

L’attività parlamentare in Francia, Germania, Regno
Unito, Spagna e Stati Uniti
in materia di politica estera, difesa e sicurezza
Anno V, n. 6 30
giugno 2011
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Francia 
La Commissione per gli affari
esteri e la Commissione
per gli affari europei dell’Assemblea Nazionale francese hanno svolto, nella
seduta comune del 29 giugno 2011, l’audizione
del Segretario generale esecutivo del Servizio europeo per l’azione estera
dell’UE (SEAE),Pierre Vimont.
I presidenti delle due commissioni hanno invitato
il dott. Vimont - nominato Segretario generale del SEAE il 25 ottobre 2010 - ad
illustrare il processo di costruzione del nuovo servizio diplomatico europeo,
istituito il 1° gennaio 2011, dopo un’ampia fase di preparazione, ad indicare
le priorità della politica estera dell’Unione e a chiarire in che modo il SEAE,
dopo un primo semestre di attività, si relaziona con gli altri organi dell’UE.
Vimont, nel suo intervento, ha
innanzitutto evidenziato che il Trattato di Lisbona prevede la costruzione di
una politica estera “comune” e non già di una politica estera “unica” . Ha
quindi sottolineato che l’obiettivo del SEAE è quello di favorire il
coordinamento tra la politica estera europea e le politiche estere degli Stati
membri. Vimont ha inoltre rilevato che il SEAE ha un compito difficile perché è
di fatto al servizio di tre istituzioni, senza appartenere ad alcuna. Le tre
istituzioni sono: l’Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la
politica di sicurezza, che è oggi Lady Ashton;il Consiglio europeo, il cui
Presidente di turno è attualmente il Primo Ministro belga Van Rompuy (il primo
presidente eletto per due anni e mezzo, dopo l’entrata in vigore del Trattato
di Lisbona); la
Commissione, il cui presidente è Barroso. Ha rilevato poi che
il SEAE è un’amministrazione che conta 3.600 funzionari e che si è costituita
attraverso un trasferimento di risorse umane e finanziarie provenienti dal
Consiglio europeo, dalla Commissione e dagli Stati membri. Ha quindi lamentato
il fatto che i funzionari del SEAE sono disclocati in 8 edifici diversi a
Bruxelles e che ciò “non facilita la creazione di un’identità e di una cultura
amministrativa comune, indispensabile per l’avvenire del servizio”. Al
Segretario generale del SEAE sono state quindi rivolte numerose domande circa le
priorità dell’agenda futura dell’UE ed in particolare della sua azione nel
Mediterraneo, all’indomani della “primavera araba”. Da alcuni è stata rilevata
l’assenza di una politica efficace dell’UE verso i paesi del Nord Africa ed in
generale in Medio Oriente. Vimont ha sottolineato innanzitutto che Lady Ashton
segue invece attentamente la questione del processo di pace in Medio Oriente. Con
riferimento alla politica verso i paesi del Sud del Mediterraneo, ha affermato
poi che l’UE si è dimostrata attiva, contrariamente a quanto è stato rilevato.
In particolare ha dichiarato che l’UE ha prospettato alcune azioni per aiutare
tali paesi, dopo la fase di ampia conflittualità interna verificatasi nei mesi
scorsi, quali ad esempio la stipulazione di accordi commerciali, la definizione
di nuove misure per gestire i flussi migratori, la predispisizione di aiuti
finanziari, l’offerta di assistenza per organizzare il processo elettorale che
si aprirà in alcuni Stati, come ad esempio l’Egitto e la Tunisia. Con riferimento al
tema dell’ “Europa della difesa”, Vimont ha poi sottolineato che il SEAE sta
studiando la questione e redigerà alcuni rapporti sul tema della pianificazione
e del comando operativo delle forze militari dei paesi europei, la messa in
comune delle loro attrezzature militari e delle capacità industriali, le
relazioni tra l’UE e la NATO.
(resoconto stenografico della seduta:
http://www.assemblee-nationale.fr/13/cr-cafe/10-11/c1011074.asp#P6_47)
Germania 
Il tema della partecipazione a missioni internazionali è tornato all’attenzione
del Parlamento nella seduta del Bundestag
del 9 giugno 2011. Sono state discusse le relazioni e le relative
raccomandazioni presentate all’Assemblea dalla Commissione esteri con
riferimento alla prosecuzione di due distinte missioni, l’UNIFIL in Libano e la KFOR in Kosovo.
Il primo dibattito (punto 9 dell’ordine
del giorno) ha riguardato la proroga di
un anno, fino al 30 giugno 2012, della partecipazione militare tedesca alla
Forza di Interposizione in
Libano delle Nazioni Unite (UNIFIL)
creata, a seguito del conflitto israelo-libanese del 2006, con la Risoluzione 1701 del
Consiglio di sicurezza dell’11 agosto 2006 e confermata, da ultimo, con la Risoluzione 1937 del
30 agosto 2010. La mozione presentata dal Governo federale (stampato BT n.
17/5864) prevede l’impiego di un contingente massimo di 300 militari e uno stanziamento di 31,9 milioni di euro. La maggior parte dei deputati intervenuti ha
riconosciuto l’importanza della missione per la stabilizzazione dell’intera
regione mediorientale, soprattutto alla luce degli ultimi avvenimenti di
protesta in Nordafrica e in Medio Oriente (c.d. Primavera araba) e in
considerazione delle grandi difficoltà per la formazione del governo in Libano.
Il principale compito della Germania nell’ambito della missione resta quello di
bloccare il flusso di armi dirette nel sud del Libano via mare con la messa a
disposizione di tre unità navali e,
parallelamente, quello di svolgere un’attività di formazione e assistenza tecnica
della marina locale e di mettere a punto un sistema radar lungo le coste (attualmente
sono state realizzate tre stazioni radar). Nel corso del dibattito parlamentare
è stata anche messa in evidenza l’attività di consulenza alle competenti
autorità libanesi svolta da esperti tedeschi della polizia e della dogana federali
che, dal settembre 2006, con il sostegno finanziario dei fondi del Ministero
degli esteri, sono attivi all’aeroporto di Beirut, nei porti e al confine
settentrionale con la Siria. Inoltre,
per la ricostruzione del campo profughi distrutto nell’estate del 2007, la Germania devolve parte
dei fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo e alla prevenzione delle
crisi internazionali così da contribuire in modo rilevante al miglioramento
delle condizioni di vita dei profughi palestinesi. La mozione del Governo,
sottoposta a votazione nominale, è stata alla fine approvata con 484 voti
favorevoli, 80 contrari e 7 astenuti. Contestualmente è stata invece respinta,
con i voti dei gruppi di maggioranza (CDU/CSU e FDP) e della Sinistra (Die
Lnke), la proposta di risoluzione (stampato BT n. 17/6142) sostenuta dai
Verdi e dai socialdemocratici.
Nella
stessa seduta, al punto 11 dell’ordine del giorno, è stata affrontata anche la
mozione del Governo (stampato BT n. 17/ 5706) che proroga di 12 mesi la partecipazione alla forza multinazionale,
guidata dalla Nato, per stabilire ordine e sicurezza in Kosovo (Kosovo Force - KFOR). Il fondamento
giuridico del mandato è costituito dalla Risoluzione 1244 del Consiglio di
sicurezza dell’ONU del 10 giugno 1999 e dall’Accordo tecnico-militare tra la KFOR e il Governo serbo del 9
giugno 1999. La mozione presentata dal Governo prevede un’ulteriore riduzione,
rispetto alla proroga dell’anno scorso, del contingente massimo di truppe da
inviare in Kosovo, che scende così da 2500 a 1850 unità, con un finanziamento di 76
milioni di euro. La Germania
ha partecipato attivamente alla missione sin dall’inizio con il contingente più numeroso (attualmente 1023 militari) e, per la quinta volta,
detiene il comando della forza
multinazionale nella persona del generale Erhard Bühler (subentrato a capo
della KFOR ad un altro tedesco, il luogotenente generale Markus Bentler, nel
settembre dello scorso anno). Fino al 15 agosto, inoltre, la Germania guiderà anche la missione di polizia dell’Unione Europea
in Kosovo (Eulex). Sia la
Federazione che i Länder hanno messo a disposizione,
nell’ambito di Eulex, 100 esperti, di cui 73 funzionari di polizia e la parte
restante costituita da magistrati e avvocati, che sono impegnati attivamente nella
costruzione delle strutture giuridiche necessarie per la realizzazione di uno
Stato democratico e di diritto, anche in prospettiva di una futura adesione
alla UE. Al dibattito parlamentare hanno assistito, dalla tribuna, anche il
Ministro degli esteri kosovaro Enver Hoxhaj accompagnato dall’ambasciatore
Vilson Mirdita Platz. Il primo intervento, a sostegno della mozione
governativa, è stato quello del liberale Joachim Spatz, che ha ribadito la
necessità di continuare a garantire la presenza in loco di militari
tedeschi, seppure in numero ridotto rispetto al passato. La situazione critica
in alcune regioni del Kosovo (come Mitronica e il suo circondario) non rende
infatti possibile né consigliabile il ritiro delle truppe che hanno in primo
luogo il compito di garantire il rispetto dei diritti umani della popolazione
civile. Anche i socialdemocratici e i Verdi si sono pronunciati a favore della
proroga della missione, mentre compatto è stato il rifiuto del gruppo
parlamentare della Sinistra (Die Linke). La mozione del Governo è stata
alla fine approvata con 489 voti favorevoli, 66 contrari e 10 astenuti.
(resoconto stenografico della seduta: http://dip21.bundestag.de/dip21/btp/17/17114.pdf)