Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera
Titolo: Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza. L'attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna in materia di politica estera, difesa e sicurezza. Gennaio 2015
Serie: Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza    Numero: 13
Data: 02/02/2015
Descrittori:
COOPERAZIONE INTERNAZIONALE   DIFESA E SICUREZZA INTERNAZIONALE
ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI   ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI MILITARI
POLITICA ESTERA   RELAZIONI INTERNAZIONALI
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
IV-Difesa

Master Documentazione Commissioni 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


RASSEGNA PARLAMENTARE COMPARATA
 DI POLITICA INTERNAZIONALE E SICUREZZA

 

L’attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna

in materia di politica estera, difesa e sicurezza

 

 

n. 13                                                                                                             31 Gennaio 2015

 

Francia fl00272_

 

Nella seduta del 13 gennaio l’Assemblea Nazionale – dopo avere ricordato e reso omaggio alle vittime degli attentati terroristici dell’11 gennaio – ha approvato, con 488 voti favorevoli, 1 contrario e 13 astenuti, la dichiarazione del Governo sull’autorizzazione del prolungamento della presenza delle forze francesi in Iraq.

Il Primo ministro, Manuel Valls, ha innanzitutto ricordato che l’azione internazionale avviata nel settembre 2014 contro l’organizzazione terroristica Daech ha conseguito importanti risultati militari: l’offensiva lanciata da Daech è stata arrestata, e alcuni teriitori sono stati riconquistati. Tuttavia, occorre rafforzare l’azione, per modificare stabilmente i rapporti di forza sul territorio: per tale motivo, il Presidente della repubblica ha deciso che ai mezzi francesi attualmente impiegati (15 aerei e forniture belliche) si aggiunga il gruppo aeronavale con la portaerei Charles-de-Gaulle, che sarà impiegata in missioni operative programmate.

E’ naturalmente indispensabile che l’azione militare sia sempre accompagnata – come lo è stata finora – dall’azione politica. Nel corso degli ultimi mesi, la situazione si è stabilizzata su un punto: il nuovo Primo ministro, Haider al-Abadi, ha potuto costituire un governo aperto a tutte le componenti politiche ed etniche. Rimane da compiere un enorme lavoro di ricostruzione e modernizzazione sia politica sia economica, che la Francia appoggia con vigore.

La scelta di non intervenire militarmente in Siria non significa immobilismo: la Francia sostiene l’opposizione siriana che combatte i gruppi jihadisti, ed è impegnata a favorire una transizione politica con tutte le forze che vogliono ricostruire una nuova Siria,  ma senza Bashar al-Hassad.

La Francia è dunque intenzionata a proseguire il suo impegno militare, politico e umanitario per combattere il terrorismo: sarà un combattimento di lungo respiro, che richiederà di agire con costanza, determinazione, coerenza, e in accordo con tutti gli alleati della coalizione.

 

 

Regno Unito fl00268_

 

Presso la Camera dei Lords, il 6 gennaio, il Sottosegretario alla Difesa, Baronessa Anelay of St Johns, ha risposto a un'interpellanza presentata dalla Baronessa Tongue (gruppo liberaldemocratico), sulla posizione del Governo a seguito della bocciatura della risoluzione sulla questione palestinese presentata dalla Giordania e votata il 30 dicembre 2014 al Consiglio di sicurezza dell'ONU.

Il sottosegretario ha espresso la convinzione che l'unica strada da percorrere è quella della costituzione di due Stati indipendenti, evitando però di compiere passi che potrebbero inficiare tutto il lavoro finora svolto. Da subito, ha aggiunto, il Governo si rimetterà al lavoro con tutto l'impegno per creare le condizioni per un accordo di pace. Incalzata sul punto di dover imporre una deadline ai due contendenti, il sottosegretario ha ribadito il punto di vista del Governo: fissare un termine stringente sarebbe la maniera peggiore per raggiungere un obiettivo di pace, rischiando di far siglare accordi non pienamente condivisi. Quanto al voto di astensione del Governo britannico, la Baronessa Anelay of St Johns ha dichiarato che l'astensione è stata di fatto una mossa precauzionale, poiché il Consiglio di sicurezza, contingentando i tempi della discussione, non ha dato l'opportunità ai singoli membri di poter dibattere e successivamente deliberare su ciascuno degli argomenti: la risoluzione è stata messa al voto non contestualmente a tutti gli altri punti da risolvere. Ora il compito del Governo è di lavorare ad un trattato di pace che non sia soltanto firmato, ma soprattutto condiviso.

Il 12 gennaio alla Camera dei Comuni il Ministro della difesa, Michael Fallon, ha risposto alle interrogazioni dei deputati conservatori Andrew, Jones e Graham  sulle iniziative del Governo per assistere le forze irachene nella lotta contro l’ISIL.

Il Ministro ha dichiarato che il Regno Unito offre un enorme contributo alla coalizione internazionale che opera in Iraq: sono stati dispiegati aerei in grado di effettuare una sofisticata sorveglianza, operare attacchi e garantire trasporti; fino a ieri gli aerei britannici hanno operato 99 raid , secondi soltanto agli Stati Uniti. Inoltre sono stati forniti alle forze curde addestramento ed equipaggiamento, inclusi mezzi di fanteria e addestramento in combattimenti di primo soccorso, tecniche per i tiratori scelti e disinnesco di ordigni esplosivi. A quest’ultimo rigurdo, il ministro ha annunciato che saranno prossimamente forniti alle forze di sicurezza irachene, dopo l’approvazione del Parlamento, mezzi di equipaggiamento contro tali ordigni.

L’azione di addestramento da parte delle forze britanniche è per la massima parte concentrata nel Kurdistan, e il resto dei contingenti impegnati lavora soltanto con le forze di sicurezza del Governo dell’Iraq, non con reparti delle milizie Shi’a: è ben nota l’influenza dell’Iran sulla Shi’a, e certamente l’Iran può giocare un ruolo positivo nell’aiutare a stabilire una migliore situazione in Iraq.

Nel richiamare il pericolo che il terrorismo islamico costituisce anche per l’Europa, Fallon ha affermato che la minaccia può essere ridotta soltanto sconfiggendo l’ISIL sia in Iraq sia in Siria, in cooperazione con l’intera comunità internazionale, ma soprattutto con i partner nella regione.

In conclusione, il ministro ha tenuto a precisare che – a differenza del 2007 – c’è ora in Iraq un Governo che include realmente le diverse rappresentanze sciite, sunnite e curde. Lo stesso Ministro della difesa, Obeidi, è sunnita, a testimonianza dell’importanza del coinvolgimento della comunità sunnita affinché le loro forze siano di sostegno nella regione di Anbar, dove molto terreno deve essere recuperato all’ISIS.

 

Il 14 gennaio il Ministro degli interni, Theresa May, ha reso alla Camera dei comuni una dichiarazione sugli attacchi terroristici a Parigi, e sulle minacce terroristiche nel Regno Unito.

Nel corso del suo intervento, anche in risposta ai numerosi interventi, il ministro ha sottolineato che, mentre si svolgevano i terribili eventi di Parigi, il Parlamento britannico stava discutendo la proposta di legge per contrastare il terrorismo e per la sicurezza del paese. A tutt'oggi il livello di allerta rimane al massimo, così come riporta il Joint Terrorism Analysis Centre (JTAC - servizio di intelligence legato ai Servizi segreti britannici che provvede a monitorare la minaccia da parte di cellule terroristiche): ciò significa che un qualsiasi attacco è assai probabile e può sopraggiungere senza il minimo preavviso. Negli ultimi mesi, ha aggiunto May, sono stati sventati ben tre complotti terroristici e oltre 600 soggetti hanno volato dal nostro paese in Siria e Iraq per combattere nelle fila dell'ISIS, e circa la metà vi hanno fatto ritorno: il Governo si spenderà al massimo per contrastare questo fenomeno.

E’ stata rafforzata la sicurezza ai confini, così come il lavoro di cooperazione con le intelligence degli altri paesi, in primis con la Francia; con gli altri partner europei, gli USA e il Canada, è intenzione comune di aumentare la condivisione di dati, anche personali, sui movimenti dei soggetti pericolosi e di operare per sconfiggere l'ideologia che alimenta la minaccia ai paesi occidentali.

Il ministro ha proseguito dichiarando che è dagli attacchi terroristici del 2008 a Mumbai (teatro di 10 assalti simultanei dei terroristi islamici che costarono la vita di oltre 150 civili), che è notevolmente migliorata la capacità di fuoco e la velocità di risposta delle teste di cuoio britanniche: con l'introduzione del programma JESIP (Joint emergency services interoperability programme) team coordinati di polizia, vigili del fuoco e ambulanze, addestrati ed equipaggiati per fronteggiare qualsiasi attacco terroristico, sono dislocati attualmente nei punti chiave di Inghilterra, Galles e Scozia. A seguito degli attentati di Parigi il Governo ha rafforzato le già importanti misure di prevenzione in atto nel paese e, con l'adozione della menzionata proposta di legge in discussione alla Camera, il ministro ha annunciato che si migliorerà la capacità di controllo sui terroristi e sulla possibilità del loro ritorno nel Regno Unito: in particolare, ha annunciato un incremento di 130 milioni di sterline annue, che si sommano ai 500 milioni già stanziati ogni anno per la lotta al terrorismo.

Il ministro May ha concluso rammaricandosi che non si trovi una maggioranza parlamentare sulla proposta di legge relativa ai Communications Data: l’approvazione della proposta – per la quale il Governo si impegnerà strenuamente – consentirebbe alla polizia e alle agenzie di sicurezza di disporre delle capacità e dei mezzi per svolgere al meglio il proprio lavoro. Ogni giorno che passa senza che le disposizioni della proposta di legge entrino in vigore, diminuiscono le capacità di coloro che proteggono la sicurezza del Paese, e conseguentemente più gente si trova in pericolo e i diritti rimangono impuniti.

 

Nella seduta del 20 gennaio della Camera dei comuni, il Ministro degli esteri, Philip Hammond, ha risposto a numerose interrogazioni sulla situazione internazionale.

Il ministro ha innanzitutto dichiarato che il Foreign Office segue continua a concentrare la sua attenzione sulle principali crisi internazionali: la minaccia del terrorismo islamico, in particolare l’ISIL in Iraq e Siria, e Boko Haram in Nigeria; l’aggressione russa in Ucraina; il processo di pace in Medio Oriente; i negoziati sul nucleare in Iraq.

Il Governo britannico continuerà a difendere fermamente la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina, lavorando sia bilateralmente, sia in accordo con l’Unione europea e le istituzioni finanziarie internazionali.

Quanto all’Egitto, il Regno Unito è il primo investitore straniero nel Paese, ed è intenzionato ad approfondire la partnership economica, per favorire un paese più sicuro e dinamico.

Il gruppo terrorista Boko Haram, che continua a devastare il nord-est della Nigeria, deve essere considerato parte della più ampia minaccia del terrorismo islamico dilagante in tutto il mondo. Il Regno Unito continua a sostenere la Nigeria, sia con aiuti di intelligence militare, sia con aiuti allo sviluppo.

Il Governo britannico sostiene l’accesso della Turchia all’Unione europea, perché lo ritiene negli interessi del Regno Unito, che ha comunque chiarito la necessità di una completa riforma degli accordi interinali sulla libertà di movimento, prima che nuovi Paesi divengano membri dell'UE.

Il ministro ha quindi confermato che il Regno Unito negozierà un pacchetto di riforme con l’Unione europea, e quindi lo sottoporrà prima della fine del 2007 al popolo britannico, al quale spetterà l’ultima parola, fatta salva la possibilità che un eventuale Governo laburista decida diversamente.

Desta preoccupazione la situazione nello Yemen, dove continuano gli scontri tra le forze yemenite e quelle dell’Houthis (gruppo rivoluzionario sciita, legato all’Iran). Il Regno Unito chiederà un “cessate il fuoco”, promuovendo una risoluzione delle Nazioni Unite.

Quanto alla Siria, sono state avanzate da parte della Turchia proposte per introdurre no-fly zones e porti sicuri nel nord del Paese. Il Regno Unito non ha scartato aprioristicamente tali proposte, ne sta discutendo con le autorità turche giacché presentano difficoltà pratiche. Insieme agli Stati Uniti, il Regno Unito vaglierà attentamente ogni singola proposta prima di prenderla ulteriormente in considerazione.

 

Nella seduta del 29 gennaio la Camera dei Lords ha approvato all’unanimità la mozione – presentata dal liberaldemocratico Lord Steel of Aikwood che prende atto della risoluzione approvata il 13 ottobre 2014 dalla Camera dei Comuni, con la quale si ritiene “che il Governo dovrebbe riconoscere lo Stato di Palestina accanto allo Stato di Israele, come parte di un contributo volto ad assicurare la soluzione negoziata dei due Stati indipendenti”.

Il portavoce del Governo alla Camera dei Lords, Lord Wallace of Saltaire, ha affermato che il Regno Unito deve far comprendere al Governo di Israele che la loro sicurezza a lungo termine dipende dalla sicurezza all’interno dei confini di uno Stato della Palestina accanto a quello di Israele. Al momento appropriato, il Regno Unito dovrà affiancarsi ad altri Paesi nel riconoscimento di uno Stato palestinese, come parte del processo di soluzione di un doloroso e lungo conflitto: due Stati, che condividano in pace lo storico territorio della Palestina.

 

 

 

 

 

 

 

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