Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera
Titolo: Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza 6/2011. L'attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti in materia di politica estera, difesa e sicurezza
Serie: Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza    Numero: 6    Progressivo: 2011
Data: 14/09/2011
Descrittori:
DIFESA E SICUREZZA INTERNAZIONALE   ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI
ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI MILITARI   RELAZIONI INTERNAZIONALI
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
IV-Difesa

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RASSEGNA PARLAMENTARE COMPARATA
 DI POLITICA INTERNAZIONALE E SICUREZZA

 

L’attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti

in materia di politica estera, difesa e sicurezza

 

 

Anno V, n. 6                                                                                               30 giugno 2011

 

Francia

La Commissione per gli affari esteri e la Commissione per gli affari europei dell’Assemblea Nazionale francese hanno svolto, nella seduta comune del 29 giugno 2011, l’audizione del Segretario generale esecutivo del Servizio europeo per l’azione estera dell’UE (SEAE),Pierre Vimont.

I presidenti delle due commissioni hanno invitato il dott. Vimont - nominato Segretario generale del SEAE il 25 ottobre 2010 - ad illustrare il processo di costruzione del nuovo servizio diplomatico europeo, istituito il 1° gennaio 2011, dopo un’ampia fase di preparazione, ad indicare le priorità della politica estera dell’Unione e a chiarire in che modo il SEAE, dopo un primo semestre di attività, si relaziona con gli altri organi dell’UE.

Vimont, nel suo intervento, ha innanzitutto evidenziato che il Trattato di Lisbona prevede la costruzione di una politica estera “comune” e non già di una politica estera “unica” . Ha quindi sottolineato che l’obiettivo del SEAE è quello di favorire il coordinamento tra la politica estera europea e le politiche estere degli Stati membri. Vimont ha inoltre rilevato che il SEAE ha un compito difficile perché è di fatto al servizio di tre istituzioni, senza appartenere ad alcuna. Le tre istituzioni sono: l’Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che è oggi Lady Ashton;il Consiglio europeo, il cui Presidente di turno è attualmente il Primo Ministro belga Van Rompuy (il primo presidente eletto per due anni e mezzo, dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona); la Commissione, il cui presidente è Barroso. Ha rilevato poi che il SEAE è un’amministrazione che conta 3.600 funzionari e che si è costituita attraverso un trasferimento di risorse umane e finanziarie provenienti dal Consiglio europeo, dalla Commissione e dagli Stati membri. Ha quindi lamentato il fatto che i funzionari del SEAE sono disclocati in 8 edifici diversi a Bruxelles e che ciò “non facilita la creazione di un’identità e di una cultura amministrativa comune, indispensabile per l’avvenire del servizio”. Al Segretario generale del SEAE sono state quindi rivolte numerose domande circa le priorità dell’agenda futura dell’UE ed in particolare della sua azione nel Mediterraneo, all’indomani della “primavera araba”. Da alcuni è stata rilevata l’assenza di una politica efficace dell’UE verso i paesi del Nord Africa ed in generale in Medio Oriente. Vimont ha sottolineato innanzitutto che Lady Ashton segue invece attentamente la questione del processo di pace in Medio Oriente. Con riferimento alla politica verso i paesi del Sud del Mediterraneo, ha affermato poi che l’UE si è dimostrata attiva, contrariamente a quanto è stato rilevato. In particolare ha dichiarato che l’UE ha prospettato alcune azioni per aiutare tali paesi, dopo la fase di ampia conflittualità interna verificatasi nei mesi scorsi, quali ad esempio la stipulazione di accordi commerciali, la definizione di nuove misure per gestire i flussi migratori, la predispisizione di aiuti finanziari, l’offerta di assistenza per organizzare il processo elettorale che si aprirà in alcuni Stati, come ad esempio l’Egitto e la Tunisia. Con riferimento al tema dell’ “Europa della difesa”, Vimont ha poi sottolineato che il SEAE sta studiando la questione e redigerà alcuni rapporti sul tema della pianificazione e del comando operativo delle forze militari dei paesi europei, la messa in comune delle loro attrezzature militari e delle capacità industriali, le relazioni tra l’UE e la NATO.

(resoconto stenografico della seduta: http://www.assemblee-nationale.fr/13/cr-cafe/10-11/c1011074.asp#P6_47)

 

Germania

Il tema della partecipazione a missioni internazionali è tornato all’attenzione del Parlamento nella seduta del Bundestag del 9 giugno 2011. Sono state discusse le relazioni e le relative raccomandazioni presentate all’Assemblea dalla Commissione esteri con riferimento alla prosecuzione di due distinte missioni, l’UNIFIL in Libano e la KFOR in Kosovo.

Il primo dibattito (punto 9 dell’ordine del giorno) ha riguardato la proroga di un anno, fino al 30 giugno 2012, della partecipazione militare tedesca alla Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite (UNIFIL) creata, a seguito del conflitto israelo-libanese del 2006, con la Risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza dell’11 agosto 2006 e confermata, da ultimo, con la Risoluzione 1937 del 30 agosto 2010. La mozione presentata dal Governo federale (stampato BT n. 17/5864) prevede l’impiego di un contingente massimo di 300 militari e uno stanziamento di 31,9 milioni di euro. La maggior parte dei deputati intervenuti ha riconosciuto l’importanza della missione per la stabilizzazione dell’intera regione mediorientale, soprattutto alla luce degli ultimi avvenimenti di protesta in Nordafrica e in Medio Oriente (c.d. Primavera araba) e in considerazione delle grandi difficoltà per la formazione del governo in Libano. Il principale compito della Germania nell’ambito della missione resta quello di bloccare il flusso di armi dirette nel sud del Libano via mare con la messa a disposizione di tre unità navali e, parallelamente, quello di svolgere un’attività di formazione e assistenza tecnica della marina locale e di mettere a punto un sistema radar lungo le coste (attualmente sono state realizzate tre stazioni radar). Nel corso del dibattito parlamentare è stata anche messa in evidenza l’attività di consulenza alle competenti autorità libanesi svolta da esperti tedeschi della polizia e della dogana federali che, dal settembre 2006, con il sostegno finanziario dei fondi del Ministero degli esteri, sono attivi all’aeroporto di Beirut, nei porti e al confine settentrionale con la Siria. Inoltre, per la ricostruzione del campo profughi distrutto nell’estate del 2007, la Germania devolve parte dei fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo e alla prevenzione delle crisi internazionali così da contribuire in modo rilevante al miglioramento delle condizioni di vita dei profughi palestinesi. La mozione del Governo, sottoposta a votazione nominale, è stata alla fine approvata con 484 voti favorevoli, 80 contrari e 7 astenuti. Contestualmente è stata invece respinta, con i voti dei gruppi di maggioranza (CDU/CSU e FDP) e della Sinistra (Die Lnke), la proposta di risoluzione (stampato BT n. 17/6142) sostenuta dai Verdi e dai socialdemocratici.

Nella stessa seduta, al punto 11 dell’ordine del giorno, è stata affrontata anche la mozione del Governo (stampato BT n. 17/ 5706) che proroga di 12 mesi la partecipazione alla forza multinazionale, guidata dalla Nato, per stabilire ordine e sicurezza in Kosovo (Kosovo Force - KFOR). Il fondamento giuridico del mandato è costituito dalla Risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell’ONU del 10 giugno 1999 e dall’Accordo tecnico-militare tra la KFOR e il Governo serbo del 9 giugno 1999. La mozione presentata dal Governo prevede un’ulteriore riduzione, rispetto alla proroga dell’anno scorso, del contingente massimo di truppe da inviare in Kosovo, che scende così da 2500 a 1850 unità, con un finanziamento di 76 milioni di euro. La Germania ha partecipato attivamente alla missione sin dall’inizio con il contingente più numeroso (attualmente 1023 militari) e, per la quinta volta, detiene il comando della forza multinazionale nella persona del generale Erhard Bühler (subentrato a capo della KFOR ad un altro tedesco, il luogotenente generale Markus Bentler, nel settembre dello scorso anno). Fino al 15 agosto, inoltre, la Germania guiderà anche la missione di polizia dell’Unione Europea in Kosovo (Eulex). Sia la Federazione che i Länder hanno messo a disposizione, nell’ambito di Eulex, 100 esperti, di cui 73 funzionari di polizia e la parte restante costituita da magistrati e avvocati, che sono impegnati attivamente nella costruzione delle strutture giuridiche necessarie per la realizzazione di uno Stato democratico e di diritto, anche in prospettiva di una futura adesione alla UE. Al dibattito parlamentare hanno assistito, dalla tribuna, anche il Ministro degli esteri kosovaro Enver Hoxhaj accompagnato dall’ambasciatore Vilson Mirdita Platz. Il primo intervento, a sostegno della mozione governativa, è stato quello del liberale Joachim Spatz, che ha ribadito la necessità di continuare a garantire la presenza in loco di militari tedeschi, seppure in numero ridotto rispetto al passato. La situazione critica in alcune regioni del Kosovo (come Mitronica e il suo circondario) non rende infatti possibile né consigliabile il ritiro delle truppe che hanno in primo luogo il compito di garantire il rispetto dei diritti umani della popolazione civile. Anche i socialdemocratici e i Verdi si sono pronunciati a favore della proroga della missione, mentre compatto è stato il rifiuto del gruppo parlamentare della Sinistra (Die Linke). La mozione del Governo è stata alla fine approvata con 489 voti favorevoli, 66 contrari e 10 astenuti.

(resoconto stenografico della seduta: http://dip21.bundestag.de/dip21/btp/17/17114.pdf)

 

 

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