Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera | ||||
Titolo: | Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza. L'attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna in materia di politica estera, difesa e sicurezza. Giugno 2014 | ||||
Serie: | Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza Numero: 6 | ||||
Data: | 07/07/2014 | ||||
Descrittori: |
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Organi della Camera: |
III-Affari esteri e comunitari
IV-Difesa |
L’attività parlamentare in Francia, Germania, Regno
Unito e Spagna
in materia di politica estera, difesa e sicurezza
N. 6 30 Giugno 2014 |
Regno Unito
Il 4
giugno, presso la Camera dei Lords,
di fronte alle due Camere convocate in seduta comune, la Regina Elisabetta II ha pronunciato l’annuale Discorso
della corona all’apertura della sessione del Parlamento, per illustrare
l’agenda del governo nell’ultimo anno del suo mandato prima delle
prossime elezioni del 2015. Lo speech, il cui contenuto è stato concordato con il premier David Cameron, oltre a trattare
tematiche di sviluppo e giustizia sociale ha fatto il punto sugli attuali impegni
del Paese in tema di sicurezza internazionale.
La Regina ha assicurato che il Regno Unito
si adopererà per la pace e la sicurezza dei confini dell’Europa, e per
relazioni stabili tra Russia e Ucraina basate rispetto della sovranità
nazionale, dell’integrità territoriale e del diritto internazionale.
Ha annunciato che il Governo si impegnerà:
ad accrescere gli sforzi in Siria per
la situazione umanitaria, per ridurre la violenza e per promuovere la stabilità
politica nel paese; a favorire una agevole transizione in Afghanistan, in vista del ritiro dei contingenti militari; a
raggiungere un accordo globale con l’Iran
sull’arricchimento nucleare da parte del paese islamico.
Il 16 giugno, alla Camera dei Comuni, il Ministro
degli esteri William Hague ha
reso una dichiarazione
sulla situazione in Iraq e sulla lotta alle violenze sessuali nei conflitti.
In apertura, il
ministro si è soffermato sull’escalation militare dei contingenti
armati dell’ISIL delle ultime
settimane, culminata con la presa della città di Mosul. Sulla composizione
delle bande armate attualmente in azione, nei cui ranghi si sono rilevate unità
non locali, il Governo stima che sono almeno 400, tra cittadini britannici
o direttamente connessi a loro, i soggetti attualmente all’estero che potrebbero
avere legami con i combattenti dell’ISIL
o esserne finanche seguaci, e che rappresentano, ad oggi, un potenziale rischio
allorché facessero ritorno nel Regno Unito.
Nello specifico,
il Governo, in stretto contatto con quello iracheno, darà tutta l’assistenza
necessaria per fare fronte alle minacce terroristiche nell’intera regione,
oltre a fornire assistenza umanitaria. Hague ha invece escluso l’eventualità di un coinvolgimento
militare con gli USA, così come ribadito nell’incontro avuto a Londra il 13
giugno con il Sottosegretario di Stato USA, John Kerry. L’impegno prioritario è
la promozione ed il sostegno a coloro che lavorano per la transizione
democratica del paese, auspicando la rapida formazione di un Governo in esito
al voto popolare dello scorso aprile.
Il ministro ha poi
ricordato l’impegno del Regno Unito in
tutta l’area, dal sostegno all’opposizione moderata in Siria, agli aiuti forniti ai governi di Libano e Giordania, nonché in Kurdistan in materia di sicurezza ed assistenza umanitaria.
Ha poi ricordato
che a Londra si è appena tenuto un Summit
sulla lotta alle violenze sessuali nei conflitti, al quale hanno
partecipato 128 paesi e numerose delegazioni da tutto il mondo: l’obiettivo è
di trovare un comune accordo per contrastare
l’impunità nell’uso dello stupro come strumento di guerra e nel cambiare
l’approccio con questo annoso problema.
Il ministro ha
dichiarato di aver aperto la strada ad un protocollo
condiviso per investigare e
perseguire questi crimini; il Regno Unito, così come altri paesi tra cui
Giappone, USA ed Australia, ha finanziato con 6 milioni di sterline un fondo
per l’aiuto ai sopravvissuti alle violenze carnali in guerra; inoltre, ha
annunciato che sia la Repubblica
centrafricana sia la Somalia
hanno intrapreso progetti pilota per rispondere alle urgenze che affliggono
quelle regioni, perennemente in stato di guerra.
Hague ha quindi
accennato al rapimento delle studentesse in Nigeria, annunciando che
si sta operando con altri governi per istituire una intelligence comune agli stati confinanti con il paese africano, da
rendere operativa nell’immediato. Il Governo britannico è fortemente impegnato in
Nigeria: il ministro ha annunciato un incremento degli impegni sia nel campo
dell’addestramento all’esercito nigeriano e di assistenza
alla sicurezza del paese, sia la genesi di progetto educativo, insieme agli
USA, per istruire un milione di bambini.
Sull’argomento, il ministro ha concluso con l’impegno a lavorare sul protocollo
sottoscritto al Summit e di persistere nell’impegno alla lotta alle violenze
sessuali, senza abbassare la guardia.
Hague si è quindi
soffermato sui rapporti con l’Iran,
funzionali anche alla stabilità dei suoi paesi confinanti, l’Iraq e
l’Afghanistan. Insieme al Governo iraniano si stanno affrontando sfide comuni,
come la lotta al narcotraffico, e
nel contempo ci si confronta sull’impegno della repubblica islamica a desistere sul tema dell’arricchimento,
che minaccia, per altro, la proliferazione nucleare
nell’intera regione.
Il Regno Unito sta
lavorando affinché anche l’Iran dia
il suo contributo al processo di deescalation delle crisi
che coinvolgono i suoi due confinanti, iniziando col cessare qualsiasi sostegno
ai gruppi settari presenti nella regione. Nell’incontro con il suo omologo
iranianao Zarif, Hague ha insistito sull’interesse anche iraniano rispetto al
coinvolgimento dei sunniti nello scenario politico iracheno, in modo da creare
una coesesitenza tale da allentare la minaccia incombente.
Il 17
giugno il Ministro degli esteri,
William Hague, è intervenuto nuovamente alla Camera dei Comuni per rispondere a una serie di di interrogazioni a risposta orale concernenti l’operato del suo dicastero.
Riguardo al Medio Oriente, il ministro si è soffermato innanzitutto sui
rapporti tra Israele e Palestina,
sottolinendo che il Regno Unito continua sostenere con vigore la linea
negoziale del Quartetto di arrivare ad una soluzione
del conflitto con la crezione di due
Stati: ciò consentirebbe sicurezza per Israele e uno Stato autosufficiente
per la Palestina. Una condizione
fondamentale per raggiungere questo risultato è la riunificazione
di Gaza al West Bank, sotto un
Governo impegnato per la pace. Sotto questo profilo il ministro ha sottolineato
che nel nuovo Governo tecnico dell’Autorità palestinese non ci sono membri di
Hamas, che dovrebbe rinunciare all’uso della violenza, riconoscere Israele e
accettare gli accordi siglati. Purtroppo al
momento i negoziati – nonostante gli sforzi del Sottosegretario di Stato
USA, John Kerry – sono in una fase di
stallo, e il Regno Unito, insieme all’Unione europea e agli Usa, è
impegnato a rappresentare a entrambe le parti i vantaggi anche economici che la
soluzione “due Stati” comporterebbe. Nel rispetto di questa linea diplomatica, il Regno Unito condanna con forza sia
l’espansione degli insediamenti illegali da parte di Israele, sia la pratica
israeliana di processare gli arabi palestinesi che vivono nel West Bank secondo
la legge marziale, mentre agli israeliani viene applicata la legge civile:
questi comportamenti costituiscono una grave difficoltà per il proseguimento
dei negoziati di pace. Hague ha, infine, assicurato che sarà profuso ogni
sforzo, affinché anche i Palestinesi residenti a Gerusalemme est possano
partecipare alle elezioni, previste entro sei mesi, per la costituzione del
nuovo Governo tecnocratico.
Il ministro ha quindi evidenziato la crescente minaccia terrorista alla
sovranità dell’Iraq, esacerbata dal
rifiuto di Assad di negoziare una transizione politica. Il Regno Unito, con gli
Usa e l’Unione europea sta operando per portare stabilità, sconfiggere il
terrorismo e rimediare all’urgenza umanitaria.
Anche in Iran si sta lavorando affinché il Governo di quel Paese si
astenga dal sostenere i gruppi
terroristici che operano nel Medio Oriente, e si impegni a raggiungere con
successo la conclusione dei negoziati
nucleari, prevista per il 20 luglio. Il Regno Unito agirà per un più ampio
cambiamento della politica estera iraniana, che potrebbe avere la capacità di
giocare un’importantissimo ruolo positivo in tutta la regione mediorientale.
Nella Repubblica
Centrafricana permane una situazione
preoccupante, che richiede una continuità di impegno in collaborazione con
le Nazioni Unite. Il ministro ritiene importante che la Presidente ad interim abbia richiesto l’intervento della Corte criminale
internazionale: è un passo importante, che dimostra che la Corte sostiene i
governi africani che ne richiedano l’intervento. E’ inoltre significativa
l’iniziativa dell’Unione africana di lanciare nella Repubblica centrafricana un
progetto pilota a sostegno delle vittime
della violenza sessuale. Si sta anche agendo per trovare una modalità
attraverso la quale la comunità internazionale possa agire unitamente per porre rimedio alla vergogna dei soldati
bambini, vittime di abusi e violenze.
Infine, il ministro ha risposto a
interrogazioni sull’Ucraina. Con
l’elezione del Presidente Poroshenko, il popolo ucraino ha lanciato un chiaro
segnale a sostegno delle riforme e della riconciliazione, ma purtroppo bande
armate illegali – sostenute dalla Russia – continuano a negare ai cittadini di
Donetsk e Luhansk l’opportunità di costruire un nuovo futuro per il loro Paese.
E’ importante che la comunità internazionale, e soprattutto l’Unione europea,
continuino a esercitare pressioni sulla
Russia, affinché desista dal sostenere i gruppi armati illegali e continui il
dialogo con il nuovo Presidente ucraino. In questa prospettiva rientra anche
l’azione dell’Ue, perché sia rivista la
decisione della società russa Gazprom di sospendere le forniture di gas
all’Ucraina: il Regno Unito sostiene pienamente il ruolo della Commissione
europea nel tentativo di facilitare un accordo, e continuerà ad agire in questa
direzione.
Il 17
giugno, presso la Camera dei Lords
riunita in in Grand Committee, il Ministro aggiunto principale presso il Ministero degli
affari esteri e del Commonwealth, Baronessa Warsi, ha risposto –
nel corso di uno short
debate - ad una serie di interrogazioni orali sul
Mediterraneo orientale.
Rispondendo alle numerose domande, il ministro ha tenuto a
sottolineare, in premessa, che è
interesse del Regno Unito non ridursi alla semplicistica visione che tutto
possa essere criticato nell’azione o nell’inazione dell’Occidente nel
Mediterraneo orientale: è compito della
diplomazia rispondere con flessibilità alle situazioni di un mondo in
cambiamento. Una delle sfide del Foreign
Office è di guardare sempre a ciò che si perde e a ciò che si guadagna, in
modo tale da tenere sempre bilanciati gli interessi strategici.
Per esempio, è stato molto importante per il Regno Unito
accrescere, nonostante alcune preoccupazioni, le relazioni con l’Iran, fino all’apertura di una Ambasciata a Teheran: numerosi sono,
infatti, gli interessi comuni britannici e iraniani.
Per quanto riguarda la Turchia,
il Regno Unito è da sempre uno dei più fervidi sostenitori dei negoziati di
accesso della Turchia all’Unione europea. E’ essenziale non portare la Turchia a dubitare se sia nel proprio interesse entrare
o meno nella Ue, in considerazione del ruolo
fondamentale che quel Paese può svolgere per la prosperità e la sicurezza in tutto il Mediterraneo orientale. La
Turchia è un partner strategico, che ha dimostrato il proprio impegno
nell’allineare la propria politica estera alla politica estera e di sicurezza
comune dell’Unione europea. Si pensi soltanto all’impegno che la Turchia sta
profondendo nell’accogliere i profughi siriani.
Sotto questo profilo, la Baronessa Warsi ha sottolineato
che il Regno Unito è in prima fila nell’impegno umanitario internazionale a
favore della Siria, per il quale ha
finora stanziato 600 milioni di sterline. Occorre
continuare a impegnarsi, ma nello stesso tempo rafforzare l’intervento delle Nazioni Unite, anche attraverso
un’ulteriore risoluzione del Consiglio di sicurezza.
La disastrosa situazione in Iraq continua a suscitare fortissime preoccupazioni, ed è perciò
fondamentale continuare a combattere gli
estremismi, e favorire l’elezione di
un nuovo Governo, che faccia sentire tutte le comunità parte del processo
decisionale, e non crei spazio per i gruppi estremisti.
Il Mediterraneo orientale potrebbe fornire
un’importantissima fonte alternativa di energia, questione prioritaria per
l’Unione europea. Ma questo obiettivo non sarà raggiungibile, se non si
risolverà la questione cipriota.
Ovviamente, la riunificazione di Cipro è di primaria importanza soprattutto per
l’economia dell’isola, e per questo la
diplomazia britannica sta profondendo i massimi sforzi, sostenendo i buoni
uffici della missione delle Nazioni Unite, in stretta cooperazione con i
partner ad Ankara e Atene, e con la Ue.
In conclusione del suo intervento, il ministro ha
sottolineato che il Regno Unito sostiene con forza che la politica estera debba
considerare prioritaria la libertà di religione e di credo: se gli Stati
sostenessero tale libertà, molti dei conflitti interreligiosi e intrareligiosi
potrebbero iniziare a essere risolti.
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