Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
| |||||
---|---|---|---|---|---|
Autore: | Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera | ||||
Titolo: | Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza 1/2011. L'attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti in materia di politica estera, difesa e sicurezza | ||||
Serie: | Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza Numero: 1 Progressivo: 2011 | ||||
Data: | 24/03/2011 | ||||
Descrittori: |
| ||||
Organi della Camera: |
III-Affari esteri e comunitari
IV-Difesa |
L’attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti
in materia di politica estera, difesa e sicurezza
Anno V, n. 1 |
Francia
Il
Di fronte all’inaspettato cambiamento radicale della Tunisia con la caduta e la partenza dal Paese dell’ormai ex Presidente, Ben Ali, il quale, abbandonato dall’esercito e dopo 23 giorni di manifestazioni, ha dovuto cedere alla pressione della rivolta esplosa in tutto il Paese, il Ministro ha affermato la volontà francese di aiutare il popolo tunisino e sostenere la transizione della Tunisia verso la democrazia. Nel rispondere ad alcune critiche al Governo francese, ritenuto da alcuni troppo lento e “attendista” rispetto all’evoluzione degli avvenimenti tunisini, il Ministro ha difeso l’operato del Governo per aver rispettato, anche in questa occasione, i principi costanti della politica internazionale francese: la non ingerenza, il rispetto dello Stato di diritto, l’appello alla democrazia e alla libertà ed il loro sostegno.
E’ naturale, ha sostenuto il Ministro
Alliot-Marie, che
Interrogata sulle cause degli avvenimenti in Tunisia, Michèle Alliot-Marie ha confermato che nessuno, in Francia o in altri paesi, aveva previsto quanto sarebbe accaduto in pochi giorni, sebbene si percepisse chiaramente un’esasperazione crescente della popolazione di fronte all’accaparramento dell’economia tunisina da parte di un unico clan. Gli osservatori francesi avevano notato la trasformazione, nelle ultime settimane, dell’ondata di manifestazioni - nata dal suicidio del giovane Mohamed Bouazizi - in un malcontento diffuso, senza tuttavia prevedere che questo sarebbe ben presto sfociato nella c.d. “rivoluzione dei gelsomini”.
La forza di internet e delle reti sociali
hanno dato un’eco nuova alla contestazione, mentre l’uso massiccio della forza
nei confronti dei manifestanti è stato uno degli elementi che ha sicuramente
accelerato gli avvenimenti. Al momento dell’audizione, secondo le informazioni
in possesso del Ministro, che si è dichiarata in costante contatto con il
Ministro degli Esteri tunisino, ma anche con il nuovo Presidente e il Primo
Ministro di transizione, Mohammed Ghannouchi, permanevano alcune manifestazioni
di resistenza delle milizie fedeli a Ben Ali. Il Ministro ha riferito di aver
proposto un eventuale aiuto in vettovagliamenti e generi di prima necessità, ma
di aver ricevuto un gentile eppur fermo rifiuto dell’offerta, in ragione del rapido
ritorno alla normalità che non ha reso necessario un simile aiuto. La vita
sociale e politica ha ripreso celermente
il suo corso e il 17 gennaio è stata annunciata la composizione del nuovo
Governo d’unità nazionale, con numerose personalità, non toccate dalle
critiche, del vecchio partito al potere e tre personalità dell’opposizione:
Ahmed Brahim, del partito “Ettadjdid”, Néjib Chebbi, del “Partito democratico
progressista”, e Mustapha Ben Jaafar, del “Forum democratico per il Lavoro e le
Libertà”. Fuori dalla compagine governativa di transizione sono rimasti i
rappresentanti del “Partito comunista degli operai della Tunisia” e del
movimento islamico “Ennahdha”. Il nuovo governo dovrà affrontare, secondo il
Ministro, tre sfide principali: ristabilire l’ordine pubblico, convincere il
popolo tunisino della sua credibilità e preparare le nuove elezioni. Secondo
Il Ministro Alliot-Marie ha infine
ribadito che
Francia
Lo stesso
L’Ambasciatore ha ricordato che il movimento di protesta, partito dalla capitale, si è allargato ben presto alle città principali algerine, con manifestazioni e saccheggi durati poco meno di una settimana, tra il 7 e l’11 gennaio. Il movimento è stato pertanto assolutamente spontaneo, ma anche molto breve. Già l’11 gennaio il Ministro dell’Interno algerino ha dichiarato “il ritorno della pace”. I partecipanti alle manifestazioni sono stati principalmente giovani tra i 14 e i 18 anni, mentre le classi medie non vi hanno preso parte. Secondo le fonti ufficiali ci sono stati 6 morti e 863 feriti, soprattutto tra i poliziotti, e circa un migliaio di arresti.
Sulle cause delle manifestazioni, l’Ambasciatore francese ha citato, in primo luogo, l’aumento dei prezzi dei prodotti di base, zucchero, farina e olio soprattutto, l’aumento dell’IVA al 17% previsto dal prossimo 1° aprile ed una tassa del 3% sui prodotti interni, oltre all’obbligo di pagamento con chèque per importi superiori a 500.000 dinari, pari a 5.000 euro. Oltre alle cause economiche, l’Ambasciatore Driencourt ha fatto cenno a problemi più generali, come la malavita, la disoccupazione giovanile e il problema degli alloggi. Driencourt ha anche aggiunto, tuttavia, che le autorità hanno risposto rapidamente alle manifestazioni con una tattica di polizia più “sottile”, improntata ad una maggiore moderazione rispetto all’eccessivo uso della forza a cui si è ricorsi in Tunisia, e che, sul piano politico, nessun partito politico né movimento religioso ha capeggiato le manifestazioni. Anche in Algeria, come in Tunisia, la classe dirigente è al potere da lungo tempo, così come esiste un dibattito politico monopolizzato dai partiti governativi, nonché gravi problemi di alloggi e di precariato con un conseguente malessere sociale. Tuttavia, ha sostenuto Driencourt, molti fattori differenziano i due Paesi: in Algeria il potere non è concentrato nelle mani di un clan, come era avvenuto in Tunisia, ma è più diffuso e complesso, suddiviso in vari circoli che intervengono a vario titolo nel sistema di potere del Paese; l’Algeria dispone dal 1991 di una stampa che gode di una notevole libertà di espressione con più di 80 quotidiani, alcuni dei quali hanno una tiratura che tocca le 600.000 copie; in Algeria la maggior parte dei manifestanti erano costituiti da ragazzi di età inferiore ai 18 anni, mentre in Tunisia, oltre ai giovani, la rivolta ha coinvolto diversi strati della popolazionetra cui avvocati, sindacalisti, dipendenti pubblici.
Partendo dai differenti status quo dei due Paesi, Xavier
Driencourt non ha voluto fare previsioni, sostenendo che occorrerà comunque
attendere l’evoluzione della situazione tunisina delle settimane successive per
giudicare le possibili ripercussioni in Algeria: sicuramente se
Regno Unito
La relazione trae origine dalle
innovazioni conseguenti alla decisione del Consiglio europeo (adottata a
Colonia nel 1999) di conferire all’Unione europea i compiti precedentemente
attribuiti alla UEO in relazione alla gestione delle crisi internazionali.
Secondo
A tale scopo
A tale riguardo,
SERVIZIO BIBLIOTECA - Ufficio Legislazione Straniera
tel. 06/6760. 2278 – 3242 ; mail: LS_segreteria@camera.it