Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera
Titolo: Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza 5/2011. L'attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti in materia di politica estera, difesa e sicurezza
Serie: Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza    Numero: 5    Progressivo: 2011
Data: 14/09/2011
Descrittori:
DIFESA E SICUREZZA INTERNAZIONALE   ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI
ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI MILITARI   RELAZIONI INTERNAZIONALI
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
IV-Difesa

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RASSEGNA PARLAMENTARE COMPARATA
 DI POLITICA INTERNAZIONALE E SICUREZZA

 

L’attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti

in materia di politica estera, difesa e sicurezza

 

 

Anno V, n. 5                                                                                               31 Maggio 2011

 

Francia

La Commissione per gli affari esteri dell’Assemblea Nazionale francese ha svolto, nella seduta del 4 maggio 2011, l’audizione di Alain Juppé, Ministro degli affari esteri ed europei. Il Ministro, invitato dalla Commissione a presentare un quadro sull’attualità della politica estera francese, si è soffermato, in particolare, sull’azione della Francia in Afghanistan e in alcuni paesi del Nord Africa e Medio Oriente in cui si sono svolte, nei primi mesi del 2011, rivolte contro i governi in carica (la cosiddetta “primavera araba”).

Con riferimento all’Afghanistan, il Ministro ha descritto innanzitutto il possibile scenario nel paese all’indomani dell’uccisione di Osama Bin Laden. Riconoscendo che la sua morte ha avuto un importante valore simbolico, ha dichiarato che con essa non si è però posto fine alla minaccia terroristica. Ha rilevato infatti che Al Qaeda è dotata di strutture regionali autonome che restano attive e pericolose. In particolare, ha notato che in alcune regioni africane come quella del Sahel (Burkina Fasu) la minaccia terroristica permane consistente e la Francia ha rafforzato le misure di sicurezza per proteggere la comunità francese nel paese. Ha quindi sottolineato che entro il 2014 le forze governative afgane devono riprendere il controllo autonomo del paese e che è necessario un impegno più forte del Pakistan contro il terrorismo.

Con riferimento al Marocco, il Ministro si è soffermato quindi sull’attentato del 28 aprile 2011 a Marrakech,non ancora rivendicato,nel quale hanno perso la vita 16 persone, di cui 8 di nazionalità francese. Juppé ha rilevato che la Francia ha disposto la costituzione di un’unità di crisi presso il Consolato generale e l’Ambasciata francesi presenti in Marocco e che funzionari di polizia francesi sono stati inviati nel paese per collaborare con gli omologhi marocchini nelle indagini per individuare i responsabili della strage.

Trattando poi della guerra civile scoppiata in Libia, egli ha dichiarato che il Colonnello Gheddafi non può essere più considerato il capo legittimo dello Stato e che debba essere esiliato. Ha quindi evidenziato che il “Consiglio nazionale di transizione” -che rappresenta le forze di opposizione al regime di Gheddafi -, acquista sempre più legittimità politica e che la Francia debba sostenere questo processo. In particolare, ha affermato l’importanza dell’adozione da parte del Consiglio di una “carta politica” in cui è dichiarata la volontà di instaurare uno Stato di diritto e nuove istituzioni democratiche, nel rispetto dell’unità e dell’integrità del territorio libico. Ha sottolineato inoltre che gli scontri tra le forze di Gheddafi e le forze ribelli, coadiuvate da forze della NATO, sono ancora consistenti e che, accanto all’azione militare, è opportuno che la comunità internazionale si adoperi per far applicare pienamente le sanzioni economiche verso la Libia.

Per quanto riguarda la Siria,Juppé ha respinto le accuse che sono state mosse alla Francia di adottare una politica troppo indulgente verso tale paese, in confronto a quella dimostrata verso altri paesi coinvolti nella “primavera araba”. In proposito il Ministro ha sottolineato che il governo francese ha prontamente condannato la violenta repressione condotta da Bashar El Assad nei confronti dei manifestanti della cittadina di Deraa nel marzo 2011 e che nella seduta del Consiglio di Sicurezza dell’ONU del 27 aprile 2011 la Francia ha proposto l’adozione di una risoluzione contro la Siria, che però non è stata votata.

(resoconto stenografico della seduta: http://www.assemblee-nationale.fr/13/cr-cafe/10-11/c1011056.asp#P6_47).

 

Spagna  

Nella seduta della Commissione affari esteri del Congresso dei deputati del 4 maggio 2011, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione Trinidad Jiménez García-Herrera è intervenuta per illustrare la politica estera spagnola nel Mediterraneo; ella ha altresì riferito in merito all’intervento militare in Libia, nonché sulla posizione del Governo rispetto alle rivolte popolari verificatesi in diversi Paesi del Maghreb e del Mashrek (http://www.congreso.es/public_oficiales/L9/CONG/DS/CO/CO_768.PDF).

Il Ministro ha esordito ricordando come il Mediterraneo sia prioritario per la Spagna, in particolare in un momento in cui si sono prodotti in diversi Paesi dei cambiamenti dovuti alle manifestazioni dei cittadini, sebbene non dappertutto con lo stesso ritmo e la stessa intensità. In ogni caso il protagonista della rivolta è il cittadino, che si pone al centro della vita politica, lontano dall’autoritarismo nazionalista e dall’islamismo estremista, in particolare i giovani hanno chiesto la fine dei regimi corrotti e l’avvio di sistemi democratici.

I casi della Tunisia e dell’Egitto hanno mostrato come l’autoritarismo non sia sinonimo di stabilità politica, è necessario pertanto che i Paesi arabi si dotino di sistemi di governo percepiti come legittimi dai propri popoli, capaci di promuovere uno sviluppo economico sostenibile che generi opportunità per tutti.

Quello che è avvenuto è, per il Ministro, un cambio di paradigma nel mondo arabo, sebbene ciò si sia manifestato diversamente a seconda dei casi. La Spagna intende comunque sostenere questi processi di mutamento per la propria vocazione mediterranea, per la sua relazione strategica con il Maghreb e per i vincoli esistenti con i Paesi arabi. È pertanto necessario adattare la politica estera spagnola ai nuovi scenari, sia appoggiando i governi di transizione, sia sostenendo le riforme in alcuni Stati, quali il Marocco e la Giordania. In particolare, ella ha ricordato l’impegno del re Mohammed VI in favore di riforme costituzionali ed amministrative. All’opposto di questi casi, vi è la situazione della Libia e di altri Paesi dove le rivolte sono state soffocate con violenza, come in Siria, Bahrein e Yemen. Per quanto riguarda la Libia, la Spagna ha partecipato alla risposta multilaterale della Comunità internazionale, concretizzatasi nella risoluzione 1970 del 26 febbraio del Consiglio di sicurezza dell’Onu, in merito all’embargo di armi e altre misure di emergenza, e nella risoluzione 1973 del 17 marzo, che ha autorizzato l’uso della forza contro il regime libico per proteggere la popolazione civile.

Il Ministro ha quindi sottolineato gli sforzi fatti per adattare la politica estera ai nuovi scenari, sia intensificando le relazioni politiche con i Paesi della regione, in particolare con il Marocco, sia condannando le violenze repressive adottate verso pacifici manifestanti ed appoggiando l’attività del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Il Governo ha poi intrapreso uno sforzo considerevole in materia di emergenza umanitaria, stanziando 4 milioni di euro per l’assistenza in Libia e 2 milioni di euro per lo Yemen, contribuendo inoltre a mobilitare risorse finanziarie ed economiche per aiutare i Paesi in fase di transizione, in particolare una linea di credito di 300 milioni di euro è stata aperta a favore della Tunisia, mediante la Banca europea per gli investimenti.

Nell’ambito della tradizionale politica mediterranea, il Ministro ha sottolineato l’importanza dell’Associazione euromediterranea, inoltre la Spagna e l’Unione europea devono cercare di favorire accordi di associazione con alcuni dei Paesi del Mediterraneo, con l’appoggio anche di altri soggetti, quali Stati Uniti, Onu, Russia, Turchia, al fine di assicurare assistenza e consulenza nell’ambito istituzionale e della governance e in quello finanziario. È comunque necessario intensificare gli sforzi per la soluzione del conflitto mediorientale, in particolare favorendo il riconoscimento dello Stato palestinese con l’aiuto della UE ed appoggiando la necessaria riconciliazione intrapalestinese.

In chiusura del suo intervento, il Ministro ha ricordato come le riforme politiche, lo sviluppo economico e la pace dell’area mediterranea sono strettamente legate tra di loro, ribadendo che la Spagna appoggerà i processi di democratizzazione in corso.

 

 

 

 

 

 

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