Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
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Autore: | Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera | ||||||
Titolo: | Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza. L'attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna in materia di politica estera, difesa e sicurezza. Luglio-agosto 2015 | ||||||
Serie: | Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza Numero: 19 | ||||||
Data: | 28/07/2015 | ||||||
Descrittori: |
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Organi della Camera: |
III-Affari esteri e comunitari
IV-Difesa |
L’attività parlamentare in Francia,
Germania, Regno Unito e Spagna
in materia di politica estera, difesa
e sicurezza
N. 19 - 20 1° Luglio – 31 Agosto 2015 |
Francia
Il 1°
luglio presso la Commissione affari
esteri dell’Assemblea nazionale è intervenuto Pierre Cochard,
Vicedirettore generale per gli
affari politici e la sicurezza al Ministero
degli esteri, per un’audizione sulle relazioni bilaterali tra
Francia e Stati Uniti.
Nella sua introduzione, e in risposta alle
domande dei membri della Commissione, il Vicedirettore Cochard
ha innanzitutto sottolineato che le recenti rivelazioni su intercettazioni da parte della National
Security Agency (NSA) statunitense di personalità politiche e
amministrative al più alto livello statale hanno determinato una ferma reazione
del Presidente della Repubblica, che ha immediatamente riunito il Consiglio
di difesa; lo stesso giorno, il Ministro degli esteri ha convocato
l’ambasciatrice degli USA. Si tratta di eventi
inaccettabili: il Presidente Obama
lo ha ribadito nel colloquio telefonico avuto con il Presidente Hollande, e ha
assicurato che le promesse del 2014 sono state mantenute (le recenti
rivelazioni riguardano eventi del 2012), e sono state in parte riprese in
una direttiva presidenziale pubblicata il giorno stesso.
Occorre, però compiere passi ulteriori, e
arrivare a un codice di buona condotta
da negoziare con le autorità americane nel quadro del gruppo ad hoc di esperti Unione europea - Stati
Uniti. Lo scopo è di far sì che i
cittadini europei beneficino di protezioni equivalenti a quelle garantite ai
cittadini americani dallo USA Freedom Act, adottato dal
Congresso lo scorso 2 giugno. Sulla base dei lavori del gruppo d’esperti,
la Commissione europea ha presentato una serie di comunicazioni volte a
ottenere parità di trattamento tra cittadini americani e cittadini stranieri
non residenti negli USA: in questa
prospettiva la Ue, e la Francia in
particolare premono per l’adozione da parte del Congresso dello Judicial Redress Act, recentemente depositato, che stabilisce la
parità di trattamento giuridico.
Per quanto estremamente gravi, le
intercettazioni della NSA non devono far dimenticare che Francia e USA hanno relazioni molto strette in materia di sicurezza.
La Francia e gli USA cooperano costantemente
nei consessi internazionali per la
gestione e la risoluzione delle crisi che travagliano diversi scacchieri
mondiali: i negoziati con l’Iran sul nucleare; la crisi in Siria; la situazione
in Ucraina.
In conclusione, il Vicedirettore Cochard ha affermato – richiamando le parole del Primo
Ministro – che gli Stati Uniti sono per la Francia un partner storico verso il quale si agisce con lealtà. La Francia sarà un partner esigente, e pretenderà dagli USA garanzie precise
affinché gli eventi ricordati non abbiano a ripetersi.
Il 15
luglio l’Assemblea nazionale ha
approvato (412 voti favorevoli e 69 contrari) la dichiarazione del Governo sull’accordo europeo relativo
alla Grecia.
Il Primo
ministro, Manuel Valls, ha esordito affermando
che l’Europa ha superato una crisi fatale: se non si fosse giunti a un accordo,
l’Unione europea avrebbe offerto al mondo un’immagine inquietante di se stessa,
e si sarebbe cancellato il concetto di solidarietà europea.
La
Francia
non avrebbe potuto accettarlo, e attraverso il Presidente della Repubblica ha fatto sentire la sua voce e gettato
tutto il suo peso sul tavolo negoziale: non si fa uscire dall’Unione un Paese
come la Grecia, l’egoismo non può essere il linguaggio dell’Europa.
L’Europa deve sempre costruirsi con il consenso dei popoli e dei loro
rappresentanti, ed è in questa logica che il Presidente della Repubblica ha
voluto che il Parlamento si pronunciasse, con un voto, sul contenuto
dell’accordo. L’accordo riafferma che il posto della Grecia è nella zona euro e
pienamente nell’Unione europea; non ci
sono “Grexit”, né “Grexit temporanea”, idea assurda
e pericolosa.
L’accordo prevede tre misure principali.
Innanzitutto la Grecia godrà di un nuovo
programma triennale di aiuti finanziari per un ammontare compreso tra 82 e
86 miliardi di euro; in cambio varerà
riforme sull’IVA, sul sistema pensionistico, sul codice di procedura civile
e sulla pubblica amministrazione, nonché un nuovo programma di privatizzazioni.
In secondo luogo, si procederà ad una
ristrutturazione del debito greco, attraverso un prolungamento dei rimborsi
e un alleggerimento dei tassi d’interesse. Infine, la Grecia disporrà di un programma d’investimento di 35 miliardi di
euro per la crescita. E’ ciò che, d’altra parte, la Francia sostiene a
livello europeo: non si possono realizzare riforme efficaci senza investimenti
per la crescita.
Se
questo accordo è stato raggiunto, lo si deve alla forza negoziale della Francia, una grande nazione
che non si lascia dirottare da calcoli di rinvio o da contro-piedi tattici del
momento. La forza di una visione, la costanza, la coerenza di una grande
nazione: è questo che il Presidente della Repubblica ha dimostrato fino alla
fine.
La
Francia ha potuto contare sulla solidità dell’intesa con la Germania, e i due Paesi
hanno agito con il senso della storia. Valls ha
condannato con forza gli attacchi alla Germania, cedimenti nazionalistici che
danneggiano l’Europa. Formare un’intesa non significa essere d’accordo su
tutto, ma sapere sempre ritrovarsi sui temi essenziali. E’ normale che Francia e Germania abbiano le rispettive visioni
dell’Europa, ma la solidità di un’amicizia si dimostra nelle avversità: le
due nazioni sanno che devono agire di concerto e con equilibrio, per essere
decisive e ambiziose.
Adesso
è essenziale
andare oltre il piano Juncker, e varare un vero bilancio della zona euro, che permetta di finanziare
investimenti specifici in materia di infrastrutture, innovazione e lavoro.
Concretamente, le raccomandazioni della zona euro potrebbero essere trasmesse
al Parlamento europeo, e nel contempo creare
un Parlamento della zona euro, al quale siano associati i Parlamenti nazionali.
Su questi progetti il Parlamento francese
sarà sempre chiamato a esprimersi, perché soltanto con il sostegno della
rappresentanza democratica la Francia potrà continuare a svolgere con successo
la sua funzione fondamentale in Europa.
Germania
Il 17 luglio si è svolto al Bundestag un dibattito
sul futuro e la natura dell'Unione europea. Al
termine del dibattito l'Assemblea ha
deliberato – con 280 voti favorevoli, 119 contrari e 40 astenuti - di conferire al Governo federale un mandato
per le trattative finalizzate all'adozione di un terzo pacchetto di aiuti per
la Grecia (stampato BT 18/5590).
Nel suo intervento, la Cancelliera Angela Merkel ha ripercorso le tappe dei negoziati con il Governo
greco, fino allo svolgimento del referendum del 5 luglio, con il
quale – ha affermato la Merkel - è andato perduto tra la Grecia e gli altri membri dell’Eurogruppo il
valore più importante della cooperazione reciproca: l’affidabilità e
conseguentemente la fiducia.
La Cancelliera
ha quindi osservato che si presentavano tre
opzioni. La prima era quella di un taglio
del debito, non accettabile in quanto avrebbe comportato una violazione dei
Trattati europei. La seconda, l’uscita della Grecia dalla zona euro e forse
dall’Unione (“Grexit”), sarebbe stata la fine dell’Europa
come comunità di responsabilità. L’intero Governo federale non ha neanche
preso in considerazione questa opzione, per altro chiaramente diversa da quella
di una “Grexit”
temporanea, che non poteva essere decisa
contro la Grecia, ma soltanto con essa e con tutti gli altri 18 Stati membri
dell’eurozona. Si è quindi deciso per la
terza opzione, cioè trattare sulla richiesta della Grecia di un programma di
assistenza a valere sul Meccanismo europeo di stabilità, sul fondamento e nel
quadro dei Trattati europei e dei concetti ad essi inscindibilmente
collegati di responsabilità nazionale e solidarietà europea. L’accordo
raggiunto prevede 86 miliardi di euro per la Grecia, in cambio di profonde
riforme strutturali in molti settori.
Sulla base di quanto esposto, la Merkel ha
chiesto al Bundestag di conferire al Governo federale
un mandato per le trattative finalizzate all'adozione di un terzo pacchetto
di aiuti per la Grecia, osservando che: il principio “prestazione e
controprestazione – responsabilità e solidarietà”, che guida dall’inizio della
crisi dei debiti europei, è rispettato dall’accordo raggiunto; l’alternativa all’accordo sarebbe un
prevedibile caos, che scuoterebbe non solo la Grecia, ma l’Europa intera.
Bisogna sempre pensare che nei tempi lunghi anche alla Germania può andare bene
quando va bene all’Europa.
Quanto alla collaborazione
franco-tedesca, la Cancelliera ha rilevato che la
Germania e la Francia hanno spesso opinioni assai diverse, che è necessario
comporre, perché un’intesa tra Germania
e Francia mostra spesso in anticipo la via che tutti gli altri in Europa
possono percorrere.
La Merkel
ha concluso affermando che l’Europa deve uscire dalla crisi più forte di quando
vi è entrata, affinché anche in futuro l’Unione europea possa affermarsi come
Comunità di destini, che si caratterizza come Comunità giuridica e Comunità di
responsabilità. Con l’accettazione dell’accordo si otterrà un’Europa forte e
una forte eurozona: occorre farlo per le persone in Grecia, ma soprattutto per
le persone in Germania.
Regno Unito
Il 2 luglio il Ministro degli affari esteri, Michael Fallon, ha reso alla Camera dei Comuni una dichiarazione
sulla Gran Bretagna e la sicurezza internazionale.
Dopo
aver informato la Camera sulla gestione dell’emergenza in Tunisia e sul
rimpatrio dei feriti e delle salme dei cittadini britannici rimasti uccisi
nell’attentato di Sousse, il Ministro ha rassicurato l’Aula sul massimo sforzo del Regno Unito per
sconfiggere l’ISIL, interrompere le forniture di armi alle sue compagini e
annientarne la velenosa ideologia.
Successivamente Fallon ha
inoltre ricordato i numeri dello sforzo
britannico in campo: 1.000 missioni condotte dalla RAF in territorio
iracheno con 300 obiettivi ISIL colpiti, ulteriori 125 unità di addestratori
inviate lo scorso mese a supporto dell’esercito iracheno per il disinnesco
delle bombe IED, affiancamento logistico dell’aviazione britannica ad altri
paesi della coalizione che conducano operazioni sui cieli siriani. In tutto, ad
oggi, più di 900 unità britanniche sul
territorio, con un impegno di spesa complessivo per la lotta all’ISIL –
riferito allo scorso anno – di 45 milioni di sterline: per quest’anno, ha aggiunto il
Ministro, il Governo conta di spenderne almeno 75 milioni.
Interrogato sulla situazione siriana e su Assad, Fallon
ha rimarcato che nella lotta all’ISIL in territorio siriano, non è contemplato
alcun aiuto alle forze del regime di Assad: dal momento che il quartier
generale dell’ISIL da cui vengono condotte le operazioni risiede probabilmente
in territorio nord-siriano, già interessato da incursioni aeree americane e di
altri paesi del Golfo, il Ministro citando una frase di Cameron in un suo recente
intervento, ha affermato che “sarebbe il
caso di fare più in Siria”.
Tuttavia, qualsiasi
intenzione del Governo su un eventuale intervento
aereo britannico in Siria, ha ricordato, sarebbe soggetto all’approvazione del Parlamento: l’eccezione,
evidentemente, riguarderebbe un serio interesse nazionale in gioco ovvero il
bisogno di agire tempestivamente per prevenire una catastrofe umanitaria. Il
Ministro ha inoltre precisato che il Premier
non ha affatto intenzione di presentarsi alle Camere su questo tema finché non
raccolga un ampio consenso parlamentare.
Sul versante sicurezza interna, a fronte degli ampi
poteri concessi alle forze dell’ordine in materia di ritiro dei passaporti alla
frontiera, il Ministro ha informato che
lo scorso anno sono stati sequestrati 24 passaporti a soggetti intenzionati
a viaggiare verso il “Califfato”. La polizia è inoltre impegnata per
intercettare ed identificare i bambini che viaggino sulle rotte verso la Siria
e per monitorare tutti i percorsi da e per i luoghi del conflitto.
Per ciò che attiene alla sfida all’estremismo, è attraverso la comunicazione strategica che
si contrasta la disinformazione degli
avversari in rete: le compagnie internet
hanno oscurato più di 90.000 contenuti estremisti, inoltre si è provveduto a
formare 300.000 lavoratori del settore pubblico sulle modalità di identificazione
e prevenzione della radicalizzazione islamica; sono stati inoltre identificati
ed esclusi circa 100 predicatori di odio, più di ogni altro Paese. Da ultimo, il
Governo impegna 10 milioni di sterline l'anno con i social media e le testate locali per incoraggiare la gente a
respingere il reclutamento da parte dell’ISIL.
Il 6 luglio il Sottosegretario per gli affari esteri, Baronessa Anelay of St John’s, ha risposto alla Camera dei Lords a un’interrogazione sui tempi nei quali il Governo riferirà al
Parlamento sui negoziati di riforma dell’Unione
europea. La Baronessa ha dichiarato che nel Consiglio
europeo di giugno è stato raggiunto un accordo per lanciare un processo di rinegoziazione da definire
nel prossimo Consiglio di dicembre: la durata del processo dipenderà dagli sviluppi
del dialogo in seno al Consiglio; inoltre, il Governo ha intenzione di indire il
referendum sull’appartenenza all’Ue
prima della fine del 2017.
Il 14 luglio alla Camera dei Lords, in
occasione di una seduta di interrogazioni
a risposta orale, il Sottosegretario agli interni, Lord
Bates, ha risposto in merito alle proposte del Governo sul sostegno ad Italia e Grecia nei loro sforzi per soccorrere i migranti in transito nelle acque del Mediterraneo.
Il
miglior modo per affiancare operativamente questi Stati è smettere di considerare automatico l’imbarcarsi su un battello in Nord
Africa ed essere accolti nella Ue: a tal fine il Regno Unito sta giocando
un ruolo fondamentale nell’intercettare i trafficanti di uomini, affrontare
alla radice le cause dell’immigrazione clandestina e fare in modo di
restringere le tipologie di migranti che possano essere accolti nell’Unione.
Sulla
necessità, invocata da un membro della Camera, di aiutare l’Italia a coprire le spese di questo sforzo, stimate
annualmente in 800 milioni di sterline di cui appena 60 milioni restituite
dall’Ue, il Sottosegretario ha ricordato
che il sostegno finanziario dell’Italia per gli aiuti umanitari è soltanto un quinto di quello sostenuto dai
britannici: viceversa, piuttosto che fornire aiuti, è il caso di vigilare
su quanto l’Italia stia già facendo per risolvere a monte la questione.
Infine,
il Regno Unito ha chiesto di lavorare con il Governo italiano, nel rispetto del
trattato di Dublino, per assicurare il miglioramento delle modalità di
registrazione dei migranti tramite il riconoscimento con le impronte digitali.
Il 15 luglio alla Camera dei Comuni, il Ministro
degli esteri Philip Hammond ha reso una dichiarazione all’indomani del raggiungimento dello storico accordo sul nucleare con la Repubblica
islamica dell’Iran.
Dopo aver elogiato il
lavoro condotto dalla diplomazia del Regno Unito con i suoi partners dell’E3+3, ha rassicurato che,
d’ora in poi, si potrà garantire l’esclusiva natura pacifica dell’arricchimento
dell’uranio da parte del paese islamico. Questo accordo, ha proseguito il
Ministro, non assolve l’Iran dal comportamento tenuto dall’esordio del suo
processo produttivo nucleare, 12 anni or sono, ma getta le basi per un lento processo che dia fiducia al mondo intero
sugli intenti pacifici dell’Iran.
Dopo un dettagliato quadro
d’insieme sulle misure adottate frutto dell’accordo, il Ministro ha fatto
presente tutte le potenziali ricadute positive dell’apertura all’Iran, sia dal
punto di vista civile, che in quello economico ove, ha precisato Hammond, si
opererà affinchè il Regno Unito possa trarre vantaggio dalle opportunità che si
andranno a creare. L’assistenza sarà di maggiore qualità se fornita da un’ambasciata britannica operativa a Teheran,
ha aggiunto il Ministro, su cui si sta lavorando da subito per una sua prossima riapertura.
L’accordo appena firmato
darà all’Iran la possibilità di un diverso tipo di relazioni col mondo
occidentale, fondato sulla fiducia e l’onestà degli intenti. In una nuova
atmosfera di relazioni, si dà all’Iran l’opportunità di riallineare il suo
approccio a supporto degli sforzi della comunità internazionale, in particolare
nella lotta all’ISIL o sulla risoluzone
di conflitti regionali come in Yemen o in Siria.
Per contro, ha dichiarato
fermamente Hammond, non intendiamo abbassare la guardia nel vigilare sulla violazione dei diritti umani
nel paese e continueremo a lavorare con i nostri paesi amici nel Medio
oriente che lamentano delle interferenze subite da parte del’Iran: non
consentiremo all’Iran di immischiarsi oltre i suoi confini.
Il pericolo di una bomba è
stato scongiurato, ha concluso il Ministro, ed ora il nostro paese e l’Iran
hanno la responsabilità comune di assicurare che siano fatti tutti i passi
affinché la regione possa trarre tutti i potenziali benefici che conseguiranno
da questo accordo.
Il 21
luglio si è svolta alla Camera dei Comuni
– sulla base di una petizione presentata dal conservatore John Redwood - una discussione sulle relazioni tra il Regno Unito e l’eurozona.
In replica agli interventi, il Sottosegretario per le finanze, David Gauke, ha preliminarmente assicurato che il Regno Unito manterrà la sterlina,
pur riconoscendo la necessità che l’eurozona proceda verso una maggiore
integrazione per stabilizzare la propria economia. Il Regno Unito terrà una
posizione sufficientemente flessibile per assicurare
gli interessi sia degli Stati dell’eurozona sia di quelli che ne sono fuori:
la moneta unica non è per tutti, ma lo è il mercato unico, che deve funzionare
per tutti. Il Governo britannico
rimarrà pertanto impegnato nelle discussioni concernenti l’eurozona, per impedire che l’integrazione dell’eurozona
metta a repentaglio il mercato unico o crei comunque svantaggi per il Regno
Unito.
Per quanto riguarda l’appartenenza del Regno
Unito all’Unione europea, il Primo Ministro ha chiaramente indicato le quattro
aree che costituiranno il cuore del negoziato per una necessaria riforma dell’Ue: sovranità, competitività, immigrazione
ed equità. Tale processo di riforma dovrà
coinvolgere i Parlamenti nazionali, dal momento che il sostegno popolare
rimane a fondamento della legittimità dell’Ue.
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