Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera | ||||
Titolo: | Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e di sicurezza. L'attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna in materia di politica estera, difesa e sicurezza. Maggio 2014 | ||||
Serie: | Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza Numero: 5 | ||||
Data: | 10/06/2014 | ||||
Descrittori: |
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L’attività parlamentare in Francia, Germania, Regno
Unito e Spagna
in materia di politica estera, difesa e sicurezza
N. 5 31 Maggio 2014 |
Francia
Si è tenuta il 20 maggio presso la Commissione
Affari esteri dell’Assemblea nazionale, l’audizione
del Ministro degli esteri Laurent
Fabius. Rispondendo alle domande degli intervenuti, il ministro si è soffermato
inizialmente sulla complessa situazione
in corso nell’Africa occidentale
francofona e sulla crisi ucraina.
Riguardo al Mali, dove la presenza francese è consolidata, il ministro ha condannato vigorosamente l’assalto al governatorato di Kidal, a
nord del Paese, per opera dei separatisti del MNLA, disattendendo l’accordo di Ougadougou - fortemente voluto
dalla Francia – che imponeve il “cessate il fuoco” e di fatto riconciliava i
ribelli con le forze governative. Fabius ha sollecitato l’ambasciatore francese
a Bamako a coordinare un tavolo multilaterale
con autorità locali, Ue ed USA per perseguire la strada del dialogo. Il
ministro ha informato che intende mantenere nel Paese africano un contingente di mille unità francesi addestrate contro il terrorismo.
Fabius ha riferito poi sul Vertice sulla sicurezza della Nigeria, ospitato a Parigi il 17 maggio
con i Capi di stato di cinque paesi africani, insieme a rappresentanti di Stati
Uniti, Regno Unito e Unione europea, ribadendo il ruolo di protagonista della Francia
nella politica dell’Africa occidentale. Si è deciso di intensificare il
coordinamento tra i paesi africani interessati dalla lotta a Boko Haram con
l’istituzione di pattugliamenti armati tra Nigeria e paesi confinanti, la
creazione di una cellula unica di scambio d’informazioni sul traffico d’armi e una
strategia comune per la lotta al terrorismo.
Passando alla situazione in Ucraina, il ministro ha annunciato che
la Francia – la quale ha contribuito
insieme ad altri paesi al corretto svolgimento delle operazioni di voto
svoltesi il 25 maggio - ospiterà il 6
giugno le cerimonie per la commemorazione
dello sbarco in Normandia. Per l’occasione saranno presenti il Presidente Putin, il Presidente Obama ed altri Capi di Stato: i due Presidenti saranno ricevuti,
separatamente, dal Presidente Hollande per discutere dell’Ucraina. Il ministro ha
ribadito la linea diplomatica francese di proseguire sulla strada della fermezza e delle sanzioni, senza
abbandonare la strada del dialogo con le
autorità russe.
Riferendosi ai negoziati israelo-palestinesi, al momento bloccati, Fabius ha
riferito di essere in contatto con le autorità dei due paesi e con gli Stati
Uniti: la Francia, da sempre favorevole all’unità palestinese, ha
posto come condizioni il riconoscimento dello Stato di Israele, il rifiuto del
ricorso alla violenza e l’accettazione degli accordi conclusi. Il ministro ha
fatto trapelare una certa dose di scetticismo sul buon esito dei negoziati, proponendosi
come possibile intermediario per la ripresa del confronto.
Sulla questione dell’arrichimento dell’uranio da parte della Repubblica islamica dell’Iran, il ministro ha ricordato i negoziati intrapresi dal 13 maggio a Vienna e conclusi senza raggiungere alcun accordo. Ha inoltre ricordato che
nel 1994 l’Ucraina ha rinunciato al nucleare a fronte della salvaguardia internazionale
dei propri confini; l’invasione della Crimea offre purtroppo il fianco ad altri
paesi come l’Iran e Libia, che pure hanno rinunciato in cambio della
salvaguardia territoriale, per rivendicare l’arma atomica come migliore
garanzia di difesa.
L’audizione si è conclusa con il capitolo Libia: Fabius ha riferito di aver
richiesto al Segretario generale dell’ONU
di nominare un rappresentante di alto
livello incaricato di intraprendere una discussione con tutte le fazioni armate
(katibas) che si fronteggiano nel
paese nordafricano. Dopo le elezioni
previste a luglio ci sarà bisogno di tutto il sostegno necessario a gestire la confusione che regna in Libia: la
Francia, insieme agli USA, al Regno Unito e ai paesi confinanti Egitto ed
Algeria, agirà per evitare, tra
l’altro, che i gruppi armati violino i
confini del paese. A tal fine, il ministro ha in animo di convocare, a
Parigi, un vertice internazionale per provare
a ristabilire l’ordine nel Paese.
Germania
Nella Sottocomissione
sulla prevenzione civile delle crisi e la gestione dei conflitti del Bundestag,
si è svolta il 5 maggio 2014 una
seduta pubblica dedicata al decimo anniversario del piano
di azione “Prevenzione civile delle crisi, risoluzione dei conflitti e
consolidamento della pace”,
approvato dal Governo federale tedesco il 12 maggio 2004. Al dibattito sono stati invitati a
partecipare, oltre ad un rappresentante del Ministero federale degli affari
esteri, anche alcuni esperti in
materia.
Come sottolineato dal rappresentante del Ministero degli esteri, con il piano di azione
del 2004 il Governo federale ha fissato a livello internazionale nuovi criteri per la risoluzione dei
conflitti, in virtù dei quali oggi la prevenzione
civile delle crisi ha assunto una importanza particolare nella politica
estera tedesca. L’aspetto problematico è piuttosto rappresentato dalla mancanza
di visibilità di questo tipo di prevenzione: mentre i successi sono
difficilmente documentabili, risulta invece spesso evidente solo il fallimento
delle iniziative intraprese. Tuttavia, secondo il rappresentante governativo,
il riconoscimento precoce e tempestivo delle crisi è fondamentale, così come è
auspicabile una migliore connessione tra
Governo e società civile.
Cornelia Brinkmann, dell’Istituto Steps for Peace, ha insistito su una maggiore visibilità dell’impegno civile e, soprattutto, sulla
realizzazione di progetti a lungo
termine finanziati dal bilancio federale. Martina Fischer, della Berghof Foundation, ha criticato la riduzione del numero di
poliziotti tedeschi impiegati nelle aree di crisi: l’invio di forze
speciali di polizia rappresenta infatti, a suo parere, una buona via di mezzo
tra impegno civile e impegno militare.
Hans-Dieter Heumann, presidente dell’Accademia federale per la politica di sicurezza, ha
sottolineato l’importanza di un’azione
coordinata, affermando che la prevenzione civile delle crisi non può
funzionare da sola, ma deve essere accompagnata dalla prevenzione militare: il
valore aggiunto e la maggiore possibilità di successo sono determinati
dall’utilizzo concomitante di entrambi gli strumenti.
Winfried Nachtwei, ex deputato dei Verdi, ha evidenziato gli sviluppi positivi del piano, che hanno portato al riconoscimento e
all’accettazione della prevenzione civile delle crisi nel campo della politica
estera, come del resto è dimostrato dalla stessa costituzione del Sottocomitato
nel 2009.
Regno Unito
Il 13
maggio 2014 la Commissione Difesa
della Camera dei Comuni ha pubblicato una
relazione sulla missione in Afghanistan, in vista del ritiro completo
delle truppe britanniche atteso per
la fine dell’anno.
Il documento manifesta una forte preoccupazione per le sorti
dell’Afghanistan nel periodo successivo al ritiro, e focalizza l’attenzione
sul ruolo che i britannici svolgeranno, nella seconda fase, a sostegno delle
forze afghane. Mentre la minaccia
talebana rimane intensa e persistente, il tasso di abbandono tra le fila
delle Forze di sicurezza afghane resta alto, e rischia di minare gli sforzi
fatti fino ad ora.
Si rende pertanto necessario che il nuovo Presidente afghano (le elezioni si sono tenute il 5 aprile, ma lo
scrutinio non è ancora terminato) si
impegni sia a coinvolgere nello
sviluppo democratico del paese tutti gli attori della società afghana, compresi
i Talebani, sia a sviluppare un lavoro costruttivo con la comunità
internazionale. In particolare, il Regno Unito auspica la firma di un accordo bilaterale come pure di uno
multilaterale, che confermino la base giuridica per la futura presenza in Afghanistan di forze internazionali dopo il
2014.
In questa fase di transizione il
Dipartimento per lo sviluppo internazionale britannico, in aggiunta all’impegno
sostenuto per l’addestramento del corpo ufficiali afghani gestirà, in
particolare, il corretto funzionamento
dei programmi di aiuto. Altri dipartimenti governativi sosterranno la creazione delle istituzioni dello Stato,
lo sviluppo delle forze dell’ordine
e della giustizia e la facilitazione
dello sviluppo commerciale del paese.
Il Regno Unito ha come priorità il pieno
sostegno all’emancipazione femminile nel
paese, pertanto si richiede esplicitamente al Governo di confermare gli impegni
presi per le donne afghane, che il governo del paese deve recepire per
garantirsi i futuri aiuti britannici e della comunità internazionale.
Nella rezione
si rileva, inoltre, il fallimento della strategia di lotta alla droga
ed al narcotraffico condotta dal Regno Unito: il
Si evidenzia, infine, il ruolo che il Regno Unito ha svolto finora per intessere rapporti trilaterali con il Pakistan e l’Afghanistan, paesi che
condividono le stesse sorti nel fronteggiare un nemico comune: si auspica la
prosecuzione di questo processo comune a guida britannica, nella consapevolezza
che la riconciliazione tra Talebani e
governi nazionali appare l’unica
strada per la risoluzione dei conflitti in corso.
Il giorno successivo, 14 maggio, il Ministro per lo sviluppo internazionale,
Justine Greening, ha reso in plenaria una dichiarazione,
che sostanzialmente convalida le
conclusioni della relazione della Commissione difesa. Il ministro ha,
infatti, insistito sull’importanza delle
elezioni dello scorso 5 aprile, assicurando che il Regno Unito seguirà il
processo di democratizzazione in Afghanistan, e garantirà i necessari aiuti
economici e umanitari. In particolare, si è compiaciuta per l’apprezzabile
presenza femminile alle urne, e ha ribadito l’impegno del suo Ministero a
favorire una sempre più ampia partecipazione femminile alla vita politica,
sociale ed economica del Paese.
Ha poi sottolineato che il Regno
Unito continuerà a sostenere l’Afghanistan anche dopo il ritiro delle truppe
britanniche, purché gli afghani facciano la loro parte: a questo riguardo
saranno decisivi gli esiti del Vertice
NATO sull’Afghanistan, che avrà luogo in Galles il prossimo settembre.
Il ministro ha anche riconosciuto
una qualche difficoltà nella lotta alla droga e al narcotraffico, ed ha
assicurato che il Governo britannico continuerà la sua opera per
l’avvicinamento tra Afghanistan e Pakistan.
Di ritorno dal Consiglio Affari
esteri dell’UE tenutosi il giorno prima a Bruxelles, il 13 maggio il Ministro degli
esteri, William Hague, ha reso
una dichiarazione
alla Camera dei Comuni sui recenti sviluppi in Ucraina. Particolare preoccupazione
desta la situazione nelle due regioni di
Donetsk e Luhansk, nelle quali cresce la propaganda separatista, certamente fomentata dalla Russia. Il
Governo del Regno Unito ritiene che il proprio interesse nazionale richieda
un’Ucraina democratica, e di conseguenza è impegnato a evitare ulteriori escalation della crisi, sostenendo
l’indipendenza e la sovranità dell’Ucraina.
In vista delle elezioni del 25, il
ministro ha ricordato che il Regno Unito,
impegnato in prima linea, sta
contribuendo, per adesso, con 100 osservatori alla missione di supporto OSCE,
e con un contributo economico di un milione e mezzo di sterline.
La linea della diplomazia e della fermezza è stata, del resto, ribadita
dal Consiglio Affari esteri dell’UE, che si è dichiarato pronto a incrementare le sanzioni,
nel caso in cui la Russia non rispetti gli impegni assunti a Ginevra lo scorso
17 aprile. In tal senso, molto chiari sono stati, nella conferenza stampa
seguita al Consiglio, la Cancelliera Merkel e il Presidente Hollande: si è
anche pronti a intervenire in difesa della Carta delle Nazioni Unite e del
diritto internazionale. Questo è il motivo per cui la NATO ha deciso di fornire le più ampie rassicurazioni in
particolare agli Stati baltici: altri caccia britannici sono stati già inviati
a rinforzare il pattugliamento dei
cieli del Baltico. Il ministro ha
anche assicurato che c’è pieno coordinamento
con gli Stati Uniti, sia sul fronte della fermezza diplomatica, sia
sull’applicazione delle sanzioni, anche individuali, comminate dall’UE.
Il ministro ha poi dato conto del
sostegno del Regno Unito, in linea con quanto definito dall’UE, alle Repubbliche
di Georgia e Moldova: ci si augura che quanto prima si possa arrivare alla firma
di accordi di associazione con i due Paesi.
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