Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera
Titolo: Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza 4/2011. L'attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti in materia di politica estera, difesa e sicurezza
Serie: Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza    Numero: 4    Progressivo: 2011
Data: 14/09/2011
Descrittori:
DIFESA E SICUREZZA INTERNAZIONALE   ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI
ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI MILITARI   RELAZIONI INTERNAZIONALI
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
IV-Difesa

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RASSEGNA PARLAMENTARE COMPARATA
 DI POLITICA INTERNAZIONALE E SICUREZZA

 

L’attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti

in materia di politica estera, difesa e sicurezza

 

 

Anno V, n. 4                                                                                               30 Aprile 2011

 

Francia

La Commissione per gli affari esteri e la Commissione della difesa dell’Assemblea Nazionale hanno svolto, nella seduta del 5 aprile 2011, l’audizione congiunta di Alain Juppé, Ministro degli affari esteri ed europei e diGerard Longuet, Ministro della difesa. I ministri sono stati invitati dai presidenti delle due commissioni a rappresentare la situazione di conflitto in Costa d’ Avorio, all’indomani dell’autorizzazione da parte del Presidente Sarkozy, dietro richiesta del Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki-moon, di impiegare la Force Licorne nel paese, a supporto dei caschi blu.

Il Ministro degli esteri, intervenuto per primo, ha esposto brevemente la situazione di conflitto generatasi in Costa d’Avorio negli ultimi quattro mesi. Ha ricordato in particolare che il 28 novembre 2010 si sono svolte le elezioni presidenziali nel paese, che hanno avuto come esito la vittoria di Alassane Ouattara. L’elezione di Ouattara, riconosciuta dall’intera comunità internazionale, non è stata accetata dal presidente uscente, Laurent Gbagbo - al potere da dieci anni - che ha dato ordine alla sua milizia di reprimere le manifestazioni popolari in sostegno del nuovo presidente, dando inizio ad una guerra civile. Juppé ha quindi sottolineato che, a partire dal dicembre 2010, la comunità internazionale ha invitato Gbagbo a lasciare il paese e a permettere a Ouattara di insediarsi nella nuova carica. In particolare l’Unione europea ha adottato sanzioni individuali (come blocco dei beni, divieto di rilascio di visti per l’espatrio) contro coloro che si oppongono all’insediamento del nuovo presidente. Anche gli Stati Uniti e il Canada hanno adottato sanzioni individuali. Il ministro ha quindi ricordato che il 10 marzo i capi di Stato dell’Unione africana hanno confermato che riconoscono Ouattara come il solo presidente della Costa d’ Avorio e il 24 marzo la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (CEDEAO) ha richiesto l’esilio immediato di Gbagbo. Parallelamente a tali azioni dipliomatiche, il ministro ha rilevato che il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha rinnovato il mandato alle forze dell’ “Operazione delle Nazioni unite in Costa d’Avorio” (ONUCI) per proteggere la popolazione civile ivoriana e ne ha rafforzato il contingente, con un aumento di 2000 uomini: i caschi blu impiegati nel paese sono divenuti quindi 12.000. Successivamente, il 30 marzo 2011 il Consiglio di sicurezza dell’ONU, con l’adozione della risoluzione 1975, ha previsto oltre all’adozione di sanzioni individuali contro Gbagbo, che l’ ONUCI abbia il nuovo compito neutralizzare le armi pesanti utilizzate contro i civili. La risoluzione, proposta dalla Francia e dalla Nigeria, è stata adottata all’unanimità. Il presidente uscente non ha tuttavia risposto agli appelli della comunità internazionale e ha resistito ad una nuova offensiva delle milizie legate a Ouattara, che hanno preso il nome di “Forze repubblicane della Costa d’Avorio” (FRCI). Il ministro ha quindi spiegato che in questa situazione di stallo, il 3 aprile, il Segretario generale dell’ONU ha chiesto alla Francia di intervenire con un proprio contingente, la Force Licorne, a sostegno dell’ONUCI e il Presidente Sarkozy ha risposto in senso positivo il 4 aprile. Dopo Juppé è intervenuto il Ministro della difesa Longuet, precisando le condizioni nelle quali opera la Force Licorne. Longuet ha in particolare evidenziato che tale reparto militare è stato rafforzato, componendosi attualmente di più di 1.700 uomini e che esso ha avviato le operazioni di protezione di cittadini francesi ed europei residenti in Costa d’Avorio.

(resoconto stenografico della seduta: http://www.assemblee-nationale.fr/13/cr-cafe/10-11/c1011046.asp#P6_47).

Germania

Nella seduta dell’8 aprile 2011 il Bundestag ha discusso la relazione annuale sul disarmo relativa al 2010 (Jahrerabrüstungsbericht 2010, stampato BT n. 17/4620), trasmessa al Parlamento dal Ministro degli esteri il 26 gennaio 2011. Nel suo intervento di apertura il Ministro Guido Westerwelle ha sintetizzato i punti principali della relazione mettendo in particolare evidenza l’impegno della Germania, attualmente membro del Consiglio di sicurezza dell’ONU, nella concreta realizzazione di una politica di controllo degli armamenti e di non proliferazione delle armi nucleari e di distruzione di massa. Il Ministro ha preannunciato lo svolgimento a Berlino, nel mese di aprile, di due importantissimi eventi sul piano internazionale: l’incontro dei Ministri degli esteri dei paesi NATO con la Federazione russa sul tema del disarmo e delle armi convenzionali, e la seconda riunione del c.d. “Gruppo degli amici del Trattato di non proliferazione nucleare” costituitosi nel settembre 2010 su impulso della Germania, del Giappone e dell’Australia. Il Ministro ha dichiarato che la Germania continua a sostenere attivamente questa iniziativa, alla quale hanno aderito altri sette paesi (Cile, Canada, Messico, Paesi Bassi, Polonia, Turchia ed Emirati Arabi) nella convinzione che il disarmo e la non proliferazione nucleare siano temi centrali della politica di sicurezza internazionale. Nel suo discorso Westerwelle ha inoltre sottolineato la necessità di vietare del tutto la produzione di materiale fissile a fini militari e di distruggere ciò che è stato già prodotto. Ha poi dichiarato che, se nella Conferenza sul disarmo di Ginevra non verranno fatti progressi in tal senso, la Germania porterà questo tema all’ordine del giorno della prossima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Si tratta infatti di una questione di sopravvivenza, come testualmente si è espresso il Ministro, perché non si può escludere il rischio che il materiale fissile nucleare possa cadere nelle mani di tiranni o di terroristi. A tale proposito il Ministro ha fatto un breve riferimento alle attuali difficoltà di dialogo della comunità internazionale con il Governo iraniano e con quello nordcoreano e ha ribadito che il Governo tedesco continua ad auspicare la più ampia adesione possibile al Trattato per la non proliferazione delle armi nucleari (concluso nel 1968 ed in vigore dal 1970) e al Trattato per il bando totale degli esperimenti nucleari aperto alla firma il 24 settembre 1996 e non ancora ratificato da tutti i 44 Stati riconosciuti con capacità nucleari. Ricollegandosi alle parole del Ministro, il deputato Roderich Kiesewetter (CDU/CSU) ha ricordato che, proprio grazie all’impegno della Germania, il tema del disarmo è stato inserito nella tabella di marcia dell’Alleanza atlantica e che si deve al Governo tedesco la recente istituzione, all’interno della NATO, di un apposito Comitato per il controllo degli armamenti.

Nel seguito del dibattito alcune critiche sono state manifestate dall’opposizione, in particolare da Gregor Gysi del gruppo parlamentare dellla Sinistra (Die Linke), che ha messo in luce le contadditorietà della politica estera della Germania che, se da un lato è impegnata sul fronte del disarmo, dall’altro continua ad esportare armi in tutto il mondo collocandosi al terzo posto (dopo USA e Federazione russa) tra i paesi esportatori. Anche se la maggior parte delle armi esportate è diretta in paesi NATO e in Australia, di fatto non esistono clausole contrattuali che vietino la rivendita ad altri Stati, o per lo meno a paesi situati in aree di tensione. Analoghe preoccupazioni e riflessioni sulla produzione e l’esportazione di armi sono state espresse anche dai Verdi che, appellandosi alla cooperazione di tutti i gruppi parlamentari, hanno presentato una mozione (stampato BT n. 17/4697), perché il Governo intervenga sulla normativa vigente per vietare espressamente gli investimenti nel settore delle mine antipersona e delle bombe a grappolo.

La socialdemocratica Heidemarie Wieczorek-Zeul ha infine illustrato la mozione presentata dal gruppo parlamentare SPD, intitolata “La Germania nel Consiglio di sicurezza dell’ONU - Impulsi per la pace e il disarmo” (stampato BT n. 17/ 4863), toccando tre punti in particolare: impegno a favore della Convenzione sulla messa a bando delle bombe a grappolo (entrata in vigore il 1° agosto 2010) e stanziamento di fondi per l’assistenza alle vittime; prevenzione del traffico illecito di armi leggere e di piccolo calibro in vista della Conferenza di revisione sul Programma di azione delle Nazioni Unite che si terrà nel 2012; concreta attuazione della risoluzione 1325 su donne, pace e sicurezza, approvata all’unanimità dal Consiglio di sicurezza dell’’ONU il 31 ottobre 2000, con l’adozione di un piano d’azione anche da parte della Germania.

(resoconto stenografico della seduta: http://dip21.bundestag.de/dip21/btp/17/17103.pdf)

 

 

 

 

 

 

 

 

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