Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera | ||||
Titolo: | Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza 3/2011. L'attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti in materia di politica estera, difesa e sicurezza | ||||
Serie: | Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza Numero: 3 Progressivo: 2011 | ||||
Data: | 03/05/2011 | ||||
Descrittori: |
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Organi della Camera: |
III-Affari esteri e comunitari
IV-Difesa |
L’attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti
in materia di politica estera, difesa e sicurezza
Anno V, n. 3 |
Francia
Il
Il Primo Ministro François Fillon, nelle
sue dichiarazioni alle due assemblee, ha evocato il “vento di
democratizzazione” di questi ultimi mesi nei Paesi arabi e, dopo aver
sottolineato che il Governo aveva sperato per la rivolta libica in una sorte
analoga a quelle di Tunisia ed Egitto, ha sostenuto l’inevitabile uso delle
forze armate negli affari interni della Libia “per non sentirsi colpevoli di
aver assistito a braccia conserte alla repressione” del popolo libico. Il
Governo francese, ha detto Fillon, ha ben chiare le quattro condizioni che
giustificano ogni intervento: bisogno reale sul territorio, appoggio degli
altri Paesi della regione, base giuridica solida ed azione collettiva. La
risoluzione dell’ONU n. 1973 autorizza, secondo il Primo Ministro, l’uso della
forza, intesa come operazione di protezione della popolazione civile, con la
creazione di una no-fly zone e l’esclusione di qualsiasi invio
di una forza d’occupazione da terra. Nei dibattiti successivi alle
dichiarazioni del Governo, tutte le forze politiche sono intervenute
dichiarandosi in linea di principio favorevoli alla decisione del Governo
francese, sia pure con diverse sfumature, dalle posizioni di massimo sostegno
espresse dagli esponenti del gruppo dell’Union
centriste e dell’UMP, che hanno
espresso pieno apprezzamento per il lavoro della diplomazia nazionale, ai rappresentanti
del gruppo socialista-radicale SRC,
che hanno tuttavia ricordato gli indugi e gli errori di analisi per i quali
Tra le domande di chiarimento più
pressanti sono emerse in particolare quelle legate alla necessità di una
partecipazione dei paesi arabi, relative alla posizione dell’Unione africana e
all’ambiguità della Lega araba sull’applicazione della no-fly zone decisa con la risoluzione dell’ONU, e al prossimo ruolo
della NATO nelle operazioni. Alcune perplessità sono state manifestate per il
riconoscimento, l’11 marzo scorso, del Consiglio libico di transizione da parte
francese, considerato da alcuni “precipitoso” e quasi pari agli indugi del
recente passato. Per quanto riguarda l’Unione europea, è stato espresso da più
parti il rammarico per l’occasione mancata dell’Unione di muoversi con una voce
unica e tendere una mano ai popoli al di là del Mediterraneo. Ai diversi
interventi ha risposto il nuovo Ministro degli Affari esteri, Alain Juppé, alla
determinazione del quale si deve in gran parte la decisione del Consiglio di
sicurezza dell’ONU. Il Ministro si è dichiarato felice che la politica del
Governo abbia incontrato una così larga approvazione del Parlamento ed ha reso
omaggio alla professionalità e al coraggio dei soldati francesi. In particolare
Juppé ha ricordato, a motivazione della mancata mediazione con il regime
libico, che Gheddafi ha costantemente calpestato le risoluzioni dell’ONU e che
la risoluzione n. 1973, il cui progetto è stato presentato da Francia, Regno
Unito, Stati Uniti e Libano, è stata adottata grazie al sostegno dei Paesi
arabi. Per quanto riguarda il riconoscimento politico del Consiglio nazionale
di transizione, il Ministro ne ha chiarito il carattere non “improvvisato” portando
a dimostrazione il fatto che, dopo l’11 marzo, sia stato convalidato da tutti i
Paesi europei. Sulla gerarchia del comando delle operazioni egli ha espresso la
posizione della Francia secondo la quale
Anche il Ministro della difesa, Gérard
Longuet, dopo aver ringraziato a sua volta per il sostegno parlamentare
all’azione governativa, ha ricordato che l’azione militare francese punterà
all’efficacia della risoluzione n. 1973, senza andare oltre l’ambito della
risoluzione, e riposerà sulla mobilitazione di tutti i mezzi aerei distribuiti
sul territorio nazionale, mentre
Spagna
Il 9 marzo 2011, presso
Il Ministro ha innanzitutto fornito delucidazioni sul
dispositivo di emergenza attivato per far fronte alla crisi umanitaria emigratoria alla frontiera tra Tunisia e Libia. L’Agenzia spagnola di cooperazione ha inviato tre aerei con
oltre 35 tonnellate di aiuti umanitari, e altre 40 sono state inviate dalla
Croce Rossa, a cui si aggiungono 390 chili di medicinali e materiale sanitario.
In totale
Il Mediterraneo
è d’altronde un’area prioritaria per la cooperazione spagnola, e il Maghreb in maniera particolare.
Il Ministro ha poi illustrato il Piano annuale della cooperazione (PACI) 2011, nel cui contesto è data grande attenzione al mondo arabo. Ella ha sottolineato alcune caratteristiche del nuovo PACI, tra cui la coordinazione con le istanze europee, la ridefinizione dei processi di programmazione e l’attenzione alla prospettiva umanitaria. Nel PACI sono stati però ridotti gli aiuti ufficiali allo sviluppo e le tempistiche per raggiungere gli obiettivi prefissati. La crisi ha infatti indebolito la capacità di reazione della maggior parte dei Paesi donatori, per cui il Governo spagnolo ha ridotto gli aiuti a 800 milioni di euro nel biennio 2010-2011, e l’obiettivo di destinare lo 0,7% del PIL agli aiuti potrà essere raggiunto nel 2015 (e non nel 2012). Ella ha quindi illustrato le linee prioritarie di lavoro del PACI 2011, quali la lotta alla carestia, la promozione di uno sviluppo umano e sostenibile, in particolare mediante il contrasto dei mutamenti climatici, lo sforzo per coinvolgere il settore privato nel combattere il problema della povertà.
L’azione umanitaria
sarà una delle principali linee di lavoro della politica di cooperazione del
Governo, insieme ai programmi bilaterali
e alla collaborazione con le organizzazioni
non governative (ONG). Un capitolo specifico relativo agli aiuti umanitari
è stato inserito nel PACI. Pertanto, nel 2011 saranno potenziati i programmi
bilaterali, in particolare quelli con i Paesi dell’Africa sub-sahariana e con quelli
del Mediterraneo, oltre ai tradizionali rapporti con l’America latina. Sarà
quindi sviluppata la collaborazione con le ONG, sia spagnole sia dei Paesi
soci. In tale ambito, il Ministro ha sottolineato come le ONG spagnole lavorino
con 3.400 soci locali in tutto il mondo. Ella ha quindi sottolineato la
necessità di sviluppare, sulla base di un dialogo con il settore, il
raggruppamento delle ONG in strutture più grandi ed efficienti. Il Governo
cercherà quindi di favorire la partecipazione delle imprese e di consolidare i
passi iniziati nel 2010 per realizzare alleanze pubblico-privato in favore dello sviluppo e della cooperazione. Per
quanto concerne l’azione umanitaria,
Altro progetto a cui
Insieme al PACI 2011 il Governo ha inoltre approvato il Piano di azione di efficacia degli aiuti,
cui hanno partecipato i diversi attori della cooperazione spagnola, grazie al
quale sarà possibile compiere un salto importante nella capacità di contribuire
al risultato dello sviluppo. Il Governo si impegna inoltre a fornire coerenza e
trasparenza negli aiuti ufficiali allo sviluppo, approvando il regolamento del Fondo para
In chiusura, il Ministro ha fatto un confronto tra gli aiuti erogati nel periodo intercorrente tra l’anno 2004 e il 2009, sottolineando come gli aiuti siano passati da 1.985 milioni di euro fino a 4.728 milioni e ha quindi ricordato i passi importanti fatti dalla Spagna negli ultimi anni nella politica di cooperazione, tra cui il consolidamento degli organi consultivi e l’approvazione nel 2006 dello Statuto del cooperante.
Stati Uniti
Il 31 marzo 2001, presso
Il Segretario alla difesa Robert M. Gates ha illustrato gli avvenimenti mediorientali degli ultimi mesi; ciascun Paese della regione presenta pericoli e promesse per gli Stati Uniti, e la stabilità e il progresso di questa parte del mondo è un vitale interesse nazionale. L’approccio dell’amministrazione americana si basa su un nucleo di principi elaborati dal Presidente Obama, che comprende l’opposizione alla violenza, il riconoscimento dei valori universali e la necessità di riforme e mutamenti politici. Nel caso della Libia, il regime di Gheddafi rappresenta un pericolo per la reazione avuta di fronte a legittime proteste popolari, che ha provocato vittime civili e centinaia di migliaia di rifugiati. Il leader libico ha d’altronde ignorato i richiami del Consiglio di sicurezza dell’ONU e gli appelli della Lega araba e del Consiglio di cooperazione del Golfo volti alla cessazione degli attacchi. Lo scopo dell’operazione Odyssey Dawn, iniziata il 19 marzo, aveva come obiettivo militare di far rimanere a terra le forze aeree del Colonnello e di neutralizzare le sue difese. La responsabilità dell’operazione è stata affidata ad un comando NATO integrato, in cui i militari americani hanno messo a disposizione le proprie capacità. In ogni caso, la missione ha un carattere limitato, che non comprende l’obiettivo di abbattere il regime. Per Gates, la rimozione di Gheddafi può avvenire solo per intervento del popolo libico. In chiusura, egli ha sottolineato come la sicurezza e la prosperità degli Stati Uniti siano collegati alla sicurezza e alla prosperità del Medio Oriente e come sia un interesse americano prevenire una crisi umanitaria in Libia.
Dal canto suo, l’ammiraglio Michael G. Mullen, Capo dello stato maggiore congiunto, ha illustrato alcuni
aspetti militari della missione. Essa, sotto il comando della NATO, coinvolge più
di 20 Paesi, che vi contribuiscono in maniera diversa: dalla partecipazione
attiva alle operazioni all’aiuto finanziario, all’assistenza umanitaria. Nella coalizione sono coinvolti anche Paesi
arabi, e d’altronde nessuno Stato sarebbe stato in grado di compiere una
siffatta operazione da solo. Egli ha inoltre ricordato l’ampiezza dei mezzi a
disposizione, che comprende anche la portaerei italiana Garibaldi, oltre a 220
aerei, alcuni dei quali messi a disposizione dal Qatar e dagli Emirati arabi
uniti. Nelle ultime 24 ore, la coalizione ha operato ripetutamente a Misurata,
vicino Tripoli, e ad Agedabia. Egli ha quindi sottolineato come la coalizione
abbia potuto garantire un’ingente e veloce mobilitazione di forze, senza
precedenti. Sebbene il carattere della missione possa essere deciso solo dai leader politici, Mullen ha assicurato
che i militari americani continueranno a sostenere
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