Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera | ||||
Titolo: | Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza. L'attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna in materia di politica estera, difesa e sicurezza Luglio - Agosto 2014 | ||||
Serie: | Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza Numero: 8 | ||||
Data: | 10/09/2014 | ||||
Descrittori: |
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Organi della Camera: |
III-Affari esteri e comunitari
IV-Difesa |
L’attività parlamentare in Francia,
Germania, Regno Unito e Spagna
in materia di politica estera, difesa
e sicurezza
N. 7 - 8
1° Luglio – 31 Agosto 2014 |
Regno Unito
Il 14 luglio il Ministro della
difesa, Philip Hammond (attualmente Ministro degli esteri dopo le
dimissioni di William Hague), è intervenuto alla Camera dei Comuni per rispondere a una serie di interrogazioni a risposta orale concernenti l’operato del suo Dicastero.
Il Ministro ha innanzitutto
assicurato che le forze attualmente di
stanza in Afghanistan sosterranno anche in futuro, con altre modalità, il nuovo
corso del Paese, e che il Regno Unito garantirà un aiuto economico non
indifferente.
Ha inoltre evidenziato che il fallimento in Irak è stato meramente
politico: sono state sottovalutate le minacce incombenti e la
preventivabile scarsa risposta delle forze irachene all’offensiva sunnita. Attualmente si sta perseguendo la linea della diplomazia e del dialogo,
auspicando la formazione di un governo condiviso: il Governo britannico intende
restare legato a tutti i paesi amici del quadrante mediorientale, in
particolare alla Giordania, con la
quale ha un consolidato rapporto finalizzato al supporto ed all’addestramento
dei quadri militari: il paese, alleato chiave, è un importante baluardo anche
per le minacce dell’ISIS.
Facendo riferimento al
prossimo Summit NATO - che sarà
ospitato in Galles - il Sottosegretario Murrison ha annunciato le priorità da affrontare: oltre al
riconoscimento dello sforzo e dei sacrifici dei partecipanti alle operazioni in
Afghanistan in questo decennio, sarà doveroso inviare alla Russia un messaggio forte che apra a qualsivoglia
scenario a fronte di ulteriori aggressioni: a tale proposito, il Regno Unito si
adopererà per incoraggiare anche gli altri paesi ad impegnarsi maggiormente
nella spesa da destinare alla difesa. Per quanto concerne il capitolo cyber
difesa, altra priorità della NATO, il Sottosegretario ha assicurato che il
Regno Unito ha un’alta preparazione nel settore, anche grazie alla stretta
cooperazione del Governo con le competenti imprese.
Sul capitolo Medio Oriente, il Ministro ha
confermato che alla Turchia, alleato storico della NATO,
attualmente impegnata nello sforzo di accoglienza dei rifugiati dalla Siria e
dall’Irak, sarà garantito tutto il
sostegno necessario in caso di aggressione dall’esterno, mentre
nell’immediato le sarà fornito un supporto di assistenza umanitaria.
A seguire, l’aula ha
ascoltato una dichiarazione
del Ministro degli esteri William
Hague sul conflitto in corso a Gaza.
Il Ministro ha indicato le priorità del Regno Unito per il conflitto israelo-palestinese:
assicurare un “cessate il fuoco”,
alleviare le sofferenze della popolazione colpita e tenere vive le prospettive per un negoziato, unica speranza per
interrompere questa catena di violenze. A tal fine sia il ministro sia il
premier hanno intrattenuto, nelle ultime settimane, fitti rapporti con i loro
omologhi di Israele e Palestina, nonché con esponenti di Egitto, Arabia
Saudita, Giordania e Quatar. Inoltre, il Governo britannico, come terzo
donatore mondiale dell’Agenzia ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA), è
impegnato per 349 milioni di sterline fino al 2015 per aiuti umanitari e
sviluppo economico della Palestina, provvedendo inoltre con 30 milioni l’anno
solo per la popolazione di Gaza.
Il compito del Regno Unito,
ha dichiarato il ministro, è quello di incoraggiare
il dialogo, sostenere l’Autorità palestinese facendo pressione su Hamas
e sugli altri estremisti. In replica ad una domanda posta da un membro della
Camera sulla scarsità di risultati diplomatici ottenuti negli ultimi anni,
Hague ha ammesso che sebbene gli europei
si spendano molto per ottenere risultati, forse soltanto gli USA riusciranno a convincere Israele ad un accordo che
sancisca la nascita di due stati indipendenti.
Quanto all’opportunità di fare
pressione sul governo dell’Egitto,
che ha storicamente sempre giocato un ruolo fondamentale nelle sorti dei
negoziati, Hague ha rilevato che il nuovo Esecutivo non ha più i rapporti privilegiati che aprivano ad un dialogo fattivo
con i vertici di Hamas, ciò che aveva consentito al precedente governo di
ottenere risultati apprezzabili. A tale proposito, ha aggiunto, diventa ancora più importante il ruolo
giocato dagli altri paesi arabi, con i quali il governo sta intrattenendo
intensi rapporti.
Infine ha pubblicamente
speso parole di elogio per il Segretario di Stato John Kerry, riferendosi all’intenso lavoro diplomatico compiuto
negli ultimi diciotto mesi a favore della causa israelo-palestinese.
Il 21 luglio, alla Camera dei
Comuni, si è tenuta l’attesa dichiarazione
del Premier David Cameron sull’abbattimento
dell’aereo civile nei cieli ucraini.
Dopo l’omaggio, condiviso
da tutti i membri della Camera, alle vittime di dieci paesi, tra i quali anche
nove cittadini britannici, il Premier
ha riferito degli incontri svolti con i leader di USA, Francia e Germania, oltre a quelli di Polonia e Olanda, Australia e Malesia per formulare istanze congiunte, a cominciare dalle
modalità di rimpatrio delle salme e all’ottenimento di tutte le necessarie
autorizzazioni e garanzie per i rilevamenti sul sito della tragedia da parte
delle autorità internazionali.
Si è convenuto che il Presidente russo debba drasticamente far cessare il flusso di aiuti ai separatisti
filorussi in attività nei territori contesi, così come favorire l’avviamento di seri rapporti tra Ucraina e Russia, ma
ancor più tra la stessa Russia e la comunità internazionale.
Cameron ha definito quello
attuale un momento cruciale per la
Russia, aggiungendo che Putin ha ora il compito di cercare un percorso di
uscita dalla crisi, altrimenti l’Occidente cambierà radicalmente il proprio
approccio con lo stato euroasiatico.
Ha poi informato l’Aula che, in accordo con gli altri leader europei, il Regno Unito sta
programmando una nuova serie di sanzioni economiche da comminare alla Russia,
per ostacolare l’accesso ai mercati, ai capitali ed alle competenze europee: il
tutto per fare cessare le ostilità.
Le sanzioni in corso, ha
informato il Premier, sono ancora di
livello 2, ma l’intenzione è quella di
incrementare il congelamento di beni e il divieto di transito in UE. Ha
aggiunto che saranno introdotte in tempi brevi le sanzioni del livello
successivo che riguardano, tra l’altro, il blocco
delle forniture militari, già in atto da parte del Regno Unito, oltre ad un
ulteriore pacchetto di sanzioni economiche, da comminare di concerto con tutti
i paesi Ue.
Il Premier, pur denunciando la terribile escalation del conflitto a Gaza, ha spezzato una lancia in favore
degli israeliani e del loro diritto a difendersi dalle bombe di Hamas. Ha fatto
sua la richiesta del Consiglio di
sicurezza dell’ONU di un immediato “cessate
il fuoco”, condannando il crescente numero di perdite ed invocando il
rispetto degli accordi internazionali sulla salvaguardia dei civili.
Il 1° settembre, alla riapertura dei lavori parlamentari, il Premier David Cameron ha reso una dichiarazione alla
Camera dei Comuni sulle conclusioni
del Consiglio europeo del 30 agosto in materia di sicurezza.
Aprendo
sull’Ucraina, ha nuovamente
condannato la presenza di contingenti russi in territorio ucraino, condividendo
l’intenzione di inasprire i
provvedimenti presi contro la Russia se dovesse persistere nella sua
politica di aggressione.
Ha
poi salutato con soddisfazione l’accordo sul “cessate il fuoco” raggiunto tra Israele e Palestina, a cui il Governo britannico ha contribuito
incessantemente. Nel ricordare che sostenere il riconoscimento di uno Stato
palestinese non significhi abbracciare necessariamente la causa terroristica di
Hamas, ha invitato il Governo israeliano
a ritirare il recente insediamento presso Betlemme, una mossa deplorevole
che potrebbe contribuire ad inficiare il processo di pace in corso. Ha
manifestato sconcerto nel ricordare i recenti episodi di antisemitismo avvenuti
in territorio inglese, ponendosi dichiaratamente contro qualsiasi forma di
razzismo, pregiudizio e discriminazione.
Cameron
ha, quindi, affrontato la questione ISIS,
concordando con la linea del Consiglio di intervenire alla fonte, cercando di
ostacolare i viaggi di cittadini europei sospettati di connivenza verso Siria e
Irak, e conducendo parallelamente un’azione politica e diplomatica. Ricordando
che il Regno Unito già provvede a rifornire di equipaggiamenti militari le
forze curde oltre ad affiancare operativamente l’aviazione statunitense, il Premier ha dichiarato che l’Occidente dovrà lavorare alla sorgente
del problema, favorendo lo sviluppo di collettività democratiche nei paesi ove
ha attecchito il terrorismo.
il
Governo ha già preso delle misure operative per la prevenzione ed la lotta alla
minaccia terroristica in casa: controllo mirato di persone sospette in entrata
ed in uscita dal paese, perseguimento dell’attività terroristica anche se
compiuta oltre confine, controllo del web.
Il Premier ha tuttavia dichiarato che sono due i punti chiave su cui impegnarsi: innanzitutto il controllo
delle frontiere, rispetto al quale Cameron ha impegnato la Camera a
riempire il vuoto normativo in materia di controllo e di revoca dei passaporti
a soggetti sospetti, introducendo poteri
temporanei alle forze dell’ordine, insieme con appropriate garanzie e
strumenti di controllo. Poiché le norme in materia sono oggi messe in
discussione nelle aule di tribunale, ha annunciato che il Parlamento legifererà affinché nessuno possa ostacolare l’azione
di controllo sui sospetti, in uscita ma soprattutto in entrata, anche
ampliando le fattispecie per la revoca della cittadinanza, con l’acquisizione
della discrezionalità nel rifiutare l’ingresso nel paese a cittadini britannici.
L’altro punto chiave
riguarda i sospetti estremisti già nel
Regno Unito: Cameron ha annunciato l’ampliamento
delle misure già in atto per la tutela del territorio, a cominciare dalle
misure d’intelligence e di controllo,
pur sottolineando che la sfida alla minaccia terroristica non può
concretizzarsi soltanto in un accrescimento dei poteri, ma nel modo in cui
fattivamente questi poteri vengano utilizzati.
Inoltre, per diversificare
l’approccio, nei casi di estremismo indotto, si è intrapreso un programma di prevenzione chiamato “de-radicalizzazione”,
consitente in un “contro-lavaggio del
cervello” per tutti i soggetti sotto
misure di sorveglianza, modulato per più livelli di fanatismo religioso, e
nella chiusura di cellule che promuovano estremismi. Aderire ai valori britannici - ha concluso David Cameron - non è un’opzione o una scelta, ma un dovere per tutti coloro che vivono
in queste isole.
Francia
L’8 luglio si è svolta presso la Commissione
affari esteri dell’Assemblea nazionale, l’audizione
del Ministro degli esteri Laurent
Fabius. Rispondendo alle domande degli intervenuti, il ministro si è soffermato
inizialmente sulla situazione in Ucraina, dove le truppe regolari hanno ripreso il controllo delle città di Slaviansk
e Kramatorsk, costringendo i separatisti a ripiegare nella regione di Donetsk.
Gli scambi diplomatici seguono il
“formato Normandia”, articolato intorno a Francia,
Germania, Russia e Ucraina, con interventi specifici degli Stati Uniti e
della Polonia. Quattro sono gli obiettivi della Francia: proclamazione
e applicazione del “cessate il fuoco”;
protezione della frontiera russo-ucraina;
liberazione di tutti gli ostaggi; riunione del gruppo di lavoro
Russia-Ucraina-OSCE. La Russia ha accettato che l’Ucraina possa controllare
alcuni posti di frontiera, ma nel contempo si assiste al passaggio di uomini e
armi provenienti dalla Russia.
Per quanto concerne l’Iran, è probabile che il termine del
negoziato – fissato per il 20 luglio – sia prolungato, dal momento che registra
una stagnazione. Le questioni più importanti non sono state regolate, in primo
luogo quella del nucleare, sulla
quale la posizione della Francia è netta:
la conclusione deve essere un accordo
serio, che autorizzi il nucleare civile, ma impedisca il nucleare militare
nella prospettiva della fabbricazione della bomba.
Il ministro ha quindi
sottolineato l’estrema pericolosità dell’azione,
in Irak, dello Stato islamico in
Irak e nel Levate (ISIS): è la prima volta nella storia che un gruppo
terrorista è sul punto di prendere il controllo di uno Stato, o di una gran
parte di esso. Prendendo il controllo della città di Mossoul, l’ISIS ha messo le mani su 500 milioni di euro, e lo sbando
dell’esercito iracheno gli ha consentito di prendere il controllo di armi
sofisticate, che sono poi passate in Siria. Occorre vigilare con attenzione su questo gruppo barbaro e fanatico, il cui obiettivo è la creazione di un
califfato non soltanto in Irak e Siria, ma anche nel sud della Turchia, in
Giordania, Israele e nei territori palestinesi. A fronte di questa
situazione, la posizione della Francia
si fonda su tre assi: condannare fermamente l’ISIS, che la
Francia ha fatto iscrivere nella lista delle organizzazioni terroristiche; agire per un Irak unito, dove le tre
cariche istituzionali più importanti – Presidente della Repubblica, Primo
Ministro e Presidente del Parlamento – siano divise tra sunniti, sciiti e
curdi; rafforzare il sostegno
all’opposizione moderata in Siria, per aiutarla a fronteggiare il pericolo dell’ISIS,
che sta facendo il gioco di Bashar el-Assad, per quanto quest’ultimo finga di
contrastare l’organizzazione terroristica.
Fabius si è soffermato,
infine, sulla situazione in Israele e
nei Territori palestinesi: situazione spaventosa, sulla quale occorre agire
moltiplicando gli sforzi diplomatici, anche se è noto che anche l’azione
pressante del Sottosegretario Usa, John Kerry non ha prodotto risultati. Come fare affinché le due parti applichino
la soluzione “due Stati” sotto la pressione internazionale?
Il 20 agosto, presso le Commissioni congiunte affari esteri e
difesa di Senato e Assemblea nazionale, il Ministro degli esteri Laurent Fabius ha reso una dichiarazione sul conflitto iracheno.
Fabius
ha compiuto una panoramica sullo stato attuale della guerra civile in Irak, dove la Francia è impegnata con
interventi umanitari e, sul piano militare, ha appena fornito armamenti all’esercito curdo. L’impegno francese in tema di
rifugiati, inoltre, è quello di permettere alle popolazioni irachene di restare
sul posto, che significherebbe una sconfitta per la parte terrorista che
auspica l’abbandono delle case da parte di tutte le popolazioni minacciate. Sul piano politico, ha evidenziato che
la molteplicità dei fattori in campo richiede una convergenza piena d’intenti tra gli alleati, come più volte richiesto
dalla Francia.
Anche
in seno all’UE, dove Fabius ha avuto
l’impressione, soprattutto nel corso dell’ultimo Consiglio, che le sue
posizioni non siano affatto gradite per le sue esternazioni, la Francia ha utilizzato toni forti per fare
presente a tutti gli Stati che affrontare questa situazione così eccezionale richiede
una velocizzazione dei tempi d’intervento.
I
risultati ottenuti, a detta del ministro utili e positivi, si sono
concretizzati pertanto nell’organizzazione di un ponte aereo: inoltre i paesi pronti a fornire armamenti sono stati
incoraggiati a farlo, ma soprattutto il governo iracheno ha ricevuto un sostegno unanime, non solo dell’UE ma anche delle Nazioni Unite, a riprova che la Francia, ha aggiunto, non
deve affatto vergognarsi per come ha agito.
Fabius
ha riferito infine dell’annuncio del Presidente Hollande di una prossima iniziativa
della Francia, che convocherà una Conferenza
internazionale, per prendere nuove
misure condivise contro l’ISIS. Il Governo lavorerà per assicurare che
questa Conferenza, se vuole essere efficace, soddisfi tutti i paesi arabi ed
anche l'Iran, nonché i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza, tra
cui Cina e Russia.
Per
quanto riguarda la crisi ucraina, il
ministro ha manifestato forti dubbi
sulle affermazioni russe di non aver violato i confini territoriali, benché
il proprio omologo Lavrov l’abbia rassicurato sulla bontà delle proprie
affermazioni. L’ultima riunione (17
agosto) tenutasi con Germania, Ucraina e Russia, durata cinque ore, non ha prodotto alcun risultato sulle
modalità di un “cessate il fuoco”, d’un controllo delle frontiere e tantomeno
dell’evoluzione politica delle regioni contese: si rende quindi necessaria l’azione
di controllo di un organismo internazionale che possa garantire almeno il passaggio
dei convogli umanitari, per evitare che la Russia possa servirsene come di un
“cavallo di Troia”.
La Francia sostiene una linea di
fermezza, ha concluso il ministro, dal momento che non è ammissibile
che un Paese possa annettere con la violenza parte di un altro attraverso
l’invio di contingenti militari o sostenendo con proprie milizie altri
aggressori; nel contempo occorre
perseguire il dialogo, poiché storicamente la Russia ha sempre avuto
stretti rapporti con la Francia e il Paese, lo si voglia o no, è
geograficamente parte dell’Europa.
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