Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Politiche dell'UE relative a immigrazione, asilo e controllo delle frontiere
Serie: Documentazione per l'Assemblea - Esame di atti e documenti dell'UE    Numero: 2
Data: 24/03/2011
Descrittori:
ASILO POLITICO   CONFINI
IMMIGRAZIONE   UNIONE EUROPEA

 

POLITICHE DELL’UE RELATIVE
A IMMIGRAZIONE, ASILO E
CONTROLLI ALLE FRONTIERE

 

Il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea dedica gli articoli da 77 a 80 alle politiche relative ai controlli alle frontiere, all’asilo e all’immigrazione.

In particolare, l'articolo 78, par.3 TFUE stabilisce che qualora uno o più Stati membri debbano affrontare una situazione di emergenza caratterizzata da un afflusso improvviso di cittadini di paesi terzi, il Consiglio, su proposta della Commissione, può adottare misure temporanee a beneficio dello Stato membro o degli Stati membri interessati. Esso delibera previa consultazione del Parlamento europeo.

L'articolo 80  TFUE afferma il principio di solidarietà e equa ripartizione delle responsabilità tra Stati membri per le politiche di immigrazione e asilo, anche sul piano finanziario.

Tuttavia, allo stato attuale, non sono previsti a livello UE meccanismi di redistribuzione interna tra gli Stati membri di cittadini di paesi terzi immigrati o beneficiari di protezione internazionale, su base obbligatoria.

Una procedura ad hoc venne prevista in occasione del massiccio afflusso di cittadini provenienti dalla ex-Jugoslavia e dal Kosovo dalla direttiva 2001/55/CE del Consiglio del 20 luglio 2001 sulle norme minime per la concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati e sulla promozione dell'equilibrio degli sforzi tra gli Stati membri che ricevono gli sfollati e subiscono le conseguenze dell'accoglienza degli stessi.

Si ricorda che le prospettive della politica dell’Unione europea in materia di immigrazione sono state definite nel nuovo programma pluriennale per lo Spazio di libertà, sicurezza e giustizia per il periodo 2010-2014, il cd. programma di Stoccolma, adottato dal Consiglio europeo del 10-11 dicembre 2009. In base al Programma di Stoccolma, l’impegno dell’Unione europea dovrà articolarsi attorno alle seguenti priorità politiche:

·          garantire un accesso all’Europa più efficiente attraverso le politiche di gestione integrata delle frontiere e le politiche in materia di visti;

·          sviluppare una politica migratoria europea articolata, fondata sulla solidarietà e la responsabilità, basata sul Patto europeo sull'immigrazione e l'asilo con l’obiettivo principale di istituire un sistema comune d'asilo nel 2012 che garantisca alle persone bisognose di protezione un accesso garantito a procedure di asilo giuridicamente sicure ed efficaci; in particolare, la politica europea si prefigge di conseguire contestualmente l’obiettivo del contrasto all’immigrazione clandestina, spesso gestita da organizzazioni criminali, con quello dell’integrazione degli immigrati regolari e della protezione dei richiedenti asilo che posseggano i requisiti richiesti. Particolare attenzione è assegnata alla tutela dei minori.

Per quanto riguarda la gestione dell’immigrazione irregolare, il Programma pone l’accento sull’attuazione di una politica di allontanamento e di rimpatrio efficace, nel pieno rispetto del principio di non–refoulement e dei diritti fondamentali, basata sul monitoraggio della trasposizione della direttiva rimpatri e su una maggiore cooperazione operativa tra Stati membri, con particolare attenzione alla situazione dei minori non accompagnati.

In materia di immigrazione legale, in attuazione delle indicazioni del Programma di Stoccolma, il 13 luglio 2010 la Commissione europea ha presentato le seguenti proposte legislative, tuttora all’esame delle istituzioni UE:

·proposta di direttiva sulle condizioni di ingresso e soggiorno di cittadini di paesi terzi per motivi di lavoro stagionale (COM(2010)379);

·proposta di direttiva sulle condizioni di ingresso e soggiorno di cittadini di paesi terzi nell’ambito di trasferimenti intrasocietari (COM(2010)378).

Prosegue, inoltre, l’esame della proposta di direttiva relativa a una procedura di domanda per il rilascio di un permesso unico che consente a cittadini di paesi terzi di soggiornare e lavorare nel territorio di uno Stato membro, nonché ad un insieme comune di diritti per i lavoratori di paesi terzi che soggiornano legalmente in uno Stato membro (COM2007)638).

Si ricorda anche la direttiva 2009/52/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 giugno 2009, che introduce norme minime relative a sanzioni e provvedimenti nei confronti di datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare.

Il programma di Stoccolma sottolinea l'esigenza di un maggiore coordinamento fra le politiche nazionali e le iniziative dell'UE in materia di integrazione.

Il Piano d’azione presentato dalla Commissione prevede la pubblicazione della terza edizione del "Manuale sull’integrazione per politici e operatori" e di una comunicazione relativa ad una agenda UE per l'integrazione, che comprenda lo sviluppo di un meccanismo di coordinamento.

Gli strumenti finanziari dell’Unione europea in materia di immigrazione

Nell’ambito delle prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013, il programma quadro “Solidarietà e gestione dei flussi migratori” (COM(2005)123-1) ha inteso rispondere al problema della ripartizione equa delle responsabilità tra gli Stati membri, per quanto riguarda l’onere finanziario conseguente all’introduzione di una gestione integrata delle frontiere esterne e all’attuazione di politiche comuni in materia di asilo e immigrazione.

Il programma quadro si sostanzia nei seguenti strumenti finanziari specifici:

·          Fondo europeo per le frontiere esterne“, con una dotazione di 1820 milioni di euro per il periodo 2007-2013 (decisione 574/2007/CE del 7 maggio 2007);

·          Fondo europeo per i rifugiati”, con una dotazione di 628 milioni di euro per il periodo 2008-2013 (decisione 573/2007/CE del 7 maggio 2007);

·          Fondo europeo per il rimpatrio”, con una dotazione di 676 milioni di euro per il periodo 2008-2013 (decisione 575/2007/CE del 7 maggio 2007);

·          “Fondo europeo per l’integrazione dei cittadini di paesi terzi”, con dotazione pari a 825 milioni di euro per il periodo 2007-2013 (decisione 2007/435/CE del 25 giugno 2007).

Sia il Fondo europeo per le frontiere esterne che i Fondi per i rifugiati e il rimpatrio prevedono la possibilità di finanziamenti urgenti agli Stati membri, per far fronte a situazioni di emergenza.

Si ricorda infine che nel giugno 2007, la Commissione europea ha lanciato il programma di cooperazione con i paesi terzi nel campo dell’immigrazione e dell’asilo, con una dotazione di 380 milioni di euro per il periodo 2007-2013, in sostituzione del precedente programma AENEAS.

Politiche in materia di asilo

Anche se il nuovo TFUE dispone, all’articolo 78, par.1, che “L'Unione sviluppa una politica comune in materia di asilo” attualmente non è stato creato un sistema europeo di asilo comune.

Ad oggi, infatti, in base al Regolamento di Dublino II (Regolamento 2003/343/CE), se il richiedente asilo ha varcato illegalmente le frontiere di uno Stato membro, quest'ultimo è competente per l'esame della sua domanda di asilo.

In base al rapporto Eurostat del 4 maggio 2010 (STAT/10/64), le domande di asilo ricevute dai 27 Paesi dell’Unione Europea nel 2009 ammontano a 260.730 di cui 62.650 accolte. Nel dettaglio, si ricorda che, nello stesso anno, la Germania, a  fronte di 31.810 domande ricevute, ne ha accolte 9.765; la Francia, a  fronte di 47.625 domande ricevute, ne ha accolte 5.050; il Regno Unito, a  fronte di 30.290 domande ricevute, ne ha accolte 8.350; l’Italia, a  fronte di 17.470 domande ricevute, ne ha accolte 8.440.

Si ricorda, altresì, la possibilità di avvalersi della direttiva 2001/55/CE del Consiglio del 20 luglio 2001 sulle norme minime per la concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati e sulla promozione dell'equilibrio degli sforzi tra gli Stati membri che ricevono gli sfollati e subiscono le conseguenze dell'accoglienza degli stessi.

Per quanto riguarda le prospettive della politica dell’UE in materia di asilo, Il programma di Stoccolma prevede la rapida adozione delle proposte legislative in corso di esame da parte delle istituzioni UE, volte alla creazione, entro il 2012, di un Sistema comune europeo di asilo, basato su  una procedura unica di asilo e uno status uniforme in materia di protezione internazionale; l’istituzione tra gli Stati membri di un meccanismo di reinsediamento interno, che funzioni su base volontaria e in modo coordinato e che preveda, eventualmente. il sostegno alla creazione di piattaforme permanenti di accoglienza e di transito in determinati Stati membri, e accordi specifici per il partenariato con l’Alto Commissariato ONU per i rifugiati (ACNUR).

A tale proposito si segnala che sia il Parlamento europeo, nella risoluzione sul programma di Stoccolma adottata il 25 novembre 2009, che il Governo italiano, nel corso del Consiglio giustizia e affari interni del giugno 2009, hanno segnalato l’opportunità che i meccanismi di reinsediamento abbiano carattere obbligatorio.

Sempre in materia di asilo, di particolare importanza è stata l’adozione da parte del Parlamento europeo e del Consiglio, il 19 maggio 2010, del Regolamento (UE) n.439/2010 che istituisce l’Ufficio europeo di sostegno all’asilo, con sede a Malta. L’Ufficio, che dovrà essere operativo entro il 19 giugno 2011, avrà le seguenti finalità:

·          facilitare, coordinare e rafforzare la cooperazione pratica in materia di asilo fra gli Stati membri e contribuire a una migliore attuazione del Sistema europeo comune di asilo;

·          fornire un sostegno operativo efficace agli Stati membri i cui sistemi di asilo e accoglienza sono sottoposti ad una pressione particolare, facendo appello a tutte le risorse utili a sua disposizione, che possono includere il coordinamento delle risorse fornite dagli Stati membri alle condizioni previste dal regolamento stesso;

·          prestare assistenza scientifica e tecnica in relazione alle politiche e alla legislazione dell'Unione in tutti i settori che hanno ripercussioni dirette o indirette sull’asilo, in quanto fonte indipendente di informazioni su tutte le questioni rientranti in tali ambiti.

Il 26 novembre 2010 Robert Visser è stato nominato direttore esecutivo dell’Ufficio.

Si ricorda, infine, che sono tuttora all’esame delle istituzioni europee le seguenti proposte legislative:

·          proposta di direttiva che modifica la direttiva 2003/9/CE sulle norme relative all’accoglienza dei richiedenti asilo (COM(2008)815);

·          proposta di regolamento che modifica il regolamento CE n. 343/2003, che stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l’esame di una domanda di asilo (COM(2008)820);

·          proposta di regolamento che modifica il regolamento (CE) n. 2725/2000, concernente l’istituzione del sistema “EURODAC” per il confronto delle impronte digitali per l'efficace applicazione della convenzione di Dublino (COM(2009)342);

·          proposta di direttiva (COM(2009)551) recante norme minime sull'attribuzione, a cittadini di paesi terzi o apolidi, della qualifica di beneficiario di protezione internazionale, nonché norme minime sul contenuto della protezione riconosciuta (rifusione della direttiva 2004/83/CE);

·          proposta di direttiva (COM(2009)554) recante norme minime per le procedure di concessione e di revoca dello status di rifugiato negli Stati membri (rifusione della direttiva 2005/85/CE).

Si segnala, inoltre, che il 2 settembre 2009 la Commissione Europea ha presentato una comunicazione sull’istituzione di un programma comune dell’Unione Europea per favorire il reinsediamento dei rifugiati (COM(2009)447). Il programma si riferisce esclusivamente ai reinsediamenti, su base volontaria, di persone che già beneficiano di protezione internazionale in un paese terzo e non riguarda la redistribuzione interna dei rifugiati tra Stati membri UE. La comunicazione è accompagnata da un’ulteriore proposta di modifica della decisione 2007/573/CE istitutiva del Fondo europeo per i rifugiati 2008/2013(COM(2009)456).

La gestione delle frontiere esterne dell’Unione europea

Organismo attivo dal 2005 (regolamento (CE) n.2007/2004 del Consiglio), con sede a Varsavia, e successivamente trasformato in Agenzia (Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea) Frontex ha attualmente il compito di: 

·       coordinare la cooperazione operativa tra gli Stati membri nella gestione delle frontiere esterne;

·       assistere gli Stati membri in materia di formazione del corpo nazionale delle guardie di confine;

·       effettuare analisi dei rischi;

·       aiutare gli Stati membri in circostanze che richiedono una maggiore assistenza tecnica e operativa alle frontiere esterne;

·       offrire agli Stati membri il supporto necessario per operazioni di rimpatrio congiunte.

Il regolamento (CE) n.863/2007 dell’11 luglio  2007 ha introdotto nel regolamento istitutivo di Frontex un meccanismo per la creazione di squadre di intervento rapido (RABIT). Le squadre RABIT, costituite da guardie di frontiera appositamente distaccate, hanno il compito di fornire assistenza operativa rapida per un periodo limitato allo Stato membro che ne faccia richiesta e che si trovi a fare fronte a sollecitazioni urgenti ed eccezionali. L’Italia partecipa con 62 elementi.

Per quanto riguarda le risorse finanziarie, il bilancio di Frontex è costantemente aumentato, passando da 6 milioni di euro nel 2005, a 19 milioni nel 2006, 42 milioni nel 2007, 70 milioni nel 2008 e 88 milioni nel 2009 e 87,9 nel 2010.

Il personale di Frontex alla fine dell'anno 2010 era costituito da 272 unità.

Il Direttore esecutivo è il finlandese Ilkka LAITINEN, il cui mandato scadrà nel 2015.

Nel programma di Stoccolma si raccomanda un  miglioramento della cooperazione operativa tra Stati membri Frontex, auspicando che l’agenzia goda di maggiori capacità di azione (competenze di comando in materia di operazioni congiunte su base facoltativa; impiego di mezzi propri; facoltà di mobilitare più agevolmente gli effettivi necessari allo svolgimento delle operazioni). Indicazioni relative al potenziamento di Frontex sono peraltro contenute nel testo di conclusioni, adottato dal Consiglio giustizia e affari interni del 25 febbraio 2010, contenente 29 misure volte al potenziamento della sorveglianza delle frontiere esterne dell'Unione e della lotta all'immigrazione clandestina. 

La necessità di un rafforzamento di Frontex è stata inoltre sostenuta  nel documento congiunto sul tema dell’immigrazione clandestina nel Mediterraneo, sottoscritto il 13 gennaio 2009  dai Ministri dell’Interno di Cipro, Grecia, Italia e Malta esuccessivamentepresentato al Consiglio UE. Il Consiglio giustizia e affari interni si è espresso favorevolmente su di esso nella riunione del 26-27 febbraio 2009.

In questo quadro, nel marzo 2010 la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento volto al rafforzamento di Frontex (COM(2010)61), attualmente all’esame delle istituzioni UE. Obiettivo della proposta è adattare il regolamento in funzione delle valutazioni svolte e dell'esperienza pratica, in modo da chiarire il mandato dell'Agenzia e correggere le carenze rilevate. La proposta di regolamento, tra l’altro, introduce la possibilità di coordinare operazioni di rimpatrio congiunte, una nuova funzione di sviluppo e gestione dei sistemi informativi, una nuova funzione di assistenza a Eurosur, l’obbligo per tutto il personale partecipante, per esempio, alle operazioni congiunte o alle operazioni di rimpatrio congiunte di ricevere una formazione adeguata in materia di diritti fondamentali e disposizioni in materia di protezione di dati personali.

Il Piano di azione di attuazione del programma di Stoccolma (COM(2010)171) ha previsto inoltre la costituzione, da parte di Frontex, nel corso del 2010, di uffici regionali e/o specializzati.  A questo proposito si segnala cheil primo ufficio decentralizzato di Frontex è stato aperto nel mese di ottobre presso il Pireo. L’Ufficio, con personale pari  a 13 unità provenienti da differenti Stati membri, si occuperà di assicurare le sorveglianza delle frontiere esterne a sud-est dell’Europa, in particolare di Malta, Italia, Grecia e Cipro.

Per quanto riguarda l’attività operativa di Frontex, di particolare rilevanza è stata l’adozione, il 26 aprile 2010, della  decisione del Consiglio 2010/252/UE che integra il codice frontiere Schengen, prevedendo:

·          regole per le operazioni alle frontiere marittime coordinate dall’Agenzia Frontex,

·          orientamenti non vincolanti per le situazioni di ricerca e salvataggio e per lo sbarco, nel contesto delle operazioni alle frontiere marittime coordinate dall’Agenzia Frontex.

La decisione si è prefissa di rispondere alle perplessità sollevate da più parti sul rispetto dei diritti fondamentali e dei diritti dei rifugiati durante le operazioni Frontex. In particolare, si introduce il divieto di respingere chiunque rischi la persecuzione o altre forme di trattamenti inumani o degradanti, divieto che si applica a prescindere dallo status delle acque in cui si trovano gli interessati. Per quanto riguarda le modalità di sbarco delle persone soccorse, l’articolo 2.1 degli Orientamenti stabilisce che esse siano indicate nel piano operativo e siano conformi al diritto internazionale e agli eventuali accordi bilaterali applicabili. Il piano operativo non potrà imporre obblighi agli Stati membri che non partecipano all’operazione. A meno che non sia diversamente indicato nel piano operativo, dovrebbe essere  privilegiato lo sbarco nel paese terzo da cui la nave è partita e, qualora ciò non sia possibile, lo sbarco nello Stato membro ospitante, a meno che non sia necessario agire diversamente per garantire l’incolumità  (safety) delle persone.

La decisione è stata adottata in Consiglio il 25 gennaio 2010 con l’astensione di Malta e dell’Italia. L’astensione dell’Italia sarebbe riconducibile a perplessità  circa la formulazione del citato articolo 2.1. A questo proposito, l’Italia ha chiesto di allegare alla proposta una dichiarazione nella quale  esprime  l’intenzione di monitorare l’applicazione delle disposizioni in materia di sbarco, di cui all’articolo 2.1,  e di chiedere l’intervento della Commissione e di Frontex nel caso in cui l’applicazione delle stesse da parte di un altro Stato membro si basi su un’interpretazione eccessivamente ampia del concetto di “safety”, allo scopo  di eludere i propri obblighi e responsabilità.

Nella dichiarazione seguita alla seduta straordinaria dell’11 marzo 2011, il  Consiglio Europeo ha richiesto agli Stati membri di fornire a Frontex ulteriori mezzi ed ha invitato la Commissione a mettere a disposizione risorse supplementari. Il Consiglio Europeo, inoltre, ha sollecitato il rapido raggiungimento di un accordo sul potenziamento delle capacità dell'agenzia ed ha invitato il Consiglio Giustizia e affari interni a riunirsi senza indugio ed a presentare, in cooperazione con la Commissione, un piano per lo sviluppo di capacità di gestione della migrazione e dei flussi di rifugiati.

Richieste di assistenza da parte degli Stati membri e discussione in seno al Consiglio giustizia e affari interni

Come indicato dal Ministro dell’Interno Maroni, in risposta ad interrogazioni parlamentari svoltesi alla Camera il 16 febbraio scorso, una formale richiesta di assistenza all’Unione europea per far fronte all’emergenza immigrazione è stata avanzata dall’Italia in una lettera al Commissario europeo per gli Affari interni, Cecilia Malmström,  il 15 febbraio 2011. Tra le richieste del Governo italiano si ricordano:

·          la verifica della possibilità di costituire pattuglie congiunte con gli altri Stati membri a ridosso delle acque tunisine per intercettare le imbarcazioni degli immigrati e garantirne in piena sicurezza, e con il consenso della Tunisia, il rientro nei porti di partenza;

·          l'applicazione del principio del burden sharing tra tutti gli Stati membri, ovvero la suddivisione degli oneri e dei pesi relativi alla gestione sia dei rifugiati, sia dei richiedenti asilo e sia dei clandestini;

·          l'erogazione di un contributo finanziario straordinario di almeno cento milioni di euro per l'emergenza in atto.

·          l'intensificazione degli sforzi finalizzati all'applicazione del memorandum Unione europea-Libia, firmato nell'ottobre del 2010;

·          il coinvolgimento di Europol per sviluppare specifiche analisi su infiltrazioni criminali e terroristiche favorite dalla crisi del Nord Africa;

Nel corso di una riunione svoltasi a Romail 23 febbraio 2011, i Ministri dell’Interno di Francia, Spagna, Grecia, Malta, Cipro e Italia hanno elaborato un comunicato congiunto successivamente presentato al Consiglio giustizia e affari interni del 24-25 febbraio. Nel comunicato i suddetti ministri hanno richiesto all’Unione europea  misure urgenti finalizzate a fronteggiare gli arrivi di immigrati e richiedenti asilo e l’ulteriore rafforzamento delle misure operative congiunte intraprese per porre sotto controllo e gestire i flussi diretti in Europa, nonché delle recenti azioni poste in essere per controllare l’accresciuta pressione migratoria sulle frontiere orientali terrestri e marittime della Grecia.

Il Consiglio giustizia e affari interni del 24-25 febbraio 2011 ha svolto una discussione sulla situazione nel Nord Africa con particolare riferimento alla situazione in Libia e all’afflusso verso l’Italia di migranti provenienti dalla Tunisia. Il comunicato stampa relativo alla riunione informa tuttavia che il Consiglio si è per il momento limitato a prendere atto dell’avvio, il 20 febbraio 2011,  da parte di Frontex e dell’Italia dell’operazione congiunta Hermes 2011 a cui hanno aderito numerosi Stati membri, nonché dell’intenzione della Commissione europea di avvalersi dei programmi specifici già esistenti, per fornire all’Italia un sostegno finanziario supplementare.

Ad oggi l'Unione Europea ha previsto l’impiego di 25 milioni di euro per affrontare l'emergenza immigrati. In esito alla riunione del Consiglio giustizia e affari interni, il Ministro Roberto Maroni avrebbe espresso apprezzamento per la disponibilità del commissario Cecilia Malmström e per l’impegno della Commissione europea, anche dal punto di vista finanziario, e rilevato con rammarico la contrarietà di alcuni Stati membri a misure di carattere politico, in particolare sul 'burden sharing'.

 

L’operazione congiunta HERMES 2011

Anticipando una missione già prevista per il mese di giugno 2011, il 20 febbraio 2011 l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea (Frontex), e l’Italia hanno avviato l’operazione congiunta HERMES 2011 il cui scopo è aiutare l’Italia nella gestione dei flussi migratori effettivi e potenziali dal nord Africa. L’operazione, che dovrebbe essere attiva fino al 31 marzo 2011, e a cui partecipano, oltre all’Italia - Stato membro ospitante - anche Francia, Malta, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Austria, Belgio, Romania e Svizzera, prevede il dispiegamento di unità navali ed aeree nonché l’invio di 30 esperti, allo scopo di fornire assistenza nell’individuazione della nazionalità dei migranti, prevenire attività criminali alle frontiere esterne UE, organizzare operazioni di rimpatrio, collaborare con le autorità italiane nell’elaborazione di analisi dei rischi. L’operazione vede coinvolta anche l’agenzia Europol. Secondo un rapporto di FRONTEX datato 11 marzo 2011 sono stati già impiegati 20 esperti presso i centri di accoglienza di Crotone, Caltanissetta Trapani e Bari. Secondo il medesimo rapporto, oltre agli 8 Stati sopra citati già direttamente operativi, altri 6 Stati hanno previsto lo stanziamento di mezzi e personale, in attuazione dell’operazione HERMES 2011.

In particolare:

·          i mezzi navali sono assicurati dall’Italia;

·          i mezzi aerei da Italia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Malta e Spagna;

·          il personale di esperti da Italia, Austria, Belgio, Francia, Germania, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Svezia, Svizzera e Spagna.

Infine, la Commissaria Malmstrom, nelle Osservazioni seguite alla conversazione con il Ministro Maroni del 18 marzo 2011 ha affermato che “a seconda delle circostanze particolari che gli Stati UE potrebbero trovarsi ad affrontare, delle richieste degli Stati  membri che necessitano di aiuto e della prontezza degli altri Stati membri a fornire il necessario supporto operativo, le risorse umane e tecniche di Frontex potrebbero essere aumentate in futuro”. La Commissaria ha ricordato che sono allo studio strategie volte ad utilizzare al meglio i fondi di emergenza già disponibili a livello dell'UE.

 

Gli sbarchi di clandestini in Italia

Per quanto concerne gli sbarchi di clandestini sulle coste italiane, dopo una fase di sostanziale azzeramento dei flussi provenienti dall’Albania e dalla Turchia, diretti in Puglia e in Calabria, si registra una ripresa degli sbarchi nelle coste ioniche delle due regioni. Da segnalare che a partire dal 2005 anche la Sardegna è diventata meta di sbarchi. Gli sbarchi in Sicilia, dopo una tendenza alla diminuzione negli ultimi due anni, hanno avuto una forte ripresa nei primi mesi del 2011, con 14.918 clandestini sbarcati dal 1° gennaio al 21 febbraio 2011. Il massiccio afflusso è collegato alla situazione di instabilità dei Paesi nordafricani[1].

Successivamente all’intervento militare in Libia, ed in previsione di un ulteriore afflusso di profughi, il Ministro dell’interno ha annunciato la formulazione un piano di accoglienza straordinario, con il concorso delle regioni e gli enti locali, per distribuire fino a 50.000 profughi nel territorio italiano; in particolare è stato annunciato che il piano terrà conto nella distribuzione dei migranti del criterio del numero di abitanti per regione, nel senso che le regioni più popolose accoglieranno un maggior numero di persone, con correttivi di salvaguardia per: le regioni che hanno già una forte pressione migratoria (Sicilia, Calabria e Puglia) e per l'Abruzzo in conseguenza del terremoto. Tale annuncio è stato accompagnato dall’informazione del rifinanziamento del fondo della protezione civile, per consentire al commissario all'emergenza la gestione della situazione emergenziale e del rafforzamento del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) messo a punto dal ministero dell’Interno e dalle autonomie locali che vede già 16 province coinvolte, costituito dalla rete degli enti locali che – per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata – accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo.  [2].

Dal 1° gennaio al 30 settembre del 2010, si sono registrati 114 sbarchi, per un totale di 2.868 clandestini. Nello stesso periodo dell'anno precedente gli sbarchi erano stati 148, per un totale di 8.292 clandestini. Nel periodo 1° agosto 2008-31 luglio 2009, il totale degli sbarchi in Italia è stato di 29.076 unità; nell'anno successivo, 1° agosto 2009-31 luglio 2010, di 3.499 complessivamente, con una riduzione dell'88 per cento[3].

In tutto il 2009 sono sbarcati illegalmente sul territorio nazionale 9.573 stranieri. Si registra una sensibile diminuzione rispetto all'anno 2008, quando sono sbarcati sulle coste italiane 36.951 cittadini extracomunitari; la diminuzione è molto accentuata a partire dall’applicazione dell’accordo sottoscritto nel 2008 tra lo Stato italiano e la Libia. Nel 2009 sono stati 885 gli stranieri intercettati a bordo di imbarcazioni in acque internazionali e restituiti alle autorità libiche (834) e algerine (51), in occasione di 11 operazioni effettuate congiuntamente alla Libia (9) e all’Algeria (2). Dal maggio 2009 (data di inizio delle operazioni congiunte) al dicembre 2009 sono stati intercettati 3.185 clandestini sbarcati in Italia, contro 31.281 dello stesso periodo del 2008[4].

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

XVI legislatura –Documentazione per l'Assemblea – Esame di atti e documenti dell’UE, n. 2, 24 marzo 2011

Il bollettino è stato curato dall’Ufficio Rapporti con l’Unione europea (' 066760.2145 - * cdrue@camera.it)

Il paragrafo "Gli sbarchi di clandestini in Italia" é stato curato Servizio Studi, Dip. Istituzioni (' 066760.9475)

 



[1]     Conferenza stampa del Ministro dell'interno al termine del Consiglio dei ministri, 21 marzo 2011 (www.interno.it).

Si veda anche la risposta del Ministro all’interpellanza n. 3-1465 alla Camera (16 febbraio 2011).

[2]     Conferenza stampa del Ministro dell’interno al termine di un incontro con i rappresentanti di regioni, province e comuni, 22 marzo 2011.

[3]     Audizione del Ministro dell'interno, Roberto Maroni. Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, Indagine conoscitiva sulle nuove politiche europee in materia di immigrazione, 12 ottobre 2010.

[4]     Si veda l’intervento del Ministro dell’interno in riposta all’interrogazione 3-870 (Camera dei deputati, seduta del 27 gennaio 2010) e il rapporto del Ministero dell’interno, Iniziative  dell’Italia. Sicurezza, immigrazione e asilo, del 14 aprile 2010, p. 27-28 (www.interno.it).