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Seduta pomeridiana del 9/2/2005


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...
Esame testimoniale di Franco Giorgi.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame testimoniale di Franco Giorgi, al quale anzitutto chiediamo scusa per il rinvio del suo esame testimoniale a questa sera, dovuto peraltro allo svolgimento delle nostre funzioni parlamentari.
Innanzitutto chiedo all'avvocato De Maio di far conoscere la posizione processuale del signor Franco Giorgi e se ha a disposizione, a beneficio della Commissione, i documenti da cui risulti certificato quanto egli sta per dire.

GUIDO DE MAIO. Ritengo che il signor Franco Giorgi debba essere sentito ai sensi dell'articolo ...

PRESIDENTE. Lei ci dica i fatti.

GUIDO DE MAIO. È indagato nel procedimento penale n. 2479/1999 RGNR, allora pendente presso la procura della Repubblica presso il tribunale di Torre Annunziata, che è stato trasmesso per competenza territoriale alla procura presso il tribunale di Verona.

PRESIDENTE. È indagato per quali reati?

GUIDO DE MAIO. È indagato per i reati di cui agli articoli 3 e 4 della legge 12 maggio 1995, n. 210, in quanto partecipava in concorso al conflitto all'epoca in corso nella ex Jugoslavia. L'imputazione è relativa all'aver arruolato - così si dice il capo di imputazione - i cosiddetti mercenari.

PRESIDENTE. Questo procedimento, che lei qualifica come relativo ai mercenari, che attinenza ha, a livello d'imputazione, con la vicenda che la Commissione esamina, cioè l'uccisione dei due giornalisti Alpi e Hrovatin?

GUIDO DE MAIO. È un processo strettamente connesso al principale, perché è una costola di quello principale, che è il cosiddetto processo cheque to cheque, filone armi, nel quale Giorgi fu sentito dal pubblico ministero, dottor Paolo Fortuna, alla presenza del maresciallo Vacchiano - e fu sentito, all'epoca, con le garanzie dell'assistenza del difensore in quanto indagato in quel procedimento - proprio sulla vicenda relativa all'omicidio di Ilaria Alpi avvenuto in Somalia.
Il processo cheque to cheque, filone armi - perché si divideva in due filoni - aveva tra gli sbocchi anche questo.

PRESIDENTE. Lei ha per caso qualche documento, magari l'interrogatorio che ha reso il signor Giorgi?


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GUIDO DE MAIO. La copia dell'interrogatorio non l'ho con me. Ho un decreto di sequestro e un vecchio interrogatorio del 25 giugno 1996, che è propedeutico ad un altro interrogatorio avvenuto il 29 luglio. Questo però non è l'interrogatorio che riguardava la vicenda Ilaria Alpi.

PRESIDENTE. Chiedo agli uffici se sia possibile fare un'integrazione con i documenti a nostra disposizione, poiché abbiamo avuto gli atti del procedimento cheque to cheque da Torre Annunziata. Ricordo di aver letto l'interrogatorio del signor Giorgi in cui si faceva riferimento proprio alla vicenda Alpi, ma vorrei averlo a disposizione, per quanto rispetto a terzi non cambi molto dal punto di vista della rilevanza delle dichiarazioni.
In questo verbale, che cortesemente l'avvocato ci ha fornito, ma di cui noi siamo sicuramente in possesso perché l'ho letto, del 25 giugno 1996 c'è questo riferimento: «Conosco Giancarlo Marocchino dal 1983 allorquando lui aveva un'attività di trasporti marittimi e con autocarri denominata Driver. In seguito al suo fallimento, si trasferì in Somalia attraverso i buoni uffici dell'avvocato Stefano Menicacci, con il quale lavorava un avvocato somalo a nome Duale. Da allora non ho più visto né sentito Marocchino». Però il riferimento non è puntuale.

GUIDO DE MAIO. C'è l'interrogatorio del 29 luglio.

PRESIDENTE. Che lei non ha e noi invece abbiamo. Per conoscenza della Commissione: «Verbale interrogatorio, 29 luglio 1997. I Servizi segreti italiani sono ancora molto attivi in Somalia. Quando sono tornato dalla Somalia mi sono fermato a Roma e ho pernottato presso un albergo del quale non ricordo il nome. Fui contattato da persona che si presentò con il nome di Bruno, il quale mi chiese un appuntamento presso l'hotel in fondo a via Veneto. Aggiunse che aveva avuto il mio numero di cellulare da un certo Angeli Luciano. Mi recai all'incontro e si presentò un signore di cinquant'anni il quale andò subito nel vivo del discorso presentandosi come uomo dei Servizi italiani. La persona mi domandò perché mi stavo interessando della storia di Ilaria Alpi dicendomi che avevo fatto delle foto in Somalia sul luogo dell'uccisione di Alpi e Hrovatin e facendomi capire che dovevo stare lontano da quella storia perché era meglio interessarmi dei miei affari».

CARMEN MOTTA. Presidente, mi scusi, che cosa sta leggendo?

PRESIDENTE. Il verbale d'interrogatorio reso il 29 luglio 1997 dal signor Franco Giorgi al maresciallo Vacchiano nel processo cheque to cheque.

CARMEN MOTTA. La ringrazio.

PRESIDENTE. «Gli riferii che a me non interessava la storia di Alpi, ma che ero andato giù per vendere armi e in quella circostanza feci delle foto generiche della zona di Mogadiscio. Io, preoccupato di quell'incontro, riferii al maresciallo Vacchiano telefonicamente. Siad Barre (...) durante la mia permanenza in Somalia (...) Marocchino» e via dicendo. Quindi, mi pare che ci siamo.
L'ufficio, accertata l'esistenza di connessioni probatorie tra i contenuti degli interrogatori resi dal signor Giorgi nell'ambito della vicenda cheque to cheque e, in particolare, con riferimento ai verbali del 25 giugno 1996 e 29 luglio 1997, con la vicenda della quale si interessa la Commissione, accerta la sussistenza del vincolo di connessione probatoria.
Pertanto, a parte le generalità che ora ci fornirà e sulle quali non potrà avvalersi di nulla, le devo dire anzitutto che lei ha diritto ad essere ascoltato con l'assistenza del difensore - e, quindi, l'avvocato De Maio è legittimato a stare in quest'aula - e che può avvalersi della facoltà di non rispondere. Laddove lei, invece, risponda, per tutto ciò che riguarda dichiarazioni concernenti terze persone, decade, per così dire, la sua qualità di persona indagata per reato connesso e lei renderà dichiarazioni


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nella qualità di testimone e, quindi, con le responsabilità che ne conseguono.
La prego, quindi, di fornire le sue generalità.

FRANCO GIORGI. Sono Franco Giorgi, nato ad Ascoli Piceno il 25 luglio 1943 e residente a Monfalcone, via San Paolo, 132.

PRESIDENTE. Che attività svolge?

FRANCO GIORGI. Intermediazione, trading.

PRESIDENTE. In quale settore?

FRANCO GIORGI. In genere.

PRESIDENTE. Penso che la seduta possa essere pubblica, salvo che emerga qualche elemento di rilievo e, di volta in volta, lo accerteremo. Procediamo, quindi, all'esame testimoniale del signor Franco Giorgi, assistito dal suo difensore.
Quando ha conosciuto il maresciallo Vacchiano?

FRANCO GIORGI. Nel 1995-1996.

PRESIDENTE. Come lo ha conosciuto?

FRANCO GIORGI. Ho conosciuto Vacchiano poiché un mio amico, Mazzega, era stato arrestato proprio da Vacchiano ed io telefonai a Vacchiano per essere ascoltato poiché ero anch'io coinvolto in questa storia, secondo lui.

PRESIDENTE. Come sapeva dell'esistenza di Vacchiano?

FRANCO GIORGI. Attraverso questo mio amico, Mazzega.

PRESIDENTE. Il quale che cosa le disse?

FRANCO GIORGI. Mi disse che Vacchiano lo aveva interrogato, aveva chiesto di me. Poi io lo chiamai alla caserma, andai giù e conobbi Vacchiano.

PRESIDENTE. Chi era questo Mazzega?

FRANCO GIORGI. Era un commerciante che faceva lavori di intermediazione.

PRESIDENTE. Ed era stato arrestato?

FRANCO GIORGI. Sì, era stato arrestato da Vacchiano.

PRESIDENTE. Per che cosa?

FRANCO GIORGI. Traffico d'armi.

PRESIDENTE. E lei chiese di essere interrogato?

FRANCO GIORGI. Sì, spontaneamente.

PRESIDENTE. Ma lei non fu presentato da qualcuno prima o in concomitanza con la conoscenza di Vacchiano, in particolare da qualche appartenente ai Servizi e, in particolare, da qualche appartenente al Sisde?

FRANCO GIORGI. Non so se era del Sisde o qualcuno dei Servizi. Io trovai giù due o tre signori, che erano nell'ufficio di Vacchiano, però non so se erano del Sisde, del Sismi o altro.

PRESIDENTE. Ma come glieli hanno presentati? Erano presenti lì a che titolo?

FRANCO GIORGI. Non lo so.

PRESIDENTE. Ma glieli hanno presentati? Le hanno detto chi erano?

FRANCO GIORGI. No. Stavano lì.

PRESIDENTE. Prego gli uffici di darmi le informazioni di Vacchiano del 2 febbraio 2005.


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CARMEN MOTTA. Presidente, mi scusi, ma non ho capito il nome che il signor Giorgi ha detto.

FRANCO GIORGI. Lorenzo Mazzega.

PRESIDENTE. È quello che risulta dai verbali di interrogatorio.
Lei aveva rapporti con qualche articolazione dei Servizi e, in particolare, con il Sisde ...

FRANCO GIORGI. No, mai avuti.

PRESIDENTE. ... o con qualche ulteriore ufficio a Napoli?

FRANCO GIORGI. A Napoli conoscevo uno ... non ricordo questo particolare.

PRESIDENTE. Lei poi fu perquisito da Vacchiano?

FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. Le fu fatta una perquisizione?

FRANCO GIORGI. No. Vacchiano, la stessa sera che mi interrogò, mi lasciò dormire nella camera di sicurezza.

PRESIDENTE. Ma lei ha avuto perquisizioni per cheque to cheque?

FRANCO GIORGI. No, mai.

PRESIDENTE. Perché qui il maresciallo Vacchiano dice: «Andai in Slovenia ed ebbi contatti con quella polizia. Trovai diversi riscontri anche durante la perquisizione a Giorgi, in particolare un fax indirizzato ad Oman con un ordinativo ed un elenco delle armi acquistate».

FRANCO GIORGI. Non esiste al mondo. Mai fatta nessuna perquisizione.

PRESIDENTE. Quindi, questa dichiarazione di Vacchiano non corrisponde a verità?

FRANCO GIORGI. Zero proprio. Ci deve essere un verbale di perquisizione. Se mi ha fatto la perquisizione, tiri fuori il verbale della perquisizione.

PRESIDENTE. «Fu un responsabile del Sisde di Napoli che fece il nome di Franco Giorgi».

FRANCO GIORGI. Io però non conosco questo ...

PRESIDENTE. «A che scopo, quando e come lei incontra Giorgi? Che tipo di rapporti ...». «Preciso che non ci fu propriamente segnalato. Noi lo avevamo già individuato con le nostre indagini, allorquando insieme al PM Fortuna ricevetti la visita del capo centro Sisde, con alcuni suoi collaboratori e con lo stesso Giorgi, il quale ci fu presentato come una persona che poteva essere utile alle nostre indagini. A mio parere quest'ultimo, all'epoca, collaborava con il Sisde ...

FRANCO GIORGI. Io?

PRESIDENTE. Sì. «Non conosco le finalità di tale offerta. Credo che fosse per tutelare lo stesso Giorgi, che in caso di collaborazione, a loro parere, poteva sottrarsi ad eventuali provvedimenti cautelari. Non ricordo con precisione il periodo, ma posso dire che si trattava del primo semestre del 1996». Quindi, secondo la dichiarazione del maresciallo Vacchiano, lei fu portato: «Ricevetti la visita del capo centro Sisde, con alcuni suoi collaboratori e con lo stesso Giorgi, il quale ci fu presentato come una persona che poteva essere utile alle nostre indagini».

FRANCO GIORGI. Io trovai giù questi signori.

PRESIDENTE. No, la circostanza che viene indicata dal maresciallo Vacchiano è che lei fu portato alla presenza di Vacchiano da uomini del Sisde, i quali la presentarono come persona che poteva essere utile.


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FRANCO GIORGI. No, io sono andato per conto mio a Napoli, non sono stato accompagnato da nessun personaggio del Sisde.

PRESIDENTE. Quindi, questa puntualizzazione del maresciallo Vacchiano non corrisponde a verità?

FRANCO GIORGI. Io non sono stato accompagnato dal Sisde, dal Sismi o da qualsiasi altra persona. Sono andato per conto mio e trovai questi signori dentro.

PRESIDENTE. Qual era la sua situazione giudiziaria? Lei ha detto di essere andato di sua spontanea volontà per fare dichiarazioni quando Mazzega fu arrestato.

FRANCO GIORGI. Esatto.

PRESIDENTE. In quel momento qual era la sua posizione giudiziaria?

FRANCO GIORGI. Era da mandato di cattura.

PRESIDENTE. Che significa?

FRANCO GIORGI. Mi volevano arrestare.

PRESIDENTE. Lei ha detto che è andato giù perché voleva rendere dichiarazioni a favore di Mazzega.

FRANCO GIORGI. Mazzega mi ha messo al corrente ...

PRESIDENTE. Se stava in carcere come l'ha messa al corrente?

FRANCO GIORGI. No, era già uscito dal carcere e mi ha messo al corrente: guarda che giù ...

PRESIDENTE. ... ti vogliono arrestare.

FRANCO GIORGI. Sicuro. Perciò mi sono precipitato giù da lui.

PRESIDENTE. Secondo Vacchiano, accompagnato da due uomini del Sisde, e questo invece non è vero.

FRANCO GIORGI. Io sono andato per conto mio, con la mia macchina.

PRESIDENTE. La circostanza è accertata, allo stato degli atti. Quindi, vi era questo pericolo di cattura. Aveva altri procedimenti penali pendenti?

FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. Quella era la prima volta che incontrava Vacchiano o già lo conosceva?

FRANCO GIORGI. No, era la prima volta.

PRESIDENTE. Da lì nasce un rapporto.

FRANCO GIORGI. Dopo, cento volte.

PRESIDENTE. Come nasce questo rapporto e in che cosa è consistito?

FRANCO GIORGI. Quando sono arrivato da lui, a parte due ore in sala d'attesa, poi mi ha fatto accomodare in un'altra sala riunioni ... organigramma di questo cheque to cheque. Infine, dopo altre due ore, vado nel suo studio, vedo le foto di lui intervistato dal telegiornale contro la parete. Ho detto: «qua sono cotto». Cominciamo a parlare e a rendere dichiarazioni. Quello che dicevo non era vero.

PRESIDENTE. Lui diceva che non era vero?

FRANCO GIORGI. Sì. Finisce alle nove e mi fa dormire nella camera di sicurezza dei carabinieri.

PRESIDENTE. A che titolo?

FRANCO GIORGI. Lei lo capisce? Ricatti ...


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PRESIDENTE. Ma telefonò a qualche magistrato?

FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. Che significa «ricatti»?

FRANCO GIORGI. Domani, se non parli, ti portiamo in carcere.

PRESIDENTE. Ma le ha contestato qualche reato?

FRANCO GIORGI. Niente.

PRESIDENTE. Che cosa voleva sapere da lei?

FRANCO GIORGI. Voleva sapere di tutto. Io ero al centro del mondo: traffico di armi, cose che non stavano in piedi ...

PRESIDENTE. Mi scusi, io la vorrei pregare, siccome dobbiamo fare le cose per bene ...

FRANCO GIORGI. Veloci.

PRESIDENTE. Veloci no, quello che serve, però vorrei sapere una cosa. Lei si presenta al maresciallo Vacchiano. Ha detto che l'ha fatto spontaneamente dopo che Mazzega le aveva detto che la volevano arrestare.

FRANCO GIORGI. Però lui già aveva l'indagine su di me.

PRESIDENTE. Ma lei quando è andato là che cosa ha detto? Ha detto che voleva fare delle dichiarazioni?

FRANCO GIORGI. Sì, cominciò a interrogarmi.

PRESIDENTE. Lei ha detto: voglio fare delle dichiarazioni?

FRANCO GIORGI. Sì.

PRESIDENTE. A prescindere dall'interrogatorio e dalle domande che le ha fatto Vacchiano, lei aveva fatto delle dichiarazioni prima che Vacchiano cominciasse a farle delle domande?

FRANCO GIORGI. Lui mi faceva delle domande e io gli rispondevo.

PRESIDENTE. Se lei mi segue, domanda per domanda, riusciamo a fare le cose bene. Quando lei è arrivato e ha detto di voler fare delle dichiarazioni, prima che il maresciallo Vacchiano cominciasse ad interrogarla sulle cose di cui ha detto prima, e sulle quali torneremo, lei al maresciallo Vacchiano ha fatto delle dichiarazioni «spontanee», come diciamo noi, del tipo: «Sono venuto qui, perché ho commesso questo reato ...

FRANCO GIORGI. Sì.

PRESIDENTE. Mi faccia finire la domanda. «Sono venuto qui perché devo dire che ho fatto delle cose nell'ambito del traffico di armi o altre cose di questo genere»: lei ha fatto queste dichiarazioni prima che venisse interrogato, dicendo le cose sulle quali intendeva confrontarsi con il maresciallo Vacchiano?

FRANCO GIORGI. Il maresciallo Vacchiano comincia a farmi delle domande, lui a me, ed io gli rispondo. Già lui era preparato nei miei confronti.

PRESIDENTE. Quindi, lei non ha fatto dichiarazioni spontanee?

FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. Ha fatto solo dichiarazioni a domanda?

FRANCO GIORGI. Sì.

PRESIDENTE. Siccome lei sapeva che la contestazione che la riguardava - perché glielo aveva detto Mazzega - era relativa al traffico di armi, lei rispondeva a domande sul traffico di armi o a domande di altro tipo?


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FRANCO GIORGI. No, anche sul traffico di armi rispondevo.

PRESIDENTE. «Anche» sul traffico di armi.

FRANCO GIORGI. Di altro tipo non c'erano, non c'era niente.

PRESIDENTE. Quindi, solo sul traffico di armi. Siccome lei ha detto prima «io ero al centro dell'universo»...

FRANCO GIORGI. Sempre con riferimento alle armi.

PRESIDENTE. Quindi, inizia così questo rapporto. Inizia male perché poi l'ha anche messa ... Il giorno dopo l'ha liberata?

FRANCO GIORGI. Sì.

PRESIDENTE. Perché lei ha parlato?

FRANCO GIORGI. No, perché abbiamo fatto questo verbale e ha detto: «adesso tu mi devi dare una mano, io do una mano a te». Io ho detto: «va bene, maresciallo, vediamo. Io sto a disposizione».

PRESIDENTE. Quindi, lei non ha parlato, non ha confessato niente, ma il giorno dopo l'ha fatta uscire dalla guardina ...

FRANCO GIORGI. Mi ha interrogato.

PRESIDENTE. E lei che ha fatto? Ha confessato?

FRANCO GIORGI. Alle domande che mi faceva dicevo sempre di sì, perché ero costretto, condizionato.

PRESIDENTE. Sempre sulle armi?

FRANCO GIORGI. Sì, sempre sulle armi.

PRESIDENTE. Dopo che lei ha risposto sempre di sì alle domande che lui faceva, lui, di sua spontanea iniziativa, l'ha liberata e lei se n'è andato?

FRANCO GIORGI. Con il patto però.

PRESIDENTE. Poi veniamo al patto. Intanto le chiedo: in questo frattempo in cui lei è stato in caserma... dove?

FRANCO GIORGI. A Vico Equense.

PRESIDENTE. Una caserma storica. In questo periodo c'è stato l'intervento di altre persone, oltre a Vacchiano? C'è stato l'intervento di qualcuno? Vediamo se ci dice qualche nome importante, interessante.

FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. Non c'era nessuno?

FRANCO GIORGI. No, c'erano quei signori. La mattina sono tornati anche quei signori.

PRESIDENTE. Altri carabinieri?

FRANCO GIORGI. C'era un altro maresciallo, o brigadiere.

PRESIDENTE. Magistrati?

FRANCO GIORGI. Niente. La prima volta niente.

PRESIDENTE. Telefonate ai magistrati fatte da Vacchiano?

FRANCO GIORGI. Niente.

PRESIDENTE. Conosce Aldo Anghessa?

FRANCO GIORGI. Mai sentito.

PRESIDENTE. Quindi, comincia così questo rapporto. La fa uscire con un patto. Qual è il patto?


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FRANCO GIORGI. Che ci dovevamo risentire perché ho detto: «molti documenti sul traffico di armi non ce li ho, adesso me li procuro e te li porto». E così fu e cominciai ad andare giù. Al secondo viaggio ...

PRESIDENTE. Lei dove li prendeva questi documenti?

FRANCO GIORGI. Documenti inerenti i trasporti con l'ex Jugoslavia, come funzionava. Erano carte, fotocopie.

PRESIDENTE. Lei dove ce li aveva? Li aveva conservati?

FRANCO GIORGI. Ce l'avevo io. Me le ero procurate attraverso dei verbali. Erano delle fotocopie delle polizze di carico, queste cose.
Andai giù per il secondo viaggio, e comincia a tirare fuori: «ma tu nella ex Jugoslavia conosci questo, conosci quest'altro?». Io dico: «no, io conosco un certo Lainovic, che sta in Bulgaria attualmente, che era un uomo di Milosevic». Dice: «questo ce l'ho sotto indagine. Questo me lo devi cercare, me lo devi trovare». Dico: «va bene, collaboro, te lo vado a trovare». E andai a Sofia per cercare questo signore. Lui mi preparò un verbale, che ho qui, scritto. Io andai da Lainovic; molte cose non gli andavano bene, perché non parlava molto italiano. Le cancello e gli riporto questo verbale, con le spese. Ci sono ritornato pure un'altra volta - sempre per il capitolo Lainovic -, stavo andando a Venezia a prendere l'aereo per andare a Sofia, mi ferma la polizia perché cammino sulla corsia di emergenza e finisce là. Vado un'altra volta a Sofia, riporto il verbale corretto, perché non gli andava bene quello che aveva scritto all'inizio. Glielo porto, lo firmo e finisce la storia Lainovic. C'è una contropartita che doveva dare Vacchiano a Lainovic. Siccome Lainovic era ricercato in Italia per reati di ricettazione ...

PRESIDENTE. La contropartita qual era?

FRANCO GIORGI. Di aggiustargli il mandato di cattura.

PRESIDENTE. Questo è un tema. Poi altri temi?

FRANCO GIORGI. Un altro tema fu se conoscevo in Somalia. Ho detto: «sì, ho un'amicizia con Giancarlo Marocchino». Lo conoscevo da tempo, dal 1986 ...

PRESIDENTE. Come nasce il riferimento alla Somalia? Sempre per le armi?

FRANCO GIORGI. Sempre ...

PRESIDENTE. Sempre per le armi?

FRANCO GIORGI. No, sull'omicidio di Ilaria Alpi.

PRESIDENTE. Chi introduce il tema? Vacchiano?

FRANCO GIORGI. Sempre lui.

PRESIDENTE. Ce lo dica bene questo perché ci interessa. Come dice lui?

FRANCO GIORGI. Dice: «bisogna vedere Ilaria Alpi giù, se tu conosci giù in Somalia, mi vai a vedere com'è la storia». Io dico: «io ci posso pure andare, però mi devi fare il biglietto aereo, mi devi pagare». Dice: «no, devi aspettare in questo». Siccome all'epoca il giudice di Napoli mi aveva sequestrato tutto, conti bancari, fondi pensione, dico: «sbloccami questi fondi e adopero i soldi miei, se tu non me li puoi dare». Dice: «te li do dopo, metticeli tu». «Va bene, sbloccami i fondi e io ci vado». E mi sbloccò questi fondi pensioni, per una ventina di milioni, e andai in Somalia.

PRESIDENTE. Lei in Somalia ...

FRANCO GIORGI. Conoscevo Marocchino.

PRESIDENTE. C'era andato altre volte?


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FRANCO GIORGI. No, era la prima volta.

PRESIDENTE. Quindi, quella era la prima volta?

FRANCO GIORGI. La prima volta che andavo in Somalia.

PRESIDENTE. Quindi, nel 1997?

FRANCO GIORGI. Il primo viaggio l'ho fatto nel 1996; il 17 luglio 1996 sono arrivato in Somalia e sono ripartito il 24 luglio 1996.

PRESIDENTE. Quindi, lei su incarico di Vacchiano va in Somalia perché sa che lì c'è Marocchino?

FRANCO GIORGI. Sì, era l'unico che conoscevo.

PRESIDENTE. Lei quando aveva conosciuto Marocchino?

FRANCO GIORGI. Nel 1985.

PRESIDENTE. Dove? In Somalia?

FRANCO GIORGI. A Genova, alla società di trasporti. Trasportavo con lui, ma dopo lui fallì.

PRESIDENTE. Ma poi lei ha tenuto i contatti con Marocchino?

FRANCO GIORGI. No. In quest'occasione, siccome conoscevo l'avvocato Menicacci, che è il suo avvocato ...

PRESIDENTE. E con l'avvocato Menicacci lei aveva rapporti?

FRANCO GIORGI. No, lo conoscevo da vecchia data.

PRESIDENTE. In quale occasione l'aveva conosciuto?

FRANCO GIORGI. Questioni politiche. L'avevo conosciuto all'epoca, lui faceva politica.

PRESIDENTE. All'epoca quando?

FRANCO GIORGI. Molti anni fa, trent'anni fa, quando era in politica.

PRESIDENTE. Quindi, lei conosceva Menicacci, ma non conosceva Marocchino? Gliel'ha presentato Menicacci?

FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. L'aveva conosciuto a Genova? Prima o dopo Menicacci?

FRANCO GIORGI. Prima, molto prima.

PRESIDENTE. Quindi, prima Marocchino e poi Menicacci?

FRANCO GIORGI. No, prima Menicacci e poi Marocchino.

PRESIDENTE. È quello che dicevo prima, ma lei diceva di no.

FRANCO GIORGI. Mi scusi.

PRESIDENTE. Quindi, prima Menicacci e poi Marocchino.

FRANCO GIORGI. Mi feci dare il numero di telefono di Marocchino. Ho detto che dovevo andare giù.

PRESIDENTE. Allora?

FRANCO GIORGI. Allora. «Devo andare giù, faccio un po' di lavori. Se mi puoi dare il numero». E mi diede il numero di Marocchino. Lo chiamai e dissi: «Domani vengo in Somalia, vedi se ...

PRESIDENTE. Voglio sapere una cosa. Lei l'ha conosciuto tantissimi anni prima. Poi ha più visto Marocchino?

FRANCO GIORGI. No.


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PRESIDENTE. E nemmeno Menicacci ha più visto?

FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. A chi ha chiesto il numero di telefono di Marocchino?

FRANCO GIORGI. All'epoca conoscevo Marocchino. Poi Marocchino, quando è fallito, è venuto a Roma.

PRESIDENTE. In che anno è fallito?

FRANCO GIORGI. Nel 1985.

PRESIDENTE. Ma qui siamo nel 1997.

FRANCO GIORGI. Parlo di dieci anni prima.

PRESIDENTE. Lei l'ha conosciuto ed è fallito nel 1985, ma lei in Somalia ci è andato nel 1997. Allora le chiedo: siccome ha detto che non ha più visto né Marocchino né Menicacci, come ha fatto a prendere contatto e ad avere il telefono di Marocchino? Chi glielo ha dato?

FRANCO GIORGI. Un amico comune.

PRESIDENTE. Chi è questo amico comune?

FRANCO GIORGI. Si chiama Vecchiotti.

PRESIDENTE. Vive in Italia? È italiano?

FRANCO GIORGI. Sì, è italiano.

PRESIDENTE. Lei come sapeva che Vecchiotti era in rapporto con Marocchino?

FRANCO GIORGI. Perché Vecchiotti lavorava con Menicacci.

PRESIDENTE. Vecchiotti lei invece lo vedeva, eravate in contatto?

FRANCO GIORGI. Era del paese mio. Gli dissi: «Mi puoi ritrovare il numero di Marocchino?». «Adesso lo domando all'avvocato», e mi diede il numero dell'avvocato.

PRESIDENTE. Quindi, lei telefona a Marocchino e gli dice che sarebbe venuto in Somalia.

FRANCO GIORGI. «Vieni, ti aspetto».

PRESIDENTE. In quei giorni in Somalia è stato ospite di Marocchino?

FRANCO GIORGI. Sì.

PRESIDENTE. Che faceva Marocchino in Somalia?

FRANCO GIORGI. Trasporti. Stava costruendo un porticciolo fuori ...

PRESIDENTE. Aveva una casa grande o piccola?

FRANCO GIORGI. Una bella casa, grande.

PRESIDENTE. Ha visto se aveva molto personale a disposizione?

FRANCO GIORGI. Sì, aveva due o tre persone di servizio: un cuoco e due o tre donne delle pulizie.

PRESIDENTE. Non ha visto se aveva a disposizione persone che facevano da scorta?

FRANCO GIORGI. Sì, aveva trenta o quaranta persone per la scorta fuori. Quando faceva i trasporti della farina, aveva la scorta. Era organizzato.

PRESIDENTE. Ha visto se deteneva armi?

FRANCO GIORGI. La scorta aveva le armi.

PRESIDENTE. La scorta sì, ma ...


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FRANCO GIORGI. Lui no.

PRESIDENTE. Ma lui aveva depositi di armi, che lei abbia visto?

FRANCO GIORGI. Ma che... la fame.

PRESIDENTE. Come «la fame»? Sono state sequestrate le armi a casa sua.

FRANCO GIORGI. Ma che? Quei quattro o cinque pezzi? Questo aveva. Quello che ho visto io.

PRESIDENTE. Quindi, che cosa faceva? Queste operazioni di trasporto?

FRANCO GIORGI. Di trasporto per conto della FAO, mi sembra. Teneva pure un magazzino di farina per conto delle Nazioni Unite, non so.

PRESIDENTE. Lei ricorda se, oltre a questi affari di tipo normale, nobile, c'erano anche altri affari dei quali si interessava Marocchino, che lei sappia?

FRANCO GIORGI. Sì.

PRESIDENTE. Ce li può dire?

FRANCO GIORGI. Recuperava le pelli di pecora da conciare, intorno alla Somalia. Le mandava a Napoli. Aveva un magazzino di pezzi di ricambio, vernici, roba di ferramenta. Tutto qua.

PRESIDENTE. Nel campo delle armi lei non ha mai saputo niente di traffici di Marocchino?

FRANCO GIORGI. Da quello che risulta a me, no, anche essendo io del mestiere.

PRESIDENTE. Perché lei di armi se ne intende?

FRANCO GIORGI. Sì. Mai visto.

PRESIDENTE. Nel giro vostro Marocchino ...

FRANCO GIORGI. Niente, mai conosciuto, mai visto.

PRESIDENTE. Lei di armi che arrivavano in Somalia si è mai interessato?

FRANCO GIORGI. No, mai.

PRESIDENTE. Magari provenienti da paesi dell'est?

FRANCO GIORGI. Niente, presidente, mai avuti.

PRESIDENTE. Per esempio, nel campo dello smaltimento dei rifiuti, sa se c'era qualche interesse di Marocchino?

FRANCO GIORGI. Su questo ho avuto anche una storia.

PRESIDENTE. Cioè?

FRANCO GIORGI. Sono venute da me sedici persone per questa storia dei rifiuti, dal giudice Tarditi, di Treviso o Bolzano ...

PRESIDENTE. Di Asti. Allora? Sedici persone a fare che cosa?

FRANCO GIORGI. A fare la perquisizione a casa. Due donne e sedici ...

PRESIDENTE. Perché?

FRANCO GIORGI. Perché dicevano che a casa mia c'erano dei dischetti di computer inerenti a dei rifiuti degli Hercules C130. Sono stati giù, io ho una casa di 1.500 metri quadrati, me l'hanno messa sotto ... sedici persone più due donne, perché c'erano due donne di servizio e pure loro ...

PRESIDENTE. Da dove era uscita fuori questa notizia?

FRANCO GIORGI. Che ne so?

PRESIDENTE. Non l'ha mai saputo?


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FRANCO GIORGI. No, perché era sotto intercettazione un certo ...

PRESIDENTE. Roghi?

FRANCO GIORGI. Sì, Roghi. Ho avuto un rapporto con il Roghi, che mi chiese dei dinari da cambiare che erano fasulli, erano fuori corso. Ecco perché sono stato intercettato. Sono stato pure interrogato da Asti, qui al Ministero ...

PRESIDENTE. Proprio a questo magistrato, il dottor Tarditi, lei ha consegnato dodici fotografie. Ricorda di avergli consegnato delle fotografie?

FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. Riguardavano la costruzione del porto di El Maan.

FRANCO GIORGI. Quello che stava facendo Marocchino?

PRESIDENTE. Sì.

FRANCO GIORGI. È un porticciolo, coi container.

PRESIDENTE. Ma le fotografie gliele ha date lei.

FRANCO GIORGI. Non me lo ricordo.

PRESIDENTE. Cerchi di ricordare.

FRANCO GIORGI. Signor presidente, ma io mi sono dovuto difendere da tutti quanti. Davo le carte a Vacchiano, davo le carte ...

PRESIDENTE. Perché ha dato queste carte a Tarditi? Che cosa significavano?

FRANCO GIORGI. Perché Tarditi voleva sapere se dentro questi contenitori c'erano rifiuti. Invece, c'erano ...

PRESIDENTE. Spieghi bene. Che cos'era questo porto? Dove stava?

FRANCO GIORGI. A trenta chilometri da Mogadiscio.

PRESIDENTE. Lei ha visto questo porto?

FRANCO GIORGI. Ci sono stato.

PRESIDENTE. In quei giorni famosi?

FRANCO GIORGI. No, con il secondo viaggio ci sono stato.

PRESIDENTE. Questo vorrei sapere, poi torniamo a queste domande. Lei è stato in Somalia altre volte?

FRANCO GIORGI. No, mai.

PRESIDENTE. Quest'unico viaggio di cui abbiamo detto?

FRANCO GIORGI. E un altro dopo.

PRESIDENTE. Allora sono due.

FRANCO GIORGI. Sì, due, ma prima mai.

PRESIDENTE. Quando ci è tornato?

FRANCO GIORGI. In agosto.

PRESIDENTE. Nell'agosto dello stesso 1997?

FRANCO GIORGI. Sì.

PRESIDENTE. Quanto tempo è rimasto?

FRANCO GIORGI. Cinque o sei giorni, non di più. Sono andato il 15 agosto e sono tornato il 22 agosto.

PRESIDENTE. Che cosa è andato a fare la seconda volta?

FRANCO GIORGI. Sempre per Vacchiano. Sempre per la storia di Ilaria Alpi,


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per sapere. Al primo viaggio non potevo chiedere informazioni su Ilaria Alpi. Al secondo ho cominciato a chiedere.

PRESIDENTE. Poi non è più andato in Somalia?

FRANCO GIORGI. No, mai più. Sono andato un'altra volta a Doha, sempre per Vacchiano, nel Qatar.

PRESIDENTE. Quando lei è andato la prima volta in Somalia, è andato per Vacchiano? È andato per Ilaria Alpi?

FRANCO GIORGI. Esatto.

PRESIDENTE. Che cosa ha fatto nei giorni in cui è stato lì?

FRANCO GIORGI. Niente.

PRESIDENTE. Non ha concluso niente?

FRANCO GIORGI. Mi sono visto le cose mie, se c'era qualcosa da fare, qualche affare. Non potevo andare giù a chiedere subito informazioni, dato l'ambiente che c'era.

PRESIDENTE. Quindi, ha cercato di capire qual era la situazione. Ma con Marocchino lei ha parlato della vicenda di Ilaria Alpi?

FRANCO GIORGI. Niente, la prima volta no.

PRESIDENTE. Praticamente lei ha fregato Vacchiano, perché Vacchiano le ha detto di andare in Somalia a trovare qualcosa che riguardasse Ilaria Alpi ...

FRANCO GIORGI. Gli ho fatto pure un rapporto.

PRESIDENTE. Siccome ho capito prima che lei ha detto che Vacchiano la mandò in Somalia per fare indagini su Ilaria Alpi, invece lei la prima volta è andato lì e non ha fatto assolutamente niente, si è guardato gli affari suoi, praticamente a Vacchiano non dico che ha dato una fregatura, ma quasi. Ma lei poi quando è tornato gli ha detto che aveva trovato qualcosa'

FRANCO GIORGI. Come no? Gli feci un rapporto.

PRESIDENTE. No, mi stia a sentire. Quando lei è tornato la prima volta ha detto a Vacchiano che non aveva fatto niente perché non aveva trovato niente...?

FRANCO GIORGI. No, no, gli ho detto che mi ero dato da fare...

PRESIDENTE. Aspetti: gli ha detto che si era dato da fare. Gli ha detto pure che cosa aveva scoperto?

FRANCO GIORGI. No, che stavo cercando di indagare sulla storia di Ilaria Alpi, che avevo parlato con...

PRESIDENTE. Ma Vacchiano non è uno sprovveduto, diciamo così; è uno che le dà l'incarico e paga pure dei soldi.

FRANCO GIORGI. A chi?

PRESIDENTE. A lei.

FRANCO GIORGI. No, no.

PRESIDENTE. Non ha pagato, però doveva pagare.

FRANCO GIORGI. Non mi ha dato niente.

PRESIDENTE. Comunque Vacchiano la manda in Somalia e le chiede questo accertamento. Non è che lei può rispondere a Vacchiano in maniera evasiva...

FRANCO GIORGI. No, perché nel frattempo... posso parlare?


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PRESIDENTE. Mi faccia concludere la domanda. Vorrei sapere che cosa lei ha detto o ha scritto a Vacchiano al ritorno dal primo viaggio in Somalia.

FRANCO GIORGI. Prima di partire per la Somalia, avevo un libricino su Ilaria Alpi - pubblicato, mi pare, da Avvenimenti - che conteneva tutta la storia, con tutti i servizi segreti implicati nella storia. Quando sono tornato, ho preso atto di questo libricino e ho cominciato a dire: guarda, la cosa sta così e così. E poi c'è il verbale delle cose che ho dichiarato.

PRESIDENTE. Cioè, ha raccontato quello che c'era nel libro?

FRANCO GIORGI. E che dovevo raccontare? Non ho capito, con un uomo pericoloso del genere che gli raccontavo? Mi facevo ammazzare per Vacchiano?

PRESIDENTE. Perfetto. Lei non sa quanto sono utili questi accertamenti per noi. Quindi lei, a Vacchiano, quando è tornato la prima volta dalla Somalia, siccome non aveva fatto niente, non aveva combinato niente, non aveva fatto alcuna indagine ma si era fatto soltanto gli affari suoi, ha raccontato quello che aveva letto nel libro.

FRANCO GIORGI. Non quello che ho letto...

PRESIDENTE. Alcune cose.

FRANCO GIORGI. Sì, una cosa fatta bene, insomma.

PRESIDENTE. Quindi, lei ha preso di sana pianta qualcosa che stava nel libricino di Avvenimenti oppure ci ha anche lavorato sopra?

FRANCO GIORGI. Ci ho lavorato sopra. Mi ricordo, però, che Marocchino nel primo viaggio mi diede l'incarico di telefonare al generale Fiore a Livorno. Giù c'era una fame, presidente, che era la fine del mondo...

PRESIDENTE. Telefonare al generale Fiore perché?

FRANCO GIORGI. Se gli poteva mandare un po' di aiuti umanitari. Io il generale Fiore non lo trovo a Livorno...

PRESIDENTE. Quindi, scusi...

FRANCO GIORGI. Il particolare è che al primo incarico Marocchino mi disse se per favore potevo fare questa telefonata al generale Fiore a Livorno.

PRESIDENTE. Perché gli mandasse...?

FRANCO GIORGI. Se lo poteva aiutare.

PRESIDENTE. In che senso? Soldi?

FRANCO GIORGI. Mi disse: farina, mezzi, queste cose qui.

PRESIDENTE. Ma per sé o per la Somalia?

FRANCO GIORGI. Per la Somalia, per la comunità.

PRESIDENTE. Ho capito. E lei telefonò al generale Fiore?

FRANCO GIORGI. Sì.

PRESIDENTE. Ma non lo trovò. Ci ha mai parlato?

FRANCO GIORGI. No, mai. Questo è il primo incarico che mi diede Marocchino di ritorno dalla Somalia.

PRESIDENTE. Comunque, lei cosa aggiunse di suo? Erano delle invenzioni, praticamente...

FRANCO GIORGI. Invenzioni... Vedendo un po' il clima che c'era giù, la situazione, l'aria che girava, ho scritto questa relazione. Siccome lui dice che io parlo poco italiano, siccome i verbali me li preparava sempre lui...


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PRESIDENTE. Vacchiano le preparava i verbali?

FRANCO GIORGI. Sì, sempre. Lui era venuto e aveva portato un verbale, però l'altro non me l'ha dato. Questo, per esempio, è il verbale di Lainovic, tutto scritto da lui. Io andavo a Sofia a farli firmare, questo dopo se n'è accorto e mi voleva ammazzare. Lui scriveva e quell'altro cancellava perché non gli andava bene quello che scriveva.

PRESIDENTE. Si dà atto che il signor Franco Giorgi consegna in fotocopia un documento di quattro pagine, affermando che si tratta di documento redatto dal maresciallo Vacchiano in relazione ad alcune dichiarazioni che avrebbe dovuto rendere il signor Lainovic Branislav, così come risulta dalla firma del documento, specificando che si trattava di documento predisposto per la firma prima che le dichiarazioni venissero rese e prima dell'arrivo nella località in cui si trovava il signor Lainovic, e segnala che nell'ultima pagina, dove è recata la firma del signor Lainovic, le cancellazioni stanno ad indicare le integrazioni che si sarebbero dovute fare secondo le dichiarazioni del signor Lainovic e che invece non portavano l'approvazione...

FRANCO GIORGI. Perché a Lainovic quello che stava scritto qui non andava bene e me l'ha cancellato e ha firmato. Poi lui parlava italiano al 60 per cento.

PRESIDENTE. ...non portavano l'approvazione del signor Lainovic.

FRANCO GIORGI. Due volte sono andato a Sofia per lui.

PRESIDENTE. Adesso torniamo al nostro discorso. Lei diceva che aveva fatto una relazione al maresciallo Vacchiano all'esito del primo viaggio in Somalia. Si dà atto che il signor Franco Giorgi produce la nota, datata 18 settembre 1996, da cui risulta quanto riferito sul primo viaggio svolto in Somalia nel quale...

FRANCO GIORGI. No, no, questo fu due relazioni, anche del secondo viaggio.

PRESIDENTE. Allora è del secondo viaggio?

FRANCO GIORGI. Primo e secondo.

PRESIDENTE. Allora, relazione relativa al primo ed al secondo viaggio, in cui sono riportate notizie tratte da un libricino che era stato pubblicato dalla rivista Avvenimenti con l'aggiunta di altre circostanze dallo stesso Franco Giorgi elaborate in fantasia.

FRANCO GIORGI. Questo è il terzo, il secondo verbale che gli ho mandato per posta.

PRESIDENTE. Dopo il primo viaggio o dopo il secondo?

FRANCO GIORGI. Al terzo viaggio, a Doha, quando ho fatto il terzo viaggio per lui.

PRESIDENTE. Ma Doha c'entra con noi?

FRANCO GIORGI. Sì, come no! Io andavo giù sempre per la storia di Ilaria Alpi, e a momenti mi fanno la pelle.

PRESIDENTE. Si dà atto che il signor Franco Giorgi consegna infine un documento manoscritto in stampatello che reca le notizie fatte conoscere al maresciallo Vacchiano all'esito del terzo ed ultimo viaggio, fatto a Doha per incarico dello stesso maresciallo Vacchiano, sempre per acquisire notizie sull'uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.
Anche questo documento è il frutto di una libera elaborazione di notizie acquisite da libri?

FRANCO GIORGI. Sì, sì, dopo ci ho messo del mio.

PRESIDENTE. Nei documenti che lei ha presentato e che la Commissione acquisisce


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ci sono indicazioni, circostanze e fatti diversi da quelli che si trovavano sui libri, diversi dalla sua fantasia, che erano stati oggetto, invece, della sua...

FRANCO GIORGI. Sì, qualcosa. Qualcosa avevo localizzato su Ilaria Alpi. Poi mi ha sfasciato tutto lui.

PRESIDENTE. Tuttavia, in particolare nel terzo documento acquisito, sono recate notizie - qualcosa dice il teste - sulla vicenda di Ilaria Alpi.

FRANCO GIORGI. Io gli mandavo e poi lui faceva uscire sul giornale, il giorno dopo.

PRESIDENTE. Il teste produce altresì un ritaglio di stampa a dimostrazione del fatto che, non appena pervenivano le »informative« di cui si è parlato fino a questo momento, nei giorni successivi le notizie stesse divenivano oggetto di pubblicazione per iniziativa, presumibilmente, del maresciallo Vacchiano, perché era l'unica persona alla quale venivano date informazioni.

FRANCO GIORGI. Al cento per cento.

PRESIDENTE. Questo cos'è?

FRANCO GIORGI. Sempre un riferimento a me su Famiglia Cristiana... Ilaria Alpi...

PRESIDENTE. Ma è del 7 gennaio 2001, attenzione.

FRANCO GIORGI. Sì, ma c'è il nome mio.

PRESIDENTE. Che vuole dire lei con questo documento?

FRANCO GIORGI. Vacchiano mi ha fatto arrestare nel 2002.

PRESIDENTE. Sì, ma questo documento che lei mi presenta...

FRANCO GIORGI. Per dire che tutte queste notizie che venivano fuori da questa storia...

PRESIDENTE. Cioè, che erano le sue? Erano quelle che lei si era inventato?

FRANCO GIORGI. Lui raccontava tutto, tutto quello che gli dicevo riportava.

PRESIDENTE. Va bene. Allora: ulteriore documento viene prodotto dal teste, riguardante un servizio pubblicato il 7 gennaio 2001 dal settimanale Famiglia Cristiana, che riporta le notizie frutto della fantasia del dichiarante Giorgi di cui ai documenti consegnati al maresciallo Vacchiano e che sono acquisiti agli atti in questo momento dall'ufficio.
Mi dice una cosa che lei ha accertato veramente? In questi tre viaggi che lei ha fatto c'è una cosa diversa da ciò che stava sui libri, diversa dall'esercizio della sua fantasia, che lei ha effettivamente acquisito incontrando persone e facendo indagini?

FRANCO GIORGI. Sì, ho incontrato delle persone giù, però la storia della Alpi era sempre la stessa: com'era successo, Marocchino è arrivato appena l'incidente... tutte cose che...

PRESIDENTE. Va bene, quindi praticamente niente.

FRANCO GIORGI. Niente.

PRESIDENTE. Ne prendiamo atto.

FRANCO GIORGI. So che lei veniva da un capo tribù e magari si era espressa male con il capo tribù... tutte le stesse cose, è impossibile, è un ambiente molto stretto la Somalia...

PRESIDENTE. Ma, per esempio, chi era il capi tribù nei confronti del quale lei si era espressa male, Ali Mahdi?

FRANCO GIORGI. No, no, a Bosaso.


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PRESIDENTE. Il sultano di Bosaso. Chi le ha detto questo?

FRANCO GIORGI. Uno che avevo conosciuto in questo viaggio.

PRESIDENTE. Un somalo?

FRANCO GIORGI. Sì, un somalo.

PRESIDENTE. Ci sa dire il nome? Va bene che si chiamano tutti allo stesso modo...

FRANCO GIORGI. Se sono veri i nomi, non lo so, comunque adesso le dico come si chiamava: Mohalin Hassan.

PRESIDENTE. Ne prendiamo atto.
Torniamo alle 12 fotografie e al porto di El Maan. Che cos'è questo porto e quanto è grande? Lei lo ha visto personalmente? Che traffici vi si facevano? Era in costruzione?

FRANCO GIORGI. Siccome i porti veri di Mogadiscio erano bloccati e le navi scaricavano soprattutto farina, cereali, Marocchino si era inventato questo porto per parcheggiare le macchine e scaricare materiale. Altrimenti, dovevano andare a scaricarle alla rada e, con barchette piccole, portare i materiali a terra: era un'impresa, con costi enormi. Sarebbe servito questo porto fatto bene, discreto, con dei container vuoti, pieni di sabbia e riempiti per la pressione, perché il cemento non c'era... sabbia e breccia. Aveva fatto questo porticciolo, tutto qua.

PRESIDENTE. E queste 12 fotografie che cosa dovevano dimostrare al dottor Tarditi?

FRANCO GIORGI. Siccome andavano cercando rifiuti, che io non ho mai visto pur avendo girato... non so se conoscete la storia che si doveva fare l'impianto per la trasformazione dei rifiuti lì...

PRESIDENTE. Chi?

FRANCO GIORGI. L'impianto lo faceva la Somalia, però doveva essere finanziato da uno di Alessandria, un certo Scaglione.

PRESIDENTE. È un nome che sento per la prima volta. Che doveva fare questo signore?

FRANCO GIORGI. Questo signore doveva prendere le autorizzazioni per costruire questo inceneritore in Somalia. Con la lettera che io portai, con un decreto... che poi non so, perché secondo me era falso quel decreto, non era firmato da Ali Mahdi, perché c'era scritto «Repubblica somala», ma in quella fase...

PRESIDENTE. La Repubblica somala non c'era.

FRANCO GIORGI. Esatto. E quindi pensai »ci sarà qualche truffa, qui«, perché volevano 700 mila dollari di anticipo per preparare il terreno.

PRESIDENTE. Ma lei a Tarditi ha parlato non soltanto dei container con il materiale, ma, proprio con riferimento alle 12 fotografie che ha prodotto, anche di interramento di rifiuti tossici. Che ne sa di questo?

FRANCO GIORGI. Niente, presidente, perché non c'era niente e non ho visto niente. Tarditi ha scritto quello che ha voluto sui verbali. Gli dicevo: «Tarditi, guardi, io i verbali non li leggo...» e lui: «e che, non ti fidi di me?». Ecco il risultato.

PRESIDENTE. Lei è sicuro di quello che dice?

FRANCO GIORGI. Al cento per cento, presidente.

PRESIDENTE. Questa è un'affermazione piuttosto pesante.

FRANCO GIORGI. Io non ho mai visto interrare rifiuti tossici in Somalia, mai visto! Ci sono stato due volte... io ero il genio che intercettava rifiuti tossici?


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PRESIDENTE. Ha sentito parlare di interramento di rifiuti tossici?

FRANCO GIORGI. Niente, niente, mai, e poi mi sono informato pure su questa storia, perché nel frattempo sono stato indagato, figuriamoci se non mi andavo ad informare.

ELETTRA DEIANA. Senta, ma non poteva esserselo inventato?

FRANCO GIORGI. Io? Che mi sono inventato, signora?

ELETTRA DEIANA. Glielo ha detto, con una notizia che si è inventato...

FRANCO GIORGI. No, io non mi sono inventato niente, ho cercato di salvarmi la pelle. Non mi sono inventato niente, altro che storie.

PRESIDENTE. Va bene, ha fatto l'uno e l'altro, diciamo.

FRANCO GIORGI. Che dovevo fare, signor presidente?

CARMEN MOTTA. Presidente, mi scusi, una puntualizzazione. Diciamo che con il maresciallo Vacchiano c'era una questione un po'...

FRANCO GIORGI. Strana.

CARMEN MOTTA. Usi lei il termine che vuole. Ma, mi scusi, il dottor Tarditi non credo. Precisi meglio: il dottor Tarditi funzionava come il maresciallo Vacchiano?

FRANCO GIORGI. No. No, è molto più serio.

CARMEN MOTTA. Allora precisi bene questo aspetto.

FRANCO GIORGI. Io ho avuto un rapporto perfetto con il giudice Tarditi. Però, che ho visto interrare i rifiuti tossici io non l'ho detto: anche se qui c'è scritto, io non l'ho detto, perché non l'ho visto.

CARMEN MOTTA. Mi scusi, ma questa è un'affermazione grave, si rende conto?

PRESIDENTE. È un'affermazione grave, lei capisce.

FRANCO GIORGI. Io non ho visto rifiuti tossici, perché devo dire che li ho visti, per fare che?

CARMEN MOTTA. Ma secondo lei un magistrato scrive in una deposizione una cosa che non è stata detta? Lei sta asserendo che questo magistrato ha scritto una cosa che lei non ha mai detto (Commenti dell'avvocato Guido De Maio).

CARMEN MOTTA. No, no, avvocato, mi scusi, deve rispondere alla domanda.

PRESIDENTE. Lei, avvocato, non può interloquire, altrimenti la faccio uscire dall'aula. Il teste ha la libertà di non rispondere, ma lei non può interloquire né dare indicazioni.

CARMEN MOTTA. Il dottor Tarditi, che è un magistrato...

FRANCO GIORGI. Serio.

CARMEN MOTTA. Perfetto, lo dice lei.

FRANCO GIORGI. Con me si è comportato molto bene.

CARMEN MOTTA. Perfetto. Lei ha appena finito di dire, però, che questo magistrato ha scritto una cosa che lei non ha detto.

FRANCO GIORGI. Me l'ha messa in bocca, io non l'ho detta.

CARMEN MOTTA. Peggio ancora.

PRESIDENTE. Le faccio presente che lei, naturalmente, si assume la responsabilità di quanto dichiara. Per maggiore


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precisione, le leggiamo il verbale nel quale queste dichiarazioni sono prese: »Incontrai Scaglione (...) Quando parliamo di un amico dei rifiuti (...) Era sottinteso che si trattava solo di Giancarlo Marocchino, perché è l'unica persona che mi ha parlato di rifiuti e che conosceva sia me che Roghi. Proprio Marocchino mi ha fatto conoscere per telefono Roghi. Ripeto che io feci da intermediario tra Marocchino e Scaglione per consegnare a Scaglione l'autorizzazione firmata dal presidente Ali Mahdi per smaltire e costruire un impianto di rifiuti in Somalia».

FRANCO GIORGI. Di »rifiuti«, non tossici.

PRESIDENTE. Sì. «Non so che tipo di rifiuti dovevano essere spediti. Mi sembra che Scaglione mi disse che i rifiuti dovevano partire dall'Italia, mi sembra da La Spezia, e anche all'estero, mi sembra Francia. Intendevo chiedere a Roghi Claudio se era stato arrestato, perché mi aveva detto che aveva dovuto cambiare la versione dei suoi interrogatori e perché lui stesso mi aveva detto che era incasinato per i rifiuti di Giancarlo Marocchino, che è indicato nelle parole del Roghi Claudio quando dice 'Spezia, non pochi i rifiuti del tuo amico, dai'. Io gli chiedo a Roghi se era stato arrestato perché ero consapevole che, da quanto mi aveva detto lui, avevano avuto dei casini per i rifiuti. Sapevo che poteva essere anche arrestato, anche per una cosa illegale, e quindi quando lo stesso Roghi Claudio mi dice 'peggio, eccetera' (...) penso che servisse alle sue conoscenze altolocate anche in Vaticano (...). A domanda dico che, quando sono stato in Somalia, dieci giorni nell'estate del '96, da Giancarlo Marocchino, mi sono recato anche al porto El Maan. Ho visto al porto di El Maan che Marocchino stava costruendo la banchina del porto interrando i container che io ho visto che venivano riempiti con materiale inerte, non ho visto cemento. Quando ero a casa di Giancarlo Marocchino ebbi modo di parlare telefonicamente con Scaglione il giovane e l'accordo era quello che Scaglione doveva mandare i soldi in anticipo per fare operazioni di smaltimento di rifiuti. Scaglione diceva che aveva bisogno dell'autorizzazione originale, allora feci la raccomandata, incontrai Scaglione, non ricordo dove. A domanda del PM circa le ragioni per le quali la transazione doveva avvenire in marchi, dichiara 'può anche darsi che avesse un cliente che pagasse in marchi, una quota dello smaltimento dei rifiuti era destinata ad Ali Mahdi, 100 marchi a me e 300 a Giancarlo Marocchino. Anche io ho parlato direttamente con Ali Mahdi dell'impianto di trasformazione di rifiuti che doveva essere costruito in una specie di forno inceneritore per dare lavoro anche alla gente».
Non è questo il verbale, scusate. Troviamo il verbale, che è quello dell'esibizione delle 12 fotografie, che è in concomitanza.

FRANCO GIORGI. Questo è quello che ho... è quello vero.

PRESIDENTE. Sì, sì.
Tra la documentazione che mi è stata data non trovo la dichiarazione. Potrebbe anche aver ragione lei.
Dunque, i verbali sono quelli del 21 dicembre, del 14 luglio e del 26 giugno, sempre del 1998. Non trovo però la parte sull'archiviazione... Ci deve essere un errore.
Signori, questo verbale riuscite a darmelo o non esiste? Non ci sta niente di quello che è scritto qua. Mi avete fatto fare una contestazione che devo ritirare immediatamente.
Mentre gli uffici cercano, andiamo avanti. Se del caso, riprenderemo il tema.
Lei con Marocchino da quanto tempo non si vede? In questi giorni l'ha visto?

FRANCO GIORGI. No, mai. Dall'ultimo viaggio, l'ho rivisto una volta in Italia due o tre anni fa... che è venuto qui per voi, per un'inchiesta, non so.

PRESIDENTE. E l'ha sentito in questi giorni?


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FRANCO GIORGI. No.

ELETTRA DEIANA. È venuto qui per la Commissione Ilaria Alpi?

FRANCO GIORGI. Sì, Marocchino me lo diceva.

ELETTRA DEIANA. Allora non due o tre anni fa.

FRANCO GIORGI. No, un anno fa.

PRESIDENTE. Quindi non tre anni fa. L'ha visto l'anno scorso.

FRANCO GIORGI. No, l'ho visto due anni fa.

ELETTRA DEIANA. Ma lei ricorda di averlo visto in relazione alla nostra Commissione?

FRANCO GIORGI. Quando lui è venuto in Italia, mi ha telefonato e mi ha detto...

PRESIDENTE. Quando, dieci giorni fa, quindici?

FRANCO GIORGI. No, un paio d'anni fa, un anno e mezzo fa.

PRESIDENTE. La Commissione ha iniziato i suoi lavori a gennaio...

FRANCO GIORGI. Ma prima ce n'è stata un'altra, come no!

PRESIDENTE. Forse si riferisce a quella sulla cooperazione.

ELETTRA DEIANA. Lei non ricorda se Marocchino le ha detto di essere venuto per la Commissione Ilaria Alpi?

FRANCO GIORGI. No, era venuto sempre per una Commissione parlamentare, però non ricordo che cos'era. Ha avuto un'altra cosa lui.

ELETTRA DEIANA. Vi siete visti in quell'occasione?

FRANCO GIORGI. Sì, sì.

ELETTRA DEIANA. E di che cosa avete parlato?

FRANCO GIORGI. Niente. Abbiamo preso il caffè e me ne sono andato, perché lui stava qui caricando del grano a Genova. L'ho visto cinque minuti. Poi non l'ho più visto.

PRESIDENTE. In questi giorni vi siete telefonati?

FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. Un mese fa?

FRANCO GIORGI. No, mai.

PRESIDENTE. Mai sentito?

FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. E con Menicacci invece?

FRANCO GIORGI. No. Menicacci...

PRESIDENTE. Ci pensi bene, tanto poi lo accertiamo.

FRANCO GIORGI. Io Menicacci l'ho sentito l'ultima volta una ventina di giorni fa.

PRESIDENTE. Ecco, una ventina di giorni fa.

FRANCO GIORGI. Ma io lo chiamo spesso l'avvocato...

PRESIDENTE. D'accordo.

FRANCO GIORGI. L'ho chiamato per gli auguri di Natale...

PRESIDENTE. L'avvocato Menicacci le ha fatto presente che c'era questa Commissione che operava, che lui era stato...


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FRANCO GIORGI. Come no! Lui vi ha dato il mio numero di telefono.

PRESIDENTE. E cosa le ha detto Menicacci in questo incontro telefonico?

FRANCO GIORGI. Niente.

PRESIDENTE. Le ha detto che erano stati sentiti dalla Commissione Marocchino, lui da solo, insieme...

FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. Assolutamente niente. Non avete parlato di niente.

FRANCO GIORGI. Mi ha detto »Sarai chiamato per questa storia« e basta.

PRESIDENTE. Lei l'avvocato Duale lo conosce?

FRANCO GIORGI. Sì, Duale, quello nero.

PRESIDENTE. Diciamo scuro.

FRANCO GIORGI. Lavorava presso lo studio di Menicacci molti anni fa. L'ultima volta l'ho visto cinque o sei anni fa.

PRESIDENTE. In questi ultimi tempi l'ha più sentito, magari telefonicamente?

FRANCO GIORGI. No, niente. Zero.

PRESIDENTE. Quanto tempo è che non lo sente?

FRANCO GIORGI. Saranno cinque-sei anni o sette. Poi, non c'era un rapporto, lo vedevo allo studio.

PRESIDENTE. Praticamente, il rapporto lo teneva con Menicacci.

FRANCO GIORGI. Quando andavo allo studio a trovare Menicacci, lo vedevo.

PRESIDENTE. Va bene. Quindi, è corretto dire che lei ebbe l'incarico - sia pure nei termini che abbiamo detto noi fino a questo momento - di interessarsi della vicenda di Ilaria Alpi per fare degli accertamenti, degli approfondimenti?

FRANCO GIORGI. Sì.

PRESIDENTE. Lei ha detto che, poi, faceva delle relazioni al maresciallo Vacchiano. Prima di riferire, per iscritto o a voce, al maresciallo Vacchiano quello che aveva accertato, si confidava con qualcuno?

FRANCO GIORGI. Mai. Mai con nessuno.

PRESIDENTE. Faceva controllare le cose sue da qualcuno, che magari ci faceva qualche aggiunta? Qualche giornalista?

FRANCO GIORGI. No. Mai conosciuto un giornalista, io. Mai avuto contatti con giornalisti e mai visto giornalisti.

PRESIDENTE. Il maresciallo Vacchiano, sempre nelle dichiarazioni rese il 2 febbraio di quest'anno, dice: «Tra l'altro, da alcune note scritte che lui mi ha inviato» - si riferisce a Giorgi - «ho tratto il convincimento» - è vero che è il convincimento e non una circostanza di fatto precisa, ma trovare circostanze di fatto precise nelle dichiarazioni del maresciallo Vacchiano è un po' difficile - «che alle sue spalle potessero esserci persone con una preparazione tecnica ed investigativa che Giorgi non mostrava di avere. La sensazione era che potesse essere condotto per mano da altri».

FRANCO GIORGI. Posso parlare?

PRESIDENTE. Prego.

FRANCO GIORGI. Ho sessant'anni e sono quaranta che sto sul marciapiede: ho bisogno di farmi portare al guinzaglio?

PRESIDENTE. Allora perché ci sono questi due passaggi sui quali mi pare...


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FRANCO GIORGI. Vacchiano ha montato su di me una cosa che non esiste.

PRESIDENTE. Però ci sono due passaggi importanti. È un ufficiale di polizia giudiziaria, quindi per noi è una persona di assoluta credibilità, fino a prova contraria.

FRANCO GIORGI. Per carità!

PRESIDENTE. Ci riferisce che lei fu portato da uomini del Sisde; lei, però, risponde: «Non è vero che fui portato da uomini del Sisde, ma c'erano delle persone presenti quando io mi sono incontrato la prima volta con Vacchiano». Dice di aver avuto il convincimento che lei potesse essere in qualche modo eterodiretto, quindi condotto per mano da qualcun altro...

FRANCO GIORGI. Per fare che?

PRESIDENTE. In riferimento alle notizie che lei dava anche - per quello che ci interessa - riguardo alla vicenda di Ilaria Alpi. Lei contesta questi passaggi?

FRANCO GIORGI. Completamente. Che rapporto potevo avere io con l'omicidio di Ilaria Alpi? Come potevo indagare sulla storia di Ilaria Alpi? Non esisteva.

PRESIDENTE. Intanto, lei si è offerto.

FRANCO GIORGI. Mi sono offerto, sì!

PRESIDENTE. Ha accettato l'incarico.

FRANCO GIORGI. Ho accettato l'incarico.

PRESIDENTE. Perché lo ha accettato?

FRANCO GIORGI. Per salvarmi io.

PRESIDENTE. La pelle. Quale pelle?

FRANCO GIORGI. Per evitare un mandato di cattura che Vacchiano mi avrebbe fatto immediatamente.

PRESIDENTE. Praticamente lei ci vuole dire - riducendo all'osso la questione - che lei e Vacchiano avete fatto un baratto. Lei raccontava fantasie e lui la salvava dalla galera.

FRANCO GIORGI. Esatto.

PRESIDENTE. Questo era il discorso.

FRANCO GIORGI. Che poi mi ha fatto arrestare con queste dichiarazioni qua.

PRESIDENTE. Successivamente.

FRANCO GIORGI. Sì.

PRESIDENTE. Va bene.

FRANCO GIORGI. Insieme al giudice Ormanni.

PRESIDENTE. Che stava sempre a Torre Annunziata. Il giudice Ormanni di Torre Annunziata?

FRANCO GIORGI. Stava a Torre Annunziata. Hanno fatto un mandato di cattura emesso da Napoli, eseguito da Follonica. Dal maresciallo Vacchiano che aveva architettato questo mandato di cattura.

PRESIDENTE. In relazione a cosa fu arrestato lei?

FRANCO GIORGI. Sempre traffico d'armi. Però per avere il territorio...

PRESIDENTE. E perché l'ha fatta arrestare? Perché i conti non tornavano?

FRANCO GIORGI. No, perché la storia di Ormanni e sua è ingarbugliata: soldi che si prendevano... un casino. Guardi se si può fare un mandato di cattura con queste dichiarazioni qua.

PRESIDENTE. Che sono del 28 novembre 1998.


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FRANCO GIORGI. A me mi hanno arrestato nel 2002.

PRESIDENTE. Nel 2002 lei viene arrestato sulla base di queste dichiarazioni.

FRANCO GIORGI. Prendendo lo spunto che una nave mia, di 25 mila tonnellate, era carica di armi e parcheggiata a rada di Torre Annunziata. Una nave lunga 200 metri, carica di armi, che avevo pagato 800 mila marchi alla camorra...

PRESIDENTE. Chi lo dice questo?

FRANCO GIORGI. Gli uomini di Vacchiano. Che poi io sono andato a indagare...

PRESIDENTE. Ma io le chiedo: siccome il suo rapporto con Vacchiano nasce bene, nasce dalla convenienza sua di raccontare frescacce e guadagnarsi la libertà dagli arresti, e di Vacchiano di raccogliere le frescacce e farle passare per vere, è un bell'accordo tra lei e il maresciallo...

FRANCO GIORGI. L'accordo è a vantaggio mio?

PRESIDENTE. Sì, a vantaggio suo.

FRANCO GIORGI. Vacchiano non sapeva niente...

PRESIDENTE. No, non che non sapeva niente, ma lui poteva pensare che lei dicesse la verità o comunque - a voler pensar male - poteva ritenere che da questo baratto ci potesse essere la costruzione di una situazione vicina, apparentemente reale.

FRANCO GIORGI. Rimborsi spese, queste cose qua.

PRESIDENTE. Ma io le chiedo: tutto questo si svolge in un rapporto di assoluta confidenzialità e di assoluta fiducia (nella misura in cui si può parlare di fiducia in una situazione di questo genere): perché si rompe la fiducia al punto tale che attraverso le dichiarazioni di Ruskovic del 1998...

FRANCO GIORGI. No, questo è avvenuto dopo.

PRESIDENTE. Lo so. ...lei viene arrestato nel 2002. Perché passano due, tre anni senza che nulla succeda? Che cos'è che rompe il rapporto?

FRANCO GIORGI. Glielo dico io. Siccome il Vacchiano mi aveva costruito come un personaggio a livello internazionale, collegato a DEA, CIA, Sismi, Sisde, insomma... Dice: questo è un personaggio a livello internazionale conosciuto nell'ambiente...

PRESIDENTE. Comunque lei è un trafficante di armi. Sì o no?

FRANCO GIORGI. Presidente! Io sono un commerciante, che trafficante!

PRESIDENTE. Commerciante di armi.

FRANCO GIORGI. Che commerciante di armi!? Non esiste commerciante di armi!

PRESIDENTE. Io prendo atto.

FRANCO GIORGI. Intermediazioni.

PRESIDENTE. Di armi, però.

FRANCO GIORGI. Di armi, sì.

PRESIDENTE. E cos'è?

FRANCO GIORGI. Non è trafficante.

PRESIDENTE. Va bene: intermediazione di armi.

FRANCO GIORGI. Lo sa come funziona l'intermediazione?

PRESIDENTE. Tra chi la fa?


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FRANCO GIORGI. Tra uno Stato e un fornitore.

PRESIDENTE. Perfetto.

FRANCO GIORGI. Ci vuole un certificato... sono fatti loro quello che fanno dopo. Io non ho mai visto un'arma in vita mia.

PRESIDENTE. Quindi, lei è un imprenditore che si interessa di intermediazione di armi che, legittimamente, lo Stato italiano vende e che altri acquistano.

FRANCO GIORGI. Dopo, se fanno triangolazioni o altri discorsi, è un problema loro. A me non mi interessa.

PRESIDENTE. Va bene; comunque, sta nel traffico delle armi.

FRANCO GIORGI. Stavo.

PRESIDENTE. Adesso non più?

FRANCO GIORGI. Mi hanno bruciato da tutte le parti questi qua!

PRESIDENTE. Tornando al discorso iniziale: perché si rompe il sodalizio con il maresciallo Vacchiano?

FRANCO GIORGI. Perché dopo queste storie qua il maresciallo Vacchiano mi telefonava, mi diceva di andare da lui, ma io ho cominciato a trascurarlo, ed è finita questa cosa. Io per un paio d'anni Vacchiano non l'ho più sentito.

PRESIDENTE. Ma Vacchiano le chiedeva ancora notizie sul caso di Ilaria Alpi?

FRANCO GIORGI. No, no, più. Finito.

PRESIDENTE. Quando finisce questo rapporto?

FRANCO GIORGI. Quando gli ho scritto quella lettera lì.

PRESIDENTE. Da allora in poi non avete più parlato di Ilaria Alpi?

FRANCO GIORGI. No, finito.

PRESIDENTE. Va bene. Senta, lei ha detto di aver incontrato Ali Mahdi.

FRANCO GIORGI. Sì.

PRESIDENTE. Ci parli bene di questo incontro con Ali Mahdi. Quando avviene, dove avviene?

FRANCO GIORGI. Al secondo viaggio. Al suo ufficio.

PRESIDENTE. Ali Mahdi ha un ufficio?

FRANCO GIORGI. Sì.

PRESIDENTE. Dove ce l'ha?

FRANCO GIORGI. Dentro casa, praticamente. Ha un ufficio dentro casa.

PRESIDENTE. È una casa grande, piccola?

FRANCO GIORGI. Saranno 200 metri quadrati.

PRESIDENTE. Ci faccia capire com'è questa casa: è una reggia?

FRANCO GIORGI. Ma quale reggia!

PRESIDENTE. È una casetta.

FRANCO GIORGI. Con le galline sotto.

PRESIDENTE. Ma lui era un uomo potente o era un gallinaio, visto che, come dice lei, aveva le galline?

FRANCO GIORGI. E sì.

PRESIDENTE. Era un gallinaio, va bene.


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FRANCO GIORGI. Come tanti somali giù.

PRESIDENTE. A noi risulta un po' il contrario, se è vero, come è vero, che oggi lo Stato somalo che è nato vede di Ali Mahdi presenze forti, altamente qualificate...

FRANCO GIORGI. A quell'epoca non era forte.

PRESIDENTE. A quell'epoca, invece, era più forte di quanto mai si sia saputo, perché il ritiro dalla politica di Ali Mahdi, che nel 1997 era il presidente ad interim della Somalia, è avvenuto proprio in questi ultimi mesi, per cui che non fosse un uomo potente...

FRANCO GIORGI. Ma non comandava lui.

PRESIDENTE. Chi comandava?

FRANCO GIORGI. Comandava tutto il clan. Lui era un uomo del clan.

PRESIDENTE. Ma era un sottoclan potente.

FRANCO GIORGI. Va bene, ma lui praticamente...

PRESIDENTE. Insomma, lei aveva avuto questa impressione. Perché ha incontrato Ali Mahdi?

FRANCO GIORGI. Ho incontrato Ali Mahdi perché nel frattempo ho conosciuto un avvocato...

PRESIDENTE. Chi?

FRANCO GIORGI. Un avvocato, giù, in Somalia...

PRESIDENTE. Talin?

FRANCO GIORGI. Una cosa del genere. Adesso, non me lo ricordo, sono passati tanti anni.

PRESIDENTE. Conosce Mohamed di Padova?

FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. Non lo conosce?

FRANCO GIORGI. Mai visto.

PRESIDENTE. È un somalo di Padova.

FRANCO GIORGI. Chi è, l'ex ambasciatore presso la Santa Sede?

PRESIDENTE. No.

FRANCO GIORGI. Non lo conosco, allora.

PRESIDENTE. Come si chiamava questo avvocato?

FRANCO GIORGI. Ibrahim.

PRESIDENTE. E poi?

FRANCO GIORGI. Basta. «Ibrahim», lo chiamavo io.

PRESIDENTE. Dove ha conosciuto questo avvocato Ibrahim?

FRANCO GIORGI. L'ho conosciuto nell'ufficio di questo Mohalin Hassan.

PRESIDENTE. Glielo ha presentato lui?

FRANCO GIORGI. Sì. Diceva che era vicino al Presidente, che facevano tutti questi affari per il Presidente...

PRESIDENTE. Cioè, Ali Mahdi?

FRANCO GIORGI. Sì, Ali Mahdi. E mi portò dal Presidente.

PRESIDENTE. Quindi, lei andò dal Presidente per parlare di affari.

FRANCO GIORGI. Sì.


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PRESIDENTE. Di quali affari? Armi?

FRANCO GIORGI. No, quali armi!

PRESIDENTE. E di che cosa?

FRANCO GIORGI. Parlammo di aiuti internazionali, poiché io avevo aderenze, se lo potevano aiutare nel mondo musulmano, se gli potevano dare una mano, gli dissi...

PRESIDENTE. Che tipo di aiuti internazionali?

FRANCO GIORGI. Lui aveva bisogno di viveri, di mangiare, queste cose qui. E allora io gli dico: «Va bene, adesso...». Siccome sono un po' introdotto nel mondo arabo musulmano, mi diede un paio di lettere che io consegnai... degli aiuti umanitari... Basta, tutto là. E in più mi consegnò questa lettera degli inceneritori. Però, non me la consegnò dentro l'ufficio di Ali Mahdi. Le due lettere ufficiali - una era intestata al Presidente Arafat e l'altra era intestata al Re dell'Arabia saudita - le ho prese io. Quell'altra me l'ha data l'avvocato fuori dall'ufficio: «Questa è la lettera da portare al signor Scaglione...».

PRESIDENTE. Ha parlato con Ali Mahdi della vicenda di Ilaria Alpi?

FRANCO GIORGI. No, niente.

PRESIDENTE. Assolutamente no? Com'è possibile?

FRANCO GIORGI. Assolutamente no, presidente!

PRESIDENTE. Questo avviene al secondo viaggio?

FRANCO GIORGI. Al secondo viaggio, sì.

PRESIDENTE. Lei in precedenza ha detto che al secondo viaggio è andato con qualche speranza in più - è vero che poi la fantasia si è sbrigliata, come già ci ha detto - e con l'obiettivo, questa volta, dopo aver annusato l'aria nel primo viaggio, di poter capire qualcosa di più. Dunque, niente di meglio che avere la possibilità di contattare il Presidente ad interim della Somalia, uomo del clan vincente, almeno per quel che sappiamo, per chiedergli qualcosa a proposito di Ilaria.
Se ha letto il libro, avrà certamente potuto prendere atto di sospetti che aleggiavano su Ali Mahdi e su Marocchino. Quindi, lei sapeva che Ali Mahdi, non meno di Marocchino, era persona che avrebbe potuto in qualche modo essere utile ai fini di qualche consapevolezza, a meno che si disinteressasse anche di questo, in quanto non aveva alcun rapporto di efficienza con Vacchiano.

FRANCO GIORGI. E che, la prima volta che vado da Ali Mahdi, vado a casa del leone, mi metto a chiedere informazioni su Ilaria Alpi? Ma allora sono matto! Pazzo totale, sono! Sto in Somalia, non so se mi fanno uscire dal Somalia, si vive un clima pessimo, e vado a impostare il discorso proprio su questa cosa?

PRESIDENTE. Ha incontrato qualcun altro?

FRANCO GIORGI. No, nessun altro.

PRESIDENTE. Anche su questo punto abbiamo dichiarazioni diverse...

FRANCO GIORGI. Va bene, ma io non ho incontrato nessuno.

PRESIDENTE. ...del maresciallo Vacchiano, il quale afferma che lei, invece, avrebbe incontrato altre persone.

FRANCO GIORGI. E chi avrei incontrato? Mi dica.

PRESIDENTE. Adesso glielo dico.

FRANCO GIORGI. Me lo dica, le rispondo.


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PRESIDENTE. Lei ha detto di aver parlato con Ali Mahdi, il quale aveva bisogno di certe cose. Poi, lei ha fatto qualcosa per la Somalia?

FRANCO GIORGI. No, non ho fatto più niente. Ho consegnato queste lettere e basta, ho finito.

PRESIDENTE. Ha conosciuto il generale Gilao?

FRANCO GIORGI. Sì.

PRESIDENTE. Chi era il generale Gilao?

FRANCO GIORGI. Non lo so, si dice che era un capo della polizia, giù. Stava lì, fuori dall'ufficio di Ali Mahdi. Nella stanza sotto, mi sembra. La casa era a due piani e lui stava sotto.

PRESIDENTE. Con Gilao ha parlato della vicenda di Ilaria Alpi?

FRANCO GIORGI. No, niente.

PRESIDENTE. Non le ha parlato di qualche cosa relativa alle modalità con cui fu effettuato il duplice omicidio e su chi potesse essere in qualche modo implicato?

FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. Le ha parlato di squadre che sarebbero intervenute per uccidere i due giornalisti?

FRANCO GIORGI. No. Ma secondo lei...

PRESIDENTE. Secondo me? Guardi, io di valutazioni non ne esprimo. A me sembra strano che questi personaggi, che rientrano nel catalogo, per così dire, delle persone più accreditate a sapere qualcosa sulle modalità dell'omicidio commesso il 20 marzo 1994, non le abbiano detto niente.

FRANCO GIORGI. Ma col clima che c'era, e io dovevo ripartire...

PRESIDENTE. Ma quale clima?

FRANCO GIORGI. Il clima che c'era lì. E io vado a chiedere storie...

PRESIDENTE. E allora, perché c'è andato? Lei va giù perché Vacchiano le dice di andarci, per fare quell'indagine.

FRANCO GIORGI. E io ci sono andato ma poi, quando ho visto che il terreno non era giusto per fare un'indagine, non era fertile...

PRESIDENTE. Marocchino le ha detto niente dell'omicidio di Ilaria Alpi?

FRANCO GIORGI. No, mi ha detto che è arrivato al momento dell'omicidio, che l'ha presa e poi è finita lì. Mi ha detto delle agende, che ha preso le agende e le ha riconsegnate agli italiani che stavano giù.

PRESIDENTE. Non ha fatto delle ipotesi su chi potesse essere stato?

FRANCO GIORGI. No, niente.

PRESIDENTE. O su chi potesse essere il mandante?

FRANCO GIORGI. No, io ho chiesto tanto, poi, a Marocchino.

PRESIDENTE. Ha chiesto tanto?

FRANCO GIORGI. Tanto, tanto.

PRESIDENTE. E lui che ha detto?

FRANCO GIORGI. Niente. Gli ho detto: «Guarda, se mi dici qualcosa ci possiamo guadagnare qualcosa, su questa storia. Tirami fuori qualcosa». Mi ha detto: «Non ci sta niente, non conosco questa storia». Ma lo avrà detto cinquecento volte!


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PRESIDENTE. Io penso, invece, che Marocchino sapesse e sapesse bene. Questa mia opinione la condivide o no?

FRANCO GIORGI. Che Marocchino sapeva la storia?

PRESIDENTE. Sì.

FRANCO GIORGI. Non lo so, guardi. Marocchino è un personaggio che... è sfuggente.

PRESIDENTE. Lei lo ha messo un po' sotto?

FRANCO GIORGI. A modo mio. Gli ho mandato pure, una volta, quindicimila dollari, attraverso...

PRESIDENTE. A chi li ha dati?

FRANCO GIORGI. A Marocchino, glieli ho mandati là. Gli servivano i soldi, perché stava alla fame...

PRESIDENTE. A che gli servivano i soldi?

FRANCO GIORGI. A Marocchino, proprio.

PRESIDENTE. Per avere informazioni sull'omicidio?

FRANCO GIORGI. Ma no, gli mandai i soldi, perché giù mi aveva pagato dei soldi...

PRESIDENTE. E no, scusi. Chi è che ha dato i soldi?

FRANCO GIORGI. Io ho pagato a Marocchino!

PRESIDENTE. Sicuro?

FRANCO GIORGI. Io glieli ho mandati, glieli ho trasferiti attraverso - è qui, a Roma - Al-Barakat.

PRESIDENTE. Sicuro? Non è che i soldi glieli ha dati Vacchiano?

FRANCO GIORGI. Ma che Vacchiano! Se li è presi lui, Vacchiano, non li ha dati a me!

PRESIDENTE. Dunque, lei ha mandato questi diecimila dollari a Marocchino.

FRANCO GIORGI. Sì, perché aveva bisogno di soldi.

PRESIDENTE. Per fare che cosa?

FRANCO GIORGI. Lui mi aveva anticipato, giù, millecinquecento dollari; ero rimasto senza soldi perché davo soldi a destra e a sinistra...

PRESIDENTE. A che titolo li ha dati questi soldi a Marocchino?

FRANCO GIORGI. Glieli ho prestati. Glieli ho mandati attraverso Al-Barakat, un'agenzia di Roma. Basta, è finita là. Però, ho detto a Vacchiano che questi soldi li avevo anticipati per avere informazioni giù.

PRESIDENTE. A chi lo ha detto?

FRANCO GIORGI. A Vacchiano. Gli ho detto: »Guarda, che questa storia mi è costata già più di 10 milioni...«

PRESIDENTE. Quindi, non solo le fantasie, ma anche la fregatura dei soldi!

FRANCO GIORGI. Ma lui se ne è presi tanti, e a me non me ne ha dati!

PRESIDENTE. Insomma, eravate una bella combriccola. Veramente una cosa edificante.

FRANCO GIORGI. Lasciamo perdere i carabinieri. Questo è il risultato di Vacchiano: lui si è preso i soldi...

PRESIDENTE. Quali soldi?


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FRANCO GIORGI. Guardi qua (Mostra un documento). Questo è di oggi.

PRESIDENTE. Come, di oggi?

FRANCO GIORGI. Legga qua: »I rimborsi di cheque to cheque: venti milioni di euro«. Dove sono andati a finire questi rimborsi di »cheque to cheque«?

CARMEN MOTTA. Presidente, mi scusi, vorrei capire meglio.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Motta.

CARMEN MOTTA. Il signor Giorgi, se non capisco male, sta dicendo - spero di aver capito male - che il maresciallo Vacchiano ha preso dei soldi. È così?

FRANCO GIORGI. No, io non lo so. Da quello che leggo...

PRESIDENTE. No, onorevole Motta, il signor Giorgi sta dicendo che dalle notizie di oggi risulta che tra i 35 indagati per l'ammanco presso la segreteria della procura della Repubblica di Torre Annunziata non c'è soltanto l'ex procuratore Ormanni, che noi abbiamo già sentito, ma anche il maresciallo Vacchiano.

FRANCO GIORGI. Ecco, questo è un altro articolo (Mostra un documento), un articolo di cronaca.

PRESIDENTE. Sì, va bene, ma costoro sono tutti presunti innocenti, fino a questo momento.

FRANCO GIORGI. È giusto.

PRESIDENTE. Allora, questi diecimila dollari lei li ha dati...

FRANCO GIORGI. A Marocchino, proprio a lui.

PRESIDENTE. ...direttamente a Marocchino, in prestito.

FRANCO GIORGI. Sì, attraverso il servizio Al-Barakat.

PRESIDENTE. Però, ci stava dicendo che, da un'altra parte, risultava invece che erano stati dati...

FRANCO GIORGI. Per avere informazioni su Ilaria Alpi.

PRESIDENTE. Cioè, lei ha detto a Vacchiano di aver anticipato questi soldi per avere informazioni su Ilaria Alpi.

FRANCO GIORGI. Sì.

PRESIDENTE. Era anche questa una fregatura?

FRANCO GIORGI. Una fregatura, sì.

PRESIDENTE. E Vacchiano come ha reagito? Che cosa ha detto? Che le avrebbe fatto riavere i soldi se lei gli avesse fornito le notizie? Le ha detto che ci sarebbe stato il modo per farglieli recuperare?

FRANCO GIORGI. Sì. Gli ho detto: «Vacchiano, ma tutte queste spese?». Gliel'ho scritto pure nell'ultima raccomandata che gli ho fatto: «Guarda, io ho fatto tutte queste spese, vedi di farmi fare il rimborso». Mai avuto niente.

PRESIDENTE. Praticamente, Vacchiano non c'è cascato.

FRANCO GIORGI. Io le spese per lui le ho fatte, però.

PRESIDENTE. A parte le spese; i diecimila dollari non glieli ha dati?

FRANCO GIORGI. No, niente, io non gli ho chiesto mai niente, a lui. Di soldi non gliene ho chiesti.

PRESIDENTE. Però, lei ha detto a Vacchiano di aver anticipato dei soldi.


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Allora, le domando: da Vacchiano ha avuto l'assicurazione che avrebbe recuperato questi soldi?

FRANCO GIORGI. No, niente.

PRESIDENTE. Quindi, a babbo morto.

FRANCO GIORGI. A babbo morto.

PRESIDENTE. Torniamo a Mohalin Hassan. Chi era questa persona?

FRANCO GIORGI. Un ingegnere minerario.

PRESIDENTE. Di Mogadiscio?

FRANCO GIORGI. Lavorava fuori, mi sembra al Cairo, in Egitto, poi è tornato in Somalia dopo l'omicidio di Ilaria Alpi.

PRESIDENTE. Lei lo ha conosciuto in Somalia?

FRANCO GIORGI. Sì. Questo era un po' propenso a darmi delle informazioni, ma poi il contatto l'ho perso, non sono più andato giù ed è finita.

PRESIDENTE. Però, è proprio Mohalin Hassan a fornirle l'opuscolo che era stato pubblicato da Avvenimenti.

FRANCO GIORGI. No, questo me lo sono procurato io, qui a Roma.

PRESIDENTE. Hassan le ha dato qualcosa, qualche documentazione?

FRANCO GIORGI. No, niente.

PRESIDENTE. Non le ha dato niente?

FRANCO GIORGI. No. Delle cartine, ma... non lo so, delle carte geografiche.

PRESIDENTE. Però lei ha dichiarato alla procura di Torre Annunziata che questo Hassan era una persona che poteva conoscere molte cose su Ilaria Alpi e sulla sua uccisione. Da che ha tratto questo convincimento? È un'altra fantasia?

FRANCO GIORGI. No, quando ho parlato con lui, mi ha detto: «Mi posso interessare per questa cosa». Insomma, ho visto una persona molto seria.

PRESIDENTE. Che le ha detto? Le ha detto qualcosa?

FRANCO GIORGI. «Mi posso interessare», perché conosceva l'entourage...

PRESIDENTE. Non le ha fatto qualche anticipazione?

FRANCO GIORGI. No, niente.

PRESIDENTE. E allora, a che titolo le ha detto che si sarebbe potuto interessare per sapere qualcosa?

FRANCO GIORGI. Perché ho visto che era una persona molto seria...

PRESIDENTE. Ma a che titolo si è rivolto a lei? Perché glielo ha detto?

FRANCO GIORGI. Perché io glielo avevo chiesto: «Senti, dammi una mano su questa storia qua»...

PRESIDENTE. E che voleva, per essere interessato?

FRANCO GIORGI. Niente. Gli ho detto: «Dopo ci mettiamo d'accordo».

PRESIDENTE. Che significa «Ci mettiamo d'accordo»?

FRANCO GIORGI. Sulle spese che avrebbe sostenuto per trovare le informazioni su questo ambiente.

PRESIDENTE. Questo discorso, poi, lei lo ha riferito a Vacchiano?

FRANCO GIORGI. Mi sembra che gliel'ho accennato; mi sembra.


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PRESIDENTE. E Vacchiano che cosa le ha detto?

FRANCO GIORGI. Non mi ricordo.

PRESIDENTE. Come sarebbe?

FRANCO GIORGI. Non mi ricordo, presidente. Che cosa mi ha risposto Vacchiano non me lo ricordo, in questo momento.

PRESIDENTE. Mi conferma che, secondo la sua valutazione, Hassan potesse sapere qualcosa di importante?

FRANCO GIORGI. Lo penso.

PRESIDENTE. In base a che cosa?

FRANCO GIORGI. Lo penso perché era un personaggio serio, una persona seria.

PRESIDENTE. Ma c'è stata qualche anticipazione?

FRANCO GIORGI. No, niente. «Io devo indagare, devo vedere» - come fanno di solito i somali - «Dammi qualcosa, dammi cento dollari, intanto vedo». Li conosce i somali, no? Dammi cento, dammi cinquecento...

ELETTRA DEIANA. Presidente, vorrei fare una domanda.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Deiana.

ELETTRA DEIANA. Signor Giorgi, questo Vacchiano che era così interessato al caso Alpi...

FRANCO GIORGI. Lei pensa?

ELETTRA DEIANA. L'ha mandata due volte a Mogadiscio!

FRANCO GIORGI. Pure per protagonismo, per tenere in piedi tutto questo cheque to cheque.

ELETTRA DEIANA. Mi faccia parlare, per favore!

FRANCO GIORGI. Scusi, signora.

PRESIDENTE. Guardi che si tratta di una deputata.

FRANCO GIORGI. Mi scusi, non lo sapevo.

ELETTRA DEIANA. Insomma, Vacchiano aveva un interesse - per vanagloria, per narcisismo o per qualsiasi altro motivo, non ci interessa - molto rilevante nei confronti del caso Alpi.

FRANCO GIORGI. Lui?

ELETTRA DEIANA. Sì, tant'è vero che l'ha pregata di andare a Mogadiscio a raccogliere notizie, per ben due volte.
Allora, quando lei gli ha riportato la notizia che c'era questo signore che a lei pareva interessante, è possibile che non le abbia detto niente, che non le abbia dato qualche incarico? Ha lasciato cadere la cosa? Era passata la passione?

FRANCO GIORGI. Le dico un particolare. Quando ritorno da un viaggio, dico al maresciallo Vacchiano: «Tu sei dei carabinieri, col Sismi non hai problemi. Giù ci vivono degli agenti del Sismi. Perché non chiami loro?». Mi risponde: «Quelli sono dei corrotti. Il magistrato deve riformare il Sismi». Il Sismi? Tu sei matto! È l'unica cosa buona che ha lo Stato italiano e tu vuoi riformarlo!». Una cosa pazzesca, signora, una cosa allucinante. Lui voleva riformare il Sismi. Voleva indagare...

ELETTRA DEIANA. Lei non risponde, però.

FRANCO GIORGI. Come, no!

ELETTRA DEIANA. No, non mi ha risposto. Lei divaga, parla d'altro.

FRANCO GIORGI. Ma no...


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ELETTRA DEIANA. Lei parla d'altro, scusi. Le ho chiesto come mai Vacchiano - che l'ha mandata due volte a Mogadiscio, in quanto era interessatissimo al caso Alpi -, di fronte alla notizia che c'era un tizio probabilmente informato dei fatti, abbia lasciato cadere la cosa.

FRANCO GIORGI. È un problema di Vacchiano, non mio.

ELETTRA DEIANA. È anche un problema suo.

FRANCO GIORGI. E perché?

ELETTRA DEIANA. Dice cose strane, lei.

FRANCO GIORGI. No, io non dico affatto cose... io dico cose chiarissime.

ELETTRA DEIANA. Sì, chiarissime nella sua fantasia!

FRANCO GIORGI. Vacchiano, quando gli ho riportato questa notizia non mi ha detto più niente.

ELETTRA DEIANA. Ha smesso di essere interessato?

FRANCO GIORGI. Non mi ha detto più niente. Io ho fatto un altro viaggio per Vacchiano, quando volevo sapere bene questa cosa, sono tornato giù...

PRESIDENTE. Va bene, vediamo se riesco a sintetizzare questa grottesca situazione: Vacchiano simulava insieme a lei questi viaggi in modo tale che lei potesse fare dichiarazioni fantasiose in verbali che poi sarebbero stati utilizzati come realtà. Questa è la sostanza dei fatti.

FRANCO GIORGI. Posso rispondere all'onorevole?

ELETTRA DEIANA. Prego, ma...

FRANCO GIORGI. Se ne ha voglia; se no, non rispondo.

PRESIDENTE. Guardi, capisco che lei è una persona semplice, spontanea, o altro, però deve anzitutto rispettare l'istituzione...

FRANCO GIORGI. E l'istituzione la rispetto! Ho chiesto se posso rispondere; se l'onorevole mi ascolta, le rispondo. Questo ho detto.

PRESIDENTE. Sì, ma con un minimo di rispetto, per favore. Prego.

FRANCO GIORGI. Quando gli ho riportato quella informazione, avevo un appuntamento con questo signore a Doha. Ho consegnato un rapporto, su Doha. Vado a Doha, nel Qatar, perché mi dovevo incontrare con dei personaggi. Come arrivo a Doha, se non mi sbrigo a ripartire mi fanno la pelle.

CARMEN MOTTA. E perché?

FRANCO GIORGI. Chi lo sa. «Tu te ne devi andare subito, immediatamente». L'ho scritto sul verbale, l'ho riportato.

PRESIDENTE. Che cosa vorrebbe dire? Che a Doha c'era la longa manus di Vacchiano?

FRANCO GIORGI. No, l'ho scritto sul rapporto di Doha. Sta scritto lì, quello che è.

PRESIDENTE. La domanda che le viene fatta - sia pure indirettamente - dall'onorevole Motta, è questa: perché la volevano uccidere? Ha capito perché volessero ucciderla?

FRANCO GIORGI. Perché, siccome mi ero presentato come persona...

PRESIDENTE. Dei carabinieri?

FRANCO GIORGI. No, come commerciante. Quando sono andato a Doha, nel frattempo è uscito un articolo sul giornale, che riportava il mio nome e diceva che stavo indagando su Ilaria...


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PRESIDENTE. Su quale giornale?

FRANCO GIORGI. Gliene ho dato una copia.

CARMEN MOTTA. E arrivava fino a Doha, quel giornale!

FRANCO GIORGI. No. Questo interlocutore che mi doveva incontrare era un serbo, che stava a Doha, era un amico di Lainovic, e diceva che aveva informazioni su Ilaria Alpi. Quando sono arrivato a Doha, il serbo - forse avvisato da Lainovic che io stavo lavorando con il Vacchiano - mi disse: «Lascia perdere, vattene a casa, lascia perdere questa storia, non parlare più di questa storia».

PRESIDENTE. Ecco la copia che lei mi ha dato (Mostra un documento). Che giornale è questo? È il Giornale di Napoli?

FRANCO GIORGI. No, è un articolo che parla proprio di questa mia storia.

CARMEN MOTTA. Presidente, vorrei fare una domanda.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Motta.

CARMEN MOTTA. Signor Giorgi, lei va a Doha per incontrare questo signore slavo...

FRANCO GIORGI. Esatto.

CARMEN MOTTA. ... che le doveva dare...

FRANCO GIORGI. Che aveva informazioni sulla Somalia.

CARMEN MOTTA. Aspetti un attimo, mi lasci concludere.
Come faceva lei a sapere che quel signore le avrebbe potuto dare informazioni sulla Somalia? Questa notizia nasce come un fungo?

FRANCO GIORGI. No, nasce da una serie di cose che io...

CARMEN MOTTA. No, mi scusi, lei non può sempre dire «da una serie di cose», «da contatti», e via di seguito: lei deve puntualizzare - se ricorda, e se crede - posti, nomi e fatti.
Allora, lei dice di essere andato a Doha per incontrare uno slavo, amico di...

FRANCO GIORGI. Di Lainovic.

CARMEN MOTTA. Benissimo. Perché va a Doha a incontrare questo slavo? Chi le ha detto che avrebbe dovuto incontrarlo? Questo slavo perché avrebbe dovuto darle informazioni sul caso Alpi?

FRANCO GIORGI. A questo Lainovic avevo chiesto... siccome lui - questo Lainovic - era agganciato con i somali, ci trafficava con le macchine, vendeva macchine, portava giù macchine di contrabbando, gli dissi: «Per favore, fammi un contatto serio, che io posso avere informazioni su Ilaria Alpi, così ne vai a vantaggio pure tu» - visto che lui aveva un mandato di cattura in Italia - « e ti pulisci». Vacchiano, infatti, mi aveva promesso che gli avrebbe tolto il mandato di cattura.

CARMEN MOTTA. Anche a Lainovic!

FRANCO GIORGI. Sì, a Lainovic. Allora, Lainovic si è interessato per questa situazione.

CARMEN MOTTA. E questo serbo si trovava a Doha per caso?

FRANCO GIORGI. No, il serbo stava tra la Somalia e Doha, trafficava... lavorava con la Somalia, portava...

CARMEN MOTTA. Questo signore doveva avere delle informazioni di prima mano, giusto?

FRANCO GIORGI. Io sono riuscito a parlare con il serbo, ma non ci ho parlato di...


Pag. 35

CARMEN MOTTA. E che cosa le ha detto? La prima cosa che le ha detto è stata di andarsene perché c'era pericolo? Lei non ha fatto nemmeno in tempo a parlarci perché lui le ha detto che quello, per lei, non era il posto giusto? Ma scusi, secondo lei, è credibile?
Lei va apposta per incontrare questo signore - se ci desse il nome, per noi sarebbe un'informazione importante -, dopo di che, appena lo incontra, non riesce nemmeno a formulare il motivo per cui vorrebbe riuscire ad avere informazioni: quello la interrompe subito e le dice che è meglio che se ne vada. Ma insomma...!

FRANCO GIORGI. Scusi, lei conosce l'ambiente della malavita?

CARMEN MOTTA. No, per fortuna. Spero che non lo conosca neanche lei, però.

FRANCO GIORGI. Io lo conosco bene, quell'ambiente.

CARMEN MOTTA. Ah, ecco.

FRANCO GIORGI. Benissimo lo conosco! Non è che mi vanto, però lo conosco per motivi di lavoro.

CARMEN MOTTA. Come si chiama questo signore slavo?

FRANCO GIORGI. Si chiamava Arkan. Si chiamava, perché è morto anche lui. È morto Lainovic, è morto lui, sono morti tutti, in questi giri.

PRESIDENTE. A quando risale il viaggio?

FRANCO GIORGI. Quello a Doha?

PRESIDENTE. Sì.

FRANCO GIORGI. Ecco qua, c'è tutto scritto (Mostra un documento). Le ho allegato anche i biglietti aerei.

PRESIDENTE. Nel 1997-98?

FRANCO GIORGI. Sempre in quel periodo.

CARMEN MOTTA. Allora, signor Giorgi, lei incontra questo signor...

FRANCO GIORGI. Arkan.

CARMEN MOTTA. Arkan - perfetto - che lo avvisa che per lei non è aria, diciamo così, e che è pericoloso rimanere lì.

FRANCO GIORGI. No, non una parola così, ma una parola... a modo loro. Non è che parlavano molto bene l'italiano. Mi ha detto: «Lascia perdere questa storia, non è che ci guadagni qualcosa, ti vai a mettere nei guai. Lascia perdere».

CARMEN MOTTA. Quindi, lei ritorna in Italia.

FRANCO GIORGI. Sì.

CARMEN MOTTA. E riferisce a Vacchiano di aver incontrato il signor Arkan.

FRANCO GIORGI. Sì, gli ho detto per telefono... che lui mi ha registrato la telefonata e poi...

CARMEN MOTTA. Lasci perdere quest'altra storia. Dunque, lei torna, parla con Vacchiano e gli dice che la missione è fallita perché il contatto serbo, che lei ha avuto a Doha purtroppo è stato infruttuoso e che il signor Arkan non le ha detto nulla. Giusto?

FRANCO GIORGI. È quello che dico sul verbale.

CARMEN MOTTA. Non le ha detto nulla?

FRANCO GIORGI. No.

CARMEN MOTTA. E poi?


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FRANCO GIORGI. Finisce lì.

CARMEN MOTTA. E il maresciallo Vacchiano le ha detto che andava bene così?

FRANCO GIORGI. Non mi ricordo nemmeno...

CARMEN MOTTA. Come con l'altro, insomma. Ho capito.

PRESIDENTE. Signor Giorgi, lei ha consegnato alla procura di Asti alcune carte geografiche riguardanti la Somalia. Lo ricorda?

FRANCO GIORGI. Sì, ma non erano carte, erano...

PRESIDENTE. Erano organigrammi vari, eccetera.

FRANCO GIORGI. Sì.

PRESIDENTE. A che servivano questi documenti? A che fine li ha depositati?

FRANCO GIORGI. Perché Tarditi voleva sapere come era divisa la parte est dalla parte ovest, come era impostato... dove stava il porto, queste cose qua.

PRESIDENTE. In quella circostanza, Tarditi si interessò anche del caso Alpi?

FRANCO GIORGI. No, non mi ha mai chiesto niente su Ilaria Alpi.

PRESIDENTE. Lei ha conosciuto il sultano di Bosaso?

FRANCO GIORGI. No, mai.

PRESIDENTE. Non sa chi sia?

FRANCO GIORGI. No, mai visto.

PRESIDENTE. Oltre a Vacchiano, altri le hanno chiesto di collaborare per il caso di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin?

FRANCO GIORGI. No, mai nessuno.

PRESIDENTE. Ha conosciuto Mugne?

FRANCO GIORGI. No, mai.

PRESIDENTE. Mai sentito?

FRANCO GIORGI. Ho sentito, sì, da Marocchino, che aveva fottuto quelle navi al Governo somalo.

PRESIDENTE. Marocchino le ha detto quali fossero i suoi rapporti con Mugne?

FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. Non le ha detto se avessero rapporti di affari?

FRANCO GIORGI. Non credo che Marocchino avesse avuto rapporti di affari con il Mugne.

PRESIDENTE. Sa se Marocchino avesse dei collegamenti, attraverso Mugne, con uomini politici o viceversa?

FRANCO GIORGI. Non credo. Marocchino con Mugne non aveva buoni rapporti, non credo che nemmeno si siano parlati...

PRESIDENTE. Ha mai sentito parlare di rapporti - per il traffico di armi - tra Aidid e Mugne?

FRANCO GIORGI. No, mai. Ho sentito tante chiacchiere su questi qua, la Ottobre 22 che trasportava armi... ne ho sentiti fiumi, di cose.

PRESIDENTE. Nella memoria del 18 settembre 1996, lei dice a Vacchiano di aver raggiunto la certezza (cito le sue parole) che «la ricostruzione della vicenda» - si riferisce alla vicenda Alpi - «è di estrema difficoltà e pericolosità e che altri soggetti che indagavano hanno infatti avuto la sorte che lei conosce». Questo è quanto lei dice a Vacchiano. Che cosa ha voluto dire?


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FRANCO GIORGI. L'ho letto sui giornali, di un...

PRESIDENTE. Di un?

FRANCO GIORGI. Se mi dice il nome... non mi ricordo questo uomo che era stato ammazzato per questa storia, qui a Roma.

PRESIDENTE. Per la storia di Ilaria Alpi?

FRANCO GIORGI. Sì.

PRESIDENTE. Il colonnello Ferraro?

FRANCO GIORGI. Ferraro, esatto.

PRESIDENTE. Vacchiano le aveva detto che sapeva che il colonnello Ferraro era stato...

FRANCO GIORGI. No, l'ho detto io a lui.

PRESIDENTE. Che era stato ucciso?

FRANCO GIORGI. Sì.

PRESIDENTE. Cioè, lei ha detto a Vacchiano che il colonnello Ferraro era stato ucciso...

FRANCO GIORGI. L'ho letto sui giornali.

PRESIDENTE. Sì, i giornali lo hanno scritto, però si era partiti dall'ipotesi del suicidio e non dell'uccisione.

FRANCO GIORGI. Questo proprio non lo so.

PRESIDENTE. Quindi, non poteva aver detto al maresciallo Vacchiano...

FRANCO GIORGI. Io l'ho detto al maresciallo Vacchiano!

PRESIDENTE. Esatto.

FRANCO GIORGI. Gli ho detto: «Guarda che pure questo ci ha rimesso la pelle con la storia della Somalia».

PRESIDENTE. Ma da dove risultava il collegamento tra il colonnello Ferraro e la Somalia? Da quale parte?

FRANCO GIORGI. L'ho letto.

PRESIDENTE. Qualcuno le ha detto qualcosa?

FRANCO GIORGI. Sì, l'ho letto da qualche parte.

PRESIDENTE. Lei ha detto di aver conosciuto Claudio Roghi.

FRANCO GIORGI. Sì, come no.

PRESIDENTE. Dove l'ha conosciuto? Chi è Claudio Roghi, per lei?

FRANCO GIORGI. Claudio Roghi è un commerciante che aveva rapporti d'affari con il Marocchino, giù in Somalia. Aveva un magazzino di vernici...

PRESIDENTE. Quando lo ha conosciuto?

FRANCO GIORGI. Nel 1997-98.

PRESIDENTE. Avete intrattenuto rapporti?

FRANCO GIORGI. Sì, una volta...

PRESIDENTE. Ancora adesso vi incontrate?

FRANCO GIORGI. No, non lo sento da quattro, cinque anni, forse di più. È dal periodo di Tarditi che non lo sento.

PRESIDENTE. A proposito di queste «coperte», delle «coperte del Vaticano»?

FRANCO GIORGI. No, mai sentito. Lui mi propose solo dei dinari del Kuwait, che erano fuori corso. Li feci vedere, e basta.


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PRESIDENTE. Chi è Bruno? Lei fa riferimento ad un certo Bruno, lo abbiamo letto anche nelle dichiarazioni che prima abbiamo ricordato.

FRANCO GIORGI. No, non mi ricordo proprio chi è questo Bruno.

PRESIDENTE. Non lo sa?

FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. Però è lei che lo dichiara, mica io!

FRANCO GIORGI. Mi sono sorpreso quando lo leggeva lei, prima.

PRESIDENTE. Pure questo ce lo avrà infilato Vacchiano? Ma, insomma!

FRANCO GIORGI. Chi è questo Bruno? Io non lo so.

PRESIDENTE. Adesso riprendiamo le sue dichiarazioni. Nel frattempo, andiamo avanti.
Nel corso di una dichiarazione da lei resa al dottor Tarditi il 21 dicembre 1998, le viene mostrata una dichiarazione che era stata resa in precedenza, a Roma, da un certo Abdullah Dahir Awes, dove si dice che lei avrebbe ricevuto la somma di 15 milioni 700 mila lire, da inviare successivamente a Giancarlo Marocchino. Ricorda una cifra di questo genere?

FRANCO GIORGI. No, io ricordo solo quella cifra che gli ho mandato io, i dieci milioni.

PRESIDENTE. Diecimila dollari?

FRANCO GIORGI. No, erano in lire.

PRESIDENTE. A noi risultano diecimila dollari. E prima abbiamo parlato di diecimila dollari.

FRANCO GIORGI. Sì, però glieli ho dati in lire.

PRESIDENTE. Quindi, quindici milioni.

FRANCO GIORGI. Sì, perché non si possono trasferire i dollari. Qui dovevi consegnare le lire e giù ricevevano i dollari, perché l'Italia commercia con le lire.

PRESIDENTE. Chiedo agli uffici di consegnarmi il verbale che abbiamo citato, quello del 29 luglio. Lo abbiamo letto in precedenza.

FRANCO GIORGI. Sì, me lo ricordo. Lo ha letto, prima, di questo Bruno che mi ha incontrato all'albergo, ma io non me lo ricordo questo particolare di questo Bruno...

PRESIDENTE. Ecco. Vede che mi ricordavo bene? Leggo dal verbale: «A proposito di Hassan, ricordo che mi mostrò un opuscolo contenuto nella rivista Avvenimenti. Mi disse che la vicenda della Alpi era scritta tutta quanta. Gli risposi che i giornali scrivono stronzate e lui mi sembrò annuire, quindi gli proposi di informarsi sulla verità circa questa vicenda giacché poi potevamo fare qualche cosa di soldi con qualche giornale. Lui mi disse che quando accadde il fatto non era sul posto, ma che non avrebbe avuto difficoltà ad informarsi».

FRANCO GIORGI. Il libretto gliel'ho dato io, gliel'ho fatto leggere io a lui, questo libretto di Ilaria Alpi.

PRESIDENTE. No, qui dice una cosa...

FRANCO GIORGI. E va bene, sarà stato...

PRESIDENTE. E no, ogni volta che c'è un riferimento preciso, lei dice qualcosa di diverso.

FRANCO GIORGI. Ma secondo lei un libricino lo può tenere un somalo, giù?


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PRESIDENTE. E no, mi scusi, della rivista Avvenimenti lei ne ha parlato per dire che le serviva per raccogliere informazioni e per elaborarle a suo uso.

FRANCO GIORGI. E ce lo avevo io questo libricino.

PRESIDENTE. Lo aveva lei?

FRANCO GIORGI. Sì, io.

PRESIDENTE. Invece, nel verbale lei dice: «Mi mostrò un opuscolo»...

FRANCO GIORGI. No, glielo può dimostrare...

PRESIDENTE. E va bene, allora anche questo signore che l'ha interrogata, il dottor Paolo Fortuna, è un altro falsificatore di documenti!
A proposito della domanda che le ho fatto prima, vorrei leggerle un altro estratto dal verbale: «Alla domanda se il generale Gilao fosse corrispondente dei servizi segreti militari italiani, Sismi, risponde che è circostanza che ha appreso da Giancarlo Marocchino». Ma lei ha detto che Gilao non sa neanche chi sia!

FRANCO GIORGI. Ma come? L'ho incontrato, Gilao! Le ho detto che è il capo della polizia...

PRESIDENTE. E no, mi scusi. Il capo della polizia è una cosa; qui lei dice: «è corrispondente dei servizi segreti militari italiani»! Sta scritto qui, guardi.

FRANCO GIORGI. L'ho detto io?

PRESIDENTE. Mica io! Io non c'ero.

FRANCO GIORGI. Non me lo ricordavo questo particolare. Se l'ho detto, allora è vero. Me lo avrà detto Marocchino che questo... Al servizio del Sismi, era?

PRESIDENTE. Sì.

FRANCO GIORGI. È vero?

PRESIDENTE. E che ne so, io!

FRANCO GIORGI. Lo chiedo a lei...

PRESIDENTE. A lei chi glielo ha detto?

FRANCO GIORGI. Marocchino, se me lo ha detto. «Ma chi è questo qua?». Dice: «È un capo della polizia, qui, che forse collabora con il Sismi, col rappresentante del Sismi». Io non lo so, io non ho conosciuto mai nessuno del Sismi, giù.

PRESIDENTE. Quindi, questo Bruno lei non sa chi sia.

FRANCO GIORGI. No, non me lo ricordo proprio, presidente.

PRESIDENTE. D'accordo. Ha mai sentito nominare Rajola?

FRANCO GIORGI. Sì, come no.

PRESIDENTE. Oh! Ci parli di Rajola.

FRANCO GIORGI. L'ho sentito nominare...

PRESIDENTE. In occasione della vicenda di Livorno?

FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. In quale occasione, allora?

FRANCO GIORGI. Mai visto!

PRESIDENTE. Allora non lo conosce?

FRANCO GIORGI. No, non lo conosco. Mai visto e mai sentito questo Rajola.

PRESIDENTE. Ci ha parlato per telefono?

FRANCO GIORGI. No, mai! Mai visto, mai sentito e mai parlato. Io a Livorno ho telefonato solo al generale Fiore. Io Rajola non l'ho mai visto e nemmeno so chi è.


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ELETTRA DEIANA. Ma se ha appena detto che lo conosce!

FRANCO GIORGI. Lo conosco dai giornali, dalle storie, che stava giù in Somalia, che lavorava in Somalia. Lo conosco di nome.

PRESIDENTE. Allora, le leggo un estratto dal verbale del 21 dicembre 1998: «A domanda riferisco che Giancarlo Marocchino, appena rientrato dal viaggio in Somalia, mi disse di contattare il generale Fiore, che io non ho contattato, oppure di contattare il colonnello Rajola, per chiedergli se si poteva interessare in merito ad un aiuto economico, militare e umanitario per la Somalia di Ali Mahdi. Io chiamai telefonicamente, dopo aver avuto il numero telefonico da Marocchino, a Livorno il colonnello Rajola»...

FRANCO GIORGI. No, io poi...

PRESIDENTE. Mi faccia finire: «... e gli dissi che ero un amico».
Quando ha visto Rajola, l'ultima volta?

FRANCO GIORGI. Mai visto, mai conosciuto!

PRESIDENTE. In questi giorni lo ha visto?

FRANCO GIORGI. Ma chi è? Chi è questo Rajola?

PRESIDENTE. Andiamo avanti: «... a Livorno il colonnello Rajola e gli dissi che ero un amico di Giancarlo Marocchino e lui mi chiese notizie di come stava Marocchino. Io gli dissi che stava bene ma che era senza soldi e senza mangiare e lui mi disse che si sarebbe interessato per fargli avere un aiuto e che lui personalmente era di partenza per una missione e che ci pensava lui. Non so più nulla di cosa si fece. Marocchino mi disse più volte che lui aveva fatto molto per i servizi segreti militari italiani e che lavorava per Unosom e che conosceva molto bene il colonnello Rajola».
Conferma che Marocchino le ha detto queste cose, sì o no?

FRANCO GIORGI. Marocchino, giù, mi ha parlato di questo Rajola che lavorava...

PRESIDENTE. No, le ho chiesto un'altra cosa. Conferma le cose che stanno scritte qui?

FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. Non le conferma?

FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. Allora, questa volta a chi tocca? Questa volta tocca a...

FRANCO GIORGI. Aspetti, aspetti. Io ho parlato, a Livorno... e dopo ho parlato con un altro signore, Catone... Cantone, non lo so...

PRESIDENTE. Qui siamo presso il tribunale di Asti; sono gli ufficiali di polizia giudiziaria Evangelista, De Podestà, Pelosi, Delle Donne. Sono quattro persone...

FRANCO GIORGI. Di Brescia.

PRESIDENTE. No, sono di Asti.

FRANCO GIORGI. No, sono di Brescia, questi qui, della forestale.

PRESIDENTE. Però, stavate ad Asti.

FRANCO GIORGI. Mi hanno interrogato loro perché le indagini ce le aveva Brescia, che non si fidava...

PRESIDENTE. Va bene, comunque lei dice che non è vero quello che sta scritto qua.

FRANCO GIORGI. No, non lo è.

PRESIDENTE. Non è vero che Marocchino le disse tutte queste cose a proposito dei suoi rapporti con il colonnello Rajola, delle ragioni dei suoi rapporti, delle ragioni


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che lo legavano al servizio segreto italiano? Non è vero nemmeno che lei ebbe il numero di telefono di Rajola da Marocchino e che lei telefonò a Rajola?

FRANCO GIORGI. No, a Fiore, al generale Fiore! Io ebbi il numero del generale Fiore...

PRESIDENTE. Guardi, qui c'è scritto: «A domanda riferisco che Giancarlo Marocchino, appena rientrato dal viaggio in Somalia, mi disse di contattare il generale Fiore, che io non ho contattato»...

FRANCO GIORGI. E parlai con Caddone... Catone... Cantone...

PRESIDENTE. Poi, è scritto: «Io chiamai telefonicamente, dopo aver avuto il numero telefonico da Marocchino, a Livorno il colonnello Rajola».

FRANCO GIORGI. No, non era Rajola, era Catone! Io mi sono confuso...

PRESIDENTE. E chi glielo ha detto, adesso, di dirci che era Catone, invece di Rajola?

FRANCO GIORGI. Perché quando...

PRESIDENTE. Chi glielo ha detto?

FRANCO GIORGI. ... che questo faceva parte...

PRESIDENTE. Ma scusi, allora questo che cos'è, un verbale falso? Che cosa ci sta dicendo, che questo è un verbale falso?

FRANCO GIORGI. Ma non è un verbale falso...

PRESIDENTE. Ce lo metta a verbale!

FRANCO GIORGI. Non è un verbale falso, però io...

PRESIDENTE. E che cos'è, allora?

FRANCO GIORGI. ... con questo Rajola non ho avuto mai nessun contatto...

PRESIDENTE. Qui, invece, sta scritto che, per incarico di Giancarlo Marocchino, che le dette il numero di telefono di Rajola...

FRANCO GIORGI. Di Fiore.

PRESIDENTE. ...lei ha telefonato a Rajola, per dirgli tutte queste cose. Fiore, invece, lei non lo ha neppure contattato: sta scritto qua.

FRANCO GIORGI. Io ho parlato a Livorno...

PRESIDENTE. No, scusi....

FRANCO GIORGI. Io con Rajola non ci ho mai parlato, presidente!

PRESIDENTE. Lei è libero di fare quello che meglio crede, ma io le dico che c'è questo verbale, che è il quarto o sesto oggetto di falsificazione da parte dei verbalizzanti, ma è ancor più importante.

FRANCO GIORGI. Più grave.

PRESIDENTE. Certo, è più grave, perché lei nega di aver mai avuto questa disposizione da Marocchino e di avere parlato con Rajola.

FRANCO GIORGI. No. Marocchino mi ha detto di telefonare...

PRESIDENTE. A Rajola.

FRANCO GIORGI. No, a Fiore. No a Rajola.

PRESIDENTE. Qui c'è scritto Rajola.

FRANCO GIORGI. Ma io non lo so come è uscito fuori il nome di Rajola! Io non lo conosco Rajola. Non l'ho mai visto.


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PRESIDENTE. Quindi è falsa questa dichiarazione? Se è falsa deve dirlo. È vera o falsa?

GUIDO DE MAIO. Presidente...

PRESIDENTE. No, scusi. No...

GUIDO DE MAIO. Mi scusi, altrimenti...

PRESIDENTE. No, no. Avvocato...

GUIDO DE MAIO. Altrimenti che ci sto a fare? A perdere tempo?

PRESIDENTE. Questi sono fatti che dichiarano terzi. Sono posizioni di terzi.

GUIDO DE MAIO. Ho capito. Ma lei non può dire al teste «Dica che è falso quello che c'è scritto»

PRESIDENTE. Io gli sto chiedendo se lui dice che è falso ovvero che non è falso.

GUIDO DE MAIO. Non sta dicendo che è falso, presidente.

FRANCO GIORGI. Non è falso. Ci sono dei nomi confusi.

GUIDO DE MAIO. Le ha spiegato...

PRESIDENTE. Avvocato, stia al suo posto (Commenti dell'avvocato De Maio). Stia al suo posto! Questa è una dichiarazione che riguarda terzi!

FRANCO GIORGI. Presidente, mi scusi. Qui c'è una confusione di nomi: io questo Rajola non l'ho mai contattato e mai conosciuto. Io ho parlato a Livorno con l'ufficio di Fiore. Fiore non c'era e penso di aver parlato con un altro signore di riferire a Fiore che Marocchino aveva bisogno di cose giù, e penso che era Catone o Cantone.

PRESIDENTE. «Io chiamai telefonicamente, dopo aver avuto il numero telefonico da Marocchino...»: stia a sentire me.

FRANCO GIORGI. Sì, ma lo ha già letto.

PRESIDENTE. Glielo rileggo, altrimenti, poi, il suo avvocato dice che affermiamo cose non corrispondenti al vero, o che a lei vengono chieste cose non corrispondenti al vero. «Io chiamai telefonicamente, dopo aver avuto il numero telefonico da Marocchino, a Livorno il colonnello Rajola»: non è vero?

FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. Non è vero.

FRANCO GIORGI. Non ho parlato con Rajola.

PRESIDENTE. Non è vera la circostanza o non è vero che l'ha dichiarato?

FRANCO GIORGI. Forse l'ho dichiarato, ma ho dichiarato con confusione, perché io Rajola non l'ho...

PRESIDENTE. Questo è già un buon passo avanti.

FRANCO GIORGI. Io con Rajola non ho mai parlato.

PRESIDENTE. «E gli dissi che ero un amico di Giancarlo Marocchino»: è vero o non è vero che lei disse che era un amico di Giancarlo Marocchino?

FRANCO GIORGI. Quando non trovai Fiore e mi passarono un altro lì, che mi disse...

PRESIDENTE. Quindi a un'altra persona, diversa da Rajola?

FRANCO GIORGI. Sì.

PRESIDENTE. Quindi non è vero quello che sta scritto qui, cioè che lei queste frasi le ha dette a Rajola per telefono.

FRANCO GIORGI. No.


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PRESIDENTE. Non è vero.

FRANCO GIORGI. Con Rajola io non ci ho mai parlato. Ho parlato, penso, con questo Catone o Cantone.

PRESIDENTE. E queste circostanze, a proposito dei soldi e delle cose che servivano a Marocchino per andare avanti e della persona che stava dall'altra parte del telefono e che le disse che comunque avrebbe provveduto, sono vere o non sono vere?

FRANCO GIORGI. «Provveduto» è una parola....

PRESIDENTE. Mi scusi, ma c'è scritto.

FRANCO GIORGI. Chi l'ha scritto... io non ho detto «provveduto».

PRESIDENTE. «Io gli dissi che stava bene, ma che era senza soldi e senza mangiare, e lui mi disse che si sarebbe interessato per fargli avere un aiuto...

FRANCO GIORGI. Basta.

PRESIDENTE. ...e che lui personalmente era di partenza per una missione e che ci pensava lui». È vero questo contenuto del colloquio telefonico? È vero o non è vero?

FRANCO GIORGI. Non posso confermare queste parole che sono scritte là.

PRESIDENTE. Ma la sostanza è vera?

FRANCO GIORGI. La sostanza sì. Però non era...

PRESIDENTE. Non era Rajola. Guarda caso, non era Rajola. «Non so più nulla di cosa si fece. Marocchino mi disse più volte che lui aveva fatto molto per i servizi segreti militari e che lavorava per Unosom e che conosceva molto bene il colonnello Rajola». Lo conferma questo?

FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. Nemmeno questo è confermato. Ne prendiamo atto.

FRANCO GIORGI. Mi disse che collaborava con i servizi segreti, però non mi disse questi nomi qua. Io non li ho mai sentiti. Io Rajola non l'ho mai visto e non lo conosco. E non so nemmeno chi sia.

PRESIDENTE. Va bene. Fausto Bulli lo conosce?

FRANCO GIORGI. No, mai sentito.

PRESIDENTE. Qualche consulente della nostra Commissione parlamentare d'inchiesta lei lo ha mai conosciuto, mai incontrato?

FRANCO GIORGI. Mai incontrato, mai visto nessuno.

PRESIDENTE. È sicuro?

FRANCO GIORGI. A un miliardo per mille.

PRESIDENTE. Conosce una persona che si chiama Maisto?

FRANCO GIORGI. Mai sentita.

PRESIDENTE. Ci pensi bene.

FRANCO GIORGI. Non l'ho mai sentito proprio. Maisto? Mai.

PRESIDENTE. A lei non è stato mai presentato un consulente della nostra Commissione?

FRANCO GIORGI. Mai. Mai visto e mai sentito Maisto. Io non vivo in Italia, presidente.

PRESIDENTE. Porcari l'ha conosciuto mai?

FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. L'ha mai sentito nominare?


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FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. Maurizio Torrealta l'ha mai sentito nominare?

FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. Giornalisti ne conosce...

FRANCO GIORGI. Nemmeno uno.

PRESIDENTE. ...che si sono riferiti in qualche modo alla vicenda di Ilaria Alpi?

FRANCO GIORGI. Mai visti giornalisti. Mai sentiti e mai visti.

PRESIDENTE. Lei è certo di non aver parlato con qualcuno dichiaratosi in contatto con la Commissione davanti alla quale ora sta deponendo - si fa per dire -, che avrebbe avuto la possibilità di metterle a disposizione atti della Commissione?

FRANCO GIORGI. No. Mai nessuno.

PRESIDENTE. Non ha mai sentito parlare di queste cose? Nemmeno telefonicamente ha avuto proposte di questo genere?

FRANCO GIORGI. Niente.

PRESIDENTE. Richieste di questo genere, indicazioni?

FRANCO GIORGI. Mai.

PRESIDENTE. È certo?

FRANCO GIORGI. Certissimo.

PRESIDENTE. Lei ha un telefono qui a Roma?

FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. Dove abita lei?

FRANCO GIORGI. Quando sono in Italia, io abito a Monfalcone. E non ho telefono. Ho un cellulare, 333..., che conoscete voi, e basta.

PRESIDENTE. Va bene. La parola all'onorevole Motta.

CARMEN MOTTA. Una sola domanda, rapidissima, perché forse non ricordo bene. Lei, signor Giorgi, ha detto che conosce l'avvocato Menicacci, vero?

FRANCO GIORGI. Sì.

CARMEN MOTTA. Ha detto anche quando l'ha incontrato, l'ha sentito l'ultima volta?

FRANCO GIORGI. Sì, l'ho sentito quindici, venti giorni fa.

CARMEN MOTTA. Possiamo chiederle come mai?

FRANCO GIORGI. Io lo chiamo spesso l'avvocato, perché ho in corso la separazione con mia moglie.

CARMEN MOTTA. E la segue l'avvocato Menicacci?

FRANCO GIORGI. No, però mi faccio dare dei consigli. Sono sposato qui a Roma; sono separato, adesso, ho dei problemi. Tutto là. Poi lo conosco perché è amico di un ambasciatore che sta al Cairo, del Comitato per la liberazione della Palestina. Sono amico di questo qui, lo conosco, mi chiede come va.

CARMEN MOTTA. Ambasciatore?

FRANCO GIORGI. Sì, della Palestina.

CARMEN MOTTA. Come si chiama questo ambasciatore?

FRANCO GIORGI. Mustafà Shaugatti.

CARMEN MOTTA. Ma cosa c'entra?


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FRANCO GIORGI. Niente. Siamo amici e mi chiede informazioni perché sono amici anche tra di loro, tra le famiglie.

CARMEN MOTTA. Ho capito. Senta, prima però lei ha detto di aver conosciuto Menicacci tanto tempo fa, per questioni politiche.

FRANCO GIORGI. Non per questioni politiche. Lui faceva politica, era di Foligno e un amico mio gli faceva da segretario; mi sembra che era del Movimento sociale italiano.

CARMEN MOTTA. Sissignore.

FRANCO GIORGI. Era deputato. Eravamo amici. Il segretario era un amico mio, del paese mio, e mi presentò Menicacci: 1976 o una cosa del genere. Lunga data.

CARMEN MOTTA. Quindi, diciamo che quindici-venti giorni fa lei sente Menicacci...

FRANCO GIORGI. Forse anche di recente l'ho sentito.

CARMEN MOTTA. Forse anche ieri, magari.

FRANCO GIORGI. No, ieri no.

CARMEN MOTTA. Ieri l'altro.

FRANCO GIORGI. Nemmeno.

CARMEN MOTTA. Una settimana fa.

FRANCO GIORGI. Una decina di giorni fa.

CARMEN MOTTA. E l'ha incontrato o gli ha telefonato, signor Giorgi?

FRANCO GIORGI. Gli ho telefonato.

CARMEN MOTTA. Non l'ha incontrato personalmente?

FRANCO GIORGI. No.

CARMEN MOTTA. E per telefono ha sempre parlato della questione sua della separazione?

FRANCO GIORGI. No.

CARMEN MOTTA. Di cosa avete parlato?

FRANCO GIORGI. Ho chiesto soltanto: «Perché alla Commissione d'inchiesta hai dato il numero mio?». Solo per questo.

CARMEN MOTTA. Ho capito.

FRANCO GIORGI. Quando mi hanno telefonato da qui, io non mi fidavo di queste telefonate. Poi, dopo, ho richiamato qui e ho chiesto «Chi ha dato il numero mio?» e ho chiamato Menicacci: «Ma perché hai dato il numero mio?». «Perché tu devi essere ascoltato», di qual e di là. Finito.

CARMEN MOTTA. Tranquillamente, senza problemi, noi abbiamo bisogno anche della sua collaborazione e del suo aiuto: in questa telefonata lei chiede a Menicacci come mai abbia dato alla Commissione il suo numero di telefono e Menicacci le risponde: «Perché la Commissione...

FRANCO GIORGI. Ti vuole ascoltare.

CARMEN MOTTA. Avrà aggiunto anche qualcos'altro.

FRANCO GIORGI. No, nient'altro.

CARMEN MOTTA. Solo «Ti vuole sentire».

FRANCO GIORGI. Ma è un pezzo che voi mi dovete sentire. Non è da adesso che Menicacci mi dice «Ti chiamerà la Commissione».


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PRESIDENTE. Ed anche in queste altre circostanze le ha detto semplicemente questo?

FRANCO GIORGI. Niente, mai.

PRESIDENTE. A chi lo racconta?

FRANCO GIORGI. Che mi doveva dire l'avvocato Menicacci?

CARMEN MOTTA. Signor Giorgi, abbia pazienza...

PRESIDENTE. Quello che dichiara diventa falso e falsificato.

CARMEN MOTTA. Il problema è che quando con una persona si è amici, come lei è amico dell'avvocato Menicacci...

FRANCO GIORGI. Conoscente. Non amico.

CARMEN MOTTA. Lei prima ha detto una cosa diversa. Ha detto che si fa seguire nella sua separazione dall'avvocato Menicacci....

FRANCO GIORGI. Consigliare.

CARMEN MOTTA. Consigliare, benissimo. Ancora di più: non ci si fa consigliare su una cosa di questo genere se non si ha fiducia nella persona e se con questa persona non si intrattiene un minimo di rapporto di amicizia.

FRANCO GIORGI. Eh...

CARMEN MOTTA. È una cosa così privata, comunque, ognuno fa le scelte che vuole.

FRANCO GIORGI. Brava.

CARMEN MOTTA. Benissimo. Detto questo, però io non credo - come non credono i commissari di questa Commissione; forse nemmeno il presidente, ma questo, se mai, lo dirà lui - che l'avvocato Menicacci le faccia presente che la Commissione la interpellerà e le chiederà di venire ad essere audito così. Via! Io sono Menicacci, la chiamo e le dico: «Guardi, signor Giorgi, sappia che lei, prima o poi, più prima che poi, verrà sentito dalla Commissione d'indagine sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin», punto. Lei non gli ha chiesto perché?

FRANCO GIORGI. No.

CARMEN MOTTA. Ma che strani rapporti!

FRANCO GIORGI. Lei conosce l'avvocato Menicacci?

CARMEN MOTTA. Certo che l'abbiamo conosciuto.

FRANCO GIORGI. E come si fa a parlare con l'avvocato Menicacci?

CARMEN MOTTA. Con noi ha parlato moltissimo.

FRANCO GIORGI. Parla, scrive, butta da una parte, poi telefoni, dopo dieci giorni...

CARMEN MOTTA. Ma a lei, signor Giorgi, non è venuta la curiosità di chiedere il perché? Le dicono di andare in un posto - questa è una Commissione parlamentare d'inchiesta - e lei dice «Telefoneranno e io ci andrò».

FRANCO GIORGI. Esatto.

CARMEN MOTTA. Così, senza chiedere il perché.

FRANCO GIORGI. Perché mi dovevano interrogare? No, non gli ho chiesto propri niente io. A lui ho chiesto «Ma che vogliono questi?», allora lui si è interessato sul caso. Io ho chiesto a lui, Menicacci non è l'avvocato mio. Io ho due avvocati e ho portato lui.

CARMEN MOTTA. Certo, ma a maggior ragione. Abbiamo appurato che Menicacci


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non è amico, ma un semplice conoscente; quindi, un semplice conoscente le dice che verrà contattato - anzi ci dà anche il numero di telefono - per essere audito dalla Commissione d'inchiesta e lei a questo avvocato non chiede: primo, perché dai il mio numero di telefono?.

FRANCO GIORGI. Questo gliel'ho chiesto.

CARMEN MOTTA. Secondo: perché dovrei essere audito da questa Commissione? Cosa c'entro io con questa Commissione? È una questione di buon senso.

FRANCO GIORGI. È sottinteso: «Che vogliono da me questi qua?». «Ti vogliono sentire sulla storia di Ilaria Alpi». Adesso non mi ricordo nei particolari la telefonata. «Ma che vogliono da me?», «Ti vogliono sentire sulla storia di Ilaria Alpi». Basta, finita la telefonata.

CARMEN MOTTA. E lei ha detto «Va bene, perché io so delle cose»?

FRANCO GIORGI. Ma le sapeva Menicacci le cose mie. Sapeva che mi hanno arrestato. Quando mi ha arrestato Vacchiano, nel 2002, io sono andato da Menicacci, ché lui lo sapeva che stavo dentro. Io ho fatto 13 giorni al supercarcere. Sapeva la storia mia. Sono andato là e gli ho detto «Guarda che mi ha combinato questo qui»: tutto là. Non è che Menicacci mi ha messo in bocca quello che devo dire a voi, onorevole, non esiste al mondo.

CARMEN MOTTA. Ma io non ho detto questo. Lei non deve fare illazioni.

FRANCO GIORGI. Da come mi domanda le cose, è normale, no? «Si è messo d'accordo con Menicacci...

CARMEN MOTTA. Signor Giorgi, guardi che le mie sono domande di buon senso, perché ciascuno di noi ha un filo logico.

FRANCO GIORGI. È normale. La domanda sua è normale.

PRESIDENTE. Con l'avvocato Menicacci si mettono d'accordo tutti.

FRANCO GIORGI. Meno io.

PRESIDENTE. Una cosa. Vacchiano lei da quanto tempo non lo vede e non lo sente?

FRANCO GIORGI. L'ultima volta... quando sono uscito dal carcere gli ho telefonato.

PRESIDENTE. Quando è uscito dal carcere?

FRANCO GIORGI. Il 17 dicembre 2002.

PRESIDENTE. Da allora non lo ha mai più visto né sentito?

FRANCO GIORGI. No. L'ho chiamato al telefono, mi ha invitato ad andare su.

PRESIDENTE. Mai più visto e sentito.

FRANCO GIORGI. Mai più. Ma per insultarlo l'ho chiamato.

PRESIDENTE. Va bene. ha mai sentito nominare Mirco Martini?

FRANCO GIORGI. No, mai sentito.

PRESIDENTE. Lei ha detto a Tarditi: «Ricordo che il campione di moneta da 20 dinari del Kuwait l'ho fatto vedere al Sisde di Roma e mi hanno detto che non valeva niente e che a loro non interessava tale pista». Conferma questa circostanza o no?

FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. Falso pure questo verbale. È falso?

FRANCO GIORGI. Ma senta una cosa...


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PRESIDENTE. C'è qualcuno che la minaccia? Mi faccia capire!

FRANCO GIORGI. Chi mi deve minacciare, presidente? Ma chi mi deve minacciare? Io ho detto che ho portato il campione al Sisde per farlo vedere?

PRESIDENTE. Sì, certo. È vero, allora.

FRANCO GIORGI. Non me lo ricordo questo fatto.

PRESIDENTE. Allora può essere vero, non nega che possa essere vero.

FRANCO GIORGI. Al Sisde no di sicuro.

PRESIDENTE. E a chi l'ha fatto vedere, al Sismi?

FRANCO GIORGI. No, l'ho fatto vedere a qualche altro servizio estero...

PRESIDENTE. Servizio estero. Quindi, il Sisde di Roma non c'entra niente.

FRANCO GIORGI. No, no.

PRESIDENTE. Allora è falsa questa dichiarazione contenuta a verbale? Ha confuso il Sisde di Roma con ...

FRANCO GIORGI. Ho confuso, esatto.

PRESIDENTE. Allora, lei mi deve dire chi la tiene sotto minaccia oggi!

FRANCO GIORGI. E chi mi deve minacciare? Non lo so, in carcere ci sono stato, voglio dire... sparare non...

PRESIDENTE. No, scusi...

FRANCO GIORGI. Chi mi deve minacciare, presidente? Non lo so!

PRESIDENTE. Mi stia a sentire. Io voglio mettere fine ad alcune cose. Lei ci ha fatto delle affermazioni assolutamente incredibili, che tra l'altro, per quello che già le ho detto, la espongono anche ad un procedimento penale per falsa testimonianza, perché noi, come Commissione parlamentare di inchiesta, siamo obbligati a trasmettere gli atti all'autorità giudiziaria, perché su queste cose, nelle quali lei dice, in primo luogo, che i contenuti dei verbali non sono corrispondenti alla verità e, in secondo luogo, che sono stati falsamente formati dai pubblici ufficiali che vi hanno proceduto...

FRANCO GIORGI. No, no, non falsamente.

PRESIDENTE. Come no? Finora ha detto che non ci sono... Abbiamo preso frase per frase, attenzione. Va bene, poi si difenderà nelle sedi opportune. Intanto le dico che noi dovremo trasmettere gli atti all'autorità giudiziaria perché proceda nei suoi confronti per falsa testimonianza e per calunnia, perché lei davanti a noi ha detto che questi verbali sono stati formati falsamente. Poi si difenderà.
Allora le chiedo: mettendo in fila tutte queste cose, l'ultima delle quali è questa, in virtù della quale noi possiamo dire che non sarebbe vero, che sarebbe scritta una cosa diversa da quella che lei ha dichiarato...

FRANCO GIORGI. Quale?

PRESIDENTE. Che ha fatto vedere i 20 dinari del Kuwait al Sisde di Roma, ripeto, al Sisde di Roma! Lei dice che non è il Sisde. Le ho chiesto: è il Sismi?

FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. Non è il Sismi, è invece un servizio segreto estero. Allora, poiché è scritto «Sisde di Roma», questo l'ha dichiarato o non l'ha dichiarato?

FRANCO GIORGI. Mi sono confuso. Io non l'ho dichiarato...

PRESIDENTE. Allora si è confuso... No, lei ha detto «mi sono confuso, non l'ho dichiarato», ma io le sto chiedendo se lei


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ha dichiarato o non ha dichiarato che ha fatto vedere i 20 dinari al Sisde di Roma.

FRANCO GIORGI. No, io al Sisde di Roma non glieli ho fatti vedere i 20 dinari.

PRESIDENTE. Le ho fatto un'altra domanda! Lei ha dichiarato o non ha dichiarato di aver fatto vedere i 20 dinari al Sisde di Roma?

FRANCO GIORGI. No.

PRESIDENTE. Non lo ha dichiarato, perfetto.

FRANCO GIORGI. No, no, ho dichiarato... (Interruzione dell'avvocato Guido De Maio).

PRESIDENTE. Avvocato, per cortesia! Per cortesia! (Interruzione dell'avvocato Guido De Maio). No, avvocato, lei non può intervenire, lei cerca di intervenire sempre al momento opportuno e fa bene il suo lavoro, ma non è questa la sede! (Interruzione dell'avvocato Guido De Maio). Le ho già tolto la parola!
«Ricordo che il campione di moneta da 20 dinari del Kuwait l'ho fatto vedere anche al Sisde di Roma»: lei ha dichiarato o non ha dichiarato di aver fatto vedere i 20 dinari al Sisde di Roma?

FRANCO GIORGI. Non ricordo se l'ho dichiarato o non l'ho dichiarato.

PRESIDENTE. Allora, non ricorda. Quest'affermazione contenuta in questo testo... dopo l'interlocuzione del suo avvocato lei dice che non la ricorda.

FRANCO GIORGI. Non me lo ricordo.

PRESIDENTE. Perfetto. Allora, come stanno le cose in realtà?

FRANCO GIORGI. Niente, ho fatto controllare questi dinari all'ambasciata... no, non all'ambasciata, ad Al Kuna, un giornale del Kuwait, e mi hanno detto che erano falsi... Non che erano falsi, che erano fuori corso.

PRESIDENTE. Quindi, non ricordando come siano andate le cose, la circostanza contenuta in questa frase di cui al verbale redatto dal sostituto Tarditi non è corrispondente al vero.

FRANCO GIORGI. No, è rispondente al vero, come no?

PRESIDENTE. Ma scusi, lei ha detto adesso che non li ha fatti vedere al Sisde di Roma, che li ha fatti vedere a qualcun altro. Quindi, lo scritto che li ha fatti vedere al Sisde di Roma non corrisponde a verità.

FRANCO GIORGI. No, il Sisde non li ha visti.

PRESIDENTE. Bene, è questo che volevo sapere.
La Commissione, quando mette in fila tutti questi passaggi, tutte queste cose che lei, o con dei «non ricordo» o con un'accusa esplicita, comunque nega che corrispondano a verità, ha il dubbio, tanto più che lei ha telefonato all'avvocato Menicacci, che ci possa essere una situazione di difficoltà nella quale lei si trova in questo momento che le impedisce di dire quello che in effetti vorrebbe dire alla Commissione stessa. È sbagliata questa ipotesi?

FRANCO GIORGI. Sì.

PRESIDENTE. È totalmente sbagliata. Quindi, si assume la responsabilità di quello che dice. Va bene.

FRANCO GIORGI. A me nessuna strada mi hanno aperto...

PRESIDENTE. Senta, questo Bruno si qualificò anche lui come uomo dei servizi, secondo le dichiarazioni che lei ha fatto al maresciallo Vacchiano, il 15 agosto 1996, di ritorno dal secondo viaggio in Somalia. Si qualificò come uomo dei servizi che


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avrebbe avuto il suo cellulare da un collaboratore della DEA americana, e lei fa il nome di un certo Luciano Angeli.

FRANCO GIORGI. Non ricordo questo particolare.

PRESIDENTE. Pure questo non lo ricorda? Ma non è che Vacchiano le diceva, le preparava il verbale e lei lo firmava?

FRANCO GIORGI. Vacchiano preparava il verbale... Vacchiano li preparava i verbali, io...

PRESIDENTE. Le ho domandato se per caso Vacchiano le preparava i verbali e glieli faceva firmare come le faceva portare i verbali già pronti a quel signore slavo che abbiamo detto prima.

FRANCO GIORGI. Esatto.

PRESIDENTE. Faceva esattamente la stessa cosa?

FRANCO GIORGI. No, non su tutto.

PRESIDENTE. Sì, ma accadeva anche con lei che lei si trovava...

FRANCO GIORGI. No, lui scriveva e io firmavo.

PRESIDENTE. Va bene, perfetto.

FRANCO GIORGI. Non è che io mi mettevo a leggere i verbali. Non ho mai letto un verbale di Vacchiano.

PRESIDENTE. Adesso lei mi trova più consenziente, perché è molto più chiara la questione.

CARMEN MOTTA. Sempre a proposito dell'avvocato Menicacci, le vorrei chiedere se le risulta che egli, oltre ad essere l'avvocato del signor Marocchino, condivide anche affari con il signor Marocchino stesso. Quindi, non è soltanto il suo avvocato, ma ha anche attività con lui. Le risulta?

FRANCO GIORGI. No.

ELETTRA DEIANA. Un'ultima precisazione. Circa i suoi rapporti con Vacchiano, lei ad un certo punto ha detto che poi non si è più interessato di Vacchiano. Siccome avevate fatto questo patto, perché poi non si è più interessato?

FRANCO GIORGI. Io non ho fatto nessun patto, onorevole, con Vacchiano. Vacchiano mi ha utilizzato. Quando ha visto che non poteva prendere niente da me mi ha scaricato.

ELETTRA DEIANA. Prima lei, invece, ci ha detto un'altra cosa. A me è sembrato di capire che lei abbia detto che lei ha lasciato perdere...

FRANCO GIORGI. Io non ho più telefonato e lui non mi ha mai più cercato.

ELETTRA DEIANA. Come mai lei non ha più cercato Vacchiano?

FRANCO GIORGI. A parte che io sono andato via dall'Italia per due-tre anni...

ELETTRA DEIANA. Sì, ma quando? Dopo i suoi viaggi?

FRANCO GIORGI. Sì. Nel 1997 sono andato via per due anni.

ELETTRA DEIANA. E quindi non ha più temuto che Vacchiano la facesse arrestare?

FRANCO GIORGI. Sì, ho avuto sempre questa paura, infatti mi ha fatto arrestare.

ELETTRA DEIANA. E allora perché non ha mantenuto i rapporti?

FRANCO GIORGI. No, lui si è inventato il mandato di cattura nei confronti miei per salvare il giudice Ormanni.

PRESIDENTE. Questo è vero.


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FRANCO GIORGI. Pensi un po'... ma io avevo già capito tutto di Vacchiano, che mi utilizzava. Adesso io non sto a raccontare la storia di Vacchiano, perché penso che questa non sia la sede giusta, però quello che ha fatto Vacchiano a me non sta scritto in nessun libro. È lui che mi ha dipinto come un trafficante di armi...

PRESIDENTE. Va bene.

FRANCO GIORGI. ...legato alla DEA, al Sismi...

PRESIDENTE. Va bene, smetta di parlare, abbiamo concluso l'esame testimoniale. Voglio dirle soltanto - lo dico davanti al suo avvocato, al quale chiedo personalmente scusa per le necessità di regolamentazione di un esame così importante e delicato, che ha portato a risultati che, per noi che conosciamo tutto il resto dei lavori che abbiamo svolto, acquisiscono particolare importanza e danno la conferma di una cosa molto grave che si agita dietro i nostri lavori - che purtroppo siamo costretti a trasmettere gli atti all'autorità giudiziaria. Il documento costituito dalle sue dichiarazioni rese oggi sarà trasmesso alla procura di Roma perché si facciano tutti gli approfondimenti possibili. Se lei, in questa sede, per ragioni che forse noi erroneamente intuiamo, non ha avuto la libertà di potersi esprimere, mi auguro che lo possa fare dinanzi alla procura di Roma.

FRANCO GIORGI. Okay.

CARMEN MOTTA. Presidente, scusi. Se il signor Giorgi volesse fare qualche dichiarazione in seduta segreta, possiamo segretare.

PRESIDENTE. Naturalmente. Raccolgo il suggerimento dell'onorevole Motta e le dico che, ovviamente, siccome sino a questo momento la seduta è stata pubblica, con la stampa che assiste, se lei ritiene di poter fare dichiarazioni di interesse della Commissione in segreto, possiamo segretare gli atti fin da questo momento.

FRANCO GIORGI. Ci sono giornalisti qui?

PRESIDENTE. No, in sala stampa.

FRANCO GIORGI. Farò sapere, non lo so se... adesso riguardo un po' le carte, se ho qualcosa da dire...

PRESIDENTE. Adesso non è il momento di farlo?

FRANCO GIORGI. No, perché non ho le carte con me. Adesso mi vado a rileggere le carte.

PRESIDENTE. No, lasciamo perdere le carte, altrimenti fa come con il libro, con l'almanacco di Avvenimenti! Grazie, grazie anche a lei, avvocato, le chiediamo ancora scusa.
Dichiaro concluso l'esame testimoniale.

La seduta termina alle 23,40.

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