L’attività parlamentare in Francia, Germania, Regno
Unito, Spagna e Stati Uniti
in materia di politica estera, difesa e sicurezza
Anno V, n. 5 31 Maggio 2011
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Francia
La Commissione per gli affari esteri dell’Assemblea Nazionale francese ha
svolto, nella seduta del 4 maggio 2011, l’audizione
di Alain Juppé, Ministro degli
affari esteri ed europei. Il
Ministro, invitato dalla Commissione a presentare un quadro sull’attualità della
politica estera francese, si è soffermato, in particolare, sull’azione della
Francia in Afghanistan e in alcuni paesi del Nord Africa e Medio Oriente in cui
si sono svolte, nei primi mesi del 2011, rivolte contro i governi in carica (la
cosiddetta “primavera araba”).
Con riferimento all’Afghanistan,
il Ministro ha descritto innanzitutto il possibile scenario nel paese
all’indomani dell’uccisione di Osama Bin Laden. Riconoscendo che la sua morte
ha avuto un importante valore simbolico, ha dichiarato che con essa non si è
però posto fine alla minaccia terroristica. Ha rilevato infatti che Al Qaeda è
dotata di strutture regionali autonome che restano attive e pericolose. In
particolare, ha notato che in alcune regioni africane come quella del Sahel (Burkina Fasu) la minaccia
terroristica permane consistente e la Francia ha rafforzato le misure di sicurezza per
proteggere la comunità francese nel paese. Ha quindi sottolineato che entro il
2014 le forze governative afgane devono riprendere il controllo autonomo del
paese e che è necessario un impegno più forte del Pakistan contro il
terrorismo.
Con riferimento al Marocco,
il Ministro si è soffermato quindi sull’attentato
del 28 aprile 2011
a Marrakech,non ancora rivendicato,nel
quale hanno perso la vita 16 persone, di cui 8 di nazionalità francese. Juppé ha
rilevato che la Francia
ha disposto la costituzione di un’unità di crisi presso il Consolato generale e
l’Ambasciata francesi presenti in Marocco e che funzionari di polizia francesi
sono stati inviati nel paese per collaborare con gli omologhi marocchini nelle
indagini per individuare i responsabili della strage.
Trattando poi della guerra civile scoppiata in Libia, egli ha dichiarato che il
Colonnello Gheddafi non può essere più considerato il capo legittimo dello
Stato e che debba essere esiliato. Ha quindi evidenziato che il “Consiglio
nazionale di transizione” -che rappresenta le forze di opposizione al regime di
Gheddafi -, acquista sempre più legittimità politica e che la Francia debba sostenere
questo processo. In particolare, ha affermato l’importanza dell’adozione da
parte del Consiglio di una “carta politica” in cui è dichiarata la volontà di
instaurare uno Stato di diritto e nuove istituzioni democratiche, nel rispetto
dell’unità e dell’integrità del territorio libico. Ha sottolineato inoltre che
gli scontri tra le forze di Gheddafi e le forze ribelli, coadiuvate da forze
della NATO, sono ancora consistenti e che, accanto all’azione militare, è
opportuno che la comunità internazionale si adoperi per far applicare pienamente
le sanzioni economiche verso la
Libia.
Per quanto riguarda la Siria,Juppé ha respinto le accuse che sono
state mosse alla Francia di adottare una politica troppo indulgente verso tale
paese, in confronto a quella dimostrata verso altri paesi coinvolti nella
“primavera araba”. In proposito il Ministro ha sottolineato che il governo
francese ha prontamente condannato la violenta repressione condotta da Bashar
El Assad nei confronti dei manifestanti della cittadina di Deraa nel marzo 2011
e che nella seduta del Consiglio di Sicurezza dell’ONU del 27 aprile 2011 la Francia ha proposto
l’adozione di una risoluzione contro la Siria, che però non è stata votata.
(resoconto stenografico della seduta: http://www.assemblee-nationale.fr/13/cr-cafe/10-11/c1011056.asp#P6_47).
Spagna
Nella seduta della Commissione
affari esteri del Congresso dei deputati del 4 maggio 2011, il Ministro degli
affari esteri e della cooperazione Trinidad Jiménez García-Herrera è intervenuta per illustrare la politica
estera spagnola nel Mediterraneo; ella ha altresì riferito in merito
all’intervento militare in Libia, nonché sulla posizione del Governo rispetto
alle rivolte popolari verificatesi in diversi Paesi del Maghreb e del Mashrek
(http://www.congreso.es/public_oficiales/L9/CONG/DS/CO/CO_768.PDF).
Il Ministro ha esordito
ricordando come il Mediterraneo sia prioritario per la Spagna, in particolare in
un momento in cui si sono prodotti in diversi Paesi dei cambiamenti dovuti alle
manifestazioni dei cittadini, sebbene non dappertutto con lo stesso ritmo e la
stessa intensità. In ogni caso il protagonista della rivolta è il cittadino,
che si pone al centro della vita politica, lontano dall’autoritarismo
nazionalista e dall’islamismo estremista, in particolare i giovani hanno
chiesto la fine dei regimi corrotti e l’avvio di sistemi democratici.
I casi della Tunisia e
dell’Egitto hanno mostrato come l’autoritarismo non sia sinonimo di
stabilità politica, è necessario pertanto che i Paesi arabi si dotino di
sistemi di governo percepiti come legittimi dai propri popoli, capaci di
promuovere uno sviluppo economico sostenibile che generi opportunità per tutti.
Quello che è avvenuto è, per il
Ministro, un cambio di paradigma nel mondo arabo, sebbene ciò si sia
manifestato diversamente a seconda dei casi. La Spagna intende comunque sostenere
questi processi di mutamento per la propria vocazione mediterranea, per la sua
relazione strategica con il Maghreb e per i vincoli esistenti con i Paesi
arabi. È pertanto necessario adattare la politica estera spagnola ai nuovi
scenari, sia appoggiando i governi di transizione, sia sostenendo le riforme in
alcuni Stati, quali il Marocco e la Giordania. In
particolare, ella ha ricordato l’impegno del re Mohammed VI in favore di
riforme costituzionali ed amministrative. All’opposto di questi casi, vi è la
situazione della Libia e di altri Paesi dove le rivolte sono state
soffocate con violenza, come in Siria, Bahrein e Yemen.
Per quanto riguarda la Libia,
la Spagna ha
partecipato alla risposta multilaterale della Comunità internazionale,
concretizzatasi nella risoluzione 1970 del 26 febbraio del Consiglio di
sicurezza dell’Onu, in merito all’embargo di armi e altre misure di emergenza,
e nella risoluzione 1973 del 17 marzo, che ha autorizzato l’uso della
forza contro il regime libico per proteggere la popolazione civile.
Il Ministro ha quindi
sottolineato gli sforzi fatti per adattare la politica estera ai nuovi scenari,
sia intensificando le relazioni politiche con i Paesi della regione, in
particolare con il Marocco, sia condannando le violenze repressive adottate
verso pacifici manifestanti ed appoggiando l’attività del Consiglio di
sicurezza dell’Onu. Il Governo ha poi intrapreso uno sforzo considerevole in
materia di emergenza umanitaria, stanziando 4 milioni di euro per
l’assistenza in Libia e 2 milioni di euro per lo Yemen, contribuendo inoltre a
mobilitare risorse finanziarie ed economiche per aiutare i Paesi in fase di
transizione, in particolare una linea di credito di 300 milioni di euro è stata
aperta a favore della Tunisia, mediante la Banca europea per gli investimenti.
Nell’ambito della tradizionale
politica mediterranea, il Ministro ha sottolineato l’importanza dell’Associazione
euromediterranea, inoltre la
Spagna e l’Unione europea devono cercare di favorire accordi
di associazione con alcuni dei Paesi del Mediterraneo, con l’appoggio anche di
altri soggetti, quali Stati Uniti, Onu, Russia, Turchia, al fine di assicurare
assistenza e consulenza nell’ambito istituzionale e della governance e in quello finanziario. È comunque necessario intensificare
gli sforzi per la soluzione del conflitto mediorientale, in particolare
favorendo il riconoscimento dello Stato palestinese con l’aiuto della UE ed
appoggiando la necessaria riconciliazione intrapalestinese.
In chiusura del suo intervento,
il Ministro ha ricordato come le riforme politiche, lo sviluppo economico e la
pace dell’area mediterranea sono strettamente legate tra di loro, ribadendo che
la Spagna
appoggerà i processi di democratizzazione in corso.