sgorgano musica e nebbia, e dove si dipana una vita che Verdi vuole nascosta e riservata. Gran padano lunatico, cerca la gloria e la fugge. Insegue la fama, ma si nasconde. Infatti dopo avere scatenato il “va” pensiero quarantottesco, frequentato Mazzini,
 

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sfiorato Manzoni, ha scelto la via dell'agrario ricco che vota per Cavour, si spaventa per i moti di Milano, sta chiuso nel suo ducato, sperando che la nebbia lunare lo separi ancor più dal mondo che comincia dopo l'Ongina. Nel 1897, quando muore la Peppina, la solitudine a Sant'Agata si fa spaventosa. Gli amici gli consigliano di trasferirsi a Milano, ma lui accetta al massimo di pendolare po’ tra Sant'Agata e la Milano dell'Hotel Milan. Ma resta il più possibile tra gli argini, la nebbia, i vapori della calura, percorrendo le terre del latifondo, certi giorni raggiungendo con le ultime passeggiate l'Ongina dove da ragazzo pescava con le mani nell'odore forte del fango e del sambuco. Si spegne all'Hotel Milan il 27 gennaio 1901. La paura di tornare nella grande città era forse un presentimento. Legato comunque alla certezza che Verdi era Verdi in un posto solo».

      Come il massimo genio della lirica austriaca viene annualmente esaltato a Salisburgo, così l'Italia avrà «i luoghi verdiani» in cui tutto il mondo si recherà a celebrare il culto di Giuseppe Verdi, con riflessi, oltre a quelli attinenti alla sfera culturale, di grande rilievo in termini turistico-economici. Ci sembrava quindi doveroso proclamare l'anno 2013 «anno verdiano», prevedendo una serie d'interventi che mirano a sostenere e finanziarie enti pubblici e privati, associazioni, fondazioni, teatri, emittenti televisive, ricercatori e singoli privati, che, a diverso titolo, operano nel campo delle attività formative, editoriali, espositive, congressuali, scientifiche, culturali e di spettacolo al fine di dare alle celebrazioni verdiane la più vasta diffusione a livello territoriale, provinciale, regionale, nazionale e internazionale, con particolare riferimento all'Unione europea. Il coordinamento di tali attività è affidato a un «Comitato» presieduto da un rappresentante del Ministero per i beni e le attività culturali, da un rappresentante del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e da tre studiosi di chiara fama della vita e delle opere di Giuseppe Verdi, nominati con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, nonché da un rappresentante per ciascuno dei seguenti enti territoriali e soggetti interessati: regione Emilia-Romagna, regione Lombardia, comune di Villanova d'Arda, comune di Parma, comune di Milano, provincia di Piacenza, provincia di Parma, provincia di Milano. Al Comitato possono successivamente aderire previo accordo con gli altri componenti, altri enti pubblici, fondazioni o soggetti privati che vogliano promuovere la figura e l'opera di Giuseppe Verdi. Il Comitato rimane in carica fino al 31 dicembre 2014 per concludere gli adempimenti amministrativi e per redigere un resoconto analitico delle attività svolte.

 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.
(Finalità).

      1. L'anno 2013, ricorrenza del bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi, è proclamato «anno verdiano».

Art. 2.
(Interventi).

      1. Le celebrazioni dell'anno verdiano perseguono i seguenti obiettivi:

          a) finanziare e sostenere, direttamente o in collaborazione con enti pubblici e privati, con associazioni, fondazioni, teatri, emittenti televisive, ricercatori e singoli privati, le attività formative, editoriali, espositive, congressuali, scientifiche, culturali e di spettacolo al fine di dare alle celebrazioni verdiane la più vasta diffusione a livello territoriale, provinciale, regionale, nazionale e internazionale, con particolare riferimento all'Unione europea;

          b) recuperare, restaurare e riordinare il materiale storico, artistico, archivistico, museografico e culturale potenziando le relative strutture, ai fini dell'accesso alla pubblica fruizione del materiale verdiano espositivo;

          c) promuovere nelle scuole di ogni ordine e grado, a fini didattici, le «mattinate teatrali – musicali verdiane» con il coinvolgimento di giovani artisti;

          d) istituire borse di studio e di perfezionamento, nonché emanare bandi di concorso per l'elaborazione di saggi storiografici e musicologici sull'opera di Giuseppe Verdi, a favore degli studenti dei conservatori e delle accademie musicali;

 

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          e) tutelare, salvaguardare e valorizzare, anche con finalità di promozione delle tradizioni turistico-culturali locali, i luoghi in cui Giuseppe Verdi ha vissuto e operato, anche attraverso interventi di manutenzione, restauro o potenziamento delle strutture già esistenti.

Art. 3.
(Istituzione del Comitato nazionale per la celebrazione del bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi).

      1. Per il coordinamento degli interventi di cui all'articolo 2 è istituito il Comitato nazionale per la celebrazione del bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi, di seguito denominato «Comitato».
      2. Il Comitato ha il compito di promuovere, valorizzare e diffondere in Italia e all'estero la figura e l'opera di Giuseppe Verdi attraverso un adeguato programma di celebrazioni e di manifestazioni culturali, nonché di interventi di tutela e di valorizzazione dei luoghi verdiani.
      3. Per le spese di funzionamento del Comitato è autorizzata la spesa di 5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2011 fino all'anno 2014.

Art. 4.
(Composizione del Comitato).

      1. Il Comitato è composto da un rappresentate del Ministero per i beni e le attività culturali, scelto tra personalità della cultura attive nei settori di cui alla presente legge, con funzione di presidente, da un rappresentante del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e da tre studiosi di chiara fama della vita e delle opere di Giuseppe Verdi, nominati con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, nonché da un rappresentante per ciascuno dei seguenti enti territoriali e soggetti interessati: regione Emilia-Romagna, regione Lombardia, comune di Villanova d'Arda, comune di Parma,

 

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comune di Milano, provincia di Piacenza, provincia di Parma, provincia di Milano.
      2. Al Comitato possono successivamente aderire, previo accordo dei soggetti di cui al comma 1, altri enti pubblici o soggetti privati che vogliano promuovere la figura e l'opera di Giuseppe Verdi.
      3. Il Comitato rimane in carica fino alla data del 31 dicembre 2014 per concludere tutti gli adempimenti amministrativi e per redigere un resoconto analitico delle attività svolte.

Art. 5.
(Copertura finanziaria).

      1. All'onere derivante dall'attuazione della presente legge, pari a 5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2011 e fino all'anno 2014, per il funzionamento del Comitato si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2011-2013, nell'ambito del fondo speciale di parte corrente dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2011, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
      2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Art. 6.
(Entrata in vigore).

      1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.


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