COMMISSIONE IX
TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNICAZIONI

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di marted́ 10 maggio 2005


Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ANGELO SANZA

La seduta comincia alle 14,50.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti di Sky.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sullo stato della tecnologia digitale in Italia nel settore delle comunicazioni, l'audizione di rappresentanti di Sky.
Ricordo brevemente che l'indagine è finalizzata, in particolare, a far luce sul grado di diffusione della tecnologia digitale nel paese, con particolare riguardo alla banda larga e ad Internet, sulla situazione dei mercati della telefonia e della radiotelevisione terrestre e satellitare, sulla possibilità di accesso degli operatori alle reti e alle risorse e sulla possibilità di accesso degli utenti alle nuove tecnologie di comunicazione. L'analisi dei trend evolutivi in atto nel settore consentirà quindi di valutare possibili indirizzi normativi in vista della valorizzazione di tali tecnologie e della promozione di uno sviluppo adeguato, razionale e facilmente accessibile della tecnologia digitale per tutti i settori dell'economia nazionale.
Do quindi la parola ai rappresentanti di Sky oggi presenti, ai quali porgo il benvenuto a nome della Commissione.

OSVALDO SCACCO DE SANTIS, Direttore generale di Sky. Signor presidente e signori della Commissione, vi ringrazio per averci convocato. Nel sottolineare che i nostri interventi saranno molto brevi, passo immediatamente la parola al dottor Tullio Camiglieri, nostro «portavoce» e persona di indubbie ed apprezzate capacità.

TULLIO CAMIGLIERI, Direttore comunicazioni e relazioni esterne di Sky. Signor presidente, innanzitutto ringrazio la Commissione per l'opportunità che ci viene concessa, data l'importanza dell'argomento oggetto dell'indagine conoscitiva.
Colgo l'occasione per approfondire un paio di questioni che, in questo momento, ci stanno particolarmente a cuore. Come avrete certamente letto sui giornali, Sky si è rivolta alla Commissione europea poiché, a nostro avviso, si è determinata sul mercato italiano una forte sperequazione tra le piattaforme operanti. Ormai ci troviamo di fronte ad una forte competizione tra più piattaforme: telefonia, digitale terrestre e satellite. In ogni caso, l'andamento della concorrenza è stato violato da due disposizioni che a nostro avviso hanno alterato il mercato: una legge permette il finanziamento della banda larga, dell'ADSL ed un'altra, di contro, consente il finanziamento dei decoder e del digitale terrestre, mentre si è registrata l'esclusione del satellite.


Pag. 3


Non voglio in questa sede fare recriminazioni, né avanzare richieste di tipo economico; sarebbe comunque importante mettere tutte le piattaforme nella condizione di poter competere ad armi pari nell'ambito di un libero mercato. Noi riteniamo che attualmente tutto ciò non riguardi il mercato italiano e proprio per questo motivo ci siamo rivolti alla Commissione europea.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che intendano formulare quesiti o osservazioni.

GIORGIO PANATTONI. Ringrazio il dottor Tullio Camiglieri per il suo intervento, anche se da parte sua mi aspettavo un maggiore approfondimento. In questo momento infatti, per quanto riguarda la tecnologia che caratterizza il settore, ci troviamo di fronte all'ennesima rivoluzione. Noi riteniamo che i processi siano tutt'altro che terminati, anzi dovremo avere a che fare con un altro step di grande rivolgimento.
Seguendo questa logica, ci stiamo ponendo una serie di decisivi interrogativi al fine di comprendere meglio le posizioni dei singoli soggetti che operano nell'ambito delle varie branche che compongono il settore di nostra competenza, così complesso ed integrato. Intendiamo, inoltre, definire meglio gli interventi di politica pubblica per agevolare l'introduzione dell'innovazione e promuovere il pluralismo.
In questo quadro, permettetemi di formulare alcune domande specifiche. Innanzitutto, come cambiano - e se cambiano - le prospettive e le strategie della TV satellitare con l'avvento del digitale terrestre e della banda larga? In altre parole, quali sono le vostre previsioni di sviluppo del mercato e del settore? Cosa succederà, secondo voi, a seguito di un simile, impetuoso sviluppo che, tra l'altro, attraverso la legge Gasparri, ha visto la consegna dell'evoluzione tecnologica nel digitale terrestre esattamente al duopolio e la non apertura sostanziale del mercato?
Di più, Mediaset, con l'accordo relativo al calcio e tante altre azioni, si è in qualche modo cautelata rispetto al controllo di una parte importante di business. Ci interessa conoscere il vostro giudizio rispetto a questa situazione che, oggettivamente, è un po' diversa da quella precedente.
Un secondo problema è più specifico ed altrettanto importante. Quale prospettiva strategica si apre di nuovo per la TV satellitare con l'avvento della TV via computer? Si tratta di un argomento interessante perché la banda larga renderà possibile una TV via computer interattiva e comunque molto competitiva. Ci piacerebbe conoscere le vostre opinioni e valutazioni al riguardo.
La terza domanda riguarda il vostro giudizio sulla recente sentenza su Auditel. Il giudice ha affermato che i sistemi di rilevazione non sono «equi» nei confronti degli ascolti della TV satellitare. Ritengo che questo sia un argomento che vi interessa da vicino e vorremo quindi conoscere la vostra posizione e le vostre valutazioni su questo punto.
In quarto luogo, domando se voi abbiate mai pensato di diventare operatori di banda larga satellitare oltre che di televisione satellitare e se ritenete tale business compatibile. Poiché, tutto sommato, ci pare di capire che il mercato strettamente indirizzato dalla TV satellitare sarà ampiamente attaccato da un'altra serie di possibilità tecnologiche, che quindi creeranno un mercato alternativo, mi domando se vi siate posti l'interrogativo di come, essendo operatori satellitari, potervi occupare di un ambito che vi è così vicino (anche se, ovviamente, molto diverso).
La quinta domanda la definirei «istituzionale» perché fa riferimento alle finalità di questa indagine. Vorremmo capire quale tipo di intervento pubblico sarebbe utile secondo il vostro punto di vista per salvaguardare il pluralismo dei soggetti nel settore televisivo. A noi non pare - questo è il nostro giudizio strategico - che la situazione si sia aperta, anzi,


Pag. 4

abbiamo la sensazione che si sia ulteriormente chiusa, che i livelli di competizione siano squilibrati e che l'ingresso dei nuovi operatori risulti difficoltoso. Giudichiamo questa situazione pericolosa per quanto riguarda l'assetto complessivo del mercato. Quindi, ci interessa capire quali potrebbero essere secondo voi gli interventi pubblici tali da potere garantire una maggiore articolazione e un maggiore pluralismo all'interno del settore.
L'ultima domanda riguarda la vostra opinione sulla proposta di testo unico del sistema radiotelevisivo, che contiene alcuni elementi importanti. Al di là di taluni aspetti di merito (come il fatto di avere trascurato la par condicio), è stata abrogata la norma sul decoder unico, decisione sulla quale abbiamo sollevato più di un'obiezione perché ci sembrava sbagliato, dopo avere conquistato il decoder unico, tornare a quelli multipli. Questo ci è apparso quasi un passo indietro rispetto alla possibilità di realizzare un progetto condiviso e, a tale proposito, Sky è stata protagonista di una partita che ci ha visti contrapposti proprio sull'accesso e sulla possibilità di utilizzare strumenti tecnologicamente unificati (un fatto che ci sembrava essere una conquista). Invece, ci siamo ritrovati con una diversificazione dei decoder e dei mercati che ci ha preoccupato. Anche in questo caso, riteniamo interessante sentire la vostra opinione al riguardo.

CARLO ROGNONI. La vicenda del decoder unico mi interessa molto perché so che siete contrari a tale soluzione (voi avete il vostro decoder). Consideriamo però, per esempio, la situazione in Sardegna. In quella regione il Governo si è impegnato per arrivare ad uno switch over accelerato verso il digitale terrestre (forse entro l'anno), con la copertura di quattro province ed altre porzioni di territorio - il 20 o 30 per cento - non coperte. In questo caso, mi domando che cosa impedisca di individuare (tra l'altro, ritengo che sarebbe utile anche a voi per diffondere il satellite, posto che avete una ricchezza di offerta per lo meno dieci volte superiore a quella del digitale terrestre) il sistema per coprire, per esempio con quei programmi che oggi saranno in digitale, via satellite, tutto o il restante territorio, fornendo, anche a livello locale, la possibilità di essere presenti. L'unico scoglio che vedo a che ciò si realizzi è dato dal fatto che un povero cittadino sardo non può acquistare due decoder (questa soluzione gli costerebbe troppo). Voi avreste la possibilità di diffondere il satellite, con la cultura del sapere e la ricchezza che esso offre, in una regione che intende sperimentare in modo decisivo il digitale terrestre.
Insomma, anche dal punto di vista delle sinergie tra imprese, non potrebbe essere questa una strada percorribile in una regione interessata a diffondere rapidamente tali tecnologie (per cui potreste trovare nella regione Sardegna un interlocutore utile anche per diffondere il satellite)? Lo scoglio che vedo rispetto a questo progetto è dato dal fatto che voi volete mantenere comunque un decoder vostro.

PRESIDENTE. Ringrazio i colleghi per i loro interventi. Do ora la parola al dottor Tullio Camiglieri per la replica.

TULLIO CAMIGLIERI, Direttore comunicazioni e relazioni esterne di Sky. Vorrei rispondere cominciando dal problema del decoder unico. Come sapete, la storia della pay TV satellitare in Italia è caratterizzata da un elemento fondamentale, devastante: la pirateria. Abbiamo lavorato a lungo ed abbiamo investito 150 milioni di euro per cambiare questi decoder. Oggi, per la prima volta, ci troviamo di fronte ad un mercato protetto dalla pirateria, chiuso ad essa. Questo diventa per noi un elemento fondamentale, tant'è che tra gli impegni che abbiamo sottoscritto a Bruxelles vi è proprio quello di distribuire sul satellite i canali in chiaro. Oggi molte delle emittenti locali trasmettono sul satellite ed è possibile vedere tutti i canali internazionali. Si tratta per noi di un aspetto fondamentale


Pag. 5

perché ormai, in questi anni, c'è stata un'esperienza di sistemi di accesso condizionato e sappiamo che quello è l'anello critico della catena, da cui passa anche la tutela degli investimenti.
Quando si definì il contenuto del provvedimento che prevedeva il decoder unico operavano due pay TV satellitari: si scelse il simulcript, cioè la possibilità che una piattaforma potesse transitare sull'altra. Oggi, però, la realtà è che le piattaforme sono varie. Se consideriamo la vicenda dal punto di vista del calcio, attualmente il calcio è un contenuto che va su ADSL, sul digitale terrestre, sul satellite, sulla telefonia mobile. Dobbiamo allora intenderci sul decoder unico, cioè su quali operatori il decoder unico dovrebbe coinvolgere in questo tipo di operazione. Noi, molto più semplicemente, crediamo che, come è accaduto per il VHS o per il lettore DVD, possano convivere più piattaforme che il mercato si incaricherà eventualmente di uniformare. Tra l'altro, qualcuno dovrebbe spiegarci perché in questo paese si continuano a vendere televisori analogici a fronte di una legge che prevede il passaggio al digitale terrestre: forse dovremmo cominciare a pensare ad un televisore digitale con il decoder al suo interno, evitando di continuare a vendere decoder sussidiati dal Governo.

GIORGIO PANATTONI. La sua è una domanda retorica, perché la risposta la conosce benissimo!

TULLIO CAMIGLIERI, Direttore comunicazioni e relazioni esterne di Sky. Faccio finta di non conoscere la risposta. Cominciamo a vedere come porre il consumatore nella condizione migliore. Il passaggio dall'analogico al digitale è un processo inevitabile, simile a quello che caratterizzò il passaggio dalle radio AM a quelle FM. Per tali motivi crediamo che il problema del decoder unico sia superato a causa del progresso tecnologico, perché dovremmo realizzare una sorta di «mostro». Tra l'altro, è obiettivamente complicato seguire i processi tecnologici, dal momento che oggi abbiamo una serie di piattaforme tecnologiche che si moltiplicano giorno dopo giorno. Il processo è inevitabile perché il nostro paese ha deciso di andare verso il digitale terrestre.
Sui possibili interventi del Governo vorrei prima di tutto far rilevare che nel nostro paese il satellite è stato completamente abbandonato a se stesso. A suo tempo si pensò addirittura di privatizzare Telespazio, che tra l'altro controlla alcuni satelliti militari. Nessuno ha ritenuto che il satellite fosse un asset di sviluppo importante per questo paese, mentre io ritengo che esso sia di fondamentale importanza, anche perché attualmente l'accesso al satellite per un operatore televisivo ha una barriera economica bassissima, tanto che oggi molte televisioni locali trasmettono via satellite.
Parlando con onestà, credo che il digitale terrestre non arriverà mai a coprire il cento per cento, pertanto è importante pensare anche ad un'integrazione fra l'offerta satellitare e quella terrestre per giungere ad una copertura completa del paese. Ancora oggi in alcune zone, anche metropolitane, i canali analogici faticano ad essere ricevuti. Dobbiamo arrivare ad una integrazione dei vari sistemi digitali, alla digitalizzazione del paese; per questo, a nostro avviso, vi è stato un errore di fondo nella scelta di privilegiare una piattaforma piuttosto che un'altra. Siamo arrivati al paradosso che il Ministero delle comunicazioni e le Poste italiane hanno pubblicizzato la visione sul digitale terrestre di una partita di calcio i cui diritti non erano stati acquistati per tale piattaforma.
Per quanto riguarda le nostre previsioni, siamo convinti che in questo paese vincerà chi avrà più offerte e più qualità; la politica che abbiamo seguito fino ad ora è esattamente questa. Abbiamo superato i 150 canali ed in prospettiva essi sono destinati ad aumentare; dobbiamo dirigerci verso una sempre maggiore offerta e chi sarà capace di proporla nel prossimo futuro vincerà la competizione. Dobbiamo


Pag. 6

facilitare l'accesso dei produttori di nuovi contenuti ai canali di distribuzione: da questo punto di vista è evidente che il satellite rappresenta forse l'opportunità più importante. Da tempo abbiamo chiesto al Ministero delle comunicazioni l'attuazione di una disposizione contenuta nella legge Maccanico, la quale prevede che nei palazzi di nuova costruzione venga inserito un sistema di ricezione centralizzato (parabola, digitale terrestre, cavo), perché siamo profondamente convinti che ad una famiglia interessi poco se il film o il documentario arriva dal satellite o via cavo, l'importante è che giunga al televisore di casa. O pensiamo ai sistemi di trasporto del segnale in maniera integrata, oppure avremo sempre a che fare con polemiche sterili. Questo credo sia il modo di porsi di fronte all'evoluzione in atto del mercato.
Per quanto concerne l'Auditel, abbiamo la volontà di inserirci all'interno di un sistema condiviso. Crediamo altresì che vi siano dei processi naturali di evoluzione e di adeguamento di un certo sistema; ciò che chiediamo è che l'ascolto satellitare sia certificato, garantito e sicuro. Tra l'altro, il satellite oggi è in fase di espansione, quindi bisogna rispettare il trend di crescita del campione satellitare all'interno del campione terrestre; sicuramente alcuni meccanismi vanno messi a punto. Non entro nel merito della decisione del tribunale basata sul ricorso di una società che distribuisce i propri canali su Sky; dico però che la nostra volontà è quella di rimanere all'interno di un sistema di valori condivisi.
Vi è poi un altro fattore che differenzia il satellite dal terrestre: il decoder del satellite è generalmente collocato in una sola stanza, perché è evidente che un cliente non sottoscrive due o tre abbonamenti, mentre invece è notorio che nelle abitazioni delle famiglie italiane sono presenti più apparecchi televisivi.
Ritengo che tale discorso riguardi la volontà di tutti di giungere a definire un sistema condiviso di ascolti, anche se si tratterà di un processo lento. Credo che, come tutti i cambiamenti, esso abbia incontrato e tuttora incontri delle resistenze perché, comunque, si tratta di un sistema nuovo che entra nelle case degli italiani.
Proprio oggi ho letto su Il Sole 24 Ore un articolo di Siliato - ormai considerato il maggior esperto di ascolti - in cui si fa rilevare come per la prima volta il satellite, in occasione della partita Milan-Juventus, abbia superato RAI 1, RAI 3, Retequattro, Canale 5 e Italia 1, risultando secondo solo a RAI 2; come potete immaginare, questo è un dato importante.
In merito al testo unico, in parte ho già risposto quando ho fatto riferimento alla questione del decoder unico. Riguardo, invece, alla vicenda della carta servizi - che, forse, ha incontrato perplessità da parte di qualcuno - la nostra posizione è ben definita; noi sosteniamo - tra l'altro, anche il TAR del Lazio ci ha dato ragione - che la carta servizi è utile in questo paese per i servizi di primaria utilità: acqua, luce, gas e così via. Di contro, relativamente ai rapporti tra noi e l'utente, riteniamo sia sufficiente, ai fini della tutela, il contratto che lega il nostro abbonato alla piattaforma.
Parlando della TV via computer, quando incontro i responsabili di altre aziende sento spesso parlare di proposte tecnologiche innovative e rivoluzionarie con le quali, credo, si faranno i conti una volta che verranno immesse sul mercato. Secondo me la tecnologia rappresenta un mezzo per la distribuzione dei prodotti ai quali, se non staremo attenti, nessuno fra un po' penserà più. Bisogna dare spazio a tutte le tecnologie, permettendo alle aziende di sfruttare quelle che presentano un migliore rapporto tra costi e benefici. In questo momento è tuttavia fondamentale mettere le famiglie italiane in condizione di poter usufruire delle tecnologie esistenti poiché questo, almeno fino ad ora, non è accaduto; infatti, la maggior parte degli italiani oggi riceve a malapena i segnali relativi alla vecchia televisione analogica. Se, invece, si troverà il modo di


Pag. 7

ampliare l'offerta televisiva, anche le vecchie questioni verranno a morire grazie al cambiamento degli scenari.

GIORGIO PANATTONI. Scusi la mia insistenza, ma visto che i nostri lavori vengono resocontati è bene che le vostre posizioni siano chiarite il più possibile, affinché possano essere comprese dal paese nella sua interezza.

CARLO ROGNONI. Signor presidente, intervengo nuovamente solo per aggiungere un paio di argomenti che mi sono venuti in mente mentre ero intento ad ascoltare gli interventi di chi mi ha preceduto: mi riferisco al problema dei contenuti e a quello dei diritti.
Per quanto concerne la prima questione, siete sicuri di aver fatto tutto il possibile per garantire un giusto rilievo ai produttori di contenuti indipendenti? In Inghilterra, pur in mancanza di una legge, si è praticamente obbligato Sky a diffondere e pubblicizzare attraverso l'EPG tutti i programmi, anche quelli che non vengono ricevuti tramite il satellite di Sky. Se all'inizio per un'impresa come la vostra - che si trova a dover gestire una condizione di monopolio sul satellite - è utile fermare lo sviluppo altrui, in una situazione di sviluppo, di convergenza, di crescita del mercato e di piattaforme alternative potrebbe, forse, risultare vantaggioso avere un approccio più coraggioso che tenda a promuovere la concorrenza. Cosa ne pensate?
Riguardo ai diritti, relativi in particolar modo al calcio, mi hanno riferito che il campionato italiano di calcio costa 600 milioni di euro. Sappiamo che la RAI attraverso il suo cospicuo contributo ottiene molto poco - come, ad esempio, la trasmissione 90o minuto -; inoltre, l'utilizzo da parte di Mediaset del digitale terrestre ha creato e creerà in prospettiva ancora più problemi.
Infine, le squadre di piccole-medie dimensioni, che attualmente godono dei vostri contributi, potranno continuare a mantenere un tale livello, o nei prossimi mesi si creeranno nuovi problemi?

TULLIO CAMIGLIERI, Direttore comunicazioni e relazioni esterne di Sky. Sicuramente non saremo più noi a pagare questi contributi, nel senso che si è scelto di «spacchettare» i diritti del calcio, un bene che nessuna piattaforma avrà più in esclusiva. Quindi, è del tutto evidente che non saremo più disposti a prendere una sola fetta di una torta che, fino ad oggi, abbiamo pagato nella sua interezza.

CARLO ROGNONI. Quanto avete dato finora?

TULLIO CAMIGLIERI, Direttore comunicazioni e relazioni esterne di Sky. Complessivamente parliamo di circa 400-450 milioni di euro. Pagavamo per un diritto di quasi esclusiva, mentre oggi la situazione si è andata modificando; tra l'altro, la pay TV, per definizione, vive grazie ai prodotti in esclusiva.
Riguardo ai contenuti, siamo contenti di aver rilanciato negli ultimi anni i documentari, che in questo paese erano stati completamente abbandonati.
Dal punto di vista della tutela degli altri operatori, bisogna precisare che non tutti i canali sono uguali, quindi se noi sosteniamo il satellite probabilmente riusciremo anche a permettere lo sviluppo di gruppi editoriali in grado di produrre importanti contenuti. Un sistema di distribuzione come quello del satellite può permettere la nascita, la crescita e lo sviluppo di canali e contenuti importanti. In questo paese tutti i maggiori gruppi editoriali sono fuori dal mercato della televisione. Questo sarà un elemento su cui riflettere? Saremmo felici di avere al nostro fianco e come nostri partner gruppi editoriali italiani importanti, ma non c'è nessuno! A parte rare eccezioni (il gruppo Repubblica-Espresso con un canale musicale), i gruppi editoriali importanti di questo


Pag. 8

paese non ci sono, eccetto Raisat. Saremmo felici che ciò accadesse. È importante che il Governo compia delle scelte per sostenere le piattaforme e il loro sviluppo; occorre sostenere soprattutto lo sviluppo di quelle piattaforme che hanno le maggiori possibilità di distribuire un gran numero di canali.

PRESIDENTE. Ringrazio, anche a nome della Commissione, i rappresentanti di Sky per la loro disponibilità e li invito ad inviarci un documento scritto che possa consentirci di approfondire le tematiche trattate.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15.25.