Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera
Titolo: Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza. L'attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna in materia di politica estera, difesa e sicurezza
Serie: Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza    Numero: 12
Data: 29/12/2014
Descrittori:
DIFESA E SICUREZZA INTERNAZIONALE   FRANCIA
GERMANIA   GRAN BRETAGNA
POLITICA ESTERA   SPAGNA
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
IV-Difesa

Master Documentazione Commissioni 

 

 

 

 

 

 

 

 


RASSEGNA PARLAMENTARE COMPARATA
 DI POLITICA INTERNAZIONALE E SICUREZZA

 

L’attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna

in materia di politica estera, difesa e sicurezza

 

 

N. 12                                                                                                             31 Dicembre 2014

 

 

Francia fl00272_

 

Nella seduta del 2 dicembre l’Assemblea Nazionale ha approvato  la risoluzione per il riconoscimento dello Stato della Palestina, la cui discussione si era svolta nella seduta del 28 novembre. La risoluzione - presentata dal gruppo socialista (SRC) - stata approvata con 339 voti favorevoli, 151 contrari e 16 astenuti. Hanno votato a favore i deputati dei gruppi socialista (SRC), ecologista e della sinistra democratica e repubblicana (GDR), nonché parte dei deputati del gruppo radicale, repubblicano, democratico e progressista (RRDP); hanno votato contro i deputati del gruppo dell’unione per un movimento popolare (UMP) e gran parte dei deputati del gruppo dei democratici indipendenti (UDI).

 

Il 2 dicembre la Commissioni affari esteri e la Commissione affari europei hanno svolto congiuntamente l’audizione dell’Ambasciatore Pierre Sallal, rappresentante permanente della Francia presso l’Unione europea.

Nel corso dell’audizione, anche in risposta alle domande poste dagli intervenuti, l’Ambasciatore si è intrattenuto – oltre che sulle questioni economiche – su aspetti della politica estera dell’Unione europea. Sallal ha espresso apprezzamento per l’azione dell’Alto Rappresentante per la politica estera, Federica Mogherini, la quale – a differenza di chi l’ha preceduta – insiste molto sul suo ruolo di vicepresidente della Commissione: il suo obbiettivo non è soltanto di costruire una politica estera europea, ma soprattutto di migliorare la coerenza, l’efficacia e il coordinamento delle politiche europee che rivestono una dimensione esterna. Mogherini è molto determinata in questa direzione, e conseguentemente riunisce tutti i commissari con competenze “esterne”, come pure manifesta attivo interesse per le questioni della sicurezza e della difesa. Secondo Sallal, la concezione di Mogherini della politica estera europea quale un  “di più” per le politiche estere degli Stati membri corrisponde alle attuali necessità: tale concezione potrebbe apparire riduttiva, ma in realtà è saggia, molto realista e molto ambiziosa. La definizione di una strategia europea nei confronti della Russia sarà la prima occasione per mettere alla prova tale concezione.

Quanto alla Libia, la situazione non è sotto controllo, e il problema fondamentale è di costituire uno Stato che non esiste più. In considerazione dei problemi di sicurezza sul territorio, anche gli Stati membri più determinati all’azione possono pensare soltanto all’invio di personale per formare le forze dell’ordine, ma l’ipotesi di un’operazione militare europea non trova consenso tra gli Stati membri. Da qui l’importanza di un ruolo di coordinamento dell’ONU.

L’Ambasciatore Sallal ha concluso il suo intervento, sottolineando che la posizione della Francia  nell’UE è ancora di primaria importanza, nonostante le sue difficoltà economiche. La Francia è tra i Paesi che avanzano proposte sulle quali si aggregano consensi e larghe maggioranze, soprattutto quando tali proposte sono avanzate congiuntamente alla Germania. La coesione franco-tedesca non è stata, infatti, indebolita né dall’allargamento, né dalle relative evoluzioni di Germania e Francia.

 

 

Regno Unito fl00268_

 

Il 2 dicembre alla Camera dei Comuni il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e il Commonwealth, Tobias Ellwood, ha risposto all’interrogazione del deputato laburista Michael Connarty sull’attuazione del voto espresso dalla Camera dei Comuni il 13 ottobre 2014 sul riconoscimento dello Stato della Palestina.

Il Sottosegretario ha dichiarato che il Governo britannico tiene in grande considerazione il voto della Camera dei comuni, ma che il riconoscimento dello Stato della Palestina da parte del Regno Unito deve acquisire un valore non soltanto simbolico, ma strategico, ed essere utilizzato nel più ampio contesto del processo negoziale in corso, mirato alla soluzione del principio dei due Stati. In questo momento si sta cercando, soprattutto grazie all’attività del Sottosegretario di stato degli Stati Uniti, John Kerry, di avviare nuovamente il processo negoziale: il Regno Unito sostiene attivamente questo tentativo, e ritiene che un riconoscimento bilaterale non metterebbe fine all’occupazione, senza una soluzione negoziata con lo Stato di Israele. Occorre lavorare per una soluzione a lungo termine, e ci sarà molto lavoro da compiere, prima che il Regno Unito sia pronto a riconoscere lo Stato di Palestina.

 

Il 15 dicembre il Sottosegretario di Stato per la difesa, Lord Astor of Heve, ha reso alla Camera dei Lords una dichiarazione sulla presenza delle forze armate britanniche in Iraq.

Lord Astor of Heve ha informato che attualmente il Regno Unito fornisce un sostanziale sostegno al Governo dell’Iraq attraverso raid aerei, trasporto di equipaggi e addestramento delle forze armate irachene in compiti speciali. Le truppe britanniche impegnate ammontano a circa 50 unità, e collaborano con i Danesi nella regione settentrionale di Sulaymaniyah. Sono anche presenti 10 militari a Erbil, con il compito di addestrare ed equipaggiare le forze curde. La coalizione internazionale sta sviluppando il suo piano di costruzione di capacità delle forze di sicurezza irachene: qualunque futuro contributo del Regno Unito si sostanzierà all’interno del piano della coalizione.

Il Sottosegretario ha assicurato che sarà una missione limitata, e che – come dichiarato dal Primo Ministro – non vi è alcuna intenzione di inviare in Iraq contingenti di terra; sarà, invece, parzialmente rafforzata la presenza di specialisti nel settore dell’anti-terrorismo, con il concorso di altri Paesi della coalizione, nello specifico Australia, Nuova Zelanda, Danimarca, Germania e Italia.

 

 

 

Spagna  bandera[1] 

 

Nella seduta del 18 dicembre il Congresso dei deputati ha approvato l’autorizzazione alla partecipazione di unità militari spagnole all’operazione Resolute Support in Afghanistan: su 324 votanti, 308 hanno votato a favore, 11 contro (membri del gruppo della sinistra pluralista-GPI) e 5 si sono astenuti.

A nome del Governo, la richiesta di autorizzazione è stata presentata e motivata dal Ministro della difesa, Pedro Morenés Eulate, il quale ha ricordato che il Vertice NATO svoltosi in Galles nel settembre scorso ha deciso di avviare in Afghanistan la missione Resolute Support a partire dal 1° gennaio 2015. L’obbiettivo della missione è di rafforzare l’avanzato processo di stabilizzazione dell’Afghanistan, e di perfezionare le capacità delle forze di sicurezza afgane, affinché siano in grado di farsi carico della difesa dello Stato e della sicurezza dei cittadini a fronte delle minacce esistenti. Il passaggio a Resolute Support  risponde alla logica della necessità di responsabilizzazione dello Stato afgano: dopo la fase dell’operazione ISAF inizia un percorso nel quale soltanto l’assunzione di responsabilità da parte delle forze locali può consolidare il terreno conquistato, evitando in tal modo che coloro il cui unico interesse è di distruggere, sostengano che la causa dei mali dell’Afghanistan sono gli interventi stranieri.

Il Governo spagnolo invierà al massimo 485 effettivi, gran parte dei quali saranno dispiegati a Herat – sede dell’attuale base di appoggio della Nato, che comprende anche l’aeroporto civile e militare – dove alla fine di questo mese di dicembre la Spagna consegnerà il comando della base all’Italia, la quale si farà carico della sua gestione, in qualità di Nazione di riferimento nella nuova impostazione guidata dalla Nato.

Non è stata ancora decisa la data definitiva della durata della missione, ma ci si aspetta che entro il terzo trimestre del 2015 si possano raggiungere gli obbiettivi previsti per la zona orientale, con la cessione dell’aeroporto di Herat al Governo afgano: conseguentemente la Spagna, in stretto coordinamento con l’Italia, ritirerà tutti gli effettivi schierati a Herat. L’accordo inizialmente stabilito con l’Italia è quello di considerare il mese di novembre 2015 come data limite, restando inteso che tale data sarà concordata con gli alleati, tenendo conto dell’andamento della missione. In conclusione, il Ministro ha dichiarato che, a fronte della difficoltà di fissare una data precisa prima della riunione dei ministri della difesa della Nato (febbraio 2015), il Governo spagnolo ha deciso di chiedere al Congresso l’autorizzazione fino al 31 dicembre 2015, con la possibilità di estenderla secondo l’evoluzione della situazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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