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PDL 1240

XVI LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 1240



PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

MANCUSO, BARANI, BIAVA, CICCIOLI, FRASSINETTI, GHIGLIA, HOLZMANN, MARSILIO, NASTRI, PATARINO, PORCU, ROSSO, SALTAMARTINI

Legge quadro in materia di prevenzione e di contenimento del fenomeno della proliferazione e della diffusione delle specie nocive di zanzare

Presentata il 4 giugno 2008


      

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Onorevoli Colleghi! - Zanzare e flebotomi rappresentano due importanti gruppi di insetti ematofagi appartenenti all'ordine dei ditteri. Entrambi sono di estremo rilievo per la salute dell'uomo, degli animali d'affezione e degli animali da reddito. Tanto le zanzare quanto i flebotomi, infatti, oltre ai fastidi legati all'attività ematofaga, sono responsabili della trasmissione di diversi agenti patogeni: protozoi del genere Leishmania nel caso dei flebotomi; virus, protozoi e nematodi nel caso delle zanzare. Fra le malattie trasmesse dalle zanzare, ricordiamo la malaria, la febbre gialla, la West Nile fever, la dengue, alcune encefaliti virali e le filariosi. Nell'estate 2007, presso il delta del fiume Po, si sono avute le prime segnalazioni di casi europei del virus chikungunya, normalmente presente in Asia ed Africa.
      Negli ultimi anni, verosimilmente in relazione a fenomeni di riscaldamento globale del pianeta, si è assistito ad una espansione degli areali di distribuzione di varie specie di insetti ematofagi, inclusi flebotomi e zanzare, con conseguente espansione delle aree interessate dalle malattie di cui sono vettori. Ad esempio, i flebotomi risultano ormai presenti nell'Italia settentrionale, e focolai di leishmaniosi sono stati segnalati in diverse località del Piemonte, della Lombardia e dell'Emilia Romagna. Ricordiamo che in Italia la leishmaniosi, oltre a poter assumere quadri di estrema gravità nel cane, può occasionalmente essere trasmessa dal flebotomo all'uomo, con quadri clinici molto gravi in soggetti immunodepressi.
      Per quanto riguarda le zanzare, il ruolo vettoriale di questi insetti è sicuramente limitato rispetto a quanto avviene nei Paesi tropicali. Il ruolo vettoriale delle zanzare è comunque da non sottovalutare, considerando la trasmissione di filarie (che possono infestare l'uomo anche alle nostre latitudini). Inoltre la situazione epidemiologica legata al potere vettoriale delle zanzare è soggetta a potenziali cambiamenti sia per l'introduzione accidentale di nuove specie (come nel caso della zanzara tigre, Aedes albopictus), sia perché le modifiche di habitat e le variazioni climatiche possono determinare un'estensione degli areali di distribuzione degli insetti e dei patogeni ad essi associati. Ne è un esempio il caso del virus della West Nile fever che, introdotto negli Stati Uniti nel 1999, già nel 2003 risultava diffuso in quasi tutti gli Stati del Paese, dove sono stati rilevati numerosi casi clinici umani. Anche se attualmente la malaria non e presente in forma endemica in Italia, è bene ricordare che questa grave parassitosi, trasmessa dalle zanzare del genere Anopheles, ha imperversato per millenni nel nostro Paese determinando milioni di morti e creando gravissimi problemi sociali (nelle zone malariche la durata media della vita era di ventidue anni). Attualmente in Italia vengono registrati circa mille casi all'anno di malaria importata dalle aree endemiche. La casistica è in costante aumento, ma, a partire dal 1995, si è registrata una pericolosa tendenza: i casi dovuti ai cittadini italiani che viaggiano per lavoro o per turismo sono andati costantemente diminuendo, mentre i casi riconducibili agli immigrati, soprattutto nordafricani, hanno preso il sopravvento. È in questo contesto che nel 1997, in provincia di Grosseto, si sono registrati casi sporadici di malaria autoctona. Non si deve infine dimenticare che epidemie di dengue hanno già colpito l'Europa nel passato, come quella gravissima che imperversò in Grecia negli anni 1927-28, con oltre un milione di casi e centinaia di morti.
      Sulla base di quanto sopraesposto, riteniamo che oltre alle indagini per la messa a punto di nuove metodologie per il controllo delle popolazioni di zanzare e flebotomi, sia necessario un continuo sviluppo di nuove metodologie per il monitoraggio delle popolazioni di questi insetti presenti nelle nostre regioni e per l'individuazione dei potenziali patogeni ad essi associati.
      Infatti, se da una parte l'eradicazione delle popolazioni di zanzare e di flebotomi può essere considerato un obiettivo irrealizzabile in aree quali la pianura padana, il monitoraggio delle specie presenti e dei patogeni ad essi associati permetterebbe di prevedere eventuali rischi infettivi per le popolazioni umane ed animali prima che abbiano a manifestarsi casi clinici. In tal modo sarebbero ridotti i rischi di diagnosi tardive e si favorirebbe l'adozione di adeguate strategie di controllo.
      La strategia d'intervento dovrebbe prevedere di effettuare un'indagine multidisciplinare sulle popolazioni di flebotomi e zanzare presenti in varie aree di pianura e pedemontane dell'Italia settentrionale e centro meridionale e di testare/sviluppare nuove metodologie di controllo. Per questo sarebbe fondamentale il coinvolgimento di ricercatori specializzati in varie discipline: parassitologia ed entomologia sanitaria; ecologia; biologia molecolare; microbiologia ambientale; agronomia ed allevamento animale.
      In sintesi, le attività di ricerca che si dovrebbero sviluppare possono essere così elencate:

          1) monitoraggio della distribuzione di zanzare e flebotomi e dei patogeni ad essi potenzialmente associati mediante cattura di insetti, diagnosi entomologica e rilevamento per via molecolare (analisi degli acidi nucleici) degli eventuali microorganismi presenti negli insetti;

          2) indagini sui siti di riproduzione di zanzare e flebotomi in aree rurali (canali; risaie; piccole raccolte d'acqua di origine antropica; raccolte di detriti organici), con determinazione dell'impatto relativo dei diversi siti sulla moltiplicazione, e definizione dei potenziali interventi di bonifica; indagini sugli effetti delle diverse tecniche di coltura del riso sulle popolazioni di zanzare;

          3) studio sulle comunità microbiche associate ai siti di riproduzione di zanzare e flebotomi;

          4) studio della distribuzione di batteri acetici in differenti specie di zanzare e flebotomi e loro potenziale utilizzo nel bio-controllo.

      Per quanto riguarda i punti 1) e 2), il monitoraggio verrebbe effettuato mediante differenti modalità di cattura, al fine di raccogliere un numero consistente di insetti da differenti ambienti presenti in una data area di studio. Oltre agli adulti, verrebbero raccolte le larve dai siti di riproduzione, andando così a definire in modo sempre più accurato le caratteristiche di tali siti. Ciò consentirebbe di ottenere dati utili a conoscere le caratteristiche dei vari habitat in funzione delle esigenze delle diverse specie di zanzare e flebotomi per quanto riguarda la deposizione delle uova e lo sviluppo delle larve. Le indagini verrebbero coordinate con analisi di tipo GIS (Geographic Information System), volte ad identificare le caratteristiche ambientali associate alla presenza di determinate specie di zanzare e flebotomi e dei patogeni eventualmente ad esse associati. La partecipazione alle indagini di ricercatori esperti ed introdotti in ambito agrozootecnico permetterebbe un facile accesso alle aziende presso cui effettuare lo studio dei siti di riproduzione degli insetti, permettendo inoltre di delineare interventi di bonifica non utopistici.
      Per quanto riguarda l'analisi degli insetti raccolti, flebotomi e zanzare dovrebbero essere in primo luogo esaminati per definirne la specie (diagnosi entomologica). Successivamente gli insetti verrebbero esaminati mediante PCR (Polymerase chain reaction) per verificare la presenza di DNA di possibili patogeni. I risultati potranno venire aggiornati periodicamente dando importanti informazioni sui flussi delle differenti popolazioni di flebotomi e zanzare e sull'eventuale rischio sanitario collegato alle loro attività vettoriali.
      Da un punto di vista applicativo a breve termine, l'obiettivo delle indagini di cui al punto 1) è la produzione di un data-base aggiornato relativo alla presenza delle varie specie di zanzare e flebotomi in un determinato areale, dei patogeni ad essi associati e delle caratteristiche ambientali dei siti di riproduzione. Sarebbe quindi possibile rilevare con tempestività l'ingresso di nuove specie e la potenzialità di trasmissione di eventuali patogeni in determinate aree geografiche. D'altra parte, anche attraverso l'analisi GIS, sarebbe possibile avanzare previsioni circa gli areali potenzialmente colonizzabili da particolari specie di zanzare e flebotomi ed attuare misure di profilassi volte ad ostacolarne la diffusione.
      Relativamente al punto 3), ricordiamo che le larve delle zanzare si sviluppano all'interno di raccolte d'acqua di vario genere (sottovasi e copertoni, tombini, acque stagnanti, risaie eccetera), mentre quelle dei flebotomi si sviluppano all'interno di detriti organici. Le varie specie possiedono una diversa attitudine a utilizzare i siti potenzialmente disponibili. Un aspetto assai importante ma poco studiato riguarda lo studio delle comunità microbiche presenti nelle acque e nei detriti utilizzati rispettivamente da zanzare e flebotomi come siti di riproduzione. Oltre ai potenziali patogeni (quali ad esempio Bacillus thuringensis) sarebbe infatti auspicabile avere una conoscenza precisa di quali siano le componenti della comunità microbica associata in senso positivo o negativo allo sviluppo larvale, nonché dei meccanismi che orientano la selezione da parte delle femmine dei siti idonei alla deposizione delle uova. L'obiettivo sarebbe di giungere ad una descrizione sempre più accurata di tali siti, non solo per quanto riguarda gli aspetti fisico-chimici, ma anche relativamente alle caratteristiche della microflora presente. Ricordiamo che l'utilizzo indiscriminato di Bacillus thuringensis per il controllo delle larve di zanzare implica un impatto ecologico non trascurabile, stante la non completa specificità delle tossine nei confronti dei culicidi. L'identificazione di batteri naturalmente presenti nell'ambiente in grado di interferire con lo sviluppo di zanzare e flebotomi aprirebbe la strada a metodologie di controllo eco-compatibili, non necessariamente basate sul rilascio di batteri patogeni per gli insetti. In questo senso, l'analisi delle comunità microbiche associate ai siti di riproduzione, effettuata in stretta collaborazione con ricercatori impegnati nello studio della comunità animali presenti in tali siti, permetterebbe di definire ad esempio quali fra le tecniche utilizzate nella risicoltura potrebbero essere più o meno favorevoli allo sviluppo delle larve di zanzara, sia in relazione alle comunità microbiche, sia in relazione ai diversi organismi competitori o predatori delle larve di culicidi.
      In riferimento al punto 4), occorre sottolineare che la composizione della componente batterica, soprattutto intestinale, delle zanzare sembrerebbe influenzare fortemente sia la capacità vettoriale (ossia la capacità di un insetto vettore di trasmettere gli agenti patogeni) sia le competenze immunologiche delle stesse. È verosimile che analoghi fenomeni di interferenza fra le varie componenti della comunità microbica si verifichino anche nei flebotomi. Inoltre, lo studio dei batteri stabilmente associati a vettori come zanzare e flebotomi è di grande interesse, in quanto questi batteri potrebbero rappresentare sia dei bersagli di strategie di controllo (ad esempio nel caso di batteri simbionti necessari all'insetto ospite), sia degli strumenti attraverso cui interferire con processi biologici dell'insetto.
      Di recente sono stati descritti per la prima volta un gruppo di batteri acetici come stabilmente associati ad alcune specie di insetti, ed in particolare ad alcune zanzare. Questi batteri sembrano rappresentare un «substrato» potenziale per applicazioni nel biocontrollo delle zanzare. Potrebbero in altri termini rappresentare un agente per il biocontrollo delle zanzare, alternativo rispetto a Bacillus thuringensis.
      Contestualmente all'esecuzione delle indagini sopra riassunte, sarebbe fondamentale che alle indagini sia affiancata un'attività di divulgazione dei risultati, sia nei confronti di chi abbia responsabilità amministrative, sia nei confronti dei soggetti in qualche modo coinvolti.
      Da una parte, le indagini sui siti di riproduzione in aree di intensa attività agro-zootecnica permetteranno di delineare possibili interventi di bonifica di facile realizzazione. Si pensi ad esempio ai rischi legati all'utilizzo massiccio di copertoni usati per bloccare i teli di copertura delle fosse del trinciato di mais, o agli effetti che potrebbero avere tecniche diverse per la cultura del riso. Inoltre, determinate modalità di accumulo e «gestione» dei detriti organici potrebbero avere un impatto considerevole sullo sviluppo delle popolazioni dei flebotomi. Pertanto, laddove si rilevasse che particolari pratiche di utilizzo di copertoni o di accumulo di detriti organici fornissero microhabitat particolarmente adatti alla riproduzione di zanzare e flebotomi, potrebbero essere predisposte normative ad hoc, con impatto economico trascurabile per l'azienda agro-zootecnica, volte a limitare determinate pratiche; analogamente, l'identificazione di interventi utili al fine di limitare lo sviluppo delle larve nelle risaie, ad esempio favorendo la presenza di comunità microbiche ed animali a loro volta interferenti in senso negativo con le larve, potrebbe sfociare in applicazioni realizzabili con relativa facilità ed a costi contenuti. È quindi chiaro come un'attività di divulgazione delle conoscenze attuali e dei risultati della ricerca sarebbe di estrema importanza in abito agro-zootecnico.
      La divulgazione dei risultati sarebbe di particolare importanza anche nel settore medico-veterinario, i cui addetti potrebbero essere istruiti a riconoscere le patologie trasmesse da zanzare che, proprio per la loro rarità, sfuggono spesso alla diagnosi, con indubbi benefìci per la qualità della vita degli animali e per la limitazione delle zooantroponosi.
      Questo sarebbe particolarmente importante laddove le attività di monitoraggio sulle popolazioni di zanzare portassero a rilevare l'introduzione di nuovi patogeni sul territorio nazionale.
      In conclusione, si ritiene che un progetto integrato e multidisciplinare relativo al controllo di zanzare e flebotomi e delle patologie da essi trasmesse dovrebbe prevedere attività di divulgazione, formazione e aggiornamento degli operatori a vari livelli (amministratori pubblici; scuole; operatori del settore agrozootecnico; operatori del Servizio sanitario nazionale) e, non ultimo, una capillare diffusione delle informazioni all'opinione pubblica.


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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.
(Finalità).

      1. In conformità all'articolo 117, terzo comma, della Costituzione, la presente legge, al fine di tutelare la salute e la qualità della vita dei cittadini, detta i princìpi fondamentali in materia di prevenzione e di contenimento del fenomeno della proliferazione e diffusione delle specie nocive di zanzare.
      2. Le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano provvedono alle finalità di cui alla presente legge secondo quanto previsto dai rispettivi statuti e dalle relative norme di attuazione.

Art. 2.
(Adozione dei piani regionali di prevenzione e contenimento delle specie nocive di zanzare).

      1. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, le regioni a statuto ordinario adottano il piano regionale per la programmazione delle attività di prevenzione e di contenimento del fenomeno della proliferazione e diffusione delle specie nocive di zanzare.
      2. Il piano regionale di cui al comma 1, sottoposto a revisione biennale, individua:

          a) l'elenco delle varie specie di zanzare nocive presenti nel territorio regionale;

          b) le cause che determinano il fenomeno della proliferazione e diffusione delle specie nocive di zanzare;

          c) le aree geografiche, all'interno del territorio regionale, caratterizzate dalla presenza del fenomeno della proliferazione e diffusione delle specie nocive di zanzare;

          d) gli interventi specifici di prevenzione e di contenimento del fenomeno della proliferazione e diffusione delle specie nocive di zanzare, al fine di tutelare la salute e la qualità della vita dei cittadini;

          e) appositi programmi di informazione, volti a portare a conoscenza delle popolazioni interessate da fenomeni di infestazione sia le cause che determinano la presenza e la diffusione delle zanzare nocive, sia i comportamenti e le pratiche da adottare per prevenirle e contrastarle;

          f) idonei programmi di formazione e aggiornamento scientifici degli operatori sanitari responsabili dell'attuazione degli interventi di cui alla lettera d);

          g) l'individuazione degli effetti economico-finanziari delle attività delineate dal piano regionale medesimo.

Art. 3.
(Poteri sostitutivi dello Stato).

      1. Qualora la regione non adotti, nel termine di cui all'articolo 2, comma 1, il piano per la programmazione delle attività di prevenzione e di contenimento delle specie nocive di zanzare, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, previa congrua diffida, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, adotta i necessari provvedimenti sostitutivi.

Art. 4.
(Contributi regionali).

      1. Le regioni possono assumere iniziative finanziarie in favore degli enti territoriali interessati dal fenomeno della proliferazione e diffusione delle specie nocive di zanzare, al fine di promuovere la realizzazione di appositi programmi di prevenzione e di contenimento del predetto fenomeno.

Art. 5.
(Monitoraggio. Relazione al Parlamento).

      1. Il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali provvede al monitoraggio degli adempimenti previsti dalla presente legge e presenta annualmente al Parlamento una relazione sul suo stato di attuazione.

Art. 6.
(Copertura finanziaria).

      1. Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge, valutati in 30 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2008, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2008-2010, nell'ambito del fondo speciale di parte corrente dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2008, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamennto relativo al Ministero della salute.
      2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.


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