Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera
Titolo: Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza. L'attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna in materia di politica estera, difesa e sicurezza. Febbraio 2014
Serie: Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza    Numero: 2
Data: 20/03/2014
Descrittori:
ATTI PARLAMENTARI   DIFESA E SICUREZZA INTERNAZIONALE
DIFESA NAZIONALE   FRANCIA
GERMANIA   GRAN BRETAGNA
POLITICA ESTERA   SPAGNA
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
IV-Difesa

 

 

 

 

 

 

 

 

 


RASSEGNA PARLAMENTARE COMPARATA
 DI POLITICA INTERNAZIONALE E SICUREZZA

 

L’attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna

in materia di politica estera, difesa e sicurezza

 

 

N. 2                                                                                                                   28 Febbraio 2014

 

Francia

 

Il 10 febbraio 2014 l’Assemblea nazionale ha approvato il disegno di legge sulla politica di sviluppo e di solidarietà internazionale che concretizza, tra l’altro, un impegno assunto dal Presidente Hollande in campagna elettorale. Il provvedimento sarà esaminato dal Senato ad aprile, dopo la sosta per le elezioni municipali di marzo.

Intervenendo in apertura del dibattito, il Ministro con delega allo Sviluppo (nell’ambito del Ministero degli Esteri), Pascal Canfin, ha tenuto a precisare che per la prima volta viene offerta al Parlamento la possibilità di discutere in materia di politica di sviluppo e solidarietà internazionale. Fino ad oggi, infatti, il Parlamento è intervenuto su questa materia solo attraverso la legge finanziaria, demandando al Governo tutti gli orientamenti strategici.

Il testo approvato dall’Assemblea nazionale, che riafferma la priorità degli aiuti all’Africa sub-sahariana ed alla riva sud del Mediterraneo, fissa l’obiettivo di uno sviluppo durevole nelle sue tre componenti economica, sociale e ambientale. La Francia, quarto donatore mondiale, sosterrà la lotta contro l’estrema povertà e le sue conseguenze sulla salute e l’educazione, così come la lotta contro il cambiamento climatico ed i suoi effetti. Dovranno essere perseguite la promozione dei valori della democrazia e dello Stato di diritto e l’uguaglianza di genere, fondando la politica di sviluppo sulla logica dei partenariati differenziati. La Francia difenderà questi obiettivi in seno alle istituzioni multilaterali, promuovendo presso queste ultime il miglioramento del coordinamento, dell’efficienza e della trasparenza. La politica di sviluppo sarà controllata periodicamente dal Parlamento, al quale il Governo trasmetterà i suoi programmi di valutazione.

Il 12 febbraio 2014 è stata presentata alla Commissione Affari esteri dell’Assemblea nazionale la Relazione della missione informativa sulla politica francese ed europea nei confronti della Russia.

Nel corso del dibattito, i due relatori Chantal Guittet e Thierry Mariani, rispondendo anche alle domande poste al termine delle rispettive relazioni, hanno sottolineato che è ben visibile il ritorno della Russia sulla scena internazionale, con l’obiettivo primario di ritrovare lo status di potenza momentaneamente perduto al momento del collasso dell’Unione Sovietica. Questa politica di potenza si fonda su un imponente riarmo, che mira a consolidare una zona d’influenza non soltanto all’interno dell’ex URSS, ma che al tempo stesso prende in considerazione lo spostamento del centro di gravità mondiale verso la regione Asia-Pacifico, ossia verso le grandi economie emergenti.

A fronte di ciò si registra uno stallo delle relazioni con l’Unione europea, in quanto entrambi i soggetti sono in disaccordo sulla forma stessa delle loro relazioni. L’Unione vuole un accordo globale di partenariato, mentre la Russia preferirebbe acccordi settoriali su materie che le interessano più direttamente. Nello specifico, il contenzioso più acceso si registra nei seguenti settori: nel campo dell’energia, la Russia rifiuta l’applicazione del “terzo pacchetto energia “ dell’UE ai prodotti di Gazprom, per i quali chiede un regime di deroga; nel commercio, la Russia ha aderito nel 2012 all’Organizzazione mondiale del commercio, ma non è intenzionata a rispettarne le regole; per la libera circolazione delle persone, l’Unione e la Russia hanno da tempo avviato negoziati sulla soppressione dell’obbligo del visto per brevi soggiorni, ma tali negoziati non avanzano, nonostante le ripetute iniziative francesi; i Paesi del partenariato orientale sono oggetto di una vera rivalità; le questioni dei valori, dei diritti dell’uomo e della democrazia sono spesso oggetto di accese discussioni e, a questo riguardo, sarebbe preferibile –secondo i relatori - invitare la Russia a rispettare gli impegni presi, piuttosto che rimproverarle costantemente le violazioni.

Nonostante il contenzioso, il partenariato tra Unione europea e Russia deve proseguire e migliorare: la Russia non deve essere costretta a scegliere tra l’Europa e l’Asia, ma essere coinvolta in maniera convincente nel partenariato con l’Unione europea.

Quanto ai rapporti tra la Russia e la Francia, si tratta di un patrimonio storico che deve essere rivalorizzato. La Francia deve rilanciare la sua politica culturale verso la Russia, incrementando l’attrazione turistica, favorendo le adozioni, e soprattutto rilanciando lo studio della lingua francese in Russia. Anche nel settore economico devono essere moltiplicati gli sforzi: la Francia è il terzo paese investitore in Russia, mentre gli investimenti russi in Francia restano assai più deboli.

Più in generale, sotto il profilo politico, è necessario prendere coscienza che la “relazione speciale” che esisteva tra la Francia e la Russia tende a divenire meno prioritaria, a vantaggio della Germania, considerata ormai dalla Russia il partner più importante in Europa. Occorre, pertanto, mettere in campo una strategia chiara, discutendone anche con la Germania, in particolare sulle questioni del Partenariato orientale e dell’Ucraina. La prospettiva di un allargamento dell’Unione europea all’Ukraina appare debole, soprattutto per contrasti interni ai Paesi dell’Unione. Da parte sua, la Russia ha legami storici e interessi economici molto forti con l’Ucraina, e mostra certamente una tendenza a conservare una certa influenza sulle ex Repubbliche sovietiche. In tale contesto, è auspicabile che l’Unione europea abbia il coraggio di proporre una sorta di grande compromesso geopolitico con la Russia.

Il 25 febbraio 2014 l’Assemblea nazionale ha autorizzato il prolungamento dell’intervento delle forze francesi nel Centrafrica. L’Aula si è espressa con 428 voti a favore, 14 contrari (grupopo UMP) e 10 astenuti.

Alla dichiarazione del Primo ministro, Jean-Marc Ayrault, ha fatto seguito un ampio dibattito, nel corso del quale è emersa una pressoché unanime convergenza sull’opportunità che la missione francese Sangaris, autorizzata il 5 dicembre 2013 dal Consiglio di sicurezza dell’ONU, prosegua il suo intervento nella Repubblica Centrafricana, cooperando con la Missione internazionale di sostegno al Centrafrica su condotta africana (MISCA).

L’Assemblea ha preso atto con soddisfazione che l’Unione europea abbia deciso, il 10 febbraio scorso, di impegnare direttamente proprie truppe con la missione EUROFOR-RCA, ma ha altresì auspicato un intervento più numeroso da parte dei singoli Paesi europei, e se da un lato la Germania ha dichiarato la propria intenzione in tal senso, resta criticabile, secondo il parere di molti esponenti parlamentari, il disimpegno della Gran Bretagna. Tutti gli intervenuti hanno condiviso l’esigenza espressa dal Primo Ministro che l’ONU metta in campo quanto prima una propria missione, dal momento che l’intervento dei “caschi blu” appare indispensabile per mantenere la pace, e rispondere ai bisogni della Repubblica Centrafricana.

Il Primo Ministro ha sottolineato che la situazione rimane critica sotto il profilo umanitario, con 250.000 rifugiati e 825.000 profughi, dei quali 400.000 nella capitale: l’Unione europea ha stanziato 50 milioni di euro, la Francia si è impegnata per 35 milioni nel 2014, ma è evidente la necessità dell’intervento del Fondo monetario internazionale, della Banca mondiale e della Banca africana per lo sviluppo.

Sul piano politico, la Francia sostiene l’azione dinamica intrapresa dalla Presidente ad interim della Repubblica Centrafricana, Catherine Samba-Panza, ma per consentire che questo dinamismo si concretizzi nella vita quotidiana della popolazione, è necessario l’intervento finanziario delle istituzioni internazionali.

Il 26 febbraio 2014 la Commissione per gli Affari esteri dell’Assemblea nazionale ha proceduto all’audizione del Ministro degli Esteri, Laurent Fabius, sulla situazione in Ucraina.

Nell’introduzione e nella replica agli interventi svolti nel corso della discussione, il ministro Fabius ha dato conto della missione svolta a Kiev insieme ai colleghi tedesco e polacco, sottolineando con forza che la situazione in Ucraina è molto preoccupante.

E’ essenziale preservare l’unità del Paese, nonostante alcune tendenze centrifughe, e su questo concordano la Francia, l’Unione europea e la Russia. Certamente la questione di un eventuale intervento armato russo in Crimea desta apprensione, ma il compito della Francia e dell’Unione europea è quello di evitare una simile eventualità, e comunque “tenere la Russia a bordo”, essendo un interlocutore imprescindibile per l’equilibrio della Regione. Questo principio di unità deve presiedere anche alla formazione del nuovo governo. A Kiev molti sostengono la formazione di un governo di ampia unione. Gli ambasciatori di Francia, Gremania e Polonia hanno effettuato un passo in tal senso presso il Presidente del Parlamento, ma è comunque d’obbligo non interferire nella composizione del governo ucraino

Sotto il profilo della democrazia, occorre accompagnare con attenzione il cambiamento di regime, che ha portato all’allontanamento di Ianoukovitch. Nei colloqui e nei negoziati che la missione congiunta ha condotto con esponenti istituzionali e dei partiti, si è raggiunto l’accordo di procedere all’elezione del Presidente il prossimo 25 maggio.

Il principio di solidarietà è importante sia dal punto di vista della politica interna, sia da quello dei rapporti dell’Ucraina con i suoi vicini. La situazione economica e finanziaria del Paese è molto degradata e la popolazione deve essere sostenuta nel loro insieme dall’Unione europea, dalla Russia, dagli USA e dalle istituzioni internazionali, FMI e Banca mondiale. A questo riguardo la diplomazia francese è in stretto contatto con la Russia.

La situazione nel suo insieme richiede un’azione diplomatica ad ampio raggio, che veda rafforzarsi l’azione comune franco-tedesca, da condursi comunque nel contesto dell’Unione europea; naturalmente sarà utile l’apporto di altri Paesi, come gli Usa e il Giappone. Ma risulta decisivo mantenere sempre uno stretto contatto con la Russia, che continua a osteggiare la firma dell’accordo di associazione con l’Unione europea: Mosca, infatti, minaccia di reintrodurre i diritti doganali sulle importazioni dall’Ucraina, qualora si pervenisse alla firma dell’accordo.

 

 

Regno Unito

 

Il 27 febbraio 2014 la Camera dei Lords ha approvato, al termine di un ampio dibattito, una mozione su Siria e Medio-Oriente, presentata dal Ministro aggiunto principale presso il Ministero degli Affari esteri e del Commonwealth, Baronessa Warsi.

Il dibattito si è incentrato principalmente sulla situazione in Siria, a fronte della quale il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato all’unanimità, il 22 febbraio 2014, la risoluzione n. 2139, fortemente voluta dal Regno Unito. La risoluzione, in linea con la politica britannica degli ultimi tre anni, focalizza la sua attenzione sugli sforzi per trovare una soluzione politica negoziata. Il Regno Unito sta premendo sul regime di Assad affinché, nel rispetto della risoluzione, assicuri la transizione politica; ove ciò non avvenisse, il Regno Unito solleverà nuovamente la questione davanti al Consiglio di sicurezza.

Quanto all’Iran, è positivo che – secondo quanto convenuto nell’accordo temporaneo siglato a Ginevra il 24 novembre 2013 – il Paese abbia avviato il 20 gennaio il programma di riduzione nucleare. Il Regno Unito sarà particolarmente attento al rispetto degli accordi e al prosieguo dei negoziati.

Molto si è insistito sull’importanza, per l’intero Medio-Oriente, della ripresa del processo di pace tra Israele e Palestina: a questo riguardo il Regno Unito sostiene la “soluzione due Stati” e appoggia con convinzione gli sforzi degli Stati Uniti per arrivare ad un accordo su una cornice di negoziati.

Quanto all’Egitto, la mozione insiste sulla necessità di arrivare a un governo democratico, stabile e rappresentativo, in grado di fronteggiare le sfide politiche ed economiche del Paese.

Il Regno Unito è, inoltre, fortemente impegnato a sostenere la costruzione di una solida democrazia in Libia ed ha accolto con favore la recente dichiarazione del Ministro della Giustizia, Marghani, di voler cooperare con le autorità britanniche e statunitensi sul “caso Lockerbie”.

 

 

Spagna  

 

Il 6 febbraio 2014 la Commissione per gli Affari esteri del Congresso dei Deputati ha proceduto all’audizione del Ministro degli esteri e della cooperazione, José Manuel García-Margallo Marfil, sugli esiti del Consiglio europeo del 19 e 20 dicembre 2013. Nell’introduzione e nella replica agli interventi svolti durante l’ampia discussione, il ministro si è intrattenuto sui temi di politica estera e di difesa trattati nel corso del Consiglio.

Con riferimento alla Siria, il ministro ha rilevato con preoccupazione che il regime di Assad sta regredendo nella distruzione di armi chimiche – contravvenendo all’accordo preso con la Russia e con gli Stati Uniti – e che il conflitto interno siriano sta contagiando i paesi della Regione, in particolare Irak e Libano. La guerra libica si caratterizza non soltanto come guerra civile, ma anche come conflitto internazionale, del quale non si riesce a discutere nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per le divergenze di opinione tra Stati Uniti, Russia e Cina. L’impegno della diplomazia spagnola è che si agisca, in primo luogo, per la riconciliazione nazionale, che in secondo luogo si arrivi all’allontanamento dal Paese delle parti estranee – Hezbollah e Guardia rivoluzionaria – e che, infine, si faccia in modo che il movimento di resistenza includa tutte le forze di opposizione, ad eccezione della Jihad.

Quanto all’Egitto, il Consiglio europeo ha deciso di inviare una missione di osservazione per le elezioni parlamentari e presidenziali, di rendere permanente la presenza dell’inviato speciale dell’Alto Rappresentante, nonché di utilizzare gli strumenti finanziari della politica di vicinato.

Nel processo di pace in Medio- Oriente, sia l’Alto Rappresentante dell’Unione europea, sia il Segretario di Stato degli Usa stanno cercando il sostegno dei Paesi arabi attraverso dichiarazioni pubbliche e aiuti finanziari. Allo stato attuale, si sta andando, più che verso un accordo-quadro, verso un quadro concordato, che dovrebbe essere pronto per la fine di aprile per consentire di riavviare i negoziati sulle seguenti basi: ripristino dei confini del 1967; ritorno dei rifugiati; sicurezza soprattutto nella valle del Giordano; accesso privilegiato delle parti ai mercati dell’Unione europea, una volta che il conflitto entri nella fase di soluzione. La Spagna ha insistito affinché si arresti qualunque azione che ostacoli il processo di pace: in particolare la continuazione della politica di insediamenti nel West Bank e la tentazione dell’Autorità palestinese di approfittare della qualità di osservatore alle Nazioni Unite di conferire carattere giudiziale al conflitto.

Quanto all’Afghanistan, è importante che le elezioni previste in aprile si svolgano in un clima di trasparenza e sicurezza. Attualmente si sta discutendo la firma tra il Presidente Karzai e gli USA di un accordo di sicurezza. A questo riguardo, l’Unione europea già contribuisce con la missione Eupol; il Consiglio europeo ha inoltre deciso di proporre una strategia transitoria 2015-2016.

La questione iraniana è strettamente legata a quella siriana. Il ministro ha dichiarato che – secondo quanto convenuto nell’accordo temporaneo siglato a Ginevra il 24 novembre 2013 – l’Iran ha iniziato il 20 gennaio, sotto il controllo dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica (AIEA), a sospendere l’arricchimento nucleare al 20%, a neutralizzare il suo stock di uranio arricchito al 20%, a limitare la capacità d’installazione di arricchimento dell’uranio, e ad arrestare la costruzione del reattore di Arak. A fronte di tali azioni, l’Unione europea ha deciso di sospendere parte delle sanzioni adottate. Lo sforzo della diplomazia spagnola è che l’accordo temporaneo sia convertito in definitivo.

La situazione nella Repubblica centrafricana richiede, da parte della Spagna, rapide decisioni: ciò che sta avvenendo in quel Paese ha un’influenza enorme in tutta l’area, e può toccare gli interessi spagnoli nella zona. Il Consiglio europeo ha deciso di avviare un’operazione militare nel quadro della politica di sicurezza e difesa (PESD), limitata a 6 mesi di tempo, che include non soltanto aspetti militari, ma anche aiuti allo sviluppo. La Spagna, peraltro, sta già partecipando all’operazione con l’appoggio logistico di un Hercules C-130 e 60 militari.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SERVIZIO BIBLIOTECA - Ufficio Legislazione Straniera - Ufficio documentazione bibliografica, legislativa e parlamentare italiana

tel. 06/6760. 2278 – 3242 - 3510; mail: LS_segreteria@camera.it