L’attività parlamentare in Francia, Germania, Regno
Unito e Spagna
in materia di politica estera, difesa e sicurezza
Francia
Il 7 gennaio 2014
la Commissione
per gli Affari esteri e la
Commissione per gli Affari europei dell’Assemblea nazionale
hanno svolto un’audizione congiunta
del Ministro per gli affari europei,
Thierry Repentin, sugli esiti del Consiglio
europeo del 19 e 20
dicembre 2013.
Nell’introduzione e nella replica agli
interventi svolti nel corso della discussione,
il ministro ha valutato positivamente, rispetto alle aspettative francesi, gli
esiti del Consiglio. Per quanto riguarda la politica di sicurezza e difesa comune (PSDC), la Francia ha insistito
perché non sia subordinata alle iniziative della NATO, in quanto rappresenta un
elemento fondamentale dell’autonomia strategica europea. Si è registrato un accordo
sulla necessità di un suo miglioramento quanto alle modalità di finanziamento
delle operazioni militari: entro il
giugno 2014, l’Unione europea migliorerà la sicurezza alle frontiere e la
capacità di formazione di eserciti, in particolare in Africa, e definirà un
quadro d’azione in materia di difesa
cibernetica, nonché una strategia di
sicurezza marittima. Il Consiglio ha inoltre appoggiato politicamente l’intervento francese nella Repubblica
centrafricana: si tratterà di sapere se tale appoggio sarà concretizzato
attraverso il sostegno sul territorio di un certo numero di paesi e il
rafforzamento dell’aiuto finanziario dell’Unione.
Quanto all’Unione economica e monetaria (UEM), l’Europa dovrà rispondere
ai due imperativi dell’armonizzazione tra paesi delle regole di funzionamento e
del bisogno di riforme, seguendo la parola d’ordine “solidarietà”. A questo riguardo, la
Francia ha
ribadito con chiarezza di essere d’accordo nel rafforzare meccanismi di riforma
in materia economica, purché siano realizzati anche meccanismi di solidarietà
nei confronti dei paesi ai quali si richiedano sforzi ulteriori. La stessa
Germania ha modificato la sua posizione inizialmente intransigente sul fronte
“solidarietà”, accettando di avviare negoziati alla fine del 2014. Una piccola
rivoluzione si è registrata sul piano dell’Unione
bancaria, in quanto è stato istituito, presso la Banca centrale europea
(BCE), un organismo di sorveglianza
sulle banche, presieduto dalla francese Danièle Nouy.
Infine, il Consiglio europeo ha colto l’occasione
per discutere nuovamente della politica
economica e sociale dell’Europa: la Francia ha insistito perché diventi quanto prima
operativo il piano per l’occupazione giovanile, al fine di poter utilizzare
i 6 miliardi di euro stanziati per il 2014-2020,
e ha sostenuto l’aumento di capitale del Fondo europeo d’investimento, a
sostegno delle piccole e medie imprese.
In conclusione, il
ministro si è soffermato sulla questione dell’Ucraina, affermando che l’Unione europea può accettare un accordo
di associazione, purché l’Ucraina condivida i valori dell’Unione europea e
avvii riforme in materia di rispetto dei diritti fondamentali.
Il 15 gennaio 2014
la Commissione
per gli Affari esteri dell’Assemblea nazionale ha proceduto all’audizione
del Ministro degli Esteri, Laurent Fabius, sulla situazione nella
Repubblica centrafricana, in Iran e in Siria.
Quanto alla situazione nella Repubblica centrafricana, il
ministro ha comunicato che il Consiglio nazionale di transizione (CNT) –
riunito dal 9 gennaio in sessione straordinaria – eleggerà il nuovo Capo di
Stato di transizione, il quale nominerà un primo ministro e un nuovo governo. La
Francia, ha precisato il ministro, non deve intromettersi nelle elezioni e nelle nomine, ma limitarsi ad
aiutare il popolo centrafricano. Sul piano della sicurezza, la situazione è
divenuta più distesa, ma occorre rimanere prudenti; intanto si va rafforzando
la cooperazione tra la missione francese
Sangaris e la missione internazionale di sostegno al Centrafrica su condotta
africana (MISCA), decisa dal Consiglio di sicurezza dell’ONU il 5 dicembre 2013.
La Francia ha
molto insistito presso l’ONU affinché si avvii la transizione tra l’operazione Sangaris-MISCA e una missione dell’ONU,
perché soltanto in questo modo si potranno raggiungere risultati che la MISCA non può ottenere. Per
quanto riguarda l’Unione europea, si sta discutendo a Bruxelles della messa in
campo di una forza europea, che
fornirebbe un aiuto prezioso, oltre ad avere un alto valore simbolico.
Con riferimento all’Iran, il ministro ha dichiarato che – secondo quanto convenuto al
termine di negoziati assai difficili, conclusi con un accordo temporaneo
siglato a Ginevra il 24 novembre 2013 – l’Iran
inizierà il 20 gennaio, sotto il controllo dell’Agenzia internazionale
dell’energia atomica (AIEA), a sospendere l’arricchimento nucleare al 20%,
a neutralizzare il suo stock di uranio arricchito al 20%, a limitare la
capacità d’installazione di arricchimento dell’uranio, nonché ad arrestare la
costruzione del reattore di Arak. A fronte di tali azioni, gli Stati Uniti e l’Unione europea sospenderanno parte delle sanzioni
adottate. Il ministro Fabius non ha nascosto la difficoltà di dare corso a questo accordo, che in ogni caso sarà
oggetto di ulteriori negoziati nei prossimi mesi: tali negoziati non si
prospettano agevoli, sia perché la controparte iraniana non è per nulla
malleabile, sia perché la situazione è oggettivamente assai complessa.
Quanto alla Siria, è assai difficile immaginare che l’attuale Presidente
Bashar Al-Assad rappresenti il futuro del suo popolo. Occorre, tuttavia, tenere
presente che contro di lui operano anche gruppi terroristici: è dunque
necessario trovare una soluzione
politica che associ l’opposizione moderata ad esponenti dell’attuale regime,
escludendo Bashar Al-Assad. La
Francia ritiene che la soluzione non possa che essere
politica, e si augura che si arrivi a una nuova Conferenza di Ginevra per
giungere a un risultato positivo; diversamente, la terribile situazione attuale
sarà destinata a perpetuarsi. D’altra parte l’Iran non parteciperà alla
Conferenza, in quanto gli USA si oppongono, e comunque gli Iraniani rifiutano l’obiettivo dell’associazione tra opposizione
moderata ad esponenti dell’attuale regime. Per quanto riguarda il ruolo
della Russia, Fabius non ritiene che l’obiettivo di Putin sia di incrementare
il mercato degli armamenti e di preservare l’accesso della Marina russa al
porto di Tartous: da parte russa si
tratta, piuttosto, di sostenere alleati tradizionali, e poiché in Siria la Russia è molto influente,
occorre fare i conti con tale realtà.
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