Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
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Autore: | Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera | ||||||
Titolo: | Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza. L'attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna in materia di politica estera, difesa e sicurezza. Ottobre 2014 | ||||||
Serie: | Rassegna parlamentare di politica internazionale Numero: 10 | ||||||
Data: | 04/11/2014 | ||||||
Descrittori: |
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Organi della Camera: |
III-Affari esteri e comunitari
IV-Difesa |
L’attività parlamentare in Francia,
Germania, Regno Unito e Spagna
in materia di politica estera, difesa
e sicurezza
N. 10
31 Ottobre 2014 |
Regno Unito
Il
13 ottobre la Camera dei Comuni ha
approvato la mozione sul “Riconoscimento
dello Stato della Palestina accanto allo Stato di Israele, come parte di un
contributo volto ad assicurare la soluzione negoziata dei due Stati
indipendenti”, presentata dal gruppo del Partito laburista.
La
mozione, puramente simbolica e non
vincolante per il Governo, ha riscosso favori trasversali dai gruppi
parlamentari.
Il relatore Grahame M. Morris, deputato laburista, ha dichiarato che l’appoggio
a questa mozione fa da contrappeso all’astensione
del Regno Unito alla votazione tenutasi alle Nazioni Unite nel 2012 per la
concessione dello status di osservatore permanente allo Stato della Palestina: molti sono convinti che questo voto potrebbe minare i
negoziati di pace, ha aggiunto, mentre la sistematica negazione dei diritti
incita alla violenza e incoraggia chi rifugge dal confronto politico.
La
mozione Morris è stata emendata dal
deputato Jack Straw (Ministro
degli esteri con Tony Blair dal 2001 al 2006), che ha significativamente
aggiunto la postilla del “contributo
alla soluzione dei due Stati”, condivisa dalla Camera. Il deputato ha
contestato il punto di vista di Israele che contempla il riconoscimento dello
Stato della Palestina come atto conclusivo dei negoziati di pace, consentendo a
Tel Aviv di avere un diritto di veto anche se lo Stato di fatto già esiste. Straw
ha affermato che se questa mozione irrita lo Stato di Israele - come ha
ampiamente manifestato – ciò significa che essa può fare la differenza,
mettendo pressione al Governo di Netanyahu: anche se non vincolante, il deputato ha ricordato che qualsiasi mozione
votata alla Camera dei Comuni acquisisce una valenza politica ed una
risonanza non indifferente.
La
mozione è stata approvata con 274 voti a favore e 12 contrari, ma
alla seduta hanno preso parte meno della metà dei deputati. I ministri, compreso il Premier David Cameron, si sono astenuti.
Durante
la seduta si è dato conto dell’appoggio
a questa mozione anche da parte di 300 personalità del mondo israeliano,
tra cui ex ministri, diplomatici, personalità del mondo della cultura e delle
arti ed attivisti. E’ stato anche ricordato che un eventuale successo del Partito
laburista alle prossime elezioni del maggio 2015 potrebbe rendere effettiva
questa mozione d’intenti.
Il
16 ottobre, alla Camera dei Comuni, il Ministro degli esteri Philip Hammond ha
reso una dichiarazione sulla situazione in
Iraq e Siria.
Il
Ministro, nel dare testimonianza del massiccio
dispiego di forze dei Paesi islamici
a fianco degli alleati occidentali contro i contingenti dell’ISIS, ha
dichiarato che la minaccia terroristica non potrà essere sopraffatta finché
Iraq e Siria non avranno governi incapaci di marginalizzare l’attrazione che il
“Califfato” ha su una fetta del popolo, e non saranno in grado di fronteggiare
sul terreno le milizie ribelli. Nei colloqui intercorsi con il Governo iracheno Hammond è stato
rassicurato sull’impegno per un
approccio volto ad una decentramento dei
poteri insieme ad una redistribuzione
dello sfruttamento dei giacimenti
del paese: un riscontro degli impegni condivisi dalle parti è arrivata dal
colloquio con Massoud Barzani, Primo ministro del Governo regionale del
Kurdistan che, insieme agli altri ministri curdi, è prossimo all’insediamento
presso il governo di Baghdad proprio in questa settimana. Il Ministro ha
confermato che il Governo britannico farà tutto il possibile per favorire
questa importante transizione.
Sul
capitolo dell’impegno armato, Hammond ha dichiarato che il Regno Unito ha assunto un ruolo chiave nelle incursioni aeree
per quanto concerne i sistemi di puntamento montati sui droni, che saranno
presto affiancati da altri velivoli della RAF
dislocati attualmente in Afghanistan. Sul campo, i britannici hanno finanziato
l’addestramento delle forze curde alla rimozione e smaltimento degli ordigni
bellici, oltre ad aver reso una cospicua fornitura di armi pesanti ai combattenti
curdi.
Hammond,
così come nelle precedenti dichiarazioni, ha manifestato un’avversione a tutto campo per il Governo
Assad, che non può essere
considerato un potenziale alleato contro la minaccia ISIS, dal momento che prosegue
negli attacchi ai ribelli “moderati”. Il Governo di Assad è un ostacolo da
rimuovere: il Governo britannico,
che già finanzia gli oppositori al regime per sostenere la loro resilienza
contro gli effetti della guerra civile, darà a breve conto del forte sostegno finanziario che il Regno
Unito intende stanziare per un programma,
guidato dagli Stati Uniti, di addestramento alle forze armate siriane di
opposizione per fronteggiare da una parte il Governo Assad e dall’altra i
ribelli delll’ISIS.
Il
Ministro ha proseguito dando conto del contributo
britannico all’individuazione di cellule terroristiche e delle azioni
mirate a contrastare la presenza dell’ISIS sul mercato energetico e non solo.
Inoltre il Governo britannico è promotore
della Risoluzione ONU
2178 del 2014 (minaccia alla pace ed alla sicurezza internazionale causata
da atti terroristici), che dispone il dispiegamento
di una struttura internazionale volta alla dissuasione, prevenzione e disturbo
dei viaggi dei foreign fighters (militanti
dell’ISIS residenti in paesi della sfera occidentale che ingrossano le file
delle milizie terroristiche). Nell’ambito
del Forum globale contro il terrorismo
(GCTF), il Regno Unito coordina
insieme agli Emirati arabi uniti il gruppo di lavoro sul contrasto all’estremismo violento, finalizzato alla ricerca di
nuove modalità per migliorare le capacità degli alleati al contrasto della
propaganda terroristica ed al reclutamento di individui da armare per la causa
jihadista.
Nel
campo degli aiuti umanitari, il
Ministro ha informato l’Assemblea di tutti i cospicui stanziamenti del Governo per Siria ed Iraq, concentrati dal
Ministero dello sviluppo internazionale soprattutto a sostegno delle comunità
curde, oltre ai contributi ai governi giordano e libanese per l’accoglienza ai
rifugiati.
Nel
corso della seduta è stato chiesto al Ministro
di riferire sulla mancata partecipazione
della RAF ai raid aerei in territorio siriano
a fianco degli USA. Hammond ha dichiarato che
il Regno Unito, in Siria, è impegnato al momento esclusivamente in operazioni
di intelligence, benché il Governo
britannico stia rivedendo la propria posizione rispetto ad un possibile intervento
nello spazio aereo siriano: se si ritenesse necessario agire in questi termini,
il Governo si presenterà nuovamente in Parlamento per discuterne separatamente,
dal momento che il Paese non si sente
ancora legittimato a violare lo spazio aereo di una nazione che, al
contrario dell’Iraq, non ha richiesto
alcun aiuto dall’esterno.
Il
27 ottobre 2014 il Primo ministro, David Cameron, ha reso
alla Camera dei Comuni dichiarazioni sul
Consiglio europeo svoltosi a Bruxelles il 23 e 24 ottobre.
Nell’introduzione
e nel rispondere alle numerose domande posrte nel corso del dibattito, il Premier ha accentrato le sue
dichiarazioni sulla questione del
contributo finanziario del Regno Unito all’Unione europea, usando toni
molto duri nel criticare sia l’ammontare del contributo richiesto, sia i tempi
e i metodi utilizzati dall’UE per formulare la sua richiesta.
Cameron
ha innanzitutto rilevato che non era mai accaduto prima che fosse richiesto al
Regno Unito un contributo di 2 miliardi
di euro: il Governo britannico non pagherà questo enorme contributo, che non può essere definito dalla burocrazia
della UE come un “aggiustamento tecnico”. Si tratta di danaro dei
contribuenti del Regno Unito, e per questo motivo il Governo britannico ha interrotto la riunione del Consiglio del 24
ottobre, al fine di cercare una soluzione al problema dicutendone con i
Ministri delle finanze. In questa
decisione è stato sostenuto dai Primi ministri di Italia, Olanda, Malta, Grecia
e altri Paesi, che non hanno accettato di sentir definire come “aggiustamento
tecnico” una enorme richiesta di danaro, formalizzata nel corso di una riunione
tra funzionari della Commissione soltanto una settimana prima del Consiglio
europeo.
La questione non riguarda soltanto
l’ammontare del contributo richiesto, ma anche tempi e metodi. La Commissione ha ammesso che non ha
immediato bisogno dei contributi richiesti, e che non c’è urgenza per il
pagamento, calcolato per altro su statistiche non definitive: i numeri sono soltanto una “stima previsionale”,
e l’intero processo UE di valutazione qualitativa dei dati economici non si
concluderà se non entro il 2015: EUROSTAT sta ancora lavorando in tutti i Paesi
per rilevare quali siano le cifre effettive.
Cameron
ha dunque dichiarato che il Regno Unito
non pagherà il 1° dicembre 2014 i 2 miliardi di euro richiesti, che comunque
costituiscono una cifra non accettabile. Il Governo britannico si batterà
in ogni modo contro questa decisione, e chiederà di controllare i metodi sulla
base dei quali sono state condotte le statistiche. Come dichiarato dal Primo ministro italiano, anche i padri fondatori
dell’Unione europea si convertirebbero all’euroscetticismo a fronte di tali richieste.
L’Unione europea deve cambiare,
riguadagnare la fiducia dei cittadini, iniziando innanzitutto a capire che
simili pagamenti e aggiustamenti riguardano i cittadini dolorosamente tassati.
Il processo di cambiamento non sarà
certo facile, richiederà perseveranza e
duro lavoro: il Regno Unito difenderà
l’interesse nazionale e combatterà con ogni forza per riformare l’Unione
europea. Alla fine del 2017 non saranno
più la burocrazia di Bruxelles o i politici di qualsivoglia partito a decidere
se rimanere o meno nella UE. Se sarà ancora Primo ministro – ha affermato
Cameron – sarà il popolo britannico a prendere una decisione attraverso un referendum. Il dibattito si
concentrerà sull’opportunità se valga la pena restare nell’Unione, considerati
i contributi finanziari che il Regno Unito dà e riceve in ambito UE: la
decisione si baserà sulla soluzione più conveniente per un Regno Unito più forte e influente nel mondo. Cameron ha quindi
dichiarato di avere fatto presente al Consiglio europeo che la UE ha bisogno di
una combinazione di riforme strutturali per migliorare il mercato del lavoro,
stabilire e rispettare obiettivi per la riduzione dei deficit di bilancio, nonché di un’attiva politica monetaria, più
coraggiosa di quella vista finora.
Spagna
Nella seduta del 2 ottobre 2014 il Congresso
dei deputati ha approvato la richiesta di autorizzazione per la partecipazione di unità militari spagnole in
seno alla coalizione per la lotta contro l’ISIS. La proposta è
stata approvata con 314 voti favorevoli, 11 contrari e 4 astenuti: hanno votato
contro i deputati del gruppo della sinistra pluralista (G.P. LA IZQUIERDA PLURAL).
La proposta del Governo – che ha deciso il
10 ottobre di inviare truppe – è stata illustrata e motivata dal Ministro della difesa, Pedro Morenes Eulate, il quale ha
sottolineato la necessità di agire contro
la barbarie dell’ISIS, che rappresenta una pericolosissima minaccia non soltanto per i Paesi in cui opera, ma
per il mondo intero. Il Ministro ha informato che la Spagna invierà 300 militari a sostegno della coalizione
internazionale: fino a 20 ufficiali saranno integrati nel quartier generale
della coalizione; un massimo di 96 soldati saranno impiegati nel sud dell’Iraq
a sostegno delle truppe irachene per operazioni speciali; circa 95 militari
saranno impiegati a Tallil per sostenere le ordinarie
forze armate irachene, in particolare nel contrastare gli effetti degli ordigni
esplosivi; i rimanenti effettivi (circa 80 unità) si occuperanno di controllo e
intelligence. La missione spagnola –
che avrà un costo di circa 35 milioni di euro – potrà essere avviata tra la
fine dell’anno e l’inizio di quello successivo, e comporterà anche la messa a disposizione delle basi aeree
spagnole, per facilitare l’attività delle forze nordamericane (Stati Uniti
e Canada).
In conclusione, e prendendo atto degli
elementi emersi nel corso del dibattito, il Ministro ha sottolineato che – come
ricordato anche dal Consiglio dei ministri degli affari esteri dell’Unione
europea – l’azione militare è
necessaria, ma non sufficiente per vincere l’ISIS: essa è parte di una più ampia strategia che comprende mezzi politici e
diplomatici, nonché finanziamenti alla lotta contro il terrorismo e per aiuti
umanitari.
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