Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera | ||||||
Titolo: | Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza. L'attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna in materia di politica estera, difesa e sicurezza | ||||||
Serie: | Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza Numero: 14 | ||||||
Data: | 05/03/2015 | ||||||
Descrittori: |
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Organi della Camera: |
III-Affari esteri e comunitari
IV-Difesa |
L’attività parlamentare in Francia,
Germania, Regno Unito e Spagna
in materia di politica estera, difesa
e sicurezza
n. 14 28 Febbraio 2015 |
Francia
Il 3 febbraio si è svolta presso la Commissione esteri dell’Assemlea Nazionale l’audizione del Ministro degli esteri,
Laurent Fabius, sull’attualità
internazionale.
Nel rispondere alle domande
poste nel corso dell’audizione, il Ministro degli esteri ha manifestato inquietudine per la situazione in Ucraina:
i Presidenti Putin e Poroshenko non si parlano più, mentre sul terreno i
separatitisti hanno acquistato vantaggio, procedendo in avanti di 500
chilometri rispetto al confine fissato dagli accordi di Minsk. Putin chiede uno statuto particolare per la
regione del Donbass e subordina la garanzia della frontiera russo-ucraina
alla condizione che si modifichi la Costituzione, per consentire lo svolgimento
di elezioni; insiste, inoltre, perché l’Ucraina
non entri mai nella NATO. Da parte
ucraina, con le nuove elezioni il Parlamento ha assunto una nuova
posizione, sostenendo l’opinione pubblica nella posizione anti-russa e nella richiesta del rispetto degli accordi di
Minsk. La Francia e la Germania cercano di far riprendere il dialogo
diretto tra Ucraina e Russia, ma quest’ultima – forte della posizione militare
sul territorio – non riconosce più gli accordi di Minsk. La Francia è contraria alla fornitura di armi all’Ucraina, come
nel loro complesso gli Stati membri dell’Unione europea. Occorre premere sugli
Stati Uniti perché si astengano dal fornire armi all’Ucraina: se ciò avvenisse,
si passerebbe inevitabilmente dall’alta
tensione alla guerra.
La situazione in Nigeria è aggravata
dalla circostanza che il Paese è in campagna elettorale. La Francia ha accolto
positivamente la decisione dell’Unione africana di creare una forza di 7.500
uomini: la Francia non farà mancare il suo aiuto, ma occorre che Stati Uniti e
Gran Bretagna contribuiscano alla soluzione.
In Libia, la Francia preme per
un ravvicinamento tra le parti, ma nel contempo contrasta in maniera
specifica i “terroristi di professione”, molto attivi nell’est e nel sud del
Paese. Tuttavia la Francia non può regolare tutti i problemi del mondo, e
dunque occorrerà far presente agli Stati Uniti che devono svolgere la loro
parte.
Quanto alla Cina, l’obiettivo francese è di formalizzare – in preparazione della
visita del Primo ministro cinese, che sarà a Parigi in giugno – un accordo sull’insieme della filiera
nucleare, dalle miniere al trattamento del combustibile nucleare. Più della
metà delle progettate centrali nucleari saranno costruite in Cina nei prossimi
50 anni. E’ illusorio pensare che questo Paese - che costruisce il primo
reattore nucleare di terza generazione (EPR) prima ancora di quello progettato
congiuntamente da Francia e Finlandia – decida che le prossime 40 centrali
siano costruite dalla sola Francia. La
Francia lavora comunque per coinvolgere la Cina in un partenariato economico, che impegni quel Paese a cooperare sui problemi dell’Asia e dell’Africa.
Sul negoziato per il nucleare iraniano, la posizione della
Francia resta quella di arrivare ad un
accordo che escluda l’accesso dell’Iran alle armi nucleari.
Fabius ha terminato il suo
intervento con la questione della Grecia:
la Francia desidera che la Grecia resti nella zona euro, ma la richiesta del Governo greco di
cancellare il debito non può essere accolta. Si dovrà trovare il giusto
punto di equilibrio, chiedendo impegni sulle riforme.
Regno
Unito
Il
10 febbraio, alla vigilia del summit di Minsk, il Ministro degli esteri Philip Hammond ha reso alla Camera dei Comuni una dichiarazione sugli sviluppi
della situazione al confine ucraino-russo.
Il ministro ha dichiarato
che il Governo britannico appoggia i negoziati condotti dai Premier francese e tedesco in
rappresentanza dei paesi occidentali; ha manifestato, però, scetticismo sulla
reale intenzione del Presidente Putin a scendere a patti sul tema ucraino: il focus
britannico è stato e resterà incentrato sull’assicurazione che l’Unione europea resti unita e risoluta
nel mantenere e rinforzare, all’occorrenza, le sanzioni adottate contro la Russia, in stretto allineamento con
gli Stati Uniti.
Il Regno Unito continua a
impegnarsi nell’offrire sostegno tecnico
alle forze armate ucraine attraverso la missione NATO, le cui
finalità sono state ridefinite il 5 febbraio scorso dai Ministri della difesa
della NATO; in quella occasione è stato anche deciso che il Regno Unito guiderà la coalizione nel 2017.
Il Regno Unito, ha
proseguito il Ministro, resta un determinato sostenitore dell’operato della missione OSCE: il Governo britannico ha
stanziato oltre 2 milioni di sterline, fornendo altresì un nutrito staff di personale specializzato, nonché
10 veicoli armati da stanziare sul campo a servizio di tutti gli osservatori.
Ciò è in linea con la politica britannica, improntata sin
dall’inizio della crisi a sostenere con
mezzi non letali le forze armate ucraine, così come a fornire pieno
appoggio al nuovo corso del paese. A tal fine il Governo britannico rifornisce
costantemente l’Ucraina con carichi di forniture tra cui kit medicali, combustibile, equipaggiamento invernale e militare.
Hammond ha quindi precisato
che ogni paese della NATO ha facoltà di decidere autonomamente riguardo ad un
possibile intervento armato; il Governo britannico, al momento, non ha in animo un intervento diretto; si riserva, tuttavia, di prendere in
considerazione anche questa strada perché, se non si trova una soluzione
militare al conflitto, non si può tollerare che l’esercito ucraino vada
definitivamente al collasso. A questo riguardo il Ministro ha precisato che non si sono ancora definite le circostanze
per cui il Paese possa essere coinvolto nel conflitto a fianco dell’Ucraina,
non escludendo quindi questa possibilità e riservandosi il Governo il diritto
di rivedere la propria posizione di assoluta neutralità tenuta fino ad ora.
Il Ministro ha fortemente criticato
la condotta del Presidente Putin, in
quanto non osserva le regole del diritto
internazionale e tende ad applicare la legge del più forte: a fronte di
questo atteggiamento, solo restando unita e comminando significative sanzioni
economiche la comunità internazionale può dimostrare la sua determinazione che
le nazioni civili hanno nel difendere l’Ucraina dall’aggressione subita. Un segnale convincente potrebbe essere
quello di estendere automaticamente le sanzioni di livello tre, in scadenza
a luglio, per tutto il 2015, con la
consapevolezza che non essendo necessario ritrovare un consenso in seno all’UE
per il loro rinnovo, la Russia avrebbe qualche motivo in più per riconsiderare
il suo ruolo nel conflitto in Ucraina.
Il 23
febbraio il Ministro della difesa Michael Fallon è intervenuto alla Camera dei Comuni in replica a un’interrogazione a
risposta orale sulla lotta all’ISIS in Iraq.
Il Ministro ha affermato che, insieme agli altri alleati, il Regno Unito sta contribuendo in maniera significativa alla missione in Iraq. In particolare, è impegnato nell’addestramento della fanteria locale e nella formazione di personale al disinnesco esplosivi. Per questa specifica formazione, previa approvazione del Parlamento, saranno elargiti all’Iraq 1000 metal detector portatili: più specificamente gli artificieri britannici, che nel conflitto afghano hanno affinato una significativa esperienza nel disinnesco degli IED (Improvised Explosive Device – dispositivi esplosivi improvvisati) tipici dei teatri di guerriglia, stanno formando squadre locali di disinnesco IED con l’ausilio di strumentazione elettronica realizzata ad hoc dall’industria britannica. Operativamente, i britannici hanno condotto fino ad ora 152 attacchi aerei in Iraq, secondi per numero soltanto agli USA, e dispiegato una serie di velivoli militari nella regione, compresi degli aeromobili di sorveglianza.
Fallon
ha quindi elencato le priorità strategiche
del Governo nel teatro del conflitto: ostacolare
ogni minaccia che possa pervenire in
territorio britannico ed ai suoi
interessi all’estero; come parte della coalizione internazionale sconfiggere l’ISIS e la sua ideologia
violenta; mitigare l’impatto
dell’ISIS e degli altri gruppi terroristici fondamentalisti sull’intera regione.
Il
ministro ha dato conto del notevole e
significativo apporto alla guerriglia curda, sia con l’invio di cospicue
quantità di armi pesanti, munizioni ed equipaggiamenti, sia con il mero
trasporto al fronte di materiale bellico ex-sovietico, largamente utilizzato
tra i Peshmerga.
Anche
se, al momento, il Regno Unito stia concentrando lo sforzo nel sostegno alla
campagna dei Peshmerga, la priorità
resta la ricostituzione dell’ossatura
del nuovo esercito iracheno.
Nella sessione pomeridiana del 23 febbraio della Camera dei Comuni, il Primo
Ministro David Cameron ha reso una dichiarazione sul
Consiglio europeo del 12 febbraio che, tra gli altri argomenti, ha trattato
la lotta al terrorismo e all’estremismo.
Il Premier
ha esordito, commentando la notizia delle tre giovani studentesse inglesi che hanno verosimilmente varcato il confine turco-siriano per
unirsi alle compagini dell’ISIS: ha
rammentato che ormai è legge l’obbligo da parte degli organi dello Stato ad
impegnarsi a prevenire e, all’occorrenza dissuadere, i cittadini britannici “a
rischio” dalla radicalizzazione estremistica. Ha, inoltre, sottolineato che
soggetti “non a rischio”, come le studentesse, potrebbero essere intercettati
con l’apporto della sorveglianza delle compagnie aeree, in modo da poter identificare e segnalare i viaggiatori.
A tal fine i Ministri degli interni e
dei trasporti della UE stanno lavorando per stabilire le modalità e i limiti di
operabilità.
Cameron ha altresì ricordato che il Regno
Unito ha dato un sostanziale contributo in seno al Consiglio europeo affinché
sia adottata, quanto prima, una norma efficace che regoli la pubblicità del Passenger Name Record
(PNR), database mondiale dei
viaggiatori, per far sì che possa essere monitorato qualsiasi spostamento e
movimento, anche bancario o altro, di qualsiasi soggetto sotto osservazione.
Il
25 febbraio il Ministro della difesa Michael Fallon ha reso alla Camera dei Comuni, una dichiarazione sull’imminente
invio di personale britannico in Ucraina per l’addestramento delle forze armate
locali.
Nel
ricordare che il secondo accordo di Minsk, dello scorso 12 febbraio, ha
disegnato una cornice idonea per stabilizzare il quadrante est-ucraino, il Ministro
ha ribadito che il Regno Unito è
impegnato a fornire all’Ucraina mezzi non-letali, atti a fronteggiare le
aggressioni in territorio ucraino sostenute dalla Russia: si tratta dell’invio
di personale militare di consulenza, e di squadre per brevi addestramenti
militari, al fine di aumentare la capacità di resistenza dell’esercito di Kiev.
Il
contingente sarà dislocato da metà marzo
e consisterà di circa 75 unità: il Ministro ha precisato che
l’addestramento si svolgerà ben lontanto dalle zone calde del conflitto,
introrno alla capitale e nelle regioni occidentali del Paese. Consisterà nell’identificare
i punti deboli delle forze ucraine in campo, per ottimizzare e migliorare le
qualità di risposta dell’esercito.
Il Ministro Fallon ha
tenuto a precisare che l’intervento
britannico non è sotto l’egida NATO, ma risponde ad una precisa volontà del Governo del Regno Unito,
in risposta alle richieste di aiuto formulate da Kiev.
Il Governo, parallelamente,
prosegue nello sforzo diplomatico volto
alla risoluzione politica del conflitto, premendo affinché la Russia rispetti gli accordi presi a Minsk, e
agisca in modo che i separatisti ritirino le loro armi pesanti e interrompano
gli attacchi.
Fallon ha infine dichiarato
che il Governo considererà
l’ulteriore invio di uomini e mezzi, sempre non-letali, ma anche – se le circostanze lo imporranno - l’opportunità
di ricorrere a più dirette modalità di intervento, sulle quali il
Parlamento sarà tempestivamente informato.
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