Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione
Autore: RUE - Ufficio SG - Ufficio Rapporti con l'Unione europea
Titolo: Settimana parlamentare europea e Conferenza sulla stabilità, il coordinamento economico e la governance nell'UE Bruxelles, 19-20 febbraio 2018
Serie: Documentazione per le Commissioni - Riunioni interparlamentari   Numero: 100
Data: 14/02/2018
Nota: Questo dossier contiene materiale protetto dalla legge sul diritto d'autore, pertanto la versione html è parziale. La versione integrale in formato pdf può essere consultata solo dalle postazioni della rete Intranet della Camera dei deputati (ad es. presso la Biblioteca)


Camera dei deputati

XVII LEGISLATURA

 

 

 

 

 

 

 

Documentazione per le Commissioni

riunioni interparlamentari

 

 

 

 

 

Settimana parlamentare europea e Conferenza sulla stabilità, il coordinamento economico e la governance nell’UE

 

Bruxelles, 19-20 febbraio 2018

 

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 100

 

14 febbraio 2018


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il dossier è stato curato dall’Ufficio rapporti con l’Unione europea
(' 066760.2145 - * cdrue@camera.it)

________________________________________________________________

I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.

 


 

I N D I C E

 

Introduzione   1

Schede di lettura   1

Sessione I: priorità del Semestre europeo 2018  1

·        Il quadro macroeconomico  1

·        Le priorità del Semestre europeo 2018  3

Sessione II: Rafforzare la resilienza e la stabilizzazione nell’Unione economica e monetaria  7

·        Il pacchetto di proposte sukl futuro dell’UEM   7

·        Lo strumento di stabilizzazione macroeconomica  8

Sessione III: dall’ESM al Fondo monetario europeo: quale ruolo per i Parlamenti?  9

·        Il meccanismo europeo di stabilità  9

·        La proposta di istituzione di un Fondo monetario europeo  10

·        Il ruolo dei Parlamenti nazionali 11

sessione plenaria: il prossimo Quadro finanziario pluriennale  13

·        Il Documento di riflessione sul futuro delle finanze dell’UE  13

·        La riforma del sistema di risorse proprie dell’UE  15

 

 

 

 

 

 


Introduzione

 

La riunione interparlamentare si articola in due fasi distinte:

·        nel pomeriggio del 19 febbraio, dopo la riunione dei gruppi politici, avrà inizio la Conferenza sul Semestre europeo con una sessione plenaria dedicata alle “Priorità politiche del ciclo del semestre europeo 2018”. A seguire, è previsto lo svolgimento simultaneo di tre distinte riunioni interparlamentari organizzate dalle Commissioni del Parlamento europeo competenti, rispettivamente, per gli affari economici e monetari (ECON), per l’occupazione e gli affari sociali (EMPL) e per i bilanci (BUDG);

·        nella mattinata del 20 febbraio inizieranno i lavori della Conferenza interparlamentare sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell’Unione europea, che si articoleranno in tre sessioni plenarie. Tema oggetto della prima sessione è il rafforzamento della resilienza e la stabilizzazione dell’Unione economica e monetaria. La seconda sessione è intitolata “Dal Meccanismo europeo di stabilità al Fondo monetario europeo: Quale dovrebbe essere il ruolo dei Parlamenti?”. La sessione conclusiva si focalizzerà sul prossimo quadro finanziario pluriennale.

Si ricorda che la Conferenza sulla SCEG è stata istituita sulla base dell’art. 13 del Trattato cd. Fiscal Compact, il quale stabilisce che “il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali delle parti contraenti determinino insieme l’organizzazione e la promozione di una conferenza dei rappresentanti delle pertinenti commissioni del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali ai fini della discussione delle politiche di bilancio e di altre questioni rientranti nell'ambito di applicazione del medesimo Trattato”.

Il regolamento della Conferenza stabilisce che

·        essa si riunisce almeno due volte l'anno, in coordinamento con il ciclo del Semestre europeo;

·        è composta dalle delegazioni delle competenti commissioni dei Parlamenti nazionali degli Stati membri dell'UE e del Parlamento europeo. Ciascun Parlamento determina la composizione e la dimensione della propria delegazione;

·        opera sulla base del principio del consenso;

·        il Parlamento della Presidenza può presentare conclusioni non vincolanti, in esito a ciascuna riunione. Nel primo semestre di ogni anno le conclusioni vengono presentate insieme al Parlamento europeo (nella riunione oggetto del presente dossier, la Presidenza è esercitata dal Parlamento bulgaro, insieme al Parlamento europeo);

·        il Presidente del Consiglio europeo, il Presidente dell’Eurogruppo e i membri competenti della Commissione Europea e di altre istituzioni UE sono invitati alla Conferenza per definire le priorità e le strategie dell'UE nelle materie oggetto della Conferenza stessa.

 


 


Schede di lettura




Sessione I: priorità del Semestre europeo 2018

Il quadro macroeconomico

Andamento del PILIn base alle previsioni economiche intermedie d’inverno della Commissione europea, pubblicate l’8 febbraio 2018 e che misurano solo l’andamento del PIL e dell’inflazione, nel 2017 il PIL sia della zona euro che dell'UE sono cresciute del 2,4%, il tasso più elevato registrato nell'ultimo decennio. Anche le previsioni di crescita per il 2018 e il 2019 sono state corrette al rialzo rispetto alle previsioni pubblicate a novembre, sia per l'economia della zona euro che per quella dell'UE, e sono rispettivamente passate dal 2,1% al 2,3% per l'anno in corso e dall'1,9% al 2,0% per il 2019.

Per il 2018 i picchi di crescita del PIL sono previsti per Irlanda (+4,4%), Slovenia (+4,2%), Paesi Bassi ed Austria (+2,9%).

L’inflazione dovrebbe crescere in misura modesta: nel 2017 Inflazionel'inflazione della zona euro ha raggiunto l'1,5% e secondo le previsioni rimarrà allo stesso livello nel 2018, per passare all'1,6% nel 2019.

Il tasso di inflazione rimarrebbe, dunque, al di sotto del livello-obiettivo indicato dalla BCE (prossimo al 2%); ciononostante, allo stato è previsto che il Quantitative Easing della stessa BCE, già ridimensionato, si concluda nel prossimo mese di settembre.

Per quanto riguarda l’Italia, le previsioni della Commissione europea indicano una crescita comunque inferiore a quella media:

 

 

 

 

 

 

 

 

L’Italia, infatti, è tra i pochi Paesi (insieme a Regno Unito e Belgio) che nel 2018 cresceranno ad un tasso inferiore al 2%:

Le priorità del Semestre europeo 2018

Il pacchetto del Semestre 2018Lo scorso 22novembre la Commissione europea ha pubblicato la propria comunicazione COM(2017)690, “Analisi annuale della crescita 2018”, dando così l’avvio al Semestre europeo. Secondo la prassi inaugurata con il Semestre 2016, la comunicazione è stata accompagnata, oltre che dalle due relazioni relative rispettivamente al meccanismo di allerta (COM(2017)771) e all’occupazione (COM(2017)674), da una raccomandazione di raccomandazione sulla politica economica della zona euro (COM(2017)770) e da una comunicazione recante una valutazione globale dei documenti programmatici di bilancio presentati dagli Stati membri per il 2017 (COM(2017)800).

Evoluzioni positive

L’Analisi annuale della crescita definisce “le priorità economiche e sociali più urgenti su cui UE e Stati membri devono concentrare la loro attenzione nei prossimi mesi”, muovendo da un quadro che, in base alle citate previsioni economiche, segnala un’economia europea in ripresa, spinta dalla tenuta dei consumi privati, dalla più forte crescita a livello mondiale e dal calo della disoccupazione. Anche gli investimenti sono in ripresa grazie a condizioni di finanziamento favorevoli e a un clima economico considerevolmente migliore e meno incerto.

La Commissione rileva, in particolare, i seguenti elementi positivi:

·        l’economia dell'UE che quella della zona euro sono cresciute costantemente nel corso degli ultimi 18 trimestri, nell’ambito di una ripresa che ora caratterizza tutti gli Stati membri;

·        l’occupazione cresce e ha raggiunto un record di 235,4 milioni di occupati nel secondo trimestre del 2017. Nell'UE sono stati creati 8 milioni di nuovi posti di lavoro, di cui 5,5 milioni nella zona euro e il tasso di disoccupazione si attesta al 7,5% nell’UE e all'8,9% nella zona euro, ai livelli più bassi degli ultimi nove e otto anni, rispettivamente. In Italia, il tasso di disocuppazione registrato nel 2017 è pari al 10,8%;

·        dal 2014 gli investimenti complessivi nell’UE hanno ripreso ad aumentare e secondo le previsioni questa tendenza dovrebbe proseguire e consolidarsi (2017:+4,1%; 2018:+4,1%; 2019: +3,4%). In Italia: +2,5% nel 2017, +3,8% nel 2018 e +2,7% nel 2019;

·        i disavanzi pubblici nella zona euro si sono ridotti rispetto ad alcuni anni fa, passando da una media del 3% del PIL nel 2014 a una percentuale dell’1,2% nel 2017  (in Italia 2,1%)

·        il debito pubblico nell’UE e nella zona euro è previsto in riduzione rispetto al picco del 2014 (88,2%), e dovrebbe collocarsi all’83,5% nel 2017 (89,3% nella zona euro) e continuare a diminuire leggermente nel 2018 e nel 2019. In Italia, il debito pubblico, che ha raggiunto il 132,1% del PIL nel 2017, dovrebbe attestarsi al 130,8% nel 2018 e al 130% nel 2019.

Criticità

Nella valutazione della Commissione europea, pur all’interno di un quadro tendenzialmente incoraggiante, non mancano ragioni di preoccupazione:

·        18,9 milioni di persone sono ancora senza lavoro (in Italia, 2,7 milioni);

·        gli investimenti sono ancora troppo deboli;

·        la crescita dei salari è contenuta;

·        l’inflazione dovrebbe rimanere bassa;

·        l’integrazione dei mercati finanziari è ancora molto indietro rispetto ad altre economie comparabili.

·        alla ripresa ha finora contribuito in modo molto rilevante la politica monetaria della BCE, compresi i bassi tassi di interesse che essa ha generato;

·        va segnalato il persistere di squilibri macroeconomici accompagnati a una convergenza ancora molto limitata, soprattutto nella zona euro;

·        in alcuni paesi il livello del debito è estremamente alto, e cinque Stati membri della zona euro, tra cui l’Italia, presentano un debito superiore al 100% del PIL;

·        in molti Stati membri le riforme strutturali non sono state completate e l’attuazione delle raccomandazioni specifiche per paese è troppo spesso lacunosa. Resta prioritaria in particolare, per molti Stati membri, una più decisa modernizzazione dei mercati dei prodotti, dei servizi e del lavoro.

Il "triangolo virtuoso"

Alla luce del quadro generale sopra sintetizzato, la Commissione “invita gli Stati membri a concentrare gli sforzi sui tre elementi del triangolo virtuoso della politica economica:

·        promozione degli investimenti;

·        prosecuzione delle riforme strutturali;

·        adozione di politiche di bilancio responsabili.

 

La raccomanda-zione: i 5 punti

I temi enucleati nell'Analisi annuale della crescita sono puntualmente ripresi nella Raccomandazione di raccomandazione sulla politica economica della zona euro, che invita gli Stati membri della zona euro ad adottare, individualmente e collettivamente, provvedimenti finalizzati a:

·        compiere progressi significativi verso il completamento del mercato unico, in particolare dei servizi, compresi quelli finanziari, il commercio digitale, l'energia e i trasporti. Considerate le condizioni congiunturali positive, tutti gli Stati membri dovrebbero dare priorità a riforme che migliorino il contesto istituzionale e imprenditoriale, eliminino le strozzature agli investimenti, sostengano la creazione di posti di lavoro di qualità e riducano le disuguaglianze. Gli Stati membri con disavanzi delle partite correnti o con un elevato debito estero dovrebbero inoltre mirare a contenere la crescita del costo del lavoro. Gli Stati membri con avanzi elevati delle partite correnti dovrebbero invece promuovere la crescita salariale e attuare in via prioritaria misure che promuovano gli investimenti e sostengano la domanda interna;

·        mirare a un orientamento della politica di bilancio sostanzialmente neutro, trovando il giusto equilibrio tra la necessità di garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche, in particolare attraverso la riduzione del rapporto debito/PIL se questo è elevato, e quella di sostenere la ripresa economica. Gli Stati membri dovrebbero inoltre adottare misure per lottare contro la pianificazione fiscale aggressiva, incluso il proseguimento dei lavori per la creazione di una base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società;

·        attuare riforme che promuovano la creazione di posti di lavoro di qualità, pari opportunità e l'accesso al mercato del lavoro, attraverso: contratti d'impiego flessibili accompagnati da un adeguato sostegno durante le transizioni; sistemi di istruzione e di formazione permanente in grado di allineare le competenze alle esigenze del mercato del lavoro; alleggerimento del carico fiscale sui lavoratori, in particolare per quelli a basso reddito e per quelli che costituiscono la seconda fonte di reddito familiare.

·        adoperarsi per il completamento dell'Unione bancaria in relazione alla riduzione e alla condivisione del rischio, incluso un sistema europeo di assicurazione dei depositi, istituendo il meccanismo comune di ultima istanza per il Fondo di risoluzione unico e rafforzando il quadro di vigilanza europeo per evitare il formarsi di rischi eccessivi;

·        compiere rapidi progressi sul fronte del completamento dell'Unione economica e monetaria, in particolare in base alle iniziative della Commissione presentate il 6 dicembre 2017, nel pieno rispetto del mercato interno dell'Unione e in maniera aperta e trasparente nei confronti degli Stati membri che non fanno parte della zona euro.



 

Sessione II: Rafforzare la resilienza e la stabilizzazione nell’Unione economica e monetaria

 

Il pacchetto di proposte sukl futuro dell’UEM

Il 6 dicembre 2017 la Commisisone europea ha presentato un pacchetto di proposte sul futuro dell’Unione economica e monetaria, che mira a migliorare in la resilienza e l’integrazione dell’area euro, non limitandosi a toccare i profili istituzionali e di governance ma affrontando alcune delle criticità emerse negli ultimi anni con l'esplosione della crisi economico-finanziaria.

Il pacchetto comprende:

-       una proposta di modifica del regolamento (UE) 2017/825 per aumentare la dotazione finanziaria del programma di sostegno alle riforme strutturali;

-       una proposta di modifica del regolamento sulle disposizioni comuni che disciplinano i Fondi strutturali e di investimento europei (fondi SIE) 2014-2020;

Occorre rilevare che la tabella di marcia della Commissione europea prevede che talune misure, già delineate nel documento di riflessione presentato dalla Commissione europea nel giugno 2017, pur essenziali ai fini del rafforzamento dell’UEM, verrebbero rinviate ad una fase successiva: l’adozione di una proposta legislativa relativa ad uno strumento di stabilizzazione dell’area euro viene infatti posticipata alla metà 2019, mentre altre misure, altrettanto importanti, sono adirittura rinviate al periodo successivo (2019-2025): è questo, in particolare il caso dell’emissione comune di titoli di debito equiparabili ai titoli del Tesoro degli Stati Uniti, della creazione di un Tesoro della zona euro e della semplificazione delle norme del Patto di stabilità e crescita.

Al riguardo, nel documento finale approvato dalle Commissioni riunite V bilancio e XIV politiche dell’UE della Camera dei deputati in esito all’esame del pacchetto di riforma dell’UEM, si sottolinea che il differimento ad una fase successiva di queste misure rischia di produrre un ulteriore irrigidimento delle regole già vigenti e, conseguentemente, una maggiore difficoltà ad attivare strumenti flessibili ed efficaci in risposta a shock imprevisti, accentuando in tal modo i difetti e i limiti emersi in questi anni

Lo strumento di stabilizzazione macroeconomica

Lo strumento di stabilizzazione macroeconomica

In particolare, nella comunicazione relativa ai nuovi strumenti di bilancio, la Commissione prospetta l’introduzione di uno strumento comune di stabilizzazione macroeconomica, allo scopo di fronteggiare gli effetti derivanti da gravi recessioni economiche, e in particolare per sostenere gli investimenti pubblici e/o offrire un regime di assicurazione contro la disoccupazione.

Tale strumento verrebbe finanziato con un’apposita linea di bilancio dedicata alla zona euro all’interno del bilancio UE. Tuttavia, la definizione dell’ammontare di questa nuova linea viene rinviata a maggio prossimo, quando la Commissione presenterà la proposta per il Quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027.

Lo strumento di stabilizzazione, ad avviso della Commissione, dovrebbe ispirarsi ai seguenti principi guida:

·        la funzione non dovrebbe comportare trasferimenti permanenti tra Paesi o trasferimenti in un'unica direzione, e non dovrebbe essere concepita come strumento di perequazione dei redditi tra Stati membri;

·        non dovrebbe compromettere gli incentivi a condurre una politica di bilancio sana a livello nazionale né gli incentivi a rettificare le debolezze strutturali nazionali;

·        dovrebbe iscriversi nell'ambito dell'Unione europea, in modo da garantirne la coerenza con il quadro UE di bilancio vigente;

·        non dovrebbe essere uno strumento di gestione delle crisi, funzione già svolta dal Meccanismo europeo di stabilità (MES, vedi infra). Il suo ruolo dovrebbe consistere invece nel migliorare la resilienza economica complessiva dell'UEM e dei singoli Paesi della zona euro.

 

Nel citato documento finale approvato dalle Commissioni riunite V bilancio e XIV politiche dell’UE della Camera in esito all’esame della comunicazione, si esprime una valutazione favorevole con la seguente condizione:

·        siano definite puntualmente la natura, le dimensioni e le modalità di attivazione dello strumento di stabilizzazione, configurandolo come rainy day fund, da attivare automaticamente in presenza di aumenti significativi del tasso di disoccupazione, evitando i meccanismi negoziali e discrezionali tipici del sistema intergovernativo.

Sessione III: dall’ESM al Fondo monetario europeo: quale ruolo per i Parlamenti?

 

Il meccanismo europeo di stabilità

Nell’ottica di fronteggiare taluni effetti della crisi, e in particolare le ricadute sul quadro di finanza pubblica, l’Unione europea si è dotata di un apposito Meccanismo europeo di stabilità (European stability mechanism, cd. “fondo salva-Stati”).

L’ESM è costituito quale organizzazione intergovernativa (quindi al di fuori della cornice giuridica dell’UE), e presenta le seguenti caratteristiche:

·        Caratteristiche dell’ESMl'assistenza finanziaria dell'ESM viene offerto sulla base di una rigorosa condizionalità politica nell'ambito di un programma di aggiustamento macroeconomico e di un'analisi della sostenibilità del debito pubblico effettuata dalla Commissione insieme al Fondo monetario internazionale (FMI) e di concerto con la Banca centrale europea (BCE);

·        l'ESM ha una capacità effettiva di prestito pari a 500 miliardi di euro, soggetta a verifica periodica almeno ogni cinque anni;

·        l'ESM ha un capitale sottoscritto totale di 700 miliardi di euro, di cui 80 miliardi di euro sono sotto forma di capitale versato e 620 miliardi sotto forma di capitale richiamabile impegnato e garanzie;

·        la ripartizione dei contributi di ciascuno Stato membro al capitale sottoscritto totale dell'ESM è basata sulla partecipazione al capitale versato della BCE, modificata secondo una chiave di conversione.

In particolare, di seguito si riportano le quote di Germania, Francia e Italia:

 

 

 

Capitale sottoscritto (miliardi di euro)

Capitale versato (miliardi di euro)

Germania

190,0

21,7

Francia

142,7

16,3

Italia

125,3

14,3

Spagna

83,3

9,5

 

Paesi che hanno ricevuto aiuti dall’ESMIl meccanismo di stabilizzazione finanziaria è stato attivato per la prima volta nel maggio 2010, nell'ambito di un programma di aiuti alla Grecia di 110 miliardi di euro complessivi (80 dell'UE e 30 del FMI); successivamente, il 28 novembre 2010 è stata deliberata la concessione di un prestito all'Irlanda di 85 miliardi (23 a carico del FMI); il 16 maggio 2011, un prestito al Portogallo di 78 miliardi (26 a carico del FMI); il 20 luglio 2012, un prestito di 60 miliardi alla Spagna; il 24 aprile 2013, un prestito a Cipro di 10 miliardi di euro (di cui 1 a carico del FMI). Negli ultimi due casi (Spagna e Cipro) l'assistenza finanziaria è stata finalizzata pressoché integralmente alla ricapitalizzazione e ristrutturazione del settore bancario, con un adeguato coinvolgimento degli azionisti.

L’Italia non si è mai avvalsa del supporto finanziario dell’ESM, nonostante sia il terzo maggior contribuente del Fondo.

L’Irlanda, la Spagna, il Portogallo e Cipro hanno completato con successo i loro programmi di assistenza (rispettivamente nel dicembre 2013, gennaio 2014, giugno 2014 e marzo 2016).

Il 14 marzo 2012 è stato deciso un ulteriore programma di aiuti alla Grecia di 164,5 miliardi di euro (di cui 19,8 a carico del FMI), risultante dalla somma dei finanziamenti del primo prestito non ancora erogati e di un secondo prestito di 130 miliardi di euro.

Da ultimo, ad agosto 2015, è stato raggiunto un accordo su un nuovo programma di aiuti alla Grecia, di durata triennale (2015/2018) per un importo totale di 86 miliardi di euro.

A seguito degli interventi già effettuati la capacità residua di prestito dell’ESM ammonta a circa 378 miliardi di euro.

La proposta di istituzione di un Fondo monetario europeo

Il 6 dicembre 2017, nell'ambito del citato pacchetto di proposte sul futuro dell'Unione economica e monetaria, la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento che prevede l'istituzione di un Fondo monetario europeo (FME), basato sulla struttura dell'ESM. Il FME:

·        potrebbe costituire un meccanismo di backstop (garanzia) comune per il fondo di risoluzione unico delle crisi bancarie e fungerebbe da prestatore di ultima istanza al fine di facilitare la risoluzione ordinata delle banche in difficoltà;

·        La proposta di istituzione del FMEpotrebbe concedere assistenza finanziaria precauzionale agli Stati membri dell'FME sotto forma di linea di credito condizionale, nonché assistenza finanziaria per la ricapitalizzazione degli enti creditizi;

·        nell'ambito dell'assistenza finanziaria, potrebbe adottare disposizioni per l'acquisto dei titoli emessi sul mercato primario da un membro dell'FME (funzione che attualmente è già svolta dall'ESM, dunque non costituirebbe una novità);

·        verrebbe introdotto il voto a maggioranza qualificata (85%), anziché all'unanimità, per le decisioni in materia di sostegno alla stabilità, esborsi e attivazione del sostegno;

·        verrebbe inserito un esplicito riferimento all'applicazione della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea nelle attività del futuro FME (di conseguenza, la concessione dell'assistenza finanziaria sarebbe condizionata al rispetto dei diritti tutelati nella Carta).

La proposta reca una disciplina puntuale per quanto riguarda i membri e la governance: l'FME sarebbe dotato di un consiglio dei governatori e di un consiglio di amministrazione, nonché di un direttore generale. Il presidente del consiglio dei governatori sarebbe il presidente dell'Eurogruppo (come già avviene per l'ESM).

Nel medio-lungo periodo l'FME potrebbe dotarsi di nuovi strumenti finanziari, ad esempio per sostenere un'eventuale funzione di stabilizzazione per affrontare gli shock asimmetrici.

Il Parlamento europeo e il Consiglio sono invitati ad adottare la proposta entro il primo semestre del 2019.

Il Governo italiano, in un documento di riflessione sul futuro dell’UEM presentato il 14 dicembre 2017, condivide l’ipotesi di integrare l’ESM nella cornice giuridica dell’UE, attribuendogli le funzioni di backstop (garanzia) comune per il fondo di risoluzione unico delle crisi bancarie e di gestione di un istituendo fondo di stabilizzazione dell’area euro.

Nel documento finale approvato dalle Commissioni riunite V bilancio e XIV politiche dell’UE della Camera dei deputati in esito all’esame della proposta di regolamento, si esprime una valutazione favorevole con la seguente osservazione:

·        si valuti l’opportunità di attribuire al FME la capacità di collocare titoli anche sul mercato primario e non solo a banche e istituzioni finanziarie, al fine di potenziarne le possibilità di raccolta di capitale, adottando le necessarie precauzioni a tutela dei risparmiatori.

 

Il ruolo dei Parlamenti nazionali

Come menzionato, l’ESM è stato istituito con un trattato intergovernativo che, in quanto tale, è stato sottoposto alla ratifica dei Parlamenti degli Stati membri.

L’Italia lo ha ratificato con la legge 23 luglio 2012, n. 116.

Per quanto attiene agli oneri di finanza pubblica derivanti dalla ratifica del trattato istitutivo dell’ESM, l'articolo 3 della legge di autorizzazione alla ratifica non provvedeva ad esplicitare tali oneri, anche se la relazione tecnica che accompagnava il disegno di legge richiamava le disposizioni del Trattato per le quali la partecipazione al capitale versato del MES comportava per l'Italia il pagamento iniziale di cinque rate annuali, ciascuna delle quali è quantificabile in circa 2,866 miliardi di euro - mentre gli importi ulteriori, a chiamata, restano al momento solo eventuali. Il medesimo articolo disponeva altresì che per il versamento delle quote suddette, a decorrere dal 2012, venissero autorizzate emissioni di titoli di Stato a medio-lungo termine, il cui ricavo netto in tutto o in parte avrebbe finanziato la contribuzione italiana all’ESM. Le caratteristiche di tali emissioni di titoli di Stato sono state stabilite con appositi decreti del Ministro dell'economia e delle finanze. Veniva altresì specificato che tali importi non sono computati nel limite massimo di emissione di titoli di Stato stabilito dalla legge di approvazione del bilancio, né nel livello massimo del ricorso al mercato stabilito dalla legge di stabilità.

Occorre rilevare che, nel caso del trattato istitutivo dell’ESM, in quanto accordo concluso al di fuori delle disposizioni del Trattato sull'Unione europea (TUE) e del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), trova applicazione anche l’art. 5 della legge 234/2012 sulla partecipazione dell’Italia all’UE, in base al quale il Governo informa tempestivamente le Camere di ogni iniziativa volta alla conclusione di accordi tra gli Stati membri dell’UE che prevedano l'introduzione o il rafforzamento di regole in materia finanziaria o monetaria o comunque producano conseguenze rilevanti sulla finanza pubblica, e assicura che la posizione rappresentata dall'Italia nella fase di negoziazione degli accordi tenga conto degli atti di indirizzo adottati dalle Camere.

Con riferimento al ruolo dei Parlamenti nazionali, la proposta di istituzione del Fondo monetario europeo prevede, all’art. 6, che:

·        il FME trasmetta ai Parlamenti nazionali una relazione annuale sullo svolgimento dei suoi compiti, insieme ai conti annuali e al rendiconto finanziario, su cui i Parlamenti nazionali possono inviare le proprie osservazioni;

·        i Parlamenti nazionali possano chiedere all'FME di rispondere per iscritto a eventuali osservazioni o quesiti da essi sottoposti con riferimento ai compiti che gli sono attribuiti;

·        i Parlamenti nazionali possano invitare il direttore generale a partecipare a uno scambio di opinioni in merito ai progressi compiuti per quanto riguarda l'attuazione del sostegno alla stabilità finanziaria.


 

sessione plenaria: il prossimo Quadro finanziario pluriennale

Il Documento di riflessione sul futuro delle finanze dell’UE

Il 28 giugno 2017 la Commissione europea ha presentato un Documento di riflessione sul futuro delle finanze dell'Unione europea, che si propone lo scopo di enunciare le caratteristiche essenziali del bilancio dell'Unione e di a presentare le possibilità e opzioni di riforma.

Il tema viene ulteriormente dettagliato in una comunicazione presentata dalla Commisisone europea il 14 febbraio 2018, elaborata in vista del Consiglio europeo infomale del 23 febbraio, che sarà incentrato, tra le altre cose, sul prossimo Quadro finanzario pluriennale (QFP).

Quadro introduttivo

Attualmente, il bilancio dell'UE rappresenta circa l'1% del reddito nazionale lordo (RNL) complessivo degli Stati membri, e come tale è relativamente modesto.

Tra l’altro, nonostante i settori di intervento dell’Unione si siano progressivamente ampliati, negli anni le dimensioni del bilancio si sono significativamente ridotte, come si evince dal seguente grafico:

 

Fonte: Commissione europea

Nel tempo, la composizione del bilancio si è evoluta, ma pur essendo diminuita nel tempo, la percentuale della spesa destinata alle due rubriche "storiche" - la PAC e la Politica di coesione - rimane al di sopra del 70% del totale. La spesa è sempre più indirizzata verso settori quali la ricerca, le reti transeuropee e l'azione esterna, nonché, più in generale, verso i programmi gestiti direttamente a livello europeo:

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: Commissione europea

Conseguenze della Brexit

Il citato documento di riflessione evidenzia preliminarmente che il ritiro del Regno Unito, assieme al finanziamento delle nuove priorità, determinerà un deficit nelle finanze UE (quantificato in 10-15 miliardi di euro all’anno). Ne deriverà la necessità, al livello politico, di scelte - definite "difficili" - che a giudizio della Commissione dovranno ruotare attorno ai seguenti centri focali:

·        fare fronte alle tendenze attuali ed alle nuove sfide e specificamente:

-        ridurre le divergenze economiche e sociali fra gli Stati membri e al loro interno, soprattutto nella zona euro;

-        un Fondo europeo della difesa, per il quale si prevede un contributo di 1,5 miliardi di euro provenienti dal bilancio UE;

-        incentivi per sostenere le riforme strutturali;

-        l'introduzione di una funzione di stabilizzazione macroeconomica che protegga dagli shock asimmetrici;

-        effettuare la transizione verso nuovi modelli di crescita sostenibile in cui gli nvestimenti sarebbero in gran parte destinati alle infrastrutture energetiche a basso tenore di carbonio;

-        riconsiderazione di tutti i programmi o gli strumenti finanziati dal bilancio UE alla luce del valore aggiunto europeo;

-        ridurre il numero di strumenti per le politiche esterne, aumentandone però la flessibilità. In particolare, è allo studio l'ipotesi di incorporare il Fondo europeo di sviluppo (FES) nel bilancio dell'Unione europea e nel Quadro

·        PAC e Politica di coesione

riformare la politica agricola comune, in particolare attraverso l'introduzione di un grado di cofinanziamento nazionale dei pagamenti diretti per mantenere i livelli complessivi dell'attuale sostegno;

·        riformare la politica di coesione, anche in questo caso con l'innalzamento dei livelli di co-finanziamento nazionale.

Ai fini dell'elaborazione del bilancio, si evidenzia ancora l'opportunità di: limitare la durata del QFP in modo da assicurare maggiore flessibilità in caso di sviluppi imprevisti. Si ipotizzano una durata quinquennale (più coerente con i mandati del Parlamento europeo e della Commissione, e che collocherebbe più chiaramente il bilancio dell'UE al centro della politica europea) o una cornice di 5 + 5 anni con riesame intermedio obbligatorio. Una riserva di crisi, finanziata con i fondi non utilizzati provenienti dagli esercizi precedenti, potrebbe fornire "potenza aggiuntiva in circostanze eccezionali".

La riforma del sistema di risorse proprie dell’UE

Per quanto concerne invece le modalità di finanziamento del bilancio dell'UE, esse si basano su tre tipi di risorse proprie:

·        i contributi degli Stati membri sulla base del loro livello di reddito, misurato dal reddito nazionale lordo (RNL);

·        i contributi basati sull'IVA;

·        i dazi doganali riscossi alle frontiere esterne dell'Unione.

Nel corso degli anni è significativamente aumentata la quota dei contributi in base al RNL, come si evince dal seguente grafico:

 

 

 

Inoltre, negli anni è stata introdotta una serie di adeguamenti e correzioni, in quanto alcuni Stati membri ritenevano che i loro contributi al bilancio dell'UE fossero eccessivi rispetto a quanto ricevevano. Nel grafico che segue sono riportati, per ciascun Paese membro, i saldi netti medi del periodo 2014-2016 (in miliardi di euro):

 

Fonte: Commissione europea

Il meccanismo delle correzioni ha contribuito a rendere il regime di finanziamento dell'UE eccessivamente complesso e poco trasparente, oltre a rafforzare la falsa convinzione secondo cui il valore di bilancio dell'UE per uno Stato membro possa essere misurato in base al saldo netto tra i contributi versati e i fondi ricevuti. Si trascura così l'essenza di un bilancio modernizzato dell'UE: il valore aggiunto derivante dalla messa in comune delle risorse e dal raggiungimento di risultati che le spese nazionali non coordinate non possono conseguire.

 

A titolo esemplificativo, nel grafico che segue sono indicate per ciascino Stato membro le risorse (in miliardi di euro) acquisite grazie alla partecipazione al mercato unico:

Fonte: Commissione europea

Le proposte del rapporto Monti

Nel citato documento di riflessione la Commissione europea auspica la trasformazione del sistema di entrate in senso più semplice, equo e trasparente. Dopo avere citato espressamente la relazione finale del gruppo di alto livello sulle risorse proprie (Gruppo Monti), la Commissione elenca le seguenti opzioni per un regime delle risorse proprie:

·        riforma e semplificazione dell'attuale risorsa propria basata sull'IVA;

·        abolizione dei correttivi nazionali;

·        elaborazione di risorse proprie per le politiche fondamentali;

·        possibile adozione come risorse proprie di una percentuale della base imponibile comune per l'imposta sulle società o della tassazione delle transazioni finanziarie;

·        possibile adozione come base delle risorse proprie delle entrate provenienti dal signoraggio (generate dall'emissione di moneta);

·        possibile adozione come risorse proprie dei proventi diretti delle politiche e competenze dell'UE;

·        attenzione a trasparenza, semplicità, stabilità, coerenza con gli obiettivi strategici dell'Unione, impatto sulla competitività e sulla crescita sostenibile nonché all'equa ripartizione fra gli Stati membri.

Il rapporto non prospetta la possibilità di reperire nuove risorse per il bilancio UE attraverso l’emissione sul mercato di titoli obbligazionari che, tra l’altro, potrebbero avere il vantaggio di un rating elevato (attualmente i titoli emessi dall’ESM e dalla BEI hanno un rating AAA), anche in considerazione della consistente liquidità attualmente a disposizione alla luce della politica monetaria espansiva condotta dalla BCE.