Allegato B
Seduta n. 376 del 21/10/2003


Pag. I

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

PERROTTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in seguito a numerose interrogazioni presentate da esponenti sia di maggioranza che di opposizione, il Governo nel 1998 ha stanziato del denaro pubblico per restituire la stele di Axum e favorire la sua collocazione nel Parco di Axum, suo luogo d'origine;
nonostante sia ancora collocata a Roma per motivi tecnici, legati al noto incidente del fulmine che si schiantò sulla stele qualche mese fa, l'impegno assunto dal Governo italiano nei confronti del Governo etiope è avviato a pronta esecuzione, una volta risolti i complicati problemi di trasporto;
l'impegno del nostro Governo ha sicuramente l'importanza di un precedente, che ha come suo antefatto la dichiarazione che fece l'Italia al popolo etiope col Trattato di pace del 1947, col quale si obbligò alla restituzione di tutte le opere d'interesse religioso e storico sottratte durante l'invasione dell'Etiopia per mano del regime fascista;
dal quotidiano Libero di giovedì 26 settembre 2002, si evince che il Colonnello Gheddafi ha fatto richiesta al Governo italiano di restituire alla Libia la famigerata statua di «Afrodite al bagno», ritrovata a Cirene, ma data in regolare pagamento alle autorità italiane per la collaborazione agli scavi archeologici eseguiti in Cirenaica, adducendo che tale controvalore fu del tutto inadeguato e frutto di un'evidente speculazione a danno delle povere popolazioni nordafricane -:
se intenda procedere alla restituzione al Governo libico dell'opera in questione, considerato che essa fu oggetto di una regolare controprestazione dovuta dal Governo libico alle autorità italiane per la collaborazione svolta negli scavi archeologici in Cirenaica e, dunque, trasferita dal luogo di ritrovamento in territorio italiano in un contesto che non è paragonabile alla fattispecie legata alla stele di Axum;
se intenda porre a fondamento di tali rivendicazioni delle regole certe, grazie alle quali anche il patrimonio artistico italiano possa recuperare le innumerevoli opere di matrice italiana, sparse in tutti i maggiori musei internazionali, che furono oggetto di traffici illeciti, di furti, di appropriazioni indebite e disinvoltamente esposte, senza alcuna remora alla restituzione del maltolto.
(4-04140)

Risposta. - La cosiddetta «Venere di Cirene» è una statua acefala, copia romana di un originale di età ellenistica, ritrovata da militari italiani nel complesso delle Grandi Terme di Cirene nel dicembre 1913. Trasferita nel 1915 a Roma, venne inserita, nelle raccolte del Museo nazionale romano.
In occasione della prima sessione del Comitato di partenariato italo-libico, a Roma nel dicembre 2000, furono raggiunte intese in materia di collaborazione per la valorizzazione dei siti archeologici, che includevano la ricollocazione della statua


Pag. II

citata nel suo contesto di origine. Dal punto di visto scientifico e culturale, ciò avrebbe permesso di valorizzare il reperto insieme ad altre sculture dello stesso periodo, rinvenute nel corso di scavi successivi a Cirene ed esposte nel Museo nazionale di Tripoli.
In seguito alle intese sopra citate, sentito il parere dell'Avvocatura generale dello Stato e dell'Agenzia del Demanio, il Ministro dei beni e delle attività culturali ha emanato, in data 1o agosto 2002, il relativo decreto di sdemanializzazione, che è stato registrato alla Corte dei Conti in data 8 agosto 2002. Di esso è stata data comunicazione sulla
Gazzetta Ufficiale n. 190 del 14 agosto 2002.
Riguardo a tale atto, è da registrare una richiesta di elementi informativi del vice procuratore generale della Corte dei conti, mentre è ancora pendente il ricorso che era stato presentato dall'Associazione «Italia Nostra» al TAR del Lazio.
Alla luce di tale situazione, della quale sono state informate le autorità libiche, le prospettive di un trasferimento a breve termine della Venere in Libia sembrano al momento ridotte.
Sul piano dell'azione multilaterale, mentre si rinvia al competente Ministero per i beni e le attività culturali, una valutazione circa la fattibilità del monitoraggio delle opere italiane sparse nei vari musei europei e la definizione di specifiche richieste di restituzione ai Paesi segnalati, appare più concretamente possibile e produttiva l'azione per incrementare le adesioni agli strumenti internazionali vigenti. Più ampia sarà la platea dei nostri partners in tali Convenzioni, maggiori saranno le possibilità di cooperazione internazionale nell'azione di prevenzione, contrasto e repressione del traffico illecito.
In tal senso si segnala l'azione già sviluppata a favore della Convenzione dell'Unidroit del 1995, sui beni culturali o illecitamente esportati, che integra la Convenzione Unisco del 1970 con norme molto più impegnative, di diritto internazionale privato uniforme e che ha già dato qualche risultato (con la ratifica, in ambito Ocse di Spagna, Portogallo e Norvegia e, al di fuori di tale ambito, con la ratifica di Argentina e Cambogia), favorendo indirettamente anche nuove importanti adesioni alla Convenzione dell'Unesco fra quei Paesi maggiormente «resistenti» ai più vincolanti impegni previsti dalla Convenzione Unidroit (esempio, Regno Unito e Giappone).
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.

PERROTTA. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
l'uso dei telefoni cellulari rappresenta oramai una consuetudine dei nostri tempi, non meno, pertanto, l'invio di messaggi sms molto utili per comunicazioni veloci ed economiche;
purtroppo alcune compagnie telefoniche, come la Wind S.p.A. e la Tim S.p.A. non filtrano i messaggi che vengono recapitati ai propri utenti, con il rischio che questi ultimi siano esposti a vere e proprie truffe ai danni del consumatore, il quale, abbindolato da messaggi accattivanti provenienti da numerazioni del tutto sconosciute, è invogliato a chiamare numeri a nove cifre dai costi esorbitanti;
l'associazione Assoconsum segnala, infatti, che migliaia di utenti delle suddette compagnie telefoniche abbiano ricevuto sui propri telefoni cellulari messaggi contenenti l'invito a chiamare il numero 899003719 per conoscere il contenuto di un messaggio a loro indirizzato da un mittente misterioso. Non bisogna sottovalutare che il costo per l'ascolto di tali messaggi è di 10 euro -:
se il Ministro, al fine di tutelare il consumatore, intenda adottare solleciti iniziative normative atte ad arginare il fenomeno in questione ed a responsabilizzare in tal modo le compagnie telefoniche esercenti nel territorio nazionale;
se il Ministro intenda far partire una campagna informativa che miri ad allertare l'opinione pubblica sul contenuto del tutto pretestuoso di tali messaggi volto esclusivamente ad estorcere danaro ai numerosi cittadini che, abbindolati da mes


Pag. III

saggi accattivanti sono esposti a queste malcelate truffe.
(4-06239)

Risposta. - La delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni 6/00/CIR del giugno 2000 - contenente il piano di numerazione nel settore delle telecomunicazioni - ha riservato la numerazione in decade 7 ai servizi Internet (articolo 21).
Con la successiva delibera 9/02/CIR del giugno 2002 la medesima Autorità ha espressamente vietato l'utilizzo delle suddette numerazioni in decade 7 (tra le quali i numeri che iniziano con 709) per la fornitura di servizi a valore aggiunto ed, in proposito, l'articolo 4, comma 1, stabilisce che la numerazione per i servizi Internet è utilizzabile esclusivamente per l'accesso alla rete internet e vieta di fornire prodotti e servizi per il tramite dell'addebito all'utente del traffico svolto indirizzato alle numerazioni in parola.
Ne discende che l'utilizzo delle numerazione 709 per la fornitura di servizi a valore aggiunto e di servizi che, per il loro contenuto, sono riconducibili ai servizi audiotex non è conforme alle disposizioni suddette.
In merito ai servizi audiotex si ritiene opportuno ricordare che la delibera 78/02/CONS della ripetuta Autorità, nell'introdurre disposizioni in materia di fatturazione dettagliata e blocco selettivo di chiamata, ha stabilito che, in caso di fornitura di servizi comunque riconducibili all'audiotex, si applicano le disposizioni vigenti in materia, recate dal decreto 13 luglio 1995, n. 385 (
Gazzetta Ufficiale n. 218 del 18 settembre 1995), «indipendentemente dalle numerazioni attraverso cui vengono offerti tali servizi».
L'articolo 2, comma 2, e l'articolo 4 della stessa delibera n. 78/02/CONS, prescrivono, inoltre, che gli organismi di telecomunicazioni, oltre ad offrire agli abbonati almeno l'opzione del blocco selettivo di chiamata che consenta - con modalità controllata dall'utente - di bloccare i tipi di chiamata verso le numerazioni riportate nell'allegato alla delibera medesima fra cui sono comprese le numerazioni che iniziano con 709, debbono diffondere, per tali numerazioni, informazioni adeguate ed aggiornate in merito alla disponibilità del blocco selettivo di chiamata suddetto.
In tale contesto in data 10 aprile 2003 l'Autorità predetta ha chiesto alla società Telecom Italia di estendere alle numerazioni individuate nell'allegato alla delibera n. 78/02/CONS lo sbarramento selettivo gratuito delle chiamate in uscita come, del resto, previsto dalla direttiva 2002/22/CE in corso di recepimento con il codice delle comunicazioni elettroniche attualmente all'esame delle competenti Commissioni parlamentari; la società Telecom, da parte sua, ha reso noto che a partire dal 1o giugno 2003 la clientela può ottenere la disabilitazione gratuita e permanente della propria linea telefonica al traffico destinato alla numerazione 709, se richiesta congiuntamente alla disabilitazione delle numerazione 899 e 166.
In merito al problema posto relativamente al pagamento delle bollette la società Telecom ha precisato che i clienti che ritengono di non riconoscere le chiamate effettuate vero le numerazioni 12, 412, 144, 163, 164, 166, 170, 4176, 178, 709, 899 e 892 ed i relativi addebiti in fattura, possono avviare le procedure di reclamo, come previsto dall'articolo 17 delle condizioni generali di abbonamento, effettuando il pagamento della fattura limitatamente agli importi non oggetto di contestazione; la società, infatti, come previsto dalle medesime condizioni contrattuali, in pendenza di una procedura di reclamo ed eventualmente della procedura di conciliazione, si astiene da qualsiasi iniziativa di recupero forzoso del credito, inclusa la sospensione del servizio.
A completamento di informazione si soggiunge che è stato predisposto uno schema di regolamento volto ad adeguare la vigente disciplina al nuovo contesto tecnologico e normativo ed a definire disposizioni puntuali per l'offerta al pubblico dei servizi a sovrapprezzo.
Lo schema di provvedimento in parola, sottoposto alla valutazione degli operatori del settore, delle associazioni degli utenti e dei consumatori in apposite consultazioni è attualmente all'esame dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni la quale, peraltro, ha predisposto il nuovo piano di


Pag. IV

numerazione nazionale nel settore delle telecomunicazioni che, per quanto riguarda i servizi a sovrapprezzo, conterrà l'introduzione di specifiche soglie di prezzo.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

PEZZELLA, CORONELLA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la funzione pubblica e il coordinamento dei servizi di informazione e sicurezza. - Per sapere - premesso che:
con legge n. 193 del 24 maggio 1989, di interpretazione autentica dell'articolo 4, comma 14-bis del decreto-legge n. 853 del 19 dicembre 1984, convertito con modificazioni nella legge n. 17 del 17 febbraio 1985, furono concessi benefici normativi ed economici previsti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 319 del 1 giugno 1972 ai collaboratori tributari, VII qualifica, ora area C/1, in possesso del diploma di scuola media superiore in quanto avevano sostenuto concorso di accesso alla carriera di concetto con tre prove scritte sulle materie professionali e di istituto con svolgimento di mansioni analoghe a quelle degli impiegati delle carriere speciali;
in altre amministrazioni dello Stato tale problematica è stata affrontata in modo diverso, tra le altre si ricordano la legge n. 21 del 23 gennaio 1991 (sanità-università) nella quale è previsto l'inquadramento nella VIII qualifica del personale rivestente la qualifica VII purché fornito di diploma di laurea, ovvero in servizio alla data del 1 luglio 1979 per il personale in possesso del solo diploma di istruzione (in tal caso il diploma di laurea è stato considerato a prescindere da qualsiasi altro requisito);
gli inquadramenti attuali del personale destinatario delle leggi agevolative suindicate hanno determinato una macroscopica discriminazione tra il personale munito di diploma rispetto a quello in possesso di laurea collocato in area C/1 rispetto a coloro i quali, pur avendo la stessa anzianità e mansione, risultano collocati in area C/3 -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare affinché siano estesi al personale laureato (circa 400 persone) che riveste il profilo di ex collaboratore tributario attualmente area C alla data del 24 maggio 1989, in base al principio di equità, i benefici, solo ai fini giuridici, di cui in premessa.
(4-02104)

Risposta. - Al riguardo, la Presidenza del Consiglio dei Ministri - dipartimento della funzione pubblica -, in generale, ha rappresentato che l'attuale sistema, modificativo del previgente ordinamento basato su livelli, profili e qualifiche professionali, ha natura contrattuale e sulla base degli strumenti in tale sede individuati ha posto in essere tutto il processo ancora in corso nelle singole amministrazioni di riqualificazione professionale del personale dipendente. È in tale contesto, perciò, con i previsti strumenti, che potrebbe eventualmente trovare soluzione la problematica sollevata dalle SS.LL.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Giuseppe Vegas.

PISICCHIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
è a tutti nota la gravissima crisi politica ed economica che il Venezuela sta vivendo, a motivo degli effetti disastrosi causati dalla politica del governo del presidente Chàvez;
da oltre due mesi la popolazione venezuelana, con il supporto di tutte le organizzazioni politiche, civili sindacali, culturali e imprenditoriali, ha dichiarato uno sciopero generale, gesto politico di immenso significato, poiché non configurabile come rivendicazione economica di una o più categorie lavorative, bensì come risorsa estrema per esprimere la protesta di un popolo cui sono stati sottratti strumenti fondamentali per manifestare posizioni di dissenso;


Pag. V


l'impoverimento generale della popolazione colpisce anche la numerosa e operosa comunità degli italiani - con una prevalenza di pugliesi - colà residenti, che rischia di veder sfumare il meritato frutto di decenni di lavoro e sacrifici -:
quali urgenti determinazioni e quali azioni diplomatiche il Ministro intenda intraprendere presso il Governo venezuelano per tutelare la posizione dei nostri connazionali residenti in Venezuela.
(4-05322)

Risposta. - Fin dallo scoppio della crisi l'Italia ha seguito con la massima attenzione l'evoluzione della situazione interna venezuelana. Al Venezuela ci legano infatti profondi vincoli di amicizia, cementati dalla presenza di una nutrita e qualificata collettività di origine italiana e di una crescente e qualificata presenza imprenditoriale in numerosi settori dell'economia. Proprio l'Italia nello scorso mese di dicembre si è fatta promotrice di una dichiarazione dell'Unione Europea che, prendendo atto delle difficoltà della situazione, esprimeva un convinto sostegno agli sforzi di mediazione del segretario generale dell'OSA, Gaviria, ed esortava le parti ad individuare una soluzione pacifica ad una crisi che, oltre a mettere in ginocchio l'economia del Paese, ne mette a repentaglio la stessa stabilità istituzionale.
Il nostro Paese ha inoltre preso atto della costituzione del «Gruppo dei Paesi Amici», formatosi su iniziativa del Brasile e ha espresso la propria disponibilità a farne parte in caso di ampliamento.
La posizione di non interferenza negli affari interni di un altro Paese, assunta dall'Italia negli ultimi mesi, e la conseguente linea di neutralità nei confronti dello scontro in atto in Venezuela, non ha peraltro impedito al Governo di porre in essere, tramite l'Ambasciata italiana a Caracas, tutte le iniziative possibili, per un'efficace tutela della libertà e della sicurezza della collettività italiana in loco.
L'Italia è infatti convinta che spetti in primo luogo al popolo venezuelano individuare una soluzione ad una crisi di carattere interno. A tale proposito abbiamo manifestato alle Autorità governative il nostro fermo auspicio affinché agiscano in linea con i principi di democrazia e rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali per trovare una soluzione che (come stabilito dalla risoluzione 833 del Consiglio permanente dell'OSA), sia al contempo «costituzionale, democratica, pacifica ed elettorale».
Nel corso della mia visita avvenuta nel gennaio scorso, ho avuto incontri con i rappresentanti del Governo, dell'opposizione, degli organismi internazionali impegnati nell'opera di mediazione tra le parti, nonché con i rappresentanti nella nostra collettività in loco.
La circostanza è valsa a ribadire l'attenzione con cui da parte italiana si seguono le vicende interne al Venezuela. Inoltre una delegazione del Senato si è recata a Caracas all'inizio del mese di aprile.
Sebbene lo scorso 31 gennaio si sia concluso il lungo sciopero che ha messo in ginocchio l'economia del Paese, la situazione economica resta precaria. Nonostante la riattivazione del settore petrolifero, le misure adottate dal Governo in materia di controlli sull'accesso alle divise straniere appaiono sintomatiche delle difficoltà che il Paese sta attraversando, e non mancano di creare problemi alle società operanti con l'estero.
Un segnale positivo, invece, è arrivato dal segretario generale dell'OSA, Gaviria, che ha annunciato l'avvenuta firma, il 29 maggio scorso, di un'intesa fra il Governo e l'opposizione, per l'indizione di un referendum finalizzato a stabilire la popolarità di cui gode il Presidente della Repubblica. In proposito, occorre sottolineare che secondo la Costituzione nazionale il referendum potrà portare alla revoca del mandato presidenziale soltanto nel caso in cui tale proposta ottenga un consenso superiore a quello raccolto da Chavez al momento della sua elezione.
Va infine sottolineato che non risulta si stia delineando, al momento, un fenomeno di «migrazione di ritorno» verso l'Italia. Il «sentire» prevalente della locale comunità


Pag. VI

di italiani, indica piuttosto l'auspicio che la crisi in atto possa trovare soluzione e che il Paese - che nel corso del secondo dopoguerra, ha offerto ai nostri emigrati notevoli opportunità - possa riprendere quanto prima il proprio cammino di crescita e sviluppo.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.

PISICCHIO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come sottolineato in una nota dall'Agenzia parlamentare per l'informazione politica ed economica AgenParl, in Italia, come in altri paesi, e, specialmente, negli USA, aumentano le patologie connesse a una alimentazione non corretta e, soprattutto, all'immissione e all'uso improprio di alcuni alimenti;
sotto la spinta di interessi economici, per produrre cibo a basso prezzo, si diffonde sempre più l'uso di bevande e alimenti preparati con sciroppo di mais, ad alto contenuto di fruttosio, e olio di palma, un grasso saturo detto anche «lardo d'albero»;
numerosi dietologi stanno mettendo in guardia contro la diffusione dei suddetti alimenti che alterano il metabolismo cellulare -:
quali iniziative di propria competenza il Ministro intenda assumere per porre un freno alla diffusione dei suddetti alimenti nocivi e per realizzare una maggiore trasparenza a tutela della salute dei cittadini.
(4-05953)

Risposta. - Il Progetto di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio concernente il «claims» (le dichiarazioni) nutrizionali, funzionali e relativi alla salute a proposito degli alimenti, nell'ambito del documento di lavoro «Sanco» (termine derivante dalla contrazione di «sanità» e «consumatori», il quale designa la direzione della commissione europea competente in materia di alimentazione) 1832/2002, introduzione, punto 14, sottolinea che secondo il criterio nutrizionale basilare sul piano scientifico, e conseguentemente su quello regolatorio, «...nessun alimento è buono o cattivo, mentre esiste un regime alimentare buono o cattivo. I consigli nutrizionali sono diretti sicuramente nel senso di una scelta giudiziosa degli alimenti e di un consumo moderato di alcuni prodotti, ma partono dal principio che tutti gli alimenti possono trovare posto in un regime alimentare variato sul lungo termine, a condizione di essere consumati con una frequenza e in quantità appropriate. Inoltre, può rivelarsi difficile definire la nozione di profilo nutrizionale auspicabile e un gran numero di prodotti potrebbero rappresentare dei casi limite».
In altri termini, tra gli alimenti che vengono consumati nella dieta, alcuni presentano qualità e limiti (ad esempio, il latte intero ha caratteristiche differenti da quello parzialmente scremato), per cui occorre valutarne l'assunzione a lungo termine e l'impiego in un regime alimentare duraturo e bilanciato.
Per quanto sopra, nell'ottica della prevenzione dell'arterosclerosi e delle malattie cardiovascolari, non si rivelano proporzionate le misure dirette ad introdurre restrizioni solo per alcuni ingredienti (nel caso specifico lo sciroppo di mais e l'olio di palma) al fine di contenere il consumo di fruttosio e di grassi saturi entro i limiti auspicati.
Le raccomandazioni per una sana alimentazione sono dirette a favorire l'adozione di un regime alimentare corretto, che può risultare adeguato solo nel suo complesso attraverso una equilibrata distribuzione in nutrienti.
A tal fine, si ritiene che l'etichettatura nutrizionale rappresenti un insostituibile elemento informativo per orientare tali raccomandazioni e favorirne il rispetto.
Si fa presente, al riguardo, che il nostro Paese, essendo in programma a livello comunitario la revisione della direttiva sulla materia, ha già manifestato alla Commissione europea la sua disponibilità a rendere obbligatoria l'etichettatura nutrizionale per pervenire all'indicazione in etichetta di tutti


Pag. VII

i prodotti alimentari dei tenori, tra l'altro, di zuccheri (come il fruttosio) e di saturi.
Ciò premesso, si segnala anche che l'olio di palma, secondo le tabelle di composizione degli alimenti dell'INRAN, risulta contenere poco più del 47 per cento di saturi (con un tenore irrilevante di quelli maggiormente ipercolesterolemizzanti come il laurico e il miristico) e il 52 per cento di insaturi (di cui monoinsaturi per circa il 39 per cento e polinsaturi per circa il 13 per cento.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.

PISTELLI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
negli uffici postali della regione Toscana si stanno verificando notevoli disagi a causa di un progetto di Poste Italiane spa il cui management ha imposto lo smaltimento di parte delle ferie residue a tutti i lavoratori in maniera coattiva nel periodo natalizio (dal 10 dicembre al 31 dicembre);
in questo periodo dell'anno si concentrano alle Poste i pagamenti di vari tributi (ICI e bollette di varia natura) con notevole afflusso di clienti e nel recapito si concentra una mole di lavoro straordinario (invii natalizi, bollette, promozioni pubblicitarie, avvisi di scadenza, eccetera);
il progetto di Poste spa consiste nel mandare in ferie obbligate tutti i lavoratori degli uffici non operativi, «tagliare» al 50 per cento il numero degli addetti al recapito (nelle giornate del sabato anche in percentuale maggiore) e chiudere quasi tutti gli uffici doppio turno della regione dal giorno 24 dicembre al giorno 31 dicembre, tutto questo per abbassare i costi di bilancio di fine anno;
in Toscana esiste una carenza di personale sia sul recapito che alla sportelleria (190 unità l'ultimo dato per quanto riguarda la sportelleria) e negli anni passati, in questo periodo, era tassativo per l'Azienda il blocco ferie in ragione del notevole incremento del traffico in tutti i settori;
questo progetto provocherà il mancato mantenimento degli standard di qualità relativi al servizio fornito e la mancata attuazione del servizio universale riconosciuto a questa Azienda dallo Stato con evidente disagio ai clienti, sia degli uffici postali (poche casse aperte equivale code infinite), sia per il mancato recapito della corrispondenza in alcuni giorni -:
se il Ministro, con gli strumenti messi a disposizione dalla legislazione vigente, rispettando l'autonomia di Poste spa, intenda adoperarsi affinché siano comunque rispettati i requisiti essenziali di efficienza dei servizi postali.
(4-04932)

Risposta. - Si ritiene opportuno ribadire che, a seguito della trasformazione dell'ente Poste Italiane in società per azioni, l'operato riguardante la gestione aziendale rientra nella competenza propria degli organi statutari della società.
Il Ministero delle comunicazioni - quale Autorità nazionale di regolamentazione del settore, postale - ha tra i propri compiti quello di verificare il corretto espletamento del servizio universale erogato da Poste Italiane.
Tale attività è volta ad accertare che la qualità del servizio svolto su tutto il territorio nazionale risponda ai parametri fissati dalla normativa comunitaria e nazionale, peraltro recepiti nel contratto di programma, e ad adottare idonei strumenti sanzionatori nel caso in cui si dovesse verificare il mancato rispetto degli standard qualitativi fissati.
Come è noto, gli accertamenti riguardanti sia il corriere prioritario sia quello ordinario interno vengono effettuati su base campionaria da un organismo specializzato indipendente (la società IZI s.p.a.) sulla base di quanto stabilito dall'articolo 12 del decreto legislativo n. 261/99 di recepimento della direttiva 97/67/CE, sin dal 2001.
A tale proposito si significa che gli indici di qualità - indicati nel contratto di programma stipulato fra Poste italiane ed il


Pag. VIII

Ministero delle comunicazioni ed aggiornati con successive deliberazioni del Ministero stesso (da ultimo in data 15 gennaio 2003 Gazzetta Ufficiale n. 17 del 22 gennaio 2003), sono stati sempre rispettati dalla società Poste, ad esclusione del periodo relativo al primo semestre 2001 in cui si è verificato uno scostamento rispetto ai parametri fissati, in conseguenza del quale la società stessa ha dovuto versare una penale di lire 750.000.000.
Gli ultimi dati disponibili, riferiti al secondo semestre 2002, comprensivo, pertanto, del periodo indicato nell'atto parlamentare in esame, sono stati pubblicati nella
Gazzetta Ufficiale n. 97 del 28 aprile 2003 ed attestano un superamento degli indici fissati sia per il corriere prioritario sia per il corriere ordinario, circostanza che sembra confermare un sostanziale corretto e regolare svolgimento del servizio in questione.
In riferimento alla comunicazione interna del 3 dicembre 2002, la società Poste italiane - interessata al riguardo - ha precisato che tale provvedimento aveva lo scopo di promuovere iniziative idonee a consentire la fruizione del congedo residuo da parte dei dipendenti mediante l'attuazione di un piano di smaltimento delle ferie che garantisse a tutti, in linea con le previsioni legislative e contrattuali, di godere di un periodo di riposo.
Stando a quanto riferito dalla stessa società poste, con successiva comunicazione del 13 dicembre 2002, era stata evidenziata la necessità che il predetto piano fosse formulato in modo da non modificare i moduli e gli assetti organizzativi esistenti allo scopo di prevenire il verificarsi di eventuali disservizi e garantire, comunque, il raggiungimento di adeguati standard di qualità.
Relativamente alla chiusura pomeridiana degli uffici postali che osservano il doppio turno, nel premettere che nel periodo natalizio è stata assicurata l'apertura del turno pomeridiano in almeno un ufficio per ogni filiale, la ripetuta società Poste ha precisato che tale chiusura è stata comunque limitata alle sole giornate del 24, 27, 30 e 31 dicembre 2002.
Non trova, infine, conferma nei dati aziendali l'affermazione secondo cui presso la regione Toscana si registrerebbe una forte carenza di personale, mentre la medesima società ha precisato che sono state effettuate numerose assunzioni con contratto di apprendistato di unità da adibire al servizio di recapito della corrispondenza.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

PISTONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Dionisio Bernal, considerato un luminare dell'ingegneria civile, professore della «Northeastern University» di Boston, invitato dall'Università di Torino e dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, è stato respinto al consolato italiano perché la quota degli stranieri, ai quali concedere il visto, è stata già raggiunta, secondo le disposizioni della cosiddetta legge Bossi-Fini (legge n. 189 del 2002);
a chiamare in Italia il professore, membro dell'Asce (l'American Society of Civil Engineers), grazie alla legge per il rientro dei «cervelli» italiani e stranieri nel nostro Paese, è stato, un anno fa, il dipartimento di ingegneria strutturale di Torino per un anno sabbatico presso il Politecnico;
il professor Bernal, nell'attesa di conoscere i termini della situazione, vive un piccolo dramma: ha prenotato e pagato la caparra per un appartamento a Torino, ha dato in affitto la sua casa di Boston ma soprattutto si è visto dimezzare lo stipendio presso l'Università di Boston, come previsto in questi casi, e con due figli con passaporto dominicano e una terza figlia con passaporto americano, non sa dove iscrivere i figli a scuola;
il caso in questione non rappresenta purtroppo un caso isolato, come già evidenziato in una interpellanza dall'interrogante sottoscritta, l'8 luglio scorso, e indirizzata al Presidente del Consiglio dei


Pag. IX

ministri, ma è semmai emblematico di una situazione assolutamente ricorrente, che si perpetua nei confronti di moltissimi cittadini extracomunitari, all'indomani dell'entrata in vigore della nuova legge sull'immigrazione -:
come intenda risolvere l'incresciosa situazione e quali iniziative normative intenda assumere affinché situazioni del genere non abbiano più a ripetersi.
(4-04283)

Risposta. - In merito al rilascio del visto a favore del professor Bernal, occorre precisare innanzi tutto che la relativa richiesta è stata presentata ai sensi dell'articolo 27, comma 1, lettera c) del testo unico n. 286 del 1998 (cosiddetta legge Turco-Napolitano) ed in applicazione dell'articolo 40 del decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999 e non ai sensi della legge 30 luglio 2002 n. 189 (cosiddetta Bossi-Fini). Ciò detto, va anche precisato che la citata legge Bossi-Fini, il cui regolamento di esecuzione è ancora in fase di perfezionamento, non ha sostanzialmente modificato il disposto normativo della precedente legge Turco-Napolitano in materia di visti rilasciati a professori universitari e ricercatori.
Il problema è semmai da imputarsi alla precedente disciplina ed al relativo Regolamento di attuazione che hanno assoggettato al sistema delle quote i lavoratori autonomi, tra i quali rientrano manager, imprenditori, investitori esteri ed anche ricercatori.
La vicenda riguardante il professor Bernal, pertanto, è da ricollegarsi al rapido esaurimento del contingente di 3 mila ingressi per lavoro autonomo autorizzati per l'anno 2002 dal Decreto del Ministro del lavoro del 12 marzo 2002. Tale contingente, identico a quello previsto anche negli anni precedenti, si è rapidamente esaurito, poiché il Ministero del lavoro ha dovuto ricorrere allo stesso contingente per regolarizzare numerosi permessi di soggiorno di stranieri che già si trovavano in Italia ad altro titolo.
Il problema del professor Bernal, al quale è stato rilasciato il visto d'ingresso per lavoro autonomo, in data 15 ottobre ultimo scorso è stato superato grazie ad una circolare interpretativa dell'articolo 40 comma 17 del decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999 emanata l'8 ottobre 2002 dal Ministero del lavoro. Sulla base di quest'ultima, che accoglie una sollecitazione del Ministero degli esteri, è sottratta d'ora in poi al sistema delle quote tutta un'importante serie di categorie di lavoratori autonomi. Precisamente si tratta di dirigenti o personale altamente specializzato di società aventi sede o filiali in Italia ovvero di uffici di rappresentanza di società estere che abbiano sede principale di attività nel territorio di uno Stato membro dell'Organizzazione mondiale del commercio, ovvero dirigenti di sedi principali in Italia di società italiane o società di altro Stato membro dell'Unione europea; lettori universitari di scambio o di madre lingua; professori universitari e ricercatori destinati a svolgere in Italia un incarico accademico o un'attività retribuita di ricerca presso università, istituti di istruzione e di ricerca operanti in Italia; traduttori ed interpreti.
Tali operatori, considerati di interesse strategico per il nostro Paese, non andranno pertanto più incontro agli inconvenienti del passato principalmente dovuti al meccanismo delle quote d'ingresso.
È inoltre terminato l'iter di approvazione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri relativo alla «programmazione transitoria dei flussi dei lavoratori extracomunitari nel territorio dello Stato per l'anno 2002» ove, tra l'altro, sono previsti 2000 nuovi ingressi per lavoro autonomo a favore di appartenenti alle seguenti categorie; ricercatori, imprenditori che svolgono attività di interesse per l'economia nazionale, liberi professionisti, collaboratori coordinati e continuativi, soci e amministratori di società non cooperative, artisti di chiara fama internazionale e di alta qualificazione professionale ingaggiati da Enti pubblici e privati. Il predetto decreto è stato registrato presso la Corte dei Conti il 4 novembre 2002.
Si segnala altresì che, ai sensi di quest'ultimo provvedimento, all'interno di tale quota non sono ammesse le conversioni di


Pag. X

permessi di soggiorno per motivi di studio, in permessi di soggiorno per lavoro autonomo.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.

POLLEDRI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito del gioco del lotto tramite il sistema on-line si verificano degli inconvenienti, a cui è necessario porre rimedio;
risulta infatti che in caso di vincita lo scontrino è controllato dal terminale, che autorizza il pagamento, però, contemporaneamente lo rende «pagato», quindi inservibile;
nonostante i calcoli automatici effettuati on-line sugli incassi e sulle vincite pagate, permane l'obbligo per il ricevitore della riconsegna degli scontrini, ormai inservibili, in busta chiusa e tramite posta, all'ente gestore, che procede ad un inutile controllo in ambienti in cui è facile che si verifichi la perdita dello scontrino stesso;
in tal caso, ingiustamente, viene riaddebitata la somma della vincita al ricevitore, come se non fosse stata pagata;
analogamente è riaddebitata al ricevitore la vincita, se lo scontrino viene perso durante la spedizione postale, valendo nel caso solo il rimborso del valore dell'assicurata, pari a soli euro cinquantacinque -:
se intenda intervenire tempestivamente con provvedimenti, idonei ad eliminare gli inconvenienti derivanti dalla descritta procedura burocratica, vessatoria e penalizzante per i ricevitori del gioco del lotto.
(4-04465)

Risposta. - Il controllo degli scontrini vincenti pagati è volto ad evitare la possibilità che i ricevitori possano incassare premi non riscossi in prossimità della scadenza del termine di pagamento degli stessi, attraverso la digitazione manuale dei dati contenuti in scontrini non in loro possesso.
Gli «ambienti» in cui si procede a detto controllo (gli ispettorati compartimentali dei monopoli di Stato) e le procedure in uso presso gli stessi, presentano le più ampie garanzie circa l'adeguata conservazione degli scontrini.
Infatti, statisticamente è molto più frequente il caso di scontrini, e cioè dei documenti che certificano la correttezza del pagamento del premio, smarriti in ricevitoria dal ricevitore del lotto, circostanza che è sicuramente indice di una gestione non adeguatamente scrupolosa.
Ad ogni buon fine, per evitare anche i possibili problemi evidenziati dall'Onorevole relativi ai rischi di smarrimento durante la spedizione o presso gli uffici, fermo restando l'obbligo della conservazione ai fini dei citati controlli, con decreto del Presidente della Repubblica n. 240 del 4 ottobre 2002 è stato modificato il decreto del Presidente della Repubblica n. 303 del 7 agosto 1990 disponendo, tra l'altro, che il ricevitore è tenuto alla custodia, presso la sede della ricevitoria, degli scontrini vincenti pagati da tenere a disposizione degli organi dell'amministrazione ai fini dei previsti controlli.
Resta fermo l'obbligo di invio solo di alcune tipologie di scontrini (annullati, digitati manualmente, rimborsati eccetera) concernenti limitatissimi casi in cui l'operatore pone in essere interventi in cui è più alta la possibilità di errore e che, per tale motivo, necessitano di un controllo immediato da parte degli ispettorati compartimentali.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Manlio Contento.

PORCU. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
il settore postale nel territorio delle province di Sassari, Nuoro e Oristano vive momenti di piena emergenza;
Poste Italiane ha progettato lo smantellamento sostanziale dei CPO (centro


Pag. XI

postale operativo) di Sassari, Nuoro e Oristano che, oltre alle drastiche riduzione del personale, subirebbero il trasferimento delle principali attività a Cagliari;
la perdita di posti di lavoro è notevolissima. Si parla infatti di circa 40 unità in meno per Sassari, 30 su Nuoro e circa 25 su Oristano;
il trasferimento delle attività dei CPO a Cagliari finirebbe per incentivare i costi e i tempi per la lavorazione della corrispondenza, che viene trasportata da un capo all'altro della Sardegna, penalizzando il servizio e gli utenti, anche perché, non risulta avviata la meccanizzazione dei servizi nel centro di Cagliari, rendendo così incomprensibile e non giustificato il trasferimento;
il ridimensionamento dei CPO di Sassari, Nuoro e Oristano penalizza quindi in maniera ingiusta le province interessate, come del resto denunciato da tutte le organizzazioni sindacali di categoria, anche in forza del fatto che, specie in provincia di Sassari, sussiste una preoccupante carenza strutturale stimata in almeno 150 unità nella «sportelleria» e che risulta ancor più grave considerata la prossima stagione estiva con i conseguenti afflussi di turisti nei centri del sassarese, a fronte di tali gravi carenze, non appare sufficiente la decisione aziendale di assumere sole 50 unità a tempo determinato per il periodo -:
quali siano le valutazioni del Governo in merito;
quali urgenti iniziative intenda assumere presso l'Ente POSTE spa per scongiurare lo smantellamento dei CPO di Sassari, Nuoro e Oristano e le conseguenti inaccettabili riduzioni dei posti di lavoro e, aldilà degli impegni generici assunti dalle Poste spa, quali misure intenda adottare per garantire i livelli occupazionali e la conseguente qualità dei servizi postali.
(4-06461)

Risposta. - Al riguardo si ritiene opportuno precisare che, a seguito della trasformazione dell'Ente Poste italiane in società per azioni, la gestione aziendale rientra nella competenza degli organi statutari della società.
Il Ministero delle comunicazioni - quale Autorità nazionale di regolamentazione del settore postale - ha tra i propri compiti quello di verificare il corretto espletamento del servizio universale erogato da Poste italiane.
Tale attività è volta ad accertare che la qualità del servizio svolto su tutto il territorio nazionale risponda ai parametri fissati dalla normativa comunitaria e nazionale, peraltro recepiti nel contratto di programma, e a adottare idonei strumenti sanzionatori nel caso in cui si dovesse verificare il mancato rispetto degli standard qualitativi fissati.
Ciò premesso, allo scopo di poter disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'onorevole si è provveduto ad interessare la società Poste italiane la quale, in merito alla nuova organizzazione dei centri postali operativi delle province di Sassari, Nuoro e Oristano che provocherebbe «momenti di piena emergenza» ed una notevole contrazione dei posti di lavoro, ha precisato quanto segue.
Nelle citate province, come su tutto il territorio nazionale, è in atto una ristrutturazione organizzativa di tutti i centri operativi postali di smistamento del corriere che prevede, tra l'altro, l'acquisizione e la meccanizzazione da parte dei maggiori centri di meccanizzazione postale delle lavorazioni in precedenza svolte manualmente presso i minori centri operativi postali.
Tale riorganizzazione - secondo quanto precisato dalla società stessa - comporta, in linea generale, la necessità di adeguare gli impianti meccanizzati alle nuove richieste di un servizio tecnologicamente teso a soddisfare le esigenze di incremento della produttività e della qualità dei servizi offerti alla clientela, permettendo, inoltre, anche un considerevole recupero di costi.
In particolare, Poste italiane ha fatto presente che per l'anno corrente è prevista


Pag. XII

la concentrazione presso il centro di meccanizzazione di Cagliari delle lavorazioni di smistamento della corrispondenza dei centri operativi postali di Sassari, Oristano e Nuoro.
L'azienda Poste ha, poi, reso noto che, anche in questo caso, ha valutato e monitorato ogni aspetto del problema, dai tempi di percorrenza necessari all'accentramento delle lavorazioni in un unico sito, ad una maggior speditezza nella lavorazione del corriere peraltro assicurata dal centro di meccanizzazione postale di Cagliari che non è stato ancora dotato di impianti di nuova generazione essendo quelli in uso idonei a fronteggiare i maggiori flussi di traffico previsti.
Al riguardo, la stessa azienda ha precisato che presso i centri postali operativi di Oristano, Sassari e Nuoro saranno, comunque, mantenuti l'ufficio di recapito, il servizio trasporti e il servizio accettazione grandi clienti e, soltanto presso gli ultimi due, anche la lavorazione del corriere prioritario in arrivo.
Stando a quanto riferito dalla società Poste italiane il nuovo assetto organizzativo non comporterà la riduzione delle unità applicate, ma soltanto una diversa e più appropriata utilizzazione delle stesse, anche attraverso adeguati processi di riqualificazione professionale, nel medesimo stabilimento o presso altre strutture operanti nella stessa provincia.
La medesima società, inoltre, a completamento d'informazione, ha precisato che la temuta «carenza strutturale stimata in almeno 150 unità nella sportelleria» nella provincia di Sassari, non trova riscontro nei dati aziendali; infatti, nel periodo estivo, al fine di fronteggiare la maggiore richiesta di prestazioni derivante dagli intensi flussi turistici, è stato necessario predisporre il potenziamento del presidio degli uffici postali operanti nel territorio mediante l'assunzione di circa 60 unità per il servizio di sportello e di altre 40 unità per il servizio di recapito.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

RAISI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
in data 4 dicembre 2001 veniva sottoscritto un verbale di accordo dall'UGL, dall'Unione Industriali di Roma e di Telecom Italia S.p.A., per la costituzione in seno a quest'ultima azienda delle rappresentanze sindacali unitarie - RSU - così come previste dall'accordo interconfederale del 20 dicembre 1993;
precedentemente, in data 9 ottobre 200l, era stato sottoscritto un verbale di accordo, di analogo contenuto, anche dalle organizzazioni sindacali SLC-CGIL, FIST-Cisl e UILTE-UIL, per le medesime finalità;
al punto 1) dei suddetti verbali di accordo si legge testualmente: «Le unità produttive sono concordemente definite ed individuate negli ambiti territoriali descritti ed elencati nelle tabelle allegate» che «per ciascuna unità produttiva sarà costituita una sola RSU»;
la commissione elettorale, all'uopo istituita, con nota del 20 febbraio 2002, dava inizio alle procedure per l'elezione delle predette RSU, disponendo la suddivisione in 3 collegi elettorali del territorio corrispondente alle unità produttive Rete e Retail per l'Emilia Romagna, nonché in 2 collegi elettorali per l'unità produttiva DATACOM;
tale suddivisione, è stata adottata in totale spregio al suddetto accordo interconfederale 20 dicembre 1993, nonché ai sopra richiamati accordi, sulla base di quest'ultimo stipulati;
prontamente, la UGL, con lettera 26 febbraio 2002 a firma del segretario regionale, signor Paolo Palmieri, denunciava l'arbitraria suddivisione dell'unità produttiva RETE Emilia Romagna in n. 3 collegi elettorali, con l'attribuzione a ciascuno di essi di un numero prestabilito di RSU da eleggere, nonché l'assenza del proprio rappresentante, signor Iarrera Saya Alessandro, alla riunione oggetto di contestazione;


Pag. XIII


pertanto, l'UGL, conformemente all'accordo confederale e ai verbali di accordo sopra richiamati, in data 7 marzo 2002 presentava la propria lista dei candidati, rispettivamente per le unità produttive denominate RETE, RETAIL, DATACOM come da relative ricevute rilasciate dal rappresentante della commissione elettorale;
con lettera 8 marzo 2002 l'Ugl, precedentemente invitata al ritiro della propria lista elettorale, dichiarava formalmente di non provvedere in tal senso, con riserva di adire le vie legali e di presentare ricorso al comitato dei garanti;
nella riunione della commissione elettorale dell'11 marzo 2002, quest'ultima deliberava la definitiva esclusione delle liste presentate dall'UGL, in quanto «non conforme relativamente alle suddivisioni delle candidature nei collegi, a quanto previsto dal comunicato di indizione delle elezioni»;
in data 12 marzo 2002, l'UGL, in persona del suo segretario regionale, presentava ricorso innanzi al comitato dei garanti, avverso la suddetta decisione;
con provvedimento reso in data 11 aprile 2002, il suddetto comitato dei garanti dichiarava i predetti ricorsi accolti a maggioranza;
tuttavia, le operazioni elettorali venivano portate a compimento, sulla base dell'illegittima ripartizione in più collegi elettorali delle citate unità produttive, e nonostante la palese ed arbitraria esclusione della lista dei candidati presentati dall'UGL;
la Telecom Italia S.p.a, con comunicazione del 20 maggio 2002 inviata alle varie organizzazioni sindacali, rendeva noto che a seguito dell'accoglimento dei suddetti ricorsi da parte del Comitato dei garanti non poteva riconoscere le nomine dell'RSU;
successivamente, seguivano numerosi contatti e incontri tra i vari rappresentanti delle diverse organizzazioni sindacali, sollecitati dalla stessa UGL al fine di trovare un'eventuale soluzione comune ed unitaria al problema insorto;
nel frattempo, la Telecom Italia Spa, contrariamente alla precedente decisione assunta e senza riferire alcunché all'UGL, convocava le RSU elette;
pertanto, la UGL inviava una richiesta urgente d'incontro alla Telecom Italia Spa, ciò anche in considerazione del fatto che il sindacato autonomo SNATER aveva fatto circolare in azienda dei volantini, nei quali veniva sottolineato che «finalmente» la stessa Telecom aveva convocato le RSU;
stante la situazione di obiettiva illegittimità venutasi a creare, il segretario nazionale dell'UGL, con lettera spedita il 24 settembre 2002, si rivolgeva alle organizzazioni sindacali SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL in persona dei rispettivi segretari nazionali, sollecitando un ulteriore incontro tendente a risolvere, anche politicamente, la vicenda;
anche detto tentativo non sortiva alcun effetto favorevole per la UGL, la quale, essendo stata esclusa dalle elezioni della RSU, nonostante l'illegittimità di queste ultime, poiché svoltesi in palese contrasto al citato accordo interconfederale del 20 dicembre 1993, così come ai predetti accordi del 4 dicembre 2001 e 9 ottobre 2001, di fatto non può esercitare liberamente e pienamente la propria attività sindacale ed è privata dell'irrinunciabile diritto di rappresentanza dei propri iscritti nei confronti dell'azienda;
infine, l'UGL, con lettera del 7 ottobre 2002 invitava le diverse organizzazioni sindacali a un ulteriore riunione, anche al fine di discutere l'eventuale indizione di nuove elezioni per le rappresentanze sindacali unitarie in seno a Telecom Italia spa, per le unità produttive Emilia Romagna;
tuttavia, anche in questa occasione la ricorrente doveva registrare l'assoluta mancanza di volontà delle altre organizzazioni sindacali, le quali, unitariamente, con lettera del 9 ottobre 2002, comunicavano


Pag. XIV

la loro «impossibilità a essere presenti», ribadendo la piena legittimità delle elezioni già svoltesi -:
se non ritenga che nella vicenda descritta vi sia stata una violazione dei diritti sindacali e, in caso affermativo, quali iniziative di propria competenza intenda adottare.
(4-04728)

Risposta. - Si ritiene anzitutto opportuno premettere che i problemi relativi all'organizzazione delle proprie strutture ed alle attività aziendali rientrano nella esclusiva competenza degli organi di gestione della società Telecom, nei confronti dei quali il Governo non ha alcuna possibilità di intervenire.
Tuttavia, allo scopo di disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'onorevole nell'atto parlamentare in esame, non si è mancato di interessare la predetta società Telecom la quale ha significato di aver ritenuto di non avere titolo ad intervenire in merito ai contrasti verificatisi nella regione Emilia Romagna tra le organizzazioni sindacali UGL da un lato, e FIST e UILCom dall'altro - insorti in occasione delle elezioni delle RSU del 2002 - trattandosi di questioni inerenti i rapporti interni alle organizzazioni sindacali medesime.
L'azienda ha precisato, infatti, di aver ritenuto opportuno mantenere tale atteggiamento di neutralità dandone comunicazione alle parti interessate con lettera del 20 maggio 2002 nella quale auspicava che la controversia, culminata nel frattempo con un ricorso da parte dell'UGL avverso le commissioni elettorali RSU Retail - Rete - Datacom Emilia Romagna, potesse avere una rapida e positiva soluzione.
Trascorsi tre mesi dalle elezioni, a seguito delle quali si era proceduto alla formale comunicazione dei nominativi degli eletti, la situazione non aveva, invece, avuto sviluppi positivi, per cui considerato che la pronuncia del Comitato dei garanti - che pure aveva accolto il ricorso presentato dall'UGL - non aveva l'efficacia di annullare le avvenute elezioni, l'azienda si è dovuta far carico degli obblighi previsti dalla normativa in tema di relazioni con le rappresentanze dei lavoratori ed ha proceduto alla convocazione delle RSU delle unità produttive emiliane, dando avvio alla procedura di mobilità
ex lege 223/1991, e successive integrazioni e modificazioni, definita a livello nazionale anche con la UGL comunicazione in occasione degli accordi del 27 e 28 maggio 2002.
In merito alla vicenda in parola, la società Telecom, nell'auspicare una soluzione soddisfacente per tutte le parti coinvolte ha, tuttavia, sottolineato di non poter accettare il blocco delle proprie dinamiche organizzative e delle connesse relazioni industriali a livello nazionale e locale; al fine, pertanto, di favorire una stabile definizione dei rispettivi interessi, l'azienda si è dichiarata disposta anche a permettere la ripetizione delle elezioni nonostante la circostanza possa comportare una perdita di efficienza produttiva.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

RANIERI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da alcune settimane si svolgono in Iran manifestazioni giovanili e studentesche che pongono il problema di uno sviluppo democratico del Paese;
grandi erano le aspettative dell'Italia e dell'Unione europea nei confronti dei settori riformisti della dirigenza iraniana;
l'affermazione di un Iran democratico, rispettoso dei diritti, impegnato in una politica di pace e di dialogo con i propri vicini e schierato contro la minaccia terroristica costituisce obiettivo essenziale per la stabilizzazione e la pace nell'intera regione -:
qual è il quadro informativo sulla situazione in Iran di cui dispone il Governo e quali le sue valutazioni;


Pag. XV


se il Governo italiano abbia espresso alle autorità iraniane il convincimento del nostro Paese della necessità di un dialogo con i movimenti giovanili per affrontare i problemi che essi pongono;
se siano stati compiuti opportuni passi verso il Governo iraniano per sollecitare un fattivo impegno per favorire l'ulteriore evoluzione ed il consolidamento dello stato di diritto e della democrazia in Iran.
(4-06670)

Risposta. - Le manifestazioni studentesche in Iran, che questo Ministero ha seguito e segue con particolare attenzione, sono tuttora oggetto di interpretazioni diverse da parte degli analisti più addentro alle vicende iraniane. Non vi è infatti completa unanimità di giudizio nel valutarne la reale portata, nonché il potenziale destabilizzante che tali manifestazioni studentesche potrebbero attivare.
A livello europeo, si è tuttavia sostanzialmente concordi nel valutare ancora preminente il ruolo del Parlamento come centro propulsore del movimento riformatore.
Se da una parte si è certamente affaticato il piglio riformista originario del Presidente Khatami, non vi sono dubbi sulla forza, centralità ed impegno del potere legislativo nel portare avanti le istanze di rinnovamento della società iraniana, sia pure con i forti vincoli derivanti dalla complessa architettura istituzionale iraniana.
Le proteste studentesche, seppur rilevanti ai fini di una valutazione del grado di dissenso verso la dirigenza esistente nelle università della capitale, raffigurano soprattutto il senso di malessere diffuso per la mancanza di prospettive di una popolazione universitaria che costituisce la prima vittima degli effetti di una congiuntura economica non brillante, che sta compromettendo le possibilità di crescita del sistema, minando le possibilità di allocazione delle risorse umane che proprio dagli atenei promanano a ritmi impressionanti, ogni anno.
In sostanza, gli studenti hanno catalizzato le esigenze di una buona parte della società iraniana insoddisfatta della situazione economica e del crescente grado di incertezza sotto il profilo occupazionale. A questo stato di cose, si aggiunge un sentimento crescente di sfiducia nei confronti del progetto riformista del Presidente Khatami che, soprattutto agli occhi dei più giovani, si delinea sempre più come movimento volto ad una difficile, se non impossibile, conciliazione dei precetti islamici tipici dell'ordinamento sciita con i principi ispiratori dei sistemi di tradizione democratica occidentale.
Per questi motivi è da ritenere che la protesta studentesca non rappresenti al momento un tentativo organizzato di veicolare un progetto politico alternativo a quello propugnato nelle sedi istituzionali, tuttora alimentato da un immutato impegno di gran parte del Parlamento a realizzare una riforma condivisa tra le varie forze politiche in campo.
È certamente vero, d'altro canto, che l'Iran sta attraversando una fase delicata sotto il profilo interno, ma soprattutto internazionale, in ragione degli sviluppi nella regione che hanno mutato le condizioni preesistenti e possono aver alimentato presso alcune aspettative di cambiamenti subitanei anche a scapito del mantenimento dell'ordine interno.
Ecco perché è senz'altro opportuno continuare a vigilare acché il consolidamento del processo democratico in atto nel Paese non venga compromesso da dinamiche destabilizzanti che potrebbero determinare - in considerazione della peculiare struttura istituzionale iraniana - pericolose involuzioni nel processo di apertura in corso.
Il Governo italiano non ha peraltro mai mancato di sottolineare con le Autorità iraniane la necessità di evitare una repressione violenta delle manifestazioni in questione, invitando le Autorità di Teheran ad affrontare con spirito costruttivo le rivendicazioni dei manifestanti, interpretandole come il segnale di un processo di progressiva acquisizione di coscienza delle prerogative che la società deve detenere in un contesto veramente democratico.
Quanto ai passi compiuti per favorire il consolidamento dello stato di diritto e della


Pag. XVI

democrazia in Iran, l'Italia, che con l'Iran ha un rapporto eccellente e di profondo, mutuo rispetto, è da diversi anni impegnata con i partners dell'Unione europea nel mantenimento di un dialogo critico, ma costruttivo, che si prefigge la piena integrazione dell'Iran su un piano di completa parità nella comunità internazionale, nella convinzione che tale sviluppo possa determinare positive ricadute sotto il profilo del rafforzamento della democrazia e delle riforme.
A conferma di ciò, è da sottolineare che nel dicembre dello scorso anno è stato avviato un dialogo strutturato UE-Iran sui diritti umani che prevede l'attiva ed ampia partecipazione non solo di esponenti governativi ma anche di esperti, accademici e rappresentanti del mondo delle Organizzazioni non governative e della società civile sia da parte europea che da parte iraniana.
La terza sessione del dialogo avrà luogo nella seconda metà di settembre e l'Italia, cui incombe la principale responsabilità organizzativa dell'evento in qualità di Presidente in esercizio dell'Unione, ha già proposto, con l'unanime consenso di tutti i
partners, agli interlocutori iraniani, come temi specifici di confronto ed approfondimento, quelli relativi alla libertà di espressione e di associazione, anche in considerazione della grande attualità che tali problematiche rivestono in relazione ai recenti avvenimenti evocati nell'atto parlamentare in oggetto.
Da parte italiana si opererà ogni sforzo affinché l'esercizio in corso possa conseguire risultati concreti sul fronte della promozione e tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali nel Paese e non si mancherà di richiamare l'attenzione degli interlocutori iraniani sulla centralità che tali questioni rivestono nel quadro generale dei rapporti con l'Unione Europea, convinti tuttavia che non si possa prescindere dal mantenimento di quel dialogo franco e aperto che ha sortito effetti positivi e che potrà favorire ulteriori aperture.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

ROCCHI. - Al Ministro delle comunicazioni, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
un cittadino italiano disabile ha fatto domanda per partecipare al gioco a quiz del programma televisivo «l'Eredità»;
questa trasmissione va in onda sul primo canale della Rai;
il cittadino si è visto negare la possibilità a partecipare a tale gioco. La motivazione addotta è che all'interno dello studio non c'è spazio per ospitare sedie a rotelle;
la Rai è un'azienda pubblica che svolge un servizio pubblico;
l'assenza di strutture idonee ad accogliere i disabili è fortemente lesivo del principio di uguaglianza, dei diritti inviolabili dell'uomo e della dignità sociale. Diritti questi garantiti dalla Costituzione;
esistono più di cinquecento atti normativi riguardanti i disabili e i portatori di handicap proprio per favorire, tutelare e non emarginare queste categorie di persone. Tali norme sono inoltre dirette ad eliminare qualsiasi barriera, da quelle architettoniche a quelle culturali, che impediscono la libertà e l'uguaglianza dei cittadini -:
quali iniziative intendano prendere per eliminare questa grave forma di discriminazione dovuta all'inefficienza, al mancato rispetto della legge e all'inadeguatezza del servizio pubblico.
(4-06068)

Risposta. - La concessionaria RAI - interessata in merito a quanto rappresentato dall'onorevole nell'atto parlamentare in esame - ha precisato che l'individuazione e la selezione dei concorrenti al gioco a quiz del programma televisivo «L'Eredità», fa capo alla società Magnolia s.r.l.
Tale società, da parte sua, nel sottolineare la complessità del meccanismo di selezione dei partecipanti, che peraltro implica la valutazione di molteplici requisiti, ha dichiarato di non aver mai rifiutato a


Pag. XVII

priori la candidatura di potenziali concorrenti disabili e di non aver mai asserito che all'interno dello studio di registrazione non c'è posto per ospitare sedie a rotelle.
Tuttavia, la società RAI ha rilevato che, effettivamente, la struttura delle scene non consentiva la collocazione di una sedia a rotelle in una postazione di gioco, al fine di eliminare tale inconveniente, pertanto, il centro di produzione di Milano ha provveduto ad adeguare l'impianto scenografico attraverso la realizzazione di una pedana mobile a pompe idrauliche che, a partire dal 26 maggio 2003, consente ad eventuali concorrenti portatori di handicap la mobilità assistita da sedia a rotelle.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

ROTUNDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i termini per la presentazione delle domande per la restituzione dell'accise sul gasolio (lire 112 al litro) spettante agli autotrasportatori per il primo semestre del 2001 sono scadute lo scorso 31 ottobre;
a causa di una insufficiente informazione e di una inadeguata assistenza, risulta all'interrogante che molte istanze sono state presentate dagli operatori con ritardo;
ciò comporterà che molti autotrasportatori, in Puglia e nel Salento, perderanno importanti risorse con ripercussioni negative sui conti aziendali e possibili ricadute negative sui livelli occupazionali -:
se e quali provvedimenti intenda adottare il Governo al fine di scongiurare tale rischio che penalizzerebbe ingiustamente la categoria degli autotrasportatori.
(4-01355)

Risposta. - Con l'interrogazione cui si risponde l'interrogante chiede di sapere quali provvedimenti si intendono adottare affinché siano accolte le istanze presentate da parte degli operatori del settore del trasporto per usufruire del beneficio di cui all'articolo 25 della legge n. 388 del 2000, istanze pervenute all'Ufficio tecnico di finanza - UTF - successivamente alla data del 31 ottobre 2001.
Al riguardo, considerato che il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 9 ottobre 2001, con il quale è stata fissata in lire 112 per litro di gasolio la misura definitiva della restituzione dell'accisa da accordare al settore del trasporto di persone e merci per il periodo 1o gennaio-30 giugno 2001, è entrato in vigore il giorno della sua pubblicazione (12 ottobre 2001) e tenuto altresì conto dei principi contenuti nella legge 27 luglio 2000, n. 212 recante disposizioni in materia di statuto del contribuente ed in particolare del principio sancito dall'articolo 3, comma 2, l'Agenzia delle dogane ha riferito di aver adottato apposite istruzioni operative affinché fossero prese in considerazione tutte le dichiarazioni presentate entro il sessantesimo giorno successivo alla data del 12 ottobre, ossia entro il giorno 11 dicembre 2001.
Per completezza di esposizione si rappresenta che i successivi interventi normativi hanno riguardato la restituzione delle accise sul gasolio spettante agli autotrasportatori per periodi successivi al primo semestre del 2001.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Manlio Contento.

RUGGERI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
un ragazzo di dodici anni, portatore di handicap «da tutori» e frequentante la seconda media alla scuola Giuseppe Verdi di Gazzuolo della provincia di Mantova, pare sia stato discriminato nei suoi diritti;
in più occasioni non ha mai potuto partecipare alle gite scolastiche e, nella fattispecie, a quella del 21 marzo 2003 -:
se tutto ciò corrisponda a verità, quali responsabilità sussistano e quali iniziative


Pag. XVIII

intenda prendere, perché nel futuro non si verifichi mai più la violazione della parità dei diritti per un portatore di handicap e, quindi, l'umiliazione del ragazzo e della sua famiglia.
(4-05946)

Risposta. - La scuola ha sempre cercato di fare il possibile per facilitare l'inserimento e l'apprendimento dello studente che, dotato di buona intelligenza, perfettamente in grado di seguire le lezioni, presenta una grave disabilità motoria per una paraplegia da spina bifida, malattia questa che comporta purtroppo anche ulteriori problemi non sempre gestibili soltanto dal ragazzo, che rifiuta qualsiasi tipo di aiuto da parte di persone esterne all'ambito familiare.
In previsione della frequenza dell'allievo alla scuola media, anche il comune di Gazzuolo, sensibile ai diversi problemi legati al mondo scolastico, ha provveduto a suo tempo a predispone l'ambiente per accogliere il ragazzo in maniera adeguata; sono stati, infatti, costruiti uno scivolo e il bagno attrezzato per le persone disabili e sono stati trasferiti a piano terra i laboratori, perché l'alunno ne potesse fruire senza difficoltà.
Per sopperire alle continue assenze per visite mediche e controlli, due docenti si sono offerti di recarsi a casa dello studente, per offrirgli il supporto necessario a colmare le lacune, particolarmente in matematica e lingua straniera.
Per quanto riguarda le attività non curricolari, l'alunno ha partecipato lo scorso anno ad attività sportive e teatrali organizzate dalla scuola e quest'anno al corso di nuoto (10 lezioni) presso la piscina di Bozzolo, senza discriminazione alcuna.
Circa la partecipazione dell'allievo a uscite brevi o alle gite scolastiche, quale quella svoltasi il 21 marzo 2003 nella zona di Torre d'Oglio in occasione della giornata mondiale dell'acqua, occorre precisare che il problema si è posto in quanto la famiglia pone come condizione che lo studente partecipi con le stesse modalità degli altri alunni, ed in particolare, senza l'utilizzo della sedia a rotelle, che il ragazzo rifiuta assolutamente di usare al di fuori dell'ambiente familiare, o di altro supporto specifico per lui predisposto. Pur nella piena consapevolezza del valore educativo delle gite scolastiche, è risultato, pertanto, estremamente difficile per la scuola garantire la necessaria sicurezza per il ragazzo.
La scuola ha comunque posto ogni impegno, soprattutto nell'ultimo periodo dell'anno scolastico, per favorire la partecipazione dello studente a diverse attività didattiche, la più significativa delle quali è stata per l'allievo l'interpretazione di un personaggio nella recita di fine anno scolastico, svoltasi nel teatro Giacometti di Gazzuolo.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

ANTONIO RUSSO e VITALI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
allo stato viviamo una grave insicurezza sociale, anche per l'assenza di personale qualificato delle forze dell'ordine dislocato sul territorio, finalizzato alla prevenzione dei reati nonché alle investigazioni dei reati consumati;
è notorio che numerosi operatori di polizia giudiziaria, peraltro tra i più esperti sottufficiali, appartenenti a tutti i corpi, svolgono funzioni burocratiche presso gli uffici giudiziari e, quindi, alle dipendenze e disponibilità dei magistrati, spesso, trasferiti su diretta richiesta di questi ultimi;
il personale di polizia giudiziaria, presso i comandi territoriali, è adibito esclusivamente all'attività di notifica degli atti giudiziari e ciò per la carenza dei messi notificatori -:
quanti siano a tutt'oggi gli operatori di polizia giudiziaria (carabinieri, polizia di Stato, guardia di finanza, polizia penitenziaria) distaccati presso gli uffici giudiziari;
quali siano per il futuro i programmi finalizzati al recupero di esperti operatori


Pag. XIX

di polizia giudiziaria dai ruoli impropri per ricollocarli alla naturale attività di difesa dello Stato e dei cittadini.
(4-00477)

Risposta. - Il personale delle Forze di polizia che svolge la propria attività presso le procure della Repubblica rientra negli organici delle sezioni di polizia giudiziaria, stabiliti ogni due anni con decreto interministeriale.
Con decreto interministeriale del 25 febbraio 2003, sottoscritto dai Ministri della giustizia, dell'interno, della difesa e dell'economia, è stata disposta la determinazione degli organici delle Sezioni di polizia giudiziaria, per il biennio 2001-2002 e di sanatoria per il pregresso biennio 1999-2000.
Attualmente sono previste in servizio presso le sezioni di Polizia giudiziaria delle procure della Repubblica 5.064 unità (di cui 2.018 della Polizia di Stato, 2.016 dei Carabinieri e 1.030 della Guardia di finanza).
Tali contingenti corrispondono a specifiche previsioni normative, e, quindi, non sono ipotizzabili piani di recupero autonomi da parte delle singole Forze di polizia.
Per quanto concerne, invece, l'impegno in attività di notificazione di atti giudiziari da parte di operatori di polizia giudiziaria in forza presso uffici territoriali, e quindi non in servizio nelle sezioni cui si è fatto cenno, va precisato che tale attività non è esattamente quantificabile, in quanto occasionale e contingente; essa, comunque, talora è connessa al complesso di attività di controllo del territorio e di investigazione cui quel personale è preposto.
In ogni caso, le recenti modifiche apportate alla disciplina delle certificazioni dalle legge n. 128 del 2001 («
Pacchetto Sicurezza») e 438/2001 («Misure di contrasto del terrorismo») sono finalizzate, tra l'altro, a ridurre tali oneri per il personale titolare di funzioni di polizia giudiziaria.
In particolare, ai sensi dell'articolo 148 codice di procedura penale (come modificato dalla legge 128 del 2001), le notifiche degli atti sono eseguite dall'ufficiale giudiziario ed il giudice può disporre che le stesse siano eseguite dalla polizia giudiziaria solo nei procedimenti con detenuti.
E ancora, mentre in passato nei casi di urgenza il giudice poteva disporre, anche su richiesta di parte, che le persone diverse dall'imputato fossero avvisate o convocate a mezzo del telefono indifferentemente a cura della cancelleria o della polizia giudiziaria, il nuovo testo dell'articolo 149 del codice di procedura penale (come modificato dalla legge 438 del 2001) indica come competente per le notifiche vigenti a mezzo del telefono e del telegrafo unicamente la cancelleria.
Attualmente, quindi, solamente il Pubblico ministero nel corso delle indagini preliminari può ricorrere per le notificazioni alla polizia giudiziaria (articolo 152 del codice di procedura penale).
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

ANTONIO RUSSO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere:
se risulti vero che l'amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, dopo il positivo esito del collaudo, condiziona la sottoscrizione della concessione, per le imprese aggiudicatarie di concessione per il gioco del bingo ai sensi del decreto ministeriale dell'11 luglio 2001, al preventivo pagamento della penale dell'importo di euro 1.000 al giorno prevista all'articolo 52, comma 48 della legge n. 448 del 28 dicembre 2001, a far data dal 14 dicembre 2001 e fino alla data effettiva dello svolgimento del collaudo;
se risultano legittimi tale previa richiesta di pagamento e tale condizionamento della sottoscrizione della concessione, visto il decreto ministeriale dell'11 luglio 2001 recante la graduatoria delle concessioni, vista la normativa vigente sulla modalità di partecipazione alla gara per l'assegnazione della concessione per il gioco del bingo, sul regolamento del gioco, sulla convenzione tipo per l'affidamento in concessione della gestione del gioco del


Pag. XX

Bingo nonché la normativa vigente sulla procedura riguardante la contestazione ed il pagamento delle sanzioni amministrative.
(4-02283)

Risposta. - Il documento cui si risponde concerne il pagamento della penale di 1.000 euro al giorno, a far data dal 14 dicembre 2001 e fino alla data effettiva dello svolgimento del collaudo, che sarebbe chiesto dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato per la sottoscrizione delle concessioni per la gestione delle sale destinate al gioco del «Bingo».
Al riguardo, in via preliminare, occorre ricordare che gli assegnatari per il rilascio delle concessioni di cui trattasi sono tenuti ad approntare le sale debitamente attrezzate e funzionanti per il collaudo da parte dell'Amministrazione entro centocinquanta giorni dalla data di pubblicazione del decreto contenente la graduatoria delle concessioni per la gestione delle sale destinate al gioco del «Bingo» (decreto direttoriale 11 luglio 2001, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale 16 luglio 2001, n. 163).
Qualora non si è in grado di rispettare i termini predetti è possibile ottenere la proroga degli stessi «dietro» pagamento di una penale di 1.000 euro al giorno da computare fino alla data della successiva richiesta di collaudo (articolo 52, comma 48, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, come modificato dall'articolo 15-
bis del decreto legge 28 dicembre 2001, n. 452, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2002, n. 16).
La proroga può essere ottenuta per un periodo massimo di novanta giorni, decorrenti dalla data di scadenza del citato termine - centocinquanta giorni dalla data di pubblicazione del decreto 11 luglio 2001 - solo nel caso di comprovato inizio dei lavori.
Ciò posto, la competente Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, ha riferito che, in ossequio alla predetta disposizione normativa, la penale nei confronti degli assegnatari delle concessioni viene richiesta soltanto nel caso in cui gli interessati chiedono la proroga del termine per completare i lavori.
È il caso di segnalare che la penale in questione non ha natura sanzionatoria, come potrebbe intendersi dalla lettura dell'interrogazione, in quanto non è conseguente a comportamenti illegittimi dei soggetti destinatari, bensì consente agli stessi, nel loro interesse, di mantenere la posizione di aggiudicatari delle concessioni bingo, prorogando i termini stabiliti dal decreto direttoriale 11 luglio 2001. Poiché tali termini sono stati posti essenzialmente a garanzia degli interessi erariali sottesi all'attivazione delle sale-bingo, è ragionevole ritenere che la penale stessa, rapportata ai giorni di proroga concessa, sia stata voluta dal legislatore per compensare il mancato introito erariale derivato dal ritardo nella attivazione delle sale.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Manlio Contento.

ANTONIO RUSSO. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
la regione Campania ed in particolare le province di Napoli e Caserta hanno subito gravissimi ed irreparabili danni all'agricoltura, in particolare ai frutteti del tipo pesco, albicocco, ciliegio ed anche il melo, per le consistenti gelate avvenute nella notte tra il 7, 8 e 9 aprile 2003;
le autorità locali hanno, nella immediatezza, comunicato e documentato la circostanza agli enti preposti;
la regione Campania ha richiesto lo stato di crisi nonché lo stato di calamità straordinaria;
dette circostanze sono state comunicate anche al ministero delle risorse agricole e forestali -:
ritenuto che i danni sono ingenti, quali provvidimenti intenda adottare a difesa dei coltivatori delle province di Napoli e Caserta.
(4-06166)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato nell'interrogazione concernente le


Pag. XXI

eccezionali gelate che nei primi giorni di aprile 2003 hanno colpito i territori delle province di Napoli e Caserta, si fa presente che con decreto ministeriale del 23 giugno 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, n. 152 del 3 luglio 2003, è stato dichiarato lo stato di calamità.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

ANTONIO RUSSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che sul territorio nazionale, in ambienti esterni alla politica, si stia organizzando l'acquisto e, quindi, il controllo esterno del voto, attraverso la possibilità di fotoregistrazione a mezzo di telefoni cellulari con microcamera -:
come intenda il Ministro difendere la segretezza del voto evitandolo da ipotesi di inquinamento esterno con i criteri ed i mezzi innanzi indicati.
(4-06291)

Risposta. - Il problema sollevato dall'onorevole è di grande interesse, perché riguarda la materia dell'elettorato attivo nella quale confluiscono i delicatissimi principi della tutela della libertà individuale, della manifestazione di pensiero e della intangibilità e segretezza del diritto di voto, principi cardini delle democrazie moderne.
Le moderne tecnologie, i continui progressi della scienza e le legittime esigenze di snellimento delle procedure, volte anche ad estendere l'ambito dell'elettorato attivo (si pensi al delicato problema di una possibile trasmissione telematica di un voto a distanza), richiedono una sempre maggiore attenzione agli aspetti connessi alla segretezza del voto.
Per quanto concerne, in particolare, la possibile registrazione digitale di immagini all'interno della cabina elettorale, recentemente il Ministro dell'interno Pisanu, con apposita circolare, ha dato disposizioni proprio per scongiurare e perseguire eventuali tentativi di violazione della segretezza del voto.
Infatti, pur disponendo di idonee misure ed adeguate strutture di protezione che garantiscono il rispetto del principio di libertà e segretezza del voto, non si può escludere l'utilizzo di apparecchiature che, proprio per le loro ridotte dimensioni, sono facilmente occultabili.
D'altro canto, i presidenti di seggio non possono effettuare perquisizioni personali nei confronti degli elettori né procedere al sequestro di apparecchiature di registrazione, in mancanza di specifiche disposizioni che consentano di effettuare tali operazioni presso gli uffici elettorali di sezione.
In tale contesto, la circolare ha previsto l'affissione, all'interno di ogni sezione elettorale, di un apposito avviso contenente il divieto di utilizzare i telefoni cellulari provvisti di fotocamera o altre apparecchiature per la registrazione di immagini all'interno delle cabine elettorali. Nello stesso manifesto dovrà essere precisato che, qualora si verifichino fenomeni di condizionamento del voto, questi potranno essere perseguiti dall'autorità giudiziaria penale ai sensi degli articoli 86, 87, 88 e 90 del decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570.
Al riguardo, si segnala che le situazioni riconducibili a tali fattispecie, verificatesi nelle recenti elezioni amministrative, hanno formato oggetto di tempestiva informativa all'Autorità giudiziaria.
Nel riconoscere la particolare delicatezza della questione posta nel documento parlamentare si evidenzia che il procedimento elettorale è disciplinato, con particolare rigore, dalle norme attualmente vigenti e che, pertanto, solo nella sede parlamentare si potranno affrontare ulteriormente le problematiche sollevate.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

PAOLO RUSSO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella Casa circondariale di Poggioreale gran parte della popolazione carceraria


Pag. XXII

è rappresentata da cittadini extracomunitari provenienti in prevalenza dall'Africa del Nord;
i cittadini extracomunitari suddetti, non avendo il conforto della famiglia lontana, per sostenersi economicamente svolgono vari lavori all'interno della struttura carceraria;
i lavori predetti se da un lato rispondono alle previsioni dei regolamenti carcerari, di fatto si concretizzano in un servizio tuttofare a vantaggio dei detenuti più abbienti;
il servizio de quo quando si svolge all'interno dei reparti di alta sorveglianza o sicurezza, finisce per rappresentare, ad avviso dell'interrogante, una forma velata di sottomissione non tollerabile -:
se non ritenga opportuno accertare - nell'ambito dei propri poteri d'indirizzo e di controllo - se il servizio svolto dagli extracomunitari predetti non si traduca di fatto in una palese violazione dei diritti umani e dei nostri precetti costituzionali;
quali iniziative intenda intraprendere nell'immediato affinché sia garantito ai detenuti extracomunitari di svolgere i lavori di cui sopra nel pieno rispetto dei diritti costituzionalmente garantiti e senza subire vessazioni di alcun genere.
(4-06015)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in disegno, si rappresenta che, sulla base di ciò che è stato comunicato dalla direzione della Casa Circondariale di Napoli Poggioreale, quanto sostenuto dall'interrogante non sembra corrispondere al vero.
Infatti, alla data del 4 luglio 2003, a fronte di una presenza di 1.936 detenuti, gli extracomunitari ristretti presso il suddetto istituto sono 164, con una prevalenza di detenuti provenienti dai paesi del Nord Africa, segnatamente Marocco (16), Tunisia (17) Algeria (18).
Sono, peraltro, in aumento le presenze di detenuti albanesi (18) e di altri paesi africani (nigeriani per un totale di 18 unità).
Gli extracomunitari svolgono effettivamente «servizi domestici»; il numero complessivo di detenuti lavoranti di 55 unità così impiegati: 1 barbiere, 4 casermieri, 12 inservienti infermieri, 3 porta-vitto e 35 scopini.
In particolare, per quanto riguarda l'affermazione contenuta nell'interrogazione secondo la quale il lavoro svolto dai detenuti stranieri finisce per rappresentare «
una forma velata di sottomissione non tollerabile e finisce per tradursi in una palese violazione di diritti costituzionalmente garantiti», si fa presente che la direzione della casa circondariale di Napoli Poggioreale assicura imparzialità e trasparenza nelle assegnazioni al lavoro, avvalendosi anche del gruppo di osservazione e trattamento dell'istituto; le attività lavorative vengono peraltro svolte sotto il costante controllo del personale di polizia penitenziaria.
Sono inoltre favorite tutte le iniziative trattamentali finalizzate ad accelerare il processo di reintegrazione e reinserimento, di rieducazione alla legalità ed alla vita sociale, allo scopo di superare le differenze linguistico-culturali che impediscono di avere prima coscienza dei propri diritti, limitando, altresì, l'accesso ai benefici previsto dall'ordinamento penitenziario.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.

RUSSO SPENA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
l'Avis di Castellammare, dopo la messa in liquidazione da parte di Finmeccanica, è stata ceduta alla Diupidi Ambiente;
Finmeccanica e Ansaldo-Breda di concerto con la nuova proprietà, varavano un contratto di solidarietà, con l'impegno che nel mese di maggio 2001 si sarebbe reimpiegato l'intero organico della fabbrica;


Pag. XXIII


Ansaldo-Breda si impegnava a trasferire parte di una commessa acquisita (riparazioni di carrozze FS) all'Avis di Castellammare, per il rilancio delle attività;
a tutt'oggi i lavoratori dell'Avis sono ancora a regime di contratto di solidarietà e gli accordi tra Finmeccanica e Dipiudi Ambiente e sindacato sono stati disattesi -:
se non valutino di intervenire affinché siano fatti rispettare gli impegni intrapresi al momento della cessione dell'Avis alla nuova proprietà Dipiudi Ambiente.
(4-00954)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in discorso, si comunica l'esito degli accertamenti effettuati dalla direzione provinciale del lavoro di Napoli.
Si fa presente, in via preliminare, che la società AVIS S.p.a., il cui capitale sociale era detenuto interamente dalla società Finmeccanica, svolge l'attività di riparazione e ristrutturazione di materiale rotabile per conto di Enti pubblici e di privati nello stabilimento sito in Castellammare di Stabia, alla via Napoli, n. 269.
La stessa fu acquistata, all'inizio dell'anno 1997, dalla Finmeccanica nel contesto del passaggio dell'intero comparto ferroviario della
ex Efim, con riserva, da parte della Finmeccanica, di mantenere in vita le attività della società Avis solo nel caso di esito positivo delle azioni di risanamento del settore trasporti.
Tuttavia sia gli elevati costi di trasformazione che quelli fissi di gestione hanno determinato negli ultimi cinque anni notevoli perdite di esercizio costringendo gli amministratori a procedere alla messa in liquidazione volontaria della società Avis S.p.a. con decorrenza 23 dicembre 1999.
La predetta società a seguito della messa in liquidazione ha proceduto a sottoscrivere con le organizzazioni sindacali, in data 20 dicembre 2000, un accordo in base al quale ha avviato le procedure per ottenere la CIGS per crisi aziendale, per il periodo dal 23 dicembre 1999 al 23 dicembre 2000, per un numero medio di circa 80 unità e la mobilità finalizzata al pensionamento per gli aventi diritto. Tali procedure sono state autorizzate dall'INPS e messe in atto.
Alla scadenza del periodo di CIGS (23 dicembre 2000), la società AVIS S.r.l. e le parti sociali, in attuazione dell'accordo del 20 dicembre 2000, hanno convenuto di ricorrere ai contratti di solidarietà per tutto il personale occupato. Si è fatto ricorso a tale ammortizzatore sociale alfine di non procedere alla dichiarazione di esubero di circa il 50 per cento del personale occupato evitando così soluzioni traumatiche che tra l'altro avrebbero provocato la dispersione di un importante patrimonio di competenze e di specializzazioni nel ramo della riparazione e ristrutturazione di materiale rotabile.
A seguito della vendita della società AVIS S.p.a. alla società Dipiudi-Ambiente S.p.a., in data 1o aprile 2001, è stata revocata la messa in liquidazione della soc. AVIS e, dal mese di maggio, sono stati ridotti i contratti di solidarietà, fino ad arrivare ad un numero di 20.
In data 23 dicembre 2001, alla scadenza dei contratti di solidarietà, tutte le unità sono rientrate a tempo pieno ed indeterminato.
Alla data di giugno 2003, la società AVIS S.p.a., a seguito pensionamento di 8 dipendenti, occupava alle proprie dipendenze n. 1 dirigente, n. 19 impiegati e n. 53 operai.
La stessa ditta ha ricevuto le seguenti commesse:
in data 5 marzo 2003 dalla Società Trenitalia business unit carrozze - acquisti decentrati - per la revisione ciclica di n. 16 carrozze cuccette per un importo di euro 3.521.000,00;
in data 10 aprile 2003 dalla società Trenitalia divisione trasporto regione Lombardia per la installazione di impianti e la ristrutturazione degli interni di n. 30 carrozze per un importo di euro 1.381.000,00.

Le predette commesse aggiunte a quelle ancora in atto per un residuo di euro 3.379.000,00 garantiscono alla Società in parola un portafoglio di ordini pari a complessivi euro 8.881.000,00 ed un'attività produttiva di oltre un anno.


Pag. XXIV


Pertanto la predetta società per far fronte al previsto incremento produttivo, in data 16 gennaio 2003, presso l'Unione degli industriali della provincia di Napoli ha firmato un accordo con le organizzazioni sindacali, con il quale è stata prevista l'assunzione, nell'anno 2003, di n. 20 addetti alla produzione, oltre all'effettuazione di investimenti riguardanti impianti, macchinari, attrezzature e miglioramento degli ambienti di lavoro.
Si fa presente, infine, che in merito agli accordi con la società Ansaldo Breda, attualmente niente è stato ancora realizzato.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

RUSSO SPENA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la funzione pubblica e il coordinamento dei servizi di informazione e sicurezza. - Per sapere - premesso che:
il sindacato USI/RdB-Ricerca, con nota in data 1o ottobre 2002, ha comunicato al presidente dell'istituto nazionale di Statistica quanto segue:
«con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, in data 1o agosto 2002, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 201 del 29 agosto 2000, è stata approvata la delibera del consiglio dell'istituto nazionale di statistica, contenente il regolamento di organizzazione del medesimo istituto;
l'articolo 7, comma 2, del predetto regolamento statuisce che "la direzione generale e i dipartimenti costituiscono uffici dirigenziali generali... (che)... possono essere articolati in direzioni centrali e servizi";
l'articolo 3, comma 4, lettera e), demanda al consiglio, su proposta del presidente dell'Istat, la preposizione dei dirigenti alla direzione generale e ai dipartimenti, mentre il successivo articolo 9, comma 2, lettera d), demanda al direttore generale e ai direttori di dipartimento la preposizione dei dirigenti alla direzioni centrali;
l'articolo 8, comma 5, infine, statuisce che la preposizione agli uffici dirigenziali può avere una durata compresa tra i due e i sette anni ed è rinnovabile;
con delibera in data 21 agosto 2000, il consiglio dell'Istat, su proposta del Presidente, provvedeva alla nomina, per la durata di anni due, a decorrere dal 1o ottobre successivo, del direttore generale, in persona del dottor Giuseppe Perrone, e di quattro direttori di dipartimento che, a loro volta, nominavano, per la stessa durata di anni due, i direttori centrali;
nella seduta del 10 settembre 202, il Consiglio dell'Istat avrebbe deciso che vengano congelati tutti gli incarichi dei responsabili degli uffici dirigenziali (direttore generale, direttori di dipartimento e direttori centrali) fino al 31 marzo 2003";
dal verbale del Consiglio dell'Istat della successiva riunione del 23 settembre 2002, si apprende che lo stesso consiglio avrebbe votato:
a) le "variazioni da apportare agli atti regolamentari e agli AOG (anticipato)";
b) i "provvedimenti riguardanti i responsabili degli uffici dirigenziali generali dell'Istituto (posticipato)";
c) la nomina, in regime di "congelamento" fino al 31 marzo 2003, del direttore generale, dei direttori di dipartimento e dei direttori centrali;
in pratica, il Consiglio avrebbe sostanzialmente emendato il regolamento approvato il 1o agosto 2000 in ordine alla durata minima degli incarichi (ridotta da 2 anni a sei mesi) e alla nomina dei direttori centrali (effettuata direttamente dallo stesso Consiglio e non più dai direttori di dipartimento), dando, come sembra, immediata esecutività al provvedimento, senza attendere la ratifica dello


Pag. XXV

stesso da parte del Presidente del Consiglio dei ministri» -:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero e, in caso affermativo, se gli organi di vigilanza siano al corrente delle deliberazioni adottate dal consiglio dell'Istat ovvero abbiano fornito il loro assenso preventivo;
se la vigente legislazione preveda l'istituto del «congelamento» delle cariche degli organismi dirigenziali dell'ente pubblico di statistica;
se i Ministri interrogati ritengano le suddette deliberazioni legittime e conformi alla legge, per quanto attiene alla loro esecutività, in assenza di ratifica formale e sostanziale da effettuarsi con il prescritto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri e, in caso affermativo, quale la fonte giuridica che legittimerebbe il contenuto dei suddetti atti deliberativi e, in caso contrario, quali provvedimenti si intendano adottare per ripristinare la legalità all'interno dell'Istat;
se si ritenga infine chiedere all'Istat il significato, la valenza e la funzione della determinata anticipazione e posticipazione, di cui alla delibera 23 settembre 2002, che non ha alcun riferimento in fatto e in diritto.
(4-04085)

Risposta. - Al riguardo si rappresenta quanto segue:
a) le modifiche apportate al regolamento di organizzazione dell'Istat con le deliberazioni in questione sono coerenti con lo spirito e la ratio delle disposizioni della legge n. 145/2002, con le quali è stato modificato l'articolo 19 del decreto legislativo n. 165/2001, con particolare riferimento alle modalità di attribuzione degli incarichi dirigenziali e al periodo di durata degli stessi;
b) dalla disposizione di cui all'articolo 27 del decreto legislativo n. 165/2001 - che prevede per tutte le pubbliche amministrazioni l'obbligo di adeguarsi alle disposizioni dettate dalla legge per la dirigenza dello Stato - consegue la necessarietà dell'adeguamento del regolamento dell'Istituto ai principi stabiliti dall'ordinamento per l'attribuzione degli incarichi dirigenziali. Ciò sotto i due profili sopra evidenziati (durata degli incarichi e modalità di conferimento degli stessi);
c) la prima deliberazione (10 settembre 2002) è stata approvata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8 novembre 2002, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 300 del 23 dicembre 2002. Il decreto di approvazione della seconda deliberazione (23 settembre 2002) è stato firmato in data 28 aprile 2003 ed è attualmente in corso di registrazione;
d) l'attribuzione degli incarichi dirigenziali secondo la nuova disciplina, effettuata dal Consiglio di amministrazione dell'istituto, in pendenza dell'approvazione delle delibere di cui trattasi, è questione rientrante nella competenza del consiglio di amministrazione medesimo ed ha costituito, nella scelta dei tempi, un'autonoma valutazione discrezionale del medesimo consesso. Va rilevato comunque che detta valutazione è stata di fatto necessitata da circostanze oggettive quali la scadenza imminente degli incarichi in essere; la necessità di evitare l'attribuzione di incarichi dirigenziali da parte di un consiglio di amministrazione prossimo alla scadenza; l'opportunità di evitare, con il regime della prorogatio, solo il compimento degli atti di ordinaria amministrazione. Si è trattato quindi di una valutazione condivisibile - in linea con i principi desumibili dalla legge n. 145/2002 - che ha portato di fatto esclusivamente alla «conferma», per un periodo limitato, degli incarichi dirigenziali in atto in attesa del rinnovo del consiglio di amministrazione dell'Istituto.
Il Ministro per la funzione pubblica: Luigi Mazzella.

RUSSO SPENA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella mattina del 31 marzo 2003 è transitato lungo l'asse viario più trafficato della città di Palermo, viale Regione Siciliana


Pag. XXVI

in direzione Trapani, un imponente corteo di mezzi militari in assetto di guerra composto da: 2 camion, 10 carri armati dell'esercito italiano, e i mezzi di scorta dei carabinieri -:
se il ministro sia a conoscenza di quanto sopra esposto e se il sindaco di Palermo e il prefetto siano stati informati del transito dei mezzi suddetti;
quali ragioni si intenda fornire circa gli avvenimenti verificatisi e se ciò non sia in palese contraddizione rispetto alla dichiarata non belligeranza del nostro Paese;
se i mezzi sopraindicati erano diretti all'arsenale di Isola delle Femmine che dovrebbe essere in disuso e, se ciò non corrispondesse al vero, si chiede di conoscere l'esatta destinazione dei mezzi in questione.
(4-05934)

Risposta. - La colonna, scortata da pattuglie motorizzate del Comando provinciale dei Carabinieri di Palermo, era costituita dai seguenti mezzi ruotati: 1 minibus; 2 VM90 (veicoli fuoristrada); 1 furgone; 10 blindo «Centauro» sprovviste di armamento secondario e con equipaggi disarmati.
I mezzi, partiti dalla caserma «Cascino» in Palermo erano destinati alla caserma «Giannettino» in Trapani, in attesa dell'imbarco, il giorno successivo, su un cargo che li avrebbe trasportati in Campania ove, presso il Polo di mantenimento pesante sud di Nola, dovevano essere sottoposti a interventi manutentivi specialistici.
Al riguardo, si sottolinea che:
il comando provinciale dei carabinieri era a conoscenza di tale attività;
era stato emanato il preavviso di transito di veicoli eccezionali nei confronti dell'ANAS e del Centro operativo autostrade di Palermo.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

RUSSO SPENA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la signora Caminita Margherita, una anziana donna italiana, si trova da marzo 1998 trattenuta nel Regno Unito in forza del «Mental Healt Act» perché ritenuta affetta da demenza senile (infermità non documentata o verificata) e ciò contro la sua volontà, risultante da prove scritte e dichiarazioni registrate, di tornare in Italia, a Palermo, nella sua casa, per riunirsi con la sua famiglia;
in Italia esistono servizi sanitari adeguati alla sua presunta infermità e, pertanto, il suo trattenimento nel Regno Unito risulta ancora più ingiustificato e contro ogni legge;
la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea riconosce a tutti i cittadini europei diritti quali la libertà (articolo 6), il rispetto della propria vita privata e familiare (articolo 70), la non discriminazione per l'età o gli handicap (articolo 21), la possibilità di condurre, in quanto anziani, una vita dignitosa e indipendente (articolo 25), la possibilità, in quanto disabili, di essere reinseriti nella vita della comunità (articolo 26), l'accesso alle prestazioni sociali e di protezione per la malattia e alle relative cure mediche (articoli 34 e 35), tutti diritti oggi negati alla signora Caminita;
il trattato dell'Unione europea, inoltre, garantisce la libera circolazione delle persone (articolo 2) e il rispetto dei diritti dell'uomo, delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto così come espressi nella convenzione europea per la salvaguardia dell'uomo e delle libertà fondamentali (articolo 6), diritti negati alla signora Caminita che, contro la sua volontà, è costretta a rimanere nel Regno Unito;
sarebbe auspicabile che il Parlamento europeo svolgesse un'indagine su tale episodio -:
quali iniziative il Governo italiano intenda promuovere affinché la signora Caminita possa tornare in Italia.
(4-06646)


Pag. XXVII

Risposta. - La delicata situazione della signora Margherita Caminita, attualmente ricoverata in una casa di cura per anziani presso Bedford in Gran Bretagna, sotto la continua supervisione dei servizi sociali della contea del Bedfordshire, è eseguita da tempo con la massima attenzione sia dal Ministero degli esteri che dall'ambasciata d'Italia a Londra e dal vice consolato a Bedford.
Tale situazione trova le sue origini nel periodo in cui la signora Caminita conviveva in questo Paese con suo figlio Francesco Errante. Il signor Errante fu arrestato nel 1998 in Gran Bretagna con l'accusa di gravi maltrattamenti e lesioni aggravate, nei confronti della madre. La magistratura britannica affidò quindi ai servizi sociali della zona di Bedford la cura della signora Caminita e conferì con apposito decreto agli stessi servizi le funzioni di «parente prossimo» dell'anziana donna, incapace di essere autonoma sia per l'età avanzata, sia per gli abusi subiti dal figlio. Per sottrarsi al giudizio del competente tribunale inglese il signor Errante fuggì dalla Gran Bretagna nel marzo del 1999, prima del relativo processo, fatto che - secondo il diritto britannico - ha impedito lo svolgimento del processo stesso a suo carico (l'ordinamento britannico non prevede infatti la celebrazione in contumacia).
Alla luce di quanto precede, la signora non può considerarsi sotto sequestro. La sua permanenza in Gran Bretagna, in una casa di riposo, appare necessaria alle competenti Autorità britanniche per evitarle di ricadere nelle stesse situazioni di abuso che ebbe a soffrire prima dell'intervento in suo favore della magistratura e dei servizi sociali del Regno Unito.
La signora Caminita è una persona anziana, provata dal complesso rapporto con suo figlio, e in uno stato che necessita di assistenza specializzata. Si aggiunge che nell'attuale casa di riposo ella è stata trasferita a seguito di una serie di minacce ed intimidazioni che i dirigenti di una precedente istituzione di ricovero avevano ricevuto dal signor Errante, (analoghe minacce sono state ricevute anche dal vice console di Bedford). Il signor Errante, allo stato dei fatti, si è sottratto al normale corso della giustizia inglese, rendendosi latitante, e qualora dovesse, tornare nel Regno Unito, sarebbe arrestato.
Per questi motivi, i servizi sociali britannici cercano di evitare ogni rapporto fra la signora Margherita ed il figlio. Ma non esiste alcun impedimento alle relazioni con gli altri suoi congiunti. Ad esempio, la signora ha regolari e frequenti contatti telefonici con suo fratello Pietro, che vive a Firenze ed ha sempre espresso la massima gratitudine alle competenti Autorità britanniche ed all'ufficio consolare di Bedford per l'assistenza fornita alla sorella.
L'affidamento della signora Caminita alle Autorità locali viene periodicamente rinnovato con pronuncia del giudice competente, con il consenso dell'interessata che viene al riguardo appositamente ascoltata. Anche negli incontri avuti con rappresentanti del vice consolato di Bedford la signora è apparsa sempre soddisfatta dalla sistemazione e dall'assistenza fornitele.
Fintanto che il signor Errante non si sottoporrà al processo a suo carico pendente nel Regno Unito, la signora Caminita non potrà essergli nuovamente affidata (né pare che alcun parente prossimo intenda prendersene cura). La magistratura inglese cerca per questa via di tutelare l'incolumità e gli interessi dell'anziana signora. Un eventuale rimpatrio in Italia della predetta, su cui dovrebbe pronunciarsi il giudice britannico competente, sarebbe subordinato non soltanto alla volontà della signora di rientrare, ma anche alla possibilità di assicurarle adeguata assistenza e protezione nei confronti del figlio sino a quando la posizione di questi non venga definita in via giudiziaria con la normale celebrazione del processo e la presenza nel Regno Unito del signor Errante.
Nel dicembre 2001 la signora Caminita ha incontrato, presso la casa di riposo dove risiede, il signor Lorenzo Losi, rappresentante per la Gran Bretagna del Consiglio generale per gli italiani all'estero (organo di rappresentanza per le comunità emigrate). Il signor Losi ha parlato direttamente con la signora Caminita, con gli assistenti sociali e con alcuni legali britannici, traendo


Pag. XXVIII

l'impressione che ella sia ben assistita e che trovi il ricovero attuale di suo gradimento.
Alla vicenda si è anche interessato il deputato del Parlamento europeo, onorevole Giuseppe Di Lello, cui il vice consolato di Bedford ha sempre fatto pervenire elementi informativi aggiornati. L'onorevole Di Lello ha espresso il desiderio di poter a sua volta incontrare prossimamente la signora Caminita. Al riguardo sono già state contattate le Autorità locali in vista dell'autorizzazione necessaria. Al momento, la signora Caminita tiene periodici e regolari incontri con rappresentanti del vice consolato di Bedford, sia presso la casa di riposo ove è alloggiata, sia in occasione di eventi conviviali organizzati dalla locale missione cattolica.
In conclusione, l'ambiente dove è ospitata risulta essere gradevole; ella vi riceve un'ottima assistenza da parte del personale addetto; può comunicare in lingua italiana visto che molti ospiti della casa di riposo sono nostri connazionali; i servizi sociali provvedono a fornire al vice consolato a Bedford periodici rapporti sulle condizioni della Signora; tali servizi sono a carico del sistema assistenziale del Regno Unito.
Per quanto riguarda la normativa comunitaria, la libera circolazione delle persone costituisce uno dei diritti fondamentali garantiti dal diritto comunitario. L'articolo 18, paragrafo 1, del Trattato sulla Comunità Europea stabilisce che ogni cittadino dell'Unione ha il diritto di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri. Questi ultimi possono imporre restrizioni ma solo per motivi di ordine pubblico, di pubblica sicurezza o di sanità pubblica e secondo i termini e le condizioni stabiliti da un'apposita direttiva del Consiglio (n. 64/221/Cee del 25 febbraio 1964).
Inoltre l'articolo 2 della direttiva n. 73/143/Cee del 21 maggio 1973, relativa alla soppressione delle restrizioni al trasferimento ed a soggiorno dei cittadini degli Stati membri all'interno della Comunità, riconosce ai cittadini degli Stati membri il diritto di lasciare il territorio. Anche questa direttiva prevede che le deroghe possano essere previste solo per motivi di ordine pubblico, di pubblica sicurezza o di sanità pubblica.
Come segnalato dallo stesso onorevole interrogante, la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, nel riaffermare i diritti derivanti nella Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, riconosce ad ogni individuo il diritto alla libertà ed alla sicurezza (articolo 6), al rispetto della vita privata e familiare (articolo 7) nonché, specificamente per gli anziani, il diritto di condurre una vita dignitosa ed indipendente (articolo 25). La Carta stabilisce inoltre che ogni individuo ha il diritto di accedere alla prevenzione sanitaria ed ottenere cure mediche alle condizioni stabilite dalle legislazioni nazionali (articolo 35).
In considerazione di quanto precede, non sembrano ricorrere le violazioni di legge menzionate dall'Onorevole interrogante ed, al momento, non sono state intraprese, nello stesso interesse primario della signora, azioni specifiche per un suo rientro in Italia.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

RUSSO SPENA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il signor Vincenzo Rutigliano ha partecipato al 10o concorso per titoli per l'immissione nel ruolo dei volontari di truppa in servizio permanente dell'E.I., concorso pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 54 del 10 luglio 2001;
in sede di concorso l'Amministrazione aveva attribuito al Rutigliano un punteggio inferiore, escludendolo dalla graduatoria di merito;
il Rutigliano faceva ricorso al TAR del Lazio;
con nota prot. n. DGPM/1/3/841 del 4 aprile 2003 a firma del Direttore della Divisione, Paolotti Dott.ssa Maura, è stato comunicato al Rutigliano che con decreto


Pag. XXIX

dirigenziale n. 40 del 20 marzo 2003 del Ministero della difesa - Direzione Generale per il Personale Militare - 3o Divisione Reclutamento Volontari, in ottemperanza all'ordinanza del TAR Lazio n. 2615/02 del 20 maggio 2002, è stato inserito con riserva;
con l'ordinanza del TAR veniva sospesa l'efficacia del provvedimento con il quale il Rutigliano non era stato ammesso al concorso;
essendo risultato ammesso con riserva, il Rutigliano ha diritto ad essere assunto in servizio, configurandosi, in caso contrario, la più eclatante violazione del bando di concorso -:
quali siano i motivi della mancata immissione in ruolo del Rutigliano;
quali iniziative intenda assumere affinché venga riconosciuto il diritto all'immissione in ruolo del signor Rutigliano.
(4-06809)

Risposta. - In data 10 luglio 2001, è stato indetto, con bando pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 54, 4a serie speciale, un concorso per l'arruolamento di 5.475 volontari di truppa in servizio permanente nelle forze armate, incrementato di 3.151 unità con decreto ministeriale del 22 maggio 2002.
In data 26 febbraio il signor Rutigliano Vincenzo, aspirante volontario, veniva escluso dal concorso in argomento, ai sensi dell'articolo 2 del bando, in quanto, nell'ultimo documento valutativo quale volontario in ferma breve nell'esercito, l'interessato aveva ottenuto una qualifica finale inferiore a
«nella media».
Infatti, il citato articolo prevede come requisito indispensabile per poter partecipare al concorso l'aver «riportato nell'ultima scheda o rapporto informativo ... una qualifica non inferiore a
nella media o rendimento sufficiente».
Avverso il provvedimento di esclusione, il signor Rutigliano ha proposto ricorso giurisdizionale al T.A.R. Lazio.
Con ordinanza n. 2615 del 20 maggio 2002, il T.A.R. ha accolto la domanda incidentale di sospensione disponendo l'ammissione, con riserva, del ricorrente alla predetta selezione concorsuale.
In esecuzione della citata ordinanza, con decreto dirigenziale n. 40 del 20 marzo 2003, previa valutazione da parte della commissione esaminatrice, il signor Rutigliano è stato inserito, con riserva, nella graduatoria di merito del concorso, al posto 7.252-
bis con punti 19,70.
Tuttavia, poiché «il provvedimento cautelare col quale il giudice ordina l'ammissione con riserva ad un concorso di un candidato escluso non comporta anche la nomina sul posto messo a concorso in caso di utile collocazione del candidato nella graduatoria, in quanto in tale ipotesi la nomina potrà essere conseguita solo per effetto della sentenza di merito dichiarativa dell'illegittimità dell'esclusione» (Consiglio di Stato - Sezione V, 30 giugno 2000, n. 3229), il Rutigliano potrà essere assunto in servizio solo qualora il T.A.R. Lazio dovesse accogliere nel merito il ricorso pendente.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

RUZZANTE. - Al Ministro delle comunicazioni, al Ministro per gli italiani nel mondo. - Per sapere - premesso che:
il grande evento sportivo dei campionati mondiali di calcio rappresenta, tra l'altro, una delle più significative occasioni per rinsaldare il sentimento di appartenenza e di affetto per il paese di origine soprattutto per le vaste comunità di connazionali diffuse nel mondo;
in questa veste, ricopre particolare significato la possibilità di seguire le trasmissioni delle partite in collegamento con l'emittente nazionale, usufruendo del commento in lingua italiana nonché dei servizi di approfondimento sulla nazionale;
tale esigenza non è stata tenuta in considerazione dalla emittente pubblica, la quale ha acquisito i diritti di trasmissione dal gruppo Kirsch, escludendo la possibilità di ritrasmettere le immagini anche


Pag. XXX

oltre i confini nazionali così come, invece, sembra abbiano previsto altre emittenti nazionali -:
come valutino la situazione sopra descritta e se non ritengano di doversi adoperare, per quanto di loro competenza, affinché - almeno per il futuro - possa essere garantito alle nostre comunità all'estero la fruizione delle trasmissioni televisive di grandi eventi attraverso le concessionarie italiane, anche al fine di rafforzare il legame con il nostro paese e per dimostrare l'impegno e l'interesse concreto dello Stato italiano nei confronti dei propri connazionali nel mondo.
(4-03223)

Risposta. - La concessionaria RAI - interessata in merito, a quanto rappresentato dall'onorevole nell'atto parlamentare cui si risponde - ha comunicato che il gruppo KirchMedia titolare dei diritti di trasmissione della coppa del mondo, ha negoziato la cessione di tali diritti garantendo a ciascun broadcaster l'esclusiva di trasmissione nel proprio territorio: da ciò discende l'impossibilità per la RAI di inviare i propri segnali al di fuori del territorio nazionale.
La stessa RAI, nel significare di aver più volte rappresentato in fase negoziale la necessità di poter ritrasmettere le partite in contemporanea sul satellite, ha riferito che KirchMedia ha sempre risposto negativamente a tale richiesta.
Per quanto riguarda i Paesi extraeuropei, inoltre, la concessionaria ha precisato che KirchMedia è subentrata in un contratto stipulato dal precedente titolare dei diritti con i
broadcasters esteri che prevedeva l'esclusiva nei territori ceduti.
Al fine di poter venire incontro alle condivisibili aspettative dei nostri connazionali residenti all'estero la medesima RAI ha, anche recentemente, sottoposto al gruppo KirchMedia una richiesta volta ad ottenere la concessione per la ritrasmissione in Europa almeno delle partite della nazionale italiana, ottenendo tuttavia una ulteriore risposta negativa.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

RUZZANTE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in molte realtà della provincia di Padova vi è stato un incremento esponenziale della criminalità (come le numerose rapine nelle ville venete che riempiono tristemente le cronache dei giornali locali), non accompagnato da provvedimenti concreti di questo Governo che vadano nella direzione di garantire una maggiore sicurezza per i cittadini;
una delle misure idonee a questo scopo è quella di aumentare le forze dell'ordine sul territorio tramite la costruzione di nuove caserme;
tale misura permetterebbe sia una più efficace azione preventiva, che un adeguamento della dislocazione delle caserme in ragione degli aumenti della consistenza numerica di molte comunità nell'ambito della provincia di Padova;
vi sono moltissimi comuni della provincia di Padova, come il comune di Ponte San Nicolò (PD), che nonostante il sensibile aumento della propria popolazione non dispone ancora di una propria caserma dei Carabinieri;
tale situazione costringe la vicina Stazione dei Carabinieri di Legnaro (PD) a far fronte alle molteplici esigenze di prevenzione e di controllo di un territorio molto vasto (Legnaro, Ponte San Nicolò e Saonara);
il comune di Ponte San Nicolò, fin dal 1999, si è attivato per l'istituzione di una Caserma dei Carabinieri incontrando numerose difficoltà nel reperire le risorse necessarie alla sua realizzazione;
le problematiche relative al controllo del territorio, alla prevenzione ed alla repressione dei comportamenti malavitosi sono particolarmente sentite dai cittadini -:
cosa il Ministro intenda fare per contrastare il sensibile aumento di episodi criminali nel territorio della Provincia di Padova;


Pag. XXXI


se il Ministro sia a conoscenza delle gravi carenze di forze dell'ordine di alcune realtà della provincia di Padova nonostante l'istanza di maggiore sicurezza da parte dei cittadini;
quali iniziative concrete intenda adottare il Ministro per rendere possibile il reperimento delle risorse necessarie per la realizzazione della caserma dei Carabinieri presso Ponte San Nicolò.
(4-03682)

Risposta. - Rispondendo all'interrogazione parlamentare in discorso, si comunica che effettivamente i dati statistici disponibili, relativi alla provincia di Padova, denotano un incremento costante del numero complessivo dei reati denunciati negli ultimi anni, fino ai 34.977 censiti nel 2002, la gran parte dei quali costituiti da reati contro il patrimonio.
Infatti, i furti denunciati sono stati, in quella provincia, 22.693 nel 2002 (erano stati 19.465 l'anno precedente); nei primi quattro mesi del 2003 i furti sono stati 7.815 (erano stati 7.072 nello stesso periodo dell'anno precedente); le rapine sono state 489 nel 2002 (erano state 290 nel 2001), mentre nei primi quattro mesi del 2003 sono state 179 (erano state 146 nello stesso periodo dello scorso anno).
D'altra parte, però, le rilevazioni definitive del 2002 hanno, evidenziato sostanziali diminuzioni di alcune fattispecie criminose di particolare gravità.
Ad esempio, sono risultati in diminuzione i delitti contro la persona ed i reati indice di pressione della criminalità organizzata.
In particolare, gli omicidi sono stati 4 nel 2002 (tutti commessi nei primi quattro mesi dell'anno) contro i 14 del 2001; nei primi quattro mesi del 2003 gli omicidi sono stati 5, tutti ai danni di extracomunitari uccisi in occasione di risse o liti.
Le estorsioni denunciate sono state 23 nel 2002 contro le 30 del 2001; nei primi quattro mesi del 2003 ne sono state, però, denunciate 17 a fronte delle 7 dello stesso periodo dell'anno precedente (tale ultimo dato non è, però, da considerare, necessariamente di segno negativo, poiché potrebbe essere il segno di una maggiore propensione alla denuncia da parte delle vittime e, dunque, di una maggior fiducia nelle possibilità di contrastare il fenomeno).
I dati definitivi dello scorso anno denotano, inoltre, una diminuzione degli attentati incendiari e/o dinamitardi pari al 7 per cento rispetto al 2001 (3 soli episodi contro 10).
Risultano, tuttavia, in sensibile crescita anche gli indici relativi all'attività contro il crimine posta in essere dalle Forze di polizia.
In particolare, nei primi quattro mesi del 2003 sono state denunciate 2.851 persone, a fronte delle 2.557 denunciate nello stesso periodo dell'anno precedente (+11,49 per cento) e ne sono state arrestate 614 a fronte delle 517 (+18,76 per cento).
Sempre nel periodo dal 1o gennaio al 30 aprile scorsi sono state identificate 118.105 persone in occasione di posti di blocco o di altri servizi di polizia, con un incremento dell'8,7 per cento rispetto all'anno precedente; i controlli hanno interessato 95.598 autovetture, con un incremento del 12,74 per cento rispetto al 2001.
Per i servizi di prevenzione generale, il dispositivo di controllo del territorio della Polizia di Stato si è costantemente avvalso anche di contingenti del reparto prevenzione crimine «Veneto» della Polizia di Stato, che ha impiegato, nel 2002, complessivamente 1892 equipaggi, per un totale di 5676 unità; dal 1o gennaio al 30 aprile 2003 sono stati impiegati altri 376 equipaggi, per un totale di 1.128 unità.
Anche i reparti territoriali dell'Arma dei carabinieri sono stati regolarmente integrati da contingenti dei battaglioni mobili «Lombardia», «Puglia» e «Toscana» dell'Arma, per un numero complessivo di 180 militari.
Per quanto riguarda, comunque, il potenziamento delle Forze dell'ordine impegnate nella provincia, si informa che è in fase di elaborazione, presso il Ministero dell'interno, un progetto pilota di revisione e riallocazione dei presidi di polizia in tutto il territorio regionale, che riguarderà anche i relativi organici.


Pag. XXXII


Le prime ipotesi formulate dal gruppo di lavoro interforze che sta curando il progetto prevedono un incremento dei reparti dei carabinieri nella regione, con un potenziamento particolare delle Stazioni distaccate nei comuni di dimensioni minori.
In questo contesto, il 19 dicembre scorso è stato siglato un accordo tra il Ministero dell'interno e la regione Veneto, che prevede, tra l'altro, un concorso finanziario della stessa regione per interventi edilizi finalizzati alla redistribuzione dei presidi di polizia sul territorio e alla istituzione di nuovi.
Sono già state individuate 19 località nelle quali istituire, con carattere di priorità, nuove caserme dei carabinieri, secondo le indicazioni fatte pervenire dalle Autorità provinciali di pubblica sicurezza e dal Comando generale dell'Arma dei carabinieri.
Si tratta, per quanto riguarda la provincia di Padova, del comune di Ponte San Nicolò, nonché dei comuni di Cadonoghe, Montegrotto e Noventa Padovana; per quanto riguarda la provincia di Treviso, sono coinvolti i comuni di Carbonera, Casale sul Sile, Godeva S. Urbano e Villorba; per la provincia di Vicenza, i comuni individuati sono quelli di Marcon, Altavilla Vicentina, Caldogno, Creazzo, Ponticello Conte Otto, Torri di Quartesolo; per la provincia di Venezia, i comuni di Martellago, Pianigia e S. Maria di Sala; per la provincia di Verona, i comuni di Sona e Castel d'Azzano.
La regione Veneto finanzierà la realizzazione di 18 caserme ed ha già stanziato circa 3 milioni di euro in favore dei primi sette comuni, tra i quali quello di Ponte San Nicolò; nel corso del 2003 è previsto il finanziamento per altri cinque comuni e, presumibilmente nel 2004, per i rimanenti sei.
Per quanto riguarda, in particolare, la caserma di Ponte San Nicolò, è previsto un contributo regionale a fondo perduto a favore del relativo comune per un importo di 428.571 euro per l'acquisizione, il riadattamento ed il riuso degli immobili occorrenti.
Il Ministero è, pertanto, pronto agli adempimenti di competenza per l'istituzione di tale caserma.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

RUZZANTE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il nuovo sistema di giustizia internazionale, venutosi a creare con la nascita della Corte penale internazionale, è sotto attacco: gli Stati Uniti stanno cercando di garantire che i propri cittadini non siano sottoposti alla giurisdizione della Corte per genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra;
gli Stati Uniti stanno facendo pressioni sui Paesi di tutto il mondo perché sottoscrivano accordi tali da garantire l'impunità dei cittadini statunitensi davanti alla Corte penale internazionale (in molti casi il governo di Washington sta minacciando il ritiro dell'assistenza militare agli Stati che rifiuteranno di aderire);
la Corte penale internazionale è una parte essenziale del nuovo sistema di giustizia internazionale in quanto può aiutare a fermare l'impunità che ha consentito agli autori dei più gravi crimini contro l'umanità di sottrarsi a un'azione giudiziaria;
il 27 settembre 2002 la sezione italiana di Amnesty international ha inviato al Ministro degli affari esteri, Silvio Berlusconi, le 40.000 firme raccolte in appena una settimana in tutto il mondo - di cui oltre 3.200 in Italia - in calce ad un appello a sostegno della Corte penale internazionale (attualmente sono circa 65.000 le firme raccolte);
Amnesty international ha chiesto al Governo italiano di ribadire, nell'ambito dell'Unione europea, che questi accordi sono illegali rispetto al diritto internazionale e di impegnarsi perché né l'Italia né altri Paesi aderiscano a qualsiasi accordo


Pag. XXXIII

che consenta alle autorità statunitensi di sottrarsi agli obblighi stabiliti dal diritto internazionale, quali: svolgere indagini e azioni giudiziarie nei confronti di persone accusate di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra - così come definiti nello statuto della Corte penale internazionale - nei propri tribunali nazionali e nel pieno rispetto del diritto internazionale; consegnare alla Corte penale internazionale una persona incriminata, nel caso in cui i tribunali nazionali non possano o non vogliano svolgere le indagini e le azioni giudiziarie;
i Ministri degli esteri dell'Unione europea, che si sono riuniti il 30 settembre 2002 a Bruxelles, hanno preso una decisione di compromesso che di fatto apre la strada a nuovi «accordi dell'impunità» con gli Stati Uniti d'America, senza offrire sufficienti garanzie di salvaguardia dello statuto di Roma e della giustizia internazionale;
accordi in tal senso sono già stati conclusi con Afghanistan, Gambia, Honduras, Israele, Isole Marshall, Mauritania, Micronesia. Palau, Repubblica Dominicana, Romania, Tagikistan, Timor Est, Uzbekistan -:
se il Governo possa confermare che anche all'Italia gli Stati Uniti hanno chiesto di firmare un trattato o accordo - in base all'articolo 98 dello statuto di Roma - riguardante la consegna di cittadini statunitensi alla Corte penale internazionale e, nel caso in cui la risposta sia affermativa, quali siano i dettagli del trattato o accordo;
se vi sia da parte del Governo l'intenzione di firmare tale accordo e, nel caso in cui vi sia, per quali ragioni;
se il Governo abbia ricevuto un parere legale sulla compatibilità dell'accordo proposto con lo statuto di Roma e con il diritto internazionale, inclusi i trattati ratificati dall'Italia (per esempio la Convenzione di Ginevra del 1949) e, in caso di risposta affermativa, se possa informare il Parlamento sui contenuti di tale parere;
se il Governo, abbia preso in considerazione le risoluzioni adottate dal Parlamento europeo e dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, entrambe contrarie agli «accordi dell'impunità»;
se il Governo abbia verificato che le corti civili statunitensi abbiano giurisdizione su ogni singolo crimine previsto dallo statuto di Roma e se abbia accertato che i principi di responsabilità penale e difesa siano pienamente coerenti con il diritto internazionale consuetudinario;
se il Governo chiederà agli altri Stati di non firmare accordi di questa natura né con gli Stati Uniti né con altri Paesi.
(4-04225)

Risposta. - L'Italia è stata uno degli Stati più impegnati nel processo negoziale che ha portato nel 1998 all'adozione dello Statuto sulla Corte penale internazionale, ospitando la conferenza di Roma, adoperandosi ai fini dell'entrata in vigore dello Statuto e della sua universalizzazione e, dopo la sua entrata in vigore avvenuta il 10 luglio 2002, ai fini dell'effettività e dell'autorevolezza della Corte stessa. A tale riguardo, lo Statuto di Roma prevede che la Corte abbia una giurisdizione complementare rispetto alle giurisdizioni nazionali e che non abbia competenza retroattiva. Lo Statuto prevede inoltre severe ed articolate procedure di selezione dei candidati alla carica di giudice della Corte, la cui scelta è affidata agli Stati parte.
In questa sua azione, il Governo italiano ha sempre operato in stretto coordinamento con gli altri Stati membri dell'Unione europea, rientrando la Corte penale internazionale nell'ambito della cooperazione intergovernativa in materia di politica estera e di sicurezza comune.
Con riferimento alla sottoscrizione, in sede internazionale, di accordi «tali da garantire l'impunità dei cittadini statunitensi davanti alla Corte penale internazionale» tra le forme tipiche di cooperazione degli Stati nazionali con la Corte, lo Statuto ha disciplinato la richiesta di arresto e consegna di determinate persone (articolo 89). Nel disciplinare tale forma di cooperazione,


Pag. XXXIV

l'articolo 98 prevede che la Corte non può richiedere cooperazione a uno Stato, ove tale richiesta confligga con un obbligo di diritto internazionale assunto dallo Stato attraverso accordi internazionali, in materia di immunità diplomatica di persone o di beni. Ancora più ampiamente, il paragrafo 2 dell'articolo 98 prevede che la Corte non può presentare una richiesta di consegna che costringerebbe lo Stato richiesto ad agire in modo incompatibile con gli obblighi che gli incombono in forza di accordi internazionali (per esempio, nei confronti del personale inviato da altro Stato sul suo territorio).
In questi casi, la Corte, per poter richiedere la cooperazione allo Stato, dovrà preventivamente assicurarsi la revoca della immunità di diritto internazionale (articolo 98, paragrafo 1) o il consenso dello Stato di invio (articolo 98, paragrafo 2). Nulla osta pertanto, sotto il profilo tecnico giuridico, alla conclusione di accordi internazionali tra Stati aventi ad oggetto immunità personali. Una volta stipulati, questi accordi potranno eventualmente essere opposti dallo Stato fatto oggetto di richiesta di cooperazione con la Corte per rifiutare la consegna del personale coperto da immunità diplomatica e di quello in missione all'estero non coperto dall'immunità diplomatica. Si tratta, evidentemente, di una possibilità che lo stesso Statuto di Roma espressamente riconosce, prevedendo una disciplina
ad hoc nel caso in cui tali accordi siano effettivamente stipulati.
Si evidenzia infine che, in base allo Statuto istitutivo, la giurisdizione della Corte penale internazionale, si estende ai soli Stati parte, fatto salvo il caso in cui essa venga attivata su iniziativa del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in presenza di uno dei casi contemplati dal capitolo VII dello Statuto dell'ONU («minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale»). La distinzione tra Stati parte dello Statuto e Stati terzi riveste pertanto una importanza fondamentale nel modello di giurisdizione e di cooperazione giudiziaria delineato dallo Statuto di Roma. Non soltanto la giurisdizione della Corte penale internazionale ma gli stessi obblighi di cooperazione degli Stati con la Corte si estendono esclusivamente agli Stati parte.
Gli USA non hanno mai assunto la qualità di Stato parte ed hanno espressamente dichiarato (con atto unilaterale depositato il 6 maggio 2002 presso il segretariato generale ONU) di «non voler diventare parte del trattato».
Subito dopo l'entrata in vigore dello Statuto della Corte, il 10 luglio 2002, il Governo degli Stati Uniti ha avviato contatti bilaterali con un vasto numero di paesi, proponendo loro di sottoscrivere accordi bilaterali ai sensi dell'articolo 98, 2o comma dello Statuto, diretti ad assicurare l'esenzione dei rispettivi cittadini dalla giurisdizione della Corte. Tale proposta è stata avanzata, tra gli altri, a tutti i paesi membri dell'Unione europea, inclusa l'Italia, ed ai paesi candidati all'adesione.
Per parte sua il Governo italiano si è adoperato per il raggiungimento di una posizione comune europea sulla richiesta di Washington, posizione che mirava a contemperare l'esigenza di non intaccare la credibilità ed il funzionamento della Corte con quella di tenere conto di alcune preoccupazioni statunitensi.
In occasione del Vertice informale dei Ministri degli esteri dell'Unione europea del 30-31 agosto 2002, l'Italia ha sostenuto la necessità di avviare un approfondito esame tecnico della proposta USA. Nell'ambito di tale esercizio, i 15 hanno proceduto ad un inventario degli accordi bilaterali vigenti con gli Stati Uniti riguardanti lo
status del personale USA presente sul territorio dell'Unione europea.
Successivamente, nel corso della riunione del Consiglio affari generali dell'Unione europea, svoltasi a Copenhagen il 30 settembre 2002, è stato possibile, grazie anche al contributo costruttivo del Governo Italiano, raggiungere un'intesa tra i 15 su una piattaforma comune che tiene in considerazione alcune delle preoccupazioni espresse dal Governo USA. I contenuti dell'intesa raggiunta in ambito comunitario il 30 settembre sono stati illustrati al Governo USA dall'allora Presidenza danese dell'Unione europea.


Pag. XXXV


Alla luce dello spirito di cooperazione esistente tra Unione europea e Stati Uniti, la posizione comune non esclude la possibilità che gli accordi sopra indicati possano essere negoziati da parte degli Stati comunitari, pur auspicando un utilizzo degli strumenti internazionali preesistenti in materia. A tale scopo, essa contiene in allegato dei principi direttivi da tenere presenti nella eventuale negoziazione di tali accordi. Questi principi direttivi sono i seguenti: utilizzo degli accordi già vigenti in materia, multilaterali e bilaterali; non accettazione, nella loro attuale formulazione, degli accordi bilaterali proposti dagli Stati Uniti; assoluta garanzia di non impunità per gli autori di crimini internazionali; non applicazione degli eventuali accordi di consegna ai cittadini degli Stati parte dello Statuto della Corte penale internazionale; individuazione delle categorie di persone cui questi eventuali accordi si applicano (persone inviate dallo Stato inviante); clausola di limitazione temporale degli eventuali accordi; rispetto delle procedure costituzionali nazionali per la conclusione di tali accordi.
Successivamente alla predetta riunione del Consiglio affari generali, una delegazione statunitense
ad hoc, guidata dall'ambasciatore Marisa Lino, si è recata in talune capitali europee per scambi di opinioni sugli eventuali futuri accordi bilaterali di consegna. La delegazione statunitense, a Roma il 10-11 ottobre 2002, ha svolto incontri nei quali sono stati esaminati ed approfonditi taluni profili politici e giuridici della posizione comune europea.
Per parte loro l'Italia e l'Europa continueranno ad impegnarsi per favorire una più obiettiva percezione della Corte da parte di quei Paesi che ancora nutrono delle perplessità su questa nuova istituzione, con l'obiettivo di promuoverne la vocazione universale.
Sulla questione i partners comunitari continuano a mantenere uno stretto coordinamento sia a livello politico che a livello tecnico giuridico, anche attraverso un apposito gruppo di lavoro del Consiglio dell'Unione europea, che si occupa della Corte penale internazionale, nonché attraverso il gruppo di lavoro sul diritto internazionale pubblico.
Per quanto riguarda l'attuazione dello Statuto istitutivo della Corte penale internazionale si rappresenta che presso il Ministero della giustizia è stata costituita, con decreto interministeriale del 27 giugno 2002, una Commissione con l'incarico di approntare le norme necessarie per assicurare la cooperazione degli organi giurisdizionali italiani con la Corte e le norme sostanziali da introdurre nel nostro ordinamento per il perseguimento dei crimini di guerra, del genocidio e dei crimini contro l'umanità. Con decreto del 2 gennaio 2003 la Commissione è stata prorogata sino al 30 maggio 2003 per consentire l'ultimazione dei lavori.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.

RUZZANTE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
l'azienda rds la Guarnimec s.p.a. di Torreglia sta vivendo una grave crisi che ha portato alla riduzione del personale per mezzo della procedura di mobilità ex lege n. 223 del 1991 e alla chiusura dell'attività produttiva del «settore maniglie» nello stabilimento di Torreglia (Padova) con conseguente licenziamento di 46 dipendenti su un totale di 121 lavoratori;
la progressiva flessione del mercato nazionale ed internazionale è stata aggravata dalla costante diminuzione dei prezzi di vendita, dovuta in parte alla contrazione dei mercati ma soprattutto all'esasperata concorrenza nel settore dopo l'ingresso nel mercato europeo dei produttori dell'estremo oriente;
la cessazione delle attività produttive della divisione maniglie comporta la ristrutturazione anche di tutti i servizi organizzativi ed amministrativi collegati e connessi alle lavorazioni e produzioni che varranno a cessare completamente;


Pag. XXXVI


la proprietà, in una comunicazione inviata in data 8 gennaio 2003 alle rappresentanze sindacali, avrebbe affermato che «non ritiene possibile il ricorso ai rimedi alternativi previsti dalla legge, cassa integrazione o contratti di solidarietà o il ricorso ad un programma di repechage e neppure altre eventuali misure per limitare le conseguenze sul piano sociale» -:
se il Governo sia a conoscenza della grave situazione che stanno attraversando sia l'azienda che i dipendenti;
cosa il Governo intenda fare per tutelare i lavoratori e per impedire che l'unico sbocco di tale situazione sia la disoccupazione;
se il Governo abbia previsto misure di sostegno alle aziende produttrici colpite dalla crisi del settore;
se il Governo non ritenga opportuno predisporre dei piani di intervento in grado di affrontare questioni come queste verificatesi nella provincia di Padova, dato che affidarsi esclusivamente alle regole del mercato vuol dire condannare persone che hanno lavorato una vita alla disperazione.
(4-04975)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione indicata in discorso, da informazioni assunte dalla direzione provinciale del lavoro di Padova, è emerso quanto segue.
La ditta RDS Guarnimec S.p.a. stabilimento di Torreggia ha avviato, in data 10 gennaio 2003, una procedura di mobilità per n. 46 dipendenti, ai sensi della legge n. 223 del 1991, per soppressione dell'attività produttiva del settore «maniglie».
Successivamente, in data 24 marzo 2003, presso la sede della provincia di Padova, tra la società in parola e le organizzazioni sindacali di categoria, è stato raggiunto un accordo di chiusura della procedura di mobilità, che prevede il licenziamento per riduzione dell'attività lavorativa, di n. 42 lavoratori, a partire dal 26 marzo 2003 e comunque entro i termini di legge (120 giorni).
In attuazione di detto accordo, che prevede l'erogazione a ciascun lavoratore di una somma a titolo di incentivazione all'esodo, sono stati sottoscritti in sede sindacale, con la procedura di cui all'articolo 410 del codice di procedura civile, appositi verbali di conciliazione.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

RUZZANTE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 15 giugno 2003 verrà chiuso per lavori il ponte sulla S.S. 516 presso il comune di Ponte San Nicolò (Padova);
tali lavori sono finalizzati alla manutenzione e al miglioramento, dal punto di vista della sicurezza, di un'importante opera viaria che insiste su di un tratto stradale ad alta percorrenza di mezzi pesanti;
i lavori in questione saranno eseguiti dall'ANAS, su di un tratto di strada rimasto al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
alcuni esponenti di Alleanza Nazionale, il 24 maggio 2003 e il 25 maggio 2003 hanno avviato una raccolta di firme contro la chiusura del ponte sulla S.S. 516 (privi oltretutto della necessaria autorizzazione amministrativa e, anche se multati dai vigili urbani, hanno continuato in tale raccolta), avanzando forti sospetti sulla necessità di intervenire sul ponte, sulla direzione dei lavori e sulla progettazioni, mettendo in dubbio di fatto le valutazioni e l'operato dell'ANAS;
in alternativa alla chiusura del ponte, tali esponenti di Alleanza Nazionale propongono di aspettare il completamento della strada dei vivai (per la quale non vi sono ancora né i soldi, né il progetto esecutivo) o di autorizzare il transito sul ponte a corsie alternate, soluzioni che non considerano l'impellente bisogno di una rapida messa in sicurezza di tale opera viaria -:


Pag. XXXVII


se il Ministro possa confermare che la necessità delle opere di manutenzione del ponte sulla S.S. 516 presso Ponte San Nicolò sia stata stabilita dall'ANAS per l'incolumità e la sicurezza dei cittadini;
se il Ministro, ai fini della sicurezza, non ritenga inopportune sia la soluzione di attendere il completamento della strada dei vivai, che l'autorizzazione al transito dei veicoli sul ponte a corsie alternate mentre vengono svolti i lavori;
se il Ministro, vista l'importanza di quest'opera per la viabilità padovana, non ritenga opportuno, in occasione dei lavori di manutenzione, prevedere il raddoppio del ponte oramai del tutto insufficiente rispetto alla quantità di veicoli che percorrono la S.S. 516;
se il Ministro sia in grado di chiarire quando effettivamente partiranno i lavori per la strada dei vivai.
(4-06478)

Risposta. - L'Anas S.p.a. ha fatto conoscere che i lavori di completamento relativi all'impalcato del ponte sul canale Roncajette al km. 6+730 della strada statale «Piovese» si rendono necessari per la sicurezza degli utenti nonché per il mantenimento nel tempo della struttura del ponte stesso.
La tempistica e le modalità dei suddetti lavori sono stati concordati con gli enti locali interessati.
L'ANAS, poi, non ritiene possibile posticipare i lavori sul ponte in questione al completamento della strada «dei Vivai» in quanto il progetto per questo intervento si trova ancora nella fase dell'istruttoria tecnica.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Guido Walter Cesare Viceconte.

SAIA e RAISI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
si apprende che, in base ad un accordo sottoscritto dal ministero degli affari esteri italiano e l'Autorità nazionale palestinese, il ministero degli affari esteri italiano elargisce borse di studio a favore di studenti palestinesi, i quali, dopo un corso di lingua italiana, vengono dal ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca accolti presso diversi atenei italiani per frequentarne i corsi di laurea;
la borsa di studio di cui sopra corrisponde a circa 742 euro mensili, che vengono elargiti indipendentemente dagli esami che gli studenti beneficiari sostengono durante i vari anni accademici, e per tutta la durata degli studi;
se alla fine del corso di laurea lo studente beneficiario di borsa di studio non consegue la laurea non è tenuto al rimborso della somma elargita dalla Farnesina al fine di mantenerlo agli studi;
analoghe intese esistono tra l'Anp ed altri paesi dell'Unione europea. Nel caso specifico del Portogallo tuttavia, i benefici della borsa di studio cessano se il rendimento dello studente beneficiario non è soddisfacente;
in Italia il pagamento delle borse di studio a favore degli studenti inviati nella nostra nazione dall'Anp è totalmente svincolato dal rendimento degli studenti stessi, nè esiste altresì un meccanismo di controllo atto a verificare che chi percepisce queste borse di studio frequenti effettivamente con profitto i corsi di laurea presso l'Ateneo ospitante -:
e i Ministri interrogati siano a conoscenza di tale situazione;
se iMinistri interrogati non ritengano si debba istituire un sistema di verifica che vincoli il pagamento delle borse di studio al rendimento degli studenti beneficiari nei vari corsi di laurea intrapresi, analogamente a quanto accade per le borse di studio elargite dagli enti regionali per il diritto allo studio agli studenti italiani e comunitari.
(4-05356)

Risposta. - L'Autorità nazionale palestinese ha richiesto, per il tramite del consolato generale d'Italia in Gerusalemme,


Pag. XXXVIII

l'attivazione di iniziative e programmi di formazione in diverse discipline per gli anni 2002-2003, in favore di laureati e specializzati.
Gli importi delle borse variano in base alla tipologia degli studi; per un corso di laurea l'importo è di 774 euro, per un dottorato di ricerca 877 euro, per una specializzazione dell'area medica 956 euro.
In base alla normativa vigente (circolare n. 13 del 3 novembre 1994), nel caso di corsi di laurea, è richiesto il superamento di 3 esami per ottenere il primo rinnovo della borsa di studio ed il superamento di almeno tre degli esami previsti annualmente dal piano degli studi, per ottenere i rinnovi successivi, fermo restando il recupero degli esami pregressi. È consentito il rinnovo fino ad un periodo massimo di un anno fuori corso. Per i corsi post-laurea, il rinnovo è subordinato al superamento dell'esame di ammissione all'anno successivo.
Le verifiche avvengono entro il mese di luglio di ogni anno e prevedono che ciascun borsista debba produrre la seguente documentazione:
certificato rilasciato dall'università di appartenenza con il riepilogo degli esami superati;
fotocopia del libretto universitario;
fotocopia dell'ultimo aggiornamento del piano di studi;
dichiarazione rilasciata dal relatore della tesi o dal coordinatore del dottorato con l'indicazione della data di discussione della tesi finale;
documentazione a giustificazione di eventuali malattie o altri impedimenti che abbiano ostacolato il regolare andamento degli studi.

In coincidenza con le sessioni d'esami autunnali ed invernale vengono poi effettuati ulteriori controlli a campione che interessano il 25 per cento circa dei borsisti e che hanno lo scopo di appurare l'andamento generale della loro formazione.
Il mancato superamento degli esami annuali comporta - in assenza di gravi e documentate motivazioni - la sospensione della borsa di studio fino a revoca definitiva.
I controlli e la gestione delle borse sono demandati all'ufficio tematico della direzione della cooperazione allo sviluppo del Ministero degli affari esteri, competente per i programmi di formazione, che dispone di un'apposita banca dati e di personale specializzato per le attività richieste.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Mario Baccini.

SANDI. - Al Ministro delle attività produttive, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che, su disposizioni delle Poste Italiane Spa, l'ufficio postale di Arabba frazione di Livinallongo del Col di Lana (Belluno) chiude dal 14 aprile al 15 giugno per più giorni alla settimana;
tale chiusura arrecherà un danno economico agli operatori turistici e all'intera comunità in quanto Arabba è la località turistica con la più alta percentuale di turisti stranieri della provincia di Belluno, non solo nel periodo estivo ma per tutto l'anno e il periodo di chiusura indicato dalle Poste Spa coinciderebbe con una grande affluenza turistica di provenienza tedesca e austriaca;
i servizi di Banco Posta che l'ufficio postale offre ai cittadini sono nelle piccole comunità di grande importanza per le attività economiche e tale chiusura creerebbe una situazione di disagio soprattutto durante il periodo delle festività pasquali per l'intera cittadinanza;
la chiusura dell'ufficio postale ha visto gli operatori del settore turismo, i commercianti, i cittadini, le amministrazioni locali concordi nell'esprimere una seria preoccupazione per i sicuri disagi che ne derivano ed inoltre perché si teme che queste chiusure possano estendersi per tutto l'anno o addirittura determinare la definitiva chiusura dell'ufficio di Arabba -:


Pag. XXXIX


quali iniziative intendano assumere i Ministri interrogati per evitare che si verifichino i fatti descritti in premessa e di conseguenza tutelare l'economia dei piccoli centri.
(4-05960)

Risposta. - Al riguardo, nel far presente che si risponde per incarico della Presidenza del Consiglio dei Ministri, si ritiene opportuno far presente che a seguito della trasformazione dell'Ente poste italiane in società per azioni, il Governo non ha il potere di intervenire sulla gestione aziendale che, com'è noto, rientra nella competenza specifica degli organi statutari della società.
Tuttavia, allo scopo di disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'onorevole si è provveduto ad interessare la predetta società Poste la quale ha comunicato che, in effetti, era stato previsto un intervento di razionalizzazione nei confronti dell'ufficio postale di Arabba, frazione del comune di Livinallongo del Col di Lana (Belluno), consistente nella riduzione dell'orario di apertura al pubblico nel periodo 14 aprile-15 giugno 2003 in considerazione del fatto che la rilevazione dei dati sul traffico riguardanti l'anno precedente, aveva evidenziato, in tale periodo, un sensibile decremento dell'operatività dell'ufficio stesso che aveva fatto registrare una media di 14 contatti giornalieri.
L'iniziativa in parola - peraltro giudicata dalla società Poste reversibile - è stata sottoposta all'esame dei rappresentanti degli enti locali interessati, del consorzio albergatori della zona e dei competenti organi aziendali, nel corso di un apposito incontro durante il quale sono state messe in luce le potenzialità di sviluppo e la volontà dei partecipanti di valorizzare l'andamento produttivo dell'ufficio in parola, giudicate dalla società meritevoli di considerazione.
L'Amministrazione comunale ha manifestato la volontà di avviare un costruttivo rapporto di collaborazione con Poste italiane che potrebbe concretizzarsi nella stipula della convenzione «Piccoli comuni» e nell'affidamento di altre attività di
outsourcing; gli operatori economici della zona, in gran parte albergatori, si sono mostrati favorevoli ad istaurare rapporti, anche personalizzati, di reciproca collaborazione, mentre i residenti si sono dichiarati disponibili a valutare le opportunità offerte dai nuovi servizi postali e di bancoposta; l'amministrazione provinciale, infine, ha offerto la propria collaborazione per valutare ogni iniziativa idonea a favorire ed incrementare il flusso turistico sul territorio.
Alla luce della suddette prospettive la società Poste ha ritenuto opportuno soprassedere al previsto intervento di limitazione dell'apertura dell'ufficio e si è riservata di valutare l'opportunità di porre in essere eventuali modifiche organizzative solo dopo la verifica dei risultati raggiunti a seguito della concreta attuazione delle proposte avanzate.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

SANDI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
presso l'istituto tecnico P. Fortunato Calvi di Belluno si è concluso il 13 marzo 2003 un «corso pilota» per la guida del ciclomotore tenuto da una commissione tecnica composta da rappresentanti del Csa, delle forze dell'ordine, delle autoscuole e dell'Ancma costituita dall'amministrazione provinciale di Belluno, che ha messo in atto in via sperimentale le «Disposizioni integrative e correttive del Nuovo codice della strada»;
il corso tenutosi prima dell'entrata in vigore della normativa non consente di rilasciare un documento che ne certifichi la partecipazione, o il rilascio del «patentino» agli studenti che lo hanno seguito;
proprio a causa del mancato riconoscimento, da parte delle autorità competenti, dei corsi sperimentali si rende vano l'impegno che tutti gli organizzatori hanno svolto per la buona riuscita della sperimentazione -:
se i Ministri interrogati intendano assumere le necessarie iniziative affinché venga data la possibilità agli studenti di


Pag. XL

ricevere un attestato da parte dell'autorità competente comprovante la frequentazione del corso e porre rimedio ad una situazione che non favorisce l'applicazione della normativa vigente.
(4-06324)

Risposta. - Questo Ministero con nota protocollo 1122/A2 del 5 marzo 2002, ha segnalato all'attenzione dei direttori generali regionali la pubblicazione del decreto legislativo n. 9 del 15 gennaio 2002 concernente «Disposizioni integrative e correttive del nuovo codice della strada» invitando gli stessi ad attivare iniziative idonee perché il citato decreto fosse oggetto di conoscenza e di riflessione da parte dei dirigenti scolastici e degli organi collegiali di tutte le scuole medie di primo e secondo grado statali e paritarie così da poter essere tempestivamente programmate attività specifiche nell'ambito dei singoli piani dell'offerta formativa, non sporadiche od occasionali, bensì incardinate nell'attività ordinaria di insegnamento di ogni docente.
Il direttore generale del Veneto, a suo tempo, aveva informato i dirigenti scolastici di quanto sopra invitandoli ad aderire all'iniziativa con una finalità generale di carattere educativo e precisando che, in attesa del Regolamento, i corsi non avrebbero dato luogo al rilascio del certificato di guida del ciclomotore, ma soltanto di una attestazione di frequenza al corso medesimo, costituendo un'occasione di apprendimento e di responsabilizzazione dei giovani.
Non si rileva quindi da parte dell'istituto tecnico «P. Fortunato Calvi» di Belluno alcuna irregolarità nell'istituzione e nello svolgimento del «corso pilota» per la guida dei ciclomotori.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

SCALTRITTI e ZAMA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale 13 settembre 1918, n. 6410, a firma dell'allora Ministro dei lavori pubblici Dari autorizzava le parrocchie povere di Norcia alla costruzione di un canale di derivazione per l'uso delle acque del fiume Tenna in seguito denominato «Baffoni»;
tale decreto prevedeva all'articolo 4 l'uso gratuito dello stesso sino all'8 dicembre 1966 ed il passaggio, dopo tale data, in proprietà dello Stato di tutte le opere di raccolta, regolazione e derivazione, principali ed accessorie, dei canali adduttori dell'acqua, dei canali di scarico (il tutto in stato di regolare funzionamento) esistenti;
la sezione staccata di Ascoli Piceno della Direzione compartimentale del territorio per le regioni Emilia-Romagna e Marche, con nota 4527 del 22 novembre 1996 ha autorizzato l'ufficio tecnico erariale di Ascoli Piceno ad accatastare il canale «Baffoni» nel «Demanio pubblico dello Stato»;
la direzione centrale per i servizi immobiliari dell'Agenzia del demanio, con nota 29172/2001 del 17 dicembre 2001 ha espresso parere favorevole sull'acquisizione al «Demanio pubblico dello Stato, ramo idrico» del canale «Baffoni»;
ad oggi suddetto canale non è ancora stato acquisito nel patrimonio dello Stato -:
cosa impedisca l'acquisizione definitiva del canale in oggetto tra i beni facenti parte del demanio dello Stato;
quali provvedimenti intenda prendere per portare a soluzione il problema.
(4-04920)

Risposta. - Si chiede di conoscere se risulta acquisito ed iscritto al demanio pubblico dello Stato il canale di derivazione dal Fiume Tenna denominato «Baffoni» in Comune di Rapagnano (in provincia di Ascoli Piceno), la cui costruzione venne autorizzata con decreto del Ministro dei lavori pubblici del 13 settembre 1918 (n. 6410).
Al riguardo, l'Agenzia del demanio ha comunicato che la voltura delle unità immobiliari costituenti il canale «Baffoni», sito nel comune di Rapagnano, risulta


Pag. XLI

eseguita, il 3 giugno 2003, a favore del demanio pubblico dello Stato, ramo idrico, a seguito della presentazione di apposita domanda presentata, in data 8 aprile 2003, dall'ufficio periferico del demanio di Ascoli Piceno - dipendente dalla filiale di Ancona - al competente ufficio provinciale dell'agenzia del territorio, estendendone, contestualmente notizia al privato che, di fatto, da lungo tempo deteneva il possesso del canale di derivazione.
A tal proposito, l'agenzia del demanio ha precisato che, precedentemente alla suddetta richiesta di voltura, è stata eseguita un'attenta valutazione dei documenti attinenti l'acquisizione allo Stato del canale di derivazione denominato «Baffoni», tra i quali risulta il parere favorevole dell'avvocatura distrettuale dello Stato di Ancona reso il 27 giugno 2000.
Successivamente, la direzione centrale area operativa del demanio ha interessato, il 5 febbraio 2003, la competente filiale di Ancona - dandone notizia anche al comune interessato ed al servizio decentrato opere pubbliche e difesa del suolo della regione Marche -, perché provvedesse alla conseguente variazione catastale del canale idrico di che trattasi a favore del demanio pubblico dello Stato, ramo idrico, avvenuta il 3 giugno 2003.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Maria Teresa Armosino.

SCALTRITTI. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'Enci, Ente nazionale cinofilia italiana, sovrintende alla attività cinotecnica volta all'allevamento, selezione e addestramento delle razze canine e provvede alla tenuta del Libro delle Origini, cioè all'anagrafe dei cani di razza;
da circa 3 anni l'Enci è commissariato e in tale periodo si sono succeduti vari Commissari, nominati dal ministero delle politiche agricole, ai quali è affidato il compito di preparare e portare alla approvazione dell'Assemblea il nuovo regolamento di attuazione dello statuto e di provvedere alla gestione degli organi sociali;
l'approvazione del regolamento è slittata negli anni, nonostante i termini di volta in volta fissati dal Ministero, con grave pregiudizio per la funzionalità dell'ente;
la mancanza di amministratori provenienti dall'assetto sociale e la sostanziale estraneità dei commissari alla vita sociale hanno portato ad uno stato preoccupante il livello di quest'ultima, con grave e intollerabile disagio per le migliaia di soci ed associati;
l'ente ai sensi dello Statuto, attribuisce il suo riconoscimento alle associazioni specializzate, o club di razza, le quali organizzano i vari aspetti dell'allevamento, del controllo sanitario e dello sviluppo cinotecnico e che esso esercita nei loro confronti il controllo;
la gestione della compagine negli ultimi anni non si è rivelata all'altezza delle funzioni, anche pubblicistiche, alla stessa affidati, come chiaramente dimostra il fatto che l'Enci, in tale ultimo periodo, è stato sottoposto a quattro gestioni commissariali, ciascuna nominata per il fallimento di quella precedente, senza che in nessun caso coloro che hanno amministrato l'ente - commissari e sub commissari - siano riusciti a ricondurre l'azione della medesima associazione nell'alveo della legalità e dei principi statutari;
risulta che segnalazioni di tali irregolarità siano state ampiamente documentate agli uffici competenti del Ministero delle politiche agricole e forestali -:
se non sia il caso di provvedere alla nomina di un nuovo commissario straordinario che abbia come obiettivo primario quello di convocare al più presto l'Assemblea dei soci per l'elezione di un nuovo Consiglio;
se non sia il caso di adoperarsi con tutti i possibili mezzi per fare in modo che


Pag. XLII

vengano commissariati, a norma di statuto, quei club di razza nei quali la vita sociale si è gravemente deteriorata.
(4-07050)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato nell'interrogazione in discorso si fa presente che l'onorevole Sergio Berlato è stato nominato Commissario straordinario dell'Enci per il periodo 1o gennaio 2003/31 marzo 2003 con decreto ministeriale n. 2240 del 27 dicembre 2002.
Contestualmente e per lo stesso periodo sono stati nominati, altresì, tre sub-commissari con il compito di coadiuvare il Commissario nello svolgimento della propria attività.
Successivamente tali incarichi sono stati prorogati fino al 30 settembre con decreto ministeriale n. 21462 del 27 marzo 2003.
Commissario e sub-commissari hanno predisposto il regolamento di attuazione dello statuto sociale dell'Enci, che l'Assemblea dei soci ha approvato il 22 marzo 2003.
Il commissario straordinario ha, altresì, deliberato il 14 luglio 2003 di convocare l'assemblea nazionale dell'Enci per l'elezione del nuovo consiglio direttivo; tale assemblea si terrà il 5-6 dicembre 2003.
Quanto alla possibilità di commissariare club di razza, come richiesto nell'interrogazione, si deve evidenziare che tale fattispecie esula dalla competenza del Ministero, in quanto attiene direttamente al rapporto tra l'ente privato Enci ed i suoi soci.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

SCHERINI e MEROI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
grazie ad un notevole investimento di risorse, dal 26 ottobre 2002 è stato completamente rinnovato l'ufficio postale del comune di Santa Caterina Valfurva (Sondrio);
risulta certamente notevole l'importanza di tale struttura, al fine di offrire sia alla clientela che affolla nel periodo invernale ed in quello estivo la nota stazione sciistica lombarda, che ai molti operatori del settore, importanti servizi postali, primari per l'ulteriore e qualificato sviluppo dell'economia locale;
attualmente detto ufficio svolge però il proprio servizio al pubblico soltanto nell'arco di tre ore al giorno (11,00-14,00), di fatto non riuscendo a dare concreta risposta alle molte richieste provenienti dalla numerosa clientela;
tale situazione pare essere connessa all'erroneo presupposto del mero numero di residenti nel comune interessato, quando appare al contrario evidente che la presenza di un elevatissimo numero di villeggianti rende di fatto il servizio da erogarsi di gran lunga maggiore di quello presupposto;
tale assunto può essere facilmente desunto e riscontrato dall'analisi delle operazioni postali comunque effettuate presso detta sede;
conseguentemente l'attuale situazione rende improduttivo il notevole investimento realizzato, non riuscendo oggettivamente il comunque encomiabile sforzo del personale impiegato a soddisfare le richieste che, accumulandosi nel breve arco temporale di apertura, in concreto non fanno che paralizzare l'ufficio in oggetto;
in data 24 gennaio 2003 il Presidente del consorzio turistico Tourisport di Santa Caterina Valfurva, sollecitato dagli operatori turistici associati e da un nutrito numero di villeggianti, ha richiesto alla direzione provinciale di Poste Italiane Spa «un'apertura normale di sportello nell'interesse comune», senza purtroppo ottenere alcuna risposta in merito -:
se non ritenga di segnalare a Poste Italiane Spa la necessità di potenziare l'ufficio postale del comune di Santa Caterina Valfurva, quantomeno durante quei periodi, invernale ed estivo, di maggiore


Pag. XLIII

afflusso della clientela turistica, ampliandone i tempi di apertura al pubblico per rendere le prestazioni effettuate maggiormente confacenti alle esigenze degli utenti esterni e degli imprenditori locali, così come richiesto dal consorzio turistico Tourisport e da numerosi clienti, tutti particolarmente interessati ad una completa e positiva erogazione dei servizi postali.
(4-05703)

Risposta. - A seguito della trasformazione dell'ente Poste italiane in società per azioni, la gestione aziendale rientra nella competenza degli organi statutari della società.
Il Ministero delle comunicazioni - quale Autorità nazionale di regolamentazione del settore postale - ha tra i propri compiti quello di verificare il corretto espletamento del servizio universale erogato da Poste italiane.
Tale attività è volta ad accertare che la qualità del servizio svolto su tutto il territorio nazionale risponda ai parametri fissati dalla normativa comunitaria e nazionale, peraltro recepiti nel contratto di programma, e ad adottare idonei strumenti sanzionatori nel caso in cui si dovesse verificare il mancato rispetto degli standard qualitativi fissati.
Ciò premesso, allo scopo di poter disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'onorevole si è provveduto ad interessare la società Poste italiane la quale, in relazione all'ufficio postale del comune di Santa Caterina Valfurva (Sondrio), ha comunicato quanto segue.
Nel comune in argomento sono attivi due uffici postali il primo dei quali effettua l'orario 8,30/14,00, dal lunedì al venerdì, e 8,30/12,30 il sabato, mentre il secondo, cui fa riferimento l'onorevole, - sottoposto, nel mese di ottobre 2002, ad intervento di razionalizzazione - osserva l'orario di apertura dalle ore 11,30 alle ore 14,00, dal lunedì al venerdì, e dalle ore 10,30 alle ore 12,30 il sabato. Quest'ultimo ufficio - secondo quanto precisato dalla concessionaria - a fronte di una popolazione di circa 104 famiglie, registra un flusso di circa 10 contatti quotidiani con la clientela, comprendenti anche le operazioni richieste dai villeggianti che affluiscono, prevalentemente, nelle giornate di sabato e domenica.
La società Poste italiane ha comunicato, inoltre, che, dai calcoli effettuati sull'entità dei flussi di traffico, è risultato che l'unità applicata nell'ufficio postale in parola era impegnata, di fatto, soltanto per un quarto dell'orario giornaliero.
L'azienda Poste ha, poi, reso noto che, si è fatto ricorso all'applicazione del «part-time» verticale sia per contemperare le esigenze di una corretta gestione aziendale alle richieste di servizi della clientela, sia per assicurare la corrispondenza del personale utilizzato all'effettivo flusso di traffico.
Poste italiane ha fatto presente, infine, di non escludere il ricorso ad una revisione delle iniziative di razionalizzazione, attualmente in vigore presso l'ufficio postale in parola, qualora dovessero mutare le condizioni che le hanno determinate.
Il Ministro delle comunicazioni: Maurizio Gasparri.

SERENA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 10 febbraio 1947 è stato firmato il trattato di pace che ha determinato la cessione alla Jugoslavia delle provincia di Pola, Fiume e Zara e di una parte delle province di Trieste e Gorizia;
a seguito di tale trattato 350.000 esuli italiani hanno abbandonato l'Istria, Fiume e la Dalmazia per rifugiarsi in Italia mentre altri migliaia, rimasti nelle loro terre d'origine, sono stati perseguitati ed uccisi;
tale doloroso esodo di migliaia di nostri concittadini strappati dalle loro radici non ha trovato nella nostra Patria quella solidarietà morale della quale i profughi avrebbero invece avuto pienamente diritto;


Pag. XLIV


recentemente partecipando alla commemorazione della firma del trattato del 10 febbraio 1947 esponenti del Governo hanno manifestato il loro impegno perché il 10 febbraio diventi formalmente la giornata della memoria dedicata agli esuli istriani;
anche autorevoli esponenti delle attuali forze di opposizione parlamentare, hanno commemorato l'avvenimento sottolineando che il ricordo deve essere di tutta l'Italia perché tutta l'Italia ha un debito ancora insoluto nei confronti di quegli italiani;
la tragedia dei profughi istriani è una vicenda troppo a lungo confinata nelle pieghe nascoste della nostra storia;
appare pertanto giusto e doveroso che le istituzioni rivolgano agli esuli delle scuse ufficiali e si impegnino a commemorarne il dramma in una data ufficiale per tenerne vivo il ricordo in modo che analoghe tragedie non abbiano più a ripetersi;
questo formale riconoscimento può ora costituire anche un momento unificante per tutta la Patria;
recentemente il Consiglio comunale di Santa Lucia di Piave ha approvato un ordine del giorno volto ad esprimere la propria totale solidarietà alle popolazioni istriane e dalmate di origine italiana tragicamente colpite a seguito degli accordi di pace del 1947;
considerato che analoghe problematiche sono state illustrate anche in precedenti atti di sindacato ispettivo presentati dall'interrogante -:
se non intenda adottare iniziative volte a manifestare la solidarietà con le popolazioni di cui si è detto in premessa.
(4-06115)

Risposta. - Il 10 febbraio scorso la Federazione delle associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati ha organizzato una «Giornata nazionale della memoria e della testimonianza» con la finalità di ricordare complessivamente le tragedie legate al periodo dell'esodo. Tale iniziativa ha registrato l'adesione di esponenti dei vertici governativi e parlamentari del Paese nell'ambito sia della maggioranza che dell'opposizione.
All'istituzionalizzazione di una «Giornata nazionale della memoria e della testimonianza» degli Esuli risultano dedicati alcuni progetti di legge, attualmente all'esame del Parlamento, in particolare l'atto Camera 3177 del 23 settembre 2002 (assegnato alla Commissione affari costituzionali della Camera dei deputati il 2 dicembre 2002), l'atto Camera 3661 del 6 febbraio 2003 (assegnato alla Commissione affari costituzionali della Camera dei deputati il 12 maggio scorso) e l'atto Senato 2189 del 9 aprile 2003 (assegnato alla Commissione affari costituzionali del Senato il 27 maggio scorso).
Si fa presente inoltre che la rinnovata attenzione dell'Italia per la ricerca di una soluzione equa alla questione dei beni degli esuli italiani d'Istria, Quarnero e Dalmazia ha permesso l'apertura, per la prima volta, di un tavolo negoziale specifico con la Croazia, avviato dall'ottobre 2002 sulla base di quanto concordato tra il Presidente del Consiglio (allora anche Ministro degli esteri
ad interim) e il Ministro degli Affari esteri croato durante un incontro a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni unite del 12 settembre 2002. Il negoziato, di cui non sfugge la particolare complessità, è volto all'approfondimento delle legittime aspettative di quanti hanno lasciato i territori della ex-Jugoslavia a causa degli eventi bellici, alla luce delle nuove disposizioni della legge croata sulla denazionalizzazione e delle risultanze dei lavori della commissione di esperti giuridici istituita dal Governo italiano nel dicembre 2001. Tale processo viene condotto in seno ad un gruppo di lavoro misto, costituito ad hoc, che si riunisce periodicamente.
Per quanto riguarda inoltre le iniziative adottate relative ai profughi istriani si comunica che con convenzione del 13 febbraio 2002 - stipulata tra il Ministero per i beni e le attività culturali e la Federazione delle associazioni degli esuli Istriani Fiumani e Dalmati, acquisito il parere favorevole


Pag. XLV

di questa Presidenza del Consiglio e del Ministero degli affari esteri - è stato disposto, ai sensi dell'articolo 1 della legge 16 marzo 2001, n. 72, il sovvenzionamento di interventi per la valorizzazione delle tradizioni delle comunità istriane, fiumane e dalmate residenti in Italia.
Altresì, con direttiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 21 febbraio 2002, sono state date indicazioni per l'interpretazione dell'articolo 45, comma 3, della legge 23 dicembre 2000, n. 388 (legge finanziaria 2001) sulla cessione degli alloggi, a condizione di particolari favori, ai profughi in questione.
Si precisa infine che l'Avvocatura generale dello Stato procederà quanto prima alla proposizione dell'appello avverso la sentenza n. 1571/2003 del TAR Lazio - Sez. I -, concernente la suddetta direttiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri, impugnata dall'Agenzia territoriale per la casa della provincia di Torino.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

SGARBI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Commissione consultiva per il cinema del Ministero per i beni e le attività culturali si è pronunciata per l'attribuzione di contributi, ai film «Rosa Funzeca» e «Fondali Notturni», riconducibili ad una stessa persona come produttrice e come interprete -:
quali sono le ragioni che hanno indotto la Commissione consultiva per il cinema ad attribuire il finanziamento ad un film prodotto e girato nel secolo scorso che risulterebbe quindi sottoposto a giudizio di ammissione in una congiuntura politica favorevole superati i pregiudizi per la dichiarata militanza craxiana della protagonista;
se ritenga opportuno finanziare nella stessa stagione due film collegati ad una medesima persona e, per questo obiettivo, ripescare un'opera appartenente al passato in un momento di densa e ricca produzione di film contemporanei.
(4-04294)

Risposta. - Si premette che l'attuale sistema di sostegno all'industria cinematografica è regolato dalla legge n. 1213 del 1965 e dalle sue successive modificazioni.
Le disposizioni contenute in tale legge prevedono che l'imprenditore del settore, prima di iniziare la produzione di un film, possa presentare al Ministero per i beni e le attività culturali domande finalizzate ad ottenere per il film:
il riconoscimento della nazionalità italiana, effettuato dalla direzione generale per il cinema, sulla base del possesso dei requisiti previsti dalla legge;
l'ammissione ai benefici di legge e la concessione di contributi diretti (contributo percentuale sugli incassi e premio di qualità), di competenza della commissione per i lungometraggi, i cortometraggi ed i film per ragazzi;
il sostegno finanziario da parte dello Stato (mediante mutui, attualmente erogati dalla sezione credito cinematografico e teatrale S.p.a. della Banca nazionale del lavoro, concessionaria dei fondi statali - fondo d'intervento, fondo particolare, fondo di garanzia).

La richiesta di accesso al sostegno finanziario mediante mutui assistiti e garantiti dai fondi statali è esaminata da due commissioni, la Commissione consultiva per il cinema, che attribuisce al film la qualifica di «interesse culturale nazionale», e la commissione per il credito cinematografico, che esprime il parere sul finanziamento massimo assegnabile.
Com'è noto, tali commissioni operano nella più totale autonomia.
Tutto ciò premesso, per quanto riguarda i film «Fondali notturni» e «Rosa Funzeca», oggetto dell'interrogazione, si fa presente che i relativi finanziamenti sono stati approvati dalla commissione per il credito cinematografico - i cui compiti sono quelli


Pag. XLVI

di esprimere un giudizio tecnico sulle caratteristiche economiche e finanziarie del progetto e di valutare l'entità del finanziamento da concedere - e non dalla commissione consultiva per il cinema, la quale attribuisce ai film solamente la qualità di «interesse culturale nazionale».
Per quanto riguarda le ragioni che hanno indotto ad attribuire il finanziamento ad un film prodotto e girato alcuni anni fa, si precisa che il film «Fondali notturni» è stato girato nel 1997, che il relativo progetto è stato preventivamente esaminato dalla commissione per la cinematografia nella seduta del 29 settembre 1995 e che il suo finanziamento è stato approvato dal comitato per il credito cinematografico nella seduta del 21 febbraio 1997.
Per quanto riguarda, invece, il film «Rosa Funzeca», il relativo progetto è stato esaminato dalla commissione per la cinematografia nella seduta del 25 giugno 2001 ed il suo finanziamento è stato approvato dal comitato per il credito cinematografico nella seduta del 6 dicembre 2001.
Al riguardo, si precisa che i film oggetto dell'interrogazione sono stati esaminati dalle commissioni nominate dal precedente Ministro per i beni e le attività culturali e non da quelle nella attuale composizione.
In merito all'ultima osservazione dell'onorevole interrogante, circa l'opportunità di finanziare nella stessa stagione due film collegati ad una medesima persona, si fa presente che - al di là del lungo tempo intercorso tra la produzione dei due film oggetto dell'interrogazione - la data di uscita di un'opera nelle sale cinematografiche è di esclusiva competenza di chi detiene i diritti di utilizzazione ed è legata a valutazioni di mercato degli imprenditori coinvolti.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Nicola Bono.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'azienda calzaturiera «Ruggeri» di Macerata, la più importante della zona, ha deciso di avviare la procedura di mobilità per 39 dipendenti su un totale di 133 lavoratori attualmente in organico;
tale scelta, secondo la proprietà, è conseguenza della crisi produttiva e della perdita di quote di mercato;
a partire dal 16 gennaio 2003, la Cgil locale e la Rsu aziendale hanno proclamato otto ore di sciopero, distribuite nell'arco dei prossimi sette giorni;
l'azienda suddetta, durante il 2002, aveva già ridotto il personale di 46 unità e da notizie sindacali risulta che sino ai primi giorni del mese di dicembre aveva assicurato che non ci sarebbero stati altri tagli;
il calzaturificio, che ha anche un grande stabilimento in Ungheria, è reduce da una fusione che ha comportato un'ulteriore riduzione di personale pari a 30 unità -:
se non ritenga opportuno adoperarsi nell'intento di tutelare la dignità e la professionalità dei lavoratori coinvolti da tale decisione e al fine di individuare, con le parti interessate, una soluzione che salvaguardi gli attuali livelli occupazionali, scongiurando i tagli annunciati, in un'area già interessata da altre e preoccupanti vertenze.
(4-05060)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in discorso relativa alla crisi aziendale del calzaturificio Ruggeri di Porto Potenza Picena, dagli accertamenti effettuati dalla direzione provinciale del lavoro di Macerata è emerso quanto segue.
In data 31 marzo 2003 le parti sindacali e datoriali hanno raggiunto un accordo, presso la regione Marche, con il quale sono state collocate in mobilità 25 unita lavorative. È stato, pertanto, ridotto il numero dei lavoratori coinvolti nel processo di mobilità (era infatti prevista una riduzione di 39 unità lavorative).
Si fa presente, poi, che in data 14 maggio 2003, presso la direzione provinciale del


Pag. XLVII

lavoro di Macerata, sono stati firmati dai lavoratori interessati anche i verbali di conciliazione.
La conciliazione prevede il pagamento di un importo lordo di € 3.800,00 a titolo d'incentivo all'esodo atto a favorire le risoluzioni contrattuali dei singoli dipendenti, senza l'insorgere di vertenze individuali.
Da notizie fornite dalla ditta, è emerso che attualmente l'azienda riscontra notevoli difficoltà finanziarie connesse al negativo andamento dell'economia nazionale ed internazionale ed anche allo sfavorevole atteggiamento del sistema bancario.
Si precisa, inoltre, che anche nello stabilimento in Ungheria prosegue il piano di ristrutturazione aziendale.
Allo stato attuale la società occupa a Porto Potenza Picena n. 105 dipendenti (n. 30 impiegati, 28 intermedi e 47 operai).
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 3 febbraio 2003 l'azienda «Ibla Spa» di Ragusa ha licenziato i 31 lavoratori dello stabilimento di contrada Tabuna;
i lavoratori hanno ricevuto le lettere di licenziamento dall'amministratore unico della società che ha motivato la decisione con «l'impossibilità di continuare l'attività produttiva a seguito dei negativi risultati aziendali degli ultimi tempi, della perdita di mercato ma soprattutto per la mancata concretizzazione della commessa estera, che avrebbe in parte consentito una parziale prosecuzione dell'attività produttiva» -:
se non ritenga opportuno e urgente adoperarsi, con tutti gli strumenti in suo possesso, attivando un opportuno tavolo, al fine di scongiurare i licenziamenti suddetti, tutelando la dignità e i diritti dei lavoratori coinvolti dalla decisione aziendale e intervenendo nell'intento di individuare soluzioni alternative capaci di evitare la chiusura dello stabilimento o comunque la prosecuzione dell'attività produttiva dello stesso, in un'area purtroppo già interessata da altre preoccupanti vertenze occupazionali.
(4-05294)

Risposta. - La soc. IBLA S.p.a. di Ragusa, con nota del 21 febbraio 2003, ha richiesto l'avvio della procedura di mobilità, di cui all'articolo 4 della legge 223 del 1991, che si è conclusa, presso l'ufficio suddetto, in data 25 marzo 2003.
L'accordo ha previsto la messa in mobilità di n. 3 lavoratori che matureranno i requisiti per il pensionamento durante il periodo di mobilità e di n. 2 unità già in servizio con la qualifica di apprendisti.
Si è, inoltre, convenuto di richiedere la corresponsione della CIGS per cessazione di attività per n. 26 unità ai sensi del decreto ministeriale n. 31826 del 18 dicembre 2002, a decorrere dal 26 marzo 2003, per un anno, cui seguirà, senza ulteriore ricorso a procedura di consultazione, la collocazione in mobilità.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 3 marzo 2003, i 250 lavoratori della «San Marco Imaging» di Fiume Veneto (Pordenone), affiancati dai sindaci di Pordenone, Fiume Veneto e Zoppola, le principali località in cui risiedono i lavoratori a rischio, sono scesi in strada per protestare e sensibilizzare l'opinione pubblica locale sulla loro drammatica situazione;
da notizie provenienti da ambienti sindacali si apprende che «la curatela fallimentare svizzera non fa altro che dilazionare i tempi, senza dare ai lavoratori di Fiume Veneto alcuna prospettiva» e la cessione del gruppo procede a rilento, aprendo forse la strada ad una vendita frazionata, tale da penalizzare lo stabilimento


Pag. XLVIII

friulano, che produce laboratori fotografici di minime dimensioni;
i lavoratori temono che non vi sia interesse a continuare la produzione, ma solo a recuperare liquidità a scapito dell'occupazione, tenendo conto del fatto che la «San Marco» rappresenta una delle poche fabbriche ad alta tecnologia della regione -:
se non ritenga opportuno attivarsi, presso le parti interessate, convocando un tavolo di trattativa capace di sbloccare la situazione e utile ad individuare soluzioni capaci di tutelare i diritti, la dignità e le professionalità dei lavoratori.
(4-05606)

Risposta. - Le trattative avviate per l'acquisizione della «San Marco Imaging» da parte dell'imprenditore locale dottor Amilcare Berti, si sono concluse in data 28 aprile 2003, con l'acquisizione del 100 per cento delle quote societarie da parte dell'imprenditore stesso.
Successivamente è stata presentata da parte dell'Unione degli industriali della provincia di Udine, una domanda di esame congiunto finalizzata alla richiesta di Cassa integrazione guadagni straordinaria per riorganizzazione aziendale, per 24 mesi, in favore di un massimo di 100 unità lavorative su 200 dipendenti, sospese a rotazione.
L'esame ha avuto luogo a Pordenone in data 21 maggio 2003, nel corso di un incontro in cui le parti hanno espletato ed esaurito, con esito positivo, la procedura di cui all'articolo 2, comma 3 del decreto del Presidente della Repubblica 218/2000.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
i sindacati dei metalmeccanici Fiom, Uilm e Uim hanno annunciato la possibilità di azioni di protesta clamorose, come il blocco delle stazioni ferroviarie e l'occupazione della società, se la MMA dovesse venire liquidata come vorrebbe la Marconi;
la decisione di liquidare la società presa dal CdA della Marconi lo scorso 13 giugno, deve essere ratificata dall'assemblea degli azionisti che è stata convocata per 18 luglio prossimo;
MMA è un'azienda di ricerca sulla telecomunicazione che occupa 254 laureati tra Genova e Chieti, di cui ben 210 impiegati nel capoluogo ligure -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per i propri ambiti di competenza, presso le parti in causa, adoperandosi per una soluzione alternativa a quella prospettata dall'azienda, capace di tutelare gli attuali livelli occupazionali e utile a dare continuità produttiva alla società.
(4-06849)

Risposta. - In relazione alla interrogazione parlamentare in discorso, si fa presente quanto è emerso degli accertamenti ispettivi, effettuati dalle Direzioni provinciali del lavoro di Chieti e Genova.
L'ufficio relazioni industriali della Marconi Mobile Access di Genova ha fatto presente che la propria società è stata acquisita da Finmeccanica, con la salvaguardia di tutti i posti di lavoro e che, al momento, è ancora in fase di predisposizione il relativo protocollo finale.
Analogamente, risulta che la Marconi Mobile Access di Chieti Scalo è stata acquistata, in data 16 luglio scorso, sempre dalla Finmeccanica e si chiamerà Alenia Marconi System.
La direzione provinciale del lavoro di Chieti ha specificato che il contratto è stato firmato presso la sede romana dell'azienda in questione, con la salvaguardia di 260 posti di lavoro, di cui 138 nell'azienda teatina.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.


Pag. XLIX

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
da notizie provenienti dalla Fillea Cgil del Trentino, l'occupazione dei 27 dipendenti della «Cemin Legnami» di Mezzano di Primerio (Trento) è a rischio, per le difficoltà produttive dell'azienda, che circa due mesi fa ha subito ingenti danni causati da un incendio accidentale;
se non interverrà qualche forma di sostegno per alleggerire i notevoli costi che l'impresa si è dovuta sobbarcare, le attuali difficoltà nel mantenere l'occupazione dei 27 lavoratori diventeranno col tempo insormontabili -:
se non ritengano opportuno attivarsi, presso i soggetti interessati, ciascuno per le proprie competenze, al fine di individuare soluzioni capaci di salvaguardare i posti di lavoro in oggetto e utili a garantire la continuità produttiva dello stabilimento.
(4-06980)

Risposta. - In ordine alla vicenda della ditta Cemin Legnami, oggetto della presente interrogazione, l'Assessorato al commercio, cooperazione, lavoro e politiche comunitarie della provincia autonoma di Trento ha fatto presente che la ditta, nel corso del mese di maggio 2003, ha sospeso l'attività a causa di un incendio e non ha inoltrato alcuna istanza per la cassa integrazione guadagni.
Al fine di mantenere l'attività produttiva ed i livelli occupazionali, tuttavia, sia le organizzazioni sindacali (in particolare la Fillea CGIL, con la quale è stato tenuto un incontro il 1o luglio 2003), sia lo stesso titolare dell'azienda (che ha avuto un incontro con l'assessore provinciale all'industria e turismo il 24 luglio) hanno sollecitato l'intervento della provincia. Il sostegno pubblico potrebbe essere destinato all'acquisizione dell'immobile con la voltura in locazione all'azienda, in modo che la ditta possa concentrare i propri sforzi finanziari sul ripristino del capitale circolante e sull'ammodernamento dei macchinari.
L'amministrazione provinciale ha attivato l'agenzia per lo sviluppo S.p.a., che, in data 6 agosto, ha avviato l'istruttoria per il citato intervento.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO e GUERZONI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
la «Baxter International», società americana leader nel settore biomedicale e farmaceutico, ha annunciato che il suo sito produttivo di Mirandola (Modena) cesserà l'attività nel giugno 2004;
tale decisione fa seguito all'annuncio dei primi giorni del mese di luglio 2003, in cui la proprietà indicava che avrebbe intrapreso diverse iniziative per ridurre i costi e le infrastrutture, tra cui la chiusura di stabilimenti con conseguente impatto su circa il 6 per cento della forza lavoro complessivamente impiegata a livello mondiale;
in Europa la riorganizzazione comporta la riduzione di circa 1.000 posizioni, coinvolgendo anche Francoforte in Germania e Issoire in Francia;
lo stabilimento di Mirandola (Modena), importante polo per il biomedicale, occupa oggi 70 dipendenti, produce una gamma di dispositivi medici utilizzati nel settore sanitario e interessa nel suo ciclo produttivo alcune aziende della bassa modenese;
a giugno 2004, a detta dei vertici aziendali, un secondo stabilimento con sede a Sesto Fiorentino (Firenze) trasferirà parte della produzione, concentrando la sua attività sulle linee di prodotto più promettenti per il futuro -:
se non ritengano opportuno attivarsi, ciascuno per i propri ambiti di competenza, presso i soggetti interessati, al fine di individuare soluzioni alternative a quelle annunciate dai vertici aziendali, a


Pag. L

difesa della dignità e dei diritti dei lavoratori, salvaguardando gli attuali livelli occupazionali e assicurando un futuro produttivo allo stabilimento in oggetto.
(4-07012)

Risposta. - La direzione provinciale del lavoro di Modena, interpellata per competenza, ha rappresentato che la comunicazione di cessazione dell'attività della multinazionale «Baxter», con sede a Mirandola è avvenuta con annuncio della casa madre effettuato direttamente dagli Stati Uniti, senza alcun coinvolgimento della struttura decisionale italiana.
La cessazione dell'attività avverrà a giugno 2004 e coinvolgerà l'intero organico che attualmente consta di 70 dipendenti, occupati nella produzione di dispositivi medici utilizzati nel settore sanitario.
La Baxter ha intenzione, per motivi legati ai costi ed alle esigenze globali della produzione, di spostare la stessa a Malta, coinvolgendo anche prodotti attualmente sviluppati in Germania e Francia.
Per quanto attiene all'ultimo quesito si fa presente che, al momento, non è stata aperta nessuna procedura collettiva di riduzione di personale, né risulta che siano in corso incontri finalizzati alla ricerca di soluzioni alternative.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SQUEGLIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 28 febbraio 2001, n. 53, agli articoli 2 e 12 disciplina l'accesso a regime annuale degli assistenti capo della polizia di stato alla qualifica superiore di vice sovrintendente mediante un concorso per titoli ed il superamento di corso di formazione professionale;
il legislatore, con la norma in questione, ha inteso riconoscere la professionalità acquisita negli anni dal personale rivestente la qualifica apicale del ruolo agenti ed assistenti, con la previsione di un concorso per soli titoli, rispetto al concorso con prova scritta riservato al personale del medesimo ruolo con qualifiche inferiori;
tale personale ha una rilevante anzianità di servizio e quindi di età;
il successivo regolamento recante le modali di accesso alla qualifica iniziale del ruolo dei sovrintendenti della polizia di stato con decreto ministeriale n. 199 del 1 agosto 2002, non ha introdotto alcuna previsione limitativa per i candidati -:
quali siano i motivi per cui il bando del primo concorso indetto con decreto del capo della Polizia, direttore generale della pubblica sicurezza, datato 30 gennaio 2003, abbia introdotto, all'articolo 7, un piano di ripartizione provinciale di posti disponibili, cui verranno assegnati i vincitori del concorso secondo l'ordine di graduatoria, senza che tale limitazione sia stata prevista dalle norme precedentemente richiamate e comportante per alcune province la mancanza di posti;
se ritenga irrilevante il danno gravissimo che subiranno i vincitori del concorso che non potranno rientrare nelle sedi di provenienza, attesa l'età degli stessi, il consolidamento familiare nella attuale sede di servizio;
se ritenga che sussistano i presupposti di legittimità di tale decisione;
se non ritenga che ci si trovi di fronte ad un vero e proprio stravolgimento della volontà del legislatore che si troverebbe a penalizzare e mortificare una categoria che invece si voleva valorizzare.
(4-05783)

Risposta. - L'obbligo di prevedere una ripartizione per province dei posti disponibili per i vincitori del concorso per l'accesso alla qualifica di vicesovrintendente della Polizia di Stato deriva dall'articolo 1, lettera a), del decreto ministeriale 1o agosto 2002, n. 199, recante il Regolamento delle modalità di accesso al relativo ruolo.
Tale disposizione stabilisce, infatti, che nel bando di concorso siano indicati il


Pag. LI

numero dei posti messi a concorso e le sedi disponibili a livello provinciale.
Sulla base di tale disposizione, è stato, pertanto, adottato il relativo bando di concorso che ha individuato le concrete modalità di ripartizione dei posti disponibili, rendendole pienamente conoscibili ai candidati.
L'adozione di tale procedura consente di programmare, sin dall'inizio della procedura concorsuale, un'effettiva ottimizzazione delle risorse umane, con positivi effetti in termini di efficienza e di trasparenza.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

TARDITI e DANIELE GALLI. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
l'istituto G. Donegani di Novara rischia la chiusura per la mancata intesa dell'ENI con la SABIC, società araba non petrolifera;
tale istituto di ricerca occupa 210 ricercatori e rappresenta un grande patrimonio di tecnologia e di cultura per tutta la comunità novarese;
la stessa ENI si era impegnata con un protocollo di intesa nel gennaio 2001 a mantenere e sviluppare la ricerca nella chimica;
dopo tale protocollo non vi è stata alcuna conseguente iniziativa;
tra gli altri lo stesso Consiglio provinciale di Novara, all'unanimità si è impegnato ad attivare tutte le iniziative per addivenire ad una soluzione positiva;
nella mozione del Consiglio provinciale di Novara approvata all'unanimità il 19 dicembre 2002 si ricorda che il documento del M.A.P. «Ricognizione dei problemi dell'industria chimica italiana» del 16 ottobre 2002 recita tra l'altro: «...Si intende dare nuovo impulso alla strategia delineata dall'osservatorio soprattutto per quanto riguarda la ricerca. Per valorizzare le competenze presenti sul territorio che, oltre al Donegani, ospita prestigiosi centri per la ricerca nel settore chimico (Sud Che mie MT, Novamont, Isagro Ricerche, Novara Tecnology, istituto Metalli Leggeri, Elettronics Materials), si vuole creare a Novara un centro di eccellenza italiano per le pmi nei settori della chimica fine, energie rinnovabili e nuovi materiali, green technologies. Sarebbe inoltre questa la strada per dare finalmente attuazione concreta a quanto sancito nel protocollo d'intesa per l'istituto Guido Donegani (sottoscritto da Ministero dell'Industria, Murst, Provincia e Comune di Novara, Federchimica ed Enichem e finora rimasto lettera morta), in cui i soggetti firmatari hanno assunto precisi impegni diretti alla valorizzazione delle competenze presenti e a fare dell'istituto un punto di riferimento per il territorio» -:
cosa intenda effettuare codesto Ministero per trovare soluzioni idonee a far sì che un centro di ricerca, considerato tra gli eccellenti, possa sopravvivere e consentire a 210 ricercatori e ricercatrici di continuare nel loro lavoro, incidendo così nel rilancio dell'Istituto Donegani di Novara.
(4-05156)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in discorso, si rappresenta quanto segue, anche sulla base delle notizie fornite dall'Eni S.p.a.
L'istituto Guido Donegani è il maggior centro di ricerche della Polimeri Europa S.p.a. della quale costituisce la struttura di ricerca «corporate». Presso tale Istituto operano 80 ricercatori laureati e circa 120 tra tecnici e addetti alla gestione del sito.
Pur se l'istituto fa fronte ad episodiche richieste di analisi o di altre prestazioni di ricerca avanzate da aziende terze, lo stesso è oggi essenzialmente impegnato su programmi di ricerca di interesse aziendale, concordati con le divisioni di business, e su alcuni progetti di lungo termine, finalizzati allo sviluppo di nuovi processi produttivi. I programmi definiti per l'anno in corso sono tali da impegnare tutte le risorse disponibili.


Pag. LII


La società Polimeri Europa continua a sostenere la totalità dei costi di esercizio dell'istituto ed ha anche autorizzato un piano di investimenti per l'ammodernamento delle apparecchiature scientifiche e delle infrastrutture.
La Polimeri Europa non ha attivato né prevede di attivare alcuna azione di razionalizzazione dell'istituto Guido Donegani.
Tuttavia, tenendo conto della focalizzazione del proprio portafoglio su business a minore intensità di ricerca e della necessità di concentrare il proprio impegno finanziario su iniziative che consentano ritorni a breve termine, la Polimeri Europa è aperta a valutare ogni soluzione che possa venirle proposta relativamente alla gestione ed all'utilizzo dell'Istituto Donegani, ivi compreso il concorso di terzi nella gestione.
In tali ipotesi, l'aspettativa è che queste proposte siano tali da consolidare la struttura di ricerca nel tempo ed assicurare un'adeguata valorizzazione delle potenzialità scientifiche e tecnologiche dell'istituto.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Carlo Maurizio Valducci.

TOCCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
circa 20 anni fa è stato prodotto un film dal titolo «Leone del deserto», con Anthony Quinn e Oliver Reed, che racconta i crimini di guerra perpetrati dal fascismo nell'invasione libica;
il film è stato censurato con l'unica «colpa», secondo l'interrogante, di aver messo in cattiva luce l'Italia, ricordando una delle pagine più nere della dittatura fascista;
costituisce, questo sì, un vero danno all'immagine nazionale nascondere un film che mostra le atrocità di un evento così drammatico della storia italiana -:
se non intenda promuovere iniziative volte a revocare la censura ed a consentire la libera espressione critica sulla storia nazionale.
(4-06080)

Risposta. - In ordine all'interrogazione parlamentare, relativa al film dal titolo «Leone del deserto», interpellata la direzione generale del cinema, si rappresenta quanto segue.
È opportuno premettere che, ai sensi dell'articolo 1 della legge 21 aprile 1962, n. 161, la proiezione di opere cinematografiche in pubblico nonché l'esportazione all'estero di film nazionali sono soggette a nulla osta da parte dell'Autorità governativa, su domanda sottoscritta dagli interessati (produttori, distributori, eccetera) e parere conforme delle commissioni per la revisione cinematografica di primo e secondo grado.
Ciò in conformità con i dettami costituzionali che prevedono da un lato la libertà di espressione artistica e dall'altro la tutela e la protezione dell'infanzia e la difesa del buon costume.
Nel caso del film in questione, si segnala che lo stesso non è corredato del prescritto nulla osta ai fini della sua circolazione interna ed internazionale, in quanto i soggetti interessati non hanno mai presentato la relativa istanza.
Il Ministro per i beni e le attività culturali: Giuliano Urbani.

TOCCI e BATTAGLIA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
oltre duecentocinquanta famiglie vivono a Roma negli stabili di proprietà delle società MIRIES e MARTHES eredi Federici. Tali edifici hanno le entrate rispettivamente in Via Vaccolini n. 5, Via Rosazza n. 31, Via Ippolito Nievo n. 62, Via Bevaglia n. 10 e su Viale Trastevere, di cui l'amministratore è la società SALI con sede in Viale Parioli n. 72;
le suddette società proprietarie hanno recapitato alle famiglie lettera di fine locazione con l'obiettivo di rinnovare


Pag. LIII

i contratti ad un prezzo corrispondente a più del triplo dei canoni attuali;
le società stesse si rifiutano di applicare i canoni concordati che, come prevede la legge n. 431 del 1998, prevedono compensazioni fiscali per le proprietà;
tale situazione determinerà, inevitabilmente, una nuova ondata di sfratti che colpirà famiglie a reddito medio e basso, le quali non saranno nella possibilità di pagare i canoni pretesi né di trovare alternative accessibili sul mercato degli affitti romani che vede una forte lievitazione dei prezzi -:
se non ritenga urgente adottare iniziative normative volte a modificare la legge n. 431 del 1998 al fine di rendere vincolante il canone concordato per le grandi proprietà immobiliari.
(4-06255)

Risposta. - La legge 9 dicembre 1998, numero 431, articolo 2, comma 3, nel prevedere la facoltà del locatario di scegliere il tipo di canone da applicare all'affittuario, si propone come obiettivo di incrementare l'offerta di alloggi in locazione.
Rendere vincolante il ricorso al canone concordato nel caso delle grandi proprietà immobiliari sembrerebbe, sulla base delle valutazioni tecniche operate dagli uffici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dover sortire effetto contrario contraendo l'offerta.
Tuttavia, considerata la limitata adesione ai contratti in locazione di cui alla legge 431/1998 si concorda con l'opportunità di procedere ad identificare opportune misure atte ad incentivare il canale concordato dei canoni di locazione. Proprio in tal senso sono presenti in Parlamento numerosi progetti di legge.
Si rappresenta, infine, che il decreto 30 dicembre 2002, pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale n. 85 dell'11 aprile 2003 recante «Criteri generali per la realizzazione degli accordi da definire in sede locale per la stipula dei contratti di locazione agevolati, ai sensi dell'articolo 2, comma 3, della legge 9 dicembre 1998, n. 431», tende a favorire l'adesione alla tipologia contrattuale in argomento da parte di detentori delle grandi proprietà immobiliari.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

VALPIANA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la parte occidentale del Polesine unisce tre regioni (Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna) ed è in rapporto stradale con le province di Mantova, Verona e Ferrara;
la densità di insediamenti industriali comporta un traffico intenso di mezzi pesanti su una viabilità insufficiente;
sempre più insistentemente si sentono voci relative al trasferimento del comando dei carabinieri di Castelmassa ad Occhiobello;
il che scoprirebbe un altro settore in una zona già povera di servizi pubblici -:
se le notizie apparse sulla stampa locale siano vere;
se in questo caso intenda avviare un trasferimento da Castelmassa che andrebbe a scoprire un'altra area che, visto il clima tipico della zona (frequenti e pesanti nebbie) sarebbe difficilmente raggiungibile.
(4-04242)

Risposta. - Rispondendo all'interrogazione parlamentare presentata si comunica che il Comando generale dell'Arma dei carabinieri aveva approvato, nel luglio del 2000, la proposta di trasferire la sede del comando compagnia da Castelmassa ad Occhiobello in quanto lo stabile che ospita la compagnia e la stazione a Castelmassa non era ritenuto rispondente alle necessità di accasermamento di entrambi i reparti.
L'amministrazione comunale di Occhiobello aveva, a tale scopo, messo a disposizione un immobile nella frazione di Santa Maria Maddalena, concedendone l'utilizzo in comodato gratuito per il primo biennio.


Pag. LIV


Nella riunione del 6 aprile 2001 il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica di Rovigo aveva confermato l'opportunità del trasferimento, nonostante le perplessità manifestate da alcuni sindaci dei comuni dell'Alto Polesine. In quella sede era stato osservato, tra l'altro, che la collocazione geografica del comune di Occhiobello, posto al centro di importanti vie di comunicazione, avrebbe agevolato l'attività istituzionale del comando Compagnia e che, peraltro, i militari in servizio presso la stazione di Castelmassa, sollevati dai servizi logistici presso lo stesso comando, sarebbero stati impiegati nell'attività di controllo del territorio.
La relativa procedura veniva, peraltro, interrotta a seguito dell'emanazione, l'11 aprile 2001, di una direttiva del dipartimento della Pubblica sicurezza che, in considerazione della insufficienza delle risorse previste nell'apposito capitolo di bilancio relativo all'accasermamento delle Forze di polizia e di una marcata situazione debitoria per contratti già posti in essere, sospendeva, per un periodo di due anni, ogni ulteriore iniziativa di carattere infrastrutturale comportante aggravi di spesa.
Uniche deroghe previste erano costituite dai casi di indifferibile e comprovata urgenza, nonché di concessione degli immobili in comodato d'uso gratuito, per un periodo non inferiore ad un biennio, da parte degli enti locali.
Inoltre, una nuova circolare ministeriale del 12 febbraio uscente ha introdotto misure ancora più drastiche in materia, in considerazione della riduzione degli stanziamenti 2003 sui capitoli di bilancio pertinenti e dell'ulteriore incremento della situazione debitoria gravante sul settore. A seguito dell'attività di monitoraggio già avviata, infatti, era stato accertato alla data del 31 dicembre 2001 un debito nei confronti di enti e privati locatori che ammontava ad oltre 390 milioni di euro. La misura dell'indebitamento aveva subito un ulteriore incremento nel corso del 2002, attestando a fine anno l'esposizione finanziaria ad oltre 430 milioni di euro di cui circa 91 milioni per la Polizia di Stato ed oltre 340 milioni per l'Arma dei carabinieri.
Con le recenti direttive, pertanto, vengono autorizzate esclusivamente le iniziative dirette all'eventuale utilizzo di beni demaniali disponibili sul territorio, ovvero concessi in comodato d'uso gratuito non inferiore a cinque anni dagli Enti locali.
Sono state, altresì, sollecitate, nell'ottica del partenariato istituzionale, eventuali intese con regioni ed enti locali finalizzate alla conclusione di accordi che prevedano anche la concessione di immobili adeguati alle esigenze operative.
Allo stato, comunque, presso il competente ufficio del dipartimento della pubblica sicurezza non risulta presentato alcun progetto esecutivo per lo spostamento di sede della caserma in questione ad Occhiobello.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

VALPIANA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
la sera del 10 gennaio 2003 a Verona, all'interno dell'emittente televisiva Telenuovo, durante un programma dal significativo ed evocativo titolo «Adel Smith contro tutti», da parte di un nutrito gruppo di militanti di Forza Nuova provenienti da tutto il Veneto è avvenuto in diretta un disgustoso e inquietante raid squadristico;
a detta di alcuni dei partecipanti all'aggressione, circa un'ottantina di militanti e dirigenti nazionali di Forza Nuova proveniente da tutta la regione si era dato appuntamento nella piazzetta antistante la sede dell'emittente per protestare contro la presenza di un rappresentante islamico;
suonando regolarmente il campanello e riuscendo a entrare indisturbati nello studio di registrazione, circa una trentina di questi giovani hanno materialmente proceduto all'aggressione, mentre gli altri sono rimasti ad aspettarli, sotto gli occhi di giornalisti, fotoreporter e servizi di vigilanza disposti dal pomeriggio dalla questura e dai carabinieri;


Pag. LV


l'obbiettivo diretto dell'aggressione nei confronti di Smith e del suo accompagnatore e segretario Massimo Zucchi, sfigurato a calci e pugni, sanguinante, con il sopracciglio tumefatto e l'occhio gonfio, era quello di impedire agli esponenti musulmani di esprimere le proprie pur se opinabili opinioni;
secondo alcuni organi di stampa potrebbe, addirittura, essersi trattato di una forma di protesta premeditata, organizzata e in qualche modo concordata e poi degenerata, visto che l'aggressione è avvenuta da parte di alcuni davanti alle telecamere a viso scoperto, mentre altri, visibilmente, non sapevano come gestire la situazione, e qualcuno, addirittura, si è reso improvvisamente conto che era meglio coprire il volto;
come in molte altre trasmissioni, specialmente di piccole emittenti locali, ma purtroppo ormai anche a livello nazionale, vengono sempre più frequentemente invitati personaggi che, con le loro posizioni estreme e polemiche, spettacolarizzano i dibattiti e, in nome di una presunta libertà di opinione che a volte rasenta l'incitamento a delinquere, alimentano integralismi che hanno come unico scopo quello di rendere più difficile e arduo il dialogo tra le diverse culture presenti nella nostra società e di seminare un clima di odio e intolleranza;
Adel Smith, infatti, non sarebbe rappresentativo nel mondo dei musulmani italiani, ma continua ad essere invitato in trasmissioni come portavoce del mondo islamico, mentre la stessa comunità islamica non lo riconosce come tale e non si riconosce nelle sue posizioni estreme;
sull'inquietante episodio le indagini sono proseguite per tutta la notte, fino a dare un nome e un volto alla maggior parte degli estremisti di destra e al fermo di sei di essi;
Rifondazione Comunista ha sempre con decisione manifestato e denunciato ogni iniziativa diretta o ispirata da FN in città, chiedendo attenzione e vigilanza e ha già presentato in questa e nelle precedenti legislature numerose interrogazioni parlamentari riferite ai più diversi episodi di violenza che vedono protagonisti militanti di Forza Nuova, chiedendo iniziative di messa fuori legge dell'organizzazione;
sarebbe opportuno che, a fronte di trasmissioni nate più dall'esigenza di creare audience che dall'impegno a fare informazione, vi fosse un impegno del Governo, anche in accordo con l'Autorità per le comunicazioni, per la regolamentazione, nel rispetto dell'articolo 21 della Costituzione, di questo nuovo «fenomeno di mercato mediatico» di rincorsa all'audience, attraverso trasmissioni che alimentano un clima di odio ed intolleranza in cui possono maturare fenomeni gravissimi come quello citato, ma soprattutto una cultura di diffidenza e razzismo;
è peraltro da stigmatizzare il comportamento del conduttore che, ripreso dalle telecamere in funzione durante le violenze, invitava gli aggressori a dileguarsi prima dell'arrivo della polizia -:
quale valutazione dia dell'episodio;
come spieghi la facilità con la quale il gruppo di violenti, con tanto di striscioni e bandiere, ha avuto accesso allo studio televisivo e con cui, con la Digos fuori dalla porta, è riuscito a entrare in uno studio televisivo, picchiare due ospiti, lanciare uova e, in tutta tranquillità, dileguarsi;
come ritenga possibile che 40-50 appartenenti a Forza Nuova ben conosciuti in città e facilmente riconoscibili (bomber, teste rasate, celtiche sui giubbotti) stazionassero davanti ad un locale vicino agli studi televisivi nell'imminenza di una trasmissione con ospiti lì giunti sotto scorta e nessuno si sia chiesto cosa facessero;
come mai nessun poliziotto abbia riconosciuto prima che entrassero in azione i noti esponenti di FN, poi facilmente riconoscibili da chiunque nei filmati;


Pag. LVI


come mai i due carabinieri di guardia negli studi non abbiano reagito di fronte all'improvviso ingresso di tali inaspettati ospiti;
se intenda prendere in considerazione, in ottemperanza a quanto previsto dalla nostra Costituzione, la messa fuori legge di un'organizzazione che più e più volte in tutta Italia è stata protagonista di episodi che possono essere sicuramente visti come tentativi di ricostituzione del disciolto partito fascista e apologia del fascismo e del razzismo.
(4-04983)

Risposta. - Nella tarda mattinata di venerdi 10 gennaio 2003, la Digos di Verona veniva a conoscenza della presenza in città di Adel Smith per un dibattito televisivo.
La questura di Verona, alle ore 13 dello stesso giorno, diramava una specifica ordinanza per il servizio di vigilanza e controllo, con la presenza sul posto e nelle immediate vicinanze dell'emittente televisiva, di personale della Polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri, sia in uniforme che in borghese.
La pattuglia di polizia, verificava, ad inizio servizio, la chiusura della porta d'ingresso dello stabile ove sono ubicati gli studi di «Telenuovo», svolgendo vigilanza esterna, sull'edificio ove sono ubicati gli studi e le vie adiacenti.
All'interno dell'edificio si trovavano invece due Carabinieri.
Ciò nonostante, nella stessa serata, un gruppo di giovani, circa una trentina, aderenti al movimento di estrema destra «Forza Nuova», a piccoli gruppi riuscivano ad eludere i controlli delle Forze dell'ordine, poiché la particolare conformazione della piazzetta nella quale insiste l'ingresso agli studi televisivi, favorisce la possibilità di sottrarsi alla vista.
L'accesso ai locali dell'emittente è avvenuto direttamente dall'ingresso degli studi televisivi, nei quali il gruppo di forzanuovisti è entrato grazie all'apertura della porta d'ingresso, comandata dall'interno, da parte di persona non identificata.
Il dispositivo di vigilanza consisteva in un equipaggio di volante all'imbocco di via Orti Manara, con il compito di frequenti soste e giri nelle vie limitrofe, in una pattuglia Digos con compiti di perlustrazione esterna per le vie limitrofe e controllo della chiusura del portone d'ingresso dell'emittente ed in due appartenenti al nucleo informativo dell'Arma dei carabinieri all'interno degli studi televisivi.
Il personale posto all'interno dei locali dell'emittente è stato sopraffatto dal numero preponderante di manifestanti; mentre il personale di vigilanza posto all'esterno dei locali (Volanti e Digos), prontamente intervenuto a seguito dell'allarme diramato dai carabinieri posti all'interno, (l'irruzione è durata 2 minuti e 20 secondi), ha potuto effettuare n. 6 arresti in flagranza del reato sul vicolo di accesso all'emittente. Inoltre, l'immediata attività investigativa, anche con la collaborazione del personale Digos delle questure limitrofe (Padova e Treviso), qui giunto a richiesta dello scrivente, ha consentito di procedere nell'arco della notte all'identificazione di ulteriori 19 partecipanti, che venivano arrestati nei giorni successivi.
Le indagini interne non hanno evidenziato responsabilità, anche omissive, del personale di Polizia operante.
Questo Ministero non sottovaluta il significato degli episodi menzionati nell'atto di sindacato ispettivo in esame e, in generale, di tutti gli atti di violenza, di intimidazione o di semplice vandalismo ai danni di singole persone, di uffici pubblici, di sedi di partiti o di forze politiche, o comunque di luoghi che hanno un significato simbolico per la collettività o per sue componenti.
Nonostante sia elevato il numero di obiettivi cui tali eventi possano indirizzarsi (sedi di partiti, sindacati, circoli e movimenti politici, uffici pubblici, amministratori locali e in genere tutte le persone maggiormente esposte a rischio a causa delle funzioni esercitate), è sempre costante l'impegno da parte delle Forze dell'ordine sia sul piano della prevenzione che nella ricerca ed individuazione dei responsabili.
Resta alta, in particolare, l'attenzione delle Forze dell'ordine sulle attività del movimento politico Forza Nuova: ogni qualvolta che le iniziative di questa organizzazione


Pag. LVII

hanno assunto carattere illegale, come nel recente caso in questione, ne è stata tempestivamente informata l'Autorità giudiziaria competente e sono stati eseguiti dagli operatori di polizia i provvedimenti consentiti dalla legge.
Quanto alle misure che il Ministero dell'interno può adottare nei confronti di movimenti politici estremisti e, in particolare, alla sanzione estrema dello scioglimento del movimento politico di Forza Nuova, l'ordinamento vigente consente l'adozione di un provvedimento di scioglimento di organizzazioni fasciste «sotto qualsiasi forma» (XII disposizione transitoria e finale della Costituzione) solo a seguito di una sentenza penale irrevocabile che accerti l'avvenuta «riorganizzazione del disciolto partito fascista» (articolo 3 della legge 20 giugno 1952, n. 645, così come successivamente modificato), ovvero che abbia accertato un'attività, da parte dell'organizzazione destinataria del provvedimento di scioglimento, volta a favorire reati in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa (articolo 7, decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito in legge dalla legge 25 giugno 1993, n. 205).
Nello specifico, per quanto riguarda Forza Nuova, il Ministero dell'interno non è al momento a conoscenza di pronunce giurisdizionali che legittimino l'adozione di un provvedimento di tale natura.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

VENDOLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
diverse sono le problematiche di carattere medico-fisiologico, connesse al periodo di gestazione e al conseguente parto della puerpera;
in una cittadina del territorio leccese e, precisamente, Castrignano dei Greci (Lecce) vive la famiglia Colazzo, sulla quale incombe una problematica sociale di estrema gravità;
la famiglia Colazzo è composta da un nucleo famigliare di tre persone, marito, moglie e figlio. Il bambino, tale Francesco Colazzo, nato nel 1992, è portatore di un handicap grave contratto durante il parto: il bambino è un soggetto cosiddetto dalla letteratura scientifica «idrocefalo post-emorragico con encelfalopatia lesionale e convulsività trattato con l'inserimento di un catetere nel ventricolo peritonale, con conseguente tetraparesi spastica»;
a causa della suddescritta patologia, il minore rientrerebbe fra i soggetti beneficiari della «legge quadro» per l'assistenza, l'integrazione sociale ed i diritti delle persone portatrici di handicap grave (legge n. 104 del 1992);
vista la situazione di eccezionale gravità del minore, egli è seguito da più centri specializzati: è seguito dal reparto di neurochirurgia dell'ospedale «Gaslini» di Genova, dal reparto di neuropsichiatria infantile dell'ospedale «Borgo Roma» di Verona, dall'istituto francese «Helio Marin» di Hyeres - specializzato in riabilitazione per detti soggetti - e, da ultimo, da una fisioterapista che quotidianamente si reca nel luogo di residenza del piccolo Francesco per la fisioterapia;
tutte le spese di viaggio e le altre necessità connesse al sostenimento delle cure sono sempre state a carico della famiglia Colazzo, contrariamente da quanto prescritto e sancito dalla legge n. 104 del 1992;
la descritta situazione fisica, non permette al minore di compiere i normali movimenti della quotidianità: bere, muoversi, girarsi su un fianco, mangiare e altro; difatti per la condizione in cui versa il piccolo Francesco, i genitori (entrambi lavorano presso la Prefettura di Lecce) hanno dovuto assumere a tempo pieno una infermiera che lo assiste per quasi tutta la giornata;
ad oggi, dopo tutte le premure dei genitori, il bambino risponde con successo alle cure tant'è vero che frequenta con successo il secondo anno di scuola elementare;


Pag. LVIII


la citata legge prevede che, per tali soggetti cosiddetti «svantaggiati», le regioni forniscano l'assistenza domiciliare con personale specializzato, forniscano i rimborsi per le spese mediche sostenute, forniscano i rimborsi per le spese di trasporto, forniscano i rimborsi per le spese di alloggio, forniscano i rimborsi per i cicli di idro terapia, eccetera eccetera;
a tale riguardo la regione Puglia, con due distinte delibere di Giunta (n. 1222/99 e 1871/01) avrebbe introdotto una fattispecie giuridica di dubbia costituzionalità secondo cui l'elargizione dei rimborsi e la fornitura del personale medico e paramedico specializzato, avvenga in base al reddito considerato dalla Giunta Regionale elemento fondamentale per potere godere dei benefici della legge;
il reddito annuo della famiglia Colazzo è di circa 30.990 euro, per le cure del minore spende oltre 18.000 euro;
a tutt'oggi la regione Puglia non ha mai rimborsato la famiglia Colazzo delle spese sostenute -:
quali iniziative normative si intendano porre in essere affinché alle famiglie che assistono soggetti portatori di handicap siano rimborsate tutte le spese sostenute per le cure;
quali ulteriori iniziative, nell'ambito della propria competenza, voglia adottare per sensibilizzare le autorità competenti ad attivarsi per la positiva soluzione della vicenda esposta.
(4-03111)

Risposta. - Si risponde su delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Con riferimento all'interrogazione in discorso, si rappresenta che l'assistenza domiciliare ai soggetti disabili è disciplinata dalla legge-quadro n. 104/1992 e dalla successiva legge di modifica n. 162/1998, che prevede anche la possibilità di rimborsi-spesa per le famiglie che assistono a domicilio familiari in situazione di handicap grave.
La programmazione e l'attuazione degli interventi sono di competenza delle regioni, alle quali annualmente sono trasferite le relative risorse previste nell'ambito del Fondo nazionale per le politiche sociali.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Grazia Sestini.

VENDOLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
le piogge intense che negli scorsi giorni sono cadute nel territorio della provincia di Foggia hanno provocato danni straordinari alle comunità locali e all'economia della Capitanata;
molte strade provinciali, a causa di frane e smottamenti, sono state chiuse al traffico;
alcuni residenti di frazioni particolarmente colpite dagli eventi metereologici sono stati sgomberati dalle proprie abitazioni;
molti fiumi e torrenti sono straripati provocando un generalizzato allagamento delle campagne circostanti, con la conseguente distruzioni di produzioni agricole che, come nel caso della cittadina di Zapponeta, sono la quasi esclusiva fonte di reddito per la comunità -:
se sia stata attivata la procedura per la dichiarazione dello «stato di calamità naturale» a causa dei fenomeni alluvionali che hanno colpito la Capitanata;
quali interventi urgenti si intenda assumere per fronteggiare il disastro che ha colpito l'economia foggiana specie nel suo comparto agricolo.
(4-05206)

Risposta. - Nei giorni 24, 25 e 26 gennaio 2003 il territorio della provincia di Foggia è stato colpito da eccezionali eventi meteorologici che hanno provocato numerosi smottamenti, frane, inondazioni con conseguenti gravi danni alla viabilità, alle infrastrutture, al patrimonio immobiliare ed al tessuto economico e sociale.


Pag. LIX


A seguito di tali eventi, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2003, è stato dichiarato lo stato di emergenza ai sensi dell'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225.
Successivamente, d'intesa con la regione Puglia, è stata emanata l'ordinanza di protezione civile n. 3280 del 19 aprile 2003, con la quale è stato nominato commissario delegato il presidente della regione, al quale sono stati attribuiti poteri di deroga alla normativa vigente per poter affrontare l'emergenza in maniera tempestiva ed efficace.
Poiché gli avversi eventi meteorologici hanno influito negativamente sulle varie attività lavorative, la predetta ordinanza n. 3280 del 2003 reca disposizioni per favorire i titolari di attività industriali, commerciali, produttive, agricole, agroindustriali, agrituristiche, zootecniche, ittico ed ittico-produttive, artigianali, professionali, di servizi, turistiche ed alberghiere, nonché le società sportive, le organizzazioni di volontariato che abbiano subito gravi danni a seguito delle alluvioni.
Inoltre, per i soggetti residenti o aventi sede legale od operativa nei territori colpiti dall'alluvione è stata, altresì, disposta, fino al 31 dicembre 2003, la sospensione dei pagamenti dei contributi previdenziali ed assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali.
In particolare, l'importo complessivo del mutuo quindicennale concesso per fronteggiare la situazione emergenziale in argomento dalla Cassa depositi e prestiti è pari a 14.114.696,82 euro e le provvidenze deputate alla copertura degli oneri sono quelle di cui all'ordinanza di protezione civile n. 3277 del 2003, con la quale è stato stabilito un limite di impegno pari a 1.068.360 euro per il 2003 e pari a 184.200 euro per il 2004.
Infine, il commissario delegato ha il compito di predisporre dei cronoprogrammi, cadenzati per trimestri successivi, delle attività da porre in essere per fronteggiare la situazione di emergenza. Tali documenti vengono esaminati da un comitato istituito presso il dipartimento della protezione civile denominato comitato di rientro nell'ordinario.
A tale proposito, il commissario delegato, con nota dell'8 agosto 2003, ha trasmesso al comitato di rientro nell'ordinario il cronoprogramma con la lista dei comuni colpiti e la stima complessiva dei danni.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

VILLANI MIGLIETTA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la recente approvazione in finanziaria, da parte del Senato, dei tagli al Fto (fondo di finanziamento ordinario) dai 6.209 milioni di euro del 2002 ai 6.030 del 2003 ha scatenato la protesta dei rettori italiani;
in particolare, la Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane) lamenta l'insufficienza di risorse per pagare gli stipendi, le ricerche e i servizi vari;
la ricerca, sia in campo universitario che sanitario, è fondamentale e irrinunciabile in un paese come il nostro, che si annovera tra i paesi europei più progrediti e vanta persino premi nobel -:
se non concordino sull'opportunità che i docenti universitari possano svolgere la loro attività assistenziale, didattica e di ricerca anche all'interno di strutture convenzionate con il S.S.N. e di riconosciuto prestigio scientifico internazionale, previo accreditamento universitario, purché ciò non comporti un aggravio di spesa per l'Università di appartenenza.
(4-04914)

Risposta. - L'interrogante segnala l'opportunità che i docenti universitari possano svolgere la loro attività assistenziale, didattica e di ricerca anche all'interno di strutture convenzionate con il Servizio sanitario nazionale e di riconosciuto prestigio scientifico internazionale, previo accreditamento universitario, purché ciò comporti un aggravio


Pag. LX

di spesa per l'Università di appartenenza. Al riguardo si rappresenta quanto segue.
Il decreto legislativo 21 dicembre 1999, n. 517, recante la «Disciplina dei rapporti fra servizio sanitario nazionale ed università, a norma dell'articolo 6 della legge 30 novembre 1998, n. 419» nell'articolo 2 (aziende ospedaliero-universitarie) dispone che la collaborazione fra servizio sanitario nazionale e università si realizza attraverso aziende ospedaliero-universitarie aventi autonoma personalità giuridica.
Tali aziende derivano dalla trasformazione dei policlinici universitari a gestione diretta e dalla trasformazione dei presidi ospedalieri in cui insisteva la prevalenza del corso di laurea in medicina e chirurgia.
Per le attività assistenziali essenziali allo svolgimento delle funzioni istituzionali di didattica e di ricerca dell'università, la regione e l'università individuano, in conformità alle scelte definite dal piano sanitario regionale, l'azienda di riferimento caratterizzata da unitarietà strutturale e logistica.
Qualora nell'azienda di riferimento non siano disponibili specifiche strutture essenziali per l'attività didattica, l'università concorda con la regione, nell'ambito dei protocolli di intesa l'utilizzazione di altre strutture pubbliche; qualora non siano disponibili strutture nell'azienda di riferimento e, in via subordinata, nelle altre strutture pubbliche sopra citate, le università concordano con la regione, nell'ambito dei protocolli di intesa, ogni eventuale utilizzazione, tramite l'azienda di riferimento, di specifiche strutture assistenziali private, purché già accreditate.
Lo svolgimento dell'attività assistenziale, didattica e di ricerca all'interno delle strutture del Servizio sanitario nazionale da parte di docenti universitari si attua, pertanto, secondo le predette modalità.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.

ZACCHERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
era stato a suo tempo costituito un gruppo di lavoro per la predisposizione di norme finalizzate alla definizione degli standard omogenei di professionalità e alla individuazione di procedure di impegno per i gruppi di volontariato di protezione civile specializzati nelle attività subacquee;
il costituito gruppo di lavoro aveva predisposto un regolamento operativo e delle linee guida per utilizzare i predetti gruppi subacquei in occasione di situazioni di emergenza e tale regolamento è stato approvato in data 24 luglio 2001;
a seguito di questa approvazione, il regolamento sarebbe dovuto entrare in effettiva funzione, previe le dovute determinazioni amministrative e legislative;
non si ha notizia di ulteriori sviluppi -:
quale sia la situazione del predetto regolamento, se sia o meno entrato effettivamente in funzione e con quale decorrenza;
in caso negativo, quali siano stati i motivi del ritardo ed in che termini temporali si intenda effettivamente attuarlo dandone comunicazione agli enti interessati.
(4-05499)

Risposta. - Il gruppo di lavoro per la predisposizione di norme finalizzate alla definizione di standard omogenei di professionalità ed all'individuazione di procedure di impiego di gruppi organizzati di volontariato di protezione civile specializzati nelle attività subacquee è stato individuato nell'ambito del comitato nazionale del volontariato che, con l'entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica 8 febbraio 2001, n. 194, concernente il regolamento relativo alla nuova disciplina della partecipazione delle organizzazioni di volontariato alle attività di protezione civile, è decaduto da ogni funzione.
Si rende tuttavia noto che i lavori del predetto gruppo sono terminati nel giugno


Pag. LXI

del 2001 con l'approvazione delle linee-guida per la definizione degli standard omogenei di professionalità per l'impiego di volontari specializzati in attività subacquee, le quali sono state condivise dai rappresentanti degli enti di Stato operanti nel settore quali carabinieri, vigili del fuoco, capitanerie di porto e polizia e dalle maggiori organizzazioni di volontariato.
Al riguardo, l'ufficio volontariato e relazioni istituzionali del dipartimento della protezione civile ha provveduto a convocare una riunione con il citato gruppo di lavoro per formalizzare il predetto documento e per individuare le iniziative da porre in essere per l'immediato futuro.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

ZACCHERA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 12 febbraio 2002, con protocollo MOT 3/551/M310 è stata diffusa una circolare per disciplinare gli esami di teoria per il conseguimento della patente di guida;
tali disposizioni specificano che per le sessioni di esami esterne agli uffici provinciali della MCTC devono presenziare allievi di autoscuole in numero tra 3 e 5;
nella provincia di Verbano Cusio Ossola sussiste l'anomalia che la sede della Motorizzazione civile è a Domodossola e non nella città capoluogo (Verbania) dove esistono quattro autoscuole, due delle quali con sede a Verbania e contemporaneamente in due altre località (rispettivamente Cannobio e Stresa) con quindi 6 scuole complessive pur di soli 4 proprietari e che quindi l'organizzazione di una sola sede di esame appare particolarmente difficoltosa e poco pratica, in quanto o si esclude una scuola o si debbono raddoppiare le prove, ma in questo caso non vengono di norma raggiunti i 36 allievi previsti dalla normativa -:
se il Ministro non ritenga di dover adottare le opportune iniziative affinché si possa derogare a quanto previsto dalla circolare quando situazioni locali oggettivamente dimostrabili consigliano un minimo di flessibilità nei numeri di allievi e scuole partecipanti agli esami garantendo peraltro serietà, pluralismo e controlli.
(4-06104)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in discorso, si fa presente che i principi informatori della circolare protocollo 351/M310 del 12 febbraio 2003 sono da ricercare nell'esigenza dell'amministrazione di rendere uniforme, su tutto il territorio nazionale, la concessione delle sedute di esame per il conseguimento delle patenti di guida, in considerazione anche della dotazione di personale esaminatore presente presso gli uffici provinciali, garantendo, nel contempo, le imprescindibili condizioni di oggettività e trasparenza cui, in generale, la pubblica amministrazione deve attenersi ai sensi dell'articolo 97 della Costituzione.
Al riguardo, bisogna evidenziare che l'articolo 121, comma 6, del codice della strada consente che l'esame per il conseguimento delle patenti di guida di coloro che hanno frequentato un'autoscuola possa svolgersi presso la stessa se dotata di locali riconosciuti idonei allo scopo.
Sull'argomento, la sezione II del Consiglio di Stato aprile 1999, che il comma 6 dell'articolo 121 «non prevede uno specifico obbligo di svolgere esami di idoneità per il conseguimento della patente di guida presso le sedi delle autoscuole, ma prevede invece solo una facoltà...; infatti la locuzione «può svolgersi» deve essere letta ed interpretata nel senso che tale facoltà deriva dalla compatibilità con le esigenze di servizio dell'ufficio. L'organizzazione delle sedute di esame per il conseguimento della patente di guida sono rimesse alla piena discrezionalità del direttore dell'Ufficio Provinciale, che valuta tanto il numero delle richieste dei candidati, quanto la disponibilità dei funzionari esaminatori in relazione ai periodi di lavoro generale dell'ufficio medesimo».


Pag. LXII


Sulla base, quindi, della normativa vigente, nonché del parere espresso dal Consiglio di Stato, l'amministrazione, tenuto conto della grave situazione di carenza di personale venutasi a determinare su quasi tutto il territorio nazionale, compreso l'ufficio di Verbano Cusio Ossola, e tenuto conto che molti uffici della motorizzazione, già autonomamente, avevano adottato iniziative volte a concentrare le sedute d'esame esclusivamente presso le sedi dell'ufficio, ha adottato la circolare 351/M310 del 12 febbraio 2003, che consente l'uniformità delle procedure di assegnazione delle sedute d'esame su tutto il territorio nazionale.
Si fa peraltro presente che la suddetta circolare è stata predisposta dopo aver acquisito anche le osservazioni delle associazioni di categoria delle autoscuole nel corso di appositi incontri tenuti al fine di consentire, nel tradizionale e fattivo spirito di collaborazione con gli operatori di settore, di approfondire tutti gli aspetti che potessero intralciare un sereno svolgimento delle competenze in materia di esami sia da parte degli Uffici provinciali sia da parte delle autoscuole.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Pietro Lunardi.

ZACCHERA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il battaglione alpini paracadutisti «Monte Cervino» è in corso di trasformazione in reggimento;
questo reparto, fiore all'occhiello delle truppe alpine, dal nome glorioso sia in periodo di pace che in guerra rischia nominalmente di sparire dalle nostre forze armate -:
se non si ritiene opportuno che il nuovo reggimento mantenga la denominazione «Monte Cervino» ed il motto «Mai strac!» che lo ha accompagnato durante tutta la sua storia.
(4-06800)

Risposta. - In conseguenza delle risultanze a cui perverrà il Gruppo di Studio sulle forze speciali istituito presso lo Stato maggiore della Difesa, il battaglione alpini paracadutisti «Monte Cervino» potrebbe essere elevato a reggimento.
Ove si procedesse in tal senso, è previsto che il reparto assuma la denominazione di 4o reggimento alpini (paracadutisti), ossia la denominazione di quel reggimento che, tra i più antichi e decorati della specialità, ha visto nascere nell'ambito della sua organizzazione il battaglione sciatori «Monte Cervino».
In analogia con quella situazione, la storica denominazione
«Monte Cervino» ed il motto «Mai strac» sarà quindi mantenuta dal Battaglione alpini (paracadutisti) inquadrato nel predetto reggimento, proprio per conservare il glorioso nome del reparto a tutela delle sue tradizioni storiche, patrimonio di preziosi e nobili valori militari.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che parte dei dipendenti a contratto presso alcune nostre rappresentanze consolari in Germania abbiano dichiarato lo stato di agitazione perché non sarebbero state risolte problematiche relative al proprio stato giuridico-economico;
a ben due anni dalla sottoscrizione del Protocollo d'Intesa con l'Ambasciatore Dominedò (8 giugno 2001) e dall'entrata in vigore del Contratto Integrativo (19 dicembre 2001) molti dei punti riguardanti la categoria degli impiegati a contratto non avrebbero trovato tuttora attuazione;
vi sarebbe una certa indifferenza al riguardo da parte dei responsabili dell'Ambasciata di Berlino -:
che notizie abbia il Ministero in merito alla situazione segnalata e quali iniziative s'intendano prendere al riguardo.
(4-07214)


Pag. LXIII

Risposta. - La questione sollevata dall'onorevole interrogante riguarda l'attuazione di istituti estremamente innovativi introdotti per la prima volta dalla contrattazione collettiva nazionale a favore della categoria del personale assunto, con contratto a tempo indeterminato regolato dalla legge italiana, dagli uffici diplomatico-consolari all'estero, I complessi negoziati condotti dall'Aran e, successivamente, a livello di amministrazione si sono conclusi nella primavera del 2002 ed hanno enucleato i principi regolatori del Fondo unico di amministrazione per il personale a contratto, nonché degli istituti da questo finanziati: passaggi interni; compensi differenziati; progressione economica orizzontale. Inoltre, la nuova contrattazione ha condotto all'introduzione del «part-time» anche a favore di tale categoria.
A seguito di ciò, l'amministrazione ha dato pronto avvio alle procedure per attivare tali figure giuridiche innovative:
da subito sono state accolte le richieste motivate di
«part-time» avanzate da diversi impiegati a contratto, anche in Germania;
nel 2002, una volta ottenuta la necessaria transizione dei fondi e la costituzione dell'apposito capitolo di bilancio, sono stati liquidati gli importi relativi ai cosiddetti compensi differenziati stabiliti per i diversi Paesi con riferimento al 2001;
sono stati definiti - e sono in corso di erogazione - gli ulteriori importi a titolo di compensi differenziati ed anche di progressione economica differenziata sulla base dell'anzianità di servizio riconosciuta ai singoli impiegati in base ai criteri concordati con le organizzazioni sindacali;
è stato predisposto il piano generale di avvio delle procedure dei passaggi interni, rilevante istituto di riqualificazione del personale a contratto di legge italiana per il quale, grazie al nuovo CCNL 2002-2005, saranno disponibili le necessarie risorse finanziarie aggiuntive.
In sostanza, nel corso degli ultimi due anni sono stati effettuati sforzi significativi di aggiornamento e miglioramento del trattamento giuridico ed anche economico di tale categoria di personale, in linea con la riforma del settore attuata nel 2000 nel quadro della più generale riforma del Ministero degli affari esteri. In tale ambito, non vanno tralasciati i rilevanti sviluppi retributivi riconosciuti dal 2001, che hanno condotto alla rivalutazione delle retribuzioni base (per la Germania, mediamente del 25 per cento) e che sottolineano l'attenzione con cui la problematica è stata seguita dal Ministero a Roma e dalle sedi interessate all'estero.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

ZAMA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la facoltà di medicina e chirurgia dell'università degli studi di Ancona ha istituito, nell'anno accademico 1991-1992, la scuola diretta a fini speciali per tecnico della riabilitazione psichiatrica e psicosociale;
l'iscrizione a tale corso, al quale si accedeva con il diploma di scuola secondaria superiore e previo superamento di un esame di ammissione, era a numero chiuso e prevedeva un massimo di dieci iscritti;
nei primi due anni i partecipanti hanno superato il numero di cento, che negli anni successivi è diminuito a causa della difficoltà dell'esame di ammissione;
il corso di diploma universitario prevedeva una durata di tre anni, durante i quali i partecipanti ammessi hanno regolarmente versato le tasse universitarie sostenendo venti esami tra i quali: psicoterapia; neuropsichiatria; riabilitazione psichiatrica; psicoterapia; neuropsichiatria; anatomia del sistema nervoso centrale, eccetera;
durante il terzo anno, prima della discussione della prevista «tesina», i partecipanti dovevano aver sostenuto quattro


Pag. LXIV

cento ore di tirocinio presso il reparto psichiatria dell'«Umberto I» di Ancona e presso strutture private;
ciò nonostante il diploma non è ancora riconosciuto a livello giuridico, e conseguentemente coloro che lo hanno conseguito, con tanti sacrifici anche economici per tasse e testi, si ritrovano un titolo senza alcun valore giuridico;
per tale motivo le Asl, dove questa figura di tecnico è ritenuta necessaria in quanto si inserisce tra l'infermiere professionale e lo psichiatra, non possono assumere i diplomati in quanto la figura stessa non è prevista negli organici -:
quali iniziative di rispettiva competenza intendano assumere affinché venga attribuito il riconoscimento giuridico al diploma universitario di cui in premessa.
(4-03494)

Risposta. - Con riferimento al su indicato atto di sindacato ispettivo, nel quale l'interrogante solleva le problematiche relative al riconoscimento giuridico del diploma universitario di «Tecnico della riabilitazione psichiatrica e psicosociale», si fa presente quanto segue.
Il predetto titolo, con decreto del Ministro della Sanità di concerto con il Ministro dell'università e della ricerca scientifica del 27 luglio 2000, è stato reso equipollente a quello di «Tecnico dell'educazione e della riabilitazione psichiatrica e psicosociale» di cui al decreto ministeriale 17 gennaio 1997 n. 57.
Successivamente, con decreto ministeriale n. 182/2001 è stata individuata la nuova figura professionale di «Tecnico della riabilitazione psichiatrica», con conseguente soppressione del profilo di «tecnico dell'educazione e della riabilitazione psichiatrica e psicosociale» (articolo 1) sopra menzionato e dei relativi corsi universitari (articolo 4, co. 1). L'articolo 4, comma 2, del decreto ministeriale da ultimo citato dispone, inoltre, che «il diploma universitario di tecnico dell'educazione e della riabilitazione psichiatrica e psicosociale è equipollente a quello di educatore professionale di cui al decreto ministeriale n. 520/1998.
Per consentire, inoltre, ai possessori del diploma universitario di «tecnico dell'educazione e della riabilitazione psichiatrica e psicosociale» e dei titoli equipollenti, di optare, oltre che per l'equipollenza verso la figura di «educatore professionale», anche verso il nuovo profilo di Tecnico della riabilitazione psichiatrica», il Ministero della sanità aveva, inoltre, iniziato l'
iter procedurale di modifica del decreto ministeriale n. 182/2001.
La procedura in questione è stata tuttavia sospesa, a seguito del parere reso dal Consiglio di Stato, secondo il quale, a seguito delle sopravvenute modifiche del titolo V della Costituzione, quella delle professioni sanitarie è materia oggetto di legislazione concorrente tra Stato e regioni. In particolare, in base al nuovo sistema di ripartizione della potestà legislativa, rispettivamente, statale e regionale, compete allo Stato unicamente la determinazione dei principi fondamentali relativi all'individuazione delle varie figure professionali, così come dei relativi titoli di accesso; alle regioni la predisposizione di discipline diversificate, che si innestino nel tronco unitario espresso a livello di principi fondamentali.
Alla luce del parere del consiglio di Stato, il potere statale di intervento in relazione alla materia delle professioni sanitarie va esercitato, conformemente a quanto disposto dall'articolo 117 della costituzione (come modificato dalla legge costituzionale n. 3/2001), in via legislativa.
Non essendo più possibile intervenire con decreti o regolamenti delle amministrazioni dello Stato, è stato in un primo luogo predisposto uno schema di provvedimento di delega al governo per l'individuazione dei principi fondamentali per l'istituzione e l'esercizio delle professioni sanitarie. Lo schema predetto non ha però avuto assenso della Conferenza Stato-Regioni: la materia in argomento sarà quindi quanto prima oggetto di un disegno di legge di iniziativa governativa.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.


Pag. LXV

ZAMA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
presso l'Istituto d'arte di Fermo è funzionante, fin dal 1959-60, una sezione per la ceramica artistica, che ha annoverato fra il corpo docente, fin dall'inizio, prestigiosi artisti provenienti dagli istituti d'arte di Faenza e Castelli (città come noto aventi specifica vocazione per l'arte ceramica);
dalla scuola di Fermo sono usciti docenti, artisti e artigiani, che hanno ben illustrato gli insegnamenti ricevuti e dato notorietà all'istituto di Fermo, in campo nazionale e sovranazionale;
al momento, in base alla nuova normativa a quanto risulta all'interrogante e per la scarsa attenzione dell'attuale gestione dell'istituto, volta a privilegiare corsi sperimentali di dubbio successo, piuttosto che i tradizionali insegnamenti, la sezione ceramica rischia di essere chiusa -:
quali iniziative di propria competenza intenda assumere affinché in questo come in altri analoghi casi non venga disperso un notevole patrimonio di attrezzatura specifica e sia tenuta viva nel territorio una tradizione che è molto sentita tanto da annoverare in passato per la sola sezione ceramica oltre 250 iscritti (normalmente 3 prime classi).
(4-06173)

Risposta. - Si fa riferimento alla interrogazione in discorso e si comunica che la questione proposta è stata risolta nel senso auspicato dell'interrogante.
Presso l'Istituto statale d'arte di Fermo (Ascoli Piceno) sono state autorizzate, per la sezione «Ceramica», come richiesto dal dirigente, scolastico, una prima ed una quarta classe.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

ZANELLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
un solo tratto della costa adriatica che va da Muggia, al confine della Slovenia, fino alla laguna di Venezia, ovvero quel segmento del litorale triestino che dalla Costa dei Barbari si estende fino a Duino, risulta a tutt'oggi ancora al riparo da speculazioni edilizie e «valorizzazioni turistiche», sebbene vi siano stati tentativi di approvazione di progetti turistici poi falliti;
si tratta della Baia Sistiana, una baia immersa nel verde, con un piccolo e discreto porticciolo per la pesca e il diporto e un antico albergo d'impianto austriaco, di grande pregio naturalistico, ancorché Sito di Interesse Comunitario;
purtroppo, attualmente, è in via di approvazione un ennesimo progetto di «valorizzazione turistica» il quale ha già, incredibilmente, superato la Valutazione di impatto ambientale (sulla quale i rappresentanti delle associazioni ambientaliste presenti nella Commissione regionale VIA hanno espresso un voto contrario), nonostante lo Studio di impatto ambientale risulti carente sotto molti aspetti decisivi (mancata valutazione delle alternative, impatto sulle acque sotterranee, inadeguata analisi sul senso economico dell'intera operazione);
il progetto summenzionato prevedrebbe il sacrificio di 26 ettari di area boscata da destinare a un enorme parcheggio da stadio, collegato alla baia (pedonalizzata) da una navetta che correrebbe in un tunnel scavato nella roccia, mentre non sarebbe prevista la salvaguardia di alcune grotte di pregio e dell'area meglio conosciuta come Falesie di Duino;
nella cava dovrebbe sorgere un finto villaggio con l'aspetto di un borgo preesistente istro-veneto (mai esistito) con tanto di chiesa non consacrata e un finto campanile, che racchiude in realtà un ascensore;


Pag. LXVI


inoltre, incassato lungo l'arco della cava, sorgerebbe (previo scavo di centinaia di metri cubi sul versante e conseguente distruzione del bosco soprastante) un albergo senza facciate, di Otto piani, digradante verso il mare e che dovrebbe essere «mascherato» da un'improbabile copertura vegetale, tale da renderlo «invisibile» e farlo sembrare una serie di terrazzamenti, insomma una sorta di architettura che rinuncia a sé stessa;
nella nuova darsena che si vorrebbe realizzare davanti alla cava, poi, le pareti della stessa dovranno sembrare falesie, come quella di Duino; dovrebbero sorgere infine anche finti laghetti, ovvero piscine mascherate, e finte cascatelle: insomma un falso programmatico per di più molto kitsch;
la Baia Sistiana e la costiera triestina non sono aree ambientalmente degradate dove costruire parchi di divertimento o attuare piani di «valorizzazione turistica», sono invece aree di grande bellezza e delicatezza, per il tipo di vegetazione, per le imponenti falesie a strapiombo, per la presenza sullo sfondo del famoso castello di Duino -:
se siano a conoscenza dell'esistenza di un progetto devastante di così ampia portata; se non ritengano di voler valutare la possibilità di far sospendere quella che si presenta come una mera operazione commerciale;
se non ritengano di voler intervenire al fine di garantire la tutela dei beni protetti dalla Costituzione e dalle istituzioni comunitarie, quale è anche il paesaggio.
(4-06129)

Risposta. - La soprintendenza del Friuli-Venezia Giulia ha seguito la vicenda del progetto fin dal 1990. In particolare, già nel 1992 questo Ministero, sentito il Comitato di settore, aveva formulato un parere che impartiva linee guida da adottare al fine di esercitare in modo efficace la tutela della Baia di Sistiana.
L'area, sin dal 1981, è stata dichiarata di notevole interesse pubblico per l'importanza paesaggistica della fascia costiera - legge n. 1497 del 1939 - ed è stata vincolata
ipso iure per una fascia di 300 metri dalla battigia del mare ai sensi del decreto legge n. 312 del 1985, convertito nella legge n. 431 del 1985, le cui disposizioni sono state recepite dall'articolo 146, comma 1, lettera a), del Titolo II del decreto legislativo n. 490 del 1999. È stata, inoltre, intrapresa la procedura di vincolo per l'immobile denominato ex Albergo Austriaco, in quanto il progetto prevedeva un pesante intervento di riconversione dello stesso in miniappartamenti.
Come è noto, il progetto preliminare ha superato una procedura di valutazione di impatto ambientale, ai sensi della legge regionale n. 43 del 1990, per la quale, considerata la potestà legislativa attribuita alle regioni in materia, non era prevista la concertazione con questo Ministero.
La soprintendenza, in occasione dell'esame del progetto - dal quale è stato possibile valutare con maggiore precisione l'entità delle trasformazioni sul territorio - ha formulato un giudizio fortemente critico per le ripercussioni ambientali negative, anche in considerazione del mancato recepimento delle indicazioni del parere ministeriale del 1992.
Inoltre, la stessa ha ritenuto il progetto non condivisibile in quanto la creazione di ambienti e paesaggi artificiali non sono compatibili con la percezione del paesaggio della costiera triestina e con la forma visibile della singolarità geologica oggetto del vincolo.
Tali perplessità sono state espresse al comune, in occasione delle osservazioni al progetto preliminare ed in diversi incontri anche con la proprietà.
Si evidenzia, infine, che il vincolo insistente sull'area comporta l'obbligo del rilascio di autorizzazione
ex articolo 151 del decreto legislativo n. 490 del 1999 e quindi questo Ministero ha la facoltà di esercitare il potere di annullamento al fine di evitare la realizzazione di un progetto che è stato valutato negativamente.
Per quanto di competenza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, il dipartimento competente comunica che, nel


Pag. LXVII

marzo 2003, ha ricevuto la delibera della giunta regionale del luglio 2002, relativa alla pronuncia sulla valutazione di impatto ambientale ed alla valutazione di incidenza di cui all'articolo 6 della direttiva Habitat del progetto preliminare presentato, con la quale la stessa si è espressa favorevolmente ad entrambe le procedure. A seguito di ciò, lo stesso dipartimento ha formulato delle osservazioni in merito ed ha sollecitato l'amministrazione regionale a riconsiderare il progetto, a verificarne l'adeguatezza con le finalità della direttiva in questione nonché la correttezza procedurale.
Il Ministro per i beni e le attività culturali: Giuliano Urbani.

ZANELLA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che la Direzione Scolastica Regionale del Veneto non avrebbe concesso la formazioni di alcune classi per il prossimo anno scolastico. In particolare:
la direzione didattica «Baseggio» di Marghera ha richiesto due classi prime a tempo pieno nel plesso «Baseggio», la richiesta riguarda 45 bambini, di cui uno con handicap grave. La direzione regionale ha concesso una sola classe prima a tempo pieno. È da notare che nello stesso territorio (Marghera e in generale distretto scolastico 38 «Mestre sud») tutte le classi a tempo pieno sono al numero limite di 25 iscritti, con la presenza di molte gravi situazioni di disagio socio-ambientale, bambini stranieri e nomadi, bambini provenienti da istituti;
il plesso «Fratelli Bandiera» di Malcontenta ha richiesto una classe prima a modulo, con 8 alunni iscritti, ma è stata negata. Da notare che il territorio di Malcontenta non presenta alternative vicine, le scuole più vicine sono: la «Visintini» di Marghera per raggiungere la quale occorre attraversare buona parte della zona industriale, con più di 3 chilometri di percorso, la «San Giovanni Bosco» di Ca' Sabbioni e la scuola di Gambarare di Mira per raggiungere le quali si deve superare un percorso di oltre 5 chilometri con attraversamento della Statale 309 «Romea»;
la Direzione Didattica «Grimani di Marghera» ha richiesto 5 classi prime a tempo pieno, fra i plessi «Grimani» e «Visintini», con una richiesta superiore a 120 alunni, la direzione generale ha concesso soltanto 4 classi. Valgono le stesse considerazioni esposte sopra per la «Baseggio», in quanto le due Direzioni insistono sullo stesso territorio;
risulta che situazioni analoghe (classi a tempo pieno negate) esistono anche nell'Istituto Comprensivo di Zelarino, mentre esiste - generalizzata in tutta la città di Venezia - una forte carenza di spazi nelle scuole dell'infanzia statali, comunali ed anche private;
un altro dato di sofferenza - particolarmente grave e che, purtroppo, è riferibile non solo alla regione Veneto ma a tutta Italia - riguarda la disponibilità di posti di insegnanti di sostegno per bambini con handicap. Infatti, fino ad ora, i posti venivano assegnati sulla base di una disponibilità di 6 ore settimanali per bambino, con possibilità di deroga per casi di particolare gravità. Le deroghe erano molte, a causa sia della gravità delle situazioni, sia dell'allungamento del tempo scuola rispetto all'anno 1977 nel quale la legge 517 - che regola, appunto, il sostegno - è stata approvata. Oggi invece le deroghe sono state tutte messe in capo alla direzione regionale, che ha già dichiarato l'intenzione di «stringere» rispetto al passato;
le amministrazioni locali - Comune e Provincia - che, a seconda del tipo di handicap, forniscono gli «accudenti» (personale che svolge una funzione di supporto per gli insegnanti di sostegno occupandosi delle necessità pratiche dei bambini) sono colpite dai tagli alla spesa sociale decisi dal Governo con la legge finanziaria -:
se il Ministro sia a conoscenza di questa situazione; se non ritenga opportuno,


Pag. LXVIII

viste le circostanze, concedere le classi secondo quanto richiesto dai genitori e dagli insegnanti; se non ritenga quanto detto in premessa possa compromettere il diritto costituzionale ad avere una istruzione gratuita e aperta a tutti.
(4-06409)

Risposta. - Il Centro servizi amministrativi di Venezia dopo aver preso atto che il numero degli alunni iscritti alla 1a classe della scuola elementare di Malcontenta non raggiunge il minimo di 10 previsto dalla normativa vigente per l'attivazione delle classi di scuola elementare, non ha inserito la classe richiesta nell'organico di diritto.
La suddetta scuola elementare è una delle tante funzionanti nel territorio del comune di Venezia e pertanto gli alunni potranno soddisfare l'obbligo scolastico o in altro plesso del medesimo comune o in plessi di comuni limitrofi.
Il direttore didattico della scuola in parola, entro il 31 agosto 2003, potrà comunque attivare la classe in parola nell'organico di fatto, qualora il numero degli iscritti risulti aumentato.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

ZANELLA, CENTO, CIMA e BULGARELLI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riferito della Carovana per la solidarietà nei territori del Medio Oriente, che ha cercato di raggiungere l'Iraq ed è stata respinta due volte alla frontiera, esiste un campo profughi nella zona di Al-karama, nella cosiddetta no men's land - terra di nessuno - al confine tra l'Iraq e la Giordania dove si troverebbero circa 2.500 persone di varia nazionalità - curdi di nazionalità iraniano, cingalesi, sudanesi, palestinesi, iracheni che avrebbero lasciato l'Iraq a causa della guerra con l'intenzione di passare attraverso la Giordania per raggiungere altri paesi; vistosi negare il diritto di ingresso dal Governo giordano e impossibilitati a rientrare in Iraq dalle forze americane, famiglie intere sono trattenute nei campo senza sapere nulla sul proprio destino;
nel campo, frutto di una situazione di fatto, e non gestito dall'Acnur che ha fornito il minimo per affrontare una situazione di emergenza temporanea, le condizioni di vita sarebbero durissime: alloggi composti da basse tende canadesi, limitati approvvigionamenti di acqua e cibo, pochi bagni chimici a disposizione di 2.500 persone - tra le quali anche molti bambini -, un solo presidio medico che consiste in un veicolo della Croce Rossa;
un intervento dei militari giordani che sorvegliano il campo, avrebbe fatto allontanare la Carovana dopo aver controllato che non avessero ripreso immagini del campo -:
se il Ministro sia a conoscenza dell'esistenza di queste realtà, nella terra di nessuno, nelle quali le condizioni di vita delle persone ospitate sono così precarie e nelle quali non vengono di fatto rispettati i diritti umani;
se non ritenga doveroso verificare quali e quanti siano questi campi e quante persone siano ivi trattenute;
se non ritenga che sia doveroso per il Governo italiano tenesse informato il Parlamento di questo aspetto cruciale del dopo guerra, mettere in atto iniziative per affrontare e risolvere la situazione di queste persone e assicurare a tutti l'esercizio dei diritti fondamentali.
(4-06544)

Risposta. - In conseguenza del conflitto in Iraq, nella no man's land, al confine tra Iraq e Giordania, è stato allestito un campo profughi gestito dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR) in collaborazione con l'associazione umanitaria Hashemite charity foundation, patrocinata dalla Casa reale giordana. La zona è stata considerata area militare ed è stato impedito l'accesso a chiunque non espressamente autorizzato, ovvero militari


Pag. LXIX

giordani e il personale dell'ACNUR o delle organizzazioni umanitarie riconosciute ed autorizzate.
Nell'area si sono rifugiati 1237 profughi di varie nazionalità cui il Governo giordano ha rifiutato per varie ragioni l'ingresso nel proprio territorio. Il gruppo principale è stato costituito da profughi iraniani del gruppo di opposizione al regime degli ayatollah, di etnia curda e membri dei
Mujaheddin del popolo. A questi vanno aggiunti iracheni, palestinesi e sudanesi, non autorizzati a varcare il confine giordano in quanto non in possesso di validi documenti di viaggio. Nel campo i beni di prima necessità sono assicurati dall'ACNUR, mentre la Croce rossa internazionale e altre organizzazioni umanitarie forniscono l'assistenza sanitaria.
Il Governo italiano, sin da prima del conflitto, ha offerto alle Nazioni Unite e ai Paesi confinanti con l'Iraq il proprio sostegno a far fronte ad un eventuale flusso di profughi. Pur essendo stato questo flusso molto ridotto (soprattutto rispetto a quello atteso), l'Italia continua a prestare alla questione tutta la sua attenzione e verifica il rispetto delle condizioni umanitarie e della tutela dei diritti umani nel campo in questione.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

ZANELLA e CIMA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
è di poche settimane fa la notizia che la Commissione Scientifica Cites del ministero dell'ambiente ha consentito il «traffico» in via del tutto eccezionale, e solo perché destinati alla ricerca medica, di 120 macachi, scimmie protette in quanto specie a rischio, provenienti dall'isola di Mauritius, atterrati all'aeroporto della Malpensa e diretti al laboratorio Pharmacia di Nerviano (Milano) per essere sottoposti ai test di tossicità di nuovi prodotti antitumorali;
in occasione di una conferenza svoltasi il 12 maggio 2003 a Bruxelles, nel corso della quale sono stati presentati i risultati del Cell factory project, uno studio coordinato dallo European Centre for Volidation of alternative Methods e finanziato nell'ambito del quinto programma quadro di ricerca e dell'Unione europea (1998-2002), Philippe Busquin, commissario europeo responsabile perla ricerca, ha annunciato che anche in Europa alcuni dei test in vivo effettuati finora su animali saranno soppiantati da esperimenti in vitro, basati su cellule umane, più accurati, affidabili e anche economicamente più vantaggiosi;
la legislazione europea stabilisce che nessun esperimento su animali deve essere condotto laddove sono disponibili alternative sicure all'ottenimento del risultato perseguito;
la direttiva 86/609/CEE, in particolare, impone di sostituire o ridurre il più possibile il numero degli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici, perseguendo le cosiddette «tre R»: refinement (raffinamento), reduction (riduzione) replacement (rimpiazzamento);
il sesto programma quadro di ricerca dell'UE (2003-2006) prevede, fra e priorità, proprio lo sviluppo di nuovi test in vitro che sostituiscono quelli in vivo;
in Italia, l'utilizzo degli animali a fini sperimentali è regolamentato principalmente dal decreto legislativo n. 116 del 27 gennaio 1992, che recepisce la direttiva CEE n. 86/609 e dalla legge 413/93 «Norme sull'obiezione di coscienza alla sperimentazione animale -:
se non ritenga opportuno effettuare accertamenti per verificare che:
a) gli esperimenti sui primati, e in particolare sulle specie protette, siano assolutamente indispensabili e «non sia possibile utilizzare altro metodo scientificamente valido, ragionevolmente e praticamente applicabile, che non implichi l'impiego di animali» come recita l'articolo 4, comma 1 del decreto legislativo n. 116 del 1992;


Pag. LXX


b) se indispensabili, gli esperimenti siano, in ogni progetto di ricerca, documentati come tali, attraverso una dettagliata spiegazione riguardo alla necessità del ricorso ai primati non umani, ad una specie determinata e al tipo di esperimento;
c) tra più esperimenti siano stati realmente preferiti quelli che richiedono il minor numero di animali e quelli che causano meno dolore, sofferenza, angoscia o danni durevoli, come previsto dal comma 2, dell'articolo 4 del decreto legislativo n. 116 del 1992;
d) tutti gliesperimenti siano eseguiti in piena e totale osservanza dei commi 3-7 dell'articolo 4 del decreto legislativo n. 116 del 1992;
e) per tutti gli esperimenti sia stata prodotta «la documentazione atta a dimostrare l'esperimento è necessario per effettuare un progetto di ricerca mirato ad uno dei fini di cui all'articolo 8, comma 1, (decreto legislativo 116 del 1992) e che siano assicurate le condizioni previste nell'articolo 5», come recita l'articolo 7 del decreto legislativo citato;
f) sia sempre osservato il principio previsto dall'articolo 8, comma 1, lettera b) del decreto legislativo n. 116 del 1992, in base al quale si è ottenuta l'autorizzazione allo sperimentazione su primati non umani e che prevede l'impiego di tali animali solo «quando obiettivo siano verifiche medico-biologiche essenziali e gli esperimenti su altri animali non rispondono agli scopi dell'esperimento»;
g) i progetti, in cui risultano utilizzati primati non umani siano provvisti di regolari autorizzazioni, verificando, in particolare, la posizione dei seguenti istituti che non risultano autorizzati a condurre esperimenti sui primati nella lista degli enti autorizzati a sperimentazione dal ministero della salute, aggiornata e resa pubblica nel 1998, e che, come da pubblicazioni reperibili in Medline, li hanno invece utilizzati: Dipartimento di Pediatrio, Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, Burlo Garofolo, Trieste (Ital J Gostroenterol Hepatol 1999 Oct, 31;7:584-6); Clinica Dermatologica, Università di Genova (J Eur Acad Dermatol Venereol 2001 Jul, 15;4:317-9); Dental School, Università di Chieti (J Oral Implantol 2000, 26;3:163-9);
h) sia possibile venire a conoscenza delle motivazioni scientifiche che legittimano l'impiego di primati non umani, nonostante in Italia si sia verificata, per ragioni bioetiche e gestionali, interne alla comunità dei ricercatori, una rarefazione dell'utilizzo dei primati.
(4-06571)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in discorso, si precisa che la Commissione scientifica cites ha il compito di fornire pareri su tutte le richieste di importazione ed esportazione da e per l'Italia e di introduzione nella comunità di esemplari di specie elencate nelle appendici Cites dei regolamenti comunitari.
Nel caso di specie, una richiesta di importazione di 120 esemplari vivi, provenienti dalle isole Mauritius, di Macaca fascicularis, specie inserita nell'allegato B del Regolamento (CE) 338/97, è stata autorizzata nella 76a riunione della CSC dell'11 luglio 2001, ai sensi dell'articolo 4.2 del regolamento medesimo.
Si trattava, infatti, di animali nati in cattività per i quali non ricorrevano i presupposti previsti nel Regolamento (CE) n. 939/1997 della Commissione, ora 1808/2001, introdotti, peraltro, nella Comunità per finalità scientifiche e scopo non commerciale.
Per quanto concerne, infine, tutti gli altri quesiti indicati nella presente interrogazione parlamentare, si precisa che esulano dalla competenza della Commissione scientifica cites e si ritiene debbano essere affrontati nelle sedi competenti l'applicazione del decreto legislativo n. 116 del 27 gennaio 1992, che recepisce la direttiva CEE n. 86/609, citata nell'interrogazione stessa.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.